Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A ...e degli abitanti delle Isole dello...

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Anno XXIII – Maggio 2020 • Numero 5 Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40

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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi MissionariReg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97Editore: Fondazione di Religione Missio (organismo pastorale della CEI)Presidente di Missio: monsignor Francesco BeschiDirettore di Missio: don Giuseppe PizzoliDirettore responsabile: padre Giulio AlbaneseRedazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela PicchieriniHanno collaborato: Floriana Moschitta (pag. I-IV), Gianni Borsa (pag. 32-33).Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Irene Guerrieri (pag. 36-37), Carla Manea (copertina), Saverio Penati (pag. 27-31; pag. I-IV).Foto: AF/MISSIO, Giuseppe Andreozzi, Chiara Pellicci, Wikipedia, Freepik.com, Amedeo Cristino, AF/POSI, Photo European Union, Ismaila Mbaye, Angelo Esposito,Giuseppina Di Girolamo.Progetto grafico e impaginazione: Alberto SottileRedazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su n. 63062327 intestato a MISSIO oppure con bonifico bancario intestato a MISSIO PONTIFICIE OPEREMISSIONARIE presso Banca Etica, cod. IBAN IT 03 N 05018 03200 000011155116.Stampa: Graffietti Stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT)Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana.Chiuso in tipografia il 6 aprile 2020.

omm ra iSEditorialeTutti uniti

Kabàka, l’amico dottoAndrea e i suoi pozzi

GiramondoViaggio in…Guinea Bissau

DossierBuon compleanno, ragazzi missionari

Intervista (im)possibileTutt’uno con il suo djembe

Dove è nata la missioneDalla guerra alla pace

Passi di oggi…Lettera per la Prima Comunione

…sulle orme di ieriSan Girolamo

FuorisaccoLa Festa d’Europa

Click alla ParolaScaffaleIl servizio all’altare ai tempi di internet

Facendo si impara

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All’internoPIANETA MISSIO RAGAZZI

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i [email protected] 1

Cari Amici,in Burkina Faso viene usato spessoquesto proverbio: “Le formiche dicono: uniamoci, riusciremo a trasportare l’elefante”.Non vi sembra che in questo periodo così difficile per l’Italia e per il mondo, abbiate fattoanche voi come le formiche di cui parla la saggezza popolare africana?Pensate all’impegno di milioni e milioni di ragazzi, giovani, adulti, anziani che per tantesettimane hanno rinunciato, tutti insieme, ad uscire di casa per combattere il Coronavirus…Pensate a sanitari, infermieri, medici che hanno lavorato fino allo stremo per curare i ma-lati…Pensate a tutti e a ciascuno, uniti in uno sforzo collettivo per fare una cosa enorme:sconfiggere una minaccia pericolosa. Proprio come le formiche che, unite, riescono atrasportare un gigantesco elefante…Sembra strano pensare che ognuno, da solo, a casa propria, sia stato unito all’altro percompiere uno sforzo gigantesco. Ma è proprio così: se tutti, singolarmente, fanno la propriaparte, insieme si possono realizzare cose enormi.E poi, non dimenticatevi di una forza speciale, che unisce chiunque lo voglia e azzera ognidistanza: è la preghiera! Anche se lontani, nonostante le chiese chiuse e le Sante Messe par-tecipate solo on line, avete sperimentato che si può pregare insieme, uniti dalla fede e dallagioia di sentire Gesù vicino.Fate tesoro di ciò che avete imparato in queste settimane e non dimenticatelo mai!

Tuttiuniti

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Mama Mukasi

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i [email protected]

Kabàka Kabàka

Kabàka Kabàka KabàkaKabàka

L’amico dotto

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UN

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ICO

stessa, compresi gli ultimi sette realizzatilo scorso anno nelle regioni di Gambella eTigray, dove è stata costruita una linea diaccesso all’acqua per i villaggi lungo ilconfine con l’Eritrea. Ora si lavora per rea-lizzare altri pozzi in Etiopia, dove sono giàstati fatti sopralluoghi.“Mio figlio aveva un cuore grande - spiegaElisabetta - e pensava a questa bella operasulle pagine del suo diario. Era un ragazzosplendido e pensava agli altri. Siamo statiinsieme due volte in Africa e, vedendo lapovertà estrema in cui vivono migliaia di

A ndrea era un ragazzo solare, pieno diamici. Era capitano della squadra gio-

vanile Borromeo Calcio. Aveva 15 anniquando è stato investito il 29 gennaio 2011da un’automobile, mentre attraversava sullestrisce pedonali fuori dall’oratorio di PeschieraBorromeo, alle porte di Milano. Stava tor-nando a casa, come in una giornata qualsiasi,quando è accaduto il terribile incidente.Tutta la cittadina si è raccolta nel doloreintorno alla famiglia De Nando e alla mammaElisabetta, una donna che non si è arresa difronte alla morte. Così, sfogliando tra le pa-gine del diario di suo figlio, ha scopertoche il sogno di Andrea era quello di poter“portare l’acqua in Africa”. Ed Elisabetta siè messa all’opera per trasformare questosogno in realtà.E’ entrata in contatto con i missionari dellafamiglia religiosa dei Salesiani che operanoin Etiopia tramite l’organizzazione Volontariatointernazionale per lo sviluppo (Vis). Insiemea loro ha dato vita ad un progetto interna-zionale “Un pozzo per Andrea” per costruire24 punti di accesso all’acqua. Con moltadeterminazione e nel nome dell’adoratofiglio, i pozzi sono stati inaugurati da lei

Sopra: Andrea DeNando aveva unsogno: portarel’acqua in Africa.Sua madreElisabetta loha fatto insuo nome.

A fianco: L’inaugurazione di uno dei pozzi con il taglio del nastro.

Andrea eisuoipozzi

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Ciao! In questo numero

ti presento Andrea, un ragazzo italiano che

purtroppo non ha avuto modo di realizzare

il suo sogno. Ma la sua mamma

lo ha fatto per lui…

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TI P

RESE

NTO

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sei UN rAGAZZO MissiONAriO(fino a 10 punti)

Anche tu, se ci pensi bene, hai un sogno checonsiste nell’aiutare gli altri e nel volere il lorobene. Impegnati per realizzarlo al meglio!

hAi UN cUOre dA ALLeNAre(da 11 a 18 punti)Avere un sogno che consiste nell’aiutare gli altrie nel volere il loro bene è meraviglioso. Maforse credi che non sia possibile realizzarlo oche tu non abbia le forze. Ricordati che unproverbio africano dice: “Chi vuole davveroqualcosa trova una strada, gli altri una scusa”.Rimboccati le maniche e mettiti all’opera…

persone, Andrea chiedeva il perché. Trai vari motivi, rispondevamo che la man-canza d’acqua, la siccità e le difficoltànelle coltivazioni erano la causa ditanta sofferenza. Per questo avrebbevoluto costruire un pozzo”.Mamma Elisabetta ha moltiplicato l’amoredi Andrea per gli altri ed ha fatto sìche sgorghi per sempre dai tanti pozzirealizzati in Africa.

Kabàka, l’amico dotto, ti aspettaanche nelle pagine successive perparlarti di: BOKO HARAM, ABORIGENI,

SHARIA, UNESCO, SINDROME DI DOWN,COLONIA, FIDEI DONUM, TALEBANI… E ALTRO.

GiOcA LA tUA PArte!(da 19 a 25 punti)

Credi che avere un sogno che consiste nell’aiutare glialtri e nel volere il loro bene sia solo una bella favola?Sei convinto che i poveri resteranno sempre poveri?Da Andrea puoi imparare a sognare e da Elisabettapuoi capire come è facile trasformare i sogni in realtà.

1 a - non avrebbe potuto avereun sogno più bello

b - la mancanza d’acquaè un problema

c - … non so

Di fronte al sogno Di anDrea,pensi che:

2a - che non ti riguardab - da affrontarec - che ti interpella

la mancanza D’acqua in africaè un problema:

531

4 a - l’acqua è indispensabileb - … non soc - l’amore per gli altri fa fare

grandi cose

Dalla vicenDa Di anDrea impari che:351

5 a - l’acqua deve essere un benedi tutti

b - l’acqua è preziosac - l’acqua è infinita

in quale frase ti ritrovi Di più:

1

35

1

3

5

a - ammirevoleb - incomprensibilec - sorprendente

per te quanto fa elisabetta è:153

3

…e ti dirò chi sei

Dimmi come la pensi…

TEST

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Gir am o ondo ondGir am o ond

Gir am o ond

IN QUESTO NUMEROTI ACCOMPAGNO IN:

IRAQ

A veva 11 anni, Hauwa Ibrahim,quando fuggì di casa, da un vil-

laggio povero del Nord della Nigeria,per cercare fortuna altrove. Per questabambina coraggiosa la fortuna con-sisteva nella possibilità di studiare edi assicurarsi un futuro migliore. Ecosì è stato. Aveva compreso che,se fosse rimasta nella sua famigliad’origine, prima o poi avrebbe fattoquello che fanno tante ragazze nel-l’Africa povera: sposare un uomomolto più grande, partorire vari figlie rimanere in casa. Hauwa, invece,voleva essere diversa. E’ diventataavvocatessa, poi insegnante all’Uni-

versità di Harvard (Stati Unitid’America) e da anni difende i di-

AUSTRALIA

NIGERIA

ITALIA

Nel Nord della Nigeria per anni il terrorismo ha fatto econtinua a fare migliaia di vittime. Boko Haram è un grup-

po di terroristi che dicono di essere musulmani e di combatterein nome della religione, ma hanno ben poco a che fare con l’islam.Lo scopo è unicamente quello di usare violenza per affermare ilproprio potere.

