La Pedagogia Di Rudolf Steiner

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 UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI DI VENEZIA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE INTERATENEO PER LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI DI SCUOLA SECONDARIA Indirizzo SCIENZE UMANE Nono Ciclo Biennio 2007/2009  TESI DI DIPLOMA per la classe di abilitazione A036 – Filosofia,psicologia,scienze dell’educazione  Prospettive didattiche della pedagogia di Rudolf Steiner 1

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La pedagogia steineriana. Scuole Waldorf

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UNIVERSITÀ CA’ FOSCARI DI VENEZIA

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE INTERATENEO

PER LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI

DI SCUOLA SECONDARIA

Indirizzo SCIENZE UMANE

Nono Ciclo

Biennio 2007/2009

  TESI DI DIPLOMA

per la classe di abilitazione A036 – Filosofia,psicologia,scienze dell’educazione

 Prospettive didattiche della pedagogia di Rudolf Steiner 

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INDICE

INTRODUZIONE ……………………………………………………………………………………. .. 3

1. RUDOLF STEINER: VITA E PENSIERO……………………………………………………. 5

2. COSA E’ L’ANTROPOSOFIA ……………………………………………………………… 9

3. LO SVILUPPO DELL’UOMO SECONDO L’ANTROPOSOFIA…………………………… 12

4. ANTROPOSOFIA ED EDUCAZIONE ……………………………………………………… 18

5. LE SCUOLE WALDORF …………………………………………………………………….. 26

6. DIDATTICA STEINERIANA E SCUOLA DELL’AUTONOMIA………………………….. 34

7. UNITA’ DIDATTICA: LA PEDAGOGIA DI RUDOLF STEINER…………………………. 39

BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………………………………… 41

INTRODUZIONE

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Le scuole steineriane hanno avuto un rapido sviluppo negli ultimi decenni, parallelamente

all’intensificazione dello studio e della discussione sui fondamenti della pedagogia

steineriana.

Attualmente ci sono centinaia di scuole steineriane in tutto il mondo; la prima scuola

steineriana nacque a Stoccarda nel 1919 per i figli degli operai dell’industria tedesca

Waldorf. Steiner fin da giovane si era rivolto a svariati tipi di studi e aveva avuto diverse

esperienze in campo pedagogico e didattico, dalle quali ricavò i fondamenti pratici per 

quella che sarebbe poi stata la sua teoria pedagogica. Il suo intento era quello di formulare

un percorso educativo come approccio che consentisse di sviluppare nei bambini le loro

 potenzialità, al fine di realizzare un libero e completo sviluppo della persona nella sua

interezza.

Rudolf Steiner ancora stenta ad apparire nei trattati italiani di pedagogia e filosofia

contemporanea. La complessità del pensiero di Rudolf Steiner è pari a quella della sua

opera, che comprende oltre ai testi fondamentali anche le numerosissime conferenze tenute

in 25 anni, in un corpus composto da circa trecento volumi. Sulle fondamenta di quella che

lui denomina “Scienza dello Spirito” si basa tutto un edificio che racchiude svariati campi

del sapere, dalla filosofia alla pedagogia, dalla storia alla scienza, dall’agricoltura alla

medicina.

Sin dall’inizio il movimento pedagogico antroposofico fu sostenuto da eminenti studiosi e

 pedagogisti, in quanto si sentiva la necessità e l’urgenza, dato il particolare periodo storico

(il primo dopoguerra), di una pedagogia nuova, basata su una conoscenza completa

dell’essere umano, che tenesse conto dell’evoluzione dell’uomo e dell’ambiente che lo

circonda.

La pedagogia di Steiner mantiene le principali intuizioni del pensiero pedagogico moderno,

da Comenio a Pestalozzi: il concetto di apprendimento e insegnamento naturale, con la

formazione progressiva delle abilità del bambino; un programma educativo completo (testa,

cuore, mani), e il principio di imparare a fare insieme. I pedagogisti steineriani tentano di

  proporre un personale cammino di auto-educazione e crescita; la pratica del sistema di

educazione steineriano comprende quindi un vasto spettro di potenzialità di apprendimento

in diversi campi, nonché un’attitudine all’attenzione verso ogni singolo allievo.

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Gli importanti esponenti del movimento steineriano hanno aperto un dialogo con i

 pedagogisti, in un aperto e costruttivo confronto con i modelli e gli standard di ricerca delle

scienze umane. La forma della pratica pedagogica nelle scuole steineriane risalta per il suo

grado alto di sistematizzazione spaziale, temporale, sociale, e di ritualizzazione della pratica

educativa e didattica. La particolarità consiste nel fatto che l’educazione e la didattica non

sono disgiunte da una dimensione contemporaneamente estetica, religiosa e morale.

La pedagogia steineriana offre numerosi spunti di riflessione per quanto riguarda la

didattica. A prescindere dalla specifica weltanschauung  dell’antroposofia, che potrebbe

ricevere obiezioni da parte del mondo scientifico, le applicazioni di queste prospettive nel

campo didattico riscuotono notevole interesse, aprendo nuovi orizzonti di indagine e ricerca.

 Nel considerare la possibile esistenza di una dimensione spirituale nel soggetto, viene posta

 particolare attenzione alla specificità di ogni individuo, nella sua unicità e irripetibilità,

verso una didattica che tende a considerare l’allievo nella sua globalità, sia fisica che

spirituale.

1. RUDOLF STEINER: VITA E PENSIERO

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Steiner è un filosofo e pensatore austriaco, fondatore dell’antroposofia, che si è occupato

anche di pedagogia. Tra le sue prime esperienze in campo didattico ce n’è una che ha

 particolare importanza: il compito di educare un bambino considerato ritardato, con seri

 problemi di apprendimento. Steiner portò avanti la formazione di questo bambino riuscendo

ad instaurare un rapporto di affetto e ottenendo significativi risultati, tali che in un paio

d’anni il bambino fu reso idoneo ad entrare in una classe elementare di una scuola statale, e

in età adulta egli divenne addirittura medico. Steiner ebbe un particolare approccio di fronte

a questo caso in quanto egli considerava il bambino nella sua globalità, cioè non solamente

da un punto di vista fisico, ma spirituale in senso più ampio, facendo sviluppare tutte le sue

facoltà, non solo mentali e cognitive, ma anche quelle del sentimento e della volontà.

Dal 1919 al 1924 Steiner tenne diversi cicli di conferenze rivolte agli insegnanti e agli

educatori in cui espose le sue idee pedagogiche fondamentali. Si ebbe una rapida diffusione

del movimento pedagogico steineriano, inizialmente in area germanica e anglosassone, e

successivamente anche nell’area est Europea.

Gli eventi della vita di Steiner sono narrati nella sua autobiografia intitolata  La mia vita1,

dove vengono delineate in maniera dettagliata le tappe della sua evoluzione intellettuale e

spirituale.

Rudolf Steiner nacque il 27 febbraio 1861 a Kraljevic da genitori austriaci. La sua famiglia

si trasferì presso Vienna e in seguito nell’Austria meridionale, dove Steiner trascorse

l’infanzia e l’adolescenza. All’inizio del suo processo educativo Steiner sviluppò particolare

interesse per la geometria, le scienze, l’arte e in seguito anche per la letteratura tedesca. Nel

1879 Steiner si diplomò e scelse la facoltà di matematica, scienze naturali e chimica presso

il Politecnico di Vienna. Per mantenersi agli studi Steiner impartiva lezioni private sia di

materie scientifiche che umanistiche. Parallelamente agli studi universitari Steiner portava

avanti studi di ottica, botanica e anatomia, oltre a varie ricerche umanistico-filosofiche che

in seguito culminarono nello studio delle opere di Goethe, in particolare quelle scientifiche,

meno note. Gradualmente Steiner giunse alla convinzione che la scienza moderna

 presentasse il limite di non poter afferrare l’elemento vitale della natura. Nella concezione

1 Cfr. R. Steiner, La mia vita, Edizione antroposofica, Milano, 2006, pp. 37-38

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della natura secondo Goethe, Steiner vedeva delinearsi i principi spirituali che affermavano

l’intimo collegamento tra il mondo della natura e il “mondo spirituale”. Secondo Steiner 

infatti è possibile conoscere il mondo della natura tramite lo spirito che risiede nel mondo

stesso.

Questi principi spirituali contrastavano con le teorie materialistico-evoluzionistiche di

matrice darwiniana che andavano affermandosi in quell’epoca. Per Steiner, come per 

Goethe, le forze creative spirituali che operano nell’organismo dell’uomo lo differenziano

 profondamente dagli animali. Nel 1866 fu pubblicato il libro Teoria della conoscenza della

concezione goethiana del mondo che gettava le basi del successivo pensiero steineriano. Nel

1889 Steiner ricevette l’invito, da parte del Prof Kuurschner, di curare l’edizione delle opere

scientifiche di Goethe e così si trasferì a Weimar.

La sua prima opera  Basi di una storia della conoscenza della concezione goethiana del 

mondo conteneva in germe la sintesi del pensiero che sarebbe poi stato sviluppato nelle sue

opere successive.

Durante un intenso periodo di relazioni sociali con eminenti personalità del mondo della

cultura, Steiner si scontrò con lo spirito conservatore, allora dominante a Weimar, che

contrastava con il suo intento di penetrare sempre più a fondo nel mondo dello Spirito.

Risalgono a questo periodo i suoi scritti filosofici, tra i quali la sua dissertazione sul

 problema della gnoseologia, pubblicata col titolo Verità e scienza- la sua tesi di laurea in

filosofia- e la sua principale opera filosofica  La filosofia della libertà. In quest’ultima

Steiner dimostrò che quando l’uomo adopera le forze di pensiero opportune diventa capace

di superare i limiti della conoscenza dei teorici ordinari e di conoscere le leggi che

governano l’universo, tramite l’esatta percezione di “idee pure”, scevre da qualsiasi

carattere sensoriale. Riconoscendo le leggi universali e agendo in armonia con esse, l’uomo

diventa libero nel proprio agire.

All’età di 35 anni, in concomitanza con l’intensificazione della sua pratica di meditazione

spirituale, si sviluppò in Steiner la coscienza della possibilità di sviluppare un “uomo

spirituale interiore” che può percepire, vivere e muoversi nel “mondo spirituale”. In seguito

Steiner si trasferì a Berlino dove, tra varie vicissitudini di vita, si avvicinò al Cristianesimo

in maniera non dogmatica e confessionale, ma in linea con la sua concezione del mondo

dello spirito. Accanto alla sua attività pedagogica, Steiner diede inizio ad un’intensa e

continuativa attività di conferenziere sui più disparati temi di filosofia, letteratura, storia.

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Quello fu il periodo del suo avvicinamento alla Società Teosofica a cui si iscrisse anche

Maria Montessori2.

L’attività di Steiner in seno alla società culminò nella sua elezione a segretario generale

della Sezione tedesca della Società teosofica. Durante l’interazione con i teosofi tuttavia

Steiner preservò la propria impostazione intellettuale e spirituale. Egli accettò l’incarico di

Segretario Generale, ma precisò da subito la sua posizione ed il suo metodo che ben si

differenziavano rispetto alla Società stessa. Egli infatti dichiarava di adottare il metodo

scientifico per le indagini della vita interiore dell’uomo, e di assumere un punto di vista

storico rispetto alla religione, quindi il Cristianesimo diventava l’evento fondamentale nella

storia dell’essere umano e pertanto doveva distinguersi dalle antiche religioni orientali in

quanto queste ultime riguardavano una fase superata dell’evoluzione umana.

