Resistenza, è sempre ora! | Scheda tecnica
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Resistenza, è sempre ora!
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Resistenza, è sempre ora!
Resistenza: È SEMPRE ORAScheda tecnica
Perché è ancora ora di resistereSiamo giunti al 70° anniversario della Liberazione del nostro Paese dal giogo del
Nazifascismo. Un anniversario che, se interpretato esclusivamente da una prospettiva
celebrativa e avulsa dall'attualità della nostra società, rischia semplicemente di scandire
l'allontanamento temporale da un evento sempre più sfocato nella memoria collettiva.
Questo processo rischia di prendere piede in un contesto nel quale, oggi ancora più di ieri,
i valori della Resistenza dovrebbero indicare la strada per la costruzione di una società
senza discriminazioni, senza razzismo, sessismo e omofobia, senza sfruttamento e
violenza. In Italia e in Europa, infatti, la crisi economica ha aumentato la frammentazione
sociale e la crisi dei corpi intermedi della società, lasciando il terreno per nuove forme di
identificazione, di aggregazione e di subcultura orientate all'individuazione di 'nemici' sulla
base della razza, della religione, dell'orientamento sessuale, nemici esterni ad un'idea di
comunità sempre più autocentrata e settaria. Su questa falsariga si muovono opposti
fondamentalismi che si fronteggiano rivelandosi tuttavia due lati di una stessa medaglia, la
cifra della crisi dei valori storicamente costruiti nel nostro Continente.
Tanto i movimenti neofascisti e delle nuove destre che si richiamano retoricamente al
valori occidentali per perpetrare la loro propaganda e azione razzista, omofoba e sessista,
quanto i fondamentalismi religiosi che hanno colpito l'opinione pubblica europea con
l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo, sono il prodotto della frammentazione e
dell'impoverimento economico e culturale della nostra società. Per questo riteniamo che la
vera frattura non si produca tra presunti difensori dei valori occidentali e islamisti, ma
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piuttosto tra chi vuole avanzare e chi vuole arretrare sul piano dell'estensione dei diritti
sociali e delle libertà individuali, così come su quello della tutela e della valorizzazione delle
differenze e sull'accesso alla cultura e alla conoscenza. La Carta del Rojava e la resistenza
di Kobane all'avanzata dell'Isis, così come la reazione della società e dei movimenti tunisini
dopo l'attentato al Museo del Bardo costituiscono oggi esperienze cruciali nella lotta a
fondamentalismi, dispositivi di oppresione e nuovi fascismi.
Di fronte all'emergere di fondamentalismi vecchi e nuovi dunque la nostra risposta è in
continuità con quella dei nostri coetanei che, 70 anni fa, scelsero la strada più difficile per
liberare il nostro Paese dal nazifascismo: conoscere è resistere, perché solo attraverso la
lotta a ogni forma di discriminazione è possibile costruire una società migliore perché più
giusta. La conoscenza è la nostra arma, perché aiuta a comprendere la realtà per
trasformarla e a rompere quei confini che imprigionano innanzitutto la nostra visione sul
mondo e sull'umanità.
Il terreno dell'antifascismo, per noi, è innanzitutto quello delle scuole e delle università;
ma anche dei nostri territori nei quali sempre più spesso riemergono tendenze
pericolosamente collegate al peggiore passato della storia del nostro Paese. L'antifascismo
militante, dunque, si sostanzia innanzitutto nel radicamento delle organizzazioni che come
la nostra riconoscono nella lotta alle discriminazioni un obiettivo da realizzare attraverso
l'aggregazione e la ripresa di parola dal basso.
Per questo il 70° anniversario della Liberazione è per noi un'occasione per rinnovare il
nostro impegno antifascista anche oltre il 25 aprile. In particolare, crediamo che ci sia una
storia taciuta o spesso distorta sulla quale è interessante fare luce: quella del ruolo delle
donne nella Resistenza, spesso nascoste dalle narrazioni dominanti e superficiali di quegli
anni o, ancora più di frequente, relegate a un ruolo secondario e marginale (emblematica
l'identificazione delle donne partigiane con la sola funzione di “staffette”). Raccontare
queste storie nella loro complessità significa per noi provare ad attualizzare la lotta per i
diritti delle donne e per la parità di genere.
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Resistenza, è sempre ora!
Resistenza, è sempre ora! Costruiamo e pratichiamo un mondo nuovo di diritti e di
democrazia, contro ogni fascismo e fondamentalismo.
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Le origini del fascismo
Il fascismo e stato un sistema politico in un dato periodo della storia d’Italia dominato
dall’ideologia fascista e dal regime totalitario di Benito Mussolini; duro dal 28 ottobre 1922,
data della marcia su Roma e della nomina di Mussolini a capo del governo, al 25 luglio
1943 quando, in seguito all’ordine del giorno di sostanziale sfiducia votato dal Gran
consiglio del fascismo, il duce fu esautorato dai suoi gerarchi e dal re dopo lo sbarco degli
Alleati in Sicilia.
Le caratteristiche sostanziali che contraddistinsero il regime fascista furono: liquidazione
dello stato liberale e delle sue istituzioni; negazione i ogni elemento e processo
democratico e conseguente repressione violenta delle opposizioni; progressiva
organizzazione corporativa dei rapporti economici e sociali; selezione corporativa dei
cittadini per categorie sociali, di sesso e di eta; dirigismo statale nell’economia;
organizzazione gerarchica dell’amministrazione pubblica; nazionalismo e neocolonialismo
inteso come pretesa di svolgere una politica estera di potenza. Tratto saliente del fascismo
fu pure la ricerca di allargamento della sfera del consenso a vasti settori della popolazione,
attraverso un gigantesco apparato di propaganda e la repressione violenta di tutte le voci
di dissenso.
Al fine di accrescere il consenso fu fatto ricorso a una serie di provvedimenti di varia
natura: furono promosse le nuove forme di comunicazione di massa (in primo luogo la
radio) e fu favorita l’assimilazione della cultura a cultura di regime, e, per ottenere
l’adesione dei cattolici, fu stipulato un Concordato fra lo Stato italiano e la Santa Sede.
Resto invece solo un aspetto di facciata l’ammodernamento e il rafforzamento
dell’apparato militare, la cui esaltazione propagandistica da parte del regime non resse alla
prova dei fatti. Il regime fascista inoltre scense a compromessi con il potere costituito che
non si oppose fortemente al fascismo, ovvero le forze tradizionali della societa italiana,
quali la Chiesa, l’esercito e la monarchia. Altro elemento che ha connotato il fascismo e
l’asservimento alle logiche naziste, xenofobe e razziste del regime nazista di cui lo stesso
fascismo e ispiratore.
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L’esempio delle leggi razziali del 1938 che dichiaravano gli ebrei una “razza” inferiore
determinando la loro esclusione sociale, la loro ghettizzazione e deportazione nei lager
nazisti. Lo scempio della concettualizzazione della razza ariana e una delle colpe principali
del regime nazi- fascista.
L’esito delle elezioni politiche del 1924, svoltesi in un clima di intimidazione nei confronti
delle opposizioni, fu duramente contestato dal deputato socialista Giacomo Matteotti, che
in un discorso al Parlamento denuncio le violenze e i brogli commessi dai fascisti: pochi
giorni dopo fu trovato ucciso. Ne segui una grave crisi che sanci il palesarsi della dittatura
fascista in ogni sua forma piu becera. Con il discorso del 3 gennaio 1925 il duce si assunse
la piena responsabilita delle illegalita fasciste ed esautoro il Parlamento.
Fascismo dunque e barbarie e repressione. Ogni diritto civile e politico e stato
cancellato in quegli anni. Molto piu di una dittatura, il fascismo e stato una
mentalita violenta, una logica di sopraffazione. Il fascismo ha prodotto rovina nel
Paese, impoverito i lavoratori, disseminato paura, portato guerra e distruzione. E’ colpa del
fascismo e delle sue politiche con i nazisti se l’Italia e stato teatro di guerra e di miseria
durante la seconda guerra Mondiale.
La repressione del dissenso
Con le leggi eccezionali del 1925-26 (dette “leggi fascistissime”) fu realizzato lo stato
totalitario: furono sciolti tutti i partiti, a eccezione naturalmente di quello fascista, e furono
dichiarati decaduti dal mandato parlamentare i deputati dell’opposizione; furono soppresse
tutte le pubblicazioni periodiche contrarie al fascismo; venne vietato lo sciopero e furono
messi al bando i sindacati; fu approvata una nuova legge elettorale che prevedeva una
lista unica, governativa; venne introdotta la pena di morte e istituito il Tribunale speciale
per la difesa dello stato, incaricato di reprimere ogni forma di dissenso. Molti esponenti
dell’antifascismo furono costretti ad emigrare all’estero, in particolare a Parigi e a Mosca.
