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Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 159-186 ISSN 0393-0157 ' Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005 Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali tra Epigravettiano e Mesolitico antico Ivana FIORE * & Antonio TAGLIACOZZO Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico L. Pigorini, Sezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia, P.le G. Marconi 14, I-00144 Roma * E-mail dellAutore per la corrispondenza: [email protected] RIASSUNTO - Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali tra Epigravettiano e Mesolitico antico - Il Riparo Cogola, a 1070 m di quota, presenta tre diverse fasi di frequentazione inquadrabili tra il Paleolitico superiore finale e il Mesolitico. Tra gli ungulati, lo stambecco, il camoscio, il cervo e il capriolo sono presenti in tutte le fasi, il cinghiale solo nelle prime due e lalce solo nel Mesolitico. Il carnivoro maggiormente rap- presentato lorso; pi rari sono i resti di lupo e di Martes. In tutta la serie stratigrafica sono presenti resti di lago- morfo, molto probabilmente del genere Lepus, mentre il castoro testimoniato solo nella fase intermedia. In tutte le fasi, la caccia era diretta quasi esclusivamente ai caprini, in particolare allo stambecco, e in misura minore al cervo. Non ci sono, invece, prove certe sulla cattura degli uccelli e sullattivit di pesca. Molti dei resti di pesci e duccel- li rinvenuti nel corso degli scavi provengono, infatti, da unarea ristretta del riparo, associati a numerosi resti di lago- morfo e a varie ossa digerite. Tale insieme , molto probabilmente, un accumulo non antropico relativo alla tana di un carnivoro. La presenza di resti di cuccioli di orso e di lupo unulteriore conferma dellipotesi che il riparo sia stato utilizzato da carnivori che frequentavano il riparo in alternanza alluomo. Lo studio delle porzioni scheletriche mostra che le carcasse degli stambecchi venivano portate intere nel riparo e qui macellate, come testimoniano le strie da strumento litico e i punti dimpatto evidenziati sulle ossa e il rinvenimento di numerosi coni di percussione. Sulla carcassa del cervo, invece, veniva operata una selezione e sembra che soltanto i quarti anteriori e posteriori della- nimale fossero introdotti nel riparo. Lo studio della distribuzione spaziale dei resti ossei ha fornito informazioni inte- ressanti sullutilizzo del riparo. I dati sulla stagione di morte dei camosci e degli stambecchi mostrano che venivano uccisi in estate-autunno, e a questo periodo che si pu ricondurre la frequentazione antropica del riparo. SUMMARY - Riparo Cogola: paleo-ecological context and economy between the Epigravettian and the ancient Mesolithic - The Riparo Cogola presents three different phases of occupation that can be placed from the Upper Palaeolithic to the Mesolithic. Among the ungulates, red deer, roe deer, ibex and chamois are present in all three pha- ses, wild boar only in the first two, and elk only in the Mesolithic. The carnivore most representative of all three pha- ses is the bear, while the wolf remains refer to the first two and the Martes sp. only to the Epigravettian. Beaver has been recognised only in the intermediate phase. A Lagomorfo which, on the basis of some of the findings, could be compared to Lepus sp., is present in all the stratigraphic series. In all the various phases hunting was directed almo- st exclusively to caprines, in particular to ibex and, to a lesser extent, to red deer. There is no definite evidence regar- ding the hunting of birds or fishing activities. In fact, many of the fish and bird remains originate from a limited area and are associated with numerous Lagomorfo remains and digested bones. The whole of these remains has been con- sidered as a non-anthropic accumulation, probably related to the den of a carnivore that occupied the rockshelter alternately with man. The presence of cubs of both bear and wolf is a further confirmation of this hypothesis. The study of the skeleton pieces shows that the carcasses of ibex were brought whole into the shelter and then butchered, as testified by the striae produced by a lithic instrument, points of impact on the bones and percussion flakes. Instead, for red deer a selection was made on the carcass and it seems that only the hind and fore quarters of the animal rea- ched the shelter. Data on the hunting season for chamois and ibex show that hunting was undertaken in summer- autumn, and it is in this period that human occupation of the shelter can probably be placed. Parole chiave: Epigravettiano, Mesolitico, Capra ibex, caccia stagionale, tafonomia, distribuzione, spaziale, Alpi centro-orientali Key words: Epigravettian, Mesolithic, Capra ibex, hunting seasonal, taphonomy, spatial distribution, mid-eastern Alpes 6_Fiore Tagliacozzo_p2 14-07-2005 17:10 Pagina 159

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Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 159-186 ISSN 0393-0157© Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento 2005

Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali traEpigravettiano e Mesolitico antico

Ivana FIORE* & Antonio TAGLIACOZZO

Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico ÒL. PigoriniÓ, Sezione di Paleontologia del Quaternario eArcheozoologia, P.le G. Marconi 14, I-00144 Roma*E-mail dellÕAutore per la corrispondenza: [email protected]

RIASSUNTO - Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali tra Epigravettianoe Mesolitico antico - Il Riparo Cogola, a 1070 m di quota, presenta tre diverse fasi di frequentazione inquadrabili trail Paleolitico superiore finale e il Mesolitico. Tra gli ungulati, lo stambecco, il camoscio, il cervo e il capriolo sonopresenti in tutte le fasi, il cinghiale solo nelle prime due e lÕalce solo nel Mesolitico. Il carnivoro maggiormente rap-presentato � lÕorso; pi� rari sono i resti di lupo e di Martes. In tutta la serie stratigrafica sono presenti resti di lago-morfo, molto probabilmente del genere Lepus, mentre il castoro � testimoniato solo nella fase intermedia. In tutte lefasi, la caccia era diretta quasi esclusivamente ai caprini, in particolare allo stambecco, e in misura minore al cervo.Non ci sono, invece, prove certe sulla cattura degli uccelli e sullÕattivit� di pesca. Molti dei resti di pesci e dÕuccel-li rinvenuti nel corso degli scavi provengono, infatti, da unÕarea ristretta del riparo, associati a numerosi resti di lago-morfo e a varie ossa ÒdigeriteÓ. Tale insieme �, molto probabilmente, un accumulo non antropico relativo alla tanadi un carnivoro. La presenza di resti di cuccioli di orso e di lupo � unÕulteriore conferma dellÕipotesi che il riparo siastato utilizzato da carnivori che frequentavano il riparo in alternanza allÕuomo. Lo studio delle porzioni scheletrichemostra che le carcasse degli stambecchi venivano portate intere nel riparo e qui macellate, come testimoniano le strieda strumento litico e i punti dÕimpatto evidenziati sulle ossa e il rinvenimento di numerosi coni di percussione. Sullacarcassa del cervo, invece, veniva operata una selezione e sembra che soltanto i quarti anteriori e posteriori dellÕa-nimale fossero introdotti nel riparo. Lo studio della distribuzione spaziale dei resti ossei ha fornito informazioni inte-ressanti sullÕutilizzo del riparo. I dati sulla stagione di morte dei camosci e degli stambecchi mostrano che venivanouccisi in estate-autunno, e � a questo periodo che si pu� ricondurre la frequentazione antropica del riparo.

SUMMARY - Riparo Cogola: paleo-ecological context and economy between the Epigravettian and the ancientMesolithic - The Riparo Cogola presents three different phases of occupation that can be placed from the UpperPalaeolithic to the Mesolithic. Among the ungulates, red deer, roe deer, ibex and chamois are present in all three pha-ses, wild boar only in the first two, and elk only in the Mesolithic. The carnivore most representative of all three pha-ses is the bear, while the wolf remains refer to the first two and the Martes sp. only to the Epigravettian. Beaver hasbeen recognised only in the intermediate phase. A Lagomorfo which, on the basis of some of the findings, could becompared to Lepus sp., is present in all the stratigraphic series. In all the various phases hunting was directed almo-st exclusively to caprines, in particular to ibex and, to a lesser extent, to red deer. There is no definite evidence regar-ding the hunting of birds or fishing activities. In fact, many of the fish and bird remains originate from a limited areaand are associated with numerous Lagomorfo remains and digested bones. The whole of these remains has been con-sidered as a non-anthropic accumulation, probably related to the den of a carnivore that occupied the rockshelteralternately with man. The presence of cubs of both bear and wolf is a further confirmation of this hypothesis. Thestudy of the skeleton pieces shows that the carcasses of ibex were brought whole into the shelter and then butchered,as testified by the striae produced by a lithic instrument, points of impact on the bones and percussion flakes. Instead,for red deer a selection was made on the carcass and it seems that only the hind and fore quarters of the animal rea-ched the shelter. Data on the hunting season for chamois and ibex show that hunting was undertaken in summer-autumn, and it is in this period that human occupation of the shelter can probably be placed.

Parole chiave: Epigravettiano, Mesolitico, Capra ibex, caccia stagionale, tafonomia, distribuzione, spaziale, Alpicentro-orientaliKey words: Epigravettian, Mesolithic, Capra ibex, hunting seasonal, taphonomy, spatial distribution, mid-easternAlpes

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1. INTRODUZIONE

LÕanalisi archeozoologica � stata condotta su12.595 resti ossei animali provenienti da livelli relati-vi a tre diverse fasi di occupazione preistorica delRiparo Cogola, localizzato sullÕAltopiano di Folgariaa 1070 m s.l.m. presso Carbonare in provincia diTrento (Dalmeri et. al. 2000, questo volume). La fre-quentazione pi� antica risale allÕEpigravettianorecente (US 19 datata al C14 10.640±60 e 10.380±70BP), quella intermedia a un momento di transizionetra Epigravettiano e Sauveterriano (US 25 datata alC14 10.095±40 BP e US 18 datata al C14 9.820±60BP), la terza fase al Sauveterriano (US 17 e US 16,questa ultima datata al C14 9.430±60 BP).

LÕinsieme dei resti ossei si presenta estremamenteframmentario e con superfici esfoliate ed erose. Talimodificazioni sono dovute sia ai processi post-depo-sizionali (Bassetti et al. questo volume), sia allÕatti-vit� antropica, testimoniata dalle tracce di macella-zione e dallÕuso delle ossa come combustibile per ifocolari (circa il 40% dei frammenti minuti risultabruciato). LÕalta frammentazione delle ossa si riflettesulla riconoscibilit� degli elementi anatomici e deglianimali: degli oltre 12.500 reperti di mammiferi ana-lizzati, solo per 408 elementi, pari al 3,2%, � statopossibile risalire alla Specie, al Genere o allaFamiglia di appartenenza (Tab. 1). I reperti determi-nati sono costituiti in prevalenza da denti e ossa delleestremit� degli arti (metapodi, ossa del carpo e deltarso, falangi e sesamoidi), cio� dagli elementi pi�resistenti alla frammentazione (per la loro strutturacompatta) o con caratteristiche morfologiche tali daconsentire la loro determinazione anche a partire dapiccoli frammenti. Le ossa delle estremit� rappresen-tano il 54% del campione analizzato, quelle craniali,composte soprattutto da denti isolati, il 35,1%. Tra glielementi determinati, i frammenti di ossa lunghedegli arti e quelle dei cinti sono sottorappresentati, main compenso sono particolarmente numerosi tra i restiindeterminati. Tra questi ultimi, infatti, sono bendocumentati i frammenti di diafisi di osso lungo,appartenenti soprattutto a mammiferi di media taglia(rapportabili alle dimensioni dello stambecco, delcapriolo e del camoscio). Quindi, la differenza di rap-presentazione tra le diverse porzioni anatomiche dellecarcasse degli ungulati di taglia media � da riferirepi� a un problema di conservazione e frammentazio-ne dei reperti che a una precisa scelta antropica.

