Resoconto Laboratorio Teatrale - percorso "Dai comandi e divieti alle regole"

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Circolo Didattico di Vincia.s. 2007/2008CLASSI IV A B C LABORATORIO TEATRALE IN COLLABORAZIONE CON LA COMPAGNIA “GIALLO MARE MINIMAL TEATRO”Gli itinerari programmati per le classi quarte su “COMANDI DIVIETI E REGOLE” si sono rivelati del tutto adeguati ad affrontare il tema del bullismo e più in generale l’educazione alla legalità. Con il prezioso, professionale e creativo contributo dell’operatrice Rossella Parrucci, le insegnanti e gli alunni si sono cimentati nel “gioco del teatro”, dram

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Circolo Didattico di Vinci a.s. 2007/2008

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CLASSI IV A B C

LABORATORIO TEATRALE IN COLLABORAZIONE CON LA COMPAGNIA

“GIALLO MARE MINIMAL TEATRO”

Gli itinerari programmati per le classi quarte su “COMANDI DIVIETI E REGOLE” si sono rivelati del tutto adeguati ad affrontare il tema del bullismo e più in generale l’educazione alla legalità. Con il prezioso, professionale e creativo contributo dell’operatrice Rossella Parrucci, le insegnanti e gli alunni si sono cimentati nel “gioco del teatro”, drammatizzando situazioni desunte dalla loro quotidianità o da quella conosciuta attraverso fatti di cronaca sul tema preso in considerazione e attuando la scrittura motivata per creare la sceneggiatura. L’impegno ha previsto poi l’allestimento della scenografia, la scelta delle musiche adeguate ai passaggi nella narrazione teatrale e la produzione di disegni per una mostra rappresentativa.

Giunge a scuola una circolare piuttosto sgrammaticata proveniente da un fantomatico ufficio ministeriale, che annuncia la ricerca del misterioso Diabullok segnalato nelle nostre scuole . Si richiede l’aiuto di tutti gli alunni nelle indagini.

Naturalmente i ragazzi capiscono subito, dopo la lettura in classe, che il documento è un pretesto per “far finta che …” secondo la tradizione del gioco, della fiaba, del teatro: gli indizi dell’improponibile documento sono errori vari, registro linguistico burocratico volutamente calcato, nomi piuttosto fantasiosi.

Ciò non limita assolutamente l’interesse per la richiesta, anzi si anima subito una conversazione con numerosi interventi.

Io lo so chi potrebbe essere questo Diabullok … conosco un ragazzo che …

Sai maestra, ai giardini ho visto uno che …

Allora a me un giorno è successo che …

A quel punto decidiamo di interrogarci su come faremmo noi a riconoscere un bullo: cosa fa? Dove agisce? Chi di noi purtroppo ha incontrato qualcuno con queste caratteristiche?

Le conversazioni sono svolte con la tecnica brainstorming: ognuno esprime ciò che sa; sarà l’insegnante a prendere appunti e poi ad aiutare i ragazzi a dare ordine alle tante opinioni.

Come rappresentare il personaggio? Si attinge dal materiale prima riordinato

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Com’è il bullo? Sua descrizione fisica; aggettivazione.

Come agisce? Le sue azioni – verbi e avverbi.

Come parla? Frasi brevi, espressioni gergali, parolacce; modo imperativo.

Si producono disegni che danno forma all’immaginario dei ragazzi, ma anche a reali scene alle quali hanno assistito: il ritratto del bullo – scene di prevaricazione.

Si sposta l’attenzione sulle vittime: chi sono? Quali caratteristiche hanno? Come reagiscono?

Ogni conversazione diventa un modo veramente apprezzato dagli alunni per scambiare le loro opinioni, rivelare con molto coraggio qualche esperienza rimossa, per dibattere su fatti di cronaca negativi, ma anche su esperienze belle che li bilanciano.

Si argomenta su quali azioni sono veramente inaccettabili, quali invece definibili come monellerie; l’insegnante , moderatore del dibattito, introduce interrogativi stimolanti: la punizione serve o no? Chi la deve dare? L’azione compiuta è

accettabile o grave? Secondo te cosa ha provato il bullo? E la vittima?

Dei dibattiti , nei quali si giunge a conclusioni condivise, vengono redatti verbali trascritti dagli alunni sui quaderni; saranno utili anche alle famiglie per essere informati su “ cosa si fa “ a scuola.

Sui temi caldi dell’educazione sono ulteriormente coinvolti i genitori attraverso interviste preparate in classe; esse riguardano la raccolta delle loro opinioni su argomenti controversi di oggi, chiedono spiegazioni sul perché di certi loro divieti, si informano su quale disciplina vigeva ai loro tempi.

Ma i genitori sono stati protagonisti con i loro quesiti, in occasioni di lavoro tra “adulti”: insieme agli insegnanti del circolo hanno partecipato a una serie di incontri con la Dott.ssa Laura Cappellini, nei quali sono stati affrontati e dibattuti fondamentali temi dell’educazione rapportati alla realtà di oggi.

