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Francesco G. Manetti https://www.ereticamente.net/2016/05/fascismo-fumetto-saturno-contro-la-terra-seconda-parte-di-francesco-g-manetti.html Rispetto all’impianto narrativo ricco di venature fantasy di S.K.1, il capolavoro avventuroso-futuristico di Guido Moroni Celsi che abbiamo già incontrato su queste colonne elettroniche, la fantascienza della pluriennale saga del “Saturno contro la Terra” di Pedrocchi, Zavattini e Scolari punta maggiormente sul “senso del meraviglioso” che scaturisce dai prodigi scientifici e tecnologici in azione. Scienza e tecnologia, come vedremo, non sono però il fine ultimo, né la soluzione unica dell’intrec nell’epopea di “Saturno”; anzi, sono spesso causa dei maggiori disastri, ed è piuttosto l’Uomo con il suo Ingegno e la sua Idea l’asso nella manica della Terra attaccata dalle forze allogene ostili. La prima pagina di “Saturno contro la Terra”, apparsa su “I Tre Porcellini” n. 93 (Anno III) del 31 dicembre 1936 Da un punto di vista delle “battaglie editoriali” l’italianissimo “Saturno” della milanese Mondadori si contrappose fin dalla sua prima tavola, apparsa su “I Tre Porcellini” n. 93 (Anno III) del 31 dicembre 1936, all’americano “Flash Gordon” pubblicato nello Stivale sul periodico “L’Avventuroso” della fiorentina Nerbini – a partire dal n. 1 (Anno I) del 14 ottobre 1934. Il celebre personaggio creato da Alex Raymond era nato negli Stati Uniti una decina di mesi prima, stampato sugli inserti domenicali a colori dei giornali a stelle-e-strisce e distribuito dall’agenzia King Features Syndicate dal 7 gennaio 1934 in poi. Mentre Nerbini decise di inaugurare la sua nuova testata proprio con Gordon, dandogli l’onore della prima pagina a colori, la Mondadori fece partire “Saturno” a pag. 2, su un fascicolo di una collana varata ormai da tempo… In realtà il periodico dedicò alla saga parte della copertina (che in quel particolare caso non era a fumetti, come avrebbe voluto la tradizione dell’epoca, ma illustrata) di quel numero speciale, una sorta di “almanacco natalizio” a doppia foliazione. Del resto, quella copertina, era di per sé un piccolo capolavoro, essendo opera dell’immenso Antonio Rubino, uno dei pionieri del fumetto tricolore.

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Rispetto all’impianto narrativo ricco di venature fantasy di S.K.1, il capolavoro avventuroso-futuristicodi Guido Moroni Celsi che abbiamo già incontrato su queste colonne elettroniche, la fantascienza dellapluriennale saga del “Saturno contro la Terra” di Pedrocchi, Zavattini e Scolari punta maggiormentesul “senso del meraviglioso” che scaturisce dai prodigi scientifici e tecnologici in azione. Scienza etecnologia, come vedremo, non sono però il fine ultimo, né la soluzione unica dell’intreccionell’epopea di “Saturno”; anzi, sono spesso causa dei maggiori disastri, ed è piuttosto l’Uomo con ilsuo Ingegno e la sua Idea l’asso nella manica della Terra attaccata dalle forze allogene ostili.

La prima pagina di “Saturnocontro la Terra”, apparsa su “I TrePorcellini” n. 93 (Anno III) del 31dicembre 1936