Migliaia di oppositori, in maggioranza socialisti e comunisti, subirono pesanti condanne al
carcere e al confino per reati d’opinione o per attivita antigovernative come per esempio
Antonio Gramsci.
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La Resistenza e la Liberazione
Combattere il fascismo. Questo e stato l’appello al quale cittadine e cittadini, lavoratrici e
lavoratori, studentesse e studenti del Paese non si sono sottratti. Occorre precisare che le
prime azioni partigiane avvengono ben prima dell'armistizio, ovvero nel febbraio 1942,
quando il gruppo sotto il comando di Stojan Furlan inizia la guerriglia, facendo saltare i
binari nella piu lunga galleria che attraversa il Carso nella zona di San Daniele del Carso.
Le autorita decidono di non divulgare la notizia per non mettere in luce che l'antifascismo,
che trova sostegno fra la popolazione locale, incomincia a organizzare azioni militari.
Nel Marzo 1942 il Ministero degli Interni istituisce l'“Ispettorato Speciale di Polizia per la
Venezia Giulia". Di fronte all’intensificarsi della guerriglia che le rappresaglie non frenano,
Benito Mussolini il 31 luglio 1942 si reca a Gorizia e convocati i piu alti gradi dell'esercito
impone di mettere in atto nell'immediato un ordine impartito in precedenza: « ...fucilare ai
minimi sospetti, bruciare le case ed i villaggi dei contadini »
Alla Resistenza presero parte gruppi organizzati e spontanei di diverse estrazioni politiche,
uniti nel comune intento di opporsi militarmente e politicamente al governo della
Repubblica Sociale Italiana (RSI) e degli occupanti nazisti tedeschi. Ne scaturi la "guerra
partigiana", conclusasi il 25 aprile 1945, quando l'insurrezione armata proclamata dal
Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia (CLNAI) consenti di prendere il controllo di
quasi tutte le citta del nord del paese. Era l'ultima parte di territorio italiano ancora
occupata dalle truppe tedesche in ritirata verso la Germania e soggetta all'azione
repressiva delle formazioni repubblichine della Repubblica Sociale Italiana cui il movimento
partigiano opponeva la propria Resistenza. La resa incondizionata dell'esercito tedesco si
ebbe il 29 aprile, anche se in alcune citta come Genova le forze tedesche si erano gia
arrese alle milizie partigiane nei giorni precedenti.
Gli esponenti della Resistenza comprendevano rappresentanti del popolo, come nelle
quattro giornate di Napoli o nella battaglia di Gorizia combattuta dagli operai
monfalconesi, militanti dei partiti di sinistra, repubblicani e popolari che erano stati
perseguitati dal fascismo all'inizio degli anni venti e altre forze di carattere liberale che
erano state defenestrate col consolidamento del regime dittatoriale.
l movimento partigiano, prima raggruppato in bande autonome, fu successivamente
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principalmente organizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), guidato dal
generale Raffaele Cadorna, diviso in CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia),
con sede nella Milano occupata, e il CLNC (Comitato di Liberazione Nazionale Centrale). Il
CLNAI, presieduto da 1943 al 1945 da Alfredo Pizzoni, coordino la lotta armata nell'Italia
occupata, condotta da formazioni denominate brigate e divisioni, quali le Brigate Garibaldi,
costituite su iniziativa del partito comunista, le Brigate Matteotti, legate al partito
socialista, le Brigate Giustizia e Liberta, legate al Partito d'Azione, le Brigate Autonome,
composte principalmente di ex-militari. Altre formazioni che agivano militarmente fuori o
non direttamente agli ordini del CLN furono Bandiera Rossa Roma che ebbe 68 militanti
trucidati alle fosse Ardeatine, numero rilevantissimo essendo poco meno di un quinto del
totale degli uccisi.
Gli scioperi operai del marzo del 1943 dimostrarono che era possibile opporsi al regime
fascista arrivando a minare in modo pesantissimo la credibilita' di Mussolini e cio fu il
preludio della sua messa fuori gioco del 25 luglio. E' chiaro che furono proprio le
sofferenze e privazioni sopportate dalle fasce meno abbienti della popolazione a causa
della guerra ad innescare il meccanismo dei grandi scioperi. D'altro canto molti storici
indicano come inizio della Resistenza la fase della Guerra di Spagna od ancora la lotta
antifascista militare temporalmente a cavalo degli anni '20 ed il successivo "fuoriuscitismo"
(ovvero emigrazione forzata per evitare carcere o peggio) che per l’appunto mantenne
vivo il fermento antifascista e conflui' , in larga parte , nella milizia antifascista nella guerra
di Spagna. Ad essere coinvolti in quella che viene anche chiamata guerra partigiana, si
calcola siano stati dalle poche migliaia nell'autunno del 1943 fino ai circa 300.000
dell'aprile del 1945 gli uomini armati che, specialmente nelle zone montuose del centro-
nord del Paese, svolsero attivita di guerriglia e controllo del territorio che via via veniva
liberato dai nazifascisti.
Con mezza penisola liberata e la restante parte ancora da liberare, con violente tensioni
sociali ed importanti scioperi operai che gia nella primavera del 1944 avevano paralizzato
le maggiori citta industriali (Milano, Torino e Genova), le popolazioni dell'Italia
settentrionale si preparavano a trascorrere l'inverno piu lungo e piu duro, quello del 1945.
Sulle montagne della Valsesia, sulle colline delle Langhe e sulle asperita dell'Appennino
Ligure e dell'Appennino Tosco-Emiliano le formazioni partigiane erano ormai pronte a
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combattere.
Si calcola che i caduti per la Resistenza italiana (in combattimento o uccisi a seguito della
cattura) siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati ed
invalidi; tra partigiani e soldati regolari italiani caddero combattendo almeno in 40.000
(10.260 della sola Divisione Acqui impegnata a Cefalonia e a Corfu).
Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, mentre 70 mila fecero parte dei Gruppi di
difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate. 2.750 furono deportate in
Germania, 2.812 fucilate o impiccate; 1.070 caddero in combattimento; 15 vennero
decorate con la medaglia d'oro al valor militare.
Dei circa 40.000 civili deportati, per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne
torneranno solo 4.000. Gli ebrei deportati nei lager furono piu di 10.000; dei 2.000
deportati dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 tornarono vivi solo in quindici.
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Dopo la Liberazione: il neofascismo
Neofascismo: di cosa parliamo?
Affrontare il tema dei neofascismi risulta complesso, in quanto da anni nelle scienze
sociali, politiche e storiche continua a vivere un dibattito attorno alla distinzione tra
estrema destra, fascismo e neofascismo. Utilizzando il termine neofascismo faremo
riferimento a quelle forze e quei movimenti che si rifanno direttamente al fascismo definito
“storico”, provando a ricomporre il mosaico storico e politico che ha segnato
profondamente la storia dell’Italia contemporanea a partire dal dopoguerra. Il neofascismo
non vive di sola eredità dal fascismo storico, in esso trova le radici della sua stessa
identità, e se le esigenze sociali cui si trovano a dover rispondere sono cambiate, le parole
d’ordine e i fondamenti ideologici sono i medesimi del fascismo della prima metà del XXI
secolo.
Parlare oggi di neofascismo è davvero attuale visto il rafforzamento delle destre a causa
della crisi economica. L’avanzare del pensiero semplice, la mancata capacità della sinistra
di fare proposta politica, di aggregare sui bisogni e di organizzarli, l’acuirsi delle
disuguaglianze economico-sociali, hanno causato in molti stati d’Europa un progressivo
aumento dei consensi verso gruppi neofascisti. Ne sono esempi paradigmatici i risultati di
Le Pen in Francia, l’avanzamento di Alba Dorata in Grecia, la questione Ucraina. Il 25
Aprile 2015, con il ricorrere dell’anniversario di 70 anni dalla liberazione dal nazi-fascismo,
sviluppare una campagna sulla Resistenza è quindi ancora più attuale, consegnandoci una
chiave di lettura che ci permette di riportare le questioni internazionali nelle nostre città, di
fare riflessioni sempre più in una dimensione europea ed internazionale, analizzando come
i fenomeni sociali ed economici siano di fatto concatenati tra loro.
Le origini del neofascismo
A seguito dell’armistizio di Cassibile del 3 settembre 1943 con le forze angloamericane,
Benito Mussolini fondò la Repubblica Sociale Italiana (RSI), munita di un proprio corpo
paramilitare, le “Brigate Nere”, la quale rivendicava sovranità su tutto il Regno d’Italia.
L’esperienza della cosiddetta “Repubblica di Salò” si concluse tra il 25 aprile e il 29 aprile
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del 1945, con lo scioglimento del giuramento come ultimo atto governativo di Mussolini, la
sua fucilazione e la resa di Caserta.
