Reseta (parte II)

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Reseta, dalle origini elitarie al design Open Source. Reseta si occupa di osservare gli oggeti d'uso comune, destabilizzarli, indagarli dall'interno e decontestualizzarne la funzione per reinventarli. Temi come spazio, velocità, riuso, multiuso e tradizione sono al centro del mio concept.

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Il riuso sembra essere diventato una forma di designattuale e, allo stesso tempo, radicata nel tempo sesi pensa alla “creatività” dei nostri nonni e antenati.

Con il concetto contemporaneo di “design del riuso”si ritorna, in un certo senso, alle origini, al passato,alla semplicità.

Il riuso esiste nel design da più di cinquant’annianche se non aveva inizialmente la valenzaambientale che gl i attr ibuiamo adesso.Si trattava più che altro della ricerca di“contaminazioni” tra settori diversi.Erano specialisti in questo i fratelli Achille ePiergiacomo Castiglioni: nelle loro mani un sedileda trattore si trasformava in uno sgabello e un farodi automobi le diventava una piantana.

Di design del riuso come pratica sostenibile si parlada circa quindici anni, da quando il designer EnzoMari propose “Ecolo”, una guida per tagliare bottigliedi plastica e flaconi ed ottenerne vasi per i fiori.

Il “riuso creativo” diventa design nel momento incui percorre un iter di analisi e sintesi che è propriodelle discipline progettuali. Solo un’approfonditaanalisi degli aspetti sensoriali, tattili, visivi,dimensionali, cromatici, simbolici e funzionalidell’oggetto da riusare potrà portare ad un veroprogetto di design del riuso.

Si tratta quindi di “risemantizzare” l’oggetto e non,banalmente, di riproporlo in un differente contestofunzionale.

Le tende di Michelle Brand sono una chiaradimostrazione di questo processo: lei utilizza soloi fondi delle bottiglie di plastica, una porzione che,una volta ritagliata, mostra un’insospettabilegeometria floreale che, se isolata dal contesto,diventa un prezioso elemento modulare da comporrein grandi formazioni evanescenti.

r i u s o

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Il design del riuso può diventare un settore strutturatocapace di raccogliere i materiali dismessi a scalaindustriale e di ridistribuire beni e oggetti alla societàoffrendo nuovi spazi di lavoro ai giovani progettisti.

Esistono già in Italia, senza differenze tra nord esud, molte piccole realtà produttive di tipo artigianaleche hanno fatto del design del riuso la loro mission.Interessanti attività sono quelle di associazionicome la romana “Occhio del Riciclone” che si èconcentrata sugli aspetti formativi e didattici delriuso promuovendo laboratori per tutte le età.

Lampada Toio diAchille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos

Progetto di Achille e Pier Giacomo Castiglioni,elaborato nel 1962 per Flos, la lampada Toio sidistingue per essere un apparecchio illuminantericavato da elementi ready-made: la fonte diilluminazione è costituita da un vero fanaled’automobile da 300 watt, tenuto su da uno steloricavato da una canna da pesca a sua voltaincastrato in una base in lamiera di acciaio ripiegatache con il suo peso da stabilità all’insieme. Il cavodi aimentazione corre dal faro passando per glianelli passanti dello stelo fino al trasformatorelasciato a vista; delle alette metalliche poste sullabase permetto l’avvolgimento della porzione di cavoin eccesso. L’interesse per i fratelli Castiglioni sulriuso dei prodotti industriali e la sperimentazione simanifesta in questo progetto attraverso lacombinazione di elementi così diversi, mastraordinariamente dialoganti tra loro, che dona allalampada Toio un aspetto inconfondibile che l’haresa uno dei progetti più famosi del lighting designitaliano.

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I progetti più interessanti di Michelle Brand infattiriguardano direttamente il riciclo di alcuni materiali“poveri” come ad esempio il PET.