Verso il 1906 cominciarono i primi attriti tra Steiner e la società teosofica in seguito a

divergenze ideologiche; Steiner si dimise dall’incarico di segretario generale, e nel febbraio

1913 si riunì per la prima volta l’assemblea generale della Società Antroposofica. Pochi

mesi dopo ebbero inizio i lavori di costruzione del primo Goetheanum, edificio che stava a

simboleggiare la riconciliazione tra arte , scienza e religione. Durante gli anni della prima

guerra mondiale a Dornach si lavorava per lo sviluppo delle varie branche dell’antroposofia:

le arti figurative, l’euritmia, la pedagogia, la medicina. L’intensa attività di conferenze e

congressi promossero una rapida diffusione dell’antroposofia. Nel 1922 un incendio doloso

distrusse il primo Goetheanum, che in seguito venne ricostruito non più in legno ma in

cemento armato. Nel 1923 Steiner pose le basi per la fondazione della Società antroposofica

universale.

 Nelle sue opere L’iniziazione , La scienza occulta3 e nei saggi pubblicati in italiano nel testo

Sulla via dell’iniziazione, oltre che nelle molteplici conferenze, Steiner espone i fondamenti

di una “disciplina occulta”, intesa come un cammino di conoscenza che ha come obiettivo

l’evoluzione spirituale dell’uomo. Secondo Steiner ogni uomo può giungere alla conoscenza

dei “mondi spirituali” e avere accesso ai “segreti iniziatici”, risvegliando le facoltà spirituali

celate nel profondo della propria anima. I sistemi di disciplina spirituale e le tecniche di

meditazione da lui divulgate provengono da esperienze e scuole antichissime, tramandate da

tradizioni spirituali sia occidentali che orientali.

2 Cfr. Emilio Butturini, La pace giusta. Testimoni e maestri tra '800 e '900, Mazziana, 20073 R. Steiner, La scienza occulta, Editrice Antroposofica, Milano, 1984, capitolo IV.

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 Nel terzo capitolo dell’opera  La scienza occulta viene spiegata la costituzione spirituale

dell’uomo secondo quella che viene denominata da Steiner “Scienza dello Spirito”. L’essere

umano è costituito dal corpo fisico, parte materiale del corpo umano, condivisa con il regno

minerale; il “corpo eterico” è la componente vitale tipica del regno vegetale. Poi c’è il

“corpo astrale”, sede delle emozioni e della vita interiore rappresentativa, nonché della

 percezione neurosensoriale. Infine c’è “l’io”, prerogativa dell’essere umano, che si articola

in tre forme animiche (anima senziente, anima razionale, anima cosciente).

Secondo Steiner, la certezza del mondo fisico la si può accostare alla certezza del mondo

spirituale4, in una concezione del mondo spirituale come “spazio animico”5.

L’indole di Rudolf Steiner fu concentrata e grande: essa gli riserbava un’adolescenza illuminata

interiormente da meravigliose intuizioni, una giovinezza tormentata da dure prove e un’età matura coronata

da una missione ch’egli intravede appunto già durante i primi anni della propria vita, ma che acquistò poi

forza, a poco a poco, nell’intensa e coraggiosissima lotta per sostenere le energie vitali a servizio della

verità6

2. COSA E’ L’ANTROPOSOFIA

Secondo Steiner, il limite della filosofia come nella pedagogia, risiede nel fatto che:

4 Cfr. R. Steiner, La mia vita, op. citata, p. 175 Cfr. R. Steiner, Teosofia. Un’introduzione alla conoscenza soprasensibile del mondo, EditriceAntroposofica, Milano, 1927, pp. 32-336 E. Pappacena, Rudolf Steiner , Edizione Itinerari, Lanciano, 1975, p. 19

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Si è distinto l’uomo agente dall’uomo conoscente, e si è trascurato quello che importa anzitutto: l’uomo che

agisce conoscendo7.

Si vedrà che la pedagogia di Steiner agisce sulla base dell’integrità “corpo, anima e

spirito8”, base dell’ “antroposofia scientifica spirituale”. Secondo questo presupposto, la

 prima ed essenziale forma di conoscenza è l’amore.

Secondo Steiner nessuno insegna l’antroposofia e tutti possono conoscerla, in quanto essa è

 patrimonio di tutti coloro che si pongono interrogativi esistenziali.

L’antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale

che è nell’universo. Sorge nell’uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua

giustificazione sul fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere

l’antroposofia solo chi trova in essa quel che deve cercare per una sua esigenza interiore. Possono perciò

essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono i problemi sull’essere dell’uomo e del mondo come

una necessità vitale, come si sentono fame e sete9.

Vi sono uomini i quali credono che, con i limiti della percezione dei sensi, siano posti anche i limiti di ognialtra cognizione. Se ponessero attenzione a come essi diventino coscienti di questi limiti, scoprirebbero in

questa coscienza anche la facoltà per varcare i limiti. Il pesce nuota al limite dell’acqua; deve rimanere

nell’acqua perché gli mancano gli organi fisici per vivere fuori dall’acqua. L’uomo arriva al limite della

 percezione dei sensi, può riconoscere che, lungo la via fin lì, ha acquistato forze dell’anima per vivere

animicamente nell’elemento che non è abbracciato dalle percezioni dei sensi10.

“Antroposofia” non era un termine nuovo; Steiner l’aveva sentito citare da Von Zimmerman

(1844-1898) filosofo austriaco seguace di Herbart , che aveva scritto un’opera chiamata

 Antroposofia.

L’antroposofia è, secondo Steiner, la via tramite la quale è possibile conoscere l’uomo

interiore, spirituale: la scienza dell’uomo spirituale. Per Steiner il compito dell’antroposofia

è quello di applicare in consapevolezza, mediante la volontà di conoscenza, l’esperienza

7 R. Steiner, La filosofia della libertà, Laterza, Bari, 1919, p. 138 R. Steiner, Arte dell’educazione I- Antropologia, Edizione antroposofica, Milano, 2004, p. 379R. Steiner, Massime antroposofiche- La via conoscitiva dell’antroposofia, Edizioneantroposofica, Milano, 1983, pp. 15-1610 R. Steiner, Massime antroposofiche , op. cit., p. 18

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delle idee al mondo spirituale. Allora il pensatore avrà un contenuto animico del tipo di

quello matematico, ma non penserà in numeri e figure geometriche, bensì in immagini del

mondo spirituale. E questo è, in contrapposizione alla conoscenza che l’essere umano

  poteva avere in tempi antichi in maniera semidesta e sognante, uno stare nel mondo

spirituale con piena coscienza.

L’antroposofia non si pone in contrasto con la scienza, ma la completa11.

Mauro Laeng in Lessico Pedagogico cita la voce antroposofia :

Filosofia umanistica contemporanea che rivaluta in maniera sincretistica motivi delle tradizioni esoteriche e

iniziatiche proprie dell’ermetismo pitagorico, gnosticismo, cabalismo. Si riflette in concezioni pedagogiche,

soprattutto nell’educazione infantile, in uno stile neofrobeliano dove è motivo centrale l’euritmia…

testimonianza dell’accordo  profondo tra uomo e il cosmo, lo spirito e la natura, e la cui finalità è il

raggiungimento della libertà come affermazione del valore proprio dell’umanità12.

L’antroposofia è una forma di conoscenza che quindi intende condurre dalla dimensione

spirituale dell’uomo alla dimensione spirituale dell’universo.

E’ un misticismo, tuttavia razionalizzato, basato sulla pienezza dell’esistenza di un mondo

spirituale invisibile nascosto dietro la percezione dei sensi. Secondo Steiner ciascun essere

umano ha la capacità di elevarsi alla percezione dei mondi spirituali attraverso determinate

 pratiche spirituali, volte a raggiungere un terzo stato di coscienza alternativo a quello della

veglia e a quello del sonno; uno stato di coscienza nel quale vengono eliminate tutte le

 percezioni dei sensi, ma si mantiene una coscienza completa, in una fusione con l’intero

universo.

Secondo la cosmologia antroposofica il microcosmo è collegato con il macrocosmo. Il

mondo spirituale è basato sulla legge della “reincarnazione” e del “karma”, che spiegano lo

sviluppo dell’universo e della storia della vita degli esseri umani. Steiner prende spunto da

antiche tradizioni filosofiche ed esoteriche, sia occidentali che orientali, che vedono

l’origine spirituale del mondo in una cosmogonia gnostica secondo la quale l’uomo ha lo

scopo di evolversi per fondersi con le sue origini spirituali.

11 Cfr. R. Steiner, Scienza naturale e scienza dello spirito, Bocca, Milano,1942, p. 27.12 Mauro Laeng, Lessico pedagogico, La Scuola, Brescia , 1977, p. 48.

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In base a questi presupposti ciascun individuo possiede un nucleo spirituale che si unisce

all’involucro fisico e mentale, determinando la nascita nel mondo fisico. Al momento della

morte il nucleo spirituale si stacca dal corpo fisico per poi manifestarsi in una successiva

vita terrena. Queste sono la legge della reincarnazione e la legge del karma, che fanno sì che

ci sia un filo di causa-effetto che collega le varie vite di un individuo.

Da questi primi cenni – non è possibile trattare in questa sede la cosmologia antroposofica

che meriterebbe un’analisi più dettagliata- diventa già possibile intuire come l’educazione

 possa diventare un aiuto per assistere ed armonizzare lo sviluppo dell’essere spirituale nella

forma fisica determinata dai fattori genetici e morali, e definita dal patrimonio spirituale

contenuto nel nucleo dell’essere umano. Secondo questa prospettiva infatti gli eventi della

vita non sono più basati su un criterio di probabilità, bensì su una fitta rete di causa-effetto, e

rapporti irrisolti originati dalle vite precedenti.

Secondo l’antroposofia nell’universo tutte le cose sono uno, e esiste uno stretto

collegamento tra i regni minerale, vegetale, animale, e l’uomo. Nell’essere umano infatti si

ritrovano tutte le componenti dei diversi regni naturali. Su queste teorie sono basate la

medicina omeopatica, l’insegnamento scientifico ed ecologico secondo Steiner. L’uomo è

un microcosmo in cui si manifestano le stesse idee di maturazione della natura. Nello

sviluppo dell’essere umano, quindi, intervengono forze cosmiche.

L’antroposofia espone idee che non vengono riconosciute dalla scienza ufficiale, eppure non

si pone in contraddizione con essa: Steiner ritiene che l’antroposofia possa essere

complementare alla scienza ufficiale.

3. LO SVILUPPO DELL’ESSERE UMANO SECONDO L’ANTROPOSOFIA

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Secondo l’antroposofia l’uomo è parte principale dell’universo, e deve arrivare a conoscere

se stesso come elemento essenziale del divenire della natura. Il compito dell’educazione è

quindi guidare i giovani alla conoscenza di sé, promuovendo il loro sviluppo naturale,

indipendentemente dagli elementi correttori assunti dalla società contemporanea. Ognuno

 può attuare processi autonomi di educazione e formazione, e l’intervento dell’educatore

deve favorire la capacità di essere consapevolmente nella e con la natura.

Secondo Steiner la psicologia degli ultimi secoli manca di una vera ed effettiva conoscenza

dell’anima umana perché non considera che prima della nostra vita fisica ci sono stati degli

stati pregressi che formano “rappresentazioni pre-natali”.

La psicologia si ferma al corpo e all’anima, ignorando l’esistenza di stati profondi

dell’essere umano, che collegano la dimensione umana a quella cosmica.

Secondo Steiner un’autentica educazione deve esser basata su una vera conoscenza

dell’uomo e su una conoscenza approfondita delle basi della vita. Quest’ultima è

 paragonabile ad una pianta che ha una natura profonda, e i cui frutti e i fiori risiedono nello

spirito13. E’ necessario quindi rintracciare l’essenza profonda della vita della natura umana,

 per individuare quali siano i germi per la sua trasformazione e crescita.

