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Roberto Berrugi in fieri

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Roberto Berrugiin fieri

Catalogo realizzato in occasione della mostra

ROBERTO BERRUGI – IN FIERI

Dal 7 aprile al 29 aprile 2018Centro Formazione Arti VisivePiazza Guerrazzi, Cecina (LI)

Mostra e catalogo a cura di Alessandro Schiavetti

Mostra realizzata grazie al sostegno di

Fotografie: ©SchPhoto

Impaginazione e Stampa:Bandecchi & Vivaldi srl, Pontedera

a cura di Alessandro Schiavetti

Roberto Berrugiin fieri

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C’è qualcosa di magico nella trasformazione di vecchi pezzi di scarto da

carrozzeria in oggetti d’arte, nell’abilità di dare una nuova forma a questi

materiali, nel vedere al di là, una nuova vita dove tutti vedono cose da

portare in discarica. È quello che ho pensato la prima volta che ho messo

piede nell’officina di Roberto Berrugi, una persona semplice, dai saldi

valori morali, solida così come lo sono i materiali che utilizza per creare le

sue opere d’arte. Ed è anche per questo che non ho avuto dubbi quando

la mia Amministrazione ha voluto riqualificare uno spazio all’accesso alla

nostra cittadina e farne un omaggio alla nostra storia, arricchendolo con

quello che è il simbolo del nostro comune, l’Omino di Ferro. Roberto è stata

la prima persona a cui ho pensato per realizzarlo, ed è con entusiasmo ed

orgoglio che si è dedicato da subito a questo progetto, donando a Cecina,

la sua e la nostra città, un po’ della sua arte. E adesso Cecina ricambia,

tributandogli una mostra personale, per celebrare un’arte, quella del

recupero di materiali di scarto, che mai come oggi acquista un significato

civile oltre che artistico. Grazie Roberto.

Samuele LippiSindaco di Cecina

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Quando un collega mi descrisse in maniera così entusiasta le opere di

Roberto Berrugi, confesso che rimasi perplesso ma anche curioso di vedere

dal vero le realizzazioni. Così chiamai casa Berrugi e andai personalmente

a visitare la mostra.

Fu una sorpresa vedere la nuova vita di vecchi pezzi di motore e di carrozzeria,

che avevano esaurito la propria utilità e che si erano trasformati, attraverso

le sapienti mani di Roberto, in qualcosa di completamente nuovo, in una

forma di arte contemporanea che ha trovato da subito il consenso di molti

critici ed esperti.

La Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci non poteva

che sponsorizzare questo bellissimo evento, non solo per l’amicizia e la

conoscenza che ci lega da tanti anni alla famiglia Berrugi, ma soprattutto

certi della valenza artistica della mostra e del contributo che potrà dare

alla diffusione della conoscenza del nostro territorio.

I miei personali complimenti a Roberto, realizzare queste opere dimostra

una grande sensibilità, una grande dote, comune solo agli “artisti”.

Fabrizio Mannari Direttore Generale BCC Castagneto Carducci

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Cecina e l’arte del ferro hanno un comune denominatore: il laboratorio

di Roberto Berrugi. Una sorpresa che si svela nel cuore dell’officina di

famiglia.

Gli inglesi chiamano upcycling l’arte del riciclo, del riuso: ridare vita ad

oggetti vecchi, da buttare. Nel laboratorio-officina di Roberto Berrugi

gli scarti riprendono forma, vigore e calore. Si trasformano. Con una

variante originale: sono rigorosamente di metallo. E rigorosamente pezzi

meccanici: motori, brandelli di carrozzerie, pistoni, radiatori. Di auto, di

camion, di moto... Come Vulcano nel suo antro, Berrugi trasforma in opere

d’arte questi vecchi oggetti metallici. Un hobby plasmato dalla passione e

dal talento. In un gioco di immaginazione.

Chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista, dice San Francesco.

Roberto Berrugi crea le sue sculture: una passione nata dalla materia prima

della sua attività e coltivata a fianco e dopo il lavoro. Fino ad esplodere con

l’età della pensione. Quello che era un passatempo è diventato un’arte. In

modo naturale, senza forzature: ore e ore trascorse nel suo laboratorio,

precedute dalla scelta del materiale. Passione condivisa con la moglie

Carla, la sua prima sostenitrice.