Quanti di noi si soffermano ad ammirare leportentose architetture delle più comuni bottiglie diplastica? Probabilmente nessuno.Eppure c’è uno studio accuratamente rivolto allospreco di materiale: un ricamo di calcoli strutturalicirca la resistenza per forma (la quale consenteuno spessore davvero ridotto), l’attenzione alletecnologie ed ai processi produttivi, l’applicazionedi criteri ergonomici e salva-spazio.

Insomma una banalissima bottiglia d’acqua portacon sé un intero mondo completamente ignoratodalla maggior parte dei suoi utilizzatori, agli occhidei quali infine sfuggono le graziose geometrie,celate nei più diffusi artefatti. Micelle questegeometrie le raccoglie, le ritaglia, le combina, perdisvelarle nuovamente, sotto vesti diverse,trasfigurandoli in eleganti ed emozionanti elementidi interior design.

Il fondo della bottiglia si trasforma così in una nuovamatrice, un nuovo materiale: diviene il modulo diun poetico separé, o di una tenda che gioca con larifrazione del sole, o di una meravigliosa cascatadi fiori e riflessi luminosi di un paralume.

La Brand estende la vita dei prodotti di massa,conferendo loro un secondo uso, ma soprattutto neamplifica l’estetica, rendendola evidente edutilizzando proprio questa come punto di forza deisuoi lavori.

La giovane designer Micelle supporta la filosofiadel cosiddetto “slow design”, ovvero la direzioneopposta al veloce, frenetico consumismo dellasocietà contemporanea.

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“Questo lo conserviamo... potrebbe servire!”.

Era la filosofia delle nostre nonne, quelle che nonbuttavano mai via niente perché magari, un giorno,quella cosa sarebbe potuta tornare utile.

Così vecchi lenzuoli troppo lisi diventavanostrofinacci, il maglione logoro si scuciva e con lalana si faceva una sciarpa, anche il nastro dei regalisi recuperava per cucire all’uncinetto un resistentesottopentola.

Ogni cassetto era una miniera di ciarpame, ma almomento giusto c’era sempre l’oggetto adatto dariutilizzare. Le nostre nonne lo facevano perchéerano cresciute in tempi difficili, quando non erasemplice avere cose nuove e ogni oggetto andavatrattato con cura e parsimonia perché durasse piùpossibile e, anche quando fosse cessato il suoprimo uso, potesse essere sempre usato per farnequalcos’altro.

Oggi ci ritroviamo a rivalutare questa filosofia permotivi esattamente opposti: abbiamo una cosìgrande disponibilità di oggetti nuovi, monouso e abasso costo, che non riutilizziamo più nulla,trovandoci giorno dopo giorno sommersi damontagne di rifiuti.

L’emergenza legata al loro smaltimento ci mettedavanti ad una questione vitale: occorre un radicalecambiamento di prospettiva, iniziando a progettaresecondo i criteri dell’eco-design.

Secondo i principi della progettazione sostenibilebisogna minimizzare la presenza di sostanzetossiche nei prodotti, incorporare materialiriciclabili/riciclati, ridurre la quantità e le tipologie dimateriali utilizzati, impiegare materiali compatibilitra loro in fase di riciclo, ridurre la quantità di scartidi lavorazione, minimizzare il packaging, usare unsistema di imballo riutilizzabile, aumentarel’efficienza energetica dei prodotti a funzionamentoelettrico, facilitare l’accesso alle parti per la lorosostituzione o manutenzione, consentire il recuperodei componenti per il riciclo.

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Occorre ripensare da capo il nostro rapporto conle cose, immaginandone una nuova vita quandoavranno cessato il loro utilizzo "ufficiale”: occorreallora vedere nella "spazzatura” non un problemama una risorsa, nell’inutilità nuove opportunità dicreazione.

D’altra parte per tutto ciò che esiste sulla terra, valeil principio di conservazione per cui "nulla si creae nulla si distrugge ma tutto si trasforma”.

Volendolo prendere alla lettera, nel caso del designdel riuso, possiamo immaginare un flusso infinitodi oggetti che si trasformano sempre in qualcos’altrosenza diventare mai rifiuti, in una sorta dimetempsicosi ininterrotta operata dagli individuiche utilizzano e riutilizzano le cose sfruttando unabuona dose di immaginazione.

