RIVISTA DEI RELIGIOSI, DELLE RELIGIOSE ... - Sacra Famiglia

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anno 96 - numero 170 Rivista periodica anno 2015, Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 2 DCB (filiale di Bergamo) RIVISTA DEI RELIGIOSI, DELLE RELIGIOSE E DELLA GENTE DELLA «SACRA FAMIGLIA» famiglia nostra 03 maggio agosto 2015 Lezioni di cibo Lezioni di vita

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Lezioni di cibo, lezioni di vita 1

anno 96 - numero 170

Rivista periodica anno 2015, Poste Italiane s.p.a.Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003(conv. In L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 2DCB (filiale di Bergamo)

RIVISTA DEI RELIGIOSI,DELLE RELIGIOSE E DELLA GENTE DELLA «SACRA FAMIGLIA» famiglia

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Lezioni di ciboLezioni di vita

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EDITORIALE

Cari amici lettori,il numero della Rivista che state per leggere è -

come sempre – un nostro modo familiare di entrare nelle vostre case per raccontarvi alcune delle nostre esperienze, e di scavare dentro di esse per scoprire come il Signore ci chiama e ci invia.

Partiamo da alcune provocazioni che l ’esposizione internazionale di Milano fa arrivare a noi, come persone, come cristiani e come educatori. Continuiamo anche il cammino che ci porta verso la conclusione del Sinodo sulla Famiglia e l ’anniversario della nascita della Fondatrice.

Seguono poi tante storie di vita, di famiglia e di educazione che in questa primavera e nei primi tempi dell ’estate hanno arricchito le nostre comunità in Italia, in Brasile e in Mozambico.

Per noi religiosi e religiose della Sacra Famiglia diventa sempre più chiaro che non possiamo sotterrare il dono che lo Spirito Santo ha fatto un secolo e mezzo fa a Santa Paola Elisabetta Cerioli, ma lo dobbiamo scoprire e valorizzare sempre meglio: lo potremo fare grazie alla comunione e alla collaborazione con i genitori e i f igli che ogni giorno incontriamo nei nostri centri educativi e nelle nostre parrocchie.

Il nostro augurio e la nostra speranza è che anche la lettura della Rivista tenga vivo in ciascuno di voi il desiderio di prendere parte a questa bella avventura educativa: non per quello che ha, ma per quello che è.

Famiglia Nostra

Non so se nelle precedenti edizioni dell’Expo era presente la Santa Sede. Nell’edizione milanese di quest’anno

il padiglione bianco e giallo del Vaticano può su-scitare qualche perplessità e qualche domanda. Visitandolo non si è attratti dagli “effetti spe-ciali” di alcuni altri padiglioni né dalla ricerca-tezza della struttura. Alle pareti di una grande sala rettangolare troviamo una tela di Tintoretto (che rappresenta l’ultima cena) e grandi imma-gini di varie parti del mondo che illustrano la dimensione ecologica, economica, educativa e religiosa del cibo. Al centro, su una grande tavola sono proiettati gli ambiti della vita quotidiana in cui si può agire responsabilmente per cambiare il mondo. All’uscita chi vuole può lasciare un con-tributo, che sarà usato per soccorrere i bambini e le famiglie dei profughi in Giordania.

Perché la Chiesa cattolica ha voluto essere presente all’Expo? Perché dove si tratta di cibo, del modo di produrlo e di distribuirlo, i cristiani si sentono chiamati in causa, perché custodiscono un tesoro - il Vangelo di Gesù – che ha nel suo centro una cena e parla della fine dei tempi come un banchetto festivo.

Le pagine del Vangelo sono piene di storie di banchetti, di persone che mangiano. Nel Vangelo secondo Giovanni Gesù inaugura la sua missione ad un banchetto di nozze ; nel Vangelo di Luca il saluto finale di Gesù Risorto avviene subito dopo una cena con loro. Molte volte il vangelo ci presenta Gesù seduto a mensa, non solo condivi-dendo la gioia di stare insieme, ma manifestando – scandalosamente – il desiderio di Dio di fare comunione con chi è considerato più lontano da Lui, cioè i peccatori. In più di una occasione Gesù oltre ad insegnare con la parola si preoccupa di sfamare le persone che lo seguono, e lo fa distri-buendo pochi pani e pesci per migliaia di persone. A chi lo cerca do nuovo dopo aver mangiato i pani rivela: io sono il pane della vita, chi mangia di me vivrà in pienezza. La sera prima di morire Gesù celebra con gli apostoli la cena pasquale, e

famiglia nostra

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fa del pane e del vino il memoriale perenne della sua vita donata al Padre e ai fratelli per amore.

Potremmo quasi dire che Dio mandando il suo Figlio Gesù insegna all’uomo come si deve mangiare da uomini, per diventare ciò che siamo chiamati ad essere. Attraverso il suo modo di mangiare l’uomo rivela chi è e come vede la vita. Ci sono molti comportamenti legati al cibo che ma-nifestano un deficit di umanità: quando uno mangia più di quello di cui ha bisogno; quando mangia ciò che non ha guadagnato con il suo lavoro; quando mangia sprecando e gettando il cibo che potrebbe servire per altri; quando, mentre mangia, è preoccupato solo di accumulare per sé e non si accorge che vicino a lui c’è chi non ha da mangiare.

Nel Vangelo Gesù ci insegna come si mangia da figli di Dio. Ci insegna a riconoscere che il cibo, anche se frutto del nostro lavoro, è sempre un dono di Dio, di cui essere grati (per questo ci insegna a chiedere al Padre: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”). Ci insegna che il cibo, pur indispensabile per vivere, non è un assoluto, che c’è qualcosa di più importante (per questo risponde a satana nel deserto: “non di solo pane vive l’uomo”). Ci insegna a fare del cibo uno strumento al servizio della comunione con tutti, anche con chi è diverso e lontano; ci insegna a raccogliere il cibo che avanza, perché può dare ancora vita.

Gesù, dopo aver imparato a Nazaret a mangiare da uomo, non ha trovato migliore sacramento (segno visibile) del suo dono d’amore che il pane spezzato e condiviso con chi amava. I cristiani nel loro incontro che li contraddi-stingue come discepoli del Signore, si riuniscono attorno a un grande tavolo (nelle Chiese spesso l’altare ha perso questo aspetto, ma rimane pur sempre una mensa): su di esso Gesù si dona nel pane e nel vino, e chiede ai suoi di-scepoli di fare come ha fatto Lui, cioè donare a loro volta la propria vita come cibo per gli altri. L’eucaristia non ci insegna ad adorare un Dio lontano e invisibile, ma a con-dividere quello che siamo e abbiamo con chi è vicino a noi, imitando la vita di Gesù.

L’esposizione internazionale di Milano dedicata al tema del cibo ci sta ricordando alcuni dati relativi al modi di mangiare e di gestire le risorse alimentari nel mondo che fanno molto pensare: ci sono più di 800.000 milioni di persone nel mondo che soffrono gravemente la fame; ci sono due miliardi di persone che si alimentano al di sotto del di quanto è necessario per una vita salutare; e ci

LEZIONI DI CIBO, LEZIONI DI VITAC’è un rapporto tra il modo di mangiare,

la fede cristiana e l ’educazione dei nostri f igli?

sono molti milioni di persone che soffrono per problemi di eccesso di cibo. Quello che più colpisce è sentire che basterebbe un terzo delle tonnellate di cibo che ogni giorno si buttano via per sfamare i milioni di persone che non hanno cibo. Il miracolo del pane è possi-bile anche oggi: basta voler essere uomini, basta non illudersi che se stiamo bene noi stanno bene tutti.

