Ricchezza Artistica e Miseria Culturale

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    Ricchezza artistica e miseria culturale

    4 luglio 2012

    La cultura non petrolio, non sta l aspettando di essere estratta e di fornire royalties senza fatica. Ilmerito del libro di Christian Caliandro e Pier Luigi Sacco Italia Reloaded. Ripartire con la cultura (Il Mulino,Bologna, 2011) quello di fare la storia del rapporto irrisolto tra lItalia e il suo patrimonio artistico eculturale. Il n ostro Paese perennemente sospeso tra lansia di una conservazione e trasmissione quasifilologica e la tentazione di uno sfruttamento distruttivo. Nel mezzo, lontana anni luce dalla riflessioneaccademica e culturale, la realt di tutti i giorni, con il suo consumo costante del territorio.

    Christian Caliandro, giovane storico dell'arte, e Pier Luigi Sacco, docente di economia della cultura,entrambi dell'Universit IULM di Milano, affrontano il problema di un paese medio-piccolo e sempre menoimportante sulla scena internazionale, alle prese con una storia troppo grande e soprattutto sprovvisto diunlite politica e culturale consapevole del proprio ruolo. Il risultato quello di unItalia in crisi di creativite di identit, con la testa perennemente r ivolta allindietro e incapace di elaborare un rapporto dinamicocon il passato. La radice di questa situazione, secondo gli autori, va cercata nella visione della culturaaffermatasi nel nostro paese negli ultimi anni, bene espressa da alcune metafore molto diffuse:

    "La percezione del patrimonio come un tesoro, da scavare e sfruttare (esplicitata dalla famigerata

    metafora del giacimento di petrolio, comparsa per la prima volta nei dibattiti parlamentari del Ventennioe definita da Salvatore Settis metafora stracciona) va di pari passo con quella dei suoi luoghi le citt, imusei, le chiese come un grande scrigno. Questa visione, se ci pensiamo bene, ha in s un che didecisamente lugubre: perch questo scrigno , di fatto, una tomba ." (p. 26)

    Una concezione che vede la cultura come cosa altra rispetto alla vita, con le sue esigenze di tutti i giorni, eche di fatto ha contribuito a rendere lItalia uno dei paesi occidentali pi ignoranti: appena il 27% dellapopolazione ha visitato nellultimo an no un sito culturale, contro il 66% della Finlandia, il 58% dellaGermania e il 57% del Regno Unito; in Italia inoltre una famiglia spende in media appena il 2,9% del suoreddito in film, libri e musei, contro il 5,7% della Danimarca (rapporto Eurostat 2011). In altri paesi

    insomma si scommette da tempo sulleconomia della conoscenza, in cui il consumo e soprattutto laproduzione culturale sono viste come strettamente collegate, e allo stesso tempo connesse alla crescita delpaese. Non un caso che il presidente Obama abbia messo al la produzione culturale al terzo posto tra ifattori che consentono agli Stati Uniti di mantenere la loro leadership : dopo industria ed esercito, ma primadi politica e media. Gi oggi del resto lindustria della cultura e del la creativit fattura in Europa il doppio diquella automobilistica.

    Come invertire la tendenza nel nostro paese? Allimmobilismo e alla sostanziale sfiducia verso il nuovoCaliandro e Sacco contrappongono una concezione della cultura come ecosistema vivo, che devecontinuamente rigenerarsi per sopravvivere:

    "Come ha scritto efficacemente Ken Robinson in Out of Our Minds (2001), la creativit non una facoltseparata e appannaggio di pochi, ma una funzione dellintelligenza, un processo dinamico con eff etti sulla

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