Riflessioni Sul Santo Rosario

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SAC. DOLINDO RUOTOLO RIFLESSIONI SUL SANTO ROSARIO DI MARIA APOSTOLATO STAMPA Napoli, gennaio 1999

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SAC. DOLINDO RUOTOLO

RIFLESSIONI

SUL SANTO ROSARIO

DI MARIA

APOSTOLATO STAMPA

Napoli, gennaio 1999

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Gesù all'Anima

Coltiva la devozione a Malia nella tua famiglia se vuoi che cresca santamente.

Raccogli tu i tuoi figli nella preghiera e nella recita del santo Rosario. Con affettuoso garbo materno fa loro sentire la bellezza della preghiera comune. Non essere mai irruente e dura, perché questo non giova, figlia mia, anzi disorienta. Con fa pace e la dolcezza si ottiene assai più che con l'irruenza e gli scatti. Tu sei facile ad agitarti ed a smarrirti... No, figlia mia, abbi fiducia in me, ricorri a me e tutto si accomoda.

Ti benedico+++

(Da una immaginetta del 15 novembre 1946 scritta dal P. Dolindo Ruotolo alla Signora Immacolata Vasaturo).

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DOLINDO RUOTOLO TEOLOGO DELL'INCARNAZIONE DEL VERBO

E DEL MAGNIFICAT DI MARIA

Nacque a Napoli il 6.10.1882. Autore di un poderoso Commento alla Sacra Scrittura in 33 grossi volumi, di scritti di Teologia, di Ascetica e di Mistica, di migliaia di lettere di direzione spirituale; fine psicologo e conoscitore della problematica dell'anima umana, consacrò ogni attimo della giornata alla preghiera, alla penitenza, al-l'ascolto attento di quanti a lui si rivolgevano. Morì poverissimo, a Napoli, il 19.11.1970, fiaccato nel corpo da una paralisi portata avanti per dieci anni, ma sostenuto da meravigliosa forza e freschezza d'animo, sino alla fine.

Innamoratissimo della Mamma del Cielo scrisse in sua lode pagine di alta Teologia soffusa di poesia, di intuizio-ni originali, di elevazioni mistiche. Fu letteralmente conquistato dalla meditazione dell'In-carnazione del Verbo Eterno e dell'incontro di Maria con santa Elisabetta. Può essere definito il teologo dell'An-nunciazione e del Magnificat (Cantico di cui ci ha lasciato oltre cento commenti). Significativo il titolo dato all'ultima sua opera in tre volu-mi, ancora inedita: Maria Madre di Dio e Madre nostra, che ha un costante riferimento al primo e M secondo Mistero Gaudioso.

P. Antonio Maglione

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LA RICCHEZZA DEL SANTO ROSARIO

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SE TI DISTRAI... TU NON CONVERSI CON ME

Maria all'anima: Quando reciti il Rosario stammi vicino col cuore, figlio mio. È l'ora della conversa-zione con Mamma tua. Se ti distrai, tu non conversi con me, ma con le creature che ti passano per la fantasia. Ogni Ave Maria è un fiore dell'anima tua, e se ti distrai lo sfrondi... e ne rimane solo lo stelo spinoso. I misteri sono il profumo del fiore, e se non li mediti hai un fiore selvatico: è colorato, ma non odora. Abbi grande amore nel recitare il Rosario, perché senza amore filiale, la rosa che mi offri è... artificiale, è di carta velina.

(Da una lettera del P. Dolindo a Mons. Giacomo Cicconardi, Napoli 1° ottobre 1959)

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Una lucida nube di spiritualità che si leva da ogni casa e da ogni cuore

Vi scrivo nella luce del santo Rosario, preghiera che ci avvicina tanto al Signore, e che è l'oggetto di una festa liturgica della Chiesa. Al-cuni si stupiscono come mai una preghiera possa diventare l'oggetto di una festa, sembrando loro che l'oggetto di una festa è Dio, Maria SS., o i Santi. Eppure questa preghiera è Maria santissima che viene incontro ai cristiani, come viene incontro loro a Lourdes, a Fatima, alla Tre Fontane. Anzi nel Rosario viene con tutta la ricchezza dei Misteri della Vita, della Passione e Morte del Redentore, e a Lourdes, a Fatima, alle Tre Fontane, e dovunque appaia, viene con la ricchezza del santo Rosario.

Gli uomini non fanno la festa del grano? E il Rosario è tutto un granaio di grazie.

Gli uomini non fanno la festa dell'uva? E il Rosario è un vigneto che dà i grappoli

per noi, e questi sono grappoli di Gesù e di Maria. Che furono e che sono vigna di Dio e vita inebriante di vita per noi.

Maria santissima ha voluto chiamarsi Rosa-rio. Roseto, cioè, poiché come lo sbocciare del-

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le rose avviene nella bella stagione, e come vi sono rose di tutti i tempi, così il Rosario è, per il cristiano, il risbocciare della vita ed il roseto giornaliero che è donato a Dio nelle ore vesper-tine, come si offriva l'incenso sull'Altare di oro.

La corona non è semplicemente un oggetto per contare una serie di Ave Maria, di Pater, di Gloria, ma è come un libro che il cristiano —anche il più ignorante — porta con sé e legge; è un legame di amoroso ricordo che ci unisce a Gesù e a Maria; è una collana di perle cele-sti, perché ogni granello è un tesoro di indul-genze e un pegno di misericordia per i meriti di Gesù e di Maria.

I grani del Rosario sono come lo svolgersi di una pellicola cinematografica, perché ricor-dano i grandi Misteri della Redenzione e li ripresentano all 'anima. L'anima è come lo schermo sul quale si riproducono, ed in quella visione essa si mantiene ancora fedele a Dio e alla Chiesa.

Senza il Rosario chi avrebbe più ricordato i Misteri della Redenzione? Eppure il loro ricordo è il segreto della vita interiore, ed è indi-spensabile perché noi possiamo essere cristiani veri e portare il suggello di Gesù.

In mezzo alle disarmonie di questa nostra vita rilassata, il Rosario è strumento, arpa,

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salterio di dieci corde per ogni gruppo di ar-monie, che fa risuonare ancora la terra di canti d'amore, e nella vita materialissima che vi-viamo è come una lucida nube di spiritualità che si leva da ogni casa e da ogni cuore.

Chi suona l'arpa non riproduce una musica scritta da un genio musicale? e non ricalca, colle dita sulle corde, dolcissime note che fu-rono scritte dalla tenerezza di un cuore e furono stampate sotto la pressura di un torchio?

Ebbene, noi, recitando il Rosario riprodu-ciamo le note di Amore sgorgate da Gesù e da Maria nei Misteri della loro vita, e sui grani della Corona cantiamo i cantici di quell'amore che ci redense.

Nell'anima risuonano le armonie di que-s t ' amore e ne l l a t e r ra deso la ta s i sen te l'osannare di quella Carità che ci avvolse in un potente amplesso di amore.

Come un esercito ha la sua vibrante marcia che segna il passo ai militi della forza, così il Rosario è la sinfonia amorosa che segna il passo alla Chiesa militante. È come il canglore delle trombe che accompagnarono l'Arca nel-l'assedio di Gerico, e scossero le sue mura dalle fondamenta. Alla potenza di questo suono di fede non resistettero le armate dei Turchi, e furono sgominate; non resisteranno le armate

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comuniste, peggiori di quelle, e saranno an-nientate.

Ecco la preghiera alla quale la Chiesa dedica una festa solenne, perché sintesi di tutte le feste che sono un Rosario continuo nell'annuale ciclo liturgico.

Si intona questo mistico Rosario con l'Av-vento, si chiude con le feste mariane d'ottobre, per ripigliarci di nuovo, fino a che la Chiesa militante sarà trionfante nella Gloria di tutti i suoi Santi.

Santissimo Rosario, timiama fatto da Maria santissima, profumo mescolato da Lei con arte di profumiera, poiché dai Misteri del Gaudio, della Passione e della Gloria si solleva la nube fragrante della preghiera...; oh, santissimo Rosario, fiorisci le desolate aiuole della mi-scredenza, affinché rifiorisca la Fede semplice e viva.

Sac. DOLINDO RUOTOLO

(Da una lettera del 3 ottobre 1948 Festa del santo Rosario)

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BREVI MEDITAZIONI SUL SANTO ROSARIO

Tratte dal vasto repertorio delle immaginette scritte

per la signora Immacolata Vasaturo di Napoli (abbr. I.V.)

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Gesù all'anima:

Il Santo Rosario è l'arpa dell'anima, i grani della corona sono corde che si toccano e vibrano in toni diversi e melodiosi, secondo il mistero che si contempla. Tono dolce nei misteri gaudiosi, arpeggi che si snodano sulla tonalità del mistero.

Tono flebile nei misteri dolorosi: accordi in sor-dina nell'orazione mia nell'orto; accordo di strappi multipli nella flagellazione; accordi pizzicati nella coronazione di spine; accordi striscianti come gemiti nella condanna a morte e nel peso della Croce; accordi tremolanti, nelle corde acute, e cambi di toni, come singulti, nella mia crocifis-sione e nella mia morte.

Arpeggi di amore, nei misteri gloriosi. Le dita toccano i grani della corona, e l'anima esulta nel mio trionfo. (...) Accordi vibranti come guizzi di fiamme nei toni dell'Infinito Amore che si dona, e toccando le intime fibre dell'anima degli Apo-stoli, li muta in suoni invitanti alla vita di pace.

(Da una lettera di P. Dolindo a E. C., Napoli, 30 luglio 1961).

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I - MISTERI GAUDIOSI

(MYSTERIA GAUDIOSA)

Gesù all'anima:

Anche tu hai nella tua vita i tuoi misteri di gaudio spirituale e di pace. Ogni creatura del mondo li ha e non li sa comprendere.

È gaudio fare la Volontà divina: Ecce ancilla Domini.

È gaudio la carità fatta per amore di Dio: Visitavit Elisabeth.

È gaudio il ricevermi vivo e vero, anche nella povera grotta d'un cuore disadorno.

È gaudio dell'anima compiere nel Tempio i propri doveri religiosi offrendosi a Dio e purifi-carsi dalle colpe contratte per la miseria umana.

È gaudio il ritrovarmi dopo avermi smarrito. Nota, figlia mia, che in cinque gioie, vi sono

due grandi dolori: La profezia di Simeone a Maria e il mio smarrimento. Anche nelle gioie dello spirito vi sono le pene della vita e le aridità. Ma nella Divina Volontà si puo conservare la pace.

Ti benedico.

Per Immacolata Vasaturo di Gesù Re d 'Amore, 7 marzo 1947

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PRIMO MISTERO GAUDIOSO

L'ANNUNCIAZIONE

Gesù:

Tu ti agiti troppo nella vita, e sei impulsiva nelle tue cose.

Opera sempre con calma, e cerca in tutto la Divina Volontà, offrendoti a Dio con le parole medesime di Maria: Ecco la tua serva, o Signore, sia fatto di me secondo la tua parola.

L'anima:

O mio Gesù, fa che io intenda i misteri del tuo amore per me, e che io compia tutta la tua volontà. Sono ingrata al tuo amore per me, e tante volte ho dubitato di te. Ecco, io ora credo al tuo amore e tutta mi ti dono: Ecce ancilla Domini.

I.V., 24 agosto 1947

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SECONDO MISTERO GAUDIOSO

LA VISITA A SANTA ELISABETTA

Gesù:

Tu fai molti sacrifici per gli altri, ma non sem-pre li fai per Dio. Non operare mai per conve-nienze umane, ma solo per la carità. Invoca Maria SS. perché visiti l'anima tua e la santifichi, ren-dendola tutta una glorificazione di Dio: Magnificat anima mea Dominum.

L'anima:

Tu ti sei degnato, o Gesù, di volgere lo sguardo tuo alla mia piccolezza, e mi ti sei donato vivo e vero nell'Eucaristia con infinito amore. Fa che io non ti sia ingrato e che ti glorifichi col mio povero amore: Magnificat anima mea Dominum.

IN., 24 agosto 1947

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TERZO MISTERO GAUDIOSO

LA NASCITA DI GESÙ

Gesù:

Ogni giorno io vengo in te nella Comunione, ed ogni giorno riposo in te come nella greppia di Betlem.

Nacqui nel silenzio della notte, e nel silenzio dell'amore voglio lavorare l'anima tua.

Non dissipare il mio dono con l'agitazione dell'anima tua, ma confida in me che sono fedele e non permetto in te l'inganno e l'illusione del male.

L'anima: Vieni, Gesù, io ti credo e ti adoro, vieni nel

mio povero cuore e fa che io ti riscaldi col mio amore.

Credo che sei tu che mi ti doni, e voglio esserti fedele sino alla morte.

I.V., 24-8-1947

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QUARTO MISTERO GAUDIOSO

PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO

Gesù:

Maria SS. mi presentò al Tempio, e tu pre-sentami a Dio nell'offerta Eucaristica per le mani di Maria.