BOKO HARAM

Gir am o ond

ritti delle donne nigeriane perseguitate dalgruppo terroristico Boko Haram. “Ho decisodi occuparmi di donne la cui sorte erarestare per sempre impotenti, analfabete eindifese”, ha dichiarato Hauwa alla stampa.Successivamente ha fondato un’organizzazione

AFGHANISTAN

BANGLADESH

NIGERIA

CIAD

4

Hauwa,la bambinacoraggiosa

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Quando la legge religiosa dell’islam diventa legge civiledello Stato e viene applicata per tutti i cittadini, anche sedi altra religione, si parla di sharia. Essa consiste, tra l’altro, nell’ap-plicazione di regole violente, nella privazione di ogni tipo di liber-tà per le donne, nella pena di morte per atti ritenuti contrari allalegge islamica.

SHARIA

Perché una festa na-zionale sia tale, oc-corre che cada in ungiorno memorabile efelice per tutti i suoiabitanti. Non solo peralcuni. Ecco perchél’Australian Day, chefinora è stato cele-brato il 26 gennaio,secondo gli aborigenidovrebbe essere spo-stato al 27 maggio.Per comprendere la

proposta di cambio data, richiesta dalla Com-missione cattolica nazionale degli aborigenie degli abitanti delle Isole dello Stretto diTorres, occorre ricordare cosa è accaduto inqueste due ricorrenze.Il 26 gennaio 1788 la prima flotta inglesesbarcò a Port Jackson, l’attuale porto diSidney, e fu annunciata la creazione di unacolonia penale inglese (se non sai cos’è unacolonia, vai a pag.10). Da questo momento laterra australiana – abitata da sempre dagli

Gli abitanti natividell’Australia che

hanno sempre vissu-to in questo continente, sinda prima dell’arrivo dei co-lonizzatori inglesi, si chia-mano aborigeni. Oggi i nativirimasti (una minoranza dellapopolazione) convivono congli australiani di origine in-glese, ma ci sono ancoraproblemi di integrazione trai due gruppi, che si sentonoestranei l’uno all’altro.

ABO

RIGE

NI

che si chiama Mothers without borders (cioè:‘Mamme senza frontiere’): il suo obiettivo èquello di riunire le madri di alcuni ragazzientrati in Boko Haram e fare di tutto persottrarre questi ragazzini alla violenza delterrorismo.Nel corso degli ultimi anni Hauwa ha difesooltre 60 donne e 50 tra uomini, bambini,disabili in carcere. Ha contribuito alla lottaper l’abolizione delle punizioni corporali

AUSTRALIA

Festa nazionaleper tutti!

aborigeni – subì grandi trasformazioni: furonofondate città, vennero occupate terre percoltivazioni e allevamenti, aumentò il numerodei coloni europei. Allo stesso tempo, però,gli aborigeni videro sottrarsi spazi, a volteanche con la violenza, e subirono ingiustiziee vessazioni perpetratesi per oltre un seco-lo.Il 27 maggio 1967, invece, si svolse il referen-dum con cui il popolo australiano scelse diriconoscere ai nativi gli stessi diritti deicittadini australiani, fino a quel momento ne-gati.Secondo la Commissione, continuare a cele-brare la festa dell’Australia in un giorno cheevoca ricordi dolorosi e ignora la storialocale, è una scelta sbagliata: spostarne ladata sarebbe utile per gettare una nuovabase su cui far crescere insieme la nazione.

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previste dalla sharia, la legge islamica. E’diventata un esempio di come la forza divolontà possa abbattere qualsiasi osta-colo.

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Gir am o ondGir am o ond

Gir am o ond Gir am o ond

Gir am o ondGir am o ond

Una bella notizia arriva dal-l’Iraq che ancora soffre le

conseguenze della guerra: a Mo-sul verrà completamente rico-struita la chiesa di San Tommaso,andata quasi distrutta durantegli attacchi dell’Isis. La ricostru-zione di questo luogo di cultocristiano è diventata il simbolo

della rinascita della città. A sostenerel’opera di restauro saràl’Unesco, grazie so-prattutto ad un im-portante contributodegli Emirati ArabiUniti. Il progetto faparte dell’iniziativa Re-vive the spirit of Mosul,lanciata nel 2018 perdare nuova vita ai mo-numenti e ai luoghidi culto del Paese, siacristiani che musul-mani. Oltre alla chiesadi San Tommaso, verràinfatti restaurata an-

E’ la sigla del se-dicente Stato isla-

mico, gruppo ter-roristico che usa la reli-

gione in modo distorto estrumentale, e in suo nomecompie stragi e distruzioniobbligando chiunque a con-vertirsi all’islam. Il suo scopoera la conquista di tutto ilMedio Oriente reclutandocombattenti, seminando de-vastazione, odio e morte so-prattutto in Iraq e in Siria.Oggi sembra che l’Isis siastato sconfitto, ma in realtàrimangono forti dubbi sulsuo effettivo scioglimento.

ISIS

i [email protected]

IRAQ

Risorgela chiesadi Mosul

Acronimo inglese di United Nations Educational,Scientific and Cultural Organization, l’Unesco è un

organismo delle Nazioni Unite, attivo in vari campi, tracui la salvaguardia di beni culturali.

UNESCO

che un’antica moschea.E’ importante per il popolo iracheno ricrearefiducia e amicizia tra le varie comunità lo-cali: le religioni, infatti, non sono motivodi conflitto, ma un aiuto per vivere nellapace. Nel febbraio 2019 nella chiesa diSan Tommaso è stata celebrata una Messaper la pace alla quale hanno partecipatoanche musulmani e fedeli di altre religioninon cristiane, nel segno della riconciliazionenazionale.

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BANGLADESH

Un film supadre RigonLa vita di padreMarino Rigon, mi-tico missionariodella famiglia reli-giosa dei Saverianiin Bangladesh, saràpresto il soggettodi un film. Alla pel-licola, che raccontala storia di oltre60 anni di missionededicati all’eman-cipazione del po-polo bangladese,sta lavorando ungiovane regista lo-cale, Hamento Sa-dik, assieme ad un regista italiano.Padre Marino è nato a Villaverla, in provinciadi Vicenza, nel 1925 ed è morto nel 2017,dopo avere seminato intorno a sé tantoamore e grande dedizione per la cultura ela società di questo magnifico Paese asiatico.Il missionario arrivò in Bangladesh nel 1953per testimoniare il Vangelo. Fin da subito siappassionò alla lingua e alla letteratura ban-gladese: imparò il bengali e iniziò a tradurrein italiano opere letterarie locali, comequelle del noto poeta Rabindranath Tagore.Se in Italia, oggi, sono conosciuti gli scrittidi Tagore, è proprio grazie a padre Rigon.Il regista Sadik ricorda che già nel 1957 ilmissionario aveva fondato una scuola su-periore a Shelabunia, luogo dove sarannogirate alcune scene del film. “Padre MarinoRigon ha fatto un lavoro immenso per il po-polo del Bangladesh. Noi abbiamo volutofare qualcosa di concreto per onorare lasua memoria”, dice il regista.

CIAD

La ricchezza di un ortoCosa sarà mai un orto? Chi pensa che

sia un semplice campo coltivato dovràricredersi leggendo queste righe. Sì, perchéin alcune zone africane, come il Ciad, l’ortoè ben di più. Soprattutto se è gestito dadonne. A spiegarlo è padre Franco Martel-lozzo, missionario della famiglia religiosadei Gesuiti, in questo Paese da oltre 50anni. Qui gli orti recintati assicurano allemadri un modo per sfamare la loro famigliasenza dover emigrare alla ricerca di unlavoro in città. Non solo: i bambini, aiutandole mamme nella coltivazione dell’orto, im-parano un mestiere che possono praticareda grandi.A causa della deforestazione, la legna scar-seggia. Anche le piogge sempre più rarenon garantiscono il rigoglio delle fonti.“Per trovare acqua e legna - spiega il mis-sionario - le donne sono spesso costrette afare lunghe camminate. In alcune zone lemadri di famiglia traslocano nel Sud delPaese in cerca di lavoro. Anche i maritipartono per la città. E le famiglie si divido-no”. Perché tutto questo non avvenga, gliorti coltivati con diversi ortaggi e recintaticon reti metalliche per impedire agli animalidi entrare, oltre alla co-struzione di alcunipozzi in cemen-to che assicu-rano l’acqua(grazie al so-stegno deimissionari),sono unasoluzionevincente.

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Gir am o ondGir am o ondGir am o ond

Gir am o ond

Gir am o ond

E’ un’anomalia genetica (ovvero relativa ai geni, cioèai miliardi di informazioni contenute nel corpo di ogni

essere vivente) che comporta un ritardo di sviluppo in alcuniambiti dell’essere umano. Le persone portatrici della sindrome diDown (dal nome del medico inglese che l’ha scoperta) possonovivere una vita normale e avere relazioni umane molto intense.

