Rocca Massima Velletri finanziamenti in arrivo è apparsa ...Invito alla lettura 2 Concerto...

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Il 7 gennaio 2011 il capo dello Stato, Giorgio Napolitano con un discorso ufficiale a Reggio Emilia ha aperto ufficialmente le celebrazioni per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia. In quella occasione ha con- segnato ai tre sindaci delle città capi- tali di Italia, (Torino, Firenze e Roma) Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno, la bandie- ra italiana. Nella stessa occasione ha consegnato la bandiera all’astronauta Roberto Vittori, che ad aprile la por- terà sulla stazione spaziale interna- zionale, a bordo della quale si trova l’altro italiano Paolo Nespoli, che riporterà la bandiera sulla terra. Agli studenti delle scuole di Reggio ha consegnato una copia della Costituzione italiana. Il discorso del Capo dello Stato, accennando alla biografia del “trico- lore”, ha detto che “lo stato centrale è stato il vizio dell’unità di Italia” e che oggi “ritirarsi o trattenere le istituzioni dall’impegno per il centocinquantesimo non giova a nessuno”. “La bannera cu li tre culuri” come canta- vano gli insorti palermitani nel 1847 con- tro “il re Bomba” ha una biografia molto travagliata e non pochi ancora oggi non vi riconoscono il simbolo dell’unità. Negli originari tre colori dai significati della rivoluzione francese (Liberté, Egalité, Fraternité) ogni gruppo si appropria di un colore ed esclude gli altri due. Per i Liberali del Risorgimento era simbolo di lotta contro i cattolici, lo Stato Pontificio e l’Austria; i Comunisti hanno ricoperto il tricolore con la ban- diera rossa e la falce e martello, lascian- done vedere appena un pezzetto; al con- trario, per i Fascisti ha importanza tutto ciò che è di colore nero; per i “padani” esiste solo il colore verde e tutto il resto è straccio... La stessa sorte è toccata all’inno di Mameli (Inno d’Italia): cono- scere,cantare l’inno d’Italia, usare la parola “patria” fino a poco fa era come autodefinirsi fascista. Oggi il termine “patria” è riesumato come forma di lotta politica di parte, e personale, cosa che non ha nulla a vedere con il bene ROCCA MASSIMA Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” Anno 11 numero 2 Associazionismo è confronto Sabato 5 Febbraio 2011 “POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina” “In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi” dell’Italia, della patria comune, ma sa più di un “latrocinio di patriottismo”. La Costituzione italiana nell’articolo 12 stabilisce che “la bandiera italiana della Repubblica è il tricolore italiano: verde bianco e rosso e di eguali dimen- sioni”. Parafrasando Dante, che piange i mali dell’Italia, si può ancora oggi con lui ripetere “L’uno, al pubblico segno, i gigli gialli,/oppone, e l’altro appropria quello a parte/, sì’ ch’è forte a veder chi più si falli.” (Paradiso, VI,100- 102) La bandiera diviene elemento di V. Mattoccia segue a pag. 15 CARROZZERIA La bandiera dei tre colori 1-15 Invito alla lettura 2 Concerto dell’Epifania 3 Finanziamenti in arrivo 4 Boschetto in gita 4 Un volatino anonimo 5-6 La Madonna appare a Velletri? 6 Lo Sperone: punti di vista 7-8 “Olio delle Colline” 9 100 anni di nonna Amata 10 I nostri nonni 10 Invito all’amore 11 La ricetta della Massaia 11 Lingua e... linguaccia 12 Addio a Margherita Centra 13 Malasanità... 14 Il telefonino fa male? 15 Quosque tandem? 16 Sommario Fossanova “Olio delle Colline” Rocca Massima finanziamenti in arrivo Velletri è apparsa la Madonna? LA BANDIERA DEI TRE COLORI

Transcript of Rocca Massima Velletri finanziamenti in arrivo è apparsa ...Invito alla lettura 2 Concerto...

Il 7 gennaio 2011 il capo dello Stato,Giorgio Napolitano con un discorsoufficiale a Reggio Emilia ha apertoufficialmente le celebrazioni per icentocinquanta anni dell’Unitàd’Italia. In quella occasione ha con-segnato ai tre sindaci delle città capi-tali di Italia, (Torino, Firenze eRoma) Sergio Chiamparino, MatteoRenzi e Gianni Alemanno, la bandie-ra italiana. Nella stessa occasione haconsegnato la bandiera all’astronautaRoberto Vittori, che ad aprile la por-terà sulla stazione spaziale interna-zionale, a bordo della quale si troval’altro italiano Paolo Nespoli, cheriporterà la bandiera sulla terra. Aglistudenti delle scuole di Reggio haconsegnato una copia dellaCostituzione italiana.Il discorso del Capo dello Stato,accennando alla biografia del “trico-lore”, ha detto che “lo stato centrale è

stato il vizio dell’unità di Italia” e cheoggi “ritirarsi o trattenere le istituzionidall’impegno per il centocinquantesimonon giova a nessuno”.“La bannera cu li tre culuri” come canta-vano gli insorti palermitani nel 1847 con-tro “il re Bomba” ha una biografia moltotravagliata e non pochi ancora oggi non viriconoscono il simbolo dell’unità.Negli originari tre colori dai significatidella rivoluzione francese (Liberté,Egalité, Fraternité) ogni gruppo siappropria di un colore ed esclude glialtri due. Per i Liberali del Risorgimentoera simbolo di lotta contro i cattolici, loStato Pontificio e l’Austria; i Comunistihanno ricoperto il tricolore con la ban-diera rossa e la falce e martello, lascian-done vedere appena un pezzetto; al con-trario, per i Fascisti ha importanza tuttociò che è di colore nero; per i “padani”esiste solo il colore verde e tutto il restoè straccio... La stessa sorte è toccataall’inno di Mameli (Inno d’Italia): cono-scere,cantare l’inno d’Italia, usare laparola “patria” fino a poco fa era comeautodefinirsi fascista. Oggi il termine“patria” è riesumato come forma di lottapolitica di parte, e personale, cosa chenon ha nulla a vedere con il bene

ROCCA MASSIMA

Mensile dell’associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”

Anno 11 numero 2 Associazionismo è confronto Sabato 5 Febbraio 2011

“POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina”“In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi”

dell’Italia, della patria comune, ma sapiù di un “latrocinio di patriottismo”.La Costituzione italiana nell’articolo12 stabilisce che “la bandiera italianadella Repubblica è il tricolore italiano:verde bianco e rosso e di eguali dimen-sioni”. Parafrasando Dante, che piangei mali dell’Italia, si può ancora oggicon lui ripetere “L’uno, al pubblicosegno, i gigli gialli,/oppone, e l’altroappropria quello a parte/, sì’ ch’è forte aveder chi più si falli.” (Paradiso, VI,100-102) La bandiera diviene elemento di

V. Mattocciasegue a pag. 15

CARROZZERIA

La bandiera dei tre colori 1-15Invito alla lettura 2Concerto dell’Epifania 3Finanziamenti in arrivo 4Boschetto in gita 4Un volatino anonimo 5-6La Madonna appare a Velletri? 6Lo Sperone: punti di vista 7-8“Olio delle Colline” 9100 anni di nonna Amata 10I nostri nonni 10Invito all’amore 11La ricetta della Massaia 11Lingua e... linguaccia 12Addio a Margherita Centra 13Malasanità... 14Il telefonino fa male? 15Quosque tandem? 16

Sommario

Fossanova“Olio delle Colline”

Rocca Massimafinanziamenti in arrivo

Velletriè apparsa la Madonna?

LA BANDIERA DEI TRE COLORI

LA BIBLIOTECA: invito alla lettura“Racconti” di Edgar Allan poe

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tenato di altri illustri detective comeSherlock Holms di Artur Miller aMegrait di George Simenon.Questa volta non vi propongo unaccenno alla trama come faccio disolito perché i racconti raccolti nellibro sono ben 26.Vi dirò solo che sono rappresentatividelle tre categorie di racconto che,secondo l’indicazione dell’Autorestesso, si dividono in grotteschi, fan-tastici (o dell’arabesco) e polizieschi.