Quando io mi immolo in te, tu accetta i dolori della vita come Maria accettò i dolori a lei predetti dal santo vecchio Simeone, e siimi fedele nelle angustie della tua dolorosa giornata.

Ti benedico.

L'anima:

Eterno Padre, io vi offro Gesù in riparazione dei miei peccati e dei peccati del mondo.

Ve lo offro soprattutto per gli orrori delle im-purità, e perché le anime a Voi consacrate non vi offendano.

Vi offro con Gesù tutti i dolori della mia vita, e confido in Voi.

I.V., 24-8-1947

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QUINTO MISTERO GAUDIOSO

LA DISPUTA DEL FANCIULLO GESÙ COI DOTTORI

Gesù:

Quante volte mi ti sono dato con particolaris-simo amore, e tu, diffidando di me mi hai smar-rito!

Quando mi smarrisci, figlia mia, e ti pare che io non sia più tuo, vieni al mio Tempio e mi troverai nel Santo Tabernacolo.

Non ti smarrire tu nelle mie vie di amore, ma cercami con costanza nell'Eucaristia.

Ti benedico!

L'anima:

O mio Gesù, io amo Te solo e voglio sempre amare Te solo sopra tutte le cose.

Fa che io non mi fermi mai alla creatura che è nulla, ma guardi ed ami Te solo, sopra tutte le cose.

E così che non ti smarrirò mai, e che tu sarai sempre con me.

I.V., 24-8-1947

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II - MISTERI DOLOROSI

(MYSTERIA DOLOROSA)

Gesù:

Unisciti a me nei tuoi dolori, e le amarezze ti diventeranno balsamo per la gioia di offrirle con me per la salvezza delle anime.

Soffri con pazienza, non irrompere, non ti adirare, non dare ad altri occasione di soffrire per la tua insofferenza.

Sta sempre in pace con tutti, e perdona a chi ti fa soffrire perché il perdono è per te un pegno di perdono da parte della divina misericordia.

Ti benedico nelle tue sofferenze, e te ne fo merito grande per l'eterna vita.

Sta in pace. Ti benedico+

I.V., 7-3-1947

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PRIMO MISTERO DOLOROSO

ORAZIONE DI GESÙ NELL'ORTO

Gesù:

Compi la divina Volontà nei dolori dell'anima tua, e sopra tutto nelle agonie del tuo sensibile cuore.

Non ti sfiduciare mai nella vita, ma compiendo la Divina Volontà guarda la tua ultima meta che è il Paradiso.

Non piangere, ma confida in Dio ed abbando-nati a Lui.

Non ti adirare, ma sopporta tutto con pazien-za, e diffondi la pace intorno a te.

L'anima:

O Gesù, sono tanto debole, insegnami tu a fare la Divina Volontà, e dammi la forza nei dolori, calmando i miei nervi e ammansendo la mia viva natura.

Sii benedetto Dio in ogni mio dolore. Amen.

I.V., 24-8-1947

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SECONDO MISTERO DOLOROSO

GESÙ FLAGELLATO ALLA COLONNA

Gesù:

Come io fui flagellato per tuo amore, così tu sopporta per mio amore le tue pene fisiche.

Offri la tua stanchezza per quelli che sono fiacchi nelle vie di Dio, offe i i tuoi dolori per quelli che cercano i diletti della carne.

Sii santa in ogni tuo affanno, e dà agli altri l'esempio della calma e della unione alla Divina Volontà.

L'anima:

O Gesù, ti offro tutti i miei dolori in unione dei tuoi, per la conversione dei peccatori e la santificazione delle anime.

Consolami tu e dammi la forza.

I.V., 24-8-1947

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TERZO MISTERO DOLOROSO

GESÙ CORONATO DI SPINE

Gesù:

Fui coronato di spine per espiare le colpe dei capi, e per dare l'equilibrio alle povere teste smar-rite.

Prega tu, per le piaghe del mio capo, che si mantenga l'equilibrio nella tua mente e nella mente dei tuoi cari, poiché ogni squilibrio di coscienza ha il suo fondamento nello squilibrio del capo.

Non fantasticare, ma in ogni tuo passo do-manda i lumi allo Spirito Santo, affinché tu sappia regolarti con ordine e con pace in ogni tua azione.

L'anima:

Non permettere mai, o Gesù mio, che io mi squilibri, e che disonori il tuo nome con stranezze e miserie di mente.

Fammi sapiente e prudente nello Spiri to Santo.

I.V., 24-8-1947

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QUARTO MISTERO DOLOROSO

IL VIAGGIO DI GESÙ AL CALVARIO

Gesù: lo vado avanti portando la mia Croce per

amore tuo, e tu seguimi per amore mio. Tu non vorresti portare la croce, perché ripu-

gna alla tua natura, fatta per la gioia; ma come puoi tu giungere alla gioia se non porti la croce?

Tante anime vorrebbero esse fabbricarsi la croce, ma... per farsela troppo leggera. Intanto se ne fanno... una più pesante, e si dibattono nelle angustie senza speranza, perché la loro croce è disperata.

Unisciti tutta alla Divina Volontà, e porta la croce tua giornaliera senza impazienze, senza viltà, senza ribellioni, confidando in me, perché sono io che ti fo da Cireneo e ti aiuto.

A che cosa ti giovano le impazienze e le ribel-lioni?

Perché vorresti tutto secondo il tuo desiderio, mentre tutto è una contrarietà?

Vivi di pazienza e vivrai di pace. Ti benedico+++

I.V., 15-10-1946

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QUINTO MISTERO DOLOROSO

GESÙ MUORE IN CROCE

Gesù:

Contemplami crocifisso, e tutte le tue pene si addolciranno.

Non temere, io ti apro le braccia della miseri-cordia dalla mia Croce e ti salvo.

Confida in me, confida in me. Non vai per una via errata, ma sono io che ti

guido nelle vie del mio particolare amore. Sta in pace ed unisciti tutta a me a piè della

Croce, immolandoti per me. Ti benedico .

L'anima:

O mio Gesù, fa che io ti sia fedele sino alla morte, e che come le pie donne, ti accompagni sempre con viva fede nella tua verità.

I.V., 24-8-1947

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III - MISTERI GLORIOSI

(MYSTERIA GLORIOSA)

Gesù: Se vuoi soffrire in pace guarda il gaudio che

ti aspetta. La vita è una prova, e la medesima morte è un sonno.

Soffri ora, ma poi godrai, e risorgerai dalla tomba per congiungerti a me, anima e corpo.

Soffri, ma anche dalle pene della tua vita ri-sorgerai, poiché ogni pena, sofferta in pace, fini-sce e si muta in gloria.

Ascendi in alto con le tue aspirazioni, vivi nella grazia dello Spirito Santo, ama Maria SS. e se-guila implorando la sua protezione, invocandola Regina tua, Regina del Sacratissimo Rosario.

Non ti smarrire nei tuoi oscuri pensieri, non vedere tutto nero e irreparabile, confida, confida, perché quello che è perduto si ritrova, e quello che è morto in te, risorge.

Ti benedico+++

I.V., 7-3-1947

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PRIMO MISTERO GLORIOSO

LA RISURREZIONE DEL SIGNORE

Gesù: Io sono la resurrezione e la vita. Confida in me in tutte le angustie della tua

vita, e sii certa del trionfo della mia gloria nella tua vita.

Sii forte e vivi di amore e di carità, e risorgi ad una nuova vita, dopo avere crocifisso le tue miserie alla croce della penitenza e della morti-ficazione.

Ti benedico +

L'anima:

O mio Gesù, fammi risorgere tu, perché io sono sempre la stessa, nonostante le grandi grazie che tu mi hai fatte.

Mandami nel cuore una novella grazia di com-punzione, affinché io muti la mia vita e compia la tua Volontà.

I.V., 24-8-1947

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SECONDO MISTERO GLORIOSO

L'ASCENSIONE DI GESÙ AL CIELO

Gesù:

Ascendi in alto e distaccati da tutte le cose della terra.

Non puoi ascendere se non ti fai piccola, umile e piena di grande carità.

Vinci te stessa, poiché ancora sei tutta piena di te, e tu sai che se un pallone non rarefà l'aria che lo riempie, non ascende.

Hai bisogno di rarefare la tua natura e riem-pirti di Spirito Santo.

Ti benedico+

L'anima:

O mio Gesù, sono tanto mortificata di aver fatto tanto poco progresso dacché tu mi hai chia-mata ad una vita più perfetta!

Abbi misericordia di me, e porgimi la tua mano perché io ti segua animosamente nelle al-tezze di una vita santa.

IN., 24-8-1947

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TERZO MISTERO GLORIOSO

LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO

Gesù:

Tu hai ancora una vita naturale, e ti fai gui-d a r e p i ù d a g l i i mp e t i d i u n i m p r o v v i s o entùsiasmo che dalla grazia.

Credi di star bene quando hai un poco di sen-sibile fervore, e non sai essermi fedele nelle tenebre e nelle ansietà dello spirito.

Invoca lo Spirito Santo perché ti guidi, e poni nelle sue mani le tue potenze, perché le orienti a Dio nelle vie dell'amore.

Ti benedico+

L'anima:

o Spirito Santo Dio, vieni e possiedimi tutta. o Maria, Mamma mia, prega per me e attraimi

lo Spirito Santo, perché, come gli Apostoli, io sia trasformata in una nuova creatura.

I.V., 24-8.1947

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QUARTO MISTERO GLORIOSO

L'ASSUNZIONE DI MARIA SS.

Gesù:

Tu contempli Maria SS. assunta al Cielo ani-ma e corpo, ma non contempli che la via che la condusse a questo grande trionfo fu quella del Calvario.

Se Maria soffrì tanto e soffri per me, non vuoi anche tu soffrire?

A te sembra che nella vita tu raccogli solo amarezze, eppure, se soffri per amore di Dio, ogni amarezza è un seme di eterna gloria.

Accetta la croce, se vuoi raggiungere la gloria dell'eterno trionfo.

Ti benedico+

L'anima:

Traimi appresso a Te, o Vergine Immacolata, e dammi un grande spirito di paziena e di pace.

Trai a Dio la mia famiglia e i miei figli, e fa che tutti siano salvi eternamente.

I.V., 24-8-1947

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QUINTO MISTERO GLORIOSO

MARIA REGINA DEL CIELO E DELLA TERRA

Gesù:

Maria SS. è la dolcissima tua Regina, porgi a Lei gli omaggi dell'anima tua ed amala con tutto il tuo cuore. La devozione a Maria è l'ultima àncora di salvezza per il mondo sconvolto e per l'anima tua, e perciò coltiva nel cuo cuore questa devozione, contemplando la gloria della Mamma tua e recitando devotamente il santo Rosario.

Il Rosario e il tuo amore particolare, io lo so, e il Rosario ti ha liberata dalla disperazione, aprendoti le vie luminose della pietà e della santi tà. Il Rosario è per te il conforto della vita e la catena che ti congiunge a Dio.

Ti benedico+

L'anima:

Ti ringrazio, o Gesù, di tutte le grazie che mi hai fatte, e ti supplico a darmi la perseveranza nel bene. Fa che anch'io sia coronata nel Cielo per la tua bonta!

I. V., 24-8-1947

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DUE SIGNIFICATIVI SCRITTI

DI PADRE DOLINDO

SUI DUE MISTERI DEL ROSARIO:

- L'ANNUNCIAZIONE DI MARIA

- LA VISITA A SANTA ELISABETTA

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UN ROSARIO DISTRATTO

È UN ROSARIO

CON LE FOGLIE SFOGLIATE

E TUTTE INGIALLITE

(P. DOLINDO A MARIA SANSEVERINO,

14 .9 .1959 )

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L'ANNUNCIAZIONE

DI MARIA SANTISSIMA'

E LA VISITA A SANTA ELISABETTA

(Luca 1,26-56)

Dio solo! La piena di grazia la piena di umiltà

Maria all'anima:

Ero nella piccola ed umile casa di Nazaret, tutta raccolta in profonda preghiera per il Re-gno di Dio, invocando la misericordia divina perché avesse mandato il Redentore. Ed ecco un Arcangelo entra nella piccola stanza in forma visibile. Il Vangelo dice che l'Arcangelo entrò da me.

L'entrare implica un movimento, e quindi

1 Con la riforma liturgica non più Annunciazione di Maria, ma Annunciazione del Signore.

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non fu una visione improvvisa, ma gradata, come i passi di uno che si avvicina; e quindi non fu una visione intellettiva, puramente in-terna, che io avrei potuto credere una visione fantastica.

Dio dispone tutto con ammirabile sapienza. Io vidi l'Arcangelo non nella forma di uomo, ma nella luce dello spirito angelico.

Il suo capo ed il suo volto erano un fulgore di intelligenza; il suo corpo un luminoso alone di purezza; le sue mani una manifestazione brillante delle sue attività angeliche.

L'Arcangelo mi parlò salutandomi: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore e con te, tu sei benedetta fra le donne».

