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Oratorio Centro Giovanile

“Sacro Cuore”

Salesiani Foggia

RITIRO SPIRITUALE

IN PREPARAZIONE ALLA SANTA PASQUA 2010 Dal vedere Gesù al desiderio di servirLo

Convento San Antonio di Biccari (FG)

20 - 21 Marzo 2010

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“DAL VEDERE GESÙ AL DESIDERIO DI SERVIRLO” RITIRO SPIRITUALE IN PREPARAZIONE ALLA SANTA PASQUA 2010

Biccari (Fg), 20-21 Marzo 2010

SABATO 20 15,00 Partenza 16,00 Arrivo e sistemazione 16,30 Preghiera di inizio 16.45 Meditazione su Zaccheo Lc 19, 1-10 17,15 Riflessione personale (deserto) 17,45 Divisione in gruppi PA e AN con gli “animatori formatori” 18,30 Break 19,00 Condivisione e Formazione in assemblea 20,00 Sistemazione nelle camerate 20,30 Cena 21,15 Serata Quiz 22,30 Adorazione Eucaristica “La Samaritana” 24,00 Buonanotte DOMENICA 21

7,30 Sveglia 8,00 Lodi mattutine 8,15 Colazione 9,00 Meditazione su Lavanda dei piedi Gv13, 1-35 9,30 Riflessione personale (deserto) 10 Divisione in gruppi PA e AN con gli “animatori formatori” 10,30 Break 11,00 Condivisione e Formazione in assemblea 12,00 S. Messa 13,30 Pranzo 14,30 Sport e tempo libero 15,30 Liturgia penitenziale “Amati fino alla fine” 17,00 Verifica in assemblea dei due stage 18,00 Fine

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Canto iniziale Celebrante: Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen. Celebrante: Fratelli e sorelle, lodiamo e ringraziamo Dio, fonte di sapienza, il Verbo fatto uomo, Cristo Si-gnore, e lo spirito di verità. Tutti: Benedetto nei secoli il Signore.

Monizione iniziale Perché siamo arrivati qui? Chi o “che cosa” cerchiamo e vogliamo ve-dere? Chi o “che cosa” speriamo di trovare e di incontrare? Ognuno di noi è arrivato qui con la sua vita, con le sue preoccupazioni, con il suo bagaglio personale, con le sue idee e i suoi sogni. Abbiamo storie e vissuti molto differenti, abbiamo valori ed aspettative diverse; eppure ora siamo tutti chiamati a guardare a Gesù, che ha un dono e una pa-rola per tutti e per ciascuno. Come i Greci e come i discepoli di tutti i tempi, anche noi, oggi, desideriamo esprimerGli un unico e comune de-siderio: “Vogliamo anche noi vedere Te, Gesù!”, ascoltare con attenzio-ne la tua Parola, amarTi nei fratelli che ci metti accanto, servirTi in chi ha più bisogno. Lettore: Dal messaggio di Papa Benedetto XVI ai giovani della GMG del 2005 L’aspetto più sublime della dignità dell’uomo sta proprio nella sua vo-cazione a comunicare con Dio in questo profondo scambio di sguardi che trasforma la vita. Per vedere Gesù, occorre innanzitutto lasciarsi guardare da Lui! Il desiderio di vedere Dio abita il cuore di ogni uomo e di ogni donna. Cari giovani, lasciatevi guardare negli occhi da Gesù, perché cresca in voi il desiderio di vedere la Luce, di gustare lo splen-dore della Verità. Che ne siamo coscienti o no, Dio ci ha creati perché ci ama e affinché lo amassimo a nostra volta. Ecco il perché dell’insopprimibile nostalgia di Dio che l’uomo porta nel cuore: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” [Sal 26,8]. Que-sto Volto - lo sappiamo - Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo. Mettiamoci in ascolto del Signore, della sua Parola di vita, perché ci trovi pronti all’incontro che vogliamo avere con Lui.

Preghiera di inizio

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Celebrante: Dal Vangelo secondo Giovanni [Gv 12,20-36] Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Pausa di silenzio Salmo 118, Inno di lode [verrà proclamato a cori alterni] 1° Indicami, Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua Legge e la custodisca con tutto il cuore. 2° Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete di guadagno. 1° Distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. Con il tuo servo sii fedele alla parola che hai data, perché ti si tema. 2° Allontana l’insulto che mi sgomenta, poiché i tuoi giudizi sono buoni. Ecco, desidero i tuoi comandamenti; per la tua giustizia fammi vivere. 1° La mia sorte, ho detto, Signore, è custodire le tue parole. Con tutto il cuore ti ho supplicato, fammi grazia secondo la tua promessa. 2° Ho scrutato le mie vie, ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti. Sono pronto e non voglio tardare a custodire i tuoi decreti. 1° I lacci degli empi mi hanno avvinto, ma non dimentico la tua Legge. Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode per i tuoi giusti decreti.

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2° Sono amico di coloro che ti sono fedeli e osservano i tuoi precetti. Del tuo amore, Signore, è piena la terra; insegnami il tuo volere. Celebrante: Ravviva in noi, o Padre, nel segno di quest’acqua benedetta l’adesione a Cristo, pietra fondamentale che ci sostiene e pietra angolare che ci unisce nel tuo amore. Il celebrante asperge giovani e ambiente con l’acqua benedetta. Un giovane, poi, colloca una Croce al centro della stanza mentre il celebrante dice: Celebrante: Questa Croce, resti in questo luogo come richiamo alla fede e segno della divina benedizione. Preghiera conclusiva Celebrante: Padre della luce, fa di tutti noi, i discepoli di quella Sapienza che ha come libro, cattedra e maestro il Cristo tuo Figlio; assisti e proteggi questi giovani e questi animatori, e rendi fecondo ogni sforzo sincero, perché ciascuno di loro possa costruire sempre meglio se stesso per costruire la civiltà dell’amore a lode e gloria del tuo Nome. Per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. Celebrante: E su tutti voi qui presenti, scenda la benedizione di Dio onnipoten-te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Tutti: Amen.

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Visione del video della chiamata di Levi: 1h 21’ 50” - 1h 37’ 30” tratto da F. Zeffirelli, Gesù di Nazareth, Italia 1977 IL RACCONTO DI ZACCHEO (Lc 19, 1-10) 1 Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. 2 Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco, 3 cercava di vedere chi era Ge-sù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passa-re per quella via. 5 Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli dis-se: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua». 6 Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. 7 Veduto questo, tutti mormora-vano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!» 8 Ma Zac-cheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo». 9 Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d'Abraamo; 10 perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto». I personaggi • Zaccheo è capo dei pubblicani, è ricco ed è basso di statura. Essere pubbli-

cano, in quei tempi, significava essere alleato dei romani, il nemico che schiacciava gli israeliti. Zaccheo si è arricchito facendo opera di strozzinag-gio nei confronti dei suoi connazionali. Per questo non era ben visto e per niente amato dai suoi paesani.

• La folla è il secondo personaggio a comparire. La sua sembrerebbe una citazione relativa e secondaria, invece, dietro la sua presenza è nascosto un significato. La folla, con il suo chiasso e la sua presenza, è ciò che impe-disce l’incontro con Gesù. E’ un muro umano che separa l’uomo da Dio.