A scuola si rileggono le interviste, si individuano i vari punti di vista, si realizzano testi collettivi di sintesi sulla tematica trattata.

Si approfondisce però la conoscenza del tema sul bullismo facendo un percorso anche linguistico che parte dalla ricerca lessicale dei termini legati all’argomento

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( bull-ismo ,cosa vuol dire? Aiutiamoci con il vocabolario; cosa indica il suffisso?

Facciamo altri esempi;quali altri termini possiamo usare? Sinonimi…)

Nel frattempo la raccolta dei divieti in cui quotidianamente si imbattono i ragazzi e la confessione delle reazioni emotive ,anche negative, che essi provocano, consentono di avvicinarsi al personaggio di Diabullok.

Ci si interroga allora sul suo passato, su quali esperienze di vita e su quali incontri egli abbia fatto.

Si scrive così una lunga lista di cause possibili che hanno dato origine al cambiamento di carattere di un ragazzo che forse prima non era così.

Il tema della trasgressione, della voglia di evadere dalle regole entra di prepotenza: tutti sono pronti a confessare qualche piccola propria esperienza, ma si cerca di discutere e capire insieme dove va posto il limite.

Ci aiutano testi come “IV ELEMENTARE” di J. Spinelli, dove si narrano episodi scolastici di una scuola all’interno della quale accadono episodi di bullismo che dapprima coinvolgono il protagonista sicuro di poter crescere solo affrontando prove che lo induriscono sul piano sentimentale e che poi si ricrede capendo che è proprio la padronanza dellaricchezza emotiva e sentimentale che fa maturare.

Si leggono alcune vicende di “BOY” di R. Dahl nei quali si ritrovano le vere prepotenze subite dai bambini; si legge la vicenda di “UN ESSERINO DI NOME BIP” di Sunderland nel quale un piccolo essere dolcissimo si costruisce un muro che impedisce ad ogni emozione di entrare dentro di lui perché non vuole più essere ferito, ma l’epilogo sarà poi positivo; “IL GIORNALINO DI GIANBURRASCA” di Vamba invece, mostrerà tragicomiche avventure di un monello che spesso con il suo limpido ma maldestro comportamento metterà in crisi l’ipocrisia dei grandi; “ANNA E’ FURIOSA” di C. Nostlinger darà occasione di discutere e confrontare le rabbiose reazioni dei ragazzi di fronte a conflitti e a divieti.

Ora forse siamo in grado di cominciare a creare un canovaccio: come vorremmo rappresentare il bullismo? Si comincia a drammatizzare e simulare situazioni di litigio, di conflitto anche violento, ci si scambia nei ruoli (interessante vedere come l’alunno più tranquillo si proponga per interpretare il bullo e come un po’ impacciato quello più prepotente debba infilarsi nei panni della vittima).

Per creare scene significative si attinge dai contenitori predisposti in classe che contengono le “emozioni difficili”, le “emozioni positive”, “modi per superare i problemi” dove i ragazzi durante l’anno scolastico stanno inserendo bigliettini con i loro consigli per gli amici, derivanti da esperienze vissute personalmente.

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Mentre si stende il copione gli alunni hanno molteplici occasioni per inserirvi riferimenti al proprio vissuto.

Se nascono dei conflitti l’insegnane ascolta, non svolge il ruolo di giudice inquisitore, ma mette in gioco la sua personalità e la sua esperienza per facilitare il racconto di fatti così che la narrazione sposti giustamente il problema sul fatto e non lo scarichi sulla persona.

Poiché la recita sarà frutto del lavoro collettivo di tre classi occorre un bello sforzo di coerenza e coesione testuale tra i materiali prodotti. Si leggono quindi i canovacci, si definiscono meglio i testi, i monologhi, i dialoghi, le parti corali, si scelgono le musiche e così via.

Intanto arrivano a scuola misteriosamente altre lettere di Diabullok. Gli alunni le leggono, stanno ben attenti anche ai messaggi impliciti in esse contenuti, concordano e stilano le risposte che vengono lasciate in vista nel corridoio( … per Diabullok? …Per qualche ragazzino che vi può trovare parole confortanti per sé?)

La scrittura è veramente motivata.

Qui , maestra, non si capisce… va riscritto.

Il narratore parla troppo, è noioso. Mettiamo un dialogo tra Diabullok e un

bambino.

Sì, scriviamo un’intervista doppia, come quelle della televisione!

Lo sforzo poi non è solo linguistico; si vuole coinvolgere attivamente tutti gli alunni, responsabilizzarli nel compito preso a coppie, in gruppo, individualmente ,perché non vogliamo solo rappresentare il bullismo, ma desideriamo che questa offerta didattica sia essa stessa azione di prevenzione al problema.