Non mi chiamò per nome, ma per quello che mi distingueva nell'anima. Il nome infatti serve a distinguere le persone per quello che sono nel corpo, o per circostanze della vita o della nascita. L'Arcangelo mi parlò penetran-domi con la luce del suo spirito. La parola umana è suono che rivela il pensiero, la parola angelica è luce che penetra la mente; è una parola che non è armonia di suoni, ma armonia di idee e di verità.

Nel sentimento profondo della mia umiltà io mi turbai, perché credetti che in quel saluto si esprimesse un rimprovero di Dio, come una

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creatura che si sente lodata ironicamente, per rimprovero. La luce stessa ed il fulgore della bellezza dell'Arcangelo, accresceva immensa-mente in me il sentimento della mia piccolez-za, l'umiltà divenne timore, ed il timore mi voleva far ritrovare una spiegazione di quel saluto. Per questo il Vangelo dice che io pen-savo che cosa significasse quel saluto. Il mio pensiero di timore passò all'Arcangelo nel-l'espressione del mio volto e nella irradiazione della mia mente che era compresa dallo spirito angelico. Se le creature mortali intuiscono con lo sguardo quello che uno pensa, l'Arcangelo non intuiva ma penetrava col suo intelletto il mio pensiero, e perciò rispose con la luce del suo intelletto: «Non temere, o Maria, poiché hai trovato grazia innanzi a Dio. Ecco che tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome `Gesù'. Questi sarà grande, e sarà chiamato Fi-glio dell'Altissimo, ed il Signore Dio gli darà la sede di Davide suo padre, e regnerà nella Casa di Giacobbe in eterno, ed il suo regno non avrà fine».

Nel salutarmi l'Arcangelo mi chiamò: «Piena di grazia», perché mi salutò nell'anima: Immacolata e ricca di grazia. Nel rispondere al mio timore mi chiamò per nome: «Maria», perché il timore mio veniva dalla mia umiltà

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che mi faceva credere povera di grazia e de-gna di rimprovero di Dio.

L'Arcangelo mi salutò nello splendore del-l'anima mia, entrando da me; e dopo mi chiamò col mio nome, perché il mio timore era mio; la pienezza di grazia era di Dio, ed io per quella pienezza ero designata col nome datomi da Dio, contrassegno, come è il mio nome, di una creatura prediletta da Lui. Il timore mio veniva da me, dalla mia persona, dal mio cuore, e l'Arcangelo mi chiamò Maria, rispondendo al mio timore. Il messaggio di Dio era diretto alla piena di grazia; il timore dell'anima mia veniva dalla piena di umiltà. Perciò io cantai nel Magnificat: Dio guardò la mia umiltà; e l'Arcangelo mi annunziò la divina maternità.

Un mistero di amore, un delicato ricamo di Dio!

Come avverrà questo?

La mia profonda umiltà non mi fece pensare ad una straordinaria azione di Dio in me, ad un miracolo della sua grazia, e perciò intesi l'annunzio della divina maternità come un annunzio nell'ordine naturale. Ed avendo con-sacrato a Dio la mia verginità, né volendo o potendo violare il mio voto di amore, mi sem-

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brò impossibile che io potessi generare un fi-glio. Ma sentivo la verità nell'annunzio dell'Ar-cangelo, la sentivo nell'anima mia tutta desi-derosa di ubbidire alla divina Volontà, e per-ciò dissi all'Arcangelo: «Come avverrà questo se io non conosco uomo?».

Ero sposata a San Giuseppe per Volontà di Dio, perché il mistero della Incarnazione del Verbo di Dio nel mio seno non fosse frainteso come un mistero di colpa o di infedeltà al mio voto fatto a Dio. Ma le mie nozze con San Giuseppe furono l'unione di due volontà nella Volontà di Dio, non l'unione di due volontà nella volontà della carne: «Non ex voluntate carnis, sed ex Deo» (Gv 1,13). San Giuseppe, purissimo aveva anch'egli consacrato a Dio la sua verginità, e mi aveva accettato per sposa dal Sommo Sacerdote, non per spezzare un giglio, ma per innestarsi ad un giglio più puro. Non aveva accettato un connubio, ma, piccolo giglio per la sua umiltà, era, nelle nozze, risbocciato rigoglioso, amandomi in Dio e per Dio. Ecco perché lo colse l'angoscia quando si accorse che io ero madre, ed ebbe bisogno della luce di un Angelo per conoscere l'arcano mi-stero della mia maternità. Ma la sua medesi-ma angoscia, era, nei disegni di Dio, perché escludeva assolutamente dalla Incarnazione del

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Verbo ogni concorso umano (Mt 1,18-25). L'angoscia di San Giuseppe era una confer-

ma della mia parola: «lo non conosco uomo», ed era, nella mirabile Provvidenza di Dio, nel dolore di quel cuore immacolato, come l'ar-monia nuziale in sordina, in tono minore, alle sublimi nozze mie con lo Spirito Santo. San Giuseppe era sposato con me per Volontà di Dio, e, gemendo nel dolore di un'incognita penosa, doveva riconoscere, adorando, le nozze mie con lo Spirito Santo, ossia con la Eterna Volontà di Dio. Nelle mie nozze erano con me due volontà unite in quella di Dio. Nel conoscere il mistero delle mie nozze con lo Spirito Santo, San Giuseppe doveva offrire come inno nuziale un accordo perfetto: la sua fede, la sua volontà, il suo amore.

Alla mia domanda all'Arcangelo: «In qual modo avverrà questo, mentre io non conosco uomo?» l'Arcangelo svelò il sublime mistero: «Lo Spirito Santo verrà in te, e la potenza del-l'Altissimo ti adombrerà, e per questo ancora, colui che nascerà da te, sarà chiamato Santo, Figlio di Dio».

Io avevo opposto all'Arcangelo una difficoltà nell'ordine naturale: «Non conosco uomo, confermando l'assoluta purezza delle mie nozze con San Giuseppe orto chiuso, sbarrato dalla

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mia e sua verginità, e l'Arcangelo volle confer-mare che la mia maternità divina sarebbe stata opera di Dio, con un argomento di ordine naturale, ma realizzato dalla potenza di Dio. Era un argomento che teneva conto dell'umana ragione e dell'umana libertà, perché Dio opera sempre rispettando con amorosa defe-renza l'uomo, nei doni che gli ha dati: ragione e libertà. E perciò l'Arcangelo disse: «Ed ecco che Elisabetta, tua parente, ha concepito an-ch'essa un figliuolo nella sua vecchiezza, ed è nel sesto mese, essa che era considerata sterile, poiché nulla è impossibile a Dio».

Se la potenza di Dio aveva resa feconda, nell'ordine naturale, una donna già vecchia, sterile già nella sua giovinezza, ed aveva reso vitale in lei il germe della vita che naturalmente non poteva vivificarla di un figlio, la potenza di Dio poteva, per lo Spirito Santo, senza concorso di uomo, rendere feconda la mia verginità di un figlio Santo, che era Figlio Eterno di Dio.

La doppia caratteristica che l'Arcangelo diede al figlio che io, Maria, dovevo concepire, indicava nella sua divina laconicità, che il figlio mio sarebbe stato Uomo-Dio. La caratteristica 'Santo' si riferiva all'umanità che in Me assumeva, poiché l'umanità si santifica, essen-

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do Dio santità per essenza, tutta in atto, infinita, e quindi senza potersi accrescere. Di Gesù infatti è detto, come uomo, che «cresceva in sapienza, in statura e in grazia presso Dio e presso gli uomini».

La caratteristica del figlio che io, Maria, do-vevo concepire: «Sarà chiamato Figliuolo di Dio», si riferiva alla Persona Divina, al Verbo Eterno di Dio, generato ab aeterno dal Padre.

Il figlio dunque che l'Arcangelo mi annun-ziava sarebbe stato Uomo-Dio. Le parole con le quali l'Arcangelo rispondeva alla mia do-manda: «Come avverrà questo?» rivelano questo mistero: «Lo Spirito Santo verrà in te, e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà».

Lo Spirito Santo venendo in me, avrebbe fecondato purissimamente il mio seno, facen-domi generare l'uomo. La Persona Divina del Verbo, congiunta ipostaticamente alla natura umana, mi avrebbe fatto generare il Figlio Eterno di Dio, e quindi mi avrebbe resa vera Madre di Dio, rimanendo intatta la mia verginità.

Le parole misteriose: «La potenza dell'Altissi-mo ti adombrerà» significavano: Come l'Altissi-mo, il Padre, generò in una infinita purezza il Verbo, ab aeterno, così Egli ti adombrerà, cioè tu sarai sulla terra come ombra di Lui, generando veramente, nel tempo, il Verbo di Dio.

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L'Eterno Padre conoscendo se stesso, generò il Verbo nella purezza ineffabile della sua mente divina, ed io, adombrata da Lui con la sua potenza, avrei generato nel tempo il Verbo.

Il Padre conoscendo se stesso nella sua infi-nità e nelle sue perfezioni, generò il Verbo, essendo sussistente ed infinita la sua conoscenza, ossia persona.

Col Verbo spirò lo Spirito Santo, ossia l'Eterno Amore che lo congiunse a Lui. Per l'Eterno Amore, il Verbo fu amato dal Padre e lo amò: il Padre generante e Lui generato. Perciò è chia-mato Figlio di Dio in un senso divinamente vero, com'è divinamente vero lo Spirito Santo, Amore infinito, soffio divino della Divina Carità, eterna, amorosa e sussistente Volontà di Dio, che tutto crea e tutto dispone per la sua gloria, dif-fondendo la sua bontà nella creazione.

Nella creazione del Verbo io dovevo essere adombrata nella potenza dell'Altissimo, cioè del Padre. Ma l'ombra non può avere la luminosità della persona che la produce, ecco perché io, in una profonda umiltà, che ha quasi del-l'infinito, perché fioriva dal confronto con Dio, generai il Verbo, come lo generò il Padre, ma nella sublime ombra dell'umiltà.

Io, conoscendo me stessa nella luce di Dio, mi umiliai immensamente, amandolo sopra

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tutte le cose, e gli consacrai la mia verginità. La mia consacrazione non fu semplicemente

una promessa di non essere del mondo, ma fu una dedizione di amore a Dio.

Per la conoscenza umile di me, Dio mi riempì di grazia fin dalla mia concezione. Nell'atto della concezione ebbi l'uso di ragione perché mi conoscessi piccola, e in questa conoscenza, che era logica per la mia predestinazione eterna a Madre di Dio, io mi umiliai amandolo.

Fui come fiore che sbocciando dava il suo profumo.

La mia umiltà cresceva con la grazia che, nel crescere io, inondava l'anima mia.

Le mie nozze con lo Spirito Santo

Giunta l'umiltà nel Tempio, a contatto con la gloria di Dio che lo riempiva, ad una pro-fondità insondabile, fui inondata dall'Arcangelo, e per lo Spirito Santo, in un atto di volontà tutta data a Dio: Ecce ancilla Domini, fui Sposa dello Spirito Santo veramente e generai il Verbo Umanato.

Sulla terra lo sposalizio si realizza sempre fra due volontà che manifestano un consenso di amore. 11 Sacramento del Matrimonio si

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compie per questo consenso, che rende gli sposi Ministri di questo Sacramento.

Il Sacerdote, come angelo di Dio raccoglie e benedice questo consenso, e ne è primo auto-revole testimone, perché lo raccoglie lui dalla bocca degli sposi. Il sacerdote infatti dice prima allo sposo: «Vuoi ricevere la qui presente N.N. in tua sposa, secondo il rito della Chiesa Cattolica?».

Ed alla sua affermazione - Sì -, volge alla sposa la stessa domanda:

«E tu, N.N., vuoi ricevere il qui presente N.N. in tuo legittimo sposo, secondo il rito della Chie-sa Cattolica?». Alla sua affermazione - Sì -, il Sacerdote fa loro congiungere le mani, e di-chiara realizzato il matrimonio con la benedi-zione di Dio: «lo vi congiungo in matrimonio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» .

Tutto poi è ordinato alla generazione dei figli, scopo principale del Matrimonio, ed alla dedizione dello sposo alla sposa, rappresen-tante, il primo, Gesù, e la seconda la Chiesa.

Gesù che sposò la Chiesa per formare il suo Corpo Mistico, e la Chiesa che gli dona i figli dal suo Corpo Mistico. Gesù che vivifica la Chiesa, e la Chiesa che è fecondata da Lui con la grazia dei Sacramenti, e sopratutto dell'Eu-

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caristia, vita che si comunica per formare i figli del Regno di Dio nella Chiesa.

Un consenso che unisce indissolubilmente due creature in una, non si improvvisa: richiede un'intesa tra gli sposi, uno scambievole colloquio che li rassicuri della ragionevolezza e della libertà del consenso che si danno. E per questo, prima del fidanzamento si chiariscono le situazioni dei futuri sposi, e col fidanzamento ufficiale essi comunicano spiritualmente per intendersi e darsi il consenso con la ragione e la libertà, doti dell'uomo che Dio rispetta sempre quando dona una missione ad una sua creatura ragionevole.

