Il piano strategico e il piano della prestazione della Regione 2014-2018.
RISERVA NATURALE REGIONALE “Lago di Posta Fibreno” · 2015-03-24 · Il rapporto con il Piano...
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RELAZIONE GENERALE
PIANO DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI POSTA FIBRENO”
SINDACO:
Dr. Adamo Pantano
RUP
Geom. Gabriele Di Passio
GRUPPO DI LAVORO:
Arch. Luigi Ferri (Coordinatore, Progettista)
Arch. Cinzia Bellone (Progettista)
Agr. Dott. Emiliano Agrillo (Naturalista)
Ing. Antonio Mele (Collaboratore)
Geol. Eugenia Petrillo ( consulente)
UFFICIO DI PIANO: AREA AMMINISTRATIVA
Dr.ssa Maria Concetta Carbone
Rag. Raffaele Farina
Rag. Pasqualina Lecce
AREA TECNICA
Geom. Salvatore Di Carlo
Geom. Antonio Lecce
RISERVA NATURALE REGIONALE
“Lago di Posta Fibreno”
2
SOMMARIO
1 RAPPORTO AMBIENTALE .................................................................................................... 4
1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva
Naturale ............................................................................................................................ 4
Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni
istituzionali e territoriali ........................................................................................... 4
Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree
naturali protette ..................................................................................................... 4
L’istituzione della Riserva ................................................................................................... 9
Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta
Fibreno (SIC/ZPS IT6050015) .................................................................................. 9
Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) ............................... 10
Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale ............................................ 13
Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale .......................... 14
Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) ............................. 17
Il rapporto con il Piano di Gestione Acque ................................................................. 18
Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR) ............................... 18
Il rapporto con il Piano Forestale Regionale ................................................................ 19
Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta
Attiva contro gli Incendi Boschivi ...................................................................... 20
Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria ............................... 20
Il rapporto con il Piano Energetico Regionale ............................................................. 21
Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione Lazio ..................................... 22
Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013 .............. 23
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema
territoriale complesso .......................................................................................... 24
Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali ...................................... 25
1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale .......................................................... 25
Il sistema infrastrutturale .................................................................................................. 25
Lo sviluppo dell’insediamento........................................................................................ 27
I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze
architettoniche) ................................................................................................... 29
Il turismo ............................................................................................................................. 30
3
Le attività agricole ........................................................................................................... 32
1.3 Analisi Naturalistica ....................................................................................................... 33
La Geomorfologia ............................................................................................................ 33
La Geologia e l’Idrogeologia ......................................................................................... 34
Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago .............................................. 37
Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno ....................................... 42
La Vegetazione ................................................................................................................ 48
La Fauna ............................................................................................................................ 51
2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E
NORMATIVE ............................................................................................................................... 62
2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni ............. 62
Obiettivi di protezione generali...................................................................................... 62
Obiettivi di protezione specifici ...................................................................................... 63
2.2 Analisi delle principali criticità..................................................................................... 70
Habitat e vegetazione .................................................................................................... 75
Risorse idriche .................................................................................................................... 76
2.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano ............................................................ 77
2.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ................................................ 79
3 VERIFICA DI COERENZA ................................................................................................... 82
3.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o
Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità ........................................ 83
4 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE ................................................................................... 91
4.1 Valutazione degli effetti di piano ............................................................................... 91
4.2 Valutazione delle alternative di Piano ...................................................................... 91
4.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale ......................................... 92
Attività di monitoraggio .................................................................................................. 93
ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI .................................................................................. 96
ELENCO ELABORATI .......................................................................................................... 96
4
1 RAPPORTO AMBIENTALE
1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale
Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e
territoriali
Le aree protette sono istituite per preservare zone di territorio di particolare valore
naturalistico dall’invadenza di uno “sviluppo”, spesso non pianificato, ai fini della tutela e
conservazione dell’ambiente.
Il termine “riserva”, che inizialmente sollevava timori presso le popolazioni interessate poiché
veniva associato ad una visione esclusivamente vincolistica e di conservazione del territorio,
oggi è correttamente interpretato quale strumento tecnico-giuridico teso alla salvaguardia
di qualità e differenze delle risorse naturali ed a ricondurre gli usi e le trasformazioni
nell’ambito di uno sviluppo sostenibile.
L’istituzione di aree protette, pur rivelatasi operazione essenziale per impedire la
compromissione irreversibile di determinati habitat, non ha garantito la conservazione delle
qualità dei luoghi e non ha ostacolato la dissipazione della biodiversità.
La comunità scientifica ha preso atto del rischio che le aree protette vadano a costituire
ambiti isolati, inseriti in contesti sempre più artificializzati, pertanto non idonei a garantire la
funzionalità dei processi biologici.
Per questi motivi le politiche finalizzate alla protezione della natura, prescrivono di integrare
le aree protette con la pianificazione territoriale e di realizzare elementi di connessione
funzionale tra di esse, detti “corridoi ecologici”, costituiti da spazi fisici di continuità
ambientale preposti al mantenimento delle relazioni di scambio tra gli ecosistemi principali.
Le stesse politiche raccomandano di considerare con attenzione gli assetti, gli usi e le
dinamiche antropiche delle zone contigue le aree protette poiché incidono in modo
determinante sulle risorse naturalistiche-ambientali tutelate.
Un ultimo aspetto, spesso trascurato, riguarda il valore simbolico attribuito alle “aree
protette” che sta ad indicare la volontà di ristabilire un rapporto non conflittuale, ma
armonico tra le attività dell’uomo e l’ambiente.
Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette
A livello nazionale, l’entrata in vigore del d.lg. del 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei beni
culturali e del paesaggio ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002 n. 137” con il quale
viene abrogato il Testo Unico d.lgs del 29 ottobre 1999 n. 490 “Testo unico delle disposizioni
legislative in materia dei beni culturali ed ambientali a norma dell’art. 1 della legge 8
ottobre 1997 n. 352” introduce il termine di “paesaggio” precisandone il significato e la
valenza, quale “…parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla
storia umana e dalle reciproche interrelazioni”. Il territorio deve avere, di conseguenza,
un’omogenea pianificazione, che in prima istanza, non può prescindere dalle indicazioni
previste e fornite dai piani paesaggistici.
La Regione Lazio, d’altro canto, ha da tempo avviato un processo di pianificazione della
tutela dei beni ambientali e della intelaiatura di un sistema normativo che regga e strutturi i
criteri istitutivi dei parchi regionali e delle riserve naturali.
La peculiarità della trasformazione delle regole è legata alla nuova attenzione con cui
vengono individuate le diverse tipologie di parchi -con connotazioni prevalentemente
5
naturali- e le diverse tipologie di riserve -con considerazione anche di fenomeni che, pur di
limitata estensione, presentano caratteri di particolare interesse paesistico e naturalistico1.
La Legge Quadro nazionale n. 394/91 sulle aree protette prevede, quali strumenti di
attuazione delle finalità dei Parchi naturali regionali, il “Piano per il Parco e il Piano
pluriennale economico e sociale per le attività compatibili” rimettendo in discussione gli
strumenti previsti dalla L.r. del Lazio n. 46/77 e inducendo ad una verifica, sulla base
dell’esperienze maturate, della idoneità degli strumenti di attuazione dei Parchi stessi.
Nell’ambito dei principi della legge, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole-esostenibile2, la Regione
ha emanato nel dicembre 97 la legge n.29 al fine di stabilire norme in materia di aree
naturali protette regionali e di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione
delle aree di particolare rilevanza naturalistica della Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate3.
In considerazione dell’elevato numero delle Aree Naturali Protette istituite nella Regione,
delle loro caratteristiche territoriali e socio-economiche e, soprattutto, delle loro
diversificazioni in termini di redazione,adozione ed approvazione, la GR approva le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”4.
Un documento operativo di riferimento che, elencando criteri e valutazioni per la
conoscenza del territorio, dovrebbe essere in grado di fornire agli Enti di Gestione un ausilio
utile alla redazione dell’atto di pianificazione.
Nelle premesse della delibera di approvazione si legge che è “avvisata la necessità di
garantire oltre ad un armoniosa relazione tra i diversi livelli di piani, anche una metodologia
di pianificazione comune che assicuri un percorso, dagli studi propedeutici fino alla redazione finale del progetto, uniforme e certo”: se ne deduce che le “linee guida”5 siano
finalizzate al raggiungimento di una “qualità indiscussa” del processo di Piano, prevedendo
di “svelare e valorizzare le vocazioni del territorio protetto”.
Il Piano della Riserva Naturale è uno strumento di lavoro di cui l’Ente Gestore della Riserva,
l’Ente Parco, si dota con lo scopo di attuare sul territorio le finalità contenute nella L.r. 29/97 e
nel d.lgs 42/04.
Non in netta contrapposizione con l’uso attuale, il Piano deve voler promuovere, oltreché un
avanzamento scientifico, una sperimentazione sulla collaborazione interistituzionale,
utilizzando lo strumento della governance, attraverso l’armonizzazione delle diverse posizioni
culturali e disciplinari.
Il Piano, ispirandosi alla logica della qualità ambientale come servizio collettivo, deve
assumere come obiettivi generali di governo della Riserva:
- valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-architettonici e della
tradizione, realizzando un sistema di fruibilità esteso all’insieme delle caratteristiche
1 Il territorio regionale è attualmente interessato da 6 aree protette nazionali e da 58 aree protette istituite a seguito di diversi
provvedimenti legislativi e/o amministrativi regionali, suddivise per tipologia, in parchi regionali, riserve naturali, parchi suburbani,
parchi urbani e monumenti naturali, per un totale di superficie protetta pari a circa ha 206.021 (11,96% del territorio regionale).
Inoltre sul territorio regionale sono stati individuati Siti di Importanza comunitaria e Zone di Protezione Speciale in un ottica di
integrazione con i sistemi nazionali (Rete Ecologica Nazionale) ed europea (rete di Natura 2000), prevista dalla direttiva
europea habitat. 2 La Comunità Europea con molteplici interventi ha proposto azioni per la tutela delle risorse naturalistiche e l’adozione del
principio dello sviluppo sostenibile come preciso impegno da rispettare da parte dei singoli Paesi che, oltre alla tradizionale
tutela ambientale e riduzione delle fonti di inquinamento, è rivolto al mantenimento della biodiversità. Questi principi vengono
introdotti con l’intento di collocare le politiche ambientali nell’approccio preventivo ai problemi posti dalle trasformazioni e
dalla pianificazione territoriale, non più in posizione settoriale o come verifica di impatto di singole opere. 3 In Italia la Legge 394/91 costituisce il riferimento normativa generale per l’attuazione della tutela dei valori naturalistici, mentre
la Legge 29/97 rappresenta a livello Locale, la norma quadro per l’attuazione detta tutela dei valori naturalistici. Quest’ultima
detta i principi per l’istituzione e la gestione delle aree protette suddividendole in 2 tipologie: 1) Parco naturale e 2) Riserva
naturale. 4 Delibera di GR n. 765 del 2004. 5 Le Linee Guida valgono per i Piani di tutte le aree naturali protette di qualsiasi livello e quindi anche l’Ente Parco è tenuto a
rispettarle, adeguando ad esse le eventuali analisi e gli elaborati mancanti rispetto a quelli già completati.
6
distintive della Riserva;
- accrescere la qualità e migliorare le modalità di gestione delle acque e del suolo ;
- conservare, potenziare e valorizzare la biodiversità, anche attraverso la tutela ed il
miglioramento delle condizioni di permeabilità biologica ;
- contribuire alla prevenzione dei rischi ;
- promuovere e orientare l’evoluzione del settore agricolo-forestale ed agrituristico,
sviluppando e assicurando il tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e
gestione del paesaggio e dell’ambiente.
Un ultima nota riguarda l’entrata in vigore (13/02/2008) del Decreto Legislativo n. 4/2008 ad
oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto 3 aprile 2006, n. 152,
recante Norme in materia ambientale” (pubblicato sul Supplemento Speciale della
Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008). Tale decreto introduce alcune conseguenze
rilevanti nei procedimenti di formazione/approvazione degli strumenti di pianificazione, in particolare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)6.
In sintesi il decreto legislativo (art. 6) definisce l’ambito applicativo della disciplina, stabilendo
che i piani e programmi - di cui all’art. 5, c. 1, lett. e)- sono soggetti a Valutazione
Ambientale Strategica (VAS) e sono comunque sottoposti ad una “Verifica di
Assoggettabilità” (VA), volta a valutare preventivamente i possibili effetti significativi
sull’ambiente.
La Verifica di Assoggettabilità è prevista, non solo per i piani/programmi ancora da avviare,
ma anche per tutti quelli il cui iter di approvazione non sia ancora concluso al 13/02/08
(entrata in vigore del Decreto) e per i quali la VAS non è prescritta ai sensi del citato art. 6;
La Verifica di Assoggettabilità, disciplinata dall’art. 12 del D.Lgs. n. 4/2008, viene effettuata
dall’autorità competente sulla base di un rapporto preliminare contenente la descrizione del
piano/programma e le informazioni e i dati necessari alla valutazione degli impatti
significativi sull’ambiente che l’attuazione del piano può produrre, con riferimento ai criteri dell’Allegato I del Decreto stesso7
Il rapporto preliminare dovrà contenere le analisi necessarie alla stima dello stato e
vulnerabilità dell’ambiente, facendo riferimento a tre grandi tematiche e alle loro
interrelazioni, alle caratteristiche del piano dal punto di vista dei contenuti e della loro
rilevanza per l’integrazione di criteri ambientali volti alla sostenibilità, alle caratteristiche degli
impatti attesi dal punto di vista della entità ed estensione.
1.1.1.1 Quadro Normativo in materia di Aree protette e naturali
LEGGI NAZIONALI AA.PP.
Legge quadro sulle aree protette. Legge del 6 dicembre 1991, n. 394 (GU n.292 del 13-12-
1991 - Suppl. Ordinario n. 83 ).
Nuovi interventi in campo ambientale. Legge del 9 dicembre 1998, n. 426, (GU n.291 del 14-
12-1998 ).
ATTI NAZIONALI SIC/ZPS
6 Art. 5 Definizioni “valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS:
il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di
una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del
piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla
decisione ed il monitoraggio” 7 l’Allegato I al Decreto stabilisce i fattori da tenere in considerazione per decidere l’importanza del piano ai fini della
sostenibilità, il grado di rilevanza, quantitativa e qualitativa, dei possibili effetti ambientali e quindi l’opportunità di assoggettarlo
o meno a VAS
7
Decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 "Regolamento recante attuazione della
direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche" (S. O. n. 219/L alla G.U. n. 248 del 23.10.1997)
Decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2003 "Regolamento recante modifiche ed
integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357,
concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 124 del
30.5.2003)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre
2007 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G. U. n. 258 del
6.11.2007)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 22 gennaio
2009 "Modifica del Decreto 17 ottobre 2007 concernente i criteri minimi uniformi per la
definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a
zone di protezione speciale (ZPS)" (G.U. n. 33 del 10.2.2009)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 19 giugno
2009 "Elenco delle Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva
79/409/CEE" (G.U. n. 157 del 9.7.2009)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010
"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica
mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del
24.8.2010)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010
"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica
continentale in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del
24.8.2010)
Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010
"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica
alpina in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010)
Legge n. 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il
prelievo venatorio" (S.O. alla G. U. n. 46 del 25.2.1992)
Legge n. 221/2002 "Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione
della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva
79/409/CEE" (G.U. n. 239 del 11.10.2002)
LEGGI REGIONALI AA.PP.
Legge regionale 29 gennaio 1983, n.10 “ Istituzione della riserva naturale regionale lago di
Posta Fibreno” in allegato l’estratto dal BURL
8
Legge Regionale n. 17 del 2 Maggio 1995 "Norme per la tutela della fauna selvatica e la
gestione programmata dell'esercizio venatorio" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 15 del 30.5.1995)
Legge Regionale n. 29 del 10 ottobre 1997 "Norme in materia di aree naturali protette
regionali" (B.U.R.L. n. 77 del 26.8.1997)
Legge Regionale n. 10 del 2 aprile 2003 "Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29
(Norme in materia di aree naturali protette regionali) e successive modifiche. Disposizioni
transitorie" (B.U.R.L. n. 11 del 19.4.2003)
Regolamento Regionale n. 7 del 18 aprile 2005 "Regolamento di attuazione dell'articolo 36
della legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39 (Norme in materia di gestione delle risorse
forestali)" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 12 del 30.4.2005)
Legge Regionale n. 4 del 28 aprile 2006 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2006 (art.
11 legge regionale 20 novembre 2001, n. 25)" (S.O. n. 5 al B.U.R.L. n. 12 del 29.4.2006)
Legge Regionale n. 32 del 24 dicembre 2008 "Bilancio di previsione della Regione Lazio per
l'esercizio finanziario 2009" (S.O. n. 168 al B.U.R.L. n. 48 del 27.12.2008)
PRINCIPALI ATTI AMMINISTRATIVI EMANATI DALLA REGIONE LAZIO SULLE AREE SIC/ZPS
Individuazione siti e rettifica perimetri - con la DGR n. 2146/1996 la Regione Lazio ha
approvato la lista di Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) ricadenti nel proprio territorio.
Questa DGR è stata successivamente modificata con i seguenti atti: DGR n. 651/2005, che
individua nuove ZPS e amplia alcune di quelle esistenti; DGR nn. 696/2008, 697/2008,
698/2008, 699/2008 e 700/2008, che rettificano la delimitazione di alcune ZPS; DGR n.
701/2008, che dirime alcune problematiche di codice e denominazione di ZPS interregionali.
DGR 19 marzo 1996, n. 2146 "Direttiva 92/43/CEE (Habitat): approvazione della lista dei siti
con valori di importanza comunitaria nel Lazio ai fini dell'inserimento nella rete ecologica
europea Natura 2000"
DGR 2 agosto 2002, n. 1103 "Approvazione delle linee guida per la redazione dei piani di
gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC (Siti d'Importanza Comunitaria) e ZPS (
Zone di Protezione Speciale), ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (Habitat) e 79/409/CEE
(Uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della
fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli stati membri, anche per
l'attuazione della Sottomisura I.1.2. 'Tutela e gestione degli ecosistemi naturali' (Docup
Obiettivo 2 2000-2006)"
DGR 19 luglio 2005, n. 651 "Direttive 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e 79/409/CEE, concernente la
conservazione degli uccelli selvatici. DPR 8 settembre 1997, n. 357 e successive modifiche ed
integrazioni di attuazione della Direttiva 92/43/CEE. Adozione delle delimitazioni dei proposti
SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS (Zone di Protezione Speciale). Integrazione
deliberazione della Giunta regionale 19 marzo 1996, n. 2146"
DGR 4 agosto 2006, n.534 "Definizione degli interventi non soggetti alla procedura di
valutazione di Incidenza"
9
DGR 3 luglio 2007, n. 497 "Attivazione e disposizioni per l'organizzazione della rete regionale
per il monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e
della fauna (Direttiva 92/43/CEE, Legge Regionale 29/97)"
DGR 26 settembre 2008, n. 701 "Direttiva 79/409/CEE 'Uccelli' concernente la designazione
delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e la conservazione degli Uccelli selvatici: Zona di
protezione Speciale (ZPS) 'Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga', Zona di
Protezione Speciale (ZPS) 'Monti Cornacchia Tre Confini' e Zona di Protezione Speciale (ZPS)
'Monti della Meta' - DGR nn. 2196/96 e 651/05 - Adempimenti"
Determinazione del Direttore 21 gennaio 2009, n. 59 "Direttiva 79/409/CEE concernente la
conservazione degli uccelli selvatici. Presa d'atto della trasmissione alla Unione Europea
della rettifica di delimitazioni e della risoluzione di problematiche tecniche relative a Zone di
protezione Speciale ( ZPS) del Lazio, adottate con Deliberazione Giunta Regionale nn. 696,
697, 698, 699, 700, 701 del 26 settembre 2008"
DGR del 29 gennaio 2010, n. 64 "Approvazione Linee guida per la procedura di Valutazione
di Incidenza (D.P.R. 8/9/1997 n. 357 e s.m.i., art. 5)"
DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da
applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione
(ZSC). Sostituzione integrale della deliberazione della Giunta Regionale 16 maggio 2008, n.
363, come modificata dalla deliberazione della Giunta Regionale 7 dicembre 2008 n. 928"
L’istituzione della Riserva
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è stata istituita dalla Regione Lazio con propria
legge, la n. 10 del 29 gennaio 19838 a norma degli articoli 6 e 20 della legge regionale 28
novembre 1977, n. 46.
La Riserva Naturale è delimitata dai confini riportati nella cartografia in scala 1: 2.000 e nella
descrizione catastale, allegati n. 1 e n. 2, che costituiscono parte integrante della legge.
La Riserva Naturale è destinata alla conservazione, valorizzazione e razionale utilizzazione
dell’ambiente naturale, allo sviluppo economico delle comunità locali interessate ed alla
corretta fruizione da parte di tutta la popolazione secondo le direttive delle norme
urbanistiche e del regolamento di attuazione di cui ai successivi articoli 7, 8 e 9 della Legge
sopraindicata.
La gestione della Riserva Naturale “è affidata al comune di Posta Fibreno (art. 4).
Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta Fibreno (SIC/ZPS
IT6050015)
Dato Il redigendo Piano della Riserva Naturale e data la formulazione del Piano di Gestione
della ZPS “Lago di Posta Fibreno SIC/ZPS- IT6050012”, relativo al 2004, con la stesura delle
relative misure di conservazione, si aggiornerà nel documento di Piano le stesse con le
misure integrative della DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure
di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di
Conservazione (ZSC). Le stesse come previsto dal Piano, verranno integrate nelle indicazioni
gestionali del Piano stesso. Ciò al fine di adempiere alla normativa vigente in materia di aree
naturali protette, che prevede, come stabilito dall'art. 6 comma 5 della Legge Regionale 6
ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii. che nel caso di siti e zone ricadenti, anche parzialmente, nel
8 Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 28 febbraio 1983, n. 6
10
perimetro delle aree classificate ai sensi dell'articolo 5 della presente legge, le specifiche
misure dì conservazione debbono integrare i piani e i regolamenti delle suddette aree
protette.
Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” ricade nell’ambito territoriale del Piano
Territoriale Paesistico n. 12 adottato con DGR 2279/87 e approvato con l.r. n. 24/98.
L’obbligo della redazione dei piani paesistici è contenuto nella l. n. 431/85 (legge Galasso),
tuttavia il quadro legislativo delle materie ambientali e culturali profondamente modificato
negli ultimi venti anni ha da un lato ridotto il campo d’azione del piano paesistico e dall’altro
ne ha paradossalmente specializzato ed ampliato le finalità.
I PTP della Regione Lazio, redatti negli anni immediatamente successivi alla legge c.d.
Galasso in assenza delle più recenti disposizioni, nel considerare le categorie dei beni da
tutelare hanno spesso spinto le proprie informazioni conoscitive di base e le relative strutture
normative ad interessarsi dei fattori di rischio ambientale, considerandoli come elementi di
innalzamento dei livelli di tutela paesaggistica e generando una “invasione” di competenze
il più delle volte non sostanziata da un adeguato apparato cognitivo e scientifico.
Come parziale risposta a questo sbilanciamento dei piani paesistici nell’ambito ambientale-
ecologico può essere interpretato il 7° comma dell’art. 12 della l. n. 394/91 (legge quadro
sulle aree protette) che individua nel Piano della Riserva Naturale di un’area naturale
protetta lo strumento che “sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o
urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione”.
Inoltre la Regione Lazio con il 6° comma dell’art. 9 della l.r. n. 24/98 ha disposto che “i piani
delle aree naturali protette tengono conto delle disposizioni di cui al Capo II della presente
legge quali livelli minimi di tutela, fatte salve valutazioni specifiche coerenti con le finalità
delle aree naturali protette”.
Il Capo II della summenzionata legge regionale è relativo alle “Modalità di tutela dei beni e
delle aree sottoposti a vincolo paesistico” e riguarda quindi anche i Piani Territoriali Paesistici
(P.T.P.) e le loro classificazioni in zone di tutela. Pertanto, per quanto riguarda l’applicazione
pratica del suddetto dettato normativo, ne deriva che una prescrizione impartita dal P.T.P.
non può essere derogata dal corrispondente Piano della Riserva Naturale, il quale può
invece imporre a tutela dell’ambiente naturale destinazioni più rigide di quelle previste dal
P.T.P.. Al riguardo va rilevato che il Piano della Riserva Naturale può e deve “recepire” i
minimi livelli di tutela del P.T.P. solo in fase di redazione, dal momento che una volta
approvato e pubblicato viene a sostituire lo stesso P.T.P.. Il PTPR è redatto secondo le
previsioni degli artt. 21, 22 e 23 della Legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 “Pianificazione
paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposte a vincolo paesistico”
Dal punto di vista disciplinare, la finalità del P.T.P. risiede nel perseguire la cura e la tutela
degli aspetti legati al paesaggio ed alle sue componenti vincolate, a differenza del Piano
della Riserva Naturale che è concepito per estendere il suo campo d’azione, anche e
soprattutto, all’ambiente naturale ed agli aspetti ecologici, non necessariamente sinonimo
di “paesaggio” e di “bellezze naturali”.
Nel rispetto della legge quadro sulle aree protette, un P.T.P. non può comunque scavalcare
il Piano della Riserva Naturale e risulta “sovraordinato” ad esso esclusivamente per i minimi
livelli di tutela di cui il Piano deve tener conto solo in fase di redazione.
In base a quanto esposto è possibile concludere che i P.T.P. ed i Piani della Riserva Naturale
costituiscono due strumenti giuridici diversi fra loro, ma interferenti solo per quanto concerne
la componente del “paesaggio” che è l’unica per il P.T.P. ma non l’esclusiva né la
predominante per il Piano della Riserva Naturale, dal momento che a quest’ultimo compete
soprattutto un approccio di tipo naturalistico ed ambientale.
11
Nel quadro dell’operazione di ridefinizione della sfera di competenza della pianificazione
paesistica, attraverso un più ampio approccio settoriale capace di comprendere e
disciplinare l’insieme dei beni del patrimonio naturale e culturale del territorio regionale, la
Regione Lazio ha predisposto ed adottato il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
quale un unico piano esteso a tutti gli ambiti ancora disciplinati dai PTP che, dopo la sua
approvazione, verranno sostituiti, sia nella parte normativa che nella parte cartografica9.
Il PTPR si configura pertanto come strumento di pianificazione territoriale di settore con
specifica considerazione dei valori e dei beni del patrimonio paesaggistico naturale e
culturale del Lazio ai sensi e per gli effetti degli artt. 12, 13 e 14 della l.r. 38/99 “Norme sul
Governo del Territorio” e in tal senso costituisce integrazione, completamento e
aggiornamento delo schema di Piano Territoriale Generale Regionale (PTGR), adottato con
DGR n. 2581 del 19 dicembre 2000.
In merito al rapporto tra PTPR ed i Piani dei parchi, il riferimento normativo è il 4° comma
dell’art. 145 del D.Lgs. n. 42 del 22.1.2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) in base
al quale “gli enti gestori delle aree naturali protette conformano e adeguano gli strumenti di
pianificazione territoriale … alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove
necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche
del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici
individuati dai piani”.
L’interpretazione che vuole il PTPR sovraordinato al Piano dei parchi previsti dalla l. n. 394/91
trova conferma nelle Linee guida per la redazione del piano delle aree naturali protette
diffuse dall’ Area Conservazione della Natura della Direzione Regionale Ambiente e
Protezione Civile nell’agosto 2004 e pubblicate sul supplemento ordinario del Bollettino
Ufficiale della Regione Lazio del 9 ottobre 2004. Nell’introduzione al documento, infatti, si fa
espresso riferimento al D.Lgs. n. 42/2004 ed è testualmente riportato che “il Codice infatti,
diversamente da quanto precedentemente stabilito, dispone che il piano paesaggistico è di
fatto sovraordinato ai piani delle aree naturali protette”.
Così come contenuto in modo molto sintetico nella presentazione del PTPR “il Piano
Paesistico Territoriale Regionale intende per paesaggio le parti del territorio i cui caratteri
distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni nelle quali
la tutela e valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali
manifestazioni identitarie percepibili come indicato nell’art. 131 del Codice dei beni culturali
e del paesaggio DLgv. 42/2004. Il PTPR assume altresì come riferimento la definizione di
“Paesaggio” contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio, legge 14/2006, in base
alla quale esso designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle
popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro
interrelazioni. Il paesaggio è la parte del territorio che comprende l’insieme dei beni
costituenti l’identità della comunità locale sotto il profilo storico-culturale e geografico-
naturale garantendone la permanenza e il riconoscimento. Il Piano Territoriale Paesaggistico
Regionale è lo strumento di pianificazione attraverso cui, nel Lazio, la Pubblica
Amministrazione disciplina le modalità di governo del paesaggio, indicando le relative azioni
volte alla conservazione, valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi. Il PTPR
riconosce il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita della
collettività e ne promuove la fruizione informandosi a principi e metodi che assicurino il
concorso degli enti locali e l’autonomo apporto delle formazioni sociali, sulla base del
principio di sussidiarietà”.
Per quanto riguarda i contenuti, il PTPR svolge due funzioni fondamentali: la prima di tipo
conoscitivo, attraverso la ricognizione dei territori sottoposti a vincolo paesaggistico e la
comprensione più generale dell’intero territorio da assoggettare al piano, la seconda di
pianificazione, mediante la definizione e l’individuazione degli ambiti di tutela nonché dei
9 Adottato con delibera di Consiglio n.556 del 25 luglio 2007
12
relativi elementi e valori paesistici da disciplinare tramite una specifica normativa d’uso,
articolata in differenti livelli di efficacia giuridica.
I commi 5°, 6° e 7° dell’art. 2 delle norme del PTPR definiscono la natura descrittiva,
prescrittiva, propositiva e di indirizzo dei contenuti del Piano.
In base al comma 5° vanno considerati contenuti di natura descrittiva “le analisi , le
elaborazioni ed i criteri che sottendono al quadro conoscitivo ed alle scelte progettuali del
PTPR nonché la descrizione dei beni che, pur non appartenendo a termine di legge ai beni
paesaggistici, costituiscono la loro organica e sostanziale integrazione”.
Il comma 6° intende per contenuti di natura prescrittiva “le disposizioni che regolano gli usi
compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR per i beni, immobili ed aree di cui al
comma 1 dell’articolo 134 del Codice e sono direttamente conformative dei diritti di terzi in
tali beni; le disposizioni prescrittive trovano immediata osservanza da parte di tutti i soggetti
pubblici e privati secondo le modalità stabilite dal PTPR e prevalgono sulle disposizioni
incompatibili contenute nella vigente strumentazione territoriale, urbanistica e settoriale”.
I contenuti di natura propositiva e di indirizzo, definiti dal comma 7° sono invece “le
disposizioni che costituiscono orientamento per l'attività di pianificazione e programmazione
della Regione, delle Province, dei Comuni e degli altri soggetti interessati dal presente Piano
e possono essere recepite nei piani urbanistici o nei piani settoriali del medesimo livello, essi
costituiscono in ogni caso supporto per il corretto inserimento degli interventi nel contesto
paesaggistico anche ai fini della redazione della relazione paesaggistica, di cui al DPCM 12
dicembre 2005 (GU n. 25 del 31 gennaio 2006)”.
L’impostazione del PTPR può essere ricondotta a quattro operazioni principali:
1) la definizione tipologica dei “paesaggi ” in relazione alle caratteristiche
geografiche del Lazio e alle configurazioni antropiche e ambientali del
paesaggio;
2) la riconduzione ad unità, secondo le suddette categorie, delle classificazioni delle
aree ai fini della tutela disciplinate dai piani territoriali attualmente vigenti;
3) l’elaborazione dell’impianto cartografico attraverso il livello conoscitivo del
territorio basato sui piani paesistici esistenti, integrato da aggiornamenti ed
ulteriori elementi di conoscenza, e dal rilievo certo dei beni e dei territori sottoposti
a vincolo paesaggistico;
4) la definizione dell’impianto normativo in base alle attività, agli interventi ed agli usi
consentiti, dedotti anche dalla base prescrittiva comune ai vari PTP vigenti,
relativamente alle singole aree a caratteristiche omogenee.
Si precisa che: nel Documento Preliminare sono riportate le tav. A, B e C del Piano
Territoriale Paesistico Regionale , PTPR, ed alle pag. 5- 8, sono richiamate le normative di
riferimento e le principali finalità di esso. E’ confermato, già nella parte descrittiva, che le
disposizioni che regolano gli usi compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR
prevalgono sulle eventuali disposizioni incompatibili contenute nelle varie pianificazioni e,
quindi, anche nel Piano della Riserva Naturale. In proposito, l’Amministrazione comunale di
Posta Fibreno, anche in qualità di Ente gestore della Riserva Naturale, nell’ambito della
collaborazione istituzionale, attivata ai sensi del c.1, della legge regionale n. 24/97
“Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico”, ha
presentato alla Regione motivate e documentate proposte di modifica delle classificazioni
per zona dei vincoli paesistici. A seguito di una relazione istruttoria, predisposta dagli Uffici
regionali, contenete le controdeduzioni alle osservazioni solo i contributi valutati
positivamente, saranno inserirti nel PTPR previa separata deliberazione del Consiglio
regionale. Le osservazioni formulate dal Comune di Posta Fibreno sono state in parte
accolte e riguardano anche alcune aree ricadenti nell’ambito della Riserva Naturale.
Si specifica anche che:
13
- Nel documento preliminare del Piano della Riserva Naturale, alla Tav. n. 2, è riportato
il Piano Territoriale Paesistico, PTP, vigente, ed alle Tav. 3.1, 3.2, 3.3, rispettivamente le
Tav. A , B,e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale, PTPR;
- Il Rapporto preliminare ambientale di VAS, contiene una lettura storico evolutiva
della materia relativa al rapporto tra il PTPR e la pianificazione delle aree protette.
Tale rapporto è disciplinato, nella sua formulazione finale, dall’art. 37 delle Norme del
PTPR , “ protezione dei parchi e delle riserve naturali” che stabilisce che i piani in
formazione si adeguino alle prescrizioni dei piani paesistici;
- Le aree “B1- zone residenziali edificata con ristrutturazione” individuate dalla legge
istitutiva della riserva integrate da limitate situazioni, segnalate nella Tav. 6.10 ; “
Occupazione del suolo per usi urbani” del PTPG e richiamate anche nel redigendo
PUGC. Le aree B1 attualmente sono soggette alla disciplina della legge regionale,
n. 9 gennaio 1983, istitutiva della “ riserva naturale Lago di Posta Fibreno”, che
sostituiscono le norme del PRG vigente in ottemperanza al dispositivo di
approvazione del PRG da parte della Giunta regionale;
È stata predisposta, come richiesto con precedente nota, n. 2907 del 27 maggio 2014, la
rappresentazione cartografica delle tavole del PTPR, con la zonizzazione di progetto “ B1
zona edificata con ristrutturazione”. Riguardo la regolamentazione urbanistica dei tale zona
si fa riferimento alle disposizioni della legge regionale istitutiva dell’area protetta per i motivi
sopra esposti.
Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale
Si precisa che: lo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale , PTRG, adottato con
deliberazione della Giunta Regionale, n. 2581 del 19 dicembre 2000, ai sensi degli articoli 10
e 62 della Legge regionale n. 38 e s.m.i., è stato pubblicato nel supplemento ordinario n. 6,
al “ Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio, n. 5 del 20 febbraio 2001.
Esso è composto da:
- Relazione;
- Norme di Attuazione;
- Quadro sinottico degli obiettivi e delle azioni;
- N. 19 Tavole.
L o Schema di PTRG, così come strutturato, non è classificabile come un strumento
urbanistico di area vasta, bensì è da ritenersi soprattutto quale piano propositivo, con
contenuti metodologici, da cui discendono gli indirizzi della programmazione territoriale e
socio economica regionale. Esso stabilisce, inoltre, direttive ed indirizzi a supporto delle
varie pianificazioni regionali, sub regionali e settoriali e costituisce la griglia di riferimento per
la verifica di coerenza dei vari piani e degli strumenti di pianificazione negoziata.
Attraverso una prima analisi vengono determinati gli obiettivi generali, e successivamente
per individuare gli obiettivi specifici e le azioni la materia è suddivisa nei seguenti “sistemi”
unitari:
1) sistema economico;
2) sistema ambientale;
3) sistema relazionale;
4) sistema insediativo;
5) sistema amministrativo.
