Revista Omeopatia 33

13
1 luglio 2011 - Anno 5, Numero 25 Contatti Invia a un collega Regala a un collega Cambia indirizzo Archivio Newsletter Approfondimenti Sondaggi In questo numero: Microdosi di rame influenzano l'espressione dei geni cellulari Gelsemium omeopatico contro l'ansia: nei topi funziona Adrenalina e basofili, inibizione in dosi farmacologiche e dosi ultralow L'omeopatia previene le mastiti nelle mucche da latte Gelsemium sempervirens e le sue proprietà anticancro Aumento della densità ossea provocato da Symphytum officinalis Attività immunomodulatoria di Rhus tox in modelli sperimentali Omeopatia efficace nella flogosi del ratto Strade aperte per l'omeopatia e la carcinogenesi gastrica Modelli di ricerca con alte diluizioni in modelli animali Cina e Santonin omeopatiche nelle parassitosi delle piante di Hibiscus Istamina in dosaggio ultralow inibisce i basofili Estratto ultradiluito di Belladonna attivo sul virus dell'encefalite Primo piano Microdosi di rame influenzano l'espressione dei geni cellulari di Simonetta Bernardini Nel lavoro, pubblicato sulla rivista "Chemico-Biological Interactions" è stata studiata l'espressione dei geni di cellule di prostata non cancerogene (RWPE) con la tecnica del DNA Arrays, una metodica ritenuta sensibilissima per permettere di osservare risposte biologiche in seguito a perturbazioni ambientali. Sono state studiate soluzioni di solfato di rame preparate per diluizione di una soluzione 10 mM con acqua ultrapura. Le cellule RWPE sono state trattate con le soluzioni rame (II) a varie concentrazioni (da 1µM 10 alla -6 fino a 0,1 fM 10 alla -17, una concentrazione quindi dell'ordine di una 8-9CH). L' espressione genica complessiva è stata effettuata tramite Agilent Whole Human Genome microarrays, contenente 44000 punti: in pratica sono stati indagati 41000 geni umani. Le conclusioni sono importanti. Il rame in diluizioni Page 1 of 13 Omeopatia33 30/06/2011 http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

description

.....

Transcript of Revista Omeopatia 33

  • 1 luglio 2011 - Anno 5, Numero 25

    Contatti

    Invia a un collega

    Regala a un collega

    Cambia indirizzo

    Archivio

    Newsletter

    Approfondimenti

    Sondaggi

    In questo numero:

    Microdosi di rame influenzano l'espressione dei geni cellulari

    Gelsemium omeopatico contro l'ansia: nei topi funziona Adrenalina e basofili, inibizione in dosi farmacologiche e

    dosi ultralow L'omeopatia previene le mastiti nelle mucche da latte Gelsemium sempervirens e le sue propriet anticancro Aumento della densit ossea provocato da Symphytum

    officinalis Attivit immunomodulatoria di Rhus tox in modelli

    sperimentali Omeopatia efficace nella flogosi del ratto Strade aperte per l'omeopatia e la carcinogenesi gastrica Modelli di ricerca con alte diluizioni in modelli animali Cina e Santonin omeopatiche nelle parassitosi delle

    piante di Hibiscus Istamina in dosaggio ultralow inibisce i basofili Estratto ultradiluito di Belladonna attivo sul virus

    dell'encefalite

    Primo piano

    Microdosi di rame influenzano l'espressione dei geni cellulari

    di Simonetta Bernardini

    Nel lavoro, pubblicato sulla rivista "Chemico-Biological Interactions" stata studiata l'espressione dei geni di cellule di prostata non cancerogene (RWPE) con la tecnica del DNA Arrays, una metodica ritenuta sensibilissima per permettere di osservare risposte biologiche in seguito a perturbazioni ambientali. Sono state studiate soluzioni di solfato di rame preparate per diluizione di una soluzione 10 mM con acqua ultrapura. Le cellule RWPE sono state trattate con le soluzioni rame (II) a varie concentrazioni (da 1M 10 alla -6 fino a 0,1 fM 10 alla -17, una concentrazione quindi dell'ordine di una 8-9CH). L' espressione genica complessiva stata effettuata tramite Agilent Whole Human Genome microarrays, contenente 44000 punti: in pratica sono stati indagati 41000 geni umani. Le conclusioni sono importanti. Il rame in diluizioni

    Page 1 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • Omeopatia33 Direttore Responsabile Emile Blomme Direttore Scientifico Simonetta Bernardini Capo redattore Gino Santini