Sebbene i volumi della nostraBiblioteca siano ammucchiati perterra e quindi è impossibile unaricerca, chi entra nella stanza pressol’edificio di via Ficorelle dove sonoprovvisoriamente sistemati, potràtrovare sicuramente libri interessan-ti da leggere.Proprio sulla pila di sinistra, adesempio, c’è una bella edizione DeAgostini di RACCONTI di EdgardAllan Poe. Vi consiglio di leggerloperché Poe (1809-1849) è tra i piùgrandi narratori della letteratura ame-ricana conosciuto soprattutto peressere stato l’inventore del raccontopoliziesco. Un genere dove, oltre alladescrizione di un crimine e dei per-sonaggi coinvolti tipica del romanzogiallo, acquista un peso anche la nar-razione delle indagini (dalla prepara-zione alla conduzione) che portanoalla scoperta del criminale. Il perso-naggio del detective ha perciò unruolo portante nel racconto e deveessere ben caratterizzato.Il personaggio di Auguste Dupininventato da Poe è sicuramente l’an-

Nei racconti c’è un tema che si ripe-te spesso: quello della paura; è unapaura che potremmo dire innata nelpersonaggio più che sollecitata daeventi esterni. La paura è analizzatacosì minuziosamente (dall’insorgerealle conseguenze) che altri senti-menti passano in secondo piano; ipersonaggi si muovono quasisospinti dal terrore che in molti casirappresenta l’inizio della fine come,per esempio, ne “Il crollo della casaUsher” uno dei racconti raccolti inquesta edizione.Questa visione un po’ tragica dellecose forse è il frutto delle disavven-ture sofferte dall’Autore nel corsodella sua vita a cominciare dall’età didue anni quando morì la madre.Le dure esperienze hanno inciso sullaformazione del suo carattere insoffe-rente e ribelle; l’eccessivo consumodi alcol e droga lo hanno consegna-to alla storia come uno scrittoremaledetto.

Remo Del FerraroNon leggo per imparare,

leggo per vivere (Flaubert)

UN TUO AIUTO PER LA NOSTRA ASSOCIAZIONETutti facciamo (o dovremmo fare!) la denuncia dei redditi e sappiamo che all’atto della firma del modulo di dichiara-zione possiamo scegliere a chi destinare sia l’ 8 per mille (per gli Enti di culto e lo Stato) che il 5 per mille (per gli Entidi ricerca e le Associazioni). Se non specifichiamo a chi indirizzare la somma non è che non ci viene trattenuta masemplicemente verrà assegnata proporzionalmente agli Enti più scelti dai contribuenti.Quest’anno è possibile destinare il vostro 5 per mille anche alla nostra Associazione. Essa, infatti, è stata inserita nel-l’elenco predisposto dall’Agenzia delle Entrate per i suoi meriti culturali, sociali e divulgativi.Vi invitiamo, pertanto, a destinare il vostro 5 per mille all’Associazione Culturale Mons. Giuseppe Centra; ci cono-scete abbastanza per poter verificare e controllare l’uso che ne facciamo.

***************

Aiuta l'Associazione Culturale “Mons. G. Centra” di Rocca Massima!

La legge finanziaria ti permette di destinare il cinque per mille dell'IRPEF, già pagata,senza nessun altro aggravio e senza mutare la destinazione dell'otto per mille.

Se vuoi, indica al tuo commercialista il codice fiscale dell'Associazione, oppure segnalo tu stesso nell'apposito spa-zio sul CUD che poi consegnerai all'Agenzia delle Entrate.

Il codice fiscale dell'Associazione, da indicare, è il seguente:91056160590

PAGINA 3

Come avviene già da qualche anno,il 6 di gennaio la nostraAssociazione ha organizzato il tra-dizionale concerto dell’Epifaniache ha visto alternarsi, nella chiesadi San Michele Arcangelo, il fiorfiore di musicisti e corali polifoni-che provenienti sia dai paesi limi-trofi che da quelli d’oltre provincia. Quest’anno si sono esibiti , davantiad un pubblico numeroso ed entu-siasta, i membri del Coro “LuminaVocis” di Cori diretto dal bravissi-mo maestro Giovanni Monti.Per dovere e senso di appartenenza,essendo un membro del direttivodell’Associazione, mi è toccato unposto in prima fila e così non hopotuto esimermi dall’ascoltare unamusica che non è stata mai in cimaalle mie preferenze! Incredibilmente, invece, ho scoper-to un filone musicale fino ad oggida me completamente ignorato: lapolifonia. Francamente, per un pre-giudizio fondato sul nulla, ogniqualvolta che alla radio o in altrecircostanze sentivo un brano di“musica classica” il mio udito, già

Pensieri “musicali”A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere; è certo però che tocca una zona così profonda che la fol-

lia stessa non riesce a penetrarvi.(Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973)

Là dove senti cantare fermati, gli uomini malvagi non hanno canzoni.(Léopold Sédar Senghor)

Sempre dolce è ascoltare come un suono si arrotonda in canto.(Johann Wolfgang Goethe)

Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta.(Kahlil Gibran)

Ogni musica che non dipinge nulla non è che rumore.(Jean Baptiste le Rond d'Alembert, Enciclopedia, 1751)

di per sé poco efficace,finiva per esserlo deltutto e per non divenirecompletamente “sordo”cambiavo stazione.Sin da ragazzo le miepreferenze musicalisono state per le canzo-ni di “musica leggera”tant’è che nel lontano1968 ho canticchiatoanche con il complessomusicale rocchigiano“Le Piramidi 68”.Ci esibivamo nella

prima e unica discoteca di RoccaMassima: il famoso “Tuca Tuca”che si trovava dove ora c’è il risto-rante “La Pergola”. Ve lo ricordatecari “over 50”? Per farla corta, non ho mai ascolta-to con attenzione ed interesse unbrano musicale classico. Il concerto del Coro “LuminaVocis” mi ha aperto una finestra sudi uno scenario musicale sconosciu-to ma decisamente affascinante che,se non lo avessi ascoltato “in diret-ta”, molto probabilmente sarebbefinito vittima della mia “sordità” o,al massimo, salvato nel file della“musica pallosa”.Un paio di anni fa in occasione deldecennale della fondazione dellanostra Associazione, avevo avutomodo di ascoltare il coro “corese” edebbo dire che già allora mi avevacolpito quell’insieme di voci che siintrecciavano e si rincorrevano incomplessi motivi musicali; avevoapprezzato l’amalgama delle voci eil gesto preciso e garbato delMaestro direttore.Nell’esibizione dello scorso 6 gen-

naio, però, il “Lumina Vocis” mi haletteralmente entusiasmato! Saràche con l’avanzare degli anni unodiventa più riflessivo ma, perbacco,non mi sono distratto un momento!Forse l’inserimento di alcuni branicosì detti “profani” ha reso il pro-gramma più vario e divertente ma,anche se il mio giudizio è quello diun “inesperto”, credo che il coro“Lumina Vocis” sia cresciuto ematurato musicalmente. Non sodire bene in che cosa, ma sta di fattoche in molti brani ho avuto la sen-sazione che in mezzo al coro sinascondesse qualcuno che suonavauno strumento musicale; in alcunipassaggi ho avuto la percezione diascoltare addirittura un’orchestra! Tra i brani “sacri” che sono statieseguiti mi sono piaciuti e mi sonorimasti più impressi: “Adoramuste”, “Ave verum corpus” e “Quannonascette Ninno”; tra i “profani”,senza dubbio, la vorticosa danza del“Turdion” e il complesso ritmo di“Jacinto Chiclana” .Un plauso caloroso lo debbo fare aldirettore del coro, il maestroGiovanni Monti, che ha saputo met-tere su un gruppo, a mio modestoavviso, di buon valore che riesce acoinvolgere gli ascoltatori condu-cendoli “per mano” verso una musi-ca di qualità. Un ulteriore grandissi-mo applauso è per i componenti ilcoro “Lumina Vocis” che mi hannofatto scoprire, cantando magistral-mente, un mondo a me sinora quasisconosciuto.

Aurelio Alessandroni

Concerto dell’Epifania

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Dalla stampa abbiamo appreso che,dietro richiesta dell’AmministrazioneComunale, dalla Provincia e dallaRegione sono state stanziate bellesomme di denaro per RoccaMassima. Esattamente: 70.000 €

(settantamila euri) dalla Provinciaper tre destinazioni: “incentivazio-ne della raccolta differenziata,riduzione e recupero dei rifiutiurbani”, “attuazione dei piani loca-li d’azione per un modello urbanosostenibile secondo la Carta diAalborg nel processo d’attuazione

dell’agenda 21 a livello locale”,“riqualificazione ambientale diaree degradate da discariche abusi-ve”; 220.000 € (duecentoventimi-la euri) dalla Regione per unadestinazione: “ristrutturazione epotenziamento della pubblica illu-minazione”. Qualche destinazioneè un po’ oscura per noi profani, mapensiamo che ci verrà spiegata,come pure i punti precisi dovesaranno attuate le migliorie. Inogni caso, per Rocca Massima èuna bella notizia.

ROCCA MASSIMA - Nuovi lavori in vista

Come comunicatoci dal nostroamico e collaboratore Mario Coi, il 2gennaio 2011 gli appartenenti al“Gruppo di preghiera di San Pio diRocca Massima” si sono recati aRoma dove, sotto la guida dellaresponsabile Gabriella Alessandroni,hanno visitato vari presepi dellaCapitale.