Ciò che l’osservazione sensoriale conosce dell’essere umano è soltanto una parte.

La natura umana è combinazione genetica di quattro elementi cosmici: il corpo fisico,

 basato sulle leggi meccaniche del regno minerale; il “corpo eterico” vitale, permeato di

forze vegetali di sviluppo e riproduzione, il “corpo astrale”, portatore delle forze animali

degli istinti, desideri, passioni. Il quarto componente è l’io, attraverso il quale l’uomo

diventa coronamento della creazione terrestre, più o meno evoluto. L’io può essere più o

meno evoluto e modifica e influisce sulle parti costitutive inferiori.

Il corpo fisico si forma con la nascita; il corpo eterico raggiunge il suo completo sviluppo

all’età di sette anni, mentre il corpo astrale raggiunge l’apice del suo sviluppo nel

quattordicesimo anno di età. Prima del raggiungimento delle diverse tappe di sviluppo,

questi involucri non sono del tutto autonomi. Nel corso del processo educativo è necessario

essere consapevoli di quale sia la parte dell’entità umana su cui si agisce in una determinata

età.

13Cfr. R. Steiner , Educazione del bambino e preparazione degli educatori, Edizioneantroposofica, Milano,2004, p. 10.

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Secondo Steiner, i diversi mezzi culturali ed educativi agiscono in misura diversa su

ciascuna parte costitutiva dell’entità umana14. L’anima umana può essere sviluppata al punto

in cui l’essere umano può percepire la “voce della coscienza” che sorge quando l’uomo si

avvede di non dover fare una cosa o l’altra. E’ possibile affermare, per usare le definizioni

dei “corpi” secondo Steiner, che l’apprendimento riguarda il “corpo astrale” e trasforma il

“corpo eterico”, lavorando sul temperamento e sulla trasformazione delle attitudini.

Come educatori si lavora sulle quattro parti costitutive dell’entità umana. Se si vuole lavorare in modo

giusto, bisogna studiarne la natura (….) Non si deve però assolutamente pensare che quelle parti si

sviluppino nell’uomo in modo che in un momento qualsiasi della sua vita, per esempio alla morte, siano tutte

egualmente avanzate. Il loro sviluppo avviene piuttosto nelle diverse età in un modo diverso15

.

 Nel corso del suo primo sviluppo, come è stato studiato dalla psicologia di Piaget, il

 bambino è portato all’imitazione. Il bambino imita tutto ciò che gli adulti fanno di fronte a

lui; gli organi fisici plasmano la loro forma a contatto con l’influsso dell’ambiente fisico

circostante. Quindi è importante che il bambino possa ricevere le giuste impressioni

dall’ambiente circostante.

Le prime impressioni infantili generano forti impronte sulla sfera fisica. L’educatore deve

 preoccuparsi di fornire al bambino il giusto ambiente fisico. In particolare nei primi tre anni

il bambino è quanto più esposto alle impressioni del mondo esterno, ma nello stesso tempo è

in stretto rapporto con il mondo spirituale. La psiche del bambino infatti è come una pianta,

non come un blocco d’argilla.16

Dai sette anni fino all’età della pubertà il bambino deve essere condotto a tutto ciò che, per 

il suo intimo significato, egli possa prendere a modello, ciò che lui possa contemplare

spiritualmente. Importante è che egli sia guidato da educatori che facciano risvegliare in lui

forze morali e intellettuali che si “conformino ad un modello e autorità”. In un certo senso il

 bambino si “sceglierà il suo eroe”, che deve essere una persona degna di venerazione, un

modello di immagine da emulare.

In questo periodo è fondamentale che il bambino sia capace di comprendere non soltanto

con l’intelletto, ma attraverso il sentimento, le sensazioni, l’anima, che secondo Steiner 

14 R. Steiner, Educazione del bambino e preparazione degli educatori, op cit, pp. 16-18.15 R. Steiner, Educazione del bambino e preparazione degli educatori , op cit, p 2016 F. Carlgren, A. Klingbord, Educare alla libertà: la pedagogia di Rudolf Steiner, Filadelfiaeditore, Milano, 1990, pp. 27-30

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costituiscono le basi profonde della comprensione. Gli insegnanti devono parlare ai bambini

con gioia, trasmettendo vitalità e sentimento. Il bambino sarà guidato nella conoscenza delle

“rappresentazioni simboliche” secondo il principio che tutto è simbolo dello spirituale; sarà

gradualmente condotto a conoscere la bellezza e i misteri della natura. Lo sviluppo della

facoltà del “sentire” sarà anche promosso dall’arte, dalla musica e dagli esercizi ginnici.

Mentre il bambino svolgerà gli esercizi ginnici, sarà condotto a percepire la sensazione: “io

sento in me crescere forza”.

L’arte dell’educazione deve quindi essere basata su una conoscenza profonda dell’essere

umano, inteso come unità di “corpo, anima e spirito”; l’educatore si deve rivolgere

all’educando “da anima ad anima”. Steiner ha basato il suo percorso educativo

sull’antroposofia, a differenza della pedagogia di Dewey17 o della Montessori che hanno

 basato la loro Nuova educazione sulle idee recenti della psicologia empirica del bambino.

La pedagogia secondo Steiner cioè deve essere fecondata dalla scienza dello spirito, la quale

è feconda per la vita pratica.

Quindi è necessario che l’educatore capisca cosa accade nel bambino in un determinato

momento della sua vita, in quale modo agiscono le suddette forze, e cosa fare per andargli

incontro nel modo giusto. Steiner fa notare che ciò che si semina in tenera età è destinato a

 portare frutti anche diversi decenni dopo; ciò che si semina a nove anni, ad esempio, avrà

effetto intorno ai 45-50 anni, in quanto è penetrato profondamente nella natura fisica e

spirituale del soggetto.

 Nel bambino, ogni emozione penetra nella sua circolazione sanguigna, nel respiro, nella

digestione. Ecco perché, ad esempio, un maestro di temperamento collerico potrebbe

risultare dannoso per la sua evoluzione18. E’ altresì importante ciò che avviene tra maestro e

 bambino, è importante per il docente chiedersi: “Quale uomo io sono ? Quali impressioni il

 bambino riceve attraverso di me? Egli mi può imitare?19”

E’ quindi fondamentale quanto vive nella natura interiore del maestro.

Steiner in una sua conferenza20 considera le possibili obiezioni che potrebbero essere rivolte

alla pedagogia antroposofica, ad esempio il fatto che i contenuti spirituali che l’antroposofia

17 G. Chiosso, Novecento pedagogico, Editrice La scuola, Brescia 1997, pp. 73-76.18 R. Steiner, Educazione del bambino e preparazione degli educatori, op cit, conferenza n° 1.19 R. Steiner, Educazione del bambino e preparazione degli educatori, op cit, conferenza n° 1.20 Ibidem, p. 61.

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divulga non possono essere dimostrati a livello scientifico. Steiner sostiene che l’umanità ha

un debole contatto con la propria interiorità, e che comunque lo spirituale non può essere

dimostrato a partire dai dati sensoriali esteriori. Le verità spirituali, tuttavia, si sorreggono a

vicenda in quanto ogni cognizione è inserita l’una nell’altra.

Cercare come da altre parti giungano delle verità che, per così dire, con la libera forza di attrazione della

dimostrazione, sostengano una data verità libera e senza sostegno nello spazio, allo stesso modo che un

corpo celeste viene tenuto libero nello spazio cosmico delle forze di gestazione universale che agiscono

reciprocamente21

.

L’educatore deve quindi essere capace di osservare lo sviluppo dell’uomo con uno sguardo

che va nello spirituale e che include anche l’attenzione verso ciò che proviene dalle forze

dell’ereditarietà, e osservare che il bambino contempla ogni modo dello spirituale in tutto il

suo essere, e che egli in ogni suo gesto, espressione, sguardo, percepisce lo spirituale che

sorge dall’adulto, e lo lascia fluire in sé.

Un concetto fondamentale della pedagogia steineriana è che l’uomo conosce non soltanto

attraverso il pensiero , ma anche attraverso il sentimento e la volontà . Nell’atto volitivo è

contenuta l’attività del rappresentare, il pensare; analogamente ogni pensiero contiene

volontà. Il sentire si trova a metà tra il pensare e il volere, e in esso confluiscono entrambi;

in parte esso è compenetrato dalla coscienza, in parte è incosciente. I bambini sono diversi a

seconda del grado di risveglio della loro coscienza, e a seconda di quale delle tre

disposizioni prevalga.

SENTIRE PENSARE

Vita senziente, veglia sognante Conoscenza pensante sveglia

in rappresentazioni inconsce in immagini e rappresentazioni

\ /

21 Ibidem, p. 64.

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IO

|VOLERE

  Azione volitiva dormiente

inconscia 

Una considerazione di particolare interesse per quanto riguarda la pedagogia e la didattica è

che la facoltà della memoria va educata partendo dal sentimento e dalla volontà, quindi non

solo dal pensiero. Secondo Steiner se si conoscono queste nozioni, si sarà in grado di

istruire nel modo giusto. Ciò che viene detto dall’insegnante, se recepito dal sentimento,

andrà ad imprimersi nelle abitudini psichiche del bambino. Qualunque cosa viene fatta nei

 primi anni di educazione, si imprimerà profondamente nella natura fisica, psicologica e

spirituale. Occorrerà quindi considerare l’educazione nella prospettiva della vita intera.

Fino all’età di 7 anni, nel bambino agiscono prevalentemente le forze dell’ereditarietà fisica,

ed in seguito cominceranno ad agire le forze della vita individuale proveniente da quelle

che, secondo Steiner, sono le precedenti incarnazioni.

Voler dominare con l’intelletto ciò che è necessario per l’educazione, formare la pedagogia con l’intelletto

mediante l’osservazione esteriore della natura infantile, tutto questo dà tutt’al più dei quarti di pedagogia

(….) Della pedagogia completa debbono essere emanazione anche dell’intera natura umana; della natura

umana che non osserva soltanto ciò che si può vedere esteriormente, ma che sperimenta progressivamente i

misteri dell’universo22

Tra i 7 e i 14 anni si risvegliano gli impulsi individuali, e gli influssi del mondo esterno

cominciano ad avere una particolare importanza. Durante questi anni avviene una

“formazione del secondo uomo”: l’individualità proveniente da vite terrene precedenti e dal

mondo spirituale vuole formare a poco a poco un “secondo uomo”.

 Nel fanciullo avviene inoltre una trasformazione a livello immaginativo-simbolico, e si

risveglia in lui il sentimento artistico che deve essere sviluppato adeguatamente. La

dimensione artistica sarà da lui vissuta con sentimenti, rappresentazioni, immagini, che

22 Ibidem , p. 68

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crescono insieme all’anima, e che potranno avere un ottimale sviluppo attraverso il rapporto

vivente tra il maestro e il bambino.

E’ per questo che il maestro deve imparare a tendere al centro dell’essere umano

dell’allievo, e deve considerarlo sotto tutti gli aspetti; quanto viene da lui osservato nel

 bambino deve poter risvegliare gioia e vita. Il maestro deve contemplare l’allievo come se

egli fosse una musica che diventa realtà.

4. ANTROPOSOFIA ED EDUCAZIONE

L’intera educazione, secondo Steiner, deve essere pervasa di anima e di spirito, così come

l’uomo stesso è dotato di anima e spirito. L’uomo viene considerato come uno strumento

musicale meravigliosamente armonizzato ed accuratamente organizzato nella sua interiorità.