Aprima vista, può sembrare normaleche a Kabul, capitale dell’Afghanistan,

ci sia una scuola gestita da suore. In Italia,infatti, è una cosa normalissima frequentareistituti scolastici che vivono grazie alle re-ligiose. Ma in un Paese completamentemusulmano com’è l’Afghanistan, la presenzadi una scuola gestita da suore è davveroun’eccezione. Inoltre, l’istituto in questioneè doppiamente prezioso poiché raccoglie40 bambini con sindrome di Down, che di-versamente non avrebbero modo di ap-prendere e studiare. Gli studenti sono di-stribuiti in quattro aule, le lezioni inizianoal mattino, intorno alle 8, e terminano ilpomeriggio verso le 16. Sono tre le infati-cabili suore che si occupano di loro, assiemead alcune insegnanti locali. A parlare al-l’Agenzia di stampa Fides è padre Matteo

Sanavio, sacerdote della famiglia re-

AFGHANISTAN

A scuoladalle suoredi Kabul

ligiosa dei padriRogazionisti e re-ferente dell’asso-ciazione ‘Pro bam-bini di Kabul’ chesostiene la scuola:“Fino allo scorsoanno avevamodubbi sul fattoche potessimocontinuare questoservizio nel 2020,ma abbiamo or-ganizzato raccoltee cercato nuovisostenitori”. Allafine, ce l’hannofatta: ed è un grande sollievo per le famigliedi questi bambini, che oltre a vivere in uncontesto massacrato da anni di guerra traTalebani e forze governative, devono af-frontare anche il disagio della disabilità.

i [email protected]

In origine, ossia negli anniOttanta e Novanta del No-vecento, si chiamavano così glistudenti delle scuole coranichedell’Afghanistan, cioè di quegliistituti in cui si imparava a leggeree scrivere basandosi sul testo sacrodell’islàm (il Corano). Successiva-mente i Talebani dettero vita adun movimento politico e militare,sempre legato all’islam, che avevalo scopo di governare il Paese.Oggi con questo termine si indi-cano genericamente i fondamen-talisti di quest’area geografica,cioè coloro che portano all’estre-mo gli insegnamenti della religioneislamica e li usano per compiereviolenze, privare dei diritti edesercitare il potere, contrappo-nendosi alle forze governative.

TALE

BANI

SINDROME DI DOWN

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Don Alberto Debbi è sacerdote da unanno e mezzo. Ha 44 anni ed è parroco aCorreggio, nella diocesi di Reggio Emilia -Guastalla. Prima di entrare in Seminarioper iniziare i suoi studi da sacerdote, si èlaureato in medicina al Policlinico di Mo-dena e specializzato in malattie dell’ap-parato respiratorio. Il camice bianco, unavolta diventato prete, lo aveva riposto inun cassetto... ma di fronte all’emergenzacausata dal Coronavirus e alla necessitàdi medici nelle corsie degli ospedali, donAlberto non ci ha pensato due volte: haripreso il camice ed è tornato da volon-tario nel reparto di Pneumologia del-l’ospedale di Sassuolo (Modena), doveaveva lavorato per quasi sette anniprima di lasciare tutto per Gesù.Il sacerdote si è messo a servizio deimalati condividendo la sua scelta con isuoi parrocchiani attraverso un mes-saggio su Facebook: “Vi chiedo unapreghiera per me. Ricomincerò (tempo-raneamente) il mio mestiere di medicoall’Ospedale di Sassuolo. Penso che inun periodo difficile e di sofferenza siaanche questo un modo per mettersi adisposizione con tutto quello che ab-biamo. Era una parte di me ancora viva e ora più che mai mi spinge a donarmi. Ringrazioil vescovo e don Sergio che mi danno la possibilità di farlo. Continuerò a pregare e acelebrare la Messa per tutti voi. Ora, come mi ha detto un’amica, il mio altare diventa illetto del malato”.Don Alberto, sacerdote e medico insieme, grazie del dono prezioso che hai fatto ai malatidi Coronavirus, ma anche a tutta l’Italia e alla Chiesa intera!

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ITALIA

Sacerdoteo medico?

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o

V iagg i in…oViagg i in…o

Viagg i in…o

Bem hajaGiusi

Nel corso dei secoli gli europei hanno conquistato le terred’Africa e di altri continenti, creando delle amministrazioni

coloniali che assoggettavano intere popolazioni e sfruttava-no le risorse naturali locali. In Africa solo nel XX secolo si è avviata

la fase della decolonizzazione: è per questo che molti Stati godo-no della propria indipendenza da pochissimi anni.

COLONIA

Malgrado le sue abbondanti risorsenaturali, la Guinea Bissau, ex coloniaportoghese, è uno dei Paesi più poveridell’Africa. Le possibilità di svilupposono limitate a causa della situazionepolitica e dell’assenza di industrie. Lasua economia si basa per lo piùsull’agricoltura e sulla pesca.Giusi, missionaria della diocesi diFoggia per nove anni in Guinea Bissau,racconta con gioia del suo servizio.

Guinea Bissau

L a Guinea Bissau è un Paese essenzial-mente agricolo ma la produzione è

scarsa. I mezzi per lavorare la terra sonoantiquati e i raccolti del territorio, chepure è potenzialmente ricco, non bastanoa sfamare la popolazione. La maggior parte

della gente vive in povertà e il redditomedio è di un dollaro al giorno. Diventataindipendente dal Portogallo nel 1974, laGuinea Bissau ha dovuto attraversare moltecrisi interne che hanno aumentato le diffi-coltà della popolazione.Nelle campagne resta alto il numero deglianalfabeti ma l’istruzione è particolarmenteimportante per lo sviluppo futuro, vistoche un’alta percentuale, il 42% degli abitanti,ha un’età inferiore ai 15 anni. Moltissimi ra-gazzi non vanno a scuola e cominciano a la-vorare prima di compiere 10 anni, ma il bi-sogno di imparare a leggere, scrivere e fare i

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La percentuale (indicata con il simbolo %) è uno strumen-to matematico che si usa per descrivere una parte rispetto

al tutto (considerato sempre 100). Esempio: se nella tuaclasse, composta da 20 alunni, ci sono 10 bambini che portano

gli occhiali, significa che la metà ha qualche problema agli occhi;questa metà si indica con il 50%.Quindi, dire che il 42% della popolazione ha un’età inferiore ai 15anni, significa dire che, su 100 abitanti della Guinea Bissau, 42 han-no meno di 15 anni.

PERCENTUALE

conti è evidente enecessario. La dif-fusione dell’analfa-betismo tra le donnecostituisce ancheuna delle cause dellamortalità infantile,in quanto chi non

conosce le basilari regole igieniche ha menocapacità di curare la salute dei piccoli.

L’assenza di cure medicheLa possibilità di rivolgersi alle strutture sa-nitarie è molto limitata sia perché gli ospedalisono pochi, sia perché si deve pagare perpoter essere curati. Il tasso di mortalità in-fantile non accenna a diminuire e oggi circail 14% dei bambini muore prima di averecompiuto un anno di vita, mentre il 22,3%muore prima dei cinque anni. La maggiorparte di questi decessi è dovuta, oltre allamalnutrizione, alla mancanza di vaccinazionie a diverse malattie che da sempre si regi-strano nel territorio della Guinea Bissau,come la malaria, la tubercolosi e il colera.Tra i molti problemi dei bambini c’è quellodell’emarginazione dei piccoli portatori dihandicap, come racconta Giuseppina Di Gi-

rolamo, laica fidei donumdella diocesi di Foggia, inGuinea Bissau dal 2009 pernove anni.

La testimonianzadi GiusiRacconta Giusi, come tuttila chiamano: “Quando arrivaia Bissau (la capitale, ndr),erano appena iniziati i lavoridi ristrutturazione di un anticostabile costruito dai porto-ghesi. Ormai era divenuto unrudere, ma nel periodo coloniale l’edificioospitava le ragazzine guineane, figlie di chilavorava per i portoghesi. Si decise di recu-perare la struttura per salvare tanti bambinisfortunati, il cui destino era quello di morireperché nati con problemi fisici e mentali, o

Letteral-mente signifi-ca ‘dono dellafede’. Vengonochiamati così i mis-sionari che dallapropria diocesivengono inviati asvolgere un serviziotemporaneo inun’altra diocesi diuna Chiesa sorellain territorio di mis-sione. Essi possonoessere sia sacerdotiche laici (cioè don-ne e uomini chenon hanno consa-crato la loro vita aDio).

FIDEI

DO

NUM

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Giusi, missionaria della diocesi di Foggia,in Guinea Bissau per nove anni.

In Guinea Bissau la maggiorparte della gente vive in povertà.

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Viagg i in…o

Favola dalla Guinea Bissau

Il Tuono e il FulmineM olto tempo fa, il Tuono e il Fulmine

vivevano tra gli uomini, sulla Terrache era un grande villaggio. Il Tuono erauna pecora e il Fulmine era suo figlio, unagnello. Nessuno dei due era amato dagliuomini, poiché quando qualcuno lo offendeva,il Fulmine si arrabbiava così tanto da bruciare

Inutile dire che il mio cuore è rimasto lì conloro”.Il lavoro di Giusi in Guinea Bissau è statocosì tanto importante che, alla sua partenza,anche il vescovo di Bissau, monsignor JoséCâmnate Na Bissign, ha voluto rivolgerleuno speciale “bem haja (stai bene qui) perla sua passione per la missione e per ilpopolo guineano e soprattutto per i bambiniche ha servito con molta dedizione e gene-rosità”.

soli e senza famiglia. Nel 2009 l’orfanotrofioè entrato in funzione con le suore conosciutecome Marianite. E’ stata dura far capire alledonne locali, assunte per prendersi cura deibambini, l’importanza dell’igiene. Ma pianpiano ce l’abbiamo fatta. Passavo tutti igiorni a controllare. Era bello sentir gridare ibambini al mio arrivo: ‘Alì Giusi (ecco Giusi)’e mi si arrampicavano in braccio, chiamandomi‘mamma’. Il giorno del mio rientro in Italiaho lasciato 70 bambini in orfanotrofio.