Oltre ai mammiferi, sono presenti rari resti osseidi avifauna: 12 dalla fase dellÕEpigravettiano, 16dalla fase di transizione e solo 2 dalla fase delMesolitico antico (Gala & Tagliacozzo in studio).Molti reperti risultano indeterminabili e, per alcuni, �stato possibile riconoscere solamente lÕOrdine diappartenenza: 9 Galliformes, 3 Passeriformes e unAnseriformes. I Galliformes sono rappresentati quasi

esclusivamente da falangi posteriori alcune dellequali appartengono probabilmente al fagiano dimonte (Tetrao tetrix), una specie stanziale che vivenei boschi di conifere, nelle radure e nelle zone albe-rate (Fig. 1).

Sono inoltre presenti 96 resti di pesce raccoltinelle unit� stratigrafiche pi� antiche (UUSS 19, 18 e25), mentre risultano assenti nella fase mesolitica(Fig. 1). Non si notano differenze significative tra ledue fasi rappresentate, n� a livello di composizioneanatomica n� tassonomica (Albertini & Tagliacozzoin questo volume). Nel campione analizzato i pochielementi che hanno permesso unÕattribuzione appar-tengono in maggioranza a Ciprinidi, tra i quali � cer-tamente rappresentato il cavedano (Leuciscus cepha-lus), e solo due resti al luccio (Esox lucius).

2. FASE DELLÕEPIGRAVETTIANO RECENTE

I resti ossei relativi alla fase dellÕEpigravettianorecente provengono tutti dallÕUS 19 e sono 5077, masolo per 203, pari al 4%, � stato possibile determina-re la Specie, il Genere o la Famiglia di appartenenza(Tabb. 1-3). Si � tentato di suddividere i 4874 restiindeterminati in base alla taglia dellÕanimale, consi-derando soprattutto gli spessori delle diafisi, ma laframmentazione � risultata talmente alta che per oltre4000 reperti non � stata possibile nemmeno questaripartizione (Tab. 4). La frammentazione, come gi�esposto, � da rapportare soprattutto alla gelivazione ealla permanenza nel deposito, ma bisogna considera-

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Fig. 1 - Numero resti complessivi delle Classi di Vertebratiper le diverse fasi.Fig. 1 - Total number of remains of the different Classes ofVertebrate in the different phases.

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re anche i 1600 resti bruciati, in prevalenza frammen-ti minuti, per i quali non si pu� escludere lÕutilizzodelle ossa come combustibile.

2.1. Composizione faunistica

Il mammifero maggiormente rappresentato, in baseal conteggio del numero dei resti, � lo stambecco(Capra ibex) con il 39,9% del totale degli elementideterminati, seguito dal cervo (Cervus elaphus) con il19,7%; sono presenti anche altri ungulati ma tutti conpochi elementi: il camoscio (Rupicapra rupicapra)

con il 3,9%, il capriolo (Capreolus capreolus) con il3,0% e il cinghiale (Sus scrofa) con appena lÕ1,5% deiresti. I resti attribuibili ai caprini sono sicuramente pi�numerosi: infatti, a quelli riferiti con certezza a stam-becco e camoscio vanno associati anche altri 26 reper-ti (pari al 12,8%) che sono stati attribuiti generica-mente a Rupicapra/Capra ibex; i cervidi indetermina-ti sono invece soltanto il 2,0% (Tabb. 1-3). I resti attri-buiti a Rupicapra/Capra ibex sono elementi di anima-li giovani o piccoli frammenti che non presentano lecaratteristiche morfologiche per attribuirli con certez-za ad uno dei due animali; riteniamo per�, in base alle

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Tab. 1 - Resti ossei analizzati nelle differenti unit� stratigrafiche (NR e NMI).Tab. 1 - Total number of analyzed bone remains in the different levels (NR and MNI).

Taxa NR US 19 US 25 US 18 US 17 US 16 Totale %Erinaceus europaeus 1 1 0,2Castor fiber 1 1 0,2Lagomorfo 17 1 7 5 30 7,4Canis lupus 2 2 4 1,0Martes sp. 1 1 0,2Ursus arctos 14 4 19 1 4 42 10,3Carnivora ind. 1 1 2 0,5Sus scrofa 3 1 1 5 1,2Cervus elaphus 40 1 15 9 65 15,9Alces alces 1 1 0,2Capreolus capreolus 6 4 1 2 13 3,2Cervidae 4 4 8 2,0Capra ibex 81 14 24 3 11 133 32,6Rupicapra rupicapra 8 2 2 2 14 3,4Rupicapra/Capra ibex 26 2 36 2 22 88 21,6Totale NR determinati 203 23 115 9 58 408 3,2NR indeterminatiMammiferi grossa taglia 45 4 6 10 65 0,5Mammiferi media tagllia 718 67 465 10 260 1520 12,5Mammiferi piccola taglia 72 2 6 8 88 0,7Indeterminati 4039 162 4167 57 2089 10514 86,3Totale NR indeterminati 4874 231 4642 73 2367 12187 96,8TOTALE COMPLESSIVO 5077 254 4757 82 2425 12595 100,0Combusti 1600 2377 21 961 4896 38,9

Taxa NMI US 19 US 25 US 18 US 17 US 16 Totale %Erinaceus europaeus 1 1 1,8Castor fiber 1 1 1,8Lagomorfo 2 1 1 1 5 9,1Canis lupus 1 1 2 3,6Martes sp. 1 1 1,8Ursus arctos 2 1 3 1 1 8 14,5Sus scrofa 2 1 1 4 7,3Cervus elaphus 2 1 2 1 6 10,9Alces alces 1 1 1,8Capreolus capreolus 1 1 1 1 4 7,3Capra ibex 7 2 3 1 2 15 27,3Rupicapra rupicapra 4 1 1 1 7 12,7Totale NMI 22 6 14 4 9 55 100,0

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dimensioni e agli spessori, che essi siano in larga parteriferibili allo stambecco. Se si considera la stima delNumero Minimo degli Individui i caprini acquistanomaggiore importanza rispetto ai cervidi: lo stambeccoresta lÕanimale prevalente con il 31,8% (NMI 7), men-tre il camoscio diviene la seconda specie in ordinedÕabbondanza, al posto del cervo, con il 18,2% (NMI4); cervo e cinghiale sono rappresentati entrambi dadue individui (9,1%), mentre il capriolo da un soloindividuo (4,5%).

LÕorso (Ursus arctos) � il carnivoro pi� numerosocon 14 resti (pari al 6,9%), rappresentati soprattutto

da denti isolati e falangi, appartenenti a un animalegiovane di circa 3 mesi e a un adulto; anche il lupo(Canis lupus) � presente con un individuo di et� gio-vanile (NR 2, NMI 1), mentre la Martes sp. con unmetapodiale di un individuo adulto (NR 1, NMI 1).La presenza dei resti di carnivori nel riparo non sem-bra dovuta alla cattura da parte dellÕuomo, o comun-que non principalmente a questa. Il rinvenimento diresti riferibili a cuccioli di orso e lupo (Fig. 2), asso-ciata alla presenza di alcune ossa di ungulato contracce di rosicatura e allÕassenza di tracce di macella-zione sugli elementi post-craniali dei carnivori, avva-

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Tab. 2 - Resti ossei analizzati raggruppati in base alle differenti fasi di frequentazione (NR e NMI).Tab. 2 - Total number of analyzed bone remains in the different phases of occupation (NR and MNI).

Taxa NR Epigravettiano recente Epigrav./Sauvet. SauveterrianoErinaceus europaeus 1 1,5Castor fiber 1 0,7Lagomorfo 17 8,4 8 5,8 5 7,5Canis lupus 2 1,0 2 1,4Martes sp. 1 0,5Ursus arctos 14 6,9 23 16,7 5 7,5Carnivora ind. 1 0,5 1 1,5Sus scrofa 3 1,5 2 1,4Cervus elaphus 40 19,7 16 11,6 9 13,4Alces alces 1 1,5Capreolus capreolus 6 3,0 4 2,9 3 4,5Cervidae 4 2,0 4 2,9Capra ibex 81 39,9 38 27,5 14 20,9Rupicapra rupicapra 8 3,9 2 1,4 4 6,0Rupicapra/Capra ibex 26 12,8 38 27,5 24 35,8Totale NR determinati 203 4,0 138 2,8 67 2,7

NR indeterminatiMammiferi grossa taglia 45 0,9 4 0,1 16 0,7Mammiferi media tagllia 718 14,7 532 10,9 270 11,1Mammiferi piccola taglia 72 1,5 8 0,2 8 0,3Indeterminati 4039 82,9 4329 88,8 2146 88,0Totale NR indeterminati 4874 96,0 4873 97,2 2440 97,3TOTALE COMPLESSIVO 5077 5011 2507 100Combusti 1600 31,5 2377 47,4 982 39,2

Taxa NMI Epigravettiano recente Epigrav./Sauvet. SauveterrianoErinaceus europaeus 1 7,7Castor fiber 1 5,0Lagomorfo 2 9,1 2 10,0 1 7,7Canis lupus 1 4,5 1 5,0Martes sp. 1 4,5Ursus arctos 2 9,1 4 20,0 2 15,4Sus scrofa 2 9,1 2 10,0Cervus elaphus 2 9,1 3 15,0 1 7,7Alces alces 1 7,7Capreolus capreolus 1 4,5 1 5,0 2 15,4Capra ibex 7 31,8 5 25,0 3 23,1Rupicapra rupicapra 4 18,2 1 5,0 2 15,4Totale NMI 22 100,0 20 100,0 13 100,0

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lorano lÕipotesi di un utilizzo del riparo come tana inalternanza allÕuomo.

Sono presenti anche i resti di un Lagomorfo, quasicertamente riferibili al genere Lepus, anche se le loropiccole dimensioni e il loro aspetto fisico non con-sentono unÕattribuzione pi� precisa. Esso � rappre-sentato da 17 elementi, molti dei quali denti isolati.La maggior parte dei resti (NR 14) provengono dauna piccola area localizzata nel quadrato 18N/11E,

soprattutto dai sottoquadrati di 25x25 cm f-l, (vediparagrafo distribuzione spaziale). Molti di questi restipresentano margini assottigliati e aspetto lucido,come quelli che sono comunemente considerati ÒossadigeriteÓ. Le stesse modificazioni sono state riscon-trate su altri resti, provenienti dalla stessa area, riferi-ti genericamente a un mammifero di piccola taglia(probabilmente lo stesso Lagomorfo). La presenza diresti digeriti concentrati in unÕarea ristretta avvaloralÕipotesi della presenza di tane di carnivori allÕinternodel riparo. Le altre tre ossa di Lagomorfo (un fram-mento di emimandibola, un calcaneo e una primafalange) provengono da aree diverse e le loro superfi-ci non sembrano aver subito gli attacchi acidi delladigestione nello stomaco di carnivori e potrebbero,dunque, anche essere frutto dellÕattivit� antropica.

