Rivista Galileo: Sostenibilità Ingegno Responsabilità

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Monografie di Galileo Supplemento al n. 206 Maggio 2012 Anno XXIV Editore Collegio degli Ingegneri della Provincia di Padova, piazza G. Salvemini 2, 35131 Padova, tel-fax 0498756160, www.collegioingegneripadova.it, segreteria@collegioinge- gneripadova.it Direttore responsabile Enzo Siviero, en- [email protected] Codirettore Pierantonio Barizza • Vicedirettore Michele Culatti • Comitato di gestione Fabio Bonfà, Gian Luigi Burlini, Enzo Siviero, Ezio Miozzo, Stefano Casarotti-Todeschini • Comitato di redazione Maria Elena Frusciante (Coordinatore), Paolo Caporello, Paolo Foletto, Gu- glielmo Monti, Lamberto Bertoli, Alessandro Stocco• Impagi- nazione e redazione Queen’s Srl, via Zabarella 32, 35121 Pa- dova, tel. 049 8759328, 049654749 [email protected] Pubbliche relazioni Giorgia Roviaro, tel-fax 0498070956, [email protected] Stampa La Photograph, via L. da Zara 8, 35020 Albignasego, Pd, tel 049 8625690 • Autorizzazione Tribunale di Padova n. 1118 del 15 marzo 1989 • Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, com- ma 20/b, legge 662/96, Filiale di Padova • ISSN 1122-9160 • Avvertenze La Direzione non si assume alcuna responsabilità per eventuali danni causati da informazioni errate. Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano in alcun modo né l’editore né la redazione • Tutela della pri- vacy Qualora siano allegati alla rivista, o in essa contenuti, questionari oppure cartoline commerciali, si rende noto che i dati trasmessi verranno impiegati a scopo di indagine di mer- cato e di contatto commerciale, ex D.L. 123/97. Si informano gli abbonati che il loro indirizzo potrà essere impiegato anche per l’inoltro di altre riviste o di proposte commerciali. È diritto dell’interessato richiedere la cancellazione o la rettifica, ai sen- si della L. 675/96 • Norme generali e informazioni per gli au- tori Galileo pubblica articoli di ingegneria, architettura, legi- slazione e normativa tecnica, attualità, redazionali promozio- nali. Viene inviato gratuitamente agli iscritti all’Ordine e al Collegio degli Ingegneri della provincia di Padova, nonché a persone, enti e istituzioni selezionati su tutto il territorio nazio- nale. Iscrizione annuale al Collegio, aperta anche ai non inge- gneri: 35 da versare sul c/c 473045, Banca di Credito Coope- rativo di Sant’Elena, Agenzia Padova, IBAN IT59J0884312100 000000473045. Gli articoli vanno inviati a: redazione@ gali- leo.191.it. L’approvazione per la stampa spetta al Direttore che si riserva la facoltà di modificare il testo nella forma per u- niformarlo alle caratteristiche e agli scopi della Rivista dan- done informazione all’Autore. La proprietà letteraria e la re- sponsabilità sono dell’Autore. Gli articoli accettati sono pub- blicati gratuitamente purché non superino i cinquemila carat- teri e le cinque illustrazioni. Per testi superiori viene richiesto un contributo spese da valutare volta per volta. I testi vanno forniti in formato elettronico WORD (.doc) non impaginato. Le immagini in formato digitale JPEG (.jpg) vanno fornite in file singoli separati dal testo: definizione 300 dpi e base max 21 cm. Bibliografia e note vanno riportate con numerazione pro- gressiva seguendo l’ordine di citazione. Un breve curriculum professionale dell’autore (circa 60 parole) può essere inserito alla fine dell’articolo e comparirà nella stampa. Le bozze di stampa vanno restituite entro tre giorni dall’invio. Gli Autori possono ritirare gratuitamente tre copie della rivista presso il Collegio degli Ingegneri, ulteriori copie (2,50 a copia) posso- no essere richieste a Segreteria del Collegio degli Ingegneri, tel- fax 0498756160, [email protected]. Sostenibilità Ingegno Responsabilità Opportunità per la cura e la valorizzazione del territorio A cura di Davide Scapin con la collaborazione di Pierantonio Barizza e Michele Culatti Salvaguardia del Paese, l’impegno degli Ingegneri Fabio Bonfà 4 Sostenibilità Ingegno Responsabilità Giorgio Simioni 5 Curare, riparare, ripartire Nicola Emery 6 Sostenibilità, un’occasione per l’architettura Davide Scapin 7 Norma e Forma Gianni Massa 8 Perché credere allo sviluppo sostenibile? Francesca Gambarotto 11 Sostenibilità &Accessibilità Alberto Arenghi 12 Città e Sostenibilità. Storia, declinazioni e pratiche Pasqualino Boschetto, Alessandro Bove 14 Interventi di sicurezza idraulica nell’area metropolitana di Vicenza Area di laminazione lungo il torrente Timorchio Massimo Coccato, Enrico Frank 22 Sostenibilità e Costruzione. Alcuni spunti di riflessione Piercarlo Romagnoni, Francesco Fellin 20 Sostenibilità ed Efficienza energetica in edilizia Michele Sanfilippo 22 L’albero, la macchina perfetta Andrea Zenari 23 Luce bianca (e non solo) per la città verde Lorenzo Fellin 24 L’evoluzione del sistema elettrico come risposta alle esigenze di Sostenibilità energetica Roberto Caldon, Roberto Turri 26 Smart grid La Gestione intelligente dell’energia elettrica M. Stellini, S. Friso, T. Caldognetto 30 Governare la Sostenibilità, governare la Complessità Ezio Miozzo 32 Uso del GIS nella stima dei potenziali da fonti rinnovabili Fabio Disconzi, Arturo Lorenzoni 34 Sostenibilità e sistemi di spostamento Paolo Chiaro 37 Equivivere. Per un’architettura sostenibile Paolo Simonetto 38 Premio Nuova Energia Massimo Malaguti 37 Casa 1 Davide Scapin 40 Casa Borghesan Julian W. Adda 42 SOSTENIBILITÀ INGEGNO RESPONSABILITÀ OPPORTUNITÀ PER LA CURA E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO Monografie di GALILEO Rivista di informazione attualità e cultura degli Ingegneri di Padova Monografie di GALILEO Rivista di informazione attualità e cultura degli Ingegneri di Padova

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Opportunità per la cura e la valorizzazione del territorio

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Monografiedi GalileoSupplemento al n. 206Maggio 2012Anno XXIV

Editore Collegio degli Ingegneri della Provincia di Padova,piazza G. Salvemini 2, 35131 Padova, tel-fax 0498756160,www.collegioingegneripadova.it, [email protected] • Direttore responsabile Enzo Siviero, [email protected] • Codirettore Pierantonio Barizza •VicedirettoreMichele Culatti • Comitato di gestione FabioBonfà, Gian Luigi Burlini, Enzo Siviero, Ezio Miozzo, StefanoCasarotti-Todeschini • Comitato di redazioneMaria ElenaFrusciante (Coordinatore), Paolo Caporello, Paolo Foletto, Gu-glielmo Monti, Lamberto Bertoli, Alessandro Stocco• Impagi-nazione e redazioneQueen’s Srl, via Zabarella 32, 35121 Pa-dova, tel. 049 8759328, 049654749 [email protected]• Pubbliche relazioni Giorgia Roviaro, tel-fax 0498070956,[email protected] • Stampa La Photograph,via L. da Zara 8, 35020 Albignasego, Pd, tel 049 8625690 •Autorizzazione Tribunale di Padova n. 1118 del 15 marzo1989 • Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, com-ma 20/b, legge 662/96, Filiale di Padova • ISSN 1122-9160 •Avvertenze La Direzione non si assume alcuna responsabilitàper eventuali danni causati da informazioni errate. Gli articolifirmati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnanoin alcun modo né l’editore né la redazione • Tutela della pri-vacy Qualora siano allegati alla rivista, o in essa contenuti,questionari oppure cartoline commerciali, si rende noto che idati trasmessi verranno impiegati a scopo di indagine di mer-cato e di contatto commerciale, ex D.L. 123/97. Si informanogli abbonati che il loro indirizzo potrà essere impiegato ancheper l’inoltro di altre riviste o di proposte commerciali. È dirittodell’interessato richiedere la cancellazione o la rettifica, ai sen-si della L. 675/96 •Norme generali e informazioni per gli au-tori Galileo pubblica articoli di ingegneria, architettura, legi-slazione e normativa tecnica, attualità, redazionali promozio-nali. Viene inviato gratuitamente agli iscritti all’Ordine e alCollegio degli Ingegneri della provincia di Padova, nonché apersone, enti e istituzioni selezionati su tutto il territorio nazio-nale. Iscrizione annuale al Collegio, aperta anche ai non inge-gneri: 35€da versare sul c/c 473045, Banca di Credito Coope-rativo di Sant’Elena, Agenzia Padova, IBAN IT59J0884312100000000473045. Gli articoli vanno inviati a: redazione@ gali-leo.191.it. L’approvazione per la stampa spetta al Direttoreche si riserva la facoltà di modificare il testo nella forma per u-niformarlo alle caratteristiche e agli scopi della Rivista dan-done informazione all’Autore. La proprietà letteraria e la re-sponsabilità sono dell’Autore. Gli articoli accettati sono pub-blicati gratuitamente purché non superino i cinquemila carat-teri e le cinque illustrazioni. Per testi superiori viene richiestoun contributo spese da valutare volta per volta. I testi vannoforniti in formato elettronico WORD (.doc) non impaginato. Leimmagini in formato digitale JPEG (.jpg) vanno fornite in filesingoli separati dal testo: definizione 300 dpi e base max 21cm. Bibliografia e note vanno riportate con numerazione pro-gressiva seguendo l’ordine di citazione. Un breve curriculumprofessionale dell’autore (circa 60 parole) può essere inseritoalla fine dell’articolo e comparirà nella stampa. Le bozze distampa vanno restituite entro tre giorni dall’invio. Gli Autoripossono ritirare gratuitamente tre copie della rivista presso ilCollegio degli Ingegneri, ulteriori copie (2,50€a copia) posso-no essere richieste a Segreteria del Collegio degli Ingegneri, tel-fax 0498756160, [email protected].

Sostenibilità Ingegno ResponsabilitàOpportunità per la cura e la valorizzazione del territorio

A cura di Davide Scapincon la collaborazione diPierantonio Barizza e Michele Culatti

Salvaguardia del Paese, l’impegno degli IngegneriFabio Bonfà 4Sostenibilità Ingegno ResponsabilitàGiorgio Simioni 5Curare, riparare, ripartireNicola Emery 6Sostenibilità, un’occasione per l’architetturaDavide Scapin 7Norma e FormaGianni Massa 8Perché credere allo sviluppo sostenibile?Francesca Gambarotto 11Sostenibilità &AccessibilitàAlberto Arenghi 12Città e Sostenibilità. Storia, declinazioni e pratichePasqualino Boschetto, Alessandro Bove 14Interventi di sicurezza idraulicanell’area metropolitana di VicenzaArea di laminazione lungo il torrente TimorchioMassimo Coccato, Enrico Frank 22Sostenibilità e Costruzione. Alcuni spunti di riflessionePiercarlo Romagnoni, Francesco Fellin 20Sostenibilità ed Efficienza energetica in ediliziaMichele Sanfilippo 22L’albero, la macchina perfettaAndrea Zenari 23Luce bianca (e non solo) per la città verdeLorenzo Fellin 24L’evoluzione del sistema elettrico come rispostaalle esigenze di Sostenibilità energeticaRoberto Caldon, Roberto Turri 26Smart grid La Gestione intelligente dell’energia elettricaM. Stellini, S. Friso, T. Caldognetto 30Governare la Sostenibilità, governare la ComplessitàEzio Miozzo 32Uso del GIS nella stima dei potenziali da fonti rinnovabiliFabio Disconzi, Arturo Lorenzoni 34Sostenibilità e sistemi di spostamentoPaolo Chiaro 37Equivivere. Per un’architettura sostenibilePaolo Simonetto 38Premio Nuova EnergiaMassimo Malaguti 37Casa 1 Davide Scapin 40Casa Borghesan Julian W. Adda 42

SOSTENIBILITÀINGEGNORESPONSABILITÀOPPORTUNITÀ PER LA CURAE LA VALORIZZAZIONEDEL TERRITORIO

Monografie di GALILEORivista di informazioneattualità e culturadegli Ingegneri di Padova

Monografie di GALILEORivista di informazioneattualità e culturadegli Ingegneri di Padova

4 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Per uscire dalla grave crisi che ci attanaglia serve un progetto di rilancio del Paese. Serve in-traprendere, urgentemente, una serie di iniziative che garantiscano la ripresa economica,che promuovano la crescita coniugandola con la sostenibilità. È questa l'agenda politica

«crescita e sostenibilità».Solo investendo nei settori dell'energia, dell'ambiente, delle infrastrutture materiali e immateriali,della salvaguardia e tutela del territorio, nella valorizzazione del patrimonio immobiliare, potre-mo garantire la ripresa economica.La sostenibilità è il presupposto essenziale per garantire il futuro del pianeta e delle generazioniche lo abiteranno.Servono soluzioni innovative, nuovi materiali, nuove tecniche costruttive. Il lavoro degli ingegneriè quello di rendere tangibili i progressi scientifici, trasformandoli in soluzioni concrete che miglio-rano la qualità della vita.Serve recuperare, valorizzandolo, il patrimonio immobiliare e il patrimonio culturale e artistico.Bisogna rendere efficiente l’edilizia esistente e riqualificare le aree dismesse.Serve attivare politiche ambientali che garantiscano la manutenzione e la rigenerazione del terri-torio e delle infrastrutture che riducano i consumi energetici, che razionalizzino la mobilità. Insintesi un nuovo modello integrato di sviluppo. Questa è la nostra responsabilità di tecnici, di in-gegneri. In questo impegnativo percorso ci deve guidare una rinnovata etica della professione, incui nella nostra attività perseguiamo la crescita garantendo la sostenibilità.La crisi che viviamo, ci dicono gli economisti, è una crisi finanziaria, a fronte dell’enorme debitopubblico i mercati ci chiedono solidità, solvibilità, ci chiedono garanzie.La risposta degli ingegneri è: «garantiamo i mercati con un imponente piano di salvaguardia e tu-tela del territorio, con la valorizzazione dell'immenso patrimonio artistico e culturale del paese,con una rigenerazione del patrimonio immobiliare, con un progetto di crescita sostenibile».•

sostenibilitàingegno

responsabilità

Salvaguardia del Paesel’impegno degli Ingegneri

Fabio BonfàVicepresidente del Consiglio Nazionale Ingegneri

garantiamo i mercati con unimponente piano di salvaguar-dia e tutela del territorio, con lavalorizzazione dell'immensopatrimonio artistico e culturaledel paese, con una rigenerazio-ne del patrimonio immobiliare,con un progetto di crescitasostenibile

5 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Sostenibilità IngegnoResponsabilità Giorgio SimioniPresidente dell’Ordine degli Ingegneri di Padova

Oggi più che mai la questione della responsabilità della nostra generazione nei confronti diquelle future pone, inevitabilmente, e in ogni ambito del nostro pensiero o azione, la ne-cessità di ispirazione, confronto e controllo, ordinati rispetto ai principi guida della soste-

nibilità.Molte sono le strade che possiamo percorrere per garantirci un futuro e cercare di salvaguardare ilmondo nel quale viviamo ma non le potremo percorrere da soli. L’impegno dovrà essere colletti-vo, globale. È uno sforzo che può essere comune anche a realtà tra loro lontane come lo sono unsingolo imprenditore rispetto a una grande catena di distribuzione, un’associazione ambientalistada un’impresa all’avanguardia tecnologica, un professionista rispetto alle consuetudini di una pra-tica progettuale spesso ordinaria.L’iniziale dei nostri tempi è R: Riduci, Riusa, Ripara, Ricicla, Risparmia, Reinventa, Riabilita, Ri-solvi … con… Responsabilità.Il riciclo ad esempio, nel mondo delle costruzioni, è pratica molto antica, e oggi nuovo imperativoin voga anche nella nostra era contemporanea. Secoli fa le costruzioni venivano spesso riciclate,parti di templi o monumenti erano senza impedimenti utilizzati per lastricare strade o edificarequartieri: lo smembrato Palazzo di Diocleziano a Spalato servì a costruire la nuova città. Oggi,non diversamente da allora, il riutilizzo di strutture o rovine industriali ha assunto anche una pa-tente di ecologically correct.Oggi, forse diversamente da allora, con un risvolto prettamente materiale e un altro più concettua-le, nel momento in cui si chiede ai progettisti di inventare soluzioni innovative e ingegnose ci siconfronta con i medesimi concetti. Molte le realtà virtuose concretizzate, soprattutto all’estero,come la celebre High Line a New York, ex tracciato ferroviario trasformato in una passeggiata ver-de che attraversa la città in sopraelevata. La sfida dei nostri giorni non è quindi solo quella di co-struire in chiave e obiettivi diversi da quelli precedenti, ma anche di sovrascrivere ingegnosamen-te sull’esistente, reinventando una funzione o modificando una destinazione d’uso. Dobbiamo a-gire, confrontarci, informarci e soprattutto esercitare «il diritto di prendere in pugno la nostra vita»,attraverso la conoscenza della varietà e qualità delle energie rivolte alla difesa dell’ambiente edelle strategie che lo preservino, in particolare nel Nostro Paese, che per la tutela del proprio terri-torio mostra non poche lacune. Noi Ingegneri faremo la nostra parte, come sempre, con disponibi-lità, competenza e spirito costruttivo, ma soprattutto lealmente, perché «la delusione, se non fossi-mo capaci di raccogliere le novità di questi tempi, sarebbe terribile. Alla fine staremmo molto peg-gio di come stavamo prima!» (G. Zagrebelski).Prendendo coscienza della fragilità del nostro territorio, scopriremo come l’attenzione all’ambien-te e le necessità dettate dallo sviluppo non siano due anime incompatibili. Al contrario. Certo sideve procedere con spirito di Responsabilità e nell’ottica di una gestione durevole che va applica-ta all’energia come agli spazi pubblici, mirando sempre più ad un’economia che concili questeapparenti contraddizioni con Sostenibilità, concetto che dovrà essere attribuito all’intero processodi progettazione e gestione delle trasformazioni. Attenzione però, è solo con un buon dialogo tratutti i protagonisti della società che si potrà promuovere uno sviluppo condiviso, efficace e dure-vole, più armonico e rispettoso della propria essenzialità.Nel settore pubblico occorrono ormai inderogabili scelte economiche e normative indirizzate conlungimiranza al raggiungimento di obiettivi urgenti e pressanti in tema di mobilità pulita, riqualifi-cazione urbana, prevenzione del rischio, cura e manutenzione del territorio, migliore gestione e-nergetica dei nuovi edifici e riqualificazione di quelli esistenti, promozione di strumenti giuridici enormativi semplici e concreti per permettere alle comunità di rivendicare un corretto uso del pro-prio territorio non per inutili finalità speculative ma sulla base di valori più adeguati ai nuovi biso-gni economici e sociali che accompagneranno il prossimo futuro.Occorrono slanci d’orgoglio per attuare idee che ci spingano ad adottare un meccanismo mentaleche ci riporti all’essenzialità delle cose, per provare a sviluppare una visione di città che superi lemode, la superficialità e gli errori del nostro anche recentissimo passato, perché non è il nostroambiente che è a rischio, ma noi stessi che in esso viviamo.Anche a noi ingegneri, dunque, il compito di impiegare conoscenze e creatività a vantaggio dellacollettività occupando responsabilmente spazi in cui far emergere, ancora una volta, le nostre e-normi potenzialità innovative spesso sfruttate solo parzialmente. •

Le nostre attuali conoscenze tecnologiche cipermettono di fare quasi tutto in relazione aldesign e alla struttura del nostro parco edilizio.Siamo in condizione di costruire edifici in gra-do di produrre la stessa quantità di energia checonsumano, e di creare spazi e luoghi in cui èpiacevole soggiornare. Disponiamo del knowhow necessario per produrre materiali teorica-mente indistruttibili, come il titanio o il vetro, omateriali soggetti a un deperimento program-mato. E siamo in grado di spostarci nello spa-zio su aerei supersonici o di interrompere addi-rittura i moti browniani delle molecole. Ma no-nostante tutte queste conquiste della tecnica,non riusciamo a scrollarci di dosso una certaincertezza in relazione al futuro, e spesso cichiediamo se quello che facciamo è giusto op-pure no.

C. Luebkeman

Noi Ingegneri faremo la nostra parte, come sempre, con disponibilità,competenza e spirito costruttivo …

Curare, riparare, ripartire Nicola Emery*

6 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

sostenibilitàingegno

responsabilità

Attorno al tema della nostra responsabilità verso le generazioni futurequasi tutti i campi dell’agire umano sono oggi chiamati a elaborare prin-cipi guida ispirati al paradigma della sostenibilità.

La riflessione etica, tradizionalmente intesa come guida a compiere o a evitarecerte azioni, ha fatto il suo inaspettato ritorno entro questa nostra epoca dellatecnica, di per sé altrimenti faustianamente convinta che debba essere fatto erealizzato tutto ciò che tecnicamente può esser fatto. In non pochi ambiti, le li-mitazioni e i vincoli che l’etica della responsabilità implica, sono tuttavia sentiticome dei fattori estrinseci, sopportati come necessità contingenti e un po’ fasti-diose, di pertinenza politica e giuridica, ma privi di profondo significato disci-plinare.Nel vasto mondo delle discipline del costruire a questo riguardo si possonod’altronde incontrare posizioni diverse, anche decisamente contrapposte, mache non di rado sono poi accomunate dal fatto di non avere altro valore all’in-fuori di quello, assai limitato e relativo, che possono avere delle opzioni di ca-rattere soggettivo. Costruttori, ingegneri, pianificatori e architetti possono forseaccontentarsi di riproporre di nuovo, disponendosi in questo modo, la scena direciproca indifferenza e incomprensione già conosciuta con il crollo della torredi Babele e con la riproduzione post-moderna dell’evento…?Io penso che davanti alla domanda contemporanea intorno alla responsabilitàdell’agire, resa saliente proprio dalle estreme e quasi illimitate possibilità pro-prie delle tecniche contemporanee, sempre più potenzialmente gravide di uncapovolgimento disastroso, tendente a produrre l’inabitabilità del mondo inluogo della sua misurata, prudente, armoniosa antropizzazione, si tratti comeminimo di cercare di fare di necessità virtù.Occorre cioè provare a cogliere nell’urgenza contemporanea anche un’oc-casione per sviluppare una riflessione sui fondamenti disciplinari del proprio fa-re, per avvedersi che nelle più antiche radici delle professioni del costruire agi-sce essenzialmente un dovere della cura, un’etica della terapia da applicare sianei confronti dello spazio inteso come bene comune, sia nei confronti delle al-tre risorse ambientali anche socialmente rilevanti, evitando in primo luogo glisperperi. Ritrovare questa anima etica delle discipline del costruire e strapparlaall’oblio riannodando le parole essenziali della contemporaneità con quelle diVitruvio, di Aristotele, di Platone e di Ippocrate, radicate nel riconoscimentodella prudenza e della lungimiranza, ovvero della phronesis, quale virtù praticaessenziale, può essere utile, pur non ignorando i grandi mutamenti epocali, perricaricare di senso critico e di scopo la cultura del costruire, per ritrovare la ten-sione alla realizzazione dell’universale dentro le forme, altrimenti insostenibilie inique, del nostro fare.E per respingere le interpretazioni del contemporaneo espresse in termini di e-poca semplicemente post-architettonica, letture smerciate sullo sfondo da unlato, dell’epoca del trionfo dei team anonimi deresponsabilizzatie dall’altro di un presunto globale junk-space contro cui sembrerebbe vanocombattere. Ma è proprio di contro queste visioni, cinicamente complici deldegrado, che occorre rammemorare il progettare-costruire-curare, compiendouno scavo archeologico-fenomenologico al di qua della rovinosa frattura fra ar-chitettura e urbanistica, in vista di una rinnovata applicazione e realizzazionedel costruire-curare nelle forme di un autocontrollo creativo che sappia conte-nere e limitare se stesso e per questa via criticare gli eccessi distruttivi e auto-di-struttivi dell’esistente, sollecitando – a fronte di dismissioni e distruzioni – lacrescita di una cultura progettuale del riuso e del riabitare-riparare anziché co-struire; una cultura, anche, della decolonizzazione dello spazio quale praticacivile di pianificazione e ri-partizione; decrescita e valorizzazione, se si vuole,ma molto concretamente intese anche come dezonizzazione e ridistribuzionedell’ambiente alla fruizione, al godimento, alla cura comune. •

* Filosofo, Professore all’Accademia di Architettura dell’Uni-versità della Svizzera italiana, autore di numerosi libri fracui:L’architettura difficile. Filosofia del costruire, Marinotti, Mi-lano, 2007; II.ed 2009;Progettare, costruire, curare. Per una deontologia dell’ar-chitettura, Casagrande, Bellinzona, 2007; II ed. 2011;Ethik und Architektur, Uber die Grundgesetze des Bauens,Casagrannde, Bellinzona, 2011;Distruzione e progetto. L’architettura promessa, Marinotti,Milano, 2011

provare a cogliere nell’urgenzacontemporanea anche un’occasioneper sviluppare una riflessione suifondamenti disciplinaridel proprio fare

7 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Sostenibilitàun’occasione per l’architettura

Davide Scapin

Un concetto complesso ma non complicatoSostenibilità è un termine generico, ricco certamente di significati e sfu-mature non sempre chiare, legato oggi a un atteggiamento architettonico-progettuale, e non solo, che si riferisce al risparmio energetico (nella pro-duzione dei materiali utilizzati per la costruzione e per il funzionamentodella costruzione stessa), all’uso di fonti energetiche rinnovabili, alla limi-tata emissione di sostanze nocive per l’ambiente, al comfort, all’utilizzo dimateriali naturali e a una certa interpretazione del cosiddetto genuis locinell’utilizzo di tecniche costruttive, dispositivi e morfologie legati al luo-go. In una visione più ampia, il termine coinvolge anche la pianificazioneurbanistica a più livelli e l’organizzazione socio-economica stessa di unPaese. Per sostenibilità, nel senso più ampio, intendiamo un insieme discelte e comportamenti che ci permettano di consegnare alle future gene-razioni un Ambiente almeno non peggiore di quello ricevuto dalle genera-zioni passate.

Un concetto anticoDopo la crisi energetica degli anni ’70 i paesi industrializzati hanno ini-ziato a prendere coscienza del problema delle fonti energetiche esauribili,e oggi il tema è quanto mai attuale, ma si tratta in verità in architettura delrecupero di principi progettuali antichi, perseguiti anche nel passato, lega-ti al costruire secondo economicità, con quanto a disposizione nel luogo,cercando di ottimizzare forme, materiali e dispositivi per ottenere durabi-lità e comfort. Fin da tempi remoti l’uomo ha cercato un riparo e la storiadelle costruzioni nasce quando esso ha iniziato a conformare spazi per lavita, laddove non sempre potevano essere disponibili grotte o altri riparinaturali, utilizzando probabilmente soltanto tronchi d’albero, fango o pie-tre. Da questo punto di partenza la storia dell’architettura, se letta comestoria della costruzione, ci insegna come i più significativi momenti evolu-tivi del costruire siano legati all’utilizzo di nuovi materiali e tecniche co-struttive per migliorare la durabilità e il benessere e per innovare l’archi-tettura con linguaggi e significati nuovi. Ne sono esempi, tra i tanti citabili,l’utilizzo dei primi conglomerati cementizi e l’invenzione di ingegnosi si-stemi impiantistici per la distribuzione e l’utilizzo delle acque in epoca ro-mana (acquedotti e terme), il passaggio dall’architettura religiosa paleocri-stiana a quella romanica, con la sostituzione delle coperture lignee conpiù durevoli coperture voltate in laterizio, il perfezionamento di sistemistrutturali ad archi rampanti e pilastri a fascio nel gotico, che permisero diinnalzare cattedrali di dimensioni mai raggiunte prima e contemporanea-mente alleggerirne l’effetto con strutture filiformi e vetrate di gradi dimen-sioni. Si tratta in tutti i casi di innovazioni linguistiche intimamente legatead aspetti pratici e costruttivi.Ancora più significativa appare la grande varietà di soluzioni adottatenell’architettura tradizionale cosiddetta spontanea o minore. In ogni epo-ca e in ogni luogo, adattando i criteri costruttivi al clima e ai materiali lo-cali, l’uomo ha conformato spazi d’abitazione correttamente orientati edispositivi sostenibili per favorire il comfort. Ne sono esempio le paretispesse con elevata inerzia termica nella tradizione europea, i portici nellatradizione rurale e urbana italiana, le cupole, le lanterne, le torri del vento,i patii ventilati dotati di vasche d’acqua rinfrescanti e i pozzi di luce inquella araba, le costruzioni rialzate e dotate di grandi aggetti per favorirela ventilazione naturale e la protezione dal sole nelle regioni africane e su-damericane, i pavimenti rialzati e le pareti mobili per controllare la venti-lazione in quelle orientali ecc.Un significativo momento di rottura si è avuto nell’800, quando diventanoprotagonisti dell’architettura tre materiali che, anche se di antica scoperta,grazie alla produzione industriale ottengono un largo utilizzo: sono il cal-cestruzzo, l’acciaio e il vetro. Nello stesso periodo nuove scoperte scienti-fiche e nuove ricerche permettono la sperimentazione e l’utilizzo in archi-tettura degli impianti tecnologici, che hanno iniziato inesorabilmente asostituirsi ai dispositivi per il controllo naturale del microclima abitativo.Nel ’900, a parte le parentesi delle architetture celebrative delle dittaturepolitiche e del postmodernismo, grazie all’opera dei grandi rivoluzionaridel Movimento Moderno, è stato reciso definitivamente il cordone ombe-

licale che costringeva l’architettura ad essere alimentata dal classicismo,nato all’incirca nel IV secolo a.C. e continuamente reinterpretato nei seco-li passando attraverso l’architettura romana, rinascimentale, barocca eneoclassica, aprendo la strada a nuovi linguaggi mai prima esplorati. Nel-la seconda metà del secolo scorso l’architettura diviene un mezzo di co-municazione globale e nuove sperimentazioni progettuali creano un pa-norama architettonico caratterizzato da un’esplosione di linguaggi inediti,spesso assolutamente brillanti. Anche se classificare l’architettura per stiliè certamente un’operazione limitativa, se non detrattiva, è evidente comese nella storia dell’architettura una certa suddivisione per linguaggi legatial luogo e al periodo di sviluppo sia possibile, oggi l’architettura contem-poranea appare difficilmente catalogabile, e non certo con riferimento aluoghi o culture specifiche, bensì è piuttosto il frutto del lavoro libero esperimentale di molti architetti che si confrontano con nuovi materiali efunzioni.