La Congregazione della Sacra Famiglia esiste nel mondo e nella Chiesa perché Santa Paola Elisabetta ha aperto la sua vita e il suo palazzo ai bambini senza educazione: mentre dava loro un cibo e un tetto, li educava a guardare la vita come un dono di Dio, di cui rin-graziare e da condividere con gli altri. Oggi noi continuiamo questa missione: essa consiste nell’educare i genitori e i loro figli a guardare la vita e il mondo con lo stesso sguardo di Gesù. Fa parte di questa educazione anche imparare a mangiare come ci ha insegnato Gesù. Si comincia dai gesti semplici e concreti, che qualcuno di noi ha imparato e che forse stiamo disimparando un po’ tutti: ringraziare Dio con una piccola preghiera prima di iniziare un pasto; mangiare “insieme” in famiglia (e non solo “vicini”), senza estraniarsi in con-versazioni virtuali; mangiare secondo la giusta necessità, evitando di sprecare gli alimenti; rinunciare a qualche cosa della nostra tavola per aiutare chi non ha una tavola e un alimento sano.

Questo significa vivere da cristiani: riconoscere che quanto siamo e abbiamo è frutto di un dono d’amore gratuito, e non qualcosa di semplicemente dovuto; condividerlo con chi ne ha bisogno, affinché mentre mangiamo diventiamo più uomini, cioè più fratelli e com-pagni gli uni degli altri.

È significativo che il “padiglione zero” accolga i visitatori di Expo con il titolo: Divinus halitus terrae. Ci ricorda che la terra e l’uma-nità non si sostengono soltanto con il cibo: il “soffio divino” che li abita ricorda continuamente che il cibo è frutto e segno dell’amore e soltanto se donato, ricevuto e condiviso con amore può saziare veramente la fame dell’uomo, di tutti gli uomini della terra.

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IL VANGELO DELLA FAMIGLIA: L’AMORE DI COPPIA

di Alessandro Bergami

Una Chiesa “in uscita”, e quindi aper-ta alla lettura delle complessità sociali, è chiamata a trovare un linguaggio nuo-vo, capace di comprendere ed esprimere compiutamente la complessità delle ar-chitetture familiari odierne, agevolando così l’opera di accompagnamento degli individui verso un “discernimento” effi-cace della strada da seguire per realizzare in maniera positiva e feconda l’amore che vivono. Ma un linguaggio simile non può che nascere da una riflessione articolata, cui una Chiesa non normativa e non giu-dicante - poiché impegnata ad affiancare e ad orientare quanti non riescono più a districarsi dal groviglio problematico delle realtà familiari contemporanee - deve ap-prodare, partendo da un interrogativo che tenga conto delle fasi evolutive della vita di coppia, radice e nucleo di ogni fami-glia. Che cosa spinge due sconosciuti ad abbandonare il porto sicuro delle proprie “singolarità” per accogliere la bellezza, ma parallelamente anche il rischio, che nasco-no dal desiderio di intrecciare la propria vita con quella dell’altro? Solo il potente richiamo dell’Amore.Tema da sempre annoverato tra quelli maggiormente riflettuti e dibattuti nei di-sparati ambiti del sapere umano, l’amore ha incuriosito l’arte, la letteratura, la filo-sofia, la teologia, la psicologia e, in tempi più recenti, perfino la scienza, coinvolte nel tentativo di spiegare l’origine e la potenza di questo straordinario sentimento, la cui “materializzazione” ha accompagnato l’u-manità fin dal suo primo vagito. Che sia la risultante di una reazione chimica pro-dotta dal cervello umano o un imperscru-tabile moto dell’anima, di sicuro l’amore - che attraverso le sue gioie e i suoi dolori signoreggia buona parte dei nostri pensie-ri, colora i nostri sogni e, in modo più o meno consapevole, influenza molte delle nostre scelte - è una delle manifestazioni più alte con cui l’essere umano esprime la

nobiltà della propria natura nell’abbattere le barriere della solitudine. La funzione relazionale dell’amore, la cui “generativi-tà” è alla base dei rapporti familiari prima e sociali poi, è nitidamente esemplificata dal rapporto di coppia. Infatti, l’uomo e la donna, descritti dal mito di Platone come il volto maschile e femminile dell’umano scisso in due, sperimentano una forte ten-sione verso la completezza: tensione che vive nella spontaneità e nell’indomabilità iniziali dell’innamoramento, da cui l’essere umano riceve la spinta ad uscire da se stes-so, per compiere la ricerca dell’altro con cui confrontarsi e completarsi. Una pienezza destinata, però, a realizzarsi solo in un in-contro che ha la volontà e la forza di evol-versi in un rapporto capace di travalicare i confini della passione e dell’emozione inebriante, per radicarsi nei solidi terreni della comprensione profonda maturata all’interno di un dialogo acceso e costante con l’altro. L’altro che, completandoci, ci rende cerchi perfetti, rinforzando la no-stra presenza, come ci ricordano le parole di Charlotte Brontë: “Essere insieme equivale per noi a sentirsi al tempo stesso liberi come in solitudine e lieti come in compagnia. Parliamo tutto il giorno e parlare tra noi non è altro che un modo più animato e percepibile di pensa-re. Io ripongo in lui tutta la mia fiducia ed egli ha riposto in me la sua; i nostri carat-teri sono fatti l’uno per l’altra e ne risulta un accordo perfetto”. La prossimità intima con l’altro, alimenta-ta da un’intensa affinità comunicativa, ha in sé il seme della generatività, da cui la coppia, aprendosi a scenari fecondi di vita, riceve la spinta per gettare le fondamenta di una nuova famiglia, quale spazio creati-vo entro cui custodire e coltivare il proprio sentimento, perpetuato nell’estensione di un’unione che si incarna nella vita dei figli. Ne consegue un intreccio di rapporti fon-dati sull’amore, che modellano la fisiono-

Nel mese di ottobre si realizzerà a Roma il Sinodo dei vescovi

dedicato alla famiglia. Avrà come tema:

la vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo

contemporaneo.

Con questa serie di articoli desideriamo tenere aperta la riflessione su un valore che

per l ’umanità e la fede cristiana sta alla base di ogni cammino

veramente umano. Santa Paola Elisabetta Cerioli ha vissuto e indicato la famiglia

come il fine di ogni buona educazione e il mezzo per

la “riforma cristiana” della società, cioè la costruzione di un mondo

a misura umana perché modellato

sul progetto di Dio.