I rapporti tra i soli ungulati confermano i datidesunti dallÕinsieme dei resti ossei determinati: icaprini sono nettamente prevalenti rispetto ai cervidi;il camoscio, nella stima del numero degli individui,aumenta rispetto al cervo che, nel conteggio delnumero dei resti, rappresenta la seconda specie inordine di abbondanza (Tab. 3). Questa prevalenza nelnumero dei resti � dovuta sicuramente alla composi-zione del record faunistico che consente un riconosci-mento meno difficoltoso degli elementi anatomici dicervo rispetto a quelli di camoscio, alcuni dei qualisono stati certamente inseriti nel gruppo Rupi-capra/Capra ibex.

2.2. Et� di morte

La presenza, in particolare, di elementi craniali hapermesso di risalire allÕet� di morte degli animali cat-turati dai frequentatori di Riparo Cogola. Gli stam-

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Tab. 3 - Rapporto tra gli Ungulati nelle differenti fasi di frequentazione (NR e NMI).Tab. 3 - Relationship between the Ungulates in the different phases of occupation (NR and MNI).

Taxa NR Epigravettiano recente Epigrav./Sauvet. SauveterrianoSus scrofa 3 2,2 2 3,2Cervus elaphus 40 29,0 16 25,8 9 29,0Alces alces 1 3,2Capreolus capreolus 6 4,3 4 6,5 3 9,7Capra ibex 81 58,7 38 61,3 14 45,2Rupicapra rupicapra 8 5,8 2 3,2 4 12,9Totale NR 138 100,0 62 100,0 31 100,0

Taxa NMI Epigravettiano recente Epigrav./Sauvet. SauveterrianoSus scrofa 2 12,5 2 16,7Cervus elaphus 2 12,5 3 25,0 1 11,1Alces alces 1 11,1Capreolus capreolus 1 6,3 1 8,3 2 22,2Capra ibex 7 43,8 5 41,7 3 33,3Rupicapra rupicapra 4 25,0 1 8,3 2 22,2Totale NMI 16 100,0 12 100,0 9 100,0

Fig. 2 - Denti di giovani carnivori. Lupo: a, deciduo supe-riore dp4 sinistro, vista occlusale (US 19); b, deciduo infe-riore dp4 sinistro, vista linguale (US 18); c, canino deciduodestro inferiore, vista distale (US 19). Orso: d-f, serie inci-siva inferiore sinistra (I1-I3), vista linguale (US 18).Fig. 2 - Teeth of young carnivores. Wolf: a, deciduousupper left dp4, occlusal view (US 19); b, deciduous lowerleft dp4, lingual view (US 18); c, deciduous lower rightcanine, distal view (US 19). Bear: d-f, lower left incisiverow (I1-I3), lingual view (US 18).

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Tab. 4 - Resti indeterminati suddivisi in base alla taglia degli animali e nelle diverse unit� stratigrafiche.Tab. 4 - Unidentified bone remains divided according to animal size and the different levels.

Resti indeterminati US 19 US 25 US 18 US 17 US 16 TotaleDiafisi grossa taglia 44 1 6 10 61Diafisi media taglia 626 37 403 6 246 1318Diafisi piccola taglia 58 2 6 3 69Tot. diafisi 728 39 410 12 259 1448Coste grossa tagliaCoste media taglia 78 24 49 2 13 166Coste piccola taglia 10 5 15Tot. coste 88 24 49 2 18 181Vertebre grossa taglia 1 3 4Vertebre media taglia 14 6 13 2 1 36Vertebre piccola taglia 4 4Tot. vertebre 19 6 16 2 1 44Schegge indeterminate 4039 162 4167 57 2089 10514TOTALE INDETERMINATI 4874 231 4642 73 2367 12187

Con rosicature di roditore 15 6 11 32Con rosicature di carnivoro 3 1 2 6Con tracce di digestione 36 1 4 41

Tab. 5 - Fase epigravettiana: elementi anatomici (NR) delle diverse specie.Tab. 5 - Epigravettian phase: anatomical elements (NR) of the different species.

US 19 Lagomorfo Canis Martes Ursus Carnivora Sus Cervus Capreolus Cervidae Capra Rupicapra Rupicapra/ Totale %lupus sp. arctos ind. scrofa elaphus capreolus ibex rupicapra Capra ibex

Corno 1 1 1,4Dente sup. 9 2 3 1 1 1 1 4 2 1 25 34,2Emimandibola 1 1 2 2,7Dente inf. 1 2 1 16 6 1 27 37,0Dente 2 9 6 1 18 24,7Tot. cranio 10 2 4 1 3 12 2 28 8 3 73 36,0Omero 1 2 3 12,0Radio 5 5 20,0Ulna 1 4 5 20,0Carpale 2 1 3 12,0Metacarpo 4 4 8 32,0Mc rudimentale 1 1 4,0Tot. arto ant. 2 2 5 13 3 25 12,3Femore 1 1 2 4,3Tibia 1 3 5 9 19,1Rotula 1 1 2 4,3Tarsale 2 3 5 10,6Metatarso 1 1 11 4 2 8 2 29 61,7Tot. arto post. 4 1 1 13 4 2 15 7 47 23,2Metapodio 1 1 3 5 8,6Falange I 1 2 8 6 17 29,3Falange II 1 1 1 4 3 10 17,2Falange III 1 3 9 13 22,4Sesamoide 2 6 1 3 1 13 22,4Tot. arto indet. 1 7 10 2 25 13 58 28,6Totale NR 17 2 1 14 1 3 40 6 4 81 8 26 203 100,0

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becchi sono in prevalenza individui adulti, tra i qualiuno di circa 4 anni, almeno 3 individui di et� com-presa tra i 6-8 anni e uno di et� superiore agli 8 anni;gli individui giovanili sono soltanto due, di et� com-presa tra i 12 e i 18 mesi. I camosci sono in prevalen-za di et� giovanile compresa tra i 6 e i 24 mesi (unodi circa 6 mesi, uno di circa 12 mesi, uno di circa 24mesi) ed � presente un solo individuo adulto di 4-6anni. Anche i due individui di cervo, come gli stam-becchi, sono stati uccisi in et� adulta, entrambi in unafascia dÕet� compresa tra i 6 e gli 8 anni. I cinghialisono testimoniati da due individui: un giovane di et�inferiore ai 6 mesi e un adulto di circa 3 anni. I restidel capriolo, appartenenti tutti a elementi post-crania-li e riferibili a un solo individuo, non consentono unastima esatta dellÕet� assoluta, ma sono probabilmentedi un individuo adulto.

La presenza di alcuni animali giovani di stambec-co e di camoscio di et� stimata intorno ai 6 e ai 12mesi, ha permesso di ipotizzare, considerando mag-gio-giugno come periodo di nascita, che i cacciatoripaleolitici frequentassero il riparo tra gli inizi dellÕe-state e lÕautunno.

2.3. Rappresentativit� degli elementi anatomici esfruttamento delle carcasse animali

Lo studio dello sfruttamento e del trasporto dellacarcassa delle prede � possibile solamente per lostambecco e, in misura minore, per il cervo, del qualesono stati identificati un numero significativo di resti,mentre per gli altri ungulati non vi sono elementi suf-ficienti per lÕanalisi (Tab. 5).

I resti attribuiti a stambecco sono soltanto 81, male porzioni della carcassa sono tutte rappresentate,con una prevalenza della regione craniale, dovutaalla frammentazione soprattutto delle mandibole

(numerosi i denti isolati inferiori), e delle estremit�degli arti (numerose falangi). LÕabbondanza di questielementi � dovuta sia al fatto che nello scheletro essisono pi� numerosi (32 denti, 8 falangi I, 8 falangi II,ecc.) rispetto ad altre ossa (2 omeri, 2 radii, ecc.) esia, soprattutto, alla loro maggiore capacit� di con-servazione e quindi dÕidentificabilit�. I resti di ossalunghe dellÕarto anteriore e posteriore sono presenti,anche se con pochi frammenti, mentre non � statopossibile attribuire allo stambecco nessun elementodel tronco. Solo per lo stambecco sono stati ricavatidati significativi dalla stima del numero minimodegli elementi (NME), mentre per le altre specie ivalori non si discostano molto dal numero dei resti.La stima del numero minimo di elementi ha permes-so di calcolare il coefficiente di sopravvivenza deglielementi anatomici ottenuto dividendo il numerominimo di elementi per il numero di elementi atteso(NME/NEA). Il numero di elementi atteso � statovalutato considerando come se le carcasse fosserostate portate intere nel riparo e tutte le ossa fosseropresenti (nel caso di Riparo Cogola, NMI comples-sivo di stambecco: 7; femori presenti in una carcas-sa: 2; femori attesi: 14, ecc.). Se il valore del coeffi-ciente tende a 1 gli elementi sono ben rappresentati,se invece tende a 0 sono meno rappresentati.Complessivamente il numero minimo degli elementie il coefficiente di sopravvivenza confermano i datiricavati dallÕanalisi del numero dei resti: infatti, ilcranio e lÕemimandibole sono gli elementi maggior-mente presenti con valori del coefficiente pari rispet-tivamente a 0,6 e 0,4, seguiti dal metatarso con 0,3 eda radio, metacarpo e falange III con 0,2; gli altri ele-menti, rispetto al numero degli elementi atteso, sonoscarsamente presenti con coefficiente uguale a 0,1 ototalmente assenti (Tab. 6, Fig. 3). Questi dati vannoassolutamente integrati con quelli dei resti indeter-

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Fig. 3 - Fase epigravettiana. Capra ibex: rapporto tra numero minimo elementi (NME) e numero elementi attesi (NEA). Ilcalcolo � stato effettuato sul NMI complessivo di stambecco (NMI=7; vedi anche tab. 6).Fig. 3 - Epigravettian phase. Capra ibex: ratio between number of identified specimens (NR), minimum number of elements(MNE) and expected number of elements (NEA). The NEA was extimated on the total NMI of ibex.

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minati per avere una visione realistica e non falsatadallÕanalisi dei soli resti determinati: infatti, la sotto-rappresentazione e lÕassenza di elementi anatomici �da ricondurre soprattutto ai fattori post-deposiziona-li e, almeno in parte, alle pratiche di macellazione,che hanno ridotto le diafisi e le coste in piccoli fram-menti non determinabili (Tab. 4). Le ossa lunghe e leossa del tronco, scarse o assenti tra i resti determina-ti, sono ben rappresentate tra i resti indeterminatiripartiti in base alla taglia dellÕanimale. Tra i restiindeterminati di animali di media taglia, che includo-no anche e soprattutto lo stambecco, sono presentiben 626 resti di diafisi, 78 coste e 14 vertebre. Inbase a quanto analizzato, si pu� supporre che le car-casse degli stambecchi catturati venissero trasportateintere nel riparo e che le zone di caccia non fosserolontane (Tabb. 4- 6, Fig. 3).

Pur considerando che sono stati identificati soltan-to 40 resti, la rappresentazione degli elementi anato-mici del cervo appare anomala. Infatti, se si escludeun unico frammento di tibia, i resti sono tutti riferibi-li a elementi craniali (NR 12) e soprattutto dellÕestre-mit� degli arti (NR 27), di cui 16 frammenti di meta-podiali e 11 tra ossa corte del carpo e del tarso, sesa-moidi e falangi. DallÕanalisi dei resti indeterminati ditaglia grande, rapportabili al cervo, si ricava che sonopresenti 44 frammenti di diafisi di ossa lunghe degliarti e un unico frammento di vertebra, mentre le costesono totalmente assenti. Questi dati indicano che soloalcune porzioni della carcassa del cervo (gli arti e ilcranio) sono state portate nel riparo, mentre il troncoprobabilmente � stato abbandonato nel sito di macel-lazione (Tabb. 4-6).

