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RIVISTA DI STUDI SALERNITANI 6 LUGLIO - DICEMBRE 1970 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SALERNO

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RIVISTA DI STUDISALERNITANI

6LUGLIO - DICEMBRE 1970

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SALERNO

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IL CASTELLO DI CAPACCIO IN PROVINCIA DI SALERNO

Gli studi sulle fortificazioni campane risentono, in genere, di unalimitazione: recensiti e rilevati sono quasi sempre i castelli dellapianura e quelli facilmente accessibili 1, mentre poco 0 nessun ri-guardo hanno i complessi sull'alto di colline e di montagne.

Di quest'ultimi Capaccio, in provincia di Salemo, e un buonesempio. Il castello giace suI monte Calpazio, a 383 metri s.m.,incombente sulla piana di Paestum. Domina la chü;sa medioevaledella Madonna del Granato e il distrutto paese di Capaccio vec-chia. Vi si arriva con facilitä lungo una dorsale collinare, dopo averlasciata a destra la strada Paestum-Capaccio nuova-Trentinara 2.

Lo studio del castello permette la ricostruzione di aleuni no-tevoli fatti del nostro Medioevo. La documentazione su di esso eampia, caso non frequente nella castellologia meridionale. Postoalla guardia di importanti strade di penetrazione, come a. Sudla litoranea Salerno-Agropoli-Reggio Calabria, a Nord-Est il per-corso Valle del Calore-Vallo di Diano-Lucania, e a Nord-Ovest lestrade verso l'interno del Cilento (Trentinara-Magliano-Vallo), ilcastello fu centro di resistenza anti imperiale e vedetta avaniatadelle autonomie feudali nei secoli XIII-XV: la «Congiura di Ca-paccio » contro Federico II ne e un chiaro indizio.

Capaccio e it suo territorio

Per la riesumazione di tali avvenimenti sarä bene scioglierele fila· della conoscenza storica. La parte occidentale del monte sucui e il castello era conosciuta anche nell'antichitä classica comeCalpazio. In una localitä dal norne Calamarcum (da cui Calamatium,

I. L'affennazione puö essere generiea giacche di eastelli a «portata di mano scome, per fare qualehe caso in Campania, quelli di Calvi e di Lettere, 0 il corn-plesso fortificato aragonese di Vairano Patenora, non abbiamo a tutt'oggi nulladi scientifieamente edito.

2. Alle spalle della citata chiesa del Granato e in funzione verso il castellouna pista camionabile ehe servirä alia posa dell'acquedotto del fiume Calore,per cui in futuro sarä ancor piu agevolato l'aecesso al monumento.

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Calpatium), truppe romane ebbero uno scontro con gli insortischiavi comandati da Spartaco. In un bra no di Frontino (40-104

d.C.), v'e l'indicazione: « Crassus fugitivorum bello apud Cala-marcum educturus rnilitem », con riferimento al condottiero Crassoehe durante la guerra servile (73-7 I a.C) comandava la repressionein Campania. La notizia non ci da appigli per l'esatta localizzazionedell a battaglia, e i1 brano va preso con beneficio d'inventario; forseci si puö riferire aIla pianura ehe si estende ad occidente del monte, .fra Capaccio vecchia e le prime alture di AlbaneIla 3.

Bisogna scorrere fino al periodo longobardo per avere certezzadel luogo e del casteIlo. Nel 9 1.5 Paestum fu occupata e devastatadai Saraceni di Agropoli 4; i superstiti dell a vetusta cittä greca si rifu-giarono, con molta probabilitä, sulIe vicine colline, e sotto il monteCalpazio diedero vita ad una cittä, da essi denominata Caput-aquae,in quanta veniva a trovarsi nei pressi del fiume Capodifiume ehe,dopo aver lambito Paestum nella vaIle, si getta nel fiume Solofrone s.

Oggi chi si ferma alla chiesa della Madonna del Granato 6, nonimmagina ehe dietro di essa, per un raggio di circa 100-1.50 metri,

3. Anehe neIla zona di AlbaneIla furono scoperte tombe greche. In G. RICCIO,Styia e lopografia antica della Lucania, Napoli, RinaIdi e Selliuo, 1876, H,pp. 13-16, v'e un resoconto di Ulisse Rizzi, ehe descrive minutamente tre sepolture,con ampli affresehi sulIe pareti (pugili, figure in vario atteggiamento, cavalIi, corn-battenti ecc.). Si tratta di tombe lueane, del genere di quelle scoperte a Paestumnel 1932 e illustrate da A. MARzuLLo, Tombe dipinte scoperte nel territorio pestano,in «Salernum. I (1935), n. 4-,-6, pp. 285-3°2).

4. G_ VOLPE, Notizie storicbe delle anriebe dull e de' principali luoghidel Cilento, Rorna, Tip. d. Buona Stampa, 1888, pp. 40-49- Sull'argomento efr.N. CILEN70, Le incursioni saracenicbe nell'Italia Meridionale, in Italia MeridionaleLangobarde, Milano-Napoli, Ricciardi, 1966, pp. 18'-186_

,. Bernardino Rota, umanista napoletano del "00, scriveva in una sua elegiaehe il SoIofrone un dl si chiarnava Accio, da cui P. VISCONTI, Paesaggi Salernitani,Napoli, Fiorentino, 1954, pp. 92'93, opina ehe Capaccio derivi da Accio e non dacaput-aquae. Ma Accio puö essere una corruzione alto-tardo medioevale di aqua,e non avendo ancora uno studio glottologico sui termine crediamo valga la pen adi accettare la trasmissione caput-aquae Capaccio, fin qui da tutti sostenuta, Sinoti ehe la restituzione document aria notarile, come in appresso si citerä, da sem-pre: capitis aquarum, caput aquae, con insistenza suIla base aqua.