Il sistema ambientale assume un ruolo di assoluta preminenza, in quanto il tema della
tutela ambientale è il riferimento primario utilizzato per la lettura del territorio regionale e
rappresenta l’obiettivo principale per operare le scelte di assetto territoriale.
Aspetto enunciato in detto Schema, e fatto proprio nell’elaborazione del Piano della
Riserva Naturale, è costituito dalla priorità conferita al principio di difesa delle componenti
naturali, perseguito mediante l’individuazione degli strumenti necessari per garantire gli
14
interventi dell’uomo più appropriati, e tali da non fare percepire la tutela ed i connessi
vincoli in termini economicamente negativi ma come elementi atti a produrre benefici
economici e ambientali che una corretta azione politica può innescare.
La pianificazione delle aree protette, pertanto, oltre a tendere alla conservazione della
biodiversità ed alla tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, deve prefiggersi anche il
miglioramento delle condizioni della vita delle comunità insediate.
Pertanto, il tema della tutela ambientale, nello schema del PRTG, non è limitato ad una
visione puramente vincolistica, che riveste carattere irrinunciabile, ma tende a coniugare
le forme di salvaguardia con interventi di sviluppo compatibili. Alla Tav. n. 9, dello schema di
PTRG, relativa al sistema ambientale integrato – sintesi del piano dei parchi e delle riserve- è
riportata tra le aree protette istituite il “ Lago di Posta Fibreno” .
Gli indirizzi generali delineati dallo strumento regionale sono orientate ad una linea politica
che auspica il passaggio “ dalle semplici e più consuete misure di difesa a forme di gestione
e di sviluppo ambientale, ossia a momenti di tutela dinamica.”
Viene, inoltre, evidenziato come adottando una politica ed una visione di esclusiva difesa
delle testimonianze del passato e di porzioni di territorio, ove queste si manifestano insieme a
fenomeni naturali straordinari, costituisca un distaccarsi dall’attività umana come se
creare situazioni di qualità sia una esclusiva prerogativa delle sole generazioni passate.
Le linee programmatiche del Piano della Riserva Naturale si muovono conformemente alle
considerazioni, direttici ed alle visioni dello Schema di PTPG, ovvero promuovendo processi
volti verso una tutela dinamica del territorio fondata su un modello di protezione ambientale
attiva e preventiva. Viene ad ampliarsi, così, il concetto di politica ambientale limitato alla
sola tutela includendo contestualmente processi di sviluppo sociale ed economico
compatibili con la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche,
storiche e culturali.
In ordine alla seconda considerazione espressa, relativa al rapporto tra il Piano della Riserva
Naturale il vigente PRG ed il redigendo PUGC si riferisce quanto segue:
Il PRG del Comune di Posta Fibreno, approvato con deliberazioni della Giunta Regionale,
25 luglio 2004 n. 545, e 30 luglio 2004, n.661, integra l’art. 38 – criteri per l’edificazione
all’interno della Riserva Naturale lago Posta Fibreno- delle Norme Tecniche di Applicazione
richiamando espressamente le norme urbanistiche, elencate nell’art. 8 della già citata
legge regionale istitutiva della Riserva Naturale ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale
28 novembre 1977, n. 46.
Per quanto concerne l’esame degli eventuali impatti, derivanti dalle attuali previsioni esterne
del PRG, gli aspetti di criticità rilevati attengono alla destinazione di sviluppo di una zona
F1, destinata a servizi sovra comunali, posta a ridosso dei confini dell’area protetta e di due
tracciati stradali di progetto destinati a collegare tali servizi alle arterie provinciali.
L’area interessata da detti interventi presenta, tra l’altro, significativi processi di
rinaturalizzazione dovuti all’abbandono dell’agricoltura.
L’Amministrazione comunale ha in corso di formazione il Piano Urbanistico Generale
Comunale, PUGC, che presenta elementi strutturali ed invarianti da condividere e verificare
con il Piano della Riserva Naturale, e nello specifico si cercherà di eliminare queste situazioni
sopra descritte di alterazione dei luoghi, sia localizzando diversamente i servizi che
abolendo le due arterie di collegamento, scongiurando così possibili “ pressioni antropiche”
sulla Riserva Naturale.
Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Il Piano ed il Regolamento della Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” deve essere
redatto assumendo come riferimento, tra l’altro, quanto dedotto dalla lettura degli elaborati
del Piano Territoriale Provinciale Generale della Provincia di Frosinone, di seguito
15
denominato PTPG, quale strumento di indirizzo e di coordinamento programmatico del
territorio10..
Il PTPG della Provincia di Frosinone, pubblicato nel supplemento ordinario n.1 al “Bollettino
ufficiale” 19 del 10 luglio 2007, tende a risolvere le difficoltà segnalate nelle premesse, nel
senso di “ricostruire ed estendere in forma sistemica la dotazione di risorse naturalistico-
ambientale del territorio provinciale, mantenendo con modalità attiva le aree di maggiore
interesse naturalistico: in riferimento ai valori specifici degli ecosistemi componenti,……”.
Il PTPG si ispira, in particolare, a principi quali:
- la sostenibilità, intesa come sviluppo che deve rispondere alle necessità del presente
senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;
- la compatibilità ambientale preliminare, intesa come sensibilità del territorio nelle sue
componenti naturali e antropizzate calcolata ex ante rispetto all’azione progettuale;
- la sussidiarietà, quale sistema di governo e sviluppo locale capace di rendere operativa
la competizione territoriale, facendo leva sul trasferimento dei poteri messi in atto dal
processo di decentramento amministrativo;
- la co-pianificazione, quale metodo di lavoro e di confronto per la ricerca di
convergenze verso obiettivi condivisi di sviluppo territoriale.
Il PTPG si propone in via prioritaria l’obiettivo di definire un modello di sviluppo
socioeconomico sostenibile, policentrico, equilibrato ed equipotenziale che sia capace di
valorizzare le identità locali presenti, perseguendo la competitività del sistema territoriale e
del sistema delle imprese e garantendo al tempo stesso il massimo beneficio collettivo
nonché il raggiungimento di utili livelli di efficacia ed efficienza. A tal fine, il PTPG orienta le
attività di governo del territorio, a qualunque scala esse siano esercitate, nella direzione di
salvaguardare l’integrità degli ecosistemi naturali ed antropizzati, intesa come capacità di
mantenimento delle condizioni fisiologiche di riproduzione tra elementi naturali e umani; di
pervenire ad un modello di efficienza dell’economia, intesa come costituzione di regole di
produzione e consumo tenendo conto delle esternalità negative e, in particolare, puntando
ad evitare la distruzione di risorse non riproducibili; di realizzare azioni di equità territoriale,
intesa come garanzia di accesso ad opportunità di vita per tutta la popolazione, comprese
le generazioni future.
Lo strumento del Piano della Riserva Naturale si inserisce, allora in modo perfetto, all’interno
del quadro del PTPG su menzionato. Esso aggiunge, a quanto generalmente perseguito e
coordinato a scala più vasta, un’ulteriore definizione del complesso di intenti e di azioni da
georeferenziare, in coerenza al PTPG stesso, all’interno delle porzioni territoriali individuate e tutelate ai sensi della legge regionale sulle aree protette11.
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”, quale area naturale protetta ricadente nel
territorio provinciale, è conseguentemente identificabile come area privilegiata, noti e
sanciti i presupposti di insita qualità ambientale, di potenzialità di autonomia pianificatoria
nonché di gestione.
Nella Riserva, ogni intervento previsto dal Piano è finalizzato al raggiungimento di obiettivi
coerenti al PTPG, come la difesa del suolo, la conservazione, la valorizzazione ed il restauro
di beni culturali ed ambientali rari e preziosi, la promozione economica e sociale a tutela di
attività tradizionali oppure incentivare la creazione di nuove economie locali sostenibili.
10 Il PTPG non è sovraordinato al Piano della Riserva Naturale, ma, quale strumento di indirizzo e di coordinamento
programmatico del territorio, non ne possono non essere valutate le strategie e gli obiettivi.
. 11
A tal proposito si ricorda l’art.2, comma 1°, della L.R. 29/97 su citata che così recita: “La presente legge, nell’ambito dei
principi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia
ambientale e di sviluppo durevole e sostenibile, detta norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette del Lazio
al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica della
Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate”. (art. 2, comma 1°)
.
16
La Riserva Naturale è, al contempo, un ambito omogeneo adatto per la realizzazione di
progetti di qualità e progetto di qualità esso stesso: in tal senso il Regolamento deve
introdurre elementi per un sistema di gestione ambientale e governance, un bacino di risorse
ambientali fruibile dalla popolazione attuale e futura, un habitat faunistico e vegetazionale
interconnettivo di fondamentale importanza nonché un irrinunciabile scenario
paesaggistico.
Nel PTPG i temi ambientali sono omogeneizzati in 5 sottosistemi tematici: gli assetti
geomorfologici, gli assetti naturalistici, la pianificazione paesistica, i paesaggi rurali, i beni ed i
percorsi storico-culturali.
Il Piano Territoriale Provinciale individua nove sistemi ambientali omogenei, intesi come
strutture continue, formati dalle aree di maggiore pregio naturalistico e con valori ecologici
residuali o potenziali.
La tutela e valorizzazione dei sistemi ambientali sono affidate all’emanazione di direttive di
salvaguardia di compatibilità d’uso e nella trasformazione del territorio ed allo sviluppo di
“progettualità di interventi specializzati con la promozione ed impiego di risorse economiche
e scientifiche”.
Emerge, nella parte delle analisi, una preoccupante dicotomia nel governo del territorio che
si manifesta nel tutelare le aree pregevoli trascurando le altre zone, inevitabilmente soggette
ad un progressivo degrado.
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è inserita nel sistema ambientale n. 6 ed è
istituita a seguito dell’individuazione anche di “Piccole” aree protette.
Stabilito che questo principio è importante ma non sufficiente a garantire la conservazione
della natura e della biodiversità si avvertono ad una prima analisi i sintomi anche nel caso di
Posta Fibreno.
Con il Piano della Riserva Naturale si intendono rimuovere ed affrontare scientificamente le
cause che non hanno consentito di valorizzare al massimo le potenzialità ambientali e di
sviluppo economico delle aree.
Uno dei quattro obiettivi, selezionati come strategici dal PTPG, riguarda la tutela e la
valorizzazione dell’ambiente e le condizioni per uno sviluppo sostenibile.
Il sistema ambientale è suddiviso nelle seguenti componenti sistemiche:
- difesa e sicurezza del territorio e delle acque;
- tutela ecologica e valorizzazione delle risorse ambientali;
- tutela paesistica;
- tutela e valorizzazione del territorio agricolo e produttivo e dei paesaggi rurali;
- la costruzione storica del territorio e del paesaggio;
- beni e percorsi storico culturali.
Il PTPG ha come obiettivo prioritario ed irrinunciabile la tutela delle risorse naturalistiche e
della biodiversità e per questo tende ad evitare che le aree protette, specie di piccole
dimensioni, vadano a costituire ambiti isolati, isole di natura intatta in un territorio intorno
sempre più urbanizzato. Tale isolamento non consentirebbe alle aree protette di svolgere il
ruolo prioritario di garantire la funzionalità dei processi biologici; infatti, il PTPG disegna
sistemi e reti ecologiche per organizzare come sistema tutte le aree con valori ambientali.
Il Rapporto preliminare ambientale di VAS ed il Documento preliminare del Piano della
Riserva Naturale richiamano e riportano sinteticamente, sia nella parte descrittiva che nelle
tavole grafiche, i contenuti, gli indirizzi e le determinazioni del Piano provinciale,
concernenti il sistema ambientale ed in particolare; la difesa e sicurezza del territorio e delle
acque, la tutela ecologica e la valorizzazione delle risorse naturalistiche e storiche.
Il PTPG è uno strumento prevalentemente ad efficacia indiretta, enuncia princìpi generali,
direttive ed indirizzi e solo per aspetti circoscritti ha natura prescrittiva. Nella stesura
preliminare del Piano della Riserva Naturale si è rivelato particolarmente utile per portare a
sistema l’area protetta , facilitare e rendere coerenti alcune scelte strategiche e di
regolamentazione territoriale.
17
Infatti, il PTPG esprimendo princìpi generali di indirizzo e coordinamento programmatico a
livello di area vasta, ha consentito di assumere la rete ecologica ed i sistemi ambientali
provinciali come riferimento e coordinamento per inserire organicamente, il limitato
territorio dell’area protetta nell’ambito dei processi di trasformazione e sviluppo della
Provincia.
. In relazione al contributo espresso dalla Provincia di Frosinone, Assessorato Urbanistica, le
componenti naturalistiche, elencate e descritte all’art. 22 delle Norme di Attuazione del
PTPG, come espressamente indicato nel successivo art. 23, ricadono sotto piani e regimi
normativi specifici ( e di maggiore dettaglio), che assumono carattere prevalente rispetto
alle norme provinciali a cui viene, comunque, fatto esplicito riferimento.
Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA)
Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto con l'emanazione del D.
Lgs. 23 febbraio 2010 n. 49 concernente “Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla
valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni” compete alle Autorità di Bacino Distrettuali
l'adozione dei PGRA. Questo nuovo strumento normativo riguarda tutti gli aspetti della
gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione,
comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto
delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. I piani di gestione
possono anche comprendere la promozione di pratiche sostenibili di uso del suolo, il
miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché l'inondazione controllata di
certe aree in caso di fenomeno alluvionale.
. In particolare, le Autorità di Bacino Nazionali, in qualità di Ente Coordinatore delle azioni
per la redazione del PGRA insieme alle Regioni e alle Autorità di Bacino Regionali (art.4 del
D. Lgs. n. 219 del 2010), hanno provveduto e provvederanno, nell'ambito del distretto
idrografico di appartenenza, all’assolvimento di quanto richiesto dal D. Lgs. 49/2010
secondo i seguenti passaggi:
Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (Art.4 – scadenza 22 Settembre 2011): si
doveva fornire una valutazione dei rischi potenziali di alluvione sulla base di dati
registrati, di analisi speditive e degli studi sviluppati a lungo termine. Questo step, per
tutto il territorio nazionale, è stato superato avvalendosi delle Misure Transitorie (Art.11)
ritenendo adeguata, proprio grazie al lavoro fin qui effettuato da tutte le AdB
attraverso la redazione dei Piani Assetto Idrogeologico (PAI), la valutazione
preliminare del rischio di alluvioni;
Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni (Art.6 – scadenza 22 Giugno
2013): la redazione delle mappe ha costituito un punto fermo del lungo processo
formativo e di attuazione del PGRA, proponendosi come un punto di arrivo e nello
stesso tempo di partenza verso successivi traguardi mirati alla migliore forma di
gestione del rischio da alluvione. Attraverso le mappe di pericolosità e rischio è stato
possibile rappresentare le potenziali conseguenze negative per la salute umana, il
territorio, i beni, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali
derivanti da eventi alluvionali e, pertanto, porre le basi per valutarne la gestione;
Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (art.7 – scadenza 22 giugno 2015): l’ultimo
step riguarderà la redazione del Piano vero e proprio andando a sviluppare tutti gli
aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la
protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di
allertamento. I piani inoltre dovranno contenere e promuovere pratiche sostenibili di
uso del suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché collegarsi
agli obiettivi di qualità e protezione contenuti nei Piani di Gestione delle Acque al fine
di ottenere degli strumenti interconnessi che coprono a 360° “l’universo acqua”
puntando ad una pianificazione e gestione di questa inestimabile risorsa naturale.
18
Il rapporto con il Piano di Gestione Acque
Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto dalla Direttiva quadro nel
settore delle acque, 2000/60/CEE, gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici
presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici; provvedono inoltre affinché,
per ciascun distretto idrografico siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto,
l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico
e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Per
ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un
programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui sopra.
. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a:
prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque
superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre
l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose;
proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee,
prevenirne l'inquinamento e il deterioramento e garantire l'equilibrio fra estrazione
e rinnovo;
preservare le zone protette.
Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR)
Il Piano di Tutela delle Acque Regionale si pone l'obiettivo di perseguire il mantenimento
dell'integrità della risorsa idrica, compatibilmente con gli usi della risorsa stessa e delle attività
socio-economiche delle popolazioni del Lazio. Contiene, oltre agli interventi volti a garantire
il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi del D. lgs. 152/2006, le misure necessarie
alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico.
Il Piano è stato adottato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 266 del 2 maggio 2006 e
approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 42 del 27 settembre 2007
(Supplemento ordinario al "Bollettino Ufficiale" n. 3 n. 34 del 10 dicembre 2007).
Pertanto il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto, in relazione alle
aree naturali protette la legge regionale 29 del 1997 art. 27 comma 2 (Regolamento
dell’area naturale protetta), che stabilisce il divieto delle attività e delle opere che possono
compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, e in modo
specifico la flora e la fauna protette e i rispettivi habitat. In particolare è vietato quanto
previsto dall'articolo 11, comma 3, della l. 394/1991”, nello specifico la lettera c “è vietata la
modificazione del regime delle acque”.
Lo stato ecologico è l'espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, della natura
fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della
struttura fisica del corpo idrico. Gli indici numerici che esprimono sinteticamente i dati rilevati
sono il Livello di Inquinamento espresso dai Macro descrittori (LIM) che è definito dai macro
descrittori indicati nei parametri chimico-fisici di base, da monitorare mensilmente nella fase
conoscitiva, e l'Indice Biotico Esteso (IBE) che fornisce una valutazione sintetica della qualità
biologica di un corso d’acqua la cui misura va effettuata stagionalmente. L’IBE si basa sia
sulla ricchezza di taxa macroinvertebrati bentonici che sulla loro diversa sensibilità
all’inquinamento.
Il LIM si ottiene sommando i punteggi ottenuti dai 7 parametri chimici e microbiologici,
considerati in termini di 75° percentuale della serie delle misure effettuate. Il valore dell’IBE
corrisponde alla media dei singoli valori rilevati durante l'anno. Lo Stato Ecologico del Corso
d'Acqua (SECA) è definito dal raffronto dei due indici LIM ed IBE. Alla sezione del corpo
idrico in esame viene attribuita la classe che emerge dal risultato peggiore dei due indici.
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Lo Stato di Qualità Ambientale dei Corsi d'Acqua (SACA) si ottiene dal raffronto dello stato
ecologico con quello chimico determinato dalla presenza di sostanze chimiche pericolose.
Per quanto attiene alla qualità biochimica del Fibreno si riportano le tabelle nel capitolo
“Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno”, del seguente documento.
In via del tutto generale le misure possono suddividersi in tre categorie: provvedimenti tesi al
controllo delle possibili forme di inquinamento in territori tutelati, interventi sugli impianti di
depurazione e risparmio idrico.
Il rapporto con il Piano Forestale Regionale
La Regione Lazio, con l’approvazione della l.r. n° 39/2002 ha avviato un percorso di
valorizzazione del proprio sistema forestale, ponendosi quale obiettivo di riferimento il
conseguimento della gestione sostenibile.
All’articolo 7, la Regione definisce le linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo del
sistema forestale del Lazio attraverso il Piano Forestale Regionale, (di seguito PFR). Tale
documento analizza lo stato e le caratteristiche del patrimonio forestale regionale dal punto
di vista ambientale, economico, gestionale, provvede ad indicare le linee guida di sviluppo
per il settore della vivaistica, impianti di produzione legnosa specializzata, per la promozione
della tutela delle peculiarità vegetazionali, stabilisce e da indicazioni relativamente agli
obiettivi strategici, indirizzi di intervento, azioni da attuarsi e relative priorità.
L’Assessorato all’Ambiente, attraverso l’Area Conservazione delle Foreste ha predisposto il
documento Piano Forestale Regionale – “Linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo
del sistema forestale regionale”, sottoposto alla Giunta Regionale per l’adozione avvenuta
con la Deliberazione regionale 666 del 3 agosto 2007. Con esso si è andato ad approvare la
parte propositiva del PFR per rispondere alle esigenze legate all’iter di approvazione del PSR
2007-2013 che lo richiedeva quale documento qualificato per l’approvazione delle misure
forestali.
Nell'ambito delle aree protette, il Piano forestale regionale (PFR) promuove iniziative che
salvaguardino il valore naturalistico degli ambienti forestali.
In relazione alla gestione Forestale all’interno della Riserva “Lago di Posta Fibreno” e quanto
mai necessario precisare quanto segue. Le porzioni di bosco poste nell’area collinare e sub
montana della Riserva, interessano prevalentemente soprassuoli caratterizzati da ex cedui
composti, con consorzi forestali dominati da Querce (Roverella e Cerro) e Orniello. Le
porzioni di Bosco che ricadono all’interno della Piana fluvio-lacustre, ricadono in consorzi di
Salix sp.pl. e Populus sp.pl., non caratterizzati da attività selvicolturale di tipo recente.
Inoltre è quanto mai necessario precisare che, all’interno della Riserva non esistono porzioni
di terreno, con consorzi forestali, di proprietà dell’Ente e non sono previste attività di
pianificazione e gestione delle stesse. Le uniche azioni selvicolturali permesse dall’Ente
gestore in passato sono ascrivibili a tagli di piante pericolanti, capitozzature, cedui per
superfici inferiori all’ettaro (data la frammentarietà dell’appezzamenti privati). Tutti i suddetti
interventi, in assenza di un PGAF, sono stati approvati dall’Ente gestore con specifico rilascio
di “nulla osta” con riferimento ai regolamenti regionali in materia di gestione del patrimonio
boschivo.
In relazione alla redazione del Piano e alla normativa vigente, L.R. 28 Ottobre 2002, n. 39,
sarà necessario avviare specifiche iniziative mirate alla realizzazione di un adeguato
strumento di gestione e pianificazione delle aree boscate (pubbliche e/o private) in
relazione agli artt. 13 e 18, in cui si richiama alla realizzazione di:”Piani di gestione ed
assestamento forestale, riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell’ambito di aree
naturali protette, devono essere redatti tenendo conto dei criteri dettati dall’ente gestore
dell’area protetta ai sensi dell’articolo 33 della l.r. 29/1997” e che nel caso di proprietà
private, “La gestione della proprietà forestale privata può essere effettuata sulla base dei
piani di cui agli articoli 13 e 14” e che comunque in assenza della pianificazione l’esercizio
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delle attività forestali, zootecniche e ricreative all’interno del patrimonio forestale privato
deve attuarsi in conformità al regolamento forestale.
Pertanto, si ritiene quanto mai necessario, avviare in futuro una pianificazione di settore in
materia forestale; essendo la stessa, ormai riconosciuta quale strumento per la gestione
sostenibile delle risorse forestali, con cui si provvederà ad aggiornare “la matrice
ambientale” per determinare le criticità ed eventuali azioni risolutrici delle interferenze in atto
nella Riserva stessa.
Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi
Boschivi
Con Deliberazione 16 settembre 2011, n. 415, pubblicata sul supplemento ordinario n. 169 del
Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 37 del 7 ottobre 2011, la Giunta regionale del Lazio
ha approvato la nuova edizione del Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva
contro gli incendi boschivi, valido per il triennio 2011-2014, elaborato, in conformità alla
Legge 21 novembre 2000, n. 353, nota come legge quadro in materia di incendi boschivi, ed
al D.M. 20 novembre 2001 relativo alle Linee guida per la redazione dei Piani regionali, dalla
Direzione regionale Protezione Civile, di concerto con il Corpo Forestale dello Stato e
personale proprio di altre strutture regionali.
Le Aree Naturali Protette, a causa della loro particolarità e specificità in termini di valore
delle risorse naturali che gli Enti di gestione hanno il compito di tutelare, assumono una
particolare importanza per il Piano regionale sulla base di quanto disposto dalla Legge
353/2000, sia dalle Linee Guida di cui al D.M. 20/12/2001, sia dell’O.P.C.M. 3606/2007.
Le singole Aree Naturali Protette, oltre ad attenersi alle indicazioni e alle prescrizioni del
presente Piano e delle direttive generali in materia, devono realizzare un piano specifico nel
quale gli indirizzi e le scelte pianificatorie, programmatorie e organizzative di carattere
generale sono adattate alle specificità individuali dell’area in esame.
Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria
Redatto ai sensi del D. Lgs. 351/99, il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA)
della Regione Lazio è costituito da VII Sezioni, per un totale di 29 articoli, più 2 allegati.
Finalità del PRQA è stabilire norme per evitare, prevenire, ridurre gli effetti dannosi per la
salute umana e per l’ambiente determinati dall’inquinamento atmosferico; inoltre stabilisce
azioni e misure volte a riportare/contenere entro i valori limite gli inquinanti descritti nel DM
60/02 e produrre un effetto indiretto sull’ozono attraverso la riduzione dei suoi precursori.
Suddivide inoltre, sulla base del DGR 767/03, il territorio regionale in tre zone:
• zona A comprende i Comuni di Roma e Frosinone dove, a causa dell’entità dei
superamenti dei limite di legge, sono previsti provvedimenti specifici riportati nella
Sezione V e VI del PRQA;
• zona B comprende i Comuni che sono stati classificati nel DGR 767/03 in classe 2, dove è
stata accertata con misure dirette o come risultato di un modello di simulazione,
l’effettivo superamento o l’elevato rischio di superamento dei limite di legge da parte di
almeno un inquinante e dove sono pertanto previsti piani di azione per il risanamento
della qualità dell’aria;
• zona C comprende i Comuni delle classi 3 e 4 del DGR 767/03 a basso rischio di
superamento dei limiti di legge, dove sono previsti provvedimenti tesi al mantenimento
della qualità dell’aria.
Le azioni previste dal Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria sono molteplici e fra
queste preme evidenziare la Promozione del Servizio Pubblico di Trasporti attraverso il suo
potenziamento.
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Inoltre in un ottica non solo di miglioramento della qualità dell’aria, ma anche di risparmio
energetico sono auspicabili le Riduzioni delle emissioni da impianti termici civili operabili
tramite misure previste nel Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria e recepite anche
nelle norme del Piano della Riserva:
Sviluppo di sistemi di coibentazione ed isolamento termico degli edifici che
consentano di ridurre il fabbisogno energetico. L’utilizzo di tali tecniche diventa
obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di manutenzione
straordinaria degli edifici.
Sviluppo degli impianti di riscaldamento realizzati con caldaie di nuova generazione
ad alto rendimento, possibilmente integrate da pannelli solari. L’utilizzo di tali tecniche
diventa obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di
manutenzione straordinaria degli edifici.
Il Piano favorendo lo sviluppo di una rete sentieristica equestre e ciclopedonale opera per il
mantenimento e il miglioramento della qualità dell’aria. Uno degli aspetti considerati per
ottimizzare l’accessibilità alle risorse della Riserva, è quello di ampliare le possibilità di
collegamenti fisici tra le diverse risorse d’interesse, valorizzando percorsi alternativi alla
viabilità carrabile.
Le pratiche agricole di incendio delle stoppie, attività vietata dall’art. 7 delle norme del
Piano di Risanamento dell’Aria, in quanto possibile fonte di diffusione di inquinanti, anche nel
Regolamento del Piano saranno vietate come prevede l’art. 27 comma 2 della Legge
regionale 29/1997 che rimanda all’art. 11 comma 3 della Legge 394/1991 e s.m.i. il quale
vieta espressamente l’uso di fuochi all’aperto.
Il rapporto con il Piano Energetico Regionale
Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto Piano Energetico
Regionale.
Il piano si pone due obiettivi generali:
Contribuire agli obiettivi UE al 2020 in tema di produzione da fonti rinnovabili, riduzione
dei consumi energetici e riduzione della CO2 per contenere gli effetti dei
cambiamenti climatici;
Favorire lo sviluppo economico senza aumentare indiscriminatamente la crescita dei
consumi di energia.
Gli obiettivi strategici evidenziati:
Stabilizzare i consumi regionali di energia finale al 2020 ai livelli attuali;
Aumentare considerevolmente la produzione di energia da fonti rinnovabili;
Ridurre le emissioni di gas climalteranti in atmosfera;
Coprire il fabbisogno di energia elettrica ripristinando l'export verso le altre Regioni;
Favorire lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione tecnologica;
Favorire lo sviluppo economico e l'occupazione, in particolare lo sviluppo dell'industria
regionale delle fonti rinnovabili e dell'uso efficiente dell'energia.
Per raggiungere tali obiettivi strategici il piano propone:
Nuova Legge in materia di politica regionale di sviluppo sostenibile nel settore
energetico, con particolare riferimento alla produzione dell'energia elettrica, anche
per sopperire alla mancanza di un quadro di riferimento programmatico nazionale
certo e per far fronte alla rapida evoluzione del quadro di riferimento legislativo e
normativo comunitario e nazionale. La nuova legge regionale in materia di energia,
unitamente all'approvazione del Piano Energetico Regionale e del suo Piano d'Azione
per l'Energia, consentirebbero di definire un quadro regolatorio generale certo, a
beneficio dei soggetti, in particolare privati, che operano sul territorio regionale.
Attivazione di strumenti finanziari integrativi di quelli previsti in ambito nazionale.
Attivazione di strumenti di concertazione per la realizzazione degli interventi.
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Collaborazione con le Società di distribuzione, al fine di ottimizzare i Piani d'intervento
che queste sono tenute a programmare, sulla base dei Decreti del MSE del 20 luglio
2004 sull'efficienza energetica, per la produzione dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica,
o Certificati Bianchi).
Definizione di nuove linee guida per i Regolamenti edilizi comunali, con l'introduzione
sia di parametri cogenti sia di misure incentivanti per l'efficienza energetica e l'utilizzo
del solare termico e fotovoltaico per le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni. Nel
settore civile particolare rilievo riveste anche la definizione dei criteri regionali per la
certificazione energetica degli edifici e l'applicazione sul territorio regionale della
normativa nazionale in avanzata fase di regolamentazione.
Collaborazione con Università e Centri di Ricerca per favorire le sinergie indispensabili
al progresso tecnologico e trasferimento alle imprese presenti sul territorio dei risultati
della ricerca.
Impulso alla formazione ed allo sviluppo delle ESCO (Energy Service Company).
Sviluppo delle opportunità derivanti dall'ICT (Information and Communications
Technology).
Al momento, è in vigore il Piano Energetico regionale del 2001, approvato con Delibera del
Consiglio regionale n.45/2001, pubblicata sul BURL n.10 del 10/04/2001 S.O. n.1, dove
vengono specificati i principali obiettivi, le metodologie adottate e analizzate le prospettive
e le opportunità di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Il Piano della Riserva, conformemente agli obiettivi fissati dal Piano Energetico regionale del
Lazio e dal PAE, ha previsto la possibilità di eseguire ammodernamenti tecnologici delle
infrastrutture di trasporto energetico che ne aumentino l’efficienza, inoltre è consentita
l’installazione di impianti fotovoltaici nelle zone C e D per la produzione di energia per le
abitazioni, infine in un ottica di risparmio energetico sono ammessi gli interventi di
ammodernamento tecnologico degli impianti abitativi di riscaldamento, oltre agli
adeguamenti in materia di isolamento e coibentazione degli edifici.
Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione Lazio
Il Piano regionale approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n.
14, nasce con lo scopo di:
- uniformare e razionalizzare la programmazione che si è susseguita nel tempo,
- aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo nazionale,
- superare definitivamente l’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione Lazio.
Ciò attraverso il perseguimento di tre obiettivi specifici, da conseguire entro il termine fissato
(anno 2017):
- Ob1) Obiettivi di riduzione alla fonte della produzione di rifiuti;
- Ob2) Obiettivi di RD (%) in linea con quelli previsti dal legislatore nazionale;
- Ob3) Istituzione di un sistema integrato di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti che
sia efficiente, dotato delle migliori tecnologie disponibili, teso a garantire
l’autosufficienza impiantistica.
- Il Piano, che nasce con lo scopo di uniformare e razionalizzare la programmazione che si
è susseguita nel tempo, per aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo
nazionale, nonché per il superamento dell’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione
Lazio, fornisce una rappresentazione dell’intero ciclo dei rifiuti, dalla produzione alla
reimmissione come materiali sul mercato o allo smaltimento finale.
Nella fattispecie:
- costituiscono oggetto di specifica attività di pianificazione, con valenza prescrittiva di
riferimento rispetto ai piani provinciali e di ambito, le fasi di: la produzione, la raccolta
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differenziata (RD) e il trattamento meccanico-biologico (TMB) dei rifiuti urbani, per i quali
deve essere assicurata l’autosufficienza a livello di ATO;
- delle altre fasi di gestione, in quanto rientranti nel ciclo dei rifiuti urbani, ancorché
sottratte alla privativa, il Piano offre una fotografia dello stato esistente, della domanda
di impianti e della situazione auspicabile con riferimento al principi di prossimità e di
autosufficienza regionale.
In particolare:
- relativamente agli impianti di termovalorizzazione alimentati a CDR, costituendo essi la
fase finale della filiera dei rifiuti urbani e oggetto della decretazione di emergenza, il
Piano provvede alla individuazione dei flussi di rifiuti, alla ricognizione degli impianti
esistenti e alla rappresentazione delle conseguenti necessità impiantistiche;
- con riferimento alle discariche ove vengono conferiti gli scarti da TMB e da
termovalorizzazione, il Piano descrive la situazione attuale della produzione di rifiuti e il
relativo fabbisogno di impianti;
- per quanto concerne, infine, le frazioni di rifiuti urbani oggetto di RD destinate al
recupero, il Piano effettua esclusivamente la ricognizione dei flussi e la rilevazione del
fabbisogno, mentre non prevede la collocazione degli impianti, in quanto, ai sensi
dell’art. 182, co. 5 del D. Lg. 152/06, tali tipologie di rifiuti sono escluse dal divieto di
smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli stessi sono
prodotti, essendo “sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale al fine di
favorire quanto più possibile il loro recupero”.
La Regione Lazio ha elaborato i criteri di individuazione delle aree non idonee alla
localizzazione di impianti di gestione dei rifiuti, selezionando alcuni fattori escludenti. Tali
fattori precludono la localizzazione degli impianti a causa della presenza di vincoli
condizionanti determinati dalla normativa vigente e dagli obiettivi di tutela fissati dagli
strumenti pianificatori regionali. Le aree naturali protette rientrano fra questi fattori escludenti
in virtù delle norme di salvaguardia a cui sono sottoposte ai sensi dell’articolo 6 comma 3
legge 394/91 e dalle norme di tutela paesaggistica Legge regionale 24/98 art. 6 e N.T.A.
PTPR art. 37.
Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013
Il Consiglio della Regione Lazio con Deliberazione n. 2 del 17 novembre 2010 ha proceduto
alla approvazione del piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-201 3.
Tale Piano costituisce il più importante strumento programmatico per l’indirizzo e le strategie
regionali di settore.
Un piano di sviluppo con cui si intende costruire e incentivare le partnership collaborative
attraverso il metodo della programmazione partecipata.
Il Piano triennale 2011-2013, tenendo conto della finalità strategica che lo ispira (“
Sviluppare l’identità del Lazio ”), individua quattro Obiettivi Generali:
- Migliorare la competitività dell’industria del turismo;
- Sviluppare il turismo sostenibile, responsabile e di qualità;
- Promuovere e rafforzare l’immagine e la visibilità del Lazio;
- Integrare il turismo nelle politiche regionali.
Tali Obiettivi sono la declinazione territoriale degli Assi fondamentali individuati nella recente
Comunicazione della Commissione Europea - COM(2010) 352/3 – “L'Europa, prima
destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo”.
Per quanto attiene all’area della Riserva le potenziali attrattive turistiche sono relative
essenzialmente all’aspetto naturalistico.
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L’ecoturismo o Turismo Ecologico si pone come evoluzione del tradizionale concetto di
turismo sostenibile, in quanto modalità responsabile di viaggiare in aree naturali,
conservando l'ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali. Tale turismo
comprende, al suo interno, tre tipologie complementari di fruizione: naturalistico,
responsabile e sostenibile.
Per il Turismo naturalistico le motivazioni principali del viaggio sono l’osservazione della
natura e la conoscenza delle culture tradizionali.
Nel Turismo responsabile il turista si comporta con disponibilità e rispetto dell'ambiente e, in
particolare, dell’ecosistema e della biodiversità, minimizzando l'impatto ambientale delle
proprie attività.
Il Turismo sostenibile favorisce la gestione integrata delle risorse in modo da soddisfare le
esigenze economiche, sociali ed estetiche, garantendo l’integrità culturale ed ambientale.
