RISERVA NATURALE REGIONALE “Lago di Posta Fibreno” · 2015-03-24 · Il rapporto con il Piano...

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1 RELAZIONE GENERALE PIANO DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI POSTA FIBRENO” SINDACO: Dr. Adamo Pantano RUP Geom. Gabriele Di Passio GRUPPO DI LAVORO: Arch. Luigi Ferri (Coordinatore, Progettista) Arch. Cinzia Bellone (Progettista) Agr. Dott. Emiliano Agrillo (Naturalista) Ing. Antonio Mele (Collaboratore) Geol. Eugenia Petrillo ( consulente) UFFICIO DI PIANO: AREA AMMINISTRATIVA Dr.ssa Maria Concetta Carbone Rag. Raffaele Farina Rag. Pasqualina Lecce AREA TECNICA Geom. Salvatore Di Carlo Geom. Antonio Lecce RISERVA NATURALE REGIONALE “Lago di Posta Fibreno”

Transcript of RISERVA NATURALE REGIONALE “Lago di Posta Fibreno” · 2015-03-24 · Il rapporto con il Piano...

1

RELAZIONE GENERALE

PIANO DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE “LAGO DI POSTA FIBRENO”

SINDACO:

Dr. Adamo Pantano

RUP

Geom. Gabriele Di Passio

GRUPPO DI LAVORO:

Arch. Luigi Ferri (Coordinatore, Progettista)

Arch. Cinzia Bellone (Progettista)

Agr. Dott. Emiliano Agrillo (Naturalista)

Ing. Antonio Mele (Collaboratore)

Geol. Eugenia Petrillo ( consulente)

UFFICIO DI PIANO: AREA AMMINISTRATIVA

Dr.ssa Maria Concetta Carbone

Rag. Raffaele Farina

Rag. Pasqualina Lecce

AREA TECNICA

Geom. Salvatore Di Carlo

Geom. Antonio Lecce

RISERVA NATURALE REGIONALE

“Lago di Posta Fibreno”

2

SOMMARIO

1 RAPPORTO AMBIENTALE .................................................................................................... 4

1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva

Naturale ............................................................................................................................ 4

Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni

istituzionali e territoriali ........................................................................................... 4

Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree

naturali protette ..................................................................................................... 4

L’istituzione della Riserva ................................................................................................... 9

Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta

Fibreno (SIC/ZPS IT6050015) .................................................................................. 9

Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) ............................... 10

Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale ............................................ 13

Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale .......................... 14

Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) ............................. 17

Il rapporto con il Piano di Gestione Acque ................................................................. 18

Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR) ............................... 18

Il rapporto con il Piano Forestale Regionale ................................................................ 19

Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta

Attiva contro gli Incendi Boschivi ...................................................................... 20

Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria ............................... 20

Il rapporto con il Piano Energetico Regionale ............................................................. 21

Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione Lazio ..................................... 22

Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013 .............. 23

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema

territoriale complesso .......................................................................................... 24

Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali ...................................... 25

1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale .......................................................... 25

Il sistema infrastrutturale .................................................................................................. 25

Lo sviluppo dell’insediamento........................................................................................ 27

I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze

architettoniche) ................................................................................................... 29

Il turismo ............................................................................................................................. 30

3

Le attività agricole ........................................................................................................... 32

1.3 Analisi Naturalistica ....................................................................................................... 33

La Geomorfologia ............................................................................................................ 33

La Geologia e l’Idrogeologia ......................................................................................... 34

Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago .............................................. 37

Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno ....................................... 42

La Vegetazione ................................................................................................................ 48

La Fauna ............................................................................................................................ 51

2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E

NORMATIVE ............................................................................................................................... 62

2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni ............. 62

Obiettivi di protezione generali...................................................................................... 62

Obiettivi di protezione specifici ...................................................................................... 63

2.2 Analisi delle principali criticità..................................................................................... 70

Habitat e vegetazione .................................................................................................... 75

Risorse idriche .................................................................................................................... 76

2.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano ............................................................ 77

2.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano ................................................ 79

3 VERIFICA DI COERENZA ................................................................................................... 82

3.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o

Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità ........................................ 83

4 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE ................................................................................... 91

4.1 Valutazione degli effetti di piano ............................................................................... 91

4.2 Valutazione delle alternative di Piano ...................................................................... 91

4.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale ......................................... 92

Attività di monitoraggio .................................................................................................. 93

ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI .................................................................................. 96

ELENCO ELABORATI .......................................................................................................... 96

4

1 RAPPORTO AMBIENTALE

1.1 Inquadramento normativo-programmatico del Piano della Riserva Naturale

Il Contesto programmatico di riferimento. Il disegno delle interrelazioni istituzionali e

territoriali

Le aree protette sono istituite per preservare zone di territorio di particolare valore

naturalistico dall’invadenza di uno “sviluppo”, spesso non pianificato, ai fini della tutela e

conservazione dell’ambiente.

Il termine “riserva”, che inizialmente sollevava timori presso le popolazioni interessate poiché

veniva associato ad una visione esclusivamente vincolistica e di conservazione del territorio,

oggi è correttamente interpretato quale strumento tecnico-giuridico teso alla salvaguardia

di qualità e differenze delle risorse naturali ed a ricondurre gli usi e le trasformazioni

nell’ambito di uno sviluppo sostenibile.

L’istituzione di aree protette, pur rivelatasi operazione essenziale per impedire la

compromissione irreversibile di determinati habitat, non ha garantito la conservazione delle

qualità dei luoghi e non ha ostacolato la dissipazione della biodiversità.

La comunità scientifica ha preso atto del rischio che le aree protette vadano a costituire

ambiti isolati, inseriti in contesti sempre più artificializzati, pertanto non idonei a garantire la

funzionalità dei processi biologici.

Per questi motivi le politiche finalizzate alla protezione della natura, prescrivono di integrare

le aree protette con la pianificazione territoriale e di realizzare elementi di connessione

funzionale tra di esse, detti “corridoi ecologici”, costituiti da spazi fisici di continuità

ambientale preposti al mantenimento delle relazioni di scambio tra gli ecosistemi principali.

Le stesse politiche raccomandano di considerare con attenzione gli assetti, gli usi e le

dinamiche antropiche delle zone contigue le aree protette poiché incidono in modo

determinante sulle risorse naturalistiche-ambientali tutelate.

Un ultimo aspetto, spesso trascurato, riguarda il valore simbolico attribuito alle “aree

protette” che sta ad indicare la volontà di ristabilire un rapporto non conflittuale, ma

armonico tra le attività dell’uomo e l’ambiente.

Cenni sulla legislazione nazionale e regionale in materia di aree naturali protette

A livello nazionale, l’entrata in vigore del d.lg. del 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei beni

culturali e del paesaggio ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002 n. 137” con il quale

viene abrogato il Testo Unico d.lgs del 29 ottobre 1999 n. 490 “Testo unico delle disposizioni

legislative in materia dei beni culturali ed ambientali a norma dell’art. 1 della legge 8

ottobre 1997 n. 352” introduce il termine di “paesaggio” precisandone il significato e la

valenza, quale “…parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla

storia umana e dalle reciproche interrelazioni”. Il territorio deve avere, di conseguenza,

un’omogenea pianificazione, che in prima istanza, non può prescindere dalle indicazioni

previste e fornite dai piani paesaggistici.

La Regione Lazio, d’altro canto, ha da tempo avviato un processo di pianificazione della

tutela dei beni ambientali e della intelaiatura di un sistema normativo che regga e strutturi i

criteri istitutivi dei parchi regionali e delle riserve naturali.

La peculiarità della trasformazione delle regole è legata alla nuova attenzione con cui

vengono individuate le diverse tipologie di parchi -con connotazioni prevalentemente

5

naturali- e le diverse tipologie di riserve -con considerazione anche di fenomeni che, pur di

limitata estensione, presentano caratteri di particolare interesse paesistico e naturalistico1.

La Legge Quadro nazionale n. 394/91 sulle aree protette prevede, quali strumenti di

attuazione delle finalità dei Parchi naturali regionali, il “Piano per il Parco e il Piano

pluriennale economico e sociale per le attività compatibili” rimettendo in discussione gli

strumenti previsti dalla L.r. del Lazio n. 46/77 e inducendo ad una verifica, sulla base

dell’esperienze maturate, della idoneità degli strumenti di attuazione dei Parchi stessi.

Nell’ambito dei principi della legge, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia ambientale e di sviluppo durevole-esostenibile2, la Regione

ha emanato nel dicembre 97 la legge n.29 al fine di stabilire norme in materia di aree

naturali protette regionali e di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione

delle aree di particolare rilevanza naturalistica della Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate3.

In considerazione dell’elevato numero delle Aree Naturali Protette istituite nella Regione,

delle loro caratteristiche territoriali e socio-economiche e, soprattutto, delle loro

diversificazioni in termini di redazione,adozione ed approvazione, la GR approva le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”4.

Un documento operativo di riferimento che, elencando criteri e valutazioni per la

conoscenza del territorio, dovrebbe essere in grado di fornire agli Enti di Gestione un ausilio

utile alla redazione dell’atto di pianificazione.

Nelle premesse della delibera di approvazione si legge che è “avvisata la necessità di

garantire oltre ad un armoniosa relazione tra i diversi livelli di piani, anche una metodologia

di pianificazione comune che assicuri un percorso, dagli studi propedeutici fino alla redazione finale del progetto, uniforme e certo”: se ne deduce che le “linee guida”5 siano

finalizzate al raggiungimento di una “qualità indiscussa” del processo di Piano, prevedendo

di “svelare e valorizzare le vocazioni del territorio protetto”.

Il Piano della Riserva Naturale è uno strumento di lavoro di cui l’Ente Gestore della Riserva,

l’Ente Parco, si dota con lo scopo di attuare sul territorio le finalità contenute nella L.r. 29/97 e

nel d.lgs 42/04.

Non in netta contrapposizione con l’uso attuale, il Piano deve voler promuovere, oltreché un

avanzamento scientifico, una sperimentazione sulla collaborazione interistituzionale,

utilizzando lo strumento della governance, attraverso l’armonizzazione delle diverse posizioni

culturali e disciplinari.

Il Piano, ispirandosi alla logica della qualità ambientale come servizio collettivo, deve

assumere come obiettivi generali di governo della Riserva:

- valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-architettonici e della

tradizione, realizzando un sistema di fruibilità esteso all’insieme delle caratteristiche

1 Il territorio regionale è attualmente interessato da 6 aree protette nazionali e da 58 aree protette istituite a seguito di diversi

provvedimenti legislativi e/o amministrativi regionali, suddivise per tipologia, in parchi regionali, riserve naturali, parchi suburbani,

parchi urbani e monumenti naturali, per un totale di superficie protetta pari a circa ha 206.021 (11,96% del territorio regionale).

Inoltre sul territorio regionale sono stati individuati Siti di Importanza comunitaria e Zone di Protezione Speciale in un ottica di

integrazione con i sistemi nazionali (Rete Ecologica Nazionale) ed europea (rete di Natura 2000), prevista dalla direttiva

europea habitat. 2 La Comunità Europea con molteplici interventi ha proposto azioni per la tutela delle risorse naturalistiche e l’adozione del

principio dello sviluppo sostenibile come preciso impegno da rispettare da parte dei singoli Paesi che, oltre alla tradizionale

tutela ambientale e riduzione delle fonti di inquinamento, è rivolto al mantenimento della biodiversità. Questi principi vengono

introdotti con l’intento di collocare le politiche ambientali nell’approccio preventivo ai problemi posti dalle trasformazioni e

dalla pianificazione territoriale, non più in posizione settoriale o come verifica di impatto di singole opere. 3 In Italia la Legge 394/91 costituisce il riferimento normativa generale per l’attuazione della tutela dei valori naturalistici, mentre

la Legge 29/97 rappresenta a livello Locale, la norma quadro per l’attuazione detta tutela dei valori naturalistici. Quest’ultima

detta i principi per l’istituzione e la gestione delle aree protette suddividendole in 2 tipologie: 1) Parco naturale e 2) Riserva

naturale. 4 Delibera di GR n. 765 del 2004. 5 Le Linee Guida valgono per i Piani di tutte le aree naturali protette di qualsiasi livello e quindi anche l’Ente Parco è tenuto a

rispettarle, adeguando ad esse le eventuali analisi e gli elaborati mancanti rispetto a quelli già completati.

6

distintive della Riserva;

- accrescere la qualità e migliorare le modalità di gestione delle acque e del suolo ;

- conservare, potenziare e valorizzare la biodiversità, anche attraverso la tutela ed il

miglioramento delle condizioni di permeabilità biologica ;

- contribuire alla prevenzione dei rischi ;

- promuovere e orientare l’evoluzione del settore agricolo-forestale ed agrituristico,

sviluppando e assicurando il tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e

gestione del paesaggio e dell’ambiente.

Un ultima nota riguarda l’entrata in vigore (13/02/2008) del Decreto Legislativo n. 4/2008 ad

oggetto “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto 3 aprile 2006, n. 152,

recante Norme in materia ambientale” (pubblicato sul Supplemento Speciale della

Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008). Tale decreto introduce alcune conseguenze

rilevanti nei procedimenti di formazione/approvazione degli strumenti di pianificazione, in particolare la Valutazione Ambientale Strategica (VAS)6.

In sintesi il decreto legislativo (art. 6) definisce l’ambito applicativo della disciplina, stabilendo

che i piani e programmi - di cui all’art. 5, c. 1, lett. e)- sono soggetti a Valutazione

Ambientale Strategica (VAS) e sono comunque sottoposti ad una “Verifica di

Assoggettabilità” (VA), volta a valutare preventivamente i possibili effetti significativi

sull’ambiente.

La Verifica di Assoggettabilità è prevista, non solo per i piani/programmi ancora da avviare,

ma anche per tutti quelli il cui iter di approvazione non sia ancora concluso al 13/02/08

(entrata in vigore del Decreto) e per i quali la VAS non è prescritta ai sensi del citato art. 6;

La Verifica di Assoggettabilità, disciplinata dall’art. 12 del D.Lgs. n. 4/2008, viene effettuata

dall’autorità competente sulla base di un rapporto preliminare contenente la descrizione del

piano/programma e le informazioni e i dati necessari alla valutazione degli impatti

significativi sull’ambiente che l’attuazione del piano può produrre, con riferimento ai criteri dell’Allegato I del Decreto stesso7

Il rapporto preliminare dovrà contenere le analisi necessarie alla stima dello stato e

vulnerabilità dell’ambiente, facendo riferimento a tre grandi tematiche e alle loro

interrelazioni, alle caratteristiche del piano dal punto di vista dei contenuti e della loro

rilevanza per l’integrazione di criteri ambientali volti alla sostenibilità, alle caratteristiche degli

impatti attesi dal punto di vista della entità ed estensione.

1.1.1.1 Quadro Normativo in materia di Aree protette e naturali

LEGGI NAZIONALI AA.PP.

Legge quadro sulle aree protette. Legge del 6 dicembre 1991, n. 394 (GU n.292 del 13-12-

1991 - Suppl. Ordinario n. 83 ).

Nuovi interventi in campo ambientale. Legge del 9 dicembre 1998, n. 426, (GU n.291 del 14-

12-1998 ).

ATTI NAZIONALI SIC/ZPS

6 Art. 5 Definizioni “valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS:

il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di

una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del

piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla

decisione ed il monitoraggio” 7 l’Allegato I al Decreto stabilisce i fattori da tenere in considerazione per decidere l’importanza del piano ai fini della

sostenibilità, il grado di rilevanza, quantitativa e qualitativa, dei possibili effetti ambientali e quindi l’opportunità di assoggettarlo

o meno a VAS

7

Decreto del Presidente della Repubblica n. 357/1997 "Regolamento recante attuazione della

direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché

della flora e della fauna selvatiche" (S. O. n. 219/L alla G.U. n. 248 del 23.10.1997)

Decreto del Presidente della Repubblica n. 120/2003 "Regolamento recante modifiche ed

integrazioni al Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357,

concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat

naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche" (G.U. n. 124 del

30.5.2003)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 17 ottobre

2007 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone

Speciali di conservazione (ZSC) e a zone di protezione speciale (ZPS)" (G. U. n. 258 del

6.11.2007)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 22 gennaio

2009 "Modifica del Decreto 17 ottobre 2007 concernente i criteri minimi uniformi per la

definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di conservazione (ZSC) e a

zone di protezione speciale (ZPS)" (G.U. n. 33 del 10.2.2009)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 19 giugno

2009 "Elenco delle Zone di Protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva

79/409/CEE" (G.U. n. 157 del 9.7.2009)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010

"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica

mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del

24.8.2010)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010

"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica

continentale in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del

24.8.2010)

Decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 2 agosto 2010

"Terzo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica

alpina in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (S.O. n. 205 alla G.U. n. 197 del 24.8.2010)

Legge n. 157/1992 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il

prelievo venatorio" (S.O. alla G. U. n. 46 del 25.2.1992)

Legge n. 221/2002 "Integrazioni alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di protezione

della fauna selvatica e di prelievo venatorio, in attuazione dell'articolo 9 della direttiva

79/409/CEE" (G.U. n. 239 del 11.10.2002)

LEGGI REGIONALI AA.PP.

Legge regionale 29 gennaio 1983, n.10 “ Istituzione della riserva naturale regionale lago di

Posta Fibreno” in allegato l’estratto dal BURL

8

Legge Regionale n. 17 del 2 Maggio 1995 "Norme per la tutela della fauna selvatica e la

gestione programmata dell'esercizio venatorio" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 15 del 30.5.1995)

Legge Regionale n. 29 del 10 ottobre 1997 "Norme in materia di aree naturali protette

regionali" (B.U.R.L. n. 77 del 26.8.1997)

Legge Regionale n. 10 del 2 aprile 2003 "Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1997, n. 29

(Norme in materia di aree naturali protette regionali) e successive modifiche. Disposizioni

transitorie" (B.U.R.L. n. 11 del 19.4.2003)

Regolamento Regionale n. 7 del 18 aprile 2005 "Regolamento di attuazione dell'articolo 36

della legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39 (Norme in materia di gestione delle risorse

forestali)" (S.O. n. 4 al B.U.R.L. n. 12 del 30.4.2005)

Legge Regionale n. 4 del 28 aprile 2006 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2006 (art.

11 legge regionale 20 novembre 2001, n. 25)" (S.O. n. 5 al B.U.R.L. n. 12 del 29.4.2006)

Legge Regionale n. 32 del 24 dicembre 2008 "Bilancio di previsione della Regione Lazio per

l'esercizio finanziario 2009" (S.O. n. 168 al B.U.R.L. n. 48 del 27.12.2008)

PRINCIPALI ATTI AMMINISTRATIVI EMANATI DALLA REGIONE LAZIO SULLE AREE SIC/ZPS

Individuazione siti e rettifica perimetri - con la DGR n. 2146/1996 la Regione Lazio ha

approvato la lista di Siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) ricadenti nel proprio territorio.

Questa DGR è stata successivamente modificata con i seguenti atti: DGR n. 651/2005, che

individua nuove ZPS e amplia alcune di quelle esistenti; DGR nn. 696/2008, 697/2008,

698/2008, 699/2008 e 700/2008, che rettificano la delimitazione di alcune ZPS; DGR n.

701/2008, che dirime alcune problematiche di codice e denominazione di ZPS interregionali.

DGR 19 marzo 1996, n. 2146 "Direttiva 92/43/CEE (Habitat): approvazione della lista dei siti

con valori di importanza comunitaria nel Lazio ai fini dell'inserimento nella rete ecologica

europea Natura 2000"

DGR 2 agosto 2002, n. 1103 "Approvazione delle linee guida per la redazione dei piani di

gestione e la regolamentazione sostenibile dei SIC (Siti d'Importanza Comunitaria) e ZPS (

Zone di Protezione Speciale), ai sensi delle Direttive nn. 92/43/CEE (Habitat) e 79/409/CEE

(Uccelli) concernenti la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della

fauna selvatiche di importanza comunitaria presenti negli stati membri, anche per

l'attuazione della Sottomisura I.1.2. 'Tutela e gestione degli ecosistemi naturali' (Docup

Obiettivo 2 2000-2006)"

DGR 19 luglio 2005, n. 651 "Direttive 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat

naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, e 79/409/CEE, concernente la

conservazione degli uccelli selvatici. DPR 8 settembre 1997, n. 357 e successive modifiche ed

integrazioni di attuazione della Direttiva 92/43/CEE. Adozione delle delimitazioni dei proposti

SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS (Zone di Protezione Speciale). Integrazione

deliberazione della Giunta regionale 19 marzo 1996, n. 2146"

DGR 4 agosto 2006, n.534 "Definizione degli interventi non soggetti alla procedura di

valutazione di Incidenza"

9

DGR 3 luglio 2007, n. 497 "Attivazione e disposizioni per l'organizzazione della rete regionale

per il monitoraggio dello stato di conservazione degli habitat e delle specie della flora e

della fauna (Direttiva 92/43/CEE, Legge Regionale 29/97)"

DGR 26 settembre 2008, n. 701 "Direttiva 79/409/CEE 'Uccelli' concernente la designazione

delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e la conservazione degli Uccelli selvatici: Zona di

protezione Speciale (ZPS) 'Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga', Zona di

Protezione Speciale (ZPS) 'Monti Cornacchia Tre Confini' e Zona di Protezione Speciale (ZPS)

'Monti della Meta' - DGR nn. 2196/96 e 651/05 - Adempimenti"

Determinazione del Direttore 21 gennaio 2009, n. 59 "Direttiva 79/409/CEE concernente la

conservazione degli uccelli selvatici. Presa d'atto della trasmissione alla Unione Europea

della rettifica di delimitazioni e della risoluzione di problematiche tecniche relative a Zone di

protezione Speciale ( ZPS) del Lazio, adottate con Deliberazione Giunta Regionale nn. 696,

697, 698, 699, 700, 701 del 26 settembre 2008"

DGR del 29 gennaio 2010, n. 64 "Approvazione Linee guida per la procedura di Valutazione

di Incidenza (D.P.R. 8/9/1997 n. 357 e s.m.i., art. 5)"

DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure di conservazione da

applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di Conservazione

(ZSC). Sostituzione integrale della deliberazione della Giunta Regionale 16 maggio 2008, n.

363, come modificata dalla deliberazione della Giunta Regionale 7 dicembre 2008 n. 928"

L’istituzione della Riserva

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è stata istituita dalla Regione Lazio con propria

legge, la n. 10 del 29 gennaio 19838 a norma degli articoli 6 e 20 della legge regionale 28

novembre 1977, n. 46.

La Riserva Naturale è delimitata dai confini riportati nella cartografia in scala 1: 2.000 e nella

descrizione catastale, allegati n. 1 e n. 2, che costituiscono parte integrante della legge.

La Riserva Naturale è destinata alla conservazione, valorizzazione e razionale utilizzazione

dell’ambiente naturale, allo sviluppo economico delle comunità locali interessate ed alla

corretta fruizione da parte di tutta la popolazione secondo le direttive delle norme

urbanistiche e del regolamento di attuazione di cui ai successivi articoli 7, 8 e 9 della Legge

sopraindicata.

La gestione della Riserva Naturale “è affidata al comune di Posta Fibreno (art. 4).

Il rapporto con il Piano di Gestione del Sito Natura 2000 Lago di Posta Fibreno (SIC/ZPS

IT6050015)

Dato Il redigendo Piano della Riserva Naturale e data la formulazione del Piano di Gestione

della ZPS “Lago di Posta Fibreno SIC/ZPS- IT6050012”, relativo al 2004, con la stesura delle

relative misure di conservazione, si aggiornerà nel documento di Piano le stesse con le

misure integrative della DGR del 16 dicembre 2011, n. 612 "Rete Europea Natura 2000: misure

di conservazione da applicarsi nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e nelle Zone Speciali di

Conservazione (ZSC). Le stesse come previsto dal Piano, verranno integrate nelle indicazioni

gestionali del Piano stesso. Ciò al fine di adempiere alla normativa vigente in materia di aree

naturali protette, che prevede, come stabilito dall'art. 6 comma 5 della Legge Regionale 6

ottobre 1997, n. 29 e ss.mm.ii. che nel caso di siti e zone ricadenti, anche parzialmente, nel

8 Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio 28 febbraio 1983, n. 6

10

perimetro delle aree classificate ai sensi dell'articolo 5 della presente legge, le specifiche

misure dì conservazione debbono integrare i piani e i regolamenti delle suddette aree

protette.

Il rapporto con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” ricade nell’ambito territoriale del Piano

Territoriale Paesistico n. 12 adottato con DGR 2279/87 e approvato con l.r. n. 24/98.

L’obbligo della redazione dei piani paesistici è contenuto nella l. n. 431/85 (legge Galasso),

tuttavia il quadro legislativo delle materie ambientali e culturali profondamente modificato

negli ultimi venti anni ha da un lato ridotto il campo d’azione del piano paesistico e dall’altro

ne ha paradossalmente specializzato ed ampliato le finalità.

I PTP della Regione Lazio, redatti negli anni immediatamente successivi alla legge c.d.

Galasso in assenza delle più recenti disposizioni, nel considerare le categorie dei beni da

tutelare hanno spesso spinto le proprie informazioni conoscitive di base e le relative strutture

normative ad interessarsi dei fattori di rischio ambientale, considerandoli come elementi di

innalzamento dei livelli di tutela paesaggistica e generando una “invasione” di competenze

il più delle volte non sostanziata da un adeguato apparato cognitivo e scientifico.

Come parziale risposta a questo sbilanciamento dei piani paesistici nell’ambito ambientale-

ecologico può essere interpretato il 7° comma dell’art. 12 della l. n. 394/91 (legge quadro

sulle aree protette) che individua nel Piano della Riserva Naturale di un’area naturale

protetta lo strumento che “sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o

urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione”.

Inoltre la Regione Lazio con il 6° comma dell’art. 9 della l.r. n. 24/98 ha disposto che “i piani

delle aree naturali protette tengono conto delle disposizioni di cui al Capo II della presente

legge quali livelli minimi di tutela, fatte salve valutazioni specifiche coerenti con le finalità

delle aree naturali protette”.

Il Capo II della summenzionata legge regionale è relativo alle “Modalità di tutela dei beni e

delle aree sottoposti a vincolo paesistico” e riguarda quindi anche i Piani Territoriali Paesistici

(P.T.P.) e le loro classificazioni in zone di tutela. Pertanto, per quanto riguarda l’applicazione

pratica del suddetto dettato normativo, ne deriva che una prescrizione impartita dal P.T.P.

non può essere derogata dal corrispondente Piano della Riserva Naturale, il quale può

invece imporre a tutela dell’ambiente naturale destinazioni più rigide di quelle previste dal

P.T.P.. Al riguardo va rilevato che il Piano della Riserva Naturale può e deve “recepire” i

minimi livelli di tutela del P.T.P. solo in fase di redazione, dal momento che una volta

approvato e pubblicato viene a sostituire lo stesso P.T.P.. Il PTPR è redatto secondo le

previsioni degli artt. 21, 22 e 23 della Legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 “Pianificazione

paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposte a vincolo paesistico”

Dal punto di vista disciplinare, la finalità del P.T.P. risiede nel perseguire la cura e la tutela

degli aspetti legati al paesaggio ed alle sue componenti vincolate, a differenza del Piano

della Riserva Naturale che è concepito per estendere il suo campo d’azione, anche e

soprattutto, all’ambiente naturale ed agli aspetti ecologici, non necessariamente sinonimo

di “paesaggio” e di “bellezze naturali”.

Nel rispetto della legge quadro sulle aree protette, un P.T.P. non può comunque scavalcare

il Piano della Riserva Naturale e risulta “sovraordinato” ad esso esclusivamente per i minimi

livelli di tutela di cui il Piano deve tener conto solo in fase di redazione.

In base a quanto esposto è possibile concludere che i P.T.P. ed i Piani della Riserva Naturale

costituiscono due strumenti giuridici diversi fra loro, ma interferenti solo per quanto concerne

la componente del “paesaggio” che è l’unica per il P.T.P. ma non l’esclusiva né la

predominante per il Piano della Riserva Naturale, dal momento che a quest’ultimo compete

soprattutto un approccio di tipo naturalistico ed ambientale.

11

Nel quadro dell’operazione di ridefinizione della sfera di competenza della pianificazione

paesistica, attraverso un più ampio approccio settoriale capace di comprendere e

disciplinare l’insieme dei beni del patrimonio naturale e culturale del territorio regionale, la

Regione Lazio ha predisposto ed adottato il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

quale un unico piano esteso a tutti gli ambiti ancora disciplinati dai PTP che, dopo la sua

approvazione, verranno sostituiti, sia nella parte normativa che nella parte cartografica9.

Il PTPR si configura pertanto come strumento di pianificazione territoriale di settore con

specifica considerazione dei valori e dei beni del patrimonio paesaggistico naturale e

culturale del Lazio ai sensi e per gli effetti degli artt. 12, 13 e 14 della l.r. 38/99 “Norme sul

Governo del Territorio” e in tal senso costituisce integrazione, completamento e

aggiornamento delo schema di Piano Territoriale Generale Regionale (PTGR), adottato con

DGR n. 2581 del 19 dicembre 2000.

In merito al rapporto tra PTPR ed i Piani dei parchi, il riferimento normativo è il 4° comma

dell’art. 145 del D.Lgs. n. 42 del 22.1.2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) in base

al quale “gli enti gestori delle aree naturali protette conformano e adeguano gli strumenti di

pianificazione territoriale … alle previsioni dei piani paesaggistici, introducendo, ove

necessario, le ulteriori previsioni conformative che, alla luce delle caratteristiche specifiche

del territorio, risultino utili ad assicurare l’ottimale salvaguardia dei valori paesaggistici

individuati dai piani”.

L’interpretazione che vuole il PTPR sovraordinato al Piano dei parchi previsti dalla l. n. 394/91

trova conferma nelle Linee guida per la redazione del piano delle aree naturali protette

diffuse dall’ Area Conservazione della Natura della Direzione Regionale Ambiente e

Protezione Civile nell’agosto 2004 e pubblicate sul supplemento ordinario del Bollettino

Ufficiale della Regione Lazio del 9 ottobre 2004. Nell’introduzione al documento, infatti, si fa

espresso riferimento al D.Lgs. n. 42/2004 ed è testualmente riportato che “il Codice infatti,

diversamente da quanto precedentemente stabilito, dispone che il piano paesaggistico è di

fatto sovraordinato ai piani delle aree naturali protette”.

Così come contenuto in modo molto sintetico nella presentazione del PTPR “il Piano

Paesistico Territoriale Regionale intende per paesaggio le parti del territorio i cui caratteri

distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni nelle quali

la tutela e valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali

manifestazioni identitarie percepibili come indicato nell’art. 131 del Codice dei beni culturali

e del paesaggio DLgv. 42/2004. Il PTPR assume altresì come riferimento la definizione di

“Paesaggio” contenuta nella Convenzione Europea del Paesaggio, legge 14/2006, in base

alla quale esso designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle

popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro

interrelazioni. Il paesaggio è la parte del territorio che comprende l’insieme dei beni

costituenti l’identità della comunità locale sotto il profilo storico-culturale e geografico-

naturale garantendone la permanenza e il riconoscimento. Il Piano Territoriale Paesaggistico

Regionale è lo strumento di pianificazione attraverso cui, nel Lazio, la Pubblica

Amministrazione disciplina le modalità di governo del paesaggio, indicando le relative azioni

volte alla conservazione, valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi. Il PTPR

riconosce il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita della

collettività e ne promuove la fruizione informandosi a principi e metodi che assicurino il

concorso degli enti locali e l’autonomo apporto delle formazioni sociali, sulla base del

principio di sussidiarietà”.

Per quanto riguarda i contenuti, il PTPR svolge due funzioni fondamentali: la prima di tipo

conoscitivo, attraverso la ricognizione dei territori sottoposti a vincolo paesaggistico e la

comprensione più generale dell’intero territorio da assoggettare al piano, la seconda di

pianificazione, mediante la definizione e l’individuazione degli ambiti di tutela nonché dei

9 Adottato con delibera di Consiglio n.556 del 25 luglio 2007

12

relativi elementi e valori paesistici da disciplinare tramite una specifica normativa d’uso,

articolata in differenti livelli di efficacia giuridica.

I commi 5°, 6° e 7° dell’art. 2 delle norme del PTPR definiscono la natura descrittiva,

prescrittiva, propositiva e di indirizzo dei contenuti del Piano.

In base al comma 5° vanno considerati contenuti di natura descrittiva “le analisi , le

elaborazioni ed i criteri che sottendono al quadro conoscitivo ed alle scelte progettuali del

PTPR nonché la descrizione dei beni che, pur non appartenendo a termine di legge ai beni

paesaggistici, costituiscono la loro organica e sostanziale integrazione”.

Il comma 6° intende per contenuti di natura prescrittiva “le disposizioni che regolano gli usi

compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR per i beni, immobili ed aree di cui al

comma 1 dell’articolo 134 del Codice e sono direttamente conformative dei diritti di terzi in

tali beni; le disposizioni prescrittive trovano immediata osservanza da parte di tutti i soggetti

pubblici e privati secondo le modalità stabilite dal PTPR e prevalgono sulle disposizioni

incompatibili contenute nella vigente strumentazione territoriale, urbanistica e settoriale”.

I contenuti di natura propositiva e di indirizzo, definiti dal comma 7° sono invece “le

disposizioni che costituiscono orientamento per l'attività di pianificazione e programmazione

della Regione, delle Province, dei Comuni e degli altri soggetti interessati dal presente Piano

e possono essere recepite nei piani urbanistici o nei piani settoriali del medesimo livello, essi

costituiscono in ogni caso supporto per il corretto inserimento degli interventi nel contesto

paesaggistico anche ai fini della redazione della relazione paesaggistica, di cui al DPCM 12

dicembre 2005 (GU n. 25 del 31 gennaio 2006)”.

L’impostazione del PTPR può essere ricondotta a quattro operazioni principali:

1) la definizione tipologica dei “paesaggi ” in relazione alle caratteristiche

geografiche del Lazio e alle configurazioni antropiche e ambientali del

paesaggio;

2) la riconduzione ad unità, secondo le suddette categorie, delle classificazioni delle

aree ai fini della tutela disciplinate dai piani territoriali attualmente vigenti;

3) l’elaborazione dell’impianto cartografico attraverso il livello conoscitivo del

territorio basato sui piani paesistici esistenti, integrato da aggiornamenti ed

ulteriori elementi di conoscenza, e dal rilievo certo dei beni e dei territori sottoposti

a vincolo paesaggistico;

4) la definizione dell’impianto normativo in base alle attività, agli interventi ed agli usi

consentiti, dedotti anche dalla base prescrittiva comune ai vari PTP vigenti,

relativamente alle singole aree a caratteristiche omogenee.

Si precisa che: nel Documento Preliminare sono riportate le tav. A, B e C del Piano

Territoriale Paesistico Regionale , PTPR, ed alle pag. 5- 8, sono richiamate le normative di

riferimento e le principali finalità di esso. E’ confermato, già nella parte descrittiva, che le

disposizioni che regolano gli usi compatibili e le trasformazioni consentite dal PTPR

prevalgono sulle eventuali disposizioni incompatibili contenute nelle varie pianificazioni e,

quindi, anche nel Piano della Riserva Naturale. In proposito, l’Amministrazione comunale di

Posta Fibreno, anche in qualità di Ente gestore della Riserva Naturale, nell’ambito della

collaborazione istituzionale, attivata ai sensi del c.1, della legge regionale n. 24/97

“Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico”, ha

presentato alla Regione motivate e documentate proposte di modifica delle classificazioni

per zona dei vincoli paesistici. A seguito di una relazione istruttoria, predisposta dagli Uffici

regionali, contenete le controdeduzioni alle osservazioni solo i contributi valutati

positivamente, saranno inserirti nel PTPR previa separata deliberazione del Consiglio

regionale. Le osservazioni formulate dal Comune di Posta Fibreno sono state in parte

accolte e riguardano anche alcune aree ricadenti nell’ambito della Riserva Naturale.

Si specifica anche che:

13

- Nel documento preliminare del Piano della Riserva Naturale, alla Tav. n. 2, è riportato

il Piano Territoriale Paesistico, PTP, vigente, ed alle Tav. 3.1, 3.2, 3.3, rispettivamente le

Tav. A , B,e C del Piano Territoriale Paesistico Regionale, PTPR;

- Il Rapporto preliminare ambientale di VAS, contiene una lettura storico evolutiva

della materia relativa al rapporto tra il PTPR e la pianificazione delle aree protette.

Tale rapporto è disciplinato, nella sua formulazione finale, dall’art. 37 delle Norme del

PTPR , “ protezione dei parchi e delle riserve naturali” che stabilisce che i piani in

formazione si adeguino alle prescrizioni dei piani paesistici;

- Le aree “B1- zone residenziali edificata con ristrutturazione” individuate dalla legge

istitutiva della riserva integrate da limitate situazioni, segnalate nella Tav. 6.10 ; “

Occupazione del suolo per usi urbani” del PTPG e richiamate anche nel redigendo

PUGC. Le aree B1 attualmente sono soggette alla disciplina della legge regionale,

n. 9 gennaio 1983, istitutiva della “ riserva naturale Lago di Posta Fibreno”, che

sostituiscono le norme del PRG vigente in ottemperanza al dispositivo di

approvazione del PRG da parte della Giunta regionale;

È stata predisposta, come richiesto con precedente nota, n. 2907 del 27 maggio 2014, la

rappresentazione cartografica delle tavole del PTPR, con la zonizzazione di progetto “ B1

zona edificata con ristrutturazione”. Riguardo la regolamentazione urbanistica dei tale zona

si fa riferimento alle disposizioni della legge regionale istitutiva dell’area protetta per i motivi

sopra esposti.