Dapprima hanno ammi-rato quello situato inPiazza San Pietro e poiquello all’interno dellaBasilica Vaticana. Lavisita è poi proseguitaalla volta del famosopresepe dei Netturbinisituato in viaCavalleggeri. La piace-vole mattinata si è con-clusa con la visita alletombe dei Papi.Nel pomeriggio, dopo lapausa pranzo, i “gitanti”

si sono recati alla volta diBagnoregio, accogliente località alleporte di Roma dove hanno potutovedere il suggestivo presepe viventeallestito dai Padri Missionari. Moltocoinvolgente e toccante è stata lascena dove è stato rappresentato l'ar-rivo dei Magi che, come scritto nelVangelo, hanno portato in dono l’oro,

l’incenso e la mirra a Gesù Bambino.Al termine della recitazione è statacelebrata la Santa Messa alla qualetutti hanno assistito con vera devo-zione e rinnovato sentimento perchéad officiarla è stato un Padre missio-nario appena rientrato dal SudAmerica dove ha svolto opera di apo-stolato presso le popolazioni indige-ne. Egli ha profondamente colpito ipresenti perché è riuscito, con parolesemplici e toccanti e con una straor-dinaria carica mistica, ad infonderein ognuno di loro un senso di pace egioia in modo particolare quando haraccontato avvenimenti capitatiglidurante il periodo trascorso nellemissioni d’oltre oceano.E’ stata, senza alcun dubbio, unabella giornata trascorsa insieme adamici e che ha consentito, a molti,di vedere per la prima volta alcunitra i più famosi presepi di Roma edintorni. (A.A.)

BOSCHETTO - Visita ai presepi romani

PREVISIONI METEO IN VERSICome tradizionalmente si crede i così detti “giorni della merla”, che coincidono con gli ultimi tre del mese di gen-naio, dovrebbero essere quelli più freddi dell’anno. Con l’arrivo, poi, della Candelora(2 febbraio) l’inverno addirit-tura “sarebbe fora”. Evidentemente, visto che la meteorologia non è una materia del tutto esatta, anche gli antichi “pre-visori” mettevano in conto delle variabili sul tema. Allora prendiamo atto di un vecchio proverbio montanaro e, vistoquel che enuncia, ci conviene di non fare assolutamente il cambio di stagione negli armadi. Questo antico proverbiodi origine abruzzese, adottato in seguito anche dai nostri trisavoli rocchigiani, recita così: “Se nei giorni della merlapiove pure de matina, sta pur certo che a febbraro la nevara s’avvicina; e se isso, comme se dice, è ‘no mese curto e‘maro, taglia ancora tante lena e de foco non esse’ avaro!”Brrrrrrrr… staremo a vedere! (A.A.)

PAGINA 5

UN VOLANTINO ANONIMOLa pagina 3 de “Lo Sperone” di settembre 2010 è stata usata da un anonimo per comporre, attraverso un’operazio-ne di taglia e incolla, un volantino dal chiaro intento politico. Avremmo tranquillamente ignorato il fatto con un po’di compassione per l’anonimo autore. La lettera inviataci da Paolo Mariani che qui sotto riportiamo ci consiglia didescrivere il volantino in modo che chi non ha avuto occasione di vederlo possa farsi un’idea del fatto. Avremmo potu-to riprodurre l’intero volantino ma per risparmiare spazio abbiamo usato la stessa tecnica dell’anonimo.

F.to Enrico Mattoccia

In fondo alla pagina, è stata tagliata la pubblicità della ditta “Lucarelli Alferino” ed è stato inserito questo testo

Spett.le Redazione de “LO SPERONE”e p.c. Preg.mo Prof. Enrico Mattoccia

In relazione all’articolo pubblicato sul vostro mensile nel numero di settembre 2010, dove erano state riportate notiziesulla storia della “Cooperativa Agricola Sant’Antonio” sita in località Boschetto di Rocca Massima, e facendo segui-to alle calunniose e vigliacche affermazioni che sono state divulgate, a metà gennaio u.s., con lettera anonima (median-te volantinaggio) alla cittadinanza di Rocca Massima, mi corre l’obbligo di scrivere questa lettera, la quale, se lo rite-nete utile e giusto potete pubblicarla. Vorrei evidenziare, inoltre, che in quella missiva anonima viene citato poco sim-paticamente e coinvolto senza un minimo di giustificazione, anche il vostro giornale. Scrivere lettere senza nome è unatto vile perché l’autore redige qualcosa che non è disposto a dire pubblicamente magari anche guardando in faccia lapersona che si sta accusando.Un atto vile perché chi pretende di dire la verità non si può nascondere dietro una scrittura che è già, di per sé, unamenzogna. Assurdo e soprattutto ancor più ignobile accusare attraverso questi mezzi!Nei miei 26 anni di presenza e partecipazione politica a Rocca Massima ho vissuto certamente momenti di avversitàma oggi pensavo che queste vili forme di attacchi fossero finite. Debbo ammettere, ahimè, che mi sono sbagliato e l’aggressione nei miei confronti e nei confronti del PartitoDemocratico nel quale sono orgogliosamente iscritto, lo dimostra e credo, inoltre, che questa volta si sia superato ognilimite di correttezza e di decoro!

segue a pag. 6

PAGINA 6

Da 60 anni, la qualità e la genuinitàdei nostri prodotti sulla vostra tavola.

LA MADONNA È APPARSA A VELLETRI?Da qualche settimana, a Velletri, sui giornali locali siparla di una “apparizione” della Madonna che sarebbeavvenuta sul Monte Artemisio, in un posto bellissimoper gli alberi e il panorama, nei pressi della Fonte AcquaDonzella. Sulla sorgente, ai tempi della guerra fucostruito un piccolo edificio, a protezione. Il primoottobre la Madonna sarebbe apparsa all’interno del pic-colo stabile alla signora Angela Bartoli e successiva-mente anche ad altre tre persone. Racconta la signoraAngela, capitata nel luogo in cerca di funghi e fermatasiper una sosta: “Mi sono sentita chiamare, ho aperto laporta ed ho visto una bellissima signora vestita di bian-

co. Aveva una voce dolcissima ed era circondata di luce.Mi ha detto “bevi alla mia fonte e ti rigenererai”. Sonocominciati subito pellegrinaggi quotidiani di curiosi;all’interno dell’edificio è stato eretto un piccolo altare edè stato ripulito il terreno circostante.Ovviamente non è possibile esprimere alcun giudizio;occorre attendere. Cosa che, del resto, fa anche la Curiadiocesana di Velletri che attende silenziosamente e atten-tamente gli eventi successivi. La notizia ha fatto scalpo-re in città, ma è proprio il caso di dire: “Se sono rose ,fioriranno”.

Da pag. 5

Forse il vigliacco “benpensante” si sentirà soddisfatto ora che ha scritto affermazioni calunniose e diffamatorie senzacorrispondenza e sopratutto senza rischiare alcunché!In questo periodo di grande crisi socio-economica e occupazionale, una bella realtà del mondo cooperativo che garan-tisce posti di lavoro a famiglie e giovani locali e che ha, inoltre, come obiettivo primario quello di far conoscere i pro-dotti agricoli di Rocca Massima in Italia e all’estero, credo che sia da portare ad esempio e non denigrarla e osteggiarlacome costui (o costoro) hanno pensato bene di fare! Forse chi scrive lettere anonime e oltraggiose nei confronti delmondo del lavoro o vive di rendita o vive di stipendio fisso che puntualmente ogni mese gli arriva sul conto in bancae non ha nessuna cognizione di causa delle difficoltà che si stanno verificando, in questo periodo, nelle attività lavo-rative delle piccole imprese e nelle cooperative di lavoratori. L’anonimo vigliacco pensa che il termine “comunisti”possa distinguere una parte politica in termini negativi. Gli voglio invece far presente che la parola “anticomunista” inItalia, con tutte le dichiarazioni dei “capi popolo” di destra, è rimasta l’ultima ideologia idonea a coprire il vuoto intel-lettivo di chi si sente, stando al potere, potente e prepotente. Costoro impongono “l’apparire” per nascondere picco-lezze mentali e comportamenti al di fuori di tutte le regole e, non avendo assolutamente nulla da offrire in termini dicontenuti ideologici e concettuali, riprendono le ormai “ammuffite tematiche anticomuniste”.Lo sviluppo di affermazioni, di scritti anonimi o di modi di agire che stanno cercando di riproporre, ha soltanto la logi-ca della calunnia e non consente alla controparte di rispondere in modo adeguato; non hanno una regolarità perchésenza un avversario che gioca alla pari, non è una partita a due, ma molto più miseramente un solitario che si giocacon la pretesa di barare.Non c’è nulla di più stupido e di inconsistente che barare quando si fa un solitario! Cordiali saluti.

