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RiminiFiera business space www.riminifiera.it la Repubblica AFFARI&FINANZA RiminiFiera business space www.riminifiera.it N E W E C O N O M Y A Z I E N D E B O R S E R I S P A R M I O Spedizione in abbon. postale, art. 1, legge 46/04 del 27 febbraio 2004 - ROMA - Supplemento di economia, investimenti e management a "II lunedì de la Repubblica" del 21 gennaio 2008. Anno 23 N. 2 EUROPA II mattone crolla e trascina la Spagna nella sua prima crisi OppeseTarquini allepagine6e7 SCIENZE Al SanRaffaele il biotech d'avanguardia Feletig a pagina 29 MULTIMEDIA Yahoo riparte dai telefonini Di Matteo a pagina 31 II Pii pròcapita In Sassonia-AnhaK (in migliai* «turo) S0i» III TO TJ4 '06 RAPPORTO Sassonia-Anhalt, locomotiva lanciata verso est da pagina 44 a pagina 47 I nuovi 'Sovrani' del mercato MASSIMO GIANNINI C hi ha paura dei fondi so- vrani?», era il titolo d apertura di «Affari e Fi- nanza» di due mesi fa, molto prim che il boom degli acquisti da parte di questi «nuovi soggetti» del mer- cato planetario esplodesse su Wall Street. «L'invasione dei fondi so- vrani», titola oggi l'Economist, nell'ultimo numero appena uscito, che ritrae in copertina i grandi eli- cotteri da combattimento america- no che scaricano casse di denaro contante sulla finanza occidentale, a corto di moneta. L'immagine ri- chiama la metafora usata da Ben Bernanke: porterei i soldi con gli elicotteri, se questo fosse necessa- rio a salvare un'economia in diffi- coltà, ha detto il presidente della Federai Reserve. Peccato che il banchiere centrale americano non si sia accorto che quegli elicotteri, che stanno effettivamente arrivan- do, non recano le insegne degli Sta- tes, ma piuttosto quelle dei Sulta- nati petroliferi del Golfo o degli Stati super-ricchi dell'Asia. Una salvezza, che si porta dietro un pro- blema. La salvezza sta nei fatti. Nell'ul- timo mese i governi di Singapore, Kuwait e Sud Corea hanno riversa- to qualcosa come 21 miliardi di dollari nelle casse di Citigroup e Merrill Lynch, due banche d'affa- ri tra le più importanti e più presti- giose del mondo, ma anche le più esposte alla crisi dei mutui subpri- me. Dal l'inizio di questa crisi, nel- l'estate di un anno fa, i fondi so- vrani hannoero- Hanno immesso 21 miliardi di dollari nelle casse di Citigroup eMerrìlLynch gato quasi 70 miliardi di dol- lari per ricapita- lizzare i colossi della finanza mondiale, in- cappati in vario modo nella crisi di liquidità e nel- le perdite di bilancio. E questo, a conti fatti, è solo l'inizio. I «sove- reign funds», acquartierati nei Paesi arabi, in Russia e nei suoi sa- telliti, hanno in cassaforte qualco- sa come 2 mila 900 miliardi di dol- lari da investire. Finora l'hanno fatto in prevalenza nei settori della finanza, delle telecomunicazioni, dei casinò e dell'aerospazio. Da qualche tempo, secondo una legge coerente del capitalismo finanzia- rio che vuole che i soldi vadano do- ve c'è bisogno, stanno invece pun- tando dritti alle banche. E qui c'è il problema. L'invasio- ne continuerà, sempre più intensa. E' l'effetto fisiologico della globalizzazione, che in questo ca- so da i suoi frutti migliori, spo- stando le risorse dalle aree del mondo in cui abbondano a quelle in cui si riducono. Ma questo ac- centuerà fatalmente il ricorso alle barriere protezionistiche e ai ri- gurgiti nazionalistici. Le mosse di Sarkozy in Francia ne sono già un primo e inequivocabile indizio. La questione non è semplice. Servono regole, servono garanzie. Ma sa- rebbe un vero paradosso che la po- litica fermasse a priori un proces- so di «contaminazione» che sta dando qualche risultato. Se toc- casse proprio al dio denaro supera- re lo scontro di civiltà innescato dal dio delle religioni? AZIMUT America, incubo recessione Un nostro sondaggio presso alcuni fra i principali economisti Usa conferma che l'economia si è fermata, econ ogni probabilità andrà in negativo nel corso dell'anno per almeno due trimestri. Una crisi profonda, innescata dai mutui subprime e allargatasi a molti settori EUGENIOOCCORSIO A nche i più ottimisti ammettono: per l'eco- nomia Usa sono po- chissime le speranze di evi- tare la recessione. Premi Nobel, economisti di ban- che, esperti di lunga espe- rienza, concordano che la crisi innescata in estate dal tracollo dei subprime stia per giungere al temuto epi- logo. Ne abbiamo sentiti molti e il responso è negati- vo quasi per tutti. Il primo a cedere è stato il comparto fi- nanziario, ora il malessere si diffonde al settore manifat- turiero. Ormai non c'è dato che non testimoni il profon- do disagio della maggiore economia mondiale: occu- pazione, superindice, con- sumi, inflazione, per non parlare di immobili e Borsa. Tutti volgono al ribasso. I segue a pagina 2 Reti per i cellulari e le tv il grande affare delle torri E ntro fine febbraio Wind e H3g decideranno a chi vendere il 51% di Eiffel, la società in cui hanno messo i 18 mila siti delle loro re- ti mobili e avranno aperto un settore delle utility del tutto nuovo per l'Italia. Un mercato che nei prossimi mesi si svilupperà ancora perché po- trebbero entrare presto in gioco la rete di Telecom Italia e RaiWay. E in prospettiva perfino Media- set potrebbe considerare l'ipotesi di vendere i suoi ponti radio. D'altra parte il mercato va in questa direzione, di separazione delle infrastrutture dai servizi. Per queste nuove società il lavoro