Restauro coppia di importanti tavoli intarsiati attribuiti al Van Der Vinne

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COPPIA DI TAVOLI CON PIANI COPPIA DI TAVOLI CON PIANI INTARSIATI ATTRIBUITI AL VAN DER INTARSIATI ATTRIBUITI AL VAN DER VINNE VINNE Relatrice: ILARIA LENSI Nata: Firenze 18/01/1978 Residente: Firenze Titolo di studio: Maturità Linguistica Relatrice: CHIARA BACCIOTTI Nata: Firenze 05/06/1981 Residente: Firenze Titolo di studio: Maturità Linguistica

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COPPIA DI TAVOLI CON PIANI COPPIA DI TAVOLI CON PIANI INTARSIATI ATTRIBUITI AL VAN INTARSIATI ATTRIBUITI AL VAN

DER VINNEDER VINNE

•Relatrice: ILARIA LENSI•Nata: Firenze 18/01/1978•Residente: Firenze•Titolo di studio: Maturità

Linguistica

•Relatrice: CHIARA BACCIOTTI•Nata: Firenze 05/06/1981•Residente: Firenze•Titolo di studio: Maturità

Linguistica

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NUMERO INVENTARIO Inventari: MVP 1911, nn.1996-1997; MVC 1861, nn.298-299; MVC1852, nn.257-258; MVC 1813, nn.183,1193; MVC 1802, c.136; MVC 1799, c.5; MVC 176, c.22; MM 1720, c.320; GPF 1713, C.63. Iscrizioni: sotto i piani, oltre ai numeri dei citati inventari,sono riportati anche un’’159’’azzurro cancellato col medesimo colore, un ‘’313’’, un ‘’723’’ e un ‘’884’’ nero

COLLOCAZIONE Villa della Petraia

PROPRIETA’ Sovrintendenza Polo Museale Fiorentino

OGGETTO Coppia di tavoli con piani intarsiati

DATAZIONE Piani e tarsie,1686; base, inizi XIX secolo

LUOGO DI PROVENIENZA Villa della Petraia

MATERIA Legno di gattice listrato di ebano e intarsi di varie specie legnose, avorio, madreperla e ottone

MISURE 89x153x81

AUTORE Riccardo Bruni o Leonardo Van der Vinne

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PIANO GENERALE

Progetto di Restauro

Interventi di Restauro

Altri importanti intarsiatori

Bibliografia

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RICERCA STORICARICERCA STORICA

AUTORE OPERE

Influssi Artistici

Altre sue opere

Riccardo Bruni

Fratelli Falcini

Provenienza e collocazione storica

Datazione e Periodo stilistico

Tipologia

- SOSTEGNI ORIGINALI- TAVOLI A LIRA

Decorazione

- I MEDICI E I FIORI- I PIANI DEL VAN DER VINNE

Piano Generale

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AUTOREAUTORELeonardo Van der Vinne

Leonardo Van der Vinne, detto il “Tarsia”, è il maggior ebanista e intarsiatore attivo a Firenze nel tardo Seicento. Si pensa, sia originario delle Fiandre e che sia giunto a Firenze solo dopo una sosta a Parigi, dove maturò il suo stile “fiorito”. Arrivato a Firenze, l’artista non aveva un proprio laboratorio, era ospite nella bottega dell’arazziere di corte, il parigino Pietro Fevère, che probabilmente lo introdusse a corte. Già dal 1659 si hanno notizie di alcune ricevute da lui firmate in calce con il nome di “Lionardo Lionardi” per la realizzazione di alcuni mobili, ma solo nel 1677 si ha la certezza che lavorasse alla corte poiché risultava salariato e che possedesse una propria bottega in galleria. La sua attività alla corte e al servizio del Gran Principe durò fino alla sua morte nel 1713.

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Nel XVII secolo l’arredo fiammingo attraversa un periodo di grande importanza, grazie all’interessamento rivolto dalla Francia (Luigi XIV) e dall’Inghilterra a questo modo diverso di concepire l’arredo, caratterizzato da linee semplici che lasciano spazio agli ornamenti, prima fatti di intagli geometrici e architettonici, e poi di appariscenti intarsi floreali raffiguranti vasi, mazzi e cesti di fiori resi in modo naturalistico insieme a farfalle, altri insetti e uccelli. Questi intarsi bellissimi e di eccellente qualità sono realizzati a marquetterie, tecnica di origine francese che fu elaborata in modo talmente perfetto e originale che gli stessi francesi iniziarono a definirla come “stile dei Paesi Bassi”. Per la realizzazione di cabinet e armadi, si cominciano a preferire al legno di quercia impiallacciature di essenze esotiche come ebano, palissandro, bois de rose e legni da frutto come ulivo, pero e ciliegio.

INFLUSSI ARTISTICI

Secrétaire-libreria fiammingaSeconda metà del ‘600

Stipo seicentescoAttribuito a Jan Van

MekerenLondra, Victoria and Albert

Museum

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ALTRE OPERE ALTRE OPERE DEL VAN DER VINNEDEL VAN DER VINNE

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Numerose e di gran rilievo furono le opere realizzate dal Van der Vinne durante la sua attività alla corte medicea: la prima opera ad essere documentata è il tavolo del Museo degli Argenti realizzato nel 1664

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E lo stipo del 1667 anch’esso al Museo degli Argenti

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Sotto il Gran Principe Ferdinando realizza strumenti musicali e armi da fuoco. Oltre a queste opere, interessanti sono i conti rintracciati nella Guardaroba medicea che dimostrano la sua laboriosa e importante attività come ebanista e intarsiatore all’interno delle Botteghe Granducali.

Del 1687 è l’inginocchiatoio in ebano, attualmente a Palazzo Pitti

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RICCARDO BRUNIRICCARDO BRUNI L’attribuzione al Van der Vinne dei tavoli da

parete presi in analisi non è ancora certa. Analizziamo ora un altro ipotetico autore, il francese Richard Lebrun, che lavorò per la corte medicea come intarsiatore. I repertori decorativi delle sue opere sono anch’essi di gusto fiammingo. Nel 1686 realizza la tarsia per la porta dell’alcova del Gran Principe Ferdinando e due “buffetti”. Confrontando la tarsia della porta, unica opera rimasta dell’intarsiatore, e le tarsie del Van der Vinne si può notare la diversa esecuzione e la qualità superiore di quest’ultime.