    Elsevier Srl Sede legale Via Paleocapa, 7 20121 Milano (Italy) Registrazione del Tribunale di Milano n 463 del 11/7/2006

    progressive fino a 10 alla -17M capace di modulare l'espressione genica anche alla pi basse concentrazioni; alla diluizione 10 alla -17 rispondo ancora 800 geni, tra essi, geni coinvolti in numerosi processi biologici, come il metabolismo e l'infiammazione. Il lavoro dimostra senza ombra di dubbio che le microdosi delle sostanze hanno un'azione biologica. Non solo, microdosi della stessa sostanza hanno azioni differenti sui geni ci dipendendo esclusivamente dalla concentrazione della sostanza. Sembra di poter concludere quindi che piccole dosi di sostanza siano in grado di esercitare grandi effetti sulle cellule e che questo avvenga grazie all'attivazione dei geni della cellula e alle conseguenti risposte del citoplasma. Se ne deduce, pertanto, che la farmacologia delle microdosi pu oggi spiegare anche il meccanismo d'azione del medicinale omeopatico molecolare. L'universit di Firenze sta proseguendo i lavori utilizzando lo stesso modello di studio applicato ai medicinali omeopatici diluiti e dinamizzati e a quelli diluiti e non dinamizzati con lo scopo, tra gli altri, di valutare gli eventuali effetti biologici della dinamizzazione. Chem Biol Interactions, 2010, 188, (1), 214

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Scienza

    Gelsemium omeopatico contro l'ansia: nei topi funziona

    di Paolo Bellavite

    Ansia e disturbi comportamentali hanno una prevalenza relativamente alta nella societ moderna e consumano significative risorse finanziarie. L'uso clinico di farmaci convenzionali non senza i suoi inconvenienti, particolarmente a causa di effetti avversi come dipendenza, rallentamento psicomotorio, sonnolenza e potenziamento degli effetti di alcol o altri psicofarmaci. In un lavoro pubblicato dal gruppo di Paolo Bellavite su Homeopathy sono stati utilizzati vari test - validati dalla letteratura neurobiologica e neurofarmacologica - per la misura dell'ansiet, di cui i due principali sono il LDT (Light-Dark Test, l'animale pu scegliere se stare in un campo aperto bianco o in una cameretta scura e chiusa) e l'OFT (Open-Field Test, l'animale liberato in un recinto dove pu scegliere se deambulare lungo le pareti o esplorare la parte centrale). Tutte le prove, a partire dalla preparazione del medicinale, sono state svolte in condizioni di randomizzazione e cecit degli operatori. Siamo partiti da uno screening, esaminando Aconitum, Nux vomica, Belladonna, Argentum nitricum, Tabacum e Gelsemium (tutti alla 5CH). Questa prima fase ci ha permesso di identificare il Gelsemium come il medicinale pi promettente e meritevole di ulteriori prove. A causa della variabilit dei soggetti (anche i topi hanno una loro "individualit" di carattere) per raggiungere una significativit statistica stato necessario effettuare almeno 8 esperimenti, da cui emerso che effettivamente il Gelsemium ha un effetto "anxiolytic-like", particolarmente evidente nell'OFT. Successivamente, abbiamo effettuato una serie di studi di dose-risposta, testando simultaneamente cinque dinamizzazioni (4, 5, 7,

    Page 2 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • 9 e 30CH). In breve, i risultati sono i seguenti: a) Gelsemium migliora alcuni indici comportamentali di ansiet nel topo. La sua efficacia pari o superiore a buspirone e benzodiazepine, almeno nell'OFT; b) gli effetti del medicinale concernono soprattutto avversione a spazio aperto, tendenza a camminare lungo i muri, paura della luce e miglioramento dei sintomi col movimento; c) nel LDT sono emersi risultati di altissima significativit statistica (p>> cliccare qui

    Adrenalina e basofili, inibizione in dosi farmacologiche e dosi ultralow

    di Italo Grassi

    L'adrenalina inibisce il rilascio di istamina dalle cellule basofile. La stessa capacit inibitoria stata recentemente dimostrata, in vitro, da da uno studio condotto da Mannaioni, Mastroianni e Mastrangelo, pubblicato su Medical Science Monitor. A questo scopo 21,9 g di idrocloridrato di adrenalina sono stati disciolti in 1 litro di acqua distillata ad una concentrazione finale di 1M e dinamizzata in un'apposita apparecchiatura per 30 secondi; la soluzione stata successivamente diluita in serie 1/100 fino a 19 volte e dinamizzata nello stesso modo, fino a concentrazioni molari teoriche finali (TMC) varianti da 10 alla -30M a 10 alla -38M. L'acqua distillata, come controllo, stata preparata utilizzando la stessa procedura. L'attivazione delle cellule basofile in vitro serve come parametro di allergia poich l'intensit dell'attivazione riflette solitamente la severit clinica della diatesi allergica. In sei esperimenti consecutivi, facendo uso di differenti donatori atopici con livelli di IgE >500 ng/ml nel siero, l'esposizione all'antigene ha causato un rilascio del 60% del contenuto totale di istamina da parte della cellula basofila. Quando lo stesso stimolo antigenico stato applicato alle cellule che erano state preincubate con diluizioni di adrenalina (tra 10 alla -28M e 10 alla -36M), il rilascio antigenico di istamina diminuito significativamente. Gli effetti inibitori dell'adrenalina sulle cellule basofile sono dovute all'interazione della molecola con beta adrenocettori posti sulla membrana cellulare, effetto dimostrato dal fatto che il beta bloccante propranololo, aggiunto all'adrenalina, ha operato un risultato inverso in entrambi i dosaggi, sia farmacologico sia ultralow. Effetto, quest'ultimo, apparentemente inspiegabile, dal momento che l'inibizione delle dosi ultralow di adrenalina non segue n il modello classico della relazione dose/effetto, n quello della curva ormetica di reazione al dosaggio (secondo la quale molte sostanze hanno un determinato effetto a concentrazioni