La composizione degli elementi anatomici dellÕor-so � di difficile interpretazione: la presenza di denti dianimali giovanissimi si ricollega allÕutilizzo del ripa-ro come tana e alla morte naturale dei cuccioli, pro-babilmente nei periodi di letargo. La presenza quasiesclusiva di falangi di animali adulti potrebbe essereinvece legata, a livello ipotetico, alla presenza di pellidi orso, di cui le estremit� delle zampe sono solita-mente parte integrante.

2.4. Modificazioni delle superfici e tracce di macel-lazione

Le superfici dei resti ossei sono interessate dafenomeni di abrasione e mostrano spesso parte dellasuperficie corticale asportata. In alcuni casi, comun-que, � stato possibile osservare tracce di macellazio-ne costituite sia da strie da strumento litico, prodotte

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Fig. 4 - Coni di percussione combusti. a. US 19; b. US 18.Fig. 4 - Burnt percussion flakes. a. US 19; b. US 18.

Tab. 6 - Fase epigravettiana, Capra ibex, numero di resti(NR), numero minimo elementi (NME), numero degli ele-menti attesi (NEA), coefficiente di sopravvivenza(NME/NEA).Tab. 6 - Epigravettian phase: Capra ibex, number remains(NR) anatomical elements (NME), expected number of ele-ments (NEA) and survival coefficient (NME/NEA).

Capra ibex NR NME NEA Coeff. disopravv.

Cranio 11 4 7 0,6Emimandibola 17 5 14 0,4Tot. cranio 28 9 21 0,4Vertebre 189 0,0Costole 182 0,0Tot. tronco 371 0,0Scapola 14 0,0Omero 14 0,0Radio 5 3 14 0,2Ulna 4 2 14 0,1Carpale 84 0,0Metacarpo 4 3 14 0,2Mc rudimentale 14 0,0Tot. arto anteriore 13 8 168 0,1Coxale 14 0,0Femore 1 1 14 0,1Tibia 3 2 14 0,1Rotula 14 0,0Tarsale 3 3 70 0,1Metatarso 8 4 14 0,3Tot. arto posteriore 15 10 140 0,1Metapodio 1Falange I 8 7 56 0,1Falange II 4 4 56 0,1Falange III 9 9 56 0,2Sesamoide 3 3 168 0,1Tot. arto indet. 25 23 336 0,1Totale 81 50 1036 0,1

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durante la macellazione e la riduzione in porzionidella carcassa, sia da punti dÕimpatto e coni di per-cussione, conseguenza della fratturazione delle diafi-si delle ossa lunghe per lÕestrazione del midollo. In unsolo caso sono state riscontrare anche tracce dovuteallo sfruttamento dellÕosso come materia prima perottenere strumenti. Le tracce antropiche sono staterinvenute su 114 resti che rappresentano soltanto il2,2% del totale dei resti recuperati nellÕUS 19. I restideterminati a livello specifico con tracce di macella-zione sono appena 8 e tutti presentano esclusivamen-te strie da strumento litico, mentre i restanti 106 sonoframmenti indeterminati riferibili soprattutto a mam-miferi di media taglia (Tab. 7).

Le modificazioni antropiche sono rappresentate inegual misura da coni di percussione (NR 52), ossia lepiccole schegge concoidi che si distaccano dalle dia-fisi delle ossa in seguito al colpo di un percussore, eda frammenti con strie da strumento litico (NR 51).Gli incavi da impatto sulle diafisi (NR 15) sono menorappresentati; comunque, lÕattivit� di frantumazionedelle ossa � ampiamente attestata dalla quantit� diconi di percussione che, in teoria, rappresentanoognuno il risultato di un impatto (Fig. 4). La scarsapresenza di elementi con punti dÕimpatto rispetto aiconi di percussione potrebbe essere dovuta sia allacattiva conservazione delle porzioni pi� grandi di dia-fisi rispetto ai piccoli e compatti coni di percussione,sia anche ad attivit� di ripulitura del riparo dai fram-menti di diafisi pi� grandi e ingombranti.

I resti di stambecco con strie da strumento liticosono solamente quattro. Tagli, riferibili a disarticola-

zione, sono stati rinvenuti su un frammento di radioprossimale (Fig. 5), su cui sono state riscontrate striebrevi e leggermente oblique localizzate sulla faccialaterale, e su un frammento di astragalo (Fig. 6), dovestrie longitudinali e profonde sono state rinvenutesulla faccia mediale. Un piccolo frammento di diafisicombusta di metatarso mostra, sulla faccia anteriore,una stria lunga e arcuata legata forse allo spellamen-

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Fig. 5 - Fase epigravettiana. a. radio prossimale di stam-becco con strie di disarticolazione; b. ingradimento allostereomicroscopio. Fig 5 - Epigravettian phase. a. ibex proximal radius withstriae of disarticulation; b. detail with stereomicroscope.

Tab. 7 - Tracce di macellazione sui resti determinati e indeterminati suddivisi in base alle diverse fasi di frequentazione.Tab. 7 - Butchery marks on the identified and unidentified remains in the different phases of occupation.

Taxa NR Epigravettiano recente Epigrav./Sauvet. SauveterrianoCervus elaphus 2 25,0 1 50,0Capreolus capreolus 1 12,5Capra ibex 4 50,0 4 100,0 1 50,0Rupicapra/Capra ibex 1 12,5Totale NR determinati 8 100,0 4 2 100,0Totale con strie 8 100,0 2 50,0 1 50,0Totale con impatto 2 50,0 1 50,0NR indeterminatiStrie da strumento litico 43 40,6 13 43,3 8 44,4Impatti 11 10,4 8 26,7 2 11,1Coni percussione 52 49,1 9 30,0 8 44,4Totale NR indeterminati 106 100,0 30 100,0 18 100,0

Totale dei resti con tracce di macellazioneStrie da strumento litico 51 44,7 15 44,12 9 45,0Impatti 11 9,6 10 29,41 3 15,0Coni percussione 52 45,6 9 26,47 8 40,0Totale NR modificati 114 2,2 34 0,7 20 0,8Totale complessivo NR 5077 97,8 5011 99,3 2507 99,2

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to. Un frammento di metatarso distale, unico elemen-to trovato in connessione anatomica con una porzio-ne prossimale di prima falange, presenta, allÕinternodel canale della faccia anteriore, due strie longitudi-nali, lunghe circa un centimetro, da collegare proba-bilmente allo spellamento dellÕanimale. Sui resti distambecco non sono stati riscontrati punti dÕimpatto;� attestata per� la pratica della fratturazione anche dielementi con cavit� midollare ridotta come le primefalangi (Fig. 7). Tale pratica � ampiamente attestata indiversi altri siti dellÕEpigravettiano finale, comeGrotta Romanelli e Grotta della Madonna di Praia aMare (Fiore et al. 2003, 2004).

Sui resti di cervo una stria larga e profonda e duestrie brevi e sottili riferibili a disarticolazione sonostate rinvenute sul condilo articolare distale di unaprima falange (Fig. 8). La fratturazione intenzionaledelle ossa � attestata sia da alcuni frammenti di meta-podiali, che presentano i caratteristici margini di frat-tura delle ossa fratturate allo stato fresco, sia da diver-se falangi che, come quelle dello stambecco, risulta-no fratturate probabilmente per il recupero del midol-lo (Fig. 7).

Una diafisi di metatarso di cervo presenta sullafaccia anteriore un profondo solco longitudinale pro-dotto dallÕandirivieni dello strumento che agisce neidue sensi. La finalit� del solco era quella di seziona-re lÕosso per ricavarne materia prima per la lavora-zione; il frammento rinvenuto a Riparo Cogola rap-presenta molto probabilmente uno scarto di lavora-zione (Fig. 9).

Solamente un frammento distale di seconda falan-ge di capriolo presenta tagli riferibili ad azione di

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Fig. 6 - Fase epigravettiana. a. astragalo di stambecco constrie di disarticolazione; b. ingradimento allo Stereomicro-scopio. Fig. 6 - Epigravettian phase. a. ibex astragalus with striaeof disarticulation; b. detail with stereomicroscope.

Fig. 7 - Falangi fratturate intenzionalmente per lÕestrazionedel midollo (US 19 e 18): a, d-f. stambecco; b. camoscio;c. cervo.Fig. 7 - Phalanges broken intentionally for the extractionof marrow (US 19 and 18): a, d-f. ibex; b. chamoix; c. deer.

Fig. 8 - Fase epigravettiana. a. falange I distale di cervo contracce di disarticolazione; b. ingrandimento allo stereomi-croscopio. Fig. 8 - Epigravettian phase. a. red deer 1st phalanx withstriae of disarticulation; b. detail with stereomicroscope.

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disarticolazione, con strie profonde, oblique e ripetu-te (Fig. 10).

Oltre allÕattivit� antropica, sono state riscontrateanche ossa con tracce di carnivori e roditori: le prime,costituite da resti con segni di rosicatura (NR 2) e dapi� abbondanti resti digeriti (NR 35), sono state rin-venute concentrate in unÕarea ristretta che � statainterpretata come tana. Dalla stessa area provengonoanche molti dei resti con tracce di rosicature di rodi-tore (NR 27).

2.5. Distribuzione spaziale

Il posizionamento del materiale archeologico diRiparo Cogola � stato effettuato sulla base di una qua-drettatura con unit� di 1 m2, identificabile tramitenumeri affiancati dalla lettera dellÕorientamento deipunti cardinali (es. quadrato 12E/19N, 12E/20N,ecc.). Ciascun quadrato risulta inoltre suddiviso in 16sottoquadrati di 0,25 m di lato, indicati con le lettereminuscole dellÕalfabeto (Dalmeri et al. questo volu-

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Fig. 10 - Fase epigravettiana. a. falange II distale di caprio-lo con tracce di spellamento; b. ingrandimento allo stereo-microscopio.Fig. 10 - Epigravettian phase. a. roe deer distal 2nd phalanxwith striae of skinning; b. detail with stereomicroscope.

Fig. 9 - Fase epigravettiana. a. diafisi di metatarso di cervo con tracce di lavorazione (solco praticato per sezionare lÕosso),b-c. ingrandimenti allo stereomicroscopio, d. ingrandimento della replica trasparente in araldite allo stereomicroscopio. Fig. 9 - Epigravettian phase. a. deer metatarsal diaphysis with manufacturing modifications; b-c. detail with stereomicro-scope of groove produced for splitting the bone; d. detail with stereomicroscope of the replicas made of epoxy resin.

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me). La raccolta dei materiali effettuata per sottoqua-drati ha consentito di elaborare le tabelle dei repertiper ciascuna fase culturale/cronologica identificata.Nelle tabelle sono stati riportati per singolo sottoqua-drato: il numero dei resti complessivo, il numero deiresti combusti, il numero dei resti delle diverse speciedeterminate, il numero dei resti indeterminati e ilnumero dei resti con tracce di modificazioni antropi-che e non. I dati cos� raccolti sono stati associati allagriglia della quadrettatura utilizzando un sistema GIS(ArcView 3.2).