17

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Il maestro deve conquistare un rapporto vivente con il mondo, per attingere l’entusiasmo

che gli consenta di portare il suo allievo a conoscere gli enigmi della vita. L’insegnante

deve conoscere le leggi dell’universo e deve avere costantemente la sensazione di lavorare

sull’uomo intero, nella sua complessità di corpo, anima, spirito; pensiero, sentimento e

volontà.

Rudolf Steiner nella conferenza del 21 agosto 1919 dice:

La nostra pedagogia dovrà differire da quelle che sono state seguite finora; e non perché una vana superbia ci

 porti a credere che proprio a noi tocchi la missione di inaugurare una pedagogia nuova e universale, ma

 perché la scienza dello spirito antroposofica ci insegna che l’evoluzione umana si svolge attraverso epoche

diverse, ciascuna delle quali impone all’uomo nuove conquiste. Diversa fu la missione della prima epoca

 postatlantica da quella delle epoche che la seguirono, fino alla quinta, nella quale oggi viviamo23. 

La pedagogia steineriana è quindi basata sull’esistenza dello spirito umano, quid nascosto

nel mondo fisico, definibile “uomo spirituale”, che discende nel corpo fisico al momento

della nascita. Secondo questo presupposto l’uomo riceve la possibilità di compiere nel

mondo fisico ciò che non gli era più possibile compiere nelle dimensioni spirituali.

La pedagogia steineriana segue un approccio più interiore rispetto alla psicologia

sperimentale; una vera pedagogia può scaturire soltanto da un’intima comprensione

dell’uomo. Si tenderà quindi ad un’educazione che non miri soltanto alla comprensione

delle cose, ma a quanto viene sperimentato dal sentimento e dalla volontà.

Prima di ogni altra cosa dobbiamo riconoscere che il nostro primo lavoro pedagogico deve essere quello di

fare qualcosa di noi stessi, affinché una corrente di pensiero, un rapporto spirituale interiore, regni tra il

maestro e i fanciulli, e che entrando in classe, noi pensiamo soprattutto a questo rapporto, più che alle parole

da dire, agli ammonimenti da impartire , o alla nostra capacità di insegnanti. Queste sono tutte esteriorità che

certamente dovremo coltivare, ma che non coltiveremo bene senza quel rapporto fondamentale tra i pensieri

di cui saremo pervasi e i fatti che durante l’insegnamento dovranno prodursi nel corpo e nell’anima dei nostri

allievi24.

23 R. Steiner, Arte dell’educazione I: Antropologia , Editrice Antroposofica, Milano, 2006, p. 18.24 R. Steiner, Arte dell’educazione I : Antropologia , op. cit. , p. 27.

18

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Secondo Steiner, quando un essere umano ne incontra un altro, avviene un tipo di

conoscenza e comunicazione che va oltre le questioni analitiche mentali; l’essere umano

riceve una conoscenza inconscia dell’altro dentro se stesso, sotto forma di percezione

inconscia, sentimenti e impulsi che portano all’azione, impressioni che fluiscono dal

 profondo dell’anima e che guidano il comportamento.

Ciò che chiamiamo “empatia”, ritenuta da Steiner uno dei più significativi impulsi della

natura umana, appartiene alla conoscenza inconscia dell’essere umano.

In genere non si è coscienti dei processi inconsci che guidano le relazioni; secondo Steiner è

necessario che nella relazione tra maestro e allievo questi processi vengano portati a

coscienza. Questo però vuol dire anche che il maestro deve raggiungere una profonda

conoscenza di se stesso, in modo da essere in grado di raggiungere un sufficiente livello di

empatia con l’anima dell’allievo.

Quando insegniamo è presente qualcosa che fluisce come un flusso costantemente

mutevole. E’ necessario sviluppare una visione che ci consenta di affermare qualcosa che si

sviluppa tra gli esseri umani in questo modo sottile25. 

Steiner ritiene che quando si vuole istruire, occorre lavorare con ciò che si svolge nelle

  profondità della natura umana, quindi comprendendo l’uomo interiore. Quindi l’allievo

dovrà essere educato non soltanto nella sua coscienza, ma anche nella sua subcoscienza,

sviscerando tutti gli strati profondi dell’essenza umana26.

In particolare l’elemento incosciente ha una notevole importanza nel periodo che intercorre

tra la scuola elementare e la scuola media. Steiner fa notare la condizione attuale degli

uomini che vivono nel loro ambiente, avendo ignoranza delle cose di cui si servono e di cui

non comprendono il funzionamento; a questo proposito è importante stimolare negli allievi

la curiosità e il desiderio di conoscere ciò che vive attorno a lui.

Tutto ciò che il ragazzo impara nel corso dei suoi anni di scuola deve alla fine venir in qualche modo

allargato tanto da unirsi con dei fili alla vita pratica dell’uomo. Con ciò molte, moltissime cose che sono

asociali verrebbero rese tanto sociali che in noi sarebbe almeno messa la base di una comprensione anche per 

quanto più tardi non deve riguardare direttamente la nostra professione (…) In ogni professione deve entrare

qualcosa dell’intero mondo27

25 Cfr. R. Steiner, The essential of education, Antroposofic press, Usa, 1997 , p. 9.26 Cfr. R. Steiner, Arte dell’educazione II : Didattica , Editrice Antroposofica, Milano 2004, p.161.27 R. Steiner, Arte dell’educazione II: Didattica, op. cit. , p. 164.

19

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E’ quindi necessario conoscere ciò che noi stiamo formando, per poter essere in grado di

educare ed insegnare, allo stesso modo in cui i pittori devono capire la natura e la qualità dei

colori, prima che possano disegnare, e gli scultori devono prima capire i loro materiali

 prima che possano creare, e così via; se questo è vero però per le arti che hanno a che fare

con materiali fisici, è maggiormente vero per le arti che lavorano sul “materiale umano28.

Sarà possibile agire profondamente sul fanciullo attraverso l’influenza sul sentimento e sulla

volontà. Ad un allievo non vanno dati ammonimenti e regole morali, ma la sua attenzione va

diretta verso qualcosa che possa destare in lui il sentimento di ciò che è giusto, e farlo

ripetere in modo che ciò diventi un’abitudine che si consolida nella sfera della volontà. Lo

sviluppo di quest’ultima infatti dipende dalla ripetizione cosciente e costante.

Al fanciullo deve essere insegnata qualche azione da compiere ripetutamente ogni giorno29:

questa è una disciplina che rafforza la volontà.

Ciò che viene detto dall’insegnante deve essere recepito dalla facoltà del sentimento

dell’allievo, imprimendosi in tal modo nelle sue abitudini psichiche. I concetti trasmessi agli

studenti devono essere viventi, in modo che la loro individualità possa essere fatta vivere

insieme al concetto. Essendo vivi questi concetti si trasformeranno e resteranno per tutta

l’esistenza30.

Secondo la tripartizione della coscienza umana di “pensiero, sentimento e volontà” la

comprensione intellettiva si basa sulla comprensione del significato, sulla lettura e sulla

scrittura; l’attività volitiva presuppone la coltivazione di ciò che viene accolto attraverso

l’uomo inteso in senso globale. La dimensione del sentimento può essere formata invece

quando l’allievo viene messo in condizione di imparare qualcosa a memoria, pur non

focalizzando l’attenzione sul significato.

Ai fini dell’educazione è necessario conoscere i “misteri della vita”, custoditi nelle scuole

misteriosofiche antiche. Occorre che un maestro tenga gli stessi scolari il più a lungo

 possibile, in modo che egli possa entrare nel loro “ritmo” della vita in senso più ampio.

I metodi della scuola Waldorf non si pongono in contraddizione con la psicologia

sperimentale né con la scienza, con cui al contrario esistono importanti connessioni.

28 Cfr. R. Steiner, The essential of education, op. cit., p. 30.29 R. Steiner: Arte dell’educazione I : Antropologia, op. cit., pp. 74-75.30 R. Steiner: Arte dell’educazione I : Antropologia, op. cit., p. 136.

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Steiner si preoccupa che la crescita del fanciullo si svolga in una salutare relazione con se

stesso e con il mondo che lo circonda. Nella prima conferenza tratta dal ciclo The

 Foundations of human experience, Steiner fa notare la necessità di armonizzare l’essenza

individuale del bambino con il suo corpo fisico31

.

Secondo Steiner il limite dell’epoca attuale è che l’istruzione della cultura è soprattutto

concettuale e informativa, statica e fisica, e tenderebbe a formare individui tendenzialmente

letargici, passivi spettatori del mondo, anziché attivi creatori. Gli individui devono quindi

essere connessi con il loro attivo, energetico e creativo sé interiore. Ecco perché l’intero

metodo didattico deve essere immediato, colorato, vivente.

E’ attraverso l’armonizzazione dell’esperienza dell’apprendimento che noi possiamo

risvegliare nei fanciulli interesse verso gli eventi del mondo. Ciò produrrà adulti che sono

aperti e desiderosi di esplorare e scoprire il mondo attorno a loro.

L’insegnante deve aprire gli occhi degli allievi verso l’evoluzione della cultura umana,

facendo notare quanto effettiva sia stata l’influenza dell’elemento individuale nel corso

dello sviluppo storico. Gli studenti cominceranno a considerare l’essere umano nella sua

 progressiva evoluzione attraverso il tempo, nel loro vivere lotte, sfide e trionfi. Le materie

scolastiche saranno integrate tra di loro: storia, geografia, scienze fisiche, mineralogia,

filosofia, letteratura e arte, costituiranno un tutto unico e coeso.

Secondo questa prospettiva, i contenuti trasmessi con l’insegnamento non diventano solo

conoscenza, ma anche cibo per l’anima e per lo spirito.

Gli insegnanti devono essere immersi nella vita pratica per poter insegnare la realtà della

vita. L’ideale di unità che riempie l’anima umana deve pulsare attraverso tutti gli

insegnamenti.

Gli insegnanti quindi devono essere collegati alla vita pratica e quindi gli studenti saranno

istruiti anche nelle attività bancarie, nella contabilità, scrittura di lettere d’affari. Questo

approccio pratico all’insegnamento conferirà ai giovani una salutare autonomia e, nel corso

della loro età adulta, la possibilità di dimostrare indipendenza nei pensieri e nelle azioni.

 Nelle sue conferenze Steiner esalta l’ideale di un insegnante ispirato, che possa essere un

vero modello per gli studenti. Egli diventerà collaboratore dell’evoluzione naturale, e

31 Cfr. R. Steiner, The foundations of human experience, Foundation of Waldorf Education,Anthroposophic press, Usa, 1996, pp. 34-37

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affinché questa collaborazione sia ottimale occorrerà che egli conosca i processi

dell’evoluzione, conoscendo quale tipo di azione educativa possa inibire o favorire la

crescita degli allievi.32

Un maestro, sia nelle piccole che nelle grandi cose, esercita sempre un’azione sui suoi

alunni. Il maestro ideale deve evitare la negligenza e, al contrario, deve partecipare con tutto

il suo essere a quanto fa in classe, pienamente consapevole del suo comportamento di fronte

ai ragazzi. Egli deve avere interesse per tutto quanto è al mondo, per tutte le cose umane;

deve essere sincero nella sua interiorità, in modo che il suo insegnamento sia sempre

manifestazione di verità. Non deve mai inaridirsi, né inacidirsi.

Tutto ciò che riguarda l’educazione deve basarsi sulla coscienza dei rapporti dell’uomo con

il cosmo. Un insegnante ha di fronte a sé un uomo in divenire, allo stesso modo in cui lo

stesso cosmo è in continuo divenire33.

Il progresso della civiltà umana può venire cercato solamente nella compenetrazione del

nostro impulso educativo con il senso del significato cosmico dell’uomo intero.