Ed ecco quale fu la realtà delle mie nozze con lo Spirito Santo.

Fui sposata a San Giuseppe per volere del Sommo Sacerdote. Secondo la legge ebraica era un fidanzamento che si compiva col ma-trimonio, con la festa nuziale, per la quale il fidanzato portava la sposa a casa sua defini-tivamente.

San Giuseppe purissimo giglio rappresentava solo il disegno della Divina Volontà su di me e su di lui, che doveva tutelare agli occhi profani la santità della mia maternità.

Lo sposalizio fatto con lui, nel purissimo amore verginale, figurava quello che io dovevo

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fare con lo Spirito Santo, dal quale San Giu-seppe aveva conseguito pienezza di grazia. Per questo, prima che si compisse il rito delle nozze, che determinava il matrimonio nella sua fecondità umana, secondo la legge ebraica, «antequam convenirent», dice il Vangelo, l'Ar-cangelo mi annunziò, perché le nozze figurate in San Giuseppe, io dovevo farle con lo Spirito Santo, in una purezza verginale, degna dello spirito purissimo, infinito.

Nel matrimonio legale, il prendere la sposa nella casa, solennemente, era l'evidente segno della verginità della sposa che si donava allo sposo, rinunziandovi. Perciò Dio volle che l'Ar-cangelo mi annunziasse le mie nozze con lo Spirito Santo, e l'Incarnazione del Verbo in me, nella purissima luce della mia verginità, senza che l'atto di San Giuseppe nel prendermi a casa, «antequam convenirent», avesse potuto in certo modo annebbiare la testimo-nianza della mia purissima e totale verginità.

In seguito soltanto, dopo l'avvenuta Incar-nazione, San Giuseppe doveva essere come om-bra della divina Paternità eterna, ombra na-scosta e silenziosa, per cui Gesù, agli occhi dei profani, appariva figlio di San Giuseppe, figlio del fabbro di Nazaret.

L'annunzio dell'Arcangelo era il colloquio

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preliminare delle nozze, la scelta di Dio Padre di me come sposa, il consenso di Dio che do-mandava il consenso mio. Il mio turbamento ed il colloquio mio con l'Arcangelo furono l'in-tervento della mia ragione e della mia volontà al consenso che Dio richiedeva da me, volen-domi Madre del Verbo che doveva incarnarsi.

La parola dell'Arcangelo: «Lo Spirito Santo verrà in te», era una realtà che annunziava, era il consenso dello Spirito Santo, Eterna Volontà di Dio.

L'Arcangelo non avrebbe potuto dirlo da sé, evidentemente, ma era ambasciatore del con-senso dello Spirito Santo, era «Gabriel missus a Deo ad virginem». Ci voleva anche il consenso mio per realizzare le mirabili nozze.

L'Arcangelo non lo richiese come un con-senso di obbedienza cieca ad un ordine di Dio, ma come un consenso della ragione e della volontà, proprio quello che si richiede per vere nozze, e perciò confermò la sua richiesta col mirabile concepimento di santa Elisabetta. Era un miracolo, sì, ma si toccava con mano, ed era quindi proporzionato alla ragione; e per indurre la ragione dell'atto della volontà, l'Ar-cangelo conferma l'argomento con un dato di fatto che escludeva ogni dubbio che poteva ren-dere esitante la volontà del consenso: «Santa

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Elisabetta era al sesto mese». E suggellò la ri-chiesta del consenso, confermando col mira-colo fatto a santa Elisabetta, che «Nulla è im-possibile a Dio».

Alla mia umiltà che non sapeva dare il con-senso ad un annunzio che sembrava impossi-bile a realizzarsi in tanta piccolezza, l'Arcan-gelo diradò l'amorosa tenebra: «Nulla è impos-sibile a Dio». E perciò non mi rimase che umi-liarmi profondamente innanzi alla Volontà divina, e pronunziare il mio consenso: «Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola».

«E l'Angelo si partì», dice il Vangelo. Si partì esultante del consenso avuto, che

era ormai scritto nel libro di Dio. Lo sposalizio era compiuto: «11 Verbo si fece

carne». Una madre terrena che concepisce un figliuolo,

avverte in sé qualche cosa che la trasforma fisicamente e moralmente, fino al punto che può computare l'inizio della concezione, per regolarsi per il tempo della nascita.

Un senso di profonda gioia, quasi sempre annebbiata dalla incertezza; un turbamento fi-sico, una nausea, un rivolgimento che scam-bia per malanno quando comincia a manife-starsi.

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La madre si raccoglie in sé e non osa ancora parlare del suo stato, che le sembra anormale per i riflessi che può avere sul sistema nervoso. Non sempre la madre accoglie la maternità con gioia, per le responsabilità che porta; ma anche in questi casi, sente nel profondo del cuore una tenerezza verso il germoglio che è sbocciato in lei. Dolore e amore si fondono insieme; tenerezza e timore si armonizzano come due accordi in sordina.

La mia maternità era divina e verginale, ed io, nell'atto della concezione del Verbo, avvertii in me una vita divina che s'irradiava in me; un'intima comunicazione di grazia e di amore accresceva il mio sentimento di profonda umiltà e mi faceva adorare Dio, con immensa emozione di amore.

L'anima mia glorifica il Signore

La grazia era in me una pienezza che voleva scaturire fuori, come scaturisce l'acqua da una fonte ripiena. Perciò, come dice il Vangelo, in quei giorni stessi, io con grande fretta andai in casa di Zaccaria, per santificare il figlio conce-pito da santa Elisabetta, come mi aveva detto l'Arcangelo.

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Non andai con una carovana, andai sola, con grande fretta, perché mi sentivo leggerissi-ma, come spiritualizzata, come se avessi vola-to, toccando appena il suolo. Una profonda elevazione mi rapiva tutta l'anima; ed io, en-trando nella casa di Zaccaria, salutai Elisabet-ta. Dissi parole di benedizione che scaturivano dal Verbo di Dio, Salvatore del mondo, che era nel mio seno, che santificarono il bimbo che essa aveva nel seno, e lo fecero esultare con un sobbalzo. La pienezza dello Spirito Santo che era in me, si effuse in santa Elisabetta, facendola esultare. Perciò, nell'entusiasmo che le suscitava lo splendore della grazia che rifulgeva in me, fu illuminata sull'Incarnazione del Verbo di Dio ed esclamò ad alta voce, nell'impeto della gioia che non poteva frenarsi: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. E donde a me questa grazia, che la Madre del mio Signore sia venuta me? Poiché appena il suono del tuo saluto giunse alle mie orecchie, balzò per giubilo nel mio seno il bambino. E te beata che hai creduto, poiché si adempiranno le cose dette a te dal Signore».

Queste ultime parole santa Elisabetta le disse con un tono di pena, giacché san Zaccaria, suo marito, era là, muto per non aver creduto

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all'Angelo che gli annunziò la nascita di un figlio.

Alle esclamazioni di lodi di santa Elisabetta per me, io, piena del Verbo divino, lode eterna e sostanziale del Padre, risposi con una lode a Dio per quello che in me aveva fatto e per quello che per me avrebbe fatto nei secoli, nelle grandi epoche del mondo, ed esclamai con un tono di umiltà profondissima:

- L'anima mia glorifica il Signore, perché Egli solo è degno di lode, per quello che ha fatto in me, per l'applicazione anticipata fatta a me dei meriti del Figlio suo, Salvatore del mondo, che per prima mi salvò, facendomi immacolata. Perciò:

- Esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore. Non attribuirmi la grandezza che vedi in me;

- Dio rivolse lo sguardo alla bassezza della sua serva, ed il Verbo suo si è incarnato in me,

- e per questo, mi chiameranno beata tutte le generazioni, perché per me, tutte le generazioni avranno il Redentore e la sua misericordia.

Tu mi esalti, e mi chiami beata perché ho creduto; ma le generazioni future mi chiame-ranno beata per quello che ha fatto Dio in me, e perché per me la misericordia e la grazia di

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Dio si effonderà su tutte le generazioni. Perciò soggiunsi, senza offuscare la mia nul-lità, che era profondissima: - Cose grandi ha fatto in rete Colui che è po-

tente ed il cui nome è «Santo». Per la sua potenza mi farà operare grandi

cose; per la sua santità mi farà effondere gra-zie nelle anime; la misericordia che dona loro il perdono, e la grazia che le santifica. La sua misericordia, per me si effonderà su tutte le generazioni ancora a Lui fedeli, cioè nella Chiesa, e si effonderà su quelle infedeli, dissi-pando il male con grande superiore potenza, prodigiosa, perchè operante dove umanamente il ritorno a Dio apparirà impossibile, per il regno di satana, dominante con grande super-bia, con invincibile poteva materiale..

Per questo soggiunsi: - Fece un prodigio col suo braccio, disperse i

superbi nei pensieri del loro cuore. Ha deposto dal trono i potenti, ed ha esaltato gli umili. Ha riempito di beni gli affamati, ed ha lasciato vuoti i ricchi. Ha accolto (novellamente) Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come parlò ai nostri padri, ad Abramo e ai suoi di-scendenti per tutti i secoli.

In queste parole c'era come il prospetto e la sintesi della storia dei secoli, che cominciava

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con l'Incarnazione del Verbo nel mio seno. Gesù Cristo al centro della storia: i tempi passati, uno sviluppo di avvenimenti

che, incosciamente, convergono verso di Lui; il presente, lo sviluppo della grandiosa opera

della Redenzione del mondo, per la Chiesa; il futuro, tutto materiato di apostasia, di

errori, di materiale potenza affascinante le anime, trascinate nel maledetto regno di satana, e nel futuro la vittoria del Regno di Dio: la dispersione rovinosa dei pensieri degli uomini, orgogliosi nella loro apostasia; la ca-duta dei regni e delle potenze terrene, ribellate a Dio e apostate dal Redentore, e l'esaltamento degli uomini sottomessi a Dio nell'umiltà del cuore e nell'amore.

L'umanità sconvolta dagli orrori, dalle sedi-zioni e dalle guerre; l'umanità gemente nella miseria e nel dolore, di fronte all'egoismo ed allo sfruttamento della tirannia del mondo; l'umanità sconvolta dagli errori e dai vizi, dal-l'orgoglio e dalla impurità, assetata di luce, di pace, di purezza ed anche di tranquilla e so-bria vita nel tempo. Ricondotta per il Redentore nella luce della verità per la Chiesa, e satollata di beni, di fronte alla rovina di quelli che la tradirono, e che rimarrano vuoti, falliti, tra-volti dalla potenza di Dio:

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Inanes: senza potenza, senza fascino, senza tracotante dominio di ricchezze

Inanes: come è svaporata una oscura nube dal vento bruciante, come è dissipata una nu-vola di polvere dai trionfanti venti dei monti;

Inanes: come inaridiscono gli sterpi che sembravano trionfanti nelle stoppie, divorati dal fuoco, dalle fiamme che purificano l'arida terra infeconda, e la rendono piena di fiori e di piante fruttifere, per la benedizone di Dio.

- È l'atto finale della storia dell'umanità, il ritorno del popolo ebreo a Dio nella Chiesa Cattolica e quindi la generazione dei figli di Dio numerosi come le stelle del cielo e le arene del mare

come Dio promise ad Abramo e alla sua di-scendenza nei secoli.

In una parola, sintetizzata da san Paolo: Cristo ieri, oggi e nei secoli L'anima mia perciò, vedendo in me il prin-

cipio dell'oggi di Dio, per l'Incarnazione del Verbo nel mio seno, non poteva non erompere nella lode di Dio: L'anima mia glorifica il Si-gnore.

Il bimbo che santa Elisabetta aveva nel seno esultò di gioia per il mio saluto, che era saluto di benedizioni e di grazia santificante, per il

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Verbo umanato che io avevo nel seno. Santa Elisabetta esultò anch'essa di gioia,

ed io esultai nel mio spirito, riconoscendo quell'onda di grazia dal Dio Salvatore mio.

Veramente mio, perché mio Figlio; veramente mio Salvatore, perché per i meriti suoi io sono «immacolata», e «piena di grazia».

Elisabetta mi lodò come Madre del suo Si-gnore e mi chiamò beata, ed io glorificai il mio Signore, perché aveva volto lo sguardo alla mia bassezza e mi aveva dato il suo Figliuolo, quando mi ero dichiarata sua serva: Ecce ancilla Domini.

Ero beata per la misericordia divina, e beata mi avrebbero chiamata tutte le generazioni, per quello che Dio aveva fatto in me di grande, e per la misericordia che per me avrebbe effusa nella Chiesa, nel mondo, in tutti i secoli, e negli ultimi secoli del mondo col trionfo del Regno di Dio e la finale sconfitta del regno di satana, riconducendo le anime smarrite all'ovile di Gesù.