    Page 3 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • farmacologiche e un effetto completamente opposto alle dosi ultralow). La spiegazione dei risultati di questa ricerca intrigante: gli effetti inibitori di dosi ultralow di adrenalina sull'attivazione della cellula basofila sarebbero prodotti, in un modo ancora sconosciuto, da un recettore indipendente. All'interno di questa prospettiva sarebbe interessante sapere se dosi ultralow di adrenalina realmente aumentino i livelli intracellulari di 3-5-AMP ciclico nelle cellule basofile umane e se l'aumento di 3-5-AMP ciclico potrebbe essere abrogato dal propranololo tramite una via alternativa recettore-indipendente. Med Science Monitor, 2010, 16, (7), BR227-232

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    L'omeopatia previene le mastiti nelle mucche da latte

    di Teresa De Monte

    L'uso routinario di antibiotici per prevenire le mastiti in vacche da latte proibito dalle regolamentazioni dell'agricoltura biologica e l'alternativa costituita da un sigillatore del capezzolo. La regolamentazione dell'agricoltura organica nell'EU (2000) ed in Svizzera (2001) si organizza per gestire la salute organica delle mandrie: coltivatori e veterinari sono incoraggiati a ridurre l'uso di medicine chimiche e l'accumulo di residui nell'ambiente. Tuttavia l'approccio generalmente preferito per mantenere la salute della mammella la terapia e la prevenzione con applicazione di antibiotici meglio nota come 'dry cow therapy' (DCT). La DCT si applica alla fine della lattazione per ottenere due benefici: il periodo per trattare con antibiotici le vacche infettate spostato in un periodo di agalattia, che riduce automaticamente la perdita economica del latte scartato, e la prevenzione contro il proliferare di batteri dopo asciugatura, specialmente durante le prime due settimane quando il rischio di infezione molto alto. Di fronte a ci stata supportata dalla Commissione Europea una ricerca per valutare quale metodica fosse la migliore. Lo studio effettuato dal gruppo di Klocke e pubblicato su Homeopathy valuta tre approcci di trattamento (omeopatia, sigillatore del capezzolo, gruppo di controllo non trattato). L'ipotesi da valutare era che l'omeopatia un metodo che permette effettivamente di ridurre l'incidenza delle mastiti durante il periodo di post partum, utilizzando come indicatori l'isolamento di patogeni dai campioni di latte, Una seconda valutazione ha analizzato gli effetti del trattamento omeopatico sull'Incidenza clinica delle mastiti durante il periodo asciutto e 100 giorni post-partum. La scelta del rimedio omeopatico stata effettuata sulla base delle caratteristiche che ogni singola vacca manifestava: grandezza, habitus, tipologia del tessuto, malattie predominanti (disturbi delle fertilit, mastiti, problemi agli arti, disturbi metabolici), il comportamento e il temperamento dell'animale, secondo le considerazioni della Materia Medica veterinaria e omeopatica. Otto rimedi sono stati usati: Mercurius solubilis, Lachesis mutus, Sulphur, Calcarea carbonica, Calcarea phosphorica, Pulsatilla, Sepia e Silicia, tutti alla dinamizzazione 6X.

    Page 4 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • Dopo 7-14 giorni sono state effettuate delle analisi qualitative del latte munto dalle vacche dei tre gruppi per valutare la presenza di patogeni. La terapia omeopatica si dimostrata efficace per aumentare il numero di animali con normale secrezione di latte nel periodo post-partum rispetto al controllo non trattato e costituisce una valida alternativa al sigillatore del capezzolo. Homeopathy, 2010, 99, (2), 90