Paolo Mariani

* Nota del professor Enrico Mattoccia“Per quanto mi riguarda, confermo quello che ho scritto a suo tempo e non intendo in alcun modo non solo com-mentare ma neppure prendere in considerazione uno scritto anonimo.”

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PUNTI DI VISTA SU “LO SPERONE”Come è stato già annunciato sul numero del Decennale e come è stato ricordato il mese scorso, continuiamo la pub-blicazione dei “Punti di vista” che amici e lettori ci hanno inviato per quell’occasione e che non hanno trovato postosul quel numero speciale.

AUGUSTO CIANFONIPresidente della Pro Loco di Rocca Massima; ideatore eorganizzatore della Rassegna Rassegna Organistica.

Dieci anni sono un tempo nella vita di una persona chesuscita sempre la tenerezza dei genitori. E' quel tempo incui, dismessi i balocchi, ci si affaccia agli albori dell'a-dolescenza e si ha fretta di crescere, si prova ammira-zione e invidia per i grandi di cui si adotta spesso il lin-guaggio, l e posture, se ne vorrebbe condividere l'amici-zia e sentirsi ammessi al gruppo.E' insomma l'età in cui si guardano le cose e le personee le si vedono più grandi, più autorevoli, più imitabili diquanto in realtà sono e che il tempo si incaricherà ademitizzare... al cader delle foglie.Per un giornale di qualunque profilo, di qualsiasi tiratu-ra, di qualsivoglia identità è un primo traguardo cheimpegna ad un bilancio della esperienza vissuta per trar-ne riflessioni, utili a migliorare metodi e contenuti, pervagliare anche ipotesi di un allargamento degli oriz-zonti originari. Uno degli impegni costanti della comu-nicazione e quindi di coloro che vi operano è quello dichiunque sia impegnato in attività orientate a proporre alpubblico un prodotto: l'analisi costante del diagrammadelle vendite e della coerenza nel tempo rispetto al tar-get dei fruitori destinatari.Bene ! Anche "Lo Sperone" non deroga da questa rego-la e il suo decimo compleanno non soltanto è giusto diasoddisfazione e orgoglio a coloro che giorno per giorno,mese dopo mese, puntualmente hanno saputo offrire illoro tempo a questa nobile fucina. Io, lo confesso, nonsempre ho condiviso il taglio di certi articoli e un certospirito (absit!) autoreferenziale che, specie agli inizi, tal-volta vi trapelava. A volte mi son trovato a rammaricar-mi di qualche "vuoto d'aria" di cui l'ho visto soffrirenonostante la qualità dei suoi Redattori e l'indubbia auto-revolezza culturale di alcune firme. Intendiamoci! Lemie impressioni sono del tutto soggettive e di sicuro cau-sate da una lettura spesso, mio malgrado, frettolosa.

segue a pag.8

FEDERICO GALTERIOLaureato in pedagogia e sociologia;ha studiato pianoforte principale alConservatorio di S. Cecicilia ecanto col Maestro Gonzales delConservatorio di Cosenza; ha fre-quentato il corso di “NuovaDidattica della Musica” alConservatorio di Frosinone. Ha pub-blicato studi della Zona Lepina, suldialetto di Roccasecca de’ Volsci, su

Ponza e sul Garigliano; ha curato la pubblicazionedegli scritti di suo padre Baldo Galterio .Docente di let-tere nella Scuola Media Statale “Fedele Sebastiano” diMinturno, fa partecipare i suoi ragazzi al “PremioGoccia d’Oro”, al “Festival delle giovani idee”, al“Festival Radio Tour” di Scauri; nella sua scuola èresponsabile del “Progetto fotografico” e del“Laboratorio giornale scolastico”. E’nella redazione diwww.didaweb.net (informatore didattico nazionale).

Il giornale “Lo Sperone” è da considerare uno strumen-to efficace che dà voce a varie persone di fasce d’etàdiverse, unificando interessi diversificati e attività, favo-rendo una responsabile partecipazione alla vita comuni-taria e, non per ultimo, a quella della Scuola. Le tecno-logie a disposizione e le pur modeste risorse finanziariedi tale giornale fanno sì che questo strumento divulgati-vo sia presentato in forma cartacea e multimediale. Oggisappiamo che il giornale in genere sta attraversando unacrisi in tutto il mondo, ma sappiamo anche che offrenumerose occasioni di riflessione e di approfondimentosulle notizie del mondo, abituando a capire, interpretaree decifrare la realtà che ci circonda. Cosicché, la fami-liarità con il giornale e la comprensione del suo linguag-gio, si possono acquisire solo con una lettura continuati-va, seguendo l’evoluzione degli avvenimenti e prenden-do confidenza con i modi impiegati nel presentarli. Nelnostro caso “Lo Sperone” è da considerare altamenteaggiornato con i tempi. Per quanto riguarda gli argomen-ti è da apprezzare, perché in esso si incanalano svariate

segue a pag.8

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PRECISAZIONENel precedente numero de “Lo Sperone”, con il consenso dell’autrice, Maria Lanciotti, abbiamo riportato la cronacadel nostro convegno sulla “Stampa Locale”, in occasione della celebrazione del Decennale. Per una svista non è stataprecisata la fonte che è “Notizie in... Controluce”- http:www.controluce.it; l’articolo è stato pubblicato anche nella edi-zione cartacea del gennaio 2011, p. 9. Ancora una volta: grazie all’Autrice e al suo Editore.

AUGURI ALLA PROFESSORESSA PATRIZIA AUDINOLa prof.a Patrizia Audino, esperta lettrice delle poesie al “Premio Goccia d’Oro” e generosa collaboratrice conl’Associazione, è stata di recente eletta presidente dell’associazione culturale “La Vigna dei Poeti” di Velletri. Le fac-ciamo i migliori auguri perché possa raggiungere ottimi risultati in un campo difficile come quello culturale. La nostraAssociazione è in ottimi rapporti di collaborazione con “La Vigna dei Poeti”; siamo sicuri che non solo rimarranno,ma diverranno ancora più stretti: “L’unione fa la forza!”

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All'esordio della adolescenza auguro con sincerità a "LoSperone" di essere sempre più il giornale dellaComunità, affrancandosi dal rischio di apparire troppo osoltanto l'organo della Associazione che pure meritoria-mente ne è la promotrice. Dal momento che un giornaleva in edicola, io penso, non è più proprietà di chi loedita, ma dei suoi lettori i quali, a qualunque sensibilità,associazione, partito, religione appartengano possanovedervi raccontati, registrati, criticati anche gli eventidella intera comunità la quale vi si possa sempre tuttarispecchiare.Una ultima annotazione. Mi piace rilevare, a lode deiRedattori, la puntualità con cui da sempre "Lo Sperone"arriva a noi lettori. Nell’Italia "sí, ma, forse...", dei ritar-di congeniti, è virtù rara di cui non possiamo che farvisinceri complimenti e un caldo augurio di futuri, gratifi-canti traguardi.

Augusto Cianfoni

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competenze, come il sociale, le relazioni, la comunica-zione, l’informazione dettagliata, soprattutto del mondodella Scuola. Per quest’ultimo settore c’è da dire che “LoSperone” rappresenta il posto giusto e qualificato perdivulgare informazioni che altrimenti sarebbero nasco-ste; è rivolto ad un pubblico vasto, dando spazio allenotizie non solo locali, alle attività svolte dai giovanissi-mi che saranno i futuri “gestori” della “Cosa Pubblica” ead eventi particolari come quello della “Festa dellaPoesia” che ha visto premiare numerosissimi studenti dipiù scuole di regioni diverse, per concorsi di poesia, didisegno e di fotografia, “confortati dalla constatazioneche le loro idee e gli scopi del “Premio”, specialmenteper quanto si riferisce ai ragazzi, sono condivisi da ungran numero di Dirigenti Scolastici e di Insegnanti”.C’è da dire che, grazie alla rete Internet la quale ampli-fica il numero potenziale di lettori, le notizie de “LoSperone”, sono rese fruibili a tutti i “navigatori” in rete,anche ai nostri parenti emigrati nei paesi europei.In qualità di docente aggiungo che tale mezzo favoriscel’approccio dei ragazzi alla lettura, sottolineando le dif-ferenze fra i mezzi di comunicazione, e stimolando ameglio sfruttare le potenzialità delle tecnologie che faci-litano gli scambi socio-cognitivi, la circolazione ed ilconfronto di idee, mettendo in moto la fantasia e svilup-pando il senso critico, con funzioni non solo informati-ve, ma anche come strumento didattico, e infine l’impe-gno nella scelta di uno stile e un livello di scritturaconforme alla scopo e al tipo di lettori, giungendo così aun linguaggio incisivo e facilmente comprensibile.