Dio mi costituì infatti come vessillo di vittoria su satana, fin da quando l'uomo cadde nel peccato, e cadendo miseramente, aprì il varco a satana. Mi costituì sua nemica, terribile come un esercito schierato per fargli guerra fino alla sua sconfitta finale, dicendo di me: «Essa ti

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schiaccerà il capo, e tu, giacendo, aspetterai il suo piede trionfante» (Gen 3,14).

Per una donna satana entrò nel mondo; per una donna, a piè di un albero, per un frutto bello nell'aspetto e dilettevole nel gusto; e per una donna piena di Grazia, per lo Spirito San-to, Madre di Dio e degli uomini, a piè della Croce, per un divino frutto sfigurato tutto nel-l'aspetto ed amarezza al mio Cuore satana deve essere scacciato dal mondo.

Per questo io ho detto a Fatima che per il mio Cuore, e per la devozione al mio Cuore, la Chiesa trionferà e verrà il Regno di Dio.

In un mondo apostata che è contro Dio, ri-suonerà dal mio Cuore l'inno di fede e di amore, col quale introdussi nel mondo il Redentore: Magnificat anima mea Dominum.

Per l 'Eucaristia ancora io Lo dono al mondo: Il sacerdote consacra dicendo: «Questo è il

mio Corpo, questo è il mio Sangue». Il Corpo che io detti a Gesù, il Sangue mio che lo vivi-ficò nel mio seno. Il Corpo che gli donai per lo Spirito Santo, Eterno Amore che mi infiammò il Cuore di amore, e nel Suo e nel mio amore, mi fece Madre del Verbo di Dio, fatto carne in me.

Ancora una volta l 'amore del mio Cuore at-

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trarrà lo Spirito Santo sulle anime, e farà ge-nerare i figli di Dio, il Corpo mistico di Gesù. Ancora una volta dal mio Cuore, giglio di pu-rezza, verrà la luce che riaccenderà la fede nei cuori sviati dalle sozzure dell'impurità.

E sul mondo desolato dall'obbrobrio di una clamide rossa, e perciò oppresso da spine, trionferà la Croce nello splendore dell'amore.

Napoli, 26 marzo 1962

Sac. Dolindo Ruotolo

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SECONDO MISTERO GAUDIOSO:

LA VISITA DI MARIA SANTISSIMA A SANTA ELISABETTA

Per il mese del Rosario predicato nella Parrocchia dell'Ascensione a Chiaia -

Napoli, ottobre 1958

Dio solo! Napoli, 16 ottobre 1958

Scrivo oggi quello che posso ricordare della predica fatta ieri.

Io salgo sul pulpito completamente vuoto; quasi sempre senza sapere neppure il soggetto che debbo trattare. Tutto è frutto di grazia per la luce interna che io sento quando comincio a parlare. Tutto è opera della misericordia di Dio, e a me non rimane che la confusione, ed il profondo senso della mia nullità.

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L'ammirabile mistero dell'Incarnazione del Verbo Eterno in Maria

Miei carissimi fedeli, ieri sera abbiamo contemplato il primo Mistero gaudioso: 1'Annunziazione di Maria santissima; questa sera dobbiamo meditare il 2° Mistero gaudioso: la Visita di Maria SS. a Santa Elisabetta.

Con l'abitudine che oggi si ha di abbreviare sempre, e, direi di acciabattare, o, come si dice a Napoli, di arrunzà le opere di pietà, quasi che pesassero, questo mistero modernamente si annunzia: «La Visita a santa Elisabetta». Noi l'annunziamo alla maniera antica: Nel se-condo Mistero si contempla come la Vergine SS. andò a visitare Santa Elisabetta, e stette con essa tre mesi.

È un mistero di altissima importanza, per-ché è la prima effusione di grazia di Gesù per Maria.

La Vergine SS. fa un viaggio alla casa di santa Elisabetta fino ad Ain-Karin. È il primo viaggio della grazia divina, che Maria avrebbe poi continuato nei secoli fino alla fine del mondo, perché è sempre per Lei che si effonde la grazia nelle anime, è sempre Maria che ci porta Gesù e ci porta a Gesù. Per questo la

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Chiesa, celebrando la festa della Visitazione di Maria, la chiama festa della Madonna delle grazie, ossia: festa della grazia che si effonde per Maria.

Che cosa avvenne in Maria quando disse quelle arcane parole, «Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola»? Dio che tratta le creature con grande riverenza, come dice la Scrittura, quando vuole compiere in loro un suo disegno, vuole il loro libero consenso. È per l'infinita sua signorilità che Dio vuole questo consenso, rispettando il dono più bello che ha dato alla sua creatura: la li-bertà.

La libertà umana che consente ai disegni di Dio, è amore che si dona: Ecce ancilla Domini; è amore che ubbidisce per amore: Fiat mihi; è amore che si dona umiliandosi profondamente alla luce della Parola di Dio e nello splendore dell'Infinito Amore: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.

La parola dell'Angelo era la Parola di Dio; il disegno che quella parola rivelava, era l'espres-sione della Divina Volontà, che in Dio è l'Infi-nito Amore, cioè lo Spirito Santo.

Maria dunque, donandosi a Dio per la parola dell'Angelo, aveva contatto con l'Infinita

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Potenza, con l'Infinito Verbo, con l'Infinito Amore: la Potenza di Dio voleva operare la Redenzione, il Verbo incarnandosi la compi-va, lo Spirito santo la fecondava.

Quanti misteri in queste semplici parole di Maria: Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola! Come una corrente elet-trica non dà luce, calore e movimento senza il polo positivo che si accosta al polo negativo, e questo, accostandosi al positivo quasi gli si dona, perché per esso si attui l'opera della cor-rente, così il consenso delle creature alle opere che Dio vuol compiere in loro e per loro, è come l'avvicinarsi di Dio alla nullità della crea-tura, e l'elevarsi della creatura a Dio infinita Potenza, infinita Sapienza, infinito Amore.

Tale fu il consenso di Maria: Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola!

Consenso di amorosa dedizione alla Divina Volontà, all'Infinito Amore, allo Spirito Santo, che si riversò, per così dire, in Lei, l'adombrò, possedendola in tutte le sue facoltà, e in tutta la sua vita, come fiamma ardente che si riversa sul piccolo legno, lo possiede, lo circonda, lo rende incandescende di sé, lo rende sfavillante della sua fiamma. Così in Maria fu fecondato dallo Spirito Santo quel germoglio di vita che ricevendo da lui la fecondità, sbocciava nella

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prima cellula embrionale del Corpo del Reden-tore, Vittima di Redenzione per la salvezza degli uomini. In quel medesimo istante il Verbo di Dio terminò quella prima cellula, che, per la fecondazione dello Spirito Santo, era già in embrione un corpo umano, a cui fu infusa l'ani-ma, e che in quella unione doveva diventare persona, e fu terminato dalla Persona del Verbo, ed era perciò vero Dio, come era vero uomo.

Qual mistero ammirabile! Maria rimaneva una creatura umana, ma

aveva già nel seno la Persona del Verbo, che aveva terminato la natura umana, e questa era stata tratta dall'umanità di Maria, benedetta tra le donne e Madre del Verbo fatto carne in Lei dalla sua carne e dalla sua vita, essendone vera Madre, Madre di Dio, perché Madre del-l'Uomo-Dio.

Non c'era oramai più bisogno di altro inter-vento soprannaturale di Dio; quel piccolo em-brione era già formato, doveva crescere secondo le leggi naturali della maternità fino al nono mese, quando poteva aprirsi il varco nel mondo, per crescere ancora nelle braccia di Maria, per il suo latte, per le sue cure, e giungere fino alla maturità per donarsi come Maestro e come Vittima di Redenzione.

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Cominciò in Maria, appena ebbe concepito l'Uomo-Dio, direi quasi come un esosmosi e un endosmosi' mirabile di due vite: una uma-na, la vita materna di Maria; una divina, la vita temporale dell'Uomo-Dio, che viveva e si accresceva nel seno di Maria per la vita materna di Maria: il Sangue di Maria circolava in Lui, e il Sangue suo che era divino, circolava in Maria, che donava sangue umano e riceveva Sangue Divino, per cui la sua vita materna era divina per il Verbo fatto carne in Lei.

Esosmosi ed endosmosi ammirabile che si realizzava in Maria come per Lei doveva rea-lizzarsi nella Chiesa, Corpo Mistico di Gesù. Nella Chiesa, che doveva donarsi a Gesù per formarne il Corpo Mistico, e doveva ricevere da Gesù per Maria, la vita divina della grazia. Esosmosi ed endosmosi che si realizzò in Maria nell'atto della sua concezione, quando Dio, in

previsione dei meriti di Gesù, già presenti in Dio, in cui tutto è presente, la riempì di gra-zia, rendendola Immacolata.

Come poteva non essere Immacolata Maria, che doveva dare la vita a Colui che doveva

Esosmòsi: passaggio di due liquidi diversi dall'in-terno all'esterno.

Endosmòsi: passaggio di due liquidi diversi dal-l'esterno all'interno di una membrana porosa.

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distruggere il peccato, schiacciare per Lei il capo al demonio, distruggere il suo tenebroso regno, ed umiliare il suo orgoglio con l'umilia-zione dell'Incarnazione e con l'estrema umilia-zione della Croce?

Maria dunque, tutta piena di grazia, da su-scitare l'ammirazione dell'Arcangelo nel salu-tarla: Ave Grazia plena; tutta unita a Dio per questa Immacolata pienezza, e benedetta fra le donne: Dominus tecum, benedic ta tu in mulieribus, nell'atto dell'Incarnazione del Verbo ricevette la pienezza della vita della grazia, della vita divina, perché il Verbo fatto uomo in Lei era suo figlio, era vita della sua vita, e le donava come vita sua la vita divina, perché era figlio suo.

Come rimase Maria dopo l'Incarnazione del Verbo

Maria SS., dopo l'Incarnazione del Verbo in Lei, si trovò con l'anima come immersa nel-l'oceano infinito della SS. Trinità.

La pienezza di grazia che l'Arcangelo salutò in Lei, e la grazia che aveva trovato presso Dio, la rendevano piena della Potenza, della Sapienza, e dell'Amore Infinito di Dio, che l'aveva adombrata e vivificata, e perciò in Lei comin-

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ciò una vita nuova: Era in profondo raccogli-mento, adorando e amando Dio Uno e Trino con la stessa adorazione e con lo stesso amore del Verbo Umanato, che era ormai suo Figlio e viveva della sua vita, sviluppandosi in Lei l'umanità da Lui assunta.

Mi sembra quasi di vederla, col volto rag-giante, con le mani incrociate sul petto, in una profonda umiltà ed in profondo silenzio!

Com'era bel la , come spirava da Lei , e raggiava la pienezza della grazia da tutto il suo essere!

Ma la pienezza che sentiva, voleva espan-dersi nelle anime, perché Essa doveva dare al mondo il Salvatore, e sentiva già nella vita del suo Figlio Divino quel desiderio di accendere nelle anime la fiamma dell'amore, e di essere battezzato col battesimo di sangue della sua immolazione.

Dio creò i cieli e la terra e le meraviglie dell'Universo diffondendo ad extra la sua bontà; Maria che lo aveva nel seno come suo Figlio, non poteva non avere un impeto di espansione, e perciò non rimase immobile nel povero cantuccio di Nazaret. L'Arcangelo le aveva detto che la cugina sua, Elisabetta, era al sesto mese di una gravidanza miracolosa, aveva dovuto dirle pure che il figlio che essa portava

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nel seno, aveva la missione di preparare la via al Figliuolo Divino, e perciò si mosse in fretta per andare sulla montagna dove abitava Santa Elisabetta, per effondere su di lei e sul suo figliuolo la grazia: Abiit in montana cum festinatione (Luca 1,39).

Perché la fretta nel suo cammino? Perché era piena di gaudio celeste, pienissima di gra-zia, e non sentiva più il peso del suo corpo. Alcuni moderni hanno pensato ed hanno effigiata Maria, che, unita ad una carovana, viaggiò su di un cammello. È un assurdo, e che non ha fondamento alcuno nel Vangelo. Maria andò sola, a piedi, quasi sorvolando il suolo, tutta assorta in Dio.

Qualche volta vi sarà successo di sentirvi leggeri nel camminare, quando siete stati presi dal fervore spirituale o dall'impeto della carità. Allora non avete avvertita la stanchezza, non avete avvertito il cammino, e siete andati con fretta calma e composta, come se un vento vi portasse. Se avete provato uno di questi momenti, potete farvi una certa idea del cam-mino di Maria'.

1 . A det ta di a lcuni tes t imoni , sembra che i l P. Dolindo abbia provato il fenomeno della levitazione (e anche della bilocazione). Il suo salire, a volte, le ripidi

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La visita a Santa Elisabetta: la profonda sublimità del Magnificat

Maria entro nella casa di Zaccaria, e salutò Elisabetta.