L’esperienza della RSI fu la base per la “nascita” e lo sviluppo delle forze definite
“neofasciste”, le quali però non presero il via dalla sola esperienza del 1943, infatti in
diverse parti d’Italia, sotto il controllo degli alleati, andarono a costituirsi diversi gruppi di
stampo fascista. L’origine del neofascismo non va quindi identificata con la sola
azione dei reduci della repubblica di Salò, quanto da diverse iniziative, più o
meno determinanti, presenti nella penisola italiana a partire sin dal 1943.
Nel 1944 viene fondata a Roma il settimanale “l’Uomo Qualunque” (UQ) da Guglielmo
Giannini, che in seguito si costituirà come partito politico. Con diverse somiglianze con
l’ideologia fascista, l’esperienza dell’Uomo Qualunque sarà di breve durata ma lascerà
come impronta il qualunquismo, inteso come sinonimo di una visione e un giudizio positivo
verso il ventennio fascista, l’antipolitica e l’ostilità al sistema democratico e allo Stato.
I FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria) invece, attivo dal 1945, sono un movimento di
stampo dichiaratamente fascista fondato nel 1946 da Pino Romualdi.
Questo movimento pone le sue basi costitutive sull’iniziativa dei reduci della RSI, i quali
avevano l’obiettivo di riunire in un’unica organizzazione tutte le forze neofasciste nascenti
sulla penisola. Dal 1946 i FAR cominciarono a compiere attentati con l’intento di proseguire
la lotta antiamericana. Organizzati come una vera e propria forza partitica organizzarono
attentati tra cui, i più eclatanti, il lancio di due bombe davanti alla sede del Partito
Comunista Italiano e davanti alla sede del quotidiano “Avanti”. I FAR si sciolsero del 1947,
per essere riesumati negli anni cinquanta.
Tra le diverse organizzazioni nascenti infine dobbiamo ricordare il partito guidato e fondato
da Domenico Leccisi verso la fine del 1945, il partito democratico fascista, che fu
mandante e mise in atto, con le Squadre d’azione di Mussolini, il trafugamento della salma
del Duce.
Il Movimento Sociale Italiano
La prima esperienza fortemente incisiva ha inizio il 26 dicembre 1946, data in cui con il
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Manifesto di Verona viene fondato il Movimento Sociale Italiano (MSI). L’MSI fungerà
da coagulante per tutte le frammentarie forze fasciste italiane. Il programma del Manifesto
di Verona, articolato in 18 punti, punta ad un ritorno alle origini rivoluzionarie del fascismo,
autodefinendosi “post-fascista” con il motto: “Non rinnegare, Non restaurare” .
Rifacendosi alle leggi razziali del 1938, si dichiara custode della rivoluzione fascista. Il
programma politico presentava tanti elementi di continuità rispetto al passato: gli ebrei
erano considerati stranieri e nemici, si considerava necessario eliminare l’influenza
britannica e il sistema capitalistico, la casa era un diritto, la proprietà privata era garantita
dallo Stato; il lavoro e la socializzazione dell’industria con i pubblici servizi e le industrie
belliche costituivano le prerogative del MSI. Fondato da Pino Romualdi, Biagio Pace e
Giorgio Almirante, e da altri reduci della RSI, si candidò per la prima volta a Roma nel
1947.
Senza analizzare la storia del MSI anno per anno e mettendo in evidenza gli elementi
principali, si possono prendere in esame le due anime che sin da subito lo animarono.
Da una parte l’ala più “rivoluzionaria” e intransigente, fortemente anticapitalista e
antiamericana, tendente a rendere propria la fase iniziale e quella finale del fascismo;
dall’altra l’ala più tendente all’integrazione con il sistema parlamentare, volta ad
uno spostamento politico a destra del paese, con minori tendenze all’azione pratica. Due
anime capaci di rispecchiare le diverse caratteristiche che il fascismo storico possedeva.
La divisione fra l’ala di movimento e quella di regime vedrà uno sviluppo non solo tra le file
stesse del MSI, ma fra militanti ed elettorato. Se i primi rimasero tendenti all’azione e alla
protesta, l’elettorato volgeva l’attenzione alle proprie condizioni di vita, rimpiangendo il
periodo mussoliniano e creando spesso una distanza considerevole tra azioni del partito,
volontà dell’elettorato e linea portata avanti in parlamento.
L’appoggio alla DC di De Gasperi rispetto la scelta dell’atlantismo, seppur con lo scopo
puramente tattico anticomunista, provocò numerose proteste tra i puristi nostalgici
antiamericani. Tali operazioni, puramente tattiche, non intaccarono l’idea di fascismo come
“terza via”, ripresa dal fascismo storico e gelosamente perseguita da questo movimento
neofascista.
Internamente il MSI aveva un’organizzazione complessa e ricca di associazioni giovanili,
sindacali e sportive, quotidiani e riviste.
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Nel 1951 l’MSI guidato da Almirante, Michelini e De Marsanich, poteva contare sulle sul
CISNAL (sindacato, 1950), sul “Secolo d’Italia” (quotidiano), sulla Giovane Italia
(studenti medi), sul FUAN ( fronte universitario azione nazionale), sul FNCR ( federazione
nazionale combattenti repubblicani). Questo ampia struttura permise al partito di
raggiungere nel 1972 il suo massimo risultato elettorale, raggiungendo l’8,7% dei
voti, 400.000 iscritti e 86 parlamentari.
Nel 1963 l’MSI è il primo partito di destra europeo e modello per i Colonnelli greci che
instaurarono la loro dittatura nel 1967. Nel 1968 Almirante ottenne larghi consensi grazie
alla situazione economica difficile, alla crisi del centro sinistra, alla persistenza del
problema meridionale, alle migrazioni interne al paese e al fallimento del riformismo
centrista. Circostanze che favorirono anche il ventennio fascista mussoliniano. Negli anni
’80 l’MSI rafforzò la sua linea legalitaria, tanto che Almirante lanciò una
campagna per la repubblica presidenziale, di tipo francese. Gli anni ’90 videro
invece una partecipazione del partito al Governo Berlusconi, che portarono alla
trasformazione in Alleanza Nazionale (1995) sotto la guida di Gianfranco Fini.
L’unità del neofascismo, anche se riuscì a porre delle basi solide nella società italiana, durò
circa una decina d’anni, sino al 1954, quando l’ala più moderata del MSI, che tentava un
condizionamento da destra della DC, spinse la parte più estremista e antiparlamentare,
con a capo Pino Rauti, a dare vita al centro studi “Ordine Nuovo”. Da qui
cominciarono da una parte elaborazioni critiche e dottrinarie più complesse, ispirate a
Julius Evola, dall’altra presero il via una serie di azioni violente e intimidatorie verso gli
avversari. Gli adepti di Ordine Nuovo, in linea con la mistica nazifascista, esaltavano
l’Europa di Hitler, la violenza, il razzismo e l’antisemitismo e furono protagonisti dell’assalto
al ghetto di Roma del 1960.
Il Centro studi Ordine Nuovo ebbe un’ulteriore scissione che nel 1959 vide la nascita di
Avanguardia Nazionale, fondata da Stefano Delle Chiaie. Dopo una breve militanza nel
MSI, ne uscì nel 1957 per aderire ad "Ordine Nuovo” e successivamente fondò i "Gruppi
d'Azione Rivoluzionari” che si trasformarono nel 1959 in “Avanguardia Nazionale Giovanile".
Il 30 giugno del 1962 Delle Chiaie venne arrestato perché ritenuto responsabile della
riorganizzazione del disciolto partito fascista. A maggio del 1963 Delle Chiaie venne
prosciolto in appello per amnistia e sciolse un anno dopo il gruppo. Nel febbraio del 1970
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"Avanguardia Nazionale" rinacque all'Università di Roma diffondendosi soprattutto al
centro e al sud Italia. Il simbolo di "Avanguardia Nazionale" è la "runa", un rombo con i lati
inferiori incrociati, già simbolo della gioventù hitleriana. In tutto il 1970 i componenti di
"Avanguardia" si vantavano di aver compiuto oltre 50 spedizioni. Naturalmente nessuno
dei teppisti fu mai preso o denunciato dalla polizia. Gli squadristi del gruppo si riunivano
spesso nelle sedi dell’MSI. Soprattutto al nord, molti aderenti ad AN, entrarono nel
Movimento di Azione Rivoluzionaria, organizzazione terroristica di estrema destra guidata
da Carlo Fumagalli.
Cominciarono a penetrare in Italia suggestioni provenienti dalle SS, sia nei riferimenti
culturali, sia nella simbologia, che delineava un interesse maggiore verso il nazismo
piuttosto che per il fascismo italiano.
Difatti, Avanguardia Nazionale criticava lo spirito puramente celebrativo e troppo
impegnato in parlamento dell’MSI. Si sciolse e venne rifondata nel 1970, per poi essere
sciolta definitivamente per legge nel 1976.