• Gesù, invece, compare per ultimo, ma la sua presenza, come sempre, de-termina un cambiamento. Da dove passa Gesù le cose non rimangono mai come stavano in precedenza. Nel nostro caso in Zaccheo avviene una con-versione profonda di vita.

DAL VEDERE GESÙ AL DESIDERIO DI SERVIRLO FxA SCFG - Stage spirituale di Pasqua

Biccari (Fg), 20-21 Marzo 2010

Zaccheo: vede ed agisce. La forza del perdono

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“Entrato in Gerico”… Gerico è una città famosa nell’antichità per la corruzione dei costumi e la bel-la vita; Gerico, significa “la profumata”, e non era certo profumo di virtù. An-che a livello geografico, Gerico, posta a 300 metri al di sotto del livello del mare, la più bassa del mondo, è la città antitetica rispetto a Gerusalemme; è il luogo del vizio in opposizione alla santità della città di Dio. Eppure Gesù decide di entrare in Gerico. “Un uomo di nome Zaccheo” Zaccheo, un tipo mingherlino e piccolo. E’ odiato da tutta la popolazione a causa del mestiere che esercita e della sua ricchezza, frutto delle tangenti che imponeva nell’esercizio di esattore delle tasse. Tra le tante caratteristiche ne-gative emerge una positiva: è ostinato. Infatti, egli vince l’ostacolo della folla salendo sull’albero, accettando anche di essere ridicolizzato da quelle stesse persone che ha spesso derubato ed oppresso. Zaccheo sa mettere in atto ogni espediente per raggiungere ciò che vuole. Si sarebbe potuto arrendere subi-to, e l’incontro con Gesù non ci sarebbe stato. Ma c’è ancora un'altra cosa da osservare nella vita di Zaccheo: è un uomo contraddittorio. E’ sicuro di sé, or-goglioso (rifiuto di farsi vincere dalla propria statura). “Cercava di vedere quale fosse Gesù”. Spesso Gesù nel Vangelo viene ricercato per motivi falsi. Tra questi sicuramen-te emergono questi: la ricerca del proprio interesse (Gv 6,22-29), La ricerca di stare con Lui fino a quando è consolante, l’amore vero per Lui. .

In fretta scese e lo accolse pieno di gioia”. Ogni impaccio è sparito, anche la paura della folla. Gesù non soltanto non si è messo a ridere, non lo ha svergognato davanti a tutti, chiamandolo sprezza-tamene “pubblicano” o “ladro”. Lo ha chiamato per nome! Di più: gli ha detto di volersi fermare da lui, a casa sua! Nella mentalità del tempo accogliere un rabbì era un grande onore, uno straordinario privilegio, che il rabbì stesso concedeva soltanto a chi riteneva degno di stima o di benevolenza. Gesù ama gli incontri personali. Parla alle folle, ma ama poi la comunicazione individua-le. I suoi occhi sono occhi che scelgono dalla folla. Zaccheo voleva andare ver-so Gesù per vederlo passare, o piuttosto per vedere chi egli era; ed ecco che viene a sapere, che in realtà era Gesù che veniva a lui per cercarlo. E così fa anche con noi: desidera l’incontro con ciascuno di noi. Il Signore ti sta cercan-do. Non è Zaccheo che compie il primo passo… Quando arriva a vedere Ge-sù, incontra una persona che lo aspettava. Ma questa è la storia di ciascuno di noi: perché Dio ci attrae a sé molto prima che ciò affiori alla nostra consape-volezza. A volte anche la vita spirituale di molti giovani è impostata male. Infatti, capita anche a te di chiederti che cosa bisogna fare e non tanto cosa vuole il Signore che tu faccia. Pensi d’essere tu il protagonista della tua vita interiore e invece è il suo Spirito che devi far agire in te. Pensi che tocca a te incontrarlo nella tua vita ed invece è lui che si fa incontrare.

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MEDITAZIONE GERICO: LA TUA VITA In questo brano Gerico può diventare simbolo della tua stessa vita, spesso così piagata dal male e dal peccato: anche nella tua esistenza personale il Signo-re vuole entrare, per sanarla, rinnovarla e trasformarla. • Come mi metto davanti al Signore? Qual è la situazione della mia Gerico

esistenziale? Sono nella pace, oppure c’è qualcosa che mi turba, che mi feri-sce, mi spaventa…?

IL MOTIVO E GLI ATTEGGIAMENTI DELLA RICERCA In questo incontro, l'uomo Zaccheo compie delle azioni successive, interne ed esterne, che sono, alcune, la premessa e, altre, la conseguenza della parola di perdono di Gesù. a) L'azione interna che Zaccheo compie è il suo desiderio di vedere Gesù. È un desiderio forte, intenso, che potremmo quasi chiamare «estatico», che fà uscire cioè Zaccheo fuori di sé. Non è infatti spiegabile che sia la semplice curiosità a farlo correre per vedere Gesù, ad imporgli di fare le cose che sta facendo! È un profondo desiderio che lo muove dal 'di dentro e che è già amore, un amore incoativo, incipiente per Gesù, che lo spinge a compiere un'azione esterna. b) L'azione esterna che compie Zaccheo è quella di mettersi a correre e di salire su un albero. Stupisce che un uomo come lui, un impiegato, si metta a correre per la strada, e salga poi su un albero, cosa che non avrebbe fatto in un momento ordinario. È una persona che sta vivendo un attimo di amore così forte da dimenticare le abitudini, le convenienze, il suo nome, il suo prestigio, la sua boria. • Hai desiderio di vedere il Signore (la tua azione interna)? • Da cosa nasce il tuo desiderio di vedere Gesù? • Come manifesti il tuo desiderio (azione esterna)?

Su questo amore intenso di Zaccheo ecco allora che cade la parola di amicizia di Gesù: «Oggi vengo a casa tua». Questa parola di familiarità sorprende Zaccheo e suscita in lui alcune nuove azioni che non sono più di premessa ma di conversione. a) L'azione esterna è che Zaccheo accoglie Gesù, pieno di gioia. b) L'azione interna è che Zaccheo decide e comunica di voler dare ai poveri la me-tà di quello che ha e di riparare i torti in misura straordinaria. La parola di Zac-cheo: «Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» è il gesto concreto, sociale, civile, comunitaria del cammino di Zaccheo. È il frutto di «penitenza» della sua riconciliazione. • Da cosa dipende la gioia nella mia vita? • Che cosa sei disposto a fare pur di incontrare il Signore? • C’è qualcosa che non sarei disposto a fare per il Signore? • Quale sua richiesta mi spaventerebbe al punto di farmi pensare seriamen-

