REPUBBLICA ITALIANA TRIBUNALE DI PALERMO - unodc.org · continuazione tra i medesimi e ritenuto...

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Proc. n. 21804/2013 r.gsn.r. n. 13638/2013r.g. g.i/p. REPUBBLICA ITALIANA TRIBUNALE DI PALERMO GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI In persona del giudice Giuliano Castiglia; all'udienza in camera di consiglio del 2 aprile 2014; IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Pronuncia la seguente SENTENZA Nel procedimento indicato in epigrafe nei confronti di: I H ATTOUR Abdalmenem, nato il 30.12.1966 in Libano e in atto dete- nuto in stato di custodia cautelare nell'ambito del presente procedimento pres- so la Casa circondariale di Agrigento, difeso di fiducia dall'avvocato Giovanni Costanza del foro di Agrigento - PRESENTE - IMPUTATO A) Per il reato di cui all'ari. 416 c.p., commi 1, 2, 3 e 6 ed att'art 4 I 146/2006per essersi associato con altri soggetti in corso di identificazione, al fine di commettere il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (ari. 12, comma 3, leti, a), b), e d) d.lgs. 286/98); con l'aggravante per gli associati di scorrere in armi per le pubbliche vie; con l'aggravante di cui all'art. 4 I 16 maggio 2006 n. 146 di avere com- messo il fatto avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in pia di uno Stato. Fatti commessi all'estero (Libia ed altre località del continente africano) ed in Italia (Lampedusa), dal settembre 2013 ed in permanenza. B) Per il reato di cui agli arti. 81 cpv. c.p., 110 c.p., 12, comma 3, leti, a), b), e), d), e), 3 bis, 3 ter, leti, b), d.lgs. n. 286/1998 perché, in concorso morale e materiale con altri soggetti allo stato non identificati, con più condotte in tempi diversi, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, alfine di trarre profitto e specìficamente la somma di circa 1800 $ per ciascun traspor- tato, compiva atti diretti a procurare l'ingresso nel territorio dello Stato di circa 211 cittadini stranieri di nazionalità siriana, in data 15.10.2013, e di 29 cittadini di varia nazionalità in data 3.11.2013 in violazione della normativa vigente in materia di immigrazione organizzando la traversata dalla Libia al- la Sicilia dapprima concentrando dette persone presso una casa dallo stesso n. / f reg. sent. n. _ /_ r.g.n.r. n. ._ / r.g. g.i.p. n. _ / C.P: Irrevocabile il. Redatta scheda il Comunicata al PM in sede il Avvisato il P.G. il. Visto del P.G. il Comunicata al PM in sede per l'esecuzione A

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Proc. n. 21804/2013 r.gsn.r.n. 13638/2013r.g. g.i/p.

REPUBBLICA ITALIANATRIBUNALE DI PALERMOGIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI

In persona del giudice Giuliano Castiglia;

all'udienza in camera di consiglio del 2 aprile 2014;

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Pronuncia la seguente

S E N T E N Z A

Nel procedimento indicato in epigrafe nei confronti di:

I H ATTOUR Abdalmenem, nato il 30.12.1966 in Libano e in atto dete-

nuto in stato di custodia cautelare nell'ambito del presente procedimento pres-

so la Casa circondariale di Agrigento, difeso di fiducia dall'avvocato Giovanni

Costanza del foro di Agrigento

- PRESENTE -

IMPUTATO

A) Per il reato di cui all'ari. 416 c.p., commi 1, 2, 3 e 6 ed att'art 4 I146/2006per essersi associato con altri soggetti in corso di identificazione, alfine di commettere il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina(ari. 12, comma 3, leti, a), b), e d) d.lgs. 286/98);

con l'aggravante per gli associati di scorrere in armi per le pubbliche vie;con l'aggravante di cui all'art. 4 I 16 maggio 2006 n. 146 di avere com-

messo il fatto avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzatoimpegnato in attività criminali in pia di uno Stato.

Fatti commessi all'estero (Libia ed altre località del continente africano)ed in Italia (Lampedusa), dal settembre 2013 ed in permanenza.

B) Per il reato di cui agli arti. 81 cpv. c.p., 110 c.p., 12, comma 3, leti, a),b), e), d), e), 3 bis, 3 ter, leti, b), d.lgs. n. 286/1998 perché, in concorso moralee materiale con altri soggetti allo stato non identificati, con più condotte intempi diversi, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, alfine ditrarre profitto e specìficamente la somma di circa 1800 $ per ciascun traspor-tato, compiva atti diretti a procurare l'ingresso nel territorio dello Stato dicirca 211 cittadini stranieri di nazionalità siriana, in data 15.10.2013, e di 29cittadini di varia nazionalità in data 3.11.2013 in violazione della normativavigente in materia di immigrazione organizzando la traversata dalla Libia al-la Sicilia dapprima concentrando dette persone presso una casa dallo stesso

n . / f reg. sent.

n. _ / _ r.g.n.r.

n. . _ / r.g. g.i.p.

n. _ / C.P:

Irrevocabile

il.