Per la fase epigravettiana lÕarea scavata corrispon-de a circa 8 m2 di estensione con uno spessore massi-mo di 12 cm; i resti ossei sono distribuiti in mododisomogeneo: si passa, infatti, da sottoquadrati conun solo resto ad uno con un massimo di 189, con unamedia di 39 resti. Si rileva unÕarea di alta concentra-zione di reperti tra i quadrati 18N-19N/12E-13E, cor-rispondente a circa 1,40 m2: in questa zona sono con-centrati il 48,5% dei resti recuperati (Fig. 11). I resti

combusti, naturalmente, ricorrono numerosi nellastessa area, ma con unÕestensione ai quadrati20N/12E-13E dove molti dei sottoquadrati presenta-no oltre il 50% di resti combusti (Fig. 12).

I resti di stambecco si rinvengono soprattutto neiquadrati 19N/12E-13E, mentre il cervo � distribuitoin modo pi� uniforme sulla superficie (Fig. 13). I re-sti di capriolo, camoscio e cinghiale sono troppo scar-si per valutare la loro distribuzione spaziale; comun-que, in generale, le ossa determinate degli ungulatisono rare nella fila di quadrati 20N, dove � pi� altala frammentazione e la frequenza dei resti combusti.

Gli elementi attribuiti allÕorso sono concentrati inunÕarea ristretta tra i quadrati 19N/12-13E (Fig. 14).

I resti di Lagomorfo sono concentrati in unÕarearistretta nel quadrato 18N/11E, in particolare nei sot-toquadrati c, f, l, associati a un dente di un cucciolo dilupo e a gran parte dei resti di pesce. La distribuzionedei resti con tracce di modificazioni non antropica

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Fig. 11 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale delnumero dei resti ossei (frequenza per gradazione di colore).Fig. 11 - Epigravettian phase. Spatial distribution of thetotal number of remains (frequency for colour gradation).

Fig. 12 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale, rap-porto tra totale numero resti ossei e numero resti osseicombusti (grafici in percentuale).Fig. 12 - Epigravettian phase. Spatial distribution, rela-tionship between total bone remains and burnt remains(pie percentages).

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mostra che nella stessa area si trovano quasi tutti iresti con tracce di digestione, un frammento con rosi-cature di carnivoro e numerosi con rosicature da rodi-tore. LÕaccumulo di resti ossei individuato in questazona, per gli animali presenti ma soprattutto per lemodificazioni rilevate, rappresenta probabilmente iresti della tana di un carnivoro (Figg. 14-15).

I resti con tracce di macellazione mostrano unadistribuzione interessante: infatti, quasi tutti i coni dipercussione e i frammenti con impatti si trovano nel-lÕarea 19N/12E-13E, mentre quelli con strie di macel-lazione nella zona 19N/11E e 18N/11E-12E. Sia strieche impatti sono rari nella fila dei quadrati 20N (Fig.16).

LÕidentificazione di particolari aree di attivit� �resa difficile da fattori pre-postdeposizionali cheintervengono nella ridistribuzione dei materiali. Allaluce di quanto esposto, tuttavia, sÕintuisce una proba-bile area di fuoco nei quadrati 20N/12E-13E, dovepi� alta � la frammentazione, i resti determinati e con

tracce di macellazione sono rari e i resti combusti inmolti sottoquadrati superano il 50%. I resti determi-nati indicherebbero invece unÕarea con attivit� dimacellazione, soprattutto nei quadrati 19N/11E-12E-13E; dalla distribuzione dei coni di percussione e deiresti con impatti rispetto a quelli con le strie � possi-bile identificare due zone adiacenti, una dedicata aldepezzamento e lÕaltra alla fatturazione. Raramente �stata riscontrata una distribuzione cos� netta e com-plementare in analoghe analisi di siti paleolitici.

3. FASE DI TRANSIZIONEEPIGRAVETTIANO RECENTE ESAUVETERRIANO

I resti ossei, relativi alla fase di transizione tra lÕEpigravettiano recente e la fase antica del Mesoli-tico, provengono in prevalenza dallÕUS 18 (NR 4757)e, in minima parte, dallÕUS 25 (NR 254). Comples-

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Fig. 13 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale deiresti degli ungulati (.dot di Arcview).Fig. 13 - Epigravettian phase. Spatial distribution of theungulate remains (.dot in Arcview).

Fig. 14 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale deiresti di carnivori e del lagomorfo (.dot di Arcview).Fig. 14 - Epigravettian phase. Spatial distribution of thecarnivore and lagomorph remains (.dot in Arcview).

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sivamente, i resti analizzati sono 5011, ma solo per138, pari al 2,8%, � stato possibile determinare laSpecie, il Genere o la Famiglia di appartenenza (Tabb.1-3). Come gi� riscontrato per lÕUS 19, i reperti pre-sentano un alto grado di frammentazione e abrasioneche va ricondotto soprattutto alla gelivazione e allapermanenza nel deposito, ma anche allÕattivit� antro-pica: macellazione, cottura e uso delle ossa comecombustibile (2377 resti, pari al 47,4%, risultano bru-ciati).

3.1. Composizione faunistica

I rapporti tra le specie presenti variano rispetto allafase epigravettiana: lo stambecco � sempre lÕanimalemaggiormente rappresentato, ma con valori percen-tuali pi� bassi (27,5% dei resti), seguito dal cervo,anchÕesso in diminuzione rispetto alla fase preceden-te, con lÕ11,6%, mentre gli altri ungulati (capriolo,

camoscio e cinghiale) sono anche in questa fase scar-samente presenti, con valori che oscillano tra lÕ1,4%e il 2,9%. Percentualmente si nota un incremento diresti di orso e, soprattutto, di resti riferiti generica-mente a Rupicapra/Capra ibex, che rappresentano il27,5% del totale. Tali resti, per le dimensioni e lospessore, potrebbero essere riferiti, in gran parte, allostambecco, facendo assumere a questÕultimo unamaggiore importanza nella strategia di sussistenza deicacciatori epipaleolitici (Tabb. 1-2).

Nella stima del Numero Minimo degli Individui lostambecco � sempre prevalente con il 25% degli indi-vidui (NMI 5), lÕorso resta la seconda specie in ordi-ne dÕabbondanza, con il 20% (NMI 4), mentre ilcervo aumenta rispetto al numero dei resti e sale al15% (NMI 3). Il Lagomorfo e il cinghiale sono rap-presentati ciascuno da 2 individui, mentre il castoro,il lupo, il capriolo e il camoscio sono rappresentati daun solo individuo (Tabb. 1-2).

I rapporti tra i soli ungulati (Tab. 3) confermano idati desunti dai resti complessivi, anche se con valori

172 Fiore & Tagliacozzo Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali

Fig. 15 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale deiresti ossei con tracce di digestione e rosicature associati aquelli del lagomorfo e dei pesci (.dot di Arcview).Fig. 15 - Epigravettian phase. Spatial distribution of theremains with traces of digestion and gnawing associated tothose of the lagomorphs and fish (.dot in Arcview).

Fig. 16 - Fase epigravettiana. Distribuzione spaziale deiresti ossei con tracce di macellazione (.dot di Arcview).Fig. 16 - Epigravettian phase. Spatial distribution remainswith traces of butchering (.dot in Arcview).

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percentuali diversi: i caprini (64,5%) risultano netta-mente prevalenti rispetto ai cervidi (32,3%). Lo stam-becco � sempre preminente sia nella stima degli indi-vidui (41,7%) che nel conteggio dei resti (61,3%),seguito dal cervo (NR = 25,8% e NMI = 25%). Ilcapriolo prevale nel numero dei resti sul camoscio esui cinghiali, mentre nel conteggio degli individuisono i suini a prevalere sugli altri.

LÕorso (Ursus arctos) � ancora il carnivoro pi� rap-presentato con 23 resti costituiti soprattutto da restidentari (NR 17 pari al 73%) e resti dellÕestremit�,esclusivamente falangi e sesamoidi (Tab. 8). La stimadel NMI e dellÕet� attesta la presenza di 4 individui, dicui tre giovani di et� compresa tra i 3 e i 6 mesi, pi�vicina ai 3, e di un individuo adulto. Tre individui pro-vengono dallÕUS 18: due giovani sono stati determina-ti da due serie complete dÕincisivi inferiori, una destrae una sinistra, mentre un individuo adulto � rappresen-tato da falangi e sesamoidi, le cui dimensioni non sonoriferibili ai due giovani orsi (Fig. 2). Un unico indivi-duo, di et� compresa tra i 3 e i 6 mesi, proviene dallÕUS25 ed � rappresentato esclusivamente da denti.

Due denti decidui inferiori di lupo (Canis lupus) si

riferiscono a un individuo giovanissimo (NR 2, NMI1; Fig. 2). La presenza di resti riferibili a cuccioli diorso e lupo, gi� riscontrata nella fase epigravettiana,conferma che il riparo veniva usato abitualmente daicarnivori come tana in alternanza allÕuomo.

Oltre ai carnivori e agli ungulati sono presenti ilcastoro (Castor fiber), determinato da un frammentodi dente incisivo di un individuo adulto (NR 1, NMI1), che rappresenta lÕunico elemento attribuito a que-sta specie rinvenuto nel giacimento, e un Lagomorfo,(Lepus sp.) rappresentato da pochi elementi fram-mentari (NR 8, NMI 1). Tre dei resti provengonodalla stessa area gi� individuata nellÕUS 19 e che �stata interpretata come tana.

3.2. Et� di morte

La stima dellÕet� di morte ha permesso di stabilireche nella fase di transizione venivano catturati soprat-tutto animali adulti. Tra gli stambecchi vi sono dueindividui di et� compresa tra i 4-6 anni e uno tra i 6-8anni, gli individui giovanili sono due di et� compresatra i 12 e i 24 mesi. Il cervo � rappresentato da due

173Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 159-186

Tab. 8 - Fase epigravettiana-sauveterriana: elementi anatomici (NR) delle diverse specie.Tab. 8 - Epigravettian-Sauveterrian phase. Anatomical elements (NR) of the different species.

US 25 e 18 Castor Lagomorfo Canis Ursus Sus Cervus Capreolus Cervidae Capra Rupicapra Rupicapra/ Totale %fiber lupus arctos scrofa elaphus capreolus ibex rupicapra Capra ibex

Palco 1 2 3 5,5Dente sup. 3 1 1 5 10 18,2Emimandibola 2 2 3,6Dente inf. 1 2 7 1 1 5 1 18 32,7Dente 3 7 1 1 1 9 22 40,0Tot. cranio 1 3 2 17 1 3 1 3 13 2 9 55 39,9Scapola 1 1 1 3 18,8Omero 2 2 12,5Radio 1 1 6,3Ulna 1 1 6,3Ossa carpali 1 1 2 12,5Metacarpo 1 1 2 12,5Mc rudim. 3 1 1 5 31,3Tot. arto ant. 1 5 1 7 2 16 11,6Tibia 2 3 1 6 42,9Astragalo 1 1 7,1Metatarso 2 2 1 2 7 50,0Tot. arto post. 3 2 2 4 3 14 10,1Metapodio 1 3 4 7,5Falange I 1 1 1 6 8 17 32,1Falange II 1 2 3 6 11,3Falange III 1 1 1 3 2 8 15,1Falange rudim. 2 2 3,8Sesamoide 4 2 2 8 16 30,2Tot. arto indet. 1 6 1 6 1 14 24 53 38,4Totale NR 1 8 2 23 2 16 4 4 38 2 38 138 100,0

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individui adulti e da un giovane-adulto. Il camoscio, ilcinghiale e il capriolo sono tutti individui adulti.