L’insegnamento deve essere impartito avendo come obiettivo quello di far raggiungere agli

allievi un’armonia tra “uomo fisico corporeo” e “uomo spirituale-animico”. A questo scopo,

l’insegnante dovrà impiegare le materie come mezzo per far giungere le forze animiche e

fisiche dell’uomo ad un giusto sviluppo. Quindi le nozioni non vanno impartite come fini a

se stesse, ma come funzionali allo sviluppo delle facoltà umane. C’è quindi differenza tra le

nozioni che derivano solo da convenzioni e accordi tra uomini, e quelle invece basate

sull’effettiva conoscenza della natura umana universale.

In tal modo attraverso l’insegnamento si risalirà ai principi della natura umana; all’allievo

verrà insegnato ad inserirsi attivamente negli ingranaggi del mondo e nel cosmo.

Occorre intanto vedere se l’insegnante ha abbastanza fiducia in se stesso. Egli deve entrare nella classe con

uno stato d’animo tale da consentire davvero di immergersi nell’anima dei bambini. Come si arriva a ciò?

Proprio conoscendo i propri allievi. In proposito si vedrà che in un tempo relativamente breve si arriva ad un

risultato, anche avendo cinquanta o più bambini in classe.

32 Cfr R. Steiner, Arte dell’educazione I: Antropologia, op. cit., p. 165.33 R. Steiner, Arte dell’educazione II : Didattica, op. cit., p. 35.

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Si impara a conoscerli, li si vede, si sa quale temperamento ha ognuno di loro, quale dote, quale funzione, e

così via34

Francis Edmund ricorda quanto Rudolf Steiner disse in occasione della sua fondazione della

sua prima scuola Waldorf nel 1919:

I genitori che affidano i loro figli a queste scuole possono solo sperare ed aspettarsi che questi figli saranno

educati per acquisire competenze per la vita. Ciò rende necessario che noi nel fondare questa scuola

 prendiamo come punto di partenza i principi pedagogici che  sono radicati in cosa la vita del presente  ci

richiede. I nostri figli devono essere educati per diventare persone che sono portare ad una vita che

corrisponde a queste esigenze, che sono quelle che possano sostenerli, qualunque sia la loro classe sociale di

appartenenza.

L’idealismo deve collaborare con lo spirito della pedagogia e i suoi relativi modi, ma questo deve essere un

idealismo che ha il potere di risvegliare negli esseri umani in crescita quelle forze di cui loro avranno

 bisogno per il resto della loro vita, al fine di lavorare con competenza per la loro comunità e per avere mezzi

di sussistenza che li sostengano”35

Steiner introduce l’educazione Waldorf come una preparazione per la vita, una preparazione

  per sviluppare competenze per il mondo del lavoro; questo non significa tuttavia che

l’educazione debba seguire i dettami dell’economia o delle ideologie politiche.

L’educazione, secondo Steiner, dovrebbe seguire la natura umana, orientandosi essa stessa

verso la natura universale dello sviluppo dell’essere umano, indirizzandosi verso le

specifiche esigenze degli individui nella loro dimensione spazio-temporale.

Un’educazione simile potrà aiutare le future generazioni a creare una società e un mondo

del lavoro che possa essere di supporto allo sviluppo umano.

Il rinnovo della vita sociale, economica e spirituale dipenderà dal fatto che le generazioni

future siano capaci di portare qualcosa di nuovo, qualcosa che si trova nel profondo delle

loro risorse interiori, purché loro siano capaci di risvegliare il potenziale che dorme dentro

di loro. Lo stesso potenziale che deve diventare, nella sua forma più alta, “competenza

34 R. Steiner: Educazione come arte.7 conferenze a Torquay , Edizione antroposofica, Milano,1924, p. 59.35 F. Edmund, An introduction to Steiner education: the Waldorf school , Sophia books, EastSussex, 2004, p. 12.

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spirituale”, l’abilità di fare e capire il bene, ciò che Steiner chiama “individualismo etico”

nella sua opera La filosofia della libertà 36.

Steiner ritiene che l’educazione debba sviluppare l’essere umano nella sua completezza di

 pensiero, sentimento e volontà.

Dice Francis Edmund:

 Noi possiamo, con una concezione totalmente nuova dell’uomo, imparare a concepirlo come un essere fatto

di corpo, anima e spirito, e in tal modo mettere in pratica un’educazione che si occupa di queste tre parti, una

conoscenza che dà agli insegnanti nuove possibilità di aiutare gli alunni in direzione di un salutare,

armonioso e fruttuoso sviluppo delle loro facoltà37.

Secondo Steiner l’ereditarietà e l’ambiente determinano le iniziali condizioni fisiche

attraverso le quali si svolgerà la prima parte dell’educazione, non è solo il proprio spirito

che può determinare il corso della vita. Vi è nel soggetto qualcosa che è già presente fin

dalla nascita e che gradualmente viene portato a coscienza.

Il maestro può aiutare o ostacolare questo viaggio dell’allievo verso la scoperta di sé stesso.

Gli educatori possono aiutare l’allievo nel processo che lo porterà verso una consapevole e

responsabile età adulta, attraverso la comprensione delle capacità, predisposizioni, anche

debolezze e ostacoli. L’insegnante avrà quindi la possibilità di rimuovere le influenze

sfavorevoli e promuovere, al contrario, condizioni favorevoli, per aiutare ogni individuo a

diventare più pienamente se stesso, sviluppando le proprie potenzialità, le proprie innate e

sacre qualità umane, verso una piena realizzazione. Una giusta educazione deve abbracciare

l’intero organismo umano.

Secondo Steiner l’essere umano dovrebbe avere un ruolo centrale in ogni argomento

insegnato. La scuola non dovrebbe solamente indottrinare , ma influenzare attivamente il

futuro nel quale gli allievi dovranno assumere i loro compiti, il loro ruolo nel mondo.

Steiner dà diverse indicazioni nelle sue conferenze rivolte agli insegnanti, mostrando come

sia possibile insegnare ogni argomento in maniera artistica e immaginativa, in modo da

rinforzare l’essere interiore degli alunni, il loro “vero sé”. La crescita degli allievi deve

essere improntata ad una salutare relazione con loro stessi e con il mondo attorno a loro.

36 R. Steiner , La filosofia della libertà, Edizioni Bellia, Milano 1997, pp. 50-51.37 F. Edmund, An introduction to Steiner education: the Waldorf school , op. cit., p. 7.

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Mentre si lavora per sviluppare la sfera mentale e concettuale dell’allievo, occorre

  parallelamente vivificare ciò che altrimenti morirebbe nella fissa e statica condizione

dell’intelletto attraverso l’aiuto della pittura e scultura38.

Lo scopo della didattica Waldorf è che il bambino trovi se stesso, formandosi una sua

 personale concezione del mondo sulla base delle esperienze che si presentano nell’ambiente

sociale; in questo ritrovarsi deve scoprire quali sono i propri compiti, a contatto con le

 persone che il destino gli ha posto intorno.

Il maestro quindi non deve influenzare l’io dell’allievo, ma assecondare il formarsi dello

strumento (corpo e anima) in modo che l’individualità (spirito) se ne serva liberamente.

L’educazione è quindi intesa nel senso di rimuovere gli ostacoli fisici e animici a quanto

 penetra di nuovo e inedito, facendo vivere gli allievi in un ambiente nel quale essi possano

affrontare la vita in libertà.

5. LE SCUOLE WALDORF

Ciò che colpisce degli insegnanti delle scuole steineriane è l’entusiasmo per il loro lavoro, il

consolidamento del gruppo verso un’identità di fini, l’atteggiamento tollerante e deciso, la

38 R. Steiner, Pratical advices to teachers , Anthroposophic press, Usa, 2000, pp. 32-34.

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valorizzazione dell’insegnamento, la fiducia nell’uomo in quanto tale, nonché la critica

verso la società contemporanea.

In una società come la nostra, dominata dalla logica del denaro e del successo, gli ideali di

 pace, libertà e uguaglianza non destano più di tanto le coscienze addormentata nella routine.

E’ per questo che, secondo la pedagogia steineriana, occorre puntare sui giovani, che sono la

  parte più importante perché riflettono le potenzialità dell’educazione degli adulti.

Bisognerebbe tendere ad un significativo sistema di valori39, basato su un confronto tra il

  proprio universo di soggettività e altri universi di soggettività e universi di significato.

Bisogna tentare di costruire i significati attribuiti ai valori.

Un tempo i programmi ministeriali erano brevi e venivano indicati in linea di massima i

contenuti di ogni materia per ogni anno scolastico. Tutto il resto veniva lasciato alla

metodologia pedagogico-didattica dei maestri.

Oggi le cose sono cambiate. Oggi il programma per le scuole superiori è diventato un libro

che porta l’intestazione “Gazzetta ufficiale del governo”. E in questo libro non si trova

soltanto un’indicazione di che cosa si deve fare, ma anche ogni sorta di indicazione su come

si deve insegnare. Questo significa che negli ultimi decenni ci si è messi sulla via di far 

assorbire la pedagogia dalla legislazione statale40.

Secondo Steiner questo è un decadimento in cui i capi di governo delimitano in articoli ciò

che un tempo era un libero bene spirituale in campo pedagogico. Secondo Steiner occorre

un accostamento al programma che fa sì che il docente lo costruisca ogni momento; è

un’attitudine che viene definitiva “insegnamento intuitivo”, che però non deve diventare

 banale, non deve mai superare i limiti.

 Nell’insegnamento andrebbe lasciato qualcosa di inespresso, in modo che l’allievo sia

 portato a sviluppare ulteriormente con le sue proprie forze animiche ciò che ha imparato

dall’insegnamento. L’allievo cioè non deve uscire dalla scuola con la sensazione di aver 

imparato tutto, ma con l’interesse verso nuove scoperte. Ogni insegnamento deve essere

impartito al momento giusto, e non soltanto in modo intellettuale, ma permeato di elemento

animico, vibrando di sentimento.

Gli insegnanti delle scuole Waldorf hanno seguito corsi di formazione sulla pedagogia

steineriana, con continui aggiornamenti e autoeducazione.

39 Cfr : S. Chistolini, La pedagogia secondo Rudolf Steiner. L’humanitas e il movimento dellescuole Waldorf , Franco Angeli, Milano, 2008, p. 18.40 Cfr : R. Steiner, Arte dell’educazione II: Didattica, op. cit., p. 183.

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Lo studio delle classi come tali a sua volta fornisce l’argomento per le riunioni degli

insegnanti. L’argomento delle riunioni non si riferisce così soltanto alle disposizioni , ma è

un prospetto vivo della pedagogia nella scuola stessa, in modo che gli insegnanti imparano

di continuo. Le riunioni diventano così l’anima di tutta la scuola. Il collegio dei docenti è

quindi un’occasione di costante riflessione sull’azione didattica.

Prima di ogni altra cosa dobbiamo riconoscere che il nostro primo lavoro pedagogico deve essere quello di

far qualcosa di noi stessi, affinché una corrente di pensiero, un rapporto spirituale regni tra il maestro e i

fanciulli e che, entrando in classe, noi pensiamo soprattutto a questo rapporto, più che alle parole da dire, agli

ammonimenti da impartire, o alle nostre capacità di insegnanti. Queste sono tutte esteriorità che certamente

dovremo coltivare, ma che non coltiveremo bene senza quel rapporto fondamentale tra i pensieri di cui

saremo pervasi ed i fatti che durante l’insegnamento dovranno prodursi nel corpo e nell’anima dei nostri

allievi41. 

Gli insegnanti delle prime scuole Waldorf furono scelti personalmente da Steiner, dopo

essere stati preparati nel corso dei tre cicli di conferenze .