I piani di sviluppo, elaborati dai soggetti locali, anche in funzione della costituzione e
dell’operatività dei Sistemi Turistici Locali, devono valutare preventivamente tutte le possibili
conseguenze degli interventi, ai fini del miglioramento progressivo delle prestazioni,
dell’accessibilità delle aree, della mobilità interna, della fruizione delle risorse e della rete dei
servizi e delle opportunità culturali e di intrattenimento.
La Valutazione delle Interrelazioni Turistiche consiste nell’analisi di tutte le interazioni,
orizzontali e verticali, tra le conseguenze di un intervento sul tessuto urbano e sull’ambiente,
sulle attività economiche e socio-culturali.
La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso
Ai sensi della lettera c bis) del 4° comma dell’art. 7 della legge regionale n. 29/1997 (così
come inserita dal comma 9 dell’art. 3 della legge regionale n. 10 del 2.4.2003) nel “Piano
regionale delle aree naturali protette” deve essere indicata anche “la rete ecologica
regionale e le relative misure di tutela ai sensi dell’articolo 3 del d.p.r. 357/1997” (poi
modificato dall’articolo 3 del D.P.R. n. 120 del 12.3.2003): ne deriva che la suddetta
“indicazione” deve essere rispettata nel Piano delle riserve naturali, che deve pertanto non
solo recepire la rete ecologica regionale (ed individuare la rete ecologica provinciale), ma
stabilire le “relative misure di tutela”.
Fra le “misure di tutela” da stabilire, laddove all’interno di una riserva naturale ricada in tutto
o in parte un Sito di Importanza Comunitaria o Zona di Protezione Speciale (in sigla SIC o
ZPS), come ad esempio si registra nel nostro caso (PdG SIC/ZPS redatto nel 2004), ci sono
anche quelle relative al “Piano di gestione” del SIC/ZPS, che dovranno essere integrate nel
redigendo Piano seguendo le linee guida stabilite con la deliberazione della Giunta
Regionale n. 1103 del 2 agosto 2002 e con il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002. A
fronte dell’esigenza di assicurare opportune misure per evitare il degrado di habitat e specie
presenti nei SIC, è necessario coordinare ed integrare ai Piani delle riserve naturali in cui
ricadono le misure di conservazione dei SIC attraverso appositi Piani di gestione, che
dovranno entrare a far parte integrante delle norme di attuazione dei rispettivi Piani.
Peraltro le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”,
prescrivono che le norme tecniche di attuazione di ogni piano contengano delle
“disposizioni relative alla gestione ecologica, in particolar modo l’integrazione tra la
normativa specifica dettata nei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria e delle
Zone di Protezione Speciale”.
La Regione Lazio deve a tutt’oggi provvedere alla approvazione del “Piano regionale delle
aree naturali protette”, che sarebbe dovuta avvenire entro 6 mesi dalla entrata in vigore
della legge regionale n. 29/1997, adeguando lo schema del “Piano Regionale dei Parchi e
delle Riserve” adottato con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio n. 11746 del
29.12.1993.
25
Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali
La provincia di Frosinone conta nel suo territorio numerose aree naturali protette. Il numero
di aree naturali protette sono pari a 71 e comprendenti 16 Parchi Naturali, 30 Riserve
Naturali, 24 Monumenti Naturali e 1 Area Marina Protetta; altresì, il numero di aree naturali
protette nazionali ricadenti all'interno del territorio laziale sono pari a 8 e comprendenti 3
Parchi Naturali, 4 Riserve Naturali e 1 Area Marina Protetta. Per quanto riguarda i dati relativi
alla superficie, quella delle aree naturali protette nazionali che insistono sul territorio laziale è
pari a mq 49.298, quella delle aree naturali protette regionali è pari a mq 177.007. Pertanto,
la superficie complessiva del territorio laziale interessata dalla presenza di aree naturali
protette è pari a mq 226.305, pari al 13.12%
Mappa delle Zone di Protezione Speciale (i numeri rossi indicano: 1 - Monte Cornacchia, 2 - Lago di Posta
Fibreno, 3 - Monti della Meta, 4 - Gole del Fiume Melfa – 5 - Massiccio del Monte Cairo) e dei Siti di Importanza
Comunitaria (i numeri verdi indicano: 1 - Vallone Lacerno, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Pendici di Colle Nero, 4 -
Cime Massiccio della Meta, 5 - Val Canneto, 6 - Gole del Fiume Melfa – 7 - Massiccio del Monte Cairo).
1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale
Il sistema infrastrutturale
Il Comune di Posta Fibreno è situato tra la Valle del Liri e la Valle di Comino, due aree di
passaggio obbligato per chi viene da nord o da sud.
È raggiungibile:
da Roma: in auto si prosegue lungo l’autostrada del Sole fino all’uscita di Frosinone per poi
proseguire in direzione Sora lungo la superstrada Sora-Frosinone. A Sora si seguono le
indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno.
da Napoli: è ben collegata sia su gomma sia su rotaie. In auto si prende l’Autosole fino al
casello di Cassino o Ceprano per poi proseguire nel primo caso lungo la superstrada Sora-
Cassino fino all’uscita di Posta Fibreno, nel secondo caso lungo la Strada Statale 82 della
26
Valle del Liri fino a Sora dove si seguono le indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno. In
treno fermata presso Roccasecca e coincidenza con il treno per Avezzano fino alla stazione
di Sora dove le linee della Cotral portano a Posta Fibreno
dall’Abruzzo: per chi viene da Avezzano, superstrada Avezzano-Sora fino allo svincolo Posta
Fibreno. In treno linea Avezzano-Roccasecca con fermata presso la stazione di Sora e
autolinea Cotral per Posta Fibreno.
dal Parco nazionale d’Abruzzo: non sono disponibili collegamenti pubblici; in auto si prende
la strada statale di Forca d’Acero fino al bivio di San Donato Val di Comino per poi svoltare
lungo la Strada Statale 666 di Sora dove si seguono le indicazioni per Campoli Appennino e
Posta Fibreno.
A livello provinciale le connessioni nel territorio passano per il centro di Sora, attraverso strade
statali di collegamento tra paesi confinanti.
Nel territorio comunale, due sono le infrastrutture viarie che si dipartono dal centro storico,
mettendolo in comunicazione con strade intercomunali. Ed è proprio lungo queste che si
sviluppa la vita del paese, nascono centri abitati, si collocano i servizi. Gli altri collegamenti
possono essere classificati “di interesse locale”.
All’interno della Riserva Naturale si individuano 6 sentieri natura, ovviamente pedonali, che
mettono in relazione i punti di maggiore interesse dell’area stessa:
Il sentiero “Puzzìllo”
Altezza massima metri: 300, minima: 290 – Dall’ex sede del parco all’isola galleggiante
- Lunghezza: 480 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 10 m - Accessibile a disabili
Presso l’ex sede della riserva inizia il sentiero natura Puzzìllo; qui le acque di una
copiosa sorgente sono raccolte in una grossa vasca e irreggimentate per il
funzionamento di un antico mulino. Insieme ai recenti restauri e al recupero
ambientale della zona è stato realizzato un parco e un’area pic-nic con percorsi e
ponti attorno alle sorgenti. Superata l’area pic-nic il sentiero si sviluppa su una sterrata
agricola attorno a campi coltivati; le soste prevedono la visione panoramica degli
antichi spazi coltivati, rievocando tecniche e tradizioni perdute con l’ausilio di pannelli
illustrativi. Dopo circa 200 metri il sentiero prosegue nel canneto a Phragmites
australis, dove capanni didattici e punti d’osservazione permettono un incontro
discreto con l’avifauna locale e un approccio al birdwatching. Un tempo era
possibile percorrere l’intero canneto: il sentiero natura si snodava su passerelle di
legno fra i canali e terreni sommersi. Un periodo d’incuria ha portato al logoramento
delle strutture e all’inagibilità del percorso finché, nel 2006, è stato effettuato un primo
restauro che ha riattivato il percorso fino all’ isola galleggiante.
Il sentiero “Catannòvo”
Altezza massima metri: 420, minima: 290 - Dalla località Catannòvo a frazione
Carpello - Lunghezza: 720 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 130 m
Presso la località Catannòvo ha inizio un percorso panoramico che sale a
mezzacosta su una collina prospicente il lago, per poi riscendere in località Carpello.
Inizia poco più a nord di San Venditto; lungo la strada asfaltata un cartello indica il
bivio per seguire il percorso lungo una sterrata. Il primo tratto attraversa una serie di
orti e abitazioni rurali antiche e nuove, fra pollai e stalle, risalendo a tornanti un pendio
fino ad arrivare ad una grotta, un tempo usata come rudimentale riparo per animali
domestici. Senza grossi sbalzi d’altitudine si prosegue fino ad una grossa dolina sopra
la frazione di Carpello, dove pannelli illustrativi e capanni spiegano i fenomeni carsici
principali della zona.
Il sentiero “Rivellìno”
Altezza massima metri: 290, minima: 290 - Dal Ponte Vani al Lago - Lunghezza: 320 m. -
Percorrenza 30’ - Dislivello: 0 - Accessibile a disabili
27
Il tratto del Rio Carpello compreso nella riserva è costeggiato da una antica strada
agricola che conduce fin dove il lago da vita al suo unico emissario, il Fibreno. In
questo stesso posto sulla sponda opposta del termine del sentiero è possibile vedere
una storica pescheria, di interessante edificazione perché completamente costruita
sulle acque, legata al complesso architettonico della vicina Villa Gallio, palazzo
settecentesco ricco di pregevoli opere d’arte. Lungo il piccolo fiume è possibile
incontrare le specie ittiche più rare, un tempo oggetto di pesca di frodo con nasse ed
altri sistemi oggi vietati. I campi circostanti, dove non riconquistati dal canneto a
Phragmites australis, sono coltivati a mais (Zea mays).
Il sentiero “Dolina la Prece”
Altezza massima metri: 433, minima: 300 - Da San Venditto al centro storico -
Lunghezza: 560 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 133
Il percorso panoramico collega il centro storico con le rive del lago, scendendo
ripidamente lungo la dolina. L’inizio del sentiero, se percorso in discesa, si trova nel
punto panoramico del paese. L’accessibilità è limitata non solo per i disabili, ma
anche per chi non è abituato all’attività fisica. Il sentiero termina sulla strada litoranea
del lago. Alcuni monumenti religiosi e artistici sono stati posizionati all’inizio ed al
termine del percorso.
Il Sentiero “Lago Chiaro”
Percorso Naturalistico in prossimità dell’ex Mulino ad acqua: all’inizio presenta un
breve tratto di sterrato che costeggia il Fosso Cerreto, in seguito, con una passerella in
legno, prosegue lungo la sponda sinistra del lago, fino a giungere ad un pontile, nella
località “Lago Chiaro” così chiamata per via delle sue acque chiare e cristalline.
Lungo il percorso è possibile osservare le diverse specie di piante ripariali e
acquatiche, e con un po’ di fortuna, oltre alle folaghe e alle gallinelle d’acqua,
anche i germani reali che riposano al sole.
Il sentiero “Taurino”
Percorso naturalistico che collega la località S. Venditto con la località Fontana
Carbone e contribuisce a completare la fruizione delle aree spondali del lago. E’
costituito da un camminamento in legno dalla sviluppo complessivo di 430 ml e della
larghezza di m. 2, posto ad una quota del piano di campagna di m. 0,80. Il piano di
calpestio è realizzato in tavolame di castagno dello spessore di 4,00 cm.
Lo sviluppo dell’insediamento
Il borgo di Posta Fibreno è sorto attorno al tardo medioevo col nome di Castel Petrona,
storicamente legato ad Alvito di cui era frazione dal 1810 al 1869, e Vicalvi (frazione fino al
1957, anno della costituzione del comune). Fino al terremoto del 1915 il paese conservava
ancora una forma circolare entro un marcescente perimetro murario dotato di torri e porte
d’accesso. La situazione di degrado accentuò i danni del sisma, tanto che oggi
dell’urbanistica originaria non restano che pochi vicoli e archi di pietra attorno a via
Maggiore.
La chiesa principale è dedicata a Santa Maria Assunta. Un piccolo quartiere di case
popolari antisismiche risalenti al primo ‘900 è situato fra il cimitero e il belvedere.
Oggi il comune conta 1.274 abitanti, che vanno diminuendo anno dopo anno: fenomeno
peculiare dei comuni molto piccoli. Alla data del 1957 l’insediamento risulta concentrato
nella parte storica, arroccata sulla dolina di fronte il lago, risalente sicuramente ai secoli
precedenti; ma già si intravede lo svilupparsi di nuclei abitativi, concentrati e molto distanti
tra loro, nelle strette vicinanze delle vie di comunicazione. Sicuramente costituiti da
contadini che, per comodità, preferivano risiedere nei terreni adiacenti a quelli da loro stessi
coltivati, anziché tornare la sera al paese ed esserne lontani. In questo periodo, è già nata la
contrada Colle Iaruscio, che si estende fino al confine con il canneto che circonda il lago.
28
Alla data del 1979 la situazione è sicuramente cambiata, ma in modo molto prevedibile: il
centro storico si arricchisce, fino a creare un nuovo denso quartiere vicino il cimitero, dalla
parte opposta il lago, fino alla località Maschiuna. Il principale sviluppo si registra lungo le vie
di comunicazione stabilendo un edificato continuo con i nuclei del 1957.
L’espansione risalente al 1990 non apporta significative modifiche nel disegno dell’assetto
del territorio; vengono riempiti gli spazi lasciati liberi lungo le infrastrutture (come “Casal
Vittoria” o come la località “Carpello”), nasce qualche piccolo nucleo di poche abitazioni
nella campagna (come “Casa Marsella”).
La morfologia del territorio certo non favorisce l’insediamento, il canneto, le montagne e il
lago costituiscono senza dubbio un ostacolo per l’uomo. Ma a parte queste particolari zone,
il resto del territorio può definirsi discretamente urbanizzato; urbanizzazione che vede il suo
momento di spicco negli anni Sessanta e Settanta.
Il patrimonio edilizio è costituito da abitazioni dalle caratteristiche tipologiche disparate. Le
tipologie residenziali presentano spesso una struttura distributiva condizionata dalle originarie
concezioni igienico-sanitarie in voga nel periodo di costruzione. Le caratteristiche degli
immobili presentano grandi diversità se situati nel centro storico o se in ambito rurale.
Nel patrimonio abitativo, anche se potrebbe apparire esuberante rispetto agli standard
nazionali, come evidenzia l’indice di affollamento dedotto dai dati statistici, la disponibilità
reale del numero di stanze è fortemente condizionata dalla indisponibilità di gran parte delle
abitazioni.
Queste sono spesso di proprietà di cittadini emigrati e spesso versano in stato di
inadeguatezza ai fabbisogni igienico-sanitari da richiedere interventi di recupero così onerosi
da risultare irrealizzabili per il basso reddito pro-capite.
Gli interventi di recupero, dovendo agire in un ambito di sviluppo ambientale e turistico,
devono essere concepiti come interventi di riqualificazione architettonica e pertanto vanno
coordinati da un progetto di recupero o progetto integrato di ampiezza tale da interessare
almeno un intero comparto. Le opere dovranno essere incentivate con agevolazioni o
contributi da parte delle istituzioni pubbliche.
Al 1991 il patrimonio edilizio in uso è rappresentato da 544 abitazioni occupate per un totale
di n° 2.609 stanze pari a 0,5 occupanti per stanza ed a servizio di 545 famiglie. Il patrimonio di
abitazioni non occupate ascende a 303 delle quali completamente indisponibili 247.
L’attività edilizia, come si desume dalle tabelle statistiche riassuntive, produce un irrisorio
volume annuo di nuove abitazioni (circa 4 in 5 anni e pochi progetti di ristrutturazione
edilizia). Il patrimonio edilizio risulta, nella quasi totalità dei casi, dotato di tutti i servizi
essenziali, ma comunque di modesto livello qualitativo. Rimangono invece gravi le carenze
di impianto infrastrutturale, particolarmente nei nuclei esterni al centro storico, che
presentano grandi difficoltà di riqualificazione urbana.
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PATRIMONIO EDILIZIO IN USO:
ABITAZIONI VANI ABITANTI DENSITÀ
abitazioni in uso 544 2.609 1.363 0,52
abitazioni indisponibili in uso stagionale di
espatriati
247 1.180 900 0,76
abitazioni totalmente indisponibili 56 250 0 ____
TOTALE 847 4.039 2.263 0,56
I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche)
Dal 1193 al 1503, per più di tre secoli, la Valle di Comino conobbe solo brevi periodi di
quiete, perché turbata, al pari delle altre regioni del Regno, dagli sconvolgimenti che anche
qui videro succedersi Normanni, Svevi, Angioini, Ungheri, Durazzeschi, Aragonesi, Francesi,
Spagnoli. Fra tutti i dominatori, i Cantelmo si affezionarono al piccolo dominio, tanto da
risiedervi stabilmente. Non fecero altrettanto Jofré Borgia (dal 1497 al 1506), fratello della
ben più celebre Lucrezia, Pietro Navarro (dal 1507 al 1515) e i Cardona.
Questi ultimi, esercitarono il loro dominio prevalentemente attraverso governatori e ufficiali,
con scarso vantaggio per i sudditi, spesso tenuti a soggiacere ad angherie e soprusi, ma non
mancarono di dare importanti frutti, come gli Statuti (oggi diremmo “Costituzione”)
dell’Università (oggi diremmo “territorio”) di Alvito e committenze artistiche di rilievo a grandi
artisti dell’epoca, quali Daniele da Parma e Taddeo Zuccari. Nel 1685, la contea di Alvito
(già territorialmente ridotta nel 1677 per la “vendita” di Atina e Belmonte), fu interamente
ceduta da Antonio Cardona a Matteo di Capua (Principe di Conca) per 100.000 ducati. Ma
le condizioni del territorio, tali da far prosperare un brigantaggio audace e sanguinario,
indussero ben presto il nuovo padrone a disfarsi del feudo, che attraverso il nobile milanese
Matteo Taverna, fu rilevato dal Cardinale di Como, Tolomeo Gallio, desideroso di costituire
al proprio casato un feudo che, dislocato tra Napoli e Roma, appariva idoneo ad acquisire
notevole importanza politica. Il Cardinal Gallio provvide, quindi, con le maniere forti, ad
estirpare la piaga del brigantaggio ed ottenne dal Re di Napoli l’elevazione di Avito da
contea a ducato.
Tra alti e bassi, il territorio cominese rimase
feudo dei Gallio sino alla eversione della
feudalità (1806). Della loro signoria,
esercitata ininterrottamente per ben 211
anni, restano memorie invero non sempre
liete (frutto diretto di quei difficili tempi) ma
anche qualche autentico gioiello come
“La Pesca” o “Villa Gallio” in Posta Fibreno.
L’antico possessore del luogo, il notaio
Giulio Licio di Posta, amministratore e uomo
dei più facoltosi della contea di Alvito,
attratto dalla salubrità dell’aria e dalla
grande bellezza del luogo, vi aveva
fabbricato nel 1588 una palazzina priva di
ornamenti per albergo dei pescatori,
dedicandola (come tramanda l’epigrafe tuttora visibile) “Al Genio del limpidissimo Fibreno,
delizia delle ninfe e de’ pesci”.
Nel 1600 il podere e la palazzina, passarono ai Gallio, recenti feudatari dello Stato di Alvito, i
quali, su progetto di un architetto ancora ignoto, la ampliarono e la dotarono di camini alla
francese, di stucchi, di statue, di fregi, di stemmi, di una peschiera e la circondarono con altri
appezzamenti di terreno estesi ben 60 ettari, impiantando un orto botanico, un’uccelliera,
Villa Gallio
30
fontane, viali, boschetti. Quindi la resero accessibile attraverso uno stradone (ancora
presente) di 52 palmi napoletani che si originava da un maestoso portale recentemente
restaurato dalla Sovraintendenza ai Monumenti del Lazio.
“A metà della strada regia da Napoli per Roma tra Alvito e Sora, fiancheggiata a
mezzogiorno dalla odierna Statale della Vandra, la Villa Gallio si annuncia ancora col suo
imponente arco di accesso di ordine tuscanico, lambita a settentrione dal Fibreno che
s’allarga in terso specchio a forma di laghetto dal fondo smeraldino, feracissimo di trote.
Guardata in lontananza dalla grigia mole del castello longobardo di Vicalvi e ispirata al
modello della villa dominica romana, questa “gratissima stanza di eccelsi signori (un giorno
al centro della tenuta ducale)” La Villa ricorda lo stile delle ville palladiane del Veneto e
(benché bisognosa di restauro) grazie al rapporto scenografico edificio-paesaggio,
conserva intero il suo fascino, donando ancora allo studioso ed al visitatore sensazioni e
immagini di rara suggestione. Difficile sarebbe al visitatore anche inesperto che questa passi
inosservata; sulla strada, oggi la statale che collega Sora ad Atina, si erge maestoso
l’ingresso della villa.
La prima menzione del Portale si trova in G. P. M. Castrucci, che nel 1635 diede alle stampe
la celebre “Descrizione del Ducato d’Alvito nel Regno di Napoli” dedicandola dal duca Don
Francesco Gallio (dal 1613 al 1657).
Qui leggiamo “dalla strada regia che va a Napoli, alla volta di ponente iemale per Roma
quasi a dritta, comincia lo stradone nuovo con olmi gremiti e a destra e a sinistra, lunghi e
profondi, per tenere asciutta la strada e per ombra renderla fresca negli estivi ardori …Tira
questo stradone per linea diretta … al portone maggiore che ha la facciata ad ostro (sud),
è tutto di pietra bianca, aperto, fatto solo per ornamento e bellezza della villa. È d’ordine
toscano, di lavoro a bugno, farsagliato con due rabeschi, con le sue campanelle e
cimasette con fregio, dove vi è l’iscrizione; vi sono tre guglie con li suoi piedistalli a destra e
sinistra e l’altra in mezzo nella sa maggiore altezza e due palle con li suoi peducci; vi sono tre
armi (stemmi), una in mezzo del Re Cattolico (il Re di Spagna) a destra del Sig. Cardinal
Gallio di Como ed a sinistra dell’Eccellenza del Sig. Duca Don Francesco Gallio nipote e,
sotto il dado, o cimasa, due fenestroni vani”.
“L’ingresso (ha scritto di recente Bernardo Bartolomucci in “I Colori dell’acqua. Il patrimonio
del fiume e del lago Fibreno”) è ancora reso incomparabile dal maestoso portale che, con il
suo alto frontespizio, probabilmente chiudeva la recinzione del podere”.
Ai sensi della legge 1089 del 1939, l’intero immobile è stato dichiarato di interesse
particolarmente importante per il suo valore storico ed artistico.
Il turismo
Fra i diversi settori di attività economiche, il più importante e quello che più facilmente
risente dei benefici dell’istituzione di un’area protetta è il turismo.
Se pensiamo che spesso le aree protette sono situate in zone scarsamente popolate, in cui
le attività sono di tipo residuale o marginale, qualsiasi incremento è un apporto importante.
A ciò si può oggi aggiungere che, considerando l’andamento generale dell’economia,
qualsiasi territorio è ben contento di potere integrare il turismo (sia pur solo di bassi volumi)
ad altre forme di economia (Gaido L., 1998).
Il turismo è quindi uno sfruttamento economico del territorio, che tuttavia si concilia con gli
scopi della tutela dell’ambiente naturale (premesso naturalmente che abbia luogo nella sua
forma più leggera); esso ha in più il grande privilegio di vitalizzare tutti gli aspetti del tessuto
economico ed ha il potenziale di convogliare verso una regione maggiori flussi di denaro di
quelli che ci si potrebbe aspettare dall’amministrazione di una riserva naturale (Giacobini V.,
1999, pag. 166-171).
E’ necessario ricordare, però, che il turismo, pur essendo un’attività economica di estrema
importanza, in assenza di una politica di ripristino e tutela dell’ambiente, rischia di
31
distruggere irrimediabilmente il patrimonio ambientale che è alla base della sua stessa vita e
del suo ulteriore e reale sviluppo. Sulla base delle precedenti considerazioni, si studia il caso
della riserva naturale di Posta Fibreno attraverso l’analisi dei flussi turistici, volta alla
valutazione delle risorse del territorio, delle sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di
beni ambientali, culturali e dei potenziali impatti provocati da tale fruizione.
Il territorio, con la presenza del lago ai piedi della collina sui quali si erge il centro storico del
Comune di Posta Fibreno, rappresenta una piccola oasi naturale nel verde, ideale per
attuare interventi volti al miglioramento dell’attività ricettiva. Le moderne tendenze del
turismo vedono una sempre maggiore richiesta di soggiorni di breve durata da svolgere in
luoghi tranquilli per godere delle bellezze naturali, della gastronomia locale, per fare
escursioni di ogni tipo.
Per questi motivi, la Ciociaria e più in specificatamente Posta Fibreno, terra vocata
all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, nel riscoprire e rivalutare la propria identità
ultramillenaria, si pone naturalmente come meta ideale per chi non cerca più un “turismo
industrializzato” o un turismo dalle mete tradizionali. Il turismo, in questo contesto quale
fattore esogeno, di spinta alla crescita economica, richiede anche la presenza di fattori
endogeni per la sua crescita, esso potrà rappresentare in futuro il principale aiuto
economico alla popolazione, proprio perché combinazione di fattori interni ed esterni.
Esistono vari fattori che possono determinare lo sviluppo turistico:
A) La presenza nel territorio di attrattive legate a fattori morfologici e climatici ed a fattori di
tipo storico-culturale.
Tra le attrattive va considerata la qualità delle strutture ricettive che si misura anche nella
capacità delle strutture di soddisfare un’ampia gamma di esigenze, di svago, di
intrattenimento quali ristoranti, luoghi d’incontro, impianti sportivi, che variano in funzione
dell’età media e delle abitudini dei turisti.
Queste attrezzature devono costituire fattori di attrazione in concomitanza con il
richiamo esercitato dalle bellezze naturali e artistiche del luogo.
Posta Fibreno ha poche strutture ricettive: 5 ristoranti, 3 pizzerie, 2 trattorie,2 impianti
sportivi (uno pubblico e uno privato), 1 pub, 1 azienda turistica, 1 incubatorio ittico, per la
produzione artificiale della trota Macrostigma, 1 museo, situato nel centro storico del
paese sulla collina sovrastante il lago, è sede di tradizione ed usanze antiche che ancora
oggi rendono qui la vita semplice e serena, 1 ostello per la gioventù, 1 laboratorio
territoriale (LAB-TER), una struttura sorta nell’ambito del Piano Triennale di Tutela
Ambientale, grazie a un progetto finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione
Lazio; l’edificio che ospita il Lab-Ter è un’ex scuola ristrutturata, con laboratorio, aula
didattica dotata di video e di proiettore e di un’accogliente foresteria per i naturalisti
che desiderano recarsi a Posta Fibreno per motivi di studio dell’ambiente; durante il
periodo invernale è il Lab-Ter (Laboratorio Territoriale di didattica ambientale) il sito più
frequentato dalle scolaresche, che hanno anche la possibilità di visitare l’incubatoio
ittico e seguire proiezioni di documentari sull’educazione ambientale.
Si è stimato che la Riserva ha un flusso di circa ventimila presenze l’anno, soprattutto nel
periodo primaverile-estivo, e che l’esperienza ricreativa si protrae per un tempo breve di
circa un paio d’ore; l’area della Riserva, infatti, è organizzata soltanto per ospitare chi
trascorre momenti di tranquillità ammirando il paesaggio lungo le sponde del lago.
Per la promozione del turismo, significativi sono stati anche gli interventi per lo studio e il
recupero delle tradizioni e dell’artigianato, la creazione del Museo del lago e la
realizzazione per la vendita di prodotti di qualità locali. Ma si potrebbe fare di più per
valorizzare l’artigianato e le tradizioni: ad esempio, organizzare corsi di formazione per la
lavorazione dei rami di salice e della paglia, che un tempo venivano intrecciati per
realizzare stupendi cesti e contenitori.
B) L’accessibilità del luogo intesa non solo come distanza dalle aree di formazione della
domanda, ma come facilità di accesso alle stesse rappresenta la condizione necessaria
32
per lo sviluppo turistico. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra flussi turistici e sistema dei
trasporti, ampliamento delle reti e diversificazione dei mezzi; si aprono per il turismo varie
opportunità. (I collegamenti infrastrutturali che permettono di raggiungere la Riserva
Naturale sono da Roma: autostrada A1 uscita Frosinone, superstrada Frosinone-Sora
uscita Sora, seguendo poi la statale Atina-Cassino per circa 12 km fino al bivio per Posta
Fibreno; da Napoli: autostrada A1 uscita Cassino, superstrada Sora-Avezzano uscita Posta
Fibreno; da Avezzano: superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno.
C) Elementi importantissimi sono l’informazione e la pubblicità (ovviamente anche tramite
web), attraverso le quali il paese si fa conoscere, diffondendo la sua immagine e
“vendendo” il proprio prodotto.
Non bisogna dimenticare, però, che l’attività turistica diventa parte integrante
dell’ambiente stesso, sia nelle sue caratteristiche umane (economiche, sociali e culturali), sia
in quelle naturali. Un’area può trarre beneficio economico dal turismo, ma non trascurabile
deve essere l’impatto ambientale, come quello socio-culturale che questo apporta; gli
aspetti negativi non devono prevaricare su quelli positivi. Sul piano socio-culturale, il turismo
apporta una mescolanza di modelli etici e di stili di vita, con il rischio di perdita dell’identità
culturale per le popolazioni dei Paesi ospitanti, che, per motivi economici, si trovano costretti
ad adeguarsi alle esigenze ricreative degli ospiti. Si stima, inoltre, che la forte presenza di
turismo aumenta i fattori di disagio (congestione del traffico, aumento dei prezzi, degrado
ambientale) dei residenti; si può assistere a fenomeni di commercializzazione della cultura
che indirizza le attività di artigianato e folclore esclusivamente ai turisti.
E’ importante, quindi, stimolare lo sviluppo endogeno tramite un’importante azione
promozionale ed un’adeguata gestione del proprio patrimonio culturale ed ambientale.
Le attività agricole
La presenza umana nel territorio della riserva è stata sempre molto intensa e la superficie
agricola, per la fertilità del terreno, un tempo occupava l’intera area protetta. In molti casi i
campi coltivati e gli orti raggiungono ancora oggi le rive del lago, e un intero centro urbano,
la frazione Carpello si sviluppa sulla sponda orientale. Scontata è quindi la presenza di
specie orticole, infestanti ed esotiche coltivate nei giardini. La maggior parte dei campi
attorno al lago un tempo furono ampiamente sfruttati per l’agricoltura e bonificati mediante
un capillare sistema di canali e regimazione delle sorgenti sparse in tutta la pianura. Dal
dopoguerra, però, buona parte del piano venne abbandonata, spesso per via dell’
inaccessibilità delle proprietà più vicine alle sponde del lago con mezzi meccanici.
Rimangono, comunque, tracce di coltivazioni più estese, prevalentemente a graminacee e
ortaggi, che si notano percorrendo il sentiero natura “Rivellino”. Nell’area del bosco di
roverella sopravvivono lembi di terrazzamenti ancora coltivati, prevalentemente a ulivo
(Olea europaea) e vite (Vitis vinifera).
A ridosso del paese nel dopoguerra la forestale ha rimboschito la collina con conifere e
cipressi di specie varie ed esotiche.
In definitiva, il territorio comunale comprende 882,07 ettari di superficie agraria e forestale
dei quali vengono effettivamente coltivati 664,24 ettari. Le colture principali sono
rappresentate da seminativi e colture permanenti con una superficie relativa pari a 412,15
ettari e 151,40 ettari. Vengono utilizzati 100,69 ettari per il pascolo e prati permanenti.
L’analisi dei dati relativi al settore agricolo denuncia chiari elementi di squilibrio rispetto alla
vocazione del territorio. I terreni risultano in buona parte pianeggiante, dotati di grande
disponibilità di acqua. Le aziende, quasi tutte a conduzione familiare hanno una dotazione
media di 2,5 ettari, tale da consentire una razionalizzazione della produzione e soprattutto il
suo orientamento verso prodotti agricoli con maggiore mercato e redditività. Le zone del
33
territorio in collina sono coltivate ad uliveti, mentre una piccola parte, pari a 75 ettari, è
occupata da boschi.
La suddivisione delle superfici per colture, è descritta nella seguente tabella (ISTAT 1991):
sau seminativi coltivazioni
permanenti
prati perm. e
pascoli
totale boschi altra sup. sup. tot.
664,24 412,15 151,40 100,69 664,24 75,04 142,79 882,07
L’analisi del quadro produttivo rivela che il numero degli attivi agricoli, nel Comune di Posta
Fibreno, è calato dal ‘61 al ‘90 parallelamente al calo regionale.
Nel 1961 gli attivi nell’agricoltura erano il 65,7% della popolazione attiva, il valore
corrispondente nella provincia era pari al 38,5%. Nel 1971 la percentuale scendeva al 39,1%
contro un corrispondente valore provinciale di 26,7%. Nel 1981 il tasso precipitava al 9,3% ed
il corrispondente valore provinciale scendeva al 12,1%.
Il PRG di Posta Fibreno, in considerazione della vocazione agricola del territorio, che
presenta vaste aree pianeggianti con terreni fertili e grande dotazione d’acqua, della
possibilità di affidare alla agricoltura un ruolo significativo per il rilancio dell’economia del
paese, prevede l’individuazione di aree semirurali e di agricole speciali nelle quali sarà
possibile realizzare strutture in precario per serre e laboratori per il trattamento dei prodotti
agricoli.
Le nuove politiche programmatorie previste per l’agricoltura anche in campo regionale ed
in ambito CEE potrebbero consentire, per il prossimo futuro, un migliore impegno sia con
l’ottimizzazione e la riorganizzazione delle aziende agricole, sia con una migliore
organizzazione della zootecnica, presente a Posta Fibreno in forma atta a soddisfare le sole
esigenze di consumo familiare.
Il settore agricolo è quello che risente di meno dei benefici di un parco, non certamente per
le regolamentazioni generate dall’area protetta, ma per i problemi strutturali di cui soffre.
Una conoscenza del settore agricolo, però, può permettere di delineare e definire il futuro
dell’assetto territoriale di un’area protetta.
Per questo motivo è necessario realizzare un programma di interventi basato sul minimo di
imposizioni vincolistiche, orientandosi invece verso forme di sviluppo sostenibili con
l’ambiente in modo da evitare l’abbandono e quindi la perdita di importanti presidi umani e
una differenziazione paesistica importante per la natura e cultura del parco. L’attività
agricola ha un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità ambientale,
dell’identità paesaggistica e nel garantire la permanenza di insediamenti umani nelle aree
più disabitate e marginali.
Alla luce di queste consapevolezze l’agricoltore diviene per molti aspetti il custode del
territorio.
1.3 Analisi Naturalistica
La Geomorfologia
Il lago di Posta Fibreno, di origine tettonica, è uno specchio lacustre situato alla base delle
pendici Sudoccidentali della Marsica (Monte Morrone), la cui area di alimentazione
appartiene al Sistema Idrogeologico della Marsica Occidentale con una superficie di 838
Km2.
Il bacino del lago presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che
delimitano la sponda Nord-Est, il suo bacino imbrifero è di circa 24 Km2 (Servizio Idrografico
di Stato).
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Il Sistema idrogeologico di pertinenza, ubicato nel settore
centro-orientale dell'Appennino Laziale-Abruzzese, si allunga
in direzione appenninica (NO-SE) parallelamente alla Val
Roveto, dove scorre il Fiume Liri. Ha limiti ben definiti,
rappresentati da lineamenti geografici e strutturali di
importanza regionale.
Il sistema idrogeologico e idrologico della Marsica
Occidentale è costituito prevalentemente da calcari e
calcari dolomitici mesozoici, ad altissima permeabilità, per
fratturazione e carsismo. L’elevato carsismo epigeo, che si
manifesta in doline (Campoli Appennino e Fossa Majura),
campi carsici (Campo di Grano) e il carsismo ipogeo
costituito da inghiottitoi e grotte (grotta dell’Ovito, Luppa,
l’Otre di Verrecchie, grotta Cola e altre minori), facilita
l’infiltrazione delle acque meteoriche. Lo sviluppo carsico si
manifesta anche con la presenza di reticoli fluviali poco
evoluti (fase giovanile), con la sola esclusione del reticolo
idrografico del Liri che presenta caratteristiche di un ciclo
fluviale in fase evoluta, matura.