3.3. Rappresentativit� degli elementi anatomici esfruttamento delle carcasse animali

LÕanalisi dello sfruttamento e del trasporto dellacarcassa � stata condotta per i resti di stambecco e dicervo, di cui sono stati identificati un numero mag-giore di resti, mentre i rari resti riferiti agli altri ungu-lati si riferiscono esclusivamente a denti e a ossa delleestremit� (Tab. 8).

I resti attribuiti a stambecco sono 38 e le porzionidella carcassa sono tutte rappresentate, con una pre-valenza della regione craniale e dellÕestremit� degliarti. I frammenti delle ossa lunghe degli arti sonoscarsi e quelli dellÕarto anteriore sono prevalenti suquelli dellÕarto posteriore. La suddivisione dei reper-ti indeterminati in base alla taglia dellÕanimale mostrache sono presenti 440 frammenti di diafisi, 49 di costee 13 di vertebre di animali di taglia media che inclu-dono anche lo stambecco (Tabb. 4, 8). Questi datidocumentano, come gi� visto nellÕEpigravettiano, chenon veniva praticata una selezione delle porzioni dicarcassa e gli stambecchi catturati venivano traspor-tati interi nel riparo.

I frammenti attribuiti al cervo sono soltanto 16: diquesti 13 si riferiscono a ossa delle estremit� degliarti (ossa del carpo e tarso, metapodi e falangi) e irestanti 3 alla regione craniale (denti e un frammentodi palco); la stessa rappresentazione anatomica erastata individuata nellÕUS 19 (Tab. 8). LÕanalisi deiresti indeterminati mostra che quelli di taglia rappor-tabile al cervo sono solamente 4, una diafisi e 3 fram-menti di vertebra, e le coste sono totalmente assenti.Questi dati non corrispondono a quanto riscontrato tragli indeterminati dellÕUS 19, dove le diafisi di ossolungo di taglia rapportabile al cervo sono ben docu-mentate (Tab. 8). La rappresentazione degli elementianatomici del cervo e di quelli rapportabili alla suataglia � anomala e di difficile interpretazione: sem-brerebbe che raggiungessero il riparo soprattutto leestremit� degli arti, o meglio gli arti completi, e chesuccessivamente le estremit� a basso potenziale dicarne venissero scartate e abbandonate nel riparo.

LÕanalisi degli elementi anatomici dellÕorso, com-posti in prevalenza da denti di animali giovanissimi,come gi� osservato per i resti della fase epigravettia-na, riconducono a un utilizzo del riparo come tana,mentre la presenza quasi esclusiva di falangi di ani-mali adulti � di dubbia interpretazione.

3.4. Modificazioni delle superfici e tracce di macel-lazione

Lo stato di conservazione dei resti � costante nellediverse fasi e le superfici risultano sempre abrase

anche se, in alcuni casi, � stato possibile osservaretracce di macellazione (Tab. 7). Rispetto alla fase epi-gravettiana, le tracce sono meno rappresentate (NR34) e sono state rinvenute soprattutto su frammentiindeterminati di animali di media taglia e sono costi-tuite da strie da strumento litico (NR 13), da puntidÕimpatto (NR 8) e da coni di percussione (NR 9); iresti determinati con tracce di macellazione sono 4 eappartengono tutti allo stambecco: due con strie dastrumento litico e due con impatti.

Un frammento prossimale di radio-ulna presenta,sul margine caudale dellÕulna nella porzione checomprende lo spazio interosseo, pi� gruppi di strietrasversali rispetto allÕasse dellÕosso, sottili e paralle-le. Le strie sembrano dovute a unÕazione di raschiatu-ra. Un metacarpo rudimentale V conserva una striasulla faccia palmare, breve, profonda e quasi trasver-sale; il fondo e le pareti della stria sono erosi ma dallalocalizzazione potrebbe riferirsi ad azione di disarti-colazione.

Un punto dÕimpatto � stato riscontrato sulla fac-cia laterale di una diafisi distale di omero; esso �costituito da un piccolo incavo e da unÕampia aspor-tazione di superficie corticale. Un punto dÕimpatto �presente anche sulla faccia mediale di un frammen-to di diafisi di tibia, costituito da un incavo semicir-colare e dal relativo contraccolpo sulla faccia latera-le. La fratturazione intenzionale delle ossa, oltre cheda impatti e coni di percussione, � attestata anchedalla frantumazione delle prime e delle secondefalangi, pratica che a Riparo Cogola risulta ripetutae sistematica.

Un piccolo frammento, delle dimensioni di appe-na un centimetro, con numerose strie longitudinali,potrebbe rappresentare uno scarto di lavorazione.

Su alcuni frammenti sono presenti anche traccedi rosicatura di roditore (NR 11) e pi� rare tracce dicarnivoro (NR 2). Alcuni frammenti di piccoledimensioni (NR 5) presentano lÕaspetto del passag-gio nellÕapparato digerente di carnivori. Alcuni restidigeriti e con tracce di rosicatura di carnivoro pro-vengono dallÕarea definita come tana e gi� riscon-trata nellÕUS 19.

3.5. Distribuzione spaziale

LÕarea scavata corrisponde a circa 7 m2 con unospessore variabile da 7 a 9 cm; i resti ossei non sonouniformemente distribuiti: si passa, infatti, da sotto-quadrati con un minimo di un resto a un massimo di230, con una media di 44 resti. LÕarea di massimaconcentrazione dei resti ossei, anche se pi� ristretta ecircoscritta, corrisponde a quella riscontrata nellÕUS19, al limite tra i quadrati 19N/12E-13E (Fig. 17).Anche lÕarea con maggiore presenza di resti combusticoincide con quella dellÕoccupazione epigravettiana,concentrati nellÕarea di massima presenza dei reperti

174 Fiore & Tagliacozzo Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali

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con un allargamento verso i quadrati 20N/12E-13Edove molti sottoquadrati presentano oltre il 50% diresti combusti (Fig. 18).

I resti di stambecco si trovano soprattutto nei qua-drati 19N/12E-13E, ma un piccolo accumulo � statorinvenuto nel sottoquadrato ÒeÓ del quadrato 20N-10E, dove sono presenti diversi elementi anatomici,anche con tracce di macellazione (strie e impatti).Tale piccolo accumulo potrebbe essere interpretatocome il risultato dellÕazione di macellazione di unsingolo stambecco.

Il cervo mostra una distribuzione pi� ampia sullasuperficie, mentre capriolo, camoscio e cinghiale,rappresentati da pochi resti, in generale, si rinvengo-no nellÕarea di massima concentrazione dei reperti.(Fig. 19). I resti di Lagomorfo sono ampiamentedistribuiti sullÕarea scavata e solo pochi di essi si tro-vano in corrispondenza dellÕarea della tana individua-ta nella fase epigravettiana (Fig. 20).

I resti di lupo e di orso si trovano concentrati nelquadrato 19N-13N (Fig. 20): la ricorrenza dei resti di

orso in questÕarea � stata gi� riscontrata nella fase epi-gravettiana.

Anche in questa fase, come gi� per lÕUS 19, � pos-sibile evidenziare un accumulo di reperti interpretabi-le come residuo di una tana nel sottoquadrato ÒlÓ delquadrato 18N/11E, anche se documentati da unnumero pi� esiguo di reperti e meno caratterizzanti:pochi resti di lagomorfo, alcuni resti ÒdigeritiÓ, unocon rosicature di carnivoro e uno con rosicature diroditore; sempre numerosi, invece, sono i resti dipesci (Fig. 21).

I resti con tracce di macellazione ricorrono nellÕa-rea di massima concentrazione dei reperti senza evi-denziare addensamenti significativi (Fig. 22).

La distribuzione dei reperti ossei di questa faseriflette, almeno in parte, quella del livello sottostante:unÕarea con alta concentrazione di resti nei quadrati19N/12E-13E e una con maggiore presenza di resticombusti nellÕarea dei quadrati 20N. Non risultainvece confermata lÕipotizzata divisione in due areedistinte di macellazione.

175Studi Trent. Sci. Nat., Preistoria Alpina, 40 (2004): 159-186

Fig. 17 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale dei resti ossei (frequenza per gradazione di colore).Fig. 17 - Transitional phase. Spatial distribution of the total number of remains (frequency for colour gradation).

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4. FASE DEL MESOLITICO(SAUVETERRIANO)

I resti ossei relativi alla fase mesolitica, la pi�recente individuata a Riparo Cogola, provengono inprevalenza dallÕUS 16 (NR 2425) e, in minima parte,dallÕUS 17 (NR 82). Complessivamente i resti analiz-zati sono in numero minore rispetto alle fasi prece-denti, 2507, dei quali solo 67, pari al 2,7%, risultanodeterminati. I reperti presentano lo stesso grado diframmentazione e abrasione riscontrato per i livellipi� antichi e continua lÕuso delle ossa come combu-stibile (982 combusti, pari al 39,2%).

4.1. Composizione faunistica

I rapporti tra le specie presenti mostrano leggerevariazioni rispetto alle fasi precedenti: lo stambecco �sempre lÕanimale pi� numeroso, ma con valori per-

centuali sempre pi� bassi, pari al 20,9% dei resti,seguito dal cervo con il 13,4%. Gli altri ungulati sonopresenti con scarsi resti di camoscio e capriolo, e siregistra per la prima volta la presenza di alce (Alcesalces), testimoniata da una porzione di prima falange,mentre il cinghiale, presente nelle altre due fasi, � quiassente (Tabb. 1-3).

I carnivori sono rappresentati dallÕorso e da undente di carnivoro di media taglia, per il quale non �stato possibile risalire alla specie di appartenenza.

Gli altri mammiferi sono rappresentati da unLagomorfo (Lepus sp.), presente in tutte le fasi di fre-quentazione del riparo, e dal riccio, documentato perla prima volta da un frammento di omero (Tab. 9).

Lo stambecco, come per le fasi precedenti, raggiun-gerebbe oltre il 50% dei resti se, a quelli ad esso attri-buiti, si aggiungessero i 24 (35,8%) attribuiti generica-mente a Rupicapra/Capra ibex, che potrebbero essereriferiti, in gran parte, allo stambecco stesso.

176 Fiore & Tagliacozzo Riparo Cogola: il contesto paleoecologico e lo sfruttamento delle risorse animali

Fig. 18 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale, rapporto tra totale numero resti ossei e numero resti ossei combusti(grafici in percentuale).Fig. 18 - Transitional phase. Spatial distribution, relationship between total bone remains and burnt remains (pie percen-tages).

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In base alla stima del numero degli individui, lostambecco resta prevalente con il 23,1% degli indivi-dui (NMI 3), seguito dal camoscio, dal capriolo e dal-lÕorso con il 15,4% (ognuno con 2 individui), mentreil cervo scende ad appena il 7,7% (un individuo).LÕalce, il leporide e il riccio sono rappresentati tutti daun unico individuo.

LÕorso (Ursus arctos) � presente con 5 resti, falan-gi e sesamoidi e un unico frammento di dente, riferi-bili tutti a un individuo adulto. Il lagomorfo � rappre-sentato da pochi elementi frammentari (NR 5, NMI 1).

I rapporti tra i soli ungulati (Tab. 3), anche sebasati soltanto su 31 resti, confermano i dati desuntidai resti ossei determinati: i caprini (58,1%) risultanoprevalenti rispetto ai cervidi (22,6%).