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LUIGI E ANGIOLO FALCINILUIGI E ANGIOLO FALCINI Nell’800, una bottega fiorentina fra le più conosciute era quella

dei fratelli Falcini, attivi per il Principe Anatolio Demidoff. Seppero dare nuovo impulso vitale all’arte dell’intarsio. Si ispirarono al Rinascimento, passando dai moduli seicenteschi a quelli barocchi. Grande fu il contributo dei Falcini all’ebanisteria toscana: misero a punto una tecnica impeccabile, sperimentarono nuove tecniche per la tintura e l’ombreggiatura dei legni e idearono affollate decorazioni ricche di “colorismo” e materiali diversi come la madreperla, tartaruga e metalli. Imitarono la tecnica seicentesca “all’olandese” introdotta dal Van der Vinne, realizzando due tavoli per una mostra dal titolo “Il Rapporto della Pubblica Esposizione dei Prodotti di arti e manifatture toscane” allestita a Firenze nel 1847. I tavoli erano un’eccellente copia di quelli realizzati dal Van der Vinne che attualmente si trovano a Villa La Petraia. Di altissima perfezione tecnica, le opere destarono notevole ammirazione. Si pensa che i tavoli ritrovati a Detroit, Ottawa e Strasburgo siano provenienti dalla loro bottega.

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Piano di Tavolo, Luigi e Angiolo Falcini, 1880 circa, Firenze Galleria di Arte Moderna

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Sostegno di Tavolo, Luigi e Angiolo Falcini, 1880 circa, Los Angeles County Museum of Arts

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OPERE

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PROVENIENZA E PROVENIENZA E COLLOCAZIONE STORICACOLLOCAZIONE STORICA

Le opere prese in esame provengono dalle Botteghe Granducali Medicee. Questi tavoli realizzati per il Gran Principe Ferdinando intorno alla fine del ‘600 erano destinati alla residenza di Palazzo Pitti. Secondo gli inventari, furono poi trasferiti alla Villa di Castello nel 1729 e lì riscontrabili fino al 1861 ancora con i sostegni originali “a lira”. Infine, secondo gli inventari del 1911, furono spostati a Villa La Petraia con i nuovi sostegni neoclassici a forma piramidale.

Lunette Utens, vedute di Palazzo Pitti, Villa di Castello, Villa La PetraiaGiusto Van Utens 1598-1599

Museo Firenze com’era, Firenze Menu

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DATAZIONE E PERIODO DATAZIONE E PERIODO STILISTICOSTILISTICO

Secondo gli inventari, il piano intarsiato dei tavoli risale al 1686 e i sostegni (non originali) a forma piramidale sono dei primi decenni dell’800. Appartiene allo stile tardo barocco (1675-1720) visibile nel virtuosismo e nella ricchezza della decorazione. Si tratta di Barocco toscano che, rispetto a quello romano è molto più contenuto ed equilibrato, mitigato dal rigore e dalla compostezza degli ornamenti ereditati dalla cultura rinascimentale. Alla fine del ‘600, importante fu l’affluenza di maestri fiamminghi nel nostro paese, che dettarono un nuovo gusto introducendo la tecnica “fiorita” nell’intarsio.

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TIPOLOGIATIPOLOGIA TAVOLO DA PARETE. Chiamato così perché veniva addossato alla

parete, era decorato solo su tre lati. Questa tipologia nasce nei primi anni del ‘600 e da questa si svilupperà in età barocca la “consolle”, un tavolo da parete con due o tre sostegni solitamente molto elaborati (intagliati e dorati) che offrivano virtuose soluzioni alla maniera barocca.

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SOSTEGNI ORIGINALI

Dagli inventari della Guardaroba medicea i due arredi venivano descritti come “due tavolini alla buffetta lunghi B 2 2/3 in ca. p. ciascheduno larghi B1 S.8 tutti intarsiati di rabeschi, fiori, uccelli et altro di legno colorito … con piedi di pero tinto di nero”. Oltre ai documenti ritrovati, si può ipotizzare che originariamente i sostegni fossero diversi poiché sotto il piano vi è uno spessore di legno posizionato centralmente, che probabilmente aveva la funzione di base d’appoggio per due sproni che collegavano i sostegni originali. Le fasce sotto i piani, sono composte da frammenti di piani intarsiati, dove si notano i punti di assemblaggio che spezzano la continuità del disegno floreale.

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parte sottostante il piano ricostruita nei primi decenni dell’800

particolari delle parti sottostanti il piano ricostruite nei primi decenni dell’800

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TAVOLI A LIRA

Questa tipologia, nata nel ‘600, è così chiamata perché la forma dei sostegni ricorda lo strumento musicale. Questi tavoli spesso hanno una traversa orizzontale sagomata o sproni in ferro che raccordano le gambe in diagonale. Sono tavoli semplici, robusti e rustici che hanno origine dai “fratini”, i tavoli da refettorio mobili. La forma più comune è quella rettangolare. Le assi sagomate già in uso nel ‘500 come sostegni di tavole, panche e sgabelli, nel ‘600 vengono traforate e frastagliate assumendo un profilo curvilineo e sagomato. I tavoli a lira danno origine ad altre tipologie come le scrivanie “S. Filippo”. Si può trovare, a volte, la denominazione di tavolo da “campo” quando questo presenta sostegni reclinabili attraverso lo sganciamento delle traverse di ferro. Nel Seicento il tavolo da centro, da muro o con funzione di scrittoio, diviene un elemento di arredo sempre più importante.

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Tavolo con piano impiallacciato in ebano e tarsie in avorioMetà del XVII secoloFirenze, Galleria Palatina

Scrivania “San Filippo”Metà del XVII secolo

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Possibile sostegno dei tavoli

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DECORAZIONEDECORAZIONE La decorazione floreale è uno dei repertori più amati dell’intero

continente nel tardo Seicento, è uno dei leitmotiv del Barocco. La diffusione di questo gusto avvenne grazie all’operato di artisti stranieri in Italia o artisti francesi educati all’estero. È il caso di Pierre Gole, olandese che lavorò per il Cardinale Mazzarino e Luigi XIV e influenzò negli anni successivi Boulle e Jan Van Mekeren, olandese che eseguì tarsie floreali.

