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ROMA: IL PROGRAMMA DEI COMITATI DI QUARTIERE E DELLE ASSOCIAZIONI LOCALI Sabato 15 marzo 2008 Comunità di San Paolo Viale Ostiense n.152/B MODALITA' DI ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE SOCIALE a cura di Domenico Ciardulli Coordinamento Comitati Roma Nord

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ROMA: IL PROGRAMMA DEI COMITATI DI QUARTIERE E DELLE ASSOCIAZIONI LOCALI

Sabato 15 marzo 2008

Comunità di San Paolo Viale Ostiense n.152/B 

MODALITA'  DI ATTUAZIONE DEL PIANO REGOLATORE SOCIALE

a cura di Domenico Ciardulli Coordinamento Comitati Roma Nord

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Cos’è il Piano Regolatore Sociale ?

E’ il documento programmatico triennale che definisce le politiche sociali del Comune di Roma per i prossimi tre anni.

E’ formato dal Piano Cittadino e da 19 Piani di Zona Municipali.

Il Piano ha lo scopo di impegnare l’amministrazione comunale nella programmazione, nella progettazione e nella realizzazione del sistema cittadino dei servizi e degli interventi sociali.

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I Piani Regolatore Urbanistico e Sociale sono integrati fra loro?**

I piani sono fra loro fortemente correlati. Si è deciso di introdurre una modalità di progettazione degli spazi urbani che parta dalla lettura dei bisogni sociali dei quartieri della città. In particolare nell’ambito del Piano Regolatore Sociale vengono individuate una serie di azioni specifiche:

Integrazione con il Piano Regolatore Urbanistico• Valutazione dell’impatto sociale dei nuovi interventi urbani• Abitazioni protette per la terza età• La città e il riequilibrio della rete dei servizi sanitari• Nuovi spazi urbani per lo sviluppo sociale• Il polo tecnologico dell’economia sociale• Il Centro del Volontariato• Il centro per il diritto alla mobilità dei portatori di handicap

**Da documento ufficiale di Piano del Campidoglio

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Piano Regolatore Sociale

• ►I FONDI PER LE POLITICHE SOCIALI

• ►QUALE PARTECIPAZIONE? LE  BASI NORMATIVE

• ►PANORAMICA SUI PIANI SOCIALI, MUNICIPIO PER MUNICIPIO

• ►LE LACUNE

• ►LE PROPOSTE

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REGIONE LAZIO Fondi sociali al Comune di Roma

-Esercizio finanziario 2007

• €  5.950.085  FONDI ATTRIBUITI AL COMUNE DI ROMA PER

LA NON AUTOSUFFICIENZA • € 3.253.672,98  FONDI ATTRIBUITI AL COMUNE DI ROMA

PER LE FAMIGLIE AFFIDATARIE  DI MINORI• €  13.899.315    FONDI ATTRIBUITI AL COMUNE DI ROMA

COME QUOTA DEL FONDO UNICO REGIONALE  • €  3.095.454   FONDI ATTRIBUITI AL COMUNE DI ROMA  sulla base della percentuale di intensità del disagio

Altri finanziamento di specifici progetti comunali di interesse regionale e/o di rilevante interesse sociale

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IL FONDO SOCIALE EUROPEO (FSE) SOSTIENE LE POLITICHE PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE NEGLI STATI MEMBRI

REGIONE LAZIO• 6.1. Piano di finanziamento del Programma Operativo indicante il

contributo annuale del FSE al POR Lazio 2007-2013

• Anno    Contributo pubblico• 2007                99.011.231                 • 2008 100.991.455• 2009             103.011.284• 2010              105.071.510• 2011              107.172.941• 2012               109.316.399• 2013               111.502.730•                                                        di cui  contributo comunitario Totale      

      736.077.550                  368.038.775  (50%)

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Dal Regolamento (CE) n. 1081/2006 del Parlamento e del Consiglio del 5 luglio 2006, relativo al Fondo sociale europeo

• Buon governo e partnership

Il FSE favorisce il buon governo e le partnership… Gli Stati membri garantiscono la partecipazione delle parti sociali e la consultazione e la partecipazione adeguate delle altre parti interessate, a livello territoriale, in occasione della preparazione, dell'attuazione e degli sviluppi del sostegno del FSE.