I tre atti narrano la vicenda di Diabullok: il primo le emozioni, l’amore, il lutto per una tragedia che colpisce il protagonista; il secondo la trasgressione totale come reazione al dolore, rappresentata con scene ispirate purtroppo dalla cronaca; il terzo rappresenta il mito dell’onnipotenza, della forza e della violenza, ripreso da “Teseo e il Minotauro”; fatalmente però il protagonista risulterà vincitore , ma solo.

L’ultima lettera inviata da Diabullok e giunta direttamente in scena contiene la possibilità di uscita: il protagonista ha trovato nuove opportunità per ritrovare la buona strada: l’amicizia, la musica, il teatro.

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METODOLOGIA

L’aggressività fa parte della natura umana, come sosteneva anche Bruno Bettelheim, ma può e deve essere tenuta sotto controllo.

La famiglia, la scuola, la società hanno questo compito fondamentale.

Il raggiungimento di questo fine non appartiene solo alle parole, ma ai fatti, alle azioni.

Le metodologie didattiche allora non sono solo strategie volte a insegnare le discipline, ma diventano strumenti concreti per aiutare lo sviluppo psicologico e relazionale degli alunni ,offrendo loro un modo di rapportarsi ai compagni,alle figure adulte e indicando come si lavora e si vive in un contesto sociale.

Se il fine è

sviluppare l’intelligenza emotiva : conoscere se stessi, potenziare l’introspezione,

affinare la sensibilità e tradurre i sentimenti in parole, mettersi nei panni degli

altri, distinguere i propri sentimenti da quelli altrui

occorrerà perseguirlo attraverso metodologie attive come quelle usate nel progetto sul Bullismo e che qui riportiamo sinteticamente:

� stimolare la riflessione dei bambini su tematiche riguardanti le relazioni ponendo loro quesiti che permettano al soggetto di esporre sentimenti ed emozioni relativi al proprio vissuto;

� discutere periodicamente in gruppo (in un clima disteso, seduti in circolo) su buone e cattive notizie relative a tematiche relazionali;

� simulare situazioni attraverso la drammatizzazione ove però è bene scambiare i ruoli della vita reale (es. il bambino che ha tendenza alla prepotenza interpreta la vittima dello scherzo e viceversa);

� discutere sul valore della testimonianza, sui comportamenti positivi da assumere nei vari casi (difendersi sempre da soli? Quando chiedere aiuto agli adulti? È bene farsi i fatti propri?);

� predisporre situazioni per fare esprimere anche nell’anonimato i propri problemi (cassetta della posta …);

� potenziare le iniziative di continuità e accoglienza dove i ragazzi più grandi guidano i più piccoli nei nuovi ambienti, nella conoscenza di situazioni, rendendoli meno ansiosi;

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� promuovere progetti teatrali per l’enorme potenzialità che essi hanno in relazione all’espressione, alla comunicazione, alla crescita intellettuale e sentimentale;

� lavorare sulle emozioni, sui sentimenti, semplicemente denominandoli e mimandoli.

Tutte queste strategie possono essere ritrovate nei percorsi di apprendimento in atto nelle nostre scuole (si veda allegato: itinerari didattici su “Dai comandi e divieti alle regole”).

Si legga l’interessantissimo testo di Anna Oliverio Ferraris “ Piccoli Bulli crescono”

ed. BUR . La nota psicopedagogista ha presenziato all’incontro conclusivo del

progetto, avvenuto presso la Palazzina Uzielli di Vinci, al quale hanno partecipato

genitori e docenti.

RISULTATI CONSEGUITI

Oltre a progressi compiuti dagli alunni sul piano linguistico, a livello formativo si

sono valutati positivi avanzamenti relativi a :

- COMPRENSIONE EMOTIVA essere più disposti a stare insieme; prestare

attenzione agli altri e all’attività che si sta svolgendo insieme; mettersi “nei

panni di …”; non confondere i propri sentimenti con quelli altrui.

- RELAZIONE SOCIALE E AUTOCONTROLLO atteggiamento collaborativo di

supporto e/o cooperazione; partecipazione alle conversazioni con rispetto del

turno; disposizione al dialogo.

- COMUNICAZIONE E REGOLE miglioramento della fiducia in sé; richiesta di

condivisione e definizione di regole comuni; accettazione più consapevole

delle norme di vita comune.

Per gli adulti (genitori – insegnanti) :

- costruzione di un tavolo di discussione su temi “caldi” dell’educazione;

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- coinvolgimento attivo non conflittuale su un “terreno comune” di azioni,

consigli e strategie educative da attuare;

- assunzione di ruoli diversificati, ma assertivi e collaborativi.

Per i docenti :

- arricchimento della formazione;

- aggiornamento su strategie educative e metodologie didattiche;

- incremento delle occasioni di discussione, scambio, condivisione.

La trasgressione