Dipinti e stampe con vasi di fiori, uccelli e farfalle venivano realizzate da ornatisti come Jacques Vauquer per essere poi adattate a qualsiasi oggetto.

A Firenze la figura più importante per la diffusione di questo repertorio decorativo fu il Van der Vinne, anche se già verso la fine del Cinquecento, Jacopo Ligozzi realizzava commessi in pietre dure con erbe e piccoli mazzolini di fiori. Verso la metà del Seicento, Andrea Scacciati realizza panciuti vasi con tulipani, garofani, giaggioli e rose. All’interno della composizione inseriva scimmie ammaestrate e pappagalli imbalsamati. Le sue opere, probabilmente, influenzarono l’attività del Van der Vinne in quanto entrambi lavorarono nello stesso periodo nelle Botteghe Granducali.

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Vasi di fiori, Jacques Vauquer, 1621-1686

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I MEDICI E I FIORI

In tutti i campi dell’ arte, il fiore ha rappresentato, nel tempo e nei diversi autori che lo ritrassero, non solo un soggetto prediletto, ma un’allegoria e un simbolo. Nella lunga storia dei Medici vi è stato un profondo legame con il fiore in tutte le forme di rappresentazione reale o dipinto; una passione che trae le sue origini nella collezione di rose e garofani che Giovanni di Cosimo de’ Medici teneva già alla metà del ‘400, continuata poi da Cosimo I che provvedeva personalmente alla potatura delle proprie rose e da Ferdinando II che all’interno del giardino di Boboli fece costruire “L’anfiteatro dei fiori”. I Medici hanno sempre dimostrato un ininterrotto interesse botanico per i fiori e in particolare l’amore per la rosa, il garofano e il tulipano.

Tra il ‘600 e il ‘700, artisti italiani e stranieri amano ritrarre soggetti floreali. Tra questi vi è Carlo Dolci, Mario dei Fiori, Bartolomeo Bimbi, Bartolomeo Ligozzi e Andrea Scacciati.

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Questi artisti con le loro opere testimoniano il gusto della dinastia medicea del XVII secolo, periodo in cui la raffigurazione dei soggetti floreali conobbe in Italia una grande fortuna, grazie all’attenzione suscitata dagli artisti fiamminghi e olandesi ma anche da quelli romani e napoletani. A Firenze, il gusto per la pittura dei fiori inizia a partire dal 1640 quando Principi e Granduchi iniziarono a importare opere da Roma e da Napoli estendendo, in seguito, la loro curiosità fino ai Paesi Bassi, soprattutto dopo il diffondersi della “tulipomania”. Molti artisti fiamminghi, tedeschi e olandesi si insediarono in Italia.

In Toscana, la committenza medicea era così copiosa che si venne a creare un vero e proprio movimento artistico in alternativa alla produzione floreale dei pittori locali.

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A. Scacciati 1689

A. Scacciati 1689

B. Bimbi, seconda metà del ‘600 C. Dolci, seconda metà del ‘600

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B. Ligozzi, seconda metà del ‘600 M. Dei Fiori, seconda metà del ‘600

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I PIANI DEL VAN DER VINNE

Fiori – Il cesto di fiori, che occupa la parte centrale del tavolo, celebra l’arte del Van der Vinne. Un gran mazzo di fiori esotici e dell’Italia meridionale racchiude tutta una vasta gamma di effetti cromatici: vi sono gli iris formosissima della Luisiana, i tulipani di Spagna, rose gialle e tee uniti alle camelie, agli aster doppi, alle tuberose e agli habrotanum, alternati a tralci di convolvuli fanno da contrasto i mughetti e i mugherini; incantevole il lavoro di chiaroscuri nei rovesciati fogliami, morbidi steli, grappoli d’uva, calici e stigmi. Il tutto è elaborato con artistica raffinatezza e naturalezza. Tra i petali, i tralci e gli steli svolazzano insetti e farfalle di specie incognite.

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Esempi di decorazioni fiorite

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Scena di caccia - La scena di caccia fa parte del grande repertorio classico dei motivi decorativi; così spesso rappresentata perché era uno dei passatempi più amati dalla nobiltà. Nei tavoli presi in questione, vi sono rappresentate due battute di caccia inserite all’interno di cartigli: i cacciatori inseguono con i loro cani un cervo e un cinghiale. La scena è resa in modo pittorico, si intravede il dinamismo dei cani e del cervo che corrono e la minuzia con la quale l’artista realizza le vesti dei cacciatori, le lance, i paramenti dei cavalli e i cani.

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Particolare della scena di caccia

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Cane e leone – Realizzati entrambi con notevole veridicità e minuzia di particolari, incorniciano il cartiglio centrale. I denti sono realizzati in avorio, il gioco di essenze diverse creano le macchie nel manto del cane, il collare, le zampe con gli unghielli, la criniera del leone e gli occhi in avorio.

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Mascherone – Raffigurazione plastica di una maschera o di un volto umano fortemente stilizzato in fogge diverse, in genere mostruose o fantastiche; molto diffusa come elemento figurativo nell’architettura e nella decorazione di tutti i tempi. Amato molto nel periodo manierista e tardo manierista in Toscana. L’elemento del mascherone, rispecchiava in pieno il gusto per il bizzarro e il grottesco. Il gusto per “la grottesca” veniva mutuato anche da Raffaello.