te di rispondere al suo invito “scendi dall’albero…” con un “no”, come il

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giovane ricco? Che cosa cerco dal Signore? I TUOI SICOMORI Pensa un po’ alla tua vita e a quella dei tuoi coetanei. Se chiedi loro che cosa è un sicomoro, forse non tutti lo sanno. Alcuni sapranno dirti che è un albero, altri sapranno collegarlo con la storia di Zaccheo, altri ti prenderanno in giro e andranno via ridendo e burlandosi di te. Eppure non tutti sanno che ogni giovane ha il suo “sicomoro” sul quale sale ogni giorno per vedere e per farsi notare. E’ l’angolo di una strada, è la sella di una moto, è la panchina di una piazza, la scalinata di una chiesa, il sedile di un autobus … Sono questi ed altri i sicomori per comunicare e per dire di te …. I sicomori di Gesù sono l’occasione per amare, per entrare nel cuore dell’uomo, per iniziare una storia d’amore con lui. E’ bello pensare adesso a quali sono i sicomori sui quali Gesù sale per incontrarti nella tua vita. Pensaci. Così come è interessante pensare a quali sono i tuoi sicomori, quelli sui quali sali per vedere e per farti vedere. • Qual è il fine del tuo salire su questi sicomori? • Di solito da chi vuoi farti vedere? • C’è qualche sicomoro riservato al Signore? LA GIOIA DELL’INCONTRO Zaccheo compie le sue azioni con gioia, una gioia che lo rende straordinaria-mente, quasi, diremmo, sconsideratamente generoso, al di là di ogni calcolo. Gli si potrebbe fare osservare che se dà la metà dei suoi beni ai poveri, l'al-tra metà non gli basta per restituire il quadruplo! In realtà, Zaccheo ha, per così dire, perso il senso della misura, è stato trasformato dall'amicizia e dalla riconciliazione con Gesù e per questo ciò che gli importa è di lasciar risuonare intorno a sé la gioia con abbondanza, quale segno della sua conversione. Il primo frutto dell'incontro è dunque la gioia, una gioia che deborda, trabocca intorno a noi e che ci fa compiere con facilità azioni anche difficili a cui non ci saremmo mai decisi prima di aver ascoltato la parola di Gesù. La seconda sottolineatura del cammino di Zaccheo è che lui stesso propone a Gesù la «penitenza» che vuol fare e Gesù l'approva. Zaccheo propone ciò che è più adatto per un uomo avido, imbroglione, desideroso di possedere come è lui. Ha saputo cogliere il proprio punto debole e su questo si rinnova. Per lui il frutto della conversione (penitenza) è la generosità verso i poveri, la prontez-za nel riparare i torti che ha arrecato agli altri (non lunghe formule di pre-ghiera, non pellegrinaggi, non gesti esteriori che non toccano). È la sua perso-nale, storica, precisa penitenza. Gesù l'approva e gli dice: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa». • Quale gioia abita il tuo cuore? • Quali gesti concreti di conversione metto in pratica per vedere Gesù? • Ho la gioia di incontrare Gesù, specialmente nel Sacramento della Riconci-

liazione?

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ADORAZIONE EUCARISTICA “LA SAMARITANA”“LA SAMARITANA”

Video sulla Samaritana Introduzione La fede non è fatta solo di parole ma anche di segni. L’incontro con una persona diventa coinvolgente quando, oltre al dialogo, sappiamo e-sprimere l’amicizia e l’amore con dei segni, dei gesti, delle esperienze. Gesù incontrava la gente in questo modo. Pensiamo a Zaccheo: “Oggi vengo a casa tua”, a stare e a mangiare insieme. Un gesto d’amicizia profonda e sincera; un incontro non occasionale ma prolungato [uno stare] che permette di comprendere che la persona di Zaccheo interes-sa a Gesù più di tante altre. Pensiamo alla Samaritana: “Dammi da bere”: un altro incontro prolungato e ricco di dialogo ma anche di gesti, quali il bere e il dono dell’acqua che passa da una mano all’altra. Due persone che s’incontrano scambiandosi un dono: lei la brocca d’acqua fresca per chi ha sete, lui un’altra acqua che è la sua stessa persona: “Io Sono l’Acqua viva, chi ha sete venga a me e beva e non avrà più sete in eterno”. Sarà proprio la Samaritana ad aiutarci nell’incontro con Gesù Eucarestia. Egli non è una semplice ostentazione della Verità, ma è una presenza che ci parla se ci lasciamo coinvolgere nella relazione con Lui, il Signore della vita. Canto C.: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. R. Amen. C.: Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi. R. E con il tuo spirito. PRIMO MOMENTO: IL POZZO DI GIACOBBE Dal Vangelo secondo Giovanni [Gv 4, 4-6] In quel tempo, Gesù doveva passare per la Samaria. Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacob-be aveva dato a suo figlio Giuseppe; e là c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l’ora sesta. Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo.

Adorazione Eucaristica

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Gesto: Viene portata una brocca d’acqua. Atto penitenziale Gesù passa attraverso la Samaria per compiere la volontà del Padre, pur conoscendo il secolare disprezzo che vi era tra il popolo samaritano e quello giudaico. Signore, Tu che vuoi la salvezza di tutti gli uomini, aiutaci a non essere chiusi nella nostra vita ma aperti e solidali con tutti. Signore Pietà Egli si ferma al pozzo di Giacobbe perché stanco del cammino. Il pozzo è simbolo della Legge d’Israele che contiene la sapienza. Gesù che siede sul pozzo indica che Egli stesso è la vera fonte che porta a compimento la Legge. Gesù offre un acqua viva nuova, eterna ed in abbondanza. Cristo, Tu che sei l’acqua vera, aiutaci a comprendere che solo Tu sei l’unico e assoluto della nostra vita. Cristo pietà. Era l’ora sesta, cioè mezzogiorno, l’ora propizia della rivelazione quando il vero sole che è Gesù illumina con intensità l’uomo con la sua parola. Signore, Tu che sei il sole della nostra vita, liberaci dalle tenebre. Signore pietà. SECONDO MOMENTO: LA SETE C.: Attraverso l’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe, vogliamo rileggere l’esperienza del nostro incontro con il Signore, il solo che sa leggere in profondità nel nostro cuore e sa darci risposte vere per la nostra sete di felicità. Dal Vangelo secondo Giovanni [Gv 4,7-10] Una Samaritana venne ad attingere l’acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprar da mangiare. La Sama-ritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Sama-ritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva». Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Lettori Gesù è solo, stanco per il lungo viaggio; per questo si è fermato al pozzo. La stanchezza, rende possibile l’incontro che cambia la vita alla Samaritana. L’incontro è segnato da molte incomprensioni; domande e risposte sembrano svolgersi su piani diversi. Ma nelle parole di Gesù ogni tanto il dialogo subisce

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un’accelerazione, si sposta di piano, e la donna è messa alle strette dalle do-mande incalzanti del suo misterioso interlocutore. Il dialogo permette a Gesù di svelare a poco a poco alla donna quali sono le vere attese del suo cuore; le permette di dare un nome alla sete che la porta ogni giorno al pozzo. Le domande che ciascuno di noi porta dentro di sé sono spesso scomode, impossibili. Le domande impegnative della vita restano se-polte sotto la fatica del lavoro di ogni giorno, sotto gli impegni, gli incontri, le responsabilità...; e può anche darsi che da lì non riemergano più; la scarsa fiducia di poter trovare ad esse una risposta fa sì che spesso preferiamo di-menticarle. Gesù invece riporta alla coscienza della Samaritana la “sete” che continua a tormentarla: è la sete di un senso, di un amore, di una prospettiva di vita... che duri per sempre, che vada oltre l’orizzonte angusto di questo mondo. C.: Accogliamo, Colui che dà senso alla nostra vita. Accogliamo Gesù Eucarestia. Canto ed esposizione del Santissimo Silenzio di Adorazione Nel silenzio di adorazione, lasciamoci coinvolgere anche noi da Gesù presente. Gesù mi interpella. Come rispondo a Colui che “mi chiede acqua da bere”? Di cosa ha sete il mio cuore? Quali sono i miei desideri più profondi? Intercessioni C.: La nostra vita, Signore, anela al bene, al bello, al vero, ma non possia-mo soddisfare questa sete di infinito senza la tua grazia. Ripetiamo insieme: Colma la nostra sete, Signore. - Il nostro cuore Signore ha sete della tua giustizia, quante volte i giornali

riportano fatti di omicidi, vendette consumate per un vano desiderio di giu-stizia. Dona al mondo Signore la sete della tua giustizia divina e non quel-la dell’uomo.

