Rudolf Steiner - Dodici Punti Essenziali Per Un Lavoro Antroposofico

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DDOODDIICCII PPUUNNTTII EESSSSEENNZZIIAALLII PPEERR UUNN LLAAVVOORROO AANNTTRROOPPOOSSOOFFIICCOO Da un colloquio tenutosi tra Rudolf Steiner e Adelheid Petersen il 12 dicembre 1918 e pubblicato su Das Goetheanum

1. Ogni conferenza pubblica, ogni studio antroposofico comporta grande lavoro e impegno esteriore e interiore, sopratutto nei confronti delle insinuazioni che possono venire dai ‘nostri cari amici soci.’ 2. Nella conferenza del 15 giugno 1915 a Düsseldorf Rudolf Steiner afferma: “Il lavoro antroposofico è una realtà nei mondi spirituali. Esso influisce sui mondi spirituali, sulla vita degli Esseri delle gerarchie spirituali. Grazie al corretto lavoro antroposofico possono essere compensati molti mali che accadono nel mondo da parte

del mondo spirituale, visto che questi mondi interagiscono sempre in continuazione.” 3. Rudolf Steiner era scontento quando i capigruppo mettevano anche l’orgoglio per aumentare il numero dei soci, magari anche facendo propaganda all’interno della società antroposofica, utilizzando le correnti del tempo. (Anche oggi non sfuggiamo a tali tendenze che usano la parola ‘esoterico’ in modo improprio). E Rudolf Steiner aggiungeva: “Naturalmente il movimento antroposofico deve crescere. Ma questo deve avvenire in modo giusto e sano. Come ciò viene praticato ora, la partecipazione alla

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società è posta su una sfera superficiale. Questo è una rovina per la società. La mancanza di discernimento, la mancanza di tatto e di coscienza ne sono le maggiori cause. La base fondamentale per ogni concreto lavoro antroposofico è la seguente: potete parlare e trattare solo l’argomento che – di tutti i contenuti antroposofici - è divenuto vita interiore concreta. Solo su ciò che per voi è diventato un piacere di vita, ciò che avete accolto per voi come condizione di vita, solo ciò penetra nel prossimo. Solo ciò trasmette realmente l’antroposofia.” 4. “Ciò che le persone trasmettono a partire dal loro sapere cerebrale (Kopfwissen) è astratto e agisce su tutti gli ascoltatori in modo non diverso da ogni altra astrazione. Non viene creata sostanza vivente, non viene stimolata alcuna convinzione”. 5. “Noi saremmo molto più avanti con la nostra antroposofia (nel 1915!), se i nostri conferenzieri non parlassero tanto in modo intellettualistico. Non è possibile acquisire oggi qualcosa dalla scienza dello spirito e trasmetterlo domani o dopodomani o anche tra un paio di settimane o mesi prendendolo dalla testa, anche se il contenuto è del tutto giusto. Può essere anche bello quando viene riportato, ma non vive! Dapprima tutto deve essere studiato in modo concettuale-astratto. Ma poi deve trasformarsi. Deve diventare vita, prendere forma. E tutta questa metamorfosi deve vivere dietro la concettualità di una conferenza. Si deve parlare dalle forze del cuore cariche di volontà, cioè da tutto l’essere umano. Solo allora viene toccato l’essere più profondo dell’ascoltatore, anche se lui in quel momento nega ancora le cose o se le sente estranee.” 6. “Una cosa sola dovete avere ben chiara nell’anima: non conta quello che dite (naturalmente deve essere giusto), ma conta come lo dite! Nel modo in cui vive in voi la parola pronunciata. Come voi l’avete accolta con serietà interiore e con il senso di verità che vi sta dietro, cioè come è la vostra coscienziosità, l’atteggiamento e l’intento interiori. Su questo poggiano gli sguardi del mondo spiritunle.” E Rudolf Steiner proseguiva nel colloquio con tono severo: “Inoltre dovete sapere e mai dimenticare quanto segue: se voi tenete conferenze o se uomini vi rivolgono domande - indipendentemente dal tipo di domande - e sedete lì pieni di soddisfazione di poter parlare e dare