Da un punto di vista delle “battaglie editoriali” l’italianissimo “Saturno” della milanese Mondadori sicontrappose fin dalla sua prima tavola, apparsa su “I Tre Porcellini” n. 93 (Anno III) del 31 dicembre1936, all’americano “Flash Gordon” pubblicato nello Stivale sul periodico “L’Avventuroso” dellafiorentina Nerbini – a partire dal n. 1 (Anno I) del 14 ottobre 1934. Il celebre personaggio creato daAlex Raymond era nato negli Stati Uniti una decina di mesi prima, stampato sugli inserti domenicali acolori dei giornali a stelle-e-strisce e distribuito dall’agenzia King Features Syndicate dal 7 gennaio1934 in poi. Mentre Nerbini decise di inaugurare la sua nuova testata proprio con Gordon, dandoglil’onore della prima pagina a colori, la Mondadori fece partire “Saturno” a pag. 2, su un fascicolo diuna collana varata ormai da tempo… In realtà il periodico dedicò alla saga parte della copertina (chein quel particolare caso non era a fumetti, come avrebbe voluto la tradizione dell’epoca, ma illustrata)di quel numero speciale, una sorta di “almanacco natalizio” a doppia foliazione. Del resto, quellacopertina, era di per sé un piccolo capolavoro, essendo opera dell’immenso Antonio Rubino, uno deipionieri del fumetto tricolore.

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La prima tavola domenicale diFlash Gordon (14 ottobre 1934): leanalogie con “Saturno” sonoevidenti.

“…questo non può essere un meteorite!”

Può essere fatto fra le prime vignette di “Saturno” e quelle di “Flash Gordon” un parallelismo quasiperfetto: un misterioso oggetto siderale in rotta di collisione col nostro pianeta, le metropoli terrestriin allarme, i giornali che strillano la notizia in prima pagina, il panico generale, l’anziano scienziatoastronomo che cerca un rimedio, il giovane eroe che si getta nella mischia con coraggio e idealismo,gli alieni, i razzi interstellari, le potenti armi. In realtà, nel prosieguo, le vicende gordoniane prendonoun sentiero diverso, più assimilabile al fantasy, al “cappa e spada”, che alla fantascienza “dura &pura” (quella che gli anglofoni definiscono hard science fiction); e infatti, come avevamo sottolineatonel pezzo qui pubblicato il 3 settembre 2015, fu S.K.1 di Moroni Celsi il vero diretto concorrenteitaliano del lavoro di Raymond. Zavattini, Pedrocchi e Scolari preferirono invece differenziarsi,indagare altri panorami del fantastico, avvicinarsi maggiormente agli universi di H. G. Wells e di JulesVerne – e puntare più sulla macchina, sull’aeromobile, sui viaggi spaziali, sulle architettureavveniristiche, sull’elettromagnetismo, sulla gravità, sugli armamenti da fine del mondo, sulleradiazioni di ogni genere; e dunque – rispetto sia a S.K.1, sia a Gordon – meno o punti mostri, stranerazze umanoidi, mantelli, cimieri, lame, calzari, amori, gelosie e muscolature al vento. S.K.1 potrebbeanche essere visto come un bonario “concorrente editoriale interno” di Saturno… Lo si evince ancheda una curiosità grafica: il razzo Excelsior dello stolido Prof. Leducq (personaggio negativo) è del tuttosimile al velivolo che appare nell’opera di Moroni Celsi – quasi fosse una simpatica beffa fra “addettiai lavori” della stessa casa editrice!

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La prima pagina di “S.K.1” su“Topolino” n. 151 del 17 novembre1935. Altre analogie con FlashGordon.

La natura viene dunque spodestata – con tutto il romanticume dei suoi stantii chiar di luna – dal ferroe dall’acciaio, in una sorta di scoppiettante manifesto futurista a fumetti! Quello che all’inizio diSaturno contro la Terra (il titolo del primo episodio, che dà il nome a tutta la serie e del quale cioccuperemo in questo pezzo) pare essere un meteorite che si è staccato dal colosso con gli anelli perdirigersi contro la Terra è in realtà un possente velivolo alieno, insomma un vero e proprio UFO – odOVNI che dir si voglia. Questo geniale artificio narrativo è tutt’ora usato (e abusato, sigh!) dallacinematografia hollywoodiana: pensiamo soltanto a Independence Day, diretto nel 1996 dal RolandEmmerich (ben 60 anni dopo “Saturno”!), dove un’immensa nave extraterrestre viene al principioscambiata per un asteroide, una cometa o qualcosa di simile; poi gli esperti cambiano idea, perché ilpresunto corpo celeste, avvicinandosi alle nostre coordinate spaziali, rallenta e vira…