6. I1 presente studio ci vieta di tratrare dei complesso, databile alia metadel XII sec.. Per la creduta trasposiz.ione di usanzc rituali greche in questa chiesa cfr.

P. ZANCANIMONTUORO,U. ZANOTTIBIANCO,Heraion alto [oce del Sele, Roma, Li-breria dello State, 1951-19'4, voll. 2, ill.

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possano ancora reperirsi le mura di cinta e i ruderi di Capaccio vec-chia, di cui almeno due torri e la base di un'altra torre sono in vista.11centro andrebbe rilevato tutto e studiato con attenzione: esso ebbevita continua, come e attestato dai documenti. Nel 974 per terre ri-guardanti la cittä di Salerno, it notaio Lioperto rogava in questoluogo, « actum caput aque » 7). Un altro documento conferma ciö ehein un primo momento avevamo solo intuito: guardando, infatti, i ru-deri di Capaccio vecchia ci eravamo accorti che, dietro la predettachiesa, si originava dalIa distrutta cittä un mure> di cinta salientesu di filato al castello. 11 muro altro non poteva asserirci che unarecinzione deIla cittä con un vertice fortificato, un casteIlo 8; attesta-

7. Codice Diplomatico Cauese (CDC), n, p. 84. In eta longobarda il centrodell'actus della piana posiJoniate non era Paestum, ma Capaccio, e questo docu-mento 10 conferma. Paestum non era 'piu una cittä, ~ bensl un semplice "locus":in locum pestum » (N. ACOCELLA,It Cilento dai Longobardl ai Normanni iSecol!X e Xl), n, in «Rassegna Storica Salernitana It, XXIII (1962), p. 54). L'arnmi-nistrazione aveva i suoi punti base, come e rilevabile da qualehe sala ehe ancorapersiste nella toponomastica caputaquense. Cfr. in proposito l'antica documentazionede! giugno del 1;566: « ... si entra ad confinare ad mano manca con detta stramade Capaccio doue se dice la tempa de la sala ... » (Archivio di Stato di Napoli,R. Camera d. Sommaria, Re!evi d. Provincie di Principato Citra e Basilicata,aa. 14n-I,67, vol. 226, c. 626 r. Il relevio in oggetto era giä stato indicato daD. MUSTlLLI, Prime memorie delle rouine di Paestum, in «Studi in onore di Ric-cardo Filangieri It, Napoli, L'Arte Tipografica, 19;59, Ill, pp. 111-112).

Della chiesa della Madonna sita nel castello di Capaccio .e rimasto it solo. ricordo in una cart a della fine del X secolo. Per quanti sforzi si siano fatti nellaindividuazione di essa, non abbiamo potuto rintracciarIa in alcun luogo deI castelIo.Era giil in rovina aI tempo della docurnentazione, e nei secoli successivi, evidente-mente, se ne fece a meno: CDC, 11, a. 989, P. 263, « ... Declaro ego Lando do-mini gratia episcopus sancte pestane, quoniam aulam sancte dei genitricis hacvirginis marie, que fundata est intus cast ellurn caput aquis, magna partem ex eain ruina posita est et non havemus aliquit consuIu, unde earn condare et restituerepossamus It, ove Lando si lagna oltre ehe deIJa mala condizione edilizia della chiesa,anche della nessuna posslbilitä immediata di avere aiuto econornico ("consulu").

8. Capaccio vecchia, rasa aI suolo - come si vedrä - da Federico Il, ericordata in documenti tardi come del tutto abbandonata (efr. il cit. Relevio del 1566(c. 628 v.): «Uno comprensorio de terre doue se dice la vigna de m. de tornolaquattro in circa sito socto la cittä diruta de Capaccio vechio »; (ibid.), «La viapublica ehe ua da Capaccio in Altauilla et tira in suso per la via antica ehe uaalIa cittä vecchia diruta de Capacclo »).

SuI paese dr. ora U_ CARDARELLI-B.DE SIVO, L'Ultrasele. Edilizia e urbani-stica in un'area di sviluppo agrario, Napoli, Fiorentino, 1964, pp. 74-77, e graf.n. VIII. Va nota to ehe i due Aa. riportano del territorio oltre Sele una biblio-grafia critica ehe pretende alia cornplete2za, ma alcuni lavori fondarnentali sonoignorati, come «Travels in the Two SiciIies,. di HENRY ~INBURNE (London,

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to militare noto dovunque (basti ricordare la fortificazione longobardo-norrnanna della cittä di Salerno). La documentazione ci ha in segui-to noti6cata la supposizione: nel 997 Pinnino, figlio di Mauro, acqui-sta da vari signori la meta delle case site nel castello di Capaccio 9.

Anche se in questo caso e da pensare a dei fondi neIla cittä fortificatae non nel castello nostro, il documento e abbastanza significativo dellasituazione 10.

A distanza di un secolo esatto dalla diaspora pestana, tuttavia,i poveri caputaquensi furono costretti a cambiar di nuovo sede 11,

anche se non del tutto dove essere abbandonata Capaccio vecchia.Nel 10.5 1 un documento ci informa ehe ad Est del Calpazio e natauna nuova citta, il cui norne continua ad essere Capaccio, certo perostinazione e per amore d'una propria terra lacerata a morte ma nonscornparsa 12: « ..• Ideoque ego astilfus presbiter filius quondamastilfi decIaro me abere una sedili de cas a fabrita intus civitate nova

Elmsly, 178" 11, pp. 131-139), il saggio di U. DoNATI, 11 Tempio della Pacea Paestum nei disegni di . Gaspare Fossati, in e Archivio Storico per la Calabriae la Lucania », 1940, pp. 247-249, e l'altro ill M. AMIRANTE (cit. in appresso),molto piu notevole perehe verte su di una materia ehe era argomento dello srudiodei due Aa. eilt.