Il rapporto con il Piano Territoriale Regionale Generale

Si precisa che: lo Schema di Piano Territoriale Regionale Generale , PTRG, adottato con

deliberazione della Giunta Regionale, n. 2581 del 19 dicembre 2000, ai sensi degli articoli 10

e 62 della Legge regionale n. 38 e s.m.i., è stato pubblicato nel supplemento ordinario n. 6,

al “ Bollettino Ufficiale” della Regione Lazio, n. 5 del 20 febbraio 2001.

Esso è composto da:

- Relazione;

- Norme di Attuazione;

- Quadro sinottico degli obiettivi e delle azioni;

- N. 19 Tavole.

L o Schema di PTRG, così come strutturato, non è classificabile come un strumento

urbanistico di area vasta, bensì è da ritenersi soprattutto quale piano propositivo, con

contenuti metodologici, da cui discendono gli indirizzi della programmazione territoriale e

socio economica regionale. Esso stabilisce, inoltre, direttive ed indirizzi a supporto delle

varie pianificazioni regionali, sub regionali e settoriali e costituisce la griglia di riferimento per

la verifica di coerenza dei vari piani e degli strumenti di pianificazione negoziata.

Attraverso una prima analisi vengono determinati gli obiettivi generali, e successivamente

per individuare gli obiettivi specifici e le azioni la materia è suddivisa nei seguenti “sistemi”

unitari:

1) sistema economico;

2) sistema ambientale;

3) sistema relazionale;

4) sistema insediativo;

5) sistema amministrativo.

Il sistema ambientale assume un ruolo di assoluta preminenza, in quanto il tema della

tutela ambientale è il riferimento primario utilizzato per la lettura del territorio regionale e

rappresenta l’obiettivo principale per operare le scelte di assetto territoriale.

Aspetto enunciato in detto Schema, e fatto proprio nell’elaborazione del Piano della

Riserva Naturale, è costituito dalla priorità conferita al principio di difesa delle componenti

naturali, perseguito mediante l’individuazione degli strumenti necessari per garantire gli

14

interventi dell’uomo più appropriati, e tali da non fare percepire la tutela ed i connessi

vincoli in termini economicamente negativi ma come elementi atti a produrre benefici

economici e ambientali che una corretta azione politica può innescare.

La pianificazione delle aree protette, pertanto, oltre a tendere alla conservazione della

biodiversità ed alla tutela delle risorse ambientali e paesaggistiche, deve prefiggersi anche il

miglioramento delle condizioni della vita delle comunità insediate.

Pertanto, il tema della tutela ambientale, nello schema del PRTG, non è limitato ad una

visione puramente vincolistica, che riveste carattere irrinunciabile, ma tende a coniugare

le forme di salvaguardia con interventi di sviluppo compatibili. Alla Tav. n. 9, dello schema di

PTRG, relativa al sistema ambientale integrato – sintesi del piano dei parchi e delle riserve- è

riportata tra le aree protette istituite il “ Lago di Posta Fibreno” .

Gli indirizzi generali delineati dallo strumento regionale sono orientate ad una linea politica

che auspica il passaggio “ dalle semplici e più consuete misure di difesa a forme di gestione

e di sviluppo ambientale, ossia a momenti di tutela dinamica.”

Viene, inoltre, evidenziato come adottando una politica ed una visione di esclusiva difesa

delle testimonianze del passato e di porzioni di territorio, ove queste si manifestano insieme a

fenomeni naturali straordinari, costituisca un distaccarsi dall’attività umana come se

creare situazioni di qualità sia una esclusiva prerogativa delle sole generazioni passate.

Le linee programmatiche del Piano della Riserva Naturale si muovono conformemente alle

considerazioni, direttici ed alle visioni dello Schema di PTPG, ovvero promuovendo processi

volti verso una tutela dinamica del territorio fondata su un modello di protezione ambientale

attiva e preventiva. Viene ad ampliarsi, così, il concetto di politica ambientale limitato alla

sola tutela includendo contestualmente processi di sviluppo sociale ed economico

compatibili con la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali, paesaggistiche,

storiche e culturali.

In ordine alla seconda considerazione espressa, relativa al rapporto tra il Piano della Riserva

Naturale il vigente PRG ed il redigendo PUGC si riferisce quanto segue:

Il PRG del Comune di Posta Fibreno, approvato con deliberazioni della Giunta Regionale,

25 luglio 2004 n. 545, e 30 luglio 2004, n.661, integra l’art. 38 – criteri per l’edificazione

all’interno della Riserva Naturale lago Posta Fibreno- delle Norme Tecniche di Applicazione

richiamando espressamente le norme urbanistiche, elencate nell’art. 8 della già citata

legge regionale istitutiva della Riserva Naturale ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale

28 novembre 1977, n. 46.

Per quanto concerne l’esame degli eventuali impatti, derivanti dalle attuali previsioni esterne

del PRG, gli aspetti di criticità rilevati attengono alla destinazione di sviluppo di una zona

F1, destinata a servizi sovra comunali, posta a ridosso dei confini dell’area protetta e di due

tracciati stradali di progetto destinati a collegare tali servizi alle arterie provinciali.

L’area interessata da detti interventi presenta, tra l’altro, significativi processi di

rinaturalizzazione dovuti all’abbandono dell’agricoltura.

L’Amministrazione comunale ha in corso di formazione il Piano Urbanistico Generale

Comunale, PUGC, che presenta elementi strutturali ed invarianti da condividere e verificare

con il Piano della Riserva Naturale, e nello specifico si cercherà di eliminare queste situazioni

sopra descritte di alterazione dei luoghi, sia localizzando diversamente i servizi che

abolendo le due arterie di collegamento, scongiurando così possibili “ pressioni antropiche”

sulla Riserva Naturale.

Il rapporto con il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

Il Piano ed il Regolamento della Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” deve essere

redatto assumendo come riferimento, tra l’altro, quanto dedotto dalla lettura degli elaborati

del Piano Territoriale Provinciale Generale della Provincia di Frosinone, di seguito

15

denominato PTPG, quale strumento di indirizzo e di coordinamento programmatico del

territorio10..

Il PTPG della Provincia di Frosinone, pubblicato nel supplemento ordinario n.1 al “Bollettino

ufficiale” 19 del 10 luglio 2007, tende a risolvere le difficoltà segnalate nelle premesse, nel

senso di “ricostruire ed estendere in forma sistemica la dotazione di risorse naturalistico-

ambientale del territorio provinciale, mantenendo con modalità attiva le aree di maggiore

interesse naturalistico: in riferimento ai valori specifici degli ecosistemi componenti,……”.

Il PTPG si ispira, in particolare, a principi quali:

- la sostenibilità, intesa come sviluppo che deve rispondere alle necessità del presente

senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie;

- la compatibilità ambientale preliminare, intesa come sensibilità del territorio nelle sue

componenti naturali e antropizzate calcolata ex ante rispetto all’azione progettuale;

- la sussidiarietà, quale sistema di governo e sviluppo locale capace di rendere operativa

la competizione territoriale, facendo leva sul trasferimento dei poteri messi in atto dal

processo di decentramento amministrativo;

- la co-pianificazione, quale metodo di lavoro e di confronto per la ricerca di

convergenze verso obiettivi condivisi di sviluppo territoriale.

Il PTPG si propone in via prioritaria l’obiettivo di definire un modello di sviluppo

socioeconomico sostenibile, policentrico, equilibrato ed equipotenziale che sia capace di

valorizzare le identità locali presenti, perseguendo la competitività del sistema territoriale e

del sistema delle imprese e garantendo al tempo stesso il massimo beneficio collettivo

nonché il raggiungimento di utili livelli di efficacia ed efficienza. A tal fine, il PTPG orienta le

attività di governo del territorio, a qualunque scala esse siano esercitate, nella direzione di

salvaguardare l’integrità degli ecosistemi naturali ed antropizzati, intesa come capacità di

mantenimento delle condizioni fisiologiche di riproduzione tra elementi naturali e umani; di

pervenire ad un modello di efficienza dell’economia, intesa come costituzione di regole di

produzione e consumo tenendo conto delle esternalità negative e, in particolare, puntando

ad evitare la distruzione di risorse non riproducibili; di realizzare azioni di equità territoriale,

intesa come garanzia di accesso ad opportunità di vita per tutta la popolazione, comprese

le generazioni future.

Lo strumento del Piano della Riserva Naturale si inserisce, allora in modo perfetto, all’interno

del quadro del PTPG su menzionato. Esso aggiunge, a quanto generalmente perseguito e

coordinato a scala più vasta, un’ulteriore definizione del complesso di intenti e di azioni da

georeferenziare, in coerenza al PTPG stesso, all’interno delle porzioni territoriali individuate e tutelate ai sensi della legge regionale sulle aree protette11.

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”, quale area naturale protetta ricadente nel

territorio provinciale, è conseguentemente identificabile come area privilegiata, noti e

sanciti i presupposti di insita qualità ambientale, di potenzialità di autonomia pianificatoria

nonché di gestione.

Nella Riserva, ogni intervento previsto dal Piano è finalizzato al raggiungimento di obiettivi

coerenti al PTPG, come la difesa del suolo, la conservazione, la valorizzazione ed il restauro

di beni culturali ed ambientali rari e preziosi, la promozione economica e sociale a tutela di

attività tradizionali oppure incentivare la creazione di nuove economie locali sostenibili.

10 Il PTPG non è sovraordinato al Piano della Riserva Naturale, ma, quale strumento di indirizzo e di coordinamento

programmatico del territorio, non ne possono non essere valutate le strategie e gli obiettivi.

. 11

A tal proposito si ricorda l’art.2, comma 1°, della L.R. 29/97 su citata che così recita: “La presente legge, nell’ambito dei

principi della legge 6 dicembre 1991, n. 394, degli articoli 9 e 32 della Costituzione e delle norme dell’Unione Europea in materia

ambientale e di sviluppo durevole e sostenibile, detta norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette del Lazio

al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione delle aree di particolare rilevanza naturalistica della

Regione, nonché il recupero ed il restauro ambientale di quelle degradate”. (art. 2, comma 1°)

.

16

La Riserva Naturale è, al contempo, un ambito omogeneo adatto per la realizzazione di

progetti di qualità e progetto di qualità esso stesso: in tal senso il Regolamento deve

introdurre elementi per un sistema di gestione ambientale e governance, un bacino di risorse

ambientali fruibile dalla popolazione attuale e futura, un habitat faunistico e vegetazionale

interconnettivo di fondamentale importanza nonché un irrinunciabile scenario

paesaggistico.

Nel PTPG i temi ambientali sono omogeneizzati in 5 sottosistemi tematici: gli assetti

geomorfologici, gli assetti naturalistici, la pianificazione paesistica, i paesaggi rurali, i beni ed i

percorsi storico-culturali.

Il Piano Territoriale Provinciale individua nove sistemi ambientali omogenei, intesi come

strutture continue, formati dalle aree di maggiore pregio naturalistico e con valori ecologici

residuali o potenziali.

La tutela e valorizzazione dei sistemi ambientali sono affidate all’emanazione di direttive di

salvaguardia di compatibilità d’uso e nella trasformazione del territorio ed allo sviluppo di

“progettualità di interventi specializzati con la promozione ed impiego di risorse economiche

e scientifiche”.

Emerge, nella parte delle analisi, una preoccupante dicotomia nel governo del territorio che

si manifesta nel tutelare le aree pregevoli trascurando le altre zone, inevitabilmente soggette

ad un progressivo degrado.

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno” è inserita nel sistema ambientale n. 6 ed è

istituita a seguito dell’individuazione anche di “Piccole” aree protette.

Stabilito che questo principio è importante ma non sufficiente a garantire la conservazione

della natura e della biodiversità si avvertono ad una prima analisi i sintomi anche nel caso di

Posta Fibreno.

Con il Piano della Riserva Naturale si intendono rimuovere ed affrontare scientificamente le

cause che non hanno consentito di valorizzare al massimo le potenzialità ambientali e di

sviluppo economico delle aree.

Uno dei quattro obiettivi, selezionati come strategici dal PTPG, riguarda la tutela e la

valorizzazione dell’ambiente e le condizioni per uno sviluppo sostenibile.

Il sistema ambientale è suddiviso nelle seguenti componenti sistemiche:

- difesa e sicurezza del territorio e delle acque;

- tutela ecologica e valorizzazione delle risorse ambientali;

- tutela paesistica;

- tutela e valorizzazione del territorio agricolo e produttivo e dei paesaggi rurali;

- la costruzione storica del territorio e del paesaggio;

- beni e percorsi storico culturali.

Il PTPG ha come obiettivo prioritario ed irrinunciabile la tutela delle risorse naturalistiche e

della biodiversità e per questo tende ad evitare che le aree protette, specie di piccole

dimensioni, vadano a costituire ambiti isolati, isole di natura intatta in un territorio intorno

sempre più urbanizzato. Tale isolamento non consentirebbe alle aree protette di svolgere il

ruolo prioritario di garantire la funzionalità dei processi biologici; infatti, il PTPG disegna

sistemi e reti ecologiche per organizzare come sistema tutte le aree con valori ambientali.

Il Rapporto preliminare ambientale di VAS ed il Documento preliminare del Piano della

Riserva Naturale richiamano e riportano sinteticamente, sia nella parte descrittiva che nelle

tavole grafiche, i contenuti, gli indirizzi e le determinazioni del Piano provinciale,

concernenti il sistema ambientale ed in particolare; la difesa e sicurezza del territorio e delle

acque, la tutela ecologica e la valorizzazione delle risorse naturalistiche e storiche.

Il PTPG è uno strumento prevalentemente ad efficacia indiretta, enuncia princìpi generali,

direttive ed indirizzi e solo per aspetti circoscritti ha natura prescrittiva. Nella stesura

preliminare del Piano della Riserva Naturale si è rivelato particolarmente utile per portare a

sistema l’area protetta , facilitare e rendere coerenti alcune scelte strategiche e di

regolamentazione territoriale.

17

Infatti, il PTPG esprimendo princìpi generali di indirizzo e coordinamento programmatico a

livello di area vasta, ha consentito di assumere la rete ecologica ed i sistemi ambientali

provinciali come riferimento e coordinamento per inserire organicamente, il limitato

territorio dell’area protetta nell’ambito dei processi di trasformazione e sviluppo della

Provincia.

. In relazione al contributo espresso dalla Provincia di Frosinone, Assessorato Urbanistica, le

componenti naturalistiche, elencate e descritte all’art. 22 delle Norme di Attuazione del

PTPG, come espressamente indicato nel successivo art. 23, ricadono sotto piani e regimi

normativi specifici ( e di maggiore dettaglio), che assumono carattere prevalente rispetto

alle norme provinciali a cui viene, comunque, fatto esplicito riferimento.

Il rapporto con il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA)

Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto con l'emanazione del D.

Lgs. 23 febbraio 2010 n. 49 concernente “Attuazione della Direttiva 2007/60/CE relativa alla

valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni” compete alle Autorità di Bacino Distrettuali

l'adozione dei PGRA. Questo nuovo strumento normativo riguarda tutti gli aspetti della

gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione,

comprese le previsioni di alluvione e il sistema di allertamento nazionale e tengono conto

delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. I piani di gestione

possono anche comprendere la promozione di pratiche sostenibili di uso del suolo, il

miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché l'inondazione controllata di

certe aree in caso di fenomeno alluvionale.

. In particolare, le Autorità di Bacino Nazionali, in qualità di Ente Coordinatore delle azioni

per la redazione del PGRA insieme alle Regioni e alle Autorità di Bacino Regionali (art.4 del

D. Lgs. n. 219 del 2010), hanno provveduto e provvederanno, nell'ambito del distretto

idrografico di appartenenza, all’assolvimento di quanto richiesto dal D. Lgs. 49/2010

secondo i seguenti passaggi:

Valutazione preliminare del rischio di alluvioni (Art.4 – scadenza 22 Settembre 2011): si

doveva fornire una valutazione dei rischi potenziali di alluvione sulla base di dati

registrati, di analisi speditive e degli studi sviluppati a lungo termine. Questo step, per

tutto il territorio nazionale, è stato superato avvalendosi delle Misure Transitorie (Art.11)

ritenendo adeguata, proprio grazie al lavoro fin qui effettuato da tutte le AdB

attraverso la redazione dei Piani Assetto Idrogeologico (PAI), la valutazione

preliminare del rischio di alluvioni;

Mappe della pericolosità e mappe del rischio di alluvioni (Art.6 – scadenza 22 Giugno

2013): la redazione delle mappe ha costituito un punto fermo del lungo processo

formativo e di attuazione del PGRA, proponendosi come un punto di arrivo e nello

stesso tempo di partenza verso successivi traguardi mirati alla migliore forma di

gestione del rischio da alluvione. Attraverso le mappe di pericolosità e rischio è stato

possibile rappresentare le potenziali conseguenze negative per la salute umana, il

territorio, i beni, l’ambiente, il patrimonio culturale e le attività economiche e sociali

derivanti da eventi alluvionali e, pertanto, porre le basi per valutarne la gestione;

Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (art.7 – scadenza 22 giugno 2015): l’ultimo

step riguarderà la redazione del Piano vero e proprio andando a sviluppare tutti gli

aspetti della gestione del rischio di alluvioni, in particolare la prevenzione, la

protezione e la preparazione, comprese le previsioni di alluvione e il sistema di

allertamento. I piani inoltre dovranno contenere e promuovere pratiche sostenibili di

uso del suolo, il miglioramento delle azioni di ritenzione delle acque, nonché collegarsi

agli obiettivi di qualità e protezione contenuti nei Piani di Gestione delle Acque al fine

di ottenere degli strumenti interconnessi che coprono a 360° “l’universo acqua”

puntando ad una pianificazione e gestione di questa inestimabile risorsa naturale.

18

Il rapporto con il Piano di Gestione Acque

Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto dalla Direttiva quadro nel

settore delle acque, 2000/60/CEE, gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici

presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici; provvedono inoltre affinché,

per ciascun distretto idrografico siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto,

l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico

e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Per

ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un

programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui sopra.

. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a:

prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque

superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre

l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose;

proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee,

prevenirne l'inquinamento e il deterioramento e garantire l'equilibrio fra estrazione

e rinnovo;

preservare le zone protette.

Il rapporto con il Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR)

Il Piano di Tutela delle Acque Regionale si pone l'obiettivo di perseguire il mantenimento

dell'integrità della risorsa idrica, compatibilmente con gli usi della risorsa stessa e delle attività

socio-economiche delle popolazioni del Lazio. Contiene, oltre agli interventi volti a garantire

il raggiungimento e il mantenimento degli obiettivi del D. lgs. 152/2006, le misure necessarie

alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico.

Il Piano è stato adottato con Deliberazione di Giunta Regionale n. 266 del 2 maggio 2006 e

approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 42 del 27 settembre 2007

(Supplemento ordinario al "Bollettino Ufficiale" n. 3 n. 34 del 10 dicembre 2007).

Pertanto il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto, in relazione alle

aree naturali protette la legge regionale 29 del 1997 art. 27 comma 2 (Regolamento

dell’area naturale protetta), che stabilisce il divieto delle attività e delle opere che possono

compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, e in modo

specifico la flora e la fauna protette e i rispettivi habitat. In particolare è vietato quanto

previsto dall'articolo 11, comma 3, della l. 394/1991”, nello specifico la lettera c “è vietata la

modificazione del regime delle acque”.

Lo stato ecologico è l'espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, della natura

fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della

struttura fisica del corpo idrico. Gli indici numerici che esprimono sinteticamente i dati rilevati

sono il Livello di Inquinamento espresso dai Macro descrittori (LIM) che è definito dai macro

descrittori indicati nei parametri chimico-fisici di base, da monitorare mensilmente nella fase

conoscitiva, e l'Indice Biotico Esteso (IBE) che fornisce una valutazione sintetica della qualità

biologica di un corso d’acqua la cui misura va effettuata stagionalmente. L’IBE si basa sia

sulla ricchezza di taxa macroinvertebrati bentonici che sulla loro diversa sensibilità

all’inquinamento.

Il LIM si ottiene sommando i punteggi ottenuti dai 7 parametri chimici e microbiologici,

considerati in termini di 75° percentuale della serie delle misure effettuate. Il valore dell’IBE

corrisponde alla media dei singoli valori rilevati durante l'anno. Lo Stato Ecologico del Corso

d'Acqua (SECA) è definito dal raffronto dei due indici LIM ed IBE. Alla sezione del corpo

idrico in esame viene attribuita la classe che emerge dal risultato peggiore dei due indici.

19

Lo Stato di Qualità Ambientale dei Corsi d'Acqua (SACA) si ottiene dal raffronto dello stato

ecologico con quello chimico determinato dalla presenza di sostanze chimiche pericolose.

Per quanto attiene alla qualità biochimica del Fibreno si riportano le tabelle nel capitolo

“Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno”, del seguente documento.

In via del tutto generale le misure possono suddividersi in tre categorie: provvedimenti tesi al

controllo delle possibili forme di inquinamento in territori tutelati, interventi sugli impianti di

depurazione e risparmio idrico.

Il rapporto con il Piano Forestale Regionale

La Regione Lazio, con l’approvazione della l.r. n° 39/2002 ha avviato un percorso di

valorizzazione del proprio sistema forestale, ponendosi quale obiettivo di riferimento il

conseguimento della gestione sostenibile.

All’articolo 7, la Regione definisce le linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo del

sistema forestale del Lazio attraverso il Piano Forestale Regionale, (di seguito PFR). Tale

documento analizza lo stato e le caratteristiche del patrimonio forestale regionale dal punto

di vista ambientale, economico, gestionale, provvede ad indicare le linee guida di sviluppo

per il settore della vivaistica, impianti di produzione legnosa specializzata, per la promozione

della tutela delle peculiarità vegetazionali, stabilisce e da indicazioni relativamente agli

obiettivi strategici, indirizzi di intervento, azioni da attuarsi e relative priorità.

L’Assessorato all’Ambiente, attraverso l’Area Conservazione delle Foreste ha predisposto il

documento Piano Forestale Regionale – “Linee generali di tutela, valorizzazione e sviluppo

del sistema forestale regionale”, sottoposto alla Giunta Regionale per l’adozione avvenuta

con la Deliberazione regionale 666 del 3 agosto 2007. Con esso si è andato ad approvare la

parte propositiva del PFR per rispondere alle esigenze legate all’iter di approvazione del PSR

2007-2013 che lo richiedeva quale documento qualificato per l’approvazione delle misure

forestali.

Nell'ambito delle aree protette, il Piano forestale regionale (PFR) promuove iniziative che

salvaguardino il valore naturalistico degli ambienti forestali.

In relazione alla gestione Forestale all’interno della Riserva “Lago di Posta Fibreno” e quanto

mai necessario precisare quanto segue. Le porzioni di bosco poste nell’area collinare e sub

montana della Riserva, interessano prevalentemente soprassuoli caratterizzati da ex cedui

composti, con consorzi forestali dominati da Querce (Roverella e Cerro) e Orniello. Le

porzioni di Bosco che ricadono all’interno della Piana fluvio-lacustre, ricadono in consorzi di

Salix sp.pl. e Populus sp.pl., non caratterizzati da attività selvicolturale di tipo recente.

Inoltre è quanto mai necessario precisare che, all’interno della Riserva non esistono porzioni

di terreno, con consorzi forestali, di proprietà dell’Ente e non sono previste attività di

pianificazione e gestione delle stesse. Le uniche azioni selvicolturali permesse dall’Ente

gestore in passato sono ascrivibili a tagli di piante pericolanti, capitozzature, cedui per

superfici inferiori all’ettaro (data la frammentarietà dell’appezzamenti privati). Tutti i suddetti

interventi, in assenza di un PGAF, sono stati approvati dall’Ente gestore con specifico rilascio

di “nulla osta” con riferimento ai regolamenti regionali in materia di gestione del patrimonio

boschivo.

In relazione alla redazione del Piano e alla normativa vigente, L.R. 28 Ottobre 2002, n. 39,

sarà necessario avviare specifiche iniziative mirate alla realizzazione di un adeguato

strumento di gestione e pianificazione delle aree boscate (pubbliche e/o private) in

relazione agli artt. 13 e 18, in cui si richiama alla realizzazione di:”Piani di gestione ed

assestamento forestale, riguardanti territori ricadenti in tutto o in parte nell’ambito di aree

naturali protette, devono essere redatti tenendo conto dei criteri dettati dall’ente gestore

dell’area protetta ai sensi dell’articolo 33 della l.r. 29/1997” e che nel caso di proprietà

private, “La gestione della proprietà forestale privata può essere effettuata sulla base dei

piani di cui agli articoli 13 e 14” e che comunque in assenza della pianificazione l’esercizio

20

delle attività forestali, zootecniche e ricreative all’interno del patrimonio forestale privato

deve attuarsi in conformità al regolamento forestale.

Pertanto, si ritiene quanto mai necessario, avviare in futuro una pianificazione di settore in

materia forestale; essendo la stessa, ormai riconosciuta quale strumento per la gestione

sostenibile delle risorse forestali, con cui si provvederà ad aggiornare “la matrice

ambientale” per determinare le criticità ed eventuali azioni risolutrici delle interferenze in atto

nella Riserva stessa.

Il rapporto con il Piano Regionale di Previsione, Prevenzione e Lotta Attiva contro gli Incendi

Boschivi

Con Deliberazione 16 settembre 2011, n. 415, pubblicata sul supplemento ordinario n. 169 del

Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 37 del 7 ottobre 2011, la Giunta regionale del Lazio

ha approvato la nuova edizione del Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva

contro gli incendi boschivi, valido per il triennio 2011-2014, elaborato, in conformità alla

Legge 21 novembre 2000, n. 353, nota come legge quadro in materia di incendi boschivi, ed

al D.M. 20 novembre 2001 relativo alle Linee guida per la redazione dei Piani regionali, dalla

Direzione regionale Protezione Civile, di concerto con il Corpo Forestale dello Stato e

personale proprio di altre strutture regionali.

Le Aree Naturali Protette, a causa della loro particolarità e specificità in termini di valore

delle risorse naturali che gli Enti di gestione hanno il compito di tutelare, assumono una

particolare importanza per il Piano regionale sulla base di quanto disposto dalla Legge

353/2000, sia dalle Linee Guida di cui al D.M. 20/12/2001, sia dell’O.P.C.M. 3606/2007.

Le singole Aree Naturali Protette, oltre ad attenersi alle indicazioni e alle prescrizioni del

presente Piano e delle direttive generali in materia, devono realizzare un piano specifico nel

quale gli indirizzi e le scelte pianificatorie, programmatorie e organizzative di carattere

generale sono adattate alle specificità individuali dell’area in esame.

Il rapporto con il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria

Redatto ai sensi del D. Lgs. 351/99, il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA)

della Regione Lazio è costituito da VII Sezioni, per un totale di 29 articoli, più 2 allegati.

Finalità del PRQA è stabilire norme per evitare, prevenire, ridurre gli effetti dannosi per la

salute umana e per l’ambiente determinati dall’inquinamento atmosferico; inoltre stabilisce

azioni e misure volte a riportare/contenere entro i valori limite gli inquinanti descritti nel DM

60/02 e produrre un effetto indiretto sull’ozono attraverso la riduzione dei suoi precursori.

Suddivide inoltre, sulla base del DGR 767/03, il territorio regionale in tre zone:

• zona A comprende i Comuni di Roma e Frosinone dove, a causa dell’entità dei

superamenti dei limite di legge, sono previsti provvedimenti specifici riportati nella

Sezione V e VI del PRQA;

• zona B comprende i Comuni che sono stati classificati nel DGR 767/03 in classe 2, dove è

stata accertata con misure dirette o come risultato di un modello di simulazione,

l’effettivo superamento o l’elevato rischio di superamento dei limite di legge da parte di

almeno un inquinante e dove sono pertanto previsti piani di azione per il risanamento

della qualità dell’aria;

• zona C comprende i Comuni delle classi 3 e 4 del DGR 767/03 a basso rischio di

superamento dei limiti di legge, dove sono previsti provvedimenti tesi al mantenimento

della qualità dell’aria.

Le azioni previste dal Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria sono molteplici e fra

queste preme evidenziare la Promozione del Servizio Pubblico di Trasporti attraverso il suo

potenziamento.

21

Inoltre in un ottica non solo di miglioramento della qualità dell’aria, ma anche di risparmio

energetico sono auspicabili le Riduzioni delle emissioni da impianti termici civili operabili

tramite misure previste nel Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria e recepite anche

nelle norme del Piano della Riserva:

Sviluppo di sistemi di coibentazione ed isolamento termico degli edifici che

consentano di ridurre il fabbisogno energetico. L’utilizzo di tali tecniche diventa

obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di manutenzione

straordinaria degli edifici.

Sviluppo degli impianti di riscaldamento realizzati con caldaie di nuova generazione

ad alto rendimento, possibilmente integrate da pannelli solari. L’utilizzo di tali tecniche

diventa obbligatorio nelle nuove costruzioni o in occasione degli interventi di

manutenzione straordinaria degli edifici.

Il Piano favorendo lo sviluppo di una rete sentieristica equestre e ciclopedonale opera per il

mantenimento e il miglioramento della qualità dell’aria. Uno degli aspetti considerati per

ottimizzare l’accessibilità alle risorse della Riserva, è quello di ampliare le possibilità di

collegamenti fisici tra le diverse risorse d’interesse, valorizzando percorsi alternativi alla

viabilità carrabile.

Le pratiche agricole di incendio delle stoppie, attività vietata dall’art. 7 delle norme del

Piano di Risanamento dell’Aria, in quanto possibile fonte di diffusione di inquinanti, anche nel

Regolamento del Piano saranno vietate come prevede l’art. 27 comma 2 della Legge

regionale 29/1997 che rimanda all’art. 11 comma 3 della Legge 394/1991 e s.m.i. il quale

vieta espressamente l’uso di fuochi all’aperto.

Il rapporto con il Piano Energetico Regionale

Il redigendo Piano della Riserva Naturale integrerà quanto previsto Piano Energetico

Regionale.

Il piano si pone due obiettivi generali:

Contribuire agli obiettivi UE al 2020 in tema di produzione da fonti rinnovabili, riduzione

dei consumi energetici e riduzione della CO2 per contenere gli effetti dei

cambiamenti climatici;

Favorire lo sviluppo economico senza aumentare indiscriminatamente la crescita dei

consumi di energia.

Gli obiettivi strategici evidenziati:

Stabilizzare i consumi regionali di energia finale al 2020 ai livelli attuali;

Aumentare considerevolmente la produzione di energia da fonti rinnovabili;

Ridurre le emissioni di gas climalteranti in atmosfera;

Coprire il fabbisogno di energia elettrica ripristinando l'export verso le altre Regioni;

Favorire lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione tecnologica;

Favorire lo sviluppo economico e l'occupazione, in particolare lo sviluppo dell'industria

regionale delle fonti rinnovabili e dell'uso efficiente dell'energia.

Per raggiungere tali obiettivi strategici il piano propone:

Nuova Legge in materia di politica regionale di sviluppo sostenibile nel settore

energetico, con particolare riferimento alla produzione dell'energia elettrica, anche

per sopperire alla mancanza di un quadro di riferimento programmatico nazionale

certo e per far fronte alla rapida evoluzione del quadro di riferimento legislativo e

normativo comunitario e nazionale. La nuova legge regionale in materia di energia,

unitamente all'approvazione del Piano Energetico Regionale e del suo Piano d'Azione

per l'Energia, consentirebbero di definire un quadro regolatorio generale certo, a

beneficio dei soggetti, in particolare privati, che operano sul territorio regionale.

Attivazione di strumenti finanziari integrativi di quelli previsti in ambito nazionale.

Attivazione di strumenti di concertazione per la realizzazione degli interventi.

22

Collaborazione con le Società di distribuzione, al fine di ottimizzare i Piani d'intervento

che queste sono tenute a programmare, sulla base dei Decreti del MSE del 20 luglio

2004 sull'efficienza energetica, per la produzione dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica,

o Certificati Bianchi).

Definizione di nuove linee guida per i Regolamenti edilizi comunali, con l'introduzione

sia di parametri cogenti sia di misure incentivanti per l'efficienza energetica e l'utilizzo

del solare termico e fotovoltaico per le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni. Nel

settore civile particolare rilievo riveste anche la definizione dei criteri regionali per la

certificazione energetica degli edifici e l'applicazione sul territorio regionale della

normativa nazionale in avanzata fase di regolamentazione.

Collaborazione con Università e Centri di Ricerca per favorire le sinergie indispensabili

al progresso tecnologico e trasferimento alle imprese presenti sul territorio dei risultati

della ricerca.

Impulso alla formazione ed allo sviluppo delle ESCO (Energy Service Company).

Sviluppo delle opportunità derivanti dall'ICT (Information and Communications

Technology).

Al momento, è in vigore il Piano Energetico regionale del 2001, approvato con Delibera del

Consiglio regionale n.45/2001, pubblicata sul BURL n.10 del 10/04/2001 S.O. n.1, dove

vengono specificati i principali obiettivi, le metodologie adottate e analizzate le prospettive

e le opportunità di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.

Il Piano della Riserva, conformemente agli obiettivi fissati dal Piano Energetico regionale del

Lazio e dal PAE, ha previsto la possibilità di eseguire ammodernamenti tecnologici delle

infrastrutture di trasporto energetico che ne aumentino l’efficienza, inoltre è consentita

l’installazione di impianti fotovoltaici nelle zone C e D per la produzione di energia per le

abitazioni, infine in un ottica di risparmio energetico sono ammessi gli interventi di

ammodernamento tecnologico degli impianti abitativi di riscaldamento, oltre agli

adeguamenti in materia di isolamento e coibentazione degli edifici.

Il rapporto con il Piano Gestione Rifiuti della Regione Lazio

Il Piano regionale approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n.

14, nasce con lo scopo di:

- uniformare e razionalizzare la programmazione che si è susseguita nel tempo,

- aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo nazionale,

- superare definitivamente l’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione Lazio.

Ciò attraverso il perseguimento di tre obiettivi specifici, da conseguire entro il termine fissato

(anno 2017):

- Ob1) Obiettivi di riduzione alla fonte della produzione di rifiuti;

- Ob2) Obiettivi di RD (%) in linea con quelli previsti dal legislatore nazionale;

- Ob3) Istituzione di un sistema integrato di impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti che

sia efficiente, dotato delle migliori tecnologie disponibili, teso a garantire

l’autosufficienza impiantistica.

- Il Piano, che nasce con lo scopo di uniformare e razionalizzare la programmazione che si

è susseguita nel tempo, per aggiornare la pianificazione al mutato quadro normativo

nazionale, nonché per il superamento dell’emergenza dei rifiuti urbani nella Regione

Lazio, fornisce una rappresentazione dell’intero ciclo dei rifiuti, dalla produzione alla

reimmissione come materiali sul mercato o allo smaltimento finale.

Nella fattispecie:

- costituiscono oggetto di specifica attività di pianificazione, con valenza prescrittiva di

riferimento rispetto ai piani provinciali e di ambito, le fasi di: la produzione, la raccolta

23

differenziata (RD) e il trattamento meccanico-biologico (TMB) dei rifiuti urbani, per i quali

deve essere assicurata l’autosufficienza a livello di ATO;

- delle altre fasi di gestione, in quanto rientranti nel ciclo dei rifiuti urbani, ancorché

sottratte alla privativa, il Piano offre una fotografia dello stato esistente, della domanda

di impianti e della situazione auspicabile con riferimento al principi di prossimità e di

autosufficienza regionale.

In particolare:

- relativamente agli impianti di termovalorizzazione alimentati a CDR, costituendo essi la

fase finale della filiera dei rifiuti urbani e oggetto della decretazione di emergenza, il

Piano provvede alla individuazione dei flussi di rifiuti, alla ricognizione degli impianti

esistenti e alla rappresentazione delle conseguenti necessità impiantistiche;

- con riferimento alle discariche ove vengono conferiti gli scarti da TMB e da

termovalorizzazione, il Piano descrive la situazione attuale della produzione di rifiuti e il

relativo fabbisogno di impianti;

- per quanto concerne, infine, le frazioni di rifiuti urbani oggetto di RD destinate al

recupero, il Piano effettua esclusivamente la ricognizione dei flussi e la rilevazione del

fabbisogno, mentre non prevede la collocazione degli impianti, in quanto, ai sensi

dell’art. 182, co. 5 del D. Lg. 152/06, tali tipologie di rifiuti sono escluse dal divieto di

smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in Regioni diverse da quelle dove gli stessi sono

prodotti, essendo “sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale al fine di

favorire quanto più possibile il loro recupero”.

La Regione Lazio ha elaborato i criteri di individuazione delle aree non idonee alla

localizzazione di impianti di gestione dei rifiuti, selezionando alcuni fattori escludenti. Tali

fattori precludono la localizzazione degli impianti a causa della presenza di vincoli

condizionanti determinati dalla normativa vigente e dagli obiettivi di tutela fissati dagli

strumenti pianificatori regionali. Le aree naturali protette rientrano fra questi fattori escludenti

in virtù delle norme di salvaguardia a cui sono sottoposte ai sensi dell’articolo 6 comma 3

legge 394/91 e dalle norme di tutela paesaggistica Legge regionale 24/98 art. 6 e N.T.A.