Quale fu questo saluto? Fu certamente una Invocazione a Dio, una benedizione a lei ed al suo figliuolo, miracolosamente concepito. In quel saluto ci fu certamente un effusione straordinaria di grazia su Elisabetta e sul suo figliuolo. Essa fu ripiena di Spirito Santo, e il bambino fu santificato e purificato dalla mac-chia originale. Maria piena di Spirito Santo lo e f f u s e s u l l a c u g i n a . M a d r e d i v i n a d e l Redentore, effuse nel bambino la sua miseri-cordia redentrice, lo purificò e lo santificò. Santa Elisabetta, guardando Maria ed abbrac-

scale di casa, con leggerezza di una piuma, quasi vo-lando, particolarmente negli ultimi anni della sua vita: lui debole e colpito da paralisi! È stato visto sollevato in aria, assieme alla Venerabile Suor Giuseppina, Carmelitana dei Ponti Rossi in Napoli.

Del resto lo stesso P. Dolindo in questa pagina sem-bra confermare di avere avuti questi fenomeni.

E se S. Giuseppe da Copertino, P. Pio da Pietrelcina, S a n F r a n c e s c o d ' A s s i s i e t a n t i a l t r i h a n n o esperimentato simili fenomeni, perché poi non am-mettere, almeno come ipotesi, che ne abbia usufruito anche Maria, ripiena nell'anima della gioia di posse-dere il Figlio di Dio?

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ciandola sentì queste effusioni di grazia; il bimbo le saltellò nel seno per giubilo, ed essa esultò per amore verso Dio e per sorpresa nel vedere Maria come trasumanata. Capì il mistero che si era compiuto in Lei, e perciò, per la commozione e l'esultanza, esclamò ad alta voce: -Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. E donde a me questo, che la Madre del mio Signore venga a me? Poiché ecco che appena il suono del tuo saluto giunse alle mie orecchie, balzò per giubilo nel mio seno il bambino. E te beata che hai creduto al messaggio dell'Arcangelo, mentre Zaccaria non credette e rimase muto, poiché si adempiranno le cose dette a te dal Signore (Lc 1,41-45).

Le cose dette a Maria dall'Arcangelo s'erano già compiute, perché aveva concepito per opera dello Spirito Santo; ma dovevano compiersi le parole riguardanti il suo Figliuolo nei secoli. Di fronte a questo orizzonte di grazie e di misericordie, Maria si raccolse nella sua umiltà e l'anima sua cantò a Dio un mirabile cantico (Lc 1,46-55) che sintetizzava tutta la sua missione e tutta l'opera di Dio, esclamando:

- L'anima mia glorifica il Signore: Tutto quello che vedi in me non è mia glo-

ria; l'anima mia, piena di grazia, glorifica Dio

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che l'ha colmata di beni per la sua gloria. Egli mi ha redenta con Redenzione anticipata, fa-cendomi immacolata per i meriti del Redento-re, e perciò

- il mio spirito esultò in Dio mio Salvatore: I meriti del Redentore, applicati a me nell'atto della mia concezione, fecero esultare l'anima mia in Dio mio Salvatore.

L'esultanza del suo spirito era la perfetta unione con Dio, e quindi l'uso di ragione fin dal suo concepimento, perché nella sua conce-zione il corpo era una cellula embrionale, ma l'anima era piena di grazia, tutta in Dio e tutta di Dio, e non aveva bisogno del corpo per ope-rare, non doveva aspettare lo sviluppo per ra-gionare, era come anima già gloriosa, che, senza il corpo, nel Cielo ha la visione beatifica e glorifica Dio: l'anima mia glorifica il Signore. Era poi logico, come sono logiche tutte le opere di Dio, che colei che doveva essere Madre del Redentore, raccogliesse per prima la ricchezza dei suoi meriti, e per questo disse: Esultò, non esulta ora, ma esultò nel concepimento immacolato in Dio mio Salvatore.

«Mio» perché doveva essere suo figlio. Essa sola poteva chiamarlo «mio Salvatore».

Questo mirabile privilegio fu dono di Dio per Lei e per tutta l'umanità. Maria non se ne

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gloria, ma lo attribuisce tutto alla misericor-dia di Dio, che è sguardo amoroso alla picco-lezza della sua creatura, e perciò esclama:

- Guardò la piccolezza della sua serva, e lo fece per tutte le anime che da Lei attinge-ranno la salvezza, per il suo Figliuolo Reden-tore, che in Lei si incarnò quando essa si di-chiarò serva: Ecce ancilla Domini. Dio guardò la profonda umiltà della sua serva, che si ri-guardò piccola piccola innanzi alla sua Mae-stà, e si dichiarò sua serva,

- e tutte le genti guarderanno a Lei come a Madre del Verbo di Dio e canale mirabile di grazie, e la chiameranno beata, esultando in Lei che dona il Redentore, in Lei che per questo sarà proclamata madre loro.

Maria è dunque il fulcro e il centro dell'opera di Dio, perché in Lei si rivela la potenza divina, in lei rifulgono i raggi dell'infinita santità di Dio. Per questo Maria soggiunse con profondissimo significato:

- Mi ha fatta grande Colui che è Potente, ed il suo Nome è 'Santo'. Maria è più grande di tutta la creazione, è più santa degli Angeli e dei Santi. Tutte le meraviglie del creato vengono dalla Potenza di Dio, tutte le grandezze della santità vengono dalla Santità di Dio per la grazia che la diffonde nelle anime.

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Dio ha creato grande Maria, ed ha fatto in Lei cose grandi, riversando in Lei la sua Potenza, e diffondendo in Lei per la pienezza della grazia la sua Santità. Se è vero, come è veris-simo, che Dio non può fare una creatura più grande e più santa di Maria, Figlia prediletta del Padre, Madre del Verbo Umanato, e Sposa dello Spirito Santo, è vero che in Lei si mani-festa e si effonde tutta la Potenza di Dio, e tutta la sua Santità, per quanto è possibile in una creatura. E per questo Essa è al di sopra di tutto il Creato, e di tutti gli Angeli e i Santi.

Nella sua profondissima umiltà, Maria non si riguarda come grande e santa al di sopra di ogni creatura, ma, essendosi dichiarata serva di Dio, Essa si riconosce come ancella e canale della misericordia divina che per Lei passa

- di generazione in generazione su quelli che lo temono.

È logico anche questo, giacché, dando Essa al mondo il Redentore, ha donato la miseri-cordia che redime e perdona, ed è salvezza di quelli che liberamente accettano la salvezza, ossia di quelli che temono Dio.

Avendo parlato di quelli che lo temono, e sui quali si effonde la sua misericordia, e quindi la salvezza, Maria fa un mirabile quadro della sorte di quelli che non lo temono, di quelli che

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non riconoscono la sua potenza infinita, errano nei loro stolti pensieri, si elevano nella loro superbia, si credono sufficienti nel loro orgo-glio, e satolli della loro vanità.

Contrappone Maria la potenza divina che fa grandi quelli che temono Dio, e la stessa po-tenza che disperde quelli che non lo temono.

È un contrapposto mirabile che abbraccia tutti i secoli, a cominciare da Lucifero e dagli Angeli ribelli:

- Operò nella potenza del suo braccio, disperse i superbi nei pensieri del loro cuore.

Disperse Lucifero orgoglioso di sé, e gli Angeli ribelli; disperde i superbi di tutte le ge-nerazioni, nei pensieri stolti della loro mente orgogliosa, carica di errori. E gli errori sono dispersi dalla luce di Dio, come le ombre e le tenebre dalla luce del sole: Depose dalle loro sedi di gloria e di angelica potenza Lucifero e gli Angeli ribelli, e depone i ribelli alla divina Potestà dalle sedi del loro orgoglio, dai troni regali e dalle cattedre della menzogna,

- ed esalta gli umili. Le sedi degli Angeli ribelli sono occupate dai

santi, dagli umili che amarono e glorificarono Dio, e le sedi degli orgogliosi, erranti nei loro errori, cadranno per la luce delle verità della fede, per il magistero infallibile della Chiesa.

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Per questo magistero gli anelanti alla verità verranno satollati, e gli erranti ostinati saranno vuoti di ogni bene:

- Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes.

È questo il compimento del regno di Dio, il compimento delle sue promesse nella fine dei tempi:

Israele ritornerà a Dio convertendosi, e Dio lo raccoglierà nella sua misericordia:

- Suscepit Israel, puerum suum, recordatus misericordiae suae.

- Si compiranno le promesse fatte da Dio ad Abramo, e alla sua discendenza per i secoli.

La sua discendenza numerosa come le arene del mare e le stelle del cielo, è la Chiesa, militante nella sua mirabile unità con Israele convertito, e con tutti i popoli che a lei si uni-ranno, e trionfante nel Cielo, dopo la fine del mondo, nella gloriosa unione con Dio.

L'unione del nostro cuore a Maria in questa posta del Rosario

Le grandi varietà dell'Ave Maria

Il Rosario non è una preghiera monotona, nella quale si ripete sempre lo stesso, come pen-

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sano quelli che vanno trovando una scusa per non recitarlo. Esso ha una grande varietà, pro-prio nelle Ave Maria, ed ha una grande e molte-plice luce nei misteri che si contemplano.

Non è un biascicare ... sonnolento; è un'ar-monia meravigliosa, come uno strumento mu-sicale non è una monotona ripetizione di una nota, ma è una variazione melodica ed armo-nica che eleva lo spirito, e suscita in lui tanti affetti e tanti pensieri dolci e vaporosi, quasi, come il vibrare delle onde, e come la soavità degli accordi musicali.

Il pianoforte, per es., ha una tastiera con tanti tasti della stessa forma e misura, eppure ognuno di quei tasti ha un suono diverso, e la loro unione artistica forma una commovente armo-nia, ed eleva lo spirito in una dolce melodia. Variano le note e variano gli accordi non solo materialmente, ma anche spiritualmente, secondo il sentimento artistico di chi suona. Variano anche secondo i modi della composizione che esprimono gli stati del cuore. Il modo minore, patetico e quasi lamentoso, si usa per una scena dolorosa, il modo maggiore, gioioso e quasi trion-fante, si usa per una scena di gioia. Nel canto della Chiesa, nel canto gregoriano, non ci sono due modi soltanto come nella musica moderna, ma ce ne sono otto, ed ognuno di essi esprime

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uno stato speciale dell'anima. È un'immensa ricchezza armonica e melodica, che ha un ri-scontro nella ricchezza dei movimenti del cuore nelle Ave Maria e nei misteri del Rosario. Come sempre, la Chiesa è mille volte più ricca del mondo in tutte le manifestazioni dello spi-rito, del pensiero e dell'arte.

Ascensioni luminose e trasformanti

Chi prega recitando il Rosario, ascende per le Ave Maria come per una scala luminosa che lo porta a Dio per Maria, e si tuffa, per così dire, in un mare di luce con la contemplazione dei misteri.

I monti sono un pendio che ad ogni passo porta in alto, e sono splendidi quando li indora il sole e li trasforma da paurosi colossi notturni in gioiose altezze, che invitano a salire, a superare gli ostacoli, ed anche ad acrobatiche ascese per raggiungere la cima, ed espandere l'occhio e l'anima nel panorama.

Così è il Rosario, così sono le Ave Maria ed i panorami meravigliosi dei misteri.

L'anima nell'ascesi della preghiera si eleva, nella contemplazione si trasforma. È per essa come un bagno galvanoplastico che l'inargenta

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e la indora. Nella galvanoplastica l'oggetto che si vuole argentare si immerge in un bagno sa-turo di argento o di oro, attraversato dalla cor-rente elettrica per due poli, positivo e negativo, congiunti al bagno ed all'oggetto. L'argento o l'oro si depongono sull'oggetto e lo tra-sformano. Diventa bianco per l'argento, o giallo per l'oro. Estratto dalla vasca lo si lavora, e diventa di un giallo o di un bianco brillante.

L'anima nella contemplazione si trasforma, s'indora nella luce dei misteri. Prega nell'umiltà, supplicando, ed è come un polo negativo, si slancia verso Maria in Dio, contemplando, e si trova unita al polo positivo. La corrente della grazia la trasforma, e può diventare una nuova creatura.

Preghiera potente contro satana

Il Rosario è anche una preghiera potente contro satana e contro gli assalti del male. La Chiesa ha riportare e riporta i suoi grandi trionfi per questa preghiera. La corona del Rosario, da questo punto di vista è come il nastro di una mitragliatrice: ogni grano è un colpo, ogni affetto dell'anima è come un'esplosione di fede che sgomenta satana, e Maria ancora una vol-

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ta gli schiaccia il capo. L'anima vince per la Regina delle Vittorie, e per l'ascesa verso Dio nella salvezza, essa ha nel Rosario come la chiave del Cielo.

È peccatrice, ma invoca la misericordia per Maria: Prega per noi peccatori.

È pellegrina dolente nel trapasso dalla terra, ma è sostenuta dalla preghiera di Maria: Prega per noi peccatori, adesso, nei pericoli del cam-mino, e nell'ora della nostra morte; nell'ango-scia del trapasso, l'ultimo gradino della lumi-nosa scala del Rosario che ci introduce nel-l'eternità, coperti dai meriti di Gesù, indorati e inargentati dalla galvanoplastica della con-templazione dei misteri.