9. «Pinninus clericus filius Mauri emit e Iohanne, Petro, Ragemprando,Maraldo, Mirando germanis 1ilüs Angeli, et Disio, AIderiso et Petro germanis £liismauri meclietatem domorum, quae sitae sunt in castro Capitis-aquarurn s (COC,Ill, p. n).

10. Ci riserviamo in ulteriori srudii di approfondire la diversa funzioneehe in carte medievali vengono ad assumere i termini «castrum,. e «castellum ».Anticipiamo ehe «castrum It" si riferisce quasi sempre ad un luogo fortificato dlpura destinazione militare, ciö ehe in gencre oggi si intende per castello, mentre« castellum s spesso sta a significare il luogo abitato circondato da mura, con torriin cinta e porte. I due termini, naturalrnente, si confondono e s'usano spesso nellecarte col medesimo significato finale di ambienti difesi.

II. La notizia dell'a. 1016 della falsa redazione degli «Annales Beneven-tani » (<< Saraceni obsiderunt Salernum et vastaverunt omnia usque Acropolim etCapatium »), e opera del sollto Pratilli. Essa, pera, fu ritenuta per vera dall'edit.di AMATO di Montecassino, «Storia de' Normanni ., ediz. V. De Bartholomaeis,Roma, Istir. Stor. Ira!. p .. il Medioevo, J93', p. 21. Le redazioni autentiche degli« Annales. sono edite da O. BERTOLINl in ccBullettino dell'Istituto Storico Italia-no per il Medio Evo It, n. 42 (1923), p. 130.

12. L'atto notarile rigetta ogni ipotesi faua in passato circa l'origine dell'at-tuale Capaccio, ehe sarebbe sorta dop<> la distruzione operata da Federico II. L'im-peratore svevo, in effetti, si aecanl contro i resti d'una ciu~ spenta, e contro leprime abitazioni degne di questo norne d'una ciua nuova e viva.

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FIG. 4. Capaccio, Castelle. Torte d'eta sveva sulla prima cinta.

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eaputaquis cum heredes eastaldi qui fuit thianum meum ... » 13. A se-guito di tale passaggio, il castello suI monte dove a poco a poco pcr-dere di valore giacche la nuova Capaccio, cosl come pUD osservarsioggi, fu eretta non troppo Iontano dal Calpazio e, eosa pIU impor-tante, non piu sotto la vista protettiva del eastello: assistiamo, cioe,alIa nascita di un uicus non piu incastellato, non piu protetto daeortine murarie (nella nuova Capaecio manca qualsiasi tipo di for-tifieazione elementare), cosa ehe in quei tempi di sicura ideologiaeastrense dove apparire un nonsenso, 0 una rinuneia fatalistica. Disicuro rileviamo ehe il eastello nostro di Capaeeio nel II02 e indi-cato come 'vetus' 14, mentre diviene addirittura un castelluecio nelII 64 15. Di n a tre quarti di seeolo sarä un nuovo e piu intensobaluardo 16.

Il castello di Capaccio sotto Federico II

A grandi linee s'e traeeiata la naseita e l'evoluzione del paesedi Capaeeio. Cerchiamo ora di ricollegare tali notizie aI easteIlo suImonte. S'e vis to ehe tra il 997 e il I I 64 e di sicuro docurnentato.NeIIa tarda eta longobarda Capaccio e anehc sede di contea, detenutada Guaiferio di Guaimaro 17, e sembra ben strano che nei pieni tempi

13. CDC, VII, p. 156.14. « ... subtus hoc castellum vetus Caput Aquis, ubi proprie subarci dicitur s

(P. EBNER, Nonasteri bizantini nel Ciiento, I, in «Rassegna Storiea Salernitana »,XXVIII (1967), p. 131).1'. « ... alja pecia est cum aIjquantis arboribus in loco ubi alle fontanelle decapacci dicitur subrus ipso castilluzzu quam laborat eustasius presbiter et grimade petro de biba ... lO. (L. E. PENNACCIIINI,Pergamene salernitane, Salerno, Spada-fora, 1941, p. 91).

16. Qualehe scrittore, per non esser stato di persona sul posto, ha fattogia intendere ehe ne! territorio di Capaccio esistono « pochi ruderi relativi 31castelIo, alle mura e all'abltato medievale » (efr. V. CATALANO,lntroduzlone alleanticbiti: di Yelia, in «I1 Fuidoro », IV, 1957, n. 3, p. 68, n. 9), laddove eheoccorre fare chiara difIerenza tra i ruderi del castello e quelli di Capaccio vecchia,in . quanta qucst'ultima, a considerare ciö ehe ne e rimasto, non ebbe piu vitadopo i1 1247 e mostra tipi formali del tutto diversi dal castello (basta ricordaresoltanto le torri a pianta quadrata, inesistenti sulla cima del Calpazlo).

17. P. EBSEK, op, cit., riferisce ehe il primo signore di Capaccio e Pandolfo,fratello del' principe salernitano Guaimaro V, sposatosi nel 1038 con Teodora diTuscolo. Fra i ruderi di Capaccio vecchia e pressocche impossibile rintracciare lapresenza d'un palazzo comitale; per cui e da presumere ehe la sede della conteastessa fosse ne! castello.