Un concetto attuale e un’occasioneQuesto ampio raggio d’azione, assieme all’ormai infinità di possibilitànell’uso di materiali e dispositivi, ha portato l’architettura verso limiti lin-guistici (e in alcuni casi oltre) con conseguente rischio di una irreparabileperdita di senso, favorendo una massiccia produzione di architetture stu-pefacenti e di facile consumo mediatico, frutto di situazioni occasionali ea costi insostenibili, a discapito dell’architettura cosiddetta minore, checostituisce invece il tessuto delle nostre città ed il reale ambiente di vitadell’uomo. Nonostante sia di moda, oggi parlare di architettura localesembra un assurdo. La corrente High Tech ha liberato strutture ed impiantirivestendoli solo di trasparenze e leggerezza. Le correnti del Decostruttivi-smo hanno sciolto in forme liquide gli edifici, o li hanno plasmati secondorichiami fito e zoomorfici, o ancora li hanno fatti esplodere, incrinare, de-viare. Il Minimalismo neorazionalistico ha liberato la costruzione da ognielemento aggiuntivo non funzionale, rendendola pura geometria spaziale.Oggi inoltre, attorno al tema della sostenibilità, nascono proposte avve-nieristiche di città verdi galleggianti, fluttuanti, sospese sopra un mondoche evidentemente non ci soddisfa. Poche sono, di contro, le proposte ur-bane di riqualificazione secondo standard di sostenibilità effettivamenterealizzate, episodici momenti nei quali istanze di riqualificazione urbanae interessi politici, sociali ed economici hanno trovato un’intesa reale.Ogni corrente ed ogni linguaggio espressivo, ben inteso, porta con sé si-gnificati e contributi utili, almeno al dibattito, anche quando rasental’utopia. Ogni proposta ha in sé una propria poetica architettonica. Ma sitratta per l’architettura di un momento storico delicato e rischioso, in bili-co tra interessanti sperimentazioni e il rischio di un generale appiattimen-to culturale per l’accettazione incondizionata di ogni proposta solo inquanto nuova. Ma al di là di ogni linguaggio, sperimentale o meno, qual’èil significato profondo del fare architettura? Forse siamo di fronte alla na-scita di nuove forme espressive, ma non sono sempre architettura, doveper architettura si intenda quella disciplina nata ed evolutasi per crearespazi di vita per l’uomo.Se l’elemento di congiunzione di tutte le opere di architettura non è l’uo-mo, l’obiettivo finale dell’architettura viene a mancare. Se l’architetturanon si occupa di creare l’ambiente di vita dell’uomo, ma si interessa solodi grandi opere stupefacenti, per un facile consumo mediatico, viene amancare il motivo stesso della sua esistenza.In questo quadro, riteniamo indispensabile l’attenzione del mondo archi-tettonico per vecchi principi consolidati e nuove proposte innovative, allaricerca di soluzioni progettuali che favoriscano il benessere, la sostenibi-lità come rispetto per l’ambiente e risparmio energetico, l’utilizzo di fontirinnovabili, l’impiego razionale dei materiali, la sostenibilità economicae, non ultima, la riqualificazione di ampie aree urbane dismesse per rige-nerarne il tessuto fisico e sociale. Si tratta semplicemente di adottare criterie metodi per far rientrare l’architettura entro i limiti che le competono, re-stituendole la dignità ed il prestigio di essere la massima espressione crea-tiva necessaria per la vita dell’uomo.In altre parole, un’occasione da non perdere. •

Esiste uno stretto legame tra norma e forma, cioè tra tecnica e progetto,tra arte del costruire ed esiti formali del manufatto architettonico: ilseguire una certa procedura e certi modi costruttivi legati alle risorse,

alle capacità, alle tradizioni di un determinato luogo, garantisce in unacerta misura la buona riuscita e la durata nel tempo di un manufatto archi-tettonico.L’esperienza mostra che quando l’individuo viene messo di fronte alla ne-cessità di prendere delle decisioni, la libertà alla quale è sempre spinto glipermette di stabilire delle norme personali divenendo così creatore di nor-me. La norma, in quanto oggetto mentale, non ha una struttura unitaria. Lasua componente più importante è il suo contenuto che può essere oggettodi descrizione e può regolamentare diversi campi (dagli elementi costrutti-vi, alla forma dell’edificio, all’intera città). Tuttavia, al tempo stesso, unanorma acquisisce un senso solamente quando viene rispettata; perciò essadeve assumere una forma che esprima la sua intenzione.In altri termini la norma dovrebbe consentire di ricavare dall’esperienzaquelle soluzioni e quelle architetture che più di altre rappresentano e tra-smettono i valori di un particolare momento e di un particolare sistema e-conomico-politico (un esempio emblematico di collegamento tra architet-tura e programma rimane quello dell’istituto del Bauhaus di Dessau).Oggi il risparmio energetico, il riciclo, l’attenzione alle risorse disponibilidiventano i principi della norma e, di conseguenza, condizionano, o me-glio indirizzano, il rapporto tra energia e forma.Nel corso della storia delle arti e dell’architettura sono state stabilite conti-nuamente delle regole il cui carattere normativo rappresentava un criteriodi giudizio, di approvazione o di disapprovazione. La nostra epoca, riferi-ta alle condizioni attuali ed estesa all’arte e al design, procedendo a ritrosofino alla metà del XIX secolo (cioè fino alla nascita della modernità), cipresenta quasi soltanto il mutamento. Persino i periodi più stabili come ilSimbolismo e l’Art Nouveau ebbero una durata relativamente breve. Adessi seguì l’insieme ben noto degli ismi che tolsero alle norme qualsiasivalidità duratura. Pertanto, nella situazione attuale, nella quale ovunqueed in ogni istante nascono intorno a noi nuove estetiche che postulano u-na visione personale del mondo, davvero ci preoccupiamo ancora dellenorme? In che misura sono cambiate le relazioni tra la norma e la formaad essa legata?Dopo la classica distinzione tra tipo e modello, proposta nel 1829 daQuatremère de Quincy che separò il tipo (uno schema ideale riprodottosenza copiare), dal modello, (oggetto imitato «cosi come è»), il dibattitosugli assunti sperimentare o tipizzare, sui quali oscilla ogni operazioneprogettuale, ebbe seguito nel 1914 all’interno del Deutsche Werkbund traHenry van de Velde e Hermann Muthesius.A favore della sperimentazione il primo e della tipizzazione il secondo, ladisputa ha attraversato tutto il movimento moderno. Oggi, affrancandosida ogni legame storico, una tendenza tra i vari orientamenti del progetto, èquella di indagare la norma tecnica ed estetica all’interno di un program-ma/progetto autoriflessivo, assegnandole un nuovo significato. Come èsuccesso in Olanda, dove un salto culturale evidente è rappresentato dalfatto di avere spostato l’attenzione dal progetto come fatto fisico alla suastruttura economica e decisionale, cioè al programma.La sfera sociale ed economica dei fenomeni è studiata nei suoi flussi e mo-vimenti come un fatto fisico. La cultura, come seconda natura, diventa uncampo di forze le cui dinamiche rilevano una struttura capace di dare for-ma al progetto. Si analizzano i vari possibili rapporti tra la norma e la for-ma e attraverso gli strumenti dell’attività progettuale si prova a costruire ilconsenso intorno ai nuovi universi di modelli.Il programma si mostra un chiaro attrattore di relazioni ma completamentevago nella sua espressione formale. Esso non impone se stesso sulla mate-ria ma si impegna in un processo di continua formazione operando in se-condo piano rispetto all’immagine.Per la prima volta né l’architettura né la città sono imbrigliate nell’obbligodella riproduzione o soggette ad una legittimità universale. L’architettura ela città possono sia servirsi degli oggetti storici, sia trovare nuove formed’espressione attraverso la relazione norma/forma (ovvero program-ma/progetto). •

Norma e Forma Gianni Massastudio 2+1 officinarchitettura

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sostenibilitàingegno

responsabilità

Ricercare e sperimentare le sovrapposizioni trale differenti discipline che concorrono alla for-mazione del progetto è l’impegno quotidianodello studio 2+1 officinarchitettura.Il rapporto tra forma ed energia ha indirizzatoin particolare alcuni dei lavori dello studio. Tragli altri si illustrano tre progetti: la valorizzazio-ne della stazione di Uta (Cagliari), progetto (rea-lizzato) vincitore del concorso internazionale diRFI e del premio del paesaggio 2008 della Regio-ne Sardegna; il centro intermodale di Oristano(in fase di realizzazione), vincitore del concorsosensi contemporanei-qualità italia promosso dalMIBAC e del premio del paesaggio della RegioneSardegna; il Museo Cambosu (in fase di realizza-zione) a Orotelli (Nuoro).

Nato a Cagliari nel 2006, 2+1 officinarchitettura, studio fondato da Gianni Massa,Olindo Merone e Fabio Lilliu, si propone di finalizzare la propria attività allo svilup-po dell’arte e dell’architettura contemporanea sostenendo la sperimentazionenell’ambito della progettazione artistica e architettonica privilegiando ciò che con-corre a informare il pensiero progettuale contemporaneo e favorendo quegli atteg-giamenti rivolti alla ricerca, all’avanguardia, alle sovrapposizioni e alle interazioniculturali tra le differenti discipline artistiche tradizionali e i nuovi mezzi di comuni-cazione nello sviluppo delle identità locali.

Oggi il risparmio energetico, il riciclo,l’attenzione alle risorse disponibili diven-tano i principi della norma e, di conse-guenza, condizionano, o meglio indirizza-no, il rapporto tra energia e forma

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2008 • Concorso per la riqualificazione della stazione Uta-Villaspeciosa (Cagliari)

Il contesto in cui si inserisce l’intervento è quello della periferia dell’hinterland cagliaritano: un’area industriale fuori dal centro abitato lambita dallastrada provinciale e dal cavalcavia che da questa conduce al paese. L’oggetto è un piccolo fabbricato di muratura rosa, una pensilina in struttura me-tallica con una copertura in lastre di materiale plastico industriale, il binario che arriva da Cagliari e va verso Iglesias. Scenario comune della periferiadei paesi sardi: la strada, i binari, il piccolo fabbricato della stazione in un paesaggio a forte valenza naturalistica di tanto in tanto «turbato» dal lentopassaggio del vagone passeggeri. Il tema è la riqualificazione della stazione come spazio dedicato al viaggio, alla comunicazione, alla cultura. Inquesto caso l’interpretazione in chiave contemporanea del rapporto tra il paesaggio e l’identità è stata guidata dal low-budget.

2010 • Concorso per il nuovo centro intermodale di Oristano

Il progetto vincitore del concorso per il nuovo centro intermodale di Oristano, promosso dal MIBAC (programma Sensi Contemporanei Qualità Ita-lia), indaga e interpreta, in chiave contemporanea, il legame tra l’energia, il paesaggio e la tradizione locale. Per noi il nuovo centro intermodale pas-seggeri diviene una sovrapposizione. Viene aggiunto un ulteriore livello di significato, un altro spazio, anche se la superficie rimane una sola. I livellisi nascondo per poi riaffiorare, proprio come lo sguardo dell’osservatore verso il paesaggio. La tradizione, il paesaggio, l’energia, i simboli della co-municazione, il pannello segnalatore, la pensilina, sono divenuti nuovi livelli di senso da sovrapporre allo spazio esistente della stazione.Per noi questo percorso ha significato il tentativo del superamento dell’idea di una stazione soltanto simbolica, per riprendere allo stesso tempo il per-corso di un continuo aggiornamento, del movimento che popola il tessuto dei comuni serviti dalla rete dei trasporti, e della campagna che la circon-da. Nella stazione, la compresenza degli spazi rimanda all’impossibilità della loro distinzione. La tessitura, metafora delle fatiche dell’uomo, del len-to sovrapporsi di trame che disegnano gli oggetti della tradizione della Sardegna; la texture del territorio, della città e delle campagne oristanesi.L’edificio-recinto è pensato per custodire, proteggere e al contempo veicolare attività e contenuti. L’intento del progetto è quello di mettere in scenauna tradizione e una cultura attraverso un segno ancestrale, il cerchio, e le sue possibili aggregazioni (come avviene proprio in alcune tipologie ditessiture). Quest’ultimo, in quanto oggetto della rappresentazione, si dispone in vario modo sulla copertura ed assolvendo alle richieste energetico-distributive compone un’immagine: un brandello di tessuto in grado di legare e sovrapporre il passato al futuro. L’estetica del manufatto, caratterizza-to da una copertura-tappeto in stretto rapporto con la dimensione dell’area oggetto di studio, ha l’intento di segnalare e custodire le attività e, allostesso tempo, di esporre un territorio ed una tradizione che continua. Messo davanti al paesaggio, l’osservatore-viaggiatore vede anzitutto un oggettobianco che viene piegato e macchiato. Per noi questo percorso ha significato il tentativo del superamento dell’idea di una stazione soltanto simbolica,per riprendere allo stesso tempo il percorso di un continuo aggiornamento, del movimento che popola il tessuto dei comuni serviti dalla stazione, e del-la campagna che la circonda. Nella stazione, la compresenza degli spazi rimanda all’impossibilità della loro distinzione. Lo spazio interno, delimitatodalla grande copertura forata, concorre ad offrire al visitatore un’esperienza conoscitiva sui temi dell’energia. Sole, luce, vento, acqua, materie primedella tessitura del nostro progetto, hanno guidato il processo di sintesi per essere utilizzati dal nostro edificio. La copertura, pensata quale dispositivoche porta all’autosufficienza energetica l’edificio, consente di aggregare nel tempo celle energetiche in relazione alle disponibilità economiche e finan-ziarie nelle varie fasi di attuazione del progetto. Il paesaggio, il viaggio, la comunicazione, la reinterpretazione dell’identità, l’effettiva realizzabilità at-traverso tecniche e materiali low budget sono stati gli elementi guida in quelle che noi definiamo le sovrapposizioni di questo intervento.

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2011 • Concorso per il museo Salvatore Cambosu – Orotelli (Nuoro) (1° premio)

L’approccio al progetto del museo nel territorio parte dalla ricerca del rapporto tra l’identità, il paesaggio e la sostenibilità. La valorizzazione del terri-torio in uno sviluppo sostenibile dove l’interazione tra natura e tecnologia faccia diventare il luogo una grande interfaccia che connette il visitatore algenius loci: la memoria profonda del territorio. Così i testi di Salvatore Cambosu e le memorie collettive tramandate oralmente rivivono teatralizzateattraverso le tappe di un’escursione guidata con l’intento di promuovere nuovi flussi turistici, culturali ed ambientali al contempo volti al rilancio eco-nomico dell’intera aria vasta. Si immagina uno scenario dove il visitatore compie un viaggio dalla casa museo alle tappe scandite dalle istallazioni in-terattive audio visive che divengono stazioni di consapevolezza dell’affascinante e profonda cultura che ha dato genius poetico a questi luoghi. Ilprogetto ha visto la costruzione di un senso unitario che unisce il centro del paese con il territorio circostante uniti attraverso l’unicum inscindibiledella ispirazione poetica di Salvatore Cambosu scrittore identitario che vuole conservare e salvare le memorie del luogo delle sue origini. L’intero ter-ritorio diventa, nel progetto, un parco artistico e letterario dove il visitatore si immerge in una «realtà aumentata» dove ogni traccia, ogni emergenzadel territorio si amplificano attraverso dispositivi tecnologici atti ad espandere la visione. Così come il poeta guarda la realtà costruendo sopra di essaun’altra realtà frutto della sua capacità contemplativa e di linguaggio così il visitatore attraverso apposite interfacce amplifica la sua percezione in ma-niera poetica ed evocativa. Il principio che ci guidati è quello della umanizzazione delle tecnologie che senza una visione umanistica sono meri con-gegni di conoscenza additiva e non già capaci di unificare segni, tracce, percorsi e opera letteraria in un’unica visione. Il viaggio del visitatore partedalla casa museo che diventa uno scenario teatrale ed evocativo saturo di interattività ed installazioni audio visive. La casa viene riconfigurata comepercorso espositivo senza un processo di mimesi ri-costruttiva non si cercherà dunque di ri-allestire la casa come era in una visione antiquaria di mo-bili e suppellettili ormai disperse tra gli eredi della famiglia di difficile recupero la casa come deposito della memoria banca dello spirito poetico diCambosu che aleggia nelle stanze e si manifesta nella re-interpretazione artistico-evolutivo dell’opera letteraria, tratto indelebile della sua esistenza.Il poeta infatti è stato attivo soprattutto a Cagliari come giornalista e scrittore ma ha sempre conservato il deposito del suo immaginario della sua origi-ne orotellese che anima e nutre tutte le sue opere. E per questo che la casa è simbolo e metafora di quel bacino di emozioni, sensazioni, ricordi e di i-dee che hanno costruito la «casa letteraria» del poeta con uno stile unico ed inconfondibile.Partendo da «miele amaro», l’opera principale di Cambosu, si è adottato come modulo-logo costruttivo il favo d’api utilizzato per prima dall’artistaMaria Lai. La nostra riformulazione del favo si coniuga con l’idea del nodo della rete della comunicazione del web e della contemporaneità dove ilfavo da locale diventa globale e capace di aprirsi allo spazio della comunicazione multimediale. Nasce così il nuovo modulo su cui costruire il pro-getto aperto dove il miele amaro di Cambosu circola nelle maglie di una rete-percorso reale e virtuale legata alla memoria. La facciata del museo ac-coglie il ritmo del pieno e del vuoto dell’alveare in una «seconda pelle» che attribuisce nuovo senso alla casa del poeta. Al suo interno il museo è in-terpretato come luogo delle possibilità mutevoli. Il riferimento è il teatro con le sue variazioni scenografiche. Le installazioni come una serie di set a-perti consentono un uso variabile e libero dello spazio espositivo. L’articolazione in più stanze consente inoltre di rendere autonome le singole com-ponenti funzionali del complesso museale permettendo agli spazi espositivi al caffe letterario, al bookshop e alla caffetteria di avere completa auto-nomia gestionale attraverso accessi e percorsi indipendenti. La luce di tutti gli ambienti è artificiale tranne il passaggio che collega le due parti dellacasa attualmente separate. L’edificio è pensato per essere energicamente autonomo, attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici in grado di sod-disfare il fabbisogno energetico. •

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Il tema della sostenibilità occupa l’agenda politica a ogni livello gerar-chico delle decisioni pubbliche, a partire dall’organizzazione dell’e-conomia urbana locale fino ai problemi planetari. Tuttavia la pervasi-

vità del concetto di sostenibilità ha creato una certa ambiguità dei suoisignificati e, a volte, anche interpretazioni sommarie.Sicuramente il concetto di sostenibilità è entrato nel nostro vocabolarioa partire dalla fine degli anni ’80 attraverso il rapporto Brundtland il qua-le ha sancito l’affermazione dell’assunzione di responsabilità ambientaleintergenerazionale delle azioni e dei processi economici. Con quel do-cumento si è aperta una stagione nuova per l’economia poichè viene di-chiarata esplicitamente la necessità di una rigorosa valutazione dei costiambientali legati ai processi di crescita economica. Questa nuova pro-spettiva di analisi basata su «crescita e sostenibilità» si è sviluppata neltempo e ha messo sotto accusa l’attuale modello di crescita economicabasato, principalmente, su accumulazione del capitale e disponibilità diforza lavoro. Questi fattori, sebbene continuino ed essere elementi fon-damentali della crescita non sono più sufficienti: il «saper fare» deve es-sere accompagnato a tecnologie nuove che riescano ad avere un impat-to positivo e duraturo sull’ambiente e sulla qualità della vita delle perso-ne. Tuttavia produrre o utilizzare tecnologie nuove e più sofisticate ri-chiede un nuovo fondamentale ingrediente economico: la capacità diapprendimento e quindi la capacità di accumulare conoscenza. Se l’ele-mento centrale per creare un circolo virtuoso di crescita economica è lasostenibilità ambientale dell’azione economica allora diventa crucialeper il funzionamento del sistema economico la capacità di produrre e u-tilizzare conoscenza. La conoscenza, generata e generatrice di appren-dimento, non è solo traducibile come stock di competenze dei lavoratorie capacità di problem solving degli imprenditori ma è anche capacità diricombinare i saperi per produrre processi e prodotti più sostenibili, ca-pacità degli attori istituzionali di creare contesti che facilitino I processidi innovazione. Piegare la cono-scenza alla sostenibilità vuol dire in-fatti creare innovazione, rendere il«saper fare» dinamico, scoprire o a-prire nuovi mercati.Con l’affermazione del concetto disostenibilità, il processo di sviluppoeconomico ha cominciato a cam-biare traiettoria e ha generato unnuovo insieme di valori sociali qua-le guida delle nostre scelte economiche. È sempre più presente nel no-stro portfolio di preferenze economiche la salvaguardia dei beni comunie la resilienza del sistema economico. Tradotto in altri termini ciò signifi-ca che nel processo di scelta di consumo e/o di produzione un numerosempre crescente di persone soppesano l’impatto ambientale della loroazione contribuendo così a modificare le preferenze sociali della nostrasocietà. In questi termini la sostenibilità diventa una finalità che si affian-ca al benessere: non può esserci produzione di benessere economico ri-nunciando alla sostenibilità ambientale. Non si può generare ricchezzadurevole se non si investe in innovazione, in tecnologie a basso impattoambientale e in prodotti non dannosi per la salute dell’uomo. Questonuovo insieme di valori sociali possiede un forte potenziale di rilancio diun sistema economico qualora venga sostenuto e incentivato dagli attoriistituzionali. Là dove si sono fondate nuove partnership e nuove alleanzetra pubblico e privato, come ad esempio in Germania e nei Paesi Scandi-navi, si osserva una valorizzazione dei saperi, un investimento nella co-noscenza, un sostegno alla produzione di innovazione.Questo passaggio paradigmatico che stiamo vivendo è rivolto alla crea-zione di una nuova descrizione del nostro agire economico: non è piùl’efficienza statica e l’allocazione ottimale delle risorse che crea, toutcourt, ricchezza bensì l’efficienza dinamica e quindi la capacità di pro-durre innovazione, di investire in settori e prodotti nuovi capaci di sod-disfare il bisogno di tutela dei beni comuni – l’ambiente – e di sostenerela resilienza del sistema economico – benessere economico e socialeper le generazioni future.

Sostenibilità, Europa e il progetto smart citiesA fianco alla creazione di questo nuovo valore sociale – la sostenibilità– abbiamo assistito in questi anni all’affermazione del processo di glo-balizzazione economica il quale ha generato una forte mobilità delleimprese e con essa una sostanziale redistribuzione del reddito graziealla quale nuove regioni economiche, prevalentemente non europee,hanno cominciato a registrare tassi di crescita economica sostenuti.Questo processo è stato accompagnato inoltre da un rafforzamento delruolo di leadership delle grandi aree metropolitane nella gerarchia ur-bana.L’effetto di questa nuova classificazione dei centri urbani ha visto unasostanziale perdita di competitività delle città medie che a partire daglianni ’80 avevano ritrovato un nuovo ruolo economico e una nuova i-dentità urbana legata alla ricerca della qualità della vita da parte dellefamiglie. In questo quadro di cambiamento l’Unione Europea ha svi-luppato degli scenari futuri, il peggiore dei quali si basa sulle conse-guenze che l’inerzia di questo shock negativo può portare con sè: per-dita di qualità della vita dei residenti, perdita di attrattività di investi-menti futuri sia pubblici che privati, perdita di sostenibilità dell’am-biente urbano.Il problema che devono affrontare le città medie è dunque quello di af-frontare, da un lato, la competizione con i grandi centri metropolitanie, dall’altro, offrire beni intangibili capaci di creare una lealtà territo-riale tra imprese, residenti e amministrazione pubblica. Per attivarequesto nuovo processo virtuoso l’Unione Europea ha lanciato un nuo-vo progetto destinato ad immaginare i territori in modo nuovo. Si trattadel progetto delle Smart Cities, un progetto che ha lo scopo di indivi-duare nuove leve di sviluppo e nuovi valori collettivi che vincolino iprogetti di investimento delle imprese ai territori. Il fattore chiave per il

rilancio di una progettualità ur-bana europea è la sostenibilitàquale elemento intell igente,cioè capace di attivare aspettati-ve, aspirazioni, rinnovamenti eprogettualità.Da una prospettiva sociological’intelligenza delle città, o in al-tri termini la sostenibilità socialedelle città medie europee nel

prossimo futuro, dipende dalla capacità di svilupparsi come luoghi didemocrazia (ampia partecipazione nelle decisioni collettive), di dialo-go culturale (apertura alla multiculturalità) e di creazione di nuove op-portunità e di comunità composte da tutti I nuovi portatori di interessi(stakeholders).Da un punto di vista economico invece, l’intelligenza delle città medieeuropee nel prossimo futuro dipende dalla capacità di creare i pilastrilocali della sostenibilità: efficienza energetica (riduzione di CO2 e e-nergie rinnovabili), minimizzazione del consumo del suolo urbano (ri-duzione dello sprawl urbano e nuove progettualità sulla città compat-ta), nuovo sistema di trasporti (concepito a scala metropolitana) per fa-vorire la prossimità e lo scambio di informazioni e conoscenza, rigene-razione delle economie locali attraverso politiche che favoriscano ladiversificazione del sistema produttivo e che promuovano gli investi-menti in innovazione all’interno dell’ambiente urbano.In sostanza si chiede alle imprese, ai cittadini e alle amministrazionilocali di abbracciare una prospettiva europea di sviluppo territoriale eancorare i processi decisionali individuali e collettivi al tema della so-stenibilità.Smart city significa economia intelligente, cittadini intelligenti, gover-nance intelligente, mobilità intelligente, ambiente intelligente, stili divita intelligenti. La pervasività di comportamenti sostenibili attiva unprocesso moltiplicativo virtuoso capace di rilanciare l’economia e laqualità delle vita delle città medie. Siamo pronti ad accogliere questasfida europea? •

Perchè credere allosviluppo urbano sostenibile?

Francesca Gambarotto

La pervasività di comportamenti sostenibiliattiva un processo moltiplicativo virtuoso capa-ce di rilanciare l’economia e la qualità delle vi-ta delle città medie. Siamo pronti ad accoglierequesta sfida europea?

Sostenibilità&Accessibilità Alberto ArenghiIngegnere, RicercatoreDICATA Università di Brescia

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Nel 1987 il rapporto Brundtland definisce lo sviluppo sostenibile come «uno sviluppoche soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle genera-zioni future di soddisfare i propri bisogni». La definizione pone al centro della que-

stione non tanto l’ecosistema, e quindi la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie vi-venti, ma piuttosto le generazioni umane, presenti e future.Il raggiungimento del soddisfacimento dei bisogni delle generazioni umane è più volte rap-presentato in letteratura dall’equilibrio di tre fattori: la sostenibilità sociopolitica, quella am-bientale e quella economica. Tale equilibrio declina il rapporto che deve instaurarsi tra uomoe questi tre fattori e viene sovente rappresentato con il grafico di figura 1.Ai tre fattori appena menzionati, nel 2001 l’UNESCO con la Dichiarazione Universale sullaDiversità Culturale aggiunge un quarto fattore determinante, la cultura, affermando che «ladiversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura» e che «unadelle radici dello sviluppo inteso non semplicemente in termini di crescita economica, maanche come mezzo per raggiungere un’esistenza intellettuale, emozionale, morale e spiritua-le più soddisfacente».È evidente, dunque, che dalle definizioni espresse e dai concetti che da esse ne derivano, losviluppo sostenibile abbia una forte caratterizzazione di tipo antropocentrico, dove l’ambien-te è uno dei fattori che, insieme agli altri, permette il raggiungimento dello stato di benessere.Con riferimento alla sostenibilità ambientale, spesso si parla di ecologia confondendo erro-neamente l’ecologia con l’ambiente, con la conservazione della natura o con altri concetti estudi simili. È infatti da ricordare che il termine ecologia è quasi un neologismo introdotto daErnst Haekel nel 1866 derivandolo dal greco oikos che significa casa o economia della casa e

dunque collegato al concetto dell’abitare.Negli anni molti autori (principalmente artisti, architetti e filosofi) hannotrattato il tema della relazione tra uomo e abitazione utilizzando più o menodirettamente il termine ecologia nell’accezione proposta da Heakel.John McHale in The Ecological Context parla in un primo momento di hou-se-knowledge, quindi pone enfasi sulla conoscenza della casa che si abita,in un secondo di housekeeping per esprimere la necessità di stabilire le re-gole che ordinano l’occupazione della casa da parte dell’uomo. Anche nelcaso delle abitazioni bisogna quindi partire anzitutto dalla conoscenza delleesigenze di chi le abita e poi passare a stabilire delle regole affinché esse sia-no soddisfatte.Victor Papanek nel suo libro più noto Design for the Real World: Human E-cology and Social Change, scrive «il progetto è diventato lo strumento piùpotente attraverso il quale l’uomo modella i suoi oggetti e gli ambienti (e,per estensione, la società e se stesso)».Massimo Cacciari sostiene che «L’architettura contemporanea forse ha di-menticato questi significati originari, ha dimenticato che l’architettura è co-

struzione dell’abitare, che l’architettura è ecologia. L’architettura è definizione di un ambien-te senza barriere, di un ambiente di libertà, di un ambiente di comunicazione, di comunità, equesto vale per il tema specifico dell’accessibilità».In quest’ottica di idee gli ambienti costruiti dovrebbero consentire a tutti gli individui di svi-lupparsi come persone e quindi la loro progettazione deve tener conto della diversità dellapopolazione e soddisfare le esigenze che ognuno manifesta per poter essere indipendente.Quanto appena asserito è sicuramente un modo per esprimere il concetto di accessibilitàdell’ambiente costruito, accessibilità che può essere intesa nello stesso modo con cui è de-scritta lo sviluppo sostenibile in figura 1, dipendendo anch’essa da fattori socio-politici, am-bientali ed economici.Parlare di rapporto uomo e ambiente e di accessibilità significa affrontare la sfida della ridu-zione delle situazioni di handicap, dove l’handicap è una caratteristica dell’ambiente che li-mita la partecipazione dell’individuo nella società in cui lo stesso vive (il che è molto vicinoalla definizione di barriera architettonica). La sfida di cui sopra può essere intrapresa agendosull’individuo per un suo adattamento all’ambiente (approccio di carattere medico-riabilitati-vo, ma anche, più in generale, di tipo pedagogico-educativo) e, al converso, ma contempora-neamente, agendo sull’ambiente per un suo adattamento all’individuo (approccio di caratteretecnico-progettuale).Oggi per discutere correttamente di accessibilità occorre far riferimento all’approccio proget-tuale espresso dal Design for All (noto anche come Universal Design o Inclusive Design) e al-la classificazione dell’uomo descritta dall’ICF (International Classification of Functioning).Il Design for All è definito come «è il progetto di oggetti e ambienti utilizzabili dal maggiornumero di persone possibile senza bisogno di adattamenti o progetti dedicati».

sostenibilitàingegno

responsabilità

L’utopia è come l’orizzonte:cammino due passi, e si allontana di due passi.Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi.L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa servel’utopia?A questo: serve per continuare a camminare.