Portale del Palazzetto Zuccari,

Federico Zuccari

Roma

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Domenico Atticciati, Mascheroni scolpiti sul piano d’appoggio delle “misericordie”,1589-1591Firenze Certosa, Coro

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PROGETTO DI RESTAUROPROGETTO DI RESTAURO

Legni usati per la tarsia

MATERIALI CENNI SULLA TARSIA

Altri Materiali

Coloritura del legno

Piano Generale

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MATERIALIMATERIALI Legni utilizzati per la tarsia

Ebano: - nome scientifico e famiglia: Diospyros - Ebenaceae Dalbergia Melonoxylon- Leguminose-provenienza: Africa-caratteristiche: legno differenziato con alburno bianco-citrino

e durame nero-bruno cupo. Tessitura fine e compatta,

fibratura varia-peso specifico: 1100 kg/mc-caratteristiche meccaniche: legno duro, con buona resistenza

alle alterazioni, lenta essiccazione, ritiro non elevato, ricco di silice

-utilizzo: nelle tarsie e nelle impiallacciature di stipi,negli intarsi alla certosina era abbinato all’avorio, nel ‘500 e ‘600 negli stipi fiorentini era abbinato alle pietre dure, imitato con legni (pero, bosso, agrifoglio e acero) a tessitura fine senza pori Menu

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Bosso: -nome scientifico e famiglia: Boxus Sempervirens –

Buxaceae-provenienza: Europa centro meridionale-caratteristiche: latifoglia, indifferenziato di colore

che varia da giallo chiaro a giallo citrino, tessitura fine, fibratura diritta

-peso specifico: 950kg/mc-caratteristiche meccaniche: ritiro e nervosità medio

elevate, durezza e durabilità buone, le unioni con viti, chiodi e colla non risultano agevoli, buone invece la finitura, la levigatura, la tinteggiatura e la verniciatura

-utilizzo: usato nelle costruzioni, nella tarsia e nei tranciati, per realizzare oggetti torniti, intagliati, strumenti musicali

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Acero:-nome scientifico e famiglia: Acer Campestre, Acer Opulus, Acer Montano – Aceraceae-provenienza: da tutta Europa, zona mediterranea dei Balcani-caratteristiche: latifoglia indifferenziata di colore bianco–giallo, a fini raggi midollari che conferiscono sericità, tessitura fine, fibratura varia che causa difetti e alterazioni (marezzature)-peso specifico: 660 kg/mc-caratteristiche meccaniche: ritiro e nervosità medie, scarsa durabilità e buona durezza, dalla tranciatura si ottengono motivi con fibrature ondulate, fogli marezzati e occhiolinati (erable). Di facile esecuzione e di buona tenuta sono le unioni e gli incollaggi, buona anche la tinteggiatura e la verniciatura-utilizzo: falegnameria fine, strumenti musicali a corda

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Ciliegio:-nome scientifico e famiglia: Prunus Avium-Rosaceae-provenienza: originario dell’ Asia minore e del

Caucaso, vive nei boschi di latifoglie; si compra in Francia e in America

-caratteristiche:latifoglia differenziata con alburno giallo-arancio e durame bruno-rossastro che tende a scurirsi con il tempo. Tessitura fine, fibratura dritta, durezza media e durabilità medio-bassa, ritiro e nervosità medio- bassa

-peso specifico: 620 kg/mc-caratteristiche meccaniche: buona la lavorazione

(torsione, trazione, flessione), le unioni con viti, chiodi e colla hanno buona tenuta, si piega agevolmente con il caldo. Buona la coloritura (per renderlo un rosso più caldo si immerge nel latte di calce)

-utilizzo:falegnameria fine (tornitura, intaglio), tarsie, strumenti musicali. Usato per imitare il mogano nel 1700 e nel 1800 Menu

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Mogano:-nome scientifico e famiglia: Swietania Mahagony-meliaceae

-provenienza: centro America e Africa

-caratteristiche: latifoglia differenziata con alburno giallognolo e durame bronzeo- rossastro, durabilissimo, ritiro e nervosità basse, non ha anelli,la fibratura irregolare forma figure come la piuma e a volte assumendo forma spiraliforme e intrecciata crea l’effetto rigatino e pompelé. Non ha radica. Tessitura media

-peso specifico: 680-700 kg/mc

-caratteristiche meccaniche: lavorabilità buona, si leviga, si pialla e si pulisce bene, essendo ricco di tannini, non si utilizzano le colle alcaline per l’ incollaggio

-utilizzo: Importato in Europa nella seconda metà del ‘600, fu poi utilizzato largamente nella prima metà del ‘700 in Italia,Francia, Spagna e Inghilterra. Legno prezioso, divenne lo status symbol della borghesia. Usato soprattutto per i rivestimenti di mobili, in Italia è stato imitato con il ciliegio,noce e faggio, tingendolo con fernanbuco, legno di Brasile e aniline. Utilizzato per gli archettai e per intagli a basso rilievo, tornò di moda con l’Art Decò e Liberty Menu

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COLORITURA DEI LEGNICOLORITURA DEI LEGNI Nella tarsia del Van der Vinne si suppone che alcuni legni (acero)

siano stati coloriti per creare un maggiore effetto pittorico. L’effetto chiaroscurale è reso mediante bruciature con sabbia.

Il legno fin dall’antichità è stato tinto per attribuirgli una colorazione diversa da quella naturale, per conferirgli un aspetto migliore, per armonizzare legni di toni diversi, per imitare altri legni più pregiati o per il puro gioco di far passare un legno per un altro. Le prime testimonianze scritte sull’arte della tintura risalgono all’epoca greco-romana. Nel 1660 gli intarsiatori conferivano al legno toni diversi per ottenere il carattere pittorico desiderato. Nel 1800 nasce la chimica xilotecnica e quindi l’avvento dei colori sintetici che via via si perfezionano. Il legno stesso può subire variazioni di colore tramite trasformazioni chimiche dovute all’alterazione delle sue sostanze nutritive, reazione a determinati prodotti (olio che ossida il legno), fattori ambientali (luce).

Il bosso e l’acero sono legni che hanno attitudine alla coloritura.

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ALTRI MATERIALIALTRI MATERIALIOttone:

È una lega di rame e zinco di colore giallo. È piuttosto stabile ma tende ad ossidarsi con l’umidità. È stato molto utilizzato per realizzare bocchette e borchie per la mobilia e nella tecnica d’intarsio di Boulle.

Madreperla:

Si estrae dalla parte interna delle conchiglie di vari molluschi (cefalopodi, gasteropodi) provenienti dall’ Australia, Golfo del Messico, Madagascar. Composta da lamine sottili di carbonato di calcio, è iridescente, di colore bianco, di difficile lavorazione e di scarsa reperibilità. Si taglia con seghe temperate con denti molto fini. È solubile in acidi leggeri come l’ acido acetico e attaccabile da solventi organici e da detergenti sintetici.

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Particolare della filettatura in ottone e delle foglie di madreperlaMenu

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Avorio: Utilizzato fin dai tempi antichi per la decorazione del mobile. Composto da una sostanza densa, dura e bianca chiamata dentina; è un materiale anisotropo e igroscopico; lo si distingue dall’osso perché presenta una venatura estremamente visibile simile agli anelli di crescita del legno. Essendo la fornitura di questo materiale molto ridotta, viene sostituito dall’osso per la sua facile reperibilità e il suo minor costo.