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normanni i1 castelIo sia un sernplice ricetto. Polehe aII'epoca svevaesso aequista peso e norne nei documenti regii, e eredibile ehe iI cam-bio di dinastia e la posizione da osservatorio del castello, in tempipartieoIarmente ostili contro l'Impero, abbiano eontribuito ad unapiu forte ricostruzione. La base searpata d'una torre angioina in cintaattesta ehe la m~no deIIo svevo vi apportö certi earatteri fomali. Ditale nuova realtä 'fanno testo vari documenti ehe, daI 1230 fino atutto il regno di Carlo I d'Angiö 18, indicheranno con eostanza lafunzione offensiva e difensiva del casteIIo.

Ed eccoci aII'assicurazione del eastelIo come fortezza. Se si pensaal ruolo ehe aveva 65 anni prima il documento da un po' di stupore:nel r 230-3 I il castello di Capaccio e « castrum R. Curiae », ammini-strato e eondotto direttamente daIIa Corona, di estrema importanzaai fini deIIa difesa del Principato e Terra Beneventana. Non e unodei tanti casteIli baronali, adatti ad esser difesi solo in tempo diperieoIo e deve, quindi, esser riparato e ricostruito con speditezza.Federico II in quegli anni nomina i ' provisores eastrorum ' del Prin-cipato e indiea le regole circa la buona eonduzione di essi. 11 castellodi Capaccio deve, quando occorre, essere riparato dagli uomini dellabaronla di Fasanella, dall'Abbazia di S. Benedetto di Salerno, dall'Ab-bazia di S. Lorenzo ' de Stricta' di Caste! S. Lorenzo, da uominidi Pcrsano, della baronla di CorbeIIa, den a baronla di MonteforteCilento, della baronia di Coleto Monforte, dagli uomini di Trentinara,dall'Abbazia di Cava per ciö ehe riguarda i suoi possedimenti a Castel-labate, dalla baronia di Postiglione, dagli uomini di Agropoli e, infine,daI vescovado di Capaccio 19.

Assicurato saldamente da ordini di riparazione e di restauro, ilcastello dove ampliarsi sotto gli Svevi fino all'attuale evidenza planime-

lB. I fcudatari dell'ultima eta Aragonese e dell a dominazione spagnola diCapaccio sono: Guglielmo Sanseverino (149'), Bernardo de Villamari (1'04; Villa-mari, non ViUarnarino e .il cognome, malamente citato da ahn Autori, di questafarniglia), Isabella de Villamari (1541), Maria de Cardona (1562), Ippolita Filomarino(1563), Nicolö Grimaldi (1,64; ultimo principe ell Salerno, figlio ell Agostino deiprincipi di Monaco), efr. Repertorio dei Quinternioni di Principato Citra e Ultra,ms. in Biblioteca Provinciale di Salerno, G. 8.6.39, cc. 12 r. - 13 r.

19. C. CARUCCI, Codice Diplomatico Salernitano del secolo XIII, Subiaco,Fond per la Storia d'ltalia, 1931, I, P. 15B.

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triea e, in quaIche easo, strutturale. Esso fu scelto, e a ragione, daimaggiori feudatari del tempo quale ostacolo e prima sede d'una spe-rata ma non raggiunta rivolta anti imperiale. Dopo la deposizione diFederico II dall'impero e iI deeadimento dei suoi beni sanzionati daIpapa Innocenzo IV nel 1245, quasi tutti i feudatari deIla Campaniapresero la parte papale rifuggendo dall'obbligo di giuramento di Ie-delta al Sovrano. Costoro, anzi, ordinarono una congiura ai dannidelI'Imperatore, ehe aveva come ultimo fine la sua uccisione. Il cen-tro delIa congiura furono Sala Consilina e Capaccio.

« Federigo imperatore in questo mezzo si stava a piacere confaIconi a Grosseto in Maremma di Siena ... quando Ii fu scoperto untrattato di baroni del regno contro la persona e stato suo. Ca pi deltrattato erano Pandolfo da Fasane1la e Iacobo da Morra, compagni nela prodizione era no Tebaldo Francesco e Guglielmo da San Severino,Riecardo e Roberto da Fasanella, Gotfredo da Morra e GisuIfo daMannia e aveano con loro indotto un Andrea Cigala capitano moltoamato da Federigo» 20. Saputo del tradimento, Federieo 11 arrivöda Grosseto in provincia di Salerno nel 1246 21, e delegö al conte diCaserta 22 it compito di prendere il castello di Sala, ehe presto fu occu-pato e distrutto. Tempo prima, frattanto, intuito il pericolo, aleunicongiurati, cioe Pandolfo e Matteo Fasanella, Roberto e Guglielmo diMarzano e i Dalla Morra, fuggirono da Capaccio e si rifugiarono a

20. P. COLLENUCCIO,Compendia de le istorie del Regno di Napoli, ediz.A. Saviotti, Bari, Laterza, 1929, pp. 136-137. Ad essi, secondo G. VOlPf, Cronologja deiuescoui pestani ora detti di Capaccio, Napoli, Riecio, 1752', pp. 18'47, sono daaggiungersi Matteo e Demetrio Fasanella, Roberto e Guglielmo di Marzano, Bar-tolorneo de Alicio signore di Pisciotta.