PTPR art. 37.

Il rapporto con il Piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-2013

Il Consiglio della Regione Lazio con Deliberazione n. 2 del 17 novembre 2010 ha proceduto

alla approvazione del piano turistico triennale della Regione Lazio 2011-201 3.

Tale Piano costituisce il più importante strumento programmatico per l’indirizzo e le strategie

regionali di settore.

Un piano di sviluppo con cui si intende costruire e incentivare le partnership collaborative

attraverso il metodo della programmazione partecipata.

Il Piano triennale 2011-2013, tenendo conto della finalità strategica che lo ispira (“

Sviluppare l’identità del Lazio ”), individua quattro Obiettivi Generali:

- Migliorare la competitività dell’industria del turismo;

- Sviluppare il turismo sostenibile, responsabile e di qualità;

- Promuovere e rafforzare l’immagine e la visibilità del Lazio;

- Integrare il turismo nelle politiche regionali.

Tali Obiettivi sono la declinazione territoriale degli Assi fondamentali individuati nella recente

Comunicazione della Commissione Europea - COM(2010) 352/3 – “L'Europa, prima

destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo”.

Per quanto attiene all’area della Riserva le potenziali attrattive turistiche sono relative

essenzialmente all’aspetto naturalistico.

24

L’ecoturismo o Turismo Ecologico si pone come evoluzione del tradizionale concetto di

turismo sostenibile, in quanto modalità responsabile di viaggiare in aree naturali,

conservando l'ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali. Tale turismo

comprende, al suo interno, tre tipologie complementari di fruizione: naturalistico,

responsabile e sostenibile.

Per il Turismo naturalistico le motivazioni principali del viaggio sono l’osservazione della

natura e la conoscenza delle culture tradizionali.

Nel Turismo responsabile il turista si comporta con disponibilità e rispetto dell'ambiente e, in

particolare, dell’ecosistema e della biodiversità, minimizzando l'impatto ambientale delle

proprie attività.

Il Turismo sostenibile favorisce la gestione integrata delle risorse in modo da soddisfare le

esigenze economiche, sociali ed estetiche, garantendo l’integrità culturale ed ambientale.

I piani di sviluppo, elaborati dai soggetti locali, anche in funzione della costituzione e

dell’operatività dei Sistemi Turistici Locali, devono valutare preventivamente tutte le possibili

conseguenze degli interventi, ai fini del miglioramento progressivo delle prestazioni,

dell’accessibilità delle aree, della mobilità interna, della fruizione delle risorse e della rete dei

servizi e delle opportunità culturali e di intrattenimento.

La Valutazione delle Interrelazioni Turistiche consiste nell’analisi di tutte le interazioni,

orizzontali e verticali, tra le conseguenze di un intervento sul tessuto urbano e sull’ambiente,

sulle attività economiche e socio-culturali.

La Riserva Naturale “Lago di Posta Fibreno”: tessera di un sistema territoriale complesso

Ai sensi della lettera c bis) del 4° comma dell’art. 7 della legge regionale n. 29/1997 (così

come inserita dal comma 9 dell’art. 3 della legge regionale n. 10 del 2.4.2003) nel “Piano

regionale delle aree naturali protette” deve essere indicata anche “la rete ecologica

regionale e le relative misure di tutela ai sensi dell’articolo 3 del d.p.r. 357/1997” (poi

modificato dall’articolo 3 del D.P.R. n. 120 del 12.3.2003): ne deriva che la suddetta

“indicazione” deve essere rispettata nel Piano delle riserve naturali, che deve pertanto non

solo recepire la rete ecologica regionale (ed individuare la rete ecologica provinciale), ma

stabilire le “relative misure di tutela”.

Fra le “misure di tutela” da stabilire, laddove all’interno di una riserva naturale ricada in tutto

o in parte un Sito di Importanza Comunitaria o Zona di Protezione Speciale (in sigla SIC o

ZPS), come ad esempio si registra nel nostro caso (PdG SIC/ZPS redatto nel 2004), ci sono

anche quelle relative al “Piano di gestione” del SIC/ZPS, che dovranno essere integrate nel

redigendo Piano seguendo le linee guida stabilite con la deliberazione della Giunta

Regionale n. 1103 del 2 agosto 2002 e con il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002. A

fronte dell’esigenza di assicurare opportune misure per evitare il degrado di habitat e specie

presenti nei SIC, è necessario coordinare ed integrare ai Piani delle riserve naturali in cui

ricadono le misure di conservazione dei SIC attraverso appositi Piani di gestione, che

dovranno entrare a far parte integrante delle norme di attuazione dei rispettivi Piani.

Peraltro le “Linee guida per la redazione dei piani delle aree naturali protette regionali”,

prescrivono che le norme tecniche di attuazione di ogni piano contengano delle

“disposizioni relative alla gestione ecologica, in particolar modo l’integrazione tra la

normativa specifica dettata nei Piani di Gestione dei Siti di Importanza Comunitaria e delle

Zone di Protezione Speciale”.

La Regione Lazio deve a tutt’oggi provvedere alla approvazione del “Piano regionale delle

aree naturali protette”, che sarebbe dovuta avvenire entro 6 mesi dalla entrata in vigore

della legge regionale n. 29/1997, adeguando lo schema del “Piano Regionale dei Parchi e

delle Riserve” adottato con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio n. 11746 del

29.12.1993.

25

Interrelazioni con le altre aree naturali protette provinciali

La provincia di Frosinone conta nel suo territorio numerose aree naturali protette. Il numero

di aree naturali protette sono pari a 71 e comprendenti 16 Parchi Naturali, 30 Riserve

Naturali, 24 Monumenti Naturali e 1 Area Marina Protetta; altresì, il numero di aree naturali

protette nazionali ricadenti all'interno del territorio laziale sono pari a 8 e comprendenti 3

Parchi Naturali, 4 Riserve Naturali e 1 Area Marina Protetta. Per quanto riguarda i dati relativi

alla superficie, quella delle aree naturali protette nazionali che insistono sul territorio laziale è

pari a mq 49.298, quella delle aree naturali protette regionali è pari a mq 177.007. Pertanto,

la superficie complessiva del territorio laziale interessata dalla presenza di aree naturali

protette è pari a mq 226.305, pari al 13.12%

Mappa delle Zone di Protezione Speciale (i numeri rossi indicano: 1 - Monte Cornacchia, 2 - Lago di Posta

Fibreno, 3 - Monti della Meta, 4 - Gole del Fiume Melfa – 5 - Massiccio del Monte Cairo) e dei Siti di Importanza

Comunitaria (i numeri verdi indicano: 1 - Vallone Lacerno, 2 - Lago di Posta Fibreno, 3 - Pendici di Colle Nero, 4 -

Cime Massiccio della Meta, 5 - Val Canneto, 6 - Gole del Fiume Melfa – 7 - Massiccio del Monte Cairo).

1.2 Alcuni cenni di conoscenza storico-culturale

Il sistema infrastrutturale

Il Comune di Posta Fibreno è situato tra la Valle del Liri e la Valle di Comino, due aree di

passaggio obbligato per chi viene da nord o da sud.

È raggiungibile:

da Roma: in auto si prosegue lungo l’autostrada del Sole fino all’uscita di Frosinone per poi

proseguire in direzione Sora lungo la superstrada Sora-Frosinone. A Sora si seguono le

indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno.

da Napoli: è ben collegata sia su gomma sia su rotaie. In auto si prende l’Autosole fino al

casello di Cassino o Ceprano per poi proseguire nel primo caso lungo la superstrada Sora-

Cassino fino all’uscita di Posta Fibreno, nel secondo caso lungo la Strada Statale 82 della

26

Valle del Liri fino a Sora dove si seguono le indicazioni per Broccostella e Posta Fibreno. In

treno fermata presso Roccasecca e coincidenza con il treno per Avezzano fino alla stazione

di Sora dove le linee della Cotral portano a Posta Fibreno

dall’Abruzzo: per chi viene da Avezzano, superstrada Avezzano-Sora fino allo svincolo Posta

Fibreno. In treno linea Avezzano-Roccasecca con fermata presso la stazione di Sora e

autolinea Cotral per Posta Fibreno.

dal Parco nazionale d’Abruzzo: non sono disponibili collegamenti pubblici; in auto si prende

la strada statale di Forca d’Acero fino al bivio di San Donato Val di Comino per poi svoltare

lungo la Strada Statale 666 di Sora dove si seguono le indicazioni per Campoli Appennino e

Posta Fibreno.

A livello provinciale le connessioni nel territorio passano per il centro di Sora, attraverso strade

statali di collegamento tra paesi confinanti.

Nel territorio comunale, due sono le infrastrutture viarie che si dipartono dal centro storico,

mettendolo in comunicazione con strade intercomunali. Ed è proprio lungo queste che si

sviluppa la vita del paese, nascono centri abitati, si collocano i servizi. Gli altri collegamenti

possono essere classificati “di interesse locale”.

All’interno della Riserva Naturale si individuano 6 sentieri natura, ovviamente pedonali, che

mettono in relazione i punti di maggiore interesse dell’area stessa:

Il sentiero “Puzzìllo”

Altezza massima metri: 300, minima: 290 – Dall’ex sede del parco all’isola galleggiante

- Lunghezza: 480 m. - Percorrenza 30’ - Dislivello: 10 m - Accessibile a disabili

Presso l’ex sede della riserva inizia il sentiero natura Puzzìllo; qui le acque di una

copiosa sorgente sono raccolte in una grossa vasca e irreggimentate per il

funzionamento di un antico mulino. Insieme ai recenti restauri e al recupero

ambientale della zona è stato realizzato un parco e un’area pic-nic con percorsi e

ponti attorno alle sorgenti. Superata l’area pic-nic il sentiero si sviluppa su una sterrata

agricola attorno a campi coltivati; le soste prevedono la visione panoramica degli

antichi spazi coltivati, rievocando tecniche e tradizioni perdute con l’ausilio di pannelli

illustrativi. Dopo circa 200 metri il sentiero prosegue nel canneto a Phragmites

australis, dove capanni didattici e punti d’osservazione permettono un incontro

discreto con l’avifauna locale e un approccio al birdwatching. Un tempo era

possibile percorrere l’intero canneto: il sentiero natura si snodava su passerelle di

legno fra i canali e terreni sommersi. Un periodo d’incuria ha portato al logoramento

delle strutture e all’inagibilità del percorso finché, nel 2006, è stato effettuato un primo

restauro che ha riattivato il percorso fino all’ isola galleggiante.

Il sentiero “Catannòvo”

Altezza massima metri: 420, minima: 290 - Dalla località Catannòvo a frazione

Carpello - Lunghezza: 720 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 130 m

Presso la località Catannòvo ha inizio un percorso panoramico che sale a

mezzacosta su una collina prospicente il lago, per poi riscendere in località Carpello.

Inizia poco più a nord di San Venditto; lungo la strada asfaltata un cartello indica il

bivio per seguire il percorso lungo una sterrata. Il primo tratto attraversa una serie di

orti e abitazioni rurali antiche e nuove, fra pollai e stalle, risalendo a tornanti un pendio

fino ad arrivare ad una grotta, un tempo usata come rudimentale riparo per animali

domestici. Senza grossi sbalzi d’altitudine si prosegue fino ad una grossa dolina sopra

la frazione di Carpello, dove pannelli illustrativi e capanni spiegano i fenomeni carsici

principali della zona.

Il sentiero “Rivellìno”

Altezza massima metri: 290, minima: 290 - Dal Ponte Vani al Lago - Lunghezza: 320 m. -

Percorrenza 30’ - Dislivello: 0 - Accessibile a disabili

27

Il tratto del Rio Carpello compreso nella riserva è costeggiato da una antica strada

agricola che conduce fin dove il lago da vita al suo unico emissario, il Fibreno. In

questo stesso posto sulla sponda opposta del termine del sentiero è possibile vedere

una storica pescheria, di interessante edificazione perché completamente costruita

sulle acque, legata al complesso architettonico della vicina Villa Gallio, palazzo

settecentesco ricco di pregevoli opere d’arte. Lungo il piccolo fiume è possibile

incontrare le specie ittiche più rare, un tempo oggetto di pesca di frodo con nasse ed

altri sistemi oggi vietati. I campi circostanti, dove non riconquistati dal canneto a

Phragmites australis, sono coltivati a mais (Zea mays).

Il sentiero “Dolina la Prece”

Altezza massima metri: 433, minima: 300 - Da San Venditto al centro storico -

Lunghezza: 560 m. - Percorrenza 1h - Dislivello: 133

Il percorso panoramico collega il centro storico con le rive del lago, scendendo

ripidamente lungo la dolina. L’inizio del sentiero, se percorso in discesa, si trova nel

punto panoramico del paese. L’accessibilità è limitata non solo per i disabili, ma

anche per chi non è abituato all’attività fisica. Il sentiero termina sulla strada litoranea

del lago. Alcuni monumenti religiosi e artistici sono stati posizionati all’inizio ed al

termine del percorso.

Il Sentiero “Lago Chiaro”

Percorso Naturalistico in prossimità dell’ex Mulino ad acqua: all’inizio presenta un

breve tratto di sterrato che costeggia il Fosso Cerreto, in seguito, con una passerella in

legno, prosegue lungo la sponda sinistra del lago, fino a giungere ad un pontile, nella

località “Lago Chiaro” così chiamata per via delle sue acque chiare e cristalline.

Lungo il percorso è possibile osservare le diverse specie di piante ripariali e

acquatiche, e con un po’ di fortuna, oltre alle folaghe e alle gallinelle d’acqua,

anche i germani reali che riposano al sole.

Il sentiero “Taurino”

Percorso naturalistico che collega la località S. Venditto con la località Fontana

Carbone e contribuisce a completare la fruizione delle aree spondali del lago. E’

costituito da un camminamento in legno dalla sviluppo complessivo di 430 ml e della

larghezza di m. 2, posto ad una quota del piano di campagna di m. 0,80. Il piano di

calpestio è realizzato in tavolame di castagno dello spessore di 4,00 cm.

Lo sviluppo dell’insediamento

Il borgo di Posta Fibreno è sorto attorno al tardo medioevo col nome di Castel Petrona,

storicamente legato ad Alvito di cui era frazione dal 1810 al 1869, e Vicalvi (frazione fino al

1957, anno della costituzione del comune). Fino al terremoto del 1915 il paese conservava

ancora una forma circolare entro un marcescente perimetro murario dotato di torri e porte

d’accesso. La situazione di degrado accentuò i danni del sisma, tanto che oggi

dell’urbanistica originaria non restano che pochi vicoli e archi di pietra attorno a via

Maggiore.

La chiesa principale è dedicata a Santa Maria Assunta. Un piccolo quartiere di case

popolari antisismiche risalenti al primo ‘900 è situato fra il cimitero e il belvedere.

Oggi il comune conta 1.274 abitanti, che vanno diminuendo anno dopo anno: fenomeno

peculiare dei comuni molto piccoli. Alla data del 1957 l’insediamento risulta concentrato

nella parte storica, arroccata sulla dolina di fronte il lago, risalente sicuramente ai secoli

precedenti; ma già si intravede lo svilupparsi di nuclei abitativi, concentrati e molto distanti

tra loro, nelle strette vicinanze delle vie di comunicazione. Sicuramente costituiti da

contadini che, per comodità, preferivano risiedere nei terreni adiacenti a quelli da loro stessi

coltivati, anziché tornare la sera al paese ed esserne lontani. In questo periodo, è già nata la

contrada Colle Iaruscio, che si estende fino al confine con il canneto che circonda il lago.

28

Alla data del 1979 la situazione è sicuramente cambiata, ma in modo molto prevedibile: il

centro storico si arricchisce, fino a creare un nuovo denso quartiere vicino il cimitero, dalla

parte opposta il lago, fino alla località Maschiuna. Il principale sviluppo si registra lungo le vie

di comunicazione stabilendo un edificato continuo con i nuclei del 1957.

L’espansione risalente al 1990 non apporta significative modifiche nel disegno dell’assetto

del territorio; vengono riempiti gli spazi lasciati liberi lungo le infrastrutture (come “Casal

Vittoria” o come la località “Carpello”), nasce qualche piccolo nucleo di poche abitazioni

nella campagna (come “Casa Marsella”).

La morfologia del territorio certo non favorisce l’insediamento, il canneto, le montagne e il

lago costituiscono senza dubbio un ostacolo per l’uomo. Ma a parte queste particolari zone,

il resto del territorio può definirsi discretamente urbanizzato; urbanizzazione che vede il suo

momento di spicco negli anni Sessanta e Settanta.

Il patrimonio edilizio è costituito da abitazioni dalle caratteristiche tipologiche disparate. Le

tipologie residenziali presentano spesso una struttura distributiva condizionata dalle originarie

concezioni igienico-sanitarie in voga nel periodo di costruzione. Le caratteristiche degli

immobili presentano grandi diversità se situati nel centro storico o se in ambito rurale.

Nel patrimonio abitativo, anche se potrebbe apparire esuberante rispetto agli standard

nazionali, come evidenzia l’indice di affollamento dedotto dai dati statistici, la disponibilità

reale del numero di stanze è fortemente condizionata dalla indisponibilità di gran parte delle

abitazioni.

Queste sono spesso di proprietà di cittadini emigrati e spesso versano in stato di

inadeguatezza ai fabbisogni igienico-sanitari da richiedere interventi di recupero così onerosi

da risultare irrealizzabili per il basso reddito pro-capite.

Gli interventi di recupero, dovendo agire in un ambito di sviluppo ambientale e turistico,

devono essere concepiti come interventi di riqualificazione architettonica e pertanto vanno

coordinati da un progetto di recupero o progetto integrato di ampiezza tale da interessare

almeno un intero comparto. Le opere dovranno essere incentivate con agevolazioni o

contributi da parte delle istituzioni pubbliche.

Al 1991 il patrimonio edilizio in uso è rappresentato da 544 abitazioni occupate per un totale

di n° 2.609 stanze pari a 0,5 occupanti per stanza ed a servizio di 545 famiglie. Il patrimonio di

abitazioni non occupate ascende a 303 delle quali completamente indisponibili 247.

L’attività edilizia, come si desume dalle tabelle statistiche riassuntive, produce un irrisorio

volume annuo di nuove abitazioni (circa 4 in 5 anni e pochi progetti di ristrutturazione

edilizia). Il patrimonio edilizio risulta, nella quasi totalità dei casi, dotato di tutti i servizi

essenziali, ma comunque di modesto livello qualitativo. Rimangono invece gravi le carenze

di impianto infrastrutturale, particolarmente nei nuclei esterni al centro storico, che

presentano grandi difficoltà di riqualificazione urbana.

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PATRIMONIO EDILIZIO IN USO:

ABITAZIONI VANI ABITANTI DENSITÀ

abitazioni in uso 544 2.609 1.363 0,52

abitazioni indisponibili in uso stagionale di

espatriati

247 1.180 900 0,76

abitazioni totalmente indisponibili 56 250 0 ____

TOTALE 847 4.039 2.263 0,56

I Beni architettonici e di importanza storica (emergenze architettoniche)

Dal 1193 al 1503, per più di tre secoli, la Valle di Comino conobbe solo brevi periodi di

quiete, perché turbata, al pari delle altre regioni del Regno, dagli sconvolgimenti che anche

qui videro succedersi Normanni, Svevi, Angioini, Ungheri, Durazzeschi, Aragonesi, Francesi,

Spagnoli. Fra tutti i dominatori, i Cantelmo si affezionarono al piccolo dominio, tanto da

risiedervi stabilmente. Non fecero altrettanto Jofré Borgia (dal 1497 al 1506), fratello della

ben più celebre Lucrezia, Pietro Navarro (dal 1507 al 1515) e i Cardona.

Questi ultimi, esercitarono il loro dominio prevalentemente attraverso governatori e ufficiali,

con scarso vantaggio per i sudditi, spesso tenuti a soggiacere ad angherie e soprusi, ma non

mancarono di dare importanti frutti, come gli Statuti (oggi diremmo “Costituzione”)

dell’Università (oggi diremmo “territorio”) di Alvito e committenze artistiche di rilievo a grandi

artisti dell’epoca, quali Daniele da Parma e Taddeo Zuccari. Nel 1685, la contea di Alvito

(già territorialmente ridotta nel 1677 per la “vendita” di Atina e Belmonte), fu interamente

ceduta da Antonio Cardona a Matteo di Capua (Principe di Conca) per 100.000 ducati. Ma

le condizioni del territorio, tali da far prosperare un brigantaggio audace e sanguinario,

indussero ben presto il nuovo padrone a disfarsi del feudo, che attraverso il nobile milanese

Matteo Taverna, fu rilevato dal Cardinale di Como, Tolomeo Gallio, desideroso di costituire

al proprio casato un feudo che, dislocato tra Napoli e Roma, appariva idoneo ad acquisire

notevole importanza politica. Il Cardinal Gallio provvide, quindi, con le maniere forti, ad

estirpare la piaga del brigantaggio ed ottenne dal Re di Napoli l’elevazione di Avito da

contea a ducato.

Tra alti e bassi, il territorio cominese rimase

feudo dei Gallio sino alla eversione della

feudalità (1806). Della loro signoria,

esercitata ininterrottamente per ben 211

anni, restano memorie invero non sempre

liete (frutto diretto di quei difficili tempi) ma

anche qualche autentico gioiello come

“La Pesca” o “Villa Gallio” in Posta Fibreno.

L’antico possessore del luogo, il notaio

Giulio Licio di Posta, amministratore e uomo

dei più facoltosi della contea di Alvito,

attratto dalla salubrità dell’aria e dalla

grande bellezza del luogo, vi aveva

fabbricato nel 1588 una palazzina priva di

ornamenti per albergo dei pescatori,

dedicandola (come tramanda l’epigrafe tuttora visibile) “Al Genio del limpidissimo Fibreno,

delizia delle ninfe e de’ pesci”.

Nel 1600 il podere e la palazzina, passarono ai Gallio, recenti feudatari dello Stato di Alvito, i

quali, su progetto di un architetto ancora ignoto, la ampliarono e la dotarono di camini alla

francese, di stucchi, di statue, di fregi, di stemmi, di una peschiera e la circondarono con altri

appezzamenti di terreno estesi ben 60 ettari, impiantando un orto botanico, un’uccelliera,

Villa Gallio

30

fontane, viali, boschetti. Quindi la resero accessibile attraverso uno stradone (ancora

presente) di 52 palmi napoletani che si originava da un maestoso portale recentemente

restaurato dalla Sovraintendenza ai Monumenti del Lazio.

“A metà della strada regia da Napoli per Roma tra Alvito e Sora, fiancheggiata a

mezzogiorno dalla odierna Statale della Vandra, la Villa Gallio si annuncia ancora col suo

imponente arco di accesso di ordine tuscanico, lambita a settentrione dal Fibreno che

s’allarga in terso specchio a forma di laghetto dal fondo smeraldino, feracissimo di trote.

Guardata in lontananza dalla grigia mole del castello longobardo di Vicalvi e ispirata al

modello della villa dominica romana, questa “gratissima stanza di eccelsi signori (un giorno

al centro della tenuta ducale)” La Villa ricorda lo stile delle ville palladiane del Veneto e

(benché bisognosa di restauro) grazie al rapporto scenografico edificio-paesaggio,

conserva intero il suo fascino, donando ancora allo studioso ed al visitatore sensazioni e

immagini di rara suggestione. Difficile sarebbe al visitatore anche inesperto che questa passi

inosservata; sulla strada, oggi la statale che collega Sora ad Atina, si erge maestoso

l’ingresso della villa.

La prima menzione del Portale si trova in G. P. M. Castrucci, che nel 1635 diede alle stampe

la celebre “Descrizione del Ducato d’Alvito nel Regno di Napoli” dedicandola dal duca Don

Francesco Gallio (dal 1613 al 1657).

Qui leggiamo “dalla strada regia che va a Napoli, alla volta di ponente iemale per Roma

quasi a dritta, comincia lo stradone nuovo con olmi gremiti e a destra e a sinistra, lunghi e

profondi, per tenere asciutta la strada e per ombra renderla fresca negli estivi ardori …Tira

questo stradone per linea diretta … al portone maggiore che ha la facciata ad ostro (sud),

è tutto di pietra bianca, aperto, fatto solo per ornamento e bellezza della villa. È d’ordine

toscano, di lavoro a bugno, farsagliato con due rabeschi, con le sue campanelle e

cimasette con fregio, dove vi è l’iscrizione; vi sono tre guglie con li suoi piedistalli a destra e

sinistra e l’altra in mezzo nella sa maggiore altezza e due palle con li suoi peducci; vi sono tre

armi (stemmi), una in mezzo del Re Cattolico (il Re di Spagna) a destra del Sig. Cardinal

Gallio di Como ed a sinistra dell’Eccellenza del Sig. Duca Don Francesco Gallio nipote e,

sotto il dado, o cimasa, due fenestroni vani”.

“L’ingresso (ha scritto di recente Bernardo Bartolomucci in “I Colori dell’acqua. Il patrimonio

del fiume e del lago Fibreno”) è ancora reso incomparabile dal maestoso portale che, con il

suo alto frontespizio, probabilmente chiudeva la recinzione del podere”.

Ai sensi della legge 1089 del 1939, l’intero immobile è stato dichiarato di interesse

particolarmente importante per il suo valore storico ed artistico.

Il turismo

Fra i diversi settori di attività economiche, il più importante e quello che più facilmente

risente dei benefici dell’istituzione di un’area protetta è il turismo.

Se pensiamo che spesso le aree protette sono situate in zone scarsamente popolate, in cui

le attività sono di tipo residuale o marginale, qualsiasi incremento è un apporto importante.

A ciò si può oggi aggiungere che, considerando l’andamento generale dell’economia,

qualsiasi territorio è ben contento di potere integrare il turismo (sia pur solo di bassi volumi)

ad altre forme di economia (Gaido L., 1998).

Il turismo è quindi uno sfruttamento economico del territorio, che tuttavia si concilia con gli

scopi della tutela dell’ambiente naturale (premesso naturalmente che abbia luogo nella sua

forma più leggera); esso ha in più il grande privilegio di vitalizzare tutti gli aspetti del tessuto

economico ed ha il potenziale di convogliare verso una regione maggiori flussi di denaro di

quelli che ci si potrebbe aspettare dall’amministrazione di una riserva naturale (Giacobini V.,

1999, pag. 166-171).

E’ necessario ricordare, però, che il turismo, pur essendo un’attività economica di estrema

importanza, in assenza di una politica di ripristino e tutela dell’ambiente, rischia di

31

distruggere irrimediabilmente il patrimonio ambientale che è alla base della sua stessa vita e

del suo ulteriore e reale sviluppo. Sulla base delle precedenti considerazioni, si studia il caso

della riserva naturale di Posta Fibreno attraverso l’analisi dei flussi turistici, volta alla

valutazione delle risorse del territorio, delle sue potenzialità di attrarre visitatori e fruitori di

beni ambientali, culturali e dei potenziali impatti provocati da tale fruizione.

Il territorio, con la presenza del lago ai piedi della collina sui quali si erge il centro storico del

Comune di Posta Fibreno, rappresenta una piccola oasi naturale nel verde, ideale per

attuare interventi volti al miglioramento dell’attività ricettiva. Le moderne tendenze del

turismo vedono una sempre maggiore richiesta di soggiorni di breve durata da svolgere in

luoghi tranquilli per godere delle bellezze naturali, della gastronomia locale, per fare

escursioni di ogni tipo.

Per questi motivi, la Ciociaria e più in specificatamente Posta Fibreno, terra vocata

all’agricoltura, al turismo, all’artigianato, nel riscoprire e rivalutare la propria identità

ultramillenaria, si pone naturalmente come meta ideale per chi non cerca più un “turismo

industrializzato” o un turismo dalle mete tradizionali. Il turismo, in questo contesto quale

fattore esogeno, di spinta alla crescita economica, richiede anche la presenza di fattori

endogeni per la sua crescita, esso potrà rappresentare in futuro il principale aiuto

economico alla popolazione, proprio perché combinazione di fattori interni ed esterni.

Esistono vari fattori che possono determinare lo sviluppo turistico:

A) La presenza nel territorio di attrattive legate a fattori morfologici e climatici ed a fattori di

tipo storico-culturale.

Tra le attrattive va considerata la qualità delle strutture ricettive che si misura anche nella

capacità delle strutture di soddisfare un’ampia gamma di esigenze, di svago, di

intrattenimento quali ristoranti, luoghi d’incontro, impianti sportivi, che variano in funzione

dell’età media e delle abitudini dei turisti.

Queste attrezzature devono costituire fattori di attrazione in concomitanza con il

richiamo esercitato dalle bellezze naturali e artistiche del luogo.

Posta Fibreno ha poche strutture ricettive: 5 ristoranti, 3 pizzerie, 2 trattorie,2 impianti

sportivi (uno pubblico e uno privato), 1 pub, 1 azienda turistica, 1 incubatorio ittico, per la

produzione artificiale della trota Macrostigma, 1 museo, situato nel centro storico del

paese sulla collina sovrastante il lago, è sede di tradizione ed usanze antiche che ancora

oggi rendono qui la vita semplice e serena, 1 ostello per la gioventù, 1 laboratorio

territoriale (LAB-TER), una struttura sorta nell’ambito del Piano Triennale di Tutela

Ambientale, grazie a un progetto finanziato dall’Assessorato all’Ambiente della Regione

Lazio; l’edificio che ospita il Lab-Ter è un’ex scuola ristrutturata, con laboratorio, aula

didattica dotata di video e di proiettore e di un’accogliente foresteria per i naturalisti

che desiderano recarsi a Posta Fibreno per motivi di studio dell’ambiente; durante il

periodo invernale è il Lab-Ter (Laboratorio Territoriale di didattica ambientale) il sito più

frequentato dalle scolaresche, che hanno anche la possibilità di visitare l’incubatoio

ittico e seguire proiezioni di documentari sull’educazione ambientale.

Si è stimato che la Riserva ha un flusso di circa ventimila presenze l’anno, soprattutto nel

periodo primaverile-estivo, e che l’esperienza ricreativa si protrae per un tempo breve di

circa un paio d’ore; l’area della Riserva, infatti, è organizzata soltanto per ospitare chi

trascorre momenti di tranquillità ammirando il paesaggio lungo le sponde del lago.

Per la promozione del turismo, significativi sono stati anche gli interventi per lo studio e il

recupero delle tradizioni e dell’artigianato, la creazione del Museo del lago e la

realizzazione per la vendita di prodotti di qualità locali. Ma si potrebbe fare di più per

valorizzare l’artigianato e le tradizioni: ad esempio, organizzare corsi di formazione per la

lavorazione dei rami di salice e della paglia, che un tempo venivano intrecciati per

realizzare stupendi cesti e contenitori.

B) L’accessibilità del luogo intesa non solo come distanza dalle aree di formazione della

domanda, ma come facilità di accesso alle stesse rappresenta la condizione necessaria

32

per lo sviluppo turistico. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra flussi turistici e sistema dei

trasporti, ampliamento delle reti e diversificazione dei mezzi; si aprono per il turismo varie

opportunità. (I collegamenti infrastrutturali che permettono di raggiungere la Riserva

Naturale sono da Roma: autostrada A1 uscita Frosinone, superstrada Frosinone-Sora

uscita Sora, seguendo poi la statale Atina-Cassino per circa 12 km fino al bivio per Posta

Fibreno; da Napoli: autostrada A1 uscita Cassino, superstrada Sora-Avezzano uscita Posta

Fibreno; da Avezzano: superstrada Sora-Avezzano uscita Posta Fibreno.

C) Elementi importantissimi sono l’informazione e la pubblicità (ovviamente anche tramite

web), attraverso le quali il paese si fa conoscere, diffondendo la sua immagine e

“vendendo” il proprio prodotto.

Non bisogna dimenticare, però, che l’attività turistica diventa parte integrante

dell’ambiente stesso, sia nelle sue caratteristiche umane (economiche, sociali e culturali), sia

in quelle naturali. Un’area può trarre beneficio economico dal turismo, ma non trascurabile

deve essere l’impatto ambientale, come quello socio-culturale che questo apporta; gli

aspetti negativi non devono prevaricare su quelli positivi. Sul piano socio-culturale, il turismo

apporta una mescolanza di modelli etici e di stili di vita, con il rischio di perdita dell’identità

culturale per le popolazioni dei Paesi ospitanti, che, per motivi economici, si trovano costretti

ad adeguarsi alle esigenze ricreative degli ospiti. Si stima, inoltre, che la forte presenza di

turismo aumenta i fattori di disagio (congestione del traffico, aumento dei prezzi, degrado

ambientale) dei residenti; si può assistere a fenomeni di commercializzazione della cultura

che indirizza le attività di artigianato e folclore esclusivamente ai turisti.

E’ importante, quindi, stimolare lo sviluppo endogeno tramite un’importante azione

promozionale ed un’adeguata gestione del proprio patrimonio culturale ed ambientale.

Le attività agricole

La presenza umana nel territorio della riserva è stata sempre molto intensa e la superficie

agricola, per la fertilità del terreno, un tempo occupava l’intera area protetta. In molti casi i

campi coltivati e gli orti raggiungono ancora oggi le rive del lago, e un intero centro urbano,

la frazione Carpello si sviluppa sulla sponda orientale. Scontata è quindi la presenza di

specie orticole, infestanti ed esotiche coltivate nei giardini. La maggior parte dei campi

attorno al lago un tempo furono ampiamente sfruttati per l’agricoltura e bonificati mediante

un capillare sistema di canali e regimazione delle sorgenti sparse in tutta la pianura. Dal

dopoguerra, però, buona parte del piano venne abbandonata, spesso per via dell’

inaccessibilità delle proprietà più vicine alle sponde del lago con mezzi meccanici.

Rimangono, comunque, tracce di coltivazioni più estese, prevalentemente a graminacee e

ortaggi, che si notano percorrendo il sentiero natura “Rivellino”. Nell’area del bosco di

roverella sopravvivono lembi di terrazzamenti ancora coltivati, prevalentemente a ulivo

(Olea europaea) e vite (Vitis vinifera).

A ridosso del paese nel dopoguerra la forestale ha rimboschito la collina con conifere e

cipressi di specie varie ed esotiche.

In definitiva, il territorio comunale comprende 882,07 ettari di superficie agraria e forestale

dei quali vengono effettivamente coltivati 664,24 ettari. Le colture principali sono

rappresentate da seminativi e colture permanenti con una superficie relativa pari a 412,15

ettari e 151,40 ettari. Vengono utilizzati 100,69 ettari per il pascolo e prati permanenti.

L’analisi dei dati relativi al settore agricolo denuncia chiari elementi di squilibrio rispetto alla

vocazione del territorio. I terreni risultano in buona parte pianeggiante, dotati di grande

disponibilità di acqua. Le aziende, quasi tutte a conduzione familiare hanno una dotazione

media di 2,5 ettari, tale da consentire una razionalizzazione della produzione e soprattutto il

suo orientamento verso prodotti agricoli con maggiore mercato e redditività. Le zone del

33

territorio in collina sono coltivate ad uliveti, mentre una piccola parte, pari a 75 ettari, è

occupata da boschi.

La suddivisione delle superfici per colture, è descritta nella seguente tabella (ISTAT 1991):

sau seminativi coltivazioni

permanenti

prati perm. e

pascoli

totale boschi altra sup. sup. tot.

664,24 412,15 151,40 100,69 664,24 75,04 142,79 882,07

L’analisi del quadro produttivo rivela che il numero degli attivi agricoli, nel Comune di Posta

Fibreno, è calato dal ‘61 al ‘90 parallelamente al calo regionale.

Nel 1961 gli attivi nell’agricoltura erano il 65,7% della popolazione attiva, il valore

corrispondente nella provincia era pari al 38,5%. Nel 1971 la percentuale scendeva al 39,1%

contro un corrispondente valore provinciale di 26,7%. Nel 1981 il tasso precipitava al 9,3% ed

il corrispondente valore provinciale scendeva al 12,1%.

Il PRG di Posta Fibreno, in considerazione della vocazione agricola del territorio, che

presenta vaste aree pianeggianti con terreni fertili e grande dotazione d’acqua, della

possibilità di affidare alla agricoltura un ruolo significativo per il rilancio dell’economia del

paese, prevede l’individuazione di aree semirurali e di agricole speciali nelle quali sarà

possibile realizzare strutture in precario per serre e laboratori per il trattamento dei prodotti

agricoli.

Le nuove politiche programmatorie previste per l’agricoltura anche in campo regionale ed

in ambito CEE potrebbero consentire, per il prossimo futuro, un migliore impegno sia con

l’ottimizzazione e la riorganizzazione delle aziende agricole, sia con una migliore

organizzazione della zootecnica, presente a Posta Fibreno in forma atta a soddisfare le sole

esigenze di consumo familiare.

Il settore agricolo è quello che risente di meno dei benefici di un parco, non certamente per

le regolamentazioni generate dall’area protetta, ma per i problemi strutturali di cui soffre.

Una conoscenza del settore agricolo, però, può permettere di delineare e definire il futuro

dell’assetto territoriale di un’area protetta.

Per questo motivo è necessario realizzare un programma di interventi basato sul minimo di

imposizioni vincolistiche, orientandosi invece verso forme di sviluppo sostenibili con

l’ambiente in modo da evitare l’abbandono e quindi la perdita di importanti presidi umani e

una differenziazione paesistica importante per la natura e cultura del parco. L’attività

agricola ha un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità ambientale,

dell’identità paesaggistica e nel garantire la permanenza di insediamenti umani nelle aree

più disabitate e marginali.

