ROSICRUCIANESIMO, ROYAL SOCIETY, NEWTON: UNA STORIA … · 2020. 8. 1. · nizzazione massonica era...

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Aualità, storia e cultura esoterica Agosto 2020 ROSICRUCIANESIMO, ROYAL SOCIETY, NEWTON: UNA STORIA DA NARRARE. di Antonio Binni Grafica, impaginazione, eding a cura di Franco Ardito

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Attualità, storia e cultura esotericaAgosto 2020

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ROSICRUCIANESIMO, ROYAL SOCIETY, NEWTON:UNA STORIA DA NARRARE.

di Antonio Binni

Grafica, impaginazione, editing a cura di Franco Ardito

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Rosicrucianesimo, Royal Society, Newton:una storia da narrare.

Antonio Binni

Gran Maestro Emerito

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Johann Valentin Andreae

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ohan Valentin Andreae, nella sua celebre opera Le Nozze Chimiche

di Cristian Rosenkreuz si è affannato a ripetere che i Rosa-Croce, come isti-tuzione, non sono mai esistiti. Ciò nondimeno la vulgata accredita il contrario. Anche se poi è costretta a riconoscere che la mistica società rimane avvolta nel mistero, essen-done ignoti i nominativi, oltre che i luoghi, della affermata azione. L’idea della sua esistenza è dura a morire, tanto che molti - sia pure a vario titolo - se ne proclamano ancor oggi successori.Decisiva smentita a questa prospettazione è tuttavia costituita dalla constata-zione della assoluta man-canza di una qualsiasi prova, tanto documentarla quanto testimoniale, at-testante l’esistenza di un Ordine rosacrociano. La conclusione storicamente valida depone, dunque, nel senso che i Rosa-Cro-ce, come organizzazione strutturata, non sono mai esistiti.Ciò che invece è sicura-mente esistito è stato il rosicrucianesimo e la sua straordinaria influenza in una Europa tormentata, stretta com’era fra deva-stanti guerre religiose e il

sorgere di un nuovo modo di pensare. ln questo con-testo così ricco di fermenti i Rosa-Croce rappresenta-no una nuova aurora, in quanto incarnano la spe-ranza utopica di un mon-do nuovo, fondato sulla saggezza e l’amore del prossimo, soprattutto su di una religione condivisa con al centro e al primo posto l’uomo.Nonostante il suo naufragio politico, conseguente alle vicende del Palatinato, il movimento rimane in-tegro con la sua libertà di pensiero, con la sua

aspi-razione ad una nuova scien-za, anticipazione

di quell’Illuminismo che si affermerà un secolo più tar-di come contraltare dell’i-steria all’epoca dominante contro la stregoneria.Si deve insistere sull’a-spetto religioso del rosi-crucianesimo, per certo il più importante. L’alchimia ebbe perciò una sorta di preferenza in quanto la più adatta all’esperienza religiosa; ma i temi do-minanti furono tanti: la Qabbalà, la magia, la ma-tematica, la fisica, la mec-

canica, l’astrologia, la medicina;

tutti in-nestati

nella tra-

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dizione ermetica rinasci-mentale.Questo diverso atteggia-mento nei confronti del sapere ebbe risvolti diversi in Inghilterra, Germania e Boemia. Questo nuovo modo di pensare e di spe-rare ebbe però l’effetto - ed è questo il fenomeno che qui interessa - di indurre comunità di dotti a costi-tuire gruppi di studio, sul modello dell’accademia rinascimentale (fiorentino) e di quella praghese (la corte “ermetica” di Rodol-fo Il), volti a approfondire singoli interessi; circoli segreti, o comunque riser-vati, volti al progresso del sapere, con obbligo di co-municarsi vicendevolmen-te le rispettive scoperte.ln questo contesto - e con questo spirito - si innesta l’iniziativa di dodici genti-luomini, eruditi e accade-mici di Oxford e Cambrid-ge, di riunirsi nel Wadham College di Oxford, nell’al-loggio del docente John Wilkins, per discutere, a cadenza irregolare, le idee più innovative in ambito scientifico emerse in Eu-ropa e scaturite dai loro rispettivi contatti.