Una parte dell’acqua meteorica che si infiltra, lungo tutto il massiccio carbonatico
marsicano, va ad alimentare l’acquifero profondo che satura la base dei contrafforti
carbonatici ed emerge in corrispondenza del lago di Posta Fibreno. Qui una faglia distensiva
vicariante della faglia della Val Roveto, linea tettonica d’importanza regionale, pone in
contatto la struttura carbonatica a media ed alta permeabilità con le facies marnoso-
arenacee sinorogenetiche a bassa permeabilità. In questo contesto ha origine un
complesso sorgentizio che da vita al lago Fibreno, sotto forma di numerose sorgenti
perilacuali superficiali e sommerse.
Il complesso sorgentizio scaturisce alla base dei monti della Marsica Occidentale lungo un
fronte di circa 3 km che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est e che trova i suoi estremi nelle
sorgenti di “Molino Carpello”, situate a Nord del lago, e in località “La Sorgentina” ubicate
all’estremità Sud orientale del lago. Proprio queste due sorgenti furono imbrigliate per servire
l’industria “molitoria”, il molino Carpello (secolo XVI) e il mulino della “Sorgentina” (anno
1810).
Il Lago di posta Fibreno ha un unico emissario, il Fiume omonimo, che scorre in direzione
antiappenninica (NE-SO) per tutto il suo tratto fino alla confluenza con il Fiume Liri, in località
Carnello al confine tra i comuni di Isola Liri e Sora.
L’acqua del lago, assieme a quella proveniente dal Fosso di Carpello e dal Torrente Rio,
confluisce nel Fiume Fibreno, che dopo qualche chilometro dal lago si getta nel Fiume Liri
nei pressi di Isola Liri (circa 30 mc/sec a Isola Liri), affluente del Gari. (circa 55 -60 mc/sec alla
foce).
Il lago viene definito in gergo come “Lago di Sorgente”, l’attuale superficie è di circa 0,277
km2, il perimetro è di 4850 m, la lunghezza complessiva è di circa 1750 m, la sua larghezza
massima di 320 m, la profondità massima di 15 m (Sorgente Le Codigliane) mentre quella
media di 2,7 m (vedi tab. parametri morfometrici al lato).
La Geologia e l’Idrogeologia
35
In senso geolitologico, il territorio di Posta Fibreno è caratterizzato da grandi massicci
calcarei, circondati da formazioni in cui è predominante l’apporto terrigeno (Flysch). Si trova
in questa regione laziale il dominio incontrastato del calcari neritici. I termini più antichi della
serie stratigrafica sono presentati dai calcari dolomitici del Trias e del Giura con affioramenti
modesti. Superiormente abbondanti sono i calcari cretacei. Nella maggior parte dei casi
direttamente sui calcari mesozoici ci sono i sedimenti del Miocene Inferiore con calcari di
tipo nefritico ancora in “facies
epicontinentale”, che
testimoniano la presenza di
movimenti soltanto di tipo
epirogenico. La lacuna
stratigrafica dimostra che già
dall’Eocene la zona era
sommersa dalle acque del
mare. Con il Miocene medio la
serie stratigrafica continua con
un apporto terrigeno, che
determina la formazione di
arenarie, molasse o
puddinghe, apporto legato
all’insieme di fenomeni che
hanno portato al sollevamento
della catena Appenninica.
L’imponente gruppo di
montagne calcare-
dolomitiche mesozoiche, che
costituiscono il complesso del
Parco Nazionale d’Abruzzo e culminano nei Monti della Meta tutte ad elevata permeabilità
per fessurazione e carsismo, provocati dai movimenti orogenici, presenta una cintura di
roccia sicuramente impermeabile del terziario (marne, calcari marnosi, molasse argille)
eccetto una breve interruzione in corrispondenza del rilievo su cui sorge l’abitato di Posta
Fibreno costituito da calcari del Miocene medio, con larghi sfaldamenti dovuti ad acque
correnti, alla base del quale sgorgano le sorgenti del lago.
L’area studiata appartiene al Gruppo Idrogeologico Nuria Velino Fucino e Marsica
Occidentale suddiviso in due sistemi di cui il Sistema (S4) a cui appartengono le sorgenti del
Fibreno, ricade geograficamente all’interno dei Monti della Marsica Occidentale (figura a
lato).
Questo ha un’estensione di 838 km2 ed è costituito: per 89,5% da calcari di piattaforma
carbonatica, per il 7,6% complesso dolomitico e per il 2,9% complesso marnoso-
calcarenitico. Eroga complessivamente una portata di circa 20 m3/s, che corrisponde al
40% della portata complessiva misurata del gruppo Nuria Velino e Marsica Occidentale e al
9,5% di tutto il dominio carbonatico laziale abruzzese e campano. La portata complessiva
del Sistema della Marsica Occ. è così suddivisa: il complesso sorgentizio del Fibreno con
circa 10 m3/s; le sorgenti di Madonna del Canneto ed incrementi di portata in alveo del
Fiume Melfa 2 m3/s; sorgenti di Venere, Ortucchio e incrementi di portata nei canali di
bonifica dell’area meridionale del bacino del Fucino 6,5 m3/s e tutte le sorgenti minori con
1,5 m3/s.
In definitiva le sorgenti carsiche del Lago Fibreno e Molino Carpello contribuiscono per il 50%
rispetto alla portata complessiva del sistema della Marsica Occidentale e per il 4.8% di tutto il
dominio di piattaforma carbonatica dell’Italia centrale (Lazio, Abruzzo e Campania).
36
La quota del livello di
base dell'acquifero
carsico nel settore
Nord-occidentale
della Marsica (Monti
Carseolani e Serra
Lunga), non è nota
con certezza, a causa
della mancanza di
grandi sorgenti lungo il
limite di permeabilità.
Il livello di saturazione
è presumibilmente a
quote inferiori rispetto
al limite di
permeabilità
rappresentato dai
flysch. Si ipotizza,
quindi, che la quota
di riferimento per
questo settore sia
quella delle sorgenti
del Fibreno così come evidenziato nella Carta idrogeologica dell'Italia Centrale.
Nel dettaglio, lungo il limite di permeabilità rappresentato dal contatto tettonico Flysch -
rocce carbonatiche mesozoiche, (che corre sul basso versante sinistro della Val Roveto da
quota 1000 m a quota 305 m "Molino Carpello"), le principali sorgenti sono concentrate su un
fronte di circa 3 Km in una fascia che si estende da Molino Carpello (305 m) al Lago Fibreno
(290 m). Si può affermare quindi che la quota del lago corrisponda all’effettiva quota di
emergenza della falda basale che satura il versante occidentale della Marsica. Il sito è alla
convergenza di linee di drenaggio delle acque sotterranee provenienti dai settori nord-
occidentale e sud-
orientale del sistema
carsico marsicano.
Uno studio geofisico,
eseguito nell’area
sorgentizia del Fibreno, ha
evidenziato come la linea
di contatto tra le
formazioni carbonatiche
permeabili e le formazioni
flyschiodi impermeabili,
salga rapidamente di
quota a Nord e a Sud
della zona di maggior
afflusso d’acqua. Questa
zona corrisponde al
settore meridionale del
lago Fibreno dove
sembra concentrarsi la
maggior portata delle emergenze del sistema (La Sorgentina, il Lago Chiaro). Per le sorgenti
sublacuali invece si identificano due zone: la prima meridionale (Lago Chiaro) e la seconda
settentrionale (Le Codigliane), entrambe associate ad un evidentissimo sviluppo del
37
carsismo con formazione di doline da sprofondo in rapida evoluzione soprattutto nel settore
meridionale del bacino lacustre.
L'accelerato dinamismo del fondale lacustre potrebbe essere favorito dalla risalita di fluidi
gassosi ricchi di CO2 che rendono l’acqua fortemente aggressiva nei confronti della roccia
serbatoio. Questa condizione, accelerando la dissoluzione chimica del carbonato di calcio
determinerebbe la formazione di cavità di crescente volume sino al collasso del substrato
roccioso. La presenza di queste morfologie trova riscontro più in generale nel processo
carsico che si manifesta con grandiose depressioni subacquee come La Rota (Isola
Galleggiante) profonda circa10m e la dolina sommersa del “Crocifisso” (Le Codigliane)
profonda circa 15 m.
Questo tipo di cavità presenti nel lago fibreno si ricollegano verosimilmente ad un sistema
carsico epigeo, che localmente è rappresentato da macrodoline con diametri e profondità
superiori ad alcune centinaia di metri, in corrispondenza delle colline del settore orientale
sovrastante il lago, il “Tomolo” di Campoli Appennino e Fossa Majura.
Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago
Il regime del Fiume Fibreno è l'espressione indiretta della circolazione sotterranea alimentata
dalla falda carsica regionale della Marsica Occidentale, in rapporto agli afflussi solido-liquidi
che interessano l’area di ricarica del complesso sorgentizio.
L'analisi comparata delle portate del Fiume e delle precipitazioni consente di fare alcune
considerazioni sul processo di "alimentazione-scarica", che caratterizza la dinamica
dell'acquifero carsico. Il processo ha inizio con l'infiltrazione delle acque di pioggia e
derivanti dallo scioglimento della neve, nella roccia serbatoio, che si conclude con la
"scarica" della falda alimentata dalle suddette precipitazioni. Il processo avviene in tempi
più o meno lunghi dipendenti direttamente dalle modalità di ricarica della falda, legate a
loro volta al regime pluviometrico e all’estensione superficiale (geometria) dell’intera
idrostruttura.
Per l’inquadramento dei regimi pluviometrici dell’area sono state prese in considerazione
quelle che, a nostro avviso, costituiscono le stazioni pluviometriche più rappresentative
dell’area in esame.
Sono state analizzati i dati delle serie storiche delle precipitazioni di Sora (267 m s.l.m.) (Fig 4),
Campoli Appennino (686 m s.l.m.) e Posta Fibreno, stazione meteo gestita dalla Riserva
Naturale, ubicata lungo la riva orientale del lago a 289 m di quota (presso il Laboratorio per
la Conservazione della Macrostigma - Incubatoio), che restituisce con frequenza oraria i
seguenti dati: Temperatura minima, media e massima dell’aria, Temperature minima, media
e massima dell’acqua, Precipitazione cumulata, Umidità percentuale, Livello idrometrico del
lago.
38
Figura 1 – Serie storica delle precipitazioni di Sora (1959 – 2009)
In assenza di dati più dettagliati, sono stati utilizzati i dati relativi alle portate del Fiume
Fibreno, condotte durante il periodo di osservazione (1998 – 2002) con frequenza mensile,
misure di portata eseguite alla sezione "Ponte Tapino" (288 m), in prossimità dell’asta
idrometrica di controllo del Servizio Idrografico di Stato. Tale indagine idrologica delle
sorgenti carsiche del sistema Fibreno-Carpello ha evidenziato una apprezzabile variabilità
stagionale delle portate. Questo fenomeno può essere attribuito alla diversa “tipologia”
delle precipitazioni solide o liquide.
Figura 2 - rapporto pottare precipitazioni Fiume Fibreno (1998 - 2002)
La Figura, su esposta, mette a confronto l'andamento delle precipitazioni rilevate nelle
stazioni di Sora e Posta Fibreno con le portate del Fiume Fibreno, per il periodo 1998-2002. Si
evidenziano le oscillazioni naturali della falda che in linea generale seguono l’andamento
delle precipitazioni locali fatta eccezione per il periodo primaverile - estivo (1999) quando in
SERIE STORICA DELLE PRECIPITAZIONI - Stazione "Sora" (267 m s.l.m.)
(Periodo 1959 - 2009)
500
700
900
1100
1300
1500
1700
1900
2100
19
58
19
59
19
60
19
61
19
62
19
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19
64
19
65
19
66
19
67
19
68
19
69
19
70
19
71
19
72
19
73
19
74
19
75
19
76
19
77
19
78
19
79
19
80
19
81
19
82
19
83
19
84
19
85
19
86
19
87
19
88
19
89
19
90
19
91
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
20
09
Pre
cip
itaz
ion
i (m
m)
P annua (mm) P annua media (Pm)
Pm
1216 mm
Periodo Arido Periodo Umido
8 anni11 anni 26 anni
Precipitazioni mensili - Portate del Fiume Fibreno (sezione Ponte Tapino 288.15 m s.l.m.)
(Periodo: Febbraio 1999 - Marzo 2002)
0
50
100
150
200
250
300
350
400
lug
-98
set-
98
no
v-9
8
gen
-99
mar
-99
mag
-99
lug
-99
set-
99
no
v-9
9
gen
-00
mar
-00
mag
-00
lug
-00
set-
00
no
v-0
0
gen
-01
mar
-01
mag
-01
lug
-01
set-
01
no
v-0
1
gen
-02
mar
-02
Mese
Pre
cip
itaz
ion
i (m
m)
0
2
4
6
8
10
12
Q (
mc/
s)P (mm) - Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m." P (mm) - Dati Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m."P (mm) - Dati Stazione "Sora 267 m s.l.m." P (mm) -Dati Satzione "Sora 267 m s.l.m."Q (mc/s) - Dati di Agrillo Emiliano Q (mc/s) - Dati di Casella LauraQ (mc/s) - Dati di D'Andrea Leonardo Q (mc/s) - Dati ricavati dalla retta sperimentale
39
Luglio si misura una portata di 10,8 m3/s. Questa condizione di morbida sarebbe coerente
con le abbondanti nevicate avvenute nel periodo invernale tra Gennaio e Febbraio. Un
secondo picco della portata si rileva tra Dicembre 1999 e Gennaio 2000, quando il
progressivo aumento delle precipitazioni da Settembre a Dicembre caratterizza un
prolungato periodo d’immagazzinamento da parte del serbatoio carsico. In questo caso si
osserva un ritardo di circa un mese tra il massimo delle precipitazioni in Dicembre (349 mm) e
il massimo delle portate nel Gennaio del 2000 (9,3 m3/s).
Anche per l’anno 2000 si evidenziano due picchi della portata. Il primo nel periodo Marzo-
Aprlie con 8,2 m3/s) è contemporaneo ad abbondanti precipitazioni. Il secondo a cavallo
tra Dicembre e Gennaio 2001 (9,4 m3/s), in ritardo di circa un mese rispetto alle piogge
autunnali del 2000. Il picco delle portate di Gennaio, deriva evidentemente dall’entità delle
precipitazioni che si sono verificate nell’area tra Ottobre 2000 e Gennaio 2001.
Rappresenta un caso particolare l'anno 2001 e la prima parte del 2002. Quest’anno in
particolare è stato caratterizzato da una persistente aridità invernale e dalla mancanza di
precipitazioni di un certo rilievo nel periodo autunnale. Nel complesso al 2001 viene attribuita
una precipitazione di 921 mm che rientra nei minimi registrati dalla stazione di rilevamento.
Nel 2002, a differenza degli altri precedentemente descritti, non si osservano due picchi di
portata.
Il particolare decremento delle portate che avviene tendenzialmente tra primavera fino a
inizio inverno (es. Aprile 2001 - Gennaio 2002), determina il progressivo svuotamento della
roccia serbatoio secondo la modalità di esaurimento "non influenzato".
Correlando i valori di portata misurate e le altezze idrometriche rilevate sull'asta idrometrica
ubicata a Ponte Tapino, si ricava l'abaco di taratura "deflussi-altezze idrometriche" del Fiume
Fibreno riportato nella Figura seguente.
Figura 3 - Abaco di taratura portate - altezze idrometriche Fiume Fibreno
Fiume Fibreno (Sezione "Ponte Tapino") - Abaco di taratura
y = 19,471x + 0,2081
R2 = 0,9084
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 0,90
Altezza Idrometrica H (m)
Q (m3/s)
Q MIN: 3,8 m3 S-1
(Luglio 1999)
Q MAX: 10,8 m3 S-
(Luglio 1999)
Nota - Misure di poratata eseguite con idromulinello a induzione magnetica,
nel periodo Febbraio 1999 - Marzo 2002
40
Dall’abaco ottenuto è possibile ricavare il valore approssimativo della portata del F. Fibreno
nella sezione di misura del Ponte Tapino, punto di chiusura del bacino imbrifero (24 Kmq) del
sistema sorgentizio e lacustre del Fibreno.
Nella figura seguente, si evidenzia la stretta correlazione tra l’effetto prodotto dalle
precipitazioni, sui livelli idrometrici dello specchio lacustre.
I dati idrometrici (2000-2006) riferiti alla stazione di rilevamento posta nelle vicinanze
dell’incubatoio, evidenziano picchi dovuti a consistenti eventi piovosi ricorrenti nei periodi tra
Novembre e Gennaio. Inoltre si evidenzia una curva più morbida dei livelli lacustri, per lunghi
periodi legati al momento di piena delle sorgenti che alimentano il lago stesso. Pertanto il
sistema presenta due differenziati regimi di innalzamento dei livelli uno autunnale, dovuto
alle copiose precipitazioni e uno estivo dovuto al lento deflusso delle acque piena
determinate dalla fase di scarico della falda basale.
Nel dettaglio mostrato nella figura a seguire, ottenuto con i dati annuali di livello, si rileva
come le due curve (anni 2005 e 2006) presentano in generale un andamento unimodale
simile, con un minimo nel periodo invernale e un massimo nel periodo estivo.
Livello dinamico del Lago Fibreno presso la sezione "Incubatoio".
Periodo 2000-2006
-10
10
30
50
70
90
g-00 l-00 g-01 l-01 g-02 l-02 g-03 l-03 g-04 l-04 g-05 l-05 g-06 l-06
Liv
ello
id
rom
etri
co (
cm)
0
50
100
150
200
250
300
350
Pre
cip
itaz
ion
i (m
m)
P mensili P.Fibreno
livelli 2000-2006
Incubatoio
41
Altro aspetto interessate risulta emergere dall’analisi dei dati della serie storica del Fiume
Fibreno (1923 – 2009) figura 7. Risulta evidente che il regime delle portate è in tendenziale
decremento (vd. linea di tendenza in tratteggio), nel dettaglio a partire dal 1980 - 1982 fino
al 2006-2007, si è avuto un esteso periodo in cui i valori di medi di portata del fiume sono
risultati di molto inferiori al valore medio della serie storica di 9,28 m3/sec, definendo così un
prolungato periodo “arido”. Dal 2007 sembrerebbe esser in corso un cambio di tendenza,
determinato da un innalzamento delle precipitazioni annue nell’area di ricarica delle
sorgenti, tali da definire un periodo “umido”. Alcuni dati mancanti non possono definire con
una certa accuratezza l’andamento della curva, proprio nel periodo 2007-2008.
Figura 4 - Serie Storica delle Portate Fiume Fibreno 1923 – 2009
Ancor più dettaglia e chiara risulta esser evidente la condizione del regime idrologico del
Fiume Fibreno, se confrontati i valori di portata con i dati della serie storica delle
precipitazioni di Sora, registrati tra il 1959 e il 2009 (Fig. 8). Per il suddetto periodo il
comportamento dei deflussi del Fibreno, in relazione al diminuire delle precipitazioni, ha
evidenziato un progressivo decremento della portata a partire dal 1982-83, come già
precedentemente indicato nella figura 6. Nell’ultimo periodo, un sostanziale aumento del
Livelli del Lago Fibreno presso l'Incubatoio.
Confronto anni 2005-2006
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
1-gen 1-feb 1-mar 1-apr 1-mag 1-giu 1-lug 1-ago 1-set 1-ott 1-nov 1-dic
Liv
ell
o i
dro
metr
ico
(cm
)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
Pre
cip
itazio
ni
(mm
)
P 2006
P 2005
Livelli 2005
Livelli 2006
SERIE STORICA DELLE PORTATE DEL FIUME FIBRENO (sezione Ponte Tapino)
(Periodo 1923 - 2009)
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
1922
1923
1924
1925
1926
1927
1928
1929
1930
1931
1932
1933
1934
1935
1936
1937
1938
1939
1940
1941
1942
1943
1944
1945
1946
1947
1948
1949
1950
1951
1952
1953
1954
1955
1956
1957
1958
1959
1960
1961
1962
1963
1964
1965
1966
1967
1968
1969
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Q m
3/s
Q annua (mc/s) Q annua media (Qm) Media mobile (5 anni)
Q media
9,28
Q min
4,44 (2002)
Qmax
14,80 (1941)Q 12,49
(Nov 2004)
42
valore delle precipitazioni nell’area (2007 -2009), comporta un incremento delle portate del
Fibreno, con valori che si attestano al di sopra del valore medio ossia 9,28 metri cubi al
secondo.
Figura 5 - Confronto Serie Storiche delle Portate (F.Fibreno) e delle Precipitazioni (Sora) 1959-2009
Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno
Lo stato biochimico del Lago Fibreno è il risultato di una ricerca finanziata di recente dalla
Riserva che ha coinvolto numerosi esperti. Per definire un indice sintetico finale, dai risultati
delle singole analisi condotte dai vari campi di interesse coinvolti come da progetto, è stato
derivato un indicatore unico che fosse in grado di identificare in modo speditivo i livelli di
criticità evidenziati in specifici siti del sistema lacustre del Fibreno.
Confronto Serie Storiche delle portate e delle precipitazioni (periodo 1959-2006)
-2,00
0,00
2,00
4,00
6,00
8,00
10,00
12,00
14,00
16,00
1959
1960
1961
1962
1963
1964
1965
1966
1967
1968
1969
1970
1971
1972
1973
1974
1975
1976
1977
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Anni
Q m
3/s
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
4000
P m
m
P annua Pannua media P media mobile 5 anniQ media Q media annua Q media mobile 5 anni
Qmedia
9,28
Pmedia
1216
43
Figura 6 - Siti di campionamento
Sulla base dei parametri analitici dei vari settori d’indagine è stata attribuita ad ogni singolo
valore uno stato qualitativo sul livello di conservazione del sito di campionamento, data una
scala arbitraria semiquantititiva. Il giudizio è stato affidato al singolo esperto, oppure ai valori
degli indicatori identificati nelle singole valutazioni analitiche (es. valore LIM - Livello di
Inquinamento dei Macrodescrittori richiesto dal D.Lgs. 152/99 utilizzato dall’Ist. Superiore di
Sanità).
44
Figura 7 - Carta Indicatori di Qualità Ambientale, ricavati mediante un interpolazione geostatistica mediante un algoritmo che
misuri la distanza inversa pesata, unendo i punti di ugual valore.
Sito Idrodinamica Vegetazione
Macro-
Invertrebati
2004
Macro-
Invertrebati
2010-11
ISS LIM
Chimica
Sedimenti
Lacustri
Indicatore
Sintetico
Mulino 5 3 2 5 4
Incubatoio 6 4 5 3 3 3 4
Lago Chiaro 4 1 5 4 4 3 4
La Rota 2 1 5 - - - 3
Approdo - - - - 3 - 3
Le Codigliane 4 2 4 - 5 1 3
Centro Lago (gomito) 2 1 - - 1 1
Canale Iaruscio 1 4 5 - 5 - 4
Peschiera Mantova 5 1 - 3 - 1 3
Fiume Fibreno alto 6 2 5 6 5
Tabella 1 – i valori sono ascrivibili a Scarso (1) fino a Ottimo (6). L’indicatore è stato valutato calcolando la media ponderata
45
Figura 8 - Carta di Sintesi degli Indicatori Ambientali di Qualità sullo stato di conservazione del sistema fluvio-lacustre del
Fibreno
Dalla disamina della figura 3, i valori di sintesi degli indicatori ambientali di qualità sullo stato
di conservazione del sistema lacustre del Fibreno, mostrano come nell’area di emergenza
delle sorgenti e nel tratto iniziale del fiume Fibreno le condizioni sono tali da definire tuttora
uno stato di salute dell’ecosistema compreso tra le qualità “buono” e “discreto”. Anche i
valori che descrivono lo stato di salute dei Canali maggiori mostrano una certa condizione di
stabilità e qualità soddisfacente dello stato di conservazione dei canali di drenaggio del
corpo lacustre.
Ciò mostra come le aree a minor valore di qualità ambientale sono quelle a maggior
accumulo dei sedimenti lacustri, sovraccarichi di nutrienti (Azoto e Fosforo), vale a dire le
zone più distanti dalle sorgenti dove è minore l’effetto di dilavamento delle correnti (settori
centrali del lago), così come dimostrato dalle analisi chimiche dei sedimenti effettuate
durante il progetto (vedi tab.2).
Parametri
determinati
Unità di
misura
Camp. 1
(Le
Codigliane)
Camp. 2
(Centro
Lago)
Camp. 3
(Mulino)
Camp. 4
(Incubatoio)
Camp. 5
(Lago
Chiaro)
Camp. 6
(Peschiera
Mantova)
Metodo
pH upH 6,77 6,85 6,80 6,85 6,75 6,70 IRSA CNR
Q 64
Carbonio
Organico mg/kg ss 69.500 33.100 16.000 14.800 26.500 38.500 Springer e Klee
Azoto
Ammoniacale mg/kg ss 72,5 32,1 1,2 1,3 8,5 19,4
Estrazione con KCl
e distillazione
Azoto Nitroso mg/kg ss < 0,10 < 0,10 0,13 < 0,10 < 0,10 0,14
Estrazione e
determinazione in
cromatografia
ionica (HPLC)
46
Azoto nitrico mg/kg ss 1,60 1,30 0,45 0,50 0,72 0,82
Estrazione e
determinazione in
cromatografia
ionica (HPLC)
Azoto minerale mg/kg ss 74,2 33,5 1,78 1,90 9,35 20,36 Calcolato
Azoto totale mg/kg ss 2.100 1.300 850 710 680 1400 Kjeldahl
Fosforo
assimilabile
mg/kg ss
g/kg ss
3,40
3400
0,36
360
< 0,10
< 100
< 0,10
< 100
0,20
200
0,35
350 Olsen
Fosforo
organico
mg/kg ss
g/kg ss
11,6
11600
3,2
3200
1,7
1700
1,5
1500
2,0
2000
4,8
4800
Estrazione con HCl
con. Su N. 2
porzioni e
differenziazione
Fosforo totale mg/kg ss
g/kg ss
900
900000
700
700000
430
430000
480
480000
440
440000
810
810000
Mineralizzazione
con H2SO4 ed
H2O2 ---- dosaggio
spettrofotometrico
COD (O2 ) mg/kg ss 190.000 94.000 48.000 45.000 77.000 108.000
IRSA CNR
Ossidazione con
cromo
esavalente
Perdita peso a
100 °C
con aria calda
ventilata
% 25,5 18,5 5,5 4,7 9,5 15,5 IRSA CNR
Q 64
Tabella 2 - Analisi Chimica dei sedimenti Fluvio-Lacustri
Come termini di confronto sui contenuti di Fosforo e Azoto totale, ottenuti dalle analisi dei
sedimenti lacustri del Fibreno, sono stati utilizzati i dati dell’ ARPA Umbria - Dipartimento
Provinciale di Perugia - Progetto Osservatorio Trasimeno. Presentati a dicembre del 2010. I
valori riscontrati nei sedimenti superficiali del Trasimeno sono di 2850 mg/kg s.s. (valore
medio) per quanto riguarda l’Azoto. totale e 330 mg/kg s.s. (valore medio) per quanto
riguarda il Fosforo totale. In entrambi i casi i valori del Fibreno risultano essere confrontabili
con il lago Trasimeno che è stato definito sempre dall’ARPA Umbria ad un livello trofico
costante ed elevato da inizio '900 ad oggi secondo l’indice calcolato Trophic Ranking Score
(TRS).
A questo punto la concentrazione di Fosforo nei fanghi, dato il suo valore approssimativo
(visto il campionamento esplorativo effettuato) e dato il confronto con i dati esistenti in
letteratura su laghi intrappenninici (es. Trasimeno, unici dati recenti che abbiamo trovato sui
sedimenti lacustri), denotano una condizione di eutrofia dei sedimenti lacustri, rispetto a una
condizione di oligotrofia della matrice acquosa. (vd. tabella 3, dati Idrochimici riassuntivi ISS).
SITI BOD5 COD PO4
3- NH4+ NO3
- pH Conducibilità T°C O2
(mg/L) (mg/L) ( g/L) (mg/L) (mg/L) (μs/cm) (mg/L)
F1_S (Mulino) 5,0 2,3 200 0,1 3,3 6,9 659 13,0 8,4
F2_SO (Incubatoio) 4,0 11,9 100 0,0 2,9 6,9 652 13,3 8,0
F3_SV
(La Vasca) 5,0 1,7 400 0,1 3,1 6,9 642 12,2 8,2
F4_A
(Approdo) 5,0 1,4 100 0,0 2,2 7,0 715 13,2 8,9
F5_D
(Le Codigliane) 4,7 9,1 100 0,0 2,3 6,9 693 13,9 10,3
F6_C
(Canale Iaruscio) 5,0 12,8 200 0,0 1,2 7,0 636 16,3 10,0
F7_EF
(Fiume Fibreno) 4,7 2,9 500 0,0 2,3 6,9 691 12,8 12,7
Tabella 3 - Dati Idrochimicimedi dei campionamenti stagionali effettuati dall'ISS
Le ragioni delle alterazioni della qualità delle acque vanno ricercate sicuramente nel ruolo
del bacino imbrifero che alimenta il lago e che lì convoglia una grande quantità di sostanze
diverse: materiali detritici, sostanze nutritive, materiali organici. Tutto ciò che arriva al lago
diventa parte integrante del sistema sedimentando o entrando nei cicli biologici. Ciò andrà
47
monitorato in modo rigoroso per impedire ed abbattere eventuali forme di alterazione
negativa.
Le ragioni specifiche della assoluta mancanza di vegetazione acquatica nel lago (ad
esclusione delle sorgenti) vanno ricercate invece nella storia e fitogeografia complessa di
questo corpo lacustre di tipo relittuale e nel fatto che da sempre rappresenta un frammento
di bioma boreale incastonato in un ambiente mediterraneo. Nonostante si tratti dei risultati
di un campionamento spot, possiamo affermare che seppur in senso assoluto i valori rilevati
non siano discrepanti con una realtà eutrofica comune a tanti laghi italiani, rappresentano
però una anomalia qualora si presumesse, e lo possiamo fare sulla base dei dati pregressi
sulle forme di vegetazione estinte (alghe Characeae, Potamogeton polygonifolius,
Groenlandia densa, etc), che in origine e in condizioni ottimali il Lago di Posta Fibreno (lago
di sorgente) è un lago polimittico oligomesotrofico. Se pur potenzialmente ancora in grado
infatti di ospitare una vegetazione macrofitica con caratteristiche eutrofile (come ad es.
Najas marina, Ranunculus aquatilis, Potamogeton perfoliatus etc), i propaguli di tali specie
non sono presenti nel territorio del bacino del Fibreno per ragioni storiche (e sin dal tempo
della sua origine, presumibilmente intorno a 8000 anni fa) e quindi non possono effettuare la
colonizzazione delle acque se pur potenzialmente idonee alla loro crescita. Le specie
presenti invece naturalmente nel bacino si trovano in un ambiente le cui condizioni trofiche
sono radicalmente cambiate (da oligo-mesotrofiche a eutrofiche) e non sono più idonee ad
ospitarle. Anche una loro forzata reimmissione (ammettendo di possedere ancora propaguli
vitali da poter reimpiantare) sarebbe fallimentari poiché l’ambiente fisico non è più idoneo
alla loro sopravvivenza. Per fare un paragone che renda ancor più comprensibile la
condizione attualmente caratterizzante il lago sarebbe come portare un orso polare in una
foresta tropicale e pretendere che sopravviva a quelle temperature e con le risorse
alimentari lì disponibili.
Dai risultati ottenuti risulta chiaro che è in atto un grave processo che può condurre, entro
archi di tempo molto ampi, se legato solo a cause naturali, e i tempi brevi se sottoposto ad
accelerazione in conseguenza delle attività antropiche sviluppate, al decadimento
irrecuperabile della qualità dell’ecosistema idrico del Fibreno.
Nei processi limnologici normali di laghi tipici, con il passare del tempo il lago si arricchisce di
nuovo materiale che, se inerte, ne fa diminuire la profondità, se utilizzabile nei processi
biologici, ne fa aumentare la produttività. Il continuo apporto di nutrienti favorisce,
nell’epilimnio, la produzione di fitoplancton, cui consegue una grande produzione di
materia organica per la cui decomposizione viene consumato l’ossigeno ipolimnico. Al
termine della stagione estiva l’ossigeno ipolimnico raggiunge i valori minimi annuali: quando
la sua presenza si riduce a zero si creano le condizioni per il catabolismo anaerobio ed il lago
entra in una situazione di eutrofia.
Un lago di sorgente come il Fibreno è in genere poco produttivo, con scarse concentrazioni
di nutrienti nelle acque; la produzione di materiale organico è limitata e nella zona
ipolimnica l’ossigeno è sempre abbondante: le acque sono limpide e la fauna ittica, pur
limitata, è pregiata. Il sistema è oligotrofico.
Con il passare del tempo, data l’immissione di sostanze organiche fa si che la produttività
aumenti ed il lago passa attraverso una fase di mesotrofia e, quindi, di eutrofia.
Il sistema acquatico, lentamente, si avvia verso un processo di morte: tappeti di alghe
maleodoranti crescono e muoiono, creano sedimenti di cellule che, in depositi putrescenti,
ospitano batteri aerobi e poi anaerobi con produzione di tossine e scomparsa della vita.
Purtroppo accade che le attività umane, comportando la produzione di grandi quantità di
rifiuti, contribuiscano ad incrementare i processi di eutrofizzazione.
Questa azione di "fertilizzazione", in conseguenza delle attività antropiche che si sviluppano
nel bacino imbrifero, comporta una notevole accelerazione del processo eutrofico.
48
La Vegetazione
Il bacino del Fibreno presenta un mosaico vegetale molto diversificato e l’incidenza di una
ricca flora locale grazie alla presenza di una elevata eterogeneità topografica locale.
Dal punto di vista idrogeologico l’ambiente ripariale può considerarsi caratterizzato da due
ambiti principali: uno di sponda “attiva” sul fronte di emersione della falda freatica locale
con numerose manifestazioni sorgentizie legate all’emersione di una falda basale di
grandissima capacità, uno a carattere “passivo”, sul fronte opposto, dove l’attività
idrologica è caratterizzata perlopiù dall’arrivo di acqua dai canali di drenaggio della piana.
Sul fronte sorgentizio si attesta una vegetazione a carattere reofitico-fontinale tipica di
acque oligo-mesotrofiche, sul fronte opposto, passivo, dove le correnti sono meno elevate si
attesta un canneto all’interno del quale i chiari ospitano una vegetazione a carattere
lentico meso-eutrofico. La flora è fortemente caratterizzata dallo smistamento lungo
gradiente idraulico legato alle caratteristiche idrogeologiche locali. Ad arricchire la diversità
geologica e quindi vegetazionale locale è la presenza di numerose doline sommerse (di
diversa profondità) dovute alla vigorosa attività carsica accentuata localmente
presumibilmente da occasionali risalite gassose.
Figura 9 - Panorama del Lago Fibreno. Sulla destra si trova la sponda “attiva” dal punto di vista idrogeologico, con numerose
manifestazioni sorgentizie. Sulla sinistra si trova la riva “passiva” occupata da un’estensione di canneto, all’interno del quale si
apre la dolina allagata che ospita l’Isola Galleggiante (in basso a sinistra nella foto)
La Piana del Fibreno è occupata da un esteso canneto e da coltivazioni agricole a
carattere estensivo od orticolo. Numerosi canali di drenaggio si aprono nella compagine
vegetazionale ed agricola come eredità dell’attività di bonifica protratta per anni nel
territorio per favorire le coltivazioni.
Il canneto a Phragmites australis si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine
meridionale del lago perlopiù su terreni torbosi, gli stessi in cui in tempi remotissimi deve
essere avvenuto il crollo che ha isolato l’attuale isola galleggiante. Un canneto di piccole
dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello
Come già evidenziato, la presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti,
che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi
49
raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come
media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in
particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente
carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di
vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica
idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo
insieme sulle opposte rive.