- Signore fatti trovare e colma la sete della ricerca di un punto fermo a tutti quei giovani che finiscono nel tunnel della droga e dell’alcool.

- Signore, per tutti noi che abbiamo sete di amore e troviamo invano fonti che non dissetano, fa sì che scopriamo in Te l’unica Sorgente d’acqua Viva.

- Signore ti preghiamo perché la nostra sete di santità si trasformi in un ope-rato concreto nel mondo in cui siamo chiamati a vivere da cristiani e a dare testimonianza del tuo amore.

Preghiere spontanee …

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TERZO MOMENTO: L’INCONTRO Canto Dal Vangelo secondo Giovanni [Gv 4,11-15] In quel tempo, la samaritana disse a Gesù: «Signore, tu non hai nulla per at-tingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest’acqua viva? Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?» Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna». La donna gli disse: «Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Lettori Questo brano è il semplice racconto di un incontro: Gesù e la donna di Sama-ria si trovano l’uno di fronte all’altra, si parlano, si comprendono, si frainten-dono... Ciascuno di loro entra un po’ nel mistero dell’altro... La nostra vita di ogni giorno è fatta di incontri. Sono così numerosi che le persone quasi ci sfio-rano e subito dopo non ce ne ricordiamo più. Sono incontri naturali, come quel-li che abbiamo di continuo con i nostri familiari; sono incontri banali e frettolo-si, fatti di chiacchiere; sono incontri seri, che ci impegnano, ci stimolano o ci preoccupano; sono incontri che ci fanno crescere e che creano legami; sono incontri che segnano in qualche modo la nostra vita. L’incontro con l’altro ci fa uscire da un isolamento che renderebbe sterile e vuoto il nostro spirito. L’incontro con l’altro ci aiuta a capire chi siamo, a farci delle domande, a trovare il nostro posto nel mondo. Anche la fede è incontro con una persona: con il Signore Gesù. A volte siamo tentati di pensare alla fede come, ad una serie di gesti da compiere, di impegni da seguire, di ob-blighi da assolvere. Tutto questo può essere motivo di fatica, e farci percepire la fede come esterna alla nostra vita. La fede può così diventare un peso, che si aggiunge ai pesi della vita, anziché essere il cuore pulsante che tutto sostie-ne e tutto rende leggero. L’incontro di Gesù con la Samaritana ci dice che conoscere il Signore può scon-volgere un’esistenza: Gesù attende la donna al pozzo, si lascia incontrare mentre è impegnata in una delle sue quotidiane occupazioni. Mai la Samarita-na avrebbe immaginato di incontrare il Messia in un giorno qualunque. C’è una regia nell’esperienza della fede che non è nelle mani dell’uomo, ma solo in quelle di Dio. Se la fede dipendesse da noi - dai nostri gesti, dai nostri im-

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pegni, dalle nostre decisioni... - avrebbe la nostra ben modesta misura. La fede, invece, assume le proporzioni sorprendenti dell’agire di Dio. Silenzio di adorazione Nel silenzio scrivo una mia riflessione, una mia preghiera che sarà scambiata con gli altri. La mia preghiera, la mia riflessione può essere strumento per incontrare Gesù e per permettere anche ad altri di incontrarlo. Preghiera di adorazione [Dagli scritti di Madre Teresa di Calcutta] Ti ho trovato in tanti posti, Signore. Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta dei campi, nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota, nell’unità di cuore e di mente di un’assemblea di persone che ti amano. Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo. Ma sempre ti trovo nella sofferenza. La sofferenza è come il rintocco della campana che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri. Ti ho visto nella sublime accettazione e nell’inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormentata dal dolore. Ma non sono riuscito a trovarti nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri. Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente il dramma della tua passione redentrice, e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata dal grigiore della mia autocommiserazione. Signore io credo. Ma aiuta tu la mia fede. QUARTO MOMENTO: LA STORIA Canto Dal Vangelo secondo Giovanni [Gv 4,16-26] In quel tempo, Gesù disse alla samaritana: «Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua». La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: “Non ho marito”; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo ma-rito; in questo hai detto la verità». La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare». Gesù le disse: «Donna, cre-dimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Pa-

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dre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». La donna gli disse: «Io so che il Messia [che è chiamato Cri-sto] deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa». Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!» Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Lettori Quello con Gesù è un incontro che avviene dentro la vita: la donna di Samaria ha incontrato il Signore durante una delle sue occupazioni quotidiane, nella semplicità della vita di ogni giorno; la sua esistenza è stata raggiunta da Dio dentro un’esperienza familiare come quella di un incontro: un uomo stanco, che le chiede da bere. Poche parole semplici per avviare un dialogo, che a poco a poco si apre alle dimensioni dell’infinito di Dio. Non è stato un incontro faci-le: non è facile riconoscere Dio in un uomo stanco che chiede aiuto; solo la sua disponibilità ad entrare nel dialogo con Lui, ad assecondare le sue domande e le sue provocazioni... ha fatto sì che le fosse possibile andare oltre quell’immagine di fragilità per scoprire in quel viandante il Messia. È impossibile riconoscere il Dio del Vangelo se ci si aspetta di vederlo in segni potenti e gloriosi. Il Dio fatto uomo si manifesta a noi nelle pieghe della nostra esistenza: nel viaggio, nella sete, nella strada, nella fatica, nella fragilità, nel bisogno... E tutto questo non fa che dare un valore più grande alla nostra u-manità, che il Signore Gesù ha voluto totalmente condividere anche nelle sue dimensioni più deboli. Silenzio di adorazione Preghiera di adorazione [Carlo Maria Martini] Tu o Signore sei il mio pane e senza di Te non posso vivere, non saprei dove andare senza di Te, non saprei cosa fare e cosa dire, senza di Te. Signore, Tu sei il mio nutrimento, Tu sei la forza per la quale Tu mi darai la grazia di spezzare con i fratelli questo nutrimento, giorno per giorno. Saremo anche noi il pane del Signore, pane distribuito, pane diventato ostia di umiltà.