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QUALE PARTECIPAZIONE? LE  BASI NORMATIVE

• Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile (La Carta di Aalborg)

• Legge Regionale 9 settembre 1996, n. 38 • Riordino, programmazione e gestione degli interventi e dei servizi socio-assistenziali

nel Lazio  • Legge 8 novembre 2000, n. 328• "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali“

• Linea Guida ai comuni • Per l'utilizzo del Fondo nazionale per le politiche sociali nella Regione Lazio • Deliberazione n. 57/2006  del Consiglio Comunale• Regolamento per l'attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte

di trasformazione urbana.

• Manuale operativo del Comune di Roma• Il percorso di costruzione dei piani regolatori sociali nei municipi

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Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile (La Carta di Aalborg)

• E' stata approvata dai partecipanti alla Conferenza europea sulle città sostenibili, che si è svolta ad Aalborg, Danimarca, dal 24 al 27 maggio 1994 sotto il patrocinio congiunto della Commissione europea e della città di Aalborg

(IL COMUNE DI ROMA VI HA ADERITO CON DELIBERA DI GIUNTA N. 30 DEL 29/01/2002)

 I.13 Il ruolo fondamentale dei cittadini e il coinvolgimento della Comunità • Le città s'impegnano a rispettare le raccomandazioni dell'Agenda 21, il

documento chiave approvato all'Earth Summit di Rio de Janeiro, affinché i progetti dell'Agenda 21 a livello locale vengano sviluppati in collaborazione con tutti i settori delle rispettive collettività: cittadini, attività economiche, gruppi di interesse. ……Esse fonderanno pertanto la loro azione sulla cooperazione fra tutti gli attori interessati e faranno si che tutti i cittadini e i gruppi interessati abbiano accesso alle informazioni e siano messi in condizioni di partecipare al processo decisionale locale.

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Legge Regionale 9 settembre 1996 n. 38

Art. 6 Partecipazione ed informazione

 • 1. La Regione, nell'osservanza dei principi contenuti nella legge 7 agosto 1990, n.

241, e negli articoli 34 e 48 del proprio Statuto, favorisce, nella fase sia della progettazione sia dell'erogazione e della verifica delle prestazioni, la più ampia partecipazione e consultazione dei cittadini delle organizzazioni sindacali a livello regionale e degli altri organismi sociali presenti nel territorio, quali strumenti di crescita civica e quali mezzi per il miglioramento del sistema socio-assistenziale ed il suo adeguamento alle esigenze dei singoli e della collettività.

 2. I comuni, ai sensi degli articoli 6 e 7 della legge 8 giugno 1990, n. 142, valorizzano le libere forme associative e promuovono organismi di partecipazione dei cittadini alla amministrazione dei servizi di assistenza sociale, disciplinando, nel regolamento di cui all'articolo 43, in conformità alle disposizioni contenute nei rispettivi statuti, i rapporti con gli organismi stessi, le procedure per la consultazione della popolazione e per l'ammissione di istanze, petizioni e proposte dirette a migliorare la tutela di interessi collettivi, nonché le modalità per assicurare a tutti gli interessati l'informazione sullo stato dei procedimenti ed il diritto di accesso agli atti ed alle strutture.

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Art. 1.(Princìpi generali e finalità)

• 1. La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione.

• 6. La presente legge promuove la partecipazione attiva dei cittadini, il contributo delle organizzazioni sindacali, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti per il raggiungimento dei fini istituzionali di cui al comma 1.