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CENNI SULLA TARSIACENNI SULLA TARSIAIntarsio

Dall’arabo “tarsi” è una tecnica dalle origini antichissime. In Egitto, fin dalla I dinastia, si ritrovano intarsi in avorio ebano e legno, in decorazioni di tipo geometrico. Nell’ Asia minore, è diffuso l’intarsio di pietre dure e conchiglie (madreperla), disposte su un letto di bitume. L’intarsio appare intorno al III sec. a.C. nelle zone dell’Asia minore, si diffonde poi in Europa ed in Italia dove compare con il nome di tarsia al tempo dell’Impero Romano. I legni più usati erano l’ebano, il cipresso, il bosso, il noce. Per più di mille anni non si eseguirono lavori ad intarsio, poi la tecnica tornò alla ribalta soprattutto in Toscana dove venivano applicate nuove tecniche. Si diffuse nel Medioevo, specialmente nel ‘300 per decorare arredi sacri come cofanetti, porte e cassoni.

Una delle prime tecniche di intarsio fu quella alla Certosina

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Esempi di tarsia alla Certosina,

Primi del ‘400

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Questo di intarsio, continuò nel ‘400 e in parte nel Rinascimento combinato ad elementi come baccellature, cornici e formelle. In questo periodo si sviluppano altri due tipi di tarsia: tarsia a secco (scarsamente usata) e tarsia a buio, detta anche “opera di Damasco” per l’ origine araba e indiana, importata poi al tempo delle crociate.

La tarsia ebbe la sua grande stagione a Firenze agli inizi del ‘400. Nel ‘400 si sviluppò la tecnica della tarsia geometrica. Nel ‘500, gli intarsiatori realizzano decori costituiti da composizioni di forma geometrica continuamente ripetuta, chiamata tarsia a toppo.

Esempio di “tarsia a buio”

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Sempre durante il Rinascimento nasce la tarsia prospettica, che predilige a motivi con vasi e anfore, prospettive architettoniche e scorci di città e a nature morte, strumenti astronomici, calici, libri e strumenti musicali.

La tarsia pittorica, applicata soprattutto negli arredi sacri vedeva l’introduzione della figura umana.

Esempio di “tarsia prospettica” Menu

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All’inizio del ‘600, gli intarsiatori italiani lavorano in tutta Europa, quelli stabilitisi in Germania sviluppano la tecnica del foro e controtraforo. Si possono ottenere svariati intarsi con il medesimo disegno e con essenze di colori diversi. Per questa tecnica si prendevano varie listre, si bloccavano all’interno di due spessori e si procedeva al taglio. Una volta terminato il traforo, si ricomponeva il disegno giocando con le varie essenze, le venature, i colori. Andrè-Charles Boulle, pur non avendo inventato questa tecnica, la perfezionò ai massimi livelli introducendo anche nuovi materiali.

I piani dei tavoli del Van der Vinne, presi in esame sono stati realizzati con grande maestria con questa tecnica.

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INTERVENTI DI INTERVENTI DI RESTAURORESTAURO

Opera e tecnica di esecuzione

Cause di degrado

Stato di conservazione dell’opera

Restauri precedenti

Metodologie e tecniche di intervento

Intervento conservativo

Materiali impiegati

Intervento estetico

Ambiente espositivo

Piano Generale

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OSSERVAZIONI SULL’AMBIENTE

ESPOSITIVO Le opere attualmente

sono esposte in una stanza della Villa La Petraia, al piano terra adiacente al salone centrale. Sono posizionati a ridosso della parete, insieme ad altri arredi. Le condizioni di esposizione sono buone in quanto nella stanza vi è una luminosità ridotta ed un livello di umidità tale da consentire una buona conservazione del manufatto. Menu

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L’OPERA E LA TECNICA DI L’OPERA E LA TECNICA DI ESECUZIONEESECUZIONE

Di notevole interesse sono i piani intarsiati della coppia di tavoli presi in questione attribuiti all’ebanista fiammingo Leonardo Van der Vinne. I piani dei tavoli, sprovvisti purtroppo dei piedi originali, ripetono una composizione molto complessa in cui ci sono taluni elementi fissi: i grandiosi girali che scandiscono verticalmente la superficie, i cartigli centrali con due scene di caccia diverse, sormontati da vasi di fiori simili ma non uguali, e gli animali, un cane e un leone, che si alternano ai lati dei cartigli. I sostegni furono sostituiti dagli attuali di forma piramidale durante i primi decenni dell’Ottocento quando furono composte anche le fasce sotto i piani utilizzando dei frammenti di intarsi assai vicini allo stile del Van der Vinne. I piani sono composti da quattro assi assemblate in gattice, tenute insieme da due traverse in pero. Queste ultime sono originali perché incastrate al piano per mezzo di una coda di rondine scorrevole e possiamo notare che la listra che riveste i piani è nata successivamente allo scasso della coda di rondine. Menu

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Sotto il piano, oltre ai regoli, vi è uno spessore in legno posizionato centralmente, che probabilmente aveva la funzione di base d’appoggio per due sproni che collegavano i sostegni originali.

Le tarsie dei piani sono realizzate con varie specie legnose: mogano, bosso, ebano e altri materiali come avorio, madreperla e ottone. Le fasce sotto i piani, sono composte da frammenti di piani intarsiati dove si notano i punti di assemblaggio che spezzano la continuità del disegno floreale.

Fascia intarsiata sottostante il piano Menu

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CAUSE DI DEGRADO E STATO CAUSE DI DEGRADO E STATO DI CONSERVAZIONE DI CONSERVAZIONE

DELL’OPERADELL’OPERAI piani presentano dei sollevamenti delle tarsie dovuti probabilmente adiverse cause quali:-Il naturale ritiro del legno-Le tensioni provocate dai due regoli fissati sotto il piano-I diversi ambienti espositivi dove si sono venute a trovare le opere negli spostamenti avvenuti negli anniAltre cause di degrado possono essere riscontrate dai restauri precedenti. Si possono notare residui di stucchi nelle crepe del piano e sopratutto segni di scartature con macchina orbitale su tutto il piano (visibile in particolare su madreperla, avorio e ottone).La causa di degrado maggiore è data dal presente e continuo attacco degli insetti xilofagi.Lo stato generale di conservazione è buono.