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C.: Signore tu sei presente in mezzo a noi, sei presente nei nostri giorni, sei presente nella storia di ciascuno di noi. Stasera hai parlato al nostro cuore. Vogliamo scambiarci davanti a Te il dono della nostra preghiera. Momento di condivisione: chi vuole legge ad alta voce quello che è il frutto della propria e personale preghiera. Padre Nostro Benedizione Eucaristica Canto finale

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V DOMENICA DI QUARESIMA LODI MATTUTINELODI MATTUTINE

V. O Dio, vieni a salvarmi. R. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Inno

1^ Antifona: Mio Dio, sei tu il mio aiuto! SALMO 62, 2-9 O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, * di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, * come terra deserta, arida, senz'acqua. Così nel santuario ti ho cercato, * per contemplare la tua potenza e la tua gloria. Poiché la tua grazia vale più della vita, * le mie labbra diranno la tua lode.

Nella santa assemblea, o nel segreto dell'anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza. Dall'ira del giudizio liberaci, o Padre buono; non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria. Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani.

Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale. Sia lode al Padre altissimo, al Figlio e al Santo Spirito com'era nel principio, ora e nei secoli eterni. Amen.

Lodi mattutine

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Così ti benedirò finché io viva, * nel tuo nome alzerò le mie mani. Mi sazierò come a lauto convito, * e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. Nel mio giaciglio di te mi ricordo, * penso a te nelle veglie notturne, tu sei stato il mio aiuto; * esulto di gioia all'ombra delle tue ali. A te si stringe * l'anima mia. La forza della tua destra * mi sostiene. 2^ Antifona: Salvaci, rinnova i prodigi per noi, strappaci dal potere della morte. CANTICO Dn 3, 57-88.56 Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, * lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, angeli del Signore, il Signore, * benedite, cieli, il Signore. Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, * benedite, potenze tutte del Signore, il Signore. Benedite, sole e luna, il Signore, * benedite, stelle del cielo, il Signore. Benedite, piogge e rugiade, il Signore. * benedite, o venti tutti, il Signore. Benedite, fuoco e calore, il Signore, * benedite, freddo e caldo, il Signore. Benedite, rugiada e brina, il Signore, * benedite, gelo e freddo, il Signore. Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, * benedite, notti e giorni, il Signore. Benedite, luce e tenebre, il Signore, * benedite, folgori e nubi, il Signore. Benedica la terra il Signore, *

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lo lodi e lo esalti nei secoli. Benedite, monti e colline, il Signore, * benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore. Benedite, sorgenti, il Signore, * benedite, mari e fiumi, il Signore. Benedite, mostri marini e quanto si muove nell'acqua, il Signore, * benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore. Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore, * benedite, figli dell'uomo, il Signore. Benedica Israele il Signore, * lo lodi e lo esalti nei secoli. Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore, * benedite, o servi del Signore, il Signore. Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore, * benedite, pii e umili di cuore, il Signore. Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore, * lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benediciamo il Padre e il Figlio con lo Spirito Santo, * lodiamolo ed esaltiamolo nei secoli. Benedetto sei tu, Signore, nel firmamento del cielo, * degno di lode e di gloria nei secoli. 3^ Antifona: E' giunta l'ora: il Figlio dell'uomo sarà glorificato. SALMO 149 Cantate al Signore un canto nuovo; * la sua lode nell'assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo Creatore, * esultino nel loro Re i figli di Sion. Lodino il suo nome con danze, * con timpani e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, * incorona gli umili di vittoria. Esultino i fedeli nella gloria, * sorgano lieti dai loro giacigli.

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Le lodi di Dio sulla loro bocca * e la spada a due tagli nelle loro mani, per compiere la vendetta tra i popoli * e punire le genti; per stringere in catene i loro capi, * i loro nobili in ceppi di ferro; per eseguire su di essi * il giudizio già scritto: questa è la gloria * per tutti i suoi fedeli. Lettura Breve Lv 23, 4-7 Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti. Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la Pasqua del Signore; il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito. Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile. Responsorio Breve R. Venga su di me la tua misericordia, * e avrò la vita. Venga su di me la tua misericordia, e avrò la vita. V. Osserverò le parole della tua bocca, e avrò la vita. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Venga su di me la tua misericordia, e avrò la vita. Antifona al Benedictus: Dimenticate il passato, dice il Signore: Ecco, faccio ogni cosa nuova. CANTICO DI ZACCARIA Benedetto il Signore Dio d'Israele, * perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente * nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso * per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:

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salvezza dai nostri nemici, * e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri * e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, * di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia * al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo * perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza * nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, * per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre * e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi * sulla via della pace. Invocazioni Benediciamo il nostro Redentore che ci ha meritato questo tempo di salvezza e preghiamo perché ci conceda il dono della conversione: Crea in noi, Signore, uno spirito nuovo. Cristo, vita nostra, che mediante il battesimo ci hai sepolti con te nella morte, per renderci partecipi della tua risurrezione, - donaci di camminare oggi con te nella vita nuova. Signore, che sei passato fra la gente, sanando e beneficando tutti, - concedi anche a noi di essere sempre pronti al servizio dei fratelli. Fa' che ci impegniamo a costruire insieme un mondo più umano e più giusto, - nella costante ricerca del tuo regno. Gesù, medico dei corpi e delle anime, guarisci le profonde ferite della nostra

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umanità, - perché possiamo godere pienamente dei doni della tua redenzione. Padre nostro. Orazione Vieni in nostro aiuto, Signore, perché possiamo vivere e agire sempre in quel-la carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio e vive e re-gna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. R. Amen.

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DAL VEDERE GESÙ AL DESIDERIO DI SERVIRLO FxA SCFG - Stage spirituale di Pasqua

Biccari (Fg), 20-21 Marzo 2010

La lavanda dei piedi: la forza dell’amore.

IL RACCONTO DELLA LAVANDA DEI PIEDI (Gv 13, 1-38) L'ultima cena; Gesù lava i piedi ai suoi discepoli 1 Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Isca-riota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse. 5 Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad a-sciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. 6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signore, lavare i piedi a me?» 7 Gesù gli rispo-se: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». 8 Pietro gli dis-se: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me». 9 E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma an-che le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi; è purificato tutto quanto; e voi siete purificati, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete netti». 12 Quando dunque ebbe loro lavato i piedi ed ebbe ripreso le sue vesti, si mise di nuovo a tavola, e disse loro: «Capite quello che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi fac-ciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è mag-giore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha manda-to. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate. Gesù annuncia il tradimento di Giuda 18 «Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelti; ma, perché sia a-dempiuta la Scrittura: "Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il