In questi anni andava anche a delinearsi un movimento fascista di stampo europeo, che
vedeva una terza via rispetto a USA e URSS. Numerosi furono i tentativi di dare vita ad
una “Internazionale fascista” che non si realizzò mai a causa degli opposti e forti
nazionalismi.
Nonostante le varie scissioni e divisioni ideologiche, il fulcro del movimento neofascista
italiano rimarrà il Movimento Sociale Italiano fino alla svolta di Fiuggi del 1995. Ciò viene
confermato dal fatto che sia molti militanti delle diverse organizzazioni che nei momenti di
piazza agivano assieme, sia alcune scissioni rientrarono col tempo nel MSI. Così avvenne
per gli stessi scissionisti di Ordine Nuovo, tra cui Pino Rauti, che rientrarono nel partito nel
1969, mentre altri fonderanno il Movimento Politico di Ordine Nuovo, che verrà sciolto nel
1973 con l’accusa di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista.
La svolta degli anni ‘60
La storia dei neofascismi vede negli anni ‘60 un momento cruciale. Con una rivisitazione
del “doppio gioco” di mussoliniana memoria, il MSI ottimizzò al massimo le proprie forze
grazie alla strategia del doppio binario portata avanti da Almirante, il quale tentava di
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conciliare per quanto possibile il neofascismo più militante e nostalgico con il partito
dell’ordine. Questo equilibrio non funzionò più negli anni ‘70, con l’apogeo nel 1973
quando venne ucciso un agente di polizia per mano dei fascisti. L’equilibrio saltò
definitivamente e la parte più moderata nel 1976 fondò Democrazia Nazionale.
Nel 1960 veniva già creato Ordine Nuovo da alcuni iscritti al MSI che, al pari dei
fondatori di Avanguardia nazionale, trovavano troppo moderata la linea del partito. Ordine
Nuovo costituì il gruppo forse più aggressivo dell'intero campo neonazista.
Esso si ispirava alle dottrine razziste e nazionalsocialiste del barone Julius Evola, il filosofo
dell'idealismo mistico, autore nel 1937 del libro "Il mito del sangue", che rimproverava
Almirante perché non organizzava apertamente squadre d'azione per "distruggere i centri
della sovversione" e "stroncare scioperi”. All’origine Ordine Nuovo adottò come simbolo
l'ascia bipenne in cerchio bianco su fondo rosso e, come motto quello delle SS naziste: "Il
nostro onore si chiama fedeltà". Il movimento fu guidato da Pino Rauti che scriveva sulle
pagine del giornale:
"Se ci sentiamo legati al fascismo come al movimento politico autoritario e gerarchico più
vicino alle nostre esperienze dirette, più prossimo all'epoca storica nella quale siamo
vissuti, non per questo non potremmo non dire che egualmente ci sentiamo vicini alla
sostanza e ai valori, ai principi e alle idee fondamentali che informarono l'essenza politica
di ogni Stato autoritario o aristocratico dei tempi andati [...]. Siamo vicini tanto alla
Repubblica sociale italiana che al III Reich, quanto all'lmpero napoleonico o al Sacro
romano impero [...]. Chi viene al nostro fianco avrà un’altra sensazione che è propria del
combattente quando a pie' fermo attende l'istante per balzare dalla trincea e gettarsi nella
mischia per colpire, colpire, colpire".
Nel 1966 Ordine Nuovo fondò i Comitati di insurrezione nazionale (CIN) che, con il
loro attivismo, avrebbero dovuto strappare al MSI gli iscritti e portarli su posizioni più
combattive. I Comitati diedero inizio a una campagna terroristica che tuttavia non
raggiunse all'interno del partito gli scopi desiderati. Ciò indusse i principali dirigenti di
Ordine nuovo e lo stesso Pino Rauti (inquisito perché tra gli organizzatori dell'attentato alla
Banca dell'Agricoltura di Milano) a riprendere la tessera del MSI. Ordine Nuovo ebbe un
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ruolo determinante nell’avvio della strategia della tensione e nel fallito golpe del 1970. Lo
scioglimento decretato alla fine del 1973, oltreché essere tardivo, non costituisce un serio
procedimento in quanto ha lasciato liberi di agire altri gruppi che, perseguendo obiettivi
non dissimili da quelli di Ordine nuovo, ne hanno adottato anche gli stessi mezzi. Inoltre
tutto lasciava pensare che, di fronte alla tolleranza dimostrata dalle autorità,
l'organizzazione disciolta sarebbe stata presto ricostituita. Difatti, due giorni dopo lo
scioglimento di Ordine nuovo venne annunciata l'esistenza dell'organizzazione clandestina
"Ordine nero” che, dopo aver dichiarato guerra allo Stato firmò i principali attentati
terroristici del 1974. Il giornale di questo gruppo era diffuso in numerose sedi missine.
Gli anni ‘70, la strategia della tensione e il terrorismo nero
Alla metà degli anni ‘70 i principali gruppi neofascisti, sulla scia degli ormai disciolti Ordine
Nuovo e Avanguardia Nazionale, acuiscono la sanguinosità delle loro azioni. Nel triennio
1977-79 si riaccende la violenza e aumentano soprattutto gli attentati, sia quelli rivendicati
(146 nel 1979), che quelli non rivendicati, con un massimo di 367 nel 1978. Gran parte dei
militanti di queste formazioni provengono dalle esperienze missine nonostante l’ostilità e
l'indifferenza verso il MSI.
L’incontro tra neofascisti e membri dei servizi segreti e dell’esercito avviene nel 1965 ad un
convegno tenutosi a Roma, ove viene elaborata la strategia della tensione volta ad evitare
la “comunistizzazione” del paese.
La strategia della tensione vive sulla creazione di una situazione di tensione e paura
tramite attentati, assalti, intimidazioni, in modo da far risultare necessaria una svolta
autoritaria nella gestione statale. Il tentativo di far coincidere le lotte politico-sindacali di
studenti e lavoratori con la crisi dell’ordine pubblico, attribuendo anche alla sinistra parte
degli attentati di quegli anni, avrebbe portato alla giustificazione della svolta golpista da
loro teorizzata. Il golpe greco fu un ulteriore incentivo a portare avanti questa teoria. Nel
periodo che va dal 1969 fino al 1984 gli episodi più rilevanti accostati ad una matrice di
destra furono:
• Bombe del 25 aprile 1969: una serie di bombe ad alto potenziale esplodono alla
Fiera e alla stazione centrale di Milano, provocando una ventina di feriti.
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Resistenza, è sempre ora!
• Attentati ai treni dell'estate 1969: otto bombe rudimentali esplodono su
altrettanti treni in diverse località d'Italia, tra l'8 ed il 9 agosto, provocando 12 feriti.
• Strage di Piazza Fontana: il 12 dicembre 1969 una bomba esplode nella sede
della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano uccidendo 17
persone e ferendone altre ottantotto. Il 3 maggio 2005, dopo una lunga vicenda
giudiziaria durata oltre 35 anni, la Corte di cassazione conferma le assoluzioni di
Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni e Delfo Zorzi. Conferma però anche che
l’eccidio fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di
Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura» non più
processabili perché assolti per questo reato con sentenza passata in giudicato. La
strage resta quindi tuttora impunita.
• Strage di Gioia Tauro: il 22 luglio 1970, una carica di tritolo fa saltare un tratto di
binario a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro provocando il
deragliamento del Treno del Sole (Palermo-Torino) e provocando la morte di sei
persone e 139 feriti.
• Golpe Borghese: la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 un tentativo di colpo di stato
organizzato dal principe Junio Valerio Borghese e il suo Fronte Nazionale, in stretto
rapporto con membri di Avanguardia Nazionale, vertici militari e dei servizi segreti,
venne bloccato all'ultimo momento per ordine dello stesso Borghese e in circostanze
mai chiarite.
• Strage di Peteano: il 31 maggio 1972 a Peteano di Sagrado a causa di una
telefonata anonima pattuglia di carabinieri viene chiamata a controllare un'auto
sospetta che poi risulterà imbottita di esplosivo T4, in dotazione alla NATO. Quando
il veicolo esplode, provoca la morte di tre agenti ed il ferimento di altri. Reo
confesso è Vincenzo Vinciguerra, allora membro di Ordine Nuovo e condannato
all'ergastolo.
• Strage di Piazza della Loggia: il 28 maggio 1974, una bomba nascosta in un
cestino portarifiuti, esplode in Piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una
manifestazione sindacale, provocando otto morti e 103 feriti. Nonostante nei vari
procedimenti giudiziari si sia continuamente ipotizzato il coinvolgimento di rami dei
servizi segreti, di apparati deviati dello Stato e di manovalanza neofascista nella
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Resistenza, è sempre ora!
vicenda, Il 16 novembre 2010, la Corte d'assise di Brescia ha assolto, per non aver
commesso il fatto, tutti gli imputati: gli ordinovisti Carlo Maria Maggi e Delfo Zorzi, e
l'ex collaboratore del SID Maurizio Tramonte, lasciando così la strage tuttora
impunita.