In questo testo dunque si vuole approfondire il"pensiero creativo”, quello che secondo lo psicologoEdward De Bono permette "di considerare le cosenon soltanto per quello che sono, ma anche perquello che potrebbero essere”. Non verrannoanalizzati i metodi di eco-design ma qualcosa dipiù semplice ed immediato: esempi di riusointelligente che chiunque (non solo designerprofessionisti) può mettere in atto.

Si tratta di cercare un rapporto nuovo con gli oggetti,imparando a separarli dalla loro funzione principalee ad osservarli per le loro potenzialità materiche,formali, tattili, percettive. Questo è sfidare il sensocomune del valore degli oggetti, è raccontare lastoria che un oggetto vuole narrare, è mostrare lafragilità della materia, è cogliere l’armonia e l’abilitàcostruttiva di un particolare, è cercare la bellezzain luoghi inaspettati.È così che un giorno un vecchio copertone èdiventato un’altalena.

La lattina d’alluminio, un materiale preziosissimoperché la bauxite da cui si estrae comincia ascarseggiare e soprattutto perché per produrreoggetti nuovi dall’alluminio riciclato si risparmia il95% dell’energia elettrica che servirebbe per produrlidalla materia prima.Lasciata in discarica, invece, la lattina impiega 500anni per degradarsi… va da sé che il riciclaggiodell’alluminio deve essere per noi un imperativocategorico, un dovere morale a cui non possiamosottrarci.

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(in)coerente prende forma in un progetto legato

al mondo dell’accessorio: una collezione di collane

esclusive, insolite, cariche di emozioni.

Una calibrata mescolanza di tecniche e materiali

che dona unicità ad ogni creazione, inevitabilmente

carica di una spiccata personalità.

Design della contraddizione: materie grezze, povere

e di facile reperibilità costituiscono corpi che si

lasciano vestire, avvolgere, svelare da abiti che

sono involucri raffinati, ricchi, frutto di minuziose

ricerche e abile creatività.

La preziosità dei materiali tessili quali ricami, pizzi

e tulli, insieme all’alta qualità dei pellami, sono

elementi caratterizzante e distintivi di questi

accessori: rimanenze industriali d’eccellenza

esclusivamente Made in Italy e reperti vintage frutto

di ricerche appassionate.

Aspetti retrò, disegnature del passato rilette in

chiave contemporanea, accostamenti preziosi e

cromie a volte discordanti, segni e difetti

inconfondibilmente handmade, per ritrovare una

familiarità che trae valore anche dalle sue

imperfezioni.

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Gli oggetti più comuni della tecnologia diventanooggetti fashion.

Arriva dal Portogallo un'idea assolutamente originaleper riutilizzare in modo nuovo i pulsanti delle vecchietastiere dei pc.

Il designer portoghese Joao Sabino ha disegnatoe realizzato una borsa che con ogni probabilità èdestinata a rivoluzionare il mondo degli accessorimoda.

Innanzitutto per il suo spirito "ecologico", ovvero,la capacità di dare nuovo valore ad oggettiapparentemente inutili una volta che terminano laloro funzione sulle comuni tastiere.In secondo luogo, la capacità di personalizzazionecui la borse si presta.

Con Keybag, un nome che racchiude il concept delprogetto, Joao Sabino ha ideato un accessorioprezioso: una borsa realizzata con 393 pulsantiprovenienti da tastiere di computer applicati ad un"contenitore" realizzato con plastica e fibre di nylon.

La borsa è stata interamente realizzata a mano eogni pezzo è unico perché su ogni borsa i tasti sonostati disposti in modo diverso. La borsa può cosìessere facilmente personalizzabile con messaggiche possono essere richiesti su ordinazione.

Keybag si propone come un accessorio femminilee glamour, ma anche un elogio al riciclo creativodel cosiddetto "rifiuto elettronico".

Più grande di una pochette, meno della maxi-bag,Keybag è una borsa innovativa.