Eduardo Galeano

1. Diagramma dei fattori che compongono lo sviluppo sostenibile

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L’intento del Design for All è di semplificare la vita di tutti attraverso la produzione dioggetti, comunicazioni e dell’ambiente costruito utilizzabile dal maggior numero dipersone possibile con piccoli o nulli costi aggiuntivi.Il Progetto secondo il Design for All supera il concetto del «progetto senza barriere»(barrier-free design) perché non muove dall’idea di eliminare o superare qualcosa, marappresenta un cambiamento più radicale, teso a riconsiderare in modo dialettico ilmodo di progettare, la realizzazione di oggetti e spazi; si differenzia dal «progetto pertutti»: dire «per tutti» richiama un concetto astratto che in una singola definizione cer-ca di racchiudere tutte le differenze, perdendo di vista, di fatto, la complessità delmondo reale.Il Progetto secondo il Design for All ha il senso del limite sia rispetto alla soluzione (ognisoluzione può presentare delle difficoltà per uno specifico utente), sia rispetto alla situa-zione (la complessità dell’uomo non è riconducibile a schemi immutabili: ci sarannosempre situazioni particolari che richiedono soluzioni personalizzate).Sono stati definiti sette principi progettuali da tenere in considerazione al fine di operarein modo corretto e coerente secondo l’approccio del Design for All:• Autonomia di utilizzo: la soluzione deve massimizzare la possibilità di utilizzo auto-nomo;• Compatibilità: la soluzione deve essere compatibile (a livello dimensionale, sensoria-le, cognitivo e culturale) con le caratteristiche dell’utente, e deve poter essere utilizzatoanche qualora l’utente non presenti tutte le abilità funzionali e psichiche;• Adattabilità e flessibilità: il prodotto deve poter essere adattato (eventualmente anchecon aggiunte specifiche) alle caratteristiche dell’utente, in relazione alle necessità chepossono verificarsi nel corso dell’esistenza;• Normalità di immagine: la soluzione preferibile è quella che risulta funzionale permolti senza essere connotata da un’immagine negativa e stigmatizzante;• Semplicità di utilizzo: le soluzioni semplici risultano essere preferibili in quanto a du-rata e facilità di manutenzione: più un oggetto è semplice (concettualmente, nell’uso,nella percezione), maggiore è il numero di utenti in grado di fruirne;• Buon rapporto qualità/prezzo: il prodotto finale deve garantire un buon rapporto qua-lità/prezzo;• Sicurezza e affidabilità: il prodotto deve essere garantito per durare nel tempo e assi-curare sicurezza di funzionamento, specie quando l’utente delega al prodotto lo svolgi-mento di importanti funzioni per la sua vita. Un prodotto sicuro può essere utilizzatocon tranquillità, certi che siano state eliminate all’origine le possibili cause di incidente(e quindi anche di potenziale disabilità). In particolare, per l’utente con disabilità risultadi primaria importanza che il prodotto possa essere mantenuto sotto controllo, elimi-nando stati di disagio che portano, in breve tempo, al rifiuto della soluzione proposta.I principi sopra riportati coinvolgono aspetti economici e di marketing, sociali e cultura-li, di innovazione tecnologica, etici e riferibili alla sostenibilità che se interpretati corret-tamente e coerentemente all’approccio progettuale del Design for All possono dareun’offerta competitiva di prodotti basati sulla qualità, la responsabilità e l’innovazionesociale.L’International Classification of Functioning (ICF) è stato presentato dall’OMS nel 2001(è curioso ricordare come in quel periodo il presidente dell’OMS fosse Brundtland) persostituire l’ormai datata (1980) International Classification of Impairments, Disabilitiesand Handicap (ICIDH). L’ICF rappresenta un salto culturale molto significativo perché,in estrema sintesi, legge e classifica un qualsiasi individuo con un mutato abito mentale:da «ciò che non può fare» a «ciò che può fare». Partendo dalle condizioni di salute laclassificazione si muove nell’ambito di un modello universale perché stabilisce un con-tinuum fra salute e disabilità ed interessa tutti; integrativo degli aspetti medici e sociali einterattivo perché prende in considerazione i complessi rapporti tra persona, salute edambiente (figura 2).L’obiettivo dell’ICF è quello di descrivere la funzione (i.e. andare a scuola, prepararsi damangiare, praticare uno sport, ecc.) al fine di valutare il grado di partecipazione del sog-getto. Si passa dunque da un modello medico (ICIDH) a uno bio-psico-sociale in cui di-ventano determinanti l’integrazione sociale, gli adattamenti ambientali e le politicheche nei vari ambiti disciplinano la società in cui l’individuo vive.Il Design for All e l’ICF, pur partendo da differenti punti di osservazione ed approccio,leggono la realtà uomo-ambiente nello stesso modo considerando la disabilità (ovverouna delle possibili condizioni in cui l’uomo si può trovare in forma temporanea o per-manente) come una condizione che non richiede approcci medici speciali e approcciprogettuali speciali, richiamando il progettista a un ruolo sociale fondamentale per cuideve diventare un operatore di salute attraverso la concezione di un ambiente terapeuti-co, invece di un ambiente protesico.In conclusione la visione antropocentrica che si riscontra nella sostenibilità è rinvenibilenell’accessibilità tanto che i due sostantivi possono concettualmente ritenersi dei sinoni-mi perché entrambi sono descritti attraverso modelli che considerano i medesimi fattoriatti a promuovere il benessere dell’uomo in equilibrio con l’ambiente in cui vive. •

Massimo Cacciari sostiene che«l’architettura contemporaneaforse ha dimenticato che l’archi-tettura è costruzione dell’abitare,che l’architettura è ecologia.L’architettura è definizione di unambiente senza barriere, di unambiente di libertà, di un ambien-te di comunicazione, di comunità,e questo vale per il tema specificodell’accessibilità»

2. Schema dell’interazione dei concetti nell’ICF

Città e SostenibilitàStoria, declinazioni e pratiche

Pasqualino BoschettoAlessandro Bove

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Il rapporto città-sostenibilitàIl rapporto città-sostenibilità deve anche essere riferito:• ad aspetti ed approcci tecnico-progettuali che approfondiscono il tema della progettazio-ne sostenibile in urbanistica come somma di interventi prettamente a scala urbana (il riferi-mento è alle scelte di pianificazione sulle tipologie insediative, sull’orientamento dell’e-dificato, sul rapporto tra insediato e sistema del verde, sulle modalità di realizzazione di per-corsi ed accessibilità, sulla localizzazione e sulle caratteristiche costruttive delle aree di so-sta, ecc.);• ad aspetti connessi alle tematiche degli edifici (come ad esempio l’isolamento termico, do-ve il quartiere prima e la città poi non sono altro che una somma di edifici che partecipanoalla costruzione della sostenibilità attraverso la sommatoria dei singoli apporti);• o degli impianti in essa realizzati (la città consuma energie per il suo funzionamento).L’approcio della città in termini di sostenibilità è dunque complesso, ricco di difficoltà e peri-coli da trasformare in opportunità come chiaramente evidenziato dall’Unione Europea1.Le città europee seguono percorsi di sviluppo diversi e tale diversità va sfruttata. La competi-tività nell’economia globale deve essere affiancata da economie locali sostenibili radicandonel tessuto economico locale competenze fondamentali e risorse, nonché incentivando lapartecipazione sociale e l’innovazione.Creare un’economia reattiva e inclusiva – l’attuale modello di sviluppo economico, in cuicrescita economica non significa necessariamente un maggior numero di posti di lavoro, po-ne alcuni problemi: primo fra tutti quello di garantire una vita dignitosa ai soggetti esclusi dalmercato del lavoro e di coinvolgerli nella società.Il potenziale che scaturisce dalle diversità socioeconomiche, culturali, etniche e generazio-nali va maggiormente sfruttato come fonte d’innovazione. Le città del futuro devono prestareattenzione sia alle esigenze degli anziani sia delle famiglie, configurandosi come luoghi ditolleranza e rispetto.È fondamentale combattere la segregazione territoriale e la povertà energetica con alloggimigliori, non soltanto per rendere la città e l’agglomerato più interessanti e vivibili, ma an-che più competitivi e rispettosi dell’ambiente.Per rendere le città verdi e sane non basta ridurre le emissioni di CO2. Per le questioni riguar-danti l’ambiente e l’energia occorre adottare un approccio globale, in quanto le diversecomponenti dell’ecosistema naturale sono strettamente legate alle componenti del sistemasociale, economico, culturale e politico della città. Le città medio-piccole prospere e dina-miche possono svolgere un ruolo importante non solo per il benessere degli abitanti, ma an-che delle popolazioni rurali circostanti. Servono a evitare lo spopolamento delle zone ruralie l’esodo verso le città nonché a promuovere uno sviluppo equilibrato del territorio.Una città sostenibile deve disporre di spazi pubblici all’aperto che siano attrattivi e promuo-vere una mobilità sostenibile, inclusiva e sana. La mobilità, utilizzando mezzi di trasportodiversi dall’automobile, va resa più attrattiva e occorre incentivare i sistemi di trasporto pub-blico multimodale».

Sostenibilità e forma urbanaLa questione dell’approccio sostenibile alla città deriva certamente dalla necessità di risolve-re le problematiche intrinseche all’ambiente costruito facendo sì che questo sia maggior-mente consono alle aspettative delle popolazioni che lo abitano. In questo senso il concettodi sostenibilità associato alla forma urbana trova radici molto lontane, soprattutto legate aimovimenti che dal XIX secolo in avanti hanno cercato di modificarne l’assetto sulla spintadelle modificazioni sociali indotte dalla rivoluzione industriale.Così, se inizialmente è possibile intendere come ricerca di sostenibilità urbana tutta una se-rie di interventi rivolti al miglioramento delle condizioni igienico sanitarie (il riferimento è alPublic Health Act sviluppato in Inghilterra, nazione che tra le prime ha affrontato il proble-ma delle città industriali, tra il 1844 e il 1848), successivamente il tema della città sostenibileè stato declinato sotto molteplici punti di vista, dall’introduzione delle prime forme di zo-ning al fine di dividere le aree urbane destinate alla produzione da quelle residenziali e diservizio, allo studio del rapporto tra la città e il verde, quale elemento di qualificazione dalpunto di vista ambientale. In particolare, Peter Hall sostiene che già la Garden City propostada Hebenezer Howard agli inizi del ’900 sia «un modello compiuto di città sostenibile»2. Intal senso forme antesignane di città sostenibili possono essere viste tra le più famose propo-ste di città ideali quali la Cité Industrielle di Tony Garnier (pubblicata nel 1917, ma risalenteal 1898), o le proposte di Le Corbusier sulla Ville Radieuse, pur fortemente criticata, o, infi-ne, il modello della Broadacre City di Frank Lloyd Wright del 1924. Si tratta in tutti i casi dideclinazioni differenti delle stesse tematiche affrontate quali i temi del verde, della circola-zione, della differenziazione delle destinazioni d’uso, ma con approcci fortemente differen-

sostenibilitàingegno

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Si propone una lettura relativa alrapporto esistente tra la città e la so-stenibilità cercando di focalizzare, at-traverso brevi richiami, un quadro diriferimento che richiederebbe unatrattazione molto più ampia vista lacomplessità del tema e le moltepliciimplicazioni che esso viene ad avere.Infatti se termini come città, pianifi-cazione, urbanistica e sostenibilità a-prono scenari variamente declinati edeclinabili, condensarli in poco spazioe trasmetterne l’importanza significafare delle scelte che, necessariamente,porteranno a una visione complessiva,ma non certamente esaustiva.Ciò discende dal fatto che sial’urbanistica che la sostenibilità sonotermini a cui vengono associati riferi-menti fisici, come l’ambiente, la strut-tura del territorio, la forma urbis, ri-ferimenti prevalentemente produttivi,relativi all’economia e ai vincoli cheessa pone alle politiche di gestione delterritorio e della città, sociali, inquanto sono proprio le popolazioni gliattori e i destinatari delle politiche dipianificazione, di costruzione del-l’ambiente urbanizzato e di conserva-zione di quello naturale. Inoltre staprendendo piede il concetto di sosteni-bilità relativo agli aspetti politico-amministrativi legati all’amministra-zione della città, i quali spesso sonoindicati come la causa primadell’incapacità o impossibilità di unterritorio di trasformarsi e adeguarsialle dinamiche del reale.

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ziati circa l’uso del suolo che spazia dalla concentrazione massima di Le Corbusierfino alla diffusione e fusione tra città e campagna di Wright, o ancora la creazionedi città satelliti di dimensioni prestabilite separate da cinture verdi (da Howard alleNew Towns, modello fortemente apprezzato nel mondo anglosassone). Di conse-guenza esiti più o meno felici di tali utopie sulla città sostenibile possono essereconsiderati anche gli ampliamenti di centri industriali come Schio e Valdagno nelvicentino, dove alle istanze sociali della popolazione urbana e operaia è stato ri-sposto attraverso la costruzione di quartieri in cui residenza, servizi, sistema delverde e circolazione sono stati utilizzati in maniera tale da offrire un comfort di vitaottimale con la convinzione e il presupposto che migliori condizioni di vita avreb-bero facilitato la produzione ed evitato le tensioni sociali, nel solco delle esperien-ze delle Company Towns anglosassoni o mitteleuropee fortemente caratterizzatedal paternalismo industriale della prima rivoluzione industriale nazionale.

Sostenibilità e pianoFin qui quindi un primo approccio possibile alla città sostenibile, incentrato princi-palmente sulla necessità di trovare una soluzione a problematiche specifiche e at-traverso una forma organizzata dell’insediamento. Un altro approccio alla sosteni-bilità è quello connesso ai modi di pianificare la città.Nel processo pianificatorio la sostenibilità è l’obiettivo specifico a cui il piano tendee quindi l’approccio urbanistico – territoriale alla sostenibilità è interconnesso diret-tamente alla forma del piano. In particolare l’approccio alla sostenibilità nelle azio-ni di pianificazione discende direttamente dal concetto di ecologia umana applica-ta e di pianificazione ecologica, così come definita nel 1940 da Benton MacKaye.Si tratta dunque di un modo di procedere che, partendo da informazioni biofisichee socioculturali, suggerisce le opportunità e i limiti da considerare quando si assu-mono decisioni sull’uso del paesaggio3 (I. McHarg, 1997). Il metodo aveva lo scopodi definire le aree migliori per un potenziale uso del territorio, quale punto di con-vergenza di tutti o di gran parte dei fattori giudicati propizi e in assenza di quellipregiudizievoli per quel determinato uso. In esso gli indicatori, opportunamente or-ganizzati, creavano il quadro di riferimento conoscitivo per la definizione dell’ido-neità dei luoghi4 su cui articolare le ipotesi di piano che, una volta discusse con lapopolazione, potevano divenire azioni di pianificazione. In particolare l’approccioalla sostenibilità nella pianificazione ha imposto di affrontare il tema delle trasfor-mazioni urbane e territoriali attraverso tre elementi fondamentali:• la valutazione della struttura territoriale al fine di comprenderne l’organizzazionein termini di invarianti ambientali;• la comprensione degli effetti delle azioni umane sul territorio (antropizzazione),sia relativamente agli interventi già effettuati che a quelli da effettuarsi al fine di de-finire le potenzialità di utilizzazione del territorio;• l’analisi degli aspetti relativi alle dinamiche socioeconomiche che hanno ricadutadirettamente sia sul territorio antropizzato e sulla sua sostenibilità che sulle inva-rianti ambientali.Tramite questo approccio all’analisi territoriale, la questione della sostenibilità vie-ne perciò affrontata tramite l’uso di valutazioni tradizionali ( e generali5), bensì ne-cessita di essere approfondita con analisi specifiche relative alla configurazionedell’assetto insediativo. Ciò significa che, tenuto conto delle caratteristiche intrinse-che dei luoghi, diventa necessario individuare le chiavi di lettura più opportune perrappresentare il genius loci nella sua interezza.Quindi la pianificazione sostenibile impone la capacità di individuare politiche ter-ritoriali volte al contenimento delle criticità (come ad esempio lo sprawl urbano, lacittà diffusa e la città dispersa, che hanno forti ricadute in termini economici, socialied ambientali), puntando sulla centralità della struttura ambientale all’interno deiprocessi di pianificazione6. Di qui discendono direttamente gli scopi da perseguirenell’individuazione generale della sostenibilità del luogo, ossia:• la sintropia, che indica la necessità di individuare l’ambiente più adatto, oppurela possibile modificazione dell’azione di pianificazione o, viceversa, l’adattamentodella struttura ambientale in relazione alla corretta pianificazione sostenibile;• l’idoneità, che indica la necessità della minor trasformazione possibile dell’am-biente all’azione di pianificazione;• la salute, che implica il benessere che scaturisce dall’azione proposta.Nel caso dunque della pianificazione sostenibile il nodo che viene focalizzato nonè quindi la città in sé stessa, quanto piuttosto i temi che sono ad essa relativi. In talsenso sostenibilità è stata declinata ponendo particolare attenzione ad una crescitaeconomica durevole, capace di rispettare l’ecosistema ed assicurare il progresso so-ciale7. Inoltre individua nelle comunità locali il volano di questo nuovo modello disviluppo, focalizzato su di un territorio quale risultato di un vincente equilibrio tracrescita economica, rispetto dell’ambiente, protezione delle proprie radici cultura-li, promozione degli individui e qualità della vita.

Ebenezer Howard,Garden City Concept, 1902

Tony Garnier, La cité industrielle, 1917

Valdagno in una vista panoramica nel 1936

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La pianificazione sostenibile è dunque chiamata ad affrontare tematichenon di esclusiva competenza del tecnico (ingegnere o architetto), ma ne-cessita più che mai di confrontarsi con quella multidisciplinarietà cheoggi è sempre più necessaria per la comprensione della complessità delprogetto urbano.Molti sono gli strumenti di supporto all’attività di pianificazione per lacomprensione della sostenibilità nella sua complessità e spesso sono in-tegrati negli strumenti di piano (si pensi ad esempio al forte legame esi-stente tra il Piano di Assetto del Territorio PAT con la Valutazione Am-bientale Strategica VAS), oppure agiscono come linee guida di supportoalle strategie dello stesso come Agenda 21, o, ancora sono in corso diapprofondimento come l’Ecological Footprint8 (impronta ecologica), chemisura l’impatto della città e della sua popolazione sulla natura.In realtà con la crisi della città tradizionale è andata in crisi anche la pre-vedibilità del futuro urbano. Non è più possibile, salvo casi particolari,stabilire con certezza e disegnare il futuro di ogni singolo, limitato inse-diamento urbano, perché non sono del tutto prevedibili i suoi rapporticon il territorio circostante, la regione o le città di altri paesi con cui harapporti di collaborazione o di competizione, né, tantomeno, i legamiinterni che governano la struttura consolidata. Inoltre il piano stesso è fo-rato nelle sue previsioni da strumenti che, attraverso un valore di varian-te puntuale, ne mettono in crisi il disegno complessivo. Questa incertez-za dovrebbe spingere ad affrontare il tema della sostenibilità del futurodella città attraverso un approccio per parti o per temi, che consentonodi essere comunicati facilmente e facilitano lo sviluppo puntuale attra-verso una visione della sostenibilità come sommatoria di interventi.Nella pianificazione sostenibile diventano dunque fondamentali aspettiche spaziano dal dettaglio alle relazioni di sistema e che quindi interes-sano scale differenti nella pianificazione. Ci si riferisce a tematiche diffe-renziate, che hanno effetto sulla struttura insediativa, sulle modalità ditrasporto, sull’armatura territoriale, sull’organizzazione socio-economi-ca. Un approccio multidisciplinare che è tradotto nel concetto di soste-nibilità e durabilità dello sviluppo. Nella fattispecie i temi e le azioni(strategie) che assumono interesse riguardano dunque:• l’urbanizzato che deve essere compatto e con mix appropriato di desti-nazioni d’uso, al fine di proteggere l’ambiente naturale, la biodiversità ele aree produttive agricole;• l’ambiente naturale che deve permeare la città;• il minor interesse verso l’infrastrutturazione, puntando su mobilitàslow e sul trasporto pubblico;• lo sfruttamento di tecnologie verdi che possono minimizzare l’usod’acqua, lo spreco energetico e la produzione di rifiuti;• la concentrazione delle funzioni in polarità urbane e suburbane all’in-terno di uno spazio urbanizzato continuo che concentrano la mobilitàsistematica la quale può essere governata con modalità di trasporto col-lettive;• la concentrazione della popolazione all’interno degli spazi urbani perfavorire la diffusione della cultura ecologica e diminuire i costi legati alladiffusione dei servizi;• la struttura fisica della città ed il suo rapporto con l’ambiente urbanodeve essere forte, riconoscibile e commisurato alle esigenze umane;

• la performance economica, lo sviluppo produttivo e l’impiego sonomassimizzati sia dall’innovazione che dalla storia e cultura locali, cosìcome dalla qualità ambientale e sociale della città;• la pianificazione delle trasformazioni dovrebbe essere guidata da stra-tegie di lungo periodo e dal dibattito sociale, e non da una pianificazio-ne unicamente quantitativa;• il processo di decisione è sostenibile se supportato dall’integrazione diaspetti economici, ambientali e culturali.Si tratta di caratteri che sono strategici nello sviluppo del territorio e chevengono sfruttati nella competitività tra città e territori e che perciò, in uncerto qual modo, hanno decretato la fine della pianificazione tradiziona-le intesa come un disegno più o meno dettagliato di zone specializzate,di strade e di servizi pubblici, da attuare fedelmente in un tempo più omeno lungo. Inoltre oggi si è molto ampliata la platea dei decisori (e deigruppi che contestano le decisioni) e, soprattutto, sono calate le risorsepubbliche ed è sempre più necessario ricorrere ad accordi con gli opera-tori privati. È per questo che la pianificazione urbana sostenibile necessi-ta di diventare uno strumento strategico che va ad agire attraverso pro-getti puntuali capaci di soddisfare tutti gli attori coinvolti.

La misura della sostenibilitàNelle economie consolidate e nelle città che le supportano, il vantaggiocompetitivo del luogo si misura su aspetti di unicità che, proprio per ilfatto di essere consolidate, superano i caratteri generalmente utilizzatiper misurarne la qualità (è sufficiente ricordare quanto l’accessibilità ailuoghi abbia rappresentato uno strumento di attrazione degli investimen-ti sulla città e sul territorio) per focalizzarsi su aspetti innovativi quali lasostenibilità appunto e l’intelligenza9.La sostenibilità è dunque un vero e proprio strumento di supporto alledecisioni nell’attivazione di opportune pratiche e strategie di governan-ce, oltre che di certificazione della qualità dello sviluppo. In tal senso so-no diventati dei veri e propri strumenti di marketing territoriale in quantocapaci di comunicare sinteticamente i livelli di sostenibilità raggiunti edi compararli tra differenti aree urbane e territoriali.In letteratura sono dunque numerosi gli studi (UNHABITAT 2004, WorldBank 2007, OECD, European Commission 2006, ad esempio) che hannoaffrontato il tema della ricerca di indicatori di sostenibilità al fine di sup-portare le politiche di sviluppo urbano, e molteplici sono anche le appli-cazioni che raffrontano le performance delle diverse città al fine di sup-portare le decisioni dei city manager. L’approccio è generalmente dupli-ce: da un lato è rivolto alla comprensione/risoluzione dei problemi internialla città (relativi alla sua organizzazione fisica e sociale) e, dall’altro,punta ad affrontare i problemi che la città riversa sul territorio esull’ambiente. La sostenibilità viene poi articolata secondo tre dimensio-ni. La prima descrive lo stato della città attraverso gli indicatori di svilup-po socioeconomici, relativi alle condizioni ambientali e alle capacità del-la governance. La seconda affronta la dimensione urbana, ossia la perfor-mance delle azioni di gestione e pianificazione del territorio. Gli indica-tori che a essa si riferiscono focalizzano aspetti relativi alla qualità,all’efficienza, all’equità, all’integrazione delle scelte di sviluppo. La terza

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Vauban, eco-quartiere di Friburgo Residenze di Vauban a Friburgo

Bibliografia1. AA.VV., Le città del futuro. Sfide, idee, anticipazioni, ottobre 2011 in http://ec.europa.eu/regional_policy/conferences/citiesoftomorrow/ index_en.cfm.2. Hall P., Ward C., Sociable cities. The legacy of Ebenezer Howard, J. Wiley and Sons, Chirchester 1998, p.23.3. Il termine paesaggio viene utilizzato nella pianificazione ecologica come la somma delle caratteristiche complessive di un territorio, delle parti chepossiamo vedere e non, della sovrapposizione e dell’intersezione del tempo e della cultura che costituiscono un luogo, compresi tutti gli usi del suo-lo che in esso trovano sviluppo.

4. Il concetto di idoneità si riferisce al fatto che un luogo sia appropriato, adatto o confacente alla destinazione d’uso prevista per esso (Barnhart, 1953).5. Il riferimento è alle generali analisi preliminare svolte fino ad oggi a supporto della redazione dei Piani Regolatori Generali per i quali il tema dellasostenibilità era del tutto marginale.

6. Cfr. Camagni R., La pianificazione sostenibile delle aree periurbane, il Mulino, Bologna 1999 e Camagni R., Gibelli M.C., Rigamonti P., I costi col-lettivi della città dispersa, Alinea, Firenze 2002.

7. Si tratta del concetto tripolare della sostenibilità emerso dai risultati del City Summit Habitat tenutosi ad Instambul nel 1996, poi ripreso dalla Comu-nità Europea nel 1999. Relativamente allo sviluppo sostenibile della città si veda poi la Carta di Aalborg del 1994.

8. Ecologycal Footprint Analysis sviluppata da M.Wackernagel e W. Rees della British Columbia University.9. Il riferimento è alla smart city, termine anglosassone che è comunemente entrato nel dibattito sulla città e che non viene generalmente tradotto.

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valuta l’evoluzione della sostenibilità all’interno dell’ambiente urbano at-traverso indicatori che valutino il consumo delle risorse, la rigenerazioneambientale, la crescita potenziale del welfare. In questa maniera è possi-bile pervenire a tre obiettivi principali: l’idoneità dello sviluppo urbano, lacapacità di coordinamento tra le azioni e la potenzialità dello sviluppo.Misurare la sostenibilità richiede dunque modalità di approccio differentia seconda del livello della dimensione territoriale di riferimento sceltaquale oggetto di studio. Infatti, per una valutazione di dettaglio, assume-ranno maggior importanza aspetti rivolti alla comprensione della struttu-ra fisica della porzione territoriale studiata, mentre a scala territoriale glistrumenti di valutazione focalizzeranno con maggiore puntualità aspettistrategici attraverso indicatori capaci di descrivere la performance eco-nomica, le dinamiche sociali, ponendo il concetto di territorio non tantoin un’accezione fisica quanto piuttosto in termini di politiche. Infatti, sesi scorrono i metodi di misura della sostenibilità noteremo che sono for-temente differenziati e focalizzano sempre aspetti differenti o loro molte-plici combinazioni. Pur nella certezza di non essere in grado di riportarlitutti, è già possibile notare dagli esempi riportati di seguito come ognimetodo di lettura del livello di sostenibilità parta proprio da presuppostidiversi. Così il metodo dei valori di McHarg (Stati Uniti) offre una moda-lità per affrontare il tema della sostenibilità sia dal punto di vista dellapianificazione di area vasta che a quella di dettaglio.Agenda 21 (Earth Summit) affronta la sostenibilità attraverso valutazioniche misurano aspetti quali:• uguaglianza e inclusione sociale (accesso a servizi di base adeguati edeconomici per tutti);• partecipazione/democrazia (partecipazione di tutti i settori della co-munità locale ai processi decisionali);• relazione fra la dimensione locale e quella globale (soddisfazione deibisogni a livello locale, o comunque in maniera più sostenibile);• economia locale (promozione dell’occupazione e dell’impresa secon-do modalità che minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’am-biente);

• protezione ambientale (approccio ecosistemico; minimizzazione del-l’uso delle risorse naturali, del territorio, della produzione di rifiuti e disostanze inquinanti; accrescimento della biodiversità);• patrimonio culturale/qualità dell’ambiente edificato (protezione, con-servazione e recupero di valori storici, culturali e architettonici; accresci-mento e salvaguardia della bellezza e funzionalità di spazi ed edifici). Ta-le approccio trova particolare riferimento alla scala urbana e territoriale.Il metodo HQE2R (metodo per l’integrazione dello sviluppo sostenibilein ciascuna della fasi del progetto - Comunità Europea), è particolarmen-te indicato perché agisce a scala di quartiere, affrontando il tema dellasostenibilità tramite indicatori di stato per la diagnosi dei quartieri e degliedifici (ISDIS) correlati agli obiettivi di SD e alle rispettive questioni-chia-ve e indicatori di monitoraggio per differenti progetti per il quartiere (eper la città).Il metodo HQDIL di diagnostica dello sviluppo sostenibile (Comunità Eu-ropea), si focalizza principalmente sull’involucro edilizio.La griglia di analisi del territorio - CERTU (Francia – Regno Unito), si rife-risce in particolar modo al problema della mobilità urbana.Il metodo CSTB (di Michel Bonetti) concentra l’attenzione sulla sosteni-bilità percepita dagli abitanti.Il metodo di analisi AEU è basato sul bilanciamento delle emissioni di a-nidride carbonica.Il metodo CoParCo permette di valutare i costi di costruzione e manteni-mento delle costruzioni – approccio economico.Gli indicatori di sviluppo urbano sostenibile (OECD, Unione Europea,Indicatori urbani, ecc.), si riferiscono alla sola dimensione urbana.Il Protocollo ITACA e Breen valutano la sostenibilità partendo dall’analisidel tessuto edilizio.Il metodo EcoCity raccoglie indicatori per il monitoraggio della città.Gli indicatori di sviluppo sostenibile dell’Unione Europea, pur riferendo-si ai tre caposaldi della sostenibilità (sostenibilità economica, sociale edambientale), trattano la questione territoriale come sotto tema dell’am-biente naturale. Il risultato è che si parlano tante lingue diverse per de-scrivere un approccio comune che è quello della necessità di creare unospazio urbano consono alle esigenze della comunità che lo abita e capa-ce di conservare il proprio genius loci attraverso un uso consapevole del-le risorse.

La ricerca di nuovi fondamenti sostenibili per la cittàPartendo dal presupposto che la città è un organismo in rapida evoluzio-ne, sia in termini di pensiero che di pratiche, si può riuscire a mettere or-dine ai molteplici approcci presentati per giungere così alla sostenibilitàurbana. Tale percorso interessa sia la creazione di nuovi tessuti (espan-sione della città) che, in maniera sicuramente più sostenibile, la sostitu-zione di quelli vecchi (rigenerazione urbana). Ed è proprio la rigenera-zione urbana ad essere la chiave per riordinare sia gli strumenti che i me-todi per il raggiungimento di una forma urbana durabile e sostenibile at-traverso norme precise che supportino tale tipo di interventi e incentivi e-conomici per facilitarli.

Vauban, Friburgo, la differenziazione delle tipologie edilizie

Interventi di sicurezza idraulicanell’area metropolitana di Vicenza

Area di laminazionelungo il torrente Timonchio

Massimo Coccato, Enrico FrankBETA Studio Srl

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Tra i provvedimenti strutturali per ridurre il rischio idraulico si stanno sempre piùdiffondendo le casse d’espansione che, poste a monte delle zone da proteggere, ri-ducono l’entità del fenomeno naturale diminuendo la probabilità che questo si ma-

nifesti con una data intensità. Tali interventi risultano spesso preferibili a quelli di tipo pas-sivo (rialzi arginali, risezionamenti del corso d’acqua…) che, nell’intento di salvaguarda-re la sicurezza di un particolare tratto fluviale, possono però determinare un aumentodell’entità delle portate, e quindi del rischio, a valle, nonché essere fonte di maggiori ri-schi potenziali nel tratto stesso che si intende proteggere, nel caso, sempre possibile, chesi verifichi un evento di entità maggiore di quello di progetto. A seguito del disastroso e-vento di piena del novembre 2010 (figura 1), la Regione del Veneto, con DGR n. 989 del5 luglio 2011, ha definito gli interventi prioritari per la messa in sicurezza del territoriocolpito dall’alluvione: tali interventi consistono nella realizzazione di 11 casse d’espan-sione tra cui quella sul torrente Timonchio, a Caldogno, ove si prevede di realizzare un si-stema di due bacini in derivazione con un invaso complessivo di 3.800.000 m³ e quellasul Fiume Agno-Guà, nei comuni di Trissino e Arzignano costituito da un sistema di trebacini (due in linea e uno in derivazione) per un invaso complessivo di 3.500.000 m³.La progettazione di tali opere richiede l’adozione di specifiche scelte progettuali per con-sentire la migliore integrazione con il territorio e favorire la riqualificazione ambientaledell'area, aspetti su cui BETA Studio Srl vanta significative esperienze essendo stato indivi-duato quale progettista, dalla Regione del Veneto di entrambi gli interventi sopracitati edal Commissario per l’emergenza del fiume Aterno-Pescara (regione Abruzzo) delle cassedi espansione a difesa della città di L’Aquila.

Finalità e caratteristiche dell’interventoL’intervento in progetto è finalizzato alla riduzione del rischio idraulico dell’area metro-politana di Vicenza interessata dalle piene del fiume Bacchiglione: è prevista, per questoscopo, la realizzazione di una cassa di espansione sul torrente Timonchio, in comune diCaldogno (VI), la cui planimetria è riportata nella figura 2, i cui effetti hanno influenza an-che sugli interventi di mitigazione da prevedere nel territorio padovano.