non man- cherà. C'è la banda larga mobile da sviluppare; tra poco ci saranno le reti WiMax da realizzare ex no- vo. E soprattutto, dopo l'accordo di martedì scor- so sulle frequenze tv che mette di fatto fine al Far West televisivo italiano, entro meno di 4 anni si dovranno digitalizzare tutti gli impianti di gran parte delle emittenti nazionali e di tutte le locali. » CARLI alle pagine 10 e 11 Le grandi banche alla resa dei conti ARTUROZAMPAGLIONE IL PERSONAGGIO Bertone, tramonto di una dinastia Lidi e le sue figlie, la saga familiare di un'azienda secolare » TROPEA a pagina 9 All'interno Coin, strategie anticrisi II gruppo veneto cresce, specie nell'Europa dell'Est, ma il calo dei consumi si sente Carini a pagina 14 Made in Italy in farmacia La Rottapharm di Monza, mul- tinazionale familiare, punta a un miliardo di fatturato Lonardi a pagina 15 Gli utili d'oro dell'Hi-tech Cresconooltreleattese.manon bastano a salvare Wall Street Di Stefano a pagina 18 L'eredità del Banco di Sicilia II rapporto con la politica loca- le all'origine dello scontro con Profumo Fraschilla a pagina 19 A2A, la super multiutility Bracciodi ferrocon Edfper la guida di Edison Pagni a pagina 21 Autogrill, corsa al duty free La società controllata dai Benetton sta per definire due importanti acquisizio- ni Possamai a pagina 21 Grundig diventa turca Lo storico marchio tedesco acquisito dall'impero fa- miliare turco Koc Mac cari a pagina 34 La riscossa di Ford II 2009 sarà l'anno del ri- torno all'utile del gruppo americano Pellegrini a pagina 43 New York L J ANNO scorso d questi tempi Charles Prince, allora Ceo d Citigroup, cercò di tranquil- lizzare i vip dell'economia finanzieri, capitani d'indu- stria, columnist - convenut: per l'appuntamento-show di Davos. Si intravedevano i se- gnali della crisi legata all'im- mobiliare e alcuni colleghi di Prince, da Lloyd Blankfein della Goldman Sachs a Ja- mes Dimon della JPMorgan- Chase, stavano imboccando strategie più prudenti. » segue a pagina 3 Fondi, dove vanno i miliardi in fuga I risparmiatori abbandonano in massa i fon- di italiani: meno 53 miliardi nel solo 2007. Ma il deflusso dura ormai da troppi anni: è dal lontano 2000 che la raccolta non fa passi avanti, anzi va indietro: i prodotti di casa no- stra hanno perso, in termini di patrimonio, più del 22 per cento rispetto al peso che avevano sul Pii dieci anni fa. Colpa dei bassi rendi- menti e degli alti costi, che non vengono me- no anche quando le performance sono risica- te o addirittura mille. Ma dove vanno a finire i soldi dei clienti? Un po' nei fondi stranieri, un po' preferiscono altri lidi come le obbli- gazioni strutturate e le polizze vita, che pro- mettono rendimenti bassi ma certi. Ma ormai l'industria italiana del risparmio gestito è giunta a un bivio: o trova una strada per usci- re dalle secche e rilanciarsi o è destinata a un rapidissimo declino. » BONAFEDE, PULEDDA e PANARA alle pagine 12 e 13 I RiminiFiera Si SP.VC<! L'ANALISI Per la finanza è la fine di un modello LUIGI SPAVENTA T utte le crisi finanziarie pre- sentano antecedenti e sin- tomi comuni e comuni mo- dalità di svolgimento: prima, al- lontanamento dei prezzi dai fon- damentali, forte appetitoperil ri- schio, condizioni di liquidità ab- bondante; poi crollo di prezzi, aumentodi volatilità, caduta del- la liquidità di mercato, riprezza- mentodelrischio.difficoltàdi fi- nanziamento e caduta dell'inde- bitamento. Ogni crisi tuttavia è diversa nelle cause specifiche, da cui dipendono gli effetti e la dimensione.I precedenti imme- diati sono le Questa crisi si distingue dalle precedenti perché appare più strutturale LA D I R E Z I O N E PER I N V E S T I R E due crisi borsi- stiche del 1987 e del 2000-01 e quella impro- priamente attri- buita a Ltcm. Questa crisi si distingue dalle altre perché ha natura più strut- turale: è dovuta al collasso di un modello che si era perentoria- mente affermato negli anni '90, e costringe l'intero sistema fi- nanziaria a riadattarsi a una realtà diversa. Le modalità del nuovo model- lo di allocazione del rischio di credito (da originate and hold a originate to distribute) sonono- te. L'originatore dei crediti (una banca in senso lato) li assembla, in combinazioni di varia qualità e di vario grado di rischio, in strumenti cartolari strutturati in strati con diverso grado di subor- dinazione, che poi cede a inve- stitori istituzionali e a gestori di patrimoni. In astratto questo mo- dello produce conseguenze desi- derabili: pooling dei rischi; per le banche, cessione della porzio- ne di rischio sistemico (tail risk), specializzazione nel rischio idiosincratico di insolvenza, ri- duzione nel fabbisogno di capi- tale in rapporto al credito origi- nato; frammentazione nell'allo- cazione del rischio con attenua- zione degli effetti sistemici e pertanto maggiore flessibilità del sistema bancario; per gli in- vestitori, accesso a nuove oppor- tunità di combinazione rischio- rendimento; maggiore accesso al credito da parte di soggetti che prima ne erano esclusi. Per effetto di uno shock di portata non eccezionale - il rapido au- mento delle insolvenze sui mu- tui subprime - questa crisi ha assunto connotazioni sistemi- che: pesanti perdite degli inter- mediali; spread inusitati dei tassi interbancari su quelli di ri- ferimento; restrizione crediti- zia o necessità di ricapitalizza- zione delle banche. •' segue a pagina 4 ^AZIMUT