La Keybag è stata presentata in tutto il mondo alleprincipali esposizioni di moda, da Lisbona a Milano,passando per le passerelle di Parigi.

E da oggetto fashion, è diventata oggetto d'arte.

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Day Re: finito il rotolo di carta igienica… cominciaa scrivere!

E’ vero, forse, di tutte le possibilità di riciclo quellalegata alla carta igienica potrebbe sembrare, aprima vista, non proprio il massimo in termini disavoir faire.

Ma anche a questa poco “igienica” possibilità eccocidi fronte ad una trovata per nulla malvagia e alquantoeco-friendly.

Una volta terminata l’indispensabile carta da bagno,che farne del rotolo di cartone color marrone cherimane?

Ovviamento lo gettiamo nell'apposito bidone dellacarta o al massimo lo utilizziamo per farci giocarei nostri bambini.

I nostri più intrepidi e fedeli lettori lo hanno ancheutilizzato per realizzare una mini-serra green emettere a germogliare i propri semi o per realizzareun originale decorazione fai-da-te per Halloween,ma avete mai pensato di farne il vostro block notespersonale?

Con “Day Re” ciò diventa possibile perché, unavolta che la carta igienica finisce, il rotolo contenutoall'interno è pronto per essere trasformato in unutilissimo notebook con funzionalità di agenda.

Grazie alle linee tracciate e alla grafica disegnatadiventa possibile trasformarlo in un ottimo calendariosettimanale dove, quotidianamente, potrete scriverei vostri appunti, farlo diventare il vostroalternativissimo diario e magari anche usarlo pertenere a mente la lista della spesa.

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Matrimonio da spazzatura: a Pisa l'abito nuzialerealizzato con oltre 100 rifiuti.

Un interessante esempio di matrimonio sostenibilein cui l'abito della sposa è stato confezionatoutilizzando, addirittura, cento tipi diversi di rifiuti;migliaia di pezzi provati, modellati, ricamati a manoed assemblati in circa due mesi di lavoro e di proveindosso alla futura sposa che, al posto deltradizionale abito bianco, ha accolto in una vesteassolutamente "green" i propri ospiti.

La graziosa sposa si chiama Elena Bertini ed èconvolata a giuste e sotenibili nozze con AntonioLapolla, non a caso rappresentante legale dellaRew Trasporti, una delle società del GruppoEcolevante che, partendo da Santa Croce sull'Arno, famosa per il distretto conciario che ospita, operaa livello nazionale nello smaltimento e nel recuperodi rifiuti industriali ed ha fatto della cultura del ricicloil perno della filosofia aziendale.

I novelli coniugi, dunque, hanno sposato anchel'ambiente e la cultura della sostenibilità, una sceltache hanno voluto sottolineare proprio nel giorno piùbello della loro vita commissionando, perl'occasione, l'innovativo abito ad Angela Nocentini,artista e docente dell' Accademia delle Belle Artidi Firenze, coadiuvata dal modellista FrancescoCampidori.

Insieme hanno assemblato, cucito e fatto diventarepreziosi, lampadine fulminate, fili elettrici, ritagli dipelle e carta, tessuto non tessuto, plastiche, viti,bulloni, vecchi cd, pezzetti di metallo, perfino fiorisecchi ed un vecchio santino.

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Carmen Björnald ha ideato la linea di accessori

CeeBee a basso impatto ecologico, di qualità, eallo stesso tempo utile a sostenere famiglie chevivono in zone a basso reddito, creando posti dilavoro.La sua Paper Collection, infatti, si compone diborse, zaini, shoppers, marsupi e cinture realizzaticon carta proveniente da pagine di riviste di moda,mappe geografiche, quotidiani, fumetti, spartitimusical.Una volta assemblati i materiali, vengono poiplastificati e intrecciati, così da creare modelli unicie originali.