La localizzazione delle sorgenti determina dunque una suddivisione idrodinamica secondo
bande longitudinali a differente velocità di flusso, secondo un gradiente che va dalla fascia
delle sorgenti che borda il margine nordorientale del lago, verso il margine opposto,
idrologicamente passivo. Si distinguono nel lago pertanto due grandi zone a scenario
ambientale diversificato, delle quali una in posizione centrale con acque a flusso debole, e
una più periferica rispetto al corpo d’acqua, a ridosso del margine lacustre influenzato dalla
presenza delle sorgenti, nella quale si accantonano specie a più spiccato habitus reofitico e
praterie sommerse di elofite a comportamento idrofitico.
Nella prima zona, situata presso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori
profondità (di media circa 2 metri), potenzialmente dovrebbero predominare (come è
successo in passato) vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di
Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa) con Sparganium erectum,
che offrono ancoraggio a cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto
di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso
dell’anno. Durante i periodi di magra (Agosto e Settembre) la diminuzione degli afflussi dalle
sorgenti unitamente all’aumento di temperatura, favorisce la proliferazione di tali alghe a
discapito della vegetazione macrofitica, con conseguente affioramento sulla superficie del
lago di considerevoli quantità di materia organica. Tale fenomeno acuisce con meccanismi
di retroazione gli eventi di regressione delle macrofite, con una ciclicità che può portare,
come presumibilmente è accaduto negli ultimi anni, alla soppressione della capacità
rigenerativa delle macrofite stesse a causa di fenomeni di anossia indotta dalla
proliferazione algale.
In condizioni di crescita ottimale le macrofite tendono a formare coperture dense e
continue sul fondo, con fronde molto sviluppate che emergendo in superficie possono dar
luogo, rallentando il deflusso delle acque, a corpi di acqua stagnante in grado di ospitare
popolamenti di idrofite galleggianti (pleustofite), idrofite altrimenti relegate nel lago a pochi
siti ad acque ferme, in posizione marginale al corpo d’acqua principale. È il caso delle
praterie di Potamogeton e degli zatteroni di Callitriche che si formavano stagionalmente,
almeno fino a pochi anni fa, un po’ su tutto il lago e in particolar modo fino in tempi
recentissimi (2001) in prossimità del punto di confluenza della Dova nelle acque del lago.
Tale esplosione vegetativa delle macrofite radicanti, la cui estensione è estremamente
variabile nel tempo, raggiungendo anche dimensioni eccezionali per poi regredire, come
negli ultimi anni, è verosimilmente determinata dalle favorevoli condizioni di insolazione e
dalle caratteristiche idrodinamiche puntuali del corpo d’acqua. Tali “isolotti” rappresentano
stazioni di rifugio estremamente specializzate per lo sviluppo di popolamenti micro-
pleustofitici a Lemna minor, Lemna trisulca e Riccia fluitans (cfr. Habitat Natura 2000: 3150
Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition), che trovano
nelle acque ferme interstiziali della massa vegetale galleggiante condizioni idrodinamiche
idonee alla loro crescita, altrimenti ostacolate dalla velocità del flusso.
La Vegetazione Arborea
La vegetazione arborea ripariale del Lago Fibreno è costituita perlopiù da lembi residui,
spesso ridotti a singoli individui, di Populus alba e Populus nigra e diverse specie di salici (Salix
alba, S. alba vitellina, S. cinerea, S. purpurea), sia spontanei che coltivati.
Tracce di un’antica foresta planiziale di ambienti paludosi sopravvivono negli individui di
farnia (Quercus robur) censiti alla base dei contrafforti che orlano i territori a sud del lago.
50
Altro vestigio di un ambiente di foresta planiziale è rintracciabile nella presenza di individui di
Viburnum opulus sopravvissuti in due siti sulla Piana del Carpello a nord del lago.
La Vegetazione Elofitica
A sud del lago la vegetazione è costituita, su terreni torbosi, da un canneto a Phragmites
australis. Questa formazione si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine del
lago opposto a quello da cui scaturiscono le sorgenti. Un canneto di piccole dimensioni si
rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello. In corrispondenza della sorgente
denominata “Canneto” questa vegetazione raggiunge il suo limite naturale, legato al
dinamismo di una sorgente perenne.
Le aree occupate da comunità del magnocariceto e del canneto tendono infatti, se non
disturbate, a evolvere gradatamente verso condizioni più asciutte con una copertura a
legnose riparie. Negli stadi successivi della successione tenderebbero a venire
progressivamente colonizzati da salici e ontani.
Al margine del canneto, lungo le ripe dei fossi e della sponda del lago si accantonano
popolamenti di carici di grandi dimensioni (Carex paniculata, C. pseudocyperus, C. riparia,
C. elata - cfr. l’Habitat Natura 2000, ancora non riconosciuto al momento in cui si scrive, ma
in fase di proposizione: I050 “Magnocaricion elatae stands”). Il carattere “cespitoso” di
queste carici conferisce loro capacità di estrema tolleranza nei confronti di periodi di
emersione indotti da variazioni del livello idrico. Solo in tali ambienti la loro strategia
competitiva le rende vincenti nei riguardi di Phragmites e danno vita pertanto a formazioni
indipendenti.
La Vegetazione Acquatica
La presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza
interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche
portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50
anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla
vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in
quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e
di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata
asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive.
Verso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di circa 2 metri),
predominano vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae
(Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa), cui spesso si ancorano cuscini di alghe
filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente,
sempre costantemente presente nel corso dell’anno.
I fondali poco profondi in corrispondenza delle sorgenti tendono a essere colonizzati da
comunità di reobionti che si formano in ambiente di acque a scorrimento veloce ricche in
calcio. Qui aggruppamenti a Berula erecta si formano come popolamenti fontinali
monofitici della forma sommersa di questa specie (B. erecta f. submersa), ombrellifera
elofitica che forma tappeti clonali da getti del rizoma sui fondali dei corsi d’acqua (cfr.
Natura 2000: 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis
e Callitricho-Batrachion).
La presenza di doline sommerse, con profondità che variano da 2 a 15 metri a pareti
verticali e spesso con sorgenti subacquee che assicurano ossigeno e buona luminosità
anche sul fondo (in particolare quelle denominate “Le Codigliane” e “La Rota”), amplia la
varietà di ambienti a disposizione della vegetazione acquatica consentendo l’attestazione
di tappeti di alghe Characeae (cfr. Habitat Natura 2000: 3140 “Acque oligomesotrofe
calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”).
51
La Fauna
Il quadro riportato nell’ambito del presente Piano riguarda tutte le specie rinvenute
storicamente (dati bibliografici) e da specifiche indagini di campo nella Riserva “Lago di
Posta Fibreno”.
L’area viene definite in gergo “ zona umida” che raccoglie una vastissima gamma di
ambienti naturali: per la Convenzione di Ramsar le zone umide sono “aree palustri,
acquitrinose o torbose o comunque specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o
temporanei, con acqua ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui
profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”.
Dal punto di vista biologico sono ecosistemi ad elevata produttività, per questo motivo un
altissimo numero di specie vegetali ed animali vi è strettamente legato.
Purtroppo in particolare a seguito della rivoluzione industriale, le zone umide sono state
bonificate e distrutte; si calcola perciò che i due terzi delle zone umide europee siano
scomparse. In Italia la stima è ancora più drammatica dai circa 3 milioni di ettari di zone
umide stimate all’ inizio del XVIII secolo ne sono rimaste circa 250.000 ettari. Anche il Lazio ha
visto sparire tutti gli ambienti umidi più importanti in particolare quelli costieri.
Per arginare questa situazione si è proceduto negli ultimi trenta anni a prendere delle misure
di salvaguardia, stipulando trattati internazionali, attraverso leggi nazionali ed europee,
attraverso l’applicazione di metodi di gestione sempre più efficaci.
Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida a livello provinciale,
nonché riveste molta importanza sul piano regionale e nazionale per la presenza di molte
specie di animali.
Infatti le acque non molto eutrofizzate del Fibreno garantiscono la sopravvivenza di una
ricca fauna acquatica, tra cui ittica, che a sua volta supporta una discreta comunità di
uccelli, anfibi e rettili.
Questo studio preliminare sugli uccelli e sull’erpetofauna dell’area ha lo scopo di raccogliere
informazioni sulle specie indicate dalla Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli. Le specie
qui indicate, quindi sono quelle a priorità di interventi finalizzati alla loro conservazione e del
loro ambiente.
Tuttavia è possibile fornire delle prime indicazioni gestionali del sito in particolare finalizzati
alla gestione e all’incremento dell’avifauna.
Ai fini di questa indagine è stata effettuata una ricerca bibliografica per raccogliere tutte le
notizie pubblicate sulla fauna dell’area.
Per quanto riguarda la fauna, i dati in letteratura sono piuttosto frammentari, e riguardano
soprattutto invertebrati (macrobenthos), pesci e uccelli, per questi ultimi i dati sono quasi
esclusivamente relativi alle specie legate alle zone umide. Più scarsi o del tutto assenti sono
invece i dati relativi ad altri gruppi sistematici. In generale, risultano carenti quelli riguardanti
la fauna terrestre, sia a Vertebrati che a invertebrati: per questi gruppi è auspicabile quindi
un programma di studi mirati al miglioramento delle conoscenze, per fini conoscitivi e
gestionali.
Per quanto riguarda le specie incluse nelle varie Direttive, si rimanda alle tabelle relative ai
diversi gruppi.
MACROBENTHOS
L’analisi degli invertebrati acquatici (macrobenthos) condotta nel 2004 (AA.VV., 2008) ha
messo in evidenza la presenza di 94 taxa (al livello di genere o specie), distribuiti in 28 entità
tassonomiche, a partire dal livello di famiglia. Come si evince dalla tabella 1, il numero dei
primi 4 gruppi, tipici di acque lentiche (ferme) è comparabile con la media tra quelli degli
altri siti, considerando anche l’estensione dei diversi corpi d’acqua. Al contrario, il gruppo
altri, che comprende l’insieme dei taxa legati ad ambienti lotici (acque correnti) mostra
invece un valore significativamente più alto; il valore rappresenta per esempio il 56% della
somma dei laghi di Bracciano e Martignano, che costituiscono il Parco Naturale Regionale
Bracciano-Martignano. L’estensione del Parco è però di oltre 16.000 ettari, mentre la Riserva
52
Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno è 40 volte più piccola (circa 400 ettari). Cioè
dipende dalla eterogeneità ambientale dell’area di Posta Fibreno, in cui allo specchi
d’acqua principale si associano corsi d’acqua e risorgive, e dove lo stesso lago presenta
zone di risorgiva con caratteristiche lotiche piuttosto che lentiche: in questo la Riserva
Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno si differenzia nettamente dalle altre zone umide
protette del Lazio. Tra i gruppi più abbondanti troviamo quindi Irudinei, Coleotteri, Plecotteri,
Ditteri Efidridi, Tipulidi e Simulidi, tutti costituiti da specie maggiormente legate alle acque
correnti.
Tabella 1 - Lago di Posta Fibreno, 2004-2005: numero di taxa identificati in 7 corpi d’acqua
nei laghi dell’Italia centrale finora investigati.
Bracciano Martignano Vico Monterosi Albano Nemi Posta Fibreno
Nematoda 14 12 8 8 11 2 10
Oligochaeta 18 15 17 12 10 14 10
Cladocera 13 16 12 9 5 4 5
Chironomidae 22 25 23 7 11 11 9
altri 58 49 48 47 41 30 60
Totale 125 117 108 83 78 61 94
Tabella 2. Lago di Posta Fibreno, 2004. Macrobenthos e relative numerosità*
phylum classe ordine N°
taxa
Mollusca Bivalvia - 2
Gastropoda - 10
Arthropoda Arachnida Acarina 7
Insecta Coleoptera 9
Plecoptera 1
Trichoptera 3
Lepidoptera 2
Diptera 14
Hemiptera 1
Odonata 1
Ephemeroptera 3
Amphipoda 1
Isopoda 1
Ostracoda 1
Copepoda 2
Cladocera 5
Tardigrada - - 1
Annelida Hirudinea - 7
Oligochaeta - 10
Nematoda - 10
Plathyelminthes Turbellaria - 3
Totale taxa 94
*le famiglie non sono riportate
Per quanto riguarda la composizione quantitativa, si evidenzia un equilibrio tra le diverse
componenti principali. Una analisi qualitativa mostra invece una discreta componente a
microcrostacei, tipici di acque lentiche, a cui si associano gruppi detritivori (Chironomidi,
Ostracodi, Acari) e limnivori (Oligocheti). Tra gli Insetti, dominano quelli legati soprattutto alle
acque correnti (Coleotteri, Plecotteri, Ditteri Efidridi, Tipulidi e Simulidi). Lo studio ha
53
evidenziato inoltre una netta differenza relativa alla ricchezza specifica dei diversi taxa tra
campionamenti condotti a diverse profondità, come evidenziato anche in tabella 3. In
generale, a profondità maggiori si riduce la ricchezza specifica, sia a livello di taxa che di
individui. Questo risultato è interpretato come una diretta conseguenza della forte riduzione
del substrato vegetale a profondità maggiori di 8 m, dove la vegetazione è costituita dalla
sola presenza delle Characee.
I dati relativi al macrobenthos sono stati utilizzati anche per una valutazione dello status
ecologico delle acque (tabella 3). I risultati mostrano un progressivo aumento del grado
trofico a partire dalle stazioni più a monte verso quelle a valle, con un picco di meso-eutrofia
presso la stazione 4, che mostra un elevato numero di individui accompagnato da una
minore ricchezza specifica e da una diversità biotica medio-bassa. La stazione di
campionamento 4 è situata in corrispondenza di un’area fortemente antropizzata. Per le
stazioni 3 e 4, a profondità superiori a 8 m, come detto, si osserva un grado trofico più basso.
Tab. 3 - Lago di Posta Fibreno, 2004: quadro sintetico dei principali parametri faunistici
utilizzati per valutare lo stato ecologico nelle sei stazioni; fauna totale: valore medio annuo
degli individui conteggiati/numero di stazioni/numero di metri in profondità colonizzati da
vegetazione; H: indice di Shannon;
Stazioni 1 2 3 4 5 6 3 4
Fascia a vegetazione (m) 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 8-15m 8-15m
Fauna totale 6910 9668 7122 14104 12882 11261 2045 2275
Ricchezza specifica 34 42 45 30 60 44 39 25
Diversità biotica (H) 2,7 2,8 3,2 3 3,8 3,3 3 2
valutazione trofica o om om me m m o o
Legenda: o: oligotrofia; m: mesotrofia; om: oligo-mesotrofia; me: meso-eutrofia.
Fig. 1. Stazioni di campionamento
In sintesi, si sottolinea che l’analisi del macrobenthos e in generale delle acqua evidenzia
segnali di un processo di eutrofizzazione in corso, tra cui un elevato contenuto di ortofosfati
nel lago, una forte diminuzione qualitativa e quantitativa degli invertebrati sul fondo del
lago, una altrettanto forte rarefazione delle idrofite in gran parte del basso fondale lacustre,
una estesa presenza sui fondali, nel periodo primaverile-estivo, del solfobatterio Thiopedia
54
rosea, indicatore di condizioni meso-eutrofe. Questi elementi suggeriscono che sia in atto un
processo di deterioramento che interessa i sedimenti e quindi la vegetazione e che in futuro
potrebbe condizionare in negativo il popolamento faunistico, ancora “protetto” dalla
sufficiente presenza della vegetazione, sebbene con segni di riduzione rispetto al passato, e
dell’effetto “diluizione-rimozione” di una quota di nutrienti derivante dalle caratteristiche
idrodinamiche del bacino, che in questo ha un comportamento più “da fiume” che “da
lago” tipico. In questo quadro, appare preziosa la presenza del vasto canneto, che è al
contempo fonte di eterogeneità ambientale e biodiversità e dall’altro agisce come filtro
naturale dei nutrienti e dei sedimenti, a protezione del lago. Fondamentale appare quindi la
sua gestione e salvaguardia.
Per concludere, va evidenziato che il lavoro svolto sul macrobenthos data ormai un
decennio. Appare indispensabile uno studio analogo che valuti la situazione attuale per
avere una conferma o meno dei trend evidenziati da quello studio.
ODONATA
Nelle stagioni 2004-2005 è stato condotto anche uno studio sul popolamento a Odonati
(libellule) del lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008). Nonostante l’importanza del gruppo e la
sua valenza nella catena trofica delle acque dolci, questo lavoro è a tutt’oggi il primo e
unico lavoro mai pubblicato sugli Odonati del lago. In letteratura esistono solo alcuni lavori
relativi ad aree limitrofe, o genericamente per il fiume Fibreno: Consiglio, 1953; Osella et al.,
1997. Sono state rinvenute 27 specie di Odonati (13 Zygoptera e 14 Anisoptera), come
riportato in tabella 4.
Tabella 4. Odonati del lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) sottordine famiglia specie
Zygoptera Calopterygidae Calopteryx
haemorrhoidalis
Calopteryx virgo
Lestidae Lestes virens
Chalcolestes viridis
Platycnemididae Platycnemis pennipes
Coenagrionidae Ischnura elegans
Ischnura pumilio
Coenagrion puella
Coenagrion mercuruale
Ceriagrion tenellum
Erythromma viridulum
Pyrrhosoma nymphula
Enallagma cyathigerum
Anisoptera Aeshnidae Aeshna cyanea
Aeshna mixta
Aeshna isosceles
Anax imperator
Anax parthenope
Libellulidae Libellula depressa
Libellula fulva
Libellula quadrimaculata
Orthetrum brunneum
Orthetrum coerulescens
Crocothemis erytraea
Sympetrum striolatum
Sympetrum meridionale
Sympetrum sanguineum
55
Le 27 specie di Odonati del lago di Posta Fibreno costituiscono il 46,5% del popolamento
odonatologico regionale (58 specie in Utzeri e D'Antonio, 2005 e cd-ROM allegato, integrato
con Carchini et al., 2004) e, in relazione alla modesta estensione dell'area interessata e alla
relativa omogeneità dell'habitat, rappresentano una diversità considerevole. Il popolamento
appare piuttosto ricco in quasi tutte le stazioni di cattura esaminate. La convivenza di specie
marcatamente reofile, quali Calopteryx spp., P. nymphula, C. mercuriale e O. coerulescens
con specie legate invece ad acque ferme o debolmente correnti, quali Ischnura spp., gran
parte dei Cenagrionidae, L. depressa, Crocothemis erythraea, Sympetrum spp. appare una
ulteriore conferma del carattere di “lago-fiume” del lago. Tre specie erano
precedentemente segnalate, nel Lazio, con non più di cinque popolazioni ciascuna: A.
isosceles, L. quadri maculata e soprattutto E. cyathigerum, che appare rara nel lago, ed era
nota nella regione per sole tre popolazioni. Questa specie, ritenuta per l'Italia esclusiva di
quote superiori a 900 m, si trova talvolta a quote assai inferiori. Il dato di maggiore interesse
riguarda comunque la relativa abbondanza di C. mercuriale in tutte le stazioni del lago.
Questa specie, apparentemente legata a corsi d'acqua di dimensioni e portata esigui, è
registrata in regressione in gran parte dell'Europa (Van Tol & Verdonk, 1988; Helsdingen et al.,
1996) e pertanto è stata inserita nella Convenzione di Berna, all. II, e nella Direttiva Habitat,
all. II. In Italia presenta una distribuzione relativamente ampia, anche se sporadica, ma è
tuttavia ritenuta una delle specie più minacciate (D’Aguilar et al., 1990). Nel Lazio ne erano
note nove popolazioni delle provincie di Viterbo, Roma e Latina (Utzeri e D'Antonio, 2005). La
segnalazione per il lago di Posta Fibreno è quindi la prima per la provincia di Frosinone e
sottolinea la presenza della specie in un habitat marcatamente diverso dall'usuale.
La presenza di un popolamento odonatologico ben diversificato che include libellule rare
nel Lazio o minacciate, insieme a quella degli endemiti su ricordati, aggiunge un valore
particolare alla Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno e costituisce un motivo non
trascurabile per sostenerne l'indirizzo gestionale alla conservazione di specie animali di
particolare interesse faunistico o ecologico. In mancanza di dati storici e successivi al lavoro
pubblicato nel 2008, non è possibile al momento fare considerazioni circa l’evoluzione nel
tempo del popolamento a Odonati del lago.
GAMBERO ROSSO DELLA LOUISIANA (PROCAMBARUS CLARKII)
L’introduzione di specie alloctone costituisce, dopo la distruzione degli habitat, la più grave
minaccia per la biodiversità (Genovesi, 2002). Pertanto, l’individuazione di attività di gestione
efficaci nei confronti delle specie aliene, allo scopo di mitigarne l’espansione e gli impatti,
risulta di prioritaria importanza. Il gambero rosso è una specie aliena di origine
nordamericana, introdotta in Italia per essere allevata a scopo alimentare e
successivamente sfuggita alla cattività e rapidamente diffusasi quasi ovunque nel territorio
nazionale. È tra gli alloctoni uno tra i più diffusi e a maggiore impatto ambientale, essendo
una specie estremamente tollerante e adattabile, resistente all’inquinamento, onnivora e
capace di spostarsi per lunghi tratti sulla terraferma. La sua presenza costituisce una seria
minaccia alle popolazioni di anfibi e pesci, dei quali mangia uova e giovani; inoltre, la sua
continua azione di scavo e modifica dei fondali bassi e delle rive comporta la scomparsa o il
diradamento delle macrofite, con conseguenze importanti sul plancton e sul macrobenthos,
e in generale sulla rete trofica degli ambienti di acqua dolce.
La presenza del gambero all’interno della Riserva Naturale Regionale di Posta Fibreno è
accertata dal 2002. Nel 2007 è stato avviato un progetto in collaborazione con l’Agenzia
Regionale Parchi (A.R.P.), il cui scopo era quello di valutare la distribuzione e lo stato del
gambero all’interno dell’area protetta. Le catture hanno evidenziato la presenza del
gambero soprattutto lungo la sponda SW del lago. Il basso numero di esemplari catturati, sia
nel lago che nei canali che all’interno della pozza privata, non ha permesso un’analisi
dettagliata della popolazione, né ha consentito di stimare l’effettivo grado di
acclimatazione-naturalizzazione della specie, anche se gli esemplari catturati sembravano
presentare un buono stato di salute, non essendo state riscontate malformazioni,
56
menomazioni e parassitosi. Nonostante ciò, i valori di densità ed abbondanza di questa
specie si presentavano ancora molto bassi se paragonati a quelli tipici della specie rilevati in
altri siti italiani, sia nel lago che nei canali. La bassa temperatura dell’acqua sembrava
essere un fattore limitante alla ulteriore espansione di questa specie. Per quanto riguarda la
gestione e il monitoraggio ambientale di questa specie invasiva potenzialmente devastante
per l’ambiente, sono auspicabili strategie di approccio al problema che prevedano attività
di prevenzione, controllo ed eradicazione. Riteniamo innanzitutto necessario uno studio
recente, a 7 anni di distanza dall’ultimo, per avere un quadro dell’evoluzione della
popolazione del gambero nel lago, in quanto la scarsa quantità di dati raccolti non
favorisce la messa a punto di una strategia gestionale più dettagliata e complessa, che
analizzi la struttura e la dinamica di popolazione, nonché la dieta, l’accrescimento e
l’attività riproduttiva del gambero rosso della Louisiana nella Riserva Naturale del Lago di
Posta Fibreno. Gli studi futuri dovranno inoltre verificare l’eventuale presenza di altre specie
di gamberi alloctoni, quali Orconectes limosus e Astacus leptodactylus, che negli ultimi anni
hanno conosciuto in Italia e nel Lazio una rapidissima espansione.
I risultati dell’indagine del 2007 suggeriscono che il lago non rappresentava al momento un
ambiente ottimale per l’espansione della specie; ciò può rappresentare un vantaggio per
una eventuale attività di eradicazione della popolazione. Due dati ci sembrano comunque
importanti: il ritrovamento di due esemplari nel Torrente Carpello, con ogni probabilità
testimonianza di un fenomeno di dispersione in atto al momento dell’indagine; l’elevato
tasso di cattura in una pozza privata con condizioni fisico-chimiche dell’acqua differenti da
quelle del bacino principale. Questo secondo dato indica che laddove all’interno della
Riserva esistano le condizioni ottimali per la specie questa può raggiungere livelli di densità
(e impatto ambientale) più alti di quanto evidenziato per il lago. La pozza può costituire
un’area “sorgente” per la popolazione, ovvero un bacino di origine e di diffusione degli
individui di P. clarkii verso le stazioni circostanti, soprattutto in caso di un eventuale
cambiamento dei parametri delle acque, che può favorire la dispersione degli individui
verso aree del Lago più a rischio, perché maggiormente sensibili (per es. aree frega o di
foraggiamento delle specie autoctone). Tra i fattori a rischio possiamo ipotizzare fenomeni
(sempre più frequenti) di siccità e di riduzione del livello idrico del Lago, che in futuro
renderebbero probabile un aumento della temperatura.
Un contributo importante al monitoraggio potrebbe essere fornito dai pescatori, attraverso
la registrazione degli individui reperiti, e con una necessaria ed efficiente azione di
sensibilizzazione. La migliore strategia di gestione nei confronti delle specie invasive rimane
comunque la prevenzione di nuove introduzioni.
Per una più approfondita analisi sulle proposte di gestione del gambero rosso si rimanda agli
Atti della prima giornata di studio “tutela e conservazione dell’ecosistema acquatico Lago
di Posta Fibreno area sic/zps it6050015” (AA.VV., 2008)
57
ITTIOFAUNA (Pisces e Ciclostomata)
La tabella 5 elenca tutte le specie relative all’ittiofauna della Riserva Naturale Regionale
Lago di Posta Fibreno.
Tabella 5. Ittiofauna della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) ordine famiglia specie nome comune
Petromyzontiformes Petromyzontidae Lampetra planeri* lampreda di ruscello
Anguilliformes Anguillidae Anguilla anguilla anguilla europea
Gasterosteiformes Gasterosteidae Gasterosteus aculeatus spinarello
Salmoniformes Salmonidae Salmo fibreni carpione del Fibreno
Salmo [trutta] macrostigma* trota macrostigma
Salmo [trutta] trutta trota fario
Onchorhynchus mykiss (A) trota iridea
Cypriniformes Cyprinidae Leuciscus souffia muticellus* vairone
Leuciscus cephalus cavedano
Barbus plebejus* barbo
Tinca tinca tinca
Cyprinus carpio(A) carpa
Carassius auratus (A) carassio dorato
Scardinius erythrophthalmus scardola
Rutilus rubilio* rutilo
Gobio gobio(T) gobione
Cyprinodontiformes Poecilidae Gambusia holbrooki (A) gambusia
* specie inclusa in direttiva Habitat; (A) specie aliena; (T) specie transfaunata.
Dai dati in letteratura, emerge che il numero dei taxa presenti nella Riserva è salito da 11
(numero di specie accertate fino al 1998) a 17, con un incremento quindi del 35%. Va però
evidenziato che delle sei nuove specie, due (gambusia e trota iridea) sono specie aliene,
entrambe di origine nordamericana, e una (gobione) è transfaunata dall’Italia
settentrionale. Il totale delle specie aliene o transfaunate presenti è 5 su 17 (29,4%),
percentuale comunque inferiore a quella rilevata su scala regionale, che sfiora il 50% (30
specie aliene su 63 secondo Gelosi e Colombari, 2004). Inoltre, va evidenziato che
l’aumento delle specie ha riguardato soprattutto i Ciprinidi, pesci notoriamente termofili. Ciò
fa ritenere che ci sia stato almeno negli ultimi 15 anni un progressivo e generalizzato
aumento della temperatura dell’acqua, dovuto con ogni probabilità alla alterazione delle
coperture vegetazionali riparie, con conseguente aumento dell’esposizione alla radiazione
solare della superficie dell’acqua. Le conseguenze di questa alterazione sono state un
riscaldamento delle acque e una massiva colonizzazione da parte di macrofite acquatiche
invasive. Tutto ciò produce habitat idonei a specie più termofile e tolleranti rispetto
all’eutrofizzazione (quali appunto i Ciprinidi) che estendono così la loro diffusione, riducendo
al contempo la nicchia ecologica di specie meno termofile quali i Salmonidi.
Per concludere, va evidenziata la presenza di ben 5 specie incluse in direttiva Habitat:
lampreda di ruscello, trota macrostigma, barbo, vairone e rutilo. Esse costituiscono il 29,4%
delle specie rilevate; nel Lazio, delle 63 specie presenti (Gelosi e Colombari, 2004), quelle
incluse in direttiva sono 12 (19%). Posta Fibreno ha quindi un popolamento di specie incluse
in direttiva più che doppio rispetto ai dati relativi all’intera Regione Lazio. L’altra importante
presenza è il carpione del Fibreno, endemita di questo sito, dalla biologia ed ecologia poco
note, non incluso né tra le specie di interesse comunitario né nella Lista Rossa IUCN delle
specie a rischio di estinzione, come sarebbe invece auspicabile.
ERPETOFAUNA (Amphibia e Reptilia).
Al momento, i dati a nostra disposizione sulla presenza degli Anfibi e dei Rettili all’interno
della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno sono piuttosto scarsi. È accertata la
presenza del tritone crestato italiano (Triturus carnifex), della rana appenninica (Rana italica)
58
e della rana verde (Rana bergeri kl. hispanica). Quest’ultima specie, in particolare, è diffusa
e abbondante localmente, e la sua presenza è stata più volte osservata anche durante le
nostre osservazioni sul campo. Per quanto riguardai Rettili, abbiamo osservato la lucertola
campestre (Podarcis sicula). È evidente che il bassissimo numero di specie accertate deriva
da carenza di dati e non da una effettiva assenza di specie. È quindi assai probabile la
presenza di specie più o meno comuni o quasi ubiquitarie nel Lazio meridionale, tra cui: la
raganella italiana (Hyla intermedia), il rospo comune (Bufo bufo) e il tritone italico (Lissotriton
italicus) tra gli anfibi; la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro occidentale (Lacerta
bilineata), il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), il geco comune (Tarentula
mauritanica), il biacco (Hierophis viridiflavus), la natrice dal collare (Natrix natrix) e la vipera
comune (Vipera aspis) tra i Rettili. Per tutte queste specie, il territorio della Riserva
comprende habitat idonei alla presenza, che per molte di queste specie riteniamo quindi
certa o altamente probabile. Tra le specie la cui presenza è accertata, tre sono incluse nella
direttaiva Habitat: Triturus carnifex (all. IV), Rana italica (all. IV) e Podarcis sicula (all. II-IV).
È auspicabile che siano portate avanti indagini sull’erpetofauna della Riserva, in
considerazione soprattutto dei grandi problemi di conservazione degli Anfibi in generale (a
livello nazionale e non solo) e del forte impatto che invece hanno specie alloctone diffuse
nel Lazio, quali la rana toro americana (Lithobates catesbeiana), la testuggine a guance
rosse (Trachemys scripta elegans), la testuggine a guance gialle (Trachemys scripta trostii) e
la testuggine greca (Testudo graeca). Soprattutto le due sottospecie della Trachemys scripta
rappresentano spesso una seria minaccia per l’equilibrio ecologico in molti siti del Lazio, e
hanno avuto, in particolare la elegans, una diffusione capillare e in continuo aumento. È
inoltre indispensabile, ai fini della conservazione delle diverse specie di Anfibi, che vengano
messe in atto una serie di operazioni relative ai lavori manutenzione e “pulizia” dei canali e
delle rive, e che i lavori siano condotti sotto il controllo di un naturalista esperto. In
particolare è necessario che
- tali operazioni avvengano al di fuori del periodo riproduttivo, che per le diverse
specie si estende dalla fine dell’inverno all’estate;
- il taglio della vegetazione sia effettuato per quanto possibile a mano e non
con mezzi meccanici;
- le opere di bonifica o pulizia siano limitate a tratti delle rive e condotte quindi
su tempi di più stagioni, per consentire agli Anfibi di avere zone di rifugio e
riproduzione;
- siano mantenute le fasce ecotonali (siepi, fasce arborate ripariali, margini
incolti, piccole raccolte d’acqua ecc.)
- siano recuperati, ove esistano ancora, i vecchi fontanili, le pozze, le cisterne, i
volubri, attraverso opere attente alla possibilità da parte degli Anfibi di potervi
accedere;
- sia vietata la cattura degli esemplari almeno nel periodo riproduttivo.
ORNITOFAUNA (Aves)
Per tipologia ambientale, estensione ed eterogeneità, a livello regionale la zona umida di
Posta Fibreno rappresenta un sito di svernamento di rilevanza, collocandosi tra le prime 10
zone umide regionali quanto a numero di individui svernanti. Complessivamente questi 10 siti
ospitano in media oltre l’80% del popolamento svernante dell’intera regione Lazio. Nel
periodo 1991-2008, hanno svernato nell’area protetta in media 1.295,6 indd./anno,
appartenenti ad un massimo di 17 specie (media 11,7; intervallo 7-17 specie, periodo 1994-
2008). Gli andamenti nel tempo mostrano una crescita costante degli individui fino al 2002,
un leggero decremento successivo e una lieve ripresa negli ultimi due anni di osservazione. Il
numero di specie segue un andamento simile, con alcune marcate differenze, evidenti
soprattutto nell’ultima decade del periodo, in cui si assiste a un andamento opposto a
quello delle abbondanze, cioè in calo numerico. Tra le specie di interesse ornitologico e
59
conservazionistico (incluse nell’allegato 1 della Dir. 79/409/CE) rilevate nel corso dello
svernamento sono da sottolineare: garzetta (Egretta alba), airone bianco maggiore
(Casmerodius albus), moretta tabaccata (Aythya nyroca), albanella reale (Cyrcus cyaneus)
e falco di palude (Cyrcus aeruginosus). La fenologia locale di queste specie risulta tuttavia
irregolare, con consistenze costituite da pochi individui. A questo quadro fenologico fa
eccezione la Moretta tabacca sia per la maggiore regolarità nello svernamento che per le
maggiori consistenze numeriche. La presenza della specie nel Lago di Posta Fibreno, da
irregolare negli anni 90, è divenuta quasi del tutto regolare negli anni 2000, con un massimo
di 15 individui svernanti registrato nel 2008 ed un netto aumento delle consistenze
numeriche. Confrontando i dati del Lazio con quelli del lago di Posta Fibreno si rileva che il
sito in oggetto ha ospitato, nel periodo considerato, in media il 13,6% della popolazione
svernante regionale di questo Anatidae, tale percentuale sale al 22,3% per il periodo 2000-
2007. Per quanto riguarda le nostre osservazioni, con l’eccezione della garzetta, nessuna
delle specie precedentemente citate è stata osservata nella stagione invernale 2013-2014,
pur trattandosi di specie di grandi dimensioni e relativamente semplici da osservare in
un’area aperta come quella del bacino di Posta Fibreno. In tabella 6 sono riportate le specie
di uccelli la cui presenza nella Riserva è stata finora accertata.
Tabella 6. Ornitofauna della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno SPECIE CATEGORIA
FENOLOGICA
oss.
pers.
2014
Svasso maggiore Podiceps cristatus W-B +
Tuffetto Tachybaptus ruficollis W-B +
Cormorano Phalacrocorax carbo
sinensis W - M
+
Tarabusino* Ixobrichus mintus B – M
Nitticora* Nycticorax nycticorax M
Sgarza ciuffetto* Ardeola ralloides M
Garzetta* Egretta garzetta M +
Airone bianco
maggiore*
Casmerodius albus M
Airone cenerino Ardea cinerea W +
Airone rosso* Ardea purpurea M
Mignattaio* Plegadis falcinellus M
Spatola* Platalea leucorodia M
Fenicottero rosa* Phoenicopterus ruber Ind.
Germano reale Anas platyrhynchos B-W +
Alzavola Anas crecca W +
Fischione Anas penelope W +
Moretta
tabaccata*
Aythya nyroca W - M
Moriglione Aythya ferina W +
Smergo maggiore° Mergus merganser Ind.
Falco pecchiaiolo* Pernis apivorus M
Poiana Buteo buteo B?-W +
Nibbio bruno* Milvus migrans B? - M
Nibbio reale* Milvus milvus Ind.
Falco di palude* Circus aeruginusus W – M
Albanella reale* Circus cyaneus W – M
Gheppio Falco tinnunculus B?-W +
Grillaio* Falco naumanni M?
Folaga Fulica atra B-W +
Gallinella Gallinula chloropus B-W +
60
d’acqua°
Porciglione Rallus aquaticus B?-W +
Voltolino* Porzana porzana Ind.