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Gelsemium sempervirens e le sue propriet anticancro

    di Federico Angelini

    Il Gelsemium sempervirens da alcuni secoli conosciuto dall'omeopatia scientifica attraverso la tossicologia dei suoi principali alcaloidi gelsemina, sempervirina e gelsemicina di cui sfrutta l'effetto di ormesi. Dagli studi in vitro su cellule umane HeLa seguiti da Bhattacharyya et al. emersa un'azione anticancro di un altro alcaloide: la scopoletina, indagata per la prima volta sui topi. Sono stati considerati quattro gruppi costituiti da sei topi Mus musculus. Il primo gruppo di controllo non stato trattato con alcuna sostanza. Il secondo gruppo stato trattato con 100 g/settimana di DMBA (acido dimetilbenzoico) e olio di croton tiglium 1% due volte a settimana, entrambi topicamente sulla schiena dei topi per 24 settimane. Il terzo e il quarto gruppo hanno subito lo stesso trattamento con aggiunta per il primo di un placebo e per il secondo di due dosi per os di scopoletina, ottenuta da estrazione alcolica dal Gelsemium, di 50 mg/kg di peso e 100 mg/kg di peso ogni giorno per 24 settimane. Le neoformazioni papillomatose (>2mm) sono comparse in 8 settimane nei gruppi trattati solo con DMBA/croton oil, in 24 settimane su tutti gli altri topi. Solo nel 10% dei topi trattati con scopoletina le lesioni superavano i 2,5 mm di diametro contro il 70% dei non trattati. Istologicamente la neoplasia presentava aggressivit maggiore nei topi non trattati con scopoletina. L'immunoistochimica ha rintracciato livelli pi alti di AhR (Aryl hydrocarbon Receptor), recettore di risposta agli xenobiotici trasducente un segnale proliferativo, nei topi non trattati con scopoletina. Un alto numero di cellule in fase S stato rintracciato con la tecnica PCNA (proliferating Cell Nuclear Antigen) nei papillomi dei topi non trattati, in fase G1 in quelli trattati. L'immunoblot ed ELISA hanno dimostrato la presenza di un alto numero di molecole proapoptotiche indotte nelle lesioni dei topi trattati con scopoletina e un alto numero di molecole proflogistiche e diminuzione delle prime in quelli non trattati. Studi citogenetici hanno dimostrato un maggior numero di aberrazioni cromosomiche su cellule di midollo osseo, di positivit al test dei micronuclei (valuta il danno al DNA), un maggiore indice mitotico nei topi non trattati con scopoletina. L'azione della scopoletina pare essere diretta sul ciclo cellulare, anche se mancano evidenze precise a tale riguardo. Indiscutibile per l'effetto positivo a parit d'induzione neoplastica da parte di mutageni. Exp Biol Med, 2008, 233, (12), 1591

    Page 5 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Aumento della densit ossea provocato da Symphytum officinalis

    di Italo Grassi In uno studio pubblicato da Homeopathy dal gruppo di Rubens Spin-Neto si valutata la formazione dell'osso, dopo innesti di titanio, nelle tibie di ratti con trattamento di Symphytum officinalis in dinamizzazione omeopatica 6CH. I risultati ottenuti sono stati valutati sia in base ad analisi radiografiche sia, direttamente, visionando l'osso asportato chirurgicamente da quella parte di tessuto cresciuto intorno agli innesti di titanio. Sono stati scelti 64 topi (Rattus norvegicus), albini, maschi, adulti, del peso intorno a 220 grammi; ogni animale stato tenuto in una gabbia singola ed in una stanza con un ciclo luce/oscurit di 12 h ciascuno, alla temperatura di 22-24C. I topi sono stati nutriti con una dieta di laboratorio standard e gli stata data acqua di rubinetto. Dopo un periodo di acclimatazione di 15 giorni, agli animali stato innestato il titanio nelle tibie; poi, in base ad una scelta casuale, sono stati divisi in due gruppi sperimentali: a 32 animali hanno somministrato Symphytum officinalis 6CH (gruppo S) mentre 32 animali (gruppo C) hanno rappresentato il controllo. Ogni gruppo di animali stato diviso, sempre a caso, in quattro sottogruppi per essere sacrificati rispettivamente ai giorni 7, 14, 28 o 56, cos da avere 8 animali divisi per gruppo e per periodo di osservazione. Due radiografie digitali dell'impianto sono state eseguite, una subito dopo l'innesto (radiografia iniziale), e la seconda prima del sacrificio (radiografia finale). Dieci gocce di Symphytum officinalis 6CH sono state quotidianamente mescolate con 40 ml di acqua: la miscela stata bevuta dagli animali del Gruppo S ogni giorno, fino al sacrificio. Il gruppo di controllo C ha ricevuto solo acqua. Sia coloro che fornivano da bere, sia coloro che compivano la radiografia, sia coloro che provvedevano al prelievo di osso dalla tibia dell'animale morto, ignoravano se agivano sul gruppo S o sul C. Soltanto ai topi sacrificati al 56 giorno di trattamento stata effettuata l'analisi biochimica per vedere se esisteva da una parte un aumento della fosfatasi alcalina e delle transaminasi (AST e ALT), segni di tossicit epatica, e dall'altra un aumento degli enzimi ALP, segno di una migliorata produzione di osso. L'analisi della parte di tibia asportata del gruppo trattato con Symphytum ha mostrato una differenza statisticamente significativa, rispetto al controllo, soprattutto negli animali sacrificati il 14 giorno. Stesso risultato dal punto di vista radiologico: stata riscontrata nel gruppo Symphytum radiografato il 14 giorno una densit ossea statisticamente pi alta se paragonata al gruppo di controllo. Infine, l'analisi biochimica, 56 giorno, ha mostrato che i valori di ALPE (aumento densit ossea) sono risultati statisticamente pi elevati nel gruppo Symphytum, se paragonati ai controlli, mentre non c'era alcuna differenza significativa tra i due gruppi in ALT o AST (segni di epatotossicit). Homeopathy, 2010, 99, (4), 249

