Reti di Impresa: Strumento di sviluppo

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LE RETI D’IMPRESE,Strumento di Sviluppo

(di Piero Ricci - Confindustria Siena)

11/06/2010

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Premessa

Come è noto il tessuto industriale del nostro paese è caratterizzato dalla presenza di una moltitudine di piccole e medie imprese che, pur rappresentando anche esempi di successo, mostrano crescenti difficoltà ad interloquire sui mercati globali.Le grandi imprese, per parte loro, hanno sempre più necessità di attivare collaborazioni strategiche con omologhi, spesso di dimensioni inferiori, con i quali condividere obiettivi e processi.

Le possibilità per sopperire a queste difficoltà sono rappresentate, da una parte dalle operazioni di finanza straordinaria quali “fusioni e acquisizioni” che però si scontrano con la mentalità degli imprenditori soprattutto più piccoli in termini di perdita di identità, cambiamenti operativi e di governance che ne limitano l’applicazione, dall’altra dalle “aggregazioni” e cioè attraverso vari strumenti legittimati dal nostro ordinamento che però tendono oggi ad operare con logiche ormai superate e gravati da una crescente difficoltà normativa per i sempre più stringenti requisiti richiesti per la costituzione, per esempio, delle Associazioni Temporanee di Impresa (ATI) del tipo, grado di complementarietà, di interrelazione etc… di cui è richiesta anche relativa certificazione.

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Possiamo però oggi fare riferimento a modalità innovative, in particolare nella forma, che sono le Reti d’Imprese che rappresentano forme di coordinamento di natura contrattuale tra imprese, particolarmente destinate alle PMI che vogliono aumentare la loro massa critica e avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o unirsi sotto il controllo di un unico soggetto.

Il “Decreto Sviluppo” ovvero la legge n. 99/2009 ha inoltre introdotto una serie di modifiche relative all’operatività delle reti di imprese, in particolare sono state meglio precisate alcune caratteristiche relative al “contratto di rete” cui è richiesta evidenza: degli obiettivi strategici e delle attività comuni che diano luogo al miglioramento della capacità competitiva ed innovativa sul mercato.

E’ importante ricordare che alle reti si applicano le disposizioni concernenti i distretti produttivi il che comporta, per esempio, la possibilità di presentare istanze e avviare procedimenti amministrativi mediante unico procedimento collettivo o la stipula di convenzioni anche di tipo collettivo con istituti credito.

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Le Reti d’imprese costituiscono pertanto una reale alternativa per quelle aziende che:

“vogliono aumentare la loro forza senza doversi necessariamente unire in una fusione o ricadere sotto il controllo di un unico soggetto ma costituire strutture e processi finalizzati all’assunzione congiunta di decisioni di interazione per progettare e sviluppare ambiti specifici sia di produzione che di innovazione o di penetrazione nei mercati”.

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Le Reti di Imprese (evoluzioni)

Non è certo il caso di entrare nel merito delle varie tipologie di Rete (naturale o governata) dell’organizzazione (proprietaria o meno) di coesione strategica (divergenti o convergenti) o infine di integrazione (complementari o indipendenti, orizzontali o verticali) …

E’ interessante sottolineare invece come il concetto di Rete porti ad un superamento di schemi classici legati sia alla “territorialità” (distretti industriali) che alla “dimensione” imprenditoriale (grandi, medie e piccole imprese) che perdono quindi di significatività rispetto ad:“… un insieme di imprese, sia piccole che parti di grandi, le cui caratteristiche evolvono verso una base strutturale costituita da reti di unità disperse sul territorio ma in grado di collegarsi rapidamente, grazie ad adeguati sistemi informatici, a sistemi manageriali armonizzati e a valori condivisi e con una organizzazione sistemica di massima, ma non vincolante, con compiti distribuiti tra i vari soggetti della Rete”.

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E’ l’evoluzione dei mercati, alla quale stiamo assistendo, che sembra evolversi rapidamente verso una grande Rete globale (definita in termini anglosassoni come plug & run market) a cui andranno a collegarsi di volta in volta sistemi più o meno complessi di imprese.E allora, come da più parti osservato, assisteremo ad una ulteriore evoluzione della struttura reticolare tradizionale, in particolare verso quella tipologia cosiddetta olonica, capace di rispondere ai necessari e più elevati standard di rapidità, adattabilità, creatività che sono sempre più richiesti nel contesto di mercati fortemente interconnessi.