Art. 19.(Piano di zona)

• 2. Il piano di zona, di norma adottato attraverso accordo di programma, ai sensi dell’articolo 27 della legge n. 142/90, e successive modificazioni, è volto a: 

a)      favorire la formazione di sistemi locali di intervento fondati su servizi e prestazioni complementari e flessibili, stimolando in particolare le risorse locali di solidarietà e di auto-aiuto, nonché a responsabilizzare i cittadini nella programmazione e nella verifica dei servizi;

 

Legge 8 novembre 2000 n. 328 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali"

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Linea Guida ai comuni Per l'utilizzo del Fondo nazionale per le politiche sociali nella Regione Lazio

 

• ...In questo senso, il Piano di zona rappresenta la sintesi delle istanze della comunità locale, secondo una modalità di comunicazione circolare tra cittadini ed istituzioni (pag. 24)

 • ...L’azione strategica dell’Ufficio di Piano si realizza essenzialmente

attraverso la circolazione delle informazioni, l’attivazione di tavoli di lavoro tematici e di ordine generale, momenti di verifica e valutazione dei risultati raggiunti; le attività devono coinvolgere i Comuni, il distretto, i cittadini singoli o associati ed il Terzo Settore in un’ottica che considera i vari soggetti protagonisti dell’intero processo programmatorio (pag. 16)

 

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Deliberazione n. 57/2006  del Consiglio ComunaleRegolamento per l'attivazione del processo di partecipazione dei cittadini

alle scelte di trasformazione urbana

 

• Premesso che per migliorare le trasformazioni urbane della città, la qualità della vita degli abitanti e produrre inclusione sociale, nonché per favorire la trasparenza, si ritiene fondamentale la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali strategici, agli strumenti di pianificazione urbanistica e ai progetti di trasformazione urbana;

 • Che, per processo partecipativo, si intende il coinvolgimento di tutti gli attori sociali,

che sia pienamente inclusivo e non limitato a categorie sociali o gruppi economici e/o gruppi organizzati e associazioni e che tale processo partecipativo non deve limitarsi agli aspetti di informazione e consultazione ma ha carattere di continuità, strutturazione e non occasionalità;

 • Che la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di trasformazione non deve

intendersi solo un’opzione politica o culturale, ma una componente essenziale dei processi di trasformazione urbana finalizzati alla qualità, alla trasparenza e alla coesione sociale, partendo dal principio che la “città vera è quella degli abitanti” e non quella delineata dal suo perimetro;

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Manuale operativo del Comune di RomaIl percorso di costruzione dei piani regolatori sociali nei municipi

• Il coinvolgimento attivo degli attori locali in questo processo non è un “optional”, ma una chiara e impegnativa indicazione di legge, fatta propria con convinzione dal Comune di Roma.

• La consultazione e la concertazione sono passaggi indispensabili per costruire un welfare delle responsabilità fondato sul dettato costituzionale relativo all’esercizio/dovere di solidarietà sociale.

• Ogni Municipio dovrà quindi definire, a seconda degli assetti locali e delle esperienze in atto, le modalità operative e le scelte metodologiche per favorire la più ampia partecipazione della comunità locale nelle sue diverse espressioni, nel rispetto delle differenze di ruolo e di funzioni di ciascun

attore

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Manuale operativo del Comune di RomaIl percorso di costruzione dei piani regolatori sociali nei municipi

 Interlocutori per la costruzione del Piano Regolatore Sociale  • Cittadini e famiglie• Rappresentanti degli utenti• ASL e servizi sanitari• Sindacati• Imprese• Associazioni di impegno civile e di tutela dei cittadini• Enti di patronato• Gruppi di volontariato• Cooperative sociali• Scuole, Centri di formazione• Università ed Enti di ricerca• C.O.L. ed Agenzie per l’impiego• Parrocchie ed enti appartenenti a confessioni religiose con le quali lo Stato ha

stipulato accordi• Aggregazioni giovanili• IPAB e fondazioni• Altre istituzioni (ad es. Giustizia minorile, amministrazione penitenziaria, ecc.)