Caratteristiche principaliComuni interessati: Caldogno (VI) - Superficie complessiva occupata: 1.060.000 m²Volume massimo invasabile: 3.800.000 m3 - Quota di massima regolazione: monte:64.0 m s.m. Valle: 60.9 m s.m.• Tirante massimo: monte: 4.8 m; valle: 4.4 m - Funzionamento idraulico: in derivazione.

La progettazione, realizzata da BETA Studio srl in RTI con altre società, ha previsto l’ese-cuzione degli studi e delle indagini descritte nel seguito.

Indagini geognosticheLe indagini geognostiche, finalizzate alla verifica della composizione stratigrafica del sot-tosuolo e alla sua caratterizzazione geotecnica e chimica, hanno previsto prove in sito ecampionature (figura 3):• 33 sondaggi a rotazione con prove penetrometriche, prove di permeabilità tipo Lefranc,a carico variabile, prelievo di 40 campioni di terreno per analisi geotecniche e chimiche;• 20 trincee esplorative a profondità massima di 3 m utili al prelievo di 40 campioni diterreno per analisi geotecniche e chimiche;• 24 tomografie elettriche di lunghezza complessiva pari a 12 km che hanno permesso diricostruire le caratteristiche del sottosuolo per una profondità di circa 12 m.

Indagini topograficheSono state condotte accurate indagini topografiche sia sui corsi d’acqua oggetto d’inter-vento sia sull’area individuata come sito di realizzazione dell’opera. Le indagini sono sta-te realizzate mediante:• tecnica tradizionale (GPS e stazione totale);• rilievi laserscan (LiDAR).La tecnica tradizionale è stata impiegata per:• il rilievo di 73 sezioni d’alveo sul t. Timonchio e sui fiumi Bacchiglione, Leogra e Orolo;• integrazione dei dati rilevati mediante LiDAR e rilevamento di infrastrutture.Il rilievo d’alveo, in particolare, è stato eseguito al fine della caratterizzazione morfologi-ca dei corsi d’acqua, propedeutica all’applicazione della modellistica idraulica per la de-terminazione del comportamento del sistema idrografico nello stato di fatto e nelle ipotesiprogettuali che via via sono state definite e affinate.

sostenibilitàingegno

responsabilità

1. Un’immagine dell’allagamento di Cresole (Caldogno,VI) il 1 novembre 2010 (in alto a sinistra) e risultati del-la simulazione mediante modello idraulico di tale even-to (a destra). In basso a sinistra sono riportate le mappedi precipitazione cumulata il 31 ottobre e il 1 novembre

2. Cassa d’espansione in progetto con indicazione deimanufatti di regolazione/sicurezza

3. Indagini geognostiche (rosso: sondaggi, giallo: trin-cee, arancio: tomografie elettriche)

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I rilievi comprendono la parte batimetrica, le sponde e gli eventuali argini, nonché i manu-fatti presenti (ponti, briglie).I dati provenienti da rilievi condotti con tecnica LiDAR hanno riguardato:• la fascia di territorio, larga circa 1 500 m, posta a cavallo dei corsi d’acqua del Leogra edel Timonchio fino alla confluenza nel fiume Bacchiglione (fonte: Ministero dell’Ambiente);• la fascia di territorio, di larghezza variabile tra 300 m e 1 000 m, a cavallo dei corsid’acqua del Bacchiglione e del Retrone (fonte: Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico).I rilievi LiDAR impiegati nel corso della progettazione hanno caratteristiche di alta risoluzio-ne (1 punto/m²) e precisione planoaltimetrica centimetrica.L’utilizzo delle elaborazioni su dati LiDAR hanno consentito:• di ricostruire con precisione l’andamento planoaltimetrico dell’area scelta come sito perla realizzazione dell’opera idraulica, al fine della sua corretta ubicazione e dimensiona-mento (figura 4);• d’individuare eventuali interferenze con sovrastrutture di servizio (linee elettriche aereeecc.) da risolvere in fase di progettazione;• di ottimizzare il bilancio relativo alla movimentazione del terreno, al fine di minimizzarel’impatto complessivo dell’intervento sull’ambiente;• di verificare il comportamento idraulico del sistema idrografico in caso di esondazione,sia nella configurazione attuale che in quella di progetto.

Studio idrologicoLo studio idrologico ha consentito di riprodurre il comportamento del bacino afferente al si-stema idrografico del Timonchio in caso di sollecitazione pluviometrica intensa.Il modello idrologico utilizzato è ICHYMOD (Integrated Catchment Hydrological Model),modello continuo di tipo afflussi-deflussi, sviluppato dall’Università di Padova. Il modellodetermina le portate orarie in corrispondenza delle sezioni idrografiche considerate, simu-lando per questo scopo il comportamento delle varie componenti del ciclo idrologico qualil’evapotraspirazione potenziale, l’accumulo e la fusione nivale, l’infiltrazione, la produzio-ne di deflusso superficiale.Lo studio è stato condotto mediante:• estesa raccolta di dati, pluviometrici, termometrici e idrometrici, questi ultimi integraticon le misure rilevate dalla strumentazione appositamente installata e dalle indagini cor-rentometriche effettuate;• schematizzazione del bacino e individuazione delle sezioni idrografiche di controllo;• calibrazione mediante applicazione del modello a serie temporali del periodo 2006-2011(figura 5), allo scopo di individuare il set di parametri che descrivono correttamente il com-portamento idrologico del bacino;• validazione del modello utilizzando i dati idrologici registrati nel periodo 2000-2005;• applicazione del modello idrologico a piogge sintetiche generate, a partire da modelliprobabilistici, per un periodo di 1000 anni con passo temporale orario.

Studio draulicoLo studio idraulico è stato finalizzato alla determinazione delle aree allagabili a seguito di e-vento pluviometrico intenso, nelle aree afferenti alla città di Vicenza. A questo scopo è statoutilizzato il modello idraulico mono-bidimensionale InfoWorks RS (figura 6), che abbina almodulo monodimensionale per lo studio della propagazione dell’onda di piena nell’alveoun modulo bidimensionale ai volumi finiti (griglia non strutturata a elementi triangolari) perlo studio della propagazione dell’esondazione nelle aree allagabili esterne al corso d’acqua.Lo studio è stato condotto mediante:• definizione del dominio spaziale di applicazione, la cui descrizione plano-altimetrica èstata realizzata mediante modellazione ottenuta dai dati LiDAR;• definizione e introduzione della descrizione geometrica dei corsi d’acqua, ottenuta dalleindagini topografiche condotte nell’ambito della progettazione;• applicazione degli idrogrammi significativi generati dal modello idrologico ICHYMOD peralimentare la propagazione in alveo e il moto dell’acqua sul terreno in caso di allagamenti.Ai fini della verifica dei risultati del modello sono state reperite e utilizzate anche informa-zioni di altra natura quali le perimetrazioni delle aree allagate direttamente rilevate dai co-muni interessati dalle esondazioni, la documentazione fotografica acquisita durante gli e-venti e le informazioni raccolte dagli Enti preposti al controllo e al monitoraggio.L’analisi idraulica ha riguardato:• la simulazione di eventi storicamente osservati. In particolare sono stati esaminati alcunirecenti eventi di piena per tarare e validare il modello, con particolare riferimento agli even-ti di novembre e dicembre 2010, che hanno coinvolto in maniera significativa la città di Vi-cenza;• il dimensionamento e la verifica della cassa d’espansione attraverso la simulazione deisuoi effetti in termini di rischio residuo a valle utilizzando la serie sintetica di 1000 anni di i-drogrammi dei corsi d’acqua a monte e a valle dell’opera ricavati con il modello afflussi-de-flussi;• la ricostruzione dell’andamento degli allagamenti in occasione dell’evento del 2010 nellasituazione corrispondente allo stato di fatto e allo stato di progetto, quest’ultimo conseguen-te alla realizzazione della cassa di espansione. •

4. Dati Lidar di una porzione dell’area di interven-to (Elaborazione BETA Studio Srl su dati del Mini-stero dell’Ambiente)

5. Leogra a Torrebelvicino, confronto tra le portatamisurata e quella simulata durante l’evento di no-vembre 2010

6. Modello idraulico mono-bidimensionaleInfoWorkRS

Piercarlo RomagnoniDipartimento della Ricerca, Università IUAV di Venezia

Daqualche anno, il settore delle costruzioni ruota attorno a questioni legate all’efficienza energetica, all’integrazionedei consumi da fonti rinnovabili e alla sostenibilità ambientale. Il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità diaumentare l’efficienza energetica nell’Unione per conseguire l’obiettivo di ridurre del 20% il consumo energetico

dell’Unione entro il 2020 e ha chiesto che venga data rapida e piena attuazione alle priorità definite nella comunicazionedella Commissione intitolata «Piano d’azione per l’efficienza energetica: Concretizzare le potenzialità».L’Unione Europea, ha dimostrato che un obiettivo del 20% per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabilisarebbe appropriato e raggiungibile oltre a consentire di creare la stabilità a lungo termine di cui le imprese hanno bi-sogno per effettuare investimenti razionali e sostenibili; inoltre tale obiettivo sarebbe in grado di ridurre la dipenden-za dai combustibili fossili di importazione e di incrementare l’utilizzo delle nuove tecnologie energetiche.La traduzione di tali indicazioni si trova nella Direttiva Europea 31/20101 sulla prestazione energetica nell’edilizia(recast della Direttiva EPBD 2002/91/CE): in essa si stabilisce che per gli edifici di nuova costruzione gli Stati membrigarantiscono che, prima dell’inizio dei lavori di costruzione, sia valutata e tenuta presente la fattibilità tecnica, am-bientale ed economica di sistemi alternativi ad alta efficienza come quelli indicati di seguito, se disponibili:a) sistemi di fornitura energetica decentrati basati su energia da fonti rinnovabili;b) cogenerazione;c) teleriscaldamento o teleraffrescamento urbano o collettivo, in particolare se basato interamente o parzialmente suenergia da fonti rinnovabili;d) pompe di calore.Sempre la medesima Direttiva, impone agli Stati membri l’adozione di misure necessarie per garantire che la presta-zione energetica degli edifici o di loro parti destinati a subire ristrutturazioni importanti sia migliorato al fine di soddi-sfare i requisiti minimi di prestazione energetica fissati (in riferimento all’articolo 4 della stessa Direttiva) per quantotecnicamente, funzionalmente ed economicamente fattibile. Gli Stati membri adottano le misure necessarie, inoltre,per garantire che la prestazione energetica degli elementi edilizi che fanno parte dell’involucro dell’edificio e hannoun impatto significativo sulla prestazione energetica dell’involucro dell’edificio destinati a essere sostituiti o rinnovatisoddisfi i requisiti minimi di prestazione energetica per quanto tecnicamente, funzionalmente ed economicamentefattibile. Nella Direttiva si definiscono inoltre gli «edifici a energia quasi zero» come un edificio ad altissima presta-zione energetica, determinata conformemente all’allegato I della Direttiva. Il fabbisogno energetico molto basso oquasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energiada fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze. Tali edifici dovrebbero essere lo standard delle nuove costru-zioni a partire entro il 31 Dicembre 2020 (31 Dicembre 2018, per edifici pubblici). Una prima lettura della Direttivaeuropea fornisce quindi un termine chiave per il settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni: «energia». Intesa co-me risparmio (minori consumi o addirittura produzione energetica da parte di edifici, come in parte avviene già oggi),intesa come efficienza impiantistica e utilizzo e/o integrazione di sistemi di produzione energetica che sfruttino fontirinnovabili. L’Allegato I, citato nella definizione di edificio a energia quasi zero, rammenta quali aspetti di una co-struzione debbano essere valutati nella determinazione dei consumi energetici di un edifici sia per il riscaldamentoche il raffrescamento: le proprietà dell’involucro edilizio (isolamento, capacità termica, definizione dei ponti termici,caratteristiche dei sistemi vetrati, sistemi passivi) e le caratteristiche degli impianti di condizionamento, illuminazio-ne, produzione di acqua calda.Vengono però evidenziate anche questioni preliminari alla progettazione quali l’orientazione, la tipologia della co-struzione, il comfort degli occupanti e importanti questioni relative alla realizzazione/ ristrutturazione (ottimizzazio-ne dei costi).L’integrazione con le fonti rinnovabili è promosso dalla Direttiva 2009/28/CE2], che nel nostro Paese ha trovato unaprima attuazione nel D.Lgs. 28/2011 [3].Il quadro comincia ad apparire complesso.... Un chiarimento a cura di Aicarr, per quanto limitato alle rinnovabili ter-miche, è stato di recente pubblicato4.Infatti, il D.Lgs. 28/2011, nell’Allegato 3 in cui sono definiti gli «Obblighi per i nuovi edifici o gli edifici sottoposti a ri-strutturazioni rilevanti« rileva come «gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realiz-zati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impiantialimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentualidella somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:a) il 20% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013;b) il 35% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;c) il 50% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio è rilasciato dal 1° gennaio 2017».Inoltre, tali «obblighi ... non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamen-te energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, dispositivi o impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, ilriscaldamento e il raffrescamento». Gli obiettivi posti non sono facilmente ottenibili senza scelte che coinvolgano tut-ti gli attori del processo di (ri)costruzione, dal progettista degli impianti, agli installatori, dallo strutturista allo speciali-sta in problemi di tipo acustico, dall’architetto al costruttore. E si tratta innanzitutto di porsi obiettivi di qualità (reale everificabile) in tutti i settori citati.Definire il termine sostenibilità nel settore delle costruzioni significa quindi proporre lo sviluppo di un sistema di pro-gettazione controllato e strutturato attraverso l’integrazione di saperi diversi, in modo da fornire un prodotto in gradodi soddisfare le esigenze dell’utente (qualità dell’ambiente interno) con un impegno minimo di risorse naturali sia infase di costruzione che di esercizio e con un significativo contenimento degli impatti ambientali5.L’attuale processo di progettazione e costruzione ha raggiunto un livello di complessità che richiede anche (ma forsesarebbe meglio scrivere soprattutto) nell’edilizia l’intervento di «specialisti» che, opportunamente coordinati, sianoin grado di risolvere in modo preciso e brillante i problemi posti da una qualsiasi realizzazione sia in fase di progetta-zione preliminare delineando in modo chiaro gli obiettivi da raggiungere (qualità del prodotto) che esecutiva oltreche, come ricordato appena sopra, di gestione e manutenzione dell’opera (ovvero là dove la qualità è controllata everificata). Quest’ultimo aspetto, richiamato con forza da alcuni protocolli di sostenibilità ambientale per le costru-zioni (LEED su tutti), è forse la maggiore sfida che ci aspetta in un prossimo futuro.Se quindi la progettazione integrata è inevitabile, la realizzazione di un edificio moderno diviene un processo di otti-mizzazione di più obiettivi (ad esempio, il comfort ed il risparmio energetico, i problemi strutturali, architettonici edimpiantistici,... ed economici).

Sostenibilitàe Costruzione:alcuni spuntidi riflessione

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sostenibilitàingegno

responsabilità

L’attuale processodi progettazione ecostruzione ha rag-giunto un livello dicomplessità che ri-chiede anchenell’edilizial’intervento di spe-cialisti che, oppor-tunamente coordi-nati, siano in gradodi risolvere in modopreciso e brillante iproblemi posti dauna qualsiasi rea-lizzazione sia infase di progettazio-ne preliminare de-lineando in modochiaro gli obiettivida raggiungere(qualità del prodot-to) che esecutiva,oltre che di gestionee manutenzionedell’opera (ovverolà dove la qualità ècontrollata e verifi-cata)

21 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Francesco FellinConsorzio RFX

Proprio nell’ottica sopra indicata si è inserito il recente Piano Casa della Regione Veneto [6],che ha inteso premiare interventi che non fossero meramente legati ad aspetti energetici edi fonti rinnovabili, ma che ponessero enfasi anche su aspetti talora solo marginalmente

considerati. Dal punto di vista dei materiali componenti l’involucro edilizio, si è posto l’accentonon solo su aspetti di bioedilizia ma anche sulla provenienza e sulla destinazione dei materialida costruzione (ecco quindi premiato l’utilizzo di materiali provenienti da fonti rinnovabili, rici-clati e/o riciclabili, smontabili e/o recuperabili).In un’ottica più generale è ormai da tempo diffuso, anche con qualche esempio nel nostro Paese, l’impiego di strumenti LCA (Life Cycle Asses-sment) per valutare correttamente il peso energetico dei diversi materiali da costruzione (in primis i materiali isolanti) senza farsi prendere solodalla mania di materiali naturali e biologici che magari hanno bisogno di più energia e/o acqua per essere resi disponibili all’utilizzatore nella for-ma appropriata (ecco che nei cataloghi del settore si assiste in questi ultimi anni alle proposte più disparate, dal vello ovino alla fibra di cocco,dalla cellulosa recuperata dai quotidiani alla fibra di canapa ecc.). Un altro tema del Piano Casa è quello dell’acqua, con particolare attenzioneall’utilizzo dell’acqua potabile e al suo possibile riuso, fino al recupero delle acque meteoriche per usi irrigui. Il ciclo delle acque è gestito finoall’uscita dall’edificio, quindi viene premiata la riduzione di acque da smaltire in fognatura (anche se soluzioni quali la fitodepurazione, specie inambito urbano,mi vedono tuttora scettico). Risulta interessante anche l’accento ai temi della permeabilità del suolo (che implicitamente favoriscele coperture verdi e più in generale la riduzione di aree pavimentate) e all’effetto isola di calore. Sul tema della salubrità degli ambienti è degno dinota il riferimento alla corretta ventilazione degli spazi confinati (pratica ancora poco diffusa specie in ambito residenziale anche in costruzionidi un certo pregio) e la riduzione del tasso di componenti volatili (VOC) da elementi di arredo e da Radon (killer invisibile e stranamente poco te-muto). Vi sono poi il benessere visivo (illuminazione naturale) e quello acustico, già normato dalla Legge Quadro 447/95 e successivi decreti at-tuativi e qui utilmente richiamato in un approccio di qualità globale del vivere. Vi è un riferimento al sistema di automazione dell’edificio (BACS,acronimo di Building Automation and Control System), che consente di ottimizzarne il funzionamento riducendo i consumi, e alla sua correttamanutenzione e gestione, con particolare accento alla documentazione tecnica spesso carente quando non addirittura inesistente. Per finire, ilPiano Casa assegna punteggi anche per lo sviluppo di un piano di manutenzione dell’opera e per il mantenimento delle caratteristiche prestazio-nali nel tempo, per una corretta gestione dei rifiuti e considera come elemento qualificante la vicinanza e fruibilità del trasporto pubblico.Quanto appena ricordato dimostra come sia sempre più diffuso l’approccio progettuale di un edificio come un sistema complesso, con molte re-lazioni tra edificio e ambiente circostante, per cui occorre una visuale globale sempre più ampia e integrata.Un esempio significativo è la sede di Manens-Tifs, edificio a forte valenza architettonica inaugurato nel 2004 e sito nella zona industriale di Pado-va (in figura). La piena integrazione delle varie figure progettuali, applicata ad un edificio del terziario di dimensioni contenute, ha permesso losviluppo di soluzioni d’avanguardia, finalizzate alla creazione di un edificio esteticamente molto caratteristico, riducendo al tempo stesso i fabbi-sogni energetici e curando molto la vivibilità interna in termini di comfort visivo, termoigrometrico ed acustico, anche con campagne di misura-zioni post operam. Il sistema ha consentito anche di sperimentare soluzioni, come il solaio a massa termicamente attiva, già note e utilizzate neipaesi nordici ma non nel nostro Paese, specialmente quando applicate ad un solaio di tipo alleggerito (predalle) per il quale vi era difetto di riferi-menti bibliografici.Le ipotesi progettuali sono state validate facendo ampio ricorso a sistemi di simulazione numerica, in collaborazione con il Dipartimento di FisicaTecnica dell’Università di Padova. In questo tipo di solaio l’elemento impiantistico (pannello radiante) è parte integrante dell’elemento struttura-le, e i due diventano un unicum, esattamente come le tre anime progettuali (architettonica, strutturale e impiantistica) dovrebbero sempre più ar-moniosamente fondersi per dare un risultato di assoluta eccellenza, frutto di scelte ponderate e condivise. Nell’esempio citato si è fatto ampio ri-corso alla BACS sia per il controllo in tempo reale delle schermature motorizzate che per l’ottimizzazione dell’illuminazione artificiale in funzio-ne delle condizioni esterne, nonché per il controllo e monitoraggio degli impianti che assicurano il benessere termoigrometrico tramite ricorso aduna pompa di calore invertibile accoppiata a scambiatori a terreno verticali. La tecnologia della pompa di calore è certamente molto promettenteper perseguire la finalità di incrementare sensibilmente l’efficienza energetica degli impianti e la quota di energia rinnovabile sfruttata. Sono mol-teplici i campi di applicazione, dai recuperi industriali o in particolari tipologie di edifici (come le piscine), ad applicazioni di varie dimensioni fi-no alla piccola taglia del settore residenziale dove un’unica macchina può far fronte alla produzione di calore, freddo e acqua calda sanitaria. U-no dei punti di forza della pompa di calore e che la differenzia dalla caldaia è proprio la peculiarità di poter funzionare come refrigeratore, il chela rende molto interessante specie considerando che, con poche eccezioni, gli edifici del nostro Paese hanno generalmente bisogno sia di riscal-damento che di condizionamento. La pompa di calore può poi sfruttare una molteplicità di sorgenti esterne di scambio, il che la rende più versati-le potendosi adattare di volta in volta ad esigenze e limiti specifici.7,8A modesto parere dello scrivente, bisogna superare una certa diffusa diffidenza per questa soluzione impiantistica che ha un grande margine disviluppo e diffusione, senza naturalmente tralasciare altrettanto valide strategie (teleriscaldamento, cogenerazione, biomasse ecc.). Solo un radi-cale cambiamento del modo di pensare e di vivere gli edifici, del progettarli e costruirli può portare a risultati finalmente efficaci per contrastare leemissioni di gas clima-alteranti.

Riferimenti bibliografici1. Direttiva 2010/31/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010 sulla prestazione energetica nell’edilizia (rifusione), Gazzettaufficiale dell’Unione europea del 18/06/2010.

2. Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, re-cante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 05/06/2009.

3. Decreto Legislativo 3 marzo 2011, n.28, «Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, re-cante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE», Suppl. Ord. n. 81 alla Gazzetta Ufficiale n. 71 del 28/3/11.

4. Posizione di AiCARR sul DLgs. 28/11 per gli aspetti riguardanti le rinnovabili termiche, reperibile sul sito www.aicarr.org.5. Zani Marco, Intervista con M. Filippi «Sostenibilità degli edifici. Cosa significa?», AiCARR Journal, n. 4, pp. 6-10, 2012.6. Piano Casa della Regione Veneto di cui alla legge regionale 14 del 2009, come modificato e integrato dalla legge regionale numero 13 dell’8 lu-glio 2011.

7. Coaer-Anima, Libro bianco sulle pompe di calore, 2010.8. S. Basta, F. Minchio, Geotermia e pompe di calore, Guida pratica agli impianti geotermici di climatizzazione, 2007.

Approccio progettuale di unedificio come un sistemacomplesso, con molte relazio-ni tra edificio e ambiente cir-costante: occorre una visualeglobale sempre più ampia eintegrata

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sostenibilitàingegno

responsabilità

Sostenibilità ed Efficienzaenergetica in edilizia

Michele Sanfilippo

Il tema della sostenibilità ambientale è stato affrontato a livello europeo in modo sistematico a partire daglianni Settanta del secolo scorso. La sensibilità per la tutela dell’ambiente si è sviluppata inizialmente in al-cuni Paesi del nord Europa tra cui Svezia e Germania.

Il rischio dei cambiamenti climatici, la sicurezza degli approvvigionamenti o la dipendenza energetica, l’inqui-namento dell’aria ed il caro petrolio hanno contribuito negli ultimi anni a sviluppare anche in Italia l’attenzioneper l’ambiente, in particolare con riferimento ai consumi energetici.L’interesse per la sostenibilità, in Italia, si è sviluppato forse troppo rapidamente come una reazione incontrollata;e come in tutte le reazioni incontrollate ha creato disordine favorendo paradossalmente anche interventi costosied inutili se non dannosi. Anche i mezzi d’informazione non sempre hanno affrontano il tema con sufficiente ri-gore ed approfondimento, contribuendo a loro volta a far credere valide scelte o comportamenti poco o per nullasostenibili.L’unica soluzione comune a tutti i problemi di sostenibilità (dall’effetto serra alla sicurezza degli approvvigiona-menti) è la riduzione del consumo di combustibili fossili.Il settore dell’edilizia in Italia assorbe circa un terzo del consumo nazionale di combustibili fossili. Questo è unodei settori su cui l’Europa punta ad interventi significativi. A tal fine sono state emanate una serie di direttive co-munitarie e tra queste la 2002/91/CE e la recente 2010/31/UE. Queste direttive mirano alla realizzazione di edificiad elevata efficienza energetica e dove una quota significativa del fabbisogno (già ridotto alla fonte) venga soddi-sfatto con il ricorso a fonti rinnovabili. Occorre cioè realizzare edifici ad energia quasi zero.L’indicatore utilizzato per il fabbisogno energetico è la prestazione energetica definita come «la quantità annua dienergia effettivamente consumata (sia da fonti fossili sia da fonti rinnovabili NdR) o che si prevede possa esserenecessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio, compresi la climatizzazione in-vernale ed estiva, la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e l’illuminazione».Queste direttive si concentrano non tanto sul risparmio energetico quanto sul rendimento energetico o sull’effi-cienza energetica.Sull’efficienza energetica è opportuno fare alcune precisazioni. La dotazione di impianti alimentati da fonti rinno-vabili non modifica il livello di efficienza energetica di un edificio; efficienza energetica non significa ridurre iconsumi di energia da fonti fossili ma ridurre i consumi di energia, da qualsiasi fonte essa provenga. Un edificio aelevata efficienza energetica non è, o non é solo, un edificio a basso consumo energetico, ma un edificio dove ilbasso consumo energetico è stato ottenuto considerando l’efficacia sotto il profilo dei costi: sia quelli di costruzio-ne sia quelli legati alla vita del fabbricato.Il D.Lgs. 28/11 dispone, oltre agli obblighi di installazione di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettri-ca, che una quota significativa del consumo degli edifici per il riscaldamento, il raffrescamento e l'acqua calda sa-nitaria venga soddisfatta con energia proveniente da fonti rinnovabili.Quanto maggiore sarà l’efficienza energetica tanto minore sarà il consumo e quindi inferiore la potenza necessa-ria di questi impianti. Considerando un edificio di 1.000 m2 a Padova , il consumo (convenzionale) per il solo ri-scaldamento sarà di circa 60.000 kWh/anno per una classe energetica Ci, di circa 15.000 kWh per una classeAi+; ciò significa che nel caso della classe Ai+ la potenza degli impianti con fonti rinnovabili da installare per ri-spettare la legge si riduce di più del 75%. Quindi se da un lato migliorare la classe energetica richiede un maggiorcosto per l’isolamento termico, dall’altro riduce notevolmente il costo degli impianti. L’installazione di impianticon fonti rinnovabili in misura maggiore rispetto a quanto previsto dalla legge sarà una scelta del progettista chedovrà essere fatta in relazione alla fattispecie.Efficienza significa fare di più con meno, raggiungere l’obiettivo con la soluzione ottimale. La convenienza a rea-lizzare un edificio ad elevata efficienza energetica è scontata anche senza alcun incentivo. Non è così invece perun edificio che è a basso consumo energetico ma non è stato progettato con criteri di efficienza. Il punto di par-tenza per la progettazione di edifici ad elevata efficienza energetica è l’adozione di metodi idonei a valutare l’e-fettivo contributo delle diverse scelte, partendo dal presupposto che non esistono scelte che riducono in assolutoil consumo energetico, ne tanto meno che sono in assoluto efficienti. Per valutarne la validità una scelta deve es-sere analizzata considerando il caso specifico ed in particolare le condizioni climatiche, le modalità d’uso, even-tuali soluzioni alternative; applicando un approccio integrato che valuti gli effetti su tutti gli usi energetici: dallaclimatizzazione invernale ed estiva all’illuminazione artificiale. Infine occorre analizzare anche altri fattori checaratterizzano la qualità dell’edificio quali ad esempio: i requisiti di benessere termo igrometrico, la qualitàdell’aria, il fattore di luce diurna, i requisiti acustici.Il primo intervento per migliorare l’efficienza energetica di un edificio è l’ottimizzazione dell’involucro edilizio;ridurre cioè alla fonte il fabbisogno. Occorrerà ottimizzare le caratteristiche termiche delle strutture opache e tra-sparenti, installare sistemi schermanti mobili che consentano: di sfruttare l’energia solare in inverno, ridurre i cari-chi solari in estate, ottimizzare l’illuminazione naturale anche per ridurre il ricorso all’illuminazione artificiale.Ottimizzare le caratteristiche termiche dell’involucro non significa aumentare l’isolamento termico ma trovare illivello di isolamento adeguato in relazione, come già detto, non solo alle condizioni climatiche ma anche allemodalità d’uso.Un’abitazione, un ufficio, una scuola, un impianto sportivo, un negozio hanno modalità d’uso completamente di-verse. Diversi sono i carichi termici interni a la variabilità degli stessi, diversi sono gli orari di utilizzo, diverse le e-sigenze di ventilazione ecc. Un aspetto che non può essere trascurato nella progettazione di edifici a basso con-sumo energetico sono i carichi termici, interni e solari, che assumono tanta più importanza quanto maggiore è illivello di efficienza globale che si vuole raggiungere. Utilizzare serramenti con tripli vetri, a meno di zone climati-che molto fredde o dove la superficie vetrata è molto estesa, spesso non è una scelta efficiente. A maggior ragione

ridurre alla fonte ilfabbisogno energeti-co consente l’impiegodi impianti più sem-plici e come dicevaHenry Ford «quelloche non c’è non sirompe».Il primo passo per lacostruzione di edificia elevata efficienzaenergetica è peròun’attività di proget-tazione rigorosa cheapplica metodiscientifici e consentedi effettuare le sceltesu basi razionali enon dogmatiche