Lo sviluppo di questo concetto nasce dagli studi del sociologo ungherese Arturo Koestler nel 1968 che propose un insieme di principi per identificare e spiegare la tendenza dei sistemi sociali e biologici ad organizzarsi in modo spontaneo.Sistemi cioè che tendono a sviluppare, durante la crescita, delle componenti intermedie autosufficienti dove è difficile distinguere l’intero “corpo” del sistema dal’insieme delle sue “parti”.Da qui il termine Olonico come combinazione della parola holos (tutto) e on (parte).

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Tradotto in termini organizzativi, si tratta di:… un sistema di imprese che forma una unica impresa ma che non corrisponde ad un impresa reale, un insieme invece di unità operative che agiscono in modo integrato e organico nell'ambito di un sistema a rete, per configurarsi, ogni volta al meglio, come catena del valore più adatta per perseguire le opportunità di business che il mercato presenta …

Per le piccole e medie imprese si tratta di una evoluzione cognitivo/organizzativa e quindi di basso impatto in termini di perdita di identità e autonomia e per le più grandi, integrate verticalmente, la naturale evoluzione dell'organizzazione per celle strategiche, dapprima confinata all'interno del singolo stabilimento e ora decentrata su un determinato territorio.

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La Rete oltre i distretti

Nel contesto delle modificazioni organizzative del capitalismo della piccola impresa si rileva oggi in Italia una tensione evolutiva dal concetto di Distretto, che altro non è se non una rete settoriale localizzata, verso quello di Rete e quindi con caratteristiche trans-settoriali e ultra-territoriali. Una tendenza che ha effetti modificativi sia nell’organizzazione che nella divisione del lavoro fra servizi e manifatturiero.

Un po’ una rivoluzione quindi, capace però di fornire stimoli nuovi; alle imprese attraverso l’allargamento dei circuiti di conoscenza tradizionali che si espandono verso settori diversi e complementari e ai territori perché forniscono una occasione per ripensare a modelli di sviluppo non più attuali.Questa “funzione propulsiva” è svolta dalle Reti non in quanto tali ma in forza di un ineludibile dinamismo loro proprio; nessuna forma a Rete è infatti definitiva ma assume dimensioni e cicli di vita i più diversi, embrionali o complessi, destrutturati o giuridicamente più forti in una rincorsa diadeguamento/adattamento al ciclo del valore.

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Reti e Sviluppo Competitivo

Il collegamento del tema delle Reti allo sviluppo è quindi più diretto di quanto possa apparire, soprattutto oggi.

Quello che in passato hanno rappresentato di positivo per la nostra economia i Distretti Industriali in termini di economie di scala e comunanza di conoscenze oggi lo possono essere, e meglio in termini competitivi, i “Sistemi a Rete” grazie ad una minore rigidità strutturale ed alle caratteristiche di dinamicità ed adattabilità a mercati complessi e fortemente variabili.

Questi “Sistemi” non configgono in quanto i Distretti rappresentano comunque uno strumento importante ma di politica localizzativa e di contesto favorevole alle attività, ma la Rete ne rappresenta l’evoluzione adattativa al nuovo mercato globale che richiede forme organizzative più moderne, flessibili, dinamiche ed efficaci.

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Sono le Reti quindi l’elemento intorno a cui si deve catalizzare l’attenzione.

Una delle caratteristiche principali dei Sistemi a Rete è quello di favorire ilsuperamento di sospetti e individualismi che da sempre caratterizzano inparticolare la nostra imprenditoria e questo in forza proprio di uno strumentoche, una volta focalizzato il progetto da perseguire e solo a favore del qualeviene rinunciata una parte di indipendenza. Una parte, perché viene mantenutadai singoli componenti la loro identità e la loro autonomia complessiva.

Da questo discende una diversa disponibilità alla condivisione dei costi e deirischi degli investimenti in conoscenza e assets materiali attraverso i quali leImprese acquisiscono però benefici di partecipazione capaci di annullarecondizioni di perifericità e di esclusione attraverso proprio la Rete, che non èperiferica né esclusa, che permette quindi il trasferimento ai suoi membri dellecapacità complessive del sistema.

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Legare questo alle esigenze di riposizionamento del Made in Italy, peresempio, è esercizio facile, perché così si va a costituire una risorsaabilitante per tanti piccoli imprenditori che vogliano aprirsi alla innovazione e ai processi di internazionalizzazione che diventano così sostenibili.

I benefici più evidenti consistono in una ripartizione dei costi e dei rischi, in unamaggiore capacità di accumulare conoscenza, nella possibilità di utilizzare laconoscenza accumulata per sfruttare opportunità di business, in una maggiorerapidità di risposta agli stimoli del mercato, in un aumento della flessibilità delsistema di produzione, nella diminuzione dei costi di approvvigionamento,nell’aumento del livello di personalizzazione del prodotto e dell’offerta.