Federico Galterio

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Come facciamo sempre e come viavevamo anticipato nel numero delmese scorso, sabato 29 gennaiosiamo andati a Fossanova per parte-cipare al convegno e premiazione del6° concorso provinciale “L’olio delleColline - Paesaggi dell’extraverginee buona pratica agricola dei MontiLepini, Ausoni e Aurunci” per cerca-re di capire quanto si sta facendonella nostra provincia per sostenere ilsettore dell’olivicoltura, importanterisorsa del nostro territorio.Il concorso ormai rappresenta unappuntamento importante per glioperatori del settore perché l’ASPOLe il CAPOL, le due associazioni chehanno creato e ogni anno organizza-no l’evento, a contorno della cerimo-nia di premiazione, promuovono unconvegno nel quale esperti di varisettori sottopongono alla riflessionedei partecipanti informazioni tecni-che e proposte operative.Chi ha seguito fin dal primo anno lamanifestazione può constatare comel’ASPOL e il CAPOL nell’organiz-zare i convegni, approfondendo ognivolta un particolare aspetto, hannoseguito una trama e un filo logicoche permette di ricomporre agevol-mente tutto il mosaico dei problemilegati all’olivicoltura; proposteavanzate in un convegno sono statepoi riprese, approfondite, avviate.Ricordo che lo scorso anno, facendouna breve cronaca dell’evento, scris-si che a mio parere una propostamolto seria l’aveva fatta il dott.Alessandro Rossi, presidente dellasezione di Latina della Lega Italianaper la lotta ai tumori. Egli propose diavviare una rigorosa ricerca in ambi-to universitario per verificare e certi-ficare l’azione benefica che alcunemolecole presenti nell’olio di oliva

esercitano sul nostro organismo. Daprime indagini appare evidente chel’olio extravergine d’oliva ha pro-prietà che giovano alla nostra salutema riuscire ad individuare con preci-sione quali molecole, con che mec-canismo agiscono e come interagi-scono con altri elementi significhe-rebbe poter parlare di vera e propriacura. I vantaggi che ne deriverebbe-ro per la commercializzazione diquesto prodotto di madre naturasarebbero enormi.L’assessore provinciale Tiero, pre-sente all’incontro, disse di condivi-dere la proposta e ne assicurò ilsostegno. Quest’anno abbiamo avutola gradita notizia chel’Amministrazione Provinciale diLatina ha istituito una borsa di studioa questo fine e già da qualche mesesono stati avviati studi da parte delDipartimento di Scienze e BiologieMedico-Chirurgiche del polo ponti-no dell’Università “La Sapienza”.Nel convegno anche il dott. MaurizioServili dell’Università di Perugia hasottolineato come puntare sulle cono-scenze biochimiche dell’olio siamolto più efficace che puntare sul fat-tore extravergine che lascia spazi diambiguità difficilmente controllabili.Un altro intervento mi è parsoimportante nel convegno: quello deldott. Andrea Di Vecchia del CNR.Egli ha illustrato i risultati di unaricerca condotta sulla capacità deiconsumatori di riconoscere l’olio diqualità e di individuare, tra chi eracapace di farlo, quale era l’olio chepiù soddisfaceva il loro gusto.Diversamente da quanto ci si aspet-tava, nei primi tre posti si sono piaz-zati due oli del Lazio e uno dellaCroazia non gli oli toscani che ormaida molti anni sono conosciuti eapprezzati; ancor più sorprendente èstato il fatto che un gusto più equili-brato e meno aggressivo come quel-lo toscano non era preferito solo daigiovani ma anche dagli anziani.Sono risultati interessanti e daapprofondire perché si aprirebbe peri nostri oli (soprattutto per quelloprodotto con la cultivar itrana) unampio spazio commerciale da sco-prire e conquistare. Sono sicuro che

l’ASPOL e il CAPOL lavorerannomolto sull’argomento. Qui vedo unafunzione essenziale soprattutto delCAPOL che formando degli assag-giatori specialisti sugli oli del terri-torio può contribuire in modo signi-ficativo a farli conoscere e apprezza-re per le loro peculiarità.Avviandomi alla conclusione direiche finalmente in provincia di Latinasi incomincia a vedere un’azionecoordinata fra più soggetti che puòportare a sbocchi positivi. Bisognariconoscere i giusti meritiall’ASPOL e al CAPOL che hannosaputo avviare e stimolare questoprocesso; ai loro presidenti,Giovanni D’Achille e LuigiCentauri, un grazie e l’incoraggia-mento a non mollare di fronte alledifficoltà che non mancheranno.Ecco l’elenco dei vincitori del con-corso delle tre categorie di olio:

Fruttato intenso: 1°) AlessandroOrsini; 2°) Francesco SaverioBianchieri; 3° Daniela Fuggetta.

Fruttato medio: 1°) GiorgioMaselli; 2° Mariano Ciardi; 3°)Adria Misiti.

Fruttato leggero: 1°) azienda “Lavalle dell’usignolo”; 2°) AngeloSbandi; 3°) Luciano Marchetti.

Menzione speciale olio biologico:Francesco Saverio Bianchieri

I premi per la migliore “Confezioneed etichetta Colline Pontine”sonostati assegnati a Paola Orsini e allaSoc. Agr. L’Isoletta.

Remo Del Ferraro

FOSSANOVA6° Concorso provinciale “L’olio delle Colline”

Tre produttrici di Rocca Massima in concorso

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IL TRAGUARDO DEI CENTO ANNIfesteggiata la nonna piu “Amata” da tutti voi

Il 24 gennaio 2011 sarà rammentatoda tutti noi perché Amata Lucarelliha raggiunto e festeggiato il secolodi vita.Questo evento sarà certamente alungo ricordato perché un complean-no centenario ancor oggi è assai rarononostante la vita media si sia note-volmente allungata.Nonna Amata nasce a RoccaMassima il 24 gennaio 1911 daFrancesco (zi’Francisco)Lucarelli eda Elisa (Lisena) Alessandroni.Primogenita di 7 figli (4 sorelle e 3fratelli); attualmente sono ancora invita lei e Umberto, l’ultimo natodella famiglia che ha 82 anni. Comeera consuetudine un tempo, si èdedicata sia alla famiglia che al lavo-ro dei campi. Sposata con Filippo(Pippo) Del Ferraro nel 1934, haavuto 2 figlie, Marisa e Lia, che aloro volta le hanno dato la gioia di 5nipoti: Pierluigi, Nazzareno, Filippo,Tiziana e Franco. Nonna Amata èstata molto provata dalla vita perchédopo la scomparsa del suo carosposo Filippo ha dovuto piangereanche la prematura scomparsa dellaamatissima figlia Marisa.Nonostante queste traversie ha con-tinuato ad accudire, con solerzia, lacasa e i nipoti in particolare quelli diMarisa. Ha vissuto a Rocca Massimasino agli inizi degli anni ’70 per poitrasferirsi a Latina in quanto anche le

famiglie delle sue figlio-le erano già residenti nelcapoluogo pontino permotivi di lavoro.Puntua lmente ,però ,ogni anno torna inPaese per trascorrereinsieme ai parenti roc-chigiani la bella stagio-ne. Ancora lucidissima(ricorda tutto e tutti conpuntuale precisione) eautosufficiente, suoleripetere quasi a giustifi-care una piccola difficoltà nel cam-minare: “se non fosse pe’ ‘stazampa che me fa’ passa ‘le penedell’inferno, ancora zompettariacomme ‘na bammoccia”.La festa del centenario di nonnaAmata si è svolta presso il ristorante“Al Colle” (zona Frascati) gestitodai nipoti Nazzareno e Filippo doveeravamo presenti tutti i parenti ealcuni amici di famiglia. E’ stataveramente una gran bella festa e iosono stato piacevolmente coinvolto,nella duplice veste di consiglierecomunale e membrodell’Associazione Centra, nel conse-gnare i doni fatti dal Sindaco diRocca Massima e dall’Associazione“Mons. G. Centra”.Il sindaco Angelo Tomei ha donato anonna Amata, a nome di tutta la cit-tadinanza, una bellissima targa ricor-

do per “I primi 100 anni” accompa-gnata da una altrettanto bella letteradi auguri; stessa cosa ha fatto il pre-sidente, prof. Enrico Mattoccia, cheha donato a nome dell’Associazioneun libro sulla storia di RoccaMassima e un manoscritto augurale. Molto suggestivo e toccante è stato ilmomento del taglio della torta quan-do nonna Amata si è trovata “circon-data” affettuosamente da tutti e nonha potuto trattenere qualche lacri-muccia di gioia specialmente quan-do ad augurale buon “compleannocentenario” sono stati i nipoti e i pro-nipoti. In conclusione consentitemidi fare un grande augurio e abbrac-ciare fortemente quella che è la miazia preferita: zi’Ama’… auguri dicuore e n’atri cento de ‘sti giorni!