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www.riminifiera.it

la Repubblica

AFFARI&FINANZARiminiFiera

business space

www.riminifiera.it

N E W E C O N O M Y A Z I E N D E B O R S E R I S P A R M I OSpedizione in abbon. postale, art. 1, legge 46/04 del 27 febbraio 2004 - ROMA - Supplemento di economia, investimenti e management a "II lunedì de la Repubblica" del 21 gennaio 2008. Anno 23 N. 2

EUROPAII mattone crollae trascina la Spagnanella sua prima crisiOppeseTarquiniallepagine6e7

SCIENZEAl San Raffaeleil biotechd'avanguardia

Feletiga pagina 29

MULTIMEDIAYahooripartedai telefonini

Di Matteoa pagina 31

II Pii prò capitaIn Sassonia-AnhaK(in migliai* «turo)

S0i»

IIITO TJ4 t » '06

RAPPORTO

Sassonia-Anhalt,locomotiva lanciataverso est

da pagina 44 a pagina 47

I nuovi'Sovrani'del mercato

MASSIMO GIANNINI

Chi ha paura dei fondi so-vrani?», era il titolo dapertura di «Affari e Fi-

nanza» di due mesi fa, molto primche il boom degli acquisti da partedi questi «nuovi soggetti» del mer-cato planetario esplodesse su WallStreet. «L'invasione dei fondi so-vrani», titola oggi l'Economist,nell'ultimo numero appena uscito,che ritrae in copertina i grandi eli-cotteri da combattimento america-no che scaricano casse di denarocontante sulla finanza occidentale,a corto di moneta. L'immagine ri-chiama la metafora usata da BenBernanke: porterei i soldi con glielicotteri, se questo fosse necessa-rio a salvare un'economia in diffi-coltà, ha detto il presidente dellaFederai Reserve. Peccato che ilbanchiere centrale americano nonsi sia accorto che quegli elicotteri,che stanno effettivamente arrivan-do, non recano le insegne degli Sta-tes, ma piuttosto quelle dei Sulta-nati petroliferi del Golfo o degliStati super-ricchi dell'Asia. Unasalvezza, che si porta dietro un pro-blema.

La salvezza sta nei fatti. Nell'ul-timo mese i governi di Singapore,Kuwait e Sud Corea hanno riversa-to qualcosa come 21 miliardi didollari nelle casse di Citigroup eMerrill Lynch, due banche d'affa-ri tra le più importanti e più presti-giose del mondo, ma anche le piùesposte alla crisi dei mutui subpri-me. Dal l'inizio di questa crisi, nel-l'estate di un anno fa, i fondi so-

vrani hanno ero-

Hanno immesso21 miliardidi dollari

nelle cassedi Citigroup

eMerrìlLynch

gato quasi 70miliardi di dol-lari per ricapita-lizzare i colossidella finanzamondiale, in-cappati in variomodo nella crisidi liquidità e nel-

le perdite di bilancio. E questo, aconti fatti, è solo l'inizio. I «sove-reign funds», acquartierati neiPaesi arabi, in Russia e nei suoi sa-telliti, hanno in cassaforte qualco-sa come 2 mila 900 miliardi di dol-lari da investire. Finora l'hannofatto in prevalenza nei settori dellafinanza, delle telecomunicazioni,dei casinò e dell'aerospazio. Daqualche tempo, secondo una leggecoerente del capitalismo finanzia-rio che vuole che i soldi vadano do-ve c'è bisogno, stanno invece pun-tando dritti alle banche.