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se si considera che il triplo vetro ha una minore trasparenza lumi-nosa e riduce il cosiddetto fattore di luce diurna e quindi l’illu-minazione naturale degli ambienti. La scelta dei tripli vetri nonsolo aumenterebbe il costo ma anche il consumo energetico. Sen-za considerare altri aspetti quali ad esempio il maggior peso deiserramenti con tutte le relative conseguenze. Installare impianticomplessi e costosi non è una scelta efficiente per edifici a bassoconsumo energetico, proprio perché l’involucro richiede poca e-nergia spesso la scelta più efficiente è installare impianti semplicied economici. La validità di molte scelte impiantistiche va ricon-siderata.Pompe di calore geotermiche, impianti centralizzati, pannelli ra-dianti, impianti di ventilazione meccanica con recuperatori di ca-lore non sempre si rivelano scelte ottimali quando il fabbisognotermico richiesto è molto ridotto. La loro scelta va effettuato dopoun’attenta analisi.Per edifici di classe A ad esempio, visto il basso fabbisogno ener-getico dell’involucro, una pompa di calore geotermica può con-sumare più energia di una pompa di calore ad aria, e quindi unariduzione dell’efficienza energetica non solo perché si spende dipiù ma anche perché paradossalmente aumenta il consumo.Gli impianti centralizzati con contabilizzazione del calore posso-no risultare poco efficienti. Proprio per il ridotto fabbisogno ter-mico dell’involucro, in edifici con più unità immobiliari, le perdi-te della centrale termica e del sistema di distribuzione possonosuperare le perdite di energia di un efficiente impianto autonomo,anche perché oltre al riscaldamento degli ambienti si deve consi-derare la produzione di acqua calda sanitaria e la climatizzazioneestiva.Quanto sopra vale anche per gli impianti di ventilazione mecca-nica con recuperatore di calore. Per edifici a basso consumo e-nergetico e dove la portata d’aria di ventilazione non è significati-va, come negli edifici residenziali, l’adozione di un impianto diquesto tipo può peggiorare l’efficienza energetica rispetto ad unsistema di ventilazione meccanica senza recuperatore (a sempli-ce flusso). La valutazione va fatta confrontando l’energia primariain più consumata (a causa della maggiore potenza dei ventilatori)da un impianto con recuperatore con l’energia primaria recupera-ta per la ventilazione. Non trascurando però che, per gli edifici abasso consumo energetico, una parte significativa (se non tutta)dell’energia per riscaldare l’aria di rinnovo viene fornita dagli ap-porti termici (interni e solari).Anche l’installazione di impianti solari non sempre è una sceltache fa risparmiare energia; sulla validità incide la quantità di ac-qua calda richiesta dall’utenza oltre che le condizioni climatiche.Per un appartamento abitato da una sola persona può risultare piùefficiente utilizzare una caldaia con produzione istantanea piutto-sto che aumentare le perdite dell’impianto a causa dei serbatoi diaccumulo e della maggiore lunghezza delle tubazioni di alimen-tazione; nei casi di maggiore consumo sarà sicuramente più effi-ciente il ricorso all’impianto solare. Al di là di queste valutazioniil progettista deve comunque considerare i vincoli imposti dallalegislazione indipendentemente dalla validità delle stesse.Si è cercato di evidenziare come un edificio ad elevata efficienzaenergetica non è un thermos. Un edificio a elevata efficienza e-nergetica non solo consuma meno energia ma è anche più econo-mico sia come costo di costruzione sia durante il suo ciclo di vita.Il fatto di ridurre alla fonte il fabbisogno energetico consente l’im-piego di impianti più semplici e come diceva Ford quello che nonc’è non si rompe. Il primo passo per la costruzione di edifici ad e-levata efficienza energetica è però un’attività di progettazione ri-gorosa che applica metodi scientifici e consente di effettuare lescelte su basi razionali e non dogmatiche.In un ottica di sostenibilità globale, a maggior ragione per gli edi-fici a basso consumo, non si possono però trascurare le risorseconsumate a monte e a valle del ciclo di vita dell’edificio stesso;quelle cioè necessarie per la sua costruzione e poi per la demoli-zione e lo smaltimento. Occorre cioè entrare in un ottica di LifeCycle Analysis. •

L’albero la macchina perfettaAndrea Zenari

Usare il termine macchina per un frutto della natura è riduttivo. Infatti,le specie vegetali vivono grazie a complessi processi bio-chimici chenon trovano eguali neanche nelle più perfette macchine inventate

dall’uomo.L’albero è un organismo biologico in continua crescita e trasformazione,l’habitat in cui nasce e cresce è un ambiente del tutto naturale, perciò sogget-to alle infinite variabili della natura: stagioni, eventi meteorologici ecc.;l’albero, per crescere, necessita di energia solare assorbendo acqua e anidri-de carbonica. Tutte queste sostanze vengono elaborate nel processo di foto-sintesi. Da questo processo di trasformazione, che avviene all’interno dellefoglie, viene rilasciato nell’atmosfera l’ossigeno. L’albero è un organismo incontinua crescita che va dalla nascita alla maturità. Tra queste possiamo i-dentificare nella senescenza il periodo di post-maturità, epoca in cui l’attivitàfotosintetica va via via diminuendo rispetto all’attività di respirazione. Perciòè importante che i popolamenti arborei, in pratica i boschi, siano rinnovaticon una frequenza tipica della specie legnosa dominante. In questo modo sisostiene il sistema foresta, sostenibilità significa perciò, effettuare una gestio-ne forestale impostata sul principio: taglio e reimpianto in modo da garantirela continua attività di fotosintesi. L’attività forestale deve, così, essere condot-ta in modo organizzato, predisponendo un programma di gestione plurienna-le. Quindi, tagliare un albero, se fatto nel modo giusto, vuol dire lasciare lospazio nel quale alberi più giovani possano crescere e fissare ancora gas no-civi.Attraverso lo stesso principio biologico per cui viene prodotto ossigeno, glialberi immagazzinano l’anidride carbonica sotto forma di zuccheri e derivatiall’interno delle cellule del legno. All’interno del legno almeno il 50% delpeso secco è anidride carbonica trasformata. Impiegare il legno come mate-ria prima per le costruzioni e l’arredamento significa stoccare una certaquantità di anidride carbonica trasformata e non emetterla nell’atmosfera pertutto il periodo di vita del manufatto.Oramai da oltre quindici anni mi occupo di legno impiegato nelle costruzio-ni e dall’inizio ho cercato di capire quale fosse il danno ecologico per questadestinazione d’uso. Siamo cresciuti tutti con l’idea che non bisogna tagliaregli alberi perché questi ci danno l’ossigeno per vivere, ebbene qui si è data larisposta tecnologica del perché usare il legno non sia per niente anti ecologi-co ma addirittura è un materiale sostenibile, quindi invito tutti calorosamentea conoscere questo materiale speciale per fare le case.Il primo luglio 2009 il legno ha avuto il suo debutto in società e le leggi vi-genti lo hanno promosso un materiale di serie A come ogni altro materiale dacostruzione: calcestruzzo e acciaio! Le Norme Tecniche per Le Costruzioniconosciute anche con il nome DM 14.01.2008 sono la legge dello stato ita-liano che disciplinano le costruzioni e per la prima volta in Italia tratta le co-struzioni realizzate con il legno sia esso massiccio o ingegnerizzato. •

Le specie vegetali vivono grazie a complessi pro-cessi bio-chimici che non trovano eguali neanchenelle più perfette macchine inventate dall’uomo

Luce bianca (e non solo)per la città verde

Lorenzo Fellin1

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Una luce per la cittàLa raffica di leggi regionali in tema di «Inquinamento luminoso e risparmio ener-getico» emanate nell’ultimo decennio2 se testimonia da un lato una particolaresensibilità per la città ecologica, rischia dall’altro di distogliere l’attenzione da ir-risolti problemi in tema di contenimento dei consumi e di qualità di vita nellacittà. La leva del risparmio energetico va ovviamente azionata a tutti i livelli, mala sua efficacia è ben diversa se rapportata all’incidenza che i vari settori mer-ceologici presentano rispetto al totale dei consumi. In particolare, il vero tesoret-to potenziale conseguibile con il risparmio energetico non sta tanto nell’illumi-nazione pubblica (un settore già molto efficiente e di incidenza relativamentemodesta sul totale dei consumi) ma negli enormi sprechi ancora presenti all’in-terno degli edifici pubblici e privati legati a un troppo timido orientamento versol’edificio intelligente e a bilancio energetico nullo. Sotto il profilo emotivo è faci-le darsi ragione del diffuso interesse per la pubblica illuminazione, quasi che fos-se ad essa imputabile ogni spreco energetico ed economico: l’illuminazionepubblica è infatti elemento palpabile e appariscente della città notturna, colpi-sce per la sua larga diffusione, crea supponenza di costi e di sprechi (salvo la-mentarne contraddittoriamente l’insufficienza quando si ravvisino problemi disicurezza notturna da parte dei cittadini). Senza nulla negare alla validità delle a-zioni per il contenimento energetico (e quindi della CO2), comunque e dovun-que, occorre però evitare ogni grossolana forma di sensazionalismo inquadran-do invece il tema all’interno di quello più generale e complessivo della città ver-de con uno sguardo disincantato all’obiettività dei numeri.

L’innovazione nelle sorgenti luminose e negli apparecchiL’incidenza dell’illuminazione pubblica censita sul bilancio elettrico italiano si èmantenuta pressoché invariata nell’ultimo ventennio e pari a circa il 2%, comemostra la figura 1, pur registrando un tasso di crescita medio annuo poco più ele-vato di quello degli altri consumi (2,57% contro 2,09%). In realtà, questi dati sot-tendono un elevato e diffuso sforzo di aumento dell’efficienza luminosa com-plessiva dell’illuminazione pubblica, non appena si tenga conto che con la stes-sa incidenza sul totale dei consumi di vent’anni fa si è in realtà assistito a un’e-

norme (e talvolta del tutto ingiustificato) incremento delle su-perfici illuminate, a un generale innalzamento dei livelli di illu-minamento e di luminanza nominale, ad un progressivo allar-gamento della sfera propria dell’illuminazione pubblica anchea piste ciclabili, a elementi architettonici e decorativi, a par-cheggi, aree sportive, facciate di palazzi. Ciò è stato reso possi-bile dall’innovazione tecnologica che ha reso via via disponibi-li sorgenti luminose di efficienza vistosamente crescente, pas-sando dai 10-15 lm/W delle iniziali e obsolete lampade ad in-candescenza fino a valori superiori a 100-120 lm/W delle mo-derne lampade a scarica. A questo successo ha contribuito pureil grande progresso registrato nell’individuazione di nuovi ma-teriali per i sistemi ottici e nella progettazione assistita da calco-latore che hanno consentito di concentrare la maggior parte delflusso luminoso emesso dagli apparecchi sul compito visivo li-

mitando le emissioni indesiderate verso altre direzioni.Un ulteriore passo, rivoluzionario, si registra da qualche anno grazie all’introdu-zione di sorgenti luminose non più basate sul filamento incandescente osull’arco elettrico, bensì sulla luce emessa direttamente dalla materia grazie aidiodi emettitori di luce (LED). Una luce che nasce monocromatica ma che puòessere , trasformata in “luce bianca” grazie all’adozione di tecniche tipo RGBovvero di sistemi ottici provvisti di fosfori per la trasformazione della luce blu.L’efficienza di questi sistemi ha visto un tasso di crescita rapidissimo e per certiversi imprevedibile, tale da rendere oggi competitivi i sistemi a LED anche se laloro efficienza (attestata attorno a 70-100 lm/W effettivi) non ha ancora raggiun-to quella delle più moderne sorgenti a scarica. La ragione del loro successo èperò legata alla possibilità offerta dalla normativa3 di declassare le categorie stra-dali grazie al fatto che con la luce bianca (considerata tale quando l’indice di re-sa cromatica supera il valore di 60) risultano meglio riconoscibili i contorni, gliostacoli e i colori e dunque, a parità di rischio, sono adottabili livelli di illumina-mento e di luminanza minori. Si osserva per inciso come in questo contesto ri-sulti del tutto ininfluente, quando non fuorviante, la preoccupazione delle leggi

sostenibilitàingegno

responsabilità

Sotto il profilo emotivo è facile darsi ra-gione del diffuso interesse per la pubbli-ca illuminazione, quasi che fosse a essaimputabile ogni spreco energetico ed e-conomico. Senza nulla negare alla vali-dità delle azioni per il contenimento e-nergetico (e quindi della CO2) occorreperò evitare ogni grossolana forma disensazionalismo inquadrando invece iltema all’interno di quello più generale ecomplessivo della città verde con unosguardo disincantato all’obiettività deinumeri

Consumi dell’illuminazione pubblica in Italia. (Fonte: Terna)

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regionali di limitare l’emissione verso l’alto degli apparecchi, impropria-mente associandola a un’automatica forma di risparmio energetico.La maggior parte (circa il 30%) del flusso rinviato verso l’alto provieneinfatti dall’ineliminabile riflessione delle superfici illuminate, mentre inapparecchi di moderna concezione risulta praticamente trascurabile laquota rinviata verso il cielo direttamente dall’apparecchio stesso. Il pro-blema dovrebbe semmai essere affrontato in modo diverso dato che, pa-radossalmente, i grandi livelli di efficienza raggiunti, consentendo di au-mentare molto l’illuminazione senza apprezzabili aumenti in termini dienergia assorbita (anzi, spesso producendo delle contrazioni nei consu-mi), spingono le amministrazioni pubbliche e i privati a incentivare lapreziosità dell’ambiente notturno, a stupire, a ricercare l’immagine e lavirtualità, con conseguenti effetti boomerang per quanto concerne il flus-so luminoso totale emesso verso la sfera celeste. È infatti di immediatapercezione4, volando di notte sopra il territorio, come il flusso luminosoglobale rinviato verso l’alto sia aumentato a dismisura negli ultimi anniproducendo quell’effetto deteriore che rende, ad esempio il Veneto, un«unico globo luminoso», una sorta di città metropolitana diffondente cheimpedisce quasi completamente la corretta percezione delle forme e so-prattutto del cielo stellato.L’unica misura realmente efficace che potrebbe coniugare correttamentel’inquinamento luminoso con un vistoso risparmio energetico è dunquequella di puntare alla riduzione complessiva dei flussi emessi, in definiti-va è l’opzione per la sobrietà in opposizione alla tendenza allo sfarzo eal privilegio dell’immagine, obiettivi non certo conseguibili con le curepalliative proposte dalle leggi regionali.

Dalla luce, alla luce intelligente(da lighting, a smart lighting)Ulteriori ed efficaci misure di contenimento energetico sono conseguibi-li adattando la luce alle reali necessità. Il sistema più primitivo (ancoraperaltro largamente diffuso) è quello di controllare accensioni e spegni-menti a livello di singoli quadri elettrici (e quindi di insiemi di strade)mediante orologio astronomico. Risultati migliori si ottengono con sondedi illuminamento o di luminanza. Consistenti risparmi sono conseguibilimunendo i quadri elettrici di regolatori continui di flusso luminoso pro-grammati in modo da attenuare i livelli di illuminamento in ragione deltraffico e/o delle modalità d’uso della strada. Ovviamente i sistemi sonotanto più efficaci (e per contro costosi) quanto più sono frazionati: rara-mente però il controllo si estende oltre il singolo quadro elettrico o al piùla singola linea uscente da ciascun quadro.La crescente diffusione dei LED spinge però all’introduzione di sistemipiù sofisticati in quanto, per sua natura, il LED è un dispositivo elettroni-co, che dunque già nasce predisposto a forme più raffinate e individualidi regolazione. Inoltre, il LED tollera un numero pressoché illimitato diaccensioni e spegnimenti e presenta un campo di regolazione del flussoda 0 al 100%, mentre le lampade a scarica sono soggette a forti limita-zioni a tale riguardo.Diviene quindi naturale pensare a un’illuminazione adattativa, con siste-mi a retroazione, distribuiti a livello di singolo centro luminoso. Si notiche con i LED anche il centro luminoso in realtà risulta rivoluzionato, es-sendo non più costituito da un’unica sorgente luminosa (come avvieneper le lampade tradizionali), ma da una somma di molte e piccole sor-genti LED ciascuna dotabile di un proprio sistema ottico: un controllo lo-cale consente quindi, almeno in linea di principio, di effettuare non soloun’illuminazione adattiva a livello macroscopico, ma anche di interveni-re sul solido fotometrico (e volendo anche sul colore della luce emessa)rendendolo a tutti gli effetti un dispositivo dinamico e in grado di assol-vere a esigenze cangianti nel tempo.

Dalla luce intelligente, alla strada intelligente(da smart lighting, a smart street)La disponibilità di centri luminosi intelligenti porta naturalmente a intro-durre un’ulteriore innovazione che è quella di renderli colloquianti traloro e con un centro di controllo al fine di svolgere le funzioni primarie acui sono chiamati in modo coordinato e secondo necessità esse pure ditipo dinamico (ad esempio: accompagnamento del pedone o del ciclistasolo quando ciò si rende necessario, discriminazione dei livelli a secon-

da del volume di traffico, del tempo, delle situazioni) ma anche a svolge-re servizi diagnostici, telecontrolli, monitoraggi di guasti, misure. Una si-mile integrazione è oggi consentita dalle tecnologie PLC (Power LineCommunication) nelle quali in sistema di trasporto dell’energia viene uti-lizzato anche quale linea di comunicazione, grazie a sistemi a onde con-vogliate, eventualmente in banda larga.In alternativa sono disponibili soluzioni che operano su protocolli codifi-cati wireless. La disponibilità di un sistema di questo tipo rende possibilee facile la creazione di banche dati utilizzabili non solo a livello statisti-co e fiscale (consumi, tassi di guasto, livelli effettivi di illuminamento e diluminanza), ma anche quali basi per la costruzione di nuovi modelli pre-visionali e di possibili scenari futuri illuminotecnici nella città, con unocchio di riguardo all’intera tematica del risparmio energetico.La disponibilità di una rete diffusa qual è quella della pubblica illumina-zione, nella sua nuova e duplice veste di rete di potenza e di segnale, in-duce pure a pensare di estenderne l’uso ad altre funzioni non necessaria-mente connesse con la questione dell’illuminazione: controllo e monito-raggio del traffico (veicolare, pedonale,ciclabile), info-mobilità, semafo-rica, ricarica di veicoli elettrici, controllo di mezzi pubblici dotati di rive-latori a bordo ecc.).Il passaggio dalla semplice e classica illuminazione pubblica, sia puretecnologicamente avanzata, ad una rete stradale intelligente appare dun-que tutt’altro che avveniristico: la principale difficoltà sarà quella di riu-scire a monetizzare correttamente i benefici da ciò derivanti in modo daottenere convincenti e ragionevoli valori del rapporto costi/benefici.

Dalla strada intelligente, alla città intelligente(da smart street, a smart city)Ritornando alle considerazioni iniziali di questo breve intervento è peròevidente come per un effettivo passaggio alla città verde non sia possibi-le concentrare l’attenzione solo su un piccolo elemento qual è di fatto lapubblica illuminazione ma occorrano più efficaci interventi a livello diedificio, sia passivi (coibentazioni ecc.) sia attivi (utilizzo di piccole pro-duzioni di energia verde distribuite sul territorio).L’efficacia di tali interventi è però legata anche alla disciplina d’uso daparte dei soggetti utilizzatori, impresa questa molto difficile in assenza disistemi di monitoraggio, di gestione e informativi capillarmente diffusi esottratti alla logica solo emotiva dell’utente. È in quest’ottica che si inse-riscono le iniziative europee EERA (European Energy Research Alliance)Smart Cities, Smart Cities European Industrial Initiative e Urban Europe,nelle quali anche l’italiana ENEA ricopre un ruolo di responsabilità5. È e-vidente che ogni sistema a rete diffuso sul territorio, come quelli perl’energia elettrica, il gas, l’acqua e la pubblica illuminazione, essendotutti sistemi del cosiddetto ultimo miglio, cioè tali da raggiungerel’utilizzatore finale o da approssimarsi ad esso, potrebbe essere chiamatoa fungere da collettore di informazioni e a veicolare telecomandi e con-trolli puntando a un’ottimizzazione complessiva dell’intero sistema cittàin particolare per quanto riguarda tutti gli aspetti energetici.Obiettivi questi non facili né immediati ma che rappresentano certo an-che opportunità di rilancio dell’industria elettrica, elettronica e delle te-lecomunicazioni con ovvi benefici anche per il mondo della progetta-zione e dell’installazione di impianti.

Note1. Prof. ing. Lorenzo Fellin, (già) ordinario di Impianti elettrici presso l’U-niversità di Padova, consigliere nazionale dell’AIDI (Associazione Ita-liana di Illuminazione).

2. Per il Veneto, la Legge Regionale n. 17 del 7 agosto 2009.3. Si veda ad esempio la nuova Norma UNI 11248 (Illuminazione strada-le - Selezione delle categorie illuminotecniche).

4. In realtà il flusso globale rinviato verso l’alto può anche essere oggettodi misure abbastanza precise, considerando la città come un emettitorelambertiano, come mostrano i risultati del contratto di ricerca del 2005affidato dal Comune di Trento al Laboratorio di fotometria e illumino-tecnica dell’Università di Padova dal titolo Analisi del flusso luminosoemesso dalla Città di Trento. Il flusso rinviato al cielo è risultato pari a1/3 di quello installato, con un errore di misura dell’ordine del ± 15%.5Si veda: http://www.enea.it/it/Ricerca_sviluppo/documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/smart-city/rds-334.pdf

L’evoluzione del sistema elettricocome risposta alle esigenzedi sostenibilità energetica

Roberto Caldon, Roberto TurriDipartimento di Ingegneria IndustrialeUniversità di Padova

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Gli obiettivi definiti a livello di Comunità Europea, relativi all’au-mento della produzione di energia elettrica da fonti energeticherinnovabili, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti e al-

l’aumento dell’efficienza energetica, hanno portato ad una svariata gam-ma di iniziative che hanno come punto obbligato di passaggio l’in-terazione con la rete elettrica. Questo comporta che su alcune porzioni direte l’energia derivante da fonte rinnovabile non programmabile rappre-senterà una frazione rilevante del totale trasportato dall’infrastruttura (figu-ra 1). Tutto ciò esige nuove prestazioni che stanno mettendo in difficoltà ilbuon funzionamento delle tradizionali reti elettriche e richiede la messa apunto di un nuovo concetto di sistema elettrico basato sull’adozione ditecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni (ICT). Vale a direun nuovo sistema intelligente che, pervaso di sofisticati dispositivi di mo-nitoraggio, automazione e controllo potrà garantire il mantenimento di li-velli adeguati di affidabilità e qualità del servizio, ovvero:• presentare una rete auto-riparantesi capace di anticipare i problemi chepossono nascere nel corso del funzionamento e di rispondere istantanea-mente al fine di evitare o mitigare i casi di black-out o di semplice deterio-ramento della qualità del servizio;• risultare meno vulnerabile nei confronti di eventi esterni o di attentati at-traverso la dislocazione di nuove tecniche di protezione capaci d’indivi-duare e reagire a eventuali manomissioni (cyber security) o a catastrofi na-turali;• rendere attiva la rete di distribuzione (ovvero capace di accogliere flussibidirezionali di energia), in cui si possano collegare senza formalità ag-giuntive le generazioni distribuite presso gli utenti sulla base del sempliceprincipio di libera connessione;• consentire agli utenti (anche quelli domestico/commerciali) di interagirecon il sistema al fine di gestire adeguatamente le proprie apparecchiatureutilizzatrici, ad esempio sulla base di una continua informazione sul costodell’energia nelle varie ore della giornata.In questo senso un’indicazione suggestiva proviene dalla Smart Grids Eu-ropean Technology Platform1 che ha definito le linee guida per lo sviluppodelle reti elettriche europee con un’ottica che guarda al 2020 e oltre (figu-ra 2). L’obiettivo finale è quello di un modello analogo a internet, in gradodi accettare l’apporto di risorse energetiche distribuite secondo la filosofiadella libera connessione. Il passaggio tuttavia dalle reti attuali alle così det-te reti intelligenti (o smart grids) non sarà un’operazione semplice e imme-diata. Ciascuna delle nuove tecnologie con cui si troveranno a conviverele nuove reti pone inerentemente problemi funzionali al sistema. Ad esem-pio la penetrazione della Generazione Distribuita nelle attuali reti, proget-tate e gestite come reti passive (che presuppongono cioè che non vi sia i-niezione significativa di potenza attiva dall’utente verso la rete) ha fatto e-mergere l’inadeguatezza della struttura stessa nell’accogliere le nuove pre-senze di generazione in quanto diventa problematico:• il mantenimento dei profili delle tensioni lungo le linee entro i limiti sta-biliti,• il controllo dell’entità dei flussi di potenza sulle linee,• il valore della corrente di guasto indotta dalla presenza dei generatori,• l’efficacia dei tradizionali dispositivi di protezione.È inoltre evidente che la gestione ottimale delle accennate nuove tecnolo-gie interagenti con la rete (Generazione distribuita, Home Energy Manage-ment System, ricarica di veicoli elettrici…) richiede lo sviluppo di specifi-che infrastrutture di comunicazione con caratteristiche che proveremo adescrivere sinteticamente.

Generazione Distribuita di energiaUno dei principali vantaggi della smart grid sarà la possibilità di riversarenella rete le conversioni elettriche delle risorse energetiche disperse sulterritorio. In particolari casi questa possibilità di fornire energia da puntipiù vicini al consumatore può rappresentare una soluzione più econo-mica e più efficiente rispetto al trasporto da punti lontani di generazioni

sostenibilitàingegno

responsabilità

1. Immissione in rete di energia prodotta con fonti rinnovabili

2. La rete del futuro secondo European Technology Platform SmartGrids1

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centralizzate. Se poi verrà consentita, in occasione di guasti sulla rete principale, l’ali-mentazione di porzioni di rete isolate, si potrà migliorare la continuità del servizio per le u-tenze interessate.In ogni caso bisogna prima risolvere il problema del controllo della tensione ai vari nodi del-la rete in quanto, mentre nella distribuzione passiva i profili di tensione dipendono sostan-zialmente dalla distribuzione dei carichi e hanno andamento monotono decrescente a parti-re dalla Cabina Primaria, in un sistema dotato di unità di Generazione Distribuita (GD), cheiniettano potenza attiva e reattiva in rete, i flussi possono invertirsi sulle linee e alterare signi-ficativamente i profili di tensione (determinandone in genere un innalzamento). Se da un la-to ciò può portare alcuni benefici, in termini di riduzione delle perdite e di margini più ampirispetto ai limiti inferiori consentiti, questo accrescimento del livello di tensione può però es-sere la causa di pericolose sovratensioni, specialmente in prossimità del punto di immissio-ne. Tali alterazioni sono tanto più grandi quanto più elevato è il rapporto fra la potenza dellaGD e la potenza richiesta dal carico e tanto più deboli sono le linee (ovvero tanto più picco-lo è il rapporto delle rispettive caratteristiche di reattanza e resistenza). In conformità a quan-to indicato dalla normativa sulla qualità delle forniture elettriche, la tensione di esercizio diogni nodo della rete Media Tensione deve comunque essere compresa tra il 90 e il 110%della tensione nominale per almeno il 95% del tempo (per il restante 5% è concesso che latensione scenda fino all’85%).Attualmente, la regolazione di tensione nelle reti di distribuzione è eseguita in Cabina Pri-maria, sulla sbarra di partenza delle varie linee (feeder), attraverso l’azione del variatore sot-to carico del trasformatore AT/MT.Appare evidente che il funzionamento di una rete di distribuzione resa attiva richiedel’impiego di controllori capaci di monitorare le condizioni complessive del sistema, di risol-vere le problematiche d’intervento delle protezioni, di controllare i parametri di qualità delservizio di distribuzione (livelli di tensione, compensazione delle armoniche ecc.) ed even-tualmente coordinare il passaggio a regimi di funzionamento particolari della rete come adesempio l’operatività in isola di porzioni del sistema di distribuzione.Le logiche di controllo attivo della rete di distribuzione con GD si possono prevedere secon-do diverse filosofie: da quella estrema basata sul controllo con strutture completamente cen-tralizzate fino a quella di sistemi integrati di strutture a intelligenza distribuita.La cooperazione delle singole regolazioni locali degli impianti di generazione con la gestio-ne centralizzata del funzionamento della rete (eseguita dal distributore) può prevedere diver-si livelli di integrazione gradualmente implementabili, fino a giungere a un completo con-trollo integrato attuato in tempo reale. Si parla allora di Distribution Management System(DMS), concettualmente costituito da tre blocchi fondamentali quali:• Stima dello Stato (State Estimation), nel quale si esegue la stima dello stato della rete basan-dosi su misure provenienti da apparecchiature locali o remote.• Ottimizzazione del controllo (Optimal Control) che definisce i valori ottimali delle gran-dezze controllate in funzione delle risorse disponibili nella rete.• Esecuzione del controllo (Control Scheduling) che elabora e invia i parametri ottimali diregolazione.

Infrastruttura avanzata di meteringL’adozione del contatore digitale che sta avvenendo in molti paesi industrializzati, insiemealla struttura di comunicazione utenze-distributore per l’effettuazione delle tele-letture, è ri-tenuta la base di partenza per la realizzazione di una gestione avanzata delle forniture elet-triche.Gran parte delle stime di investimenti previsti per l’implementazione delle smart grid in Eu-ropa sarà focalizzata sullo sviluppo e installazione di sistemi di smart metering; su questo te-ma specifico, riguardo al quale il nostro paese vanta un primato assoluto, a livello europeosarà destinato circa il 56% delle risorse.La trasformazione del mercato elettrico, che ha portato alla scomparsa dei clienti vincolati ealla conseguente presenza di provider in accesa competizione nella fornitura del servizio e-lettrico, ha fatto emergere nuove esigenze nelle modalità di interazione con l’utenza e con-seguenti nuove opportunità da sfruttare, come ad esempio:a funzioni più sofisticate di gestione della fornitura, ovvero, oltre alla tele-lettura dei dati diconsumo, anche l’applicazione di tariffe basate sulle variazioni orarie e stagionali dei costidell’energia; la tele-modificazione del valore della soglia di intervento dell’interruttore, al fi-ne di adeguarla al valore della potenza impegnata, in occasione di variazioni contrattuali; loscambio di informazioni sull’andamento dei consumi e su aspetti contrattuali (es: cambiopiano tariffe, fatture non pagate ecc.); il preavviso di situazioni di emergenza dovute a lavoriprogrammati sulla rete di distribuzione;b la possibilità di monitorare, secondo le specifiche regolatorie, la qualità del servizio eroga-to all’utilizzatore finale (es: numero e durata delle interruzioni);c l’opportunità di sfruttare il collegamento elettrico per fornire nuovi servizi all’utenza quali:• la tele-lettura di altre forniture come acqua e gas;• l’uso di onde convogliate su collegamento elettrico per attivare comunicazioni bidirezio-nali (audio, video, webcam).

La Smart Grids EuropeanTechnology Platform ha defi-nito le linee guida per lo svi-luppo delle reti elettriche eu-ropee con un’ottica che guardaal 2020 e oltre. L’obiettivo fi-nale è quello di un modello a-nalogo a internet, in grado diaccettare l’apporto di risorseenergetiche distribuite secon-do la filosofia della liberaconnessione

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Gestione ottimale d’utenza (Home Energy Management System)La stessa utenza finale può costituire un nodo intelligente dove un sistema di controllo domesticoè in grado di gestire in modo ottimale gli apparecchi utilizzatori, le possibili generazioni elettrichee gli eventuali accumuli (figura 3). Si potrà così sfruttare più facilmente sinergie tra le esigenze dichi deve gestire la rete, di chi vende il servizio di fornitura e di chi usufruisce di tale servizio. Afronte ad esempio di una politica commerciale di Real Time Pricing (RTP), in modo che a livellodomestico o di edificio si possa recepire in tempo quasi reale il prezzo del kWh, corrispondentealle richieste di carico provenienti alla rete, e adeguare di conseguenza i profili di consumo a val-le. Ciò richiede sistemi intelligenti di utenza (Home Energy Management System) in grado di gesti-re automaticamente dispositivi di accumulo per ridurre i picchi di prelievo di potenza dalla rete edi programmare l’accensione degli apparecchi domestici conciliando le esigenze della distribu-zione con i vincoli irrinunciabili dell’utente. Lo scenario tipico del sistema di Energy Managementper un smart building include: un’infrastruttura di comunicazione, dei sistemi di misura dei consu-mi locali nei diversi sottosistemi, un contatore di nuova generazione (smart-meter), un controlloredi utenza dotato di visore, e possibilmente un sistema di co-generazione. La rete di comunicazio-ne che permette lo scambio di informazioni all’interno di uno smart building tra i diversi sotto-si-stemi e il controllore d’utenza può essere sia di tipo a onde convogliate su linea elettrica sia di tiporadio (ad es. ZigBee™).Il controllore di utenza raccoglie: le informazioni relative alla richiesta di energia da parte degliapparecchi utilizzatori, le informazioni delle tariffe del distributore per mezzo dello smart-meter,le informazioni relative alla capacità di generazione di un eventuale sistema di cogenerazione equindi può elaborare delle strategie di utilizzo dell’energia, a livello di tutta l’abitazione, coordi-nate con il fornitore dell’energia (figura 3).