21. Or. M. SCHIPA, Italy and Sicily under Friedricb Il, in ~ The CambridgeMedieval History », VI, 1929, p. 160.

22. Il conte e Riecardo (G. TESCIONE, Caserta medieuale e ; suoi conti esignori, Mareianise, La Diana, 1965, p. 41). 11 Collenueeio (op. cit.), segulto da altri(particolarmente A. SACCO, La Certosa di Padula, Roma, Tip. d. Unione Editr.,1914, I, pp. II6 sgg.), scrisse ehe il castello era Scala e non Sala, come moltiscrittori di origine cilentana rapportarono in seguito. Un documento, in efIetti, citaquel paese: e una lettera coeva di Pier delle Vigne, in cui e Iatto il name diScala (cfr. G. VOLPf, op, cit.), ma si tratta con ogni certezza di un errore di tra-scrizione del copista. Scala non ha mai posseduto eastelli fortifieati come quellodi Sala ConsiIina, edel resto I'abbaglio fu emendato e a noi consegnato daM. CAMERA, Istoria delta citta e costiera di Amalfi, (riediz.), Cava dei Tirreni,Di Mauro, 196" pp. 282-182, che accettö in pieno la tesi del Volpi (op. cit.,pp. 25 sgg.).

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Roma presso ilpapa. SuI campo rimasero i Sanseverino e gli altri capi, 'che di II a poco saggiarono la tremenda vendetta di Federico H.

L'Imperatore in persona fu alla testa delle truppe imperiali: ilpaese di Capaecio vecchia fu subito attaccato e raso al suolo. Presocampo a S. Lucia, oggi in territorio di Giungano, Federico diressele operazioni belliehe dalla propria tenda. Il eompito, perö, non £ufacile e l'assedio dura quattro mesi. AlIa fine, il 18 luglio 1246, Fe-derieo con uno stratagemma (il Volpi, nelI'opera piu volte citata, rife-risee ehe una donna moströ alI'Imperatore l'uniea cisterna intatta delcasteIlo, la quale fu subito svuotata, tanto ehe gli assediati oltre eheper le armi furono vinti anehe dalla sete), occupö il easteIlo, demo-lendolo totalmente. Indi si diede al suo spettacolo preferito. In undocumento del 124623, l'Imperatore per mezzo del maestro Terrisioinformö, da S. Lucia, della presa del castello di Capaccio edellapunizione dei traditori Raimondo conte di Tolosa 24_ I eongiurati,dei quali si salvo il solo Ruggiero di Sanseverino, di nove anni, furonoaleuni accecati, altri appesi alle code dei cavalli e squartati, brudativivi e fatti morlre nelle acquedi Paestum in sacchi di cuoio: « ...Primoitaque corporeis oculis obcecatis, quos djabolus in cordibus excecarat,per pulverulentam terram ad caudas equorum sunt distracti, quiaipsam polluere innocuo sanguine cogitarent. Quosdam autem vivosvicinum mare obsarbuit ... Postremo vero ignis ultima pena illos fina-liter eoncremavit, qui inventi sunt ignem fidei penitus extinsissc ... ».PandoIfo Collenuccio, nell'opera citata, diede maggiori ragguagli:« Imperocche euciti in sacchi di cuoio e con ciascun di loro postovidentro un cane, una scimia, un gallo e una vipera furono gettati in

23. C. CARUCCI,op. cit., I, pp. 221-224. Qui e anche la coeva deserizioneufficiale dell'assedio al castello, attaccato con macchine belliche, quasi oertamentebaliste, trabucchi e onagri: « ... Sed ibi ab imperiali exercitu nimium de repenteconclusi, a veris inicio per totam estatem continuo bellatorum certamine fatigati,collisis et confractis antemuralibus et propugnacuIis eorum per machinas exteriores... ,..

Sulla congiura in generale di nessun ausilio e A. FEDERICO;La Congiura diCapaccio, in A. F., Teggiano, Salerno, Cantelmi, 1968, pp. 107-111.

24. In pari data il rninistro Federiciano Gualtiero de Ocra avvisava sullostesso argomento it" re d'Inghilterra.

Nel 148, un 'altro re, l'Aragonese, userä gli stessi sistemi punitivi, e guardacaso contro i discendenti di questi feudatari duecenteschi: si pensi si Sanseverinoirnplicati nella congiura dei Baroni.

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mare acciö ehe privati de l'uso di tutti li elementi, fussino ancor vi-vendo da quelli animali insieme inimici e per farne rabbiosi Iaceratie consunti» 25. Federico 11 quattro anni dopo, neI 1250, moriva.

Il castello nell' eta angioma

Ai primi anni angioini il castello di Capaccio acquistö nuova for-za. Fu ampliato, ricostruito, restaurato: oggi le sue forme architetto-niehe sono in prevalenza angioine, con due grosse torri scarpate tipi-ehe della forti.6cazione di quella dinastia 26.

Carlo I d'Angiö riammise i sopravvissuti cospiratori nei lorofeudi, riconfermando ilcastello di Capaccio alla Regia Curia, ma si

25. Il Volpi (op. cit.), riporta tre lettere di Pier delle Vigne, nelle qualiil segretario di Federico II descrisse i fatti di Capaccio. Rimandando alIo scrittorecitato la completa lettura di esse, ne diamo qui un estratto circa l'entitä delcastello. Lettera Ill: « ...Reliqui, qui sub defensionis quin potius offensionis eorumimagine, metu terribili, velut de coelo fulminis ictu percussi, se in castro nostroCapuacii reeeptarant, sie fidelium nostrorum Regni clara devotione sunt undiquecircumsepti, sic continuis machinarum nostrarum ictibus incessantes afflicti, cistemiset domibus dirutis, propugnacuIis omnibus murorum et turrium devastatis.....