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mia della famiglia contemporanea, definita per questo “af-fettiva”. Un modello familiare qualificato dalla spontaneità e dall’autenticità dei legami, lontani dalle logiche di calcolo e di interesse sociale che caratterizzavano le famiglie tra-dizionali, da cui esse, però, traevano la loro forza e solidità. Oggi, invece, la famiglia, nascendo come concretizzazione del sentimento coniugale, risulta più vulnerabile ed esposta al rischio di una scomposizione, essendo maggiormente su-scettibile alle volubili dinamiche emozionali e affettive della vita di coppia. Tuttavia, siamo portati a credere che, accanto alla sua intrinseca fragilità, in parallelo, come due facce della stessa medaglia, risieda proprio nella natura “affettiva” della

famiglia anche la sua forza. Infatti, se l’amore ha in seno la spinta propulsiva che strappa l’essere umano dalla solitudine originaria della sua individualità, catapultandolo sull’imper-vio sentiero della ricerca e dell’incontro con l’altro, non può che contenere anche la soluzione per abbattere infinite volte i muri di silenzi che l’abitudine e l’eccessiva sicurezza, sca-turite da rapporti consolidati e dati per “certi”, rischiano di innalzare tra coloro che una volta avrebbero attraversato gli oceani del tempo e percorso distanze siderali, pur di incon-trare qualcuno a cui tenere la mano e a cui dire “Ti voglio con me, non te ne andare”.

“E d’allora sono perché tu sei, e d’allora sei, sono e siamo, e per amore sarò, sarai, saremo” (Pablo Neruda)

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LA “MIA NUOVA FAMIGLIA” di p. Gianmario Monza

Madre Cerioli, ormai fatta nuovamente madre, si avvia nel 1857 a fondare il ramo femminile delle Sorelle e madri della S. Famiglia, mentre i Fratelli e di Padri nasceranno il 4 no-vembre 1863. La Fondatrice traspone in un modo davvero stupendo e pressoché unico la sua esperienza di famiglia e di mamma in quella degli istituti religiosi che va fondando.

Iniziando il libretto dell’Impianto, dove esplicita il suo pro-getto, scrive: «Il Signore consegnò e affidò alla nostra pic-cola società l’educazione e l’avvenire delle povere Figlie di S. Giuseppe, onde queste allevate ed istruite ad un’arte sì ricca e feconda di tanti vantaggi, come è l’arte di coltivare i campi, educate nella semplicità e nell’innocenza con mas-sime e sentimenti conformi alla loro professione, possano poi spargersi un giorno pel mondo qual semente caduta dal Cielo e restituire con l’amore alla fatica ed il gusto alla vita campestre l’innocenza dei costumi, la semplicità nelle ma-niere, la buona fede delle parole, l’abbondanza e la pace nelle famiglie e così arrivare a quell’unica felicità campestre, la quale ci conduca poi e ci guidi facilmente a quell’altra pe-renne e inalterabile su nel Cielo».

Questa sua “nuova famiglia” è chiamata a vivere nel modo più alto possibile la carità fraterna, l’amore evangelico: tale amore sarà il fondamento su cui si innalzerà l’edificio. Anzi, non solo il fondamento ma anche il suo cuore pulsante, ciò che la mantiene in vita ed anche il suo fine, il suo punto di arrivo, senza il quale la stessa missione di dare avvenire a chi non ne ha potrebbe miseramente fallire.

A questo proposito madre Cerioli ha scritto: «La vostra ca-rità sarà vera e reale se da chi riceverete un torto, rispon-derete con una cortesia o con un sorriso. Se sacrificherete i vostri gusti e le vostre inclinazioni a quelli delle vostre com-pagne, per mantenere tra esse la pace e la concordia, senza badare se esse lo meritano o no, se sono maggiori o minori. La carità vera è quando non si biasimano i fatti o detti altrui e non si ascolta biasimare da altri, di maniera che si possa dire di noi, come si diceva di S. Teresa, che “dove era lei, tutti avevano sicure le spalle”.

Non lasciatevi accecare dalle vostre passioni, e non guardate a sacrifici, a ripugnanze, a geni, a contrarietà per mantenerla sempre viva tra di voi. Estirpate quei piccoli risentimenti, quelle mormorazioni o biasimi, quel giudicare sinistramen-te; moderate quell’affezione e quella sensibilità naturale, ret-tificate quell’intenzione... e voi avrete la vera carità, la carità insegnataci e comandataci da Gesù Cristo.

Oh carità, virtù preziosa, virtù divina, legame dei cuori, fe-licità delle case religiose! Beata quella casa, beato quell’I-stituto ove l’amore regna scambievole, vivo e durevole!... Il Signore farà in esso la sua dimora resisterà fermo agli urti ed alle violenze dei cattivi, se mai volessero scuoterlo, sarà di rabbia ai demoni che non potranno in esso far dimora, e di gaudio e compiacenza agli Angeli del Cielo. Guardatevi dunque dal proferire parola in aggravio delle vostre Sorelle: parlatene poco e quel poco sempre in bene, né sopporta-te che altre in vostra presenza osino farne mormorazione. Rimarcandovi tra di voi qualche difetto, avvertitevi vicen-devolmente, secondo il grado e l’età, ma con somma carità e dolcezza».

Da questo amore evangelico, attinto al Cuore di Gesù, e vissuto nella sua nuova famiglia, scaturisce la missione di evangelizzare educando in un mondo che cambia, di cui pa-leremo nel prossimo articolo, delineando alcuni tratti dello stile educativo di Santa Paola Elisabetta.

In preparazione al 200 anniversario di nascita di Santa Paola Elisabetta, nostra Fondatrice, continu-iamo a raccontare le tappe principali della sua vita evangelica.

200200BICENTENARIO DELLA NASCITA1816 S. PAOLA ELISABETTA CERIOLI 2016

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CERCARE INSIEME LA STRADAA cura della Segreteria generale

Nella lettera per l’anno della Vita Consacrata papa Francesco ci ha ri-volto un invito molto forte: «Vivete la mi-stica dell’incontro: la capacità di sentire, di ascolto delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada, il metodo».Un’opportunità con-creta per raccogliere questa raccomanda-zione l’abbiamo avu-ta in occasione della Consulta generale, alla quale hanno partecipato circa metà dei confratelli della Congregazione, provenienti dalle tre Aree geografiche in cui si trovano a svolgere la loro missione. Nella verifica e nella programma-zione del cammino comune abbiamo preso come bussola i criteri del rinnovamento che il Concilio Vaticano secondo ci ha offerto all’inizio del documento Perfectae Caritatis, dedicato alla Vita religiosa. Il primo passo di ogni progetto e verifica è l’ascolto del-la Parola del Signore: essa contiene la ragione per la quale persone come noi, invece di formare una famiglia propria e dedicarsi a un progetto personale di vita, si uniscono tra loro per collaborare con il progetto di Dio sull’umanità. Metten-do in comune qualcosa di quanto la Parola dice a ciascuno, ci scopriamo tutti fratelli e corresponsabili del dono che Dio ha messo nelle nostre mani per il bene di coloro che hanno bisogno del suo amore.Insieme al Vangelo, leggiamo e interpretiamo la storia di fede di Santa Paola Elisabetta, che ha dato inizio nella Chiesa alla nostra Congregazione: lei ci esorta a vivere se-condo lo spirito che ha unito e sostenuto la Santa Fami-glia di Nazaret. Per questo ci parla spesso dello “spirito di famiglia”, che deve animare i nostri rapporti in comunità e orientare la nostra testimonianza del Vangelo e le opere educative che realizziamo. L’altro cardine del cammino di una Congregazione religiosa è la comunione con le Diocesi in cui le nostre comunità si

trovano: il Carisma della Congregazione è vivo solo quando si pone concretamente al servizio del proget-to pastorale di ogni Chiesa locale, guida-ta dal suo Vescovo. Infine, l’ultimo ma decisivo cardine che sostiene la vita del-la Congregazione è l’ascolto e la rispo-sta alle necessità del mondo, nel nostro caso in modo parti-