Leducq con il suo razzo Excelsior, del tuttosimile al velivolo S.K.1

A pensarci bene anche l’ipotesi, poi rivelatasi fasulla, di un meteorite che si staccava dalla superficiedi Saturno per dirigersi verso la Terra (lasciando da parte il fatto che Saturno, essendo gassoso, nonha una superficie solida) non era poi del tutto peregrina – anche se sarebbe più esatto parlare di“meteoroide” (visto che il “meteorite” propriamente detto è quello che rimane sulla superficied’impatto dopo lo schianto di un meteoroide). Sono stati infatti trovati sulla Terra frammentiprovenienti addirittura da… Marte. Come? Si tratterebbe, secondo le teorie più accreditate, di pezzidel Pianeta Rosso che si sono staccati dalla sua crosta in seguito a rovinose cadute di asteroidi e che,sfuggiti alla sua attrazione gravitazionale, hanno viaggiato nello spazio fino a raggiungere il Mondo.

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Il titanico razzo dei Saturniani entranell’atmosfera provocando sfaceli e atterranelle regioni artiche

“…l’immensa macchina volante…”

Il “proiettile planetario” che, nella fantasia degli autori, atterra nelle nostre regioni artiche utilizza etrasporta a bordo una tecnologia fuori da ogni immaginazione, una tecnologia allo stesso tempodistruttiva e costruttiva, che spinge i nostri eroi terrestri a sforzarsi per fare un balzo in avanti, inmodo da poter sperare di più efficacemente contrastarla: e dunque ecco che dalle nostre officineusciranno nuovi modelli di aerei e persino un razzo stellare. Anche questo spunto di tramaritroveremo nella fantascienza letteraria e cinematografica del domani. Ci riferiamo, per esempio, almonolito nero che appare nel film 2001: Odissea nello Spazio (diretto da Stanley Kubrick nel 1968,ispirandosi a un breve racconto di A. C. Clarke, La sentinella, datato 1948). Una delle speculazionisulla natura e sullo scopo del misterioso oggetto scuro a forma di parallelepipedo che nella pellicolaappare a ogni momento cruciale nella storia dell’Uomo (la scoperta dell’utensile e la prima guerra, ilviaggio nello spazio…) è che non sia un semplice testimone, un “radiofaro” che avverte i suoimisteriosi costruttori dei più importanti progressi umani (e dunque del pericolo che ne può derivare),ma che sia la causa stessa di tali progressi. La spinta aliena all’evoluzione biologica e culturale:un’idea simile la ritroviamo nella quadrilogia sui Giganti di Ganimede, scritta da James P. Hogan tra lafine dei ’70 e i primi ’90, libri nei quali inoltre, si fantastica su un antichissimo pianeta che esplode, icui frammenti diventeranno Plutone e la Fascia degli Asteroidi, e il cui satellite naturale si staccheràdall’orbita per viaggiare lontano, diventando… la nostra Luna!

Il misterioso monolito nero di “2001: Odisseanell spazio”

E ora un inciso, che funge anche da premessa ai discorsi successivi. Nel 1817 il poeta britannicoSamuel T. Coleridge, che pescò a piene mani nel sogno, diventando uno degli involontari precursori

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del genere fantastico, nella sua Biografia Litheraria parlò di volontaria sospensione dell’incredulità daparte del lettore in presenza di lavori che implicano riferimenti a situazioni palesemente irreali.Nell’opera fantascientifica l’autore chiede infatti al lettore un vero e proprio atto di fede, per potersigodere appieno la creazione letteraria, senza indignarsi di fronte all’impossibile. Per certi scrittori,come Tolkien, Lovecraft, Lewis, Asimov e i più recenti King e Martin, si parla addirittura di“mitopoiesi”, di creazione del mito – intendendo con ciò riferirsi all’architettura perfettamente auto-plausibile, agli elementi, ai collegamenti e alle situazioni ricorrenti fra titoli diversi, alla minuziosacostruzione di scenari, costumi, lingue, personaggi, periodi storici, e così via… nei loro romanzi. Nelfumetto internazionale pensiamo al disneyano Carl Barks e alla sua edificazione, intorno alla famigliadei Paperi, di una Paperopoli più reale del reale, con una sua ben precisa urbanistica; pensiamo poi aifumetti della DC o della Marvel, dove centinaia di personaggi si muovono su un palcoscenico comuneperfettamente coerente con se stesso, obbediente a ben precisi canoni. Nel cinema guardiamo invecea Lucas, con l’invenzione del complesso universo di “Star Wars”; in TV possiamo infine gettare unocchio alla profonda impalcatura pluridecennale di “Star Trek”, centinaia di episodi in quasi 30stagioni spalmate su cinque serie diverse, fatta di decine e decine di razze aliene, guerre interstellari,burocrazie, federazioni, imperi, macchinari – il tutto sullo sfondo di una fisica creata appositamenteper permettere teletrasporto massivo, armi a raggi, comunicazioni e viaggi a velocità ultraluminiche.