Veicoli elettrici con ricarica (Plug-In Electric Vehicles)I veicoli fanno parte della nostra vita quotidiana e hanno responsabilità importanti nel consumomondiale di energia e dell’inquinamento ambientale. Una soluzione, prospettata per il conteni-mento dei gas serra e per ridurre la dipendenza dai prodotti petroliferi, è quella dell’auto elettrica.Dopo una gestazione di ricerche più che trentennali, si sta manifestando un rinnovato interessespinto da alcuni fattori concomitanti che sono, oltre alla pressione ambientale, il progresso dellatecnologia delle batterie e la consapevolezza dell’industria dell’auto di dover creare un nuovomercato essendo l’attuale pressoché saturato.Sebbene i veicoli elettrici non siano ancora stati adottati su larga scala, in molti paesi i governi, leutility e le società automobilistiche si stanno interrogando sulle opportunità che possono derivaree sulle questioni che restano aperte in prospettiva, prima fra tutte l’infrastruttura di ricarica. Si par-la infatti di veicoli elettrici ricaricabili dalla rete elettrica di distribuzione e contraddistinti dallanotazione plug-in: possono essere veicoli dotati di sola propulsione elettrica ovvero Plug-In Elec-tric Vehicles (PEV) oppure dotati in aggiunta anche di un motore a combustione interna ovveroPlug-In Hybrid Elecric Vehicles (PHEV). La prevedibile diffusione di questi mezzi di mobilità ri-chiederà, oltre alla ricarica privata, anche una struttura pubblica di rifornimento in parcheggi cit-tadini o in aree condivise. In questo caso deve avvenire il riconoscimento del cliente o del veicoloper la fatturazione dell’energia prelevata attraverso tecnologie RFId (Radio Frequency Identifica-tion) o attraverso la comunicazione diretta tramite il cavo di ricarica. La ricarica può avvenire conpotenze modeste e tempi lunghi (es. notte-tempo) oppure con tempi della decina di minuti macon la richiesta di potenze più rilevanti che in condizioni di contemporaneità potrebbero sovrac-caricare la rete mettendo a dura prova i trasformatori della maggior parte delle cabine MT/BT.Per evitare la necessità di un potenziamento delle reti (con la costosa sostituzione dei trasformato-ri) occorre una gestione centralizzata delle ricariche in grado di redistribuire le curve di carico nelcorso della giornata.Una tale gestione è possibile se si attua una comunicazione bidirezionale con i punti di ricarica. Equesto ci riporta in uno scenario di reti intelligenti dove peraltro le auto elettriche possono diven-tare utili anche per fornire servizi di supporto alla rete (servizi ancillari). Infatti, considerando chele autovetture restano ferme per la gran parte del tempo (mediamente sono in movimento per dueore al giorno mentre sono parcheggiate le restanti 22 ore) si può pensare che le auto in sosta, con-nesse alla rete attraverso convertitori statici bidirezionali, siano pronte ad assorbire o a cedere e-nergia. I relativi accumulatori potrebbero così assorbire gli eccessi di produzione riversata in rete(ad esempio quella irregolare di certe fonti rinnovabili) e restituirli al sistema nei momenti di mag-gior bisogno.In definitiva, per un sistema diffuso di mobilità elettrica sul territorio, appare evidente la necessitàdi un Centro di Controllo (Electric Mobility Management) e una piattaforma di comunicazione chepuò supportare i seguenti tipi di operazioni di controllo (figura 4):• identificare e autorizzare il cliente ad effettuare la ricarica;• dialogare con il veicolo per conoscere la modalità di ricarica richiesta;• elaborare in tempo reale le richieste pervenute nei vari punti della rete al fine di stabilire il so-vraccarico che ne deriva e decidere se ritardare o addirittura rifiutare l’operazione di ricarica, nelcaso vi sia una concentrazione eccessiva di domanda.

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3. Sistema di «Home Energy Mana-gement» in uno Smart Building

4. Piattaforma di comunicazione perla gestione della mobilità e l’inte-razione con la rete elettrica

si tratta di una rivoluzione chepotrà avere un impatto socialeparagonabile a quello che hannoavuto altre memorabili infra-strutture quali: la rete autostra-dale, la stessa rete elettrica nelsecolo scorso e attualmente il si-stema di comunicazioni

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La scelta delle tecnologie di comunicazione per le smart gridPoiché le reti del futuro esigono di essere gestite come un web alla stregua di Internet, con la capacità diinstradare i flussi di potenza sulle linee mediante dispositivi come i FACTS (Flexible Alternate CurrentTransmission Systems) così come avviene con i routers per le informazioni, si prevede la necessità di pro-tocolli che impongano interfacce e componenti standard, tali da garantire una connessione senza alcunaformalità per gli elementi che si allacciano alla rete.Diverse sono le tecnologie di comunicazione candidate a supportare in questo senso l’evoluzione dellereti elettriche, alcune già mature anche nelle applicazioni al sistema elettrico, altre pionieristiche o ad u-no stadio preliminare di sperimentazione.Nel panorama oggi conosciuto, si possono considerare le:• reti di comunicazione via cavo;• reti di comunicazione su fibra ottica;• reti di comunicazione mediante onde convogliate (PLC);• reti di comunicazione cellulari;• reti di comunicazione wireless;• reti di comunicazione satellitari.Fra tutte queste tecnologie, oggi risulta difficile intravvedere per le reti elettriche un unico sistema di co-municazione in grado di soddisfare contemporaneamente i requisiti tecnici ed economici rispettivamen-te richiesti dalle funzioni di gestione e di protezione.Nella fattispecie, le reti cellulari e quelle satellitari non sembrano consentire, dati i tempi relativamenteelevati per l’instaurazione della connessione, un corretto funzionamento ai sistemi di protezione; le retiin cavo o in fibra ottica, nonostante garantiscano le migliori prestazioni di trasmissione, risentono pesan-temente della necessità della posa in opera delle rispettive linee e del costo elevato che questo comporta,ove non siano già disponibili dei collegamenti.

Stato e prospettive dello sviluppoPer mantenere gli impegni assunti per il 2020 2 e oltre, per quanto riguarda la percentuale di generazioneda fonti rinnovabili da integrare in rete, l’Europa dovrà necessariamente mobilitare istituzioni, enti di ri-cerca e industria per la realizzazione di un sistema elettrico dotato di reti intelligenti in tempi certi. Si puòdire che le smart grid consentiranno la transizione dalla concezione attuale delle reti elettriche verso unapproccio più moderno, ottimizzato, di un’infrastruttura in grado di scambiare informazioni con tutti ipropri nodi e di adattarsi alle diverse condizioni, anche in caso di guasto. In prospettiva la rete elettrica e-sistente e le tecnologie di comunicazione saranno pertanto connesse in un’infrastruttura integrata in mo-do da formare un nuovo sistema intelligente. Il progetto appare comunque un’impresa colossale sia perle dimensioni del sistema su cui bisogna operare, sia per la varietà degli sviluppi richiesti in ambito tec-nologico, organizzativo, regolatorio e di mercato. Basta pensare ad esempio alle dimensioni della rete in-terconnessa europea: si tratta del più esteso manufatto tecnologico creato dall’uomo, ovvero di una strut-tura:• che serve 430 milioni di utilizzatori fornendo complessivamente 2.500 miliardi di kWh per anno;• che ha una potenza installata di 560 milioni di kW;• che ha uno sviluppo di rete per circa 230.000 km in Alta Tensione e per circa 5 milioni di km in Mediae Bassa tensione.Appare dunque fondamentale, in questo contesto, il ruolo che dovrà svolgere la ricerca nelle sue artico-lazioni di ricerca di base, ricerca applicata e ricerca industriale. In molti paesi del mondo la comunitàscientifica è impegnata da qualche anno sul tema delle smart grid. Si può affermare tuttavia che i Paesipiù attivi in questo campo sono senza dubbio l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America3-7.I principali problemi per la realizzazione oggi delle smart grid riguardano gli aspetti regolatori ed econo-mici: da una parte l’assenza di un quadro di regole trasparenti e condivise appare al momento il maggiorostacolo alla diffusione delle soluzioni più innovative di gestione, dall’altra la necessità di adeguati inve-stimenti che, date le dimensioni del sistema, non possono che essere ingenti. Bisogna comunque consi-derare che si tratta di una rivoluzione che potrà avere un impatto sociale paragonabile a quello che han-no avuto altre memorabili infrastrutture quali: la rete autostradale, la stessa rete elettrica nel secolo scorsoe attualmente il sistema di comunicazioni.

Bibliografia e note1. UE: «European Smart Grids Technology Platform – Vision and Strategy for Europe’s Electricity Networks of the Future», European Commission –

European Communities, UE 2006. Vedi: http://ec.europa.eu/research/energy/pdf/smartgrids_en.pdf.2. Il pacchetto clima-energia, approvato dal Parlamento Europeo, si propone di conseguire per il 2020 i seguenti obiettivi: ridurre del 20% le emis-

sioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili.3. ETSO-E, EDSO: «The European Electricity Grid Initiative (EEGI) –Roadmap 2010-2018 and Detailed Implementation Plan 2010-2012», maggio

2010. Vedi: http://ec.europa.eu/energy/technology/initiatives/doc/grid_implementation_plan_final.pdf.4. UE: «The European Strategic Energy Technology Plan – SET PLAN Towards a low-carbon future», European Commission – European Communi-

ties, 2010. Vedi: http://ec.europa.eu/energy/technology/set_plan/set_plan_en.htm.5. UE:»Smart Grids: from innovation to deployment», aprile 2011. Vedi: http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/oettinger/headlines

/news/2011/04/20110412 _en.htm6. U.S. Department of Energy: 2010 Smart Grid System Report, febbraio 2012. Vedi:

http://energy.gov/sites/prod/files/2010%20Smart%20Grid%20System%20Report.pdf7. National Energy Technology Laboratory: Understanding the Benefits of the Smart Grid, giugno 2010.

Vedi: http://www.netl.doe.gov/smartgrid/referenceshelf/whitepapers/06.18.2010_Understanding%20Smart%20Grid%20Benefits.pdf.

Smart Gridla Gestione Intelligentedell’Energia Elettrica

M. Stellini, S. Friso, T. CaldognettoDipartimento Ingegneria dell’InformazioneUniversità di Padova

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Dalla rete elettrica attuale alle smart gridsLa struttura dell’attuale rete di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica si è mantenuta sostanzial-mente invariata rispetto a quella originale, concepita agli inizi del ventesimo secolo. Tutta l’architettura èinfatti stata progettata ipotizzando una situazione in cui gli utenti finali siano solamente utilizzatori passividi energia elettrica.Nel recente passato l’aumento demografico e lo sviluppo industriale hanno portato ad una espansione gra-duale e costante della rete elettrica per poter servire il crescente numero di utenze e supportare lo sviluppoeconomico. Tuttavia tale semplice espansione ha contribuito a formare un sistema di gestione complessoed articolato che non risponde più in modo efficace alle esigenze attuali e future. È quindi necessario unaggiornamento architetturale del sistema, che tenga conto innanzitutto del fatto che la rete elettrica nonsarà più costituita solo da poche grandi centrali di energia e un gran numero di utilizzatori passivi, ma saràcaratterizzata anche dalla presenza di molti piccoli produttori di energia (generazione distribuita).Un tale ammodernamento, oltre ai motivi appena riportati, è sollecitato da questioni ambientali e da que-stioni socio-politiche. Infatti, con le tecnologie tradizionali, la produzione di energia elettrica è uno deiprocessi tra i più gravosi dal punto di vista dell’emissione di CO2 e i recenti obiettivi per la riduzione dell’e-missione dei gas serra1,2 impongono una gestione più efficiente dell’energia.Per contro, nel prossimo futuro, in settori come il trasporto ed il riscaldamento si dovrà considerarel’impiego dell’energia elettrica in luogo dell’energia proveniente da combustibili fossili, proprio per ridurrele emissioni inquinanti. Tale fenomeno, chiamato elettrificazione (dall’inglese electrification), porterà ine-vitabilmente a un uso intensivo delle strutture per la gestione dell’elettricità e all’aumento della generazio-ne distribuita. Infatti, è già possibile osservare la diffusione delle installazioni di impianti per la produzionedi energia elettrica, anche domestici. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, nel 2009 la produzione annua dienergia elettrica da fotovoltaico è pari a 676.5 GWh, contro i 6.3 GWh del 2000.Se in prima istanza questo risulta un beneficio anche economico per i consumatori, oltre che in terminiambientali, dal punto di vista elettrico introduce un ulteriore motivo di cambiamento nella gestione dellarete elettrica perché tende a modificare il comportamento o addirittura i ruoli degli attori della rete elettri-ca. Infatti, come descritto in precedenza, la rete elettrica è configurata affinché la maggior parte dell’e-nergia sia prodotta dalle centrali e la distribuzione avvenga in maniera unidirezionale verso le utenze fina-li. Il cambio di ruolo di queste utenze, che da consumatori diventano produttori, implica una diversa ripar-tizione dei flussi energetici richiedendo pertanto un monitoraggio dettagliato e puntuale.A fronte della situazione appena delineata si è formata una nuova concezione di rete elettrica, più efficien-te e flessibile, a cui si fa riferimento con l’espressione smart grid.Con Smart Grid si intende il sistema elettrico di prossima generazione caratterizzato da un consistente im-piego della tecnologia delle telecomunicazioni e dell’informazione nella generazione, distribuzione econsumo dell’energia elettrica. In particolare, la ristrutturazione dell’attuale sistema elettrico sarà ottenutaattraverso punti di monitoraggio ed elaborazione distribuiti che renderanno possibile una conoscenza pre-cisa dello stato della rete e un conseguente controllo degli impianti. Gli obiettivi perseguiti con tali strate-gie sono:1. rendere il più omogeneo possibile il flusso di energia tra i punti di produzione e quelli di assorbimentoal fine di limitare gli stress alla rete dovuti ai picchi di consumo e ridurre il power loss;2. gestire in maniera più efficiente la generazione distribuita dell’energia in particolare di quella originatada fonti di natura intermittente (e.g., turbine eoliche, pannelli fotovoltaici) che ora causano invece proble-mi di instabilità;3. aumentare l’adattabilità delle strutture e la qualità dell’energia fornita attraverso il monitoraggio dellostato della rete per limitare malfunzionamenti, inconvenienti, o per migliorare la qualità dell’energia elet-trica riducendo disturbi dovuti a voltage sags e undervoltages e prevenire black-out;4. fornire servizi aggiuntivi ai consumatori e agevolazioni per chi adotta comportamenti conformi al rispar-mio evitando eccessivi carichi della rete.

Verso le smart µ-gridsSi noti come gli obiettivi sopra illustrati necessitino di agire sull’impianto elettrico di un intero stato o di uninsieme di stati. Eppure l’evoluzione può iniziare anche dal basso. Quanto discusso può infatti essere sca-lato ad ambienti più contenuti per formare le smart micro-grids o addirittura smart nano-grids, le quali an-drebbero poi a costituire dei blocchi elementari per il livello superiore3. In questo contesto si muove il pro-getto attivato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università deli Studi di Padova.Le micro-grids si configurano come delle comunità ciascuna costituita da un numero contenuto di abita-zioni; si immagini indicativamente un quartiere residenziale con utenze domestiche dislocate entro unraggio dell’ordine del chilometro. In ogni micro-grid sono presenti delle sorgenti cioè degli impianti di pro-duzione (e.g., eolico, solare, microturbine …) e naturalmente dei carichi. Più realisticamente si può pensa-re che una utenza operi sia da sorgente sia da carico acquisendo il doppio ruolo di produttore e consuma-tore. Il termine mutuato dall’inglese per indicare questo tipo di utenze è prosumer (composizione di pro-ducer e consumer).Naturalmente, in base al consumo, alla presenza di fonti rinnovabili e alle caratteristiche dell’utenza i flus-si di energia assumo profili anche molto diversi nel corso della giornata. Si pensi, ad esempio, a una abita-zione con impianto fotovoltaico: i maggiori consumi si hanno alla mattina e alla sera (quando gli abitanti

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Nei prossimi decenni si assi-sterà ad una profonda meta-morfosi nella gestione enell’utilizzo dell’energia e-lettrica. L’ampliarsi delle e-sigenze energetiche, la va-rietà di impieghi, la genera-zione distribuita da fontirinnovabili anche in ambitodomestico porterà comeconseguenza una nuova vi-sione della rete e del siste-ma di gestione dell’energiaelettrica nonché una diversaripartizione dei consumi. Inquesto articolo riportiamol’esperienza diretta nelle at-tività di ricerca nell’ambitodelle smart grids. Tematicheestremamente complesse edi frontiera per il mondodella ricerca dell’Ingegneriadell’Informazione nei diver-si ambiti: elettrico, elettro-nico, delle telecomunica-zioni e del controllo. Dopouna breve introduzione sultema delle smart grids, pre-senteremo in modo detta-gliato la trasversalità deiproblemi cui si dovrà farfronte per convergere versouna soluzione integrata esostenibile.

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vivono la casa) mentre la maggiore produzione avviene di giorno(quando il sole incide sui pannelli). Attualmente tutta l’energia prodottaviene immessa in rete e l’utente deve necessariamente riacquistarla daldistributore per soddisfare i propri bisogni energetici. Tale processo, ol-tre ad essere economicamente svantaggioso per l’utente, è estremamen-te dispendioso in termini di efficienza, poiché vengono accentuati i fe-nomeni di dissipazione per effetto Joule4.

Il ruolo dell’elettronica e delle telecomunicazioniLa tipica architettura di un impianto di produzione da fonti rinnovabiliprevede, in uscita dal generatore (fotovoltaico, eolico...), il collegamen-to con un convertitore elettronico che garantisce di operare nel punto dilavoro ottimo per l’estrazione della massima potenza disponibile. Se-gue quindi un inverter che fornisce l’alimentazione alternata (AC) e laaggancia alla rete di distribuzione.È ormai assodato sia nel mondo della ricerca sia dell’industria che go-vernando opportunamente l’intelligenza e la componentistica di cui talisistemi sono già dotati si possono ottenere notevoli vantaggi. Ad esem-pio è stato dimostrato5 che è possibile ridurre significativamente le per-dite di distribuzione modulando opportunamente l’iniezione di poten-za attiva o reattiva, oppure una combinazione delle due, da parte deiconvertitori delle utenze che dispongono di generatori. Quest’ultimo ètuttavia un aspetto delicato in quanto la dinamica della rete, seppurelenta quando riferita ai 50Hz, può potenzialmente divergere e portare atensioni molto elevate che danneggerebbero irrimediabilmente i dispo-sitivi connessi. Minimizzare le perdite di distribuzione e migliorare laqualità dell’energia è pertanto un o-biettivo che richiede lo sviluppo dimodelli accurati delle microreti, in-cludendo sistemi di protezione dina-mica dei generatori, sistemi di regola-zione e circuiti elettronici di potenza.L’elettronica gioca un ruolo chiaveanche nelle attività legate all’accu-mulo energetico distribuito nella mi-cro-rete. Tale approccio consente in-fatti di disporre di un bacino energeti-co in grado di accumulare l’energia quando questa è in abbondanzaper poi riutilizzarla all’occorrenza. Anche in questo caso è di fonda-mentale importanza sviluppare tecniche di controllo, criteri di progetta-zione e algoritmi per la gestione e condivisione delle sorgenti di accu-mulo energetico.Pertanto la rete elettrica non è più solo un canale per trasmettere e di-stribuire energia dalle grandi centrali ai clienti finali, ma sarà in grado diaccogliere flussi energetici bidirezionali, di agevolare l’interazione traproduttori e consumatori, di stimare in anticipo le richieste dei consu-matori e di adattare con flessibilità la produzione e il consumo di ener-gia elettrica. La rete sarà in grado di comunicare scambiando informa-zioni sui flussi di energia, gestendo con migliore efficienza i picchi diassorbimento, evitando interruzioni di elettricità e riducendo il caricodove è necessario.Per realizzare le smart grids occorrono pertanto tecniche di controlloche consentano di mantenere in un assetto noto l’intero stato della reteelettrica. Tali tecniche sono state oggetto di numerosi studi teorici e an-cora oggi la ricerca è attiva per trovare algoritmi di controllo efficienti esoprattutto applicabili ad un contesto così delicato. Infatti l’applica-zione di un controllo distribuito richiede la comunicazione tra nodi a-diacenti che, scambiandosi opportune informazioni sullo stato istanta-neo, contribuiscono al controllo più generale. Ancora una volta il vei-colo attraverso cui dovranno transitare queste informazioni potrebbeessere la rete elettrica. Tecniche basate sulle Power Line Communica-tions (PLC), sembrano essere le tecnologie più promettenti per soddisfa-re gli obiettivi richiesti, ma la soluzione non è ancora chiara. Infatti i pa-rametri, la mole di dati e la velocità dei flussi di informazione che gli al-goritmi di controllo richiedono per la convergenza difficilmente si rie-scono ad ottenere via PLC, inoltre si innescano problematiche di loca-lizzazione e temporizzazione che richiedono la conoscenza di distanzatra nodi e topologia della rete.

Attività di ricercaIl Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ha costituito un team dicompetenze trasversali, ha realizzato un testbed ispirato a una micro-grid e sta svolgendo attività di ricerca che mirano alla individuazione,

implementazione e ottimizzazione dei vari processi che caratterizzanole smart grids. In particolare il testbed consiste in una rete elettrica ca-blata la cui topologia può essere variata in funzione del setup richiesto.È costituito da tratte monofase interconnesse tramite punti di raccordoin cui è possibile iniettare potenza fornita da appositi generatori oppureprelevarne tramite dei carichi. Differenti tipologie di generatori sono di-sponibili per meglio simulare un reale contesto di cogenerazione, inparticolare sono stati installati: un impianto fotovoltaico, una cellacombustibile, un simulatore di rete elettrica e a breve sarà disponibileanche un sistema di accumulo a batterie6.Un esempio di studi già in corso riguarda la trasmissione dei dati (pac-chetti di informazioni di monitoraggio della rete) via PLC. Obiettivo diquesti test è quello di risolvere le difficoltà legate ai disturbi interarmo-nici dovuti alle commutazioni dell’elettronica presente negli inverter.Sono state effettuate inoltre delle sperimentazioni di compensazionidella potenza reattiva che hanno messo in evidenza la possibilità di di-minuire le perdite di distribuzione agendo sui generatori/carichi locali.Per il futuro sono previste ulteriori sperimentazioni inerenti il controllodistribuito, il funzionamento ad isola della smart micro-grid (condizio-ne in cui vi è il distacco dalla rete di distribuzione principale) e lo svi-luppo dell’elettronica dei vari sistemi.

ConclusioniLa soluzione descritta, proposta dagli esperti del settore, sollecitata daigoverni, spinta dalle industrie ICT e sostenuta da importanti investimen-ti è l’aggiornamento del sistema elettrico in termini architetturali.

La prima vera riforma riguarda tutta-via gli attuali aspetti normativi. Infattii regolamenti in materia di distribu-zione della energia elettrica sono re-datti in aderenza all’architettura del-la rete come descritta all’inizio (po-chi grossi produttori e molti piccoliutilizzatori). Risulta quindi proble-matico per un utente acquisire il fa-moso ruolo di prosumer, sebbene letecnologie lo rendano già possibile.

Anche il mercato dell’energia guarda con interesse le smart micro-gridcome possibile scenario per la nascita di nuovi ruoli economici. Infatti afronte di una comunità di prosumer, si configura un coordinatore chesovraintende agli scambi di energia locale tra i prosumer stessi. A que-sto scambio energetico corrisponde certamente uno scambio economi-co. Quando sarà possibile disporre appieno della energia prodotta inproprio (sistemi di accumulo, consumo diretto, ecc) sarà anche possibi-le acquistare e vendere energia attraverso delle regole di mercato anco-ra oggi difficili da delineare ma di cui sono già chiare le enormi poten-zialità.In conclusione il lavoro svolto negli ambienti della ricerca (università,fondazioni, R&D delle aziende) è finalizzato alla modellazione, proget-tazione e realizzazione di prototipi di smart micro-grid che abbiano va-lore propulsivo anche per il mondo della politica, la cui visione e piani-ficazione in termini di strategia energetica per il paese non può più pre-scindere da temi come questo e dovrebbe tradursi nella creazione di unquadro normativo e regolatorio non semplicemente compatibile o abili-tante ma che sia leva efficace per l’innovazione e lo sviluppo.

Bibliografia1. «Power Choices-Pathways to Carbon-Neutral Electricity in Europe by2050», Euroelectric, November 2009.http://www.eurelectric.org/PublicDoc.asp?ID=63875

2. Protocollo di Kyoto denominato «20-20-20»: http://www.fire-ita-lia.it/caricapagine.asp?target=20_20_20/20_20_20.asp.

3. D. Boroyevich, I. Cvetkovic, D. Dong, R. Burgos, F. Wang, and F. Lee,«Future Electronic Power Distribution Systems - A contemplativeview», Optimization of Electrical and Electronic Equipment (OPTIM)2010, pp. 1369-1380.

4. P. Tenti, A. Costabeber, P. Mattavelli, «Improving Power Quality andDistribution Efficiency in Micro-Grids by Plug & Play Control of Swit-ching Power interfaces», IEEJ Transcaction on Industry Applications,Vol. 131 n. 12, pp. 1364-1372.

5. S. Bolognani, S. Zampieri, «A gossip-like distributed optimization al-gorithm for reactive power flow control», IFAC 18th World Congress2011, Milan, Italy.

6. Progetto Smart Micro Grid del Dipartimento di Ingegneria dell’Infor-mazione: http://www.smartgrid.dei.unipd.it.

Con Smart Grid si intende il sistema elet-trico di prossima generazione caratteriz-zato da un consistente impiego della tec-nologia delle telecomunicazioni e dell’in-formazione nella generazione, distribu-zione e consumo dell’energia elettrica

Governare la Sostenibilità,governare la Complessità

Ezio Miozzo

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Direcente, anche a fronte di significativi investimenti da parte della Comunità Europea il ter-mine smart city ha iniziato a circolare con sempre maggiore frequenza, sorpassando il pre-cedente città digitale

Di cosa parliamo?Nel 1800 solo il 3% della popolazione mondiale viveva in città. Oggi circa un persona su due civive. Nel 2050 si prevede che la percentuale salirà al 70%. Insomma, per scelta o per necessità, gliesseri umani vogliono vivere sempre più vicini gli uni agli altri. Oltre a rendere più intelligenti noiche ci abitiamo, però, ora c’è un forte interesse a rendere le città stesse più intelligenti. Ecco per-ché si parla tanto, in Italia come in Europa e nel resto del mondo, di smart cities, di città intelli-genti. Il concetto di smart city è frutto dell’incontro di almeno quattro profonde trasformazioni cheda decenni stanno cambiando il mondo intorno noi: la rivoluzione urbana sopra ricordata, unaconsapevolezza ecologica ormai patrimonio condiviso, l’emergere della cosiddetta societàdell’informazione, con la conseguente enfasi sull’intelligenza, la preparazione e la creatività e in-fine la rivoluzione digitale, ovvero, quell’insieme di tecnologie che sta mutando il modo in cui la-voriamo, impariamo e, più in generale, viviamo. Parlare di smart city significa pensare alla cittàdel futuro in maniera integrata: ambiente, persone, tecnologie. In questo senso, la smart city si di-stingue dalla sorella più strettamente tecnologica, la città digitale, espressione che sottolinea ilruolo delle tecnologie informatiche. Tuttavia la città digitale è essenziale per la realizzazione dellasmart city.1 Altri declinano meglio di me questi concetti più in dettaglio in questo numero di Gali-leo, qui mi interessa sviluppare la riflessione sulla complessità crescente costituita dalla nostra so-cietà e dalle componenti della stessa, quindi su come governare la stessa proprio per garantire unaevoluzione sostenibile delle nostre città. Prima di fare questo però una piccola digressione.Se cerco sul dizionario Garzanti la traduzione di smart trovo non solo il termine intelligente maanche bello, carino. La scelta dell’aggettivo sta a indicare quindi un’aspirazione a una intelligenzanon invasiva e antipatica (pensiamo al/alla secchione/a delle superiori) ma a qualcosa di talmenteleggero e di aiuto (in questo caso il riferimento a chi ci passava il bigliettino con la soluzione delcompito!) da sembrare appunto bello e sostenibile. Prima di affrontare il tema del governo e delcontrollo delle città belle perché intelligenti vediamo però di inquadrare il tema con una piccolaspiegazione sulle componenti e sui requisiti infrastrutturali delle città smart.

I componenti della smart cityCreare oggetti sempre più intelligenti, interconnetterli e migliorare la qualità della vita delle perso-ne. In una parola, Internet of things. Con quest’espressione si intende un percorso nello sviluppotecnologico, già avviato da alcuni anni, in base al quale ogni oggetto della vita quotidiana,dall’automobile al contatore del gas, può acquistare grazie alla Rete una sua identità digitale e di-ventare più funzionale, economico ed efficiente.3Alla base di questo nuovo paradigma, destinato a incidere sempre più nel tessuto sociale ed eco-nomico di ogni Paese, ci sono gli smart objects, gli oggetti che, interconnessi attraverso la rete In-ternet, riescono a scambiare informazioni su di sé e sull’ambiente circostante. Per esempio:• le automobili intelligenti possono dialogare con l’infrastruttura stradale per prevenire incidenti,• gli elettrodomestici di casa, coordinati tra di loro, possono ottimizzare il consumo di energia,• i lampioni della luce possono autoregolarsi per l’accensione e lo spegnimento e diventare dellecentraline che raccolgono dati su traffico, temperatura e consumi delle abitazioni circostanti,• i semafori possono essere sincronizzati per creare un’onda verde ai mezzi di soccorso,• il contatore del gas può essere utilizzato per segnalare il mancato pagamento di una bolletta maanche segnalare una fuga di gas in casa.E ognuna di queste smart things può a sua volta essere multifunzionale e integrata ad altre, al finedi fornire informazioni utili e ulteriori vantaggi. Gli ambiti di applicazione, insomma, sono presso-ché illimitati. Per essere definiti pienamente smart, ovvero intelligenti, gli oggetti devono possede-re alcune caratteristiche:• identificazione (essere in possesso di un identificativo digitale univoco),• localizzazione (capacità di conoscere la propria posizione),• diagnosi di stato (capacità di monitorare parametri interni all’oggetto),• acquisizione dati (capacità di misurare variabili di stato del sistema fisico o dell’ambiente circo-stante, come la temperatura e il rumore, e di misurare variabili di flusso come il consumo di ener-gia, di acqua e così via),• attuazione (capacità di eseguire comandi impartiti da remoto),elaborazione dati (trattare i dati primitivi raccolti ed estrarre informazioni da questi attraverso ana-lisi statistiche e previsioni).Gli oggetti intelligenti possono operare nel migliore dei modi solo se anche le reti che li intercon-nettono sono smart e possiedono determinate proprietà:• standardizzazione (utilizzo di standard tecnologici aperti che facilitano l’interoperabilità dei di-spositivi),

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Parlare di smart city significapensare alla città del futuro inmaniera integrata: ambiente,persone, tecnologie. In questosenso, la smart city si distin-gue dalla sorella più stretta-mente tecnologica, la città di-gitale, espressione che sottoli-nea il ruolo delle tecnologieinformatiche. Tuttavia la cittàdigitale è essenziale per la rea-lizzazione della smart city

Ezio Miozzo, dopo essersi laureato nel 1978 in Inge-gneria Elettronica, ha lavorato in alcune delle princi-pali realtà informatiche nazionali interessandosi an-che di problematiche organizzative, metodologiche emanageriali. Oggi opera nel settore della Consulenzadirezionale per Aziende ed Enti su queste tematiche epiù in generale sui temi della governance delle tecno-logie a supporto dell’evoluzione del business azien-dale. Ricopre pro tempore l’incarico di Tesorieredell’Ordine degli Ingegneri e della Fondazione Inge-gneri Padova. Membro del comitato elezioni di IsacaVenice è responsabile per tale organizzazione delle i-niziative relative alla certificazione CGEIT. È Media-tore Civile e commerciale. [email protected]

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• accessibilità (apertura, regolata opportunamente da norme, dei datiraccolti dai tag e dai sensori degli oggetti al più ampio numero possibiledi utenti),• raggiungibilità (la rete interconnettiva permette agli oggetti di essere di-rettamente raggiungibili e interrogabili)• e multifunzionalità.