Dopo la seconda guerra mondiale le libere scuole Waldorf furono riaperte. Tra i primi

seguaci e diffusori dell’opera steineriana, vi fu Caroline von Heydebrand, che formò il

 piano di studi della scuola:

  Il piano di studi ideale deve ricalcare l’immagine mutevole della natura umana in divenire , seguendo le

tappe dell’età, ma, come ogni ideale, si trova a fare i conti con la realtà della vita in cui deve inserirsi. Di

questa realtà fanno parte molti elementi: l’individualità dell’insegnante che si trova di fronte alle classi, la

classe stessa dei singoli allievi; il momento storico e il luogo in cui la scuola si trova, le leggi e le autorità dei

 paesi. Tutti questi dati modificano il piano di studi ideali e richiedono mutamenti e adeguamenti. Solo un

 piano di studi duttile e plasmabile permette di assolvere al compito educatore in modo adeguato. L’immagine

eterna e reale dell’entità umana come archetipo domina in ogni scuola che opera secondo la pedagogia

antroposofica; questa immagine si trasferisce però nelle applicazioni singole dell’educazione intesa come

arte, a seconda che una scuola si trovi in Germania, in Olanda, in Svizzera o in Inghilterra 42.

La differenza tra la scuola Waldorf e le scuole ordinarie è che il modo di insegnare si basa

sul riconoscimento, stimolo e promozione dei talenti nascosti degli allievi. Il traguardo di

41 R. Steiner, Arte ed antropologia, op. cit., p.27.42 C. Von Heydebrand, il piano di studi della libera scuola Waldorf , Filadelfia editore, Milano1982, pp. 11-12.

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questa didattica è lo sviluppo globale dell’uomo, e gli strumenti sono il rispetto e il rapporto

umano che si stabilisce tra l’alunno e l’insegnante.

Tale rapporto rivela un cammino che l’alunno e l’insegnante percorrono insieme.

 Nella scuola Waldorf la giornata è articolata in modo organico. La mattina inizia con le

materie per le quali è richiesto di sapere, pensare e capire. In seguito ci sono le materie a

cadenza ritmica (lingue, euritmia, ginnastica, musica). In tarda mattinata-pomeriggio è il

momento del lavoro manuale, artigianato, giardinaggio, quindi tutte le esercitazioni

 pratiche43. La giornata scolastica è quindi scandita secondo ritmi naturali.

La particolarità della didattica della scuola Waldorf è che vengono dedicate tre o quattro

settimane ad una stessa materia. Ciò, secondo Steiner, favorisce la concentrazione degli

allievi ed evita la dispersività. Le lezioni sono articolate in esercizi, ripetizioni e piccoli

lavori assegnati agli studenti. La particolare didattica Waldorf ha lo scopo di far nascere

dalle nozioni determinate facoltà. Importante è la fase del ripasso, durante la quale verranno

ripresentate le nozioni accolte con un livello di maturità superiore, in modo che ciò che non

era stato precedentemente compreso potrebbe risultare semplice in un secondo momento.

Un ruolo essenziale è rivestito dalle materie artistiche: la pittura, il disegno, la musica, la

recitazione.

Secondo Steiner l’esercitazione artistica allena la volontà, in quanto mette l’allievo nelle

condizioni di provare e di riprovare, sviluppando la determinazione.

Lavorando il legno o la creta alla ricerca della forma caratteristica di un dato animale,

disegnando, dipingendo e lottando per trarre dai vari materiali impiegati tutto quello che

serve ad esprimere il tema assegnato, osando con pazienza di far nascere un’immagine,

l’esperienza che facciamo è di un coinvolgimento totale. La finezza di un suono, le delicate

sfumature liriche di un canto corale o di un brano strumentale eseguito in gruppo, esigono

costanza e applicazione.

Le crisi e le piccole catastrofi che accompagnano la preparazione di una recita, sia in scena

che nell’allestimento di scenari e costumi, sono grandi occasioni di coesione per una classe,

oltre che esperienze di vita comune ben integrata44

43F. Carlgren-Anne Klinlord- Educare alla libertà- La pedagogia di R.Steiner , Filadelfia editore,Milano 1990, pp. 48-50.44Ibidem, pp. 50-52.

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 Non siamo in grado di risolvere il compito se noi stessi non siamo risolti, se non sappiamo immedesimarci

nel materiale da usare. A questo processo di integrazione si accompagna non di rado una gamma di stati

d’animo: aspettativa, delusione, rabbia, rassegnazione, ripensamento, sorpresa, rinnovate speranze, nuovo

impegno della volontà, gioia profonda destata dalla creatività. La nostra partecipazione non si limita alla

sfera dell’anima, ma ci compenetra fisicamente, fino alla punta delle dita delle mani e dei piedi.45

Secondo Steiner l’arte servirà per la vita, diventerà quindi una “competenza” perché in essa

nulla si basa sulla routine, ed essa esercita una concentrazione estesa su un vasto ambito:

anima e corpo.

 Nei bambini anima e corpo sono connessi e con l’attività artistica essi esprimono i loro stati

d’animo. L’arte è capace di dare forma ad un influsso educativo profondo e duraturo; i bambini in tal modo prendono parte attiva a tutto ciò che viene loro incontro dall’ambiente,

nel tentativo di dargli una forma. Le attività artistiche suscitano esperienze interiori in una

 profonda interazione tra lavoro fisico e lavoro psichico.

L’arte agirà profondamente nella formazione della volontà perché il suo esercizio è basato

sulla ripetizione, e perché ciò di cui il soggetto si appropria gli procura interiore gioia e

godimento, che diventano disposizioni a stimolare sempre di nuovo l’impegno, per produrre

sempre nuovo appagamento46.

Il bambino sarà invitato a disegnare forme geometriche fin dal primo giorno di scuola,

scoprendo gradualmente che le forme disegnate costituiscono il mondo visibile. Poi avverrà

il passaggio al colore, con acquarello su carta inumidita, per dare libero corso agli stati

d’animo agitati; il bambino si immedesimerà con il colore, ampliando e trasformando la sua

interiorità. L’intensa esperienza cromatica sarà collegata ad una ricchezza interiore di

sfumature e qualità, nonché ad un linguaggio di valori, profondo e non intellettualistico.

Quando si sa che il nostro intelletto non viene formato insistendo direttamente sull’istruzione intellettuale,

ma si sa invece che chi muove in modo maldestro le proprie dita ha un intelletto maldestro, e idee e pensieri

 poco flessibili, mentre chi sa muovere correttamente le dita ha anche idee e pensieri flessibili ed è capace di

 penetrare l’essenziale, allora non si sottovaluterà che cosa voglia dire coltivare l’uomo esteriore avendo

come meta di far derivare , dal trattamento complessivo di questo uomo esteriore, l’intelletto come parte di

esso47

45Ibidem, p. 54.46 Crf. R. Steiner, Arte dell’educazione I: Antropologia, op. cit., p. 75-76.47 R. Steiner, Il rinnovamento dell’arte pedagogico-didattica mediante la scienza dello spirito ,Basilea, 1920

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In prima classe il bambino viene istruito a lavorare a maglia, dapprima costruendo piccoli

capi di vestiario, ed in seguito intrecciando cesti e cuoio. Egli realizzerà giocattoli,

diventando gradualmente consapevole che i materiali costituiscono un concentrato di

energia e volontà e il suo manipolarli è un atto di volontà.

Importanti saranno gli esercizi ginnici, che cominceranno nel terzo anno, e che andranno

svolti con fantasia ed entusiasmo, imitando mestieri o animali, ostacoli. Non ci sarà alcuna

competizione agonistica tra i bambini, ma un lavoro di gruppo, con riguardo per gli alunni

 più deboli, in modo da sviluppare l’attenzione verso gli altri.

Attraverso gli esercizi ginnici e l’”euritmia”48, si svilupperanno forze non solo nel corpo ma

anche nell’anima; verrà stimolata la volontà in modo che sia una conquista stabile, destinata

a permanere nel corso della vita, come sorgente inesauribile di forza e vitalità.

Particolare importanza riveste lo studio delle lingue, fin dalla prima elementare; quando lo

spirito di imitazione è ancora vivo, l’animo del bambino è particolarmente ricettivo verso la

  parola parlata, e gli organi del linguaggio sono plastici. Le lingue vengono apprese

attraverso un metodo diretto in cui i bambini sono invitati a compiere azioni con ordini

impartiti nella lingua straniera. Viene data attenzione anche alla grammatica, e i bambini

saranno abituati ad imparare a memoria le regole grammaticali, con particolare riguardo alla

conversazione, ripetizione, composizione di lettere e testi. L’apprendimento delle lingue,

secondo Steiner, trasforma la personalità e rafforza la sicurezza di sé.

Interessante è lo studio di Steiner sui quattro tipi di temperamenti degli allievi: “collerico”,

“flemmatico”, “malinconico”, “sanguigno”. Si tratta di lati unilaterali del carattere che

 possono essere superati attraverso il processo di educazione; forze che hanno bisogno di

esplicarsi e vanno trasformate lentamente. Il temperamento di un allievo non va comunque

contrastato, ma assecondato nel tentativo di armonizzarlo e di trasformarlo con dolcezza

Fondamentale sarà tuttavia il temperamento dell’insegnante, il quale deve costantemente

lavorare su di sé, diventando duttile e mutevole. In tal modo l’insegnante potrà apparire

all’alunno flemmatico esteriormente distaccato, ma interiormente partecipe; all’alunno

collerico egli apparirà calmo, e così via. E’ quindi importante l’autoeducazione

48 L’euritmia è una forma artistica di movimento, da non confondersi con la danza o laginnastica, che ha lo scopo di esprimere le leggi della parola o della musica. Quest’arte èdiventata l’espressione dell’antroposofia, con applicazioni sia pedagogiche che terapeutiche.Cfr. R. Steiner, Euritmia. Una presentazione, Edizione antroposofica, Milano 2007.

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dell’educatore, il quale dovrà essere capace di mantenere consapevolezza e calma interiore

anche in situazioni di rabbia, rimanendo al di sopra di ogni situazione.

La massima fondamentale dell’uomo libero è quella di vivere nell’amore per l’azione e di lasciar vivereavendo comprensione della volontà altrui (….)

Pensate che cosa deriva da questi due atteggiamenti: dedizione piena d’amore per quello che si fa, e

comprensione profonda per quello che fanno gli altri. Soltanto da questo può nascere una reale

collaborazione sociale tra gli uomini. Ma non riuscirete in alcun modo a suscitarle con mezzi estranei, voi

dovrete farlo emergere dalla profondità della natura umana49.

Quindi è necessario, secondo Steiner, che l’essere umano, e in particolar modo un

insegnante, impari a convivere nella consapevolezza della diversità degli altri con

l’obiettivo di giungere ad una comprensione reciproca.

La didattica della scuola Waldorf cerca di evitare il pericolo di un insegnamento troppo

soggettivo, e cerca di risvegliare negli allievi l’interesse per ogni materia.

Alle elementari il libro di testo è sconsigliato, mentre nelle superiori è ridotto al minimo. Gli

insegnanti tengono conto delle classi che hanno davanti e delle funzioni educative

specifiche per ogni materia. Ciascun insegnante presenta la materia in base alla situazione in

cui si trova la classe, e la adatta alle varie individualità dei presenti, svolgendo la lezione

con vitalità e impegno.

(..) quanto la nostra esperienza ha dimostrato e cioè che, per quanto stanco, depresso o toccato da problemi

 personali durante la preparazione delle lezioni, nel momento in cui entra in classe un insegnante impara a

deporre il suo fardello e a dimenticare , di fronte agli allievi e all’interesse per la materia che deve trattare, il

suo io privato.