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tutto sul suo cammino, dalle capanne aglialberi. Non appena il Tuono seppe del com-portamento del figlio, si mise a gridare piùforte che poteva. Naturalmente tutti eranosconvolti, sia dal danno causato da Fulmine,sia dal rumore insopportabile di sua madreche seguiva sempre le sue esplosioni. Gliabitanti del villaggio si lamentarono moltevolte con il re, che mandò i due a vivere aimargini del villaggio e disse loro di nontornare più tra gli uomini. Ma Fulmine con-tinuava a disturbare chi si avventurava fuoridal villaggio. Allora il re lo chiamò insiemealla madre Tuono e disse: “Vi ho dato l’op-portunità di vivere una vita migliore, mavedo che è inutile. Ora vi condanno aritirarvi altrove. Non vogliamo vedervi maipiù qui”.

Tuono e Fulmine lasciarono il villaggio, ar-rabbiati con gli abitanti e il re. Prima di na-scondersi, però, Fulmine incendiò un grandecespuglio di erba che nella stagione seccaprese facilmente fuoco. Le fiamme si propa-garono alle fattorie e alle case, e gli uominicaddero di nuovo nella disperazione. Il rechiamò, quindi, tutti i suoi consiglieri echiese loro di bandire Tuono e Fulmine dallaTerra. Così i due furono inviati in cielo. Lagente pensava che lassù non avrebbero cau-sato più danni. Ma le cose non sono andatecome tutti speravano, dato che Fulminenon è mai riuscito a resistere alla tentazionedi inviare il fuoco sulla Terra, come di tantoin tanto fa ancora, quando è arrabbiato. Edopo si può udire sua madre Tuono che lorimprovera con la sua voce tonante.

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Dossier

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Il 19 maggio si celebra il177esimo compleanno dellaPontificia Opera della SantaInfanzia, un ente della Chiesauniversale che assume nomidiversi a seconda delle na-zioni in cui si trova. Cono-sciuto anche come PontificiaOpera dell’Infanzia Missio-naria, in Italia oggi è chia-mato Missio Ragazzi.Nomi a parte, quello checonta è la sostanza: i ragazzimissionari sono migliaia inogni continente e con leloro preghiere e i loro con-tributi aiutano milioni dibambini in ogni angolo delmondo.

Buoncompleanno,

ragazzimissionari

D a 177 anni, per tutti i ragazzi del mondo c’è unmotto che chiunque può fare proprio: “I bam-bini aiutano i bambini”. Si tratta di uno slogan

che, in tanti Paesi dei cinque continenti, i più piccolitrasformano in azioni quotidiane: sono i ragazzi checonoscono la Pontificia Opera della Santa Infanzia(POSI), un ente della Chiesa universale che assumenomi diversi a seconda delle nazioni in cui si trova. InItalia, per esempio, fino a qualchetempo fa si chiamava PontificiaOpera dell’Infanzia Missionaria,mentre oggi si chiama MissioRagazzi. Ma, nome a parte, nei120 Paesi dove c’è l’InfanziaMissionaria, i bambini si im-pegnano nel vivere uno sloganuguale per tutti. Il messaggioè semplice: qualsiasi ragazzo,ovunque viva, che sia ricco opovero, può aiutarne altri, of-frendo quello che ha. E così,da quando esiste laPOSI, ogni bambino

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invita a superarela tentazione dipensare solo a sé.Quando il fonda-tore dell’Opera(monsignor Char-les de ForbinJanson, ndr) ideòquesto slogan,pensava ai bam-bini in Cina che

morivano senza es-sere stati battezzati. Allora gli venne inmente di chiedere una cosa semplice ai ra-gazzini europei: pregare ogni giorno sem-plicemente per questi bambini con un’AveMaria; poi, una volta al mese, offrire qual-cosa, perché riteneva che anche i bambinipossono impegnarsi, essere responsabili eavere un ruolo importante nella missionedella Chiesa e nel mondo”. E così furonoproposti i due impegni dei ragazzi missio-nari: una preghiera al giorno e un soldo almese.“Oggi – spiega ancora suor Roberta - i bam-bini aiutano i bambini con semplici gestianche in classe o in famiglia: con il perdono,l’accoglienza, la condivisione, l’amicizia. E’fondamentale essere attenti agli altri, se-

è diventato missionario con una sempliceazione quotidiana: preoccuparsi dei suoi coe-tanei in difficoltà, che vivono in un Paeselontano, assicurando loro una preghiera eun soldo.E’ questo il significato del motto: “I bambiniaiutano i bambini”. Suor Roberta Tremarelli,segretario generale della POSI, lo spiegacosì: “I bambini aiutano i bambini. I bam-bini evangelizzano i bambini. I bambini pre-gano per i bambini di tutto il mondo”. Eaggiunge: “Oggi la maggioranza dei ragazziriceve tutto, qualunque cosa di cui hannobisogno o che chiedono. Invece lo sloganinvita a pensare che esistono anche altribambini, nello stesso palazzo, nella stessacittà ma anche nel resto del mondo. Il motto

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DossierDossierDossier

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Dossier

pagazione dellaFede. MonsignorCharles capisce su-bito che ciò chePauline aveva or-ganizzato per gliadulti in Francia,egli lo avrebbe po-tuto organizzare peri bambini dell’interaEuropa. Questi avreb-bero aiutato i lorofratelli e sorelle, nonsolo quelli della Cinama di tutte le missionidel mondo, con una

breve preghiera giornaliera e un piccolosacrificio mensile. Nasce così l’Operadella Santa Infanzia, che presto si dif-fonde in Francia e in altri Paesi d’Europae del mondo.Solo nel 1922 l’Opera viene dichiarata“pontificia” da papa Pio XI: da quelmomento il suo nome completo diventaPontificia Opera della Santa Infanzia.Oggi l’Opera ha la sua sede internazio-nale a Roma presso il Palazzo vaticanodi Propaganda Fide. Le offerte raccoltedai ragazzi di tutto il mondo arrivanoqui, nel Fondo Universale di Solidarietà,un grande salvadanaio che sostienemigliaia di progetti per milioni dibambini dei cinque continenti.

guendo l’esempio di Gesù e tenendo occhi,mani e cuore sempre aperti: non si possonofare chissà quali grandi azioni, ma sono pre-ziosi anche semplici gesti di fraternità nellavita di tutti i giorni. Se ogni ragazzo diventaamico di Gesù impara a farlo conoscere agli

altri imitando i suoi atteggiamenti e met-tendo in pratica i suoi insegnamenti, anchesenza parlare di Gesù”. Anche per i bambini,quindi, essere missionari significa compor-tarsi come il Maestro insegna, senza dimen-ticarsi di offrire il proprio aiuto.

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Si ringrazia il Segretariato internazionale della Pontificia Opera della SantaInfanzia per la gentile concessione di parte del materiale fotografico delpresente dossier, pubblicato in originale su alcuni numeri del Bollettino POSI.

L’Opera compie 177 anniIl 19 maggio 1843 nasce ufficialmentel’Opera della Santa Infanzia, grazie al-l’idea di monsignor Charles de ForbinJanson, vescovo di Nancy (Francia).Ascoltando i racconti che arrivanodalla Cina e di come in tutto il mondosacerdoti e suore accolgono, curano,educano, battezzano, la sua passioneper i missionari si rafforza ulterior-mente.A Lione incontra Pauline Jaricot, lafondatrice di un’altra Opera, la Pro-

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Forse tutti, di fronte alla domanda teorica: “Ti piace la vio-lenza?”, risponderebbero senza esitazione: “No!”. Poi, però,a volte, nella vita quotidiana le azioni che vengono compiuteistintivamente dimostrano il contrario: quante volte, in unlitigio con un compagno di scuola, se arriva un’offesa si risponde con un pugno? Ed ecco cheaffiora la violenza.Nella diocesi di Yopougon, in Costa d’Avorio, il principale impegno dei ragazzi missionari è “nonessere violenti”. Ciò significa, in concreto, sostituire gesti di aggressività e prepotenza con com-portamenti che imitano quelli di Gesù. A descrivere tutto ciò all’Agenzia di Stampa Fides è padreFabrice Coulibaly, sacerdote che si occupa dell’Infanzia Missionaria. Recentemente 10milabambini provenienti da tutte le parrocchie della diocesi hanno celebrato la Giornata Mondialedell’Infanzia Missionaria, riflettendo sul tema “Cantando la missione, bambino, ci impegniamoa non essere violenti”.L’appello alla non violenza è stato rilanciato anche dal vescovo della diocesi, monsignor JeanSalomon Lézoutié: presentando alcuni personaggi della Bibbia che sono stati esemplari con iloro comportamenti, il vescovo ha esortato bambini e ragazzi al perdono e ad essere missionaridella non violenza nella loro vita quotidiana con amici e parenti.Una preghiera speciale è stata fatta anche per la pace in Costa d’Avorio, dove vi è preoccupazioneche le prossime elezioni presidenziali possano degenerare nella violenza. La speranza è che co-minciare sin da piccoli a ripudiarla sia un modo perché la popolazione rinunci alle armi e agliscontri di fronte a gravi problemi che si presentano nella società.

Cost

a d’Av

orio

La Bibbia al centroQuest’anno i ragazzi missionari del Malawi sono invitati ad approfondire

la conoscenza della Bibbia. Tutte le loro attività, infatti, partono con la

lettura della Parola di Dio. “La Chiesa vi chiede di leggere la Bibbia e di

capire insieme ai vostri compagni, genitori e insegnanti la Parola di Dio”,

ha detto monsignor Tarcisio Ziyaye, arcivescovo di Lilongwe, in occasione

della celebrazione della Giornata Missionaria della Santa Infanzia, dal tema

“I bambini sono battezzati e inviati a predicare la parola di Dio”.

