Rilessione sul vangelo del giorno
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RILESSIONE SUL VANGELO DEL GIORNO
II Settimana di Pasqua
LUNEDI’ 16 APRILE
Dal Vangelo secondo Giovanni
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è
vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
La lettura del IV Vangelo, che ci accompagnerà nel tempo di Pasqua, parte dal primo degli incontri di Gesù con alcuni modelli di fede, Nicodemo, maestro della legge. Viene di
notte: come tempo più propizio allo studio, come modo di nascondere le proprie simpatie per Gesù, o come simbolo di incomprensione? Forse tutto questo, ma l’esito è negativo o quanto meno incerto: Nicodemo fraintende e scompare dal dialogo senza esprimere una scelta. I segni che Gesù operalo colpiscono, ma non ne capisce l’origine. Occorre rinascere dall’alto o di nuovo (ánothen significa entrambe le cose): il fraintendimento di Nicodemo nel senso di un secondo parto dà modo a Gesù di spiegare che la nuova nascita è quella della fede. Ciò non fa di noi degli «spirituali» che si allontanano dalla terra per vivere di elevati sentimenti e altissime virtù, ma porta attraverso di noi sulla
terra la novità dello Spirito: non «spiritualità» ma realtà della grazia. «Non vogliamo alludere, si badi, a un generico sentimento di devozione o a un’esaltazione religiosa, di tipo festivo, e nemmeno a una qualunque consolazione intrisa di dolcezza, ma all’esperienza della grazia vera e propria, cioè a quella visitazione dello Spirito Santo, del Dio Trino, che in Cristo, grazie alla sua incarnazione e immolazione in croce, è divenuta realtà» (K. Rahner). Il Verbo si è fatto carne, e non «spirito».