• Strage dell'Italicus: il 4 agosto 1974 una bomba ad alto potenziale posizionata
sul treno Italicus, esplode all'altezza di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di
Bologna, provocando 12 morti e 48 feriti. L'attentato venne inizialmente rivendicato
da Ordine Nero: «Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di
mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci
pare.» Anche se il processo si concluse con l'assoluzione degli imputati Mario Tuti e
Luciano Franci, nella sentenza del tribunale di Bologna che giudicò i neofascisti
implicati nella strage, venne scritto come la P2 svolse un'opera di istigazione agli
attentati e di finanziamento nei confronti della destra extraparlamentare toscana.
• Strage alla stazione di Bologna: il 2 agosto 1980 l'esplosione di una bomba
posizionata nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione bolognese provoca
85 morti e 200 feriti. Condannati, come esecutori materiali, con sentenza definitiva
del 23 novembre 1995 i componenti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca
Mambro e Luigi Ciavardini. Condannati per il depistaggio delle indagini, i massoni
Licio Gelli, Francesco Pazienza e i due ufficiali del servizio segreto militare, il
generale Pietro Musumeci ed il colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte,
entrambi iscritti alla loggia massonica P2.
• Strage del Rapido 904: il 23 dicembre 1984, una bomba esplode sul treno 904
Napoli-Milano, nei pressi della Grande galleria dell'Appennino, tra Vernio e San
Benedetto Val di Sambro, causando la morte di 15 persone ed il ferimento di altre
267. Il 24 novembre 1992, la Corte di cassazione, confermando la sentenza di
colpevolezza nei confronti degli imputati, acclarò la matrice terroristico-mafiosa
dell'attentato.
Al fianco della strategia della tensione vi era la militanza violenta nelle strade, nelle scuole
e nelle università. Ispirato allo squadrismo degli anni ‘20, la violenza diviene arma e
strumento politico. Nel 1971 riprendono l’azione le S.A.M. e nel 1974 Ordine Nero.
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Resistenza, è sempre ora!
Nel 1972 dalla fusione tra la Giovane Italia e il Raggruppamento giovanile studenti e
lavoratori, in vita dal 1946, nasce il Fronte della Gioventù, la giovanile nel MSI.
Considerata la più importante organizzazione giovanile neofascista, questa nasce
contestualmente alla nascita del MSI-DN, il partito che vede unirsi al suo interno il MSI e il
Partito democratico Italiano di Unità Monarchica. È importante sottolineare questo punto,
poiché forte era la necessità di creare un’organizzazione giovanile articolata e diffusa.
A Roma, dalle sedi del Fronte della Gioventù e del FUAN, prendono vita organizzazioni
studentesche come Lotta Studentesca, fondata da Roberto Fiore, Gabriele Adinolfi e
Beppe Dimitri, che nel 1978 diverrà Terza Posizione. Fin dal 1977, il gruppo Lotta
studentesca, diretto da Roberto Fiore e seguito con estrema attenzione dal Signorelli,
sviluppatosi fino ad allora nel settore giovanile e scolastico, comincia ad avvertire, in
consonanza con il generale affermarsi delle tesi contestative del "sistema" di natura
movimentista, la possibilità di un suo sviluppo. E' in Terza Posizione, che il movimento
spontaneista e movimentista continuerà sempre a convivere con quello strutturalista.
L'approccio teorico è "rivoluzionario" e qualificabile come proprio del radicalismo di destra.
Il movimento, infatti, è volto a sovvertire l'attuale assetto costituzionale e a conquistare il
potere mediante la creazione di un proprio modello di stato. Lo scopo sarà raggiunto con
una rivoluzione di "popolo" che si attuerà gradualmente e sarà preparata dall'attività di
avanguardie, le quali costituiranno, all’ interno delle scuole, dei quartieri, delle fabbriche e
delle campagne, le strutture opportune per educare il popolo e condurlo alla "rivoluzione".
La necessità della rivoluzione nasce dal rifiuto sia del sistema capitalistico che di quello
comunista, governati da ideologie massificanti che soffocano gli impulsi creativi individuali
corrompendo l’uomo e allontanandolo da se stesso. L'obiettivo da perseguire sul piano
internazionale è la lotta contro i due imperialismi degli USA e dell’URSS, contro il
mercantilismo e il sionismo. Ne consegue il pieno appoggio a tutti i movimenti di
liberazione nazionale, che si battono per la salvaguardia delle proprie tradizioni e contro le
aggressioni militari e le infiltrazioni economiche delle superpotenze: è il caso dei Baschi,
degli Irlandesi, degli Afgani, degli Iraniani, dei nazionalisti Libici, dei Sandinisti del
Nicaragua e dei Monteneros argentini.
Da qui prenderanno le mosse anche i Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR),
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Resistenza, è sempre ora!
organizzazione terroristica nata a Roma nel 1977, attiva fino al 1981.
I NAR impugnarono apertamente le armi contro lo Stato e durante i quattro anni di attività
furono ritenuti responsabili di 33 omicidi, oltre che della morte di 85 persone cadute nella
Strage alla stazione di Bologna, per la quale furono condannati come esecutori materiali,
con sentenza definitiva, Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.
La violenza di questi anni diviene strumento politico spesso incontrollabile dallo stesso
MSI, ma per analizzare questo mutamento di significato della pratica violenta è necessario
comprendere che si tratta del prodotto di una cultura politica oscillante fra soluzioni
autoritarie e ricerche della “terza via”.
I movimenti neofascisti vivranno di questo durante gli Anni di Piombo.
Esperienza differente fu quella di Costruiamo l'azione, nata alla fine del 1977. Cessa il
mito della organizzazione monolitica, ancorata ai presupposti della rigidità strutturale e
dogmatica, vista ormai come un retaggio del passato improponibile agli occhi di quanti
intendono mutuare dai fermenti sociali le linee portanti di una strategia antisistema.
Comincia, seppure a livello impercettibile, la revisione di un disegno rivoluzionario che
passa attraverso l'opera di una avanguardia elitaria, spesso disancorata dal sostrato
umano sul quale e per il quale incidere, mentre si gettano lentamente le basi di un
progetto eversivo che muove dal basso, attraverso un opera di penetrazione e di
collegamento su basi non strutturali ma esclusivamente politiche. Nasce, in sostanza, la
"strategia dell'arcipelago", per la quale i singoli gruppi o ambienti non vengono a
perdere la loro identità e libertà d'azione, ma si raccordano solo in funzione politica
secondo un piano che potremmo definire di sistemi funzionali. Il progetto che abbiamo
chiamato dell'arcipelago, volto alla creazione di poli di aggregazione per la lotta
rivoluzionaria, raccordati sul piano della strategia politica, non si ferma, quindi, all'area
tradizionalmente di destra, pur avendo nella stessa conseguito i risultati più cospicui.
Avviene il passaggio dalla cosiddetta "strategia dell'attenzione" nei confronti della sinistra
rivoluzionaria ai primi fallimentari tentativi di convergenza: viene individuato nel progetto
politico dell'Autonomia Operaia un evidente progetto antisistema, a più riprese sulla
testata giornalistica che fa riferimento a "Costruiamo l'azione", viene auspicato un
tentativo di collaborazione con questa forza. Evidente è la sconfitta di questa proposta.
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Resistenza, è sempre ora!
Dagli anni ‘80 ai giorni nostri
A partire dagli anni ‘80 il MSI esce dalla condizione di marginalità in cui si era trovato sino
a quel momento. Il premier Craxi nel 1983 instaura un’alleanza con l’MSI con l’obiettivo di
indebolire la DC. Pannella, leader dei Radicali partecipa al tredicesimo congresso del MSI.
Se da una parte il mondo politico apriva delle porte al MSI, questo continuava a subire
tracolli elettorali e cominciarono nuovamente conflitti interni a causa dell’immobilismo in
cui era caduto il partito. Come responsabile e rappresentante di tale situazione venne
identificato in Gianfranco Fini che lasciò la segreteria. La fine della prima segreteria di
Fini portò Pino Rauti alla guida del partito che dovette poi abbandonare in favore
nuovamente di Fini, quando dopo dei sondaggi si resero conto che l’elettorato era più
vicino ad un partito d’ordine e di regime di stampo più moderato, piuttosto che a quello
rivoluzionario di idea rautiana. Le due idee diverse di neofascismo continuarono a
convivere, ma non per molto.