Cavaliere d’Italia* Himantopus
himantopus M
Gabbiano reale Larus michaellis W +
Beccaccino Gallinago gallinago M +
Martin pescatore* Alcedo atthis SB – W – M +
Tortora dal collare° Streptopelia
decaocto B-W
+
Tortora comune° Streptopelia turtur B +
Rondone Apus apus B +
Picchio verde Picus viridis B? +
Calandra* Melanocorypha
calandra SB?
Tottavilla* Lullula arborea Ind.
Ballerina bianca Motacilla alba B-W +
Balestruccio Delichon urbica B +
Rondine Hirundo rustica B +
Capinera Sylvia atricapilla B-W +
Cannareccione Acrocephalus
arundinaceus B
+
Cannaiola Acrocephalus
scirpaceus B
Forapaglie
castagnolo
Acrocephalus
melanopogon Ind.
Usignolo di fiume Cettia cetti B-W +
Averla piccola* Lanius collurio B - M
Merlo° Turdus merula B-W +
Cornacchia grigia Corvus corone cornix B +
Gazza Pica pica B +
Storno° Sturnus vulgaris B-W +
Pettirosso Erithacus rubecola B?-W +
Scricciolo Troglodytes
troglodytes B-W
+
Cinciallegra Parus major B +
Cinciarella Cyanistes caeruleus B +
Passera d’Italia Passer domesticus B +
Fringuello Fringilla coelebs B-W +
Cardellino Carduelis carduelis B-W +
Verdone Carduelis chloris B-W +
Verzellino Serinus serinus B-W +
Migliarino di
palude
Emberiza schoenichlus W
+
W: svernante; M: migratore di passo: B: breeding; Ind. (occasionale, singolo individuo);
* specie inclusa nell’all. 1 della Dir. 79/409/CE; ° sp. inc. nell’all. 2 della Dir. 79/409/CE
61
MAMMALOFAUNA (Mammalia)
I dati pubblicati riguardanti la presenza dei mammiferi all’interno della Riserva sono limitati ai
soli pipistrelli (Chirotteri, tab. 7).
Tabella 7. Chirotteri della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008)
famiglia specie nome comune
Rhinolophidae Rhinolophus
ferrumequinum
ferro di cavallo
maggiore
Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore
Vespertilionidae Pipistrellus kuhlii pipistrello albolimbato
Pipistrellus pigmaeus pipistrello pigmeo
Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano
Myotis daubentonii vespertilio di
Daubenton
Myotis sp. -
Miniopterus schreibersii miniottero
Nyctalus leisleri nottola di Leisler
Hypsugo savii pipistrello di Savi
Molossidae Tadarida teniotis molosso di Cestoni
Delle dieci specie censite (più una appartenente al genere Myotis ma non determinata, M.
daubentonii, P. pygmaeus e N. leisleri sono più o meno strettamente legate agli ecosistemi
acquatici per l’alimentazione (Vaughan et al. 1997; Russo e Jones, 2003). Altre, come P.
kuhlii, sono più ampiamente diffuse per la loro spiccata plasticità ecologica e della
capacità di sfruttare una varietà di habitat di foraggiamento (Russo e Jones, 2003). Per
quanto riguarda le direttive europee, tutte le specie di Chirotteri sono incluse nell’all’IV della
Direttiva Habitat; Rhinolophus ferrumequinum, R. hipposideros e Miniopterus schreibersi sono
inoltre incluse nell’all. II della Direttiva Habitat; tutte le specie ad eccezione di Pipistrellus
pipistrellus sono inoltre incluse nell’all’II della Convenzione di Berna.
Per quanto riguarda gli altri gruppi di Mammiferi, non abbiamo al momento dati. Durante le
nostre escursione nella Riserva, abbiamo osservato direttamente la presenza della nutria
(Myocastor coypus), con almeno 3 individui osservati lungo il sentiero natura che si inoltra tra
i canneti e conduce ai capanni di avvistamento, e tracce della presenza della volpe
(Vulpes vulpes): escrementi e orme. Abbiamo inoltre rinvenuto un uovo di germano reale
predato con una modalità che può far pensare alla puzzola (Mustela putorius), ma solo a
livello ipotetico, anche se il tipo di ambiente è certamente idoneo alla specie. Diamo per
scontata la presenza di altre specie comuni o quasi ubiquitarie, quali toporagni e crocidure
(Sorex spp. e Crocidura spp.), riccio europeo (Erinaceus europaeus), ratti (Rattus rattus e R.
norvegicus), topi (Apodemus sp. e Mus musculus), istrice (Hystrix cristata), donnola (Mustela
nivalis) e forse tasso (Meles meles) e faina (Martes foina). I corsi d’acqua sono
potenzialmente idonei alla presenza del toporagno d’acqua (Neomys anomalus). Probabile
inoltre la presenza del cinghiale (Sus scrofa) e della lepre (Lepus europaeus), entrambi
ovunque reintrodotti a scopo venatorio con ssp. non autoctone.
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2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E
NORMATIVE
2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni
Il presente capitolo, unitamente alle schede allegate, contiene il quadro delle opzioni
suscettibile di dare gambe al disegno di governo, e dunque di informare la redazione dei tre
strumenti di gestione della Riserva naturale del “Lago di Posta Fibreno”
Gli obiettivi generali sono stati formulati (si veda la figura “Gli obiettivi generali di gestione”)
assumendo la logica della qualità ambientale come servizio collettivo, e risultano espressivi
di cinque versanti complementari.
Un Primo Obiettivo “migliorare la qualità e le forme di gestione delle acque e del suolo”
intende incidere sullo stato delle componenti ambientali fondamentali; gli obiettivi specifici
che ne discendono riguardano di conseguenza la instabilità dei versanti, i rischi di
inquinamento degli acquiferi, la captazione delle acque.
Un Secondo Obiettivo intende “tutelare ed accrescere la biodiversità, anche attraverso la
conservazione ed il miglioramento delle condizioni di continuità ambientale” e concerne
dunque specificatamente gli ecosistemi della fauna e della flora.
Gli obiettivi specifici che articolano questo obiettivo generale riguardano dunque gli aspetti
vegetazionali (quindi l’orientamento del manto vegetale verso gli assetti climax), il
miglioramento delle condizioni della fauna stanziale e migratoria, ed infine la creazione di
una rete ecologica locale in grado di attenuare l’isolamento biogeografico della Riserva.
Un Terzo Obiettivo “contribuire alla prevenzione dei rischi” si fa interprete della necessità di
partecipare – collaborando con i soggetti istituzionali che hanno in capo specifiche
competenze in materia – alla prevenzione di incendi e dissesti.
Un Quarto Obiettivo “ gestire e valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-
architettonici, realizzando una rete fruitiva estesa all’insieme delle caratteristiche distintive
della Riserva” svolge ovviamente un ruolo centrale nella strutturazione degli strumenti di
gestione, e risulta di conseguenza articolato in numerosi obiettivi specifici (e quindi azioni)
inerenti rispettivamente il deposito della storia (eremi, chiese, aree archeologiche tessuti
storici), il complesso tema dell’interfaccia con i visitatori, la organizzazione delle attività
ricreative e sportive fondate sulle caratteristiche distintive dell’area.
Un Quinto Obiettivo “orientare l’evoluzione del settore ricettivo ed agricolo, assicurando la
persistenza del tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e qualità del
paesaggio” fanno riferimento obiettivi specifici ed azioni volte ad incrementare il sistema
della ricettività (come è noto oggi assai carente) e a riorganizzare – potenziandolo –
l’insieme delle attività produttive locali.
La relazione di Piano, partendo dalle analisi, ha individuato le linee guida, gli orientamenti, le
decisioni e opzioni da adottare per preservare gli ecosistemi della Riserva e programmare un
tipo di assetto territoriale e sviluppo dell’economia locale coerente con gli obiettivi prescritti
dalle varie normative richiamate sia nei vari capitoli degli elaborati che nel quadro
normativo riassuntivo della legislazione delle aree protette.
Obiettivi di protezione generali
Gli obiettivi generali di protezione presi a riferimento, attengono alla Legge 394/91, “ Legge
quadro sulle aree protette” che hanno il fine di “ garantire e di promuovere in forma
coordinata, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio naturale” soprattutto ove si
manifestino delle vulnerabilità, le risorse naturali vanno sottoposte a particolare regimi di
tutela e gestione ai fini di conseguire le seguenti finalità:
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art. 1, c. 1:
a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di
singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di
biotopi, di valori scenici,e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed
idrogeologici, di equilibri ecologici;
b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una
integrazione tra uomo ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di
valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici e delle attività agro-silvo-
pastorali e tradizionali;
c) promozione di attività di educazione, di formazione, e di ricerca scientifica, anche
interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;
d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.
Il c. 3 prevede che in dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la
sperimentazione di attività produttive compatibili.
Legge regionale n. 29 del 6-101997 “Norme in materia di aree naturali protette”
L’ art. 3, stabilisce i seguenti obiettivi:
La tutela, il recupero ed il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonché della
loro valorizzazione;
La conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche, di formazioni
paleontologiche e di ambienti naturali che abbiano rilevante valore naturalistico ed
ambientale;
L’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo scopo di favorire
l’integrazione tra uomo ed ambiente anche mediante il recupero e la valorizzazione
delle testimonianze antropologiche, archeologiche, storiche e architettoniche e delle
attività agro-silvo-pastorali tradizionali;
la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche
interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;
la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;
la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la
valenza economica, educativa delle aree protette;
la promozione del turismo sostenibile.
Obiettivi di protezione specifici
La Direttiva n. 92/43/CEE – del 21 maggio 1992 della Commissione Europea- relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, e la
Direttiva Uccelli costituiscono la struttura portante della politica comunitaria in materia di
conservazione della biodiversità e rappresentano la base legale su cui si fonda Natura 2000.
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La Direttiva Habitat, ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi, stabilisce misure volte ad
assicurare il mantenimento ed il ripristino degli habitat e delle specie di interesse comunitario
elencate nei suoi allegati.
I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale ( ZPS)- a pag. 17 del
Rapporto preliminare sono individuate le ZPS e SIC della Riserva e delle aree circostanti,
sono altresì riportati i richiami normativi e gli adempimenti necessari per stabilire le “misure
di tutela”. Direttive stabilite con deliberazione di G.R., n. 1103 del 2-8-2002, e con D. min. 3
sett. 2002.
Sulla base delle Direttive habitat e direttiva uccelli, nel Rapporto preliminare ambientale di
VAS sono elencate, alle pag. 32,33,34,35e 36, le specie presenti nell’area e determinati le
prime forme gestionali ed i primi interventi finalizzati alla loro conservazione e del loro
ambiente. Sono individuate le specie di Erpetofauna, Avifauna e Ittofauna presenti e lo
stato degli habitat che le ospita . Sono descritti gli esiti delle indagini, dei campionamenti dei
corsi d’acqua , la copertura e sono espresse alcune indicazioni per la conservazione delle
specie e degli habitat.
Direttive Comunitarie 2000/60/EC “Water Framework”- 92/43/CEE “Habitat” Directive (pag42-
43) relative alle risorse idriche
La direttiva è volta impedire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque
migliorandone lo stato e promuovendo un uso sostenibile ed una gestione delle risorse
idriche sulla base dei bacini idrografici.
Le princiali criticità, scaturite dalle indagini dal Preliminare del Rapporto, procedono da un
esame dell’impatto provocato dalle attività umane sulle acque superficiali e sotterranee.
Pertanto emergono due ordini di problemi; le modalità di emungimento delle acque
sotterranee e l’inquinamento delle acque fluvio-lacustri.
Nel primo caso non si è conoscenza di alcun sistema di monitoraggio dei consumi e del
livello della falda , né di studi correlati sulla variazione della portata stagionale delle sorgenti
e dei quantitativi di acqua erogata che potrebbero, nelle stagioni caratterizzate da siccità,
avere una conseguente diminuzione della capacità di diluizione dei soluti, del trasporto di
materiale in sospensione ed un’alterazione dell’equilibrio idrogeologico.
Il secondo aspetto riguarda l’inquinamento dovuto al mancato avvio del funzionamento del
depuratore già realizzato ed all’assenza del collaudo e della verifica dell’efficienza
dell’impianto fognario a servizio del paese .
Per la Convenzione di RASMAR, le zone umide sono “ aree palustri, acquitrinose o torbose, o
comunque specchi d’acqua, naturali od artificiali, permanenti o temporanei, con acqua
ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i
sei metri con la bassa marea”.
Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida della Provincia di
Frosinone e garantisce la presenza di una ricca fauna acquatica che supporta una notevole
comunità di uccelli, anfibi e rettili. ( pag. 31-32)
La tutela dei beni paesaggisti, archeologici, monumentali, storici, culturali è assicurata dal
rispetto delle prescrizioni derivanti dal PTP, PTPR e dalle indicazioni di cui alle precedenti
puntualizzazioni riferite ai quesiti, pag.4 n. 12, del documento di Scoping.
Piano di Assetto Idrogeologico
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La pubblicazione del PAI, redatto dall’Autorità di Bacino Liri-Volturno e Garigliano, riportato
alla Tav. 4.2 del preliminare del Piano, classifica e rappresenta le aree soggette al rischio
idrogeologico ed esercita il meccanismo di prevalenza automatica rispetto alla
pianificazione ordinaria. Il territorio della Riserva Naturale è suddiviso in:
Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno-C1;
-Aree a rischio potenzialmente alto -RPa;
-Aree a rischio elevato -R4;
-Aree di alta attenzione –A4;
-Aree a rischio moderato –R1
-Aree di moderata attenzione –A1:
Le opere da realizzare in queste aree sono soggette alle prescrizioni ed al parere preventivo
dell’Autorità di Bacino.
Il Vincolo Idrogeologico
La Tavv. individuano le zone del territorio dell’area protetta soggetta al vincolo
idrogeologico e riguarda le aree sensibili rispetto alle problematiche legate alla difesa del
suolo ed alla tutela del patrimonio forestale. Il vincolo idrogeologico ed è introdotto e
regolamentato dal R.D.L., del 30/12/1923, n. 3267, che prevede il rilascio del nulla osta e/o
autorizzazione per la realizzazione di opere edilizie, movimenti di terra, taglio boschi,
rimboschimento e ricostituzioni boschive.
Gli obiettivi di protezione ambientale sono richiamati negli elaborati presentati e sulla base
delle situazioni oggettive rilevate sono individuate le azioni atte ristabilire gli equilibri
compromessi.
Date le limitate dimensioni dell’area protetta, la conformazione del territorio, la presenza di
zone collinari e boscate, di corsi d’acqua , del lago, del canneto, delle aree da destinare
all’agricoltura ecocompatibile unitamente delle restrizioni imposte dalla legge istitutiva e
dalle prescrizioni e divieti dei piani di settore sovraordinati, concernenti la sicurezza del
territorio e la tutela del paesaggio, escludono la gran parte del territorio da possibili
trasformazioni. Le aree da destinare alle attività legate allo sviluppo socio economico e
dedicate ad ospitare le funzioni per la valorizzazione e fruizione dell’area protetta quali
musei, centro visita, uffici informativi, aree di campeggio attività agroturistiche, parcheggi
nonché le opere edilizie di ampliamento degli edifici esistenti o di nuovi edifici nelle zone
intercluse.
Le aree libere dove realizzare le attività di fatto sono così delimitate per esclusione e il
piano ripropone in linea di massima, le destinazioni d’uso del territorio dettate dalla legge
istitutiva della Riserva Naturale.
Inoltre vengono regolate le azioni relative a:
i tessuti edilizi da riqualificare, situati soprattutto nell’area prospiciente il lago e
caratterizzati da situazioni di fatiscenza degli edifici ;
le aree destinate all’edilizia residenziale circoscritta nelle parte residua degli inviluppi
comprendente gli edificati esistenti;
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le aree destinate alla fruizione pubblica con fini didattici, educativi, sportivi con le
relative attrezzature:
percorsi sentieri natura attrezzati segnalati e descritti rappresentativi dei ambienti tipici
della riserva
le aree in cui razionalizzare le attività agricole innovative nel rispetto delle
caratteristiche naturali e condotte con tecniche compatibili;
le aree da destinare alla realizzazione di servizi pubblici e di pubblica utilità.
E pertanto verranno perseguiti gli obiettivi per :
superare le concezioni insulari dell’ area protetta proponendo una “
territorializzazione” delle politiche che la riguardano partendo dalla convinzione che
essa è parte organicamente connessa a ben più ampi sistemi ecologici, economici,
sociali e culturali. Infatti interventi su specifiche componenti, avulsi dalla complessità
e ampiezza del contesto, quasi sempre non risultano risolutivi di problemi ambientali ;
superare l’antinomia tra la tutela ambientali e le problematiche sociali ed
economiche, ovvero tra conservazione e sviluppo. L’Ente gestore dovrà promuovere
accordi, alleanze e non costruire “gabbie” per una protezione passiva, bensì
migliorare la qualità complessiva dei territorio e non essere un Ente estraneo e quasi
antagonisti delle popolazioni locali .
La relazione di Piano contiene sia indagini e ricerche generali relative agli elementi
conoscitivi di definizione dei contesti, che analisi specifiche, settoriali. Le tavole illustrative
trovano nella relazione un puntuale richiamo delle normative afferenti alla materia
ambientale, ed ai rapporti con le pianificazioni incidenti sull’area. Sulla base di tali ricerche
ed informazioni sono state operate le scelte di Piano riportate nel capitolo: “ le prime linee
strategiche, le possibili azioni di piano, progettuali e normative” dove vengono esaminati:
2.1- Gli obiettivi generali specifici ed azioni
2.2 Le criticità ambientali ed effetti sul territorio;
2.2.1 La fauna
2.2.2 Habitat e vegetazione
2.2.3 Risorse idriche
A conclusione delle analisi e delle prime proposte di assetto sono riportate le tabelle in cui
sono riassunti: le criticità presenti , gli interventi , la localizzazione, gli obiettivi concernenti
l’eliminazione e la mitigazione dei fattori di alterazione dell’ecosistema.
Gli interventi previsti dal piano riguardano per la maggior parte azioni volte a salvaguardare
il contesto territoriale ed ambientale, a prevenire l’inquinamento e ripristinare le condizioni di
equilibrio ove risulti alterato. Non sono previsti interventi tali da configurarsi come pericolo
per l’equilibrio ambientale poiché la maggior parte della programmazione è rivolta a
tutelare e conservare le risorse esistenti ed a ristabilire gli equilibri ambientali compromessi,
dovuti sia all’azione dell’uomo che all’abbandono di porzioni di territorio che non hanno
avuto più la necessaria cura e manutenzione. E’ ormai noto che la semplice istituzione di
un’area protetta non assicura né la conservazione della qualità dei luoghi né l’arresto della
dissipazione della biodiversità ma sono necessarie politiche attive di conservazione. A volte
67
l’abbandono del territorio soggetto a vincolo può determinare processi di alterazione
ambientale che possono portare all’estinzione di alcune specie autoctone e la comparsa di
nuove.
Nell’ambito della Riserva, l’attività edilizia è limitata a marginali fenomeni di ristrutturazioni di
qualche edificio ed a poco significativi adeguamenti igienici consentiti dalla legge
istitutiva.
L’agricoltura ha subito un processo di progressivo e incessante ridimensionamento e le
residue parti coltivate sono principalmente destinate ad uliveti ed ortaggi, per cui il rischio
di inquinamento ,dovuto all’uso concimi chimici, è da ritenersi molto contenuto. Si registra,
inoltre, un progressivo decremento della popolazione residente ed una stagnazione del
turismo, ulteriori elementi che riducono il rischio di inquinamenti prodotti dall’attività
dell’uomo.
Il Piano della Riserva Naturale proposto è esente da interventi significati a livello di opere
edilizie, lavori privati o pubblici tali da generare significativi impatti sull’ambiente e sul
patrimonio culturale ,ma, come si evince dalle proposte, le azioni che si intendono
sviluppare sono rivolte sostanzialmente a ripristinare gli equilibri ecologici compromessi ed
preservare e migliorare la qualità degli habitat e dei luoghi. Gli interventi sono rivolti a
migliorare l’aspetto complessivo del paesaggio naturale ed antropizzato, programmando
interventi per la manutenzione del territorio e del paesaggio ed il recupero degli edifici in
stato di incuria ed abbandono e la loro riqualificazione con forme e materiali coerenti con
la storia dei luoghi.
2.1.1.1 PRG vigente, nuovo PUGC e la Riserva Naturale.
La valutazione di sostenibilità del Piano della Riserva Naturale deve tenere conto della
limitata estensione territoriale del comune di Posta Fibreno, della sua particolare morfologia,
complessità ed elevata fragilità. Pertanto le analisi vanno sviluppate tenendo conto anche
del Piano Regolatore Generale (Prg) vigente e del redigendo Piano Urbanistico Generale
Comunale ( Pugc) per individuare i potenziali impatti che possono esercitare tali strumenti
di pianificazione sull’area sottoposta a tutela. Dall’esame del Piano vigente emerge un
aspetto di criticità: la previsione di una zona F1 destinata a servizi pubblici sovra comunali (
presidi ospedalieri, caserme,..) localizzata in prossimità dei confini della Riserva, in un’area
con leggera acclività caratterizzata da significativi elementi di rinaturalizzazione. Ad
accentuare la situazione di compromissione delle aree di prossimità contribuisce la
previsione di due nuove tracciati stradali che collegano la zona “F1” con la viabilità
esistente. Riguardo il nuovo Pugc i possibili impatti scaturiranno dalla quantificazione delle
“zone B”, dalla quantificazione e localizzazione delle “zone C” , delle “zone D”, delle “zone
F” e dalla apertura di nuove strade. Possono essere distinte due situazioni
A) Espansione all’esterno della Riserva- In generale i problemi che la trasformazione del suolo
produce sono legati ad una mutazione che degrada l’agroecotessuto ad agroecomosaico,
inglobato ad una rete viaria , il tessuto continuo del paesaggio agro naturale viene
frammentato in un insieme di tessere di spazi verdi tra loro isolati da infrastrutture ed
abitazioni. Pertanto l’espansione urbanistica dovrà essere orientata a minimizzare il
fenomeno della periurbanizzazione degli spazi agro-naturali del territorio comunale. Le aree
esterne da individuare, quindi, devono situarsi su spazi che già presentano le caratteristiche
tipiche del paesaggio periurbano con un suo determinato stato di qualità ambientale.
Pertanto si dovranno rivalutarsi situazioni già infrastruttute con progetti di creazione di nuove
centralità che riqualifichino situazioni di degrado.
B) All’interno della Riserva Naturale – Il Piano deve porre la sua maggiore attenzione al
miglioramento delle zone già edificate che per la gran parte sono di antica costituzione e di
68
conseguenza possono essere assimilate e trattate alla stregua di nuclei storicizzati. In questa
prospettiva il miglioramento passa per due distinti interventi urbanistici: da un lato prevedere
la possibilità di consentire la sistemazione ed il completamento degli edifici già esistenti,
dall’altro dare l’avvio ad un processo di lieve ristrutturazione urbanistica delle porzioni di
territorio interessato dall’edificazione con il fine di conferire qualità architettonica ed
ambientale allo spazio residenziale e di servizio. Altri aspetti da indagare riguardano :
eventuali fattori di pressione esistenti in aree dove coesistono abitazioni e servizi e carenza o
sufficienza di accessibilità ad una adeguata dotazione di servizi sicurezza, qualità dei
percorsi pedonali e stradali, parcheggi e servizi. La città ed il suo territorio non è solo il luogo
dove avvengono i processi che alterano l’ecosistema ma anche il luogo che accumula e
sedimenta la memoria storica, intesa come le consuetudini di una popolazione ed i segni
che dissemina sul territorio. Allora occorre che il Piano si faccia carico di tutelare queste
tradizioni che insieme al paesaggio naturale fa parte della memoria e pertanto costituisce
un patrimonio irrinunciabile da preservare.
Gli obiettivi di protezione ambientale a cui deve tendere il Piano sono:
ACQUA: Adeguare l’impianto fognario ai criteri della direttiva 91/271 e dell’ultimo
decreto sulle acque;
Garantire usi ed emungimenti compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei;
Garantire acqua potabile di buona qualità a tutta la popolazione.
SUOLO: Proteggere la qualità dei suoli quale risorsa limitata e non rinnovabile per la
produzione di cibo e di altri prodotti;
Identificare e catalogare i siti potenzialmente contaminati;
Identificare le aree a rischio idrogeologico;
Individuare e catalogare le invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.
PROTEZIONE CIVILE: accrescere la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione
degli eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico incombente con
priorità per le zone abitate e le infrastrutture e nelle aree soggette a rischio sismico.
RIFIUTI: Ridurre la produzione e pericolosità dei rifiuti, in particolare mediante lo
sviluppo di tecnologie pulite;
Assicurare idonei processi di riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti
prodotti;
Incentivare la raccolta differenziata.
RETE ECOLOGICA:Incrementare la qualità della tutela del territorio promovendo le
interconnessioni naturalistiche (corridoi ecologici);
Tutelare le specie minacciate e la biodiversità;
Promuovere interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi.
PATRIMONIO CULTURALE: Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio
archeologico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico;
Incentivare l’imprenditorialità legata alla valorizzazione del patrimonio culturale e
naturale;
Individuare e catalogarle invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.
SCUOLA: sostenere ed incrementare le attività di educazione ambientale
valorizzando il laboratorio territoriale.
ENERGIA: Promuovere il risparmio energetico inteso sia come efficienza di utilizzo e
riduzione della necessità di consumo di energia che introduzione di nuove tecnologie.
TURISMO: Vigilare sul territorio sottoposto a protezione;
Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica;
Garantire usi compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei ed il rispetto delle
tutele;
Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio architettonico , storico- artistico e
paesaggistico.
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Migliorare il sistema della mobilità riducendo la congestione , l’inquinamento acustico
ed atmosferico.
70
2.2 Analisi delle principali criticità
In questo paragrafo vengono sintetizzate le minacce e le criticità rilevate nell’ambito degli
studi propedeutici alla redazione della proposta di piano in relazione al piano gestione del
SIC-ZPS. Ciò che risulta dalle osservazioni e dagli studi condotti in questi ultimi anni è una
caratteristica oscillazione delle popolazioni animali e vegetali del lago, imputabile a un
quadro complesso di fattori d’impatto, più o meno naturali, il cui effettivo significato è di
difficile interpretazione.
Nel corso delle ricerche sulle caratteristiche del patrimonio naturale del territorio della
Riserva e del SIC- ZPS “Lago di Posta Fibreno”, è stata rilevata l’azione di alcuni gravi processi
di degradazione in atto sull’ecosistema lacustre. Questi processi hanno una ricaduta
particolarmente grave sulla consistenza del patrimonio della vegetazione acquatica e della
vegetazione spondicola, che è strettamente connessa con l’esistenza di nicchie ecologiche
ospitanti l’ittiofauna e ornitofauna del Lago di Posta Fibreno. Tali forme di vegetazione,
rappresentano uno dei capisaldi di maggior rilievo fra le emergenze naturalistiche su cui è
fondato il valore documentario culturale e scientifico della Riserva e del SIC-ZPS, e vanno
quindi rigorosamente tutelate, in armonia con la legislazione nazionale ed europea e a
cautela contro eventuali sanzioni comunitarie.
Il declino dell’ ecosistema palustre, la cui principale causa va vista nell’impatto antropico sul
territorio, è particolarmente aggravato dall’attuale squilibro idrologico in cui si trova tutto il
sistema idrogeologico a cui afferisce il Lago di Posta Fibreno. Questo squilibrio, dovuto a
fluttuazioni naturali della portata delle sorgenti e del regime delle precipitazioni è evento
imprevedibile di cui nessuna forma di gestione può influenzare l’andamento. Allo stesso
tempo fra le cause della riduzione della vegetazione spondicola ed acquatica non può
essere esclusa anche quella della presenza di inquinanti nell’acqua del lago, chimici-
biochimici e microbiologici (di origine antropica vista la mancanza di un sistema fognario
efficiente), che contestualmente agli effetti disastrosi dovuti alla massiccia presenza di
nutrie, registrata negli 2001-2003, possono aver contribuito ad una sostanziale riduzione della
biomassa vegetale. Per quanto riguarda la qualità chimica e biochimica dell’acqua del
lago non si hanno sufficienti informazioni e soprattutto non si hanno dati pregressi, tali da
poter definire un confronto e un rapporto causa effetto fra componente biotica
(vegetazione e fauna) e componente abiotica (acqua).
Esistono inoltre indizi, supportati da indagini idrologiche, relativi al fatto che l’attuale crisi di
approvvigionamento idrico delle sorgenti perilacuali e sublacuali del lago, non sia solo
legato al naturale andamento delle portate annue, ma anche alla presenza e all’attività di
numerosi pozzi che costantemente emungono acqua della stessa falda che alimenta le
sorgenti. Questo evento soprattutto nel caso di un sovraccarico di disagio (valga come
esempio il passato disturbo arrecato alla vegetazione e alle sponde dall’esplosione
demografica delle locali popolazioni di nutrie), può avere ripercussioni disastrose e irreversibili
sulla sopravvivenza di tutta la vegetazione palustre, e soprattutto di quella, preziosissima e
vulnerabile, a grandi carici.
le principali criticità relative alla gestione della Riserva e in particolare all’area del lago, sono
riassumibili in quattro punti
ATTIVITÀ UMANE E DISTURBO ANTROPICO. La sponda est del lago è percorsa per intero da
una strada asfaltata, che corre a pochi metri dalla riva, senza che vi sia alcun tipo di
protezione acustica o visiva. Lungo la strada, sia sul lato monte (est) che valle (ovest),
insistono numerose abitazioni e attività. Considerando anche la sponda nord, lungo la quale
la strada si discosta dal lago di alcune centinaia di metri, esistono almeno 6-7 ristoranti-bar e
alcuni centri per il noleggio di pedalò e imbarcazioni. Inoltre, è al momento in costruzione un
lungo pontile in legno sull’acqua che corre parallelo alla strada, e che dovrebbe avere lo
scopo di migliorare la fruizione dell’area protetta da parte dei visitatori. Il pontile appare a
nostro avviso di eccessivo impatto visivo, e va inoltre ad aggirare anche la scarsa copertura
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arborea a salici e pioppi che in quel tratto corre tra la strada e la sponda del lago. Questo
porterà certamente a un ulteriore disturbo per la fauna, specialmente per quanto riguarda
l’avifauna nidificante. Abbiamo notato a questo proposito un curioso comportamento da
parte della folaga e in misura minore del germano reale e della gallinella d’acqua (tutte
specie numerose e nidificanti nella Riserva): soprattutto la folaga mostra comportamenti di
eccessiva confidenza, quasi di domesticità, nei confronti dell’uomo, sia sulla sponda est che
(in misura minore) lungo il sentiero natura della sponda opposta. La folaga, quindi, avrebbe
sviluppato in quelle condizioni un comportamento antropofilo che non si nota in situazioni di
maggiore naturalità. La abbiamo vista brucare l’erba dei giardini dei bar che si affacciano
sull’acqua, e sostare lungo la strada senza mostrare alcun timore nei confronti dell’uomo.
D’altra parte, questa condizione di contatto tra animali selvatici e attività umane, ha
probabilmente determinato anche una netta selezione delle specie, in favore di quelle più
adattabili e confidenti: la folaga, appunto e in misura minore la gallinella d’acqua e il
germano reale. Le uniche altre specie presenti in numeri consistenti (svasso maggiore,
tuffetto e moriglione) restano molto più lontane dalla sponda est. Questa particolare
situazione ha con ogni probabilità prodotto un effetto di banalizzazione della fauna,
selezionando appunto poche specie adattabili e limitando invece lo spazio ad altre più
esigenti ed elusive, che quindi evitano parte dello specchio d’acqua, sia per l’alimentazione
che per la nidificazione. Non a caso, la quasi totalità degli uccelli acquatici visibili sul lago
dalla sponda est è costituita da folaghe; seguono germano reale, gallinella d’acqua,
moriglione, tuffetto e svasso maggiore, ma in numeri comunque molto limitati rispetto alla
folaga. Durante le nostre visite alla Riserva, inoltre, abbiamo sempre notato attività umane di
forte impatto: taglio della vegetazione, lavori di manutenzione della strada, attività di
cantiere per la costruzione del pontile. A tali attività, durante i mesi primaverili ed estivi, si
deve aggiungere la frequentazione dei locali di ristoro sul lago e le attività dei natanti a
noleggio. Riteniamo che vadano il più possibile limitate e regolamentate le attività umane
soprattutto per quanto riguarda le sponde est e nord.
EUTROFIZZAZIONE DELLE ACQUE. Come evidenziato da molti lavori (AA.VV., 2008), uno dei
più gravi problemi di conservazione è costituito dall’eutrofizzazione dell’acqua e da altre
modifiche relative alla qualità e alla qualità delle acque: variazione del regime idrico,
riduzione della vegetazione acquatica sommersa, rarefazione delle comunità
macrobentoniche. Tutti questi fattori, tra loro strettamente collegati, hanno come
conseguenza generale un impoverimento e una banalizzazione della fauna, sia per quanto
riguarda gli invertebrati (macrobenthos) sia i diversi gruppi di Vertebrati. Come già detto, si è
osservata per esempio per i Pesci una sostituzione di specie reofile e legate ad acque
ossigenate e a basse temperature (Salmonidi) con specie tipiche di acque calde ed
eutrofiche (Ciprinidi). È importante evidenziare come ai Salmonidi appartengano specie
autoctone importanti, quali la trota macrostigma e il carpione del Fibreno, quest’ultimo
endemico. Anche la diminuzione dell’effettivo di popolazione del tuffetto (Uccelli) è
interpretata come una conseguenza dell’impoverimento del macrobenthos, di cui il tuffetto
si nutre. La modificazione delle popolazioni ittiche inoltre influenza presenza e abbondanza
di molte altre specie di uccelli piscivori o comunque predatori di animali acquatici, quali
svasso maggiore, cormorano, martin pescatore, Ardeidi ecc., senza considerare le specie
non acquatiche ma comunque fortemente legate agli insetti acquatici per la dieta, quali
Silvidi, Turdidi, Irundinidi, rondone ecc.
RAREFAZIONE DELLA COPERTURA ARBOREA RIPARIALE. Come già evidenziato da altri autori,
durante le nostre osservazioni sul campo abbiamo rilevato la scarsità e la frammentazione
della copertura arborea ripariale, costituita essenzialmente da pioppo nero (Populus nigra) e
salice bianco (Salix alba). La fascia arborea ripariale risulta del tutto assente lungo gran
parte della sponda est, dove come già detto le rive sono quasi del tutto occupate dalla
strada e dalle abitazioni. Anche sulle altre sponde, tuttavia, la copertura risulta frammentata
o assente, e limitata a pochi lembi. A ovest, per esempio, dove esiste un fragmiteto ancora
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esteso e continuo, tra questo e i campi coltivati non c’è praticamente copertura arborea.
Evidentemente questa situazione è dovuta a tagli eccessivi e a un uso del suolo non
adeguato. Questo fattore ha diverse conseguenze negative sull’ambiente: limita l’effetto
rifugio per la fauna, in particolar modo per l’avifauna acquatica nidificante; limita la
possibilità di nidificazione di molte specie di uccelli, acquatici e non; impoverisce la fauna
degli insetti xilofagi, di cui molti uccelli si nutrono; impoverisce la fauna degli insetti fitofagi in
generale, e in particolare delle specie legate al salice e al pioppo; condiziona l’azione
filtrante delle radici degli alberi che ha effetti diretti anche sull’eutrofizzazione delle acque;
diminuisce l’ombreggiatura, con conseguente aumento dell’irraggiamento e della
temperatura dell’acqua, aumentando la proliferazione delle alghe e la diminuzione del
tasso di ossigeno disciolto. Se appare oggi difficile modificare la situazione a est, almeno
lungo il tratto interessato dalla strada, crediamo siano necessari interventi di piantumazione
di alberi di alto fusto lungo tutto il perimetro del lago. Sarebbe auspicabile anche
aumentare, oltre alla quantità di alberi ripiantumati, anche la qualità, reintroducendo specie
ripariali diverse: salice grigio (Salix cinerea), salice rosso (Salix purpurea), pioppo bianco
(Populus alba), acero campestre (Acer campestre), frangola (Frangula alnus), spino cervino
(Rhamnus cathartica), biancospino (Crataegus monogyna), olmo (Ulmus minor) ecc. Tutte
queste essenza, arboree e arbustive, oltre a limitare i danni appena menzionati,
contribuirebbero in maniera determinante a una maggiore diversità ecologica,
aumentando di conseguenza le nicchie ambientali a disposizione della fauna, dagli Insetti ai
Mammiferi. Sul lato ovest, infine, si osserva un costante avanzamento delle attività agricole a
scapito del fragmiteto. Lungo tutto il perimetro del lago, laddove è ancora possibile, è
necessario quindi delimitare una zona di protezione ad alberi e arbusti.