Redatta scheda

il

Comunicata al PM in sede

il

Avvisato il P.G.

il.

Visto del P.G.

il

Comunicata al PM in sede perl'esecuzione

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gestita anche sotto la vigilanza di uomini armati ed in seguito trasferendolisui barconi per effettuare la traversata del Canale di Sicilia fino a Lampedu-sa, anche minacciando con armi da fuoco colore che non volevano più parti-re.

Fatti aggravati perché concernenti l'ingresso nel territorio dello Stato dipiù di cinque persone, nonché commessi da più di tre persone in concorso,nonché per avere esposto a perìcolo per la propria vita ed incolumità i citta-dini stranieri trasportati e per aver sottoposto gli stessi a trattamento inuma-no come descritto nei capi che precedono e per aver commesso i fatti pertrarre profitto.

Fatti commessi all'estero (Libia) ed in Italia (Lampedusa) in data15.10.2013 (data in cui avveniva l'ingresso nel territorio italiano) e 3.11.2013(data in cui avveniva l'ingresso nel territorio italiano).

Nel quale sono persone offese:- SALAW Ayman, nato il giorno 1.1.1991 in Siria;- SUWID Ahmed, nato il 12.1.1989 in Siria;- HAMBASLI Hisham, nato il 10.5.1989 in Siria;- BELAL Raed, nato il 20.8.1980 in Siria;- AL MAHROUS Mahmud, nato il 25.7.1976 in Siria;- GHARSEDIN Hilmi, nato 9.8.1979 in Siria;- KIRO Bechir Ali, nato il 25.3.1986 in Siria;

tutti domiciliati presso il loro Difensore, avvocato Angelo Petralia del Foro

di Palermo, con studio in Palermo, via Mariano Stabile n. 200.

Nel quale le parti hanno rassegnato le seguenti conclusioni:

- il 'Pubblico Ministero ha concluso come da memoria depositata

all'udienza del 2.4.2014 ed allegata al relativo verbale (affermazione della pe-

nale responsabilità dell'imputato per entrambi i reati a lui ascritti e, ritenuta la

continuazione tra i medesimi e ritenuto più grave quello di cui al capo B, con la

diminuzione per il rito abbreviato, condanna dello stesso alla pena di anni 13 di

reclusione ed € 50.000 di multa);

- il Difensore di I H ATTOUR Abdalmenem ha chiesto l'assoluzione da

entrambi i reati al predetto ascritti perché l'imputato non ha commesso il fatto

o con altra formula; in subordine, ha chiesto che all'imputato siano riconosciu-

te le circostanze attenuanti generiche e che allo stesso sia applicato il minimo

della pena e consesso ogni possibile beneficio di legge.

In data 13.12.2013, su conforme richiesta del Pubblico Ministero depositata

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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il 6.12.2013, il G.i.p. di questo Tribunale disponeva il giudizio immediato nei

confronti di IH ATTOUR Abdalmenem per i reati indicati nella sopra riportata

imputazione.

A mezzo del suo Difensore, munito di apposita procura speciale, l'imputato

avanzava tempestiva richiesta di giudizio abbreviato.

Indi, all'udienza del 3.2.2014, fissata per provvedere, l'imputato (debita-

mente assistito da interprete) ed il suo Difensore insistevano per la definizione

del processo mediante giudizio abbreviato e questo Ufficio disponeva in con-

formità a detta richiesta disponendo la prosecuzione del processo nelle forme

di cui agli artt. 438 e ss. c.p.p., fissando per la discussione l'udienza del

2.4.2014.

In tale data le parti, dopo avere dichiarato di concordare sull'utilizzabilità ai

fini della decisione degli atti dell'attività svolta nelle forme dell'incidente pro-

batorio ed esitata in data 16.1.2014 e formulato apposita richiesta in tal senso,

procedevano alla discussione formulando, nei termini riportati in premessa, le

rispettive conclusioni.

Ciò posto, all'imputato vengono contestati tre reati; uno al capo A):

- quello di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento

dell'immigrazione clandestina, pluriaggravata dallo scorrimento in armi per le

pubbliche vie e dall'awalimento di un gruppo organizzato in attività criminali

in più di uno Stato;

e due al capo B):

- l'avere compiuto atti diretti a procurare l'ingresso clandestino nel territo-

rio dello Stato di 211 soggetti di nazionalità siriana in data 15.10.2013; l'avere

compiuto atti diretti a procurare l'ingresso clandestino nel territorio dello Stato

di 29 stranieri di varia nazionalità in data 3.11.2013. Fatti questi entrambi plu-

riaggravati perché relativi all'ingresso clandestino nello stato di più di cinque

persone, perché commessi da più di tre persone in concorso, per avere esposto

a pericolo la vita o l'incolumità delle persone oggetto del reato, per averle al-

tresì sottoposte a trattamento inumano, per la disponibilità di armi da parte de-

gli autori del fatto (circostanza contestata con espresso riferimento alla lett. e)

del comma 3 dell'ari 12 d.lgs. 286/98 ed anche in fatto attraverso il riferimento

allo scorrere in armi per le pubbliche di cui al capo A dell'imputazione) e infi-

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ne per Pavere agito a scopo di profitto.