Aurelio Alessandroni

I NOSTRI NONNIQui sopra abbiamo giustamente dato ampio spazio al bel traguardo dei 100 annidi nonna Amata ma a Rocca Massima (sarà per l’aria buona, sarà per la cucinatradizionale fatta di prodotti sani e genuini…) c’è un bel numero di personeanziane che portano egregiamente un bel numero di anni sulle spalle. Una diloro è Benilde Alessandroni che il 18 Gennaio ha festeggiato il 90° complean-no. Quest’anno e lo scorso anno Benilde ha festeggiato il compleanno aCisterna nella casa della figlia Luciana perché, benché goda di ottima salute, hadovuto cedere alle pressioni della figlia che ha voluto che trascorresse almenola stagione invernale a Cisterna dove il clima è meno rigido.Per lei è stato un momento di grande gioia quando, al taglio della torta, tutta lafamiglia le si è stretta attorno, in modo particolare i pronipoti Matteo e Filippo.Cisterna sarà pure più calda ma Benilde sta sempre con il piede alzato e nonvede l’ora di tornare nella sua casa in via XXIII Marzo; ne siamo quasi certi:al massimo a Pasqua tornerà a Rocca Massima; non riusciranno a trattenerlaneppure incatenandola. Qui organizzerà la sua giornata come più le aggrada equasi tutti i giorni andrà al cimitero a far visita al suo Cosentino (Casale) che

l’ha lasciata 9 anni fa. La Redazione si unisce alla famiglia nell’augurare a Benilde tanti anni ancora vissuti inpiena salute.

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INVITO ALL’AMORE FRA TUTI I POPOLI

L’autore è Léopold Sedar Senghor, poeta e politico senegalese (1906-2001). Studiò in Francia e si laureò in letterenel 1935; sempre in Francia fu professore nei licei e all’università; fu il primo africano ammesso all’AccademiaFrancese. Tornato in Senegal, fu il primo presidente del suo paese diventato indipendente dalla Francia(1960-1980).E’ uno dei più importanti intellettuali africani del XX secolo. Con le sue opere ha fatto riscoprire la cultura africanae alla cultura diede sempre il primo posto nella sua azione politica.

Cher frère blanc,quand je suis né, j’étais noir,quand j’ai grandi, j’étais noir,quand je suis au soleil, je suis noir,quand je suis malade, je suis noir,quand je mourrai , je serai noir.

Tandis que toi, homme blanc,quand tu es né, tu étais rose,quand tu as grandi, tu étais blanc,quand tu vas au soleil, tu es rougequand tu as froid, tu es bleu,quand tu as peur, tu es vert,quand tu es malade, tu es jaune,quand tu mourras, tu seras gris.

Alors, de nous deux,qui est l’homme de couleur ?

Caro fratello biancoquando sono nato, io ero nero,quando sono cresciuto, ero nero,quando sto al sole, sono nero,quando sono malato, sono nero,quando morirò, sarò nero.

Mentre tu, uomo bianco,quando sei nato eri rosa,quando sei cresciuto eri biancoquando vai al sole diventi rosso,quando hai freddo diventi violaceoquando hai paura diventi verde,quando sei malato sei giallo,quando morirai diventerai grigio

Allora, di noi due,chi è l’uomo di colore ?

LE RICETTE DELLA MASSAIACrostata di pere alla crema di mandorleINGREDIENTI

Per la pasta:400 g di farina 00; 150 g di zucchero semolato; 2 uova; 1 tuorlo; 200g di burro; 1/2 limone non trattato; 1/2 bustina di lievito per dolci;burro e farina per gli stampi.

Per farcire:3 banane; 150 g di amaretti piccoli; 2 tuorli; 1 dl di panna fresca; zuc-chero a velo.

PROCEDIMENTO:

Impastate velocemente sulla spianatoia la farina con lo zucchero, leuova intere e il tuorlo, il burro spezzettato che avrete fatto ammorbidire a temperatura ambiente, la scorza grattugiatadel limone e il lievito. Fate riposare la pasta in frigorifero per circa mezz'ora e, nel frattempo, sbucciate le banane,tagliatele a fettine e sbriciolate 10 amaretti.Per preparare il ripieno sbattete in una terrina i tuorli con un cucchiaio di zucchero a velo, unite a filo la panna e sbat-tete ancora con una piccola frusta a mano. Imburrate e infarinate una tortiera del diametro di circa 26 cm, foderatelacon la pasta preparata e bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta. Disponete sulla superficie in cerchi concen-trici le fettine di banana, poi spolverizzate l'intera superficie con gli amaretti sbriciolati, coprite con il composto di tuor-li e panna e sistemate gli amaretti rimasti lungo il bordo e al centro dell'impasto. Cuocete nel forno già caldo a 180° Cper 20-25 minuti. Estraete la crostata dal forno, fatela intiepidire, poi sformatela e fatela raffreddare su una gratella perdolci. Trasferite il dolce su un piatto da portata, spolverizzatelo con abbondante zucchero a velo e servite.

Antonella Cirino

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I DIALETTICaduto l’Impero Romano nel 476 d.C., il latino fu

parlato sempre di meno, specialmente nei territori lontanida Roma; esso si trasformò in quelle lingue solitamenteindicate con il termine generico “neolatine”. In ogninazione non si è formata inizialmente quella che ora è lalingua nazionale;si sono sviluppati nelle varie zone moltilinguaggi locali che hanno dato origine a tanti “dialetti”.Con il tempo, uno di essi si è affermato sugli altri ed èdiventato la lingua nazionale; gli altri dialetti non perquesto sono spariti, venivano sempre usati da gruppi piùo meno numerosi di abitanti come “lingue locali”.

In Italia si sono formati moltis-simi dialetti per svariati motivi:hanno influito la conformazionegeografica del territorio, masoprattutto le molteplici vicendestoriche che hanno interessato apiù riprese tutte le regioni. La divi-sione dell’Italia in tante “entità”autonome ha facilitato lo sviluppodi molteplici linguaggi locali. LaSicilia, ad esempio, ha visto lapresenza successiva di greci,romani, bizantini, arabi, normanni,francesi, spagnoli che hannoinfluito sulla lingua, sulle abitudi-ni di vita, sull’economia, sull’arte.Quando questi dialetti si sono radi-cati nella popolazione e si sonoperfezionati, sono diventati ancheil mezzo scritto per esprimere informe più o meno perfette le idee:si ebbero così le prime composi-zioni scritte in lingua volgare.

Si è soliti considerare il primogruppo organizzato di poeti quello della “ScuolaSiciliana” che aveva come personaggio di riferimentol’imperatore Federico II di Svevia. Questi poeti crearonorime di un certo valore ma, morto Federico II nel 1250, laScuola Siciliana non ebbe un seguito. L’attività culturaleperse d’importanza in Sicilia e ne acquistò in Toscanaprincipalmente.

Le opere dei poeti e degli scrittori toscani segnaronouna svolta nella storia e nella formazione della lingua ita-liana perché la quantità e la perfezione delle loro operefecero sì che il dialetto toscano prendesse il sopravventosugli altri. I dialetti delle altre regioni tramontarono. Ilpopolo continuò a servirsene per secoli e si può dire chenella loro diffusione i dialetti siano sopravvissuti sinquasi ai nostri giorni.

L’unità d’Italia, proclamata nel 1861, si è completatadopo il primo conflitto mondiale, ma quella linguistica,intesa come capacità per tutti gli Italiani di comprendersi,si è attuata solo da qualche decennio con l’avvento dellatelevisione. I dialetti sono sopravvissuti e hanno avuto ehanno la loro importanza perché sono portatori di linfaalla lingua nazionale.

Voglio prendere un esempio dalla geografia: si può direche i dialetti sono per la lingua nazionale ciò che gli affluen-ti sono per il fiume principale il quale rimarrebbe poverod’acqua e non avrebbe importanza se non ricevesse l’ap-porto degli affluenti; pure la lingua riceve nuove parole dai

dialetti: ad esempio, “terrone” è una voce tipica del nordcon cui gli abitanti di quelle zone indicavano le persone delsud che ricambiavano chiamandoli “polentoni”. “Burino”,“palazzinaro”, sono di derivazione del dialetto romanesco;“intrallazzo” deriva dal siciliano “‘ntrallazzu”...e si potreb-be continuare. I dizionari, dando l’etimologia dei vocaboli,dicono pure se essi derivano dai dialetti.