colare delle famiglie. La Chiesa ce li ricorda, anche attra-verso il cammino del Sinodo, che nell’ottobre ci ha detto: “una delle sfide fondamentali davanti alla quale si trovano le famiglie di oggi é senza dubbio quella educativa, la quale é diventata ancora più esigente e complessa a causa della realtà culturale contemporanea e della grande influenza dei mezzi di comunicazione”. La nostra Fondatrice è stata colpita dalla situazione dei bam-bini poveri senza famiglia e educazione, che vedeva attorno a sé. Papa Francesco ci ha ricordato recentemente che anche oggi questo grido sale a Dio e non può restare inascoltato: “Mi riferisco alla passione dei bambini. Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure me-diche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito. Ma anche nei Paesi cosiddetti ricchi tanti bambini vivono drammi che li segnano in modo pesante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane. In ogni caso sono infanzie violate nel corpo e nell’anima. Ma nessuno di que-sti bambini è dimenticato dal Padre che è nei cieli! Nessuna delle loro lacrime va perduta! Come neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi.”La strada per rispondere al Signore c’è: la possiamo percor-rere se, guardandola, sentiamo crescere tra noi e le famiglie che ci frequentano la comunione e l’aiuto reciproco.

Si è svolta a fine giugno a S. Brigida, nella casa di spiritualità delle Suore della Sacra Famiglia, la Consulta generale della Congregazione, un incontro tra le varie comunità per la revisione del cammino indicato dal Capitolo generale del 2013.

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Nella nostra Scuola e Centro Educativo S. P. E. Cerioli di Orzinuovi sono cresciuti nel corso di questi anni legami e amicizie tra le famiglie e con la Comunità religiosa. Un piccolo gruppo di famiglie, in forma semplice, con lo sco-po ‘costruire’ un musical a 360 gradi, vive da diversi anni un’esperienza di condivisione e di fede molto positiva. L’e-sperienza raccoglie gli adulti insieme a bambini, ragazzi, giovani che si dedicano lungo l’intero anno scolastico alla preparazione di un ‘nuovo’ musical, mentre continuano le repliche del musical dell’anno precedente.La nostra Scuola ha sempre creduto che l’educazione e la crescita di un figlio sono tanto più benefiche e salutari quanto più famiglia e scuola ‘si affidano’ e si apprezzano l’un l’altra per il bene dei figli. È una legge della vita che ogni figlio venga cresciuto ed educato dalla propria fami-glia ma insieme alle altre figure che egli incontra nel suo percorso di vita.La Compagnia Teatrale “Quelli del Venerdì” (=QDV) –così si chiama questo gruppo- nasce all’interno del con-testo della nostra Scuola e Centro educativo, come ap-profondimento dei corsi extra-scolastici (musica, teatro, danza, sport) di CreativaMente. Il gruppo è davvero molto ricco ed eterogeneo: accanto ai 40 giovani attori e ballerini, si affianca la preziosa presenza del coro In-Canto e di nu-

merosi scenografi e collaboratori (parrucchieri, costumisti, fotografi, …) per un totale di un centinaio di persone coin-volte. Ciò che sorprende è che, nonostante tutte queste diversità, si respira un armonioso equilibrio in cui ciascu-no riesce a trovare il suo posto e a esprimersi al meglio delle sue capacità. Questa fitta rete relazionale si inserisce a pieno titolo da ormai sei anni nel progetto educativo e formativo della Scuola. Il ”taglio educativo” è ciò che sta alla base di ogni musical e della ‘riscrittura’ originale che registi e coreografi fanno delle storie scelte di anno in anno. Dopo gli ultimi successi di Pinocchio (2013) e di Alice nel Paese delle Meraviglie (2014), il QDV ha presentato nel mese di maggio il suo nuovo spettacolo: HERCULES, come si diventa un vero eroe? Uno spettacolo davvero… epico!Così, nella cornice di educando festival -il festival che rac-coglie attorno alla cifra dell’educare figli, l’energia che la ‘compagnia con loro nella crescita’ risveglia nella Scuola e nella vita- siamo stati trascinati nella Grecia antica. Sce-nografie, costumi e acconciature impeccabili hanno sapu-to trascinare il pubblico in quel mondo, facendo vivere i miti e le leggende classici, ai quali lo spettacolo si ispira minuziosamente. Colonne maestose, mostri spaventosi e titani mozzafiato: da rimanere a bocca aperta! Le imprese

UN’ESPERIENZA DI CONDIVISIONELa Comunità religiosa di Orzinuovi e la Compagnia Teatrale QDV

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di Ercole hanno rapito gli spettatori per condurli sull’O-limpo, passando dagli Inferi e da mitiche realtà! La fatica più ardua è stata scoprire come si diventa un vero eroe… Per trovare la risposta, il nostro megafusto Hercules ha avuto bisogno non solo della sua forza leggendaria, ma ha dovuto essere così coraggioso da riuscire a scavare dentro se stesso…Nelle quattro serate dello spettacolo si sono viste circa 1800 persone: numerosi presenti hanno rivissuto con noi le gesta del giovane uomo, che lungo il suo percorso verso l’Olimpo, ci ha aiutato a scoprire il grande potenziale na-scosto in ciascuno di noi.Se vi siete persi lo spettacolo niente paura perché stiamo già organizzando le numerose repliche negli oratori e nelle piazze dei comuni! Il 26 Settembre replicheremo il mu-sical di Alice nel Paese delle Meraviglie presso il teatro dell’Oratorio di Offanengo; il 7 Novembre saremo in sce-na con Hercules nel prestigioso teatro di Travagliato.Oltre alla fitta tournée di Hercules, fervono già i prepara-tivi per il musical 2016: Shrek, grazie al quale cercheremo insieme di imparare che le apparenze talvolta ingannano e che è la bellezza interiore ciò che conta veramente.

Crediamo che la ‘crescita’ del carisma della Cerioli passi anche attraverso sinergia e condivisione di religiosi/reli-giose con le famiglie e con la famiglia più grande del mon-do. E pertanto i prossimi anniversari della nascita e della morte della nostra Fondatrice potranno diventare l’occa-sione per riscoprire vita, fede e metodo educativo della Ce-rioli, per riflettere sullo stile di vita della Santa Famiglia di Gesù, per prendersi cura dei bambini che non possono più godere di un papà e una mamma. Come Comunità religiosa ci piacerebbe fare più spazio alle famiglie nei no-stri cuori e nelle nostre scuole: non solo negli ambiti cele-brativi e organizzativi, ma anche nella condivisione della stessa fede, dello stesso umano comune e del carisma della Cerioli. Collaborando magari a costruire qualcosa insieme per gli altri.

Famiglie, figli, Comunità religiosa e l’esperienza

del Musical

PER SAPERNE DI PIÙ: tenetevi aggiornati sui tanti eventi del QDV consultando la pagina Facebook Compagnia Teatrale Quelli Del Venerdì - QDV; oppure contattando il 3351402647, o via mail [email protected]

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SUI PASSI DELLA DIVINA MISERICORDIADi Luca Bergamaschi

Per la comunità cristiana del Santuario Madonna della Bozzola il tempo pasquale è stato caratterizzato da un pel-legrinaggio in Polonia sulle orme di S. Faustina Kowalska, S. Massimiliano Maria Kolbe e S. Giovanni Paolo II, che si è svolto nei giorni dal 14 al 17 Maggio.