Alla luce di queste consapevolezze l’agricoltore diviene per molti aspetti il custode del

territorio.

1.3 Analisi Naturalistica

La Geomorfologia

Il lago di Posta Fibreno, di origine tettonica, è uno specchio lacustre situato alla base delle

pendici Sudoccidentali della Marsica (Monte Morrone), la cui area di alimentazione

appartiene al Sistema Idrogeologico della Marsica Occidentale con una superficie di 838

Km2.

Il bacino del lago presenta una forma stretta ed allungata addossata alle colline che

delimitano la sponda Nord-Est, il suo bacino imbrifero è di circa 24 Km2 (Servizio Idrografico

di Stato).

34

Il Sistema idrogeologico di pertinenza, ubicato nel settore

centro-orientale dell'Appennino Laziale-Abruzzese, si allunga

in direzione appenninica (NO-SE) parallelamente alla Val

Roveto, dove scorre il Fiume Liri. Ha limiti ben definiti,

rappresentati da lineamenti geografici e strutturali di

importanza regionale.

Il sistema idrogeologico e idrologico della Marsica

Occidentale è costituito prevalentemente da calcari e

calcari dolomitici mesozoici, ad altissima permeabilità, per

fratturazione e carsismo. L’elevato carsismo epigeo, che si

manifesta in doline (Campoli Appennino e Fossa Majura),

campi carsici (Campo di Grano) e il carsismo ipogeo

costituito da inghiottitoi e grotte (grotta dell’Ovito, Luppa,

l’Otre di Verrecchie, grotta Cola e altre minori), facilita

l’infiltrazione delle acque meteoriche. Lo sviluppo carsico si

manifesta anche con la presenza di reticoli fluviali poco

evoluti (fase giovanile), con la sola esclusione del reticolo

idrografico del Liri che presenta caratteristiche di un ciclo

fluviale in fase evoluta, matura.

Una parte dell’acqua meteorica che si infiltra, lungo tutto il massiccio carbonatico

marsicano, va ad alimentare l’acquifero profondo che satura la base dei contrafforti

carbonatici ed emerge in corrispondenza del lago di Posta Fibreno. Qui una faglia distensiva

vicariante della faglia della Val Roveto, linea tettonica d’importanza regionale, pone in

contatto la struttura carbonatica a media ed alta permeabilità con le facies marnoso-

arenacee sinorogenetiche a bassa permeabilità. In questo contesto ha origine un

complesso sorgentizio che da vita al lago Fibreno, sotto forma di numerose sorgenti

perilacuali superficiali e sommerse.

Il complesso sorgentizio scaturisce alla base dei monti della Marsica Occidentale lungo un

fronte di circa 3 km che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est e che trova i suoi estremi nelle

sorgenti di “Molino Carpello”, situate a Nord del lago, e in località “La Sorgentina” ubicate

all’estremità Sud orientale del lago. Proprio queste due sorgenti furono imbrigliate per servire

l’industria “molitoria”, il molino Carpello (secolo XVI) e il mulino della “Sorgentina” (anno

1810).

Il Lago di posta Fibreno ha un unico emissario, il Fiume omonimo, che scorre in direzione

antiappenninica (NE-SO) per tutto il suo tratto fino alla confluenza con il Fiume Liri, in località

Carnello al confine tra i comuni di Isola Liri e Sora.

L’acqua del lago, assieme a quella proveniente dal Fosso di Carpello e dal Torrente Rio,

confluisce nel Fiume Fibreno, che dopo qualche chilometro dal lago si getta nel Fiume Liri

nei pressi di Isola Liri (circa 30 mc/sec a Isola Liri), affluente del Gari. (circa 55 -60 mc/sec alla

foce).

Il lago viene definito in gergo come “Lago di Sorgente”, l’attuale superficie è di circa 0,277

km2, il perimetro è di 4850 m, la lunghezza complessiva è di circa 1750 m, la sua larghezza

massima di 320 m, la profondità massima di 15 m (Sorgente Le Codigliane) mentre quella

media di 2,7 m (vedi tab. parametri morfometrici al lato).

La Geologia e l’Idrogeologia

35

In senso geolitologico, il territorio di Posta Fibreno è caratterizzato da grandi massicci

calcarei, circondati da formazioni in cui è predominante l’apporto terrigeno (Flysch). Si trova

in questa regione laziale il dominio incontrastato del calcari neritici. I termini più antichi della

serie stratigrafica sono presentati dai calcari dolomitici del Trias e del Giura con affioramenti

modesti. Superiormente abbondanti sono i calcari cretacei. Nella maggior parte dei casi

direttamente sui calcari mesozoici ci sono i sedimenti del Miocene Inferiore con calcari di

tipo nefritico ancora in “facies

epicontinentale”, che

testimoniano la presenza di

movimenti soltanto di tipo

epirogenico. La lacuna

stratigrafica dimostra che già

dall’Eocene la zona era

sommersa dalle acque del

mare. Con il Miocene medio la

serie stratigrafica continua con

un apporto terrigeno, che

determina la formazione di

arenarie, molasse o

puddinghe, apporto legato

all’insieme di fenomeni che

hanno portato al sollevamento

della catena Appenninica.

L’imponente gruppo di

montagne calcare-

dolomitiche mesozoiche, che

costituiscono il complesso del

Parco Nazionale d’Abruzzo e culminano nei Monti della Meta tutte ad elevata permeabilità

per fessurazione e carsismo, provocati dai movimenti orogenici, presenta una cintura di

roccia sicuramente impermeabile del terziario (marne, calcari marnosi, molasse argille)

eccetto una breve interruzione in corrispondenza del rilievo su cui sorge l’abitato di Posta

Fibreno costituito da calcari del Miocene medio, con larghi sfaldamenti dovuti ad acque

correnti, alla base del quale sgorgano le sorgenti del lago.

L’area studiata appartiene al Gruppo Idrogeologico Nuria Velino Fucino e Marsica

Occidentale suddiviso in due sistemi di cui il Sistema (S4) a cui appartengono le sorgenti del

Fibreno, ricade geograficamente all’interno dei Monti della Marsica Occidentale (figura a

lato).

Questo ha un’estensione di 838 km2 ed è costituito: per 89,5% da calcari di piattaforma

carbonatica, per il 7,6% complesso dolomitico e per il 2,9% complesso marnoso-

calcarenitico. Eroga complessivamente una portata di circa 20 m3/s, che corrisponde al

40% della portata complessiva misurata del gruppo Nuria Velino e Marsica Occidentale e al

9,5% di tutto il dominio carbonatico laziale abruzzese e campano. La portata complessiva

del Sistema della Marsica Occ. è così suddivisa: il complesso sorgentizio del Fibreno con

circa 10 m3/s; le sorgenti di Madonna del Canneto ed incrementi di portata in alveo del

Fiume Melfa 2 m3/s; sorgenti di Venere, Ortucchio e incrementi di portata nei canali di

bonifica dell’area meridionale del bacino del Fucino 6,5 m3/s e tutte le sorgenti minori con

1,5 m3/s.

In definitiva le sorgenti carsiche del Lago Fibreno e Molino Carpello contribuiscono per il 50%

rispetto alla portata complessiva del sistema della Marsica Occidentale e per il 4.8% di tutto il

dominio di piattaforma carbonatica dell’Italia centrale (Lazio, Abruzzo e Campania).

36

La quota del livello di

base dell'acquifero

carsico nel settore

Nord-occidentale

della Marsica (Monti

Carseolani e Serra

Lunga), non è nota

con certezza, a causa

della mancanza di

grandi sorgenti lungo il

limite di permeabilità.

Il livello di saturazione

è presumibilmente a

quote inferiori rispetto

al limite di

permeabilità

rappresentato dai

flysch. Si ipotizza,

quindi, che la quota

di riferimento per

questo settore sia

quella delle sorgenti

del Fibreno così come evidenziato nella Carta idrogeologica dell'Italia Centrale.

Nel dettaglio, lungo il limite di permeabilità rappresentato dal contatto tettonico Flysch -

rocce carbonatiche mesozoiche, (che corre sul basso versante sinistro della Val Roveto da

quota 1000 m a quota 305 m "Molino Carpello"), le principali sorgenti sono concentrate su un

fronte di circa 3 Km in una fascia che si estende da Molino Carpello (305 m) al Lago Fibreno

(290 m). Si può affermare quindi che la quota del lago corrisponda all’effettiva quota di

emergenza della falda basale che satura il versante occidentale della Marsica. Il sito è alla

convergenza di linee di drenaggio delle acque sotterranee provenienti dai settori nord-

occidentale e sud-

orientale del sistema

carsico marsicano.

Uno studio geofisico,

eseguito nell’area

sorgentizia del Fibreno, ha

evidenziato come la linea

di contatto tra le

formazioni carbonatiche

permeabili e le formazioni

flyschiodi impermeabili,

salga rapidamente di

quota a Nord e a Sud

della zona di maggior

afflusso d’acqua. Questa

zona corrisponde al

settore meridionale del

lago Fibreno dove

sembra concentrarsi la

maggior portata delle emergenze del sistema (La Sorgentina, il Lago Chiaro). Per le sorgenti

sublacuali invece si identificano due zone: la prima meridionale (Lago Chiaro) e la seconda

settentrionale (Le Codigliane), entrambe associate ad un evidentissimo sviluppo del

37

carsismo con formazione di doline da sprofondo in rapida evoluzione soprattutto nel settore

meridionale del bacino lacustre.

L'accelerato dinamismo del fondale lacustre potrebbe essere favorito dalla risalita di fluidi

gassosi ricchi di CO2 che rendono l’acqua fortemente aggressiva nei confronti della roccia

serbatoio. Questa condizione, accelerando la dissoluzione chimica del carbonato di calcio

determinerebbe la formazione di cavità di crescente volume sino al collasso del substrato

roccioso. La presenza di queste morfologie trova riscontro più in generale nel processo

carsico che si manifesta con grandiose depressioni subacquee come La Rota (Isola

Galleggiante) profonda circa10m e la dolina sommersa del “Crocifisso” (Le Codigliane)

profonda circa 15 m.

Questo tipo di cavità presenti nel lago fibreno si ricollegano verosimilmente ad un sistema

carsico epigeo, che localmente è rappresentato da macrodoline con diametri e profondità

superiori ad alcune centinaia di metri, in corrispondenza delle colline del settore orientale

sovrastante il lago, il “Tomolo” di Campoli Appennino e Fossa Majura.

Regime del Fiume Fibreno e livelli idrometrici del lago

Il regime del Fiume Fibreno è l'espressione indiretta della circolazione sotterranea alimentata

dalla falda carsica regionale della Marsica Occidentale, in rapporto agli afflussi solido-liquidi

che interessano l’area di ricarica del complesso sorgentizio.

L'analisi comparata delle portate del Fiume e delle precipitazioni consente di fare alcune

considerazioni sul processo di "alimentazione-scarica", che caratterizza la dinamica

dell'acquifero carsico. Il processo ha inizio con l'infiltrazione delle acque di pioggia e

derivanti dallo scioglimento della neve, nella roccia serbatoio, che si conclude con la

"scarica" della falda alimentata dalle suddette precipitazioni. Il processo avviene in tempi

più o meno lunghi dipendenti direttamente dalle modalità di ricarica della falda, legate a

loro volta al regime pluviometrico e all’estensione superficiale (geometria) dell’intera

idrostruttura.

Per l’inquadramento dei regimi pluviometrici dell’area sono state prese in considerazione

quelle che, a nostro avviso, costituiscono le stazioni pluviometriche più rappresentative

dell’area in esame.

Sono state analizzati i dati delle serie storiche delle precipitazioni di Sora (267 m s.l.m.) (Fig 4),

Campoli Appennino (686 m s.l.m.) e Posta Fibreno, stazione meteo gestita dalla Riserva

Naturale, ubicata lungo la riva orientale del lago a 289 m di quota (presso il Laboratorio per

la Conservazione della Macrostigma - Incubatoio), che restituisce con frequenza oraria i

seguenti dati: Temperatura minima, media e massima dell’aria, Temperature minima, media

e massima dell’acqua, Precipitazione cumulata, Umidità percentuale, Livello idrometrico del

lago.

38

Figura 1 – Serie storica delle precipitazioni di Sora (1959 – 2009)

In assenza di dati più dettagliati, sono stati utilizzati i dati relativi alle portate del Fiume

Fibreno, condotte durante il periodo di osservazione (1998 – 2002) con frequenza mensile,

misure di portata eseguite alla sezione "Ponte Tapino" (288 m), in prossimità dell’asta

idrometrica di controllo del Servizio Idrografico di Stato. Tale indagine idrologica delle

sorgenti carsiche del sistema Fibreno-Carpello ha evidenziato una apprezzabile variabilità

stagionale delle portate. Questo fenomeno può essere attribuito alla diversa “tipologia”

delle precipitazioni solide o liquide.

Figura 2 - rapporto pottare precipitazioni Fiume Fibreno (1998 - 2002)

La Figura, su esposta, mette a confronto l'andamento delle precipitazioni rilevate nelle

stazioni di Sora e Posta Fibreno con le portate del Fiume Fibreno, per il periodo 1998-2002. Si

evidenziano le oscillazioni naturali della falda che in linea generale seguono l’andamento

delle precipitazioni locali fatta eccezione per il periodo primaverile - estivo (1999) quando in

SERIE STORICA DELLE PRECIPITAZIONI - Stazione "Sora" (267 m s.l.m.)

(Periodo 1959 - 2009)

500

700

900

1100

1300

1500

1700

1900

2100

19

58

19

59

19

60

19

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19

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19

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19

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19

66

19

67

19

68

19

69

19

70

19

71

19

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19

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19

74

19

75

19

76

19

77

19

78

19

79

19

80

19

81

19

82

19

83

19

84

19

85

19

86

19

87

19

88

19

89

19

90

19

91

19

92

19

93

19

94

19

95

19

96

19

97

19

98

19

99

20

00

20

01

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

20

09

Pre

cip

itaz

ion

i (m

m)

P annua (mm) P annua media (Pm)

Pm

1216 mm

Periodo Arido Periodo Umido

8 anni11 anni 26 anni

Precipitazioni mensili - Portate del Fiume Fibreno (sezione Ponte Tapino 288.15 m s.l.m.)

(Periodo: Febbraio 1999 - Marzo 2002)

0

50

100

150

200

250

300

350

400

lug

-98

set-

98

no

v-9

8

gen

-99

mar

-99

mag

-99

lug

-99

set-

99

no

v-9

9

gen

-00

mar

-00

mag

-00

lug

-00

set-

00

no

v-0

0

gen

-01

mar

-01

mag

-01

lug

-01

set-

01

no

v-0

1

gen

-02

mar

-02

Mese

Pre

cip

itaz

ion

i (m

m)

0

2

4

6

8

10

12

Q (

mc/

s)P (mm) - Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m." P (mm) - Dati Stazione "Posta Fibreno 295 m s.l.m."P (mm) - Dati Stazione "Sora 267 m s.l.m." P (mm) -Dati Satzione "Sora 267 m s.l.m."Q (mc/s) - Dati di Agrillo Emiliano Q (mc/s) - Dati di Casella LauraQ (mc/s) - Dati di D'Andrea Leonardo Q (mc/s) - Dati ricavati dalla retta sperimentale

39

Luglio si misura una portata di 10,8 m3/s. Questa condizione di morbida sarebbe coerente

con le abbondanti nevicate avvenute nel periodo invernale tra Gennaio e Febbraio. Un

secondo picco della portata si rileva tra Dicembre 1999 e Gennaio 2000, quando il

progressivo aumento delle precipitazioni da Settembre a Dicembre caratterizza un

prolungato periodo d’immagazzinamento da parte del serbatoio carsico. In questo caso si

osserva un ritardo di circa un mese tra il massimo delle precipitazioni in Dicembre (349 mm) e

il massimo delle portate nel Gennaio del 2000 (9,3 m3/s).

Anche per l’anno 2000 si evidenziano due picchi della portata. Il primo nel periodo Marzo-

Aprlie con 8,2 m3/s) è contemporaneo ad abbondanti precipitazioni. Il secondo a cavallo

tra Dicembre e Gennaio 2001 (9,4 m3/s), in ritardo di circa un mese rispetto alle piogge

autunnali del 2000. Il picco delle portate di Gennaio, deriva evidentemente dall’entità delle

precipitazioni che si sono verificate nell’area tra Ottobre 2000 e Gennaio 2001.

Rappresenta un caso particolare l'anno 2001 e la prima parte del 2002. Quest’anno in

particolare è stato caratterizzato da una persistente aridità invernale e dalla mancanza di

precipitazioni di un certo rilievo nel periodo autunnale. Nel complesso al 2001 viene attribuita

una precipitazione di 921 mm che rientra nei minimi registrati dalla stazione di rilevamento.

Nel 2002, a differenza degli altri precedentemente descritti, non si osservano due picchi di

portata.

Il particolare decremento delle portate che avviene tendenzialmente tra primavera fino a

inizio inverno (es. Aprile 2001 - Gennaio 2002), determina il progressivo svuotamento della

roccia serbatoio secondo la modalità di esaurimento "non influenzato".

Correlando i valori di portata misurate e le altezze idrometriche rilevate sull'asta idrometrica

ubicata a Ponte Tapino, si ricava l'abaco di taratura "deflussi-altezze idrometriche" del Fiume

Fibreno riportato nella Figura seguente.

Figura 3 - Abaco di taratura portate - altezze idrometriche Fiume Fibreno

Fiume Fibreno (Sezione "Ponte Tapino") - Abaco di taratura

y = 19,471x + 0,2081

R2 = 0,9084

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

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15

16

17

18

0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 0,90

Altezza Idrometrica H (m)

Q (m3/s)

Q MIN: 3,8 m3 S-1

(Luglio 1999)

Q MAX: 10,8 m3 S-

(Luglio 1999)

Nota - Misure di poratata eseguite con idromulinello a induzione magnetica,

nel periodo Febbraio 1999 - Marzo 2002

40

Dall’abaco ottenuto è possibile ricavare il valore approssimativo della portata del F. Fibreno

nella sezione di misura del Ponte Tapino, punto di chiusura del bacino imbrifero (24 Kmq) del

sistema sorgentizio e lacustre del Fibreno.

Nella figura seguente, si evidenzia la stretta correlazione tra l’effetto prodotto dalle

precipitazioni, sui livelli idrometrici dello specchio lacustre.

I dati idrometrici (2000-2006) riferiti alla stazione di rilevamento posta nelle vicinanze

dell’incubatoio, evidenziano picchi dovuti a consistenti eventi piovosi ricorrenti nei periodi tra

Novembre e Gennaio. Inoltre si evidenzia una curva più morbida dei livelli lacustri, per lunghi

periodi legati al momento di piena delle sorgenti che alimentano il lago stesso. Pertanto il

sistema presenta due differenziati regimi di innalzamento dei livelli uno autunnale, dovuto

alle copiose precipitazioni e uno estivo dovuto al lento deflusso delle acque piena

determinate dalla fase di scarico della falda basale.

Nel dettaglio mostrato nella figura a seguire, ottenuto con i dati annuali di livello, si rileva

come le due curve (anni 2005 e 2006) presentano in generale un andamento unimodale

simile, con un minimo nel periodo invernale e un massimo nel periodo estivo.

Livello dinamico del Lago Fibreno presso la sezione "Incubatoio".

Periodo 2000-2006

-10

10

30

50

70

90

g-00 l-00 g-01 l-01 g-02 l-02 g-03 l-03 g-04 l-04 g-05 l-05 g-06 l-06

Liv

ello

id

rom

etri

co (

cm)

0

50

100

150

200

250

300

350

Pre

cip

itaz

ion

i (m

m)

P mensili P.Fibreno

livelli 2000-2006

Incubatoio

41

Altro aspetto interessate risulta emergere dall’analisi dei dati della serie storica del Fiume

Fibreno (1923 – 2009) figura 7. Risulta evidente che il regime delle portate è in tendenziale

decremento (vd. linea di tendenza in tratteggio), nel dettaglio a partire dal 1980 - 1982 fino

al 2006-2007, si è avuto un esteso periodo in cui i valori di medi di portata del fiume sono

risultati di molto inferiori al valore medio della serie storica di 9,28 m3/sec, definendo così un

prolungato periodo “arido”. Dal 2007 sembrerebbe esser in corso un cambio di tendenza,

determinato da un innalzamento delle precipitazioni annue nell’area di ricarica delle

sorgenti, tali da definire un periodo “umido”. Alcuni dati mancanti non possono definire con

una certa accuratezza l’andamento della curva, proprio nel periodo 2007-2008.

Figura 4 - Serie Storica delle Portate Fiume Fibreno 1923 – 2009

Ancor più dettaglia e chiara risulta esser evidente la condizione del regime idrologico del

Fiume Fibreno, se confrontati i valori di portata con i dati della serie storica delle

precipitazioni di Sora, registrati tra il 1959 e il 2009 (Fig. 8). Per il suddetto periodo il

comportamento dei deflussi del Fibreno, in relazione al diminuire delle precipitazioni, ha

evidenziato un progressivo decremento della portata a partire dal 1982-83, come già

precedentemente indicato nella figura 6. Nell’ultimo periodo, un sostanziale aumento del

Livelli del Lago Fibreno presso l'Incubatoio.

Confronto anni 2005-2006

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

1-gen 1-feb 1-mar 1-apr 1-mag 1-giu 1-lug 1-ago 1-set 1-ott 1-nov 1-dic

Liv

ell

o i

dro

metr

ico

(cm

)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Pre

cip

itazio

ni

(mm

)

P 2006

P 2005

Livelli 2005

Livelli 2006

SERIE STORICA DELLE PORTATE DEL FIUME FIBRENO (sezione Ponte Tapino)

(Periodo 1923 - 2009)

0

1

2

3

4

5

6

7

8

9

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16

1922

1923

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1925

1926

1927

1928

1929

1930

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1932

1933

1934

1935

1936

1937

1938

1939

1940

1941

1942

1943

1944

1945

1946

1947

1948

1949

1950

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1959

1960

1961

1962

1963

1964

1965

1966

1967

1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Q m

3/s

Q annua (mc/s) Q annua media (Qm) Media mobile (5 anni)

Q media

9,28

Q min

4,44 (2002)

Qmax

14,80 (1941)Q 12,49

(Nov 2004)

42

valore delle precipitazioni nell’area (2007 -2009), comporta un incremento delle portate del

Fibreno, con valori che si attestano al di sopra del valore medio ossia 9,28 metri cubi al

secondo.

Figura 5 - Confronto Serie Storiche delle Portate (F.Fibreno) e delle Precipitazioni (Sora) 1959-2009

Stato biochimico del sistema Fluvio –Lacustre del Fibreno

Lo stato biochimico del Lago Fibreno è il risultato di una ricerca finanziata di recente dalla

Riserva che ha coinvolto numerosi esperti. Per definire un indice sintetico finale, dai risultati

delle singole analisi condotte dai vari campi di interesse coinvolti come da progetto, è stato

derivato un indicatore unico che fosse in grado di identificare in modo speditivo i livelli di

criticità evidenziati in specifici siti del sistema lacustre del Fibreno.

Confronto Serie Storiche delle portate e delle precipitazioni (periodo 1959-2006)

-2,00

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

16,00

1959

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1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

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1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

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2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Anni

Q m

3/s

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

P m

m

P annua Pannua media P media mobile 5 anniQ media Q media annua Q media mobile 5 anni

Qmedia

9,28

Pmedia

1216

43

Figura 6 - Siti di campionamento

Sulla base dei parametri analitici dei vari settori d’indagine è stata attribuita ad ogni singolo

valore uno stato qualitativo sul livello di conservazione del sito di campionamento, data una

scala arbitraria semiquantititiva. Il giudizio è stato affidato al singolo esperto, oppure ai valori

degli indicatori identificati nelle singole valutazioni analitiche (es. valore LIM - Livello di

Inquinamento dei Macrodescrittori richiesto dal D.Lgs. 152/99 utilizzato dall’Ist. Superiore di

Sanità).

44

Figura 7 - Carta Indicatori di Qualità Ambientale, ricavati mediante un interpolazione geostatistica mediante un algoritmo che

misuri la distanza inversa pesata, unendo i punti di ugual valore.

Sito Idrodinamica Vegetazione

Macro-

Invertrebati

2004

Macro-

Invertrebati

2010-11

ISS LIM

Chimica

Sedimenti

Lacustri

Indicatore

Sintetico

Mulino 5 3 2 5 4

Incubatoio 6 4 5 3 3 3 4

Lago Chiaro 4 1 5 4 4 3 4

La Rota 2 1 5 - - - 3

Approdo - - - - 3 - 3

Le Codigliane 4 2 4 - 5 1 3

Centro Lago (gomito) 2 1 - - 1 1

Canale Iaruscio 1 4 5 - 5 - 4

Peschiera Mantova 5 1 - 3 - 1 3

Fiume Fibreno alto 6 2 5 6 5

Tabella 1 – i valori sono ascrivibili a Scarso (1) fino a Ottimo (6). L’indicatore è stato valutato calcolando la media ponderata

45

Figura 8 - Carta di Sintesi degli Indicatori Ambientali di Qualità sullo stato di conservazione del sistema fluvio-lacustre del

Fibreno

Dalla disamina della figura 3, i valori di sintesi degli indicatori ambientali di qualità sullo stato

di conservazione del sistema lacustre del Fibreno, mostrano come nell’area di emergenza

delle sorgenti e nel tratto iniziale del fiume Fibreno le condizioni sono tali da definire tuttora

uno stato di salute dell’ecosistema compreso tra le qualità “buono” e “discreto”. Anche i

valori che descrivono lo stato di salute dei Canali maggiori mostrano una certa condizione di

stabilità e qualità soddisfacente dello stato di conservazione dei canali di drenaggio del

corpo lacustre.

Ciò mostra come le aree a minor valore di qualità ambientale sono quelle a maggior

accumulo dei sedimenti lacustri, sovraccarichi di nutrienti (Azoto e Fosforo), vale a dire le

zone più distanti dalle sorgenti dove è minore l’effetto di dilavamento delle correnti (settori

centrali del lago), così come dimostrato dalle analisi chimiche dei sedimenti effettuate

durante il progetto (vedi tab.2).

Parametri

determinati

Unità di

misura

Camp. 1

(Le

Codigliane)

Camp. 2

(Centro

Lago)

Camp. 3

(Mulino)

Camp. 4

(Incubatoio)

Camp. 5

(Lago

Chiaro)

Camp. 6

(Peschiera

Mantova)

Metodo

pH upH 6,77 6,85 6,80 6,85 6,75 6,70 IRSA CNR

Q 64

Carbonio

Organico mg/kg ss 69.500 33.100 16.000 14.800 26.500 38.500 Springer e Klee

Azoto

Ammoniacale mg/kg ss 72,5 32,1 1,2 1,3 8,5 19,4

Estrazione con KCl

e distillazione

Azoto Nitroso mg/kg ss < 0,10 < 0,10 0,13 < 0,10 < 0,10 0,14

Estrazione e

determinazione in

cromatografia

ionica (HPLC)

46

Azoto nitrico mg/kg ss 1,60 1,30 0,45 0,50 0,72 0,82

Estrazione e

determinazione in

cromatografia

ionica (HPLC)

Azoto minerale mg/kg ss 74,2 33,5 1,78 1,90 9,35 20,36 Calcolato

Azoto totale mg/kg ss 2.100 1.300 850 710 680 1400 Kjeldahl

Fosforo

assimilabile

mg/kg ss

g/kg ss

3,40

3400

0,36

360

< 0,10

< 100

< 0,10

< 100

0,20

200

0,35

350 Olsen

Fosforo

organico

mg/kg ss

g/kg ss

11,6

11600

3,2

3200

1,7

1700

1,5

1500

2,0

2000

4,8

4800

Estrazione con HCl

con. Su N. 2

porzioni e

differenziazione

Fosforo totale mg/kg ss

g/kg ss

900

900000

700

700000

430

430000

480

480000

440

440000

810

810000

Mineralizzazione

con H2SO4 ed

H2O2 ---- dosaggio

spettrofotometrico

COD (O2 ) mg/kg ss 190.000 94.000 48.000 45.000 77.000 108.000

IRSA CNR

Ossidazione con

cromo

esavalente

Perdita peso a

100 °C

con aria calda

ventilata

% 25,5 18,5 5,5 4,7 9,5 15,5 IRSA CNR

Q 64

Tabella 2 - Analisi Chimica dei sedimenti Fluvio-Lacustri

Come termini di confronto sui contenuti di Fosforo e Azoto totale, ottenuti dalle analisi dei

sedimenti lacustri del Fibreno, sono stati utilizzati i dati dell’ ARPA Umbria - Dipartimento

Provinciale di Perugia - Progetto Osservatorio Trasimeno. Presentati a dicembre del 2010. I

valori riscontrati nei sedimenti superficiali del Trasimeno sono di 2850 mg/kg s.s. (valore

medio) per quanto riguarda l’Azoto. totale e 330 mg/kg s.s. (valore medio) per quanto

riguarda il Fosforo totale. In entrambi i casi i valori del Fibreno risultano essere confrontabili

con il lago Trasimeno che è stato definito sempre dall’ARPA Umbria ad un livello trofico

costante ed elevato da inizio '900 ad oggi secondo l’indice calcolato Trophic Ranking Score

(TRS).

A questo punto la concentrazione di Fosforo nei fanghi, dato il suo valore approssimativo

(visto il campionamento esplorativo effettuato) e dato il confronto con i dati esistenti in

letteratura su laghi intrappenninici (es. Trasimeno, unici dati recenti che abbiamo trovato sui

sedimenti lacustri), denotano una condizione di eutrofia dei sedimenti lacustri, rispetto a una

condizione di oligotrofia della matrice acquosa. (vd. tabella 3, dati Idrochimici riassuntivi ISS).

SITI BOD5 COD PO4

3- NH4+ NO3

- pH Conducibilità T°C O2

(mg/L) (mg/L) ( g/L) (mg/L) (mg/L) (μs/cm) (mg/L)

F1_S (Mulino) 5,0 2,3 200 0,1 3,3 6,9 659 13,0 8,4

F2_SO (Incubatoio) 4,0 11,9 100 0,0 2,9 6,9 652 13,3 8,0

F3_SV

(La Vasca) 5,0 1,7 400 0,1 3,1 6,9 642 12,2 8,2

F4_A

(Approdo) 5,0 1,4 100 0,0 2,2 7,0 715 13,2 8,9

F5_D

(Le Codigliane) 4,7 9,1 100 0,0 2,3 6,9 693 13,9 10,3

F6_C

(Canale Iaruscio) 5,0 12,8 200 0,0 1,2 7,0 636 16,3 10,0

F7_EF

(Fiume Fibreno) 4,7 2,9 500 0,0 2,3 6,9 691 12,8 12,7

Tabella 3 - Dati Idrochimicimedi dei campionamenti stagionali effettuati dall'ISS

Le ragioni delle alterazioni della qualità delle acque vanno ricercate sicuramente nel ruolo

del bacino imbrifero che alimenta il lago e che lì convoglia una grande quantità di sostanze

diverse: materiali detritici, sostanze nutritive, materiali organici. Tutto ciò che arriva al lago

diventa parte integrante del sistema sedimentando o entrando nei cicli biologici. Ciò andrà

47

monitorato in modo rigoroso per impedire ed abbattere eventuali forme di alterazione

negativa.

Le ragioni specifiche della assoluta mancanza di vegetazione acquatica nel lago (ad

esclusione delle sorgenti) vanno ricercate invece nella storia e fitogeografia complessa di

questo corpo lacustre di tipo relittuale e nel fatto che da sempre rappresenta un frammento

di bioma boreale incastonato in un ambiente mediterraneo. Nonostante si tratti dei risultati

di un campionamento spot, possiamo affermare che seppur in senso assoluto i valori rilevati

non siano discrepanti con una realtà eutrofica comune a tanti laghi italiani, rappresentano

però una anomalia qualora si presumesse, e lo possiamo fare sulla base dei dati pregressi

sulle forme di vegetazione estinte (alghe Characeae, Potamogeton polygonifolius,

Groenlandia densa, etc), che in origine e in condizioni ottimali il Lago di Posta Fibreno (lago

di sorgente) è un lago polimittico oligomesotrofico. Se pur potenzialmente ancora in grado

infatti di ospitare una vegetazione macrofitica con caratteristiche eutrofile (come ad es.

Najas marina, Ranunculus aquatilis, Potamogeton perfoliatus etc), i propaguli di tali specie

non sono presenti nel territorio del bacino del Fibreno per ragioni storiche (e sin dal tempo

della sua origine, presumibilmente intorno a 8000 anni fa) e quindi non possono effettuare la

colonizzazione delle acque se pur potenzialmente idonee alla loro crescita. Le specie

presenti invece naturalmente nel bacino si trovano in un ambiente le cui condizioni trofiche

sono radicalmente cambiate (da oligo-mesotrofiche a eutrofiche) e non sono più idonee ad

ospitarle. Anche una loro forzata reimmissione (ammettendo di possedere ancora propaguli

vitali da poter reimpiantare) sarebbe fallimentari poiché l’ambiente fisico non è più idoneo

alla loro sopravvivenza. Per fare un paragone che renda ancor più comprensibile la

condizione attualmente caratterizzante il lago sarebbe come portare un orso polare in una

foresta tropicale e pretendere che sopravviva a quelle temperature e con le risorse

alimentari lì disponibili.

Dai risultati ottenuti risulta chiaro che è in atto un grave processo che può condurre, entro

archi di tempo molto ampi, se legato solo a cause naturali, e i tempi brevi se sottoposto ad

accelerazione in conseguenza delle attività antropiche sviluppate, al decadimento

irrecuperabile della qualità dell’ecosistema idrico del Fibreno.

Nei processi limnologici normali di laghi tipici, con il passare del tempo il lago si arricchisce di

nuovo materiale che, se inerte, ne fa diminuire la profondità, se utilizzabile nei processi

biologici, ne fa aumentare la produttività. Il continuo apporto di nutrienti favorisce,

nell’epilimnio, la produzione di fitoplancton, cui consegue una grande produzione di

materia organica per la cui decomposizione viene consumato l’ossigeno ipolimnico. Al

termine della stagione estiva l’ossigeno ipolimnico raggiunge i valori minimi annuali: quando

la sua presenza si riduce a zero si creano le condizioni per il catabolismo anaerobio ed il lago

entra in una situazione di eutrofia.

Un lago di sorgente come il Fibreno è in genere poco produttivo, con scarse concentrazioni

di nutrienti nelle acque; la produzione di materiale organico è limitata e nella zona

ipolimnica l’ossigeno è sempre abbondante: le acque sono limpide e la fauna ittica, pur

limitata, è pregiata. Il sistema è oligotrofico.

Con il passare del tempo, data l’immissione di sostanze organiche fa si che la produttività

aumenti ed il lago passa attraverso una fase di mesotrofia e, quindi, di eutrofia.

Il sistema acquatico, lentamente, si avvia verso un processo di morte: tappeti di alghe

maleodoranti crescono e muoiono, creano sedimenti di cellule che, in depositi putrescenti,

ospitano batteri aerobi e poi anaerobi con produzione di tossine e scomparsa della vita.

Purtroppo accade che le attività umane, comportando la produzione di grandi quantità di

rifiuti, contribuiscano ad incrementare i processi di eutrofizzazione.

Questa azione di "fertilizzazione", in conseguenza delle attività antropiche che si sviluppano

nel bacino imbrifero, comporta una notevole accelerazione del processo eutrofico.

48

La Vegetazione

Il bacino del Fibreno presenta un mosaico vegetale molto diversificato e l’incidenza di una

ricca flora locale grazie alla presenza di una elevata eterogeneità topografica locale.

Dal punto di vista idrogeologico l’ambiente ripariale può considerarsi caratterizzato da due

ambiti principali: uno di sponda “attiva” sul fronte di emersione della falda freatica locale

con numerose manifestazioni sorgentizie legate all’emersione di una falda basale di

grandissima capacità, uno a carattere “passivo”, sul fronte opposto, dove l’attività

idrologica è caratterizzata perlopiù dall’arrivo di acqua dai canali di drenaggio della piana.

Sul fronte sorgentizio si attesta una vegetazione a carattere reofitico-fontinale tipica di

acque oligo-mesotrofiche, sul fronte opposto, passivo, dove le correnti sono meno elevate si

attesta un canneto all’interno del quale i chiari ospitano una vegetazione a carattere

lentico meso-eutrofico. La flora è fortemente caratterizzata dallo smistamento lungo

gradiente idraulico legato alle caratteristiche idrogeologiche locali. Ad arricchire la diversità

geologica e quindi vegetazionale locale è la presenza di numerose doline sommerse (di

diversa profondità) dovute alla vigorosa attività carsica accentuata localmente

presumibilmente da occasionali risalite gassose.

Figura 9 - Panorama del Lago Fibreno. Sulla destra si trova la sponda “attiva” dal punto di vista idrogeologico, con numerose

manifestazioni sorgentizie. Sulla sinistra si trova la riva “passiva” occupata da un’estensione di canneto, all’interno del quale si

apre la dolina allagata che ospita l’Isola Galleggiante (in basso a sinistra nella foto)

La Piana del Fibreno è occupata da un esteso canneto e da coltivazioni agricole a

carattere estensivo od orticolo. Numerosi canali di drenaggio si aprono nella compagine

vegetazionale ed agricola come eredità dell’attività di bonifica protratta per anni nel

territorio per favorire le coltivazioni.