Fini puntò ad attenuare le posizioni più radicali in modo da intercettare per quanto
possibile il voto moderato. Con Mani Pulite si presentò la possibilità per il MSI di
presentarsi e raccogliere il voto di protesta, vantando una purezza estranea agli
altri. Fu determinante anche la scissione del PCI che allontanava il pericolo di una
“comunistizzazione” della penisola. La ricerca di un alleato per le elezioni non fu lunga, si
allearono con il partito di Forza Italia fondato da Silvio Berlusconi e si presentarono con
la sigla MSI-AN, elemento che non evidenziava alcun mutamento nel dibattito interno su
fascismo e neofascismo, ma che anticipava i successivi eventi.
Nel 1995 avvenne la famosa svolta di Fiuggi, anticipata da una serie di eventi
precedenti che porterà il partito a rifiutare il neofascismo, a condannare le leggi razziali del
1938 e a rifiutare il totalitarismo in favore del rispetto per la democrazia in chiave
conservatrice. Il nome cambiò definitivamente in Alleanza Nazionale. Questo non
fu un processo partecipato, come dimostreranno le successive scissioni. Il progetto di Fini
era ovviamente inaccettabile per Rauti che nel 1995 fondò il Movimento Sociale -
Fiamma tricolore, che riprendeva si le orme del fascismo ma in chiave xenofoba, usando
strumentalmente l’emergere della questione dell’immigrazione e della compromissione
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Resistenza, è sempre ora!
dell’identità nazionale.
Nel 1997 Fiore e Morsello fondarono Forza Nuova. Lo stampo neofascista qui è
sicuramente molto più forte, così come gli elementi xenofobi, razzisti e antisemiti. Su
stampo degli anni ‘70 vi è una predilezione per l’azione diretta e violenta. Gli “otto punti
per la ricostruzione nazionale” sono: abrogazione delle leggi abortiste; famiglia e crescita
demografica al centro della rinascita nazionale; blocco dell’immigrazione; messa al bando
de massoneria e sette; lotta all’usura e azzeramento del debito pubblico; ripristino del
concordato stato-chiesa; abrogazione delle leggi Mancino e Scelba; formazione di
corporazioni per la difesa della nazione e dei lavoratori. In questi punti sono contenuti
elementi antisemiti, di lottaa alle droghe, l’abrogazione del divorzio.
Nello stesso anno Adriano Tilgher e Tommaso Staiti uscirono dal partito di Rauti per
fondare il Fronte Nazionale, ispirato al Front National francese di Le Pen, che nel 2001
divenne il Fronte Sociale Nazionale. Alessandra Mussolini invece fondò Alternativa Sociale.
Nel 2007 avvenne una scissione da Alleanza Nazionale che, con Buontempo e Storace,
diede vita a La Destra. Anche se non riuscì a divenire riunificante, esso ricalcava il MSI,
caratterizzato da un nazionalismo aggressivo ed espansionista e dalla valorizzazione della
famiglia tradizionale. Valori vicini anche alla Chiesa Cattolica. Attento alle questioni
abitative e anche ad altre questioni sociali come l’acqua.
Da Fiamma Tricolore, invece, una scissione darà vita all’Associazione Nazionale Casa
Pound. Casa Pound nasce nel 2003 e si definisce gruppo fascista del terzo millennio.
Nutre velleità letterarie e culturali dietro alle quali si celano le solite vergognose posizioni
fasciste. Quando a Roma nel 2003 nasce Casa Pound si presenta come occupazione a
scopo abitativo, transita prima all’interno di Fiamma Tricolore, poi Gianluca Iannone nel
2008 dà vita all’ Associazione Nazionale Casa Pound Italia, che sembra costituire
l’embrione del partito. Nasce così Radio Bandiera Nera e numerose riviste a essa collegate
oltre a siti web e blog vengono consultati dai giovani. Casa Pound ha un proprio gruppo
musicale: gli ZeroZeroAlfa. A Casa Pound fa capo Blocco Studentesco, organizzazione
studentesca presente in quaranta città italiane. L’associazione nel 2008 è stata anhe
responsabile di numerosi attacchi di squadrismo mediatico nelle trasmissioni televisive di
Mediaset e della Rai. La simbologia a cui fa riferimento è innovativa, adotta tecniche
grafiche e comunicative che pescano direttamente dalle tecniche pubblicitarie, con chiara
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Resistenza, è sempre ora!
ispirazione neofascista. Casa Pound ha scelto come simbolo una tartaruga stilizzato: la
tartaruga è la testudo romana. All’interno di essa troviamo quattro frecce bianche e
quattro nere che convergono nel centro che è simbolo dell’Asse, quel medesimo asse che è
al centro di verghe. Punti del programma dell’associazione sono: il controllo pubblico delle
banche; guinzaglio alle multinazionali; garantire il lavoro come dovere sociale; il rilancio
della produzione italiana e di un’Europa autarchica; stop all’immigrazione; riscrittura della
Costituzione.
Recentemente le connessioni tra Casa Pound e la Lega Nord si sono rafforzate con
l'adesione del gruppo neofascista a diverse iniziative leghiste (non ultima la manifestazione
nazionale del 28 febbraio) attraverso la costruzione dell'associazione politico-culturale
Sovranità.
Contemporaneamente in varie parti d’Italia si attivano gruppi di Skinheads neofascisti, a
dimostrazione del dinamismo di questi ultimi anni, non ascrivibile al mondo del folklore, in
quanto si dimostrarono in grado di produrre una politica diversa, talvolta innovativa,
spesso in un’escalation di violenza. E’ interessante osservare come la cultura skinheads sia
una vera e propria forma di prepolitica con una forte identità culturale riscontrabile dal
vestiario, dalla cultura musicale e letteraria. Tale cultura crea un’identità tanto forte da
anticipare la stessa azione politica di questi gruppi e da renderli immediatamente
identificabili.
Caratteristiche del neofascismo
Le caratteristiche del neofascismo, dal Dopoguerra ad oggi, nonostante i diversi tentativi di
innovarsi e mutare in alcune pratiche senza compromettere le proprie origini, sono rimaste
le medesime. Provando a fare un focus su alcuni caratteri peculiari di questi movimenti e
organizzazioni non si può prescindere dal prendere in esame come la violenza non sia
rimasta arginata al ruolo di arma, ma è divenuta un vero e proprio strumento della
politica.
Le pratiche però non sono cambiate, lo squadrismo proveniente dall’inizio del secolo
scorso rimane la loro forma aggregativa principale; lo scontro fisico e violento con i propri
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Resistenza, è sempre ora!
avversari non perde mai di valore.
La simbologia del neofascismo è sicuramente variegata e prova a coniugare elementi
appartenenti alla loro storia passata con elementi mistici e leggendari.
Diversi simboli rimandano alle bandiere del Terzo Reich, altre invece prediligono simboli
più “nostrani”, come la croce celtica. L’utilizzo della simbologia celtica indica un
allontanamento dalla simbologia del’antico impero romano e, infatti, cominciò ad essere
usata anche con la volontà di un rinnovamento della forza neofascista italiana, per tentare
di uscire dall’empasse in cui era entrato.
La simbologia viene spesso ripresa da una visione fantastica del periodo Medievale, intrisa
di misticismo e purezza. Come nella Germania nazista si ricercarono le origini pure e sacre
nel primitivismo germanico, così avvenne anche per il neofascismo italiano, condito anche
con la fantasia di Tolkien e del mondo da lui immaginato e che, secondo i neofascisti,
esaltava un modello puro del mondo, fondato sulle diverse identità, con razze inferiori e
razze superiori.
Considerando anche solo il simbolo di Casapound, la tartaruga, detta anche tortuga o
testudo, nel primo casa rimanda alle fantasticherie riguardo la pirateria, nel secondo,
invece, alle legioni romane, riprendendo la simbologia proveniente dall’antico impero
romano, sempre verde tra le organizzazioni neofasciste.
Il fascismo del 2000 ha una grande qualità: sa adattarsi al cambiamento e fare i propri gli
strumenti che ritiene più efficaci, abbracciando temi e forme di comunicazione sensibili ai
giovani. Questo neofascismo è, infatti, efficacissimo tra i giovanissimi, perché fornisce
elementi di identificazione simbolica, a partire dal look, oltre ad un modello di forza
aggregativa totalitario e forte, che non lascia spazio alla minoranza e alla diversità. Nella
crisi della politica e della partecipazione un movimento attento ai problemi sociali rischia di
incantare molti. Un fascismo attento alle tematiche sociali, più movimentista che tenta, in
senso egemonico, di “riprendersi” parte della cultura appartenenti storicamente alla
sinistra.