E qui c'è il problema. L'invasio-ne continuerà, sempre più intensa.

E' l'effetto fisiologico dellaglobalizzazione, che in questo ca-so da i suoi frutti migliori, spo-stando le risorse dalle aree delmondo in cui abbondano a quellein cui si riducono. Ma questo ac-centuerà fatalmente il ricorso allebarriere protezionistiche e ai ri-gurgiti nazionalistici. Le mosse diSarkozy in Francia ne sono già unprimo e inequivocabile indizio. Laquestione non è semplice. Servonoregole, servono garanzie. Ma sa-rebbe un vero paradosso che la po-litica fermasse a priori un proces-so di «contaminazione» che stadando qualche risultato. Se toc-casse proprio al dio denaro supera-re lo scontro di civiltà innescatodal dio delle religioni?

AZIMUT

America, incubo recessioneUn nostro sondaggio presso alcuni fra i principali economisti Usa conferma che l'economia si è fermata, e con ogni probabilità andràin negativo nel corso dell'anno per almeno due trimestri. Una crisi profonda, innescata dai mutui subprime e allargatasi a molti settori

EUGENIOOCCORSIO

Anche i più ottimistiammettono: per l 'eco-nomia Usa sono po-

chissime le speranze di evi-tare la recessione. PremiNobel, economisti di ban-che, esperti di lunga espe-rienza, concordano che lacrisi innescata in estate daltracollo dei subprime stiaper giungere al temuto epi-logo. Ne abbiamo sentitimolti e il responso è negati-vo quasi per tutti. Il primo acedere è stato il comparto fi-nanziario, ora il malessere sidiffonde al settore manifat-turiero. Ormai non c'è datoche non testimoni il profon-do disagio della maggioreeconomia mondiale: occu-pazione, superindice, con-sumi, inflazione, per nonparlare di immobili e Borsa.Tutti volgono al ribasso.

I segue a pagina 2

Reti per i cellulari e le tvil grande affare delle torri

E ntro fine febbraio Wind e H3g deciderannoa chi vendere il 51 % di Eiffel, la società incui hanno messo i 18 mila siti delle loro re-

ti mobili e avranno aperto un settore delle utilitydel tutto nuovo per l'Italia. Un mercato che neiprossimi mesi si svilupperà ancora perché po-trebbero entrare presto in gioco la rete di TelecomItalia e RaiWay. E in prospettiva perfino Media-set potrebbe considerare l'ipotesi di vendere i suoiponti radio. D'altra parte il mercato va in questadirezione, di separazione delle infrastrutture daiservizi.

Per queste nuove società il lavoro non man-cherà. C'è la banda larga mobile da sviluppare; trapoco ci saranno le reti WiMax da realizzare ex no-vo. E soprattutto, dopo l'accordo di martedì scor-so sulle frequenze tv che mette di fatto fine al FarWest televisivo italiano, entro meno di 4 anni sidovranno digitalizzare tutti gli impianti di granparte delle emittenti nazionali e di tutte le locali.

» CARLI alle pagine 10 e 11

Le grandi banchealla resa dei contiARTUROZAMPAGLIONE

IL PERSONAGGIO

Bertone,tramontodi una dinastia

Lidi e le sue figlie,la saga familiaredi un'azienda secolare

» TROPEA a pagina 9

All'internoCoin, strategie anticrisi

II gruppo veneto cresce, specienell'Europa dell'Est, ma il calodei consumi si senteCarini a pagina 14

Made in Italy in farmaciaLa Rottapharm di Monza, mul-tinazionale familiare, punta aun miliardo di fatturatoLonardi a pagina 15

Gli utili d'oro dell'Hi-techCresconooltreleattese.manonbastano a salvare Wall StreetDi Stefano a pagina 18

L'eredità del Bancodi Sicilia

II rapporto con la politica loca-le all'origine dello scontro conProfumoFraschilla a pagina 19

A2A, la super multiutility

Bracciodi ferrocon Edfperla guida di EdisonPagni a pagina 21

Autogrill, corsa al duty free

La società controllata daiBenetton sta per definiredue importanti acquisizio-niPossamai a pagina 21

Grundig diventa turca

Lo storico marchio tedescoacquisito dall'impero fa-miliare turco KocMac cari a pagina 34

La riscossa di FordII 2009 sarà l'anno del ri-torno all'utile del gruppoamericanoPellegrini a pagina 43

New York

L J ANNO scorso dquesti tempi CharlesPrince, allora Ceo d

Citigroup, cercò di tranquil-lizzare i vip dell'economiafinanzieri, capitani d'indu-stria, columnist - convenut:per l'appuntamento-show diDavos. Si intravedevano i se-gnali della crisi legata all'im-mobiliare e alcuni colleghi diPrince, da Lloyd Blankfeindella Goldman Sachs a Ja-mes Dimon della JPMorgan-Chase, stavano imboccandostrategie più prudenti.