I requisiti della città intelligenteQui però esauriamo la panoramica sul tecnologico, andiamo ora a guar-dare ai requisiti che l’uomo si aspetta di ottenere con le smart cities.Questi possono essere sintetizzati nelle affermazioni, tratte da2, che ri-porto di seguito.La Città intelligente è il luogo dei dialoghi e il luogo per gli esseri umaniche non vogliono rinunciare ad esercitare la loro consapevolezza.L’intelligenza, anche di una città, è il frutto di un processo che vede co-me protagoniste le persone. L’intelligenza in una città non è la somma diatti causali. L’intelligenza e l’innovazione in una città sono il frutto dipianificazione e di condivisione. Tuttavia la pianificazione di una Cittàintelligente deve confrontarsi con la velocità dell’innovazione. Non esi-ste un futuro, è in atto un processo continuo e veloce di trasformazione.La Città intelligente è:• il luogo della leggerezza e della sostenibilità ambientale, • il luogodelle connessioni leggere tra gli uomini e le macchine, • un organismovivente composto da uomini e da cose che interagiscono tra di loro.Le tecnologie della conoscenza oggi offrono alle persone mezzi e piat-taforme per comunicare e per condividere quali mai il genere umano a-veva avuto a disposizione.I city user devono acquisire la piena consapevolezza di queste poten-zialità, per non sprecarle banalmente.Una grande multinazionale nel settore dell’Information Technology,IBM, ha deciso di dedicare una serie di centri coordinati in un’ottica dismarter planet4,6 proprio per essere protagonista in questo importanteprocesso evolutivo.

Il governo e il controlloIl tema quindi non è se la tecnologia può recepire le richieste del singolocittadino e soddisfare,perché questo lo si può già fare, quanto come il si-stema che costruiremo sarà in grado di mediare, con regole trasparenti,tra l’interesse di un singolo e quello di un altro per l’uso di un determina-to oggetto o di una risorsa condivisa (trasporto, energia, acqua, cibo, di-vertimento …) o tra più gruppi-comunità. Chi stabilisce le regole, chi leverifica, chi attua le opportune correzioni? Non possiamo avere un siste-ma sanzionatorio ex post, ossia un sistema giudiziario che sanziona uncomportamento illecito, significherebbe bloccare qualsiasi tipo di evolu-zione autonoma dei cittadini e dei sistemi stessi che andiamo a creare.Dobbiamo avere un sistema di controllo che agisce direttamente sui varisoggetti intelligenti che sia tale da garantire il rispetto di requisiti e valoriche sono considerati superiori all’interesse del singolo o di un gruppo oall’ottimizzazione di una specifica risorsa. Ma anche su questo tema laricerca nel settore dell’ingegneria dell’informazione è già proceduta per-ché quelle che abbiamo posto qui sopra, su scala molto più complessa,sono le stesse domande che si affrontano in una qualsiasi organizzazioneo azienda quando si affrontano i temi dell’utilizzo dei sistemi informativi. Le informazioni permeano a tal punto i processi operativi e decisionalidelle organizzazioni che finiscono per costituire un sistema nervoso es-senziale per il corretto funzionamento di queste strutture. Ma sono altempo stesso un mostro che genera sempre nuove esigenze e che, se nonè governato adeguatamente, diventa come il colesterolo nel sistema cir-colatorio umano: ne causa il rallentamento e addirittura la fine. Il temanon è banale come la soluzione di un sistema di governo, comando econtrollo di meccanismi complessi (ad esempio una nave). Qui stiamodisegnando un sistema che deve governare e controllare un sistema fattoda: • relazioni sociali e interpersonali; • relazioni uomo-dispositivismart; • relazioni tra dispositivi smart multifunzionali; • relazioni tra si-stemi con finalità diverse.L’ingegneria dell’informazione si è da tempo posta l’obiettivo di affronta-re con sistematicità il governo di obiettivi complessi e in apparenza con-trastanti quali l’efficacia di azione di una organizzazione, la sua efficien-za, la sicurezza dell’operato, la redditività, il controllo degli aspetti fon-

damentali, la conformità alle leggi. A livello internazionale è riconosciu-to il lavoro svolto dall’Information Technology Governance Institutenell’ambito della definizione di modelli, metodi e strumenti per il gover-no delle tecnologie, della analisi del valore per l’organizzazione dellestesse, e di gestione del rischio e dei controlli5.

Perché insisto tanto sul concetto di controlloChiunque abbia avuto un po’ di dime-stichezza con la Teoria dei Sistemi nonpuò ignorare che tutti i corpi viventihanno comportamenti riconducibili almodello a retroazione cosiddetto ad a-nello chiuso illustrato qui a fianco.Questo sistema consente la autocorre-zione del sistema e un suo comportamento prevedibile. Il controllo auto-matico di un dato sistema (di un motore, di un impianto industriale, di u-na funzione biologica come il battito cardiaco) si prefigge di modificareil comportamento del sistema da controllare (ovvero le sue uscite) attra-verso la manipolazione delle grandezze d’ingresso. Ad esempio può ri-chiedersi che l’uscita rimanga costante ad un valore prefissato al variaredell’ingresso (controllo semplice) oppure segua fedelmente la dinamicadell’ingresso stesso (sistema di asservimento) a meno di amplificazioni eritardi.Il controllo del sistema in esame viene affidato a un altro sistema costrui-to appositamente, detto sistema controllante o controllore, che vieneprogettato dopo uno studio preliminare del sistema da controllare per in-dividuarne il modello matematico esatto, servendosi degli strumentimessi a punto dalla teoria dei sistemi. Il controllo automatico di un siste-ma è possibile solo nella misura in cui il sistema stesso è raggiungibile eosservabile, cioè nella misura in cui è possibile portarlo in un dato statointerno agendo sui suoi ingressi, e risalire allo stato attuale del sistemabasandosi sulle sue uscite.Nei sistemi climatici troviamo molti esempi di fenomeni di retroazionecosì come nel corpo umano. Ricordate Fukushima? A un certo punto siattivò un processo fuori controllo e tutta l’umanità dovette aspettare chequesto processo arrivasse a compimento senza poter far nulla di signifi-cativo per determinarne l’esito finale.

Ma come bisogna procedere?Si deve instaurare un dialogo continuo tra la politica che detta le priorità,i requisiti o, per dirla con un termine militare, le regole d’ingaggio e l’in-gegneria che progetta, individua soluzioni e pone nuove domande allapolitica. Questo continuo colloquio diventa il motore positivo di unacrescita sostenibile. In questo però la politica dovrebbe dare indicazioni,non condizionata dalle congiunture presenti, ma con una visione valo-riale di lungo termine. A titolo di esempio, la vita di una persona, e poi lasua salute, vengono prima di qualsiasi altro obiettivo quale il risparmio e-nergetico o la velocità di trasferimento da un punto all’altro. Spetta all’in-gegneria quindi porre all’attenzione gli obiettivi di controllo e di traspa-renza che le funzioni di governo devono gestire. Sarà la politica a suavolta a valutarli e a fare le scelte di priorità attuativa. La città cresce e nonci aspetta. Se vogliamo governare la sua crescita senza rimanerne schiac-ciati, dobbiamo porre attenzione a come stendiamo la rete nervosa diquesto corpo multiforme. Se controlliamo e governiamo possiamo co-struire una smart city, altrimenti saremo soffocati da una città brutta e op-primente.

Bibliografia1. Juan Carlos De Martin, «La sfida delle città intelligenti» su La Stampa.2. Michele Vianello, Manifesto di principi per una «Città Intelligente».3. Internet of things, oggetti intelligenti che migliorano la vita quotidiana.http://it.finance.yahoo.com/notizie/internet-of-things—gli-oggetti-intelli-genti-che-migliorano-la-vita-quotidiana.html

4. la vision di IBM sulle smart cities:http://www05.ibm.com/innovation/it/smartercity/?cmp=101AE&ct=101AE04W&cr=Liquida_SmarterCity_Partnership&cm=B&cr=swioti_agenda_smarrcityq42011&ccy=I&cd=20111017&c=q4_agd_sp_scities_fla_300x250_it&csz=300x250&S_TACT=101AE04W

5. ITGI www.itgi.org6. Smarter City http://smarter-city.liquida.it/

Uso del GIS nella stimadei potenziali da fonti rinnovabili

Fabio DisconziArturo Lorenzoni

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La valutazione del potenziale energetico di una fonte rinnovabile non può prescindere dall’analisi delle ca-ratteristiche del territorio. In questo articolo verrà presentata una metodologia che mediante l’utilizzo distrumenti GIS permette di fare una stima del potenziale energetico della tecnologia fotovoltaica installata

sui tetti per la Regione Veneto.

Strumenti GISGli atlanti geografici e le cartine geografiche sono stati per molti anni i mezzi attraverso cui le informazioni ter-ritoriali e geografiche sono state archiviate, rappresentate, organizzate e comunicate. Recentemente tali infor-mazioni sono state tradotte in formato elettronico: è esperienza comune l’uso delle Google Maps, delle BingMaps o delle Garmin Maps conosciute soprattutto dagli appassionati di sport outdoor. Considerando le mappecartacee, pensando ad esempio la mappa politica dell’Italia riusciamo a capire i confini di una regione graziealla colorazione differente tra regione e regione. Considerando la mappa fisica dell’Italia riusciamo a capire lamorfologia del nostro Paese interpretando qualitativamente i colori e le tonalità: solitamente i colori marronirappresentano le zone di montagna, i colori con tonalità verde rappresentano le pianure, le tonalità azzurre imari e la loro profondità. Le informazioni contenute nelle mappe cartacee sono tuttavia difficilmente usabili,elaborabili, difficilmente sono quantificabili con sufficiente precisione. Per esempio, per sapere la distanza tradue punti bisognerebbe misurare un segmento sulla mappa di carta con un righello e moltiplicare la misura per

la scala. Per conoscere una quota di una collina bisognava individuare la linea di livellorelativa: una operazione non immediata, imprecisa e non interpretabile dai mezzi infor-matici. Le informazioni delle mappe geografiche disponibili in formato elettronico odella mappe online non solo sono gestibili con gli elaboratori ma sono anche facilmen-te interrogabili, collegabili ad altre informazioni, aggiornabili velocemente ecc. I datiterritoriali associati alle mappe possono essere interrogati ed elaborati consentendo diottenere informazioni di diverso genere. Per esempio, anche in servizi gratuiti comeGoogle Earth o Google Maps possiamo ottenere informazioni precise in modo moltoveloce e immediato: distanza di punti (per esempio due città), informazioni sulla lun-ghezza della strada che collega le città con pochi click e senza attese. Gli strumentiinformatici che permettono la gestione, archiviazione, rappresentazione ed elaborazio-ne dei dati territoriali in forma numerica e informatica si chiamano GIS (GeographicalInformation System). Un GIS è un sistema informativo computerizzato che permettel’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di informa-zioni derivanti da dati geografici (geo-riferiti). Nell’articolo sarà presentata una metodo-logia che ha permesso di stimare il potenziale energetico della tecnologia fotovoltaicaper la Regione Veneto. Il prossimo paragrafo descrive i database in cui si possono trova-re le informazioni territoriali della Regione Veneto.

Dati territoriali e CTR VenetoLa rappresentazione informatica della Regione Veneto è disponibile nello strumento informatico chiamatoCarta Tecnica Regionale composto da un database di dati che fornisce informazioni quantitative geo-referen-ziate relative a determinate parti del territorio. La Regione Veneto ha digitalizzato tutto il territorio creando undatabase di dati geografici e territoriali liberamente consultabili online e scaricabili. I dati sono disponibilipresso il sito (Cartografia). La Carta Tecnica Regionale è una cartografia generale e metrica prodotta nelle scaledi rappresentazione 1:5000 e 1:10000. Gli oggetti e le informazioni territoriali contenute nella Carta TecnicaRegionale, acquisiti in forma vettoriale, sono organizzati in due classi di informazione: Livelli e Codici. I livellicostituiscono classe primaria di aggregazione degli oggetti/informazioni a loro volta suddivisi nei Codici chedescrivono le caratteristiche particolari. I livelli principali della Carta Tecnica Regionale sono descritti nella ta-bella 1. I codici sono un raggruppamento ulteriore delle informazioni contenute in un livello. A titolo di esem-pio per il livello fabbricati i codici contenuti nella CTR sono descritti nella tabella 2.

MetodologiaLa procedura seguita per valutare il potenziale energetico delle tecnologie fotovoltaico e solare termico è de-scritta nella figura 1. Non viene stimata la potenzialità degli impianti con installazione a terra mentre si è cer-cato di valutare la potenzialità energetica del fotovoltaico su tetto. Il primo passo è stato quello di creare deilayer informatici aventi una estensione superficiale pari al territorio dell’intera regione. I layer più interessantiper l’analisi del potenziale energetico sono quelli riguardanti il livello informativo fabbricati e insediamenti; diquesto livello sono state considerate le cinque tipologie di edifici: edifici civili, edifici industriali, allevamenti,stalle e fienili, scuole e ospedali. Le informazioni direttamente ottenibili dai layer informatici riguardano la po-sizione degli edifici, la superficie in pianta, il perimetro dell’edificio, il comune di appartenenza ecc. vedi ta-bella 3. Tecnicamente non tutta la superficie dei tetti è compatibile con l’installazione di impianti fotovoltaici.Una stima della superficie tecnicamente compatibile è stata ottenuta considerando una serie di coefficienti ri-duttivi come descritto nell’equazione:

Sdisp=Ctipo∙Caltro∙CST∙Combr∙Costacoli∙Spianta cosϑ

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Figura 1. Metodologia stima po-tenziale fonte solare con tecnolo-gia fotovoltaica e solare termico

Tabella 1. Livelli della Carta Tecnica Regionale della Regione Veneto

Livelli principali Livelli di servizi01: fabbricati 17: campitura e fabbricati02: viabilità 18: simbologia viabilità03: elementi divisori 19: simbologia elementi divisori04: idrografia 20: simbologia idrografia05: vegetazione 21: simbologia e campitura vegetazione06: discontinuità 22: campitura discontinuità07: ferrovia 23: simbologia ferrovie08: infrastrutture 24: campitura e simbologia di infrastrutture09: opere 25: simbologia opere10: curve di livello11: punti quota12: inquadramento13: aree di rappresentazione del territorio 28: campitura aree di rappresentazione del territorio14: toponomastica;15: limiti amministrativi 29: simbologia limiti amministrativi16: cornici e scritte marginali

30: zone di determinazione non certaLivelli funzionali per la gestione informatica dei grafiA2: assi viabilità N2: nodi viabilitàA4: assi idrografia N4: nodi idrografiaA7: assi ferrovia N7: nodi ferrovia

Tabella 2. Esempio di classificazione in codici per il livello fabbricati della CTR

Edificio civile Croce isolata – CapitelloEdificio industriale Stazione – fermata ferroviaria (edificio)Baracca Scalo merci (edificio)Tettoia - pensilina Deposito ferroviarioChiesa Casello ferroviario (edificio)Tabernacolo Limite area ferroviaria (pertinenza)Chiesa (pertinenza) Manufatti variCampanile Casello autostradale (edificio)Torre Aeroporto (edificio)Edificio in costruzione Aeroporto (pertinenza)Rudere – edificio semidiroccato – rovine – diruti Stradina internaStalla – allevamento agricolo – fienile Cortile internoCimitero (pertinenza) Rifugio alpinoImpianti sportivi (edificio) Ospedale (edificio)Impianti sportivi (pertinenza) Ospedale (pertinenza)Campo sportivo Scuola (edificio)Gradinata Scuola (pertinenza)Scalinata Caverna - Grotta - Cavità naturaleTorre industriale – Ciminiera (punto) Centroide edificoTorre industriale – Ciminiera (area) Parco o giardinoMonumento (punto) CampeggioMonumento (area) Autorimessa – garage (fuori terra)Pietra o colonna indicatrice Insediamenti archeologiciSilos (punto) Insediamenti archeologiciSilos (area) IsolatoTendone pressurizzato

Tabella 3. Statistiche layer edifici Regione Veneto

Edifici civili Edifici industriali Scuole Ospedali AllevamentiNumero 1238051 87978 7648 1334 126775Superficie totale [km2] 234,2 99,4 4 0,9 34,9Distribuzione geografica

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La valutazione del po-tenziale energetico di u-na fonte rinnovabile nonpuò prescindere dall’a-nalisi delle caratteristi-che del territorio.L’utilizzo di strumentiGIS permette di fare u-na stima del potenzialeenergetico della tecnolo-gia fotovoltaica instal-lata sui tetti per la Re-gione Veneto

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I coefficienti tengono in considerazione:Ctipo: fattore riduttivo che tiene in considera-zione il tipo di tetto (doppia falda, piano, multifalda ecc.);Caltro: fattore che tiene in considerazione lapresenza di altre infrastrutture nel tetto (im-pianti di climatizzazione e trattamento dell’a-ria, lucernari, camini ecc.);CST: fattore che tiene in considerazione la pre-senza di pannelli per la produzione di acquacalda sanitaria;Combr: fattore che tiene in considerazione il fat-to che un pannello fotovoltaico non deve an-dare ad ombreggiare gli altri pannelli fotovol-taici; questo coefficiente rappresenta il rappor-to tra la superficie installata e la superficie ditetto occupata;Costacoli: fattore che tiene in considerazionel’ombreggiamento reciproco degli edifici; nonavendo un modello tridimensionale del tessu-to degli edifici è stato utilizzato il valore assun-to dallo studio (Bergamasco & Asinari, 2011)relativo alla Regione Piemonte. Nel caso ditetti con falda inclinata il fattore cos(ϑ) tiene inconsiderazione il fatto che la superficie dispo-nibile per l’installazione è maggiore rispettoalla superficie in pianta.Da una ricerca della letteratura esistente e daassunzioni proprie i coefficienti utilizzati perogni tipologia di edificio sono riassunti nellatabella 4.Per il calcolo dell’energia elettrica producibiledobbiamo considerare i rendimenti di conver-sione dei pannelli, i rendimenti degli impianti,considerare la perdita di efficienza dovuta allatemperatura e un fattore di riduzione relativoal fatto che non tutti i pannelli verranno instal-

lati con l’asse perfettamente rivolto a sud. Lapotenzialità energetica della tecnologia foto-voltaica per la Regione Veneto può essere e-spressa mediante la relazione:

EPV=ηpannelloηTHηAZηimp Hsolare SdispIn cui:ηpannello: rendimento pannello fotovoltaico (ve-di Tabella 5);ηTH: variazione rendimento dovuto alla tempe-ratura (0,90);ηAZ: tutti i pannelli non saranno installati per-fettamente verso Sud (0,90);ηimp: riflessione, polveri, inverter, convertitore(0,84);Hsolare: irraggiamento per superficie ottima-mente inclinata (dati da PVGIS geo-refenziati).Sono stati considerati tre macro scenari: loscenario A che rappresenta il massimo poten-ziale energetico generabile, lo scenario B cherappresenta una diffusione delle 3 tecnologiein linea con la situazione attuale e lo scenarioC nel quale le 3 tecnologie hanno la medesi-ma diffusione.Le informazioni sull’irraggiamento sono stateottenute utilizzando i dati forniti dal databasePVGIS. Con l’utilizzo di software GIS e di foglidi calcolo è stata calcolata la potenziale pro-ducibilità di energia elettrica per ogni comunedella Regione.I dati aggregati per provincia sono riassunti intabella 6 che mostra una prima stima del po-tenziale energetico della tecnologia fotovoltai-ca su tetto per la Regione. I risultati dipendonofortemente dalle ipotesi fatte e dalle informa-zioni di partenza.A titolo di esempio, un miglioramentodell’analisi potrebbe derivare dall’applica-

zione di informazioni riguardanti la posizioneed estensione dei centri storici della Regione:per queste aree si potrebbe non si simula l’in-stallazione dei pannelli.

Considerazioni e commentiGli strumenti per le analisi energeticheIl potenziale energetico di una fonte rinnova-bile è strettamente legato alle caratteristichedel territorio.Gli strumenti GIS sono in grado di effettuareuna digitalizzazione del territorio stesso epermettono l’analisi informatica delle sue ca-ratteristiche. In questo articolo abbiamo vistoun esempio di come applicando informazio-ni di diversa natura sia possibile avere unastima tecnica della massima potenzialità e-nergetica della tecnologia fotovoltaica appli-cata sui tetti della Regione Veneto.Gli strumenti GIS per la comunicazioneOltre all’elaborazione dei dati gli strumentiGIS offrono la possibilità di comunicare inmodo veloce e immediato informazioni chespesso richiedono competenze approfonditeper essere comprese. Rispetto ai dati numeri-ci, la rappresentazione geografica di dati ter-ritoriali è di immediata comprensione.Gli strumenti GIS per raccogliere, elaborare,condividere e distribuire i datiGli strumenti GIS potrebbero essere utilizzatiper creare strumenti utili ai decisori pubblici;analogamente alla famosa enciclopedia pub-blica e condivisa Wikipedia, con gli strumen-ti GIS si possono raccogliere dati a livello lo-cale (ad esempio comunale), elaborarli a li-vello globale (per esempio regionale) e ridi-stribuirli. •

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Tabella 4. Coefficienti per il calcolo della superficie disponibileCtipo Caltro CST Combr Costacoli 1/cos(ϑ)

Edifici civili 0,5 0,70 0,9 0,45 0,46 1,04Edifici industriali 0,75 0,90 1 0,45 1 1Scuole 0,75 0,90 1 0,45 0,9 1Ospedali 1 0,70 1 0,45 1 1Allevamenti, stalle e fienili 0,75 0,90 1 0,45 1 1,02

Tabella 5. Tecnologie fotovoltaiche e scenarioScenario A Scenario B Scenario C

monocristallino ηmonocristallino = 0,15 100 0 0policristallino ηpolicristallino = 0,12 10 70 20film sottile ηfilm sottile = 0,06 33 34 33

Tabella 6. Stima del potenziale energetico della tecnologia fotovoltaica installata sui tetti della Regione Veneto[MWh] scenario B

civili industriali scuole ospedali allevamentiBL 105653 90310 7039 2017 43868PD 291375 480983 11391 3034 162573RO 91926 119598 6762 2061 42254TV 330089 809451 27657 6194 263873VE 275200 397500 19248 4137 118735VI 319210 738118 24250 4927 196222VR 297700 616331 21939 7537 336134Veneto 1711153 3252291 118286 29907 1163658

Totale Regione Veneto: 6.275.294 MWh

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Muoversi con più semplicità e in maniera intelligente nelle città è possibile! No, non è uno slo-gan elettorale o una dichiarazione ecologista, poter spostarsi realmente in modo sostenibile incittà e tra città è possibile e forse più semplice di quello che sembra.

Oggi esistono molti servizi pubblici di trasporto, più o meno funzionali, che permettono di collegare leperiferie delle città con i suoi centri e le città con altre città vicine. Esiste una variegata gamma di siste-mi: su gomma, su rotaia, cappillari o di lunga percorrenza ma tante volte, per pigrizia, cattiva abitudi-ne, mancanza di informazione si tralasciano e si passa al sistema di trasporto preferito dagli italiani:l’automobile. Tutti vediamo, soprattutto a ridosso degli orari canonici di ufficio, le nostre autostrade,vie, incroci riempirsi di traffico, inquinamento, stress e troppe, ma troppe auto con una sola persona abordo: il conducente. Ciò comporta una serie di problematiche che non voglio elencare ne trattare inquesto articolo, ma che tutti ben conosciamo.Primo passo fondamentale per aiutare a risolvere tutto ciò è ovviamente che il sistema pubblico di tra-sporto funzioni. Il servizio deve essere accogliente per il passeggero, rispettoso degli orari, innovativonei servizi accessori, funzionale e capillare. Deve cercare, come una nuova auto ricca di accessori, diinvogliare l’utente alla scelta, deve essere moderno.Il secondo passo è creare la giusta informazione tra il sistema e l’utente. Informazione fondamentaleall’utente per organizzare il percorso, monitorare costantemente i tempi del viaggio ed eventualmentevalutare delle alternative durante lo stesso. Informazione che il sistema di trasporto pubblico e il singo-lo mezzo pubblico deve inviare costantemente al passeggero. Siamo ormai circondati da cellulari di ul-tima generazione smartphone, tablet, mini pc, strumenti che ci permettono con semplicità di esserecollegati costantemente con il web e quindi con l’informazione. Dallo studente, al manager sempre inviaggio, passando per tutta la moltitudine di utenti che usufruiscono del trasporto pubblico, si può rite-nere oramai che il problema di connettività è stato colmato. È oramai consuetudine vedere nelle nostrestrade, piazze, stazioni, aeroporti le persone far scorrere gli schermi dei loro apparecchi tecnologici diultima generazione.Con un trasporto pubblico moderno e funzionale e con una sempre più crescente facilità di accesso alweb tramite dispositivi mobili è possibile contribuire alla sostenibilità dei trasporti di persone. Sul web,tutte le società pubbliche e private di trasporto, hanno la loro homepage più o meno accattivante e fun-zionale dove l’utente può informarsi su orari, costi e percorsi. Molte volte però queste informazioni so-no scollegate tra loro; il futuro passeggero, per pianificare e organizzare il suo viaggio è così costrettoad effettuare molteplici ricerche, ricostruire e collegare il tutto. Stesso discorso vale per i pagamenti, o-gni azienda di trasporti ha il suo tariffario e i pagamenti sono limitati al solo servizio che fornisce.È necessario quindi pensare a qualcosa di diverso, di più completo, adeguato alle esigenze odierne diuna mobilità funzionale, flessibile e veloce. Un’applicazione per smartphone/tablet e per PC che aiuti einvogli l’utente a lasciare a casa l’automobile di proprietà e a scegliere il servizio di trasporto pubblicosia per sporadici viaggi, sia tutti i giorni per raggiungere il proprio posto di lavoro e muoversi attorno adesso. Creare gli strumenti per pianificare il viaggio nella maniera piu semplice e intuitiva possibile, glistrumenti per pagare il servizio in un’unica forma e soluzione, gli strumenti per monitorare costante-mente il percorso e le sue tempistiche e poterlo, se necessario, modificare al momento valutando inmaniera intuitiva tutte le alternative collegate.Articolando poi il tutto su scala superiore è possibile mettere in comunicazione i sistemi di mobilità divarie città, creando così una rete integrata su larga scala sempre più alternativa all’utilizzo dell’auto-mobile.La pianificazione: via web, interfacciandosi con un unico portale, l’utente può pianificare il suo viag-gio, valutando le alternative, prenotando i servizi e monitorando i costi. Con l’utilizzo dei circuiti dicredito è possibile effettuare in anticipo un pre-pagamento commulativo di tutti i servizi scelti e alla fi-ne del viaggio, in maniera automatica e in base ai servizi realmente utilizzati, il sistema aggiorneràl’importo finale.Il viaggio: il collegamento costante alla rete cellulare degli apparati tecnologici di ultima generazione eutilizzo del GPS integrato permetteranno al passeggero di conoscere, all’interno del tessuto urbano, lasua esatta posizione e quella del mezzo di trasporto da utilizzare e ricevere avvisi di eventuali ritardicon relative alternative per poter procedere il viaggio in orario. Sarà possibile consultare mappe intera-tive con l’indicazione delle fermate dei mezzi o dei parcheggi di car-sharing, le coincidenze e tutte leinformazioni utili di cui l’utente necessita o desidera.Nel caso specifico del car-sharing il passeggero, già in viaggio, potrà monitorare se l’auto, precedente-mente prenotata, è presente nel punto di consegna o, per svariati motivi, non è ancora stata consegnatadal precedente utilizzatore. Sarà possibile quindi anticipare un cambio di prenotazione ol’annullamento della stessa in modo da poter spostare la scelta su un mezzo di trasporto alternativo. I-noltre, nel caso si prenotino automezzi a trazione elettrica, l’utilizzatore tramite la lettura attraverso ilsuo smartphone/tablet di un segnale che un sensore collegato alle batterie del veicolo rilancia al siste-ma, può conoscere preventivamente lo stato di ricarica del mezzo e quindi verificare se l’autonomia èsufficiente per raggiungere la destinazione prefissata. Muoversi con più semplicità e in maniera intelli-gente nelle città è quindi possibile! Proviamoci. •

Con un trasporto pubbli-co moderno e funzionale econ una sempre più cre-scente facilità di accessoal web tramite dispositivimobili è possibile contri-buire alla sostenibilitàdei trasporti di persone

Sostenibilitàe sistemi di spostamento

Paolo Chiaro

EquiviverePer un’architettura sostenibile

Sostenibilità > Risparmio Energetico

Paolo Simonetto

38 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Equivivere. Per un’architettura sostenibile (Cittadella, 22 maggio-4 luglio 2010 e Bari, 6 settem-bre-10 settembre 2011), la rassegna di architettura promossa e curata da Architettando, è stataun contenitore di riflessioni, proposte, idee per l’architettura sostenibile. A due anni dal-

l’iniziativa, riteniamo che essa abbia contribuito al dibattito sull’architettura orientando la riflessio-ne verso il senso della sostenibilità architettonica, dai più ritenuta, erroneamente, soltanto risparmioenergetico.Discutere di sostenibilità senza rischiare di cadere in luoghi comuni, prenderne in esame le implica-zioni legate all’architettura, evitando di affrontarne i contenuti più banali e spesso sviliti da un utiliz-zo sovrabbondante, inadeguato e talvolta troppo interessato, è un compito senz’altro impegnativo.Da un punto di vista architettonico, innanzitutto, il rischio è quello di associare il concetto di Soste-nibilità a termini non proprio o non completamente aderenti all’insieme dei significati che lo con-notano, quali bioedilizia, ecocompatibilità, rispetto ambientale, risparmio energetico ecc. o peggioancora a suffissi vaghi e indeterminati quali bio, eco ecc.Se poi si scende nel campo del risparmio energetico, associare la sostenibilità a un uso spinto di tec-nologie, a rigidi protocolli di certificazione, ad un utilizzo di dispositivi spesso costosi e a volte diffi-cili da reperire o, addirittura, problematici da smaltire, rischia di svilirne il significato o addirittura diportare il progettista fuori strada. Fissare tutti questi limiti, essere in qualche modo vincolati a normee dati numerici, può ostacolare l’orizzonte costruttivo sostenibile, rischiando di relegare in secondopiano obiettivi primari quali l’aumento della qualità e della salubrità degli ambienti di vita, il minoreconsumo di risorse, il rispetto dell’ambiente, un uso razionale (anche in senso economico) delle ri-sorse. La sostenibilità, intesa nel senso più ampio ed eticamente corretto, dovrebbe essere invece u-na scelta corale, condivisa dalla società, finalizzata a creare un’armonia tra la qualità dei luoghi e leistanze emotive delle persone che ci vivono. Dovrebbe porsi come il risultato di un processo dina-mico che risponda alle esigenze di ambiente e umanità, così da creare tra loro una perfetta sintesi diequilibrio e relazione reciproca.Altro presupposto fondamentale, che dovrebbe alimentare la sensibilità dei progettisti, è il rispettodelle strutture esistenti con interventi mirati a non stravolgerne la configurazione precedente, bensìa trasformarle riconoscendone gli elementi vitali, e non certo per un nostalgico senso di protezioneverso le preesistenze ma come atteggiamento mirato a rivalorizzarne gli aspetti qualitativi. Inoltre,la scelta dei materiali dovrebbe essere ripensata in funzione del loro ciclo di vita così da «esseresfruttati per intero e non dismessi a causa, a volte, della comparsa anticipata di nuove esigenze chene accelerano l’obsolescenza funzionale e costringono a sostituirli ben prima che essi abbiano e-saurito in misura significativa la dotazione di risorse naturali ed energetiche che incorporano»1.Quest’ultima azione, quanto mai indispensabile, non sempre risulta fattibile alla luce della rapiditàdi cambiamento degli stili di vita e delle necessità a cui gli edifici assolvono nel corso della loro esi-stenza, grazie anche a un sempre rinnovato (che non significa migliorativo) corpus normativo sulquale il progettista tende sempre più, vogliamo pensare per sfinimento, ad allinearsi.Le premesse categoriche e tassative di una produzione edilizia più sostenibile impongono quindi diarmonizzare in maniera più efficace il concetto di composizione architettonica con la scelta di ma-teriali e soluzioni tecnologiche durevoli nel tempo, ma che non si sostituiscano ad una progettazio-ne architettonica di qualità.

sostenibilitàingegno

responsabilità

Un oggetto architettonico che è sol-tanto la traduzione di una funziona-lità, il risultato di una situazione eco-nomica, non può avere senso.