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risposte, istruire e così via, e siete pieni di voi per quanto avete raggiunto - quando vi mettete di fronte al prossimo con un atteggiamento di pienezza interiore e di superiorità spirituale, in tal caso è meglio che lasciate perdere. Perché non fate altro che danneggiare voi stessi e al prossimo non date nulla. Infatti quello che dite gli rimane solo in superficie.” 7. “Mai potete parlare o rispondere partendo da una ricchezza inleriore tinta di superbia, se volere realmente servire i mondi spirituali in senso antroposofico. Dovete provare un senso di inadeguatezza, di incapacità, di povertà di fronte a ciò che state per fare, di fronte a quello che vi viene chiesto - un senso di disagio di fronte agli uomini e di fronte agli esseri dei mondi spirituali. In fondo dovete sempre chiedere aiuto. Allora siete nell’atteggiamento animico corretto, allora troverete le parole giuste. Allora le vostre parole troveranno la via dell’interiorità dell’ascoltatore, allora le parole proverranno dalla Verità.” “Ogni conferenza, ogni lavoro antroposofico andrebbe sempre sperimentato e sentito come una profonda responsabilità, e questo peso va sopportato. Ma ciò non è così piacevole come compiacersi.” 8. Rudolf Steiner formulò i suoi consigli in merito al lavoro dei gruppi e alla conduzione dei gruppi come segue: “Qui i compiti sono completamente diversi di quando il lavoro si rivolge al pubblico. Qui conta la comunità, ovvero: una comunità di esseri umani delle più svariate condizioni, i cosiddetti colti e i cosiddetti non colti, provenienti da tutti i ceti sociali e professionali, anziani e giovani, per quanto riguarda l’età, la loro partecipazione come socio, la disposizione animica. Tutti desiderano e vogliono essere una comunità viva e consapevole attraverso la sostanza antroposofica che viene elaborata nelle serate di gruppo. Qui avviene una evoluzione della coscienza che si trasforma sempre di più nel corso del lavoro. Per questa crescita (evoluzione) grazie al lavoro è responsabile il segretario del gruppo. Attorno alla personalità del segretario si dovrebbero articolare i rapporti sociali della comunità. Dovrebbe essere così. Dipende dal segretario come lavora un gruppo, come è costituito.” 9. “II senso del lavoro dei gruppi è quindi lavorare in profondità, verso l’esoterico. Nel comune lavoro del gruppo vive la preparazione per gli impulsi della sesta epoca di cultura: un

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certo lavoro di preparazione della vita spirituale nella sesta epoca di cultura può essere svolto in fondo solo nel lavoro dei gruppi, nel lavorare in senso esoterico, nella creazione della sostanza antroposofica, come è stata data nei cicli e nelle conferenze interne.” 10. E Steiner continua: “Anche qui vale ciò che vi ho detto prima: potete agire e lavorare in modo corretto come segretario del gruppo solo se il contenuto di studio sia divenuto tutt’uno con il vostro essere - indifferentemente se leggete una conferenza o se ne parlate solo, o se avete riassunto i contenuti e ne parlate liberamente. Per lavoro dei gruppi conta ancora di più il come! Contano l’atteggiamento interiore, la propria veracità (Wahrhaftigkeit) e il rispetto verso l"antroposofia.” “Quando leggete una conferenza, dovete completamente esserne interiormente padroni, in fondo dovete riprodurla ex-novo quando la leggete. È terribile sentire persone che raccontano quanti cicli hanno letto in un tempo relativamente breve. Non travasate mai troppi contenuti nelle teste.” “Quando riuscite a far vivere anche solo una idea antroposofica nelle persone, allora si è già raggiunto qualcosa. Il lavoro deve partire dalle persone disponibili. Dovete ascoltare che cosa vi viene incontro dai soci, che cosa è necessario. Se riuscirete in tale senso, se riuscirete realmente a pronunciare o a leggere contenuti interiormente vissuti come esoterici, allora la vostra parola raggiungerà tutti, allora ognuno otterrà qualcosa di suo, indipendentemente se giovane o anziano, colto o non colto, ognuno porterà con sé ciò che gli serve e con cui può vivere e lavorare.” Le discussioni non erano desiderate da Rudolf Steiner. “Non sono permesse nelle serate di gruppo. Attraverso ogni chiacchiera viene distrutta la sostanza - o l’aura - che si può formare durante una conferenza o una lettura.” 11. Alla fine del suo colloquio con Adelheid Petersen lo sguardo di Rudolf Steiner riprese quella particolare espressione a metà tra severità ed infinita bontà nella cui luce si era ridotti personalmente a un nulla, da dove si può però percepire contemporaneamente tutte le forze e le risorse nascoste del proprio essere.

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“Sia sempre consapevole con sana serietà del compito che Lei si è posto,” le disse lui. “L’antroposofia è una cosa pericolosa quando non le si va incontro con vera serietà.” 12. “Pensate sempre a questo: si tratta del futuro dell’umanità. Sono coinvolte le persone che stanno davanti a voi. Alle persone dovete rivolgere la vostra attenzione. Dovete amare l’essere umano nell’uomo che siede davanti a voi, dovete amare quest’uomo invisibile nella stessa misura con la quale amate l’antroposofia.” E di nuovo Rudolf Steiner ripeteva le parole del sentimento di povertà interiore di fronte al lavoro da svolgere. “Allora sentirete l’aiuto dei mondi spirituali.”