Il canneto a Phragmites australis si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine

meridionale del lago perlopiù su terreni torbosi, gli stessi in cui in tempi remotissimi deve

essere avvenuto il crollo che ha isolato l’attuale isola galleggiante. Un canneto di piccole

dimensioni si rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello

Come già evidenziato, la presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti,

che erogano senza interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi

49

raggiungendo anche portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come

media degli ultimi 50 anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in

particolar modo alla vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente

carattere di anomalia in quanto determina una coesistenza fra specie e forme di

vegetazione di ambiente fluviale e di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica

idrogeologica determina una marcata asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo

insieme sulle opposte rive.

La localizzazione delle sorgenti determina dunque una suddivisione idrodinamica secondo

bande longitudinali a differente velocità di flusso, secondo un gradiente che va dalla fascia

delle sorgenti che borda il margine nordorientale del lago, verso il margine opposto,

idrologicamente passivo. Si distinguono nel lago pertanto due grandi zone a scenario

ambientale diversificato, delle quali una in posizione centrale con acque a flusso debole, e

una più periferica rispetto al corpo d’acqua, a ridosso del margine lacustre influenzato dalla

presenza delle sorgenti, nella quale si accantonano specie a più spiccato habitus reofitico e

praterie sommerse di elofite a comportamento idrofitico.

Nella prima zona, situata presso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori

profondità (di media circa 2 metri), potenzialmente dovrebbero predominare (come è

successo in passato) vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di

Potamogetonaceae (Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa) con Sparganium erectum,

che offrono ancoraggio a cuscini di alghe filamentose, che in tal modo resistono all’effetto

di trascinamento operato dalla corrente, sempre costantemente presente nel corso

dell’anno. Durante i periodi di magra (Agosto e Settembre) la diminuzione degli afflussi dalle

sorgenti unitamente all’aumento di temperatura, favorisce la proliferazione di tali alghe a

discapito della vegetazione macrofitica, con conseguente affioramento sulla superficie del

lago di considerevoli quantità di materia organica. Tale fenomeno acuisce con meccanismi

di retroazione gli eventi di regressione delle macrofite, con una ciclicità che può portare,

come presumibilmente è accaduto negli ultimi anni, alla soppressione della capacità

rigenerativa delle macrofite stesse a causa di fenomeni di anossia indotta dalla

proliferazione algale.

In condizioni di crescita ottimale le macrofite tendono a formare coperture dense e

continue sul fondo, con fronde molto sviluppate che emergendo in superficie possono dar

luogo, rallentando il deflusso delle acque, a corpi di acqua stagnante in grado di ospitare

popolamenti di idrofite galleggianti (pleustofite), idrofite altrimenti relegate nel lago a pochi

siti ad acque ferme, in posizione marginale al corpo d’acqua principale. È il caso delle

praterie di Potamogeton e degli zatteroni di Callitriche che si formavano stagionalmente,

almeno fino a pochi anni fa, un po’ su tutto il lago e in particolar modo fino in tempi

recentissimi (2001) in prossimità del punto di confluenza della Dova nelle acque del lago.

Tale esplosione vegetativa delle macrofite radicanti, la cui estensione è estremamente

variabile nel tempo, raggiungendo anche dimensioni eccezionali per poi regredire, come

negli ultimi anni, è verosimilmente determinata dalle favorevoli condizioni di insolazione e

dalle caratteristiche idrodinamiche puntuali del corpo d’acqua. Tali “isolotti” rappresentano

stazioni di rifugio estremamente specializzate per lo sviluppo di popolamenti micro-

pleustofitici a Lemna minor, Lemna trisulca e Riccia fluitans (cfr. Habitat Natura 2000: 3150

Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition), che trovano

nelle acque ferme interstiziali della massa vegetale galleggiante condizioni idrodinamiche

idonee alla loro crescita, altrimenti ostacolate dalla velocità del flusso.

La Vegetazione Arborea

La vegetazione arborea ripariale del Lago Fibreno è costituita perlopiù da lembi residui,

spesso ridotti a singoli individui, di Populus alba e Populus nigra e diverse specie di salici (Salix

alba, S. alba vitellina, S. cinerea, S. purpurea), sia spontanei che coltivati.

Tracce di un’antica foresta planiziale di ambienti paludosi sopravvivono negli individui di

farnia (Quercus robur) censiti alla base dei contrafforti che orlano i territori a sud del lago.

50

Altro vestigio di un ambiente di foresta planiziale è rintracciabile nella presenza di individui di

Viburnum opulus sopravvissuti in due siti sulla Piana del Carpello a nord del lago.

La Vegetazione Elofitica

A sud del lago la vegetazione è costituita, su terreni torbosi, da un canneto a Phragmites

australis. Questa formazione si estende su un’area di circa 50 ettari, orlando il margine del

lago opposto a quello da cui scaturiscono le sorgenti. Un canneto di piccole dimensioni si

rinviene a nord del lago, nella piana del Carpello. In corrispondenza della sorgente

denominata “Canneto” questa vegetazione raggiunge il suo limite naturale, legato al

dinamismo di una sorgente perenne.

Le aree occupate da comunità del magnocariceto e del canneto tendono infatti, se non

disturbate, a evolvere gradatamente verso condizioni più asciutte con una copertura a

legnose riparie. Negli stadi successivi della successione tenderebbero a venire

progressivamente colonizzati da salici e ontani.

Al margine del canneto, lungo le ripe dei fossi e della sponda del lago si accantonano

popolamenti di carici di grandi dimensioni (Carex paniculata, C. pseudocyperus, C. riparia,

C. elata - cfr. l’Habitat Natura 2000, ancora non riconosciuto al momento in cui si scrive, ma

in fase di proposizione: I050 “Magnocaricion elatae stands”). Il carattere “cespitoso” di

queste carici conferisce loro capacità di estrema tolleranza nei confronti di periodi di

emersione indotti da variazioni del livello idrico. Solo in tali ambienti la loro strategia

competitiva le rende vincenti nei riguardi di Phragmites e danno vita pertanto a formazioni

indipendenti.

La Vegetazione Acquatica

La presenza sulla riva orientale del lago di un allineamento di sorgenti, che erogano senza

interruzione durante tutto l’anno acque fresche e ricche in basi raggiungendo anche

portate eccezionali (più di 9 metri cubi d’acqua al secondo come media degli ultimi 50

anni), ha conferito alla compagine della vegetazione locale e in particolar modo alla

vegetazione a idrofite del lago e del fiume Fibreno, un evidente carattere di anomalia in

quanto determina una coesistenza fra specie e forme di vegetazione di ambiente fluviale e

di ambiente lacustre. Oltre a ciò tale caratteristica idrogeologica determina una marcata

asimmetria nella zonazione della vegetazione nel suo insieme sulle opposte rive.

Verso il centro del lago, dove si raggiungono le maggiori profondità (di circa 2 metri),

predominano vere e proprie “foreste sommerse” di varie specie di Potamogetonaceae

(Potamogeton sp.pl. e Groenlandia densa), cui spesso si ancorano cuscini di alghe

filamentose, che in tal modo resistono all’effetto di trascinamento operato dalla corrente,

sempre costantemente presente nel corso dell’anno.

I fondali poco profondi in corrispondenza delle sorgenti tendono a essere colonizzati da

comunità di reobionti che si formano in ambiente di acque a scorrimento veloce ricche in

calcio. Qui aggruppamenti a Berula erecta si formano come popolamenti fontinali

monofitici della forma sommersa di questa specie (B. erecta f. submersa), ombrellifera

elofitica che forma tappeti clonali da getti del rizoma sui fondali dei corsi d’acqua (cfr.

Natura 2000: 3260 “Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis

e Callitricho-Batrachion).

La presenza di doline sommerse, con profondità che variano da 2 a 15 metri a pareti

verticali e spesso con sorgenti subacquee che assicurano ossigeno e buona luminosità

anche sul fondo (in particolare quelle denominate “Le Codigliane” e “La Rota”), amplia la

varietà di ambienti a disposizione della vegetazione acquatica consentendo l’attestazione

di tappeti di alghe Characeae (cfr. Habitat Natura 2000: 3140 “Acque oligomesotrofe

calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.”).

51

La Fauna

Il quadro riportato nell’ambito del presente Piano riguarda tutte le specie rinvenute

storicamente (dati bibliografici) e da specifiche indagini di campo nella Riserva “Lago di

Posta Fibreno”.

L’area viene definite in gergo “ zona umida” che raccoglie una vastissima gamma di

ambienti naturali: per la Convenzione di Ramsar le zone umide sono “aree palustri,

acquitrinose o torbose o comunque specchi d’acqua, naturali o artificiali, permanenti o

temporanei, con acqua ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui

profondità non eccede i sei metri con la bassa marea”.

Dal punto di vista biologico sono ecosistemi ad elevata produttività, per questo motivo un

altissimo numero di specie vegetali ed animali vi è strettamente legato.

Purtroppo in particolare a seguito della rivoluzione industriale, le zone umide sono state

bonificate e distrutte; si calcola perciò che i due terzi delle zone umide europee siano

scomparse. In Italia la stima è ancora più drammatica dai circa 3 milioni di ettari di zone

umide stimate all’ inizio del XVIII secolo ne sono rimaste circa 250.000 ettari. Anche il Lazio ha

visto sparire tutti gli ambienti umidi più importanti in particolare quelli costieri.

Per arginare questa situazione si è proceduto negli ultimi trenta anni a prendere delle misure

di salvaguardia, stipulando trattati internazionali, attraverso leggi nazionali ed europee,

attraverso l’applicazione di metodi di gestione sempre più efficaci.

Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida a livello provinciale,

nonché riveste molta importanza sul piano regionale e nazionale per la presenza di molte

specie di animali.

Infatti le acque non molto eutrofizzate del Fibreno garantiscono la sopravvivenza di una

ricca fauna acquatica, tra cui ittica, che a sua volta supporta una discreta comunità di

uccelli, anfibi e rettili.

Questo studio preliminare sugli uccelli e sull’erpetofauna dell’area ha lo scopo di raccogliere

informazioni sulle specie indicate dalla Direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli. Le specie

qui indicate, quindi sono quelle a priorità di interventi finalizzati alla loro conservazione e del

loro ambiente.

Tuttavia è possibile fornire delle prime indicazioni gestionali del sito in particolare finalizzati

alla gestione e all’incremento dell’avifauna.

Ai fini di questa indagine è stata effettuata una ricerca bibliografica per raccogliere tutte le

notizie pubblicate sulla fauna dell’area.

Per quanto riguarda la fauna, i dati in letteratura sono piuttosto frammentari, e riguardano

soprattutto invertebrati (macrobenthos), pesci e uccelli, per questi ultimi i dati sono quasi

esclusivamente relativi alle specie legate alle zone umide. Più scarsi o del tutto assenti sono

invece i dati relativi ad altri gruppi sistematici. In generale, risultano carenti quelli riguardanti

la fauna terrestre, sia a Vertebrati che a invertebrati: per questi gruppi è auspicabile quindi

un programma di studi mirati al miglioramento delle conoscenze, per fini conoscitivi e

gestionali.

Per quanto riguarda le specie incluse nelle varie Direttive, si rimanda alle tabelle relative ai

diversi gruppi.

MACROBENTHOS

L’analisi degli invertebrati acquatici (macrobenthos) condotta nel 2004 (AA.VV., 2008) ha

messo in evidenza la presenza di 94 taxa (al livello di genere o specie), distribuiti in 28 entità

tassonomiche, a partire dal livello di famiglia. Come si evince dalla tabella 1, il numero dei

primi 4 gruppi, tipici di acque lentiche (ferme) è comparabile con la media tra quelli degli

altri siti, considerando anche l’estensione dei diversi corpi d’acqua. Al contrario, il gruppo

altri, che comprende l’insieme dei taxa legati ad ambienti lotici (acque correnti) mostra

invece un valore significativamente più alto; il valore rappresenta per esempio il 56% della

somma dei laghi di Bracciano e Martignano, che costituiscono il Parco Naturale Regionale

Bracciano-Martignano. L’estensione del Parco è però di oltre 16.000 ettari, mentre la Riserva

52

Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno è 40 volte più piccola (circa 400 ettari). Cioè

dipende dalla eterogeneità ambientale dell’area di Posta Fibreno, in cui allo specchi

d’acqua principale si associano corsi d’acqua e risorgive, e dove lo stesso lago presenta

zone di risorgiva con caratteristiche lotiche piuttosto che lentiche: in questo la Riserva

Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno si differenzia nettamente dalle altre zone umide

protette del Lazio. Tra i gruppi più abbondanti troviamo quindi Irudinei, Coleotteri, Plecotteri,

Ditteri Efidridi, Tipulidi e Simulidi, tutti costituiti da specie maggiormente legate alle acque

correnti.

Tabella 1 - Lago di Posta Fibreno, 2004-2005: numero di taxa identificati in 7 corpi d’acqua

nei laghi dell’Italia centrale finora investigati.

Bracciano Martignano Vico Monterosi Albano Nemi Posta Fibreno

Nematoda 14 12 8 8 11 2 10

Oligochaeta 18 15 17 12 10 14 10

Cladocera 13 16 12 9 5 4 5

Chironomidae 22 25 23 7 11 11 9

altri 58 49 48 47 41 30 60

Totale 125 117 108 83 78 61 94

Tabella 2. Lago di Posta Fibreno, 2004. Macrobenthos e relative numerosità*

phylum classe ordine N°

taxa

Mollusca Bivalvia - 2

Gastropoda - 10

Arthropoda Arachnida Acarina 7

Insecta Coleoptera 9

Plecoptera 1

Trichoptera 3

Lepidoptera 2

Diptera 14

Hemiptera 1

Odonata 1

Ephemeroptera 3

Amphipoda 1

Isopoda 1

Ostracoda 1

Copepoda 2

Cladocera 5

Tardigrada - - 1

Annelida Hirudinea - 7

Oligochaeta - 10

Nematoda - 10

Plathyelminthes Turbellaria - 3

Totale taxa 94

*le famiglie non sono riportate

Per quanto riguarda la composizione quantitativa, si evidenzia un equilibrio tra le diverse

componenti principali. Una analisi qualitativa mostra invece una discreta componente a

microcrostacei, tipici di acque lentiche, a cui si associano gruppi detritivori (Chironomidi,

Ostracodi, Acari) e limnivori (Oligocheti). Tra gli Insetti, dominano quelli legati soprattutto alle

acque correnti (Coleotteri, Plecotteri, Ditteri Efidridi, Tipulidi e Simulidi). Lo studio ha

53

evidenziato inoltre una netta differenza relativa alla ricchezza specifica dei diversi taxa tra

campionamenti condotti a diverse profondità, come evidenziato anche in tabella 3. In

generale, a profondità maggiori si riduce la ricchezza specifica, sia a livello di taxa che di

individui. Questo risultato è interpretato come una diretta conseguenza della forte riduzione

del substrato vegetale a profondità maggiori di 8 m, dove la vegetazione è costituita dalla

sola presenza delle Characee.

I dati relativi al macrobenthos sono stati utilizzati anche per una valutazione dello status

ecologico delle acque (tabella 3). I risultati mostrano un progressivo aumento del grado

trofico a partire dalle stazioni più a monte verso quelle a valle, con un picco di meso-eutrofia

presso la stazione 4, che mostra un elevato numero di individui accompagnato da una

minore ricchezza specifica e da una diversità biotica medio-bassa. La stazione di

campionamento 4 è situata in corrispondenza di un’area fortemente antropizzata. Per le

stazioni 3 e 4, a profondità superiori a 8 m, come detto, si osserva un grado trofico più basso.

Tab. 3 - Lago di Posta Fibreno, 2004: quadro sintetico dei principali parametri faunistici

utilizzati per valutare lo stato ecologico nelle sei stazioni; fauna totale: valore medio annuo

degli individui conteggiati/numero di stazioni/numero di metri in profondità colonizzati da

vegetazione; H: indice di Shannon;

Stazioni 1 2 3 4 5 6 3 4

Fascia a vegetazione (m) 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 0-4m 8-15m 8-15m

Fauna totale 6910 9668 7122 14104 12882 11261 2045 2275

Ricchezza specifica 34 42 45 30 60 44 39 25

Diversità biotica (H) 2,7 2,8 3,2 3 3,8 3,3 3 2

valutazione trofica o om om me m m o o

Legenda: o: oligotrofia; m: mesotrofia; om: oligo-mesotrofia; me: meso-eutrofia.

Fig. 1. Stazioni di campionamento

In sintesi, si sottolinea che l’analisi del macrobenthos e in generale delle acqua evidenzia

segnali di un processo di eutrofizzazione in corso, tra cui un elevato contenuto di ortofosfati

nel lago, una forte diminuzione qualitativa e quantitativa degli invertebrati sul fondo del

lago, una altrettanto forte rarefazione delle idrofite in gran parte del basso fondale lacustre,

una estesa presenza sui fondali, nel periodo primaverile-estivo, del solfobatterio Thiopedia

54

rosea, indicatore di condizioni meso-eutrofe. Questi elementi suggeriscono che sia in atto un

processo di deterioramento che interessa i sedimenti e quindi la vegetazione e che in futuro

potrebbe condizionare in negativo il popolamento faunistico, ancora “protetto” dalla

sufficiente presenza della vegetazione, sebbene con segni di riduzione rispetto al passato, e

dell’effetto “diluizione-rimozione” di una quota di nutrienti derivante dalle caratteristiche

idrodinamiche del bacino, che in questo ha un comportamento più “da fiume” che “da

lago” tipico. In questo quadro, appare preziosa la presenza del vasto canneto, che è al

contempo fonte di eterogeneità ambientale e biodiversità e dall’altro agisce come filtro

naturale dei nutrienti e dei sedimenti, a protezione del lago. Fondamentale appare quindi la

sua gestione e salvaguardia.

Per concludere, va evidenziato che il lavoro svolto sul macrobenthos data ormai un

decennio. Appare indispensabile uno studio analogo che valuti la situazione attuale per

avere una conferma o meno dei trend evidenziati da quello studio.

ODONATA

Nelle stagioni 2004-2005 è stato condotto anche uno studio sul popolamento a Odonati

(libellule) del lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008). Nonostante l’importanza del gruppo e la

sua valenza nella catena trofica delle acque dolci, questo lavoro è a tutt’oggi il primo e

unico lavoro mai pubblicato sugli Odonati del lago. In letteratura esistono solo alcuni lavori

relativi ad aree limitrofe, o genericamente per il fiume Fibreno: Consiglio, 1953; Osella et al.,

1997. Sono state rinvenute 27 specie di Odonati (13 Zygoptera e 14 Anisoptera), come

riportato in tabella 4.

Tabella 4. Odonati del lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) sottordine famiglia specie

Zygoptera Calopterygidae Calopteryx

haemorrhoidalis

Calopteryx virgo

Lestidae Lestes virens

Chalcolestes viridis

Platycnemididae Platycnemis pennipes

Coenagrionidae Ischnura elegans

Ischnura pumilio

Coenagrion puella

Coenagrion mercuruale

Ceriagrion tenellum

Erythromma viridulum

Pyrrhosoma nymphula

Enallagma cyathigerum

Anisoptera Aeshnidae Aeshna cyanea

Aeshna mixta

Aeshna isosceles

Anax imperator

Anax parthenope

Libellulidae Libellula depressa

Libellula fulva

Libellula quadrimaculata

Orthetrum brunneum

Orthetrum coerulescens

Crocothemis erytraea

Sympetrum striolatum

Sympetrum meridionale

Sympetrum sanguineum

55

Le 27 specie di Odonati del lago di Posta Fibreno costituiscono il 46,5% del popolamento

odonatologico regionale (58 specie in Utzeri e D'Antonio, 2005 e cd-ROM allegato, integrato

con Carchini et al., 2004) e, in relazione alla modesta estensione dell'area interessata e alla

relativa omogeneità dell'habitat, rappresentano una diversità considerevole. Il popolamento

appare piuttosto ricco in quasi tutte le stazioni di cattura esaminate. La convivenza di specie

marcatamente reofile, quali Calopteryx spp., P. nymphula, C. mercuriale e O. coerulescens

con specie legate invece ad acque ferme o debolmente correnti, quali Ischnura spp., gran

parte dei Cenagrionidae, L. depressa, Crocothemis erythraea, Sympetrum spp. appare una

ulteriore conferma del carattere di “lago-fiume” del lago. Tre specie erano

precedentemente segnalate, nel Lazio, con non più di cinque popolazioni ciascuna: A.

isosceles, L. quadri maculata e soprattutto E. cyathigerum, che appare rara nel lago, ed era

nota nella regione per sole tre popolazioni. Questa specie, ritenuta per l'Italia esclusiva di

quote superiori a 900 m, si trova talvolta a quote assai inferiori. Il dato di maggiore interesse

riguarda comunque la relativa abbondanza di C. mercuriale in tutte le stazioni del lago.

Questa specie, apparentemente legata a corsi d'acqua di dimensioni e portata esigui, è

registrata in regressione in gran parte dell'Europa (Van Tol & Verdonk, 1988; Helsdingen et al.,

1996) e pertanto è stata inserita nella Convenzione di Berna, all. II, e nella Direttiva Habitat,

all. II. In Italia presenta una distribuzione relativamente ampia, anche se sporadica, ma è

tuttavia ritenuta una delle specie più minacciate (D’Aguilar et al., 1990). Nel Lazio ne erano

note nove popolazioni delle provincie di Viterbo, Roma e Latina (Utzeri e D'Antonio, 2005). La

segnalazione per il lago di Posta Fibreno è quindi la prima per la provincia di Frosinone e

sottolinea la presenza della specie in un habitat marcatamente diverso dall'usuale.

La presenza di un popolamento odonatologico ben diversificato che include libellule rare

nel Lazio o minacciate, insieme a quella degli endemiti su ricordati, aggiunge un valore

particolare alla Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno e costituisce un motivo non

trascurabile per sostenerne l'indirizzo gestionale alla conservazione di specie animali di

particolare interesse faunistico o ecologico. In mancanza di dati storici e successivi al lavoro

pubblicato nel 2008, non è possibile al momento fare considerazioni circa l’evoluzione nel

tempo del popolamento a Odonati del lago.

GAMBERO ROSSO DELLA LOUISIANA (PROCAMBARUS CLARKII)

L’introduzione di specie alloctone costituisce, dopo la distruzione degli habitat, la più grave

minaccia per la biodiversità (Genovesi, 2002). Pertanto, l’individuazione di attività di gestione

efficaci nei confronti delle specie aliene, allo scopo di mitigarne l’espansione e gli impatti,

risulta di prioritaria importanza. Il gambero rosso è una specie aliena di origine

nordamericana, introdotta in Italia per essere allevata a scopo alimentare e

successivamente sfuggita alla cattività e rapidamente diffusasi quasi ovunque nel territorio

nazionale. È tra gli alloctoni uno tra i più diffusi e a maggiore impatto ambientale, essendo

una specie estremamente tollerante e adattabile, resistente all’inquinamento, onnivora e

capace di spostarsi per lunghi tratti sulla terraferma. La sua presenza costituisce una seria

minaccia alle popolazioni di anfibi e pesci, dei quali mangia uova e giovani; inoltre, la sua

continua azione di scavo e modifica dei fondali bassi e delle rive comporta la scomparsa o il

diradamento delle macrofite, con conseguenze importanti sul plancton e sul macrobenthos,

e in generale sulla rete trofica degli ambienti di acqua dolce.

La presenza del gambero all’interno della Riserva Naturale Regionale di Posta Fibreno è

accertata dal 2002. Nel 2007 è stato avviato un progetto in collaborazione con l’Agenzia

Regionale Parchi (A.R.P.), il cui scopo era quello di valutare la distribuzione e lo stato del

gambero all’interno dell’area protetta. Le catture hanno evidenziato la presenza del

gambero soprattutto lungo la sponda SW del lago. Il basso numero di esemplari catturati, sia

nel lago che nei canali che all’interno della pozza privata, non ha permesso un’analisi

dettagliata della popolazione, né ha consentito di stimare l’effettivo grado di

acclimatazione-naturalizzazione della specie, anche se gli esemplari catturati sembravano

presentare un buono stato di salute, non essendo state riscontate malformazioni,

56

menomazioni e parassitosi. Nonostante ciò, i valori di densità ed abbondanza di questa

specie si presentavano ancora molto bassi se paragonati a quelli tipici della specie rilevati in

altri siti italiani, sia nel lago che nei canali. La bassa temperatura dell’acqua sembrava

essere un fattore limitante alla ulteriore espansione di questa specie. Per quanto riguarda la

gestione e il monitoraggio ambientale di questa specie invasiva potenzialmente devastante

per l’ambiente, sono auspicabili strategie di approccio al problema che prevedano attività

di prevenzione, controllo ed eradicazione. Riteniamo innanzitutto necessario uno studio

recente, a 7 anni di distanza dall’ultimo, per avere un quadro dell’evoluzione della

popolazione del gambero nel lago, in quanto la scarsa quantità di dati raccolti non

favorisce la messa a punto di una strategia gestionale più dettagliata e complessa, che

analizzi la struttura e la dinamica di popolazione, nonché la dieta, l’accrescimento e

l’attività riproduttiva del gambero rosso della Louisiana nella Riserva Naturale del Lago di

Posta Fibreno. Gli studi futuri dovranno inoltre verificare l’eventuale presenza di altre specie

di gamberi alloctoni, quali Orconectes limosus e Astacus leptodactylus, che negli ultimi anni

hanno conosciuto in Italia e nel Lazio una rapidissima espansione.

I risultati dell’indagine del 2007 suggeriscono che il lago non rappresentava al momento un

ambiente ottimale per l’espansione della specie; ciò può rappresentare un vantaggio per

una eventuale attività di eradicazione della popolazione. Due dati ci sembrano comunque

importanti: il ritrovamento di due esemplari nel Torrente Carpello, con ogni probabilità

testimonianza di un fenomeno di dispersione in atto al momento dell’indagine; l’elevato

tasso di cattura in una pozza privata con condizioni fisico-chimiche dell’acqua differenti da

quelle del bacino principale. Questo secondo dato indica che laddove all’interno della

Riserva esistano le condizioni ottimali per la specie questa può raggiungere livelli di densità

(e impatto ambientale) più alti di quanto evidenziato per il lago. La pozza può costituire

un’area “sorgente” per la popolazione, ovvero un bacino di origine e di diffusione degli

individui di P. clarkii verso le stazioni circostanti, soprattutto in caso di un eventuale

cambiamento dei parametri delle acque, che può favorire la dispersione degli individui

verso aree del Lago più a rischio, perché maggiormente sensibili (per es. aree frega o di

foraggiamento delle specie autoctone). Tra i fattori a rischio possiamo ipotizzare fenomeni

(sempre più frequenti) di siccità e di riduzione del livello idrico del Lago, che in futuro

renderebbero probabile un aumento della temperatura.

Un contributo importante al monitoraggio potrebbe essere fornito dai pescatori, attraverso

la registrazione degli individui reperiti, e con una necessaria ed efficiente azione di

sensibilizzazione. La migliore strategia di gestione nei confronti delle specie invasive rimane

comunque la prevenzione di nuove introduzioni.

Per una più approfondita analisi sulle proposte di gestione del gambero rosso si rimanda agli

Atti della prima giornata di studio “tutela e conservazione dell’ecosistema acquatico Lago

di Posta Fibreno area sic/zps it6050015” (AA.VV., 2008)

57

ITTIOFAUNA (Pisces e Ciclostomata)

La tabella 5 elenca tutte le specie relative all’ittiofauna della Riserva Naturale Regionale

Lago di Posta Fibreno.

Tabella 5. Ittiofauna della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008) ordine famiglia specie nome comune

Petromyzontiformes Petromyzontidae Lampetra planeri* lampreda di ruscello

Anguilliformes Anguillidae Anguilla anguilla anguilla europea

Gasterosteiformes Gasterosteidae Gasterosteus aculeatus spinarello

Salmoniformes Salmonidae Salmo fibreni carpione del Fibreno

Salmo [trutta] macrostigma* trota macrostigma

Salmo [trutta] trutta trota fario

Onchorhynchus mykiss (A) trota iridea

Cypriniformes Cyprinidae Leuciscus souffia muticellus* vairone

Leuciscus cephalus cavedano

Barbus plebejus* barbo

Tinca tinca tinca

Cyprinus carpio(A) carpa

Carassius auratus (A) carassio dorato

Scardinius erythrophthalmus scardola

Rutilus rubilio* rutilo

Gobio gobio(T) gobione

Cyprinodontiformes Poecilidae Gambusia holbrooki (A) gambusia

* specie inclusa in direttiva Habitat; (A) specie aliena; (T) specie transfaunata.

Dai dati in letteratura, emerge che il numero dei taxa presenti nella Riserva è salito da 11

(numero di specie accertate fino al 1998) a 17, con un incremento quindi del 35%. Va però

evidenziato che delle sei nuove specie, due (gambusia e trota iridea) sono specie aliene,

entrambe di origine nordamericana, e una (gobione) è transfaunata dall’Italia

settentrionale. Il totale delle specie aliene o transfaunate presenti è 5 su 17 (29,4%),

percentuale comunque inferiore a quella rilevata su scala regionale, che sfiora il 50% (30

specie aliene su 63 secondo Gelosi e Colombari, 2004). Inoltre, va evidenziato che

l’aumento delle specie ha riguardato soprattutto i Ciprinidi, pesci notoriamente termofili. Ciò

fa ritenere che ci sia stato almeno negli ultimi 15 anni un progressivo e generalizzato

aumento della temperatura dell’acqua, dovuto con ogni probabilità alla alterazione delle

coperture vegetazionali riparie, con conseguente aumento dell’esposizione alla radiazione

solare della superficie dell’acqua. Le conseguenze di questa alterazione sono state un

riscaldamento delle acque e una massiva colonizzazione da parte di macrofite acquatiche

invasive. Tutto ciò produce habitat idonei a specie più termofile e tolleranti rispetto

all’eutrofizzazione (quali appunto i Ciprinidi) che estendono così la loro diffusione, riducendo

al contempo la nicchia ecologica di specie meno termofile quali i Salmonidi.

Per concludere, va evidenziata la presenza di ben 5 specie incluse in direttiva Habitat:

lampreda di ruscello, trota macrostigma, barbo, vairone e rutilo. Esse costituiscono il 29,4%

delle specie rilevate; nel Lazio, delle 63 specie presenti (Gelosi e Colombari, 2004), quelle

incluse in direttiva sono 12 (19%). Posta Fibreno ha quindi un popolamento di specie incluse

in direttiva più che doppio rispetto ai dati relativi all’intera Regione Lazio. L’altra importante

presenza è il carpione del Fibreno, endemita di questo sito, dalla biologia ed ecologia poco

note, non incluso né tra le specie di interesse comunitario né nella Lista Rossa IUCN delle

specie a rischio di estinzione, come sarebbe invece auspicabile.

ERPETOFAUNA (Amphibia e Reptilia).

Al momento, i dati a nostra disposizione sulla presenza degli Anfibi e dei Rettili all’interno

della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno sono piuttosto scarsi. È accertata la

presenza del tritone crestato italiano (Triturus carnifex), della rana appenninica (Rana italica)

58

e della rana verde (Rana bergeri kl. hispanica). Quest’ultima specie, in particolare, è diffusa

e abbondante localmente, e la sua presenza è stata più volte osservata anche durante le

nostre osservazioni sul campo. Per quanto riguardai Rettili, abbiamo osservato la lucertola

campestre (Podarcis sicula). È evidente che il bassissimo numero di specie accertate deriva

da carenza di dati e non da una effettiva assenza di specie. È quindi assai probabile la

presenza di specie più o meno comuni o quasi ubiquitarie nel Lazio meridionale, tra cui: la

raganella italiana (Hyla intermedia), il rospo comune (Bufo bufo) e il tritone italico (Lissotriton

italicus) tra gli anfibi; la lucertola muraiola (Podarcis muralis), il ramarro occidentale (Lacerta

bilineata), il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), il geco comune (Tarentula

mauritanica), il biacco (Hierophis viridiflavus), la natrice dal collare (Natrix natrix) e la vipera

comune (Vipera aspis) tra i Rettili. Per tutte queste specie, il territorio della Riserva

comprende habitat idonei alla presenza, che per molte di queste specie riteniamo quindi

certa o altamente probabile. Tra le specie la cui presenza è accertata, tre sono incluse nella

direttaiva Habitat: Triturus carnifex (all. IV), Rana italica (all. IV) e Podarcis sicula (all. II-IV).

È auspicabile che siano portate avanti indagini sull’erpetofauna della Riserva, in

considerazione soprattutto dei grandi problemi di conservazione degli Anfibi in generale (a

livello nazionale e non solo) e del forte impatto che invece hanno specie alloctone diffuse

nel Lazio, quali la rana toro americana (Lithobates catesbeiana), la testuggine a guance

rosse (Trachemys scripta elegans), la testuggine a guance gialle (Trachemys scripta trostii) e

la testuggine greca (Testudo graeca). Soprattutto le due sottospecie della Trachemys scripta

rappresentano spesso una seria minaccia per l’equilibrio ecologico in molti siti del Lazio, e

hanno avuto, in particolare la elegans, una diffusione capillare e in continuo aumento. È

inoltre indispensabile, ai fini della conservazione delle diverse specie di Anfibi, che vengano

messe in atto una serie di operazioni relative ai lavori manutenzione e “pulizia” dei canali e

delle rive, e che i lavori siano condotti sotto il controllo di un naturalista esperto. In

particolare è necessario che

- tali operazioni avvengano al di fuori del periodo riproduttivo, che per le diverse

specie si estende dalla fine dell’inverno all’estate;

- il taglio della vegetazione sia effettuato per quanto possibile a mano e non

con mezzi meccanici;

- le opere di bonifica o pulizia siano limitate a tratti delle rive e condotte quindi

su tempi di più stagioni, per consentire agli Anfibi di avere zone di rifugio e

riproduzione;

- siano mantenute le fasce ecotonali (siepi, fasce arborate ripariali, margini

incolti, piccole raccolte d’acqua ecc.)

- siano recuperati, ove esistano ancora, i vecchi fontanili, le pozze, le cisterne, i

volubri, attraverso opere attente alla possibilità da parte degli Anfibi di potervi

accedere;

- sia vietata la cattura degli esemplari almeno nel periodo riproduttivo.

ORNITOFAUNA (Aves)

Per tipologia ambientale, estensione ed eterogeneità, a livello regionale la zona umida di

Posta Fibreno rappresenta un sito di svernamento di rilevanza, collocandosi tra le prime 10

zone umide regionali quanto a numero di individui svernanti. Complessivamente questi 10 siti

ospitano in media oltre l’80% del popolamento svernante dell’intera regione Lazio. Nel

periodo 1991-2008, hanno svernato nell’area protetta in media 1.295,6 indd./anno,

appartenenti ad un massimo di 17 specie (media 11,7; intervallo 7-17 specie, periodo 1994-

2008). Gli andamenti nel tempo mostrano una crescita costante degli individui fino al 2002,

un leggero decremento successivo e una lieve ripresa negli ultimi due anni di osservazione. Il

numero di specie segue un andamento simile, con alcune marcate differenze, evidenti

soprattutto nell’ultima decade del periodo, in cui si assiste a un andamento opposto a

quello delle abbondanze, cioè in calo numerico. Tra le specie di interesse ornitologico e

59

conservazionistico (incluse nell’allegato 1 della Dir. 79/409/CE) rilevate nel corso dello

svernamento sono da sottolineare: garzetta (Egretta alba), airone bianco maggiore

(Casmerodius albus), moretta tabaccata (Aythya nyroca), albanella reale (Cyrcus cyaneus)

e falco di palude (Cyrcus aeruginosus). La fenologia locale di queste specie risulta tuttavia

irregolare, con consistenze costituite da pochi individui. A questo quadro fenologico fa

eccezione la Moretta tabacca sia per la maggiore regolarità nello svernamento che per le

maggiori consistenze numeriche. La presenza della specie nel Lago di Posta Fibreno, da

irregolare negli anni 90, è divenuta quasi del tutto regolare negli anni 2000, con un massimo

di 15 individui svernanti registrato nel 2008 ed un netto aumento delle consistenze

numeriche. Confrontando i dati del Lazio con quelli del lago di Posta Fibreno si rileva che il

sito in oggetto ha ospitato, nel periodo considerato, in media il 13,6% della popolazione

svernante regionale di questo Anatidae, tale percentuale sale al 22,3% per il periodo 2000-

2007. Per quanto riguarda le nostre osservazioni, con l’eccezione della garzetta, nessuna

delle specie precedentemente citate è stata osservata nella stagione invernale 2013-2014,

pur trattandosi di specie di grandi dimensioni e relativamente semplici da osservare in

un’area aperta come quella del bacino di Posta Fibreno. In tabella 6 sono riportate le specie

di uccelli la cui presenza nella Riserva è stata finora accertata.

Tabella 6. Ornitofauna della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno SPECIE CATEGORIA

FENOLOGICA

oss.

pers.

2014

Svasso maggiore Podiceps cristatus W-B +

Tuffetto Tachybaptus ruficollis W-B +

Cormorano Phalacrocorax carbo

sinensis W - M

+

Tarabusino* Ixobrichus mintus B – M

Nitticora* Nycticorax nycticorax M

Sgarza ciuffetto* Ardeola ralloides M

Garzetta* Egretta garzetta M +

Airone bianco

maggiore*

Casmerodius albus M

Airone cenerino Ardea cinerea W +

Airone rosso* Ardea purpurea M

Mignattaio* Plegadis falcinellus M

Spatola* Platalea leucorodia M

Fenicottero rosa* Phoenicopterus ruber Ind.