» segue a pagina 3

Fondi, dove vannoi miliardi in fuga

I risparmiatori abbandonano in massa i fon-di italiani: meno 53 miliardi nel solo 2007.Ma il deflusso dura ormai da troppi anni: è

dal lontano 2000 che la raccolta non fa passiavanti, anzi va indietro: i prodotti di casa no-stra hanno perso, in termini di patrimonio, piùdel 22 per cento rispetto al peso che avevanosul Pii dieci anni fa. Colpa dei bassi rendi-menti e degli alti costi, che non vengono me-no anche quando le performance sono risica-te o addirittura mille. Ma dove vanno a finirei soldi dei clienti? Un po' nei fondi stranieri,un po' preferiscono altri lidi come le obbli-gazioni strutturate e le polizze vita, che pro-mettono rendimenti bassi ma certi. Ma ormail'industria italiana del risparmio gestito ègiunta a un bivio: o trova una strada per usci-re dalle secche e rilanciarsi o è destinata a unrapidissimo declino.

» BONAFEDE, PULEDDA e PANARAalle pagine 12 e 13

I

RiminiFieraSi SP.VC<!

L'ANALISI

Per la finanzaè la finedi un modelloLUIGI SPAVENTA

Tutte le crisi finanziarie pre-sentano antecedenti e sin-tomi comuni e comuni mo-

dalità di svolgimento: prima, al-lontanamento dei prezzi dai fon-damentali, forte appetitoperil ri-schio, condizioni di liquidità ab-bondante; poi crollo di prezzi,aumentodi volatilità, caduta del-la liquidità di mercato, riprezza-mentodelrischio.difficoltàdi fi-nanziamento e caduta dell'inde-bitamento. Ogni crisi tuttavia èdiversa nelle cause specifiche,da cui dipendono gli effetti e ladimensione.I precedenti imme-diati sono le

Questa crisisi distingue

dalleprecedenti

perché apparepiù strutturale

L A D I R E Z I O N E P E R I N V E S T I R E

due crisi borsi-stiche del 1987e del 2000-01 equella impro-priamente attri-buita a Ltcm.Questa crisi sidistingue dallealtre perché ha natura più strut-turale: è dovuta al collasso di unmodello che si era perentoria-mente affermato negli anni '90,e costringe l'intero sistema fi-nanziaria a riadattarsi a unarealtà diversa.

Le modalità del nuovo model-lo di allocazione del rischio dicredito (da originate and hold aoriginate to distribute) sono no-te. L'originatore dei crediti (unabanca in senso lato) li assembla,in combinazioni di varia qualitàe di vario grado di rischio, instrumenti cartolari strutturati instrati con diverso grado di subor-dinazione, che poi cede a inve-stitori istituzionali e a gestori dipatrimoni. In astratto questo mo-dello produce conseguenze desi-derabili: pooling dei rischi; perle banche, cessione della porzio-ne di rischio sistemico (tail risk),specializzazione nel rischioidiosincratico di insolvenza, ri-duzione nel fabbisogno di capi-tale in rapporto al credito origi-nato; frammentazione nell'allo-cazione del rischio con attenua-zione degli effetti sistemici epertanto maggiore flessibilitàdel sistema bancario; per gli in-vestitori, accesso a nuove oppor-tunità di combinazione rischio-rendimento; maggiore accessoal credito da parte di soggettiche prima ne erano esclusi. Pereffetto di uno shock di portatanon eccezionale - il rapido au-mento delle insolvenze sui mu-tui subprime - questa crisi haassunto connotazioni sistemi-che: pesanti perdite degli inter-mediali; spread inusitati deitassi interbancari su quelli di ri-ferimento; restrizione crediti-zia o necessità di ricapitalizza-zione delle banche.

•' • segue a pagina 4

^ A Z I M U T

memini
Evidenziato

AFFARI & FINANZA 21 GENNAIO 2008 Economia Italiana! 15

GIORGIO LON ARDI

Milano

Forse sarebbe meglio smetter-la di proclamare che in Italiaalcuni settori sono moribondi

o semplicemente «residuali». Eche quindi è meglio rassegnarsiperché se non sei un colosso con-viene accontentarsi di vivacchiare.Sbagliato: perché il numero dellemedie aziende che si comportanocon il piglio delle multinazionalitascabili sta aumentando. Prende-te il caso della farmaceutica. E ri-cordatevi questo nome: Rot-tapharm. Pochi la conoscono, laRottapharm di Monza fondata nel1961 da Luigi Rovati. Eppure nel2007 questa impresa è stata prota-gonista della maggiore acquisizio-ne italiana all'estero dell'interosettore dei farmaci. Lo scorso giu-gno infatti il gruppo lombardo harilevato la società tedesca MadausPharma, divisione farmaceutica diMadaus Holding, dalla finanziaria

Droege Interna-tional Group AG.