L’invito fatto ai ragazzi scaturisce da una volontà particolare: è papa

Francesco, infatti, che desidera che ogni cattolico dedichi un po’ del suo

tempo a leggere e pregare con la parola di Dio. E così in Malawi l’appello è

stato raccolto e lanciato ai ragazzi missionari. In questo anno, ogni loro

iniziativa vedrà al centro la Bibbia: la recita del Rosario Missionario, la

celebrazione dell’Eucaristia, gli incontri settimanali di catechesi. Seguendo il

loro motto “I bambini aiutano i bambini”, non viene meno l’impegno di portare le proprie offerte settimanali

in una scatola di latta. Anzi, sicuramente sarà rafforzato dalla lettura del brano evangelico che racconta della

preziosità dell’offerta fatta da una vedova molto povera (vedi il Vangelo di Marco, capitolo 12, versetti 41-44).

MAlA

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AFRICAAbbasso la violenza!

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DossierDossier

Dossier Dossier

DossierDossier

(Segue a pagina 19)

I ragazzi missionari del Myanmar hanno un obiettivo ben chiaro: essere amici di Gesù e“guadagnare amici per lui”. In altre parole, sentirsi vicini al Maestro e fare di tutto affinché altribambini imparino a conoscerlo e a diventarne amici.A descrivere in cosa consiste l’Infanzia Missionaria nel Paese asiatico è padre Bernardino Ne Ne,direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Myanmar, che sul Bollettino POSIn.3/2019 scrive: “L’anno di fondazione dell’Infanzia Missionaria in Myanmar – dice - varia note-

volmente da diocesi a diocesi. In linea generale,l’Opera si è lentamente espansa dalla sua fon-dazione, nel 2004, e recentemente è diventatapiù unita. Ad oggi, infatti, tutti utilizzano lostesso logo, la stessa sciarpa, la stessa tesseraper ogni membro e lo stesso manuale”.In questo Paese asiatico l’Infanzia Missionariaè molto giovane (ha solo 16 anni!), ma l’impegnodei ragazzi missionari è diventato fondamentalenelle parrocchie di appartenenza e nell’aiutarei bambini di tutto il mondo.

Mya

nmar

Ragazzi missionari a scuolaLa scuola primaria di Mamarla (India) si trova nella

diocesi di Gumla. E’ stata costruita nel 1946 e rinnovata

nel 1996 e nel 2017, con l’aggiunta di nuove aule. Molti

dei bambini che vi studiano sono impegnati in attività

dell’Infanzia Missionaria.

Aman Kerketta frequenta la quinta classe. Sul Bollettino POSI

n.4/2020 ringrazia per il contributo che tre anni fa ha

permesso l’ampliamento dell’istituto scolastico. “Siamo molto

felici di avere un edificio ristrutturato. Tutti noi della scuola – dice - vi ringraziamo ed estendiamo la nostra

gratitudine a tutti i bambini che hanno fatto dei sacrifici per venirci in aiuto”. Poi descrive anche l’attività del

gruppo della Santa Infanzia: “Ci incontriamo settimanalmente, facciamo del nostro meglio per partecipare alla

Messa della domenica e serviamo all’altare a turno. Ci uniamo anche al gruppo del coro per aiutarlo a cantare

e diamo una mano a pulire la chiesa parrocchiale, quando necessario. A scuola abbiamo regolari lezioni di

catechismo e diamo il buon esempio ai bambini non cattolici del nostro istituto: io racconto loro la storia di Gesù.

Anche noi, che siamo stati aiutati dagli altri bambini del mondo attraverso la Santa Infanzia, ci vogliamo

impegnare ad aiutare i più bisognosi con le nostre preghiere ed i nostri sacrifici”.

IndIA

ASIA“Guadagnare amici per Gesù”

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I

n.5Maggio2020

Ciao Ragazzi!In origine la festa di Pentecoste (dal greco 50esimo giorno, dopo Pasqua) erala festa estiva della mietitura. Quindi, per una popolazione totalmenteagricola, era un giorno di grande festa, di grande gioia.Per noi discepoli di Gesù, Pentecoste significa molte cose, capaci di accenderein tutti tanta gioia: Gesù è vivo; proprio lui, con i segni della crocifissione, èvivo per sempre! Gesù apparendo dona il suo soffio, il suo alito di vita, eriempie gli apostoli e i discepoli del suo perdono!Per chi ha paura, c’è qualcosa di più prezioso della presenza di Gesù e dellasua Pace? Tutti d’ora in avanti potranno parlare il linguaggio di Cristo risorto edell’amore! Non saranno un problema le diverse culture, le diverse abitudinie linguaggi, ma tutto potrà trasformarsi in una ‘sinfonia’ di voci, tutte mossedalla stessa gioia e dalla stessa speranza. Conoscere la risurrezione di Gesùsignifica testimoniare oggi la sua presenza, la gioia che cresce in noi sapendoche non saremo mai soli, che abita in noi il coraggio degli apostoli, la forza in-contenibile, cioè, dello Spirito Santo che guida la Chiesa!

Don Valerio Bersano, responsabile di Missio Ragazzi

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Dal Vangelo secondo Giovanni(liturgia di domenica 31 maggio 2020, solennità di Pentecoste)La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre eranochiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli pertimore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pacea voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E idiscepoli gioirono alvedere il Signore.Gesù disse loro dinuovo: «Pace a voi!Come il Padre hamandato me, anche iomando voi». Dettoquesto, soffiò e disseloro: «Ricevete loSpirito Santo. Acoloro a cuiperdonerete ipeccati, sarannoperdonati; a coloroa cui nonperdonerete, nonsaranno perdonati.

(Gv 20, 19-23)

IIOsserva il disegno che descrive il Vangeloe coloralo come più ti piace.

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Da Adaba (Robe) - ETIOPIA

Quest’anno i ragazzi missionari dellaparrocchia della Santissima Trinità diAdaba (Etiopia) hanno potuto cele-brare la Giornata dell’InfanziaMissionaria utilizzando il materiale pre-parato da Missio Ragazzi per i bambiniitaliani. Lo abbiamo, infatti, tradottonella lingua oromo con gli opportuniadattamenti, in modo da poterlo usare almeglio.Durante le settimane di Avvento i ragazzimissionari di Adaba, a due a due, il sabato(giornata senza scuola), sono andati nelle quattroparrocchie vicine per animare i gruppi dei ragazzimissionari locali, sviluppando il tema del poster2020 “Battezzati e inviati a rinnovare il mondo” eseguendo i suggerimenti indicati nel cammino dipreparazione alla Festa.1 - BATTEZZATI: cercare la data del proprio

Battesimo e fare una celebrazione in ricordodi questo sacramento;

2 - INVIATI: cercare nel Vangelo le parole diGesù: “Andate in tutto il mondo”;

3 - PER IL MONDO: preparare un grandemanifesto, su carta o stoffa;

4 - DA RINNOVARE – MIGLIORARE: comediventare missionari in famiglia, a scuola, incittà?

Durante lo scorso Avvento, inoltre, sono state tante le iniziative per raccogliere le offerteda offrire durante la Messa dell’Epifania.Il giorno dell’Epifania (in Etiopia si celebra il 19 gennaio), i diversi gruppi di ragazzi hanno

Notizie da…Notizie da…

RAGAZZI MISSIONARI ETIOPI IN COMUNIONE CON QUELLI ITALIANI

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PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio RagazziVia Aurelia, 796 - 00165 Roma

Tel. 06/66502644; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - Roma

animato la Messa con preghiere e canti, raccolto leofferte della Giornata dell’Infanzia Missionaria e orga-nizzato un momento di festa con tutti i fedeli, raccon-tando il cammino fatto durante l’Avvento, mostrandoi disegni e le altre attività svolte dai gruppi.I ragazzi e i giovani hanno infine preparato e realizzatouna bellissima recita sul Natale di Gesù per il pome-riggio dell’Epifania.Don Giuseppe Ghirelli,missionario in Etiopia

Preghiera in italiano e in oromo

Prima del BATTESIMO: siamo creature nate alla vita terrena.

CUUPHAA kenyaa duraa uumamna: jireenya addunyyaaf dhalanna.

Dopo il BATTESIMO: Figli di Dio, Fratelli di Gesù, Membri della Chiesa.

CUUPHAA keenyaa booda: Ilmaawwan Waaqayyo, obboleeyyan fi obboleetti

iwwan Yesuusi,

waldaa amantii katooliikitii.

Cristiani, Tempio dello Spirito Santo,

Kiristaanootaa, Dhagni keenyaa mana qulqullummaa Hafuura Qulqulluuti,

ci è stato perdonato e cancellato il peccato originale,

Waaqayyo cubbuu jalqabaa dhiifama godha,

riceviamo il dono della fede,

Keennaa amaanti nuti fudhanna,

morti e sepolti con Gesù Cristo,

Nuyi cuuphamuudhaan du’a Yesuus isatti dabalamnee isaa wajjin awwaalam

neerra,

siamo rinati alla vita eterna.

Nuyi lammaffaa jireenya bara baraaf dhalanna.

INSIEME A GESU SIAMO TUTTI UNITI!Nuyi hundinuu Yesuusiin wajjin tokkoo!

Notizie da…

Notizie da…

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DossierDossier DossierDossier

DossierDossier

La diocesi di Gizo si trova nell’area più remotadell’arcipelago Salomone, composto da 952isole. A Nusabaruku la povertà si tocca conmano: l’unica entrata di molte famiglie èdata dalla pesca, praticata dai giovani nelleore notturne. Con il ricavato del pescato ven-duto, vengono comprati riso e frutta. Recen-temente qui è stata costruita una nuova par-rocchia perché possa occuparsi dei migrantiche arrivano dalle Isole Kiribati, costretti ascappare dal loro Paese a causa dell’innalza-mento del livello del mare (per approfondire,vedi pag.17-19 de “Il Ponte d’Oro” n.2/2020).I bambini delle 60 famiglie di migranti climatici(così viene chiamato chi lascia la propria nazione a causa dei cambiamenti del clima) nonavevano una scuola da frequentare. Ma grazie alla Pontificia Opera della Santa Infanzia è statoaperto un istituto apposta per loro. Adesso gli alunni sono 118, di cui 62 alla scuola materna e 56alle elementari. Chissà che questi ragazzi prima o poi non si organizzino in un gruppo dellaSanta Infanzia con l’aiuto di qualche missionario o di sacerdoti e suore locali.Ce lo auguriamo!