    Page 6 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Attivit immunomodulatoria di Rhus tox in modelli sperimentali

    di Teresa De Monte

    Toxicodendron pubescens il nome botanico di Rhus toxicodendron (appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae), noto come Rhus tox e ampiamente usato in omeopatia, in differenti dinamizzazioni, nelle affezioni infiammatorie della pelle, nei dolori reumatici, nelle infiammazioni delle membrane e delle mucose e nella febbre di tipo tifoide. La pianta contiene un allergene potente, l'urushiolo, presente nelle sue parti resinose private della linfa, responsabile della dermatite. In uno studio condotto da Patil et al. e pubblicato su Homeopathy sono state valutate varie dinamizzazioni di Rhus tox (6CH, 30CH, 200CH e 1000CH, ma anche allo stato di TM) per verificare i suoi effetti sulla risposta immunitaria; lo studio stato condotto in vivo, iniettando globuli rossi di pecora (SRBCs) in topi C57/BL6 al fine di stimolare una risposta cellulare immunitaria e umorale, e in vitro, sulle funzioni di cellule umane polimorfonucleate (PMN) come la fagocitosi e l'azione letale intracellulare della Candida albicans, la chemotassi e la riduzione del colorante di tetrazolium (NBT) di nitroblue. A ogni 0,1 ml di diluizione omeopatica di Rhus tox stato aggiunto un ml di acqua sterile distillata e le diluizioni sono somministrate ai ratti attraverso gavage orale due volte al d. Gli animali non furono alimentati immediatamente prima e dopo la somministrazione del farmaco per almeno due ore (rispettando il suggerimento classico omeopatico nella somministrazione dei rimedi). I risultati ottenuti dimostrano che il Rhus tox intensifica il titolo di anticorpi SRBCs indotto e ritarda la risposta di ipersensibilit nei topi. Anche le diluizioni pi alte, come la 200CH e la 1000CH, sono state trovate capaci di influenzare la risposta immunitaria; comunque, le diluizioni 6CH e 30CH hanno rivelato effetti pi potenti delle 200CH e 1000CH. In vitro tutte le diluizioni hanno evidenziato la stimolazione della fagocitosi, della attivit di candidosi e chemotassi delle cellule umane di PMN. La riduzione colorata di NBT ha rivelato che i processi ossidativi nelle celle dei PMN accelerata in presenza del Rhus tox. Questo studio dimostra che il Rhus tox possiede attivit di immunostimolazione sia come TM che come diluizione omeopatica. Questi effetti sembrano essere concentrazione-dipendente, in quanto le diluizioni pi alte hanno effetti meno potenti. Homeopathy, 2009, 98, (3), 154

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Omeopatia efficace nella flogosi del ratto

    di Federico Angelini

    In diversi studi pre-clinici (in vitro e su animali) stata valutata in condizioni riproducibili l'efficacia o l'attivit