Stessa filosofia anche per la collezione Plastic4ever, costituita da borse e accessori dalle formee dettagli sofisticati, che nascono da ex sacchettidella spesa raccolti dalle donne e rivenduti a pesograzie ad un’organizzazione Onlus, in grado diriciclare la plastica trasformandola con una pressadi calore.

Di accessori d’abbigliamento in materiali naturali odi recupero, realizzati a mano, in Italia o all’estero,

si occupa anche Dalaleo.Le sue borse ecologiche realizzate con le linguettedelle lattine, infatti, nascono nelle favelas di Salvadorde Bahia, in Brasile, dove la raccolta dell’alluminioe la sua vendita alle industrie che lo riciclano è unaforma di sostentamento per le famiglie più povere.Le linguette delle lattine vengono staccate e vendutealle lavoranti, le quali seguono la realizzazione delprodotto in ogni sua fase: dalla selezione deimateriali alla lavorazione con battitura, lavaggio,lucidatura e asciugatura, fino all’utilizzo di filo eduncinetto per dar forma compiuta a ciò che si intendecreare.

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Ghost Zip, ovvero una borsa - made in Italy - fattainteramente da una zip. In sostanza, si tratta di unasemplice cerniera zip, ma molto lunga, che, unavolta chiusa, si trasforma in una pratica e bellissimaborsa adatta a tutti gli eventi, anche grazie alleinfinite varietà di modelli e colori disponibili.

Riedizioni di Luisa Cevese, ideatrice di un concettodi borsa creata dall’assemblaggio di materiali discarto di ogni qualità e provenienza.E se al braccio abbiamo una borsa riciclata, al topin fatto di originalità, possiamo abbinarci i bijoux diYes.life in pietre e perle vintage, e i bracciali inpoliestere riciclato di Giovanni Scafuro.

Per l’arredamento della casa non c’è che l’imbarazzodella scelta.Il Design si è ormai appropriato anch’esso delconcetto di riciclo, ed e’ diventato Trash Luxe, conil risultato di far diventare “di moda” il prodottocostruito con materiale di scarto.

La scuola giapponese di design Nendo ha ideatola Cabbage Chair, realizzata con gli scartidell’industria dell’abbigliamento: una poltronaecologica che letteralmente sboccia, creata tramitefogli arrotolati verticalmente uno sull’altro chepossono venire modellati a piacimento fino a farsbocciare la seduta.

Amy Hunting, designer e illustratrice norvegesema londinese d’adozione, crea sedie, lampade,librerie con scarti industriali raccolti fuori dallefabbriche della Danimarca: la collezione si chiama“Patchwork series”, un mosaico di elementi fatti dilegno di diversi colori e qualità che hanno dato vitaa pezzi d’arredo affascinanti e originali, in un progettototalmente eco-friendly.

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C a b b a g e C h a i r b y N e n d o

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“Quando viaggio in automobile

mi trovo ad osservare ogni cassonetto dei rifiuti cercando oggetti che normalmente vengono

abbandonati nelle vicinanze.

Mi capita così, molto di frequente, di vedere vecchie sedie, porte, ante di finestre, pezzi di ringhiere,

damigiane, che stimolano immediatamente la mia fantasia e subito mi ritrovo a costruire mentalmente

oggetti nuovi ritrasformando quelli vecchi”.

F e t h i A t a k o l

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Una vita sempre più frenetica ci porta a fare

esperienze, molte delle quali ci coinvolgono solo a

livello superficiale, ma che comportano comunque

la tendenza a fare "tesoro" di tutti quegli oggetti

che le rappresentano.

Oggetti a volte futili, a volte da contemplare, e con

una funzionalità assai ridotta, rubano spazio ad

oggetti che realmente rispondono ai nostri bisogni

primari e secondari.

La soluzione è guadagnare spazio per poterlo

riempire.

Dall'arredamento all'abbigliamento, il tutto si fa

smart.

f a t e s p a z i o

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Orikaso: l 'arte di plastica, pieghevole.

Resistente al calore, a tenuta stagna, un pezzo

completamente flat, in polipropilene.