Isole

Salom

one

Socktober, un gioco per essere missionari

In Australia l’espressione “sock it to something” significa “colpire”. Da qui è nata l’idea di una singolare

iniziativa lanciata da Catholic Mission, ovvero dalle Pontificie Opere Missionarie australiane: si tratta di

Socktober (che unisce le parole socks e october), una sfida per bambini, ragazzi e giovani attraverso il gioco

del pallone per ‘dare un calcio alla povertà’. I partecipanti sono chiamati a sfidarsi con un proprio sockball,

cioè un pallone fatto con tanti calzini, interamente in materiale riciclato e realizzato a mano: un modo per

sperimentare come si gioca a calcio nei Paesi più poveri, dove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare

una palla e giocano su campetti di terra polverosa. L’idea è nata in vista dell’Ottobre missionario e della

Giornata Missionaria Mondiale che ogni anno viene celebrata in tutto

il mondo la penultima domenica di ottobre.

Partecipando al Socktober, gli studenti verranno invitati a sostenere

altri ragazzi, vittime di problematiche come povertà, mancanza di

istruzione, lavoro minorile. In altre parole, spiega Sonja Krivacic di

Catholic Mission all’Agenzia di Stampa Fides, “Socktober consente

ad alunni, genitori e insegnanti di mettere in pratica la missione” e

“crea ponti tra gli studenti in Australia e i loro coetanei in tutto il

mondo”.La speranza è che i ragazzi mettano nella missione la stessa passione

e lo stesso impegno che hanno per il gioco del calcio.

AuSt

RAlIA

La POSI c’è!

OCEAnIA

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Dossier

DossierDossier

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Il Sinodo è un’assemblea che viene convocata dal papa: serve per chiamarea raccolta i vescovi, perché lo aiutino a governare la Chiesa universale.Ogni volta che il pontefice indice un Sinodo, definisce anche il tema chedovrà essere discusso.Un Sinodo può essere indetto anche a livello diocesano. A farlo, in talcaso, è il vescovo della diocesi, che chiama a raccolta tutti i sacerdoti e

alcuni laici in rappresentanza della comunità cristiana.Che sia a livello mondiale o diocesano, il Sinodo è un’assembleamolto importante.Una notizia insolita arriva dalla Polonia: nel 2021 in questo Paeseeuropeo si terrà un Sinodo, sì, ma di tutti i ragazzi missionari. Apartecipare, quindi, non saranno vescovi o sacerdoti, ma bambini!L’incontro si svolgerà all’Università Cardinale Stefan Wyszynskidi Varsavia, la capitale, e chiamerà a raccolta migliaia di ragazzi.I preparativi sono già stati avviati ma ancora c’è il massimoriserbo su tema e dettagli organizzativi. Certamente, però, ipiccoli missionari polacchi saranno fieri di poter partecipare adun evento nazionale così importante.

EuROPABambini in Sinodo

Polon

ia

Un albero che porta fruttiChi non conosce la parabola evangelica del granello di senape chediventa una pianta talmente grande da poter ospitare gli uccelli del cielocon i loro nidi? Ecco, l’Infanzia Missionaria in Ungheria è stataparagonata proprio ad un piccolo seme che in dieci anni è diventato ungrande albero. Nel 2009 fu fondato il primo gruppo di ragazzimissionari ungheresi formato da 34 bambini. Nello scorso settembre,quando è stato festeggiato il decennale della Pontificia Opera dell’Infanzia

Missionaria in Ungheria, si contavano 31 comunità con più di mille bambiniin totale, tutti impegnati nella preghiera e nella raccolta di fondi a beneficiodella missione della Chiesa universale.La festa dei 10 anni di vita dell’Infanzia Missionaria si è svolta nella basilicadi Santo Stefano a Budapest (capitale ungherese) e nella sede del Parlamento. Nonsolo erano presenti i più alti rappresentanti religiosi della nazione, ma anche suor Roberta Tremarelli, segretariogenerale della Pontificia Opera della Santa Infanzia. Dopo la celebrazione della Messa, i bambini sono statiaccolti nella sede del Parlamento, dove è stato letto il messaggio del presidente ungherese. Un bel segno diriconoscimento, a significare che i ragazzi missionari sono importanti per la Chiesa e per l’intera società.

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Non sono solo i bambini ad impegnarsi nell’Infanzia Mis-sionaria. Soprattutto in America Latina, esistono anchegli adolescenti missionari, tanto che spesso l’InfanziaMissionaria nei Paesi di questo contenente è chiamataIAM, acronimo di Infancia y Adolescencia Misionera.Nella Repubblica Dominicana, a Samanà, gli adolescentisono stati coinvolti in una missione tutta loro. “Negli in-contri settimanali - racconta la loro animatrice, suorCarmenza Ramirez, sul Bollettino POSI n.3/2019 - abbiamofatto esperienza di conoscenza personale, amicizia, pre-ghiera, missione, visitando le case e portando la Paroladi Dio, il Rosario agli infermi negli ospedali e nel carcere.Abbiamo dato vita a opere teatrali e altre diverse attivitàper raccogliere fondi per acquistare le loro divise eaiutare nelle opere sociali”.Il momento più significativo è stato quando alcuni adolescenti si sono consacrati a Dio e alservizio della Chiesa con il nome di “Adolescenti missionari con cuore di fuoco”. Hannopromesso di impegnarsi per attuare il comandamento di Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio contutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. In altre parole, hanno detto illoro ‘sì’ a Dio, disposti a scoprire come essere migliori, amare e servire.

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IAM per non udentiNella Scuola speciale per non udenti Frei Pacifico, gestita dalle

Suore Francescane di Nossa Senhora Aparecida, a Porto

Alegre (Brasile) è nato di recente un gruppo IAM (Infanzia e

Adolescenza Missionaria). Si tratta di otto bambini, i primi ad

aver scelto di divenire ragazzi missionari: dimostrazione che si

può essere tali anche in presenza di difficoltà di comunicazione verbale.

Suor Celia da Costa Santos, coordinatrice statale dello IAM, spiega

sul Bollettino POSI n.3/2019: “E’ iniziato un periodo di preparazione

degli animatori, poiché è stato necessario adattare il materiale alla

lingua dei segni. Bambini e adolescenti sono stati invitati e hanno

iniziato il gruppo. Sono molto felici di far parte dell’Opera”. Dimostrazione

che anche bambini non udenti possono essere gioiosi missionari. “Far

conoscere Gesù attraverso il linguaggio dei segni è una gioia inspiegabile

e una conquista benvoluta da Dio”, conclude suor Celia.

BRASIlE

Adolescenti missionari con cuore di fuocoAMERICA

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im

Èquasi impossibile vedere Ismaila senza il suodjembe, un grande tamburo tipico dell’Africa Oc-

cidentale costruito in legno e pelle di animale. Questostrumento gli ha permesso di diventare un percussionistadi successo, ospite di varie trasmissioni televisive, maanche un attore-musicista nel film “Tolo Tolo” diChecco Zalone, che nel gennaio scorso ha portato alcinema milioni di persone. Lo abbiamo incontrato aRoma per rivolgergli alcune domande…

Come fai?

Con ciò che mi riesce

meglio fare: la musica! Sono

un percussionista e il djembe è il mio

strumento preferito. Recentemente,

prima dell’emergenza Coronavirus, ho

organizzato un ‘Giro d’Italia a tempo

di musica percussionando’: si tratta

di andare in diverse città italiane e

convocare tutte le persone che hanno

uno strumento a percussione e vo-

gliono imparare a suonarlo. Ho notato,

infatti, che in quasi tutte le case c’è

una percussione messa lì, come un

soprammobile… Partecipando alla

chiamata nelle diverse città in cui il

Giro arriva, questa percussione può

risuonare, può riprendere vita.

L’attore mostra alcunidei premi ricevuti.

LA PAROLA A ISMAILA MBAYE

Tutt’uno conil suo djembe

Ismaila Mbayecon il suo djembe.

Con piacere! Mi chiamo IsmailaMbaye, ho 43 anni, vengo dal Senegale vivo in Italia da 19 anni. Sono

cittadino italiano e senegalese, ma mi sentocittadino del mondo. Però amo l’Italia quantoil Senegal e mi piace far conoscere agli italianitutto il bello e il buono che c’è in Africa.

Ciao! Vuoi presentarti ai nostri lettori?

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Vai anche nelle scuole con il tuo djembe?

Sì, ho tenuto tanti ‘Laboratori di percussioni africane’ dedicati aibambini dai 6 ai 12 anni. E’ un modo per insegnare ritmi e usanze delmio continente. Quando giro le scuole chiedo sempre ai ragazzi se conosconol’Isola di Gorée, dove sono nato. E scopro che non ne hanno mai sentitoparlare. Eppure, è proprio da qui che tanti secoli fa partivano gli schiaviafricani per essere portati in America (e non solo). È un luogo bellissimo,che ha visto però una grande sofferenza: la privazione della libertà permigliaia di uomini e donne. È per questo che credo sia importante conoscereil vero volto dell’Africa: non è mai troppo presto per scoprire che si è tuttiuguali, indipendentemente dal colore della pelle o dal Paese di provenienza.