    Page 7 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • farmacologica di alcuni diversi rimedi omeopatici. In uno studio pubblicato su BMC Complementary and Alternative Medicine sono stati considerati Arnica, Belladonna, Lachesis, Phosphorus, Apis mellifica e Hamamelis virginiana in caso di infiammazione acuta indotta nei ratti, rispetto a placebo e all'indometacina. Lo studio stato diviso in due bracci, il primo dei quali effettuato in singolo cieco e ripetuto tre volte, il secondo in doppio cieco. I rimedi sopracitati somministrati per os alle diluizioni D4 (Lachesis e Phosphorus anche in D6) non hanno mostrato effetti significativi rispetto alla soluzione fisiologica sull'edema indotto da iniezione di sangue autologo, mentre l'iniezione sottoplantare degli stessi ha mostrato una diminuzione significativa dell'edema, anche indotto da carragenina, dopo un'ora (Arnica, Apis, Hamamelis, Phosphorus), 3 ore (Belladonna, Phosphorus) e 5 ore (Hamamelis) dalla somministrazione. Nel secondo braccio stata rivalutata in doppio cieco l'efficacia di Apis, Lachesis e Phosphorus somministrati per os anche in diluizioni D30, ma non stata riconfermata l'azione antinfiammatoria. Tra le possibili cause della mancata riproducibilit dei risultati del braccio A vi sono il posizionamento dei topi riceventi il verum ed il placebo nella stessa gabbia (forse cross-reazione tramite feromoni), l'uso di pi alte diluizioni, l'uso di pipette in plastica e non pi in vetro contenenti i rimedi e la modalit in doppio cieco. Rimane infine aperta la questione di appropriatezza dell'esperimento, in quanto il rimedio omeopatico non ha in premessa una azione "anti" sui sistemi biologici, ed ha come criteri prescrittivi non solo alcuni elementi patologici locali, ma anche le caratteristiche fisiopatologiche globali dell'individuo. BMC Compl Alt Med, 2007, 7, (1), 1472

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Strade aperte per l'omeopatia e la carcinogenesi gastrica

    di Carlo Di Stanislao

    E' noto ormai da qualche tempo che l'Helicobacter pylori svolge un'azione stimolante sull'Epidermal Growth Factor legato all'Eparina (HB-EGF), fattore di crescita epiteliale che si connetterebbe direttamente alla relazione da infezione peptica e cancro gastrico (Nomura et al, NEJM, 1991; 325: 1132). Tale fattore sarebbe anche coinvolto, con la fibronectina, in manifestazioni cutanee metafocali ed immunomediate da infezione gastriche da H. pylori, come orticaria ed angioedema (Rossi et al, 2006). Impiegando una particolare linea di cellule gastriche denominata KATO III, si potuto documentare che l'impiego ad elevata potenza di due rimedi omeopatici classicamente gastroprotettivi, Nux vomica e Calendula officinale in dinamizzazioni CH, riduce in vitro la produzione di HB-EGF dopo infezione sperimentale con H. pilori. Pi precisamente, la riduzione rilevata fra culture cellulari trattate e non, stata del 53% e 75%, rispettivamente per Nux e Calendula 10CH e del 55% e 71% per le 12CH: l'indice di significativit statistica stato di

  • genica indotta dall'H. pylori. Homeopathy, 2010, 99, (3), 177

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Modelli di ricerca con alte diluizioni in modelli animali

    di Tiziana Di Giampietro

    L'articolo pubblicato dal gruppo rumeno di Adrian Alecu su International Journal of High Diluition Research analizza una serie di modelli animali selezionati da un gruppo di lavoro dell'Universit di Targu-Mures in Romania a partire dal 2004 per fare valutazioni teoriche e metodologiche sull'azione di preparati omeopatici prescritti seguendo i criteri tradizionali della similitudine omeopatica, confrontati con i farmaci convenzionali e il placebo. L'esperienza, in generale, dimostra che non difficile condurre studi sperimentando farmaci omeopatici in test randomizzati placebo-controllo per avere risultati analizzabili statisticamente; essenziale per questo progetto selezionare modelli sperimentali convalidati. Il modo pi semplice quello derivante dalla comune pratica clinica quotidiana o da studi farmacologici classici modificati per rispettare l'obiettivo dei saggi omeopatici ed avere prove degli effetti biologici delle alte diluizioni. Il trattamento stato assegnato, in modo random, con placebo o con un determinato rimedio omeopatico, a selezionati gruppi omogenei di 10-15 animali maschi. La complessit del disegno dei singoli studi era in relazione agli obiettivi stabiliti: l'esperimento pi semplice mirava a stabilire le presunte propriet dell'Arnica montana in diluizioni omeopatiche, per guarire le ferite. A tal fine venivano prodotti traumi meccanici nei topi poi trattati con Arnica 7CH o con placebo. Uno studio pi complesso ha valutato gli effetti di Apis mellifica 7CH e 15CH confrontati con placebo e con farmaci antinfiammatori steroidei (idrocortisone emisuccinato) e non steroidei (Diclofenac) su una lesione prodotta sull'arto posteriore mediante iniezione di formaldeide. I risultati hanno dimostrato riduzione dell'infiammazione sia per Apis in combinazione con idrocortisone che in soluzione con menta. Le soluzioni acquose erano preparate sciogliendo 1 globulo omeopatico in 1 ml di acqua distillata. Le soluzioni placebo alla stessa maniera ma con un globulo non impregnato del farmaco. Le misurazioni dei parametri di guarigione delle lesioni sono state effettuate giornalmente e riportate su un foglio di lavoro per l'elaborazione di statistiche dei dati. I test usati per la misurazione dei dati erano quelli adottati anche negli studi convenzionali e sono stati dichiarati per le differenti valutazioni. Altri protocolli con farmaci diversi vengono riportati nello studio. Uno degli esperimenti derivava da uno studio di farmacologia pratica per studenti in cui si dimostra l'aumento della salivazione in topi stimolati con pilocarpina rispetto ad altri trattati preventivamente con atropina. Nel secondo gruppo la somministrazione secondaria di pilocarpina non suscitava salivazione. Nel protocollo omeopatico il test veniva modificato con l'aggiunta di Belladonna 7CH immediatamente dopo l'iniezione di atropina cui seguiva la prevista iniezione di pilocarpina. Ebbene la salivazione