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Particolari di fenditura del piano e della tarsia

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Foro con rosume all’interno Foro con sfarfallamento

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RESTAURI PRECEDENTIRESTAURI PRECEDENTI

Restauri precedenti sono riscontrabili nelle stuccature presenti nelle tarsie del piano e nelle spaccature dello stesso. Presenza di scialbature di stucco su tutta la superficie che modifica leggermente le cromie delle essenze lignee. Segni di scartature sono visibili su tutta la superficie intarsiata. La parte sottostante il piano è stata ricostruita utilizzando quattro sostegni a base piramidale e fasce ricavate da altri piani intarsiati (primi decenni dell’800). Dalle tracce presenti sotto il piano e dalle traverse in pero ebanizzato si presume che i tavoli avessero come sostegno delle basi a bischetto in pero ebanizzato.

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Segni di scartature di macchina orbitale su avorio madreperla e ottone

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METODOLOGIA E METODOLOGIA E TECNICHE DI TECNICHE DI INTERVENTOINTERVENTO

L’intervento di restauro su questa importante opera avrà come priorità conservativa il mantenimento dell’integrità fisica della stessa. I principi procedurali limiteranno al massimo l'intrusione di nuovi prodotti, terranno conto della reversibilità e della compatibilità dei materiali da usare, in modo da lasciare il più possibile intatta l'originalità dell'opera, limitando l'apporto di nuovi materiali che con il tempo portano a una minor stabilità dell'opera e a un'accelerazione dei processi di degrado.Pur utilizzando un concetto di minimo intervento lo scopo sarà il raggiungimento della massima efficacia: -nel controllo e nell’arresto del degrado biologico-nel monitoraggio del movimento del supporto delle tarsie-nella fermatura delle superfici -nel controllo del movimento delle tarsie -nella protezione degli agenti atmosferici e degli U.V

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INTERVENTO INTERVENTO CONSERVATIVOCONSERVATIVO

Un intervento preliminare consiste nel disinfestare con permetrina allo scopo di preservare le opere da attacchi di insetti xilofagi. In seguito si rimuoveranno gli stucchi presenti nelle crepe e nelle gallerie sfondate dagli insetti xilofagi. Il restauro del supporto prevede il distacco del piano dalla base per eliminare le tensioni delle chiodature che lo fissano alle fasce, la rimozione delle stuccature a gesso e colla. La fermatura e la rinverzatura degli spacchi profondi verranno effettuati con la stessa essenza che abbia la medesima sezione e età dell’opera, incollate con colla animale. Successivamente verranno monitorati e controllati i movimenti del legno e presentata una nuova scheda di valutazione sulle tensioni riportate sui piani da parte delle traverse applicate sotto il piano e della fermatura sulle fasce della base effettuata con chiodi in ferro. Menu

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Per riabbassare i sollevamenti della colla sulle commettiture degli intarsi e delle tarsie si utilizzerà la tecnica del sottovuoto eseguita con melinex e termocauterio (il sottovuoto si crea fissando la pellicola al piano con un opportuno adesivo al quale si inserisce una pompa aspirante. Con il termocauterio si eserciterà una pressione che scalderà i residui di colla facendo riaderire le tarsie sollevate). Infine il piano verrà rifermato alla base con tiranti appositi che attenueranno le possibili tensioni e contrazioni fra le due parti. In questa prima fase non verrà usato nessun materiale che non sia già costituente l’opera, avendo così evitato l’intrusione di nuovi materiali nell’equilibrio del manufatto, fatta eccezione per la permetrina e l’essenza di petrolio dell’antitarlo, materiali comunque compatibili con l’opera.

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Disinfestazione con iniezioni di permetrina

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Tessera di tarsia scollata Menu

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Piano con pellicola melinex sottovuoto Menu

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Processo per la adesione delle tessere di tarsia scollate mediante termocauterio su pellicola melinex

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INTERVENTO ESTETICOINTERVENTO ESTETICO La prima operazione necessaria consiste nella rimozione del

particellato atmosferico e delle scialbature degli stucchi con lo scopo di restituire una più adeguata leggibilità alle cromie delle essenze del manufatto. Il piano intarsiato presenta delle mancanze di essenze legnose che verranno reintegrate, o con la stessa essenza che abbia lo stesso taglio/sezione e la stessa età dell’opera o con stuccature a cera d’api e cera carnauba. Le riprese a colore degli stucchi e delle reintegrazioni saranno eseguite con pigmenti naturali. La verniciatura protettiva effettuata con gommalacca decerata in alcool 99° e cera d’api in white spirit. Anche in questa seconda fase i materiali escluso le cere, sono tutti già costituenti l’opera, avendo così evitato l’intrusione di nuovi materiali nell’equilibrio dell’opera stessa, mentre le cere che si presentano come nuovi materiali hanno proprietà di massima reversibilità e compatibilità difficilmente riscontrabili su altri materiali.Menu

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Pulitura del piano con alcool a 99° e white spirit al 50% - Tracce di gomma lacca e impurità sul cotone idrofilo

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MATERIALI IMPIEGATI E MATERIALI IMPIEGATI E METODOLOGIE DI METODOLOGIE DI

APPLICAZIONEAPPLICAZIONE• Trattamento antitarlo: Permetrina o essenza di petrolio • Incollaggi: colla animale sciolta in acqua demineralizzata • Pulitura: supportante Klucel G, solvente alcool etilico 99°- rimozione

con cotone idrofilo• Finitura: gomma lacca decerata sciolta in alcool etilico 99° - cera

PERMETRINA La disinfestazione è un’operazione volta a combattere l’attacco biologico e deve precedere qualsiasi intervento sul mobile, quando esistono segni o rischi di infestazione. Si può attuare la dinfestazione tramite trattamento chimico attraverso due procedimenti: per iniezione o per impregnazione di liquidi insetticidi o per fumigazione di gas. I vantaggi dei sistemi di distruzione degli insetti con l’uso di prodotti liquidi sono la facilità di applicazione e il fatto che costituiscono una forma di prevenzione per nuovi attacchi; mentre gli inconvenienti sono la mancanza di potere di penetrazione totale e il fatto che lasciano un residuo grasso sulla superficie.