Sì, sono stato premiato varie volte. Nel

2019 ho ricevuto l’Italian Black Movie Awards

a Roma; poi la Diaspora Award Italia a Milano; a

fine gennaio scorso mi hanno premiato per gli

Afro Oscars Italia come africano più influente nella

musica e nel cinema in Italia: un modo per far ve-

dere al mondo intero il bello dell’Africa, la sua

cultura e i suoi ritmi.

E’ vero che hai ricevuto premi sia

come musicista che come attore?

In “Nour”, per la regia diMaurizio Zaccaro, con SergioCastellitto che interpreta il medicodell’Isola di Lampedusa. Per la verità, ilfilm è pronto da tempo, ma non è ancorauscito nelle sale, anche se è stato proiettatoin alcuni Festival cinematografici europei.

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Ho recitato in molti spet-tacoli teatrali e in alcunifilm. Quello che ha avutopiù successo è “Tolo Tolo” diChecco Zalone. Nel film sono unmusicista che fa parte della com-pagnia di viaggio del protagonista:ci incontriamo dentro un taxi-bus per la traversata dal Kenyaal Marocco, per poi arrivare inEuropa. Insieme cantiamo la can-zone “Se ti migra dentro il cuore”,che è molto divertente e orec-chiabile. Ma le parole fanno ancheriflettere.

Tu non sei solo un musicista, sei anche un attore di successo!

In quale altro film ti vedremo a breve?

Una scena del film “Tolo Tolo” di Checco Zalone, nelquale Ismaila recita la parte di un musicista migrante.

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Gerusalemme è una città contesa tra due popoli, israelianie palestinesi. Entrambi, infatti, la vogliono come capitale

del proprio Stato. E gli israeliani la considerano già tale (il loroParlamento, infatti, ha sede qui). Ma poiché il conflitto israelo-pale-stinese non è ancora risolto, le Nazioni Unite non hanno mai volutoche la città diventasse capitale di nessuno: per la comunità interna-zionale, infatti, la capitale d’Israele è Tel Aviv e quella palestinese èRamallah. Sulla carta la Città Santa è divisa in due parti: quella occi-dentale, assegnata al controllo israeliano; quella orientale, assegnataal controllo palestinese. Di fatto, però, Israele detiene l’amministrazionedi tutta la città e costruisce abitazioni ed edifici per i propricittadini ebrei anche nella parte araba, quella orientale.

GERUSALEMME EST

una giovane ebrea di Tel Aviv, capitale diIsraele. Pur vivendo in due Paesi inconflitto - Territori palestinesi, la prima,e Israele, la seconda - Manar e Lior hannoiniziato ad incontrarsi con regolarità nellacittà vecchia di Gerusalemme per impararel’una la lingua dell’altra.“Solo se ci incontriamo, solo se ci cono-sciamo - ha raccontato Manar all’Agenzia

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Doveè a s sina ot a l m ei nDoveè a snat a l mi

Dove è a s sina ot a l m ei n

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NELLA TERRA DI GESÙ

Dalla guerraalla pace

Q uesta è una storia di amicizia tradonne che sono riuscite ad andare

oltre il pregiudizio e la paura e a trasformareil loro personale incontro in un dialogo trapopoli. Si può trascinare un’intera comunitàverso la pace a partire da se stessi? Eviden-temente sì. I piccoli gesti e le azioni quoti-diane di disgelo e amicizia possono anticiparei grandi risultati politici.E’ la storia vera di Manar, una ragazza arabae musulmana di Gerusalemme Est, e di Lior,

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Sopra: Quella diDamasco è la portadelle mura della cittàvecchia, che si apreverso i quartieri arabidi Gerusalemme Est.

Sopra: Il mercato arabo nella città vecchia di Gerusalemme (ovveronel centro storico, circondato dalle antiche mura).

«Dio sarà giudice fra le genti e arbitrofra molti popoli. Spezzeranno le lorospade e ne faranno aratri, delle lorolance faranno falci; una nazione nonalzerà più la spada contro un’altranazione, non impareranno più l’arte dellaguerra». (Isaia 2,4)

Questo passo della Bibbia è molto espli-

cito: il profeta Isaia sta anticipando la

venuta di un Messia che porterà pace

tra i popoli. Allora le lance e le spade di-

verranno innocue e non si combatterà

più la guerra; i popoli, fino a quel

momento nemici, impareranno la convi-

venza, e la pace vincerà. E’ una profezia

destinata ad avverarsi. Intanto, nella vita

di tutti i giorni, c’è chi si impegna con-

cretamente compiendo gesti di riconci-

liazione. Come Manar e Lior.

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delle conversa-zioni in ebraicoed arabo: inizialmente hanno attirato l’at-tenzione di 250 donne, poi il numero è cre-sciuto ed oggi sono diventate 700. Ognunainsegna la propria lingua e impara quelladelle altre. Vengono dai villaggi attorno allaCittà Santa e da Gerusalemme stessa, e ap-partengono a gruppi diversi: sono ebree,cristiane, musulmane, laiche, religiose, didiverse idee politiche e di tutte le età.“Credo che al di là di tutto - dice ancora Lior- abbia conosciuto le storie delle singolepersone, cercando di capire cosa provano.Viviamo come in due ‘sfere diverse’, manella stessa terra: c’è da ringraziare pertutto questo”. Durante gli incontri tuttesono insegnanti e tutte sono studentesse.“Non siamo in una classe come a scuola,non insegniamo; semplicemente, noi parlia-mo”, spiega Lior. Le classi di conversazionesono ovviamente gratuite e a guadagnarcinon sono solo le singole persone che parte-cipano, ma l’intera comunità. Un giorno,chissà, anche i politici capiranno che lapace è un vantaggio reciproco e una chanceper essere più felici.

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Immagini diManar e Lior inun video giratodall’Agenzia diStampa ChristianMedia Center.

di Stampa Christian MediaCenter - tutto è possibile.Noi abbiamo deciso di farein modo che tutto questoaccadesse. Abbiamo decisodi renderlo possibile. Siamosolo due amiche, ma que-sta è una storia che ri-guarda l’intera città di Ge-rusalemme”.Manar aveva un sogno:quello di diventare un av-vocato in Israele. Aspira-zione molto difficile da

realizzare per diverse ragioni, tra cui il fattoche la giovane araba, prima di studiarlo,non conosceva affatto l’ebraico. “Come faraia diventare un avvocato? Le dissi. Devi stu-diare in ebraico per ottenere il diploma!”,racconta Lior. E così le due ragazze inizianoa vedersi per fare conversazione. “Lior hacreduto in me e mi ha sempre aiutato”,spiega Manar che ha poi sostenuto l’esameda avvocato.Ma il miracolo non finisce qui, perché le dueragazze sono riuscite ad estendere il loroprogetto e a coinvolgere altre donne nel-l’imparare le due lingue. Con un post su Fa-cebook hanno proposto degli incontri nellacittà vecchia di Gerusalemme, per iniziare

Sono i terri-tori assegnatialla parte

p a l e s t i n e s e .Comprendono la Stri-scia di Gaza, la regionedella Cisgiordania eGerusalemme Est. Dal1967, però, essi sonooccupati da Israele: laPalestina, infatti, non èancora uno Stato e isuoi territori sono tut-tora sotto il controllomilitare israeliano.

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DON ANGELO E IL SUO

IMPEGNO DI SOLIDARIETÀ

Per aiutare i bambini di Tacanà (e non solo), don An-

gelo ha fondato l’Associazione Hermana Tierra, im-

pegnata in tanti progetti affinché i popoli del Sud

del mondo possano vivere dignitosamente. L’asso-

ciazione è attiva anche in Italia attraverso iniziative

volte a migliorare la conoscenza del Guatemala.

Maggiori info su www.hermanatierra.org

Lettera per laPrima ComunioneLettera per laPrima Comunione

Sotto:Tacanà (Guatemala) -Gruppi di ragazzidella diocesi nelgiorno della loroPrima Comunione.

Carissima/o,il giorno della tua Prima Comunione per tesarà molto importante, perché incontreraiGesù. Sarai sicuramente molto emozionata/o,ma solo con il passare del tempo capirai ilsignificato di questo giorno: ormai Cristovive in te.Sicuramente, parenti e amici ti organizze-ranno una grande festa: il mio invito èquello di vivere appieno questo giorno, diportarlo sempre nel tuo cuore ricordandonela ragione.Ascolterai il Vangelo, che dovrà essere ognigiorno il riferimento per come comportartinella tua vita: Dio non si stanca di seminare,a noi spetta il compito di farci terrenofertile per la Sua parola, farne fruttare lemeraviglie. Ti nutrirai di Gesù e lo SpiritoSanto ti riempirà il cuore di gioia donandoti

MISSIONARIO IN GUATEMALA

i [email protected]

il coraggio per portare la pace ovunque.Ogni anno, migliaia di bambini nel mondofesteggiano la Prima Comunione, ma nontutti sono così fortunati da potersi permettereuna festa, scarpe e vestiti nuovi. Come mis-sionario, mi trovo in Guatemala, un Paesepovero, dove la gente non ha nulla e dove cisono tantissimi bambini. Vorrei che nelletue preghiere, il giorno dell’incontro conGesù, oltre a ringraziarlo per ciò che possiedi,rivolgessi un pensiero speciale anche a loro.Come? Per esempio, potrai sostituire le tra-dizionali bomboniere con un gesto concretodi amore e solidarietà, sostenendo un progettoper i bambini più poveri. Oppure devolvendoa chi ha più bisogno una parte dei regali ri-cevuti in denaro.Ti auguro di vivere con gioia questo giornoe di portare Gesù sempre nel tuo cuore.