Rarefazione dei corpi d’acqua minori. Canali, prati allagati, paludi e pozze costituiscono i
luoghi di elezione per la riproduzione di molte specie di Anfibi, gruppo che più di alti
comprende specie a rischio di estinzione a livello nazionale e mondiale. Per questo motivo
molte di queste specie sono incluse nelle direttive europee. Non abbiamo molti dati sulla
presenza degli anfibi nella Riserva, se non quelli riportati nel cap. 3. In aree geografiche
molto vicine è però accertata la presenza di specie interessanti, quali la salamandrina dagli
occhiali (Salamandrina perspicillata) che potenzialmente potrebbe essere presente anche
all’interno della Riserva. Altra specie in passato presente nell’area del Lazio meridionale e
ora quasi scomparsa in tutta la Regione è l’ululone appenninico (Bombina variegata). Oltre
ai corpi d’acqua naturali, è auspicabile un monitoraggio ed eventualmente un recupero dei
corpi d’acqua artificiali (fontanili, volubri, pozze artificiali, cisterne ecc.) anch’essi
importantissime per la riproduzione di molti anfibi
PRESENZA DI SPECIE ALLOCTONE. La diffusione delle specie esotiche è oggi un problema
mondiale, e costituisce una delle maggiori minacce alla biodiversità. Nella Riserva è
accertata la presenza di numerose specie faunistiche esotiche o transfaunate da altre
regioni taliane: invertebrati (gambero rosso della Luisiana); pesci (trota iridea, carpa,
carassio dorato, gobione e gambusia); mammiferi (nutria). Mancano invece dati su altri
gruppi e su singole specie di ampia diffusione nel Lazio, quali la testuggine a guance rosse
(Trachemys scripta) ormai presente in tutti i bacini della Regione. In particolare, meritano
attenzione specie a grande impatto ecologico quali la carpa, la nutria e il gambero rosso
della Luisiana, in grado di modificare pesantemente le caratteristiche ambientali o predare
la fauna autoctona. Il gambero rosso è infatti un predatore generalista, in grado di nutrirsi di
invertebrati, anfibi e pesci; ha inoltre una azione continua di scavo delle rive e può
raggiungere altissime densità. Infine, è una specie estremamente tollerante, che può trarre
vantaggio dall’aumento della temperatura, dalla diminuzione del tasso di ossigeno disciolto,
a scapito di specie autoctone più esigenti. La nutria è un erbivoro in grado di limitare
l’espansione del fragmiteto; si nutre anche di uova di uccelli acquatici e modifica le rive
scavando lunghe tane sotterranee. La carpa ha una pesante azione di brucatura e
rimozione meccanica delle macrofite. È necessario il monitoraggio costante di queste
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specie ed eventualmente catture e attività di controllo delle popolazioni. Infine, le specie
alloctone possono avere un impatto negativo diretto o indiretto anche sul carpione del
Fibreno, specie endemica.
In dettaglio di seguito vengono valutate le criticità delle singole componenti ambientali
Avifauna
L’estensione dell’area urbana ed in generale degli edificati anche rurali risultano essere una
minaccia per le specie appartenenti all’avifauna sia in termini di disturbo sia in termini di
riduzione degli habitat di riproduzione e delle aree di alimentazione/ristoro.
Per tale motivo è necessario creare ampie zone nelle quali vengano drasticamente limitate
le attività ricreative. In particolare la presenza di natanti, in determinati periodi dell’anno,
appare particolarmente negativa per il continuo disturbo arrecato all’avifauna stazionante
temporaneamente (migratori) e permanente. Specialmente nel periodo della nidificazione
e soprattutto nelle aree del canneto, canali e zone ripariali.
Inoltre favorire il set-aside faunistico (aree tolte dal piano di coltivazione e lasciate alla
vegetazione spontanea) nelle aree agricole adiacenti al tratto esterno dell’area protetta. In
queste aree è auspicabile la regolamentazione dell’esercizio della caccia al pari di quanto
previsto per le aree interne alla Riserva Naturale Regionale.
Per di più ai fini della conservazione degli habitat occupati dalle specie ornitologiche risulta
importante attivare strategie gestionali che favoriscano il mantenimento della vegetazione
ripariale e fontinale.
Ciò è vero in particolar modo per l’esteso canneto a Phragmites. Qui numerose specie di
uccelli (Aironi, Tarabusino, Nitticora, Martin Pescatore e altro) sono strettamente legati
all’ambiente del canneto e alla sua struttura particolare. Per molte altre costiutisce un
ambiente fondamentale per la riproduzione.
Considerata la limitata estensione e l’elevata antropizzazione dell’area circostante il lago di
Posta Fibreno, eventuali interventi a favore delle popolazioni ornitiche stanziali e migratorie,
per essere efficaci dovrebbero essere intensivi e duraturi nel tempo.
Nell’area esaminata un altro fattore di criticità da non trascurare è la caccia -
bracconaggio perpetuato ai danni delle specie ornitiche (presenti negli allegati e non)
residenti nell’area lacustre della Riserva, che vieta nei propri territori in maniera assoluta
azioni di caccia di ogni tipo. Per quanto tale regola venga rispettata nel territorio di Posta
Fibreno, ciò non accade nei territori di Campoli Appennino e Broccostella, comuni il cui
territorio ricade parzialmente nell’area SIC/ZPS. Tale attività di caccia/bracconaggio
avviene in modo particolarmente diffuso nelle zone agricole e confinanti con il torrente
Carpello, lungo il quale corre il limite del SIC/ZPS, nell’area delle colline a Nord Ovest del
lago, nel territorio del Comune di Broccostella, e in prossimità della sponda destra del Fiume
Fibreno dalla confluenza del Torrente Carpello sino a Ponte Tapino, limite attuale del SIC/ZPS
e confine comunale (Posta Fibreno - Broccostella).
Infine, un ultimo fattore di criticità per l’avifauna presente all’interno del canneto è il disturbo
arrecato dai visitatori durante il passaggio sulla pedana (sentiero Puzzillo), soprattutto nelle
zone di attraversamento dei canali, notoriamente ricche di specie ornitiche. A tal proposito
è auspicabile la creazione di barriere nei pressi delle zone esposte quali gli attraversamenti e
le aree dove il canneto è meno denso.
Batracofauna
L’eventuale “pulizia” di canali di scorrimento superficiale delle acque connessi al sistema
lacustre, ed altre “raccolte d’acqua” deve avvenire in periodi dell’anno in cui gli anfibi non
sono presenti, quantomeno non impegnati in attività di riproduzione (ad esempio in
novembre) e mai in primavera o in estate.
Per quanto riguarda le rane, è necessario vietarne la cattura nel periodo primavera - estate.
E’ auspicabile, inoltre, che qualora si rendesse necessario il taglio della vegetazione per la
“pulizia” dei canali (siti di nidificazione degli anfibi), ciò venga effettuato senza tagli a raso e
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con la tecnica e le attrezzature che producano un impatto di entità paragonabile a quello
moderato derivante dall’uso di mezzi manuali. Oltre ciò, la programmazione di opere di
“pulizia” dei canali deve assolutamente essere effettuata sotto lo stretto controllo di esperti
naturalisti e biologi, che conoscano nel dettaglio l’ecologia di tali specie.
Inoltre l’opera di “bonifica” deve avvenire in maniera programmata in più fasi (nel corso di
più anni) e per brevi tratti del canale da bonificare. In tale maniera si può ridurre il disturbo
arrecato alle popolazioni di anfibi senza danneggiare intere popolazioni viventi in un unico
canale.
Inoltre, ai fini della tutela e della conservazione della batracofauna, sarebbe
particolarmente importante mantenere e sviluppare le fasce ecotonali. Proprio il delicato
equilibrio tra comunità vegetali e animali del Lago Fibreno, potrebbe essere messo in crisi se
fossero effettuate azioni malamente organizzate e gestite da professionisti o enti non
deputati alla conservazione degli ecosistemi naturali.
Ittiofauna
Allo stato attuale mancano studi specifici sull’entità, la consistenza e lo stato di salute del
patrimonio ittico della Riserva, che consentano valutazioni e previsioni sulla dinamica delle
popolazioni locali. Per tale motivo per quanto riguarda lo status ecologico e di
conservazione delle specie ittiche presenti nel lago di Posta Fibreno ed inserite nell’Allegato
II della Direttiva “Habitat”, si è fatto riferimento ad un’indagine ecologica, faunistica,
biologica e della pesca, sui pesci del lago, effettuata da Sergio Zerunian (Lab. di Ittiologia
delle Acque Dolci) nel 1988 e dal “Piano d’azione generale per la conservazione dei Pesci
d’acqua dolce italiani” di Zerunian S. dai Quaderni Conservazione Natura, vol.17 del Min.
Amb.-INFS pubblicato nel 2003.
SPECIE ITTICHE PRESENTI:
1) Lampetra planeri;
La lampreda è molto sensibile al degrado ambientale dei corsi d’acqua ed alla
distruzione degli habitat idonei allo svolgimento del suo ciclo biologico, è specie
strettamente dipendente dalla presenza di alvei e substrati naturali. Altre minacce sono
rappresentate dalla innaturale riduzione delle risorse idriche rinnovabili (pozzi), con
conseguenti rischi di diminuzione di portata delle sorgenti dovute all’eccessiva
captazione dalla falda basale.
La pesca non sembrerebbe rappresentare una minaccia rilevante in quanto, a causa
della scarsa consistenza di individui di lampreda, risulta essere senza valore
commerciale, anche se le carni sono ottime. La specie, tuttavia, può essere talvolta
utilizzata come esca al posto del lombrico nella pesca di fondo.
2) Leuciscus souffia;
Degrado ambientale ed eccessivo sfruttamento della risorsa idrica. Gestione irrazionale
dell’attività di pesca.
3) Barbus plebejus;.
Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto
dalle manomissioni degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla
riproduzione.
Anche le immissioni di barbi di ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare
competizione ed ibridazione che mette a repentaglio l’identità genetica delle
popolazioni autoctone. Un ultimo fattore di minaccia è rappresentato dalla pesca.
4) Salmo macrostigma ;
Nel suo areale italiano questo Salmonide corre un alto rischio di estinzione a causa
dell’impatto delle numerose attività antropiche:
1. eccessivo prelievo idrico (pozzi per l’uso pubblico e privato);
2. inquinamento delle acque;
3. artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni, rettificazioni e
prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega;
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4. bracconaggio e/o attività di pesca eccessiva;
5. competizione alimentare e patologie legate alle trote Fario introdotte, spesso
in modo massiccio, a vantaggio della pesca sportiva;
6. grave “inquinamento” genetico determinato dalle Trote Fario e dalle Trote
Iridee.
Dalle indicazioni fornite dai responsabili dell’Ente Gestore della Riserva è emersa una
tendenza alla diminuzione delle fattrici e del numero di uova deposte per la specie
Salmo macrostigma. Tali indicazioni sono state fornite sulla base dell’attività di
ripopolamento (cattura, spremitura, incubazione, allevamento e rilascio) che l’Ente
Gestore della Riserva svolge annualmente attraverso le proprie strutture e risorse umane,
nell’ambito del “Progetto macrostigma” gestito dall’Ente.
Habitat e vegetazione
Nel comprensorio, caratterizzato per la gran parte della sua superficie (più del 50 %) dalla
presenza di corpi d’acqua, la gestione degli habitat corrisponde alla gestione
dell’idrosistema. Si rende in tal senso assolutamente necessario intraprendere azioni volte alla
preservazione della qualità e della quantità delle acque attraverso soprattutto l’attento
monitoraggio delle sorgenti che alimentano il lago.
Oltre a quanto già accennato nella descrizione dei rischi e delle minacce che possono
interessare l’intero ecosistema si fa qui riferimento ad altri specifici fattori di alterazione
derivanti da manomissione che sono considerati particolarmente nocivi per lo stato di salute
di Habitat e specie vegetali di interesse.
Per quanto riguarda la vegetazione bentica a Chara (Habitat Natura 2000: 3140),
accantonata nel lago a caratterizzare i siti con venute a giorno di acqua di falda, questa
risulta particolarmente minacciata da processi di eutrofizzazione connessi alle attività
antropiche. L’arricchimento in ortofosfati rappresenta il rischio maggiore per queste
comunità (la maggior parte delle specie di Chara tollera con difficoltà concentrazioni di
mesotrofe e la sostituzione di queste con specie più tolleranti, spesso meno significative dal
punto di vista floristico e fitogeografico. Oltre ciò tali comunità risultano particolarmente
sensibili a ogni forma di aumento di materiale in sospensione che provoca diminuzione della
trasparenza dell’acqua e quindi della luminosità, fattore determinante per la sopravvivenza
delle Characeae nei siti a profondità maggiore (doline “La Prece” e “La Rota”). In tal senso
sono necessarie ulteriori e specifiche regolamentazioni delle attività legate alle immersioni di
subacquei, non consentendo ad esempio pinneggiamenti in prossimità del fondale e
attraversamento di tratti con vegetazione per la discesa in acqua. Le attività legate alle
immersioni che proprio nella zona delle Codigliane, dove è presente un cospicuo
popolamento di Chara a profondità elevate, sono particolarmente concentrate, hanno
come effetto un intorbidamento delle acque e la rideposizione di sedimento sulla
vegetazione del fondale. Considerando il bisogno di queste cenosi algali di alti livelli di
luminosità e limpidezza delle acque, il fenomeno di sollevamento e rideposizione di
materiale fine risulta essere incompatibile con le condizioni necessarie alla conservazione
dell’Habitat.
Per la vegetazione a ranuncoli acquatici (Habitat Natura 2000 3260) che si attesta nel
comprensorio nelle acque dei corsi d’acqua a flusso più veloce (Rio Dova, Rio Carpello,
Fiume Fibreno, sponde sorgentizie), le condizioni di conservazione ottimali sono indicate
dalla presenza di ranuncoli nello strato dominante, briofite (Fontinalis) nel dominato e dalla
presenza di Apium nodiflorum/Berula erecta (non distinguibili tra loro allo stato vegetativo)
non troppo invadente.
L’abbondanza dei ranuncoli acquatici è legata alle condizioni idrodinamiche: con la
diminuzione del flusso tendono infatti a regredire. Questo fenomeno è in particolar modo
76
evidente nella zona del lago prospiciente l’abitato di S. Venditto dove le acque del torrente
Dova e quelle delle abbondanti sorgenti che trovano qui il loro punto di emergenza si
uniscono in uno stretto passaggio che porta le acque verso il lago. Qui la velocità del flusso
è ancor più strettamente dipendente dal regime delle sorgenti, per tale ragione la dinamica
di comparsa e scomparsa di ranuncoli acquatici (Ranunculus trichophyllus in modo
particolare) nelle cenosi idrofitiche è particolarmente veloce e significativa.
Attualmente il disturbo indotto ad esempio dall’azione di sfalcio della vegetazione dei bassi
fondali a ridosso delle sorgenti è evidenziato dall’espansione sottoforma di popolamenti
monofitici perlopiù clonali di Apium nodiflorum/Berula erecta nelle zone meno profonde e di
transizione verso la terraferma.
Va qui messo in evidenza che l’attività di sfalcio della vegetazione acquatica e spondicola,
non è di per sé nociva; va però precisato che l’entità e i tempi di taglio, nonché le aree da
sottoporre a tale attività, andrebbero valutati da operatori di riconosciuta autorità nel
campo delle materie botaniche (esponenti di Università o Società Botanica Italiana), onde
evitare interventi che per tempi e modi possano provocare danni irreparabili al delicato
equilibrio caratterizzante questi habitat.
Un’altra forma di vegetazione il cui stato di conservazione è da sottoporre ad attento
monitoraggio e controllo è la vegetazione palustre dominata da Cyperaceae. Al margine
del canneto verso il corpo d’acqua, lungo le sponde del lago e sugli argini dei canali, si
sviluppano nel comprensorio ciperogramineti elofitici, costituiti perlopiù da singoli cespi o
lembi esigui di prateria a carici (Carex elata, Carex paniculata, Carex acutiformis) di taglia
grande o molto grande.
Questi lembi di prateria ad alti carici (cfr. Magnocaricion elatae) pur non essendo
attualmente riconosciuta come Habitat Natura 2000, rappresentano in territorio peninsulare
gli ultimi frammenti di cenosi a distribuzione centro europea che trovano in questo sito uno
degli ultimi rifugi di accantonamento nel fenomeno di riduzione dell’areale di distribuzione
naturale, estremamente minacciato dalle attività dell’uomo.
Gli erbai a grandi carici, così come il canneto, oltre a rappresentare un importante valore
documentario, sono infatti entità indispensabili nella ricostruzione di vicissitudini climatiche
pregresse nell’area, svolgono un ruolo ecosistemico di grande importanza: contribuiscono
alla depurazione delle acque attraverso il fissaggio di alcuni elementi e composti organici e
inorganici, eventualmente riversati nelle acque sottoforma di fertilizzanti e pesticidi durante
operazioni delle pratiche agricole.
Gran parte delle specie indicate per il territorio come “specie di rilievo” si trovano sull’Isola
Galleggiante e trovano spesso sito esclusivo nel comprensorio proprio su questo disco di
torba. Come segnalato nella parte relativa agli studi su flora e Habitat, la vegetazione che vi
si rileva attualmente è tipica perlopiù di torbiere eutrofiche (Peucedano-Phragmitetum, cfr.
Thelypterido-Phragmitetum p.p., Rodwell 1991); inoltre le specie e i frammenti di cenosi
riscontrate mostrano evidenze di un processo di successione in atto da una palude
dominata da cipero-gramineti a una torbiera bassa ad alte erbe a una foresta (Salicion
cinereae, Salicetum cinereae). È evidente l’estrema importanza di questo sito sia per le
specie presenti che per le dinamiche di avvicendamento in atto nei consorzi vegetali. È
altrettanto evidente la necessità a tal riguardo di sviluppare programmi di conservazione
idonei al suo mantenimento e naturale sviluppo, programmi che andranno coordinati
coerentemente ai risultati di attività costanti di monitoraggio sulla vegetazione da condurre
sotto le indicazioni di personale di riconosciuta autorità scientifica nel campo delle scienze
botaniche ed ecologiche.
Risorse idriche
Considerato il delicato equilibrio degli habitat acquatici e della Fauna acquatica e il loro
stretto rapporto con la risorsa idrica, si ritiene che le maggiori criticità derivino soprattutto
77
dalla crescente pressione antropica (captazioni e inquinamento) sulle pregiate risorse
idriche presenti nell’area SIC/ZPS. La cattiva gestione di un territorio particolarmente fragile
sotto il profilo idrogeologico, idrologico e idrochimico delle acque sorgentizie - fluviali e di
falda, unitamente alla tendenza al progressivo impoverimento delle risorse idriche disponibili,
produce ed esalta guasti ambientali che alterano profondamente la naturalità del territorio
considerato.
L’attuale uso e gestione delle risorse idriche, con captazioni acquedottistiche per
l’alimentazione idropotabile di numerosi centri urbani esterni all’area ZPS, con
l’inquinamento biochimico e chimico da parte di depuratori presenti nell’area protetta ma
non funzionanti, con la presenza di reti fognarie inesistenti, la presenza di siti abusivi di
discariche con ogni tipologia di rifiuto, risulta essere inefficiente.
Tutto ciò è assolutamente incompatibile con la fragilità idrogeologica del territorio, infatti
queste condizioni costituiscono i fattori antropici a cui fanno riferimento gli elementi delle
maggiori criticità osservate nel territorio del SIC/ZPS del Lago Fibreno.
L’entità di tali criticità va valutata in base a studi comparativi sia sull’andamento ciclico
annuale delle variazioni di portata delle sorgenti (caratterizzate dal fatto che nei periodi di
magra la riduzione della quantità d’acqua erogata naturalmente determina una
diminuzione dei fenomeni di diluizione dei soluti e una minor capacità di trasporto di
materiale in sospensione rispetto ai periodi di massima portata) che sull’assetto del
patrimonio biologico.
Migliorare le attuali condizioni ecologiche degli ecosistemi acquatici mantenendo un buono
stato qualitativo e quantitativo della risorsa acqua, è in piena e assoluta conformità con le
direttive comunitarie (2000/60/EC “Water Framework” - 92/43/CEE "Habitat” Directive),
recepite da questo Stato e dalla Regione Lazio.
2.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano
Con delibera di G.M. n. 105/2013 e n. 121/2013 si sono programmate le attività di
condivisione del Piano e “Partecipazione Attiva” della cittadinanza. Il gruppo di lavoro
congiuntamente al Settore Rapporti con il pubblico della Riserva Naturale, provvederà a
definire un calendario di interventi tematici, aperti al pubblico, anticipatori rispetto alla
stesura finale del documento di Piano, al fine di informare la cittadinanza delle valenze e
criticità territoriali riscontrate nelle fase di analisi del Piano stesso. Successivamente alla
stesura finale e condivisone del Piano, si prevederà di svolgere incontri con i singoli gruppi
portatori di interesse del territorio, al fine di rispondere ad eventuali osservazioni e allineare
quindi le conclusioni analitiche con le esigenze espresse, in fase concertativa, direttamente
dalle comunità locali. Tale forma partecipata avvierà il documento di Piano all’iter
conclusivo, per l’approvazione formale da parte delle’Ente Gestore.
Il modello di partecipazione che si intende adottare è ispirato alla co-deliberazione, un
percorso costituito da fasi di condivisione e discussione che accomuna i promotori del
processo (pubblici o privati), prevedendo la più ampia sollecitazione delle realtà sociali e
l’attivazione di un processo partecipativo su vasta scala, per giungere poi al coinvolgimento
(individuale) dei cittadini in varie modalità.
Per questo è stato scelto la metodologia SESP che ha come obbiettivo “la pianificazione
strategica delle risorse territoriali”, in particolare richiede alcuni approfondimenti quali:
l’attivazione del percorso, la condivisione del percorso, il tavolo di negoziazione, il comitato
di pilotaggio, lo svolgimento del processo, la chiusura del processo.
Questo processo a lo scopo di:
A)Favorire la conservazione e la valorizzazione delle risorse ambientali naturali, a partire dai
nodi della rete esistente (parchi e riserve istituiti).
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B)Estendere gli interventi agli ambiti territoriali prioritari per valenze naturalistico-ambientali
(SIC, ZPS)
C)Connettere fra di loro le aree naturali protette, avendo particolare riguardo agli ambiti
territoriali definiti prioritari dal QCS (spazio montano, ambiti periurbani, ecc.), al fine di
creare sistemi territoriali integrati ad alta naturalità.
D)Realizzare la Rete Ecologica riguardante: i parchi, le riserve naturali, i siti della rete
Natura 2000, i sistemi integrati ad alta naturalità limitrofi all’area della Riserva Naturale
Montagne della Duchessa, i corridoi ecologici e gli agrosistemi che saranno individuati
dalle carte tecniche.
Il SESP é una metodologia che consente di promuovere il dibattito e la partecipazione e
serve a:
Ad associare i problemi a chi ha la responsabilita’ di risolverli
A promuovere il passaggio a modelli di sviluppo sostenibile condivisi e basati su un uso
più attento delle risorse
In questo processo sono coinvolte quattro categorie di attori chiave:
Politici/Amministratori
Operatori economici
Esperti
Utenti/Cittadini
Per lo svolgimento delle attività sono previste tre fasi principali:
1. ELABORAZIONE DI SCENARI: serve a stimolare i partecipanti sulle possibili scelte del
futuro. Questa attività viene svolta prima del workshop con un gruppo ristretto di
partecipanti. Domande cui rispondere: come e chi dovrà risolvere le situazioni locali.
2. ELABORAZIONE DI VISIONI FUTURE: Gli attori chiave, distribuiti in quattro gruppi di
interesse sviluppano visioni catastrofiche (ostacoli e rischi) e visioni idilliache (obiettivi
ambiziosi) proiettati nel prossimo decennio. Le visioni vengono presentate
successivamente in riunione plenaria e il team di facilitazione identifica le basi e gli
obiettivi comuni per la fase successiva.
3. ELABORAZIONE DI IDEE: I gruppi tematici, in numero di quattro, elaborano e
selezionano le idee per il raggiungimento degli obiettivi tematici stabiliti nelle visioni
(cosa, come e con chi va fatto). Vengono elaborate circa 100 idee
complessivamente (20-30 per gruppo tematico). Ciascun gruppo seleziona da
queste, cinque idee da presentare in riunione plenaria, dove vengono votate. Le
prime cinque idee diventano la base per l’attivazione del processo di pianificazione.
Si precisa che (punto “o” del documento di scoping) le forme di cooperazione istituzionale
relative alle intese, agli accordi di programma, alle conferenze di sevizi saranno individuate
e trattate dall’Ente Parco successivamente alla formazione del Piano della Riserva Naturale
seconda le tipologie di intervento che si intendono realizzare. Attualmente gli interventi
soggetti alla approvazione delle Sopraintendenze seguono le procedure amministrative
ordinarie.
79
2.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano
Il quadro evolutivo dello scenario attuale della Riserva, in assenza del Piano, è stato
ipotizzato sulla base della conoscenza diretta di fenomeni già in atto e di elementi di criticità
emersi dalla valutazione del contesto ambientale. Essendo sostanzialmente due gli ambiti
principali su cui ricadono gli effetti del Piano, il primo ambientale–paesaggistico e il secondo
socio-economico, per maggior chiarezza si è scelto di tabellare le criticità che
determineranno un effetto negativo sulla gestione futura dell’area protetta se il Piano non
verrà attuato.
TABELLA DI SISNTESI CRITICITÀ, OBIETTIVI E PRIORITÀ DI INTERVENTO DAL PUNTO DI VISTA NATURALISTICO (PRIORITÀ:
ALTA, MEDIA E BASSA)
Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità
A M B
Riduzione delle aree a
colonizzazione naturale
delle fitocenosi palustri nel
sistema fluvio palustre del
Lago Fibreno
Manutenzione dei canali di drenaggio
già esistenti della piana, con riapertura
del reticolo minore se ormai
riconquistato dal canneto, al fine di
assicurare la circolazione delle acque.
Interventi di rinaturalizzazione degli argini
e delle sorgenti qualora interessati da
artificializzazione, cementificazioni,
irreggimentazioni non legate a criteri di
protezione civile, al fine di ampliare le
aree idonee alla propagazione locale
delle specie negli unici siti attualmente
idonei alla loro sopravvivenza.
tutta l’area della
Riserva Naturale
Creare siti idonei alla
colonizzazione delle
comunità vegetali
acquatiche presenti
X
Eccesso di rifiuti soldi suoi
fondali melmosi del sistema
lacustre del Lago Fibreno
Predisposizione del piano di bonifica.
Interventi di raccolta dei rifiuti solidi
localizzati nell’ambito dell’Area Protetta.
In seguito alle attività di rimozione
prevedere azioni di movimentazione dei
sedimenti lacustri tramite flussi idrici,
gassosi, secondo attività sperimentali da
svolgere in loco su porzioni locali del
lago. Al fine di riconquistare siti idonei
allo sviluppo della vegetazione e
eventuale tentativo di “piantumazione”
atta a favorire la ricolonizzazione delle
porzioni di fondale “bonificate”.
Filtraggio e rimozione dei rifiuti solidi
provenienti dagli affluenti minori del
bacino imbrifero del Fibreno (es. La
Dova).
tutta l’area della
Riserva Naturale
Ridurre il quantitativo di
rifiuti soldi attualmente
presenti nel fondali del
Lago e riavvio dei processi
di rinaturalizzazione dei siti
bonificati. Inoltre l’azione
mira ad avviare un piano
di bonifica dei siti,
caratterizzati da un
inquinamento localizzato
principalmente a ridosso
delle zone maggiormente
frequentate dai visitatori, e
all’attivazione di azioni
d’informazione e
sensibilizzazione sui valori
ambientali.
X
Fenomeni di eutrofizzazione
dovuti ad arricchimento
soprattutto di ortofosfati e
ammonio (agricoltura
intensiva, scarichi domestici,
altro). Processo di
eutrofizzazione in atto
nell’ecosistema fluvio-
lacustre del Fibreno. Si
osserva, ormai da tempo, la
proliferazione algale e una
alterazione delle
componenti floristiche della
cenosi, fino alla regressione
completa delle macrofite
acquatiche.
Realizzazione della rete fognaria e
connessione allo stoccaggio e processo
fitodepurativo delle acque chiare e
scure
tutta l’area della
Riserva Naturale
Tale azione è finalizzata
alla riduzione dell’impatto
dovuto agli scarichi civili.
Abbattimento del carico
di inquinanti.
L’inquinamento del lago è
uno dei principali fattori
minaccianti la
conservazione delle
specie e degli Habitat del
lago
X
80
Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità
A M B
Mancanza di un sistema
attivo di monitoraggio
dell’Ente Riserva per la
valutazione delle criticità
ambientali
Avvio di una Banca dati naturalistico
ambientale che raccolga dati e
incentiva Studi e Ricerche per
l’archiviazione di dati sensibili per la
gestione del territorio:
- Idrologica/idrogeologica e
idrochimica
- Dati faunistici
- Dati floristico vegetazionali
- Dati socio economici
tutta l’area della
Riserva Naturale
Avvio di strategie mirate
per la gestione e
conservazione del territorio
e processi di monitoraggio
mirati ad individuare
cause/effetti di fattori di
degrado ambientale,
dannosi per la risorsa
economico/sociale e
naturale dell’area.
X
Abbandono delle pratiche
tradizionali naturalmente
compatibili con i processi di
conservazione e gestione
del patrimonio naturale
Incentivazioni al ripristino delle attività
colturali orticole tradizionali lungo
sponda (con incentivazioni al ricorso
all’agricoltura biologica o biodinamica),
qualora non più presenti prevedere
azioni specifiche legate alla gestione
tradizionale delle aree umide, secondo
le metodiche agricole locali.
Promozione di incontri pubblici con la
popolazione che renda note le buone
pratiche per la convivenza con il “corpo
d’acqua”, esaltando il ruolo delle
attività della cultura tradizionale anche
nella conduzione delle pratiche
quotidiane (dalle attività agricole alle
pulizie domestiche, con incontri
informativi sugli effetti dell’inquinamento
da detersivi, pesticidi, fertilizzanti chimici
ecc.).
tutta l’area della
Riserva Naturale
Avvio di processi culturali
ed economici che
avvicinino la popolazione
alle “buone pratiche” per
sostenibilità ecologica ed
economico sociale del
territorio.
Avvio pratiche per un
comune “virtuoso” dal
punto di vista ecologico,
centro di riferimento per le
pratiche di convivenza
con gli ambienti acquatici
in ambito urbano, di
località turistica a
vocazione “ecologista”, di
centro urbano rurale che
sia all’avanguardia nella
conservazione naturale
del territorio, ma che
tiene in vita la tradizione
X
il continuo avvicendamento
di imbarcazioni, soprattutto
nei fondali bassi, è un fattore
di minaccia per la
vegetazione acquatica
sommersa e semi-sommersa.
Progressivo rimpiazzo dell’attuali
imbarcazioni turistiche (tipo pedalò) con
imbarcazioni a remi (anche di tipo
tradizionale “Naue”). L’attività dei
natanti dovrà essere regolamentata,
con le limitazioni specifiche, ponendo
particolare attenzione a non
danneggiare la vegetazione
galleggiante e radicata, affiorante in
superficie.
tutta l’area della
Riserva Naturale
incentivazione al
progressivo rimpiazzo delle
imbarcazioni attuali con
imbarcazioni a remi e
regolamentazione delle
attività di diporto, produrrà
la conseguente riduzione
dell’impatto sulla
vegetazione acquatica
dal passaggio delle
imbarcazioni.
X
Attività sportive subacquee Incentivazione e responsabilizzazione
delle attività subacquee a scopo
socio/ricreativo.
Regolamentazione per rilasciare
permessi per effettuare immersioni.
Gestione specifica per le attività
subacquea svolte in aree in cui sono
segnalati Habitat Natura 2000.
Aree prossime alle
sorgenti
Gestione delle attività
subacquee di tipo socio
ricreativo . Individuazione
di misure precauzionali per
evitare il danneggiamento
delle specie vegetali e
animali protette.
X
Attività non idonee alla
fruizione dei percorsi
naturalistici presenti
nell’area protetta
Limitare e regolamentare l’accesso al
sentiero in traversine nel canneto nei
periodi di nidificazione e migrazione
dell’avifauna. L’accesso va
regolamentato, sia in termini di presenze
di visitatori, che di orari delle visite.
Possibilmente le visite dovrebbero essere
accompagnate da guide naturalistiche
o Guardiaparco
Aera occidentale
della Riserva
Naturale
Avviare processi mirati che
riducano il disturbo
antropico nei siti idonei
alla nidificazione e alla
conservazione di Habitat
naturali di pregio.
X
81
Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità
A M B
Attività di pesca non di tipo
tradizionale
È consentito l’esercizio della pesca
sportiva nelle acque del fiume Fibreno
solo a soggetti titolari del diritto di uso
civico
tutta l’area della
Riserva Naturale
Avviare processi di
limitazione dell’attività di
pesca a tutti coloro che
non sono in possesso
dell’uso civico di pesca ad
*esclusivo uso di
sostentamento.
X
Conservazione e gestione
dell’Isola Galleggiante
Perlustrazioni subacquee che accertino
nel tempo lo stato sommerso dell’isola
Indagini botaniche che registrino lo
stato attuale del contingente floristico
dell’isola,
Valutazione della biomassa legnosa
presente sull’isola Monitoraggio dei
movimenti dell’isola .
Isola Galleggiante Mantenimento e
conservazione dell’unico
elemento di pregio
vegetazionale presente
nella Riserva esclusivo nel
suo genere.
X
82
3 VERIFICA DI COERENZA
I dati e le considerazioni riportate nel presente capitolo sono definiti in base alle conoscenze
ed alle informazioni raccolte ed al livello delle prime scelte programmatico-strutturali
espresse.
Nello specifico il capitolo riporta gli obiettivi generali e specifici significativi dal punto di vista
ambientale e la loro stretta relazione e dipendenza con la normativa in essere a tutti i livelli.
83
3.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Risorse Idriche e
Difesa Suolo
Schema di Sviluppo
dello Spazio Europeo –
SSSE (1999)
Proposta di Direttiva
quadro per la
protezione del suolo
COM (2006) 232
Direttiva quadro sulle
acque (2000/60/CE)
Direttiva sulla
protezione delle
acque sotterranee
dall’inquinamento e
dal deterioramento
(2006/118/CE)
Direttiva UE relativa
alla valutazione e alla
gestione dei rischi di
alluvioni (2007/60/CE)
del 23 ottobre 2007
Direttiva UE sulla
qualità delle acque
dolci che richiedono
protezione o
miglioramento per
essere idonee alla vita
dei pesci (2006/44/CE)
Direttiva UE
concernente il
trattamento delle
acque reflue urbane
(91/271/CEE)
Direttiva UE relativa
alla protezione delle
acque
dell'inquinamento
provocato dai nitrati
provenienti da fonti
agricole (91/676/CEE)
Norme per il riassetto
organizzativo e
funzionale della
difesa del suolo (L.
183/1989)
Parte terza del D.lgs.
del 3 aprile 2006, n.
152 e s.m.i.
L. 13/2009
Conversione in legge,
con modificazioni,
del decreto-legge 30
dicembre 2008, n.
208, recante misure
straordinarie in
materia di risorse
idriche e di
protezione
dell'ambiente.
Strategia tematica
Suolo COM(2006) 231
Sesto Programma
d’azione ambientale
comunitario (2002)
Verso una strategia
per la protezione del
suolo
Piano di Assetto
Idrogeologico PAI
Piano Regionale di
Tutela delle Acque
L.R. 53/98 -
Organizzazione
regionale della
difesa del suolo
Legge finanziaria
regionale per
l'esercizio 2008 L.R.
26/2007
L. R. 17/2006
Disciplina
regionale relativa
al programma
d’azione per le
zone vulnerabili da
nitrati di origine
agricola e
all’utilizzazione
agronomica degli
effluenti di
allevamento, delle
acque di
vegetazione dei
frantoi oleari e di
talune acque
reflue.