26. La storiografia castellana relativa alia tipologia angioina deve essere ri-veduta: aleuni credono ehe durante quella lunga epoca le torri cilindriche nonabbiano avuto scarpa, A VENDlTTI,(Urbanistica e Arcbltettura Angioina, in Storiadi Napoli, Cava dei Tirreni, Di Mauro, 1969, Ill, p. 676), stima ehe a causadelle e scarse fabbriehe coeve presenti neI Regno di Sicilla (e poi dl Napoli) »,10 scomparso Castello nuovo angioino di Napoli possa essere ricostruito storicamentcin base alla «torre della Regina ne! castello di Lucera ove e adattata la formacilindrica priva ill scarpa •. Ma ]. F. FINo, Porteresses de la France medievale,Paris, Picard, 1967, p. 196, scrisse ehe per il castcllo angioino ill Napoll devetenersi presente il castello di Angers; e il Venditti a codesta fortezza franceseavrebbe dovuto tener mente. GiA nelle torri cilindriehe ill Yevre-le-Chätel (II20),"la scarpa ~ usata (efr. J. F. FINo, op. clt., p. 437), mentre nella torre MeIusinedel castello ill Fougeres (1300) la scarpa assume un' rillevo vistoso (J. F. FINo"op. cit., p. 3.52). Ma l'esempio c1assico, s'e detto, e Angers" (1229-1238), le cuitorri cilindriehe si rialzano scarpate sopra un alto e grosso basamento aneh'essoscarpato, "cd e notevole come le saettiere si trovino appena un po' su alle scarpc,reperendo un sistema offensivo ehe sara ampiamente usato nel Sud tardo-angioino.Ad Angers, come negli altri castelli nominati e in ulteriori manifestazioni turritecoeve, mancano i tori alia fine delle scarpe e i mensoloni di coronamento, struttureehe si impiegheranno poi a Napoli e altrove. In quanto a Lucera non bisognamai dimenticare una ragione teenica che e alia base della costruzione delle duetorri ciclindriehe: la grossa, eminente contraffortatura scarpata basamentale, eherende irrilevante 0 inutile una scarpa all'elevato cilindrico delle torri stesse. E suquesto punto s'e giustamente insistito," da parte dell'AngeIucci e piu recente da1Gifuni, come di un prodromo della futura opera bastionata.

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premuni da tradimenti con la nomina di castellani francesi. Anche perl'etä Angioina ladocumentazione e numerosa, e nOI dobbiamo perforza di eose illustrarne solo la piu rimarchevole.

11 « Liber inquisitionum regis Caroli Primi pro feudatariis re-gni » del 1268 e un elenco di tutti i feudi tolti da Federico II e daManfredi a vari signori del Principato, e poi da Carlo I ad essi e adaltri riconcessi; nel libro si rintraeciano diffusamente i beni un dlappartenenti ai eongiurati «proditionis Capudacii », 0 « rebellionisCapudacii », come annota il documento 27. Nello stesso anno ci e notoi1 primo eastellano di Capaceio, tale Stefano, addetto alla « eiusdemeastri custodie »28. Nel I268-I269 ilcastello di Capaccio e di nuovo inpiena attivitä: fra le mura, infatti, assolve al suo compito speeifieola prigione, notizia ehe eerto va intesa come eonferma della generalericostruzione del eastro tra il I266 eil I269 29. Nel I269-70 compareun primo, sicuro franeese eaputaquense: «Egidius de Sugosa ereatura Rege eastellanus castri Capuacii », ove Sugosa e da leggersi Susa,allora in territorio francese 30.

A Capaccio, come in altri luoghi, il rettore del eastello, 0 castel-lano, poteva essere 0 ' miles' (capitano di guerra, esperto di difesa),o ' scutifer' (sempliee guardiano del castello in attesa. di rimpiazzoin caso di guerra). A quest'ultimo eompeteva uno stipendio giorna-liero di un tareno e quattro grani, mentre ai servienti del eastellanotoceavano otto grani al giorno, Le provviste in viveri del eastelloerano annuali. In un documento del 1269-70 e seritto ehe devono

Ma la cultura castellana francese in Italia meridionale e presente gia da. unaquarantina d'anni prima dell'effettiva ripresa di costruzioni sotto i proto-Angioini,vale a dire nella torre sveva di Caserta Vecchia, ehe dimostra la dipendenzadalla torre di Coucy (1225-1242). La torre casertana e, anzi, dopo la scornparsadella torre di Coucy, la seconda piu grossa torre cilindrica d'Europa dopo quelladella tour de Costance ad Aigues-Mortes (efr. C. SHEARER, The Renaissance ofArchitecture in Southern Italy, Cambridge, Heffer, 1935, p, 135).

27. Cfr. I Registri delta Cancelleria Angioina, Napoli, Acead. Pontaniana,1951, Il, pp. 272-276.

28. IRegistri ..., eit., H, p. 278.29· I Registri.c, eit., Il, p. n. Da Foggia re Carlo I ordina al eastellano

del casteJIo di Capaecio di consegnare al Giustiziero di Principato e Terra Beneven-tana, Riceardo, Corradino e Giovanni di Trentinara, prigionieri in que! eastelIo.

30. IRegistri ..., eit., 1953, V, p. 132 ..

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esistere « in castro Capuacii: castellanus scutifer et VI servicntes » 31;

vent'anni dopo Carlo Martello informa Tommaso Sanseverino che isoIdati all'interno del castello di Capaccio vanno aumentati da ventia trenta, con un'aggiunta di died uomini a cavallo, tutti « ultramon-tani ». Ciö, quando era casteIlano Novellone Delfi, il 18 Gennaio del1290. Il 7 Febbraio dello stesso anno il vicario del Regno sostituivailDelfi con il casteIlano Raimondo di Calasancia 32.