Radiatori, pistoni, bielle, pompe, alberi a camme, carburatori, interi motori

che si trasformano in infinite creazioni. Berrugi le sceglie intuendo le loro

potenzialità: sa già cosa diventeranno dopo la cura. Fatta di una paziente

opera di pulizia, di assemblaggio e armonizzazione. È così che assumono

L’arte del ferro nel cuore di Cecina

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nuove spoglie, diventando robot, chitarre e altri strumenti musicali,

macchine da corsa dalle più svariate forme e dimensioni. Ci sono richiami

ad eventi sportivi e fatti di cronaca, lo skyline di New York. E c’è l’Omino

di Ferro, simbolo di Cecina, realizzato in diverse misure: dalla scultura da

tavolo fino alla grandezza naturale che è andata a decorare la rotatoria di

piazza XX Settembre.

Alcuni pezzi si trasformano in tavoli da fumo. Altri in personaggi biblici. Un

universo metallico si anima all’interno del laboratorio-officina, che è anche

galleria d’arte, dove le sculture seguono una collocazione e un itinerario

espositivo preciso, in cui la mano dell’artista trasuda tutto l’amore per le

proprie creature.

Maria MeiniGiornalista – Caposervizio de Il Tirreno

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Il metallo, materiale dotato di numerose caratteristiche che ha sempre influenzato la storia dell’uomo, contrassegnando di fatto vere e proprie epoche, conduce immediatamente a pensare univocamente alla sua potenza, alla sua indistruttibilità e alla sua forza d’impiego. Eppure il metallo racchiude in sé molte debolezze, si usura e può essere attaccato da acqua e acidi senza pietà, riducendosi all’inutilizzo, al desueto, trasformandosi in un qualcosa di dimenticato. Nella fucina di Efesto, Dio greco della metallurgia e delle creazioni avveniristiche, il metallo rinasce, considerato il materiale assoluto con cui inventare e creare ogni genere di primordiale e mitologica opera d’arte, intesa in senso moderno. Dalle sue mani abili e sapienti nacquero, secondo i miti, le armi dotate di poteri magici che egli consegnava agli Dei come lo scettro di Giove, il tridente di Poseidone, lo scudo di Eracle, lo scettro di Agamennone e le armi di Achille. Dalla mente e dalle mani di Efesto nacquero poi gli automi, immaginifici robot metallici che divennero presto i suoi più fidati aiutanti. Dalla ritmata sequela di colpi di martello nella fucina, il metallo sorge e risorge, in uno stuolo di consequenziali creazioni in cui fioriscono perfezionismi di estetica intrisi di funzionalità e di avveniristico. Dalle mani e dalla mente di Roberto Berrugi, allo stesso modo, nasce un mondo futuristico complesso e determinato, costituito dal recupero dei materiali di scarto automobilistici, che nella sua ‘fucina’ modella e riassembla; il metallo che li costituisce viene plasmato e saldato nuovamente con qualità stilistica, in nuove forme e composizioni inaspettate. Al metallo stesso viene donata nuova vita, attraverso forme concatenate che le componentistiche meccaniche assumono in fase di montaggio, e che l’artista individua sapientemente in fase di studio.L’idea di poter donare nuovamente vita a un qualcosa di abbandonato si sviluppa rapidamente nella sua mente; il fuori uso, il logorato dal tempo e il dimenticato, vengono presto metabolizzati da Berrugi, che fonde il tutto smuovendo la materia con slancio e fantasia, grazie ad esperienza e profonda conoscenza dei mezzi e dei materiali