Samuel Taylor Coleridge (1772 –1834)

J. R. R. Tolkien, che integrò nei suoi scritti fantasia, miti, archetipi, antiche tradizioni e suggestionistoriche, si riferiva a questo processo narrativo col termine di “subcreazione”, dove i “MondiSecondari” erano il frutto dell’ingegno dello scrittore, il “Subcreatore” per eccellenza (così nel saggioSulle fiabe, incluso nella raccolta Albero e foglia); riguardo a Feeria, il Regno delle Fate, il padre degliHobbit sosteneva che il suo merito risiede nei suoi effetti, tra i quali va annoverata la soddisfazione dialcuni primordiali desideri umani; e uno di essi è quello di sondare le profondità dello spazio e deltempo; un altro è quello di aver comunione con altri esseri viventi; sicché un racconto può trattaredella soddisfazione di questi desideri, con o senza l’intervento della macchina o della magia, e nellamisura in cui riuscirà efficace si approssimerà alla qualità della fiaba e ne avrà il sapore. E più avanti,parlando dei meccanismi e dei codici narrativi: se possiamo distinguere il verde dall’erba, l’azzurro dalcielo, il rosso dal sangue, abbiamo già il potere di un mago, per lo meno a un certo livello; e si desta

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allora il desiderio di esercitare tale potere su mondo esterno alla nostra mente. Non ne consegue chetale potere noi lo useremo appropriatamente a ogni livello. Possiamo stendere un ferale verde sulvolto di un uomo e generare un orrore; possiamo far germogliare boschi di argentee foglie e farindossare agli arieti velli d’oro, possiamo mettere fuoco caldo nel gelido ventre del drago. Ma tali“fantasie”, come si usa chiamarle, sono la matrice di nuove forme; ha inizio Feeria; l’uomo diviene unsubcreatore.

John Ronald Reuel Tolkien (1892 – 1973)

Del resto Mythopoeia, dove si inneggia all’Uomo sub-creatore, è proprio il titolo di un erudito eappassionato poema di Tolkien, redatto in difesa della creazione dei miti, contro tutti coloro che sonoportati ad accantonare la letteratura “di genere” bollandola come “cumulo di sciocchezze infantili”.Invero tentiamo noi “sognatori” / di ingannare i nostri timidi cuori / e debellare gli orribili Fatti! (versida Mitopoeia, nella traduzione fatta per Bompiani da Fabrizio Dubosc).

“…le macchine sciolgono il ghiaccio…”