Le riu-nioni,

con lo scopo dichiarato di discutere il pensie-ro di Francis Bacon, si protrassero dal 1648 al

1649, quando il gruppo si trasferì a Londra, al Gre-sham College, dove for-mò il nucleo della Royal Society. Quest’ultima fu istituita nel 1660, salvo ricevere solo nel 1662 il suo nome ufficiale e l’ap-provazione del Sovrano, con decreto reale di Carlo Il. Un secondo decreto, l’anno seguente, le con-cesse stemma e motto, quest’ultimo - Nullius in Verba - tratto da Orazio. Il suo primo presidente fu William Brouncker.E’ ora interessante notare

che fra i membri promoto-ri del gruppo c’erano due iscritti alla massoneria; nella specie, Elias Ashmole (profondo conoscitore del rosicrucianesimo) e Robert Moray, che più di ogni altro si prodigò per pro-muovere l’istituzione della Royal Society e per per-suadere Carlo Il a fondarla sotta la sua protezione. Il che dimostra che l’orga-nizzazione massonica era chiaramente in attività almeno 20 anni prima del-la fondazione della Royal Society, risalendo l’ammis-

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Una riunione presso la Royal Society. Isaac Newton è seduto in primo piano.

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ria e la Royal Society erano entità fra loro sovrapposte, a tal segno da divenire indi-stinguibili praticamente e di fatto.Solo così può infatti spiegarsi la naturalezza del pranzare insieme fra membri di tre società esoteriche diverse: l’antica Confraternita dei Rosa-Croce, gli Adepti Ermetici e l’Asso-ciazione dei Massoni accetta-ti, convivialità risalente al 31 novembre del 1676. Un simile evento può infatti spiegarsi solo partendo dal presupposto che, per

quanto diverse, tutte e tre le organizzazioni avessero caratteri comuni e l’iden-tico fine di far nascere l’aurora di una nuova era.Quando la Royal Society trasferì la propria sede al Gresham College, gli incontri furono meticolo-samente organizzati intor-no alla lettura di scritti, seguita poi da una discus-sione generale fra i mem-bri intervenuti. ln seguito furono aggiunte anche regolari dimostrazioni. La regola di non discutere nelle riunioni questioni di politica e religione, ma solo di problematiche scientifiche, fu poi una saggia precauzione perché la caccia alle streghe e le tensioni politiche erano ancora fatti del presente. Quanto al metodo, preval-se la raccolta e la verifica dei dati scientifici secondo l’insegnamento di Bacon.Nell’arco di qualche anno dalla sua fondazione, la Royal Society divenne il punto di riferimento di tutta la vita scientifica in-glese. Il che fu inevitabile pure per Newton.Da padre agricoltore anal-fabeta e da madre attenta ammini-stratrice della fattoria, il 4 gennaio del 1643, nel villaggio di Woolsthorpe, nacque Isaac Newton, orfano del

sione di Robert Moray alla loggia massonica di Edim-burgo al 20 maggio 1641 e quella di Ashmole alla loggia di Warrington al 16 ottobre 1646.ln famose lettere del 1646 e 1647 Robert Boyle aveva de-nominato il gruppo di stu-dio della filosofia naturale, al quale si dedicava, come il “Collegio Invisibile”, con un termine, cioè, rosacruciano, a conferma definitiva della forte influenza dello spirito rosacruciano sul gruppo; ma pure a riprova che il ro-sicrucianesimo, la massone-

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padre, premorto proprio in imminenza del parto.Fu un bambino schivo, chiuso in se stesso. Iscritto con mala voglia materna al Trinity College il 5 giu-gno 1661, Newton vi fece il suo ingresso dal gradi-no più basso della scala sociale. ln quanto subsizar era infatti poco più di un servitore, dal momento che pagava la propria retta vuotando i vasi da notte e pulendo le camere agli studenti privilegiati.Fu uno studente solitario, modesto negli studi, tanto da non attrarre l’atten-zione dei suoi docenti. Nella primavera del 1665 si diplomò conseguendo il baccalaureato con una vo-tazione di seconda classe.Da quel momento ina-spettatamente iniziò una carriera accademica strepitosa. Dalla sua im-matricolazione a Cambri-dge, in appena otto anni divenne infatti titolare della cattedra lucaniana di matematica, cedutagli alla verde età di ventisei anni il 29 ottobre 1669 dal suo mentore Barrow. Da quel momento divenne il mate-matico più all’avanguardia

dei suoi tempi.