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suo calcagno".19 Ve lo dico fin d'ora, prima che accada; affinché quando sa-rà accaduto, voi crediate che io sono. 20 In verità, in verità vi dico: chi riceve colui che io avrò mandato, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato». 21 Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito e, apertamente, così dichia-rò: «In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà». 22 I discepoli si guar-davano l'un l'altro, non sapendo di chi parlasse. 23 Ora, a tavola, inclinato sul petto di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava. 24 Simon Pie-tro gli fece cenno di domandare chi fosse colui del quale parlava. 25 Egli, chinatosi sul petto di Gesù, gli domandò: «Signore, chi è?» 26 Gesù rispose: «È quello al quale darò il boccone dopo averlo intinto». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. 27 Allora, dopo il bocco-ne, Satana entrò in lui. Per cui Gesù gli disse: «Quel che fai, fallo presto». 28 Ma nessuno dei commensali comprese perché gli avesse detto così. 29 Difatti alcuni pensavano che, siccome Giuda teneva la borsa, Gesù gli a-vesse detto: «Compra quel che ci occorre per la festa»; ovvero che desse qualcosa ai poveri. 30 Egli dunque, preso il boccone, uscì subito; ed era notte. 31 Quando egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è glorificato e Dio è glorificato in lui. 32 Se Dio è glorificato in lui, Dio lo glorificherà anche in se stesso e lo glorificherà presto. 33 Figlioli, è per poco che sono ancora con voi. Voi mi cercherete; e, come ho detto ai Giudei: "Dove vado io, voi non potete venire", così lo dico ora a voi. 34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri». Gesù annuncia il rinnegamento di Pietro 36 Simon Pietro gli domandò: «Signore, dove vai?» Gesù rispose: «Dove vado io, non puoi seguirmi per ora; ma mi seguirai più tardi». 37 Pietro gli disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!» 38 Gesù gli rispose: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico che il gallo non canterà che già tu non mi abbia rinnegato tre volte. Visione del video dell’ultima cena: 1h 36’ 43” - 1h 38’ 57” tratto da M. Gibson, The passion, Usa 2004.

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GESÙ EDUCA LA COMUNITÀ CON L’ESEMPIO DELL’AMORE FATTO SERVIZIO

Il culmine della rivelazione di Dio all’uomo si raggiunge nella passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. L’alleanza tra Dio e gli uomini stipulata in Gesù Cristo mostra ancora una volta il suo carattere assoluto di continuità messiani-ca (poiché annunciata dai profeti) e di novità perché risolta con il sangue ver-sato da un uomo, non sacrificato ma condannato ingiustamente a morte. Invece di essere fondata su un sacrificio rituale (come l’antica alleanza), la nuova alleanza di Gesù è stata fondata su un evento tragico dell’esistenza reale. Nell’ultima cena Gesù operò una trasformazione esistenziale straordi-naria, la trasformazione di un evento di rottura in fondazione di alleanza. Egli rese presente in anticipo, durante l’ultima cena, il suo sangue versato, la sua violenta morte in croce. La novità dell’alleanza fondata da Gesù è evidente perché nessuna alleanza antica era stata fondata su un simile atto di genero-sità personale e una tale vittoria sul male e sulla morte. Un’alleanza che non si conclude nella morte del Crocifisso ma nella risurrezione del Crocifisso. La ri-surrezione del Crocifisso è l’evento decisivo della rivelazione, con cui sta o cade la fede dei cristiani: «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1Cor 15,14).

STRUTTURA 1. IL SEGNO DELLA LAVANDA DEI PIEDI ALLA LUCE DEL TRADIMENTO (13, 1-17)

a. Una vita nella logica dell’amore e del servizio (vv. 1-5) b. Il dialogo di Gesù con Pietro: un’incomprensione superata (vv. 6-11) c. Il dono di un esempio da imitare (vv. 12-17): il dono del memoriale

2. GESÙ CONOSCE I SUOI E SI RIVELA IL SOLO SIGNORE (13, 18-20) 3. IL DONO DEL PEZZETTO DI PANE COME CONTINUAZIONE DEL SEGNO DELLA LAVAN-

DA (13, 21-38) a. L’indicazione del traditore (vv. 21-26a) b. Il dialogo di Gesù con Giuda: una chiusura all’amore (vv. 26b-30) c. Il dono del comandamento dell’amore (vv. 31-38)

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1. IL SEGNO DELLA LAVANDA DEI PIEDI ALLA LUCE DEL TRADIMENTO (13, 1-17) a. UNA VITA NELLA LOGICA DELL’AMORE E DEL SERVIZIO (VV. 1-5)

• La Pasqua. Giovanni ci tiene a far coincidere l’immolazione dell’agnello pasquale con la morte del Signore.

• Gesù. Gesù è il vero protagonista, libero e coraggioso, del grande dram-ma che si consumerà sul Golgota. Egli è la prova di amore spinto «fino al termine estremo», cioè fino a consegnare la propria vita agli uomini con totalità. Sulla croce Gesù raggiunge la pienezza dell’amore, quell’infinito di cui nessun uomo è capace.

• La lavanda dei piedi. Il gesto di Gesù che lava i piedi ai discepoli (tra i quali c’è anche Giuda) non nasconde la sua divinità ma la manifesta. Come il Maestro si mette in ginocchio davanti ai suoi, così egli si piega sotto il peso della croce, come si abbassa per servire i suoi, così il suo innalzamen-to in croce rivelerà l’amore per ogni uomo. La lavanda dei piedi simboleg-gia “l’ora del Cristo”, cioè il dono supremo della sua vita, a favore di tutta l’umanità con la morte umiliante della croce. Il gesto di Gesù, espresso nell’uso dei verbi che esprimono l’azione di deporre e di riprendere sia le vesti che la vita, mostra il segno di una via di abbassamento che egli ha scelto per ritornare al Padre. È la strada che la comunità cristiana deve percorrere. Gesù con il suo gesto intende mostrare che qualsiasi dominio o tentativo di sopravvento sull’uomo è contrario all’atteggiamento di Dio che, invece, serve l’uomo per elevarlo a sé. Inoltre non hanno più senso le prete-se di superiorità di un uomo sull’altro, perché la comunità fondata da Gesù non ha caratteristiche piramidali, ma dimensioni orizzontali, in cui ciascuno è a servizio degli altri, sull’esempio di Dio e di Gesù. In sintesi, il gesto che Gesù compie esprime i seguenti valori: l’amore versi i fratelli chiede di tra-dursi in accoglienza fraterna, ospitalità, cioè in servizio permanente. • Cosa significa per te il gesto della lavanda dei piedi? • La mia fede si esprime anche nel vivere i sacramenti specialmente della

Riconciliazione e dell’Eucarestia? • I sacramenti sono importanti per la mia vita? • Si alzò da tavola:

• come vivi l’eucaristia? In modo sedentario o ti lasci sollecitare all’azione dal fuoco dell’amore che ricevi? Corri il pericolo che l’eucaristia a cui partecipi si smarrisca nel narcisismo contemplativo, senza approdare all’impegno di solidarietà e condivisione? Il tuo impegno nell’animazione parte dalla consuetudine d’incontrare Cri-sto nell’eucaristia, dalla familiarità con lui?

• Depose le vesti: • quando dall’eucaristia passi alla vita sai deporre le vesti del torna-

conto, del calcolo, dell’interesse personale per lasciarti guidare da un amore autentico verso gli altri? Oppure dopo l’eucaristia non sei

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capace di deporre le vesti del dominio e dell’arroganza per indos-sare quelle della semplicità, della povertà?

• Si cinse un asciugamano: è l’immagine della «chiesa del grembiule». • Nella vita della tua famiglia, dell’oratorio percorri la strada del

servizio, della condivisione? Sai scorgere il volto di Cristo che chiede di essere servito, amato nei poveri, nei ragazzi?