Jean Baudrillard

1. A. Giangrande, M. De Matteis, Sosteni-bilità e morfogenesi: il concetto di so-stenibilità secondo Alexander, 2008.

Premio Nuova Energia MassimoMalagutiDirettore Generale PST Galileo

39 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Il Premio Nuova Energia, la cui prima edizione si è conclusa nel 2011, è una i-niziativa di CCIAA di Padova realizzata in collaborazione con Parco Scientifi-co e Tecnologico Galileo,Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università

di Padova, Comune di Padova, Provincia di Padova e Associazioni di Categoriadel settore agricoltura, artigianato e industria.Il Premio intende evidenziare le migliori pratiche promosse a livello locale perl’efficienza energetica e le energie rinnovabili, promuovendo la sensibilità di cit-tadini, amministrazioni, imprese e professionisti verso la necessità di uno svilup-po sostenibile che tenga conto delle imprescindibili esigenze di contenimentodelle emissioni in atmosfera e dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.Il Premio si articola in cinque sezioni: progettisti, imprese del settore primario, se-condario e dei servizi, Pubbliche Amministrazioni e Scuole. La categoria progetti-sti in particolare intende individuare le realizzazioni che meglio traducono i prin-cipi del risparmio energetico e dell’utilizzo delle energie rinnovabili sia dal puntodi vista tecnico che formale, grazie alla scelta di soluzioni progettuali che renda-no compatibile e integrato l’uso delle tecnologie con il profilo architettonico.La Giuria del Premio, composta daMarco Calaon (CCIAA di Padova),MauriziaDosso (CCIAA di Padova), Andrea Sacchetto (Provincia di Padova), Arturo Lo-renzoni (Università di Padova) e da chi scrive ha assegnato il Premio ProgettistaProtagonista riservato ai progetti originali aGiorgio Simioni (conDavide Scapin)per il progetto di edificio residenziale CASA1. CASA1 è il risultato di una proget-tazione la cui impostazione parte dall’orientamento ottimale dell’edificio rispettoagli assi eliotermici, e da questo fa discendere gli aspetti distributivi e funzionalidegli spazi interni e l’uso delle tecnologie, integrati in un profilo architettonicominimalista che è il risultato coerente di questo approccio progettuale.All’interno della categoria Progettista Protagonista, cui nel 2011 hanno partecipa-to 14 progetti, il Premio Architettura rinnovabile per interventi su edifici esistentiè andato a Lucia Corti ed Elena Rigano, per la ristrutturazione di una palazzina li-berty degli anni ’20 a Padova ad uso bifamigliare. Questa ristrutturazione, che ri-spetta con attenzione filologica gli stili e l’uso dei materiali dell’epoca, dimostracome gli interventi di risparmio energetico anche su edifici esistenti possano ri-sultare compatibili con le necessità di mantenimento dei valori architettonici,senza penalizzare la qualità e la vivibilità degli ambienti ma anzi restituendo aquesti un senso e un valore ancora più vicino alla loro natura originale.Luisa Fontana ha ottenuto laMenzione Speciale per il progetto del nuovo Centrod’Infanzia in Zona Industriale a Padova, mentre lo Studio Giulia Zordan e Do-menico Gabaldo ha ricevuto il riconoscimento Selezione Nuova Energia 2010per il progetto di un fabbricato residenziale unifamiliare a basso contenuto ener-getico.Inserendo le parole di ricerca Premio Nuova Energia su YouTube sono visibili ifilmati realizzati su ognuna delle realizzazioni premiate nel 2011.Il Premio Nuova Energia intanto prosegue le sue attività di promozione e valoriz-zazione delle migliori realizzazioni anche nel 2012; i risultati della nuova sele-zione saranno presentati a Padova in occasione della Notte Verde che si terrà il 5maggio. •

Premio Architettura rinnovabile

Premio ProgettistaProtagonista

Menzione speciale

Casa 1

La casa sorge all’estremità nord di un lotto irregolare com-pletamente aperto a sud sulla campagna veneta, al limitedi un’area edificabile, prima di quattro edifici di analogaimpostazione concettuale in corso di realizzazione.La costruzione si compone essenzialmente di due volumileggermente ruotati e compenetrati tra loro, disposti inmodo tale da definire uno spazio esterno di accesso allaproprietà da nord e garantire la possibilità di valorizzare erendere intima l’area verde posta a sud. Anche l’accessoall’edificio avviene da nord, segnalato da un deciso taglioorizzontale della parete del corpo principale e dall’inter-sezione con quella del corpo secondario ruotato, nel pun-to di snodo, cerniera tra i due volumi, in posizione protet-ta e raccolta.Dal punto di vista distributivo l’edificio è stato organizza-to aprendo i vani d’abitazione a sud, separando i vani ac-cessori, ricavati sul lato nord, con percorsi di connessioneorizzontale e di collegamento verticale tra i tre livellidell’abitazione.Nella concezione progettuale, fondata su principi di so-stenibilità, primaria importanza è stata data al più efficaceutilizzo della luce naturale e dell’irraggiamento solare.L’orientamento e la conformazione dell’edificio permetto-no infatti nel periodo invernale di sfruttare il benefico ap-porto di luce ed energia solare per l’illuminazione e ilcontributo termico passivo e, durante la stagione estiva, dicontrollare e limitare mediante elementi a sbalzo e tenderotolanti, l’irraggiamento solare diretto. Le dimensionidelle finestre e delle aperture ricavate sul tetto, consento-no di captare la luce naturale, ottenendo in ogni stagioneun ottimo livello di illuminazione durante il corso del-l’intera giornata anche per i locali non orientati a sud.Tutti gli elementi architettonici e ingegneristici della co-struzione sono stati concepiti con precisi intenti energeti-ci, per garantire illuminazione naturale, riscaldamento in-vernale, raffrescamento estivo e produzione di acqua cal-da sanitaria, con il minimo utilizzo di energia, senzal’impiego di fonti convenzionali non rinnovabili, secondocriteri di costruzione passiva, ottenendo un notevole ri-sparmio economico di esercizio, in linea con i principidella sostenibilità. La casa utilizza infatti fonti naturali rin-novabili: il pannello solare posizionato sulla copertura, lesonde geotermiche a circuito chiuso infisse nel terreno,l’elevata coibentazione termica, consentono grazie ad unefficiente sistema impiantistico a pompa di calore, di uti-lizzare l’energia solare e l’energia geotermica per riscal-dare/raffrescare le superfici radianti a pavimento e a pare-te, ottenendo elevati livelli di comfort abitativo e benesse-re in tutte le stagioni. Il sistema fotovoltaico, infine, garan-tisce l’apporto di energia elettrica necessario al funziona-mento della costruzione.L’approccio progettuale adottato ha portato alla creazionedi un’architettura caratterizzata da totale essenzialità divolumi, completa assenza di elementi di decoro non fun-zionali, sobrietà e razionalità delle forme e delle aperture,utilizzando un linguaggio contemporaneo, ottenendo unoggetto architettonico di puro effetto plastico nel quale leparti dialogano tra loro per assonanze e dissonanze. Lascelta di trattare cromaticamente tutto l’edificio con colo-re bianco è diretta a favorire la lettura volumetrico-spazia-le dell’architettura, evitando inutili tentativi di con-fusio-ne con il paesaggio, stabilendo con esso un rapporto em-patico di reciproco rispetto. Unico elemento identitario edi spicco è la porta d’ingresso di colore rosso.

Davide Scapin

40 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

sostenibilitàingegno

responsabilità

PremioPROGETTISTA PROTAGONISTA

41 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Fotografie di Giorgio Simioni

42 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

sostenibilitàingegno

responsabilità

Casa BorghesanCasa Borghesan è un edificio residenziale, sviluppato su duepiani fuori terra per un totale di circa 300 mq (a cui si aggiun-gono piano interrato e soffitte), risalente agli anni ’30 del se-colo scorso, caratterizzato architettonicamente dalla presen-za di decorazioni liberty. Circondato da un ampio giardinoper la maggior parte al riparo dalla viabilità di maggiore scor-rimento, l’immobile presenta il fronte principale e gli accessiorientati a sud, mentre sul lato settentrionale, più riservato, sicondensa lo spazio aperto vissuto maggiormente dalla fami-glia, come estensione della cucina. Data una tecnologia co-struttiva molto tradizionale e scarsamente rinnovata nel cor-so del secolo, l’edificio presentava un consumo energeticomolto elevato (27 litri/mq/anno); l’applicazione rigorosa delprotocollo CasaClima e l’utilizzo di materiali ecologici han-no ridotto i suoi consumi dell’85%, abbassandoli a meno di4 litri/mq/anno (quasi sette volte di meno), e portando la casain classe B+ CasaClima, per la quale è stata certificata (in ac-cordo alla normativa nazionale si situa in classe A). Le speci-fiche richieste del committente volte al mantenimento dellasua destinazione residenziale hanno salvaguardato volumi efunzioni dell’edificio, mantenendolo sostanzialmente nelsuo stato originario. Il progetto, realizzato tra l’autunno 2008e l’estate 2009, ha vinto il primo premio al CasaClimaAwards nel 2010, nella sezione Risanamento (B plus).Il progetto architettonico ha adeguato funzionalmentel’edificio ridistribuendo gli spazi interni, collegando i pianicon una piccola scala di servizio, modificando una terrazzae aprendo una loggia esposta a sud, e lo ha riqualificato dalpunto di vista dei consumi energetici, grazie all’opera di rive-stimento a cappotto dell’edificio e al rifacimento parziale deisolai e del tetto, nonché tramite l’approvvigionamento ener-getico mediante fonti di energia rinnovabili. Il ripristino ha ri-guardato principalmente gli elementi strutturali o di rifinitu-ra: solai in legno, tetto, pavimenti in graniglia, tavoloni in la-rice (alcuni fino a 40 cm di larghezza), che sono stati tutti re-cuperati, così come la vecchia ringhiera della terrazza, inte-grata con delle parti nuove e tutte le finestre in legno originalidei prospetti est, sud ed ovest. L’obiettivo principale, quellodi rispettare il carattere originale dell’edificio, arrivato sino anoi praticamente intatto, è stato considerato non derogabileperché garanzia di rispetto del bene, e si è raggiunto attraver-so l’uso di materiali e tecniche ecologiche.Tecnologie e materiali adottati mirati al conseguimento degliobiettivi di risparmio energetico sono stati molteplici: messaa norma degli impianti, adeguamento energetico degli infissi(in origine con una Uw di 5 W/m²K e attualmente pari a 1.6/1.8, se nuovi o recuperati), sostituzione parziale dei pavi-menti, isolamento e consolidamento del tetto in legno, rea-lizzazione degli isolamenti perimetrali con cappotto in pan-nelli in fibra di legno della Naturalia-Bau, internamente o e-sternamente in relazione alle necessità del mantenimentodelle caratteristiche architettoniche decorative delle diversepareti, con spessori variabili tra i 6 e i 12 cm. In particolare,nel caso dei cappotti esterni, sui fronti sui fronti est, nord, eparte su quelli sud e ovest, si sono usati pannelli Pavathermda 6 cm, accoppiati a uno strato di 6 cm di Diffutherm, per u-no spessore totale di 12 cm.Sulle rimanenti porzioni dei fronti sud e ovest, dovendo sal-vaguardare modanature e decorazioni liberty allo scopo dinon alterare il carattere storico dell’edificio, si è preferito unisolamento interno con materiale dalle proprietà capillari e i-groscopiche che non necessita di barriera al vapore, utiliz-zando quindi pannelli Pavadentro da 6 cm. Seppur meno ef-ficace del cappotto esterno, questa scelta rappresenta in ognicaso un buon compromesso fra esigenze di conservazione emiglioramento dell’efficienza.

Per Lucia Corti e Elena Rigano, esperte CasaClima, la progettqualificazione energetica, con l’obiettivo di ridurre sia il consuper noi già un fattore fondamentale di sostenibilità». La commzione e riqualificazione energetica. Progettiste e committente hdel suo adeguamento alle necessità energetiche attuali, sceglielo Casaclima), e spingendo ancora più in là la sua sostenibilità

PremioARCHITETTURA RINNOVABILE

Foto Alberto Andrian

Foto Alberto Andrian

43 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Per ridurre i ponti termici nelle connessioni tra le paretiinterne portanti o divisorie e il fronte sud si è intervenu-ti sovrapponendo nei punti di passaggio tra i due tipi diisolamento l’isolamento termico delle pareti esterneanche lungo le pareti già isolate dall’interno. A questesi aggiungono delle specifiche soluzioni tecniche perl’eliminazione o l’attenuazione dei ponti termici dovutialla struttura, l’installazione di un impianto VMC (pro-dotto da Zehnder, l’impianto assicura il ricambiodell’aria dell’intero immobile, da un minimo di un ter-zo a un massimo di due terzi volumi/ora) e di un’im-piantistica efficiente che fa ampio ricorso a fonti ener-getiche rinnovabili come pannelli solari (10 mq cheforniscono l’acqua calda ad un accumulatore da 750litri) e fotovoltaici (una stringa di 13 pannelli policri-stallini SPWR-215-WHT della SunPower, della poten-za di 215 Wp cadauno e dalle dimensioni unitarie di1,559x0,798 m, per una superficie totale di 16,17 m² euna potenza di picco dell’impianto di 2795 Watt) cheproducono acqua calda sanitaria e integrano il sistemadi riscaldamento a bassa temperatura.Gli effetti benefici della trasformazione si sono avutisubito: l’isolamento termico e l’applicazione della tec-nologia VMC hanno praticamente azzerato la necessitàdell’impianto di riscaldamento, che nel primo invernoha lavorato solo nelle poche settimane più fredde dellastagione. Per il periodo più caldo della stagione estiva,al contrario (sottolineato che comunque non era statarichiesto un impianto di condizionamento dell’aria), laVMC viene supportata da un refrigeratore, che pre-raf-fredda e deumidifica l’aria prima della sua immissionenell’ambiente domestico.La scelta di impiegare unicamente materiali ecocom-patibili con una particolare predilezione verso quellidotati di grande capacità igroscopica (lana/fibra di le-gno, silicato di calcio, calce naturale, legno, finiturenaturali non pellicolanti) è stata dettata anche dall’e-sigenza di far lavorare gli ambienti in compensazione,data la condizione obbligata di dover realizzare unaparte della coibentazione con il cappotto interno, op-zione che ovviamente espone al rischio sempre pre-sente della condensa interstiziale. Per questo motivotutti i materiali impiegati devono concorrere a creareun microclima interno che aiuti a gestire e smaltire glieccessi di umidità dell’aria. Anche le finiture sono ese-guite con materiali naturali: le vernici, le pitture, i pan-nelli in fibrogesso, le finiture ad olio dei pavimenti.Il filo conduttore che guida il lavoro di Lucia Corti e diElena Rigano si snoda lungo la consapevolezza che o-gni aspetto della vita quotidiana ha il suo valore di eco-sostenibilità: la scelta che spetta alla persona, in questocaso al committente, riguarda il quanto si voglia essereecosostenibile. Non solo determinati protocolli tecnici,come in questo caso CasaClima, ma materiali ecologi-ci, per contribuire a realizzare un micro clima internosalubre; non solo impianti che utilizzano energie rin-novabili, ma anche preclusione di certi impianti (co-me, in questo caso, quello del condizionamento), chealtrimenti, come in un circolo vizioso, aumentano iconsumi stessi; non solo attenzione all’aspetto architet-tonico del progetto, ma anche un’attenzione alle rica-dute urbanistiche del recupero. L’approccio eticamen-te sostenibile che viene dimostrato dal loro lavoro si e-strinseca anche attraverso la convinzione che trasmet-tono al committente dell’importanza di sostenere uncosto complessivo dell’opera, minimizzando le ester-nalità che spesso vengono scaricate alla collettività ingenerale, o alle generazioni successive.

JulianW. Adda

tazione sostenibile si basa sul recupero dell’esistente e sulla sua ri-umo del territorio che quello energetico: «intervenire sull’esistente èmittenza viene quindi fortemente motivata per coniugare ristruttura-hanno quindi imboccato la strada del recupero totale dell’edificio endo di arrivare alla certificazione dell’edificio (secondo il protocol-à, utilizzando solo materiali ecocompatibili.

44 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

sostenibilitàingegno

responsabilità

Nicola EmeryDistruzione e progettoL’architettura promessaChristian Marinotti EdizioniMilano 2011, pp. 328ISBN 978-88-8273-126-7

Associare distruzione e progettosuggerisce una condizione diradicale ambivalenza, segnata

in profondità dalla perdita di luoghi edi senso. Come è potuto accadere che

l’architettura, invece di contribuire a sostenere il buon vivere, si siaintrecciata con le forme che lo mortificano? Eppure non solo Aristote-le e Vitruvio, ma anche autori moderni quali Freud e Marx, Gehlen eGuardini, e prima di loro già Bacone, avevano avvertito questa mi-naccia. Prudenza, misura, autocontrollo, responsabilità, solidarietàsono state le virtù via via indicate per orientare e incanalare la violen-za implicita del fare e impedire così il suo capovolgersi nel contrario,in aggressione alla terra e alla natura.Oggi invece i contrari – il progetto e la distruzione – si congiungono eil mondo diviene sempre più inabitabile: dobbiamo allora arrendercialla volontà di potenza di un’epoca segnata dalla tecnica? E non è in-vece il momento di esercitare la critica delle insostenibili contraddi-zioni di un movimento storico economico teso in modo unilaterale alprofitto e alla crescita?Questo libro propone una rinnovata diagnosi della contemporaneitàe illustra una possibile risposta: opporre alla logica della distruzionecreatrice, fissata in economia da Schumpeter e ricca di epigoni in ar-chitettura da Le Corbusier a Buckminster Fuller, da Archigram a Kool-haas, una concezione ermeneutica del progetto, inteso come essen-ziale curare, recuperare e salvare. I diciotto capitoli del libro costitui-scono altrettante tappe di un serrato itinerario tra memoria e futuro, epropongono un suggestivo percorso nell’etica dell’architettura.Guidata da un rigore sistematico, e senza cadere nella melanconia,l’opera di Nicola Emery invita a elaborare il lutto per la perdita-distru-zione del territorio e sollecita con passione a resistere e a guardare ol-tre: rievocando le tracce escatologiche di una tradizione eterodossadi pensatori e artisti, da Benjamin a Schwitters, da Duchamp a YonaFriedmann a Derrida, la teoria dell’architettura è qui risolutamentechiamata a confrontarsi con un altro modo di abitare e di fare, con unaltro modo di progettare e di pensare, ricco di visionarietà.

«Un po’ di etica nell’architettura dopo la sbornia dell’estetica? I ten-tativi di elaborare la lunga stagione del lutto teorico trovano una nuo-va riflessione nel libro di Nicola Emery. Emery cerca di riesplorare glistatuti del Moderno per riavvicinare la tecnica al pensiero umanisti-co, l’etica all’espressione. Sottraendo quest’ultima all’abbracciodell’ipercapitalismo nichilista»

Pierluigi Panza, Corriere della sera, 9 luglio 2011

«A partire almeno dall’inizio del secolo scorso, i progetti architettoni-ci, si sono spesso alleati con la devastazione. Su questa minacciosaalleanza è incentrato sin dal titolo il denso e suggestivo volume di Ni-cola Emery, Distruzione e progetto. L’architettura promessa, che tut-tavia non si limita a una polemica demolitiva di carattere anti-moder-no, né indulge a un nostalgico rimpianto, ma cerca di suggerire con-crete soluzioni alternative: possibili vie d’uscita dal circolo viziosocreatosi fra distruzione e progettualità, per far sì che l’architetturasfugga alla «gabbia d’acciaio».

Raoul Bruni, Alias-Il Manifesto, 22 ottobre 2010

AA.VV.EquiviverePer un’architettura sostenibileIl Poligrafo, PadovaFormato 24 x 29 cm, pp. 224, colori,bilingue Italiano/ingleseISBN 978-88-7115-693-4

L’emergere drammatico della «questione ambientale»ha visto l’affermazione di una tendenza culturale chein architettura è stata tradotta, almeno in Occidente,

secondo una significativa varietà di definizioni e di approc-ci: ecosostenibilità, ecocompatibilità, bioarchitettura, ar-chitettura passiva, architettura bioclimatica.Eppure, come ha ricordato Cathleen McGuigan, raggiunge-re una reale sostenibilità rimane un obiettivo ben più com-plesso e ambizioso di quanto le logiche imperanti del mer-cato e della pubblicità suggeriscano.Qual è allora il denominatore comune di queste variabili?Come evitare il paradosso di una sostenibilità che, in qual-che caso, sembra rispecchiare l’ego dell’architetto più chele normali esigenze di una città o di un territorio?Oggi la dimensione della sostenibilità – al centro della ras-segna nazionale Equivivere. Per un’Architettura sostenibilepromossa dall’associazione Architettando – deve essere ri-conosciuta come un elemento intrinseco del costruire, unaspetto trasversale rispetto ai diversi luoghi dell’architetturae funzionale a stabilire un nuovo tipo di relazione tra uomoe ambiente.Dopo aver dedicato le prime due iniziative al tema dell’abi-tare, l’associazione Architettando ha scelto così di affronta-re la questione del costruire sostenibile, declinandolo nellesue diverse forme e senza limitazioni per quanto riguarda letipologie edilizie.In queste pagine sono illustrati alcuni progetti realizzati inItalia, presentati nella rassegna Equivivere, ai quali si ag-giunge una sezione di opere di prestigiosi studi internazio-nali, che contribuisce ad ampliare lo sguardo sul tema esulle sue molteplici implicazioni.

45 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Recentemente la chiesa è stata oggetto di un accurato intervento di bonifica di tut-to il complesso delle coperture. Le premesse di questo intervento di riqualificazio-ne delle coperture ha portato i progettisti ad approfondire la conoscenza delle pre-stazioni relative ai materiali e ai sistemi costruttivi presi in considerazione, con-frontando i valori di trasmittanza termica per ottenere qualificati risultati di rispar-mio energetico, comfort, rispetto dell’ambiente. In un quadro più generale la sceltadei materiali passa attraverso una valutazione più ampia relativa ai reali costi e-nergetici e di ecocompatibilità attinenti al percorso di ogni materiale preso in con-siderazione, che va dall’estrazione delle materie prime, alla realizzazione del pro-dotto, al trasporto, alla messa in opera, alla manutenzione e infine al recupero e ri-ciclaggio a fine esercizio, per poter valutare un bilancio energetico che definiscaun rapporto fra costi e benefici ottenibili nel quadro generale di sostenibilità am-bientale delle scelte finali. Peraltro gli attuali studi nel settore del Life Cycle Asses-sment (LCA) comportano una maggiore sensibilizzazione progettuale delle sceltetecniche relative ai prodotti e ai sistemi costruttivi che rientrano in una valutazioneglobale delle singole scelte adottate per l’efficienza energetica, non relegata alleprestazioni dei singoli materiali ma alla vita futura del sistema edificio. Questo ap-proccio porta a una valutazione globale dell’edificio, ossia ad una progettazioneintegrata dei singoli sistemi o elementi che collaborano al risultato finale di effi-cienza energetica.Nel caso specifico dell’intervento che presentiamo, bisogna sottolineare che la co-pertura di un edificio è un sistema complesso, finalizzato a fornire adeguate presta-zioni in relazione alle forti sollecitazioni esterne (impermeabilità alle acque me-teoriche, isolamento termico ed acustico, resistenza all’azione dei venti), con unproprio funzionamento termo-igrometrico, statico, idraulico.In sostanza il tetto è l’insieme di una sequenza di elementi e strati, ognuno con pre-cise funzioni, che creano nel tempo integrazioni di tipo fisico e chimico da metterein conto nel quadro generale delle scelte progettuali e nella fase finale di realizza-zione dell’opera.Nel caso specifico della copertura della chiesa di Godega, dopo un’attenta analisidi tutte le caratteristiche dei prodotti esaminati, i progettisti di questo interventohanno scelto il sistema Isotec che ha consentito di completare il pacchetto di co-pertura conferendo all’insieme un ampio spettro di valenze e funzioni tecniche.Infatti l’adozione dei pannelli strutturali Isotec XL ha consentito di realizzare conun solo intervento rapido ed economico, un impalcato portante con più funzioniquali:• barriera al vapore• isolamento termico• seconda impermeabilizzazione per infiltrazioni accidentali provenienti dal man-to di copertura• ventilazione nel sottomanto di copertura• orditura di appoggio e fissaggio del manto di copertura.La copertura della chiesa parrocchiale di Godega, sviluppata su una superficie di500 metri quadrati, è stata realizzata impiegando Isotec XL con uno spessore di 10cm. L’inserimento nel pacchetto di copertura di Isotec XL ha conferito alla copertu-ra una valore di trasmittanza termica pari a 0,21W/m²K.Il procedimento ha previsto la stesura di Elytex (TNT) prima della posa di Isotec.La corretta posa in opera di Isotec XL e l’utilizzo degli adeguati accessori di comple-tamento hanno concorso a realizzare una copertura di alta efficienza energetica,nel rispetto delle peculiarità costruttive e storiche dell’edificio religioso esistente. •

leaziendeinformano

Efficienza energeticaChiesa parrocchiale di GodegaLavori di bonifica della copertura

Stesura di Elytex (TNT) prima della posa di Isotec1. Particolare di accostamento tra i pannelli Isotec battentantia coda di rondine2. Particolare di gronda con griglia parapasseri3. Il faldale di Isotec XL pronto per la posa del manto di coper-tura4. La copertura del tetto dell’abside ultimata. La flessibilità diposa del sistema Isotec consente di risolvere le problematichedimensionali e formali di qualsiasi tipo di copertura

Godega è un piccolo centro urbano della provincia di Trevisomolto vicino ai comuni di Conegliano, Vittorio Veneto, Sacile.La sua origine viene fatta risalire a un insediamento gotico delV secolo d.C. (Godega è derivazione dell’aggettivo gotica). Losviluppo del nucleo abitativo di Godega prende forma nel XIIIsecolo attorno a un pozzo detto pozzo della regola. La regola e-ra un’assemblea di capifamiglia che si riuniva più volte all’an-no per decidere (oggi diremmo democraticamente) sulle que-stioni amministrative e in genere sulle regole per assicurare or-dine alla comunità. A questo periodo risalgono le prime testi-monianze di un’antica fiera locale che costituiva per l’epoca unimportante punto di incontro e di scambio tra i residenti dei va-ri paesi limitrofi in occasione dell’annuale mercato del bestia-me. Tuttora quest’antica fiera si svolge annualmente coinvol-gendo il settore delle attività locali dell’artigianato, delle mac-chine agricole, dell’arredamento, della bioedilizia ecc. oltre atrainare, nel corso dell’anno, altre manifestazioni culturali e divaria attività che concorrono a migliorare l’economia locale.Nel 1420 Godega passa dalla dipendenza amministrativa delFriuli-Venezia Giulia, alla repubblica di Venezia, seguendoneil destino storico, per poi assistere al passaggio prima delletruppe napoleoniche e poi di quelle austroungariche. Final-mente nel 1867 Godega viene annessa al Regno d’Italia. L’im-portanza storica di Godega è arricchita dalle testimonianze ar-chitettoniche presenti nel centro storico e dalle numerose villevenete costruite nel territorio comunale da XVI al XVIII secolo.In questo quadro storico e architettonico si inserisce la chiesadi Godega, dedicata a Santa Margherita di Antiochia, costruitanel 1953. La chiesa sorge sull’area dell’edificio parrocchialedel 1550 abbattuto nel secolo scorso (1950) in quanto giudica-to pericolante.

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Il Passante di Mestree il risparmio energetico

Costruire strade con i rifiuti

Alessio Velo

46 • Monografia di Galileo 206 • Maggio 2012

Il Passante di Mestre è una delle Grandi Opere Italiane. Inaugu-rata il 19 febbraio 2009 dalla Presidenza del Consiglio, è l’au-tostrada che collega direttamente l’A4 Milano-Venezia e la Ve-

nezia-Trieste con l’obiettivo di alleggerire il traffico di transitonell’area di Venezia diretta verso l’Europa. Ad oggi il traffico gior-naliero è di circa 46.000 veicoli al giorno (Fonte: CommissarioDelegato - Viabilità Mestre).

Dati dell’operaAnno di realizzazione2006-2009Superficie realizzata1.000.000 mqLunghezza32,3 km complessivi (di cui10km in trincea e 23km in rilevato).Larghezza30 metri in due carreggiate,una per ogni senso di marciaSezione tipo3 corsie (3,75m ciascuna), corsia di emergenza (3 m)

La sovrastrutturaPer l’utilizzo di Econcrete® nella realizzazione del Passate di Me-stre è stata concordata una Procedura di Controllo Ambientale conl’Ufficio Ambiente del PDM e Arpav.I benefici ottenuti dall’utilizzo di Econcrete®• Migliore distribuzione dei carichi sul sottofondo: pressioni -10/30%• Riduzione sollecitazioni sugli strati bituminosi: tensioni -9/31%• Riduzione delle deformazioni superficiali: deformazioni -10/27%•Miglioramento del comportamento a fatica: tensioni -9/31%•Riduzione di 15 cm dello spessore totale della pavimentazionecon conseguente risparmio di materiale altrimenti estratto in natu-ra (praticamente l’equivalente di una piccola cava) e traffico con-seguente•La riqualificazione di rifiuti inerti utilizzati per il confezionamen-to di materiali da costruzione; rifiuti altrimenti avviati allo smalti-mento• I viaggi risparmiati con pacchetto Econcrete®: 47.900, ossia co-me se per un giorno intero non circolasse nel Passante di Mestrealcun mezzoIl risparmio di materiale è stato il seguente:Risparmio 15 cm = Spessore tot. Tradizionale (65cm)Spessore tot. Econcrete® (50cm) di cui 10 cm di conglomerato bi-tuminoso e 5 cm di materiali granulari o cementati.I volumi dei materiali di cava/inerti naturali risparmiati con l’utilizzodi Econcrete® è stato di ca. 320.000 mc ossia pari al 71%, più delvolume dell’Arena di Verona che è pari a ca. 270.000mc.

In conclusione, si può osservare che il risparmio energetico otteni-bile con l’utilizzo dei materiali riqualificati dimostra come – seconsiderati tali elementi sin dalla fase di progettazione – sia possi-bile raggiungere risultati di grande valore ambientale che vannooltre il semplice aspetto strutturale.Nel prossimo numero gli altri dati del risparmio energetico •

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I volumi dei materiali di ca-va/inerti naturali risparmiaticon l’utilizzo di Econcrete® èstato di ca. 320.000 mc os-sia pari al 71%. Più del vo-lume dell’Arena di Veronapari a ca. 270.000 mc

ISOLAMENTO TERMICO, PERCHÉ?Realizzare edifici a basso consumo energetico, oltre ad essere un obbligo dicarattere legislativo, è diventata una esigenza comune e ormai improrogabi-le dettata da diversi fattori, primo fra tutti quello ambientale ed economico.

Un corretto isolamentotermico di un edificio – ingrado di isolare gli am-bienti dal caldo e dal fred-do – garantisce un comfortabitativo ottimale: preser-va una giusta temperaturaall'interno dell'abitazione,consente un grande ri-sparmio energetico nel ri-spetto dell'ambiente cir-costante, consente dimantenere il calore all'in-terno riducendo il flussotermico e la dispersionedel calore verso l’esterno.