Un gruppo di circa 50 pellegrini, guidati da p. Giovanni con i seminaristi della Sacra Famiglia, è decollato da Li-nate con destinazione Varsavia, per realizzare quello che in Santuario è stato definito il pellegrinaggio “della Divina Misericordia”. Sono stati giorni molto intensi, con sposta-menti in pullman anche di diverse centinaia di chilometri, ma ciò non ha certo diminuito l’entusiasmo nè la carica spirituale che il pellegrinaggio ha lasciato in eredità a cia-scun pellegrino. La prima tappa è stata la visita di Glogowiec, paese natale di S. Faustina, con la sua casa e la chiesa parrocchiale,

dove ella ha ricevuto il battesimo e la prima comunione. È stata una grande emozione poter vedere i luoghi dove la Segretaria della Divina Misericordia ha mosso i primi passi e l’atmosfera che si è respirata è stata di grande pace e serenità. La prima giornata si è conclusa con la visita al cimitero del paese sulla tomba dei genitori di S. Faustina. Il venerdì mattina ci siamo sposta-ti a Teresin, al cui interno si trova Niepokalanow (che significa “cittá dell’Immacolata”), fondata nel 1927 da S. Massimiliano

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Maria Kolbe, dove vi costruì un convento e una casa edi-trice. Una delle tante attività di evangelizzazione promosse dal santo polacco fu quella del giornalino dal titolo Il ca-valiere dell’immacolata, il quale raggiunse le 750.000 copie al mese. Il momento più intenso è stato la visita al museo all’interno del plesso, dove sono esposti la sua divisa e al-

cuni suoi oggetti risalenti alla prigionia nel campo di sterminio di Auschwitz. La preghiera nella basili-

ca minore adiacente al convento ha concluso la visita.

Nel pomeriggio ci siamo recati a Jasna Gora (che significa “monte chiaro”)

al Santuario di Czestochowa,

sede del celebre quadro della Madonna Nera. Il complesso è davvero imponente con la basilica, diverse altre cappelle, la sede della radio, la sala del tesoro, il museo e molti po-sti letto. Senza dubbio la supplica serale davanti al quadro della Madonna Nera, che sancisce il termine della giorna-ta, è stato un momento di grande condivisione nella fede; è stato bellissimo vedere persone di lingue differenti pregare tutte insieme nello steso momento. La mattina di sabato ci siamo recati a Wadowice, città natale di S. Giovanni Paolo II, dove abbiamo visitato la chiesa parrocchiale e la sua casa natale trasformata in uno splendido museo, in cui è conservata, tra tanti altri oggetti, anche la pistola dell’attentato del 13 Maggio del 1981. Dopo il pranzo in ristorante siamo partiti alla volta di La-giewniki, dove si trova il grande Santuario della Divina Misericordia, a lato del convento dove per molti anni vis-se S. Faustina. Un momento spiritualmente molto alto è

stato la recita della coroncina della Divina Misericordia davanti al quadro originale del Gesù Misericordioso,

chiesto da Gesù in persona a S. Faustina nel 1931. È stata una piacevole sorpresa scoprire che pro-

prio in questo luogo è nata la devozione alla Divina Misericordia di S. Giovanni Paolo

II: ogni giorno, prima di recarsi al lavoro, Karol faceva una breve sosta in preghiera

in questa cappella davanti all’effige del Gesù Misericordioso. Abbiamo poi visitato la ricostruzione della cella di S. Faustina e la meravigliosa basilica a forma di nave, consacrata da San Giovanni Paolo II nel 2002. L’atmosfera che ognuno di noi ha respirato durante tutto il pellegri-naggio è stata quella di una grande e profonda fede, ma il dono di gra-zia più bello che questa esperienza affida ad ogni pellegrino è quello di ritornare a casa un po’ diversi, con il cuore più leggero e più sen-sibile, arricchito dall’esperienza di persone straordinarie che hanno realizzato in pieno quel meravi-glioso invito di S. Giovanni Paolo II: “Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro”.

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La Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II°, sta scopren-do sempre di più il suo impegno missionario, che nasce sostanzialmente dal Battesimo che ogni cristiano ha rice-vuto. Papa Francesco si propone come formidabile porta-voce di questo nuovo rinnovamento, facendone il cammi-no principale della Chiesa di oggi e di domani.Con l’esortazione Evangelii Gaudium, il Santo Padre chiede a tutti i cristiani di saper mostrare con la loro vita e con la loro gioia il Vangelo di Gesù al mondo di oggi; e ancor più, con l’Enciclica Laudato si’, chiede di rivedere in maniera davvero nuova la nostra vita, a cominciare dalla relazione col creato e con le persone che lo abitano. E` dunque la Chiesa in prima persona che, con la sua gente i suoi consacrati i suoi vescovi e il papa, vuole scrivere una nuova pagina del suo essere missionaria, annunciatrice di vita e di gioia.La Chiesa si sente in un cammino continuo di riforma, verso un nuovo modo di pensare e di agire, dove la “mis-sione” ormai non è più solo andare altrove (Asia, Africa o altro), ma anche pensare e vivere la vita in modo diverso. I cristiani, in una situazione mondiale dove i valori hanno lasciato spazio al “ognuno faccia come meglio gli pare”, dove la sana politica si è venduta all’economia prima e alla finanza poi, sono chiamati ad essere in ogni luogo della terra costruttori di umanità vera, di solidarietà in nome della loro fede in Gesù. Per questa ragione la “formazione missionaria” di ogni cri-stiano diventa una necessità e una grande urgenza. Papa Francesco, per la sua origine e esperienza latino-america-na, si paladino di questa nuova missionarietà interculturale e istintivamente dà importanza al dialogo interculturale, al valore della donna nella società e nella Chiesa; mette in guardia richiama senza paura dai pericoli della corruzione globale, dei conflitti tribali e delle nuove dittature. Chiede alla Chiesa di uscire dalle sue ossessioni e dalle sue malat-tie occidentali, per andare verso le periferie esistenziali, per diventare una casa ospitale, un ospedale da campo, senza la paura di sporcarsi con il sangue delle ferite dell’umanità che soffre. Nonostante le grandi difficoltà di una società in continuo

e rapido cambiamento, papa Francesco traspira e trasmet-te un ottimismo incredibile per gli uomini d’oggi, perché crede che siamo tutti aperti alla trascendenza e disponibili al vero e al bene. Chiede all’uomo di non chiudersi a Dio, alla Giustizia e alla Verità, per rinnovare il modo di vi-vere, per uscire dal perbenismo, per relazionarsi con tutti col sorriso sulle labbra, per costruire una nuova “cultura dell’incontro”, dove possiamo diventare di nuovo capaci di emozionarci, senza vergogna, fino alle lacrime.Nell’anno dedicato alla Vita Consacrata, la Congregazione della Sacra Famiglia, motivata dai diversi contesti culturali dove si trova a vivere, desidera rispondere agli appelli del papa. Anche a noi non è risparmiata la fatica di uscire da noi stessi, per mettere al primo posto i fratelli che chiedo-no il nostro aiuto. Il cammino del rinnovamento ci stimola a scoprire sempre meglio qual è il compito profetico che Dio ci affida, senza perderci in aspetti secondari che po-trebbero allontanarci dal centro. Il papa afferma che “dove ci sono i religiosi c’è gioia”! Ciò si verifica dove cerchiamo di vivere la fraternità come aiuto per donarci alle persone che ci aspettano nella missione. “Svegliate il mondo”, ci ripete il papa! Sì, ce la faremo ma solo se vinceremo il timore di uscire, di andare verso le periferie esistenziali, se faremo delle nostre case e delle co-munità scuole di comunione sempre pronte all’ascolto del grido dei poveri.