4.2. Et� di morte

La stima dellÕet� di morte degli individui delle US16 e 17 ha permesso di stabilire che gli animali cattu-rati erano in prevalenza di et� adulta, ma solo per

pochi � stato possibile stabilire lÕet� assoluta, perch�in maggioranza rappresentati dai soli resti del post-cranio. Lo stambecco � presente con 3 individui, ungiovane di circa 12 mesi e due individui adulti, unodei quali di et� compresa tra i 4 e i 6 anni; il camo-scio con un individuo giovane di circa 6 mesi e unadulto; il capriolo con due adulti. Il cervo e lÕalcesono rappresentati da individui adulti. é da sottoli-neare che i due individui giovanili di caprini indicanonellÕinizio dellÕestate-autunno la loro stagione di cat-tura.

4.3. Rappresentativit� degli elementi anatomici esfruttamento delle carcasse animali

I resti determinati sono troppo poco numerosiper permettere delle valide considerazioni sullosfruttamento delle carcasse; lÕassociazione con iresti indeterminati, suddivisi in diafisi di ossolungo, vertebre e coste permette per� di avanzaredelle ipotesi. Lo stambecco (NR 14) � presente

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Fig. 19 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale dei resti degli ungulati (.dot di Arcview).Fig. 19 - Transitional phase. Spatial distribution of the ungulate remains (.dot in Arcview)

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quasi esclusivamente con ossa delle estremit� degliarti (ossa del carpo e tarso e falangi), ma ancheframmenti di diafisi di ossa lunghe, riferibili adanimali della sua taglia (NR 240; Tab. 4). Il cervo �rappresentato esclusivamente da ossa delle estre-mit�, ma sono presenti diafisi di ossa lunghe, ditaglia riferibile ad animali delle sue dimensioni (NR16); totalmente assenti risultano, invece, gli ele-menti craniali, dei cinti e del tronco (Tab. 9). Anchegli altri animali, esclusi il riccio e il lagomorfo,sono stati identificati esclusivamente da frammentiossei delle estremit�. In generale, sono sottorappre-sentati gli elementi del tronco, soprattutto i fram-menti di vertebra (3 frammenti di mammifero dimedia taglia), mentre le coste sono pi� numerose,ma sempre in numero esiguo (13 di media taglia e 5di piccola taglia).

La quasi totale assenza di frammenti di ossa lun-ghe determinate potrebbe essere dovuta alle pratichedi macellazione, mentre la generale sottorappresenta-zione degli elementi del tronco e di quelli craniali,

anche tra i resti indeterminati, non pu� essere imputa-bile a tali pratiche. Questo potrebbe indicare ancheper lo stambecco, oltre che per il cervo come gi� atte-stato in precedenza, lÕabbandono di queste porzionicon basso potenziale di carne fuori dal riparo, e lÕin-troduzione preferenziale, invece, degli arti (quartianteriori e posteriori).

4.4. Modificazioni delle superfici e tracce di macel-lazione

LÕanalisi delle superfici, nonostante la frammen-tazione e le alterazioni, ha permesso di osservarerare tracce di macellazione (Tab. 7), soprattutto suframmenti indeterminati di animali di media taglia,costituite da strie da strumento litico (NR 8), dapunti dÕimpatto (NR 2) e da coni di percussione (NR 8).

I resti determinati con tracce di macellazione sonosoltanto due: un metatarso prossimale di cervo con-serva sullÕepifisi prossimale strie multiple, rettilinee e

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Fig. 20 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale dei resti di carnivori, del lagomorfo e del castoro (.dot di Arcview).Fig. 20 - Transitional phase. Spatial distribution of the carnivore, lagomorph and beaver remains (.dot in Arcview).

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trasversali rispetto allÕasse dellÕosso da riferire adisarticolazione, mentre una diafisi di tibia di un gio-vane stambecco presenta un piccolo incavo da per-cussione.

4.5. Distribuzione spaziale

LÕanalisi spaziale su 2507 resti ossei recuperaticomplessivamente � stata effettuata per i 1750 di cui� stato registrato il sottoquadrato di provenienza,mentre sono stati esclusi quelli recuperati da saggiesplorativi risalenti alle prime fasi di scavo di cui siconosce solo il quadrato. LÕarea scavata corrisponde acirca 5 m2 con uno spessore massimo di 17 cm; i restiossei sono ampiamente distribuiti: si passa, infatti, dasottoquadrati con un minimo di un reperto a un mas-simo di 131, con una media di 21. I quadrati con mag-gior numero di resti si trovano nei quadrati 20N-/12-13E (Fig. 23 ), mentre lÕarea con maggiore presenza

di resti combusti � pi� estesa e coincide in parte conquella delle fasi di occupazione precedenti (20-19N/12-13E), con molti sottoquadrati che presentanooltre il 50% di resti combusti (Fig. 24). I pochi restideterminati appartenenti agli ungulati si rinvengonosoprattutto nei quadrati della fascia 20N/10-12E, inparticolare nei sottoquadrati della fascia alta a-h (Fig.25). LÕanalisi della distribuzione spaziale dei restiriferibili ai carnivori, al riccio e al Lagomorfo e quel-la dei resti con tracce di macellazione non evidenzia-no particolari concentrazioni o associazioni.

4.6. Focolare US 17

I resti delle due unit� stratigrafiche 17 e 16 sonostati analizzati complessivamente, ma � utile unapprofondimento dellÕUS 17, perch� si riferisce a unfocolare (Dalmeri et al. questo volume). I resti osseiraccolti sono 82 (Tab. 1), di cui solo 7 sono stati

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Fig. 21 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale dei resti ossei con tracce di digestione e rosicature associati a quelli dellagomorfo e dei pesci (.dot di Arcview).Fig. 21 - Transitional phase. Spatial distribution of the remains with traces of digestion and gnawing associated to those ofthe lagomorph and fish (.dot in Arcview).

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determinati a livello specifico e per due non � statopossibile andare oltre lÕattribuzione generica acaprini. Sono presenti lÕorso, il capriolo, lo stam-becco e il camoscio, ognuno rappresentato da unindividuo adulto a eccezione del camoscio presentecon un individuo giovanile di circa 6 mesi . LÕanalisidegli elementi anatomici non rivela associazioniparticolari e come per il resto del sito essi apparten-gono soprattutto a elementi dellÕestremit� degli arti.I resti indeterminati sono numerosi e si riferisconosia a mammiferi di media sia di grossa taglia; quellicombusti costituiscono solamente il 25% dei resti enon risultano particolarmente numerosi per unÕareadi focolare.

5. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

La composizione faunistica di Riparo Cogola nonevidenzia sostanziali cambiamenti nelle diverse fasirappresentate. Le variazioni che si registrano nei rap-

porti tra le specie, infatti, sono minime e la presenzadi stambecco, di cervo, di camoscio e di capriolo �una costante del deposito. Pi� significativa apparelÕassenza o la presenza di alcune specie, che comun-que sono considerate rare, come lÕalce che � docu-mentato esclusivamente nella fase mesolitica o il cin-ghiale presente, invece, nelle prime due fasi.

LÕorso � il carnivoro pi� abbondante in tutte lefasi, il lupo � testimoniato nelle fasi epigravettiana edi transizione, e la Martes sp. solo in quella epigra-vettiana. Anche il castoro e il riccio sono molto rari:il primo rinvenuto solo nella fase di transizione e ilsecondo in quella mesolitica. Resti di Lagomorfosono presenti in tutta la serie stratigrafica del riparo evari reperti (tutti quelli di US 16 e alcuni di UUSS 19e 18) permettono un confronto con Lepus sp. Moltidegli elementi ad esso attribuiti, relativi alle fasi epi-gravettiana e di transizione, risultano alterati dallÕat-tivit� chimica e sono stati rinvenuti in unÕarea circo-scritta del riparo in associazione con altre Òossa dige-riteÓ, con un dente di un cucciolo di lupo, con nume-

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Fig. 22 - Fase di transizione. Distribuzione spaziale dei resti ossei con tracce di macellazione (.dot di Arcview).Fig. 22 - Transitional phase. Spatial distribution of the remains with traces of butchering (.dot in Arcview).

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rosi resti di pesci e alcuni di uccelli. Si � ipotizzatoche la gran parte dei reperti di questÕarea possa rap-presentare un accumulo non antropico riconducibile auna tana, che avrebbe interessato i due livelli archeo-logici, ed essere il frutto della caccia dei carnivori chefrequentavano il riparo in alternanza allÕuomo. I restirinvenuti corrispondono, infatti, alla dieta carnivoradellÕorso, che ÒÉ si nutre di Vertebrati terragnoli:Anfibi, Rettili, Uccelli che riposano a terra e lorouova, Pesci di fiumi, torrenti e laghi, Mammiferi dipiccola e media tagliaÓ (Toschi 1965: 302), e anche aquella del lupo (Toschi loc. cit.).

La composizione faunistica di Riparo Cogolariflette un ambiente prevalentemente montano conprevalenza di praterie alpine, ma anche di areeboschive e acquitrini. La presenza di praterie alpine intutte le fasi � indicata dallÕabbondanza di stambeccoe confermata anche dal camoscio che, soprattutto inestate, frequenta i pascoli pi� alti, tra il limite dellavegetazione e quello delle nevi. Il cervo, il capriolo, ilcinghiale e il fagiano di monte sono indicatori, inve-ce, di aree boschive, mentre gli scarsi resti di castoroe di alce ampliano il quadro ambientale con radiboschi, acquitrini e corsi dÕacqua, questi ultimi con-

fermati anche dalla presenza di resti di pesce. Tra lediverse fasi non si registrano significative variazionidi tipo ambientale, anche se la presenza dellÕalce e lascomparsa del cinghiale nella fase mesolitica potreb-be indicare in questo periodo un momento climaticopi� freddo.

Analizzando i modelli di sfruttamento animale econsiderando i soli ungulati, si evidenzia che in tuttala serie i caprini sono sempre nettamente prevalentisui cervidi. LÕanimale pi� cacciato � ininterrottamen-te lo stambecco, sia considerando il numero dei restisia nel calcolo del numero minimo degli individui,anche se si evidenzia un decremento tra la fase epi-gravettiana e quella pi� recente mesolitica (Tab. 1,Tab. 3). Nelle prime due fasi (epigravettiana e di tran-sizione) lo stambecco supera abbondantemente il50% dei resti e il 40% degli individui (Tab. 3).

La seconda specie in ordine dÕabbondanza, invece,varia a seconda che si consideri il conteggio dei restioppure la stima del numero minimo degli individui.In base al numero dei resti � sempre il cervo a segui-re lo stambecco, con valori costanti che variano tra il25,8 e il 29%, mentre in base alla stima del numerominimo degli individui � il camoscio a prevalere nella

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Tab. 9 - Fase sauveterriana: elementi anatomici (NR) delle diverse specie.Tab. 9 - Sauveterrian phase. Anatomical elements (NR) of the different species.