Come le variazioni musicali

Che cosa grande è il Rosario! In questo secondo Mistero gaudioso l'anima

segue Maria che va in fretta verso il monte: Abiit cum festinatione.

Maria è tutta assorta nel Verbo di Dio che porta nel seno, e l'anima si unisce a Lei: Ave Maria.

Nel primo grano della corona la si sente a fianco, nel secondo la si sente unita nel cuore,

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nel terzo la supplica con filiale fiducia, nel quarto si sente povera e peccatrice; e la sup-plica è in continua variazione di affetti, che mutano la preghiera in armonia.

Come nelle variazioni musicali, il tema me-lodico è sempre lo stesso, ma varia continua-mente: una volta al violino, una volta al basso, una volta nell'accordo di contrappunto, e di-venta sempre nuovo in questa artistica varietà; una volta arpeggia, una volta si concentra in accordi..., ed è sempre toccante; così sono le Ave Maria per un'anima che segue Maria nei suoi passi verso i monti; e ad ogni Ave Maria ha una speciale e toccante melodia di amore e di fede. L'anima, arpeggiando sulla corona, segue Maria sino alla casa di Santa Elisabetta; contemplando ammira il saluto di Maria, si estasia nella gioia di Santa Elisabetta, si sente anch'essa trasfusa di grazia, perché anch'essa saluta Maria, ed anche a lei risponde Maria, effondendole lo Spirito Santo di cui è sempre ripiena. In ogni Ave Maria detta bene, nella contemplazione del mistero, che unisce l'ani-ma a Maria vivente della vita di Lei, c'è una effusione di grazia da parte della Vergine.

Se uno vi saluta, voi rispondete con un saluto, con un sorriso, col pigliar conto di chi vi saluta, domandando:

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- Come state? Offrendogli i vostri aiuti: - Posso servirvi in

qualche cosa? E potete immaginare che Maria non risponda

al saluto ripetuto a Lei cinquanta, cento, centocinquanta volte?

Con la contemplazione dei misteri voi le siete familiari, vivete quasi con Lei nell'amicizia dell'amore, che si congratula con Lei, che geme con Lei, che esulta con Lei. E potete pensare che Essa non risponda al vostro amore col suo amore? Come grande Regina, Maria è nobilis-sima e ricchissima, e risponde sempre al saluto dell'anima con un beneficio.

Vi può sembrare difficile questo modo di recitare il Rosario?

Siamo troppo abituati a recitarlo con negli-genza, lo capisco, e sembra quasi impossibile concentrarci veramente in questa preghiera. Ma, in ogni cosa bella, in ogni arte ci vuole l'esercizio per riuscirci. Non si impara di un colpo il pianoforte, non si riesce in un momento nella pittura, o nella scultura, o nel ricamo. L'anima può aiutarsi tenendo presente nella recita del Rosario, immagini belle dei misteri, può farsi aiutare supplicando Maria a vivificare con la sua grazia la nostra preghiera, perché il saper pregare è grazia di Dio, fa parte del dono della

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pietà dello Spirito Santo. Con l'esercizio dili-gente di ogni giorno, si può giungere a recitare degnamente il santo Rosario.

L'eco del magnificat nell'anima nostra'

Contemplando Maria che risponde all'elogio di Santa Elisabetta col sublime cantico del Magnificat, l'anima sente in se come l'eco di quel cantico. Quando una bimba impara dalla mamma una preghiera, non la recita tutta con lei, l'ascolta, e ripete con lei l'ultima parola, come la ripete l'eco quando parliamo. Tutta la nostra frase è ripetuta dall'eco, ma solo l'ulti-ma parola par che ritorni al nostro orecchio.

La mamma dice alla bimba: - Ripeti con me: Ave Maria piena di grazia. - E la piccina dice solo: Di grazia. E la mamma: Il Signore è con te, tu sei

benedetta fra tutte le donne. E la piccola dice: Donne. Parlando dove risuona l'eco, noi diciamo:

Sia lodato Dio per sempre.

' Quanto segue, è un intreccio mirabile e originalis-simo del Magnificat e dell'Ave Maria. Lo riscontriamo pure in altri scritti del P. Dolindo.

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E l'eco risponde: Sempre. Tu canti, o Maria, e il tuo canto ha eco nel-

l 'anima nostra, che salutandoti e pregandoti con 1'Ave Maria la recita quasi facendo eco al cantico tuo. Tu dici: L'anima mia glorifica il Signore. E l'anima pregandoti glorifica Dio, e l'eco

della tua voce è: 11 Signore. Tu soggiungi: Ed esultò il mio spirito in

Dio mio Salvatore. E l'eco dell'anima risponde: Mio Salvatore. - L'anima salutandoti mentre tu canti, sente

il Signore nella sua gloria, e il Salvatore suo nella sua misericordia. L'eco del tuo mirabile cantico produce in lei emozioni di amore verso Dio, eco anch'esse dei palpiti del tuo Cuore Immacolato. Tu canti: Perché guardò la piccolezza della

sua serva. - E l 'anima risponde in un sentimento di

umiltà: Sua serva. - Tu soggiungi: Ecco che per questo, e da ora

mi chiameranno beata tutte le genti. E l'eco risponde nell'anima: Tutte le genti,

sentendo, nel salutarti, che tu sei l'ammirazione dei secoli e la gloria della Chiesa.

- Tu canti: Perché mi ha fatta grande Colui che è potente, ed il suo nome è «Santo».

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- E l'eco risponde nell'anima: Potente, Santo. E salutandoti con l'Ave Maria, riconosce in te il capolavoro della potenza e della santità di Dio. Tu esclami, o Maria, che sei grande, per-

ché per te, Madre del Salvatore: La misericordia di Dio passa da generazione in generazione su quelli che lo temono.

- E l'eco risponde nell'anima che ti supplica: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi pecca-tori, adesso e nell'ora della nostra morte; risponde come dolce rassicurazione della tua materna bontà: Misericordia di Dio, Timore di Dio. Tu canti la Misericordia di Dio e la effondi,

ed esalti la Giustizia di Dio che, per misericordia, redimendo l'uomo, opera nella potenza del suo braccio, disperde i superbi nei pensieri stolti del loro cuore, abbatte il regno di satana e il regno del male, esalta gli umili che temono Dio, li riempie di beni con i frutti della redenzione, e lascia vuoti i superbi che si credono ricchi. E l'eco risponde nell'anima, facendole sentire

mentre ti saluta, in una santa atmosfera di misericordia e di pace come vento che diffonde nella valle che echeggia l'armonia del suo zeffiro soave, il profumo dei fiori, quasi eco gentile della valle di lacrime, fiorita di grazie per la Redenzione, per il compimento delle

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promesse di Dio al suo popolo, delle promesse fatte ad Abramo per la Chiesa sua mistica di-scendenza.

Tu canti, e l'anima si sente erede delle pro-messe di Dio, perché figlia della Chiesa, per-ché tua figlia, di modo che essa ti saluta e t'invoca col cuore pieno di amore.

L'eco del tuo canto avviene nell'anima con-templandoti, senza bisogno di dire altre parole che 1'AVE MARIA, perché con quel saluto e con quella preghiera ti sta vicina, e vive della tua vita.

Orientamento dell'anima nei misteri del Rosario

In ogni mistero del Rosario, c'è per l'anima un orientamento spirituale che la eleva nel-l'amore, e le traccia un cammino di virtù.

Nell'Annunziciorie l'anima si ricorda della propria vocazioné nella vita, e si offre alla Vo-lontà di Dio: Ecce ancilla Domini, in qualun-que stato si trovi. Questo avviene soprattutto nelle anime consacrate a Dio, o aventi un ufficio di alta responsabilità, come sono i genitori e quelli che rivestono cariche speciali. In quel-

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le anime giovanili che non si trovano in queste condizioni la preghiera e la contemplazione del primo mistero le orienta nella oscurità del loro avvenire, col desiderio di fare la Volontà di Dio.

L'anima prega anche riparando, perché ogni preghiera può avere questo valore di ripara-zione, e supplisce quelle che vivono come pecore sbandate nelle passioni, o, peggio, nella ribellione alla Volontà di Dio. L'Ecce ancilla Domini di Maria ebbe questo valore di ripara-zione, perché Essa era la seconda Eva, come Gesù era il secondo Adamo, e riparava la ri-bellione della prima Eva, sottoponendosi al Volere di Dio.

Nel secondo mistero gaudioso, la visita a Santa Elisabetta l'anima impara da Maria la carità che si effonde, e l'amore che rende a Dio ogni gloria ed onore. È sollecita nel soc-correre, nel pregare per gli altri, nel partecipare i doni ricevuti da Dio, e lungi dall'insuperbirsi, dona a Dio solo ogni gloria.

Nel terzo mistero gaudioso, la nascita di Gesù, l'anima adora il Redentore Divino, si unisce al canto degli Angeli, ed offre a Gesù i suoi doni come li offrirono i pastori ed i Magi. Ripara così le proprie ingratitudini e le ingratitudini degli altri a Gesù, donandosi a Lui con le tene-

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rezze dell'amore che ispira il piccolo Infante. Nel quarto mistero gaudioso, e l'anima si offre

a Dio con Maria, ricca dei meriti di Gesù Sacramentato, ed offre anch'essa quasi due co-lombi di sacrificio amoroso, l'anima ed il corpo, con Maria che offrì due colombi presentando al Tempio il suo Figliuolo. Maria offa ì il dono della povertà nell'umiltà del suo Cuore, e quei doni sostituivano l'agnello, l'offerta dei ricchi. Era logico. Maria infatti offrì nel Tempio l'Agnello di Dio, e si offrì Essa come colomba con San Giuseppe purissimo. Due colombe ed un agnello. L'anima immolata come vittima, si offre a Dio con Gesù, ed offre le pene che soffre nel corpo e nello spirito come due colombe o due tortore gementi.

Nel quinto mistero gaudioso l'anima accom-pagna Maria nel dolore di avere smarrito Gesù, e nella gioia di averlo ritrovato, e considera quale perdita è l'assenza di Gesù nelle propria vita per il peccato, e come bisogna ritrovarlo nel Tempio di Dio con la Confessione. L'anima pensa alle creature ed alle nazioni che lo hanno smarrito, e si unisce al dolore di Maria che soffrì, riparando, proprio per queste povere e disgraziate creature, prive di Gesù, stolte nel loro pensiero, turlupinate dalle tristi influenze del mondo.

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È scientificamente provato che gli orologi di quelli che lavorano vicino alle correnti elet-triche, a televisori, a radio, ecc. si magnetizzano quando il bilanciere è di acciaio, e segnano le ore con pazzia.

Le anime traviate dall'errore e dal vizio, sono in contatto col mondo e con le influenze satani-che; si magnetizzano, per così dire, per quegli influssi funesti, non ragionano più, impazziscono nelle loro degradazioni, e non segnano più le ore di Dio, segnate nel quadrante dei cieli e sul corso del sole. L'anima prega Maria che ritrova Gesù nel Tempio tra i Dottori della Legge, perché per il suo immenso dolore faccia ritrovare Gesù alle anime ed alle Nazioni traviate, nella Chiesa e nella dottrina della Chiesa.

Nei misteri dolorosi l'anima si unisce ai do-lori di Gesù e di Maria, si addestra al dolore ed impara a riparare i propri peccati coi dolori della vita ed i peccati degli altri con l'offerta di questi dolori.

Nel primo mistero i dolori dell'anima; nel se-condo i dolori del corpo; nel terzo i dolori del capo e i dolori del corpo che confluiscono ai centri nervosi del capo; nel quarto i dolori mo-rali, le ingiustizie, le persecuzioni, le condanne; nel quinto le immolazioni e le crocifissioni della vita, e l'ultimo tremendo dolore che li com-

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pendia tutti: la morte. Compatendo Gesù e Maria , l 'anima impara a non lamentars i , agitatamente, dei propri dolori, perché chi si trova innanzi ad uno più addolorato di lui, spon-taneamente sente minimizzare i propri dolori.

Nei misteri gloriosi l'anima contempla il trionfo di Gesù e di Maria sulla morte; prende coraggio, si trova dinanzi ad orizzonti di pace, di amore, di vita divina, e sente rinascere in lei la speranza. Prega per quelli che vivono senza fede, nella disperazione della vita; ripara per loro, e li richiama con la squillante armonia della preghiera giubilante.

* * *

Nel secondo mistero gaudioso, l'anima non può non implorare da Maria che si degni di visitarla con la sua grazia, per santificarla in tutte le attività della vita. Apre a Maria il pro-prio cuore, la saluta per dieci volte con amo-rosa insistenza, sente per Lei la tenerezza di figlia, canta con Lei il canto della glorificazione di Dio, si confessa piccola nullità innanzi a Dio, per attrarre su di se lo sguardo della sua misericordia.