Germano reale Anas platyrhynchos B-W +

Alzavola Anas crecca W +

Fischione Anas penelope W +

Moretta

tabaccata*

Aythya nyroca W - M

Moriglione Aythya ferina W +

Smergo maggiore° Mergus merganser Ind.

Falco pecchiaiolo* Pernis apivorus M

Poiana Buteo buteo B?-W +

Nibbio bruno* Milvus migrans B? - M

Nibbio reale* Milvus milvus Ind.

Falco di palude* Circus aeruginusus W – M

Albanella reale* Circus cyaneus W – M

Gheppio Falco tinnunculus B?-W +

Grillaio* Falco naumanni M?

Folaga Fulica atra B-W +

Gallinella Gallinula chloropus B-W +

60

d’acqua°

Porciglione Rallus aquaticus B?-W +

Voltolino* Porzana porzana Ind.

Cavaliere d’Italia* Himantopus

himantopus M

Gabbiano reale Larus michaellis W +

Beccaccino Gallinago gallinago M +

Martin pescatore* Alcedo atthis SB – W – M +

Tortora dal collare° Streptopelia

decaocto B-W

+

Tortora comune° Streptopelia turtur B +

Rondone Apus apus B +

Picchio verde Picus viridis B? +

Calandra* Melanocorypha

calandra SB?

Tottavilla* Lullula arborea Ind.

Ballerina bianca Motacilla alba B-W +

Balestruccio Delichon urbica B +

Rondine Hirundo rustica B +

Capinera Sylvia atricapilla B-W +

Cannareccione Acrocephalus

arundinaceus B

+

Cannaiola Acrocephalus

scirpaceus B

Forapaglie

castagnolo

Acrocephalus

melanopogon Ind.

Usignolo di fiume Cettia cetti B-W +

Averla piccola* Lanius collurio B - M

Merlo° Turdus merula B-W +

Cornacchia grigia Corvus corone cornix B +

Gazza Pica pica B +

Storno° Sturnus vulgaris B-W +

Pettirosso Erithacus rubecola B?-W +

Scricciolo Troglodytes

troglodytes B-W

+

Cinciallegra Parus major B +

Cinciarella Cyanistes caeruleus B +

Passera d’Italia Passer domesticus B +

Fringuello Fringilla coelebs B-W +

Cardellino Carduelis carduelis B-W +

Verdone Carduelis chloris B-W +

Verzellino Serinus serinus B-W +

Migliarino di

palude

Emberiza schoenichlus W

+

W: svernante; M: migratore di passo: B: breeding; Ind. (occasionale, singolo individuo);

* specie inclusa nell’all. 1 della Dir. 79/409/CE; ° sp. inc. nell’all. 2 della Dir. 79/409/CE

61

MAMMALOFAUNA (Mammalia)

I dati pubblicati riguardanti la presenza dei mammiferi all’interno della Riserva sono limitati ai

soli pipistrelli (Chirotteri, tab. 7).

Tabella 7. Chirotteri della Riserva Naturale Regionale Lago di Posta Fibreno (AA.VV., 2008)

famiglia specie nome comune

Rhinolophidae Rhinolophus

ferrumequinum

ferro di cavallo

maggiore

Rhinolophus hipposideros ferro di cavallo minore

Vespertilionidae Pipistrellus kuhlii pipistrello albolimbato

Pipistrellus pigmaeus pipistrello pigmeo

Pipistrellus pipistrellus pipistrello nano

Myotis daubentonii vespertilio di

Daubenton

Myotis sp. -

Miniopterus schreibersii miniottero

Nyctalus leisleri nottola di Leisler

Hypsugo savii pipistrello di Savi

Molossidae Tadarida teniotis molosso di Cestoni

Delle dieci specie censite (più una appartenente al genere Myotis ma non determinata, M.

daubentonii, P. pygmaeus e N. leisleri sono più o meno strettamente legate agli ecosistemi

acquatici per l’alimentazione (Vaughan et al. 1997; Russo e Jones, 2003). Altre, come P.

kuhlii, sono più ampiamente diffuse per la loro spiccata plasticità ecologica e della

capacità di sfruttare una varietà di habitat di foraggiamento (Russo e Jones, 2003). Per

quanto riguarda le direttive europee, tutte le specie di Chirotteri sono incluse nell’all’IV della

Direttiva Habitat; Rhinolophus ferrumequinum, R. hipposideros e Miniopterus schreibersi sono

inoltre incluse nell’all. II della Direttiva Habitat; tutte le specie ad eccezione di Pipistrellus

pipistrellus sono inoltre incluse nell’all’II della Convenzione di Berna.

Per quanto riguarda gli altri gruppi di Mammiferi, non abbiamo al momento dati. Durante le

nostre escursione nella Riserva, abbiamo osservato direttamente la presenza della nutria

(Myocastor coypus), con almeno 3 individui osservati lungo il sentiero natura che si inoltra tra

i canneti e conduce ai capanni di avvistamento, e tracce della presenza della volpe

(Vulpes vulpes): escrementi e orme. Abbiamo inoltre rinvenuto un uovo di germano reale

predato con una modalità che può far pensare alla puzzola (Mustela putorius), ma solo a

livello ipotetico, anche se il tipo di ambiente è certamente idoneo alla specie. Diamo per

scontata la presenza di altre specie comuni o quasi ubiquitarie, quali toporagni e crocidure

(Sorex spp. e Crocidura spp.), riccio europeo (Erinaceus europaeus), ratti (Rattus rattus e R.

norvegicus), topi (Apodemus sp. e Mus musculus), istrice (Hystrix cristata), donnola (Mustela

nivalis) e forse tasso (Meles meles) e faina (Martes foina). I corsi d’acqua sono

potenzialmente idonei alla presenza del toporagno d’acqua (Neomys anomalus). Probabile

inoltre la presenza del cinghiale (Sus scrofa) e della lepre (Lepus europaeus), entrambi

ovunque reintrodotti a scopo venatorio con ssp. non autoctone.

62

2 LINEE STRATEGICHE: LE POSSIBILI AZIONI DI PIANO, PROGETTUALI E

NORMATIVE

2.1 La gestione della riserva: obiettivi generali, obiettivi specifici ed azioni

Il presente capitolo, unitamente alle schede allegate, contiene il quadro delle opzioni

suscettibile di dare gambe al disegno di governo, e dunque di informare la redazione dei tre

strumenti di gestione della Riserva naturale del “Lago di Posta Fibreno”

Gli obiettivi generali sono stati formulati (si veda la figura “Gli obiettivi generali di gestione”)

assumendo la logica della qualità ambientale come servizio collettivo, e risultano espressivi

di cinque versanti complementari.

Un Primo Obiettivo “migliorare la qualità e le forme di gestione delle acque e del suolo”

intende incidere sullo stato delle componenti ambientali fondamentali; gli obiettivi specifici

che ne discendono riguardano di conseguenza la instabilità dei versanti, i rischi di

inquinamento degli acquiferi, la captazione delle acque.

Un Secondo Obiettivo intende “tutelare ed accrescere la biodiversità, anche attraverso la

conservazione ed il miglioramento delle condizioni di continuità ambientale” e concerne

dunque specificatamente gli ecosistemi della fauna e della flora.

Gli obiettivi specifici che articolano questo obiettivo generale riguardano dunque gli aspetti

vegetazionali (quindi l’orientamento del manto vegetale verso gli assetti climax), il

miglioramento delle condizioni della fauna stanziale e migratoria, ed infine la creazione di

una rete ecologica locale in grado di attenuare l’isolamento biogeografico della Riserva.

Un Terzo Obiettivo “contribuire alla prevenzione dei rischi” si fa interprete della necessità di

partecipare – collaborando con i soggetti istituzionali che hanno in capo specifiche

competenze in materia – alla prevenzione di incendi e dissesti.

Un Quarto Obiettivo “ gestire e valorizzare i paesaggi (naturali ed antropici) e i beni storico-

architettonici, realizzando una rete fruitiva estesa all’insieme delle caratteristiche distintive

della Riserva” svolge ovviamente un ruolo centrale nella strutturazione degli strumenti di

gestione, e risulta di conseguenza articolato in numerosi obiettivi specifici (e quindi azioni)

inerenti rispettivamente il deposito della storia (eremi, chiese, aree archeologiche tessuti

storici), il complesso tema dell’interfaccia con i visitatori, la organizzazione delle attività

ricreative e sportive fondate sulle caratteristiche distintive dell’area.

Un Quinto Obiettivo “orientare l’evoluzione del settore ricettivo ed agricolo, assicurando la

persistenza del tradizionale rapporto positivo tra esigenze produttive e qualità del

paesaggio” fanno riferimento obiettivi specifici ed azioni volte ad incrementare il sistema

della ricettività (come è noto oggi assai carente) e a riorganizzare – potenziandolo –

l’insieme delle attività produttive locali.

La relazione di Piano, partendo dalle analisi, ha individuato le linee guida, gli orientamenti, le

decisioni e opzioni da adottare per preservare gli ecosistemi della Riserva e programmare un

tipo di assetto territoriale e sviluppo dell’economia locale coerente con gli obiettivi prescritti

dalle varie normative richiamate sia nei vari capitoli degli elaborati che nel quadro

normativo riassuntivo della legislazione delle aree protette.

Obiettivi di protezione generali

Gli obiettivi generali di protezione presi a riferimento, attengono alla Legge 394/91, “ Legge

quadro sulle aree protette” che hanno il fine di “ garantire e di promuovere in forma

coordinata, la conservazione, la valorizzazione del patrimonio naturale” soprattutto ove si

manifestino delle vulnerabilità, le risorse naturali vanno sottoposte a particolare regimi di

tutela e gestione ai fini di conseguire le seguenti finalità:

63

art. 1, c. 1:

a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di

singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di

biotopi, di valori scenici,e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed

idrogeologici, di equilibri ecologici;

b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una

integrazione tra uomo ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di

valori antropologici, archeologici, storici ed architettonici e delle attività agro-silvo-

pastorali e tradizionali;

c) promozione di attività di educazione, di formazione, e di ricerca scientifica, anche

interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.

Il c. 3 prevede che in dette aree possono essere promosse la valorizzazione e la

sperimentazione di attività produttive compatibili.

Legge regionale n. 29 del 6-101997 “Norme in materia di aree naturali protette”

L’ art. 3, stabilisce i seguenti obiettivi:

La tutela, il recupero ed il restauro degli habitat naturali e dei paesaggi, nonché della

loro valorizzazione;

La conservazione di specie animali e vegetali, di singolarità geologiche, di formazioni

paleontologiche e di ambienti naturali che abbiano rilevante valore naturalistico ed

ambientale;

L’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale allo scopo di favorire

l’integrazione tra uomo ed ambiente anche mediante il recupero e la valorizzazione

delle testimonianze antropologiche, archeologiche, storiche e architettoniche e delle

attività agro-silvo-pastorali tradizionali;

la promozione di attività di educazione, formazione e ricerca scientifica, anche

interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;

la difesa degli equilibri idraulici ed idrogeologici;

la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la

valenza economica, educativa delle aree protette;

la promozione del turismo sostenibile.

Obiettivi di protezione specifici

La Direttiva n. 92/43/CEE – del 21 maggio 1992 della Commissione Europea- relativa alla

conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, e la

Direttiva Uccelli costituiscono la struttura portante della politica comunitaria in materia di

conservazione della biodiversità e rappresentano la base legale su cui si fonda Natura 2000.

64

La Direttiva Habitat, ai fini del conseguimento dei suoi obiettivi, stabilisce misure volte ad

assicurare il mantenimento ed il ripristino degli habitat e delle specie di interesse comunitario

elencate nei suoi allegati.

I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale ( ZPS)- a pag. 17 del

Rapporto preliminare sono individuate le ZPS e SIC della Riserva e delle aree circostanti,

sono altresì riportati i richiami normativi e gli adempimenti necessari per stabilire le “misure

di tutela”. Direttive stabilite con deliberazione di G.R., n. 1103 del 2-8-2002, e con D. min. 3

sett. 2002.

Sulla base delle Direttive habitat e direttiva uccelli, nel Rapporto preliminare ambientale di

VAS sono elencate, alle pag. 32,33,34,35e 36, le specie presenti nell’area e determinati le

prime forme gestionali ed i primi interventi finalizzati alla loro conservazione e del loro

ambiente. Sono individuate le specie di Erpetofauna, Avifauna e Ittofauna presenti e lo

stato degli habitat che le ospita . Sono descritti gli esiti delle indagini, dei campionamenti dei

corsi d’acqua , la copertura e sono espresse alcune indicazioni per la conservazione delle

specie e degli habitat.

Direttive Comunitarie 2000/60/EC “Water Framework”- 92/43/CEE “Habitat” Directive (pag42-

43) relative alle risorse idriche

La direttiva è volta impedire il deterioramento qualitativo e quantitativo delle acque

migliorandone lo stato e promuovendo un uso sostenibile ed una gestione delle risorse

idriche sulla base dei bacini idrografici.

Le princiali criticità, scaturite dalle indagini dal Preliminare del Rapporto, procedono da un

esame dell’impatto provocato dalle attività umane sulle acque superficiali e sotterranee.

Pertanto emergono due ordini di problemi; le modalità di emungimento delle acque

sotterranee e l’inquinamento delle acque fluvio-lacustri.

Nel primo caso non si è conoscenza di alcun sistema di monitoraggio dei consumi e del

livello della falda , né di studi correlati sulla variazione della portata stagionale delle sorgenti

e dei quantitativi di acqua erogata che potrebbero, nelle stagioni caratterizzate da siccità,

avere una conseguente diminuzione della capacità di diluizione dei soluti, del trasporto di

materiale in sospensione ed un’alterazione dell’equilibrio idrogeologico.

Il secondo aspetto riguarda l’inquinamento dovuto al mancato avvio del funzionamento del

depuratore già realizzato ed all’assenza del collaudo e della verifica dell’efficienza

dell’impianto fognario a servizio del paese .

Per la Convenzione di RASMAR, le zone umide sono “ aree palustri, acquitrinose o torbose, o

comunque specchi d’acqua, naturali od artificiali, permanenti o temporanei, con acqua

ferma o corrente, salmastra o dolce, compresi i tratti di mare la cui profondità non eccede i

sei metri con la bassa marea”.

Il lago di Posta Fibreno rappresenta la più importante zona umida della Provincia di

Frosinone e garantisce la presenza di una ricca fauna acquatica che supporta una notevole

comunità di uccelli, anfibi e rettili. ( pag. 31-32)

La tutela dei beni paesaggisti, archeologici, monumentali, storici, culturali è assicurata dal

rispetto delle prescrizioni derivanti dal PTP, PTPR e dalle indicazioni di cui alle precedenti

puntualizzazioni riferite ai quesiti, pag.4 n. 12, del documento di Scoping.

Piano di Assetto Idrogeologico

65

La pubblicazione del PAI, redatto dall’Autorità di Bacino Liri-Volturno e Garigliano, riportato

alla Tav. 4.2 del preliminare del Piano, classifica e rappresenta le aree soggette al rischio

idrogeologico ed esercita il meccanismo di prevalenza automatica rispetto alla

pianificazione ordinaria. Il territorio della Riserva Naturale è suddiviso in:

Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all’interno-C1;

-Aree a rischio potenzialmente alto -RPa;

-Aree a rischio elevato -R4;

-Aree di alta attenzione –A4;

-Aree a rischio moderato –R1

-Aree di moderata attenzione –A1:

Le opere da realizzare in queste aree sono soggette alle prescrizioni ed al parere preventivo

dell’Autorità di Bacino.

Il Vincolo Idrogeologico

La Tavv. individuano le zone del territorio dell’area protetta soggetta al vincolo

idrogeologico e riguarda le aree sensibili rispetto alle problematiche legate alla difesa del

suolo ed alla tutela del patrimonio forestale. Il vincolo idrogeologico ed è introdotto e

regolamentato dal R.D.L., del 30/12/1923, n. 3267, che prevede il rilascio del nulla osta e/o

autorizzazione per la realizzazione di opere edilizie, movimenti di terra, taglio boschi,

rimboschimento e ricostituzioni boschive.

Gli obiettivi di protezione ambientale sono richiamati negli elaborati presentati e sulla base

delle situazioni oggettive rilevate sono individuate le azioni atte ristabilire gli equilibri

compromessi.

Date le limitate dimensioni dell’area protetta, la conformazione del territorio, la presenza di

zone collinari e boscate, di corsi d’acqua , del lago, del canneto, delle aree da destinare

all’agricoltura ecocompatibile unitamente delle restrizioni imposte dalla legge istitutiva e

dalle prescrizioni e divieti dei piani di settore sovraordinati, concernenti la sicurezza del

territorio e la tutela del paesaggio, escludono la gran parte del territorio da possibili

trasformazioni. Le aree da destinare alle attività legate allo sviluppo socio economico e

dedicate ad ospitare le funzioni per la valorizzazione e fruizione dell’area protetta quali

musei, centro visita, uffici informativi, aree di campeggio attività agroturistiche, parcheggi

nonché le opere edilizie di ampliamento degli edifici esistenti o di nuovi edifici nelle zone

intercluse.

Le aree libere dove realizzare le attività di fatto sono così delimitate per esclusione e il

piano ripropone in linea di massima, le destinazioni d’uso del territorio dettate dalla legge

istitutiva della Riserva Naturale.

Inoltre vengono regolate le azioni relative a:

i tessuti edilizi da riqualificare, situati soprattutto nell’area prospiciente il lago e

caratterizzati da situazioni di fatiscenza degli edifici ;

le aree destinate all’edilizia residenziale circoscritta nelle parte residua degli inviluppi

comprendente gli edificati esistenti;

66

le aree destinate alla fruizione pubblica con fini didattici, educativi, sportivi con le

relative attrezzature:

percorsi sentieri natura attrezzati segnalati e descritti rappresentativi dei ambienti tipici

della riserva

le aree in cui razionalizzare le attività agricole innovative nel rispetto delle

caratteristiche naturali e condotte con tecniche compatibili;

le aree da destinare alla realizzazione di servizi pubblici e di pubblica utilità.

E pertanto verranno perseguiti gli obiettivi per :

superare le concezioni insulari dell’ area protetta proponendo una “

territorializzazione” delle politiche che la riguardano partendo dalla convinzione che

essa è parte organicamente connessa a ben più ampi sistemi ecologici, economici,

sociali e culturali. Infatti interventi su specifiche componenti, avulsi dalla complessità

e ampiezza del contesto, quasi sempre non risultano risolutivi di problemi ambientali ;

superare l’antinomia tra la tutela ambientali e le problematiche sociali ed

economiche, ovvero tra conservazione e sviluppo. L’Ente gestore dovrà promuovere

accordi, alleanze e non costruire “gabbie” per una protezione passiva, bensì

migliorare la qualità complessiva dei territorio e non essere un Ente estraneo e quasi

antagonisti delle popolazioni locali .

La relazione di Piano contiene sia indagini e ricerche generali relative agli elementi

conoscitivi di definizione dei contesti, che analisi specifiche, settoriali. Le tavole illustrative

trovano nella relazione un puntuale richiamo delle normative afferenti alla materia

ambientale, ed ai rapporti con le pianificazioni incidenti sull’area. Sulla base di tali ricerche

ed informazioni sono state operate le scelte di Piano riportate nel capitolo: “ le prime linee

strategiche, le possibili azioni di piano, progettuali e normative” dove vengono esaminati:

2.1- Gli obiettivi generali specifici ed azioni

2.2 Le criticità ambientali ed effetti sul territorio;

2.2.1 La fauna

2.2.2 Habitat e vegetazione

2.2.3 Risorse idriche

A conclusione delle analisi e delle prime proposte di assetto sono riportate le tabelle in cui

sono riassunti: le criticità presenti , gli interventi , la localizzazione, gli obiettivi concernenti

l’eliminazione e la mitigazione dei fattori di alterazione dell’ecosistema.

Gli interventi previsti dal piano riguardano per la maggior parte azioni volte a salvaguardare

il contesto territoriale ed ambientale, a prevenire l’inquinamento e ripristinare le condizioni di

equilibrio ove risulti alterato. Non sono previsti interventi tali da configurarsi come pericolo

per l’equilibrio ambientale poiché la maggior parte della programmazione è rivolta a

tutelare e conservare le risorse esistenti ed a ristabilire gli equilibri ambientali compromessi,

dovuti sia all’azione dell’uomo che all’abbandono di porzioni di territorio che non hanno

avuto più la necessaria cura e manutenzione. E’ ormai noto che la semplice istituzione di

un’area protetta non assicura né la conservazione della qualità dei luoghi né l’arresto della

dissipazione della biodiversità ma sono necessarie politiche attive di conservazione. A volte

67

l’abbandono del territorio soggetto a vincolo può determinare processi di alterazione

ambientale che possono portare all’estinzione di alcune specie autoctone e la comparsa di

nuove.

Nell’ambito della Riserva, l’attività edilizia è limitata a marginali fenomeni di ristrutturazioni di

qualche edificio ed a poco significativi adeguamenti igienici consentiti dalla legge

istitutiva.

L’agricoltura ha subito un processo di progressivo e incessante ridimensionamento e le

residue parti coltivate sono principalmente destinate ad uliveti ed ortaggi, per cui il rischio

di inquinamento ,dovuto all’uso concimi chimici, è da ritenersi molto contenuto. Si registra,

inoltre, un progressivo decremento della popolazione residente ed una stagnazione del

turismo, ulteriori elementi che riducono il rischio di inquinamenti prodotti dall’attività

dell’uomo.

Il Piano della Riserva Naturale proposto è esente da interventi significati a livello di opere

edilizie, lavori privati o pubblici tali da generare significativi impatti sull’ambiente e sul

patrimonio culturale ,ma, come si evince dalle proposte, le azioni che si intendono

sviluppare sono rivolte sostanzialmente a ripristinare gli equilibri ecologici compromessi ed

preservare e migliorare la qualità degli habitat e dei luoghi. Gli interventi sono rivolti a

migliorare l’aspetto complessivo del paesaggio naturale ed antropizzato, programmando

interventi per la manutenzione del territorio e del paesaggio ed il recupero degli edifici in

stato di incuria ed abbandono e la loro riqualificazione con forme e materiali coerenti con

la storia dei luoghi.

2.1.1.1 PRG vigente, nuovo PUGC e la Riserva Naturale.

La valutazione di sostenibilità del Piano della Riserva Naturale deve tenere conto della

limitata estensione territoriale del comune di Posta Fibreno, della sua particolare morfologia,

complessità ed elevata fragilità. Pertanto le analisi vanno sviluppate tenendo conto anche

del Piano Regolatore Generale (Prg) vigente e del redigendo Piano Urbanistico Generale

Comunale ( Pugc) per individuare i potenziali impatti che possono esercitare tali strumenti

di pianificazione sull’area sottoposta a tutela. Dall’esame del Piano vigente emerge un

aspetto di criticità: la previsione di una zona F1 destinata a servizi pubblici sovra comunali (

presidi ospedalieri, caserme,..) localizzata in prossimità dei confini della Riserva, in un’area

con leggera acclività caratterizzata da significativi elementi di rinaturalizzazione. Ad

accentuare la situazione di compromissione delle aree di prossimità contribuisce la

previsione di due nuove tracciati stradali che collegano la zona “F1” con la viabilità

esistente. Riguardo il nuovo Pugc i possibili impatti scaturiranno dalla quantificazione delle

“zone B”, dalla quantificazione e localizzazione delle “zone C” , delle “zone D”, delle “zone

F” e dalla apertura di nuove strade. Possono essere distinte due situazioni

A) Espansione all’esterno della Riserva- In generale i problemi che la trasformazione del suolo

produce sono legati ad una mutazione che degrada l’agroecotessuto ad agroecomosaico,

inglobato ad una rete viaria , il tessuto continuo del paesaggio agro naturale viene

frammentato in un insieme di tessere di spazi verdi tra loro isolati da infrastrutture ed

abitazioni. Pertanto l’espansione urbanistica dovrà essere orientata a minimizzare il

fenomeno della periurbanizzazione degli spazi agro-naturali del territorio comunale. Le aree

esterne da individuare, quindi, devono situarsi su spazi che già presentano le caratteristiche

tipiche del paesaggio periurbano con un suo determinato stato di qualità ambientale.

Pertanto si dovranno rivalutarsi situazioni già infrastruttute con progetti di creazione di nuove

centralità che riqualifichino situazioni di degrado.

B) All’interno della Riserva Naturale – Il Piano deve porre la sua maggiore attenzione al

miglioramento delle zone già edificate che per la gran parte sono di antica costituzione e di

68

conseguenza possono essere assimilate e trattate alla stregua di nuclei storicizzati. In questa

prospettiva il miglioramento passa per due distinti interventi urbanistici: da un lato prevedere

la possibilità di consentire la sistemazione ed il completamento degli edifici già esistenti,

dall’altro dare l’avvio ad un processo di lieve ristrutturazione urbanistica delle porzioni di

territorio interessato dall’edificazione con il fine di conferire qualità architettonica ed

ambientale allo spazio residenziale e di servizio. Altri aspetti da indagare riguardano :

eventuali fattori di pressione esistenti in aree dove coesistono abitazioni e servizi e carenza o

sufficienza di accessibilità ad una adeguata dotazione di servizi sicurezza, qualità dei

percorsi pedonali e stradali, parcheggi e servizi. La città ed il suo territorio non è solo il luogo

dove avvengono i processi che alterano l’ecosistema ma anche il luogo che accumula e

sedimenta la memoria storica, intesa come le consuetudini di una popolazione ed i segni

che dissemina sul territorio. Allora occorre che il Piano si faccia carico di tutelare queste

tradizioni che insieme al paesaggio naturale fa parte della memoria e pertanto costituisce

un patrimonio irrinunciabile da preservare.

Gli obiettivi di protezione ambientale a cui deve tendere il Piano sono:

ACQUA: Adeguare l’impianto fognario ai criteri della direttiva 91/271 e dell’ultimo

decreto sulle acque;

Garantire usi ed emungimenti compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei;

Garantire acqua potabile di buona qualità a tutta la popolazione.

SUOLO: Proteggere la qualità dei suoli quale risorsa limitata e non rinnovabile per la

produzione di cibo e di altri prodotti;

Identificare e catalogare i siti potenzialmente contaminati;

Identificare le aree a rischio idrogeologico;

Individuare e catalogare le invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.

PROTEZIONE CIVILE: accrescere la sicurezza attraverso la previsione e prevenzione

degli eventi calamitosi nelle aree soggette a rischio idrogeologico incombente con

priorità per le zone abitate e le infrastrutture e nelle aree soggette a rischio sismico.

RIFIUTI: Ridurre la produzione e pericolosità dei rifiuti, in particolare mediante lo

sviluppo di tecnologie pulite;

Assicurare idonei processi di riutilizzo, riciclaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti

prodotti;

Incentivare la raccolta differenziata.

RETE ECOLOGICA:Incrementare la qualità della tutela del territorio promovendo le

interconnessioni naturalistiche (corridoi ecologici);

Tutelare le specie minacciate e la biodiversità;

Promuovere interventi di conservazione e di recupero degli ecosistemi.

PATRIMONIO CULTURALE: Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio

archeologico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico;

Incentivare l’imprenditorialità legata alla valorizzazione del patrimonio culturale e

naturale;

Individuare e catalogarle invarianti del patrimonio paesaggistico e storico-culturale.

SCUOLA: sostenere ed incrementare le attività di educazione ambientale

valorizzando il laboratorio territoriale.

ENERGIA: Promuovere il risparmio energetico inteso sia come efficienza di utilizzo e

riduzione della necessità di consumo di energia che introduzione di nuove tecnologie.

TURISMO: Vigilare sul territorio sottoposto a protezione;

Tutelare le specie minacciate e della diversità biologica;

Garantire usi compatibili dei corpi idrici superficiali e sotterranei ed il rispetto delle

tutele;

Consolidare, estendere e qualificare il patrimonio architettonico , storico- artistico e

paesaggistico.

69

Migliorare il sistema della mobilità riducendo la congestione , l’inquinamento acustico

ed atmosferico.

70

2.2 Analisi delle principali criticità

In questo paragrafo vengono sintetizzate le minacce e le criticità rilevate nell’ambito degli

studi propedeutici alla redazione della proposta di piano in relazione al piano gestione del

SIC-ZPS. Ciò che risulta dalle osservazioni e dagli studi condotti in questi ultimi anni è una

caratteristica oscillazione delle popolazioni animali e vegetali del lago, imputabile a un

quadro complesso di fattori d’impatto, più o meno naturali, il cui effettivo significato è di

difficile interpretazione.

Nel corso delle ricerche sulle caratteristiche del patrimonio naturale del territorio della

Riserva e del SIC- ZPS “Lago di Posta Fibreno”, è stata rilevata l’azione di alcuni gravi processi

di degradazione in atto sull’ecosistema lacustre. Questi processi hanno una ricaduta

particolarmente grave sulla consistenza del patrimonio della vegetazione acquatica e della

vegetazione spondicola, che è strettamente connessa con l’esistenza di nicchie ecologiche

ospitanti l’ittiofauna e ornitofauna del Lago di Posta Fibreno. Tali forme di vegetazione,

rappresentano uno dei capisaldi di maggior rilievo fra le emergenze naturalistiche su cui è

fondato il valore documentario culturale e scientifico della Riserva e del SIC-ZPS, e vanno

quindi rigorosamente tutelate, in armonia con la legislazione nazionale ed europea e a

cautela contro eventuali sanzioni comunitarie.

Il declino dell’ ecosistema palustre, la cui principale causa va vista nell’impatto antropico sul

territorio, è particolarmente aggravato dall’attuale squilibro idrologico in cui si trova tutto il

sistema idrogeologico a cui afferisce il Lago di Posta Fibreno. Questo squilibrio, dovuto a

fluttuazioni naturali della portata delle sorgenti e del regime delle precipitazioni è evento

imprevedibile di cui nessuna forma di gestione può influenzare l’andamento. Allo stesso

tempo fra le cause della riduzione della vegetazione spondicola ed acquatica non può

essere esclusa anche quella della presenza di inquinanti nell’acqua del lago, chimici-

biochimici e microbiologici (di origine antropica vista la mancanza di un sistema fognario

efficiente), che contestualmente agli effetti disastrosi dovuti alla massiccia presenza di

nutrie, registrata negli 2001-2003, possono aver contribuito ad una sostanziale riduzione della

biomassa vegetale. Per quanto riguarda la qualità chimica e biochimica dell’acqua del

lago non si hanno sufficienti informazioni e soprattutto non si hanno dati pregressi, tali da

poter definire un confronto e un rapporto causa effetto fra componente biotica

(vegetazione e fauna) e componente abiotica (acqua).

Esistono inoltre indizi, supportati da indagini idrologiche, relativi al fatto che l’attuale crisi di

approvvigionamento idrico delle sorgenti perilacuali e sublacuali del lago, non sia solo

legato al naturale andamento delle portate annue, ma anche alla presenza e all’attività di

numerosi pozzi che costantemente emungono acqua della stessa falda che alimenta le

sorgenti. Questo evento soprattutto nel caso di un sovraccarico di disagio (valga come

esempio il passato disturbo arrecato alla vegetazione e alle sponde dall’esplosione

demografica delle locali popolazioni di nutrie), può avere ripercussioni disastrose e irreversibili

sulla sopravvivenza di tutta la vegetazione palustre, e soprattutto di quella, preziosissima e

vulnerabile, a grandi carici.

le principali criticità relative alla gestione della Riserva e in particolare all’area del lago, sono

riassumibili in quattro punti

ATTIVITÀ UMANE E DISTURBO ANTROPICO. La sponda est del lago è percorsa per intero da

una strada asfaltata, che corre a pochi metri dalla riva, senza che vi sia alcun tipo di

protezione acustica o visiva. Lungo la strada, sia sul lato monte (est) che valle (ovest),

insistono numerose abitazioni e attività. Considerando anche la sponda nord, lungo la quale

la strada si discosta dal lago di alcune centinaia di metri, esistono almeno 6-7 ristoranti-bar e

alcuni centri per il noleggio di pedalò e imbarcazioni. Inoltre, è al momento in costruzione un

lungo pontile in legno sull’acqua che corre parallelo alla strada, e che dovrebbe avere lo

scopo di migliorare la fruizione dell’area protetta da parte dei visitatori. Il pontile appare a

nostro avviso di eccessivo impatto visivo, e va inoltre ad aggirare anche la scarsa copertura

71

arborea a salici e pioppi che in quel tratto corre tra la strada e la sponda del lago. Questo

porterà certamente a un ulteriore disturbo per la fauna, specialmente per quanto riguarda

l’avifauna nidificante. Abbiamo notato a questo proposito un curioso comportamento da

parte della folaga e in misura minore del germano reale e della gallinella d’acqua (tutte

specie numerose e nidificanti nella Riserva): soprattutto la folaga mostra comportamenti di

eccessiva confidenza, quasi di domesticità, nei confronti dell’uomo, sia sulla sponda est che

(in misura minore) lungo il sentiero natura della sponda opposta. La folaga, quindi, avrebbe

sviluppato in quelle condizioni un comportamento antropofilo che non si nota in situazioni di

maggiore naturalità. La abbiamo vista brucare l’erba dei giardini dei bar che si affacciano

sull’acqua, e sostare lungo la strada senza mostrare alcun timore nei confronti dell’uomo.

D’altra parte, questa condizione di contatto tra animali selvatici e attività umane, ha

probabilmente determinato anche una netta selezione delle specie, in favore di quelle più

adattabili e confidenti: la folaga, appunto e in misura minore la gallinella d’acqua e il

germano reale. Le uniche altre specie presenti in numeri consistenti (svasso maggiore,

tuffetto e moriglione) restano molto più lontane dalla sponda est. Questa particolare

situazione ha con ogni probabilità prodotto un effetto di banalizzazione della fauna,

selezionando appunto poche specie adattabili e limitando invece lo spazio ad altre più

esigenti ed elusive, che quindi evitano parte dello specchio d’acqua, sia per l’alimentazione

che per la nidificazione. Non a caso, la quasi totalità degli uccelli acquatici visibili sul lago

dalla sponda est è costituita da folaghe; seguono germano reale, gallinella d’acqua,

moriglione, tuffetto e svasso maggiore, ma in numeri comunque molto limitati rispetto alla

folaga. Durante le nostre visite alla Riserva, inoltre, abbiamo sempre notato attività umane di

forte impatto: taglio della vegetazione, lavori di manutenzione della strada, attività di

cantiere per la costruzione del pontile. A tali attività, durante i mesi primaverili ed estivi, si

deve aggiungere la frequentazione dei locali di ristoro sul lago e le attività dei natanti a

noleggio. Riteniamo che vadano il più possibile limitate e regolamentate le attività umane

soprattutto per quanto riguarda le sponde est e nord.

EUTROFIZZAZIONE DELLE ACQUE. Come evidenziato da molti lavori (AA.VV., 2008), uno dei

più gravi problemi di conservazione è costituito dall’eutrofizzazione dell’acqua e da altre

modifiche relative alla qualità e alla qualità delle acque: variazione del regime idrico,

riduzione della vegetazione acquatica sommersa, rarefazione delle comunità

macrobentoniche. Tutti questi fattori, tra loro strettamente collegati, hanno come

conseguenza generale un impoverimento e una banalizzazione della fauna, sia per quanto

riguarda gli invertebrati (macrobenthos) sia i diversi gruppi di Vertebrati. Come già detto, si è

osservata per esempio per i Pesci una sostituzione di specie reofile e legate ad acque

ossigenate e a basse temperature (Salmonidi) con specie tipiche di acque calde ed

eutrofiche (Ciprinidi). È importante evidenziare come ai Salmonidi appartengano specie

autoctone importanti, quali la trota macrostigma e il carpione del Fibreno, quest’ultimo

endemico. Anche la diminuzione dell’effettivo di popolazione del tuffetto (Uccelli) è

interpretata come una conseguenza dell’impoverimento del macrobenthos, di cui il tuffetto

si nutre. La modificazione delle popolazioni ittiche inoltre influenza presenza e abbondanza

di molte altre specie di uccelli piscivori o comunque predatori di animali acquatici, quali

svasso maggiore, cormorano, martin pescatore, Ardeidi ecc., senza considerare le specie

non acquatiche ma comunque fortemente legate agli insetti acquatici per la dieta, quali

Silvidi, Turdidi, Irundinidi, rondone ecc.

RAREFAZIONE DELLA COPERTURA ARBOREA RIPARIALE. Come già evidenziato da altri autori,

durante le nostre osservazioni sul campo abbiamo rilevato la scarsità e la frammentazione

della copertura arborea ripariale, costituita essenzialmente da pioppo nero (Populus nigra) e

salice bianco (Salix alba). La fascia arborea ripariale risulta del tutto assente lungo gran

parte della sponda est, dove come già detto le rive sono quasi del tutto occupate dalla

strada e dalle abitazioni. Anche sulle altre sponde, tuttavia, la copertura risulta frammentata

o assente, e limitata a pochi lembi. A ovest, per esempio, dove esiste un fragmiteto ancora

72

esteso e continuo, tra questo e i campi coltivati non c’è praticamente copertura arborea.

