Rosario Chiarchiaro è Considerato Lo Iettatore Del Piccolo Paese in Cui Vive

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La patente TRAMA: La storia di un povero uomo che la nomea popolare fa passare come iettatore, e che a causa di questo ha perduto lavoro e amici, trovandosi ora nell’impossibilità di mantenere la propria famiglia. Motivo per cui ha citato in giudizio, a caso, due dei propri diffamatori, allo scopo di essere condannato per ottenere la patente che gli permetta di esercitare almeno “ufficialmente” il ruolo di iettatore che suo malgrado la società gli ha affibbiato. NOVELLA: Suddivisa da spazi tipografici bianchi in tre segmenti non numerati: · Presentazione fisica e comportamentale del giudice D’Andrea, figura solitaria che riflette sui suoi casi e che ora si trova ad affrontare la situazione delicatissima del presunto iettatore Chiarchiaro. · Di solito il giudice è preciso nello svolgimento delle proprie unzioni, motivo per cui risulta sospetto il così lungo permanere sulla propria scrivania di quel caso. Il fatto è che non riesce a spiegarsi il perché un personaggio che fino ad allora aveva accettato suo malgrado quella nomea –condivisa anche dall’ambiente giudiziario—voglia esporsi ora ad una più certa condanna. · Si decide a convocare Chiarchiaro, per convincerlo a revocare la denuncia. E’ il segmento più lungo, che descrive proprio come Chiarchiaro, nella veste che tradizionalmente l’immaginazione popolare attribuisce allo iettatore, si reca all’ufficio del giudice per convincerlo ad istruire quanto prima il processo. Spiegando anche il perché di quella sua apparente contraddizione: la patente sarà la sua rivincita sulla schifosa umanità. In ogni caso nella novella è da notare la già implicita didascalia. COMMEDIA: Per esigenze sceniche sviluppa soltanto il momento più dialogato dei tre segmenti narrativi, appunto il terzo, eliminando definitivamente il primo – che introduce la figura filosofeggiante del giudice—di cui rimane solo qualche traccia linguistica; recuperando invece dialogicamente l’antefatto del secondo segmento nel corso delle prime battute. l'intera vicenda si svolge nella stanza del giudice Compaiono anche un maggior numero di personaggi, inesistenti nella novella: La figlia di Chiarchiaro (esemplificazione “dal vivo” della condizione infelice della famiglia del protagonista, in precedenza illustrata solo narrativamente); compaiono inoltre l’usciere e tre colleghi del giudice, presentati ironicamente come i primi ad essere superstiziosi! Altra novità importante per la conclusione della scena è la comparsa del giudice con la gabbia del cardellino cui egli è particolarmente affezionato, e che una ventata finale fa cadere, con la conseguente morte dell’uccello: della qual cosa Chiarchiaro approfitta per confermare la propria tesi e riscuotere “la tassa”; concludendo con la battuta trionfale E non ho ancora la patente! Con cui esprime la

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Page 1: Rosario Chiarchiaro è Considerato Lo Iettatore Del Piccolo Paese in Cui Vive

La patente

TRAMA: La storia di un povero uomo che la nomea popolare fa passare come iettatore, e che a causa di questo ha perduto lavoro e amici, trovandosi ora nell’impossibilità di mantenere la propria famiglia. Motivo per cui ha citato in giudizio, a caso, due dei propri diffamatori, allo scopo di essere condannato per ottenere la patente che gli permetta di esercitare almeno “ufficialmente” il ruolo di iettatore che suo malgrado la società gli ha affibbiato.

NOVELLA: Suddivisa da spazi tipografici bianchi in tre segmenti non numerati:

· Presentazione fisica e comportamentale del giudice D’Andrea, figura solitaria che riflette sui suoi casi e che ora si trova ad affrontare la situazione delicatissima del presunto iettatore Chiarchiaro.

· Di solito il giudice è preciso nello svolgimento delle proprie unzioni, motivo per cui risulta sospetto il così lungo permanere sulla propria scrivania di quel caso. Il fatto è che non riesce a spiegarsi il perché un personaggio che fino ad allora aveva accettato suo malgrado quella nomea –condivisa anche dall’ambiente giudiziario—voglia esporsi ora ad una più certa condanna.

· Si decide a convocare Chiarchiaro, per convincerlo a revocare la denuncia. E’ il segmento più lungo, che descrive proprio come Chiarchiaro, nella veste che tradizionalmente l’immaginazione popolare attribuisce allo iettatore, si reca all’ufficio del giudice per convincerlo ad istruire quanto prima il processo. Spiegando anche il perché di quella sua apparente contraddizione: la patente sarà la sua rivincita sulla schifosa umanità.

In ogni caso nella novella è da notare la già implicita didascalia.

COMMEDIA: Per esigenze sceniche sviluppa soltanto il momento più dialogato dei tre segmenti narrativi, appunto il terzo, eliminando definitivamente il primo –che introduce la figura filosofeggiante del giudice—di cui rimane solo qualche traccia linguistica; recuperando invece dialogicamente l’antefatto del secondo segmento nel corso delle prime battute. l'intera vicenda si svolge nella stanza del giudice

Compaiono anche un maggior numero di personaggi, inesistenti nella novella: La figlia di Chiarchiaro (esemplificazione “dal vivo” della condizione infelice della famiglia del protagonista, in precedenza illustrata solo narrativamente); compaiono inoltre l’usciere e tre colleghi del giudice, presentati ironicamente come i primi ad essere superstiziosi!

Altra novità importante per la conclusione della scena è la comparsa del giudice con la gabbia del cardellino cui egli è particolarmente affezionato, e che una ventata finale fa cadere, con la conseguente morte dell’uccello: della qual cosa Chiarchiaro approfitta per confermare la propria tesi e riscuotere “la tassa”; concludendo con la battuta trionfale E non ho ancora la patente! Con cui esprime la gioia della rivincita, sebbene amara, che egli va ora esercitando sulla società che, per ignoranza e superstizione, gli ha rovinato la vita; ma con la perfetta strategia pirandelliana del ribaltamento della situazione, Chiarchiaro sfrutterà a proprio vantaggio la fama in negativo che l’ignoranza popolare ha voluto attribuirgli.

Nel film la storia si svolge nella stanza del giudice.

Il protagonista appare tutto vestito di nero, occhiali neri e bastone con la testa di un civetta, interpretando così anche nell'abbigliamento il suo ruolo di iettatore. La scena della gabbia del cardellino che il vento fa cadere viene sostituita con la scena del lampadario che cade sulla testa del giudice confermando il suo ruolo di iettatore patentato, infatti la battuta trionfale finale a differenza del testo teatrale è ... " Il lampadario...." quando uscito dalla stanza del giudice sente il rumore del lampadario che cade.