Nel frattempo, e nel più rigoroso riserbo, trascorre-va notti insonni davanti al forno, fino a far diventare

i suoi capelli, che portava lunghi sulle spalle, prematu-ramente ingrigiti, a furia di sperimentare con il mercu-rio. Quando morì, si scoprì che possedeva la collezione di testi alchemici più bella e completa mai raccolta pri-ma: ben 138 volumi, a con-ferma di un interesse che, secondo alcuni, gli era stato molto utile per giungere alle scoperte realizzate da scien-ziato. Ma questa è un’altra storia, sulla quale qui non possiamo intrattenerci per essere la nostra analisi de-dicata ad altro: il rapporto istauratosi fra Newton e la Royal Society, caratte-rizzato invero da frizioni e criticità.Quando Newton pre-sentò all’attenzione della Royal Society il suo lavoro dedicato alla “Teoria del-la luce e dei colori”, l’opera prima di essere, secondo consue-tudine, letta alla riunione plenaria, fu stroncata dal relatore Hooke, col quale nacque uno scontro aspro tanto sul piano personale, quanto professionale. L’a-stiosa rivalità prosegui fino alla morte di Hooke, avve-nuta nel 1703 perché, senza voler ricordare le critiche feroci di Hooke alla teoria di Newton sulla rotazio-ne quotidiana della terra intorno al proprio asse, fu sempre Hooke, divenuto nel

frattempo Segretario della Royal Society, a manovrare affinché il Consiglio della Società rifiutasse l’appro-vazione alla pubblicazione, a proprie spese, dei Prin-cipia mathematica, poi finalmente concessa. L’opera, il più im-

por-tante contributo scientifico non solo del se-colo, vide così la luce nel luglio del 1687.Il libro, che pure conobbe recensioni negative, riscos-

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se tuttavia un tal successo da permettere alla immagi-ne di Newton un profondo mutamento. Da studioso schivo e riservato Newton fu trasformato in un uomo

pubblico, tanto da diventare mem-

bro del Par-lamento,

sia pure

per un

anno soltanto,

dove peraltro prese la parola

una volta sola, per pre-gare l’usciere di chiudere una finestra aperta alle sue spalle dalla quale gli prove-

niva una fastidiosa corrente d’aria.Solo due giorni dopo es-sere stato eletto al Parla-mento, sedette a pranzo con Guglielmo d’Orange, arrivato a Londra da poco più di un mese per sostitui-re il fuggiasco Giacomo II.Fu sempre in questo perio-do che Newton si vide of-frire la posizione di rappre-sentante della Università di Cambridge a Westminster.Ma l’autentica consacra-zione del suo successo gli venne dalla amicizia con John Locke, a tal segno da essere entrambi con-siderati i pilastri sui quali venne edificata l’Età della Ragione.Nel 1703 la Royal So-ciety era in uno stato penoso. La cattiva direzione aveva portato la società sull’orlo della bancarotta. Futili liti fra membri influenti aveva-

no causato divisioni e ini-micizie. Nello svolgimento dei lavori si era persa gran parte dell’etica origina-ria. Occorreva pertanto porre un freno a questa tendenza, che fu trovato con l’elezione di Newton prima a membro e poi, subito dopo, a presidente della società (30 novembre 1703): provvedimento da lungo tempo atteso ma in precedenza bloccato da meschine rivalità.

La nomina di Newton a presidente fu un punto di svolta per le sorti della Royal Society, altrimenti destinata alla disintegra-zione nel giro di un decen-nio: le notevoli capacità amministrative di New-ton le impressero una svolta quasi immediata, tanto da divenire nel tempo un modello di come la scienza deve essere condotta.Quanto ai lavori furono di nuovo improntati al dovu-to rigore.Durante i ventiquattro anni della sua presidenza, Newton mutò l’immagine della società (impiegò por-tieri in livrea con il blasone della società d’argento) e soprattutto il funziona-mento interno con regole (C.d. Ordini del Consiglio) dettate per ordine e decoro.Valutandone l’operato nella sua qualità di presidente, è doveroso riconoscere che pesarono in termini negati-vi i suoi metodi dittatoriali e il suo aperto favoritismo nei confronti dei suoi gio-vani discepoli. ln termini altrettanto doverosi devesi però ugualmente ricono-scere che l’affermarsi della fama di Newton ebbe un effetto larga-mente positivo per la vita e l’affermazione scientifica e sociale della Royal Society, protrattosi fino ad oggi.

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via San Nicola de’ Cesarini, 3 - 00186 Roma

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