Ristretti vs Orso d'oro Taviani

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Ristretti Orizzonti - www.ristretti.org Cinema: festival Berlino; vincono i Taviani con "Cesare deve morire", ringrazimenti ai detenuti Ansa, 19 febbraio 2012 Vittorio e Paolo Taviani, 163 anni in due, si rimpallano come ragazzi al Berlinale Palast l'Orso d'oro che hanno appena vinto alla 62/ma edizione del Festival di Berlino con "Cesare deve morire", ma il pensiero di entrambi va solo ai carcerati, i veri eroi di questo film. Spero che qualcuno tornando a casa dopo aver visto "Cesare deve morire" pensi che anche un detenuto, su cui sovrasta una terribile pena, è e resta e un uomo. E questo grazie alle parole sublimi di Shakespeare". Questa una delle frasi più toccanti di Vittorio Taviani stasera ricevendo quel premio che l'Italia non aveva dal 1991 quando vinse Marco Ferreri per "La casa del sorriso". Il film, ambientato nel carcere di Rebibbia, nella sezione "Fine pena mai", racconta appunto la tragedia di Shakespeare con le voci dei carcerati, ognuno nel proprio dialetto. Anche dal fratello Paolo, arriva, subito dopo, l'omaggio ai carcerati: "Voglio fare alcuni dei loro nomi: a loro infatti va il nostro pensiero, mentre noi siamo qui tra le luci sono nella solitudine delle loro celle. E quindi dico grazie a Cosimo, Salvatore, Giovanni, Antonio, Francesco e Fabione". "Cesare deve morire" - prodotto da Kaos in collaborazione con Rai Cinema e distribuito dalla Sacher dal 2 marzo - va detto che è subito conquistato la stampa estera a Berlino. E il fascino di questo film in bianco e nero e, solo alla fine, a colori ha colpito anche per quanto riguarda le vendite al mercato. Il film è già stato acquistato da Francia, Spagna, Brasile, Danimarca, Iran e Taiwan e sono state avviate trattative per la commercializzazione del titolo anche in Giappone e negli Stati Uniti. Infine, i fratelli Taviani - dicono all'Ansa - la loro ferma volontà di far vedere "Cesare deve morire" (che ha ricevuto anche il premio Ecumenico Ocic) quanto prima ai carcerati: "andremo al più presto a Rebibbia a far vedere ai nostro amici carcerati il film anche se non nascondiamo che sarà dura per loro. Perché, oltre a vedersi recitare, dovranno anche assistere, nei titoli di coda, all'elenco della pena e dei loro reati". Vera soddisfazione, infine, per la vittoria dei Taviani, arriva da parte Rai Cinema, dai vertici Rai presidente e direttore generale e dall'Anica. Garante carceri Lazio: felice per detenuti è un film bellissimo "Un film d'arte bellissimo, un successo reale". Il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni è "felice per i detenuti" che hanno preso parte al film dei fratelli italiani Paolo e Vittorio Taviani, "Cesare deve morire", ambientato nella prigione romana di Rebibbia e insignito dell'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino. "Sono felice per i mei amici detenuti oltre che per l'Italia che finalmente vince un premio fantastico in un festival difficile come quello di Berlino e per niente commerciale". "Andai a Berlino, su delega dei detenuti che hanno recitato nel film e pensavo che il film avrebbe vinto un premio – prosegue. Pur sperandolo, non immaginavo si trattasse proprio dell'Orso d'oro". Si tratta di detenuti-attori dall'esperienza di recitazione "già maturata in carcere e che con la regia dei fratelli Taviani hanno dato il meglio di sé". Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005) Phoca PDF

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Ansa, 19 febbraio 2012 Garante carceri Lazio: felice per detenuti è un film bellissimo Cinema: festival Berlino; vincono i Taviani con "Cesare deve morire", ringrazimenti ai detenuti Ristretti Orizzonti - www.ristretti.org

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Cinema: festival Berlino; vincono i Taviani con "Cesare deve morire", ringrazimenti ai detenuti

Ansa, 19 febbraio 2012

 

Vittorio e Paolo Taviani, 163 anni in due, si rimpallano come ragazzi al Berlinale Palast l'Orsod'oro che hanno appena vinto alla 62/ma edizione del Festival di Berlino con "Cesare devemorire", ma il pensiero di entrambi va solo ai carcerati, i veri eroi di questo film. Spero chequalcuno tornando a casa dopo aver visto "Cesare deve morire" pensi che anche un detenuto,su cui sovrasta una terribile pena, è e resta e un uomo. E questo grazie alle parole sublimi diShakespeare". Questa una delle frasi più toccanti di Vittorio Taviani stasera ricevendo quelpremio che l'Italia non aveva dal 1991 quando vinse Marco Ferreri per "La casa del sorriso". Ilfilm, ambientato nel carcere di Rebibbia, nella sezione "Fine pena mai", racconta appunto latragedia di Shakespeare con le voci dei carcerati, ognuno nel proprio dialetto.