In questi ultimi tempi un partito, per rimarcare la suaorigine e forza locale, ha fatto leva sui dialetti per averemaggiore visibilità e addirittura ha fatto richiesta che ildialetto diventasse materia scolastica.

E’ vero che in ambito locale ci sono delle minoranzeche si esprimono solo in dialetto e ce ne sono altre che

usano il dialetto e l’italiano, ma lamassa della popolazione usa cor-rentemente la lingua italiana.Occorre dire che il dialetto è l’i-dioma di una comunità di unazona geografica non ampia; essoha un uso principalmente orale edè in continuo cambiamento perchéè vivo e strettamente legato allarealtà quotidiana.

Dal dialetto non si può stabili-re una grammatica che può valereper tutti, perché il dialetto è incontinua evoluzione e cambiaanche tra località molto vicine cheper indicare la stessa cosa si ser-vono di parole differenti. E’ pocoragionevole parlare di un solo dia-letto per ogni regione; si pensi allediverse forme di dialetto che sipossono riscontrare in Sardegna:quale dovrebbe essere il dialetto ditutti i Sardi?

Il dialetto è una lingua che siapprende da bambini e ciò avveniva facilmente quando leregioni italiane erano ancora ambienti chiusi e non c’eraun movimento eccessivo della popolazione. Oggi, con icontinui viaggi e con gli spostamenti di tanti cittadini èimpensabile che si possa imporre il dialetto del luogo.Nelle grandi città (Roma, Milano, Napoli...) nelle quali cisono cittadini provenienti da regioni diverse, è pensabilel’imposizione del dialetto locale?

L’insegnamento del dialetto non è proponibile: essen-do molto diversi anche tra località vicine, per ogni dialet-to ci vorrebbe un insegnante competente, si toglierebberoore alle altre materie nelle quali i giovani mostrano giàtante lacune. La scuola si deve occupare anche dei dialet-ti perché essi sono la testimonianza della vita e della sto-ria della società passata e presente.

I dialetti non devono essere considerati una formasecondaria e scadente di espressione linguistica perchéquando scrittori e poeti grandi hanno voluto scrivere indialetto ci hanno dato dei capolavori. La lettura di questeopere ci permette di fare confronti tra le forme di un dia-letto nelle diverse epoche; leggendo i sonetti di GiuseppeGioacchino Belli e le poesie di Trilussa, ci si rende contodel cambiamento avvenuto nel dialetto romanesco, mapossiamo constatare che il dialetto è una forma di espres-sione artistica come lo è la lingua nazionale.

Mario Rinaldi

Lingua e... linguacciaPiccola rubrica del professor Mario Rinaldi sulle più importanti regole

per parlare e scrivere correttamente la nostra bella lingua

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Il 5 gennaio scorso, a Roma è venu-ta a mancare ai suoi cari MargheritaCentra, una delle sei sorelle diMons. Giuseppe Centra. Era nata aRocca Massima il 28/5/1918, daClodoaldo e Onorina Fabiani. Dopola morte del padre (1926) fece tuttoil corso di studi a Perugia, pressol’Istituto S. Anna, collegio per gliorfani dei medici, fino al DiplomaMagistrale. Era molto brava a scuo-

la e ottenne anche dei ricono-scimenti; ottima ginnasta eeccellente suonatrice di pia-noforte che studiò per 9 anni. Iniziò l’insegnamento conqualche supplenza nelle cam-pagne di Velletri, poi ebbe lanomina annuale perSaracinesco. Data la lontanan-za, dovette risiedere in paese elì trovò anche l’amore inFausto Belisari, che appartene-va ad una delle più notevolifamiglie. Furono uniti inmatrimonio da don Giuseppe,il 22/4/1944 mentre eranosfollati a Lanteria. La cerimo-

nia si svolse in una capanna addob-bata dagli sfollati con anemoni efiori di biancospino, sotto la dire-zione della sorella Adelaide.Si trasferirono subito a Saracinesco,a piedi, con due muli che trasporta-vano il corredo, accompagnati dadon Giuseppe, dal padrone dei muli edal cane di famiglia che tornò solo,dopo 4/5 giorni. A SaracinescoMargherita rimase a lungo, ebbe cin-

que figlie; una è morta a 24 anni, lealtre sono viventi. Successivamentela famiglia si trasferì a Roma, al IVMiglio prima e poi vicino alla chiesadi Maria Ausiliatrice. Dopo il traslo-co, per qualche anno Margheritainsegnò a Velletri, facendo la pendo-lare; poi ottenne il trasferimento vici-no casa. E’stata un’insegnante eccel-lente, una brava mamma affettuosa epremurosa, una persona molto sensi-bile nei confronti dei poveri. Hamanifestato il desiderio che al suofunerale non ci fossero fiori e l’equi-valente in denaro fosse dato alleassociazioni di beneficenza.E’ stata molto vicina alla associa-zione “Mons. Centra”, che ha soste-nuto in vari modi. Gli ultimi tempi,a causa della vista che diminuiva, sifaceva leggere “Lo Sperone” da unnipote: dalla prima all’ultima riga!L’ho conosciuta personalmente e neconservo un ottimo ricordo.I Soci della “Mons. Centra” parteci-pano al dolore dei familiari.

Enrico Mattoccia

PREMIO GOCCIA D’ORO 2011Si è messa in moto l’organizzazione per l’edizione 2011 del “Premio Goccio d’Oro” che avrà il suoapprodo finale con la cerimonia di premiazione delle opere vincitrici prevista per il giorno 21 ago-sto alle ore 21,00. Quest’anno il Premio ha due variazioni: la premiazione dei ragazzi avverrà lostesso giorno di quella degli adulti e non è prevista la sezione “Fotografia”.Avvisiamo tutti gli interessati che a partire da lunedi 7 febbraio sul nostro sito www.associazione-centra.it possono essere scaricati i bandi di concorso.

MARGHERITA CENTRAuna cara amica dell’Associazione “Mons. G. Centra”

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MALASANITÀ... OPPURE SANITÀ FATTA MALECina batte Rocca Massima 50 (cent.) a 0

Quello che sto per raccontarvi sem-bra una favola ma vi giuro che è lapura verità.Per non incorrere in qualche inci-dente diplomatico, tra vedere e nonvedere, non farò alcun nome di per-sone o luoghi.Ora veniamo ai fatti!Lo scorso 10 gennaio mio figlio,Carlo, mentre era a lavoro ha subi-to un piccolo incidente e si è “gua-dagnato” tre punti di sutura al lab-bro inferiore. Corsa in auto al posto di “primosoccorso” di un ospedale dellanostra zona dove eseguirono imme-diatamente il piccolo intervento;disinfettarono la ferita, prescrisseroi soliti antibiotici e la precisa rac-comandazione di farsi togliere ipunti dopo cinque giorni dal pro-prio medico di famiglia. Quicomincia l’avventura! Allo scaderedel quinto giorno mio figlio, muni-to di tessera sanitaria, si è recatodal medico di famiglia convinto dirisolvere la situazione. Purtroppo ildottore gli ha comunicato che nonpoteva eseguire questo tipo d’inter-vento e, dopo aver constatato ildecorso benigno della ferita, gli harilasciato immediatamente l’impe-gnativa per la rimozione dei puntidi sutura in ambulatori attrezzatisituati negli ospedali della zona. Bene! Il ragazzo, sentito ciò, hapensato bene di recarsi al pronto

soccorso dell’ospedaledove gli erano statomessi punti. Minimaattesa (meno male) mail medico di guardia, unpo’accigliato, gli hasentenziato: ”Qui ipunti li mettiamo…manon li togliamo; provaad andare all’ospedaledi…….. che è piùattrezzato”! Sebbene un po’ scoccia-to si è recato immedia-

tamente all’ospedale “più attezza-to”; due ore di attesa per sentirsidire: “Questi interventi di microchi-rurgia li facciamo solamente illunedì e il venerdì, quindi ripassa”.E due! Venuto a conoscenza delfatto, un amico infermiere, ha dettoa mio figlio di presentarsi il giornodopo all’ospedale dove lui prestaservizio; sicuramente in un batterd’occhio avrebbero risolto la situa-zione. Beate conoscenze… ma si sa,purtroppo in Italia, funziona così!L’indomani, sempre armato dellabella tessera sanitaria e dell’impe-gnativa medica, Carlo si è recatosperanzoso e fiducioso all’ospedaledi ……….. per tornare, poco dopo,con la coda tra le gambe e ancora itre punti in bocca. Intanto si eraarrivati al 20 gennaio! Venerdì 21 si riparte per il prontosoccorso dell’ospedale “più attrez-zato” e dopo tre oredi estenuante attesa ipunti sono ancoraimperterriti inbocca: niente da fareperché, sembra cheal nosocomio cifosse una vertenzasindacale. Alla luce dei fattiabbiamo fatto unconsulto di famigliae preso, all’unani-mità, una drastica

decisione! Che diamine non potevafinire così! Ho fatto accomodaremio figlio su di uno sgabello, inbagno; ho preso dal cassetto le pin-zette che adopero per togliere leciglia, acquistate da un cinese allamodica cifra di 50 centesimi e,dopo averle ben bene disinfettate,ho proceduto con delicatezzaall’intervento. Non appena ho toc-cato il primo punto di sutura glialtri sono venuti via restando attac-cati alle pinzette! Fatto…senzacolpo ferire! Porcaccia miseria avevo un altromestiere tra le mani e non lo sape-vo! E pensare che dal mio stipen-dio pago la trattenuta per l’assisten-za medica per me e per i miei figli;mio marito dalla sua pensionealtrettanto; paghiamo due volte perpoi risolvere da soli, con un attrez-zo cinese da 50 centesimi, i nostriproblemi. Alla faccia dellaConfindustria la quale asserisceche i Cinesi sono la rovina dell’e-conomia italiana! In tutto questo cerchiamo insiemeuna morale. Dico “insieme” perchéio da sola non l’ho trovata.Mi auguro che ora, qualcuno, nonmi denunci per esercizio abusivodella professione medica!