In fieri

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metallici. Berrugi cerca, individua, trasforma, modella, armonizza, donando un corpo nuovo a qualcosa che non ne ha più. E’ il modo in cui muove la materia che lo ispira, ma è soprattutto nel deterioramento della medesima e nelle potenzialità del suo sviluppo nello spazio che cerca e trova i nuovi significati delle sue creazioni. La forza d’animo e l’intenso spirito creativo dell’artista si racchiudono in ogni singolo componente che meticolosamente viene saldato insieme dalle sue mani abili, questo poco dopo che l’istinto d’approccio individua l’oggetto di riuso, creando così uno sviluppo conscio dell’objet trouvé, portandolo ad una dimensione non strettamente materica ma dualistica, in cui coesistono alla perfezione sia realtà metallica che pensiero; le opere divengono quindi non solo fisiche e illimitate, ma libere da vincoli e poeticamente consapevoli. I materiali di recupero che l’artista ricicla sapientemente vengono saldati in maniera mai banale e secondo un iter organizzativo di incredibile pregio; la componentistica auto, un tempo allineata in una morbosa catena di montaggio dal ritmo ciclico, lascia la sua ombra e il suo calco nei bidoni dove si accumulano vecchi materiali di scarto meccanico, luogo laddove Berrugi cerca e individua l’idea, che prende forma nel momento stesso in cui la sua mano pesca il rottame giusto. Nella sua mente l’opera prende forma prima ancora che la sua abilità accolga il martello per iniziare a piegare e ammorbidire le forme del singolo oggetto, che poi lega ad altri materiali metallici di scarto di vita quotidiana, in un turbine di idee che si accavallano, oltrepassando quel concetto di Industrial Compressed inteso come simbolo di morte, donando invece nuova vita e splendore a componenti che a poco a poco acquisiscono forma e sinuosità. È come se le opere, una volta finite, costituiscano esse stesse una via per l’infinito in costante sviluppo; posso definire l’intero corpus artistico di Berrugi come un mondo di ‘opere dissepolte’, in cui l’astratto prevale sulla materia che però si ricompone, decontestualizzando il significato primordiale del pezzo meccanico in quanto tale. Il dissepolto, cioè il riportato alla luce, è metafora di vita, in cui il desueto torna ad essere protagonista di nuovi sviluppi e di nuovi incastri; seppellite infatti tra cumuli di materiali, le ossature che l’artista sceglie divengono via via sempre più complesse e articolate, e molto spesso oggetto di precise e chirurgiche operazioni di modellatura e reimpiego. Il nucleo dell’opera che l’artista intende realizzare sceglie da

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solo la sua via, proprio quando le sue mani iniziano a ridurre e a piegare, nel mentre il suono orchestrato della mola e del martello accompagnano il sorgere frenetico delle forme. Il suono è ‘convesso’, si articola ritmico in quello che Berrugi fonde e sviluppa nei suoi lavori, proprio perché lo stesso suono conduce, raccoglie e trasporta. L’attenzione al particolare e al rigore lavorativo fanno in modo che il tutto non si riduca alla riproducibilità tecnica, ovvero a quel percorso in cui non sussista un unicum artistico rendendo così l’opera intesa come una moltiplicazione seriale, ma bensì nel caso di Berrugi ne svolge attività propulsiva, concentrando in binomio sia la potenza del bello estetico sia l’unicità della creazione manuale. È un mondo in fieri quello di Berrugi, cioè in costante divenire, non finito e in continuo sviluppo; un mondo in cui spesso si avviluppano tra loro forme sensuali, visioni iperrealiste e futuristici scorci di materiale che da immobile e pesante diviene plastico e curvilineo. Il suono ad esempio, che riveste un’importanza particolare nella carriera lavorativa di Berrugi, si trasforma come i suoi materiali; si evolve da un primordiale timbro sordo e cupo, attraversando quel graffiante grido di utensili e lame usate in officina, diventando così brioso e armonico, leggiadro, in quel fondersi perfetto di forme morbide costituite dai corpi dei suoi strumenti musicali. Le chitarre 16 e 24 Valvole, perfettamente assemblate, usano come amplificatore in linee avveniristiche lo sfiato delle marmitte, mentre gli altri strumenti assumono i contorni di un’orchestra realista, per niente allegorica e carica di penetrante e dinamica melodia. Gli automi di Berrugi sono invece forti e longilinei, emblemi di prestanza e durevolezza allo stesso tempo intrisi da quel tocco d’ironia che contraddistingue l’artista; le forme si sviluppano come in una sequela di concatenazioni che solo l’arte, l’esperienza e la conoscenza di meccanismi e materiali di recupero possono donare. I suoi mondi futuri contemplano non solo gli scultorei emblemi del passato e i suoi eroi, dal possente David, a Ettore che difese le mura di Troia, per passare ai meravigliosi Bronzi di Riace, ma in un meltin pot meccanicistico presentano un ventaglio di cyborg e di armi tecnologiche che completano la nuova specie in un progresso continuativo. Nel regno dei veicoli ogni piccolo particolare è legato all’altro, ogni fase dell’assemblaggio e del montaggio fa parte di quel sistema a matrice complessa che l’artista crea durante la fase zero dell’idea; qui infatti, ogni