Gli elementi costitutivi del neofascismo permangono nei decenni, seppur in forme
differenti. L’antisemitismo e il negazionismo rimangono vivi, talvolta messi in secondo
piano per l’emergere di questioni nuove come l’immigrazione, che influenzeranno
notevolmente il dibattito all’interno delle organizzazioni neofasciste a livello europeo, e che
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Resistenza, è sempre ora!
rese estremamente popolare in Francia il Front National di Le Pen. La questione
dell’immigrazione in Italia venne colta più tardi, poiché i programmi erano ancora tutti
incentrati sull’anticapitalismo e antiamericanismo, senza comprendere il potenziale
aggregante del razzismo in quella fase politica che porterà negli anni alla formazione di
partiti come la Lega Nord. La xenofobia e l’omofobia sono elementi presenti a tutti i livelli
di queste organizzazioni e non solo nella teoria politica ma anche nell’azione squadrista
esercitata quotidianamente.
Le due anime del neofascismo italiano, quella più movimentista e “rivoluzionaria” e quella
dell’ordine, rimangono vive sino ai giorni nostri seppur maggiormente frammentate.
Se da una parte il MSI ha lasciato in eredità partiti scomposti e minoritari che talvolta sono
sopravvissuti, altre volte scomparsi o disciolti poiché accusati di apologia di fascismo,
dall’altra la parte più movimentista che prese piede con le esplosioni giovanili degli anni ‘60
e ‘70 ha continuato a vedere sviluppi e mutamenti al suo interno.
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Resistenza, è sempre ora!
Resistere oggi
Il fascismo è un reato
L'apologia del fascismo e in Italia un reato, come sancito dalla Legge Mancino 20
giugno 1952, n. 645 “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale
(comma primo) della Costituzione” che all'art.1 recita: "si ha riorganizzazione del disciolto
partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di
persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito
fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o
propugnando la soppressione delle liberta garantite dalla Costituzione o denigrando la
democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista,
ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del
predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere
fascista". Mentre l'art. 4: "Chiunque fa propaganda per la costituzione di una
associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le
finalita indicate nell'articolo 1 e punito"
Scuole e università, luoghi di memoria e di Resistenza
Le scuole e le università sono, ancora oggi, presidi di Resistenza e di lotta contro il
fascismo e i movimenti neofascisti.
Il neofascismo in sintesi riproduce le logiche della violenza, del terrorismo, della cultura
antidemocratica. Sono persone e organizzazioni razziste, sessiste, omofobe e xenofobe che
proclamano la superiorità dell’uomo su un altro.
Queste spesso riescono a far presa sulla popolazione, specialmente tra i più giovani, cioè
coloro che non possiedono gli strumenti per comprendere ciò che il fascismo è stato e
ancora meno colgono gli obiettivi che queste organizzazioni si pongono nel presente,
poiché spesso vengono mascherati da un ultraconformismo, retorica e populismo.
I movimenti neofascisti sono riusciti ad entrare in scuole e università e da sempre tentano
di inserirsi anche nei movimenti in difesa della scuola e dell'università pubblica. Il
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Resistenza, è sempre ora!
movimento studentesco si è sempre dichiarato antifascista e si è riusciti ad arginare
l'emergere di associazioni neofasciste, ma questo non basta.
Conoscere è resistere, queste parole riassumono perfettamente l'impegno che ogni
studente e studentessa dovrebbe prendersi all'interno della propria scuola o della propria
università.
È necessario riscoprire il valore del vivere assieme, in una collettività, rifiutando
l'individualismo e il conformismo forzato, rifiutando le imposizioni e riuscire a creare una
coscienza antifascista diffusa. Da troppi anni ormai essa è totalmente assente, per questo i
luoghi della formazione devono essere luoghi di aggregazione, formazione e
responsabilità, dove crescere culturalmente, umanamente e professionalmente, luoghi
dove riconquistare il ruolo centrale della partecipazione attiva.
I primi passi per fare ciò vanno dall'approfondire il periodo storico della Resistenza
proponendo un ampliamento dei programmi di storia e letteratura italiana, sino ad arrivare
alla costruzione di assemblee tematiche e ad iniziative con associazioni esterne, così da
costruire gli spazi e i tempi per riscoprire la scuola e l'università come presidii di Resistenza
attiva. O ancora partire dalle proposte che volgono ad un ampliamento dei programmi di
storia, approfondendo maggiormente il periodo storico della Resistenza, focalizzandosi, ad
esempio, sulla storia del proprio territorio o della propria città e i la nascita dei movimenti
neofascisti nel Dopoguerra con i fatti conseguenti, passando per gli anni di piombo sino ad
arrivare agli anni 2000.
Prendere coscienza del proprio ruolo nella propria scuola, nella propria università come
nella propria città significa interrogarsi su come dare a tutti gli strumenti per formarsi,
emanciparsi e partecipare anche sui temi dell'antifascismo. Per questo l'impegno anche
solo di un singolo all'interno di una scuola o di un Dipartimento può fare la differenza.
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Resistenza, è sempre ora!
Che fare?
Di seguito elenchiamo alcune proposte di iniziative che possono essere realizzate nelle
scuole, nelle università sui territori verso e oltre il 25 aprile.
Assemblee e iniziative sui temi della Resistenza e dell'antifascismo
Tematiche
Storia e memoriaSpunti:Approfondimenti storici, filosofici e culturaliCome:approfondimenti e ampliamento dei programmi durante le ore di lezione. Incontri pomeridiani. Assemblee pomeridiane con interventi di esperti e studiosi esterni.
La scuola e l'università al tempo del fascismo. Analogie e differenze con la scuola di oggiSpunti:Come erano organizzate la scuola e l'università nel ventennio? Come questo modello ha influenzato l'attuale sistema scolastico?Come furono modificati i programmi scolastici? Perché?Professori e studenti: protagonisti della Resistenza.Come ripensare i luoghi della formazione per far sì che continuino ad essere luoghi di crescita, aggregazione, formazione e responsabilità sui temi come antifascismo, cittadinanza, Resistenza, etcCome:Lettura di documenti, proiezione di documentari, interventi esterni, dibattito aperto.
La figura della donna nel fascismoSpunti:La figura e il ruolo della donna nella società fascista. Analisi storica e sociologica.Lettura di libri, visione di documentari e film.(link per prendere spunti: http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/Resistenzadonne1.htm ,http://pariopportunita.uniroma2.it/wp-content/uploads/2012/06/150annididonnecronologia2.pdf )Come: Lettura di documenti, proiezione di documentari, interventi esterni, dibattito aperto, analisi delle leggi definite "antidonne" nel periodo fascista
Le donne e la Resistenza: una storia taciutaPerché "la Resistenza taciuta"? Ricerca storica tramite libri, documenti, documentari e film.Autrici/partigiane: Renata Viganò, Carla Capponi e molte altreLink per prendere spunti: http://www.centrostudiluccini.it/attivita/Resistenza/pdf/donne.pdfhttp://www.instoria.it/home/donne_Resistenza.htmhttp://notiziegenova.altervista.org/eventi-in-citta/1204-le-donne-partigiane-e-la-Resistenza-taciuta.htmlhttp://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/Resistenzadonne.htmhttp://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/Resistenza2c3.html
Bibliografia:http://www.storiaxxisecolo.it/Resistenza/Resistenzadonne2.htm
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Resistenza, è sempre ora!
http://www.youtube.com/watch?v=4Z-fGmnLPHIGuido Gerosa, Le compagne, Rizzoli, Milano, 1979Renata Viganò, L'Agnese va a morire, Eianudi, Torino 1949A cura di Adris Tagliabracci,Le 4 ragazze dei GAP: Carla Capponi, Marisa Musu, Lucia Ottobrini, Maria Teresa Regard, in: Il Contemporaneo, ottobre 1964Consiglio Regionale della Liguria,La donna nella Resistenza in Liguria, La nuova Italia, Firenze 1979Comitato Provinciale per le celebrazioni del cinquantenario della Resistenza, Commissione Provinciale Pari Opportunità,A piazza delle Erbe. L'amore, la forza, il coraggio delle donne di Massa Carrara, Amministrazione Provinciale di Massa Carrara, 2001Vittorio Civitella, La collina delle lucertole, Gammarò, Sestri Levante, 2008Giovannino Verna e Cinzia Maria Rossi"Filomena delli Castelli , una donna abruzzese alla Costituente e al Parlamento italiano" Edigrafital Teramo,2006Cinzia Maria Rossi "Manuale di democrazia, il dibattito femminile alla Costituente su parità, famiglia e lavoro" Ianieri Ed. Pescara 2009
Documentari:1965-La donna nella Resistenza, documentario di Liliana Cavani2009-Bandite, documentario di Alessia Proietti
Fascismo e mafia: ieri e oggiSpunti:Fascismo e mafia. Rapporti tra regime fascista e mafie.Come:Approfondimenti tramite letture di saggi e libri. Conferenze e assemblee fuori e dentro le scuole invitando esperti sul tema (ANPI e Libera)
L'importanza del cinema e della propaganda durante il fascismoSpunti:Visione di film della propaganda fascista e nazista. Analizzare analogie e differenze. Perché la comunicazione visiva era così importante nella propaganda? Quali furono gli altri strumenti della propaganda? Come l'uso della tecnologia comunicativa per la propaganda di regime influenzò le tecniche di comunicazione negli anni successivi, sino ai giorni nostri?