Altre sostituzioni di rettori francesi si documentano daI 1292 aI1296: nel 1292 castellano di Capaceio e Giovanni di Chaulis. Imilitipreposti alIa sua difesa devono giurare al servizio del Re per nonmeno di due mesi. Ne! 1293-94 castellano caputaquense e Giannottodi Cane, cioe di Caen; neI 1295 Raimondo di Calasancia; nel 1296Raimondo di Baucio, cioe di Baux, nel bacino del Rodano, in Pro-venza 33.

Arcbitettura del castello di Capaccio

La planimetria generale qui esposta (fig. I), mostra all'intorno edentro il suo perimetro rocce e banchi continui di pietra dura. Benpossiamo dire ehe fra tutti i castelli da noi esplorati questo di Capac-cio e, da un punto di vista geo-morfologico, il piu interessante. Ciöche per altri compIessi e spesso retorica Iitologica {si parIa sempre dicastelli attaccati alla nuda roccia, suIl'alto di rozze, e forti montagne,e via di seguito), a Capaccio di~iene patente, e indicativo di tutta unabranca della castellologia, la geo-rnorfologia appunto.

I calcari del gruppo del monte Soprano, presenti in numerosaevidenza suI Calpazio, hanno una struttura rigida dolomitica. Un geo-logo li ha cosl classificati: «Sono costituiti da monoclinali allungatein direzione NW-SE, con immersione verso nord-ovest, edelimitate,

31. I Registri ..., cit., V, p. 173.32. C. CARUCCI, Codice, eit., 1934, n, pp. 2U·213. Questo ricambio ill

uomini e di compiti nel casteIlo di Capaccio e da rnettersi in rapporto con laguerriglia continentale dei Vespri Siciliani, e con 10 stanziamento almugävero-arago-nese a Castelcivita (sull'argomento cfr. P. NATELLA, P. PEDUTO, V, QUARTA, 11paese e la torre di Castelcioita in prouincia di Salerno, in «La Favilla » (Salerno),II (1968), n. 4, pp. 57-70).

33· Cfr. rispettivarnente C. CARUCCI, Codice ... , eit., Il, pp. 297, 346, 410-4II, 523.

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sul fianeo sud-ovest, da faglie dirette » 34. I costruttori del castello re-cintarono una zona avente, come termine sugli strapiombi, delle la-stre rocciose inclinate, del tutto aperte alIa vista dall'alto e, quindi,naturalmente difensive. Chi si fosse azzardato a scalare dallato Nord-Ovest la montagna sarebbe stato fa1ciato subito. Un solo punto dellavetta era in parte privo di tali lastre, nel punto in cui le zone lateralidelle monoclinali si piegano verso valle, ove si apre un naturale passoverso la piana pestana. Qui si intensificarono le opere di difesa, oggirappresentate dalle due grosse torri semieireolari, di cui una contra-scarpata, dall'ingresso principale difeso, e dalla torre semicircolare conbase poligonale su eortina sveva. La fotografia riprodotta mostra lasituazione (fig. 2).

I1 castello aveva, e in qualehe punto ha, una doppia cinta. Oggie quasi impossibile indicare le prime eostruzioni del monumento. Unaeronologia e, perö, probabile quando e suffragata da dati tecnici eformali. In eta longobardo-normanna i1 eastello doveva ridursi al solovertice, da noi denominato ' palazzo' (fig. 3), e al recinto settentrio-nale che abbiamo chiamato 'sala '. Quest'ultimo termine non traggain inganno, in quanto era ad evidenza un grosso locale deposito, forseanchc con camerate per la truppa: non v'e nella parola, cioe, nessunriferimento al significato della ' sala' castellana longobarda.

I1 muro di cinta correva a Nord-Ovest lungo i1 ciglione, la cuibase, per esigenze sostruttive, fu variamente avanzata 0 retrocessa,come si vede nella planimetria. Polehe non reperiamo i caratteri for-mali tipici delIa casteIIologia meridionale longobarda (contrassegnatida una planimetria trapezoide, 0 quadrangolare), ne di quella norman-na (una grossa costruzione con angoli nctti e similbastionati, moltoaha e di forte spessore), nessuna illazione e possibile sostenere, tran-ne la gia indicata, cirea gli anni 996-II47. La 'sala ' con molta proba-bilitä doveva sussistere, ma oggi e irreperibile nelle sue strutture,tranne un muro affiancato alIa cortina .

. In eta Sveva il casrello di Capaccio assunse l'odierna estensione,con torri in cinta e con tutte le aperture segnalate. Delle torri resta

34. G. CESTARI, Lineamenti strutturali del Cilento (Campania meridionale),em. da «Bollettino della Societä Geologica Italiana s, 86 (1967), p. 14.

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oggi solo la base scarpata di quella indicata nella planimeria col n. 2

(fig. 4), sulla cortina della prima cinta muraria. Da tale torre e visi-bile la base di una cortina muraria ehe si allunga verso l'ingressoprincipale, prccsistcnte alIa rifazione angioina: ciö e notabile oltreehe per la diversa conformazione delle pietre, dal differente letto diposa delle due cortine. L'attuale (l'angioina), infatti, non ha usato,almeno in questo punto, la fondazione della vecchia (cioe la sveva):i costruttori angioini dovettero .accorgersi che fin la fondamenta diquesta cortina era stata resa fatiscente dalla distruzione totale ope-ratavi da Federico 1I.