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automobile e ogni altro veicolo che nasce e cresce è costituito da piccoli scrigni di estetica funzionale, incastonati tra loro come in una catena che vede a capo quel ‘motore immobile’ molto simile a quello facente parte del pensiero aristotelico. Il motore non mosso quindi, inizialmente, porta Berrugi a disegnare elementi che si incatenano e saldano tra loro uno ad uno, elementi che assumono la forma di condizioni sine qua non che si estroflettono in chirurgiche corse al dettaglio create con minuziosa e laboriosa tecnica. Nel mondo disegnato dell’artista vige un senso di lucente libertà, soprattutto negli astratti realizzati con dei radiatori, ove gli stessi vincoli svaniscono e si sublimano in forme leggere e libere da imposizioni e costrizioni; forme veleggianti che coinvolgono l’osservatore trasportandolo in un quadro senza cornici, ove rovina e abbandono lasciano il posto a una fioritura e a un rinnovamento estetico, un vero e proprio rinascere d’immagine che lascia spazio solo all’utilizzo della fantasia. La sua è una produzione sostenibile che mostra la potenzialità del desueto, in cui gli oggetti vengono considerati non per quello che sono, ma per quello che potrebbero essere; è così che l’arte di Berrugi, che contiene in seno quel messaggio sociale dirompente che è il riutilizzo, è in costante divenire, e dimostra quanto essa stessa sia soggetta a mutamenti e a nuovi sviluppi. È con questo modus operandi, ove il trinomio cuore-mani-mente ha prodotto per anni, che la fantasia si avviluppa stretta al perfezionismo e al dettaglio, laddove ogni colpo di martello che riduce e plasma la lamiera, risuona come un rombo di motore che si accende nuovamente e smuove quei forti pistoni invisibili. Lo stesso motore ruggente che ritrovo nei suoi occhi e nel suo cuore, ogni volta che mi soffermo a dialogare con lui, ammirando quelle creazioni straordinariamente varie che mi suggeriscono di colpo emozioni profonde da ogni loro millimetro.

Alessandro Schiavetti

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opere scelte

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Minos2012Sezione ponte posteriore automobile, spingidisco frizione, fendinebbia piccoli, sezione albero di trasmissione, base disco freni90 x 42 x 30 cm

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Omino di Ferro2016Attuatore turbo Volkswagen, modulo centro albero con pompa olio Volkswagen, alberi a camme, tiranti sterzo, lamiera sagomata, cuscinetto, spingidisco frizione87 x 30 x 14 cm

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David2016Attuatore turbo Volkswagen, modulo centro albero con pompa olio Volkswagen, alberi a camme, tiranti sterzo, cuscinetto, spingidisco frizione80 x 30 x 14 cm

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Bronzi2013-2014Attuatore turbo Volkswagen, modulo centro albero con pompa olio Volkswagen, alberi a camme, tiranti sterzo, cuscinetto, spingidisco frizione85 x 25 x 12 cm

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Rikishi2016Attuatore turbo Volkswagen, modulo centro albero con pompa olio Volkswagen, alberi a camme, tiranti sterzo, spingidisco frizione67 x 40 x 24 cm

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Ettore2017Supporto motore Audi A4, sottocoppa olio Volkswagen 1400 TSI, sospensioni anteriori in lega, cuscinetto tendicinghia, dischi frizione sezionati65 x 36 x 13 cm

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Reporter2012Monoiniettore Weber, valvola parzializzatrice, valvola riciclo gas di scarico con radiatore, cuscinetto, spingidisco frizione98 x 40 x 12 cm

Molleggiato2013Molla centrale automobile, molle laterali e inferiori motocicletta, cuscinetto tendicinghia, spingidisco frizione80 x 30 x 14 cm

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Atlante2017Attuatore turbo Volkswagen, collettore di scarico automobile, marmitta, spingidisco frizione, lampada da giardino in plastica104 x 30 x 15 cm

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Emma e Valter2017Fusello automobile con bracci modificati, sospensione automobile in lega, cuscinetto tendicinghia62 x 30 x 25 cm

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Blaster 12015Piantone sterzo, compressore climatizzatore, tubo di scarico motocicletta, impugnatura phon60 x 30 x 13 cm

Blaster 22012Piantone sterzo, compressore climatizzatore, tubo di scarico motocicletta, specchio retrovisore cromato57 x 35 x 20 cm

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Astratti2013-2014-2017Radiatore climatizzatore in alluminio40 x 32 x 2.5 cm, 38 x 35 x 2.5 cm, 55 x 25 x 2.5 cm

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Fantasma2017Radiatore climatizzatore in alluminio, tondino di ferro 5mm54 x 38 x 2.5 cm