Lucia Pera

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divisione, segno di interesse diparte o personale, la Patria “madre”per pochi e “matrigna” per i più,mentre i pochi se ne “appropriano”in nome del bene e della giustizia ditutti.Ci sarebbe da dire “Giù la masche-ra”! Giù la maschera della personapia, giù la maschera della personadisinteressata, giù la maschera dellapersona altruista, giù la mascheradel doppiogiochista, giù la masche-ra dell’opportunista... !Il maestro dei “mascherati” èMachiavelli, il quale confessa “ cheda qualche tempo in qua io non dicomai quello che credo, né credo maiquello che io dico, et se pure e’ mivien detto qualche volta il vero, iolo nascondo fra tante bugie, che èdifficile ritrovarlo.”Alla domanda che fare, la primarisposta è “spogliarsi”, perché laprima riscoperta della patria (del

bene comune, della giustizia) parteda se stessi, e poi dalle istituzioni.E’ difficile non essere d’accordocon Napolitano (“Ritirarsi o tratte-nere le istituzioni dalla celebrazionedel 150° non giova a nessuno”).Le iniziative possibili sono tantissi-me e a tutti i livelli. C’è solo da sce-gliere. Qualche esempio.Cominciamo dal termine“Risorgimento” a molti poco noto econfuso con “Rinascimento”; poi sipotrebbe continuare ripulendo eampliando lo spazio davanti almonumento ai caduti per la patria;condurre gli alunni della scuoladavanti al monumento e lì con leautorità cantare l’inno nazionale(ma bisogna saperlo e le scuoledevono averlo insegnato e spiegatoin tutte le sue strofe); recuperare labiografia di qualche caduto per laPatria; fare una piccola ricerca sullastoria del tricolore; distribuire aglialunni il tricolore; ricercare levicende di Roccamassima nel

periodo del Risorgimento (altrotema importante accennato dalPresidente dello Stato è quello delleradici); le mostre sull’argomento simoltiplicano in tutte le città, e aRoma c’è solo l’imbarazzo dellascelta e se qualcuno, passando perpiazza Venezia, alza gli occhi suidue lati del monumento a VittorioEmanuele II, può leggere in un lati-no facile facile “patriae unitati,civium libertati”: sintesi e significa-to di ogni celebrazione del cento-cinquantesimo dell’Italia Unita.

Virginio Mattoccia

Dalla loro comparsa, circa 30 anni orsono, i telefoni cellulari hanno avutoun’enorme diffusione; in Italia sisono raggiunti livelli addirittura daprimato mondiale rispetto alla popo-lazione; nelle nostre città sono prati-camente scomparse le cabine telefo-niche. In alcuni luoghi il telefonino èdiventato talmente invadente che si èdovuto arrivare alla proibizione, adesempio negli ospedali, dove le ondeelettromagnetiche possono interferi-

re con le apparecchiature mediche,sugli aerei, anche se alcune compa-gnie lo permettono...; il buon senso eil galateo vorrebbero che i telefoninifossero spenti anche in chiesa, a tea-tro, al cinema, al ristorante, in auto-bus... in tutti gli altri luoghi pubbliciin cui si possono disturbare gli altri.Da diverso tempo si discute sel’uso del telefonino comporta rischiper la salute a causa delle ondeelettromagnetiche a radiofrequenzache emette e che riceve. I parerisono alquanto diversi.Recentemente è stato pubblicatouno studio “Interfone” (sulla rivista“International Journal ofEpidemiology”), che ha indagatosu 10.700 persone di 13 diversipaesi( Italia compresa): metà per-sone libere, metà con tumore al cer-vello. L’indagine ha esaminato: ini-zio dell’uso del telefonino, tempodi uso in una giornata, se con auri-colare o senza... Gli studiosi sonoarrivati alla conclusione che ilrischio di tumore al cervello

aumenta, seppure in misura mini-ma, se si esagera: casi limite parla-no di persone che utilizzano il cel-lulare da tre a sei ore al giorno!Non bisogna però dimenticare chel’uso esagerato del cellulare produ-ce altri inconvenienti: tendinite perchi invia troppi messaggi, incidentiper chi lo usa mentre guida... senzadimenticare la spesa...Tutti gli esperti consigliano diridurre al minimo l’esposizione alleonde elettromagnetiche, ridurre iltempo delle telefonate, usare ildispositivo che permette di parlareallontanando l’apparecchio dallatesta...; non addormentarsi con ilcellulare troppo vicino al cuscino,soprattutto fare attenzione ai bam-bini, ai quali alcuni studiosi consi-gliano di non mettere a disposizioneun cellulare. Come tutti gli altristrumenti che la tecnica ci fornisce,anche il telefonino va usato congiudizio, perché “il troppo storpia ostroppia”.

FA MALEIL TELEFONINO CELLULARE?

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QUOUSQUE TANDEM...?L’espressione latina “quousquetandem” (fino a quando dun-que...) è l’inizio del primodiscorso che Marco TullioCicerone, allora console diRoma, tenne in senato controCatilina, capo della famosa con-giura contro lo stato; viene spes-so citata per indicare una situa-zione insopportabile; mi è tor-nata in mente riflettendo un po’sul clima che da tempo - e spe-cialmente in questi giorni - sirespira nella politica italiana.“Fino a quando” dovremo assi-stere alla contrapposizione tena-ce, preconcetta, inespugnabile,maniacale tra le parti politicheche pure dicono di essere ispirate dai medesimi intenti, cioè perseguire ilbene del Paese? Perché, in modo veramente manicheo, si continua a pensare e propaganda-re che tutto il bene sta da una parte e tutto il male dall’altra?“Fino a quando” le persone verranno etichettate in base al gruppo di appar-tenenza e non per il loro autentico valore personale?“Fino a quando” continueremo ad ignorare il pensiero dei nostri anziani iquali saggiamente affermavano che i “buoni” e i “cattivi”stanno dappertut-to? Il Vangelo non ci dice: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”?La situazione in questi giorni è particolarmente incandescente e ci troviamodi fronte ad un autentico accanimento mediatico: giornali, telegiornali, tra-smissioni televisive di approfondimento(?)..., tavole rotonde..., da una partee dall’altra, dedicano molto spazio alle indagini dei Pubblici Ministeri diMilano che in qualche modo sembrano coinvolgere il Capo del Governo;abbiamo sentito ripetere decine di volte le stesse cose, solo talora con pic-cole varianti... sembra che tutto sia fermo... “fino a quando” durerà questasituazione? “Fino a quando” si continuerà a “fare giustizia” in piazza - siapure quella mediatica - con il risultato unico di trasformare tutto in politicae di ampliare ancora di più la divisione tra coloro che dovrebbero pensare albene del Paese?Premesso che non spetta a noi incolpare nessuno e che ognuno è innocentefino a prova contraria, aggiungiamo due osservazioni.Non sempre la folla ha ragione, soprattutto quando viene trascinata e aizza-ta in preda ai sentimenti; basterebbe ricordare la folla che condannò Gesù.La democrazia si basa sull’opinione dei più quando si tratta di decisioni pra-tiche, perché si attuino quelle che vanno a vantaggio della maggior parte deicittadini, ma quando si tratta di stabilire la verità ci vuole la ragione e lacompetenza degli specialisti. “Fino a quando” si continuerà a pubblicare gli interrogatori, le testimonian-ze... le intercettazioni...?”.Non sarebbe meglio farle conoscere al pubblicoquando si apre il processo?

Enrico Mattoccia