MISSIONE È USCIREDi p. Vittorio Carminati, direttore

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UNA GRAZIA E UNA MISSIONEDi p. Luis Fernando Pazian

La Regione brasiliana ha vissuto la gioia dell ’ordinazione sacerdotale di uno dei suoi figli più giovani, la sera del 16 Maggio 2015 a Peabiru.

Il brano scritturistico che mi ha inspirato a vivere intensa-mente questo momento è tratto dalla lettera di San Paolo ai Romani: “In tutto siamo più che vincitori, grazie a Colui che ci ha amato” (Rom. 8,37).A prima vista può sembrare che l’Ordinazione sia una vit-toria nella mia vita! Ma in realtà non è così: ciò che conta nella vita di ogni uomo e in un progetto vocazionale non è vincere o perdere, ma essere sempre sufficientemente capaci di riconoscere il grandioso amore di Dio che ci ha amato e chiamato. Di fatto una ordinazione sacerdotale potrebbe sembrare una specie di “laurea”, con un bel diploma da at-taccare alla parete. Ma volendo andare un po’ al di là dell’e-steriorità possiamo percepire che diventare prete è speri-mentare il grande dono di Dio, che in molti modi abbraccia l’umanità fragile e limitata. Solo l’amore di Dio è capace di realizzare l’impossibile nella nostra vita!Con la consacrazione sacerdotale ho accolto la missione che Dio mi ha affidato: essere un operaio nella costruzione del suo Regno, dovunque Egli mi invierà. Per rispondere a ciò durante tutta la mia vita conto sulla forza che nasce dal cari-sma della nostra santa Fondatrice, Paola Elisabetta Cerioli. L’ordinazione sacerdotale è un tempo di grande grazia, ma non posso dimenticarmi di chiedere a Dio il dono della fedeltà e il coraggio di essere veramente testimone del suo

amore, perché solo Lui è capace di rinnovare e trasforma-re sempre più la vita e le ragioni che la sostengono giorno dopo giorno. Desidero ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno collaborato con Dio per la realizzazione di que-sto progetto, che il Signore ha reso possibile nella mia vita! Dio li benedica sempre!

P. Luis Fernando Pazian è nato a Peabiru (Paranà, Brasile) nel 1988. Nel 2003 ha iniziato il cammino di discernimen-to vocazionale che lo ha portato nel 2009 a entrare in no-viziato e nel 2010 a fare la sua prima professione religiosa. Dopo l’esperienza internazionale nella comunità di Maxixe (Mozambico), ha proseguito gli studi di teologia. Ha scelto di appartenere per sempre alla Congregazione della Sacra Fa-miglia emettendo la professione perpetua nel maggio 2014. Con l’ordinazione sacerdotale si pone a servizio del Vangelo e del Carisma cerioliano: comincia collaborando con p. Gerola-mo Zonca nell’assistenza pastorale della Parrocchia di Nossa Senhora Medianeira in Itapevi (San Paolo, Brasile).

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CREARE LEGAMI DI AMICIZIAdi Luisa Lorenzini

1. Dove nasce questo desiderio di essere missionária ad gentes?“Essere Missionária ad gentes” non faceva parte dei desideri della mia adolescenza. Ció che era chiaro in me, fino all’ul-timo anno di Universitá, era il desiderio di diventare in-segnante e avere una famiglia. Ma una sera del giugno di un bel po’ di anni fa tutto é cambiato. Posso dire di essere cresciuta in oratorio, sempre impegnata nelle varie attivitá proposte. Nell’anno 2000 era nato nella mia parrocchia di Gussago (Brescia) il “gruppo missionario” e con entusiasmo ne facevo parte. A fine giugno abbiamo invitato il diretto-re del Centro Missionario Diocesano di Brescia (CMD) per presentare le attivitá svolte e chiedere orientamenti su come continuare. In quella sera-ta don Flavio Saleri ha presentato il nuovo progetto della Diocesi, l’invio di “Laici missionari ad gentes” e in quell’istante dentro di me ho sentito forte e chiara una voce: “é per me!”. In realtá inizialmete pensavo ad una espe-rienza missionaria di tre anni prima di mettermi nel modo del lavoro, ma… le cose sono andate diversamente.

2. Quali esperienze, fino ad ora hanno caratte-rizzato la tua vita missionaria?Nel gennaio 2001, dopo alcuni mesi di preparazione, sono partita, come insegnante di matematica, per Mocodoene, nella Diocesi di Inhambane (Mozambico) in appoggio ad un’altra laica missionaria, partita alcuni mesi prima, Sabina Gaspartini. A Mocodoene era presente don Piero Minelli, prete missionario della Diocesi di Brescia. Gli

anni a Mocodoene sono stati meravigliosi: il coinvolgi-mento nelle varie attivitá della missione e il legame con le persone del luogo mi hanno profondamente cambia-to e riempita di gioia. Dopo cinque anni e mezzo sono rientrata in Italia. Dopo alcuni anni sono partita per il Brasile, a Sucupira do Norte (stato del Maranhão), in ap-poggio a Anna Maria Panegalli, fondatrice della Scuola Famiglia Agricola Nossa Senhora Maria Rosa Mística. A Sucupira mi sono fermata due anni lavorando a tempo pieno nella scuola, non piú come insegnante ma come responsabile. Un’esperienza per alcuni aspetti difficile ma comunque molto profonda e che mi ha permesso di conoscere un’altra realtá e cultura. Dall’ottobre del 2013 sono a Marracuene (Mozambico) dove lavoro come in-segnante/segretaria nella Scuola Secondaria Sagrada Fa-miglia.

3. Come sei approdata alla Sacra Famiglia in Mozambico?Negli anni a Mocodoene avevo conosciuto i religiosi della Sacra Famiglia che operano nella vicina missione di Maxi-xe. Dopo il rientro dal Brasile, con il desiderio di ritornare in Africa e continuare ad operare nell’ambito educativo, mi sono messa in contatto con i missionari che avevo conosciu-to in passato e nei religiosi della Sacra Famiglia ho trovato disponibilitá e accoglienza.

Luisa Lorenzini dall ’ottobre 2013 vive nella no-stra Comuità di Marracuene (Mozambico) come missionaria laica. L’abbiamo intervistata per sentire da lei le motivazioni che sostengono la sua scelta e i frutti che raccoglie dalla sua esperienza missionaria.Come lei altri laici svolgono un servizio mis-sionario in molte delle nostre Comunità. Con la Chiesa vogliamo valorizzare questi segni dello Spirito che ci ricorda che la missione è una chia-mata per tutti i battezzati.

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Lezioni di cibo, lezioni di vita 15

4. Le gioie e le sfide della nuova missioneA Marracuene sono inserita nella Scuola e la gioia piú gran-de sicuramente é il contatto con gli studenti e la possibilitá, attraverso il difficile linguaggio della matematica, di accom-pagnare questi giovani e creare legami di amicizia. Le sfide sono molte: come essere veri testimoni della nostra fede per essere credibili e conquistare la fiducia dei giovani e degli adulti? Come trasmettere valori cristiani in una societá che sta cambiando velocemente e che cerca di minare proprio questi valori? Come spogliarsi del mio essere “italiana” per vedere con occhi diversi questa nuova realtá e creare legami veri con le persone con le quali vivo?....

