Reti, memetica e contagio di idee e comportamenti - parte 3/3

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Valerio Eletti :: Reti, memetica e contagio di idee Summer School di Agghielli, Spoleto, 1 e 2 Agosto 2013 Il Decision Making in Contesti Complessi VALERIO ELETTI Reti, Memetica e Contagio di Idee e Comportamenti 1st CMSS Complexity Management Summer School 2013 Complexity Institute, Francisco Varela Project Le Mie Terre d’Italia, Agghielli, Spoleto :: 1 e 2 Agosto 2013 3a parte

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Introduzione ai concetti di memetica, big data e motori semantici. Giornate conclusive della summer school 1st CMSS "Il decision making in contesti complessi" organizzata e gestita dal Complexity Institute

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Il Decision Making in Contesti Complessi

VALERIO ELETTI

Reti, Memetica e Contagio di Idee e Comportamenti

1st CMSS Complexity Management Summer School 2013

Complexity Institute, Francisco Varela Project Le Mie Terre d’Italia, Agghielli, Spoleto :: 1 e 2 Agosto 2013

3a parte

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Parte terza: memi e tecnomemi, verso il Web 3.0

Agenda

complessità, approccio sistemico, effetto farfalla, connessione, rete … sono espressioni, idee, concetti e in potenza comportamenti che si stanno allargando a macchia di leopardo, con una diffusione a volte lenta, a volte impetuosa, ma comunque sempre in crescita: Qualcuno li chiama memi vincenti. E lo stesso concetto di meme diventa un meme vincente.

Memetica

Tecnomemi

Verso il Web 3.0motori semantici e big data

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Parte terza: memi e tecnomemi, verso il Web 3.0

Cosa significa MEMETICA? … è una metafora? o una grandezza misurabile? o un abbaglio?

Ecco come Pascal Jouxtel ne riassume la visione attuale (pp.120-122 di “Memetica”, Bollati Boringhieri 2010, ed.orig.:2005)

La definizione originale di Richard Dawkins (1976): Unità di base dell’informazione culturale. Un replicatore nel nuovo brodo della cultura umana. Come esempi di memi possiamo citare le melodie, gli slogan, le mode, i metodi per modellare vasi e costruire archi. I memi si diffondono saltando da un cervello all’altro, tramite un processo che, in senso lato, possiamo chiamare ‘imitazione’.

Secondo Aaron Linch (1996) I memi sono regole di vita: credenza, divieto, pregiudizio o regola di comportamento. Gli esempi sono i più vari: dalle aggressioni razziste, all’uso del preservativo, alla fede in un dio unico.

Memetica

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e Susan Balckmore (nello stesso 1996) afferma:I memi non sono entità magiche o vaghe idee platoniche, ma istruzioni contenute nella memoria umana, nelle azioni e negli artefatti.

… contraddetta da Robert Auger (2001): I memi non vanno ricercati né nei comportamenti, né negli artefatti, perché l’informazione non è ‘attiva’ nell’osservato, ma solo nel cervello, che è il solo ad essere ‘motivato’ nel riconoscimento di una forma particolare.(secondo Auger, un neuromeme sarebbe invece lo stato di un nodo di rete neuronale (un incrocio composto di uno o più neuroni) capace di provocare la replicazione di questo stato in un altro nodo)

… mentre Daniel C. Dennet – com’è sua abitudine - provoca (1995): I memi sono i nuovi invasori. L’entità di tipo radicalmente nuovo che si crea quando un genere particolare di animale è infestato da memi, è ciò che comunemente chiamiamo ‘persona’.

Memetica

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Parte terza: memi e tecnomemi, verso il Web 3.0

Chiudiamo questa piccola rassegna di idee sulla memetica con un punto di vista fertile per i nostri ragionamenti:

Basquiast e Jacquemin (2001): Con il termine meme indichiamo i contenuti semantici o simbolici che circolano, si trasformano ed entrano in competizione darwiniana nelle reti costituite dai cervelli umani e dai mezzi di comunicazione, tradizionali o moderni, che collegano gli uomini tra loro.

Memetica

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Parte terza: memi e tecnomemi, verso il Web 3.0

Non importa se la memetica sarà una scienza o resterà una metafora. Noi la possiamo utilizzare comunque come nuovo strumento cognitivo per accostarci alla realtà sempre più complessa che ci circonda. Condividiamo quindi una definizione / descrizione che riassuma le caratteristiche utili a noi qui ora, e che vengono già ampiamente usate in settori come il marketing virale: Comportamenti, mode, idee e religioni si estinguono o si affermanonell’ambiente sociale secondo il setaccio della selezione naturale, come fanno i geni negli organismi viventi.

I memi si diffondono nella rete sociale con leggi analoghe a quelle delle epidemie, con velocità diverse a seconda dell’ambiente in cui agiscono (> topologia della rete).