Un bocconegrosso, Madaus,(si parla di un co-sto vicino ai 615milioni) e finan-ziato interamentea debito con Me-diobanca

Rottapharm, la via italiana al farmaceuticoHa da poco perfezionato la maggiore acquisizione estera di un'azienda italiana di questo settore. Un modello di business che sibasa su molta ricerca, su un flusso continuo di nuovi farmaci che garantiscono margini alti e su una serie di acquisizioni mirate

ROTTAPHARM IN CIFRI(Starti (n mUlonl «fl mm)

223,3

• Fatturato si Ebitda • Investimenti R&S

«00,0

272,8 285,7

187,514,0

2004 2005 2006 2007(stima)

Uno shoppingin Germania

da 615 milionima il livellodei debitiè al sicuro

LA SCHEDA

La famiglia

Sopra,Luca Rovati,amministrato-re delegato diRottapharm esecondagenerazionedella famigliaalla guidadell'aziendafondata daLuigi Rovatinel 1961

e JpMorgan come advisior mentre lostudio Carlo Pavesi ha curato gliaspetti legali. Ma anche una mossache ha più che raddoppiato le di-mensioni di Rottapharm passatadai 285,7 milioni di ricavi del 2006ai 610 milioni previsti per il 2007.Quanto all'indebitamento, grazieal la capacità di generare cassa del-la società monzese, a fine 2007 eragià tornato sotto i 350 milioni di eu-ro. Merito di un disegno aggressi-vo che fa leva sul binomio fra ri-cerca e strategia finan-ziaria basata suacquisizioni mi-rate.

Madaus Phar-ma, con sede aColonia, è unasocietà specializ-zata nella produ-zione di farmacidi derivazione na-turale. E difattil'operazione con-sentirà al gruppoitaliano di amplia-re il suo portafo-glio di prodotti di-ventando, come afferma l'ammi-nistratore delegato Luca Rovati«una delle principali realtà farma-ceutiche fecalizzate sullo sviluppoe commercializzazione di farmacidi derivazione naturale». Un'oc-chiata ai marchi di casa consente dicapire che cos'è cambiato. Aibrand tradizionali di Rottapharm,come Dona, Ananase, Epinitril,Estromineral e Saugella, infatti, sene sono aggiunti altri fra i qualiAgiolax, Reparil, Legalon e Ben-U-Ron (quest'ultimo è un antireu-

H successo nascein laboratorioLA STORIA di Rottapharm èiniziata nel 1961 quando LuigiRovati, allora professore difarmacologia pressol'Università di Pavia, fondò aMonza il laboratorio di ricercaindipendente Rotta ResearchLaboratorium. Da allora laricerca è diventata «il marchiodi fabbrica» dell'azienda cheha sempre puntatosull'innovazione, sullo

"fiILFATTJJRj

RATOCon l'i xfcjisizione di Madaus

ìlla società è> a 610 milioni

sviluppo,e sulla distribuzione su scalamondiale di nuovi prodottiprevalentemente nell'areafarmaceutica e, negli anni aseguire, anche in quellaparafarmaceutica.I risultati dell'attività di ricercadella Rottapharm hannoportato a sintetizzare oltre4000 composti su targetmolecolari specifici, 287brevetti e 19 farmaci originali.In questo momento 6 nuoveentità chimiche sono in fase disviluppo attivo.

maticoal paracetamolo).«Con l'acquisizione di Madaus

Pharma, il nuovo gruppo Rot-tapharm», spiega ancora Luca Ro-vati, «opera in oltre 65 paesi nelmondo con più di 2000 dipenden-ti». Ma è anche un'impresapresente in cinque aree te-rapeutiche: dalla cardiolo-già alla ginecologia, dalladermatologia alla reuma-tologia. Senza dimenticareil settore parafarmaceuticocon Saugella. Eppure nonbasta. A differenziare Rot-tapharm è la capacità di sa-per gestire la ricerca in modo effi-cace. Lo conferma, ad esempio, ilricco portafoglio di farmaci inno-vativi in fase 3 (emblematico unpreparato per la sindrome del colonirritabile) quindi commerciabilinel giro di 18-24 mesi. Ed è propriol'efficacia della ricerca a fungereda leva per una politica molto ag-

» eoa tempola prospettivadella Borsa

ma la famigliafr

« rinvia

gressiva a colpi di acquisizioni.Lo schema adottato dal gruppo

lombardo è molto semplice. Gra-zie al lancio di nuovi farmaci cre-scono i ricavi e aumenta l'Ebitda.In questo modo si preparano le mu-

nizioni per acquistare nuo-ve imprese. Una mossa checonsente di entrare in nuo-vi marcati e dunque d'i am-pliare le attività di ricercaper la messa a punto di altrespecialità e far ripartire tut-to il processo. Proprio co-me è avvenuto una primavolta nel 2000 (acquisizio-

ne dei brand Saugella e Bapygella)quindi nel 2005 con l'acquisizionedi Biochimici Psn e poi nel 2007con Madaus. E adesso?