5. Come vedi la tua collaborazione e presenza nella nostra Congregazione Religiosa?Inizialmente mi chiedevo come avrei potuto collaborare all’interno di una Congregazione Religiosa ma l’accoglien-za da parte di tutti e la grande apertura e familiaritá hanno facilitato il mio inserimento. Mi sono sentita subito “a casa”,

sia nella vita della missione che nella vita della comunitá reli-giosa. Certamente per me é stata una novitá entrare nei ritmi di una comunitá, ma posso dire di non aver fatto fatica pro-prio per il clima familiare, l’accoglienza ricevute, il coinvol-gimento nelle attivitá e nei momenti di preghiera. Prima di arrivare a Marracuene avevo letto alcuni testi per conoscere Santa Paola Elisabetta Cerioli, e la sua proposta carismatica per potermi inserire nella stessa linea della Congregazione. La proposta di Santa Paola mi ha messo in crisi e coinvolta; penso che anche come laica posso vivere quella maternitá spirituale verso i ragazzi accolti e educati ed il suo messaggio é uno stimolo continuo per aprirsi e donarsi agli altri.

6. Quali prospettive per il futuro?L’esperienza iniziata é positiva e sempre piú coinvolgente, pur nelle difficoltá della vita di tutti i giorni. Da parte mia c’é il desiderio di continuare questa scelta di condivisione e di vita e trovo anche grande apertura da parte della Congrega-zione alla collaborazione con i laici. Spesso insieme ai reli-giosi parliamo di come strutturare e istituzionalizzare questo nuovo cammino di collaborazione e corresponsabilitá tra re-ligiosi e laici. Il dialogo e l’accoglienza reciproca sicuramente apriranno nuove strade. Vorrei concludere ringraziando di cuore ogni membro della Congregazione perché in ciascuno, rispettando le singole personalitá, ho trovato accoglienza, ri-spetto e amicizia.

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UNA MISSIONE CHE CRESCEDi p. Luca Pelis, Superiore della Pro-regione mozambicana

Nel mese di maggio si è svolta a Maxixe (Mozam-bico) l’Assemblea annuale della Regione, con la pre-senza del Consiglio generale. Un momento propizio per guardare il passato con gratitudine e il futuro con speranza.

La Congregazione della Sacra Famiglia, con l’invio dei pri-mi missionari in Brasile negli anni ’50 e con l’apertura di due comunità in Mozambico nel ’98 ha sempre più assunto un volto missionario e internazionale: aprendosi al mondo si è disposta ad vivere la bellezza e le sfide della missione universale, per rispondervi con lo stile evangelico ispirato al carisma di Santa Paola Elisabetta Cerioli. La responsabilità missionaria, che è di tutti i cristiani, as-sume un profilo specifico per noi, religiosi, religiose e laici della Sacra Famiglia, che assumendo il nostro Battesimo accogliamo l’invito a seguire il Signore e ad essere inviati là dove Lui vuole. La nostra presenza in Mozambico ci ha permesso di aprire una finestra sul mondo africano e scopri-re la ricchezza culturale e spirituale di questo popolo amato da Dio. Siamo la porzione più piccola della Congregazione, formata da due comunità religiose (Marracuene e Maxixe-Mongue), dove vivono 8 religiosi, due religiose, e alcuni missionari laici, in forma stabile o per periodi di tempo più o meno lunghi. Sono due comunità molto dinamiche, che con modeste risorse umane ed economiche portano avan-ti progetti importanti di evangelizzazione e di educazione: assistiamo pastoralmente tre parrocchie molto estese e popolate; coordiniamo nu-merose scuole dell’infanzia, due scuole secondarie e un polo universitario; accom-pagniamo circa 15 giovani in un cammino di scoperta della loro vocazione religio-sa. Scoprendo nella nostra missione di ogni giorno i frutti che il Signore ci per-mette di raccogliere, non possiamo fare altro che rin-graziarlo per averci accom-pagnato in questa avventura missionaria che da diciotto anni lo Spirito ci concede di

vivere in Mozambico, pregandolo che ci aiuti a rispondere in modo sempre nuovo e generoso.

Guardando al futuro vediamo molti segni della grazia, che ci aiutano a confidare nel padrone della messe e ci invitano a continuare con passione il cammino iniziato. Nel prossimo mese di novembre il nostro confratello Osvaldo Josè David, che è il primo religioso mozambicano della nostra Famiglia religiosa, si consacrerà per sempre al Signore con la profes-sione perpetua; dopo di lui, altri due giovani mozambicani, Alvaro e Merinho, stanno vivendo l’esperienza del noviziato in Brasile per prepararsi a fare lo stesso passo della consa-crazione. L’esperienza del progetto comune di vita e mis-sione con le Sorelle della Sacra Famiglia di Montes Claros ci aiuta a scoprire e mostrare il volto paterno e materno di Dio nella nostra missione. L’università pedagogica di Ma-xixe, che compie dieci anni ed è cresciuta anche grazie ad un accordo di collaborazione con l’Università pedagogica del Mozambico, ha raggiunto un grande livello accademico ed educativo, facendo della Congregazione un significativo interlocutore della Chiesa e dello Stato nel campo dello svi-luppo socio-culturale e religioso del Paese. Le esperienze di missionari e volontari laici aprono sempre di più la strada della condivisione e comunione del carisma cerioliano, fa-cendo nascere nuove prospettive apostoliche condivise tra religiosi, religiose, laici e famiglie, per il bene tanti bambini che Dio ci chiama ad educare in vista di un futuro più pro-mettente. Belle prospettive, che ci spingono a raccogliere con fiducia il futuro che ci attende.

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Lezioni di cibo, lezioni di vita 17

EDUCARE A QUALI VALORI ?Di p. Wagner Zacarias Rufino, Vicario della Regione brasiliana

Con l’intento di dare continuità al cammino di for-mazione degli educatori, dei volontari e di quanti sono coinvolti nelle opere educative della Congrega-zione in Brasile, la Regione ha realizzato a Peabiru nei giorni 15-17 di luglio il VI° Convegno dell’Edu-cazione Sacra Famiglia.

Sono stati circa cento i partecipanti, dalle Comunità di Jandira (San Paolo), Assai e Peabiru (Paranà). L’obiettivo è stato quello di gettare le basi per la costruzione di una Piattaforma di Valori con l’intento di approfondire sempre meglio i punti di riferimento della nostra azione educativa. Nel primo giorno si è fatta una ricostruzione storica per conoscere il cammino che la Congregazione sta svolgendo a partire dal 2006, quando si è realizzato il primo Convegno a Curitiba, per consolidare con la partecipazione di tutti gli educatori la proposta pedagogica Sacra Famiglia. Il tema proposto per quest’anno, Scuola di Valore, è stato molto suggestivo, anche considerando che è stato da poco approvato il Piano Nazionale di Educazione e ci troviamo in mezzo a vari dibattiti per l’approvazione dei Piani di Edu-cazione dei vari Stati e Municipi del Brasile, i quali conten-gono proposte e idee di educazione spesso non in conso-nanza con i valori umani e cristiani. Come provocazione ai partecipanti, abbiamo iniziato ascoltando e riflettendo sulla parabola evangelica del tesoro nascosto nel campo e la perla di grande valore (Mt 13, 44-46), per ricordarci il grande tesoro che abbiamo, cioè la missione di annunciare il Van-gelo attraverso l’educazione, nella consapevolezza che la vita è così bella che vale la pena viverla e spenderla per grandi ideali. Sulla scia di questo inizio, i partecipanti sono stati invitati a dibattere in gruppo su quali valori trasmettiamo ai nostri ragazzi, in vista della costruzione della Piattaforma.