Nell’ultimo secolo si sono affermati a livello globale vari potenti acceleratori dei processi memetici: prima il cinema, la radio e il telefono, e poi la televisione, superati attualmente per efficacia e pervasività dalle reti delle nuove tecnologie digitali e in particolare dai social network su Internet.

Memetica

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Analizziamo insieme come si diffondono, muoiono o si impongono i comportamenti e le idee nel sociale e nelle organizzazioni che conosciamo: vediamo insieme casi aziendali interpretabili in chiave memetica.  GIOCO

fase A: ognuno racconti un esempio di diffusione virale notata quest’anno di memi micro (in famiglia) e di memi macro (nella società italiana o internazionale)

fase B: proviamo a fare una delle tante analisi eseguibili sulla lista: p.es.: dividiamo i memi fra comportamenti e idee acquisite per imitazione

fase C: stesso percorso per i memi meso (che si sono visti emergere in azienda).

E poi: domanda: C’è chi ha percepito (governato) il fenomeno memetico in corso in azienda?

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Memetica

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Accenniamo per completezza a un nuovo tipo di replicatore: il tecnomeme. Ecco la definizione che abbiamo elaborato per il Dizionario ICT Treccani:

Informazione che si replica in rete senza bisogno dell’intervento umano. Il termine (in inglese abbreviato spesso in teme) è stato proposto da Susan Blackmore in una conferenza TED del 2008 per indicare un nuovo replicatore di informazione che si aggiunge ai due conosciuti: il gene, che agisce da miliardi di anni nelle forme viventi; e il meme, che agisce da milioni di anni nella specie umana.

“L'umanità ha deposto un nuovo tipo di meme, il teme, che si diffonde attraverso la tecnologia e inventa modi per mantenersi in vita”, afferma la Blackmore, che azzarda l’ipotesi che pool di tecnomemi potrebbero sopravvivere a una estinzione della vita sul nostro pianeta, replicandosi ed evolvendo nelle reti tecnologiche che non necessitano di ossigeno e di equilibri termici come i geni e i memi.

v. il video TED di Susan Blackmore

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Tecnomemi

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Liberiamo commenti, suggestioni, diffidenze o timori.

E poi facciamo una breve riflessione aperta su due domande vaghe e vaste:

come prendere coscienza e operare per percepire e poi gestire la diffusione sempre più estesa dei memi veicolati nelle reti digitali e dei tecnomemi?

come utilizzare in questo ambito le leve cognitive che ci vengono fornite dagli studi sulla complessità, dalle ricerche sulle strutture delle reti e dall’esercizio dell’approccio sistemico?

Parte terza: memi e tecnomemi, verso il Web 3.0

Tecnomemi

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Abbiamo visto ieri le proprietà che derivano dalla topologia delle reti che costituiscono la struttura dei sistemi complessi adattativi;

oggi abbiamo visto come queste stesse reti (sia sociali che tecnologiche) supportano la diffusione e la selezione naturale dei memi.

Chiudiamo il percorso con uno sguardo veloce ai fenomeni nuovi che stanno emergendo dall’uso diffuso a livello globale delle reti digitali:sono la formazione a valanga dei cosiddetti big data e la diffusione dei cosiddetti motori semantici, che segneranno gli sviluppi dell’economia già a breve e medio termine, aprendo le porte alle nuove opportunità (e alle nuove minacce) che si stanno già profilando nel cosiddetto Web semantico o Web 3.0.

Ricordando che approccio sistemico, reti e complessità sono forse le uniche chiavi di accesso a tutto ciò.

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Verso il Web 3.0

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Big data

è un termine (molto spesso usato a sproposito) che indica un territorio assolutamente nuovo, immenso, variegato, che stiamo creando noi stessi, ma di cui sappiamo poco o nulla (!):

una sorta di brodo primordiale dei nostri memi, uno sterminato accumulo ancora informe di dati digitali che si vanno accumulando in banche dati, in settori diversi:

dati che arrivano dalla nostra localizzazione geografica quando telefoniamo da un cellulare, dai nostri profili sui social network, dagli indirizzi Internet che andiamo a visitare, dai sentiment che esprimiamo via Twitter, dai dati sanitari, economici e finanziari che affidiamo sempre più spesso e inconsapevolmente alle varie nuvole informatiche (cloud) che si stanno addensando nel chiuso di sempre più giganteschi magazzini pieni di server...