Valutazione e la
gestione dei rischi di
alluvioni volto a ridurre
le conseguenze
negative per la salute
umana, l’ambiente, il
patrimonio culturale e
le attività economiche
connesse con le
alluvioni
Prevenire e controllare
l'inquinamento delle
acque sotterranee
Protezione o
miglioramento della
qualità delle acque
dolci per essere
idonee allo sviluppo di
Habitat
Protezione e gestione
delle acque
Gestione delle acque
reflue urbane
Ridurre l'inquinamento
delle acque causato
direttamente o
indirettamente dai
nitrati di origine
antropogenica;
prevenire qualsiasi
ulteriore inquinamento
di tipo antropico
Assicurare: la difesa
del suolo, il
risanamento delle
acque; la fruizione e la
gestione del
patrimonio idrico per
l’uso sostenibile; lo
sviluppo economico e
sociale; la tutela degli
aspetti ambientali
connessi ai sistemi
idrici
Tutela delle acque dalle
sostanze nocive di origine
antropica
Creazione di un sistema
organico che consenta
unitarietà d'azione e gestione
nella difesa del suolo;
Conservazione e difesa del
suolo da tutti i fattori negativi,
naturali e antropici;
Mantenimento condizioni
qualitative e quantitative della
risorsa idrica;
Tutela delle risorse idriche e la
loro razionale utilizzazione;
tutela degli ecosistemi
acquatici, con particolare
riferimento alle zone di
interesse naturalistico,
ambientale e paesaggistico.
Riqualificazione ambientale
dei corpi idrici artificializzati
84
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Popolazione :
- Sviluppo
Sostenibile
Dichiarazione di
Johannesburg sullo
sviluppo sostenibile
(2002)
Convenzione sulla
biodiversità delle
Nazioni Unite (Rio de
Janeiro, 1992)
Direttiva 2001/42/CE
concernente la
valutazione degli
effetti di determinati
piani e programmi
sull'ambiente
Decreto di riordino
delle norme in
materia ambientale
(D. Lgs. 152/2006) e
successive modifiche
e integrazioni
DLgs. 228/2001
Orientamento e
modernizzazione del
settore agricolo, a
norma dell'articolo 7
della legge 5 marzo
2001, n. 57
Strategia comunitaria
per lo sviluppo
sostenibile -
Goteborg (2001),
Revisione (2005)
Strategia di Lisbona
(2000), Revisione
(2005)
Sesto Programma
d’azione ambientale
comunitario (2002)
Strategia sulla
prevenzione e il
riciclaggio dei rifiuti;
Strategia tematica
per l'ambiente
urbano
Strategia d’azione
ambientale per lo
sviluppo sostenibile in
Italia (2002)
PSR Programma di
Sviluppo Rurale
Por Fesr Lazio 2007-
2013
L.R. 1/2006
Istituzione dei
distretti rurali e dei
distretti
agroalimentari di
qualità
L.R. 14/2006 Norme
in materia di
agriturismo e
turismo rurale
Programmazione
integrata per la
valorizzazione
ambientale,
culturale e turistica
del territorio. L.R.
40/99
rendere sostenibile lo
sviluppo delle
generazioni future,
soddisfano i bisogni
delle attuali
generazione senza
compromettere la
capacità di quelle
future .
garantire un elevato
livello di protezione
dell'ambiente
favorendo
l'integrazione di
considerazioni
ambientali all'atto
dell'elaborazione e
dell'adozione di piani
e programmi anche al
fine di promuovere lo
sviluppo sostenibile
Favorire lo sviluppo rurale,
valorizzare le vocazioni naturali
del territorio e consolidare
l’integrazione tra i diversi settori
produttivi in ambito locale.
Favorire Le attività di
agriturismo e turismo rurale
finalizzate a: a) tutelare,
qualificare e valorizzare le
risorse specifiche di ciascun
territorio; b) favorire le iniziative
a difesa del suolo, del territorio
e dell’ambiente da parte degli
imprenditori agricoli e
promuovere la permanenza
degli stessi nelle zone agricole
attraverso l’incremento del
reddito aziendale; c)
recuperare il patrimonio
edilizio rurale tutelando le
peculiarità paesaggistiche; d)
contribuire alla tutela
dell’ambiente naturale; e)
sostenere e incentivare le
produzioni agricole tipiche e di
qualità connesse alle tradizioni
enogastronomiche locali; f)
promuovere la cultura rurale.
Valorizzazione ambientale,
culturale e turistica del
territorio nel rispetto delle
esigenze di tutela per
concorrere allo sviluppo
economico, imprenditoriale
ed occupazionale regionale di
tipo agro-ecologico.
85
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
- Partecipazione Convenzione di Århus
(2001)
Direttiva 2003/4/CE
sull'accesso del
pubblico
all'informazione
ambientale
Direttiva 2003/35/CE
sulla partecipazione
del pubblico
nell'elaborazione di
taluni piani e
programmi in materia
ambientale
D.Lgs. 195/2005
Attuazione della
direttiva 2003/4/CE
sull'accesso del
pubblico
all'informazione
ambientale)
Agenda 21.
L.R. 74/91
Disposizioni in
materia di tutela
ambientale.
Modificazioni ed
integrazioni alla
legge regionale 11
aprile 1985, n. 36.
Garantire al pubblico il
diritto di accesso alle
informazioni
ambientali detenute
dalle istituzioni e dagli
organi comunitari.
Garantire che
l'informazione
ambientale sia
sistematicamente e
progressivamente
messa a disposizione
del pubblico e diffusa,
in modo da ottenere
la più ampia possibile
sistematica
disponibilità e
diffusione al pubblico
dell'informazione
ambientale. A tal fine
è promosso l'uso, in
particolare, delle
tecnologie di
telecomunicazione ..
Garantire la
partecipazione del
pubblico
nell'elaborazione di
taluni piani e
programmi in materia
ambientale.
Coinvolgimento dei cittadini,
delle organizzazioni culturali e
sindacali e delle altre
rappresentanze sociali, in
ordine alle problematiche in
materia di tutela ambientale
ed ai conseguenti
provvedimenti di competenza
degli organi regionali e locali,
applicando i principi in
materia di informazione, di
consultazione e di diritto di
accesso al procedimento
amministrativo.
86
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Beni paesaggistici e
culturali
Convenzione europea
della Cultura (Parigi,
1954)
Convenzione europea
del patrimonio
archeologico (Londra,
1969)
Convenzione sulla
tutela del patrimonio
mondiale, culturale e
naturale dell’UNESCO
(Parigi, 1972)
Convenzione per la
salvaguardia del
patrimonio
architettonico
d'Europa (Granada,
1985)
Convenzione del
Consiglio d’Europa per
la salvaguardia del
patrimonio
archeologico (La
Valletta, 1992)
Schema di sviluppo
dello spazio europeo –
SSSE (1999)
Convenzione europea
sul Paesaggio (Firenze,
2000)
Risoluzione del
Consiglio 13982/00
sulla qualità
architettonica
dell’ambiente urbano
e rurale (2001)
Schema di sviluppo
dello spazio europeo –
SSSE (1999)
Codice dei beni culturali e
del paesaggio (D.Lgs.
42/2004), disposizioni
correttive e integrative
relativamente ai beni
culturali (D.Lgs. 156/2006) e
al paesaggio (D.Lgs.
157/2006), ulteriori
disposizioni integrative e
correttive in relazione ai beni
culturali (D.Lgs. 62/2008) e al
paesaggio (D. Lgs. 63/2008)
Individuazione della
documentazione necessaria
alla verifica della
compatibilità paesaggistica
degli interventi proposti, ai
sensi dell'articolo 146,
comma 3, del Codice dei
beni culturali e del
paesaggio (D.P.C.M.
12/12/2005)
Ratifica ed esecuzione della
Convenzione europea sul
paesaggio (L.14/2006)
Interventi in materia di tutela
e valorizzazione
dell’architettura rurale
(Direttiva 30 ottobre 2008)
Linee guida per il
superamento delle barriere
architettoniche nei luoghi di
interesse culturale (d 28
marzo 2008)
Piano Territoriale
Paesaggistico Regionale
(PTPR) adottato dalla Giunta
Regionale con atti n. 556 del
25 luglio 2007 e n. 1025 del 21
dicembre 2007, ai sensi
dell’art. 21, 22, 23 della
legge regionale sul
paesaggio n. 24/98.
Piani Territoriali Paesistici
Piano Territoriale Provinciale
Generale (PTPG)
Piani Regolatori Comunali
L.R. 40/99
Programmazio
ne integrata
per la
valorizzazione
ambientale,
culturale e
turistica del
territorio.
L.R. 24/98
Pianificazione
paesistica e
tutela dei beni
e delle aree
sottoposti a
vincolo
paesistico
Tutela, conservazione,
fruizione e valorizzazione
Verifica della
compatibilità
paesaggistica degli
interventi
Promuovere salvaguardia,
gestione e pianificazione
dei paesaggi e
organizzare la
cooperazione europea in
questo campo
Salvaguardare e
valorizzare le tipologie di
architettura rurale
garantendo la
conservazione di elementi
tradizionali e
caratteristiche storiche
architettoniche e
ambientali
Superamento barriere
architettoniche
Delimitare e proteggere
luoghi di interesse
archeologico, creare
riserve per conservazione
testimonianze materiali
oggetto di scavi delle
future generazioni di
archeologi
Individuazione beni sul
territorio e loro tutela
Politica comune per la
salvaguardia del
patrimonio architettonico
Proteggere il patrimonio
archeologico come fonte
della memoria collettiva
europea e strumento di
studio storico e scientifico
Tutela omogenea sul
territorio regionale delle
aree e dei beni elencati
nell’art.82 dpr 616/77
87
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Biodiversità (Flora e
Fauna)
Convenzione
internazionale relativa
alle Zone Umide di
importanza
internazionale,
soprattutto come
habitat degli uccelli
acquatici (Ramsar,
1971)
Direttiva UE sulla
conservazione degli
uccelli selvatici
(Direttiva Uccelli
1979/409/CE) e s. m. i.
Convenzione di Bonn
relativa alla
conservazione della
specie migratrici
appartenenti alla
fauna selvatica (1979)
Accordo sulla
conservazione degli
uccelli migratori
dell’Africa-Eurasia
(L’Aia, 15/08/1996)
Direttiva UE sulla
conservazione degli
habitat naturali e
seminaturali e della
flora e della fauna
selvatiche (Direttiva
Habitat 1992/43/CE)
Conferenza
Ministeriale per la
protezione delle
foreste in Europa
(Helsinki, 1993)
D P R 13 marzo 1976, n.
448. Esecuzione della
convenzione relativa alle
zone umide
d’importanza
internazionale,
soprattutto come habitat
degli uccelli acquatici,
firmata a Ramsar il 2
febbraio 1971
Legge 14 febbraio 1994,
n. 124. Ratifica ed
esecuzione della
convenzione sulla
biodiversità, con annessi,
fatta a Rio de Janeiro il 5
giugno 1992
Regolamento recante
attuazione della Direttiva
Habitat 1992/43/CE
(D.P.R. 357/1997),
modifiche e integrazioni
(D.P.R. 120/2003)
Linee guida per la
gestione dei siti Natura
2000 (D.M. 03/09/2002)
D M 16 giugno 2005.
Linee guida di
programmazione
forestale.
LEGGE 30 dicembre
1923, n. 3267.
Pianificazione
paesistica e tutela
dei beni e delle aree
sottoposti a vincolo
paesistico L.R. 24/98
L.R. 29/97 “Norme in
materia di aree
naturali protette
regionali”, e s.m.i.
Disposizioni in
materia di tutela
ambientale.
Modificazioni ed
integrazioni alla
legge regionale 11
aprile 1985, n. 36. L.
R. 74/91
DGR 2146/1996
“Direttiva 92/43/CEE
(Habitat):
approvazione della
lista dei siti con valori
di importanza
comunitaria nel
Lazio ai fini
dell’inserimento
nella rete ecologica
Natura 2000”
Norme in materia di
gestione delle risorse
forestali L.R. 39/2002
DGR 126/2005 Linee
guida per la
redazione dei Piani
di Gestione ed
assestamento
forestale.
Pianificazione
paesistica e tutela
dei beni e delle aree
sottoposti a vincolo
paesistico L.R. 24/98
Conservazione di tutte le
specie di flora e fauna e
Habitat presenti nell’area
protetta Riserva Regionale e
Sito Natura 2000.
Protezione dei chirotteri e
salvaguardia dei loro
habitat e delle relative rotte
migratorie per tutelare le
specie in condizioni di
conservazione sfavorevoli.
la flora e la fauna selvatiche
costituiscono un patrimonio
naturale di valore estetico,
scientifico, culturale,
ricreativo, economico e
intrinseco che occorre
preservare e trasmettere alle
generazioni future
salvaguardare la
biodiversità mediante la
conservazione degli habitat
naturali, nonché della flora
e della fauna selvatiche nel
territorio europeo
tutelare il territorio dal punto
di vista idrogeologico
Assicurare una gestione
sostenibile del patrimonio
forestale.
Creare siti idonei alla
colonizzazione delle
comunità vegetali
acquatiche presenti .
Ridurre il quantitativo di
rifiuti soldi attualmente
presenti nel fondali del
Lago e riavvio dei
processi di
rinaturalizzazione dei siti
bonificati.
Avviare processi mirati
che riducano il disturbo
antropico nei siti idonei
alla nidificazione e alla
conservazione di Habitat
naturali di pregio.
Avviare processi di
limitazione dell’attività di
pesca a tutti coloro che
non sono in possesso
dell’uso civico di pesca
ad esclusivo uso di
sostentamento.
Gestione delle attività
subacquee di tipo socio
ricreativo .
Individuazione di misure
precauzionali per evitare
il danneggiamento delle
specie vegetali e animali
protette.
Abbattimento del carico
di inquinanti.
88
Eurobats Agreement
on the Conservation of
Population of
European Bats (1994)
Convenzione sulla
biodiversità delle
Nazioni Unite (Rio de
Janeiro, 1992)
Convenzione di Berna
relativa alla
conservazione della
vita selvatica e
dell'ambiente naturale
in Europa (1979)
Strategia Pan-Europea
per la diversità
ecologica e
paesaggistica (Sofia,
1995)
Strategia comunitaria
per la diversità
biologica COM(1998)
42
Piano Strategico della
Convenzione sulla
diversità biologica
1992
Piano d’azione
comunitario per la
Biodiversità COM(2001)
162
Piano d’azione dell’UE
per le foreste
COM(2006) 302
Piano d’azione
Arrestare la perdita di
biodiversità entro il
2010 e oltre
COM(2006) 216
Legge 30 dicembre 2008,
n. 219 Ratifica ed
esecuzione della
Convenzione sull'Istituto
forestale europeo, fatta
a Joensuu il 28 agosto
2003
Riordinamento e riforma
della legislazione in
materia di boschi e di
terreni montani Regio
Decreto
Ratifica della
Convenzione di Bonn (L.
42/1983)
Recepimento Direttiva
Uccelli 1979/409/CE (L.
157/1992)
Decreto Legge 16 agosto
2006, n. 251 Disposizioni
urgenti per assicurare
l'adeguamento
dell'ordinamento
nazionale alla direttiva
79/409/CEE in materia di
conservazione della
fauna selvatica.
Legge quadro sulle aree
protette (L.394/1991)
Ratifica accordo
Eurobats sulla
conservazione della
popolazione dei pipistrelli
europei (20/10/2005)
D P R 11 febbraio 1987, n.
184 Esecuzione del
protocollo di
emendamento della
convenzione
internazionale di Ramsar
del 2 febbraio 1971 sulle
zone umide di
importanza
internazionale, adottato
a Parigi il 3 dicembre
1982
Ratifica dell’Accordo
sulla conservazione degli
uccelli migratori
dell’Africa-Eurasia
(L.66/2006)
Legge 19 dicembre 1975,
n. 874 Ratifica ed
esecuzione della
convenzione sul
commercio
internazionale delle
specie animali e vegetali
in via di estinzione,
firmata a Washington il 3
Norme in materia di
aree naturali
protette regionali, e
s.m.i. L.R. 29/97
Pianificazione
paesistica e tutela
dei beni e delle aree
sottoposti a vincolo
paesistico L.R. 24/98
Norme in materia di
aree naturali
protette regionali, e
s.m.i. L.R. 29/97
L.R. 06 Agosto 1999,
n. 14/b
Organizzazione delle
funzioni a livello
regionale e locale
per la realizzazione
del decentramento
amministrativo.
Tutela di alcune
specie della fauna
minore L.R. 18/88
DGR n.497/2007 -
Attivazione e
disposizioni per
l'organizzazione
della Rete regionale
per il monitoraggio
dello stato di
conservazione degli
habitat e delle
specie della flora e
della fauna -
Direttiva 92/43/CEE,
LR 29/97
Norme in materia di
aree naturali
protette regionali, e
s.m.i. L.R. 29/97
Norme per la tutela
della fauna
selvatica e la
gestione
programmata
dell’esercizio
venatorio L.R. 2
maggio 1995 n° 17
DGR 651/2005 “
Adozione delle
limitazioni dei
proposti SIC e delle
ZPS. Integrazione
deliberazione della
DGR 2146/96”
Regolamento di
attuazione
dell’articolo 36 della
legge regionale 28
prevenire e combattere alla
fonte le cause di
significativa riduzione o
perdita della diversità
biologica in considerazione
del suo valore intrinseco e
dei suoi valori ecologici,
genetici, sociali, economici,
scientifici, educativi,
culturali, ricreativi ed estetici
ridurre entro il 2010 il tasso di
perdita della biodiversità a
tutti i livelli nella regione Pan-
europea
Avvio di strategie mirate
per la gestione e
conservazione del
territorio e processi di
monitoraggio mirati ad
individuare cause/effetti
di fattori di degrado
ambientale, dannosi per
la risorsa
economico/sociale e
naturale dell’area.
Avviare un piano di
bonifica dei siti,
caratterizzati da un
inquinamento localizzato
principalmente a ridosso
delle zone
maggiormente
frequentate dai visitatori,
attivazione di azioni
d’informazione e
sensibilizzazione sui valori
ambientali.
Avvio di processi culturali
ed economici che
avvicinino la
popolazione alle “buone
pratiche” per
sostenibilità ecologica
ed economico sociale
del territorio.
Avvio pratiche per un
comune “virtuoso” dal
punto di vista ecologico,
centro di riferimento per
le pratiche di
convivenza con gli
ambienti acquatici in
ambito urbano, di
località turistica a
vocazione “ecologista”,
di centro urbano rurale
che sia all’avanguardia
nella conservazione
naturale del territorio,
ma che tiene in vita la
tradizione
Adeguata zonizzazione
dell’area protetta ai
sensi della L.394/91 e L.R.
29/97
Adeguamento delle
aree sensibili ai fini delle
Diretive Habitat alla
zonizzazione previst dal
89
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Salute Umana
Direttiva UE sulla
valutazione e gestione
del rumore ambientale
(2002/49/CE)
Direttiva 2000/14/CE
sul ravvicinamento
delle legislazioni degli
Stati membri
concernenti
l’emissione acustica
ambientale delle
macchine ed
attrezzature destinate
a funzionare all’aperto
Direttiva UE 2005/88/CE
modifica della Direttiva
2000/14/CE sul
ravvicinamento delle
legislazioni degli Stati
membri concernenti
l’emissione acustica
ambientale delle
macchine ed
attrezzature destinate
a funzionare all’aperto
Raccomandazione del
Consiglio del
12/07/1999 sui limiti
d’esposizione del
pubblico ai campi
elettromagnetici
(1999/519/CE)
Legge quadro
sull’inquinamento
acustico (L. 447/1995)
D. L. 262/2002 e s.m.i.,
relativo all'emissione
acustica ambientale
delle macchine ed
attrezzature destinate al
funzionamento
all'esterno.
Attuazione della direttiva
2002/49/CE relativa alla
determinazione e alla
gestione del rumore
ambientale (D.L.
194/2005)
Legge quadro sulla
protezione dalle
esposizioni a campi
elettrici, magnetici ed
elettromagnetici (L
36/2001)
Fissazione dei limiti di
esposizione, dei valori di
attenzione e degli
obiettivi di qualità per la
protezione della
popolazione alle
esposizioni ai campi
elettrici e magnetici alla
frequenza di rete (50 Hz)
generati dagli
elettrodotti (D.P.C.M.
08/07/2003);
Piano Sanitario Nazionale
2009
Piano Sanitario Regionale
2009/2011
Disposizioni in
materia di
inquinamento
acustico per la
pianificazione ed il
risanamento del
territorio - modifiche
alla legge regionale
6 agosto 1999, n. 14
L.R. 18/2001
evitare, prevenire o ridurre,
secondo le rispettive priorità,
gli effetti nocivi, compreso il
fastidio, dell’esposizione al
rumore ambientale;
assicurare la tutela della
salute dei lavoratori, delle
lavoratrici e della
popolazione dagli effetti
dell'esposizione a
determinati livelli di campi
elettrici, magnetici ed
elettromagnetici - assicurare
la tutela dell'ambiente e del
paesaggio e promuovere
l'innovazione tecnologica e
le azioni di risanamento
volte a minimizzare
l'intensità' e gli effetti dei
campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici
90
Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico
Emissioni clima -alteranti
Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (Rio de Janeiro 1992, in vigore dal 1994)
Convenzione per la protezione della fascia di ozono Vienna 1985
Protocollo di Kyoto (1997)
Protocollo di Montreal (1987)
Regolamento (CE) N. 2037/2000 sulle sostanze che riducono lo strato di ozono
Istituzione di un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra (2003/87/CE)
Programma europeo sul cambiamento climatico (2000, 2005)
Piano di azione del Programma europeo sul cambiamento climatico COM(2001) 580
Strategia comunitaria sul cambiamento climatico COM(2005) 35
Due volte 20 per il 2020 - L'opportunità del cambiamento climatico per l'Europa COM(2008)
Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la protezione della fascia di ozono Vienna 1985 (L. 277/1988)
Ratifica ed esecuzione del Protocollo alla Convenzione di Vienna per la protezione dell’ozonosfera relativo ai clorofluorocarburi adottato a Montreal 1987(L. 393/1988)
Misure a tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente (L 549/1993 e s.m.i.)
Ratifica Protocollo di Kyoto (L. 120/2002)
Norme in materia ambientale D. L.152/2006
Istituzione del Registro nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali (D.M. 01/04/2008)
Piano Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra: 2003-2010 (Delibera CIPE 19/12/2002)
Piano Nazionale di Allocazione dei permessi di emissione 2005-2007 (Decreto RAS/74/2006 del 23/02/2006)
Piano Nazionale di Allocazione dei permessi di emissione 2008-2012 (D. Lgs. 216/2006)
Piano Energetico Regionale e relativo Piano d’Azione
Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2008 L.R. 26/2007
L.R. 6/2008 Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia
Si persegue la riduzione dei gas di serra causa principale delle alterazioni climatiche mondiali
91
4 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE
4.1 Valutazione degli effetti di piano
Secondo quanto indicato dalla Direttiva 2001/42/CE, nel rapporto ambientale devono
essere “..individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o
programma potrebbe avere sull'ambiente…”.
Il punto f dell’All.1 specifica inoltre che siano vagliati i possibili effetti significativi sull'ambiente
ed i possibili effetti in funzione delle variabili socio economiche locali.
La valutazione delle interazioni viene concretizzata, per obiettivi ed azioni di piano,
attraverso le seguenti matrici ove la valutazione delle interferenze si esplicita attraverso la
legenda di seguito proposta che individua 5 tipologie di interazione, ciascuna associata ad
un colore per facilitarne la visualizzazione e la comprensione dell’effetto generato.
4.2 Valutazione delle alternative di Piano
La fase di coinvolgimento e di confronto con gli attori locali, illustrata nel capitolo 1, ha
consentito di raccogliere idee e proposte e di ipotizzare diverse alternative di attuazione del
Piano.
In particolare, sono stati individuati tre principali scenari, relativi all’attuazione/non
attuazione del Piano:
- ALTERNATIVA 0 - Nessuna attuazione;
- ALTERNATIVA 1 - Attuazione del Piano secondo la formulazione originaria;
- ALTERNATIVA 2 - Attuazione del Piano, integrato con contributi delle osservazioni.
Il metodo utilizzato per la valutazione delle alternative è stato quello dell’analisi “multi criteri”,
che considera, in una tabella a doppia entrata, da un lato, i diversi scenari ipotizzati e,
dall’altro, i criteri di valutazione considerati. Tale analisi ha consentito di evidenziare la
presenza di effetti (positivi o negativi, immediati o differiti, reversibili o irreversibili)
sull’ambiente e il territorio con riferimento alle seguenti componenti:
- RISORSE IDRICHE E DIFESA SUOLO;
- POPOLAZIONE (SVILUPPO SOSTENIBILE E PARTECIPAZIONE);
- BENI PAESAGGISTICI E CULTURALI;
- BIODIVERSITA’ (FLOARE E FAUNA);
- SALUTE UMANA;
- EMISSIONI CLIMA ALTERANTI.
In particolare, gli effetti delle diverse alternative di piano sono stati valutati utilizzando due
Criteri (uno qualitativo e uno temporale):
- Molto Positivi (verde), Positivi (verde chiaro), Neutri (giallo), Negativi (arancione), Molto
Negativi (rosso);
- Breve (B), Medio (M), Lungo termine (L) o Permanenti (P).
92
La successiva tabella riporta i risultati dell’analisi multicriteriale dei diversi scenari.
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0 L - P L L L - P L L
1 M B - M B - M B - M B - M B - M
2 M B - M B - M B - M B - M B - M
Come emerge dalla Tabella .:
1. Alternativa 0, comporterebbe gli impatti più negativi per l’ambiente, determinando in
particolare un peggioramento della qualità delle risorse idriche e naturalistiche.
2. Alternativa 1, potrebbe produrre effetti positivi di tutela del sistema idrico, sul
paesaggio e sulla biodiversità. Importante risulterà anche esser il supporto territoriale
con la partecipazione attiva della popolazione locale.
3. Alternativa 2, comporterebbe degli effetti molto positivi sull’ambiente, consentendo di
sviluppare una strategia di conservazione e sostenibilità ambientale condivisa, in
grado di determinare un complessivo miglioramento rispetto alle condizioni attuali.
4.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale
L'Allegato VI, lettera i), del D.Lgs n. 152106 e s.m.i. prevede che nel RA vi sia una "descrizione
delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi
derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le
modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione
degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della
valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare".
L'attività di monitoraggio verifica il grado di attuazione delle previsioni del Piano e l'efficacia
delle azioni stesse, oltre che l'evoluzione del contesto, al fine di poter prevedere per tempo
effetti negativi non previsti derivanti dall'attuazione del medesimo e di "riorientare" lo
strumento qualora le sue previsioni si rivelino non adeguate o non più aggiornate alla
situazione esistente.
La suddetta attività richiede, quale presupposto essenziale, un quadro conoscitivo e di
obiettivi di sostenibilità ambientale utili alla definizione di un opportuno insieme di indicatori
ambientali.
A tal fine di seguito verranno descritte le attività di monitoraggio, come previsto dalla
normativa e dalle indicazioni strategiche e metodologiche regionali, mirate a consentire una
analisi continuativa ed efficace dello stato di salute generale dell’ambiente, alla luce degli
93
effetti indotti dall’attuazione delle previsioni del Piano della Riserva e delle sue normative e
azioni progettuali.
Dato il delicato equilibrio tra risorsa naturale e antropiche del territorio in esame il piano di
monitoraggio dovrà essere uno strumento idoneo ed efficace per la rappresentazione dello
stato di conservazione dei valori naturalistici del territorio alla luce dei parametri individuati di
seguito elencati.
Attività di monitoraggio
Flora e vegetazione:
Lo stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti deve subire un’adeguata
azione di monitoraggio e valutazione delle eventuali modifiche dei parametri/indicatori
utilizzati.
Monitorare l'effetto delle pratiche adottate è ovviamente necessario per poter valutare la
loro efficacia. Risulta quindi necessario individuare un insieme di indicatori utili a monitorare
gli elementi vegetali e animali più importanti ai sensi della Direttiva Habitat.
Di seguito si sintetizzano gli indicatori e i metodi di monitoraggio che si ritengono realizzabili;
in particolare per le specie di Direttiva, è necessario effettuare periodici sopralluoghi che
portino alla conoscenza della consistenza delle stesse sul campo. Mentre per specie a
grande diffusione ci si può limitare a valutare l’estensione dell’areale all’interno della ZPS, per
le altre si rende necessario rilevare nel tempo la reale consistenza numerica nei siti segnalati.
In generale, si prevedono:
- analisi delle ortofoto e delle carte vegetazionali e successivo confronto con la mappa
di distribuzione e delimitazione delle diverse tipologie di habitat, al fine di verificarne
l’eventuale variazione in termini di percentuale di copertura;
- analisi delle ortofoto e individuazione della distribuzione delle specie alloctone vegetali;
- verifica dello stato della vegetazione, negli ambiti forestali interessati da progetti
specifici.
In particolare si prevedono specifici piani di controllo per le aree di particolare pregio
ambientale, come le fasce ripariali, i canneti e fragmiteti, e le residue aree boscate.
Come indicatori dello status di conservazione di questi habitat meritevoli di conservazione
vengono considerati:
1. estensione delle formazioni;
2. presenza/assenza di specie guida (a maggiore sensibilità, tolleranti ed esotiche);
3. indici di copertura totali delle specie guida in stazioni specificatamente individuate;
4. indicatori ambientali idrochimici e idrologici.
Gli indicatori sono stati individuati tenendo conto della loro ripetibilità negli anni da parte del
personale tecnico e di sorveglianza che opera in zona e dell’utilizzo di apparecchiature di
rilevamento semplici ed economiche.
Le attività di controllo saranno effettuate dai tecnici naturalisti della Riserva Naturale.
Fauna
Avifauna
Il monitoraggio costante dell’avifauna nel lago di Posta Fibreno sarebbe utile a fini
gestionali. In particolare la comunità ornitica dell’area dovrebbe essere mantenuta sotto
controllo da apposite ricerche finalizzate alla conoscenza su lungo periodo degli uccelli
acquatici svernanti, nonché sulle specie nidificanti anche nei dintorni; cioè quelle specie
che pur non nidificando all’interno dell’area protetta e/o vincolata ne sono comunque
legati. Importante sarebbe inoltre uno studio sulle migrazioni degli uccelli nell’area.
Al tal fine sarebbe necessario effettuare una ricerca articolata su più piani ed
eventualmente per più anni. Per il primo anno la ricerca dovrebbe comprendere dodici
mesi consecutivi. Per un totale di 80 giornate di raccolta dati sul campo più 30 giorni
94
consecutivi (ad es. marzo – aprile) per un primo studio sulle migrazioni. La ricerca generale
dovrebbe prevedere la presenza di almeno due ornitologi per uscita. La parte sulla
migrazione anche la presenza di più persone. Necessari 45 giorni di rielaborazione dei
dati.
Si rende inoltre necessaria la creazione di un programma di inanellamento mirato e
studiare le popolazioni di uccelli durante il loro spostamento tra i quartieri di svernamento
e di nidificazione. L’istituzione di una stazione di inanellamento permetterà di determinare
inoltre l’andamento di alcuni dati morfometrici e fisiologici importanti: es. Analizzando
l’andamento del grasso sottocutaneo (misurazione prevista per ogni uccello inanellato)
durante il periodo di permanenza all’interno dell’area di una data specie, si può
determinare la qualità e la quantità delle risorse trofiche presenti nella zona occupata
dalla specie di interesse. Comparando inoltre i dati relativi all’andamento del grasso
sottocutaneo in anni diversi, si otterranno importanti informazioni sull’andamento delle
risorse trofiche nel susseguirsi degli anni.
Erpetofauna
Al fine di avere una mole costante di informazioni sull’erpetofauna del lago di Posta
Fibreno, bisognerebbe raccogliere e conservare, con gli appositi metodi, tutti gli individui
accidentalmente ritrovati morti avendo cura di riportare sul contenitore la data, il nome
del raccoglitore e la località di ritrovamento. Discorso analogo per gli individui fotografati
o comunque incontrati vivi.
Altra azione utile sarebbe, soprattutto per gli anfibi, monitorare i siti di riproduzione noti nei
periodi adatti per confermare di anno in anno la presenza delle specie.
Ittiofauna
Al fine di valutare la conservazione dell’ecosistema naturale dell’area protetta costituita
perlopiù da habitat acquatici si ritiene necessario mettere in atto un’attività di
monitoraggio dell’ittiofauna presente seguendo la seguente metodologia operativa:
- Monitoraggio dello stato delle popolazioni e delle comunità ittiche presenti nella
Riserva;
- Monitoraggio sui fattori di pressione, naturali e non;
- Realizzazione e aggiornamento della carta ittica della Riserva.
Risorse Idriche
Viste le criticità sopra citate si rende necessario attuare attività di monitoraggio atte a
prevenire qualsiasi causa naturale o antropica che possa danneggiare il delicato
equilibrio dell’ecosistema lacustre. Le azioni del monitoraggio dovranno prevedere:
- l’installazione di una rete di stazioni pluvio- termometriche al fine di poter ricostruire
l’andamento delle precipitazioni e delle temperature su scala locale.
- l’installazione di un registratore digitale delle altezze dei livelli piezometrici, ciò sarà di
utilità per valutare i potenziali idraulici dell’acquifero.
- l’installazione di una sonda multiparametrica per quantificare le variazioni
idrochimiche dell’acqua in tempo reale per prevenire un rischio di inquinamento della
risorsa per introduzione di sostanze chimiche tossiche a monte, nell’area di ricarica
dell’acquifero carsico del lago di Posta Fibreno.
- L’esecuzione di analisi biochimiche delle acque sorgentizie, del lago e dei corsi
d’acqua principali (immissari (Dova, Carpello) ed emissari (fiume Fibreno), a cadenza
periodica da valutare.
Attività agricole
Uno degli obiettivi perseguiti dal Piano della Riserva è quello di favorire la
conservazione e la promozione delle attività agricole tradizionali, che hanno influito
sulla genesi dell’attuale paesaggio rurale.
95
Per tali controlli si fa riferimento alle attività di monitoraggio effettuate
istituzionalmente dall’Agenzia Regionale Parchi del Lazio (ARP) e dell’Agenzia
Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio (ARSIAL), integrate
dalle attività effettuate dagli uffici tecnici della Riserva.
Altre attività antropiche e di fruizione del territorio
Le attività economiche compatibili con la tutela dell’ambiente saranno incentivate
e periodicamente monitorate.
Tale azione sarà svolta tramite la verifica periodica del numero di aperture nuove
attività, attraverso il controllo di autorizzazioni/nullaosta/ecc.
96
ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI
ELENCO ELABORATI
- Norme tecniche di attuazione;
- Regolamento;
- Tavole :
1 - Inquadramento territoriale
2 - PTP vigente;
3.1 - PTPR tav. A
3.2 - PTPR tav. B
3.3 - PTPR tav. C
4.1 - Piano Autorità di Bacino
4.2 - Vincolo Idrogeologico
5 - PRG vigente e Zone di Riserva
6.1 - Fasce altimetriche da CTR 1:10 000
6.2 - Carta Idrogeologica
6.3 - Analisi, Carta Geologica, Idrologica, Geomorfologica
6.4 - Analisi vegetazione
6.5 - Analisi aree di particolare importanza naturalistica
6.6 - Analisi valori naturalistici
6.7 - Analisi carta habitat Natura 2000 SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di Posta Fibreno”
6.8 - Analisi carta della fauna di Direttiva ( Habitat e uccelli) SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di
Posta Fibreno”
6.9 - Analisi territorio agricolo e paesaggi rurali
6.10 - Analisi ricognizione dei Beni architettonici territoriali
6.11 - Analisi occupazione del suolo per usi urbani
6.12 - Analisi tipologie della costruzione insediativa attuale e luoghi specializzati
7 - Schema di Piano
8 - PTPR tav. A con zonizzazione
8.1 - PTPR tav. B con zonizzazione
8.2 - PTPR tav. C con zonizzazione
9 - Viabilità
9.1 - Terreni di proprietà comunale
9.2 - Interventi Piano triennale
10 - Perimetrazione definitiva della Riserva e Assetto secondo la Legge istitutiva
11 - Assetto della Riserva e Zonizzazione