Onda2016Radiatore climatizzatore in alluminio, cuscinetto tendicinghia, spingidisco frizione43 x 42 x 2.5 cm

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Manhatthan2017Particolari sezionati radiatore autocarro in lega, radiatori intercooler, rifiniture in catene, candele automobile, asta sostegno portellone posteriore MercedesWT1 - Torre nord 140 x 20 x 20 cm, WT2 - Torre sud 116 x 20 x 20 cm, WT3 80 x 11 x 14 cm, WT4 80 x 10 x 10 cm, WT5 47 x 11 x 11 cm

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Irmis2017Marmitta automobile Volkswagen Tijuan, filtri caffè laterali, impugnatura in catena, lamiera sagomata42 x 37 x 19 cm

Monella2018Marmitta motorino, lamiera sagomata, tracolla in catena24 x 20 x 9 cm

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16 Valvole2017Protezione disco da taglio per troncatrice, terminale tubo di scarico automobile, galletti filettati, stelo sospensione posteriore motocicletta, base spingidisco frizione107 x 35 x 5 cm

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Dobro2017Coperchio distribuzione pompa a olio posteriore D120 motocarro, montante in lega sospensione anteriore, intelaiatura in tondino di ferro 5mm con rullieri e tendicinghia automobile80 x 24 x 5 cm

24 Valvole2017Protezione disco da taglio per troncatrice, tubo di scarico automobile con terminale doppio, galletti filettati, tubi marmitte auto e moto113 x 40 x 8 cm

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Balalaika2017Radiatore climatizzatore automobile in alluminio, cassa armonica montante interno automobile, ingranaggi motocicletta sezionati105 x 35 x 22 cm

Sweet Music2017Radiatore acqua per automobile, supporto verticale in lega, alloggio corde con accessori sagomati, spingidisco frizione150 x 60 x 6 cm

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Quasimodo2017Braccio di sospensione automobile anteriore in lega, intelaiatura con tondino 5mm, filtro olio cromato motocicletta, spingidisco frizione80 x 25 x 8 cm

Cloche2017Cloche, spingidisco frizione, terminale cromato di scarico, tondino 5mm per fissaggio corde70 x 23 x 20 cm

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Oliver2017Radiatori riciclo gas di scarico Audi e BMW, valvole automobile, tubo di scarico sagomato60 x 17 x 25 cm

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Marinella2018Turbina automobile, piattina in ferro sagomata, particolari con catena35 x 16 x 8 cm

Trottola2015Turbina automobile Smart Diesel, catene motocicletta40 x 15 x 7 cm

Gelsomina2018Turbina automobile, piattina in ferro sagomata32 x 16 x 9 cm

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Pristidae2016Lama fuori uso tagliasiepi, corpo in lamiera sagomata104 x 40 x 22 cm

Imperatore2012Marmitta automobile sezionata, pistone automobile, lamiera sagomata, cuscinetto tendicinghia, disco freni73 x 18 x 28 cm

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Flipper2016Marmitta motorino sezionata, pinne e coda in lamiera sagomata56 x 26 x 25 cm

California2016Marmitta motorino sezionata, pinne e coda in lamiera sagomata48 x 24 x 23 cm

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Cobra2016Radiatore climatizzatore in alluminio, cuscinetto tendicinghia, spingidisco frizione34 x 40 x 2.5 cm

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Gambalunga2017Tubo di scarico sagomato, radiatore climatizzatore, piantoni snodati sterzo automobile Audi Q7, spingidisco frizione, cuscinetto tendicinghia110 x 45 x 37 cm

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Calice2015Bracci sospensioni posteriori automobile in lega, piatto circolare in acciaio, piano in vetro56 x 44 x 44 cm

Castello2013Portadischi cambio doppia frizione D.S.G., cuscinetto tendicinghia, spingidisco frizione, piano in vetro40 x 30 x 30 cm

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Bang-Bang2016Collettore aspirazione V8, cornetti verticali, cuscinetto tendicinghia, spingidisco frizione, piano in vetro54 x 40 x 30 cm

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Dragster2015Telaio in catene motocicletta, cuscinetti tendicinghia, lamiere di riporto sagomate, motore alzacristalli automobile60 x 20 x 14 cm

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Pole Position2016Telaio con catene motocicletta, pistoni automobile, lamiera sagomata47 x 22 x 12 cm