    Page 9 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • stimolata da pilocarpina riappare con l'uso di Belladonna 7CH, in grado di inibire l'azione dell'atropina somministrata in dosi ponderali. Gli Autori concludono che se tali studi, con protocolli definiti e validati, venissero riprodotti in centri di sperimentazione in tutto il mondo si avrebbe l'incontestabile evidenza degli effetti dei farmaci omeopatici. Il difetto degli studi quello che non erano condotti in doppio cieco, una caratteristica che si intende includere nei futuri esperimenti per eliminare ogni pregiudizio. Int J High Dil Res, 2010, 9, (30), 5

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Cina e Santonin omeopatiche nelle parassitosi delle piante di Hibiscus

    di Italo Grassi

    I nematocidi chimici causano inquinamento ambientale, contaminano le acque sotterranee, inducono resistenza da parte dei parassiti nematodi e causano alterazioni cromosomiche alle piante tali da provocare alterazioni nelle radici e incidere sulla germinazione e sulla loro crescita. Il controllo biologico dei nematodi con funghi e con altri nemici naturali dei nematodi non ha ancora incontrato un buon livello di successo. Lo sviluppo di colture nematodi resistenti non possibile a causa della multispecie di nematodi presenti nel suolo. I prodotti vegetali nematocidi sono efficaci e facilmente biodegradabili, ma il loro utilizzo su vasta scala un grosso problema. L'omeopatia offre una valida risorsa per il controllo dei nematodi parassiti senza disturbare l'agroecosistema. Gi in passato fu osservato che Cina 200CH e Cina MCH riducevano i danni delle piante di pomodoro e fagiolo. Lo scopo uno studio pubblicato nel 2006 su Homeopathy consisteva nel determinare se Cina 30CH (preparato dalle sommit fiorite di Artemisia nilagirica) e Santonin 30CH (un principio attivo pure esso proveniente dall'Artemisia e dotato di uno specifico potere antielmintico, in particolare contro i nematodi) potevano ridurre le alterazioni a livello delle radici dell'Hibiscus esculentus e se il trattamento omeopatico influenzava il contenuto di acqua nelle radici. Agli Hibiscus coltivati in vasi sono state inoculate larve di nematodi Meloidogyne incognita, 7 giorni dopo che queste piante erano state trattate con Cina 30CH e Santonin 30CH sottoforma di spray fogliare. Trenta giorni dopo l'ultimo trattamento le piante sono state sradicate. Rispetto al gruppo di controllo, al quale erano state inoculate le larve ma che non era stato trattato con i rimedi omeopatici, l'utilizzo di Cina 30CH e Santonin 30CH ha provocato una ridotta infestazione dei nematodi delle piante; questo significativo miglioramento si registrato anche in termini di numero di radici lesionate, di contenuto di proteine e di popolazione di nematodi presenti nelle radici. Questo cambiamento pare sia dovuto al fatto che lo spray fogliare contenente le diluizioni omeopatiche abbia determinato un cambiamento della struttura e della funzione delle proteine che compongono la membrana cellulare delle foglie con un diverso passaggio di acqua. I nematodi parassiti, che inducono la formazione di cellule giganti nei tessuti delle radici e che traggono il loro nutrimento da tali cellule,

    Page 10 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • probabile che affrontino una condizione avversa a causa di questi cambiamenti. Homeopathy, 2006, 95, (3), 144

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Istamina in dosaggio ultralow inibisce i basofili