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Per queste ragioni, il trattamento con Permetrina liquida deve essere ripetuto periodicamente (ogni 4 anni). I residui grassi dell’antitarlo posso essere rimossi al momento dell’applicazione con il solvente butilacetato che non danneggia l’opera. La permetrina (Permetarl ditta Phase - Per-xil 10 CTS) è composta da derivati del petrolio e da un battericida.

COLLA ANIMALE E’ un adesivo di origine animale. La colla forte, come tutte le colle animali è costituita prevalentemente da sostanze proteiche, in particolare da una proteina animale, il collagene. Altre due proteine che conferiscono rigidità e potere adesivo alla colla forte sono la cheratina e la condrina. Le colle hanno aspetto costituzione chimica e proprietà fisiche variabili a seconda della provenienza e dei trattamenti di lavorazione. Le qualità meno purificate sono comunemente chiamate colle forti, estratte da cascami di pelli, parti cartilaginee e ossa di mammiferi. La colla di bue forma una soluzione colloidale acquosa in maniera reversibile, ossia una volta seccata, per evaporazione o per diffusione dell’acqua nei supporti, riassume le proprietà originali. Menu

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Le soluzioni di colla vengono ottenute facendo rigonfiare i pezzi del materiale in acqua a freddo, preferibilmente in acqua demineralizzata, a cui segue un moderato riscaldamento a bagnomaria che completa la solubilizzazione. Il riscaldamento non deve essere nè troppo forte nè protratto a lungo per evitare l’azione denaturante del calore sulle proteine. Le soluzioni di colla tendono ad imputridire con molta facilità perdendo il loro potere adesivo. Le proprietà fisiche della colla che ne hanno determinato in passato un impiego così diffuso, sono da ricercare soprattutto nelle loro spiccate qualità adesive.

Nell’intervento di restauro di un piano dei due tavoli esaminati, la colla forte è stata utilizzata per far riaderire alcune parti di tarsia scollate, nel caso in cui quella originale sottostante non fosse stata sufficiente. Forando con una punta finissima la zona adiacente alla parte rialzata di tarsia, si è proceduto iniettando colla a caldo con una siringa. Altre volte è bastato semplicemente riattivare la colla già esistente, utilizzando la tecnica del sottovuoto (tavola calda) eseguita con melinex, termocauterio e ferro da stiro. Ugualmente con l’utilizzo di blocchetti di legno caldi, fermati con dei morsetti che riattiveranno la colla sottostante la listra, la quale riaderirà nuovamente alla superficie, grazie alla pressione esercitata dal morsetto.

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Procedimento di incollaggio con blocchetti di legno riscaldati tenuti da morsetti

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Klucel G e solvente ALCOOL ETILICO a 99° Il Klucel (etil cellulosa) è un etere della cellulosa che si adopera per addensare le sostanze. Si usa nella pulitura perché limita la diffusione del solvente, ne può prolungare il contatto nel tempo, ne diminuisce la volatilità e favorisce la solubilità in quanto aumenta la bagnabilità. È una sostanza organica e tende ad ammuffire. Dopo averlo applicato va rimosso bene perché se il solvente evapora diventa rigido e poco reversibile (se il supporto lo permette, si fa rigonfiare in acqua calda).

E’ stato usato per fare una prova di pulitura con alcool etilico a 99°, ma l’azione dell’alcool addensato era troppo invasiva per l’opera.

ALCOOL ETILICO 99° C2H5OH (etanolo) Gli alcoli sono caratterizzati dal gruppo ossidrile –OH, sono solventi

che presentano caratteristiche polari e possibilità di legame ad idrogeno. Più aumenta la catena idrocarburica, più aumenta la loro apolarità. L’alcool etilico a 99° serve per sciogliere bene la gomma lacca (quando questa non viene decerata), si scioglie meglio perché l’alcool a 99° ha meno acqua. Il recipiente deve essere chiuso bene, perché il solvente tende ad assorbire l’umido (acqua), tornando ad essere alcool etilico a 94° o 95°. Si dice quindi che è una sostanza azeotropa. Due liquidi (acqua e alcool) che hanno una diversa temperatura di ebollizione, messi insieme, bollono alla stessa temperatura. È stato utilizzato per la pulitura del piano, aggiunto all’essenza di petrolio.

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ESSENZA DI PETROLIO O WHITE SPIRIT E’ un idrocarburo alifatico della serie degli alcani che deriva dalla distillazione frazionata del petrolio. Ha un intervallo di temperatura di ebollizione che va dai 140° ai 180°. È un buon solvente per grassi, cere e vari tipi di resine. Costituito da miscele di ottani, nonani e decani, è un solvente molto ritenuto. È stato utilizzato nella pulitura di uno dei due piani presi in esame, miscelato al 50% con alcool etilico a 99°. I due solventi non sono completamente miscibili, uno è apolare, l’altro è polare protico. Messi insieme, le loro molecole tendono a respingersi e a separarsi. Agitando il contenitore che li racchiude, si forma un’emulsione, che usata prontamente, imbevendo un batuffolo di cotone idrofilo, ha un potere pulente e solvente.

Il white spirit contribuisce alla rimozione del grasso, sporco e particellato atmosferico depositato negli anni. Inoltre “ferma” e modera l’azione troppo invasiva dell’ alcool etilico a 99°. L’alcool etilico a 99° contribuisce alla rimozione della gomma lacca invecchiata e ingiallita.

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GOMMA LACCA O SHELLAC A differenza di tutte le altre resine, la gomma lacca è un materiale resinoso di origine animale. È prodotta da un insetto (Laccifer lacca, Coccus lacca o Taccardia lacca) della famiglia dei coccidi, come la cocciniglia. La gomma lacca è molto spesso mescolata alla colofonia (fino al 10%), contiene per la maggior parte poliesteri di vari ossiacidi solubili in alcool, percentuali più piccole di sostanze cerose e quantità ancora minori di un colorante rosso-bruno solubile in acqua. La gomma lacca decerata è priva di cere, quindi più pura e incolore. I films sono sensibili all’acqua e si azzurrano all’umidità. Sono brillanti e adesivi ma con il tempo diventano progressivamente irreversibili (insolubili) e molto scuri. L’utilizzazione della gomma lacca in Europa apparirebbe alla fine del XVI secolo. È solubile in alcool.