Il ruolino di marcia del gruppo èstato già stabilito. Dopo Madaus,infatti, il piano messo a punto dal-la famiglia Rovati prevede di rag-giungere nel giro di cinque anni un

miliardo di fatturato con un Moldi300 milioni di euro. E visto che an-che contando su una crescita inter-na a doppia cifra difficilmente sipotranno superare gli 800 milionidi ricavi ecco che si affaccia all'o-rizzonte una nuova acquisizione.• «Due anni fa avevamo detto cheavremmo raggiunto un fatturato di500 milioni eia quotazione in Bor-sa. Oggi abbiamo raggiunto il pri-mo di questi obiettivi», ha spiega-to ancora Luca Rovati, «II pianoprevede nel prossimo quinquenniola quotazione sui mercati azionari.Magrazieaunapossibilefuturaac- ,quisizione, e ne abbiamo diverse

allo studio,può darsi che iltarget di 1 mi-liardo di fattu-rato giungaprima e di con-seguenza sisposterebbe inavanti anche laquotazione».

Quanto allaBorsa l'ammi-nistratore de-legato ha pre-cisato che «lapiazza non èstata ancoradecisa, da ita-liano sarei or-gogliosissimodi poterla quo-tare a Milano,ma per il mo-mento lascia-mo aperte le al-tre opzioni,Londra, Zuri-go, o oltreo-ceano. Il pro-

cesso è ancora fluido, aperto». Par-lando più nel dettaglio delle possi-bili future acquisizioni, Rovati haspiegato che c'è parecchia carnesul fuoco: «Stiamo guardando a ungruppo oltreoceano e a tre aziendeeuropee e una potrebbe, per un par-ticolare motivo, agevolare la quo-tazione. L'Europa del Nord cimanca, guardiamo alla Scandina-via».

In effetti già oggi il gruppo van-ta un livello di internazionalizza-zione piuttosto spinto per una so-cietà di medie dimensioni. Lo con-fermano i quattro stabilimenti eu ;ropei a Confienza in Italia, a Du-blmoin Irlandaquindi inGermaniaa WieheleaLisbonain Portogallo.Senza contare il centro ricerche diMonza e la nuova filiale appenaaperta in Grecia. Mentre grazie aMadaus è entrato nel gruppo ancheunostabilimentoaGoa in India perla produzione dell'Agiolax.

Fiorucci, strategia 'ali naturai' per crescere in UsaL'azienda di Pomezia ha incrementato i ricavi realizzati oltreoceano del 30% con una linea di salami salutisticaLa famiglia, dopo l'ingresso di un fondo, punta a nuove alleanze per acquisire un maggiore peso a livello mondiale

PAOLAJADELUCA

Roma

Aumentare l'export negfi Usa, por-tandolo oltre il 30% del fatturato.Per prendere gli americani perla

gola, la Fiorucci di Pomezia, a sud diRoma, ha creato un salame ali naturai"completamente naturale". L'innova-zione di prodotto sta prendendo piedenel settore alimentare, ma mentre nellealtre industrie, dalla moda al le tecnolo-gie, si punta su nuovi materiali, per ilcibo si guarda avanti tornando indietro,alla tradizione della buona tavola di untempo. Una ricetta che piace agli ame-ricani, inventori di McDonald,ma profondamente innamoratidella cucina italiana vera. Eccoallora il salame naturale, rivol-to a un target di consumatori difascia alta, sempre attenti allaqualità della materia prima, al-le produzioni biologiche e ge-nuine. Una fascia in continuacrescita, anche nella grande di-stribuzione, che dedica angoli specia-lizzati agli alimenti naturali.

Il mercato statunitense gioca un ruo-lo chiave nelle strategie dell'azienda,che ha uno stabilimento a Richmond, inVirginia, con una capacità produttivadi oltre 16.000 tonnellate: una presen-za produttiva che consente di superarele restrizioni all'import imposte dallalegislazione Usa e che ha favorito gliaccordi di distribuzione in esclusivacon Wal Mart, gigante mondiale dellagrande distribuzione, e Safeway, cate-na di supermercati focalizzati su pro-dotti salutistici. Due alleanze che rien-trano nel piano di riposizionamento sul

II gruppofattura

360 milionidi euro

ed esportain 53 paesi

mercato che la Fiorucci ha avviato nel2006, subito dopo l'ingresso nellacompagine sociale di Vestar Capital,fondo di private equity che sta puntan-do a incrementare il peso del marchiosui mercati esteri.