    di Carlo Di Stanislao

    Mediante test citofluorimetrico stato possibile, attraverso una serie di studi e verifiche successive, sviluppate in 25 anni di attivit, dimostrare l'effetto inibitorio di alte diluizioni di istamina (15CH e 17CH) nei confronti del rilascio di mediatori basofilici della flogosi e confrontare la portata di tale azione, con quella prodotta da antistaminici noti, come a cimetidina (anti-H2) e un anti-IgE specifico (fMLP) su basofili di allergici agli acari, cimentati in vitro con allergeni specifici purificati. Gli studi sono stati condotti su cellule CD63 positive, ottenute per sedimentazione e, pertanto, su basofili concentrati e puri: dapprima con metodiche colorimetriche, poi con pi specifiche tecniche citometriche a flusso, che misura e caratterizza le cellule sospese in un mezzo fluido e rende possibile la misurazione di propriet multiple di singole cellule a una velocit molto rapida, permettendo una dettagliata analisi qualitativa e quantitativa. I basofili sono stati ottenuti mediante sedimentazione di sangue umano addizionato di EDTA e colorato con Alcian blu, al fine di aumentare il contrasto dei componenti morfologici cellulari. Questo metodo di colorazione presenta alcuni vantaggi come la specificit, la forte colorazione, l'insolubilit e la permanenza dei risultati. Inoltre, per essere certi di aver selezionato basofili in attivit, si valutata la presenza del recettore CD63, mediante un anticorpo monoclonale rivolto verso una glicoproteina di membrana (gp53) che in condizioni quiescenti si trova ancorato sulla membrana dei granuli intracitoplasmatici dei basofili e che, a seguito di stimoli di attivazione e degranulazione, viene traslocato sulla membrana cellulare per la fusione dei granuli intracitoplasmatici con la membrana cellulare stessa. Gli studi, ripetuti pi volte e confermati in tre laboratori indipendenti, hanno dimostrato che l'istamina altamente diluita e non la metil-istamina, metabolita inattivo della stessa, inibisce il rilascio di mediatori allergici dai basofili, come gli anti-IgE e la cimetidina. Sarebbe ora interessante vedere il confronto fra istamina omeopatizzata, metil-istamina, cimetidina e fMLP, nell'attivazione basofilica, test che si effettua mediante l'uso di anticorpi anti-CD63 che si legano alla membrana cellulare dei basofili in fase di degranulazione. Homeopathy, 2009, 98, (4), 186

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Estratto ultradiluito di Belladonna attivo sul virus dell'encefalite

    Page 11 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • di Tiziana Di Giampietro

    Circa due miliardi di persone, di cui circa 700 milioni di bambini, potenzialmente suscettibili vivono in zone dell'Asia dove l'Encefalite Giapponese (EG) rappresenta un rischio significativo di morte o di disabilit per uomini ed animali. Ad oggi non sono, disponibili terapie per la cura di infezioni da virus dell'EG insorgenti o recidivanti e la patologia continua ad essere gravata da un alto numero di decessi o di sequele neurologiche. Molti dei contagiati sono asintomatici; circa il 50% di coloro che sviluppano l'EG soffrono permanentemente di difetti neurologici e il 30% di questi muore per la malattia. Il vaccino servito a diminuire il numero degli ammalati, ma parallelamente sono cresciuti i casi di reazioni avverse ad esso; l'immunizzazione di massa dei bambini con vaccini di ultima generazione ha dimostrato una severa sequela di effetti collaterali. In uno studio condotto dal gruppo indiano di Bhaswati Bandyopadhyay e pubblicato sull'American Journal of Infectious Diseases numerose colonie di virus EG, alla diluizione 10 alla -3M, sono state impiantate su una membrana corioallantoidea (MCA) con una siringa da tubercolina e le uova poi incubate a 37 C per 48 ore. Sono poi state trattate con Belladonna atropa a diverse dinamizzazioni omeopatiche (dalla 3CH alla 200CH) e sciolta in una soluzione acquosa poco prima della somministrazione. Dopo escissione con bisturi sterile, la MCA stata disposta in una camera di Petri per una osservazione microscopica pi accurata. Uno studio di controllo stato fatto su virus impiantato alla stessa diluizione (10 alla -3M) inoculando sulla MCA una soluzione a base di albumina bovina. I risultati hanno mostrato che le ultradiluizioni di Belladonna, ricca di alcaloidi, provocano un arresto della crescita e una diminuzione del numero delle colonie virali che potrebbe essere mediata dall'azione inibitoria della glicosidasi della Calistegina contenuta, assieme a Iosciamina e Scopolamina, in questa Solanacea pi che nelle altre. Gli autori affermano che tuttavia non possibile spiegare il meccanismo d'azione con le attuali scarse conoscenze sulle ultradiluizioni e, sebbene molte ipotesi siano state avanzate, non si hanno conferme; considerato l'importante ruolo terapeutico della scoperta, indiscutibilmente essa meritevole di ulteriori approfondimenti. Am J Inf Dis, 2010, 2, (6), 24

    Per leggere l'abstract >>> cliccare qui

    Se desidera non ricevere pi l'invio del presente quotidiano di informazione scientifica e sanitaria, clicchi qui

    Se desidera non ricevere pi altro materiale informativo e promozionale sui prodotti e servizi offerti da Elsevier, la preghiamo di seguire le istruzioni fornite sul sito Internet cliccando su questo link

    Page 12 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html

  • Page 13 of 13Omeopatia33

    30/06/2011http://newsletter.omeopatia33.it/cont/010new/1106/2700/iindex.html