Il contributo filosofico del VI Convegno è stato affidato al Professore Dottore Fernando José Martins, direttore del Centro di Educazione dell’Università dell’Ovest Paraná, che durante una intera mattina ha parlato dei valori educa-tivi nella cultura brasiliana di oggi. P. Roberto Maver, nel suo intervento dal titolo Valori cristia-ni e cerioliani ha condotto i partecipanti, riuniti in gruppi, a costruire una frase che spieghi cosa è valore per un opera educativa. Valore è... Sono nate molte definizioni interessanti: - valore è ogni bambino affidato alle nostre cure;- valore è il coinvolgimento delle famiglie nel processo educativo;- valore è la serena collaborazione tra gli attori dell’educazione;- valore è la relazione educativa caratterizzata dall’empatia e dalla prossimità; - valore è aprire il cuore ai bambini alla paternità di Dio;- valore è creare un ambiente educativo che sia come una seconda casa e una seconda famiglia;- valore è la vigilanza discreta (come quella dell’angelo cu-stode), lo sguardo attento nel momento del goico;- valore è la gioia costante nell’ambiente scolastico e nel modo di relazionarsi;- valore è correggere i nostri educandi senza castigarli, ma piuttosto invitandoli a riflettere su quanto hanno fatto; - valore è la fiducia che l’insegnante trasmette all’alunno attraverso l’affetto, il dialogo e la presenza; - valore è rispettare ciò che ogni bambino è e le conoscenze che porta con sè; - valore è stimolare la speranza capace di trasformare;- valore è condividere la conoscenza acquisita a scuola nell’ambiente in cui si vive; - valore è sviluppare il senso critico dell’alunno.Il Convegno è stato un ricco memento di studio, di rifles-sione e di condivisone, e - proprio per questo - anche un incontro di vera familiarità.

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LA TUA FEDELTÀ E LA TUA GRAZIA CI ACCOMPAGNINO SEMPRE

A cura delle Suore della Sacra Famiglia

L’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia da molti anni ha accolto la chiamata missiona-ria e ha inviato le sue figlie a testimoniare il Carisma di S. Paola Elisabetta Cerioli nella Repubblica democratica del Congo. Le suo-re, distribuite in tre comunità alla periferia della Capitale Kinshasa, lavorano nel campo educativo e pastorale, conducendo scuole per bambini e giovani e accogliendo i più pove-ri in un orfanatrofio. Alcune ragazze, acco-gliendo la chiamata del Signore, hanno co-minciato il cammino della formazione, e tra esse alcune si sono consacrate al Signore. Ecco la breve cronaca di un momento di questo cammino, che affidiamo all ’intercessione del-la Santa Famiglia e della Fondatrice per il bene di chi Dio ama, in ogni parte del mondo.

Il 1 maggio 2015, a Kinshasa nella par-rocchia Sainte Trinité, durante una festosa celebrazione eucaristica, soeur Adrienne, soeur Clementine e soeur Victorine nelle mani della vicaria generale, Madre Chiara, alla presenza della comunità, hanno pro-nunciato i primi voti religiosi.E’ stato un giorno di grande gioia per tut-ti i presenti: per i genitori e parenti, per molte persone arrivate da lontane parti del paese, per tutte le suore della Sacra Fami-glia, le novizie, le postulanti e le aspiranti.La commovente celebrazione, presieduta dal Vescovo ausiliare Mons. Edouard Kis-songa e concelebrata da diversi sacerdoti, è stata una corale manifestazione di grati-tudine al Signore, che nelle creature opera meraviglie per il suo popolo; è diventata così anche una proposta vocazionale per le numerose giovani presenti.Il Sì che le nostre sorelle congolesi hanno pronunciato sia il primo passo di una lun-ga scalata che duri tutta la vita.

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“Perdere la mamma é perdere chi ti ha portato per nove mesi in grembo, per molti di piú in braccio e per tutta una vita nelle mente e nel cuore. La mamma é un tuo secondo angelo custode che mai ti perde di vista né ti abbandona. Tu la puoi anche offendere o deludere, ma lei ti ha giá perdonato, anche quando ti riprende o ti castiga”.Ricordandola nella bella chiesa che la mamma con fede e con piacere frequentava e amava, mons. Ettore aggiungeva, come parlando direttamente alla mamma: “al suono delle campane ti informavi per chi suonassero: oggi suonano per te. Ti ha accol-to il loro suono quando sei entrata in chiesa, e ti accompagnerà anche quando uscirai per il tuo viaggio: viaggio, quest’ultimo, che non ti peserà, perché in questo ti porteranno gli angeli”.Il nostro confratello concludeva la sua meditazione con il ringraziamento al Signore, a cui appartiene la nostra vita: “a Te, Signore, chiediamo la forza di continuare a credere. Anzi, aumenta la nostra fede e tieni viva la nostra speranza nella vita eterna e nel giorno in cui ci ritroveremo tutti uniti e potremo riabbracciare i nostri cari che ci hanno preceduto, che forse per debolezza umana, ma anche per amore, abbiamo pianto. Dal cielo vegli su ciascuno di noi”.

Ultimo saluto a mamma SofiaIl 22 maggio, per un tumore apparso poco tempo prima, si é spenta all’etá di 84 anni la signora Maria Sofia Macetti, mamma del nostro confratello mons. Ettore Dotti, Vescovo della Diocesi di Navirai (nello stato del Mato grosso del sud, in Brasile). La ricordiamo come una donna forte, lavoratrice, generosa e de fede, e che da molti anni accompagnava tutti gli eventi del fi-glio e della nostra Congregazione. Riportiamo qui alcuni passaggi dell’omelia di mons. Ettore in occasione del funerale.

famiglia nostra 2015PROPRIETÀCongregazione dei Religiosi della Sacra Famiglia di BergamoVia dell’Incoronata, 124057 Martinengo-Bg (Italia)

DIREZIONE E REDAZIONE INTERNA SACRA FAMIGLIAAntonio Consonni, Giovanni Prina, Fabio Cappello, Gianmarco Paris, Luca Bergamaschi

Aut. tribunAle di bG: n° 104 del 18 GiuGno 1948 AbbonAmenti 2015: ordinArio euro 15

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SACRA FAMIGLIA SOLIDALE - ONLUSVia Incoronata, 1 - 24057 Martinengo (BG)

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Telefono: 0363 988098 - [email protected]

valore dell’adozione per un sostegno a distanza

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Giornata missionaria e FESTA DELLE ADOZIONI A DISTANZA

MARTINENGODOMENICA 4 OTTOBRE 2015

Programma

09:00 Ritrovo09:30 S. Messa11:00 Testimonianze e esperienze 12:00 Pranzo e Tombolata

“Una Congregazione dalla parte dei poveri”