Il valore dello sport nel periodo fascista
Il fascismo in Europa
Il neofascismo: Ieri e oggi, le stragi e i delitti
Il valore della musica: canti popolari e canti partigiani.
Fascismo e postfascismo
Una storia mai raccontataCome uomini e donne omosessuali organizzarono la loro Resistenza alle violenze nazifasciste
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Resistenza, è sempre ora!
Filmografia
TITOLO REGISTA
Il sole sorge ancora Aldo Vergano (1946)
Giorni di gloria Luchino Visconti (1945)
I sette contadini Elio Petri (1958)
Gli sbandati Citto Maselli (1955)
“Il gobbo” e “Cronache di poveri amanti” e “Achtung! Banditi” e “Mussolini, ultimo atto”
Carlo Lizzani(1954, 1960, 1951, 1974)
I due marescialli Sergio Corbucci (1961)
“Il generale Della Rovere” , “Era notte a Roma” “Il diario di Anna Frank”, “Roma città aperta” e “Paisà”
Roberto Rossellini (1959, 1959, 1960, 1946)
Kapò Gillo Pontecorvo (1960)
La lunga notte del '43 Florestano Vancini (1960)
Tutti a casa Luigi Comencini (1960)
Una vita difficile Dino Risi (1961)
I due marescialli Sergio Corbucci (1961)
“Un giorno da leoni” e “Le quattro giornate di Napoli” Nanni Loy (1961, 1962)
Le stagioni del nostro amore Florestano Vancini (1966)
Tiro al piccione Giuliano Montaldo (1961)
La ragazza di Bube Luigi Comencini (1963)
“Andremo in città” e “La strada più lunga” Nelo Risi (1965)
La donna nella Resistenza Liliana Cavani (1965)
I sette fratelli Cervi Gianni Puccini (1968)
“Il conformista” e “la strategia del ragno” Bernando Bertolucci (1970)
Corbari Valentino Orsini (1970)
Il giardino dei Finzi Contini Vittorio De Sica (1970)
Vidali, una lezione di antifascismo Franco Giraldi (1971)
Libera, amore mio! Mauro Bolognini (1973)
Una giornata particolare Ettore Scola (1976)
Nemici d'infanzia Luigi Magni (1975)
Un giorno nella vita Alessandro Blasetti (1946)
L'Agnese va a morire Giuliano Montaldo (1976)
Salò o le 120 giornate di sodoma Pier Paolo Pasolini (1976)
Uomini e no Umberto Orsini (1980)
Piazza Loreto Damiano Damiani (1981)
La notte di San Lorenzo Paolo e Vittorio Taviani (1982)
Novecento Bernando Bertolucci (1976)
Notti e nebbie Marco Tullio Giordana (1984)
Jona che visse nella balena Roberto Faenza 1993
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Resistenza, è sempre ora!
Porzus Renzo Martinelli (1997)
La vita è bella Roberto Benigni (1997)
La tregua Francesco Rosi (1997)
I piccoli maestri Daniele Luchetti (2000)
Il partigiano Jhonny Guido Vhiesa (2000)
Il cielo cade Andrea Frazzi (2000)
Concorrenza sleale Ettore Scola (2001)
L'uomo che verrà Giorgio Diritti (2009)
Il pianista Roman polansky (2002)
Mr. Klein Joseph Losey (1976)
Shoa Claude Lelouch (1985)
Arrivederci ragazzi Louis Malle (1987)
Tran de vie – Un treno per vivere Radu Mihaileanu
Monsieur Batignole Gerard Jugnot (2001)
Amen Costa Gavras (2002)
L'ultimo metro Francois Truffaut
La rosa bianca – Sophie Scholl Mark Rothemund (2005)
“i perseguitati” e “i giovani leoni” Edward Dmytryk
L'amico ritrovato Jerry Schatzberg (1989)
Schindler's list Steven Spielberg (1993)
Gli ultimi giorni James Moll (1998)
Bastardi senza gloria Quentin Tarantino
Documentari
Fascist legacy History Channel, 1989https://www.youtube.com/watch?v=2IlB7IP4hys
Nazirock Claudio Lazzaro, 2008https://www.youtube.com/watch?v=yELBt6sIr88
Fuori dalle fogne Carlo Bonini, Valeria Teodonio,Fabio Tonacci e Corrado Zunino, 2008https://www.youtube.com/watch?v=_S8ETAqG3Fs
Bianco e nero Paolo Pietrangeli, 1975https://www.youtube.com/watch?v=rKVJOHtDVQk
Bibliografia
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Resistenza, è sempre ora!
Lettere della Resistenza europea AA.VV. Einaudi 1974
Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana
AA. VV. a cura di Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli (Einaudi 1952)
Racconti della Resistenza AA.VV., a cura di Gabriele Pedullà (Einaudi 2005)
Il prezzo della libertà. Episodi di lotta antifascista
Paolo Alatri (1958)
Il giardino dei Finzi-Contini Giorgio Bassani (1962)
La quarantasettesime Ubaldo Bertoli (1976)
Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini.
Giorgio Boatti ( 2001)
"Ultimo viene il corvo" e "Il sentiero dei nidi di ragno"
Italo Calvino
Con cuore di donna Carla Capponi
"I ventitré giorni della citta di Alba", "Una questione privata", "Il partigiano Johnny", "Appunti Partigiani"
Beppe Fenoglio (1952, 1963, 1968, 1994)
La ragazza di Bube Carlo Cassola (1960)
Banditi Pietro Chiodi (1961)
La casa in collina Cesare Pavese (1949)
Il partigiano D'Artagnan Alberto Cotti (1990)
Sere in Valdassola Mario Giovana (1963)
Storia di una formazione partigiana Maio Giovana (1964)
Cristo si è fermato ad Eboli Carlo Levi (1945)
La parola ebreo Rosetta Loy (1997)
I piccoli maestri Luigi Meneghello (1964)
La storia Elsa Morante (1974)
Il conformista Alberto Moravia (1951)
"Partigiani della montagna", "Una repubblica partigiana", Storia dell'Italia partigiana"
Giorgio Bocca (1945, 1964, 1966)
Uomini e no Elio Vittorini (1945)
"Viva Babeuf" , "Babeuf, Togliatti e gli altri"
Gino Vermicelli (1984, 2000)
"Mai tardi", "La guerra dei poveri", "Le due guerre"
Nuto Revelli (1946, 1962, 2003)
Il quartiere Vasco Pratolini (1944)
Il filo rosso Giovanni Sbordone (2007)
Polenta e sassi Emilio Sarzi Amadé (1977)
Senza tregua Giovanni Pesce (1967)
L'Agnese va a morire Renata Viganò
Il clandestino Mario Tobino (1962)
Memorie della Resistenza Mario Spinella
Azor la Resistenza incompiuta di un comandante partigiano
Daniela Anna Simonazzi (2004)
Compagne B. Guidetti Serra (1977)
In guerra senza armi. Storie di donne A. Bravo – A. M. Bruzzone (1995)
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Resistenza, è sempre ora!
Pane nero M. Mafai (1987)
La Resistenza taciuta A.M. Bruzzone – R. Farina (1976)
Donne Piemontesi nella lotta di liberazione
ANPI, commissione femminile
Diario Partigiano A. Marchesini Gobetti
Le bombe di Milano, AA. VV.
Nuova destra e cultura reazionaria negli anni Ottanta
Istituto Storico per la Resistenza di Cuneo, 1983
Rapporto sulla violenza fascista Rinascita (1972)
Donne piemontesi nella lotta di liberazione: 99 partigiane cadute, 185 deportate, 38 cadute civili
Ada Gobetti Marchesini
Libro nero sulle violenze fasciste a Roma 1 gennaio '70/18 marzo '71,
Federazione Romana del PCI, 1972
Dossier sul neofascismo Editori Riuniti, 1972
Pinelli: un suicidio di stato ed. Marsilio, 1971
Resistenza e postfascismo Rusconi (1995)
Sitografia
www.anpi.it
www.retedellaconoscenza.it
www.coordinamentouniversitario.it
www.unionedeglistudenti.net
http://www.ecn.org/antifa/
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11921
http://66.71.178.156/bibliografiaantifascismo/testiedoc_ricerca.asp
http://www.resistenzaitaliana.it/
http://www.gramsci.it/
http://www.antifascismo.too.it/
http://www.archividellaresistenza.it/cms/
http://www.deportati.it/default.html
http://www.reti-invisibili.net/
http://www.istoreco.re.it/
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