Pochi grammi e meno di un millimetro di spessore,

Orikaso è molto più facile da trasportare e utilizzare

in qualsiasi situazione ove il peso e lo spazio sono

un problema.

Grazie alle proprietà uniche del polipropilene,

Orikaso può essere usato più volte senza subire

alcun t ipo di indebol imento strutturale.

E la buona notizia è che è polipropilene riciclabile

al 100%.

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Veasyble: Si tratta di un set di oggetti indossabili

che con un semplice gesto.

Oltre al fatto che si trasformano in gusci

d’isolamento.

Com’è fatto: carta accoppiata con polietilene e

stoffa.

Gli oggetti: visiera, gorgiera, borsa, maschera

Keywords: Isolamento, Ornamento, Rivelazione,

Intimità.

Il progetto si basa su tre concetti chiave: isolamento,

intimità, ornamento, e consiste in un set di oggetti

indossabili che con un semplice gesto possono

essere trasformati in gusci d’isolamento per vivere

la propria intimità in qualsiasi ambiente.

L’idea nasce da una riflessione sul cambiamento

del rapporto con l ’ambiente domestico,

dovuto agli effetti del crescente nomadismo, e su

come questo abbia influenzato la nostra idea

d’intimità, configurando nuove esigenze.

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Da qui la progettazione di quattro oggetti, schermi

per quattro diverse parti del corpo;

gli occhi, le orecchie, il volto, l’intero busto, che

evidenzino, attraverso la loro forma e colore, la

nostra ricerca di un’intimità a più livelli, in ogni

momento e in ogni luogo.

Un ornamento da poter indossare.

Un gesto per poterlo trasformare.

Un nascondiglio per la propria intimità.

Un richiamo per la propria esteriorità.

Un esterno evidente, prepotente, che nasconde un

interno fragile e personale.

Ogni oggetto è strutturato secondo un preciso

modulo, uguale per tutti. La variazione si trova nella

scala di realizzazione, diversa in base alla nostra

richiesta d’intimità.

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Nanni Strada, ovvero il design che diventa moda,o meglio, la moda intesa come disciplina progettuale,il vestito che diventa architettura. Ma un'architetturaassolutamente tarata a corpi che vivono, viaggiano,sognano, amano.

Abiti che calzano leggeri, progetti sinuosi per vitevissute con disinvoltura.1986 "Torchon", meta-progetto Abiti da viaggio.abiti da viaggio stropicciati in lino che resterannonelle collezioni di Nanni Strada e sulla scena dellamoda come una presenza costante fino agli anni'90 e oltre.

E' l'inizio del meta-progetto sull'abito da viaggio,caratterizzato dalla comprimibilità, della vivibilità edel la faci l i tà d'uso e di manutenzione.

Il viaggio è usato come metafora di una condizionedi vita in movimento costante.L'abito da viaggio è la risposta a questo modo divivere sempre più transitorio e accelerato.

La grande innovazione sta soprattutto nel trattareil capo in fase finale, quando è già statoconfezionato, conferendo al tessuto quell'aspettostropicciato che diventerà, diversi anni dopo,tendenza di moda imitata da molti stilisti e trasversalea tutte le fasce di mercato.

Ignorando le tendenze che vogliono l'abito comeuna sovrastruttura del corpo, Nanni Strada spostaancora una volta l'attenzione sulla materia e sulcolore, contrapponendo alle spalle esagerate deglianni '80 l'abito stropicciato, in tutta la sua vivibilità,libertà e naturalezza.

Trasformerà così un difetto del lino, la stropicciabilità,in pregio e in qualità espressiva.

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L'open source è un fenomeno consolidato nel

campo dei software e delle applicazioni per il Web.

Anche nella moda, il modello open source ha fatto

breccia, creando una larga rete di condivisione.

L'open source garantisce un solido metodo di

sviluppo e consente la libera circolazione delle

soluzioni adottate.

Stilisti, designer, e amanti delle sperimentazioni

si stanno cimentando nel "libero flusso di contenuti",

generando un'incisiva risposta nel pubblico, anche

con l'organizzazione di particolari eventi.