US 16 e17 Erinaceus Lagomorfo Ursus Carnivora Cervus Alces Capreolus Capra Rupicapra Rupicapra/ Totale %europaeus arctos ind. elaphus alces capreolus ibex rupicapra Capra ibex

Dente sup. 1 1 5,3Emimandibola 1 1 5,3Dente inf. 1 1 2 10,5Dente 1 14 15 78,9Tot. cranio 1 1 1 1 15 19 28,4Omero 1 1 2 14,3Radio 1 1 2 14,3Ulna 1 1 1 3 21,4Ossa carpali 1 1 2 4 28,6Metacarpo 1 1 2 14,3Mc rudim. 1 1 7,1Tot. arto ant. 1 3 2 1 4 2 1 14 20,9Femore 1 1 50,0Metatarso 1 1 50,0Tot. arto post. 1 1 2 3,0Metapodio 2 1 2 5 15,6Falange I 1 3 1 1 2 1 1 10 31,3Falange II 1 3 3 7 21,9Falange III 1 1 3,1Falange rudim. 2 1 3 9,4Sesamoide 1 3 2 6 18,8Tot. arto indet. 1 4 6 1 2 9 1 8 32 47,8Totale NR 1 5 5 1 9 1 3 14 4 24 67 100,0

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fase epigravettiana e mesolitica. Le differenze riscon-trate tra il numero dei resti e il numero minimo degliindividui nel cervo e nel camoscio sono dovute prin-cipalmente alla frammentazione dei reperti analizzatie alla composizione del record faunistico. Infatti, lanotevole differenza di taglia tra cervo e capriolo hareso pi� semplice il riconoscimento degli elementi delcervo, rispetto a quelli di camoscio e stambecco chehanno invece dimensioni pi� simili. In molti casi,infatti, non � stato possibile attribuire con certezzaalcuni resti ossei allo stambecco o al camoscio ed essisono stati, quindi, inseriti nel gruppo Rupicapra/Ca-pra ibex, ben rappresentato in tutte le fasi, con conse-guente sottostima dei resti attribuiti ai due animali. Ivalori e i rapporti vengono invece riequilibrati dallastima del numero minimo degli individui (Tab. 3).

La caccia al capriolo, allÕalce e al cinghiale risultadel tutto occasionale a Riparo Cogola.

Non sempre � stato possibile stimare lÕet� assolu-ta dei diversi individui identificati: alcune speciecome il capriolo e lÕalce, infatti, sono rappresentate

esclusivamente da reperti post-craniali e lÕosservazio-ne del grado di ossificazione delle ossa ha solo per-messo di stimare genericamente che appartenevano aindividui adulti. In base alla presenza di resti dentari,invece, � stato possibile stabilire lÕet� assoluta dialcuni degli individui delle altre specie identificate.Gli stambecchi catturati sono in prevalenza adulti, diet� compresa tra i 4 e gli 8 anni, ma sono ben rappre-sentati anche gli individui giovani di et� compresa trai 12 e i 18 mesi. Nella fase epigravettiana, in partico-lare, sono numerosi gli individui di et� 6-8 anni e �presente anche lÕunico individuo di et� superiore agli8 anni identificato nel riparo. I cervi sono tutti indivi-dui adulti, soprattutto di et� compresa tra i 6 e gli 8anni, ad eccezione di un giovane-adulto della faseintermedia. Il camoscio � caratterizzato dalla preva-lenza di animali di et� giovanile, in particolarenellÕUS 19, dove i giovani camosci sono 3 rispetto aun solo individuo adulto. Anche tra i cinghiali preval-gono gli adulti con un solo giovane di circa 6 mesi(dallÕUS 19).

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Fig. 23 - Fase sauveterriana. Distribuzione spaziale dei resti ossei (frequenza per gradazione di colore).Fig. 23 - Sauveterrian phase. Spatial distribution of the total number of remains (frequency for colour gradation).

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La presenza nella fase epigravettiana e in quellamesolitica di alcuni individui giovani di stambecco edi camoscio di et� di morte stimata intorno ai 6 mesie tra i 12-18 mesi, ha permesso di ipotizzare, consi-derando maggio-giugno come periodo di nascita, cheil riparo fosse frequentato stagionalmente tra gli inizidellÕestate e lÕautunno.

LÕanalisi della rappresentazione degli elementianatomici, pur se condizionata dalla frammentazionee dalla conservazione differenziale delle diverse por-zioni di osso, ha evidenziato che le differenti partidella carcassa dello stambecco sono tutte rappresen-tate e quindi che lÕintero animale veniva trasportatonel riparo. Questo � stato accertato con maggioresicurezza per le prime due fasi, mentre resta un mar-gine di dubbio per il Mesolitico.

Diverso trattamento sembra fosse riservato alcervo: infatti, la presenza di elementi craniali e delleossa degli arti e la scarsa presenza degli elementi deltronco lascerebbe supporre che, soprattutto nella fase

epigravettiana e forse nella mesolitica, solo i quartianteriori e posteriori raggiungessero il riparo. Nellafase intermedia il cervo � rappresentato quasi esclusi-vamente da ossa delle estremit� che, sulla base diquanto osservato nelle altre fasi, potrebbero rappre-sentare scarti della macellazione dei quarti di carcas-sa trasportati successivamente nei siti di fondovalle.La presenza notevole di ossa delle estremit�, soprat-tutto metapodiali, potrebbe essere anche legata allalavorazione dellÕosso: infatti, questi elementi sonoquelli pi� utilizzati per ricavare strumenti in osso e aRiparo Cogola questa attivit� � testimoniata dalla pre-senza di almeno due scarti di lavorazione, uno deiquali su metapodio di cervo.

Gli altri ungulati non sono sufficientemente rap-presentati per poter effettuare studi sullo sfruttamen-to e il trasporto delle carcasse.

Le tracce di macellazione, pi� frequenti sui restiindeterminati di animali di media taglia, confermanoche le attivit� di macellazione finalizzate al recupero

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Fig. 24 - Fase sauveterriana. Distribuzione spaziale, rapporto tra totale numero resti ossei e numero resti ossei combusti(grafici in percentuale).Fig. 24 - Sauveterrian phase. Spatial distribution, relationship between total bone remains and burnt remains (pie percen-tages).

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della carne (spellamento, disarticolazione e scarnifi-cazione) e al recupero del midollo avvenivano allÕin-terno del riparo. Tagli prodotti da uno strumento liti-co e impatti da percussore sono stati rinvenuti anchesu resti di stambecco e cervo ed � documentata la frat-turazione intenzionale per il recupero del midolloanche delle falangi.

Il rinvenimento di resti riferibili a cuccioli di orsoe di lupo, soprattutto, nelle prime due fasi, confermaulteriormente che questi grandi carnivori utilizzavanoil riparo come tana. Tra i resti di orso adulto si notalÕesclusiva presenza di ossa delle estremit�, soprattut-to falangi, che potrebbe essere legata alla presenza dipelli di cui le estremit� sono parte integrante, ma nonsi dispone di dati sufficienti per poter verificare que-sta ipotesi.

LÕanalisi della distribuzione spaziale, soprattuttoper la fase epigravettiana, mostra delle concentrazio-ni di reperti ossei che, senza sottovalutare la possibi-lit� di azioni di ripulitura, possono essere utilizzateper identificare le aree dove si sono svolte alcune atti-vit� nel riparo. Nei quadrati 20N/12E-13E, lÕalta per-

centuale dei resti combusti, confermata anche nellafase di transizione, potrebbe indicare unÕarea dovesono stati accesi ripetutamente focolari, mentre lÕareaimmediatamente vicina, nei quadrati 19N/12E-13E,rappresenterebbe lÕarea dove si sono svolte le attivit�di macellazione. In particolare nellÕUS 19 sembrereb-be distinguersi nettamente unÕarea di taglio e sezio-namento della carcassa adiacente a una di fratturazio-ne delle ossa.

I dati archeozoologici di Riparo Cogola sonoimportanti nel quadro del Tardiglaciale dellÕItalianord-orientale, perch� � uno dei pochi siti di medio-alta montagna, insieme a Riparo Dalmeri, dove sisono conservati resti faunistici (Cassoli et al., 1999;Curci & Tagliacozzo 2000; Tagliacozzo & Fiore,2000; Fiore et al. 2002; Fiore & Tagliacozzo in stam-pa). Infatti, nel Tardiglaciale, periodo di migliora-mento climatico che precede lÕinstaurarsi delle condi-zioni climatiche attuali, lÕuomo comincia a frequenta-re le zone interne alpine che gli erano state in prece-denza precluse dalla presenza dei ghiacci. I siti che in

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Fig. 25 - Fase sauveterriana. Distribuzione spaziale dei resti degli ungulati (.dot di Arcview).Fig. 25 - Sauveterrian phase. Spatial distribution of the ungulate remains (.dot in Arcview).

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base alla localizzazione geografica sono consideratisiti di fondovalle sono: Riparo Tagliente, RiparoSoman, Riparo Villabruna A (Capuzzi & Sala 1980;Sala 1992; Aimar et al. 1994; Cassoli & Tagliacozzo1994; Aimar & Giacobini 1995; Dalmeri et al., 2000).

LÕanalisi dei dati degli ungulati dei diversi siti evi-denzia delle differenze nei rapporti tra le specie daricondurre sia allÕattivit� antropica sia ai cambiamen-ti climatici (Tab. 10). I mutamenti di clima sono pi�evidenti nei siti con pi� fasi di frequentazione databi-li tra il Tardiglaciale e lÕOlocene antico, come RiparoSoman, Villabruna A e, in parte, anche RiparoCogola, dove nella fase mesolitica si registra undecremento della presenza di stambecco rispetto allefasi precedenti. Gli ungulati pi� cacciati e presenti intutti i siti sono: lo stambecco, il cervo e il camoscio;lÕalce, i bovini, il capriolo e il cinghiale sono sempremeno frequenti. Nei periodi pi� freddi del Dryas si hacomunque una forte prevalenza delle specie di prate-ria alpina (stambecco e camoscio) anche a bassequote. Tra i carnivori, la volpe, il lupo, i mustelidi elÕorso sono presenti in tutti i siti, mentre la lince e ilgatto selvatico sono rari. Attualmente, dati certi dellosfruttamento da parte dellÕuomo dellÕorso e del tassoprovengono solo da Riparo Dalmeri e sono testimo-niate da strie di macellazione sui loro resti ossei(Tagliacozzo & Fiore 2000; Fiore & Tagliacozzo instampa). Si registra una costante presenza, ma conpochi resti, anche di lepre, marmotta e castoro. Lacaccia agli uccelli e lÕattivit� di pesca sono pocodocumentate negli altri giacimenti e solo a RiparoDalmeri sono attestate con certezza: la prima da trac-ce di macellazione riscontrate su alcuni reperti, laseconda da pesci di medie-grandi dimensioni(Albertini & Tagliacozzo 2004, questo volume).

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Tab. 10 - Frequenza degli ungulati (NR %) in vari siti del Tardiglaciale dellÕItalia nord-orientale.Tab. 10 - Frequency of the ungulates (NR %) in the different sites of north-eastern Italy.

Ungulati TAGLIENTE TAGLIENTE TAGLIENTE TAGLIENTE SOMAN VILLABRUNA DALMERI COGOLA SOMAN 17-13 10e-b 10a 10-8 Fase I Fase I Fase I Fase II

Sus scrofa 11,7 4,4 10,8 3 4,1 2,2 0,3Bos-Bison 22 6,5 1,1 3,8 0,4 5,1Capra ibex 67,2 0,9 16,6 56,6 90,9 58,7 24,4Rupicapra rupicapra 8,7 2,2 4,4 46,3 21,4 1 5,8 48,3Capreolus capreolus 1,1 3 3,3 3,8 1,3 1,8 4,3 1,1Cervus elaphus 1,9 70 86,8 76,4 31,3 17,9 6,3 29 18,8Alces alces 7,8 2,2 1,1 2

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