Anche dal fratello Paolo, arriva, subito dopo, l'omaggio ai carcerati: "Voglio fare alcuni dei loronomi: a loro infatti va il nostro pensiero, mentre noi siamo qui tra le luci sono nella solitudinedelle loro celle. E quindi dico grazie a Cosimo, Salvatore, Giovanni, Antonio, Francesco eFabione". "Cesare deve morire" - prodotto da Kaos in collaborazione con Rai Cinema edistribuito dalla Sacher dal 2 marzo - va detto che è subito conquistato la stampa estera aBerlino. E il fascino di questo film in bianco e nero e, solo alla fine, a colori ha colpito anche perquanto riguarda le vendite al mercato. Il film è già stato acquistato da Francia, Spagna, Brasile,Danimarca, Iran e Taiwan e sono state avviate trattative per la commercializzazione del titoloanche in Giappone e negli Stati Uniti. Infine, i fratelli Taviani - dicono all'Ansa - la loro fermavolontà di far vedere "Cesare deve morire" (che ha ricevuto anche il premio Ecumenico Ocic)quanto prima ai carcerati: "andremo al più presto a Rebibbia a far vedere ai nostro amicicarcerati il film anche se non nascondiamo che sarà dura per loro. Perché, oltre a vedersirecitare, dovranno anche assistere, nei titoli di coda, all'elenco della pena e dei loro reati". Verasoddisfazione, infine, per la vittoria dei Taviani, arriva da parte Rai Cinema, dai vertici Raipresidente e direttore generale e dall'Anica.

 

Garante carceri Lazio: felice per detenuti è un film bellissimo

 

"Un film d'arte bellissimo, un successo reale". Il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroniè "felice per i detenuti" che hanno preso parte al film dei fratelli italiani Paolo e Vittorio Taviani,"Cesare deve morire", ambientato nella prigione romana di Rebibbia e insignito dell'Orso d'Oroal Festival del Cinema di Berlino. "Sono felice per i mei amici detenuti oltre che per l'Italia chefinalmente vince un premio fantastico in un festival difficile come quello di Berlino e per nientecommerciale". "Andai a Berlino, su delega dei detenuti che hanno recitato nel film e pensavoche il film avrebbe vinto un premio – prosegue. Pur sperandolo, non immaginavo si trattasseproprio dell'Orso d'oro". Si tratta di detenuti-attori dall'esperienza di recitazione "già maturata incarcere e che con la regia dei fratelli Taviani hanno dato il meglio di sé".

Registro Stampa del Tribunale di Padova (n° 1964 del 22 agosto 2005)

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Nel film ci sono "momenti straordinari di recitazione altissima". Il Garante ha detto di aver visto idetenuti-attori venerdì: "Abbiamo chiacchierato - ha raccontato - erano emozionati. Gli avevodetto che ci sarebbe stato un premio, ma non immaginavo questo, e che avremmo fatto festatutti insieme". Ora il Garante spera che all'anteprima anche alcuni dei protagonisti del filmpossano partecipare: "Parlerò con il magistrato di sorveglianza".

 

Alemanno: motivo d'orgoglio per l'Italia e per la città di Roma

 

"L'Orso d'Oro conquistato dai fratelli Taviani al Festival del Cinema di Berlino rappresenta unmotivo d'orgoglio per l'Italia e per la città di Roma. Abbiamo seguito con attenzione e passionele riprese all'interno del carcere di Rebibbia, consapevoli che si stava girando una pellicolacoraggiosa e difficile soprattutto per il tema che veniva trattato. Paolo e Vittorio Taviani sonoriusciti ancora una volta a dimostrare la loro straordinaria capacità artistica e il loro incredibiletalento". Lo dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

 

Scaglia (Rai): Orso d'Oro premio importante perché punta luce nuova su carceri

 

"Cesare deve morire è un'opera che tocca magistralmente le corde profonde della vitacarceraria, tra battute shakespeariane e dialetti quotidiani, tra il desiderio di riscatto e la durezzadelle pene da scontare. Anche per questo l'Orso d'Oro è un premio importante, perché puntauna luce nuova su un tema di grande attualità come la drammatica situazione in cui si trova ilnostro sistema carcerario, e porta all'attenzione del pubblico il lavoro straordinario svoltoquotidianamente dagli operatori che tentano con ogni mezzo, anche con l'arte e il teatro, ilrecupero di tante vite difficili". Lo ha dichiarato in una nota Franco Scaglia, presidente di RaiCinema.