 Nel suo lavoro si accorge di ricevere ispirazioni da sorgenti che stanno fuori di lui, e che gli danno l’energia

necessaria per alternare durante le lezioni momenti di serietà ad atteggiamenti scherzosi, e per intensificare o

allentare l’impegno individuale richiesto ai ragazzi50 

Secondo Steiner gli uomini moderni non si fidano dei loro sentimenti, li chiamano

“emozioni” contrapponendoli ad un’auspicabile e oggettiva razionalità. L’allievo invece ha

 bisogno di essere attivo con tutta la sua anima, e di imparare ad immergersi pienamente

49 R. Steiner, La filosofia della libertà, op. cit, p. 45.50 R. Steiner, Arte dell’educazione I: Didattica, op. cit., p. 53.

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nell’esperienza senza utilizzare soltanto la facoltà intellettuale. Solo così egli potrà

sviluppare autentico interesse per il mondo. Se l’insegnante dimostra di possedere un

 patrimonio di esperienze profondamente sentite, oltre che ben controllate, egli aiuterà i suoi

allievi a sviluppare la vita di sentimento: la capacità di gioire, soffrire, di sentire insieme

agli altri, come fondamento di ogni virtù sociale. Questo è il metodo più efficace per 

realizzare un’educazione sociale pienamente umana.

Gli studenti vengono stimolati alla lettura, e viene insegnato loro a comporre un testo in

forma chiara, comprensibile, stringata, con la capacità di introdurre citazioni appropriate.

Essi raccoglieranno i “quaderni del periodo” nei quali vengono raccolti in estratto i

contenuti di ogni periodo di insegnamento.

 Nella didattica verrà dato risalto a nozione pratiche, e sarà sviluppato l’interesse dell’allievo

nei confronti dell’ambiente: boschi, acqua, oggetti, mestieri, lavori e professioni, alimenti e

costruzioni. Nello studio della zoologia l’allievo avrà modo di conoscere i temperamenti dei

vari animali, individuando la differenza tra uomo e animali; nello studio della botanica

l’allievo svilupperà interesse per il mondo vegetale, ampliando la sua sensibilità. Nello

studio della geografia l’allievo imparerà a tenere conto degli altri, e conoscerà l’influsso

esercitato dall’uomo sul paesaggio, e i problemi economici. Sarà attraverso lo studio della

storia tuttavia che l’allievo potrà acquisire sensibilità verso l’elemento umano, a prescindere

da ogni nazionalismo, seguendo il succedersi delle tappe evolutive della cultura

dell’umanità, attraverso immagini documentate. A tutto questo si aggiungerà lo studio delle

materie scientifiche, tra le quali la geometria, l’ottica, la chimica, l’astronomia. Nell’opera

 Educazione del bambino dal punto di vista della scienza dello spirito Steiner dice che la

trasformazione biologica nel bambino compare quando le forze interiori si destano come

facoltà dell’anima nella pubertà, quando il soggetto acquisterà la capacità di rispecchiarsi

nella propria interiorità e di sentirsi e capire ciò che vive negli esseri umani.

 Nelle scuole superiori la didattica Waldorf ha lo scopo di sviluppare negli studenti un

atteggiamento scientifico e un senso critico, e di ridurre il più possibile il dogmatismo e i

 pregiudizi. Verranno date agli studenti le basi attraverso le quali essi possano trovare uno

stile di vita proprio, pur essendo immersi nell’influenza dei mass-media.

Verrà dedicato particolare attenzione allo studio delle biografie: l’io umano non è spettatore

impotente dell’evoluzione, ma contribuisce con il suo impulso al divenire storico, dando una

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nuova direzione ad una corrente. Analoga importanza avrà lo studio della storia

dell’architettura, dell’arte drammatica, della musica51 .

E’ evidente che lo scopo di questo sistema scolastico non sia quello di creare specialisti, ma

di formare giovani completi e pieni di interessi.

Grande cura sarà data all’educazione fisica e all’ “euritmia”, in quanto il corpo è considerato

come un valido strumento. L’allievo non avrà nessuna trascuratezza nelle piccole cose,

come nei movimenti. Il movimento infatti è espressione della volontà, la quale è collegata ai

nervi e al cervello. La forza mnemonica scaturisce dalla volontà e dal sentimento, non

quindi dal semplice elemento intellettuale. Ecco perché l’intero insegnamento deve essere

 pervaso di sentimento, al punto da poter diventare duraturo. Inoltre l’insegnamento dovrà

sempre cercare un rapporto tra i suoi contenuti e l’uomo. Le forze dell’anima dell’allievo

andranno educate in uguale misura, secondo leggi cosmiche universali.

L’allievo imparerà a pensare per la vita, ed in questo modo il pensiero diventerà

competenza.

Dopo la morte di Steiner, avvenuta nel 1925, i suoi allievi fondarono scuole Waldorf in tutta

Europa e in seguito in tutto il mondo. Oggi si contano circa 800 scuole steineriane in tutto il

mondo, di cui circa 600 in Europa.

6. DIDATTICA STEINERIANA E SCUOLA DELL’AUTONOMIA

 Nel movimento pedagogico steineriano emerge la volontà di poter rinnovare il mondo, a

  partire dal rinnovamento di sé, attraverso l’educazione della volontà. L’insegnante

steineriano è conforme all’ideale di uomo, che promuove spiritualità, socializzazione,

vicinanza tra i popoli.

Un’educazione di tale genere fornisce risposte alla ricerca di senso, e diventa una vera e

 propria autocoscienza, conoscenza cosciente che arricchisce.

51 F. Carlgren, A. Klingborg, Educare alla libertà, op. cit., p. 253.

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Il maestro si auto-edifica e guida il giovane verso la comprensione di se stesso e del mondo.

La scuola steineriana attiva un processo di trasformazione che tende all’inserimento sociale

in cui ognuno diventa parte integrante dell’organismo sociale in evoluzione. In tutto questo

anche il “diverso” ha un ruolo, inteso nella sua capacità di porsi come “microsociale”, fonte

dell’universalità del messaggio umano di cui è promotore52.

Un altro elemento caratterizzate la pedagogia steineriana è la reazione alle aspettative

economico-politiche dominanti.

Quando tu hai di fronte un bambino, devi pensare che egli non è solo frutto di una nascita casuale o di quel

momento, ma è un essere piuttosto antico che ti viene da una grande lontananza. Questo ti porta ad avere un

atteggiamento interiore molto diverso, di enorme rispetto perché tu senti che lì dentro c’è una precisa

individualità che porta con sé un destino, un qualcosa che lo chiama nel futuro e che ha bisogno di te. Tu

devi dargli l’ambiente adatto, perché lui possa un giorno liberamente vivere questo suo destino senza

intralci.53

L’insegnante non dovrà quindi modificare il destino dell’allievo, ma far sì che quest’ultimo

 possa tirar fuori le sue qualità e potenzialità.

La scuola non sarà un mondo a parte, ma tenderà all’integrazione nel mondo.Fondamentale sarà il valore del rapporto umano tra allievo e insegnante, all’insegna

dell’amicizia, delle cure amorevoli, dell’entusiasmo, della fiducia reciproca, in un pieno

sviluppo armonico delle disposizioni personali di entrambi. Nella scuola Waldorf è previsto

che il maestro sia lo stesso almeno per otto anni; durante questo percorso anche il maestro si

trasformerà insieme ai suoi allievi. Sia il maestro che gli allievi sono quindi considerate

  personalità autonome che collaborano per un progetto comune, condividendo gioie e

difficoltà, crescendo insieme.

  Nell’epoca dell’attuale civilizzazione produttiva si è stati portati lontano dall’elemento

umano, e l’aspetto più danneggiato è stato l’educazione.

Perché quando si descrivono le scuole steineriane, si parla di “educare alla libertà”? Perché

attraverso questo tipo di didattica vengono date al soggetto ricche possibilità di espressione,

e la consapevolezza di utilizzare le sue doti e potenzialità per conquistare un’indipendenza

52 S. Chistolini, La pedagogia secondo Rudolf steiner , op. ci.t, pp. 141-145.53 S. Chistolini, La pedagogia secondo Rudolf Steiner , op. cit., p. 205.

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di pensiero e diventare autonomo. Una siffatta educazione rimuove gli ostacoli che si

interpongono ad un cosciente dominio di sé, e forma un’attitudine di responsabilità che

diventerà competenza per la vita. Tutto ciò è determinante per il futuro dell’umanità.

  Non chiediamoci: “che cosa ha bisogno di sapere o di conoscere un uomo nell’ordinamento sociale

esistente”, bensì: “che cosa esiste nell’uomo come predisposizione passibile di sviluppo? Solo così sarà

 possibile conferire all’ordinamento sociale l’apporto di forze sempre nuove provenienti dalle generazioni in

crescita. E in questo ordinamento vivrà allora l’apporto di uomini completi che entrano a farne parte; non si

deve fare invece delle generazioni in crescita quello che l’ordine sociale esistente pretende di farne54

.

Il modello di didattica steineriana fa riflettere sulle nuove prospettive della professionalitàdei docenti nell’attuale scuola dell’autonomia.

L’insegnante innanzitutto deve porsi come obiettivo il miglioramento dell’offerta formativa,

da realizzarsi su ogni singolo alunno, giungendo a tutti, in vista di una “scuola per tutti”.

Mentre prima si trattava di una scuola quantitativamente di tutti, ora la sfida è di ordine

qualitativo: che tutti all’interno del contesto scolastico trovino maniera di esprimersi. E’ una

sfida che deve essere affrontata in ambito didattico, progettando percorsi da svolgere

all’interno delle singole classi, a contatto con i problemi concreti (livelli di partenza diversi,

alunni disabili, frequente cambiamento del personale docente, e così via). L’obiettivo è

quello di riuscire a migliorare l’offerta formativa per raggiungere tutti i destinatari, non più

a pioggia, ma diversificando ove possibile per ciascuno, in base ai valori.

 Nella scuola dell’autonomia si è dunque modificata la maniera di concepire la professione

docente, con la nascita di una nuova deontologia professionale55. Significative differenze

sussistono tra i docenti del passato e quelli attuali: la scuola dell’autonomia richiede

un’integrazione di competenze rispetto a quello che potevano essere i precedenti modelli

formativi. Questi ultimi vanno ripensati, in quanto l’autonomia è scuola della democrazia.

Come ideale educativo vi è quello secondo il quale una scuola deve migliorare la società,

rendendo ogni singolo membro più consapevole e più libero, in una scommessa di

democrazia. Vi è un modo diverso di guardare l’educando, il quale viene considerato come

l’Altro, in un rapporto asimmetrico : non più sul piano dell’autorità e trasmissibilità, ma su

54 F. Carlgren-Anne Klinlord- Educare alla libertà- La pedagogia di R. Steiner , op. cit., pp. 124-12755 Cfr. C. Callegari, Pedagogia e scienze dell’educazione nella scuola dell’autonomia, Cleup,Padova 2008, pp. 18-21.

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quello di un servizio alla persona. Il docente si colloca all’interno di una struttura che offre

un servizio alla persona che gli sta davanti, al fine di fargli raggiungere piena autonomia; la

relazione tra educatore ed educando si deve quindi svolgere ad un livello paritario, in

reciprocità. In effetti i programmi Brocca avevano delineato il concetto di autonomia

dell’alunno e della crescita della sua identità, affinché egli sia capace di compiere scelte

consapevoli. Tutti gli istituti superiori hanno obiettivi culturali mirati ad una professione e i

docenti devono conferire una formazione qualificata, all’insegna della qualità anziché della

quantità. E’ opportuno quindi ripensare i modelli formativi, e questa prospettiva presenta

maggiori occasioni e possibilità proprio in relazione alle materie che andremo ad insegnare.