La potenza della saga di “Saturno contro la Terra” sfiora per l’appunto la mitopoiesi. E sicuramente,per godere appieno dell’epopea fumettistica che iniziò nel 1936 e terminò nel dopoguerra, occorremettere in gioco la sospensione dell’incredulità. Questo addirittura su due livelli. Il primo è quello“tolkieniano”, classico, alla Coleridge: per godersi fino in fondo il fumetto dobbiamo stare al gioco,accettare il fantastico e il fantascientifico come fossero dati di fatto e cose reali. Il secondo livello èpiù sottile da indagare: leggere nel XXI secolo inoltrato un’opera fantascientifica immaginata 70-80anni prima di quest’era – dove persino il cosmo di Matrix è ormai datato – ci richiede l’ulteriore sforzodi calarci non solo nella fantasia, accettandola, ma nella fantasia antica, nelle meraviglie di un domaniimmaginato ieri, con tutte le sue affascinanti ingenuità! Ecco dunque, per esempio, che lo sterminatoapparecchio che porta gli alieni inter nos per atterrare ha comunque bisogno di ruote, tradizionaliseppur colossali. Poi: l’energia elettrica per far funzionare tutto l’immenso ambaradan che i Saturnianicostruiscono sull’Artide viene ottenuta sciogliendo il ghiaccio in giganteschi macchinari, dai quali sisprigionano immani cascate d’acqua che vanno ad azionare ciclopiche turbine, in una sorta diimpossibile “moto perpetuo”: da dove arriva infatti la corrente per far funzionare gli apparati inizialiper la fusione glaciale? Inoltre, i piani di guerra dei Saturniani, che dispongono di sistemi simili allatelevisione, sono però impressi su fogli di quello che pare normalissimo acetato. Infine, fannotenerezza le “fumate” che il razzo terrestre emette… nello spazio (!) per confondere il vascellosaturniano, che usa da par suo una “rete d’acciaio” (sempre nello spazio!) per catturare velivolinemici. E così via…

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La macchina saturniana che crea energiasciogliendo il ghiaccio: moderno esempio dimoto perpetuo!

“…onde concentriche che annullano la forza di gravità…”

Questi saporiti “fanta-arcaicismi”, specchio di un’epoca lontana, vengono però controbilanciati da unaridda di stupefacenti e ultrafuturibili intuizioni narrative. Paradigma di questa ridda di straordinarieinvenzioni è la macchina che annulla la forza di gravità, sparando “onde concentriche”. Novitàassoluta, se pensiamo che le “onde gravitazionali” sono state osservate per la prima volta solo nel2016… Inoltre il controllo della forza di gravità prevede una profonda comprensione della forza stessa(gravitoni?), sulla quale invece la comunità scientifica si sta ancora spaccando il cervello! Ci sono poi i“sibilanti”, armi prodigiose saturniane che inceneriscono senza sforzo le armate aree terrestri: veri epropri cannoni a raggi (non a caso si parla nel fumetto di “micidiali fiammate”) come quelli montatisulle astronavi dal ciclo di “Star Trek” in poi. E come non associare gli “imbuti aspiranti” cherisucchiano aerei come fossero foglie secche ai “raggi traenti” delle varie epopee fantascientifiche delgrande e piccolo schermo? Un altro prodigio è quello dei “raggi nutrienti”, con i quali i Saturnianievitano la fatica di mangiare e lo spreco di tempo del dormire: bagnandosi in quella luce corroboranterecuperano forze fisiche e agilità mentale.

I raggi nutrienti che i Saturniani usano pervelocemente rifocillarsi!

Si tratta dell’idea che l’energia e la massa siano in qualche modo equivalenti: invece che ingurgitarecibo massivo e aspettare che l’organismo lo trasformi lentamente in energia, questi intelligentiextraterrestri mangiano direttamente energia! Veri padroni dell’elemento E, i Saturniani usano lacorrente anche per indurre ipnosi e sono capaci di sommare guerra chimica e guerra elettronica inun’unica soluzione. Possono infatti generare e guidare a distanza una “nube nera” (oggi potremmodire che è formata da nanoparticelle, come il robot Klaatu nel tutto sommato godibile rifacimento diUltimatum alla Terra) che asfissia le popolazioni di intere città, distruggendo in un baleno tutte leinfrastrutture (la cavia è Cristiania, ovvero Oslo). Altre radiazioni (gravitazionali?) vengono utilizzatedal nemico ultraplanetario per far uscire il Tamigi dal suo alveo e allagare la capitale britannica (c’èanche Radio Londra che lancia un disperato SOS). Infine i Saturniani riescono a collegarsi con il loromondo e ricevere direttamente da lassù l’energia di cui hanno bisogno: è il sogno del domani, quello

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di spedire “via radio”, senza cavi, tutta l’energia necessaria, da usarsi alla bisogna, in tempi e luoghisuccessivi a quelli della produzione.