B. IL DIALOGO DI GESÙ CON PIETRO: UN’INCOMPRENSIONE SUPERATA (VV. 6-11)

C. IL DONO DI UN ESEMPIO DA IMITARE (VV. 12-17): IL MEMORIALE DELL’AMORE • Al termine della lavanda dei piedi Gesù intende dare alla sua azione una

validità permanente per la sua comunità e nello stesso tempo lasciare ad essa un memoriale o comandamento che dovrà regolare per sempre le relazioni fraterne. L'azione di Gesù è gesto rivelatore non solo di ciò che Gesù è, del suo essere divino, la cui logica di amore e di servizio verso l'uomo ha guidato l'intera vita, ma è un gesto che rivela anche alla comuni-tà cristiana il vero senso della sua esistenza, che è disponibilità semplice e completa ai fratelli.

• L’amore inclusivo, non esclusivo di Dio. Gesù è il Signore, non nella di-mensione del dominio, ma in quanto comunica l’amore del Padre (il suo Spi-rito) che ci rende figli di Dio e idonei a imitare Gesù che liberamente dona l’amore ai suoi. Tale atteggiamento interiore Gesù ha inteso comunicarlo ai suoi, un amore che non esclude nessuno, neppure Giuda che sta per tradir-lo. Quindi se i discepoli lo chiamano signore, devono imitarlo; se lo conside-rano maestro devono ascoltarlo. Nell’intimità dell’ultima cena Gesù sottoli-nea che la vita cristiana non è solo comprendere ma «praticare», non solo conoscere ma «fare» sul suo esempio. Tutta l’azione cristiana nasce dal «fare» che ha la sua ragione nella disponibilità verso tutti. L’amore che salva è accettare nella fede il suo annientamento e la pratica del suo e-sempio come regola di vita. Il Signore, inginocchiandosi davanti ai discepoli per lavare loro i piedi si dona a loro, realizzando il gesto della sua morte in croce; umiliandosi dinanzi a loro, li invita ad entrare nella pienezza del suo amore e a donarsi reciprocamente (cf. 13,34; 25, 12).

• In conclusione lavare i piedi è un insegnamento che abbraccia l'insieme del-la vita cristiana vissuta nell’amore. Sant’Agostino, così riassume in senso spirituale il gesto del Signore: «Egli ci lava i peccati intercedendo per noi quando preghiamo il Padre di rimettere i nostri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori. Dobbiamo forse dire che il fratello potrà purificare il fratello dal contagio del peccato? Senza dubbio! Dobbiamo intendere che proprio questo ci viene insegnato dalla profondità del gesto del Signore. Perdonandoci a vicenda i nostri torti, pregando l’uno per l’altro, in certo modo a vicenda ci laveremo i nostri piedi. È nostro dovere adempiere que-sto ministero di carità e di umiltà. Al Signore è riservato esaudirci, purifi-

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candoci da ogni contagio di peccati, per Cristo e in Cristo! E di sciogliere in Cielo ciò che in terra sciogliamo: i debiti che noi avremo rimesso ai nostri debitori». • La tua vita è una vita di servizio? La tua vita assomiglia più a quella di

Pietro, di Giuda o di Gesù? • Cosa ti colpisce della lettura di Agostino della lavanda dei piedi? • Ti è mai capitato di pensare di escludere qualcuno dalla comunità?

2. GESÙ CONOSCE I SUOI E SI RIVELA IL SOLO SIGNORE (13, 18-17) 3. IL DONO DEL PEZZETTO DI PANE COME CONTINUAZIONE DEL SEGNO DELLA LAVAN-

DA (13, 21-38) a. L’INDICAZIONE DEL TRADITORE (VV. 21-26A)

• Il tradimento di Giuda mostra non soltanto l’amore di Gesù, ma riprende il tema dell’incredulità e del rifiuto, della luce e delle tenebre, della crisi. Ma ora la crisi non è più nel mondo, è all’interno degli stessi chiamati: l’incredulità è ecclesiale. Il carattere drammatico della scena è messo in risalto dal contrasto tra Gesù e Giuda.

• La pedagogia di Gesù. Il traditore viene indicato senza rivelare il nome ma attraverso un gesto di amicizia riservato all’ospite d’onore (porgendo del pane). Il Maestro rimane coerente con il suo insegnamento. Il gesto sot-tolinea che l’amore vero non esclude nessuno, neanche il nemico che trama la morte.

• La comunità cristiana è invitata a non scandalizzarsi per i peccati dei suoi membri, perfino per quello del tradimento. All’odio si risponde con l’amore.

b. IL DIALOGO DI GESÙ CON GIUDA: UNA CHIUSURA ALL’AMORE (VV. 26B-30) • Giuda è la figura di colui che si chiude con incredulità all’amore di Dio e

conseguentemente, al senso della propria esistenza. Se in Giuda la scelta di rifiutare Gesù è chiara, in Gesù l’amore resta non diminuito per l’uomo peccatore. Una volta svelato, al traditore non resta che allontanarsi. Giuda si separa da Cristo luce ed entra nelle tenebre della notte. • Quale pedagogia adotta Gesù nei confronti di Giuda? E tu, come ti comporti verso i “Giuda” di oggi?

• L’unità nella comunità è importante per te o tendi a separare?

C. IL DONO DEL COMANDAMENTO DELL’AMORE (VV. 31-38): AMATEVI L’UN L’ALTRO COME IO HO AMATO VOI. • Il comandamento nuova. L’amore ai fratelli, in realtà, è un precetto anti-

co (cf. Lv 19,18), ma Gesù lo ripropone con una novità inaudita. Il coman-damento è «nuovo» perché è il cuore e la sintesi della nuova alleanza, fon-data sull’amore di Gesù per l’umanità; è «nuovo» perché caratterizza la

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quotidianità della comunità cristiana che sperimenta l’urto con l'egoismo del mondo; è «nuovo» perché riproduce nel mondo l’amore che Cristo nutre per i suoi in modo sempre straordinario; è «nuovo» perché segno e capar-ra dei «cieli nuovi e della terra nuova», essendo l’amore la vera novità eterna.

• Gesù è la legge dell’amore. Ma l'amore al prossimo che Gesù insegna ha come modello e norma lui stesso. Nell'Antico Testamento l'amore ai fratelli era misurato sull’amore verso se stessi: «Ama il prossimo tuo come te stes-so» (Lv 19, 18). Nel Nuovo Testamento, invece, la carità fraterna va misu-rata sull’esempio e sul modello dell’amore di Gesù verso di noi: «Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi.» (v. 34).Per Gesù il motivo e la misura dell’amore reciproco tra fratelli deve commisurarsi sul suo amore verso di noi, sempre nuovo, sempre profondo, sempre insospettato, come l’alleanza che Dio rivela amando l’uomo e il mondo.

• La croce misura dell’amore. La comunità cristiana è chiamata a rivivere la stessa esperienza di Cristo, l’amore nella dimensione della croce. Se ciò non avviene la comunità diventa sterile e destinata la buio e alle tenebre.