O Maria, o Maria, tu in questi ultimi tempi procellosi del inondo, hai visitato la terra, e l'hai

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inebriata del tuo amore: Visitasti terram et ine-briasti eam. L'hai visitata sui monti, nella Grotta di Lourdes, l'hai visitata a Fatima, a Roma, ed in tanti posti da noi ignorati.

Hai lacrimato a Siracusa sulla desolazione del mondo, per i flagelli che meritano i suoi peccati, e le tue lacrime sono state perle prezio-sissime di amore materno.

Visitaci ancora, o Maria, e come alla voce del tuo saluto esultò Giovanni nel seno materno e fu santificato, così tu fa che il mondo apostata esulti novellamente nella fede, si converta e sia santificato per la misericordia che passa per te da generazione in generazione. E noi imploriamo ancora questa misericordia salutandoti: Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore e con te, tu sei benedetta fra le donne,e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte.

- Regina sacratissimi Rosari, ora pro nobis.

Sac. Dolindo Ruotolo

Napoli, 16 ottobre 1958

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Il Rosario non è una preghiera monotona perché vi si ripete sempre l'Ave Maria. Ogni Ave Maria recitata contemplando i misteri, è detta sempre con sentimento diverso, e l'insistenza della preghiera non è noiosa, ma è insistenza di amore. Il bimbo non chiama ripetutamente la mam-ma? Il suo grido "Mamma!", è diverso se-condo il sentimento che la ispira e Io ani-ma. Perciò recitate il Rosario come figlio di Maria che invoca la Mamma sua celeste ed implora il suo aiuto. Non vi scoraggiate nelle pene giornaliere, benedite il Signore.

P. Dolindo Ruotolo

(A Giovanni Ciociano, 8 ottobre 1951)

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SUGGERIMENTI PRATICI PER LA RECITA DEL ROSARIO

Il Santo Rosario fu sempre, ed è tuttora, la de-vozione più accetta al Cuore della Madonna. È tra le pie pratiche più raccomandate dalla Chiesa. È la corona di fiori, offerta ogni giorno dai buoni fedeli a Maria. È il vincolo più saldo delle famiglie cri-stiane. È una ricchissima sorgente di grazie. Puoi anche recitarlo distanziando le poste o le decine l'una dall'altra; e dappertutto, anche durante i la-vori materiali.

— O Dio, vieni a salvarmi. — Signore, vieni presto in mio aiuto. — Gloria al Padre... — Gesù, perdona.. .

Dopo l'annuncio di ogni mistero, recita: 1 Pa-dre nostro..., 10 Ave Maria..., 1 Gloria..., Gesù, perdona...

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Misteri del gaudio

1. Annuncio dell'Angelo e risposta di Maria. 2. Maria si reca da Elisabetta per aiutarla. 3. Gesù nasce a Betlemme, in una grotta. 4. Gesù è presentato al Tempio. 5. Gesù è ritrovato dopo tre giorni di ricerca.

Misteri del dolore

1. Dopo aver creato l'Eucarestia, Gesù si reca nell'orto degli ulivi e suda sangue.

2. Gesù condotto da Pilato e flagellato. 3. Gesù coronato di spine e insultato. 4. Gesù sale il Calvario portando la croce. 5. Gesù muore inchiodato alla croce.

Misteri della gloria

1. Gesù risorge e appare agli Apostoli. 2. Gesù sale al cielo e ri torna al Padre. 3. Lo Spirito Santo scende su Maria e sugli Apo-

stoli. 4. Maria è assunta in cielo in anima e corpo 5. Maria, Regina del mondo e Madre della

Chiesa.

Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua miseri-cordia.

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Salve, Regina Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dol-

cezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e pian-genti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi mise-ricordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. 0 clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Ricordati Ricòrdati, o piissima Vergine Maria, che non

si è mai inteso al mondo che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto il tuo patrocinio e sia stato da te abban-donato.

Animato da una tale confidenza a te ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a te vengo e, pec-catore come sono, mi prostro ai tuoi piedi a do-mandare pietà. Non volere, o Madre del divin Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen.

S. Bernardo

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Litanie lauretane

Signore pietà, - Signore, pietà Cristo pietà, - Cristo, pietà Signore pietà. - Signore, pietà Cristo ascoltaci - Cristo ascoltaci Cristo esaudiscici - Cristo esaudiscici.

• Dio, Padre celeste, abbi pietà di noi Dio Redendore del mondo, abbi pietà di noi Spirito Santo paraclito, abbi pietà di noi.

Alle seguenti invocazioni si risponde: Prega per noi.

Santa Maria prega per noi Santa Madre di Dio Santa Vergine delle vergini Madre di Cristo Madre della Chiesa Madre della divina grazia Madre purissima Madre castissima Madre sempre vergine Madre immacolata Madre degna d'amore Madre ammirabile Madre del buon consiglio Madre del Creatore Madre del Salvatore

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Vergine prudente prega per noi Vergine degna di onore Vergine degna di lode Vergine potente Vergine clemente Vergine fedele

Specchio di perfezione Sede della Sapienza Fonte della nostra gioia Tempio dello Spirito Santo Tabernacolo dell'eterna gloria Dimora consacrata a Dio

Rosa mistica Torre della santa città di Davide Fortezza inespugnabile Santuario della divina presenza Arca dell'alleanza Porta del cielo Stella del mattino Salute degli infermi Rifugio dei peccatori Consolatrice degli afflitti Aiuto dei cristiani

Regina degli Angeli Regina dei Patriarchi Regina dei Profeti

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Regina degli Apostoli prega per noi Regina dei Martiri Regina dei Confessori della fede Regina delle Vergini Regina di tutti i Santi Regina concepita senza peccato Regina assunta in anima e corpo al cielo » Regina della pace Regina delle nostre famiglie

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci, Signore.

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi, Signore.

V. Prega per noi, gloriosa Madre del Signore. R. Rendici degni delle promesse di Cristo.

• O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai dato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa' che sperimentiamo la sua intercessione, poi-ché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l'autore della vita, Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore, Amen.

Un Pater, Ave e Gloria per il Papa e per l'acqui-sto delle sante Indulgenze.

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Tota pulchra

V. Tutta bella sei, o Maria, e macchia originale non è in te.

R. Tutta bella sei, o Maria, e macchia originale non è in te.

V. Tu gloria di Gerusalemme, tu gioia di Israele, tu onore del nostro popolo, tu avvocata dei peccatori.

R. Tutta bella sei... V. 0 Maria, vergine prudentissima,

madre clementissima, prega per noi, intercedi per noi presso il Signore Gesù Cri-sto.

R. Tutta bella sei..

A te, o beato Giuseppe

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribola-zione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua Santissima Sposa.

Per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all'Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue,

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e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri biso-gni.

Proteggi, o provvido Custode della divina Fa-miglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amantissimo, la peste di errori e i vizi, che ammorba il mondo, assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore: e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bam-bino Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo patrocinio, affinché col tuo esempio e con il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo.

Amen.

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APPENDICE

'U VECCHIARIELLO D'A MADONNA

Napoli era - dubitiamo che lo sia ancora -una città canora, dove tante manifestazioni di vita vissuta si esprimevano col canto. Si distin-guevano in questo particolarmente i venditori al minuto con le loro bancarelle piene di frutta e di ortaggi. Era una vera e toccante gara a chi meglio esprimesse col canto la preziosità della propria merce. I poveri poi non erano da meno: col canto, per evitare di salire le scale dei palaz-zi, chiamavano le benefattrici perché si affac-ciassero alla finestra e calassero loro un po' di denaro attraverso piccole sporte.

Anche i Santi napoletani si distinguevano per le loro melodie e canti spirituali. Basti pensare al grande Sant'Alfonso de' Liguori e alle sue canzoncine alla Madonna e a Gesù.

E Padre Dolindo, anche lui, fu un autentico santo... cantore, che col canto volle esprimere la sua forte spiritualità mariana ed eucaristica.

Le contestazioni del 1968 che minacciavano di distruggere il Tempio santo di Dio, lo rattri-starono profondamente, e pianse, pianse di do-

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lore. Ma si sentì povero e incapace di apporre rimedi a tanto sfacelo, egli ormai vecchio, semiparalizzato, colpito da artrosi deformante.

Non gli rimaneva che sollevare lo sguardo a Maria e a supplicarla a calare dal Cielo un po' di grazie per la 'sua' tanto travagliata Chiesa e per l'umanità allo sbando. Da qui questa toc-cante preghiera che è anche altissima poesia e grido di fede e di speranza.

Sac. Dolindo Ruotolo

Napoli, 3 novembre 1969

Quale può essere per un venditore la sua ricchezza? Porta la merce, sì, ma la sua ric-chezza è la voce che dà. Allora la sua merce ha corso e si smaltisce.

Il vecchiariello è tanto povero e inutile, che vive ancora a 88 anni, e la sua spasella di merce è sempre vuota , perché 'u vecchiar ie l lo è poveriello'.

' La sua piccola cesta di merce è sempre vuota, perché il vecchietto è poverello.

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Anche il povero dà la voce, ma è di sup-plica:

- vecchiariello... Cca sta `1,1 vecchiariello! 2

Ed io, in questo misero mondo cammino tanto carico di angustie e di pene, e non ho come vincerle per la mia miseria.

Ho una sola ricchezza da dare e, piangendo, con voce senile di 88 armi, ho un solo grido di supplica a te, Mamma mia Maria

- vecchiariello d'a Madonna/3.

Rispondimi, o Maria, con una elemosina di misericordia e di pace per il mondo e per la Chiesa, rispondimi dal trono della tua gloria... Affacciati, o Maria... chiamami...

- Psiii... Psiii! Vecchiarié, sagli!4 E fammi sentire il tintinnio di una mone-

ta... che mi sia risposta ed invito di una gra-zia, che mi doni per il mondo impoverito... Che pena, Mamma mia, che pena!

E rinnovo la voce mia al tuo Cuore, suppli-candoti ancora nel mio dolore:

- Ccà sta 'u vecchiariello tuo, o Marial... Non posso dare nulla, sono tanto miserabi-le... la mia spasella è vuota, ho solo le foglie

2 I1 vecchietto... Qui sta il vecchietto! Il vecchietto della Madonna!

4 Vecchietto, sali!

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della merce che ei fu.. . i l ibri, gli scritti , l'apostolato... foglie che aspettano i frutti, e i frutti sono ancora lontani... debbono eogliersi dalla Chiesa...e le persone oggi cercano frutti nuovi, brillanti tra le risorse umane5.

Volgo perciò gli occhi al tuo trono, o Maria, ricchezza mia, e supplicandoti grido con lacrime di acuto dolore:

- Ccà sta 'u vecchiariello tuie! 6

Ai tuoi piedi, ai piedi di Gesù, sono queste tue figlie che pregano... pregano, supplicando te.. . Mamma mia!

Sembra sorgere una speranza, sembra che la Chiesa si risvegli quale l'ha voluta Gesù, e non nei riflessi del mondo.

Esultiamo per un momento... Ma... è presto ancora!

Allude alle tristissime vicende della messa all'Indice del suo Commento alla Sacra Scrittura che com-promisero di riflesso tutti gli altri suoi scritti e il suo apostolato. Il Commento alla Sacra Scrittura, bloccato nel 1940 al vol. XIII (Sapienza Ecclesiastico) fu ripreso solo nel 1974 e condotto a termine nel 1984.

6 Sta qui il tuo vecchietto (o Mamma Maria)! Le figlie spirituali di Padre Dolindo, il Gruppo

dell'Apostolato Stampa, che per anni condivisero col caro Padre dolori, sofferenze indicibili, ma anche, e sporattutto, un forte anelito ad una soda spiritualità.

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- Ccà sta 'u vecchiariello... Vieni, soccorrici tu!...

Vi benedico. Il desolato vecchiariello

(Sac. Dolindo Ruotolo)

«Padre Dolindo lasciò questo scritto per le sue Figlie spirituali, sul tavolo della sala gran-d e d e l l ' A p o s t o l a t o S t a m p a , i n v i c o Sant'Agostino degli Scalzi, n. 6. Fu nel giorno 3 novembre 1969, dopo il quale, troppo am-malato, non uscì più di casa e non venne più alla "Piceola Casa della Sacra Scrittura". Pas-sò al Cielo un anno dopo, il 19 novembre 1970».

Testimonianza scritta rilasciata dal gruppo delle Figlie spirituali di Padre Dolindo.

In fede...

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Onorate la Madonna con un Rosario di piccoli atti di virtù, ispirati ai misteri che si contemplano con qualche parti-colare e più bella mortificazione e con tre att i di amore a Dio. Ad esempio: - Un saluto cordiale quando si è nervosi

(Primo Gaudioso)

- Un at to di cari tà , prestando in aiutare (Secondo Gaudioso)

- Un atto di semplici tà per amore di Gesù Bambino (Terzo Gaudioso)

- Un'offerta di sé nella Messa (Quarto Gaudioso)

- Una preghiera per i peccatori che si smarriscono (Quinto Gaudioso)

(P. Dolindo alla Sg.na Celani, 1°. 5. 1966)

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