Don Angelo Esposito,missionario della diocesi di Napoli a Tacanà(Guatemala)

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Le Sacre Scritture finalmentecomprensibiliAl tempo di san Girolamo la linguaparlata era il latino (anche se nonesattamente uguale a quello che sistudia oggi ai Licei). Ma i testi sacri,come la Bibbia e i commentari ad al-cuni libri dell’Antico Testamento,erano scritti in ebraico e greco. Quindi,chi non aveva studiato queste lingue, non poteva leggere le Sacre Scritture.Grazie a san Girolamo e alla sua traduzione in latino, Antico e NuovoTestamento divennero alla portata di tutti. Come fece a tradurre la Bibbia?Insieme a diversi collaboratori, tra i quali una nobildonna romana di nomePaola (anche lei venerata oggi come santa), Girolamo iniziò alavorare sulle fonti della Bibbia che aveva a disposizione:- la traduzione greca dell’Antico Testamento, detta “dei Settanta”perché tradotta simultaneamente da circa 70 traduttori giun-gendo, per ispirazione divina, ad una traduzione identica;

- gli antichi ed originali testi ebraici dell’Antico Testamento;- i testi del Nuovo Testamento in greco.

San Girolamo e il leoneIn molti dipinti che nei secoli sono statirealizzati su san Girolamo, i pittori lohanno ritratto spesso accanto ad unleone. Perché?Una leggenda dice che un giorno il feroceanimale si presentò a Girolamo zoppicando,poiché ferito ad una zampa. Il santo nonebbe paura di avvicinarlo e curarlo, to-gliendo i rovi che gli si erano conficcatinella carne. Una volta guarito, il leonedecise di rimanere per sempre a fianco diGirolamo.

In alto:San Girolamo con le santePaola ed Eustochio, in undipinto del pittorespagnolo Francisco deZurbarán.A sinistra:San Girolamo in unmagnifico quadro diCaravaggio, pittore italianovissuto a cavallo tra ilCinquecento e il Seicento.

A destra:Una pagina della cosiddetta

“Bibbia dei Settanta”, scrittain greco su pergamena.

A fianco:‘San Girolamo e il leone nel convento’ dipinto del pittore

italiano Vittore Carpaccio (1502).

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U na dellecose più

belle nella vitadei ragazzi è

giocare. E ancorapiù bello è giocare

con altri ragazzi e ra-gazze. Insieme ci si diverte dipiù, si ride, si cresce… ‘Insieme’è proprio la parola-chiave che ciaiuta a capire come è nata l’Unioneeuropea, quale obiettivi ha e qualivantaggi può portare alla nostravita di ogni giorno.Subito dopo la fine della Secondaguerra mondiale (1939-1945), alcunipersonaggi politici europei compre-sero che occorreva fare tutto ilpossibile per evitare una nuovaguerra che avrebbe portato altrimilioni di morti e forse la scomparsadel genere umano. Il 9 maggio 1950,il ministro degli Esteri della Fran-cia, Robert Schuman – in accordocon i capi dei governi di Germania,Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lus-semburgo – fece un appello pubblico

con il qualeinvitava gliStati europei acollaborare incampo economi-co, sociale epolitico, con ilgrande obiettivodella pace. Fuil primo passoper creare l’U-nione europea:e quella stessadata, così im-portante, oggi èdiventata la Fe-sta d’Europa.L’Unione europea

(che in principio si chiamava Comu-nità europea) riunisce attualmente27 Stati, fra cui l’Italia, con unapopolazione di 440 milioni di per-sone. Essa si fonda sul principiodi solidarietà e di reciproco aiutotra gli Stati che ne fanno parte, eha voce in capitolo in tante materie,come l’agricoltura e la pesca, lo

INSIEME PER LA PACE

E LA SOLIDARIETÀ

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La Festad’Europa

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che si può essere amici,aiutandosi reciproca-mente, pur nel rispettodelle differenze nazio-nali, fra cui la lingua,la storia, le tradizio-ni, la cultura di ogniPaese. Ad esempio: l’U-nione europea ha aiutato

i 27 Stati che ne fannoparte ad affrontare l’e-mergenza sanitaria perl’epidemia da Coronavi-rus.Sarebbe bello che il 9maggio, Festa d’Europa,si potesse fare davverofesta, restando a casada scuola e dal lavoro,per ricordarci che Europavuol dire pace e solida-rietà.

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sviluppo territoriale, la salutedei cittadini, l’energia, la cul-tura, il sostegno al lavoro giova-nile, la ricerca scientifica, laprotezione dell’ambiente, lo svi-luppo della rete internet e della‘cultura digitale’, la lotta controle malattie e il terrorismo.Il motto dell’Unione europea è“unità nella diversità”: vuol dire

Come nasce l’Unione europea“La pace mondiale ha bi-sogno dell’impegno di tutti.Popoli e Stati europei de-vono unire le forze, conamicizia e creatività, percostruire pace e sviluppoper tutti. L’Europa unitanon si costruirà in una solavolta, con la bacchetta ma-gica; essa sorgerà dall’aiutoreciproco che nasce dallasolidarietà”. Con un discorsopronunciato a Parigi il 9maggio 1950, il ministrodegli Esteri francese Robert Schuman dà avvio alprocesso politico che porterà alla costruzione dellaComunità europea, che oggi chiamiamo Unioneeuropea. Il suo obiettivo è rimasto lo stesso diallora: costruire la pace fra i popoli d’Europaattraverso la collaborazione concreta per lo sviluppoeconomico e sociale nei 27 Stati che fanno partedell’Unione.

I tre pilastri della

‘casa comune’Ma come funziona questa

Unione europea (sigla Ue)?

Come ogni organizzazione

politica ha bisogno di isti-

tuzioni (ad esempio: in Italia abbiamo il Parlamento, il

Governo, il Presidente della Repubblica, ecc.). L’Uni

one

europea ha tre principali istituzioni, che si possono c

on-

siderare i tre pilastri sui quali appoggia la ‘casa com

une’

europea. Il primo pilastro è il Parlamento europeo, eletto

da tutti i cittadini ogni cinque anni e ha sede a Strasbu

rgo

(Francia): l’Europarlamento rappresenta proprio gli in-

teressi, i bisogni, le attese dei cittadini d’Europa

. Il

secondo pilastro si chiama Consiglio dell’Unione, c

on

sede a Bruxelles: rappresenta i 27 governi. Parlamento

e Consiglio insieme decidono progetti e leggi europee

che servono per realizzare il “bene comune” dei popoli

europei. Terzo pilastro è la Commissione(sede a Bruxell

es),

che è il “governo” dell’Ue.

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«La vergineconcepirà epartorirà un figlio».(Is 7,14)

Cli Pa arolck la al

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Cli Pa arolck la alCli Pa arolck la al Cli Pa arolck la alCli Pa arolck la al

Il mese di maggio è, per tradizione, dedicato a Maria, madre di Gesù.

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Q uanto tempo passiamo ogni giorno alcellulare? Con quanti amici siamo in

contatto via chat sui socialnetwork? Ma soprattutto, gliargomenti di cui si parla sonoimportanti o no? “Questo è il miocorpo. La fede al tempo dei social”(Effatà Editrice) di Vincenzo Marinelliè un sussidio destinato al gruppodei ministranti in parrocchia (più co-nosciuti come ‘chierichet-ti’) e racchiude molteproposte interessantiper i ragazzi che possonoimparare un uso miglioredella comunicazione so-cial.Scorrendo le pagine, si evi-denzia ciò che accomuna eciò che differenzia i nostri comportamentiche teniamo dal vivo ogni giorno e quelliche assumiamo su internet. L’obiettivoè dare consigli utili nella creazione diun profilo social, per esempio. Maanche nell’aprire una nuova sezioneall’interno del profilo socialdella parrocchia,come inizio diun camminodi una com-munity spe-ciale.Il sussidio ècomposto da

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varie tappe, così definite: login,buonanovella, aspetta!, condividi, amen.

All’inizio di ogni tappa si richiama un branodella Parola di Dio che fa da guida e un sug-

gerimento per il periodo in cui svolgerel’incontro proposto.Alla fine del percorso, i ministrantiavranno avuto modo di confrontarsi,scoprire la continuità che unisce

antico e nuovo, riconoscere ciòdi cui non puòfare a menoun’amicizia, ri-flettere sul pro-prio modo di con-dividere, chiedersicosa vuol dire es-sere comunità.

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Il servizio all’altareai tempi di internet

Vincenzo Marinelli

Questo è il mio co

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A cura di Irene Guerrieri

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CostiUna proposta speciale prevede prezzi speciali (molto

più bassi del costo standard dell’abbonamento).

Per saperne di più, contatta la Redazione scrivendo a

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Come ricordo del Sacramento celebrato, fai un regalo che si rinnova di mese in mese per un anno!

IdeaIn occasione di Prime Confessioni e Prime Comunioni, regala IL PONTE D’ORO!Come ricordo di quanto celebrato, anziché un oggetto che spesso finisce in un cassetto, la

parrocchia può donare un regalo che si rinnova di mese in mese per un anno: l’abbonamento a

ciascun ragazzo.

PROPOSTA SPECIALE

PER I SACRAMENTIDEI RAGAZZI

SignificatoUn modo per tenere gli occhi e il cuore aperti sul mondo,

imparando a far tesoro di quanto insegna il Vangelo.

PER CATECHISTI E PARROCI

ModalitàL’invio del primo numero avverrà in un unico pacco, recapitato

in parrocchia, perché il giorno della celebrazione del

Sacramento il parroco possa consegnare a mano ad ogni

ragazzo una copia della rivista.

Dal mese successivo, ogni ragazzo la riceverà a casa propria.