E da supporre che nei tempi svevi le due torri semicircolariindicate con il numero I nella planimetria fossero a pianta quadrata,mentre di certo semicircolare fu l'altra sulla seconda cinta, notatacol n. 5. Anche il 'palazzo' dove avere un'accorta sistemazione frail 1230 e il 1290: vi si notano, nella sua parte sud, dei blocchi ditravertino 35, degli amhienti ad uso abitativo ancor oggi utilizzabilise coperti e, fatto piu importante, ilmuro esterno ehe, essendo circo-lare, contribuivaad un'ulteriore difesa in senso turrito 36.

Il castello, s'e piu volte detto, fu ricostruito dopo la ventata sve-va. Gli angioini si diedero a rinnovare le difese litoranee del Regno,e munirono Capaccio e Agropoli con una assoluta precedenza sulleaItre opere castellane della Campania meridionale. Il castello di Ca-paccio ebbe, fra il 1268 e il 1290, le due torri semicircolari indicatecol n. 1 in planimetria e le altre due torri segnate ai nn. 2 e .5. Laspesa del ripristino fu ripartita fra gli abitanti delle terre vicine. Undocumento 37del 1290 e il segno definitivo del nuovo castello di Ca-paccio.

Anche se le paure angioine a causa della guerriglia almugäverafurono l'origine immediata di tale ordine, ildocumento vuoI significate

3'. Qui condotti da!l'imrnediato fondovalle, ove nei dintorni delle sorgentidel f. Capodifiume esistevano ed esistono terreni travertinosi (efr. M. AMIRANTE,

Analis! economico-sociale di un paese della Campania interessato da/la ri/orma[ondiaria (Capaccio in prouincia di Salerno), in «11 Plcentlno », n. 5., VII (1963),n. 3, p- 17).

36. Il citato P. Visconti inventa ehe all'epoca Federiciana it castello avevaventi tom.

37. Esso ci pare ehe sa uno dei primi atti d'un restauro scientifico castellano.Vi si indica con chiarezza cbe sul castello devono esser presenti fabbricatori e

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ricostruzione generale e non semplice ' aggiustamento' del castello.Le due torri semicircolari - di cui la piu grossa e alta in totale undidmetri - si costruirono, ripetiamo, in quegli anni. Un toro rnoltorilevato le distingue da lontano; nella torre rnaggiore, come nella 'mi-nore, furono in seguito (forse tra il 1480 e il 1497), aperti i visibilivani per cannoni, forniti all'interno di una 'piazzola per colubrine 38.

Con la protezione della scarpata naturale per mezzo d'un'altratorre semicircolare e con I'ingresso assicurato da ambienti di guardia,il castello di Capaccio continuö a funzionare almeno fino a tutto il'400, dopo 0 durante il quale decadde rapidamente, seguendo il de-stino di quasi tutti i castelli dell a provincia di Salerno e dell'Italiameridionale in genere, non piu adatti ad essere ripristinati a causadelIa incipiente affermazione dell' opera bastionata 39.

PASQUALE NATELLAPAOLO PEDUTO

maestri esperti nel ramo (<< ... probos et fideles viros expertos in talibus de singulisrebus »), si quali deve affiancarsi uno specialista di conti, adatto a stendere una«compilata summa pecunie ad quam extimatio ipsa aseendet ,. (C. CARUCCI..., cit.,lI, p. 21.5 sgg.).

, 38. L'uhirno uso delle torri fu nella seconda meta delI'8oo, quando ilGenio Militare vi pose per poco tempo un telegrafo a lenti per collegamentifra la piana di Paestum e l'interno della valle del Calore Lucano (efr. F. GUAZZO,Il Santuerio di Maria SS. del Granate in Capaccio ceccbio, ValIo della Lucania,Spera, 1908).

39. !:. un fatto ehe in provincia di Salerno, dopo la distruzione e la progres-siva scomparsa dei fortini bastionati del Cilento costiero, puö ritrovarsi un soloesempio, per la veritä non mol to esteso, di opera bastionata, vale a dire la parteNord Ovest dell'estcrno della cortina muraria nel castello di Roeca Cilento. Quic accertato un rardo quattrocentesco Iuliano Fiorentino maestro di fortezze, giilfatto passare per it Sangallo senza ehe si sia operata una sola ricerca sui disegnigiulianei neI Gabinetto delle Stampe degli Uffizi. Ricordiamo in proposito ehenelIa seconda meta del '400 a Napoli convenne un numero non indifferente di artistitoscani (architetti, maestri di muro, scalpelIini ecc.), e ehe negli stessi anni nellacittä partenopea lavorö anche il da Maiano. Per tali ragioni e, fin qui, acriticaogni posizione ehe rivendichi a Roeea Cilento un intervento non documentato delSangallo (come hanno fatto I compilatori del Calalogo della Moslra Documentaria 'allestita in occasione del Conuegno storico "Feudalita nella vita sociale del Mezzo.giorno", a cura di A. UPONE e D. Daxrs, Salerno, Centro di Studi per il Cilentoe il Vallo di Diano, 1965, p. 4). Si noti, infine, ehe IuIiano Fiorentino operö nelIastessa epoca al castelIo di PoIicastro (di cui, fra breve, pubblicheremo Iastoria),e R. PANEl,Arcbitettura del Rinascimento a Napoli, NapoIi 1937) nel riportare lanotizia, non avanzö alcuna ipotesi ricostruttiva su que! norne.