• Il comandamento nuovo che Gesù lascia alla sua comunità è la regola di vita ed il distintivo che la qualifica, è l’atteggiamento essenziale del cristia-no che vive nell’attesa del suo ritorno. Afferma Tertulliano: «È stata soprattutto la pratica dell’amore ad imprimere in noi quasi un marchio di fuoco agli occhi dei pagani: “vedete come si amano” dicono (mentre essi si odiano tra loro), “e come sono pronti a dare la vita l’uno per l’altro” (mentre essi preferiscono uccidersi tra di loro)».

• Cosa è per te l’amore verso il prossimo? • Vivi il comandamento nuovo nel tuo gruppo, nel tuo oratorio, nella

tua vita? • Cosa pensi dell’affermazione di Tertulliano?

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CELEBRAZIONE PENITENZIALE “AMATI “AMATI FINOFINO ALLAALLA FINE”FINE”

Canto Celebrante: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Tutti: Amen Celebrante: Il Signore Gesù, che è venuto a farci conoscere il Padre e ci ha mostrato il vero volto di Dio, sia con tutti voi. Tutti: Sì, che Gesù sia accanto a noi in questo momento. Lui ci accolga nella sua misericordia, e ci doni la gioia del perdono! Celebrante: Dio onnipotente tu continui a chiamare i peccatori a rinno-vare la loro vita seguendo il tuo Spirito e manifesti la tua potenza so-prattutto nel perdonare. Noi siamo consapevoli di esserci allontanati da te; riconosciamo che alcune nostre scelte sono contrarie al tuo progetto. Abbiamo sperimentato la mancanza della gioia vera. Abbiamo scoperto che solo in te e nella tua bontà possiamo essere felici, come tu ci hai pro-messo. Donaci il perdono e aiutaci a riprendere con entusiasmo il nostro cammino verso di te, per essere testimoni della tua misericordia senza confini.

Tutti: Padre, da te l’amore ebbe principio, né in te avrà fine. Padre, insegnaci ad amare, perché solo l’amore risanerà in noi ciò che è spento; perché solo l’amore libererà in noi ciò che è incatenato; perché solo l’amore risusciterà in noi ciò che è morto. PRIMO MOMENTO: LO SGUARDO D’AMORE DI DIO SU DI ME Dal Vangelo secondo Giovanni 1 Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giu-da Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, 4 si alzò da tavola, depose le sue vesti e, preso un asciugato-io, se lo cinse. 5 Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a la-vare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. 6 Si avvicinò dunque a Simon Pietro, il quale gli disse: «Tu, Signo-re, lavare i piedi a me?» 7 Gesù gli rispose: «Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo». 8 Pietro gli disse: «Non mi laverai mai i piedi!» Gesù gli rispose: «Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me».

Celebrazione penitenziale

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9 E Simon Pietro: «Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!» 10 Gesù gli disse: «Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i pie-di; è purificato tutto quanto; e voi siete purificati, ma non tutti». 11 Perché sapeva chi era colui che lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete netti». Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Riflessione del celebrante Celebrante: Donaci, Padre, il dono del tuo Spirito perché come discepoli del tuo Figlio Gesù possiamo gustare la tua forza e il tuo amore che guidano la nostra vita. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Tutti: Amen. Riprendi il brano del Vangelo di Giovanni. Metti la tua vita davanti allo sguardo d’amore di Dio. Ripensa alle tue azioni, alle persone incontrate, alle cose fatte, ai sentimenti vissuti. Per ciò che ti ha avvicinato a Gesù nella logica del Vangelo, ringrazia il Signore scrivendolo su un biglietto.

Tutti: Grazie Signore, perché ogni giorno rinnovi il tuo sguardo d’amore su di me. Dentro questo tuo sguardo non ho paura di raccontarti come sono io vera-mente. Il tuo sguardo mi rende persona nuova che si lascia trasformare dal tuo Spirito d’Amore. È questo che dona pace e serenità alla mia vita. Amen. SECONDO MOMENTO: IL TUO AMORE È PERDONO Dal Vangelo secondo Giovanni 14 Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io. 16 In verità, in verità vi dico che il servo non è maggiore del suo signore, né il messaggero è maggiore di colui che lo ha mandato. 17 Se sapete queste cose, siete beati se le fate. Celebrante: Parola del Signore. Tutti: Lode a te, o Cristo. Rivedi anche le “righe storte” della tua storia… per ciò che ti ha chiuso in te stesso, per ciò che ti allontana da Dio e dai fratelli: chiedi perdono.

Tutti: Pietà di me Signore, secondo la tua misericordia, non guardare i miei peccati e cancella tutte le mie colpe, crea in me un cuore puro e rinnova in me uno spirito di fortezza e di santità. Confessioni individuali

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TERZO MOMENTO: AMARE È SERVIRE Dagli scritti di don Tonino Bello, vescovo (Stola e Grembiule) Forse a qualcuno può sembrare un’espressione irriverente, e l’accostamento della stola col grembiule può suggerire il sospetto di un piccolo sacrilegio. Sì, perché di solito la stola richiama l’armadio della sacrestia, dove con tutti gli altri paramenti sacri, profumata d’incenso, fa bella mostra di sé, con la sua seta ed i suoi colori, con i suoi simboli ed i suoi ricami. Non c’è novello sacer-dote che non abbia in dono dalle buone suore del suo paese, la prima messa solenne, una stola preziosa. Il grembiule, invece, ben che vada, se non proprio gli accessori di un lavatoio, richiama la credenza della cucina, dove, intriso di intingoli e chiazzato di mac-chie, è sempre a portata di mano della buona massaia. Ordinariamente non è un articolo da regalo: tanto meno da parte delle suore, per un giovane prete. Eppure è l’unico paramento sacerdotale registrato dal vangelo. Il quale van-gelo, per la messa solenne celebrata da Gesù nella notte del Giovedì Santo, non parla né di casule, né di amitti, né di stole, né di piviali. Parla solo di que-sto panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi con un gesto squisitamente sacerdotale. Chi sa che non sia il caso di completare il guardaroba delle no-stre sacrestie con l’aggiunta di un grembiule tra le dalmatiche di raso e le pia-nete di camice d’oro, tra i veli omerali di broccato e le stole a lamine d’argento! La cosa più importante, comunque, non è introdurre il “grembiule” nell’armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che la stola ed il grembiu-le sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l’altezza e la lunghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile. Segno: Il celebrante chiama ciascuno per nome, cingendolo di un grembiule, sul quale è riprodotta la frase del Vangelo: ti ho amato fino alla fine. Siamo adesso invitati sull’esempio di Gesù a mettere in pratica il comandamento dell’amore: un esempio che con-tinueremo nel servizio di animazione ai ragazzi in oratorio e nella vita quotidiana.

Padre nostro

Tutti: Signore Gesù, tu ami ciascuno fino alla fine riempimi del tuo Spirito che mi guidi e mi aiuti ad assomigliarti, passo dopo passo, di conversione in conversio-ne, di dono in dono, perché tu sei la mia gioia. Amen.

Celebrante: Il Signore vi custodisca nel vostro cammino e vi ricolmi del suo Amo-re; gustate la bellezza di sentivi amati ed annunciate a tutti questa bella noti-zia. Il Signore vi benedica nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen.

Canto