Al contempo la Rete ovvia a problemi che si verificano in caso di frettolose operazioni di fusione/acquisizione verso le quali sarà comunque semprepossibile evolvere successivamente ma con più gradualità, può far raggiungereuna adeguata massa critica e un accresciuto potere negoziale sul mercato,allargare la base di offerta di prodotti e servizi preservando intatte le propriecaratteristiche e mission, far condividere investimenti che altrimenti nonSarebbero possibili alla singola impresa, accorciare le catene

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di subfornitura, rendere enormemente più flessibili i tempi di risposta al cliente, accrescere la cultura e il know how aziendale.

Tutti temi che hanno a che fare con la Competitività e quindi con lo Sviluppo delle imprese e del sistema economico.

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Il Contratto di Rete di Imprese

Come detto sopra, è stata introdotta nel nostro paese una serie di modifiche relative all’operatività delle “Reti di Imprese” ed in particolare sono state meglio precisate alcune caratteristiche relative al “Contratto di rete” dove è prevista evidenza degli obiettivi strategici e delle attività comuni capaci di dare luogo al miglioramento della capacità competitiva ed innovativa sul mercato.Una disciplina dello “strumento” attraverso cui le imprese potranno costituire nuove forme di collaborazione, dedicate a realizzare progetti comuni diretti allo sviluppo produttivo ed all’innovazione, rispondendo così ad un’esigenza soprattutto delle piccole e medie.

Non entro nella merito della forma, che è comunque un atto pubblico, né nell’oggetto che è evidentemente una obbligazione reciproca tra imprese ad esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali …

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ma vale evidenziare “lo scopo” che è quello di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato oltre all’accesso a finanziamenti, agevolazioni, bandi di gara pubblici e così via.

Si tratta di un contratto ad applicazione generale suscettibile di impiego sia nell’ambito produttivo che in quello distributivo ovvero diretto al coordinamento tra produzione e distribuzione la cui funzione principale consiste nella definizione di regole dispositive, dunque derogabili dalle parti, attraverso cui le imprese, rimanendo indipendenti, possono realizzare progetti industriali comuni. Costituisce un modello complementare a quello che realizza aggregazioni proprietarie tramite fusioni ed acquisizioni e consente alle Imprese una crescita per via contrattuale anche in presenza di una compagine proprietaria ristretta.

Il contratto di rete può consentire quindi alle filiere di subfornitura, lunghe e spesso collocate in diversi paesi, di realizzare forme di coordinamento migliori di quelle conseguibili attraverso contratti bilaterali che uniscono a due a due gli anelli della filiera, rappresentando pertanto un’opportunità specialmente per le imprese che, non disponendo di forte potere di mercato, non riescono a conseguire sufficiente protezione rispetto ai vertici della filiera.

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In particolare il contratto di rete può costituire lo strumento che consente a piccole imprese prive di risorse finanziarie e di competenze sufficienti di realizzare individualmente innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto.

Molto spesso queste imprese non hanno infatti una sezione ricerca e sviluppo e devono rivolgersi al mercato per l’acquisto di tecnologie innovative, mentre potrebbero realizzare propri progetti traendone corrispondenti vantaggi competitivi, mettendo risorse in comune.

Il Contratto di Rete può essere stipulato da due o più imprese (non vi è un tetto) ed opera attraverso un programma da realizzarsi anche a mezzo di risorse conferite in un fondo amministrato da un organo comune.La Rete così costituita ha dunque una faccia interna diretta a regolare i rapporti tra i componenti ed una esterna, rivolta a consentire la contrattazione con terzi, di partecipare a gare, di costituire coalizioni ed alleanze.

Uno strumento anche per creare gruppi di acquisto e di vendita per realizzare economie di scala nella contrattazione con il venditore od il compratore principale.

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Una opportunità quindi molto interessante e innovativa, burocraticamente snella e a basso impatto ma che, nel testo legislativo attuale, fa rilevare alcune perplessità.Su tutte il vincolo di “eseguire in comune attività rientranti nell’oggetto sociale di ciascuna delle imprese appartenenti alla rete”.Tale restrizione, per le imprese che si costituiscono in reti, alla fine rischia di vincolarle ad esercitare in comune una funzione di puro coordinamento riducendo proprio la possibilità che esse possano fare insieme ciò che non avrebbero fatto da sole.

Un aspetto su cui si deve lavorare è legato poi alla diffusione di una Cultura di Rete ed alla incentivazione in termini di semplificazione, agevolazioni fiscali e finanziarie.

Ciò detto resta comunque intatta la positività di avere avviato un processo di innovazione , attraverso strumenti operativi in grado di incidere sulla competitività del nostro sistema produttivo e decisivi nei processi di espansione internazionale.

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