 Nella scuola gentiliana l’insegnante veniva formato con un corso universitario dove si

attribuiva poca importanza alla didattica, dando invece spazio ad una formazione per lo più

culturale e molto meno professionale. Il docente, spesso svalutato, si è trovato ad affrontare

in un certo senso una crisi di identità: da avere inizialmente una responsabilità limitata, si è

trovato ad essere responsabile di tutto quello che egli propone. In questo dunque si inserisce

la sfida dell’insegnante odierno: ricostruire una professionalità che non abbia modelli a cui

rifarsi, e nel contempo riconquistare un prestigio sociale. Gli insegnanti odierni hanno la

 possibilità di modificare il modo stesso di concepire e fare la scuola, e a questo scopo le

competenze richieste sono svariate e polivalenti. E’ dunque opportuno stabilire percorsi di

continuazione della formazione e dell’aggiornamento del docente per tutta la durata della

sua carriera.

Il servizio offerto dalla scuola si misura nella quantità di autonomia ottenuta dagli studenti:

non soltanto dunque un apprendimento meccanico, bensì autonomia intellettuale e capacità

critica. Bisogna dunque vedere cosa si propone attraverso l’autonomia, come lo si propone,

con quali strumenti e soprattutto aver presenti costantemente i fini e gli obiettivi. E’

necessario, innanzitutto, che ci sia collaborazione – gli obiettivi raramente possono essere

raggiunti solo con le proprie forze - con i colleghi del consiglio di classe lavorando insieme,

ed anche partecipazione. L’istituzione scolastica dell’autonomia infatti mette non soltanto

nelle condizioni di partecipare, ma di essere propositivi e critici, dunque non meri strumenti

  passivi. Tutti questi fattori sono dunque applicabili alla didattica, attraverso operazioni

collettive e costanti scambi informativi tra colleghi.

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Per affrontare i diversi e inevitabili problemi, un docente deve contare su risorse intellettuali

e cognitive e soprattutto deve diventare capace di mettersi in gioco, provando e

sperimentando varie opzioni all’interno della cornice delle possibilità che l’autonomia

conferisce. Secondo queste prospettive, il sapere trasmesso non è più statico, ma diventa

aperto; gli studenti diventano portatori di conoscenze e pre-requisiti che hanno accumulato

nel corso della loro personale esperienza di vita e che entra in interazione con il sapere che

essi apprendono. L’insegnante quindi è collocato in mezzo , tra il “Sapere” e il “sapere degli

alunni”, e deve svolgere un costruttivo ruolo di intermediario, incoraggiando la massima

espressione degli studenti. La professione docente è quindi aperta e polivalente, e il docente

si trova a crescere continuamente, posto a contatto con materiale umano che, per sua natura,

è imprevedibile. La gestione di tutti questi elementi rende quindi il docente un

 professionista nella scuola dell’autonomia.

 Nell’attuale contesto quindi l’insegnante deve acquisire una nuova professionalità, non più

limitata alle tradizionali attività di spiegazione e verifica, ma in grado di costruire percorsi

formativi in coerenza con le direttive presenti nel Piano dell’offerta formativa. Saper 

costruire progetti in relazione alle specifiche esigenze della singola scuola diventa anche un

nuovo modo di fare lezione; realizzare uno specifico progetto può contribuire a rendere lo

studente più partecipe, coinvolgendolo da punti di vista non solo intellettuale ma anche

emotivo, facendogli apprendere non solo un esclusivo contenuto, ma una pluralità di

concetti che riguardano più discipline.

Sulle base di queste considerazioni, è facilmente comprensibile l’importanza del codice

deontologico per la professione docente, un codice che cerchi di dare una definizione ai

 principi fondamentali sui quali basare la pratica professionale, nelle diverse espressioni del

contesto in cui la scuola è inserita. In questo modo si giunge ad un’ottimale definizione

degli aspetti e dei valori che stanno alla base dell’identità professionale del docente, in un

costante tentativo di conferire una nuova dignità a questo lavoro.

In definitiva i futuri docenti avranno il compito di orientarsi verso la costruzione di una

scuola capace di garantire ai giovani di oggi i saperi e le competenze essenziali per 

diventare artefici di una trasformazione sociale e culturale alternativa alla società attuale;

una scuola che sia capace di sviluppare negli studenti le capacità costruttive, critiche e

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creative in modo che essi possano affrontare e risolvere i problemi dello sviluppo di una

società così complessa , tecnicizzata e multiforme.

In tutto ciò la didattica steineriana può fornire importanti suggerimenti e spunti di riflessione

utili per tutti i docenti, a prescindere dal tipo di scuola di appartenenza. Alcune prospettive

della pedagogia Waldorf quindi potrebbero essere applicate anche in scuole non steineriane.

7. UNITA’ DIDATTICA: LA PEDAGOGIA DI RUDOLF STEINER 

PREMESSA

La presente unità didattica ha lo scopo di presentare il pensiero pedagogico di Rudolf Steiner, non inserito

nei comuni manuali di pedagogia. Si darà modo agli studenti di comprendere che la pedagogia presenta vasti

orizzonti di ricerca, e che è opportuno superare i limiti di uno studio basato esclusivamente sul manuale. Il

docente fornirà il materiale di studio : una dispensa introduttiva, e alcuni frammenti significativi delle opere

di Steiner, dai quali sarà possibile individuare i concetti fondamentali dell’antroposofia pedagogica. Saranno

gli studenti stessi che, alla luce delle lezioni e della lettura dei passi scelti, potranno individuare le analogie e

le differenze con le scuole pedagogiche studiate precedentemente, avviando un dibattito critico.

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DESTINATARI

Classe V liceo socio-psicopedagogico

PREREQUISITI:

-Conoscere il linguaggio specifico della materia

-Conoscere i principali contributi della riflessione pedagogica precedente, in particolar modo la pedagogia di Herbart,

dell’”Educazione nuova” (Maria Montessori), e l’attivismo di Dewey

-Saper leggere e analizzare un testo pedagogico

TEMPI

5 ore (4 + 1 di verifica )

OBIETTIVI: CONOSCENZE

-Conoscere i concetti chiave del pensiero pedagogico di Steiner 

-Confrontare il pensiero pedagogico steineriano con quello delle precedenti scuole di pensiero, sapendo cogliere

analogie e differenze

-Conoscere e argomentare il rapporto tra spiritualità ed educazione

OBIETTIVI: COMPETENZE

-Capacità di individuare collegamenti tra diversi nuclei concettuali, argomentando analogie e differenze

-Capacità di ricavare dalla lettura di un testo pedagogico i concetti fondamentali espressi dall’autore

-Sviluppo della capacità di rielaborazione personale dei contenuti

-Maturazione dell’atteggiamento critico rispetto ai problemi posti dall’educazione e dalla didattica

FASI DI LAVORO

1) Lezione frontale sull’antroposofia e la pedagogia secondo Steiner . Distribuzione alla classe di una dispensa

introduttiva che comprende i concetti fondamentali spiegati durante la lezione (2 ore)

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2) Lettura di passi scelti tratti dalle opere: Massime antroposofiche (pp 15-18) ; La filosofia della libertà (  pp 13-

15) ;  Educazione del bambino e preparazione degli educatori(pp 66-69) (1 ora)

3) Discussione in classe e brainstorming: gli studenti individueranno i collegamenti con le loro conoscenze

 pregresse, rilevando le analogie e le differenze con le scuole pedagogiche precedentemente studiate (1 ora)

4) Verifica scritta (1 ora)

 

METODOLOGIA E STRUMENTI

-Lezione frontale

-Lezione dialogata

-Fotocopie fornite dal docente

-Lettura del testo con individuazione dei concetti chiave

VERIFICA E VALUTAZIONE

-Verifica in itinere: Domande durante le lezioni , per verificare la comprensione-Verifica finale: Prova scritta con due domande a risposta aperta, per verificare la capacità di rielaborazione critica.

BIBLIOGRAFIA

OPERE DI RUDOLF STEINER

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Steiner R. , Arte dell’educazione I- Antropologia, Edizione antroposofica, Milano,

2006

Steiner R.,  Arte dell’educazione II : Didattica , Edizione Antroposofica, Milano,

2004

Steiner R.,  Arte dell’educazione III: Conversazioni di tirocinio e conferenze sul

 piano di studi, Editrice antroposofica, Milano,2007

Steiner R., Educazione come arte.7 conferenze a Torquay , Edizione

antroposofica, Milano 1924

Steiner R., Educazione del bambino e preparazione degli educatori, Edizione

antroposofica, Milano, 2004

Steiner R., Educazione ed insegnamento fondati sulla conoscenza dell’uomo,

Edizione antroposofica, Milano, 1998

Steiner R. , Euritmia. Una presentazione, Edizione antroposofica, Milano, 2007

Steiner R., Il rinnovamento dell’arte pedagogico-didattica mediante la scienza

dello spirito (7 conferenze a Basilea) , Edizione antroposofica, 2004

Steiner R., Il sano sviluppo dell’essere umano, Edizione Antroposofica, Milano,

2002

Steiner R., La filosofia della libertà, Laterza, Bari, 1919

Steiner R., La mia vita, Edizione antroposofica, Milano, 2007

Steiner R., La scienza occulta, Edizione Antroposofica, Milano, 1984

Steiner R., Massime antroposofiche- La via conoscitiva dell’antroposofia,

Edizione antroposofica, Milano, 1983

Steiner R., Pratical advices to teachers , Anthroposophic press, Usa, 2000

Steiner R., Scienza naturale e scienza dello spirito , Bocca, Milano , 1942

Steiner R., Teosofia. Un’introduzione alla conoscenza soprasensibile del mondo,

Edizione antroposofica, Milano, 1927

Steiner R., The essential of education, Antroposofic press, Usa, 1997

Steiner R., The foundations of human experience, Foundation of Waldorf 

Education, Anthroposophic press, Usa, 1996

Steiner R., Vita spirituale del presente ed educazione, Edizione antroposofica,

Milano,2009

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BIBLIOGRAFIA CRITICA SU RUDOLF STEINER

Carlgren F., Klingbord A., Educare alla libertà: la pedagogia di Rudolf Steiner,

Filadelfia editore, Milano, 1990

Chistolini S., La pedagogia secondo Rudolf Steiner. L’humanitas e il movimentodelle scuole Waldorf , FrancoAngeli, Milano, 2008

Chistolini S. , Nella libertà educare alla libertà, Pensa Multimedia, Lecce 2001

Chistolini S., Scuola Rudolf Steiner- teoria prassi sviluppo, La Goliardica, Roma,

1988

Giovetti P., Rudolf Steiner. La vita e l’opera del fondatore dell’antroposofia,

Edizioni mediterranee, Roma, 1992

Herbert H, La fondazione della libera scuola Walforf , Ass Amici della scuolasteineriana, Milano, 2006

Edmund F. ,  An introduction to Steiner education: the Waldorf school , Sophia

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Pappacena E. , Rudolf Steiner , Edizione Itinerari, Lanciano, 1975

Von Heydebrand C. , Il piano di studi della libera scuola Waldorf , Milano,

Filadelfia, 1982

OPERE CONSULTATE

Butturini E. , La pace giusta. Testimoni e maestri tra '800 e '900, Mazziana,

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Callegari C. , Pedagogia e scienze dell’educazione nella scuola dell’autonomia,

Cleup, Padova 2008

Chiosso G. , Novecento pedagogico, Editrice La Scuola, Brescia, 1997

Laeng , Lessico pedagogico , La Scuola, Brescia 1977

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