MELINEX E’ una pellicola sottile e resistente alle alte temperature. È trasparente ed ha a un lato siliconato che funge da isolante.

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ALTRI IMPORTANTI ALTRI IMPORTANTI INTARSIATORIINTARSIATORI

André-Charles Boulle

Pietro Piffetti

Giuseppe MaggioliniPiano Generale

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ANDRE’-CHARLES BOULLE ANDRE’-CHARLES BOULLE (1642-1732)(1642-1732)

Pittore, architetto, incisore, ebanista parigino, nel 1672 fu chiamato da Luigi XIV al Louvre, dove ebbe una propria bottega, da allora fino alla morte lavorò per il re e per ricchi committenti. Era conosciuto per il tipico intarsio a “marqueterie” che non inventò ma portò alle più raffinate soluzioni. Si trattava di un particolare tipo di intarsio che utilizzava soprattutto la tartaruga e il metallo dorato. Per eseguire i suoi pannelli, l’ebanista tagliava contemporaneamente due fogli sovrapposti, uno di metallo e uno di tartaruga, seguendo un disegno prestabilito. A secondo che il fondo sia dato dalla tartaruga o dal metallo, si hanno due tipi diversi di marqueterie, che rispettivamente vengono detti en première partie e en contre partie. Sulle decorazioni del Boulle influirono i disegni di Jean le Poutre e di Jean Bérain. È stato anche l’ideatore di nuove tipologie come l’armadio a due ante, il “bureau plat” e la “commode”. Boulle era anche un ottimo intarsiatore in legni rari.

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Armadio Boulle, fine ‘500, Parigi Musée National du Louvre e particolare della tarsia

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PIETRO PIFFETTI PIETRO PIFFETTI (1700-1777)(1700-1777)

Stipettaio e intarsiatore piemontese, soggiornò a Roma e Torino dove lavorò per i Savoia. Nella sua tarsia inserisce materiali come tartaruga, madreperla, osso, argento, rame e cristallo di rocca. Il virtuosismo della tarsia esprimeva in pieno lo splendore artistico della corte torinese. Anche il Piffetti riprese la tarsia di gusto fiammingo. L’intarsio piffettiano ricorda quello del Boulle ma l’esuberanza della decorazione si rifà al barocco romano, mentre il colorismo e le forme sinuose sono tipiche del Rococò. La decorazione è ricchissima di scene inserite in girali di foglie e fiori, filettature intrecciate, effetti di trompe-l’oeil. Realizza medaglieri, stipi, tavolini e consolle.

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Cassettone, Pietro Piffetti 1740 circa, Roma Palazzo del Quirinale

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GIUSEPPE MAGGIOLINI GIUSEPPE MAGGIOLINI (1738-1814)(1738-1814)

Milanese, imparò l’arte del falegname e aprì una propria bottega. Scoperto dal pittore Giuseppe Levati realizzò lavori per l’arciduca Ferdinando, per i francesi e per Napoleone. I suoi intarsi, sono applicati su mobili dalle lineari strutture neoclassiche Luigi XVI, sono di grandissima qualità artistica e di eccellente maestria: utilizzava fino ad ottantasei legni diversi al naturale, con bruciature per ottenere le ombreggiature. I Maggiolini usavano colorire vari legni quali il platano, acero, gattice, tiglio per ottenere il verde, il blu e il rosa pallido. Per poterli indurire e mescolare ai legni duri americani (bois de rose, bois de violette, amaranto, palissandro, legno serpente), li immergevano in soluzioni chimiche incolori denominate acquessa, od olietto, a base di silicato di sodio. La decorazione è caratterizzata da medaglioni o riquadri centrali con scene allegoriche, vedute, trofei o composizioni, rosoni tratti da stampe di antichità romane e cornici intarsiate con motivi a ghirlanda, treccia e girali di foglie. La bravura del Maggiolini consiste anche nel fondere armoniosamente il colore della decorazione con la struttura del mobile con effetti di delicata eleganza, creando un vero e proprio stile nel Neoclassicismo lombardo. Menu

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Cassettone 1790 e coppia di comodini 1809, Giuseppe Maggiolini, Milano collezione privata

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Bibliografia-I mobili di Palazzo Pitti - Il periodo dei Medici 1537-1737; centro DI;

U. Allemandi & C.-Gli arredi di palazzo Pitti - L’arte e la storia ; Ed. Nardini-Il tempio del gusto. Le arti decorative in Italia fra classicismi e

Barocco; A. Gonzales Palacios-Il tempio del gusto. Il Granducato di Toscana e gli stati settentrionali;

Milano 1986; Gonzales Palacios-Il Museo degli Argenti; Milano 1967; K. Aschengreen Piacenti-Sei secoli di stili - mobili; ed. Orsa Maggiore-Gli ultimi Medici; 1974; A. Piacenti-Il mobile toscano. 1200-1800; Electa 1993; A. Massinelli-Le ville e i giardini di Castello e Petraia; C.Acidini, Luchinat;

M.Galletti; Ed.CRSM-Vecchi mobili italiani; Terni de Gregory; 1953 Milano, ed. Vallardi-Mobili D’arte. Storia del mobile dal ‘500 al ‘900; A.gonzales Palacios;

Ed.FabbriPiano

Generale

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-Dentro il mobile; A.V.Vaccari; Ed. Neri Pozza Vicenza-Botteghe di mobilieri in Toscana 1780-1900; Vol.II ; S. Chiarugi-Il mobile regionale italiano; V.Mannelli; ed. Edam-Il mobile del Seicento-Altri paesi europei; Istituto geografico De’

Agostini-L’artigianato fiorentino del legno nel suo valore storico e nella sua

attuale dimensione; U.B.Ramacciotti; CO.ED.-La chimica nel restauro; Matteini, Moles; ed.Nardini-Il mobile, Conservazione e restauro; Ordonez, Rotaeche; ed.Nardini-I solventi per il restauro; Borgioli, Panero; PHASE-L’arte- correnti, artisti,società; Adorno, Mastrangelo; ed. D’Anna- Il Luigi XIV; élite -Il Rococò; élite

Piano General

e

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Grazie a tutti!!!Grazie a tutti!!!