Evidentemente questa situazione è dovuta a tagli eccessivi e a un uso del suolo non

adeguato. Questo fattore ha diverse conseguenze negative sull’ambiente: limita l’effetto

rifugio per la fauna, in particolar modo per l’avifauna acquatica nidificante; limita la

possibilità di nidificazione di molte specie di uccelli, acquatici e non; impoverisce la fauna

degli insetti xilofagi, di cui molti uccelli si nutrono; impoverisce la fauna degli insetti fitofagi in

generale, e in particolare delle specie legate al salice e al pioppo; condiziona l’azione

filtrante delle radici degli alberi che ha effetti diretti anche sull’eutrofizzazione delle acque;

diminuisce l’ombreggiatura, con conseguente aumento dell’irraggiamento e della

temperatura dell’acqua, aumentando la proliferazione delle alghe e la diminuzione del

tasso di ossigeno disciolto. Se appare oggi difficile modificare la situazione a est, almeno

lungo il tratto interessato dalla strada, crediamo siano necessari interventi di piantumazione

di alberi di alto fusto lungo tutto il perimetro del lago. Sarebbe auspicabile anche

aumentare, oltre alla quantità di alberi ripiantumati, anche la qualità, reintroducendo specie

ripariali diverse: salice grigio (Salix cinerea), salice rosso (Salix purpurea), pioppo bianco

(Populus alba), acero campestre (Acer campestre), frangola (Frangula alnus), spino cervino

(Rhamnus cathartica), biancospino (Crataegus monogyna), olmo (Ulmus minor) ecc. Tutte

queste essenza, arboree e arbustive, oltre a limitare i danni appena menzionati,

contribuirebbero in maniera determinante a una maggiore diversità ecologica,

aumentando di conseguenza le nicchie ambientali a disposizione della fauna, dagli Insetti ai

Mammiferi. Sul lato ovest, infine, si osserva un costante avanzamento delle attività agricole a

scapito del fragmiteto. Lungo tutto il perimetro del lago, laddove è ancora possibile, è

necessario quindi delimitare una zona di protezione ad alberi e arbusti.

Rarefazione dei corpi d’acqua minori. Canali, prati allagati, paludi e pozze costituiscono i

luoghi di elezione per la riproduzione di molte specie di Anfibi, gruppo che più di alti

comprende specie a rischio di estinzione a livello nazionale e mondiale. Per questo motivo

molte di queste specie sono incluse nelle direttive europee. Non abbiamo molti dati sulla

presenza degli anfibi nella Riserva, se non quelli riportati nel cap. 3. In aree geografiche

molto vicine è però accertata la presenza di specie interessanti, quali la salamandrina dagli

occhiali (Salamandrina perspicillata) che potenzialmente potrebbe essere presente anche

all’interno della Riserva. Altra specie in passato presente nell’area del Lazio meridionale e

ora quasi scomparsa in tutta la Regione è l’ululone appenninico (Bombina variegata). Oltre

ai corpi d’acqua naturali, è auspicabile un monitoraggio ed eventualmente un recupero dei

corpi d’acqua artificiali (fontanili, volubri, pozze artificiali, cisterne ecc.) anch’essi

importantissime per la riproduzione di molti anfibi

PRESENZA DI SPECIE ALLOCTONE. La diffusione delle specie esotiche è oggi un problema

mondiale, e costituisce una delle maggiori minacce alla biodiversità. Nella Riserva è

accertata la presenza di numerose specie faunistiche esotiche o transfaunate da altre

regioni taliane: invertebrati (gambero rosso della Luisiana); pesci (trota iridea, carpa,

carassio dorato, gobione e gambusia); mammiferi (nutria). Mancano invece dati su altri

gruppi e su singole specie di ampia diffusione nel Lazio, quali la testuggine a guance rosse

(Trachemys scripta) ormai presente in tutti i bacini della Regione. In particolare, meritano

attenzione specie a grande impatto ecologico quali la carpa, la nutria e il gambero rosso

della Luisiana, in grado di modificare pesantemente le caratteristiche ambientali o predare

la fauna autoctona. Il gambero rosso è infatti un predatore generalista, in grado di nutrirsi di

invertebrati, anfibi e pesci; ha inoltre una azione continua di scavo delle rive e può

raggiungere altissime densità. Infine, è una specie estremamente tollerante, che può trarre

vantaggio dall’aumento della temperatura, dalla diminuzione del tasso di ossigeno disciolto,

a scapito di specie autoctone più esigenti. La nutria è un erbivoro in grado di limitare

l’espansione del fragmiteto; si nutre anche di uova di uccelli acquatici e modifica le rive

scavando lunghe tane sotterranee. La carpa ha una pesante azione di brucatura e

rimozione meccanica delle macrofite. È necessario il monitoraggio costante di queste

73

specie ed eventualmente catture e attività di controllo delle popolazioni. Infine, le specie

alloctone possono avere un impatto negativo diretto o indiretto anche sul carpione del

Fibreno, specie endemica.

In dettaglio di seguito vengono valutate le criticità delle singole componenti ambientali

Avifauna

L’estensione dell’area urbana ed in generale degli edificati anche rurali risultano essere una

minaccia per le specie appartenenti all’avifauna sia in termini di disturbo sia in termini di

riduzione degli habitat di riproduzione e delle aree di alimentazione/ristoro.

Per tale motivo è necessario creare ampie zone nelle quali vengano drasticamente limitate

le attività ricreative. In particolare la presenza di natanti, in determinati periodi dell’anno,

appare particolarmente negativa per il continuo disturbo arrecato all’avifauna stazionante

temporaneamente (migratori) e permanente. Specialmente nel periodo della nidificazione

e soprattutto nelle aree del canneto, canali e zone ripariali.

Inoltre favorire il set-aside faunistico (aree tolte dal piano di coltivazione e lasciate alla

vegetazione spontanea) nelle aree agricole adiacenti al tratto esterno dell’area protetta. In

queste aree è auspicabile la regolamentazione dell’esercizio della caccia al pari di quanto

previsto per le aree interne alla Riserva Naturale Regionale.

Per di più ai fini della conservazione degli habitat occupati dalle specie ornitologiche risulta

importante attivare strategie gestionali che favoriscano il mantenimento della vegetazione

ripariale e fontinale.

Ciò è vero in particolar modo per l’esteso canneto a Phragmites. Qui numerose specie di

uccelli (Aironi, Tarabusino, Nitticora, Martin Pescatore e altro) sono strettamente legati

all’ambiente del canneto e alla sua struttura particolare. Per molte altre costiutisce un

ambiente fondamentale per la riproduzione.

Considerata la limitata estensione e l’elevata antropizzazione dell’area circostante il lago di

Posta Fibreno, eventuali interventi a favore delle popolazioni ornitiche stanziali e migratorie,

per essere efficaci dovrebbero essere intensivi e duraturi nel tempo.

Nell’area esaminata un altro fattore di criticità da non trascurare è la caccia -

bracconaggio perpetuato ai danni delle specie ornitiche (presenti negli allegati e non)

residenti nell’area lacustre della Riserva, che vieta nei propri territori in maniera assoluta

azioni di caccia di ogni tipo. Per quanto tale regola venga rispettata nel territorio di Posta

Fibreno, ciò non accade nei territori di Campoli Appennino e Broccostella, comuni il cui

territorio ricade parzialmente nell’area SIC/ZPS. Tale attività di caccia/bracconaggio

avviene in modo particolarmente diffuso nelle zone agricole e confinanti con il torrente

Carpello, lungo il quale corre il limite del SIC/ZPS, nell’area delle colline a Nord Ovest del

lago, nel territorio del Comune di Broccostella, e in prossimità della sponda destra del Fiume

Fibreno dalla confluenza del Torrente Carpello sino a Ponte Tapino, limite attuale del SIC/ZPS

e confine comunale (Posta Fibreno - Broccostella).

Infine, un ultimo fattore di criticità per l’avifauna presente all’interno del canneto è il disturbo

arrecato dai visitatori durante il passaggio sulla pedana (sentiero Puzzillo), soprattutto nelle

zone di attraversamento dei canali, notoriamente ricche di specie ornitiche. A tal proposito

è auspicabile la creazione di barriere nei pressi delle zone esposte quali gli attraversamenti e

le aree dove il canneto è meno denso.

Batracofauna

L’eventuale “pulizia” di canali di scorrimento superficiale delle acque connessi al sistema

lacustre, ed altre “raccolte d’acqua” deve avvenire in periodi dell’anno in cui gli anfibi non

sono presenti, quantomeno non impegnati in attività di riproduzione (ad esempio in

novembre) e mai in primavera o in estate.

Per quanto riguarda le rane, è necessario vietarne la cattura nel periodo primavera - estate.

E’ auspicabile, inoltre, che qualora si rendesse necessario il taglio della vegetazione per la

“pulizia” dei canali (siti di nidificazione degli anfibi), ciò venga effettuato senza tagli a raso e

74

con la tecnica e le attrezzature che producano un impatto di entità paragonabile a quello

moderato derivante dall’uso di mezzi manuali. Oltre ciò, la programmazione di opere di

“pulizia” dei canali deve assolutamente essere effettuata sotto lo stretto controllo di esperti

naturalisti e biologi, che conoscano nel dettaglio l’ecologia di tali specie.

Inoltre l’opera di “bonifica” deve avvenire in maniera programmata in più fasi (nel corso di

più anni) e per brevi tratti del canale da bonificare. In tale maniera si può ridurre il disturbo

arrecato alle popolazioni di anfibi senza danneggiare intere popolazioni viventi in un unico

canale.

Inoltre, ai fini della tutela e della conservazione della batracofauna, sarebbe

particolarmente importante mantenere e sviluppare le fasce ecotonali. Proprio il delicato

equilibrio tra comunità vegetali e animali del Lago Fibreno, potrebbe essere messo in crisi se

fossero effettuate azioni malamente organizzate e gestite da professionisti o enti non

deputati alla conservazione degli ecosistemi naturali.

Ittiofauna

Allo stato attuale mancano studi specifici sull’entità, la consistenza e lo stato di salute del

patrimonio ittico della Riserva, che consentano valutazioni e previsioni sulla dinamica delle

popolazioni locali. Per tale motivo per quanto riguarda lo status ecologico e di

conservazione delle specie ittiche presenti nel lago di Posta Fibreno ed inserite nell’Allegato

II della Direttiva “Habitat”, si è fatto riferimento ad un’indagine ecologica, faunistica,

biologica e della pesca, sui pesci del lago, effettuata da Sergio Zerunian (Lab. di Ittiologia

delle Acque Dolci) nel 1988 e dal “Piano d’azione generale per la conservazione dei Pesci

d’acqua dolce italiani” di Zerunian S. dai Quaderni Conservazione Natura, vol.17 del Min.

Amb.-INFS pubblicato nel 2003.

SPECIE ITTICHE PRESENTI:

1) Lampetra planeri;

La lampreda è molto sensibile al degrado ambientale dei corsi d’acqua ed alla

distruzione degli habitat idonei allo svolgimento del suo ciclo biologico, è specie

strettamente dipendente dalla presenza di alvei e substrati naturali. Altre minacce sono

rappresentate dalla innaturale riduzione delle risorse idriche rinnovabili (pozzi), con

conseguenti rischi di diminuzione di portata delle sorgenti dovute all’eccessiva

captazione dalla falda basale.

La pesca non sembrerebbe rappresentare una minaccia rilevante in quanto, a causa

della scarsa consistenza di individui di lampreda, risulta essere senza valore

commerciale, anche se le carni sono ottime. La specie, tuttavia, può essere talvolta

utilizzata come esca al posto del lombrico nella pesca di fondo.

2) Leuciscus souffia;

Degrado ambientale ed eccessivo sfruttamento della risorsa idrica. Gestione irrazionale

dell’attività di pesca.

3) Barbus plebejus;.

Nonostante sia una specie ancora relativamente comune, è minacciata soprattutto

dalle manomissioni degli alvei, con conseguente distruzione delle aree adatte alla

riproduzione.

Anche le immissioni di barbi di ceppi alloctoni sono dannose, potendo determinare

competizione ed ibridazione che mette a repentaglio l’identità genetica delle

popolazioni autoctone. Un ultimo fattore di minaccia è rappresentato dalla pesca.

4) Salmo macrostigma ;

Nel suo areale italiano questo Salmonide corre un alto rischio di estinzione a causa

dell’impatto delle numerose attività antropiche:

1. eccessivo prelievo idrico (pozzi per l’uso pubblico e privato);

2. inquinamento delle acque;

3. artificializzazione degli alvei fluviali, come cementificazioni, rettificazioni e

prelievi di ghiaia che distruggono le aree di frega;

75

4. bracconaggio e/o attività di pesca eccessiva;

5. competizione alimentare e patologie legate alle trote Fario introdotte, spesso

in modo massiccio, a vantaggio della pesca sportiva;

6. grave “inquinamento” genetico determinato dalle Trote Fario e dalle Trote

Iridee.

Dalle indicazioni fornite dai responsabili dell’Ente Gestore della Riserva è emersa una

tendenza alla diminuzione delle fattrici e del numero di uova deposte per la specie

Salmo macrostigma. Tali indicazioni sono state fornite sulla base dell’attività di

ripopolamento (cattura, spremitura, incubazione, allevamento e rilascio) che l’Ente

Gestore della Riserva svolge annualmente attraverso le proprie strutture e risorse umane,

nell’ambito del “Progetto macrostigma” gestito dall’Ente.

Habitat e vegetazione

Nel comprensorio, caratterizzato per la gran parte della sua superficie (più del 50 %) dalla

presenza di corpi d’acqua, la gestione degli habitat corrisponde alla gestione

dell’idrosistema. Si rende in tal senso assolutamente necessario intraprendere azioni volte alla

preservazione della qualità e della quantità delle acque attraverso soprattutto l’attento

monitoraggio delle sorgenti che alimentano il lago.

Oltre a quanto già accennato nella descrizione dei rischi e delle minacce che possono

interessare l’intero ecosistema si fa qui riferimento ad altri specifici fattori di alterazione

derivanti da manomissione che sono considerati particolarmente nocivi per lo stato di salute

di Habitat e specie vegetali di interesse.

Per quanto riguarda la vegetazione bentica a Chara (Habitat Natura 2000: 3140),

accantonata nel lago a caratterizzare i siti con venute a giorno di acqua di falda, questa

risulta particolarmente minacciata da processi di eutrofizzazione connessi alle attività

antropiche. L’arricchimento in ortofosfati rappresenta il rischio maggiore per queste

comunità (la maggior parte delle specie di Chara tollera con difficoltà concentrazioni di

mesotrofe e la sostituzione di queste con specie più tolleranti, spesso meno significative dal

punto di vista floristico e fitogeografico. Oltre ciò tali comunità risultano particolarmente

sensibili a ogni forma di aumento di materiale in sospensione che provoca diminuzione della

trasparenza dell’acqua e quindi della luminosità, fattore determinante per la sopravvivenza

delle Characeae nei siti a profondità maggiore (doline “La Prece” e “La Rota”). In tal senso

sono necessarie ulteriori e specifiche regolamentazioni delle attività legate alle immersioni di

subacquei, non consentendo ad esempio pinneggiamenti in prossimità del fondale e

attraversamento di tratti con vegetazione per la discesa in acqua. Le attività legate alle

immersioni che proprio nella zona delle Codigliane, dove è presente un cospicuo

popolamento di Chara a profondità elevate, sono particolarmente concentrate, hanno

come effetto un intorbidamento delle acque e la rideposizione di sedimento sulla

vegetazione del fondale. Considerando il bisogno di queste cenosi algali di alti livelli di

luminosità e limpidezza delle acque, il fenomeno di sollevamento e rideposizione di

materiale fine risulta essere incompatibile con le condizioni necessarie alla conservazione

dell’Habitat.

Per la vegetazione a ranuncoli acquatici (Habitat Natura 2000 3260) che si attesta nel

comprensorio nelle acque dei corsi d’acqua a flusso più veloce (Rio Dova, Rio Carpello,

Fiume Fibreno, sponde sorgentizie), le condizioni di conservazione ottimali sono indicate

dalla presenza di ranuncoli nello strato dominante, briofite (Fontinalis) nel dominato e dalla

presenza di Apium nodiflorum/Berula erecta (non distinguibili tra loro allo stato vegetativo)

non troppo invadente.

L’abbondanza dei ranuncoli acquatici è legata alle condizioni idrodinamiche: con la

diminuzione del flusso tendono infatti a regredire. Questo fenomeno è in particolar modo

76

evidente nella zona del lago prospiciente l’abitato di S. Venditto dove le acque del torrente

Dova e quelle delle abbondanti sorgenti che trovano qui il loro punto di emergenza si

uniscono in uno stretto passaggio che porta le acque verso il lago. Qui la velocità del flusso

è ancor più strettamente dipendente dal regime delle sorgenti, per tale ragione la dinamica

di comparsa e scomparsa di ranuncoli acquatici (Ranunculus trichophyllus in modo

particolare) nelle cenosi idrofitiche è particolarmente veloce e significativa.

Attualmente il disturbo indotto ad esempio dall’azione di sfalcio della vegetazione dei bassi

fondali a ridosso delle sorgenti è evidenziato dall’espansione sottoforma di popolamenti

monofitici perlopiù clonali di Apium nodiflorum/Berula erecta nelle zone meno profonde e di

transizione verso la terraferma.

Va qui messo in evidenza che l’attività di sfalcio della vegetazione acquatica e spondicola,

non è di per sé nociva; va però precisato che l’entità e i tempi di taglio, nonché le aree da

sottoporre a tale attività, andrebbero valutati da operatori di riconosciuta autorità nel

campo delle materie botaniche (esponenti di Università o Società Botanica Italiana), onde

evitare interventi che per tempi e modi possano provocare danni irreparabili al delicato

equilibrio caratterizzante questi habitat.

Un’altra forma di vegetazione il cui stato di conservazione è da sottoporre ad attento

monitoraggio e controllo è la vegetazione palustre dominata da Cyperaceae. Al margine

del canneto verso il corpo d’acqua, lungo le sponde del lago e sugli argini dei canali, si

sviluppano nel comprensorio ciperogramineti elofitici, costituiti perlopiù da singoli cespi o

lembi esigui di prateria a carici (Carex elata, Carex paniculata, Carex acutiformis) di taglia

grande o molto grande.

Questi lembi di prateria ad alti carici (cfr. Magnocaricion elatae) pur non essendo

attualmente riconosciuta come Habitat Natura 2000, rappresentano in territorio peninsulare

gli ultimi frammenti di cenosi a distribuzione centro europea che trovano in questo sito uno

degli ultimi rifugi di accantonamento nel fenomeno di riduzione dell’areale di distribuzione

naturale, estremamente minacciato dalle attività dell’uomo.

Gli erbai a grandi carici, così come il canneto, oltre a rappresentare un importante valore

documentario, sono infatti entità indispensabili nella ricostruzione di vicissitudini climatiche

pregresse nell’area, svolgono un ruolo ecosistemico di grande importanza: contribuiscono

alla depurazione delle acque attraverso il fissaggio di alcuni elementi e composti organici e

inorganici, eventualmente riversati nelle acque sottoforma di fertilizzanti e pesticidi durante

operazioni delle pratiche agricole.

Gran parte delle specie indicate per il territorio come “specie di rilievo” si trovano sull’Isola

Galleggiante e trovano spesso sito esclusivo nel comprensorio proprio su questo disco di

torba. Come segnalato nella parte relativa agli studi su flora e Habitat, la vegetazione che vi

si rileva attualmente è tipica perlopiù di torbiere eutrofiche (Peucedano-Phragmitetum, cfr.

Thelypterido-Phragmitetum p.p., Rodwell 1991); inoltre le specie e i frammenti di cenosi

riscontrate mostrano evidenze di un processo di successione in atto da una palude

dominata da cipero-gramineti a una torbiera bassa ad alte erbe a una foresta (Salicion

cinereae, Salicetum cinereae). È evidente l’estrema importanza di questo sito sia per le

specie presenti che per le dinamiche di avvicendamento in atto nei consorzi vegetali. È

altrettanto evidente la necessità a tal riguardo di sviluppare programmi di conservazione

idonei al suo mantenimento e naturale sviluppo, programmi che andranno coordinati

coerentemente ai risultati di attività costanti di monitoraggio sulla vegetazione da condurre

sotto le indicazioni di personale di riconosciuta autorità scientifica nel campo delle scienze

botaniche ed ecologiche.

Risorse idriche

Considerato il delicato equilibrio degli habitat acquatici e della Fauna acquatica e il loro

stretto rapporto con la risorsa idrica, si ritiene che le maggiori criticità derivino soprattutto

77

dalla crescente pressione antropica (captazioni e inquinamento) sulle pregiate risorse

idriche presenti nell’area SIC/ZPS. La cattiva gestione di un territorio particolarmente fragile

sotto il profilo idrogeologico, idrologico e idrochimico delle acque sorgentizie - fluviali e di

falda, unitamente alla tendenza al progressivo impoverimento delle risorse idriche disponibili,

produce ed esalta guasti ambientali che alterano profondamente la naturalità del territorio

considerato.

L’attuale uso e gestione delle risorse idriche, con captazioni acquedottistiche per

l’alimentazione idropotabile di numerosi centri urbani esterni all’area ZPS, con

l’inquinamento biochimico e chimico da parte di depuratori presenti nell’area protetta ma

non funzionanti, con la presenza di reti fognarie inesistenti, la presenza di siti abusivi di

discariche con ogni tipologia di rifiuto, risulta essere inefficiente.

Tutto ciò è assolutamente incompatibile con la fragilità idrogeologica del territorio, infatti

queste condizioni costituiscono i fattori antropici a cui fanno riferimento gli elementi delle

maggiori criticità osservate nel territorio del SIC/ZPS del Lago Fibreno.

L’entità di tali criticità va valutata in base a studi comparativi sia sull’andamento ciclico

annuale delle variazioni di portata delle sorgenti (caratterizzate dal fatto che nei periodi di

magra la riduzione della quantità d’acqua erogata naturalmente determina una

diminuzione dei fenomeni di diluizione dei soluti e una minor capacità di trasporto di

materiale in sospensione rispetto ai periodi di massima portata) che sull’assetto del

patrimonio biologico.

Migliorare le attuali condizioni ecologiche degli ecosistemi acquatici mantenendo un buono

stato qualitativo e quantitativo della risorsa acqua, è in piena e assoluta conformità con le

direttive comunitarie (2000/60/EC “Water Framework” - 92/43/CEE "Habitat” Directive),

recepite da questo Stato e dalla Regione Lazio.

2.3 Attività di Partecipazione nelle fasi di Piano

Con delibera di G.M. n. 105/2013 e n. 121/2013 si sono programmate le attività di

condivisione del Piano e “Partecipazione Attiva” della cittadinanza. Il gruppo di lavoro

congiuntamente al Settore Rapporti con il pubblico della Riserva Naturale, provvederà a

definire un calendario di interventi tematici, aperti al pubblico, anticipatori rispetto alla

stesura finale del documento di Piano, al fine di informare la cittadinanza delle valenze e

criticità territoriali riscontrate nelle fase di analisi del Piano stesso. Successivamente alla

stesura finale e condivisone del Piano, si prevederà di svolgere incontri con i singoli gruppi

portatori di interesse del territorio, al fine di rispondere ad eventuali osservazioni e allineare

quindi le conclusioni analitiche con le esigenze espresse, in fase concertativa, direttamente

dalle comunità locali. Tale forma partecipata avvierà il documento di Piano all’iter

conclusivo, per l’approvazione formale da parte delle’Ente Gestore.

Il modello di partecipazione che si intende adottare è ispirato alla co-deliberazione, un

percorso costituito da fasi di condivisione e discussione che accomuna i promotori del

processo (pubblici o privati), prevedendo la più ampia sollecitazione delle realtà sociali e

l’attivazione di un processo partecipativo su vasta scala, per giungere poi al coinvolgimento

(individuale) dei cittadini in varie modalità.

Per questo è stato scelto la metodologia SESP che ha come obbiettivo “la pianificazione

strategica delle risorse territoriali”, in particolare richiede alcuni approfondimenti quali:

l’attivazione del percorso, la condivisione del percorso, il tavolo di negoziazione, il comitato

di pilotaggio, lo svolgimento del processo, la chiusura del processo.

Questo processo a lo scopo di:

A)Favorire la conservazione e la valorizzazione delle risorse ambientali naturali, a partire dai

nodi della rete esistente (parchi e riserve istituiti).

78

B)Estendere gli interventi agli ambiti territoriali prioritari per valenze naturalistico-ambientali

(SIC, ZPS)

C)Connettere fra di loro le aree naturali protette, avendo particolare riguardo agli ambiti

territoriali definiti prioritari dal QCS (spazio montano, ambiti periurbani, ecc.), al fine di

creare sistemi territoriali integrati ad alta naturalità.

D)Realizzare la Rete Ecologica riguardante: i parchi, le riserve naturali, i siti della rete

Natura 2000, i sistemi integrati ad alta naturalità limitrofi all’area della Riserva Naturale

Montagne della Duchessa, i corridoi ecologici e gli agrosistemi che saranno individuati

dalle carte tecniche.

Il SESP é una metodologia che consente di promuovere il dibattito e la partecipazione e

serve a:

Ad associare i problemi a chi ha la responsabilita’ di risolverli

A promuovere il passaggio a modelli di sviluppo sostenibile condivisi e basati su un uso

più attento delle risorse

In questo processo sono coinvolte quattro categorie di attori chiave:

Politici/Amministratori

Operatori economici

Esperti

Utenti/Cittadini

Per lo svolgimento delle attività sono previste tre fasi principali:

1. ELABORAZIONE DI SCENARI: serve a stimolare i partecipanti sulle possibili scelte del

futuro. Questa attività viene svolta prima del workshop con un gruppo ristretto di

partecipanti. Domande cui rispondere: come e chi dovrà risolvere le situazioni locali.

2. ELABORAZIONE DI VISIONI FUTURE: Gli attori chiave, distribuiti in quattro gruppi di

interesse sviluppano visioni catastrofiche (ostacoli e rischi) e visioni idilliache (obiettivi

ambiziosi) proiettati nel prossimo decennio. Le visioni vengono presentate

successivamente in riunione plenaria e il team di facilitazione identifica le basi e gli

obiettivi comuni per la fase successiva.

3. ELABORAZIONE DI IDEE: I gruppi tematici, in numero di quattro, elaborano e

selezionano le idee per il raggiungimento degli obiettivi tematici stabiliti nelle visioni

(cosa, come e con chi va fatto). Vengono elaborate circa 100 idee

complessivamente (20-30 per gruppo tematico). Ciascun gruppo seleziona da

queste, cinque idee da presentare in riunione plenaria, dove vengono votate. Le

prime cinque idee diventano la base per l’attivazione del processo di pianificazione.

Si precisa che (punto “o” del documento di scoping) le forme di cooperazione istituzionale

relative alle intese, agli accordi di programma, alle conferenze di sevizi saranno individuate

e trattate dall’Ente Parco successivamente alla formazione del Piano della Riserva Naturale

seconda le tipologie di intervento che si intendono realizzare. Attualmente gli interventi

soggetti alla approvazione delle Sopraintendenze seguono le procedure amministrative

ordinarie.

79

2.4 Evoluzione probabile senza l’attuazione del Piano

Il quadro evolutivo dello scenario attuale della Riserva, in assenza del Piano, è stato

ipotizzato sulla base della conoscenza diretta di fenomeni già in atto e di elementi di criticità

emersi dalla valutazione del contesto ambientale. Essendo sostanzialmente due gli ambiti

principali su cui ricadono gli effetti del Piano, il primo ambientale–paesaggistico e il secondo

socio-economico, per maggior chiarezza si è scelto di tabellare le criticità che

determineranno un effetto negativo sulla gestione futura dell’area protetta se il Piano non

verrà attuato.

TABELLA DI SISNTESI CRITICITÀ, OBIETTIVI E PRIORITÀ DI INTERVENTO DAL PUNTO DI VISTA NATURALISTICO (PRIORITÀ:

ALTA, MEDIA E BASSA)

Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità

A M B

Riduzione delle aree a

colonizzazione naturale

delle fitocenosi palustri nel

sistema fluvio palustre del

Lago Fibreno

Manutenzione dei canali di drenaggio

già esistenti della piana, con riapertura

del reticolo minore se ormai

riconquistato dal canneto, al fine di

assicurare la circolazione delle acque.

Interventi di rinaturalizzazione degli argini

e delle sorgenti qualora interessati da

artificializzazione, cementificazioni,

irreggimentazioni non legate a criteri di

protezione civile, al fine di ampliare le

aree idonee alla propagazione locale

delle specie negli unici siti attualmente

idonei alla loro sopravvivenza.

tutta l’area della

Riserva Naturale

Creare siti idonei alla

colonizzazione delle

comunità vegetali

acquatiche presenti

X

Eccesso di rifiuti soldi suoi

fondali melmosi del sistema

lacustre del Lago Fibreno

Predisposizione del piano di bonifica.

Interventi di raccolta dei rifiuti solidi

localizzati nell’ambito dell’Area Protetta.

In seguito alle attività di rimozione

prevedere azioni di movimentazione dei

sedimenti lacustri tramite flussi idrici,

gassosi, secondo attività sperimentali da

svolgere in loco su porzioni locali del

lago. Al fine di riconquistare siti idonei

allo sviluppo della vegetazione e

eventuale tentativo di “piantumazione”

atta a favorire la ricolonizzazione delle

porzioni di fondale “bonificate”.

Filtraggio e rimozione dei rifiuti solidi

provenienti dagli affluenti minori del

bacino imbrifero del Fibreno (es. La

Dova).

tutta l’area della

Riserva Naturale

Ridurre il quantitativo di

rifiuti soldi attualmente

presenti nel fondali del

Lago e riavvio dei processi

di rinaturalizzazione dei siti

bonificati. Inoltre l’azione

mira ad avviare un piano

di bonifica dei siti,

caratterizzati da un

inquinamento localizzato

principalmente a ridosso

delle zone maggiormente

frequentate dai visitatori, e

all’attivazione di azioni

d’informazione e

sensibilizzazione sui valori

ambientali.

X

Fenomeni di eutrofizzazione

dovuti ad arricchimento

soprattutto di ortofosfati e

ammonio (agricoltura

intensiva, scarichi domestici,

altro). Processo di

eutrofizzazione in atto

nell’ecosistema fluvio-

lacustre del Fibreno. Si

osserva, ormai da tempo, la

proliferazione algale e una

alterazione delle

componenti floristiche della

cenosi, fino alla regressione

completa delle macrofite

acquatiche.

Realizzazione della rete fognaria e

connessione allo stoccaggio e processo

fitodepurativo delle acque chiare e

scure

tutta l’area della

Riserva Naturale

Tale azione è finalizzata

alla riduzione dell’impatto

dovuto agli scarichi civili.

Abbattimento del carico

di inquinanti.

L’inquinamento del lago è

uno dei principali fattori

minaccianti la

conservazione delle

specie e degli Habitat del

lago

X

80

Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità

A M B

Mancanza di un sistema

attivo di monitoraggio

dell’Ente Riserva per la

valutazione delle criticità

ambientali

Avvio di una Banca dati naturalistico

ambientale che raccolga dati e

incentiva Studi e Ricerche per

l’archiviazione di dati sensibili per la

gestione del territorio:

- Idrologica/idrogeologica e

idrochimica

- Dati faunistici

- Dati floristico vegetazionali

- Dati socio economici

tutta l’area della

Riserva Naturale

Avvio di strategie mirate

per la gestione e

conservazione del territorio

e processi di monitoraggio

mirati ad individuare

cause/effetti di fattori di

degrado ambientale,

dannosi per la risorsa

economico/sociale e

naturale dell’area.

X

Abbandono delle pratiche

tradizionali naturalmente

compatibili con i processi di

conservazione e gestione

del patrimonio naturale

Incentivazioni al ripristino delle attività

colturali orticole tradizionali lungo

sponda (con incentivazioni al ricorso

all’agricoltura biologica o biodinamica),

qualora non più presenti prevedere

azioni specifiche legate alla gestione

tradizionale delle aree umide, secondo

le metodiche agricole locali.

Promozione di incontri pubblici con la

popolazione che renda note le buone

pratiche per la convivenza con il “corpo

d’acqua”, esaltando il ruolo delle

attività della cultura tradizionale anche

nella conduzione delle pratiche

quotidiane (dalle attività agricole alle

pulizie domestiche, con incontri

informativi sugli effetti dell’inquinamento

da detersivi, pesticidi, fertilizzanti chimici

ecc.).

tutta l’area della

Riserva Naturale

Avvio di processi culturali

ed economici che

avvicinino la popolazione

alle “buone pratiche” per

sostenibilità ecologica ed

economico sociale del

territorio.

Avvio pratiche per un

comune “virtuoso” dal

punto di vista ecologico,

centro di riferimento per le

pratiche di convivenza

con gli ambienti acquatici

in ambito urbano, di

località turistica a

vocazione “ecologista”, di

centro urbano rurale che

sia all’avanguardia nella

conservazione naturale

del territorio, ma che

tiene in vita la tradizione

X

il continuo avvicendamento

di imbarcazioni, soprattutto

nei fondali bassi, è un fattore

di minaccia per la

vegetazione acquatica

sommersa e semi-sommersa.

Progressivo rimpiazzo dell’attuali

imbarcazioni turistiche (tipo pedalò) con

imbarcazioni a remi (anche di tipo

tradizionale “Naue”). L’attività dei

natanti dovrà essere regolamentata,

con le limitazioni specifiche, ponendo

particolare attenzione a non

danneggiare la vegetazione

galleggiante e radicata, affiorante in

superficie.

tutta l’area della

Riserva Naturale

incentivazione al

progressivo rimpiazzo delle

imbarcazioni attuali con

imbarcazioni a remi e

regolamentazione delle

attività di diporto, produrrà

la conseguente riduzione

dell’impatto sulla

vegetazione acquatica

dal passaggio delle

imbarcazioni.

X

Attività sportive subacquee Incentivazione e responsabilizzazione

delle attività subacquee a scopo

socio/ricreativo.

Regolamentazione per rilasciare

permessi per effettuare immersioni.

Gestione specifica per le attività

subacquea svolte in aree in cui sono

segnalati Habitat Natura 2000.

Aree prossime alle

sorgenti

Gestione delle attività

subacquee di tipo socio

ricreativo . Individuazione

di misure precauzionali per

evitare il danneggiamento

delle specie vegetali e

animali protette.

X

Attività non idonee alla

fruizione dei percorsi

naturalistici presenti

nell’area protetta

Limitare e regolamentare l’accesso al

sentiero in traversine nel canneto nei

periodi di nidificazione e migrazione

dell’avifauna. L’accesso va

regolamentato, sia in termini di presenze

di visitatori, che di orari delle visite.

Possibilmente le visite dovrebbero essere

accompagnate da guide naturalistiche

o Guardiaparco

Aera occidentale

della Riserva

Naturale

Avviare processi mirati che

riducano il disturbo

antropico nei siti idonei

alla nidificazione e alla

conservazione di Habitat

naturali di pregio.

X

81

Criticità Intervento localizzazione obiettivi priorità

A M B

Attività di pesca non di tipo

tradizionale

È consentito l’esercizio della pesca

sportiva nelle acque del fiume Fibreno

solo a soggetti titolari del diritto di uso

civico

tutta l’area della

Riserva Naturale

Avviare processi di

limitazione dell’attività di

pesca a tutti coloro che

non sono in possesso

dell’uso civico di pesca ad

*esclusivo uso di

sostentamento.

X

Conservazione e gestione

dell’Isola Galleggiante

Perlustrazioni subacquee che accertino

nel tempo lo stato sommerso dell’isola

Indagini botaniche che registrino lo

stato attuale del contingente floristico

dell’isola,

Valutazione della biomassa legnosa

presente sull’isola Monitoraggio dei

movimenti dell’isola .

Isola Galleggiante Mantenimento e

conservazione dell’unico

elemento di pregio

vegetazionale presente

nella Riserva esclusivo nel

suo genere.

X

82

3 VERIFICA DI COERENZA

I dati e le considerazioni riportate nel presente capitolo sono definiti in base alle conoscenze

ed alle informazioni raccolte ed al livello delle prime scelte programmatico-strutturali

espresse.

Nello specifico il capitolo riporta gli obiettivi generali e specifici significativi dal punto di vista

ambientale e la loro stretta relazione e dipendenza con la normativa in essere a tutti i livelli.

83

3.1 Verifica di Coerenza Interna/Esterna rispetto ad altri Piani e/o Programmi e/o Normative Ambientali e di Sostenibilità

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Risorse Idriche e

Difesa Suolo

Schema di Sviluppo

dello Spazio Europeo –

SSSE (1999)

Proposta di Direttiva

quadro per la

protezione del suolo

COM (2006) 232

Direttiva quadro sulle

acque (2000/60/CE)

Direttiva sulla

protezione delle

acque sotterranee

dall’inquinamento e

dal deterioramento

(2006/118/CE)

Direttiva UE relativa

alla valutazione e alla

gestione dei rischi di

alluvioni (2007/60/CE)

del 23 ottobre 2007

Direttiva UE sulla

qualità delle acque

dolci che richiedono

protezione o

miglioramento per

essere idonee alla vita

dei pesci (2006/44/CE)

Direttiva UE

concernente il

trattamento delle

acque reflue urbane

(91/271/CEE)

Direttiva UE relativa

alla protezione delle

acque

dell'inquinamento

provocato dai nitrati

provenienti da fonti

agricole (91/676/CEE)

Norme per il riassetto

organizzativo e

funzionale della

difesa del suolo (L.

183/1989)

Parte terza del D.lgs.

del 3 aprile 2006, n.

152 e s.m.i.

L. 13/2009

Conversione in legge,

con modificazioni,

del decreto-legge 30

dicembre 2008, n.