Condividere per progredire.

o p e n s o u r c e

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Rebrand: Fashion Reloaded, un evento giunto

alla sua terza edizione, che si propone come un

grande laboratorio open source,

dove le persone interessate potranno prendere

parte attivamente al processo creativo di moda.

Installazioni, momenti di swapping e workshop per

il riciclo e il restyling dei capi che i consumatori

sono invitati a portare.

Sto parlando di quegli abiti che ognuno di noi ha

nell’ armadio ma non mette più, per vari motivi, che

attraverso un nuovo modo di pensare e riprogettare

la moda, possono avere una nuova vita, tornando

ad essere desiderabili ai nostri occhi.

Il lavoro avviene a livello locale da un gruppo di

giovani designer, i cartamodelli e i disegni vengono

pubblicati online per un uso non commerciale, in

un blog che riporta periodicamente gli eventi e le

iniziative della moda sostenibile.

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Issey Miyake, molto più che un designer.

Ricordate quei giochi con la carta in cui bisognavaritagliare un vestitino per la bambola, seguendo ibordi disegnati sul foglio di carta?Un notevole vantaggio ritagliarsi il proprio vestitino,seguendo le linee per la taglia, la forma, i coloriche si preferiscono.

Il tutto possibile grazie ad un innovativo processo,legato all’avveniristica tessitura computerizzata ealla produzione dei capi in un unico rullo di tessuto:

questa tecnica è stata firmata A-POC, ovvero “APiece of Cloth”, connubio creativo di Issey Miyakee Dai Fujiwara (sua ex-assistente/seguace) dal1998.

A-Poc è stato studiato per il riciclaggio dei materialiesistenti.Secondo Miyake, infatti, l’esaurimento delle risorsemondiali ci obbligherà molto presto a ripensare iprocessi di fabbricazione e di produzione dei benidi largo consumo.

In poche parole: Issey Miyake ha creato un filomagico, che intreccia in una nuova dimensionemoda e design, introducendo in entrambi i mondiun diverso modo di scegliere e consumare, unmodo più giocoso, fantasioso, libero.

Quando Issey Miyake ha presentato la sua nuovalinea di abbigliamento nel 1999, ha espresso unapproccio visionario alla moda e come potrebbefunzionare nel mondo moderno.

L'idea era semplicemente: "vestire il corpo umanocon un singolo pezzo di stoffa" e creare "vestiti chechiunque potesse indossare".

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Il dispositivo delinea la forma finale dei capi che il

cliente dovrà tagliare.

Tutto ciò richiede solo un paio di forbici per liberare

il capo.

L'obiettivo di Miyake è di permettere a chi indossa

i suoi vestiti di sentirsi liberi di ricrearli a proprio

modo.

Si parla di un rotolo continuo di vestiti, realizzati da

un unico rotolo di stoffa.

La filosofia di Miyake è data dalla creazione di abiti

ricavati da un unico pezzo di stoffa personalizzabile

con un paio di forbici.

Un altro progresso, che si basa su questa

innovazione materiale, è che l'abbigliamento finale

non richiede alcuna cucitura.

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L’incontro tra il designer Berber Soepboer,

specializzato nella progettazione di abiti che si può

scegliere di indossare in modi differenti e il graphic

designer Michiel Schuurman, ha dato vita ai due

progetti tutti da indossare e personalizzare,

Colour-In Dress e Replacement Dresses.

Quello che rende questi progetti davvero

apprezzabili, è la possibilità di scegliere, qualcosa

che è alla base di un concetto complesso come

quello di libertà.

Usando la propria creatività chiunque, con questi

abiti è in grado di realizzare modelli unici e personali.

Colour-In Dress consente di colorare a piacere e

a mano la fantastica trama grafica in bianco e nero

dell’abito, mentre la base di Replacement Dresses

prevede ben tre modelli di abiti che possono essere

smontati e ricombinati, grazie alla struttura costituita

da un numero incredibile di elementi di stoffa tenuti

insieme da quelli che sembrano automatici.

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