F12015Telaio con catene motocicletta, cuscinetti in acciaio, lamiera sagomata32 x 17 x 12 cm

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Augusta2017Carter messa in moto motorino Piaggio, lamiere sagomate, piattina in ferro50 x 38 x 24 cm

Gatto delle Nevi2016Catena doppia maglia, rulli in plastica, lamiera sagomata, carburatore motorino48 x 27 x 24 cm

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Valentino2016Lamiera sagomata, cuscinetti, carburatore motorino32 x 11 x 10 cm

Trike2016Scocca in lamiera sagomata, cuscinetti in acciaio, carburatori motorino rimovibili43 x 18 x 12 cm

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Roberto Berrugi nasce e vive a Cecina. Da subito, iniziando a sviluppare il

mestiere che lo ha reso noto su tutto il territorio, impara a dialogare con

la materia, che scalda, dilata, raffredda, modella. Il ferro, l’alluminio e la

lamiera divengono parte integrante della sua vita in cui ogni giorno ama

rimanere a stretto contatto con la manualità. Berrugi, dopo il periodo di

apprendistato, decide di mettersi in proprio e fonda la sua prima carrozzeria,

realtà che, seppur importante, gli va stretta; decide allora di riunire parte

dei suoi concorrenti e fonda una società, la carrozzeria Europa. Questa

diventerà ben presto parte integrante della storia cecinese, divenendo un

vero e proprio punto di riferimento per tutte le automobili del paese e del

territorio. Berrugi non si ferma, e grazie alle sue capacità e al suo pensiero

imprenditoriale, si inventa la Centrauto, 3600 metri quadrati di carrozzeria

per veicoli industriali. E’ un’azienda all’avanguardia, che vanta attrezzature

acquistate nel 1973 in America selezionate dallo stesso Berrugi e per

questo già esclusiva nel suo genere. Sarà un poderoso successo, che

terminerà con il tempo quando dall’azienda uscirà proprio il suo ideatore.

Dovrà però misurarsi ancora con essa, quando verrà richiamato per tentare

di ripristinarne importanza e valore. Il ritorno di Berrugi farà fare di nuovo

un salto di qualità, e per lui sarà nuovamente un successo, consolidando la

sua rivincita e potendo così definire attualmente l’azienda stessa come ‘La

mia più grande Opera d’Arte’. L’idea di poter donare nuovamente vita a un

qualcosa di abbandonato si sviluppa rapidamente; il fuori uso, il logorato

dal tempo e il dimenticato, vengono presto metabolizzati da Berrugi,

Biografia

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che fonde il tutto smuovendo la materia con slancio e fantasia, grazie

ad esperienza e profonda conoscenza dei mezzi e dei materiali metallici.

Berrugi cerca, individua, trasforma, modella, armonizza pezzi meccanici

e similari tra loro, donando un corpo nuovo a qualcosa che non ne ha

più, riportando in vita materiali desueti e ormai inutilizzabili. E’ il modo in

cui muove la materia che lo ispira, ma è soprattutto nel deterioramento

della medesima e nelle potenzialità del suo sviluppo nello spazio che

cerca e trova i nuovi significati delle sue creazioni. In base ad intensità ed

estensione dello spazio, curva e rigenera, donando nuove linee e forme ad

oggetti che lascia nudi e puri, come ad esempio nella serie degli Astratti,

oppure inserendoli in contesti complessi come parte integrante di una

nuova creazione, come ad esempio nel fenicottero Gambalunga.

“La materia risponde sempre in maniera diversa a seconda di come la

tocchi e con che intensità. Il suono che produce il martello è sempre lo

stesso, è l’istinto che ogni volta ti fa capire come muoverti”. Questo il

corpus del pensiero creativo di Berrugi.

A chi gli domanda quando ha cominciato a realizzare opere d’arte, risponde

che quelle aziende volute, innovative e sofferte, ne facevano già parte.

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Si ringraziano tutte le persone che hanno creduto fortemente in questo progetto. Si ringrazia l’Amministrazione Comunale di Cecina per aver promosso l’iniziativa,

lo staff di ACS Art Center per aver sviluppato la mostra e la famiglia Berrugi per per la cordialità e la disponibilità dimostrata durante tutto il periodo di progettazione.

Un ringraziamento particolare va alla BCC Banca di Credito Cooperativo di Castagneto Carducci per aver sostenuto l’iniziativa.

STAMPATO DABANDECCHI & VIVALDI

PONTEDERA

MARZO 2018