Grazie ai nuovi accordi commercia-li il fatturato Oltreoceano ha raggiuntoi 70 milioni di dollari, con una crescitasul 2006 del 30%. Ma l'obiettivo è con-tinuare a crescere. In cantiere ci sonoinvestimenti per incrementare l'offer-ta americana.

La famiglia, giunta alla terza genera-zione, ha ceduto il 65% del capitale, unpasso obbligato per continuare a com-

petere sui mercati globali. Fio-rucci è arrivato oggi in 53 di-versi paesi, mercati che valgo-no il 30% del fatturato com-plessivo, attestato nel 2006 a360 milioni di euro, stimato increscita nel 2007. Ora, con ilsupporto finanziario e di cono-scenze forti, è pronta per lagrande svolta: acquisire peso

sullo scacchiere internazionale, così dapoter partecipare al risiko delle fusionie acquisizioni che si prepara in questosettore, soggetto a una forte spinta alconsolidamento. Secondo Largo Con-sumo, ha avviato una serie di colloquiper sondare la disponibilità di alleanzecon i competitor del nord-Italia, dove èmeno forte: si parla di Montorsi-Ne-groni, Beretta, Ferrarmi e Rovagnati.

L'azienda ha una storia lunga. E' sta-ta fondata nel 1850 a Pomezia da Inno-cenzo Fiorucci, originario di Norcia.Cent'anni dopo<flel 1950, nasce l'Irca,che segna il passaggio dalla produzio-ne artigianale a un modello industriale.

Nel 1969 inizia lo shopping, con l'ac-quisizione di uno stabilimento a Feli-no, dove si produce il famoso salame,poi si passa alla costruzione di un nuo-vo stabilimento a Santa Palomba, sem-pre vicino Roma. Lo sbarco all'esterova di pari passo con l'ulteriore espan-sione produttiva, che via via vedel'acquisizione dello stabilimento diLanghirano, l'inaugurazione dellostabilimento di Richmond, quella di

Outlet, Serravalle replica a Sudetra un anno apre in Abruzzo

II gruppo italo-belga guidato da Ubaldo de Vincentiis ha avviatoun investimento da 100 milioni con una formula innovativa

un sito produttivo a San Daniele, e, | prodottiinfine, il debutto nell'aceto balsami- Fioruccico di Modena. Una crescita organica si rivolgonoche ha consentito al gruppo di affer- ad unmarsi con un portafoglio ampio di targetprodotti, diversi canali distributivi, di fasciacoperti grazie a una rete di vendita ca- altapillare. E una filosofia che ha antici-pato i tempi: il controllo della filiera.Dal maiale allo scaffale.

MilanoI orna alla carica il papa degli outlet italiani. I )<>-I pò l'esordio di successo nel 2000 a SerravalleI Scrivia (Alessandria) e poi a Foiano (Arezzo),

Ubaldo de Vincentiis, patron della Europ Invest, so-cietà di promozione immobiliare italo-belga, ha po-sato la prima pietra di un nuovo villaggio commer-ciale a Città Sant'Angelo, in provinciadi Pescara. Si tratta di una cittadelladello shopping griffato a prezzi accessi-bili, ma anche del food & beverage, edi-ficato su 1-Ululila metri quadri, di cui30mila riservati alla superficie com-merciale: 120 negozi e 3 in ila posti auto,locali di ristoro e servizi. L'in vestimen-to complessivo vale 100 milioni di euroe a regime l'outlet coinvolgerà 800 la-voratori. «Apriremo a Città Sant'An-gelo entro la primavera del 2009 - af-ferma de Vincentiis - L'obiettivo è re-plicare la fortunata esperienza di Ser-ravalle, anche se nella nuova struttura punteremo dipiù sui produttori locali. L'idea di fondo è realizza-re un outlet village che sia un volano per l'economiadel territorio, anche per il turismo». I negozi saran-no gestiti direttamente dalle case produttrici: «Chein questo modo avranno un'ulteriore possibilità dicontenere i prezzi di vendita», spiega de Vincentiis.

Adriatico, ma non solo. In Italia c'è ancora moltospazio per lo sviluppo di outlet, secondo de Vincen-tiis, «A Firenze, stiamo completando i lavori di uncompany store, ovvero un outlets speciale dove leimprese sono ancora più protagoniste nella gestio-ne. E contiamo di aprire presto in Sicilia, nel la / io ,poi a Vigevano, in Valdichiana e raddoppiare l'of-ferta a Roma. Così all'estero: in cantiere ci sono nuo-vi spazi ad Atene, Zagabria e Dison in Belgio. La ti-pologia dell'outlet non piace solo ai consumatori maanche alle aziende, che trovano uno sbocco di mer-cato sicuro per le merci di qualità ma invendute».

(ch.b.)

Sopra,un'immaginedell'outletdi SerravalleScrivia