"Dopo ben ventun anni - ha aggiunto - l'Ad Paolo Del Brocco - il cinema italiano torna a vincerea Berlino. Lo fa con un film su un tema difficile, di forte impegno, con un linguaggio di grandecinema come solo i nostri migliori autori sanno fare. Siamo molto orgogliosi di aver contribuito aprodurre "Cesare non deve morire" un'opera che rientra nella nostra linea di produzione dicinema civile, e che risponde appieno al nostro mandato di servizio pubblico confermandol'importanza dell'impatto di Rai Cinema e della Rai sull'industria culturale e cinematograficaitaliana. I nostri complimenti a Paolo e Vittorio Taviani che con questa opera hanno scrittoun'altra grande pagina di cinema".

 

Lei (Rai): Orso d'Oro orgoglio per la Rai e per l'Italia

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"Ricevere un riconoscimento così prestigioso al Festival del Cinema di Berlino, è per la Rai eper il cinema italiano, motivo di grande soddisfazione ed orgoglio". Con queste parole il direttoregenerale della Rai, Lorenza Lei, ha accolto la notizia dell'Orso d'Oro per il film "Cesare devemorire" dei fratelli Taviani. "Quando Rai Cinema, con la società di produzione Kaos, hannodeciso di contribuire a realizzare questa pellicola - racconta - sapevamo che avremmoaffrontato una sfida complessa. Scegliere di raccontare una realtà difficile e piena dicontraddizioni qual è quella carceraria italiana, promuovendo un film che avesse anche unrespiro internazionale, sembrava un obiettivo troppo ambizioso. Rappresentare poi i dimenticati,gli invisibili, gli esclusi; e allo stesso tempo dare loro voce e, grazie all'arte, restituire nuovadignità all' esistenza di condannati, sembrava un progetto ancora più difficile. Ma la Rai ci hacreduto e ha avuto ragione. Convincendo anche il mercato cinematografico internazionale".

La Direzione Commerciale Rai ha infatti già concluso le vendite di "Cesare deve morire" inFrancia, Spagna, Brasile, Danimarca, Iran e Taiwan e sono state avviate trattative per lacommercializzazione del titolo anche in Giappone e negli Stati Uniti. Oggi questo successo cirafforza e ci sprona a fare di più. È stata infatti promossa con convinzione la realizzazione di undocumentario di Rai Cinema, in due puntate, sulla realtà carceraria in onda a maggio sulla terzarete. Un viaggio in tutto il Paese, nel profondo del sistema penitenziario italiano contestimonianze a più voci che mettono in luce i problemi drammatici legati alla detenzione e allavoro di recupero degli istituti penitenziari. Anche, e forse, soprattutto questo è serviziopubblico, conclude il Dg.

 

La trama del film dei Taviani vincitore del Festival di Berlino

 

"Cesare deve morire", il film dei fratelli Taviani vincitore dell'Orso d'oro a Berlino è undocumentario, in uscita nelle nostre sale il 2 marzo 2012, che ci racconta la vita dei detenutinella Sezione di Alta Sicurezza del carcere Rebibbia di Roma, dove si trovano, per la maggiorparte, condannati all'ergastolo perché appartenenti alle organizzazioni della criminalitàorganizzata (mafia, camorra, etc..).

La situazione nelle carceri in Italia, tema molto sentito nel nostro Paese, ha commosso ilFestival di Berlino 2012, facendo vincere ai fratelli Taviani l'Orso d'oro. E proprio i registi hannodedicato il prestigioso riconoscimento ai detenuti protagonisti del documentario "Cesare devemorire". "Questi detenuti-attori hanno dato se stessi per realizzare il film. A loro va il nostropensiero, mentre noi siamo qui tra le luci, loro sono nella solitudine delle loro celle. Anche undetenuto, su cui sovrasta una terribile pena, resta un uomo, grazie alle parole sublimi diShakespeare" , hanno detto i Taviani. Il film ci racconta appunto le storie personali dei varidetenuti, che si intrecciano con una rappresentazione teatrale di un'opera di Shakespeare. Susoggetto e sceneggiatura di Paolo e Vittorio Taviani, il film, prodotto da Kaos Cinematografica incollaborazione con Rai Cinema, è una docu-fiction che vede come attori gli stessi detenuti, dei

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quali alcuni segnati dalla "fine pena mai". Il filmato, in bianco e nero, come tutto il film, ci portanelle atmosfere della pellicola che segue le prove dei laboratori teatrali che fanno i detenuti,chiamati a mettere in scena la tragedia Giulio Cesare di William Shakespeare.

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