La devastazione della capitale britannica e ilSOS lanciato da Radio Londra

La metropoli centrale di Plutone, pianeta oggetto delle brame dei Saturniani, sfrutta potentissimicampi elettromagnetici per rimanere sospesa sopra l’oceano di melma radioattiva che riveste illontano globo: grande anticipazione questa degli autori mondadoriani, e lo stesso Plutone, in quel1936, era dopotutto fresco di conio, essendo stato individuato in fotografia per la prima volta solo nel1930, e ipotizzato da appena una trentina di anni (nel 1906 uno dei primi a suggerirne l’esistenza fuun giovanissimo H. P. Lovecraft). Gli scienziati della Terra, trovato il sistema per bonificare Plutone daifanghi impestati di radium (elemento prezioso al quale miravano quelli di Saturno), fanno fiorire dallostrame foreste e rigogliosi giardini fruttiferi: è un chiaro processo di terraformazione, oggi ben notoespediente narrativo che, nella fantascienza più matura, consente agli esploratori spaziali di rendereospitali pianeti ostili – cambiandone innanzitutto l’atmosfera, facendo piovere, spargendo semi emicroorganismi, etc.

La fantastica capitale di Plutone, sospesaelettromagneticamente

Precursori in tutto, i nostri autori “scoprono” anche il segreto dell’invisibilità. “Scoprono” nel sensotecnologico, visto che per via chimica già ci aveva pensato Wells nel 1897. Oggi tessuti chegarantiscono una specie di invisibilità a chi li indossa vengono studiati nei laboratori di ricercamilitare. In chiusura, l’arma estrema dei Saturniani: migliaia di animali della Terra vengono condotti inun titanico recinto e ingranditi a suon di radiazioni. Si presume che il procedimento sia lo stesso delraggio per nutrirsi, altrimenti queste bestie rese enormi artificialmente sarebbero tanto pococompatte (aumenterebbe il loro volume, ma non il loro peso) da volar via col vento: accrescere lamassa tramite l’energia, come viene fatto negli acceleratori di particelle.

“…strani uomini di statura sui due metri…”

Immersi in questo presente proiettato nel futuro i protagonisti della saga sono estremamente

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caratterizzati dagli autori, e sembrano prendere per davvero vita dalla carta del fumetto. L’astronomoitaliano, il Professor Marcus, che per primo riesce a capire, grazie al suo telescopio e a una potentemacchina fotografica a esso collegata, che da Saturno sta arrivando un oggetto guidato da vitasenziente, è assistito dal giovane e brillante allievo Ciro, esperto pilota, uomo d’azione, pronto alsacrificio per il bene della Nazione – spesso accompagnato dal fido Bastiano.

Il Prof. Marcus e l’aviatore Ciro, salvatoridell’Italia e del Mondo

Marcus implora il consesso scientifico (guidato dallo scettico Leducq) di credere alla minaccia spazialeche incombe, ma se non viene deriso, poco ci manca: è il prototipo dello scienziato “alternativo”,posto fuori dagli stretti giri accademici, isolato dalla casta, uomo solo che, pur potendo sfoderareinoppugnabili prove, deve gridare più forte del coro per farsi ascoltare. Prenderà alla fine la suarivincita, proprio quando i branchi di bestie scatenate ingigantite dagli alieni stanno per distruggere ilcentro di Milano; il collegamento con Saturno che permette agli extraterrestri di ricevere energia inabbondanza per i loro macchinari (senza dover ricorrere al “moto perpetuo”!) viene tagliato e Marcus,affacciato dal balcone di un palazzo romano impavesato col Tricolore, annuncia: …e ora la nostraparola d’ordine è ricostruire! L’Italia, culla della civiltà del mondo, ha vinto e darà l’esempio, comesempre, di quali miracoli siano capaci l’ordine e la disciplina!!