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QUALI TAVOLI PARTECIPATI NEI VARI

MUNICIPI DI ROMA

Municipio 20      Municipio 19   Municipio 18      Municipio 17 Municipio 16         Municipio 15       Municipio 13   Municipio 12   Municipio 11        Municipio 10      Municipio 9        Municipio 8         Municipio 7          Municipio 6        Municipio 5  Municipio 4                        Municipio 3               Municipio 2                    Municipio 1

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LE LACUNE DEI PIANI SOCIALI

• ►La griglia di monitoraggio

• ►Comunicazione e informazione

• ►La piaga del lavoro precario  • ►  La confusione di ruoli tra pubblico e privato

• ► La mancanza di controlli e di valutazioni partecipate

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Municipio …..Monitoraggio dei processi di preparazione del Piano

Regolatore Sociale (al ……………..)

• 1. L’ufficio di Piano• E’ costituito? SI NO • Se SI, chi ne fa parte? (n. e funzioni) …………………………………..

………………………………………………………………………… • …………………………………………………………………………………………………………………

……………………………….….• Se NO, perché? ……………………..…………………………………..

………………………………………………………………………... • …………………………………………………………………………………………………………………

……………………………….….• Attualmente è funzionante? SI NO • Se SI, come? ……………………………………………………….

…………………………………………………………...………………… • …………………………………………………………………………………………………………………

……………………………….….• Se NO, perché? ……………….………………………………………

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Municipio …..Monitoraggio dei processi di preparazione del Piano

Regolatore Sociale (al ……………

• 2. Altri soggetti coinvolti nella preparazione del Piano Livello politico del Municipio

  Altri soggetti Municipio (specificare)   ASL-Distretto  Scuola  Altre istituzioni (specificare)   Altri soggetti (specificare) 

• 3. Processi di consultazione e concertazione 

“Tavolo”• Istituzioni/organismi invitate/coinvolte• N° incontri realizzati• N° incontri programmati• N° medio invitati• N° medio partecipanti

 

           

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WelfareQuadro sintetico delle azioni e delle misure di sistema

• A. Informazione e comunicazioneComunicazione sociale

Sistema Informativo Sociale

• B. QualitàSistema di assicurazione della Qualità Sociale

Carta dei serviziRiforma delle procedure di autorizzazione, accreditamento e affidamento dei servizi

Adeguamento, formazione e aggiornamento degli operatori socialiAdeguamento delle risorse logistiche e strumentaliValutazione dei servizi, dei processi e dei risultati

• C. GovernanceGovernance della riforma sociale

Un nuovo paradigma organizzativo

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Alcune proposte e una sfida al nuovo Sindaco: Rifare i piani sociali di zona e adottare una procedura unica in tutti i municipi

• Preventiva e adeguata comunicazione e informazione sui piani sociali, tale da raggiungere tutta la cittadinanza (affissioni nelle scuole, parrocchie, comitati di quartiere, del terzo settore, invio a indirizzari, web, inviti )

• Spazi pubblici di incontro e socializzazione accessibili e aperti. • La Casa della Città, La Casa del Municipio (D.C.C. 57/06)

• Formazione di tavoli tematici permanenti e resoconto pubblico della spesa • Valorizzazione degli operatori sociali e sanitari (educatori, assistenti,

insegnanti.. ), consentendo, attraverso luoghi e orari accessibili, la loro partecipazione attiva ai tavoli tematici

• Commissioni paritetiche di controllo e verifica sui servizi finanziati e sul rispetto dei diritti e della sicurezza degli utenti e dei lavoratori.

• Coprogettazione di servizi innovativi per l’”agio” come attenzione alla qualità della vita e alla prevenzione del disagio

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LA LIBERTA' NON E' UNO SPAZIO LIBERO

LA LIBERTA E' PARTECIPAZIONE

GRAZIE DELL'ASCOLTO!

Questa documentazione sarà reperibile su www.ciardullidomenico.it