208, recante misure

straordinarie in

materia di risorse

idriche e di

protezione

dell'ambiente.

Strategia tematica

Suolo COM(2006) 231

Sesto Programma

d’azione ambientale

comunitario (2002)

Verso una strategia

per la protezione del

suolo

Piano di Assetto

Idrogeologico PAI

Piano Regionale di

Tutela delle Acque

L.R. 53/98 -

Organizzazione

regionale della

difesa del suolo

Legge finanziaria

regionale per

l'esercizio 2008 L.R.

26/2007

L. R. 17/2006

Disciplina

regionale relativa

al programma

d’azione per le

zone vulnerabili da

nitrati di origine

agricola e

all’utilizzazione

agronomica degli

effluenti di

allevamento, delle

acque di

vegetazione dei

frantoi oleari e di

talune acque

reflue.

Valutazione e la

gestione dei rischi di

alluvioni volto a ridurre

le conseguenze

negative per la salute

umana, l’ambiente, il

patrimonio culturale e

le attività economiche

connesse con le

alluvioni

Prevenire e controllare

l'inquinamento delle

acque sotterranee

Protezione o

miglioramento della

qualità delle acque

dolci per essere

idonee allo sviluppo di

Habitat

Protezione e gestione

delle acque

Gestione delle acque

reflue urbane

Ridurre l'inquinamento

delle acque causato

direttamente o

indirettamente dai

nitrati di origine

antropogenica;

prevenire qualsiasi

ulteriore inquinamento

di tipo antropico

Assicurare: la difesa

del suolo, il

risanamento delle

acque; la fruizione e la

gestione del

patrimonio idrico per

l’uso sostenibile; lo

sviluppo economico e

sociale; la tutela degli

aspetti ambientali

connessi ai sistemi

idrici

Tutela delle acque dalle

sostanze nocive di origine

antropica

Creazione di un sistema

organico che consenta

unitarietà d'azione e gestione

nella difesa del suolo;

Conservazione e difesa del

suolo da tutti i fattori negativi,

naturali e antropici;

Mantenimento condizioni

qualitative e quantitative della

risorsa idrica;

Tutela delle risorse idriche e la

loro razionale utilizzazione;

tutela degli ecosistemi

acquatici, con particolare

riferimento alle zone di

interesse naturalistico,

ambientale e paesaggistico.

Riqualificazione ambientale

dei corpi idrici artificializzati

84

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Popolazione :

- Sviluppo

Sostenibile

Dichiarazione di

Johannesburg sullo

sviluppo sostenibile

(2002)

Convenzione sulla

biodiversità delle

Nazioni Unite (Rio de

Janeiro, 1992)

Direttiva 2001/42/CE

concernente la

valutazione degli

effetti di determinati

piani e programmi

sull'ambiente

Decreto di riordino

delle norme in

materia ambientale

(D. Lgs. 152/2006) e

successive modifiche

e integrazioni

DLgs. 228/2001

Orientamento e

modernizzazione del

settore agricolo, a

norma dell'articolo 7

della legge 5 marzo

2001, n. 57

Strategia comunitaria

per lo sviluppo

sostenibile -

Goteborg (2001),

Revisione (2005)

Strategia di Lisbona

(2000), Revisione

(2005)

Sesto Programma

d’azione ambientale

comunitario (2002)

Strategia sulla

prevenzione e il

riciclaggio dei rifiuti;

Strategia tematica

per l'ambiente

urbano

Strategia d’azione

ambientale per lo

sviluppo sostenibile in

Italia (2002)

PSR Programma di

Sviluppo Rurale

Por Fesr Lazio 2007-

2013

L.R. 1/2006

Istituzione dei

distretti rurali e dei

distretti

agroalimentari di

qualità

L.R. 14/2006 Norme

in materia di

agriturismo e

turismo rurale

Programmazione

integrata per la

valorizzazione

ambientale,

culturale e turistica

del territorio. L.R.

40/99

rendere sostenibile lo

sviluppo delle

generazioni future,

soddisfano i bisogni

delle attuali

generazione senza

compromettere la

capacità di quelle

future .

garantire un elevato

livello di protezione

dell'ambiente

favorendo

l'integrazione di

considerazioni

ambientali all'atto

dell'elaborazione e

dell'adozione di piani

e programmi anche al

fine di promuovere lo

sviluppo sostenibile

Favorire lo sviluppo rurale,

valorizzare le vocazioni naturali

del territorio e consolidare

l’integrazione tra i diversi settori

produttivi in ambito locale.

Favorire Le attività di

agriturismo e turismo rurale

finalizzate a: a) tutelare,

qualificare e valorizzare le

risorse specifiche di ciascun

territorio; b) favorire le iniziative

a difesa del suolo, del territorio

e dell’ambiente da parte degli

imprenditori agricoli e

promuovere la permanenza

degli stessi nelle zone agricole

attraverso l’incremento del

reddito aziendale; c)

recuperare il patrimonio

edilizio rurale tutelando le

peculiarità paesaggistiche; d)

contribuire alla tutela

dell’ambiente naturale; e)

sostenere e incentivare le

produzioni agricole tipiche e di

qualità connesse alle tradizioni

enogastronomiche locali; f)

promuovere la cultura rurale.

Valorizzazione ambientale,

culturale e turistica del

territorio nel rispetto delle

esigenze di tutela per

concorrere allo sviluppo

economico, imprenditoriale

ed occupazionale regionale di

tipo agro-ecologico.

85

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

- Partecipazione Convenzione di Århus

(2001)

Direttiva 2003/4/CE

sull'accesso del

pubblico

all'informazione

ambientale

Direttiva 2003/35/CE

sulla partecipazione

del pubblico

nell'elaborazione di

taluni piani e

programmi in materia

ambientale

D.Lgs. 195/2005

Attuazione della

direttiva 2003/4/CE

sull'accesso del

pubblico

all'informazione

ambientale)

Agenda 21.

L.R. 74/91

Disposizioni in

materia di tutela

ambientale.

Modificazioni ed

integrazioni alla

legge regionale 11

aprile 1985, n. 36.

Garantire al pubblico il

diritto di accesso alle

informazioni

ambientali detenute

dalle istituzioni e dagli

organi comunitari.

Garantire che

l'informazione

ambientale sia

sistematicamente e

progressivamente

messa a disposizione

del pubblico e diffusa,

in modo da ottenere

la più ampia possibile

sistematica

disponibilità e

diffusione al pubblico

dell'informazione

ambientale. A tal fine

è promosso l'uso, in

particolare, delle

tecnologie di

telecomunicazione ..

Garantire la

partecipazione del

pubblico

nell'elaborazione di

taluni piani e

programmi in materia

ambientale.

Coinvolgimento dei cittadini,

delle organizzazioni culturali e

sindacali e delle altre

rappresentanze sociali, in

ordine alle problematiche in

materia di tutela ambientale

ed ai conseguenti

provvedimenti di competenza

degli organi regionali e locali,

applicando i principi in

materia di informazione, di

consultazione e di diritto di

accesso al procedimento

amministrativo.

86

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Beni paesaggistici e

culturali

Convenzione europea

della Cultura (Parigi,

1954)

Convenzione europea

del patrimonio

archeologico (Londra,

1969)

Convenzione sulla

tutela del patrimonio

mondiale, culturale e

naturale dell’UNESCO

(Parigi, 1972)

Convenzione per la

salvaguardia del

patrimonio

architettonico

d'Europa (Granada,

1985)

Convenzione del

Consiglio d’Europa per

la salvaguardia del

patrimonio

archeologico (La

Valletta, 1992)

Schema di sviluppo

dello spazio europeo –

SSSE (1999)

Convenzione europea

sul Paesaggio (Firenze,

2000)

Risoluzione del

Consiglio 13982/00

sulla qualità

architettonica

dell’ambiente urbano

e rurale (2001)

Schema di sviluppo

dello spazio europeo –

SSSE (1999)

Codice dei beni culturali e

del paesaggio (D.Lgs.

42/2004), disposizioni

correttive e integrative

relativamente ai beni

culturali (D.Lgs. 156/2006) e

al paesaggio (D.Lgs.

157/2006), ulteriori

disposizioni integrative e

correttive in relazione ai beni

culturali (D.Lgs. 62/2008) e al

paesaggio (D. Lgs. 63/2008)

Individuazione della

documentazione necessaria

alla verifica della

compatibilità paesaggistica

degli interventi proposti, ai

sensi dell'articolo 146,

comma 3, del Codice dei

beni culturali e del

paesaggio (D.P.C.M.

12/12/2005)

Ratifica ed esecuzione della

Convenzione europea sul

paesaggio (L.14/2006)

Interventi in materia di tutela

e valorizzazione

dell’architettura rurale

(Direttiva 30 ottobre 2008)

Linee guida per il

superamento delle barriere

architettoniche nei luoghi di

interesse culturale (d 28

marzo 2008)

Piano Territoriale

Paesaggistico Regionale

(PTPR) adottato dalla Giunta

Regionale con atti n. 556 del

25 luglio 2007 e n. 1025 del 21

dicembre 2007, ai sensi

dell’art. 21, 22, 23 della

legge regionale sul

paesaggio n. 24/98.

Piani Territoriali Paesistici

Piano Territoriale Provinciale

Generale (PTPG)

Piani Regolatori Comunali

L.R. 40/99

Programmazio

ne integrata

per la

valorizzazione

ambientale,

culturale e

turistica del

territorio.

L.R. 24/98

Pianificazione

paesistica e

tutela dei beni

e delle aree

sottoposti a

vincolo

paesistico

Tutela, conservazione,

fruizione e valorizzazione

Verifica della

compatibilità

paesaggistica degli

interventi

Promuovere salvaguardia,

gestione e pianificazione

dei paesaggi e

organizzare la

cooperazione europea in

questo campo

Salvaguardare e

valorizzare le tipologie di

architettura rurale

garantendo la

conservazione di elementi

tradizionali e

caratteristiche storiche

architettoniche e

ambientali

Superamento barriere

architettoniche

Delimitare e proteggere

luoghi di interesse

archeologico, creare

riserve per conservazione

testimonianze materiali

oggetto di scavi delle

future generazioni di

archeologi

Individuazione beni sul

territorio e loro tutela

Politica comune per la

salvaguardia del

patrimonio architettonico

Proteggere il patrimonio

archeologico come fonte

della memoria collettiva

europea e strumento di

studio storico e scientifico

Tutela omogenea sul

territorio regionale delle

aree e dei beni elencati

nell’art.82 dpr 616/77

87

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Biodiversità (Flora e

Fauna)

Convenzione

internazionale relativa

alle Zone Umide di

importanza

internazionale,

soprattutto come

habitat degli uccelli

acquatici (Ramsar,

1971)

Direttiva UE sulla

conservazione degli

uccelli selvatici

(Direttiva Uccelli

1979/409/CE) e s. m. i.

Convenzione di Bonn

relativa alla

conservazione della

specie migratrici

appartenenti alla

fauna selvatica (1979)

Accordo sulla

conservazione degli

uccelli migratori

dell’Africa-Eurasia

(L’Aia, 15/08/1996)

Direttiva UE sulla

conservazione degli

habitat naturali e

seminaturali e della

flora e della fauna

selvatiche (Direttiva

Habitat 1992/43/CE)

Conferenza

Ministeriale per la

protezione delle

foreste in Europa

(Helsinki, 1993)

D P R 13 marzo 1976, n.

448. Esecuzione della

convenzione relativa alle

zone umide

d’importanza

internazionale,

soprattutto come habitat

degli uccelli acquatici,

firmata a Ramsar il 2

febbraio 1971

Legge 14 febbraio 1994,

n. 124. Ratifica ed

esecuzione della

convenzione sulla

biodiversità, con annessi,

fatta a Rio de Janeiro il 5

giugno 1992

Regolamento recante

attuazione della Direttiva

Habitat 1992/43/CE

(D.P.R. 357/1997),

modifiche e integrazioni

(D.P.R. 120/2003)

Linee guida per la

gestione dei siti Natura

2000 (D.M. 03/09/2002)

D M 16 giugno 2005.

Linee guida di

programmazione

forestale.

LEGGE 30 dicembre

1923, n. 3267.

Pianificazione

paesistica e tutela

dei beni e delle aree

sottoposti a vincolo

paesistico L.R. 24/98

L.R. 29/97 “Norme in

materia di aree

naturali protette

regionali”, e s.m.i.

Disposizioni in

materia di tutela

ambientale.

Modificazioni ed

integrazioni alla

legge regionale 11

aprile 1985, n. 36. L.

R. 74/91

DGR 2146/1996

“Direttiva 92/43/CEE

(Habitat):

approvazione della

lista dei siti con valori

di importanza

comunitaria nel

Lazio ai fini

dell’inserimento

nella rete ecologica

Natura 2000”

Norme in materia di

gestione delle risorse

forestali L.R. 39/2002

DGR 126/2005 Linee

guida per la

redazione dei Piani

di Gestione ed

assestamento

forestale.

Pianificazione

paesistica e tutela

dei beni e delle aree

sottoposti a vincolo

paesistico L.R. 24/98

Conservazione di tutte le

specie di flora e fauna e

Habitat presenti nell’area

protetta Riserva Regionale e

Sito Natura 2000.

Protezione dei chirotteri e

salvaguardia dei loro

habitat e delle relative rotte

migratorie per tutelare le

specie in condizioni di

conservazione sfavorevoli.

la flora e la fauna selvatiche

costituiscono un patrimonio

naturale di valore estetico,

scientifico, culturale,

ricreativo, economico e

intrinseco che occorre

preservare e trasmettere alle

generazioni future

salvaguardare la

biodiversità mediante la

conservazione degli habitat

naturali, nonché della flora

e della fauna selvatiche nel

territorio europeo

tutelare il territorio dal punto

di vista idrogeologico

Assicurare una gestione

sostenibile del patrimonio

forestale.

Creare siti idonei alla

colonizzazione delle

comunità vegetali

acquatiche presenti .

Ridurre il quantitativo di

rifiuti soldi attualmente

presenti nel fondali del

Lago e riavvio dei

processi di

rinaturalizzazione dei siti

bonificati.

Avviare processi mirati

che riducano il disturbo

antropico nei siti idonei

alla nidificazione e alla

conservazione di Habitat

naturali di pregio.

Avviare processi di

limitazione dell’attività di

pesca a tutti coloro che

non sono in possesso

dell’uso civico di pesca

ad esclusivo uso di

sostentamento.

Gestione delle attività

subacquee di tipo socio

ricreativo .

Individuazione di misure

precauzionali per evitare

il danneggiamento delle

specie vegetali e animali

protette.

Abbattimento del carico

di inquinanti.

88

Eurobats Agreement

on the Conservation of

Population of

European Bats (1994)

Convenzione sulla

biodiversità delle

Nazioni Unite (Rio de

Janeiro, 1992)

Convenzione di Berna

relativa alla

conservazione della

vita selvatica e

dell'ambiente naturale

in Europa (1979)

Strategia Pan-Europea

per la diversità

ecologica e

paesaggistica (Sofia,

1995)

Strategia comunitaria

per la diversità

biologica COM(1998)

42

Piano Strategico della

Convenzione sulla

diversità biologica

1992

Piano d’azione

comunitario per la

Biodiversità COM(2001)

162

Piano d’azione dell’UE

per le foreste

COM(2006) 302

Piano d’azione

Arrestare la perdita di

biodiversità entro il

2010 e oltre

COM(2006) 216

Legge 30 dicembre 2008,

n. 219 Ratifica ed

esecuzione della

Convenzione sull'Istituto

forestale europeo, fatta

a Joensuu il 28 agosto

2003

Riordinamento e riforma

della legislazione in

materia di boschi e di

terreni montani Regio

Decreto

Ratifica della

Convenzione di Bonn (L.

42/1983)

Recepimento Direttiva

Uccelli 1979/409/CE (L.

157/1992)

Decreto Legge 16 agosto

2006, n. 251 Disposizioni

urgenti per assicurare

l'adeguamento

dell'ordinamento

nazionale alla direttiva

79/409/CEE in materia di

conservazione della

fauna selvatica.

Legge quadro sulle aree

protette (L.394/1991)

Ratifica accordo

Eurobats sulla

conservazione della

popolazione dei pipistrelli

europei (20/10/2005)

D P R 11 febbraio 1987, n.

184 Esecuzione del

protocollo di

emendamento della

convenzione

internazionale di Ramsar

del 2 febbraio 1971 sulle

zone umide di

importanza

internazionale, adottato

a Parigi il 3 dicembre

1982

Ratifica dell’Accordo

sulla conservazione degli

uccelli migratori

dell’Africa-Eurasia

(L.66/2006)

Legge 19 dicembre 1975,

n. 874 Ratifica ed

esecuzione della

convenzione sul

commercio

internazionale delle

specie animali e vegetali

in via di estinzione,

firmata a Washington il 3

Norme in materia di

aree naturali

protette regionali, e

s.m.i. L.R. 29/97

Pianificazione

paesistica e tutela

dei beni e delle aree

sottoposti a vincolo

paesistico L.R. 24/98

Norme in materia di

aree naturali

protette regionali, e

s.m.i. L.R. 29/97

L.R. 06 Agosto 1999,

n. 14/b

Organizzazione delle

funzioni a livello

regionale e locale

per la realizzazione

del decentramento

amministrativo.

Tutela di alcune

specie della fauna

minore L.R. 18/88

DGR n.497/2007 -

Attivazione e

disposizioni per

l'organizzazione

della Rete regionale

per il monitoraggio

dello stato di

conservazione degli

habitat e delle

specie della flora e

della fauna -

Direttiva 92/43/CEE,

LR 29/97

Norme in materia di

aree naturali

protette regionali, e

s.m.i. L.R. 29/97

Norme per la tutela

della fauna

selvatica e la

gestione

programmata

dell’esercizio

venatorio L.R. 2

maggio 1995 n° 17

DGR 651/2005 “

Adozione delle

limitazioni dei

proposti SIC e delle

ZPS. Integrazione

deliberazione della

DGR 2146/96”

Regolamento di

attuazione

dell’articolo 36 della

legge regionale 28

prevenire e combattere alla

fonte le cause di

significativa riduzione o

perdita della diversità

biologica in considerazione

del suo valore intrinseco e

dei suoi valori ecologici,

genetici, sociali, economici,

scientifici, educativi,

culturali, ricreativi ed estetici

ridurre entro il 2010 il tasso di

perdita della biodiversità a

tutti i livelli nella regione Pan-

europea

Avvio di strategie mirate

per la gestione e

conservazione del

territorio e processi di

monitoraggio mirati ad

individuare cause/effetti

di fattori di degrado

ambientale, dannosi per

la risorsa

economico/sociale e

naturale dell’area.

Avviare un piano di

bonifica dei siti,

caratterizzati da un

inquinamento localizzato

principalmente a ridosso

delle zone

maggiormente

frequentate dai visitatori,

attivazione di azioni

d’informazione e

sensibilizzazione sui valori

ambientali.

Avvio di processi culturali

ed economici che

avvicinino la

popolazione alle “buone

pratiche” per

sostenibilità ecologica

ed economico sociale

del territorio.

Avvio pratiche per un

comune “virtuoso” dal

punto di vista ecologico,

centro di riferimento per

le pratiche di

convivenza con gli

ambienti acquatici in

ambito urbano, di

località turistica a

vocazione “ecologista”,

di centro urbano rurale

che sia all’avanguardia

nella conservazione

naturale del territorio,

ma che tiene in vita la

tradizione

Adeguata zonizzazione

dell’area protetta ai

sensi della L.394/91 e L.R.

29/97

Adeguamento delle

aree sensibili ai fini delle

Diretive Habitat alla

zonizzazione previst dal

89

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Salute Umana

Direttiva UE sulla

valutazione e gestione

del rumore ambientale

(2002/49/CE)

Direttiva 2000/14/CE

sul ravvicinamento

delle legislazioni degli

Stati membri

concernenti

l’emissione acustica

ambientale delle

macchine ed

attrezzature destinate

a funzionare all’aperto

Direttiva UE 2005/88/CE

modifica della Direttiva

2000/14/CE sul

ravvicinamento delle

legislazioni degli Stati

membri concernenti

l’emissione acustica

ambientale delle

macchine ed

attrezzature destinate

a funzionare all’aperto

Raccomandazione del

Consiglio del

12/07/1999 sui limiti

d’esposizione del

pubblico ai campi

elettromagnetici

(1999/519/CE)

Legge quadro

sull’inquinamento

acustico (L. 447/1995)

D. L. 262/2002 e s.m.i.,

relativo all'emissione

acustica ambientale

delle macchine ed

attrezzature destinate al

funzionamento

all'esterno.

Attuazione della direttiva

2002/49/CE relativa alla

determinazione e alla

gestione del rumore

ambientale (D.L.

194/2005)

Legge quadro sulla

protezione dalle

esposizioni a campi

elettrici, magnetici ed

elettromagnetici (L

36/2001)

Fissazione dei limiti di

esposizione, dei valori di

attenzione e degli

obiettivi di qualità per la

protezione della

popolazione alle

esposizioni ai campi

elettrici e magnetici alla

frequenza di rete (50 Hz)

generati dagli

elettrodotti (D.P.C.M.

08/07/2003);

Piano Sanitario Nazionale

2009

Piano Sanitario Regionale

2009/2011

Disposizioni in

materia di

inquinamento

acustico per la

pianificazione ed il

risanamento del

territorio - modifiche

alla legge regionale

6 agosto 1999, n. 14

L.R. 18/2001

evitare, prevenire o ridurre,

secondo le rispettive priorità,

gli effetti nocivi, compreso il

fastidio, dell’esposizione al

rumore ambientale;

assicurare la tutela della

salute dei lavoratori, delle

lavoratrici e della

popolazione dagli effetti

dell'esposizione a

determinati livelli di campi

elettrici, magnetici ed

elettromagnetici - assicurare

la tutela dell'ambiente e del

paesaggio e promuovere

l'innovazione tecnologica e

le azioni di risanamento

volte a minimizzare

l'intensità' e gli effetti dei

campi elettrici, magnetici

ed elettromagnetici

90

Tema ambientale Livello internazionale Livello nazionale Livello Regionale Obiettivo Generale Obiettivo Specifico

Emissioni clima -alteranti

Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (Rio de Janeiro 1992, in vigore dal 1994)

Convenzione per la protezione della fascia di ozono Vienna 1985

Protocollo di Kyoto (1997)

Protocollo di Montreal (1987)

Regolamento (CE) N. 2037/2000 sulle sostanze che riducono lo strato di ozono

Istituzione di un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra (2003/87/CE)

Programma europeo sul cambiamento climatico (2000, 2005)

Piano di azione del Programma europeo sul cambiamento climatico COM(2001) 580

Strategia comunitaria sul cambiamento climatico COM(2005) 35

Due volte 20 per il 2020 - L'opportunità del cambiamento climatico per l'Europa COM(2008)

Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la protezione della fascia di ozono Vienna 1985 (L. 277/1988)

Ratifica ed esecuzione del Protocollo alla Convenzione di Vienna per la protezione dell’ozonosfera relativo ai clorofluorocarburi adottato a Montreal 1987(L. 393/1988)

Misure a tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente (L 549/1993 e s.m.i.)

Ratifica Protocollo di Kyoto (L. 120/2002)

Norme in materia ambientale D. L.152/2006

Istituzione del Registro nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali (D.M. 01/04/2008)

Piano Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra: 2003-2010 (Delibera CIPE 19/12/2002)

Piano Nazionale di Allocazione dei permessi di emissione 2005-2007 (Decreto RAS/74/2006 del 23/02/2006)

Piano Nazionale di Allocazione dei permessi di emissione 2008-2012 (D. Lgs. 216/2006)

Piano Energetico Regionale e relativo Piano d’Azione

Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2008 L.R. 26/2007

L.R. 6/2008 Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia

Si persegue la riduzione dei gas di serra causa principale delle alterazioni climatiche mondiali

91

4 CONCLUSIONI: LA VALUTAZIONE

4.1 Valutazione degli effetti di piano

Secondo quanto indicato dalla Direttiva 2001/42/CE, nel rapporto ambientale devono

essere “..individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o

programma potrebbe avere sull'ambiente…”.

Il punto f dell’All.1 specifica inoltre che siano vagliati i possibili effetti significativi sull'ambiente

ed i possibili effetti in funzione delle variabili socio economiche locali.

La valutazione delle interazioni viene concretizzata, per obiettivi ed azioni di piano,

attraverso le seguenti matrici ove la valutazione delle interferenze si esplicita attraverso la

legenda di seguito proposta che individua 5 tipologie di interazione, ciascuna associata ad

un colore per facilitarne la visualizzazione e la comprensione dell’effetto generato.

4.2 Valutazione delle alternative di Piano

La fase di coinvolgimento e di confronto con gli attori locali, illustrata nel capitolo 1, ha

consentito di raccogliere idee e proposte e di ipotizzare diverse alternative di attuazione del

Piano.

In particolare, sono stati individuati tre principali scenari, relativi all’attuazione/non

attuazione del Piano:

- ALTERNATIVA 0 - Nessuna attuazione;

- ALTERNATIVA 1 - Attuazione del Piano secondo la formulazione originaria;

- ALTERNATIVA 2 - Attuazione del Piano, integrato con contributi delle osservazioni.

Il metodo utilizzato per la valutazione delle alternative è stato quello dell’analisi “multi criteri”,

che considera, in una tabella a doppia entrata, da un lato, i diversi scenari ipotizzati e,

dall’altro, i criteri di valutazione considerati. Tale analisi ha consentito di evidenziare la

presenza di effetti (positivi o negativi, immediati o differiti, reversibili o irreversibili)

sull’ambiente e il territorio con riferimento alle seguenti componenti:

- RISORSE IDRICHE E DIFESA SUOLO;

- POPOLAZIONE (SVILUPPO SOSTENIBILE E PARTECIPAZIONE);

- BENI PAESAGGISTICI E CULTURALI;

- BIODIVERSITA’ (FLOARE E FAUNA);

- SALUTE UMANA;

- EMISSIONI CLIMA ALTERANTI.

In particolare, gli effetti delle diverse alternative di piano sono stati valutati utilizzando due

Criteri (uno qualitativo e uno temporale):

- Molto Positivi (verde), Positivi (verde chiaro), Neutri (giallo), Negativi (arancione), Molto

Negativi (rosso);

- Breve (B), Medio (M), Lungo termine (L) o Permanenti (P).

92

La successiva tabella riporta i risultati dell’analisi multicriteriale dei diversi scenari.

ALT

ER

NA

TIV

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RIS

OR

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DIF

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A

0 L - P L L L - P L L

1 M B - M B - M B - M B - M B - M

2 M B - M B - M B - M B - M B - M

Come emerge dalla Tabella .:

1. Alternativa 0, comporterebbe gli impatti più negativi per l’ambiente, determinando in

particolare un peggioramento della qualità delle risorse idriche e naturalistiche.

2. Alternativa 1, potrebbe produrre effetti positivi di tutela del sistema idrico, sul

paesaggio e sulla biodiversità. Importante risulterà anche esser il supporto territoriale

con la partecipazione attiva della popolazione locale.

3. Alternativa 2, comporterebbe degli effetti molto positivi sull’ambiente, consentendo di

sviluppare una strategia di conservazione e sostenibilità ambientale condivisa, in

grado di determinare un complessivo miglioramento rispetto alle condizioni attuali.

4.3 Indicazioni preliminari per il Monitoraggio Ambientale

L'Allegato VI, lettera i), del D.Lgs n. 152106 e s.m.i. prevede che nel RA vi sia una "descrizione

delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi

derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le

modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione

degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della

valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare".

L'attività di monitoraggio verifica il grado di attuazione delle previsioni del Piano e l'efficacia

delle azioni stesse, oltre che l'evoluzione del contesto, al fine di poter prevedere per tempo

effetti negativi non previsti derivanti dall'attuazione del medesimo e di "riorientare" lo

strumento qualora le sue previsioni si rivelino non adeguate o non più aggiornate alla

situazione esistente.

La suddetta attività richiede, quale presupposto essenziale, un quadro conoscitivo e di

obiettivi di sostenibilità ambientale utili alla definizione di un opportuno insieme di indicatori

ambientali.

A tal fine di seguito verranno descritte le attività di monitoraggio, come previsto dalla

normativa e dalle indicazioni strategiche e metodologiche regionali, mirate a consentire una

analisi continuativa ed efficace dello stato di salute generale dell’ambiente, alla luce degli

93

effetti indotti dall’attuazione delle previsioni del Piano della Riserva e delle sue normative e

azioni progettuali.

Dato il delicato equilibrio tra risorsa naturale e antropiche del territorio in esame il piano di

monitoraggio dovrà essere uno strumento idoneo ed efficace per la rappresentazione dello

stato di conservazione dei valori naturalistici del territorio alla luce dei parametri individuati di

seguito elencati.

Attività di monitoraggio

Flora e vegetazione:

Lo stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti deve subire un’adeguata

azione di monitoraggio e valutazione delle eventuali modifiche dei parametri/indicatori

utilizzati.

Monitorare l'effetto delle pratiche adottate è ovviamente necessario per poter valutare la

loro efficacia. Risulta quindi necessario individuare un insieme di indicatori utili a monitorare

gli elementi vegetali e animali più importanti ai sensi della Direttiva Habitat.

Di seguito si sintetizzano gli indicatori e i metodi di monitoraggio che si ritengono realizzabili;

in particolare per le specie di Direttiva, è necessario effettuare periodici sopralluoghi che

portino alla conoscenza della consistenza delle stesse sul campo. Mentre per specie a

grande diffusione ci si può limitare a valutare l’estensione dell’areale all’interno della ZPS, per

le altre si rende necessario rilevare nel tempo la reale consistenza numerica nei siti segnalati.

In generale, si prevedono:

- analisi delle ortofoto e delle carte vegetazionali e successivo confronto con la mappa

di distribuzione e delimitazione delle diverse tipologie di habitat, al fine di verificarne

l’eventuale variazione in termini di percentuale di copertura;

- analisi delle ortofoto e individuazione della distribuzione delle specie alloctone vegetali;

- verifica dello stato della vegetazione, negli ambiti forestali interessati da progetti

specifici.

In particolare si prevedono specifici piani di controllo per le aree di particolare pregio

ambientale, come le fasce ripariali, i canneti e fragmiteti, e le residue aree boscate.

Come indicatori dello status di conservazione di questi habitat meritevoli di conservazione

vengono considerati:

1. estensione delle formazioni;

2. presenza/assenza di specie guida (a maggiore sensibilità, tolleranti ed esotiche);

3. indici di copertura totali delle specie guida in stazioni specificatamente individuate;

4. indicatori ambientali idrochimici e idrologici.

Gli indicatori sono stati individuati tenendo conto della loro ripetibilità negli anni da parte del

personale tecnico e di sorveglianza che opera in zona e dell’utilizzo di apparecchiature di

rilevamento semplici ed economiche.

Le attività di controllo saranno effettuate dai tecnici naturalisti della Riserva Naturale.

Fauna

Avifauna

Il monitoraggio costante dell’avifauna nel lago di Posta Fibreno sarebbe utile a fini

gestionali. In particolare la comunità ornitica dell’area dovrebbe essere mantenuta sotto

controllo da apposite ricerche finalizzate alla conoscenza su lungo periodo degli uccelli

acquatici svernanti, nonché sulle specie nidificanti anche nei dintorni; cioè quelle specie

che pur non nidificando all’interno dell’area protetta e/o vincolata ne sono comunque

legati. Importante sarebbe inoltre uno studio sulle migrazioni degli uccelli nell’area.

Al tal fine sarebbe necessario effettuare una ricerca articolata su più piani ed

eventualmente per più anni. Per il primo anno la ricerca dovrebbe comprendere dodici

mesi consecutivi. Per un totale di 80 giornate di raccolta dati sul campo più 30 giorni

94

consecutivi (ad es. marzo – aprile) per un primo studio sulle migrazioni. La ricerca generale

dovrebbe prevedere la presenza di almeno due ornitologi per uscita. La parte sulla

migrazione anche la presenza di più persone. Necessari 45 giorni di rielaborazione dei

dati.

Si rende inoltre necessaria la creazione di un programma di inanellamento mirato e

studiare le popolazioni di uccelli durante il loro spostamento tra i quartieri di svernamento

e di nidificazione. L’istituzione di una stazione di inanellamento permetterà di determinare

inoltre l’andamento di alcuni dati morfometrici e fisiologici importanti: es. Analizzando

l’andamento del grasso sottocutaneo (misurazione prevista per ogni uccello inanellato)

durante il periodo di permanenza all’interno dell’area di una data specie, si può

determinare la qualità e la quantità delle risorse trofiche presenti nella zona occupata

dalla specie di interesse. Comparando inoltre i dati relativi all’andamento del grasso

sottocutaneo in anni diversi, si otterranno importanti informazioni sull’andamento delle

risorse trofiche nel susseguirsi degli anni.

Erpetofauna

Al fine di avere una mole costante di informazioni sull’erpetofauna del lago di Posta

Fibreno, bisognerebbe raccogliere e conservare, con gli appositi metodi, tutti gli individui

accidentalmente ritrovati morti avendo cura di riportare sul contenitore la data, il nome

del raccoglitore e la località di ritrovamento. Discorso analogo per gli individui fotografati

o comunque incontrati vivi.

Altra azione utile sarebbe, soprattutto per gli anfibi, monitorare i siti di riproduzione noti nei

periodi adatti per confermare di anno in anno la presenza delle specie.

Ittiofauna

Al fine di valutare la conservazione dell’ecosistema naturale dell’area protetta costituita

perlopiù da habitat acquatici si ritiene necessario mettere in atto un’attività di

monitoraggio dell’ittiofauna presente seguendo la seguente metodologia operativa:

- Monitoraggio dello stato delle popolazioni e delle comunità ittiche presenti nella

Riserva;

- Monitoraggio sui fattori di pressione, naturali e non;

- Realizzazione e aggiornamento della carta ittica della Riserva.

Risorse Idriche

Viste le criticità sopra citate si rende necessario attuare attività di monitoraggio atte a

prevenire qualsiasi causa naturale o antropica che possa danneggiare il delicato

equilibrio dell’ecosistema lacustre. Le azioni del monitoraggio dovranno prevedere:

- l’installazione di una rete di stazioni pluvio- termometriche al fine di poter ricostruire

l’andamento delle precipitazioni e delle temperature su scala locale.

- l’installazione di un registratore digitale delle altezze dei livelli piezometrici, ciò sarà di

utilità per valutare i potenziali idraulici dell’acquifero.

- l’installazione di una sonda multiparametrica per quantificare le variazioni

idrochimiche dell’acqua in tempo reale per prevenire un rischio di inquinamento della

risorsa per introduzione di sostanze chimiche tossiche a monte, nell’area di ricarica

dell’acquifero carsico del lago di Posta Fibreno.

- L’esecuzione di analisi biochimiche delle acque sorgentizie, del lago e dei corsi

d’acqua principali (immissari (Dova, Carpello) ed emissari (fiume Fibreno), a cadenza

periodica da valutare.

Attività agricole

Uno degli obiettivi perseguiti dal Piano della Riserva è quello di favorire la

conservazione e la promozione delle attività agricole tradizionali, che hanno influito

sulla genesi dell’attuale paesaggio rurale.

95

Per tali controlli si fa riferimento alle attività di monitoraggio effettuate

istituzionalmente dall’Agenzia Regionale Parchi del Lazio (ARP) e dell’Agenzia

Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio (ARSIAL), integrate

dalle attività effettuate dagli uffici tecnici della Riserva.

Altre attività antropiche e di fruizione del territorio

Le attività economiche compatibili con la tutela dell’ambiente saranno incentivate

e periodicamente monitorate.

Tale azione sarà svolta tramite la verifica periodica del numero di aperture nuove

attività, attraverso il controllo di autorizzazioni/nullaosta/ecc.

96

ALLEGATI: ELABORATI CARTOGRAFICI

ELENCO ELABORATI

- Norme tecniche di attuazione;

- Regolamento;

- Tavole :

1 - Inquadramento territoriale

2 - PTP vigente;

3.1 - PTPR tav. A

3.2 - PTPR tav. B

3.3 - PTPR tav. C

4.1 - Piano Autorità di Bacino

4.2 - Vincolo Idrogeologico

5 - PRG vigente e Zone di Riserva

6.1 - Fasce altimetriche da CTR 1:10 000

6.2 - Carta Idrogeologica

6.3 - Analisi, Carta Geologica, Idrologica, Geomorfologica

6.4 - Analisi vegetazione

6.5 - Analisi aree di particolare importanza naturalistica

6.6 - Analisi valori naturalistici

6.7 - Analisi carta habitat Natura 2000 SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di Posta Fibreno”

6.8 - Analisi carta della fauna di Direttiva ( Habitat e uccelli) SIC/ZPS IT 6050015 “ Lago di

Posta Fibreno”

6.9 - Analisi territorio agricolo e paesaggi rurali

6.10 - Analisi ricognizione dei Beni architettonici territoriali

6.11 - Analisi occupazione del suolo per usi urbani

6.12 - Analisi tipologie della costruzione insediativa attuale e luoghi specializzati

7 - Schema di Piano

8 - PTPR tav. A con zonizzazione

8.1 - PTPR tav. B con zonizzazione

8.2 - PTPR tav. C con zonizzazione

9 - Viabilità

9.1 - Terreni di proprietà comunale

9.2 - Interventi Piano triennale

10 - Perimetrazione definitiva della Riserva e Assetto secondo la Legge istitutiva

11 - Assetto della Riserva e Zonizzazione