L’imponente Rebo e il fido Nutor

Gli imponenti Saturniani che arrivano sulla Terra con complessi progetti di conquista e d’espansione

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nel Sistema Solare (pianificano di usare il nostro pianeta come base per attaccare… Plutone, scopronoi Nostri) sono guidati da Rebo, un personaggio di statura mitica che suggestionerà generazioni dilettori, come ebbe a definirlo Leonardo Gori, uno dei massimi esperti italiani del fumetto anteguerra(su “Comic Art” n. 116 del giugno 1994, nel periodo in cui anche il sottoscritto si onorava dicollaborare al prestigioso mensile romano ideato da Rinaldo Traini). Deciso, autoritario, cinico, sicurodel suo potere, aiutato dal suo vice Nutor, zdice ai suoi, riferendosi ai deboli terricoli: Hanno dellemacchine che non valgono nulla! Distruggerli tutti sarà un gioco!

Più gentili e raffinati, con le loro città allo stesso tempo avveniristiche ed estremamente ricercatenelle decorazioni, sono i Plutoniti, che Rebo, avendo tradito un iniziale patto d’alleanza siglato conloro in funzione anti-terrestre, vorrebbe ora sottomettere al pianeta con gli anelli. Affascinante laregina del remoto mondo, Sulinea – elfica, nobile e dai tratti iperborei.

Sulinea, l’affascinante regina deiPlutoniti, nella sala del trono

…l’immane fronte di cavalli, buoi e tori giganti raggiunge le prime case di Milano…

Come in ogni buona opera di fantascienza d’azione, non manca nel capolavoro di Zavattini, Pedrocchie Scolari il gusto per il catastrofico e l’apocalittico. Tutto inizia con l’arrivo del razzo di Rebonell’atmosfera. Lo spostamento d’aria prodotto dall’olimpico velivolo fa precipitare in mare tutti gliaerei inviati a intercettarlo e abbatte tutto quanto nel raggio di 1000 chilometri. Le armi da battagliadei Saturniani, come i “sibilanti” e gli “imbuti aspiranti”, fanno fuori altre migliaia di aeromobili. Ighiacci del Polo Nord vengono sciolti per procurarsi energia. Una “nube nera”, pestilenza tecnologicain pieno XX secolo, riporta in Norvegia incubi di morie medievali. Radiazioni misteriose fannostraripare il Tamigi e radono al suolo Londra.

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Berlino, Parigi e New York distrutte daititanici animali mutati dalla tecnologiasaturniana

Il culmine di questa gara alla fine del mondo lo troviamo però nel finale, con gli animali accresciuti pervia radiante: Berlino viene distrutta da rospi giganti; Parigi – con i suoi simboli come la Torre Eiffel –viene devastata da buoi grandi come case; New York, in un anticipo di 65 anni sull’undici settembre,viene rasa al suolo da lucertole della taglia di Godzilla – anche qui anticipando qualcosa, ovvero i filmgiapponesi di 20 anni dopo…

L’ultima nazione destinata a cadere è l’Italia, per la quale gli autori di Saturno contro la Terraritagliano – ovviamente – un ruolo speciale: le fiere sovradimensionate scavalcano le Alpi e si dirigonoinesorabili verso il capoluogo lombardo, cominciandone già a pesticciare le periferie; aquile grandicome i mitologici Roc sorvolano il Duomo e sfiorano con gli artigli la “Madunina”…

La fantastica devastazione di Milano del1936…

Una metropoli fantastica, sulla quale Zavattini tornerà quindici anni dopo, con il film Miracolo a Milano(diretto da De Sica). L’Italia vince, per un soffio, e gli alieni, almeno per ora, tornano alle loro cabilecon la coda fra le gambe. In queste sequenze da tauromachia al cubo Scolari raggiunge davvero

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vertici artistici difficilmente pareggiabili, tratteggiando animali e paesaggi urbani con estrema periziae realismo.

…anticipa di 15 anni la metropoli fantasticacome appare in “Miracolo a Milano”

Sulla sceneggiatura e sui disegni ritorneremo comunque alla fine di questo nostro excursus su“Saturno contro la Terra”, un avvincente capolavoro senza tempo, che fa diga al fluire dei decenni.

(fine seconda parte)

Francesco G. Manetti