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Verso il Web 3.0.Big data

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Si formano così miniere di informazione in cui si possono individuarestrutture di conoscenza e e profili di trend in atto. Due considerazioni:

A) connettendo le singole ‘miniere’ si ottiene un insieme che è molto di più della somma dei singoli data set, un insieme reticolare iper-complesso che può fornire non solo risposte a vecchie domande, ma che può anche far emergere domande nuove di particolare importanza strategica per le economie mondiali, per l’ambiente, per i rapporti tra nazioni, politica e multinazionali;

B) la finanza privata e quella pubblica sono già in corsa per mettere a punto efficaci strumenti “intelligenti” (semantici) che permettano di analizzare e gestire queste masse di dati che non si possono affrontare con i limitati strumenti usati per catturare, gestire e processare le normali banche dati in tempi accettabili (parliamo di diverse centinaia di exabyte, ovvero di miliardi di gigabyte di informazioni).

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Verso il Web 3.0.Big data

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Un’idea della importanza strategica dei big data ci può venire dalle azioni dei governi. Due esempi:

Stati Uniti: nel 2012 l’Amministrazione Obama ha finanziato con 200 milioni di dollari la Big Data Research and Development Initiative,composta da 84 diversi programmi di ricerca sui big data, distribuiti su 6 Dipartimenti federali

http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/microsites/ostp/big_data_press_release.pdf

Unione Europea: ha stanziato un miliardo di euro con cui finanziare per un decennio (100 milioni l’anno) uno dei sei progetti selezionati a oggi: il progetto bandiera è FuturICT che coinvolgerà centinaia dei migliori scienziati europei; cuore del progetto è il Living Earth Simulator, una enorme rete di calcolo che vuole aggregare i big data provenienti da tutto il mondo per elaborarli con nuovi modelli matematici e teorie sociali ancora da definire

http://www.futurict.eu/the-project

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Verso il Web 3.0.Big data

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Motori semantici

Qui il discorso si fa specialistico: diciamo solo di che cosa si tratta.

Sono software che analizzano il significato delle parole nel proprio contesto: motori di ricerca che non si limitano a cercare negli archivi specifiche sequenze di bit, ma che analizzano la sequenza di bit richiesta all’interno di una ontologia, ovvero di una rete di rapporti con altre parole “imparentate”.

Questo è il concetto chiave; la spiegazione nei dettagli non è complicata ma è piuttosto lunga, per cui rimandiamo alla voce “Semantic Web” di Wikipedia, che risulta chiara ed esaustiva (è stata immessa nel 2003 e si è raffinata fino a oggi grazie ai controlli, alle discussioni e alle correzioni di oltre mille esperti, con una media di 1.500 visite al giorno da tutto il mondo anglosassone:esempio pregnante di auto-organizzazione dal basso di un ambiente complesso come il Web 2.0.

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Verso il Web 3.0.Motori semantici

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Esistono già molte applicazioni dei motori semantici. Ma le “miniere” di informazioni su cui operano in genere sono normali data set di settore. quasi nessuna lavora sui big data.

Diamo un esempio di una applicazione che ha suscitato molto rumore:

si tratta del motore elaborato qualche anno fa nella Indiana University, che permette di prevedere con una probabilità del 87% l’andamento generale della Borsa nelle 48/72 ore successive all’analisi in tempo reale del sentiment espresso da centinaia di milioni di utenti di Twitter: il software, che ha dato origine a diversi spin off di successo, categorizza semanticamente i tweet su sette livelli di fiducia-sfiducia.

Vogliamo fare una riflessione sul significato di quel 87% (percentuale che assomiglia alla prevedibilità indicata spesso da Barabasi) e della potenza dirompente del restante 13%, in cui si nascondono i cigni neri di Taleb?

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Verso il Web 3.0.Motori semantici

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Concludiamo dicendo che l’esplosione dei big data (conseguenza anche della diffusione dell’Internet delle cose) e l’emergere del Web semantico (Web 3.0) sono un ulteriore stimolo per lo sviluppo e l’affermazione (nel management, nel marketing, nella politica, nella finanza) di un approccio sistemico, complesso e reticolare, con metodi di calcolo e di elaborazione delle informazioni che fa leva su una nuova di pensiero: quella basata sul paradigma cognitivo complesso, circolare, che considera i tradizionali ragionamenti lineari basati sul principio di causa-effetto solo come un sottoinsieme di un più ampio e variegato ventaglio di nuove possibilità del pensare, del progettare e dell’agire.

Rif. bibl: V. Eletti, “Ricominciamo da Internet?”, Guaraldi 2013 oppure versione inglese in “Contribution to theoretical and practical advances in management”, (a cura di S. Barile), Aracne 2013, pp.199-218

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Verso il Web 3.0

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Se avanza un po’ di tempo, in aula o dopo cena, e se ne abbiamo voglia,possiamo condividere e discutere i pensieri di molti scrittori che hanno parlato di reti e complessità, di effetto farfalla e di perdita della linearità:

da McEwan a Goethe, da Murakami Haruki a Plotino, da Nietzsche a Musil, a saviano…

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Suggestioni conclusive