Al fine di valutare la fondatezza degli addebiti, occorre procedere alla com-

pleta ricostruzione della vicenda oggetto del processo passando in rassegna gli

elementi acquisiti nel corso delle indagini e, successivamente, in sede di inci-

dente probatorio.

Il 15.10.2013, come risulta della nota della Squadra Mobile di Agrigento del

17.10.2013 e dall'allegato telefax della Guardia Costiera di Lampedusa n.

P160800B OTT 2013 nonché dalla nota del 23.10.2013 del Servizio Immigra-

zione e Polizia di Frontiera della Polizia di Stato, personale della Marina Mili-

tare Italiana traeva in salvo in mare aperto 211 persone, di varia nazionalità,

che venivano quindi fatte sbarcare a Lampedusa e condotte presso il locale

Centro di Prima Accoglienza (C.P.A.).

Successivamente, il 3.11.2013, un nuovo gruppo di 29 migranti veniva fatto

sbarcare a Lampedusa; ventisei dichiaravano di essere palestinesi, 2 siriani e 1

eritreo. Tutti dichiaravano di essere provenienti dalla Libia (cfr. annotazione di

PG del 7.11.2013).

Anche tali soggetti, lo stesso 3.11.2013, dopo una prima sommaria identifi-

cazione, venivano accompagnati presso il C.P.A. di Lampedusa per i primi ne-

cessari controlli ed il ricovero dei nuovi arrivati.

Qui si verificava la circostanza che dava impulso all'avvio del presente pro-

cedimento.

Dopo Parrivo presso il centro di accoglienza dei soggetti appena sbarcati il

3.11.2013, si registravano dei disordini che sfociavano in usa sorta di "som-

mossa" e in un vero e proprio tentativo di linciaggio di uno dei nuovi arrivati e,

precisamente, del soggetto che aveva dichiarato di essere OTUR Abdelmo-

naim, nato in Palestina il 26.12.1966, registrato con E) nr. 1 dell'elenco dello

sbarco del 03.11.2013 secondo le generalità riferite dall'interessato all'atto del-

la pre-identificazione effettuata a cura del personale dell'Ufficio Immigrazione

della Questura di Agrigento (v. nota a firma del Milo Gabriele Mastursi del

3.11.2011 e annotazione di P.G. a firma del Sovr. Capo Giuseppe

CACCIATORE e deU'Ass. Salvatore SPATARO in data 7.11.2013).

Il personale operante sul posto riusciva comunque a placare i disordini.

A questo punto, alcuni degli ospiti giunti il precedente 15 ottobre si presen-

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tavano al personale in servizio presso il Centro di accoglienza e riferivano di

avere riconosciuto in uno dei nuovi giunti quel giorno — che indicavano proprio

nel destinatario dell'aggressione, ossia in colui che, al momento

dell'identificazione successiva allo sbarco aveva dichiarato di essere OTUR

Abdelmonaim, nato in Palestina il 26.12.1966 — un trafficante di essere umani

e colui al quale avevano pagato il viaggio per l'Italia che successivamente era

terminato con lo sbarco a Lampedusa del 15.10.2013 (v. nota a firma del M.llo

Gabriele Mastursi del 3.11.2011 e annotazione di P.G. a firma del Sovr. Capo

Giuseppe CACCIATORE e dell'Ass. Salvatore SPATARO in data 7.11.2013).

Tra i soggetti in questione, sei ospiti del Centro sbarcati il 15.10.2013 rila-

sciavano a personale di P.G. sul posto dichiarazioni formali nel corso delle

quali operavano anche un riconoscimento fotografico del soggetto da loro in

, precedenza informalmente indicato come "trafficante di esseri umani".

Si tratta dei soggetti elencati di seguito: SALOW Ayman (ci. 1991); AL

MAHROUS Mahmud (ci. 1976); BELAL Raed (ci. 1980); GHARSEDIN Hil-

mi (ci. 1979); SUWID Ahmed (ci. 1989); HAMBASLI Hisham (ci. 1989).

Si riportano di seguito, per esteso e con distinta formattazione, le dichiara-

zioni rese dai predetti soggetti alla Polizia Giudiziaria in uno con i riconosci-

menti fotografici, come trascritte e rappresentati nei relativi verbali dei giorni 4

e 5 novembre 2013.

Dichiarazioni di AL MAHROUS MahmudSono partito dalla Siria e, transitando dall'Oman e dall'Egitto, sono giunto in Libia nella città

di Trìpoli, dove sono rimasto per circa cinque mesi, lavorando come imbianchino. Insieme ad unmìo amico di nome Raed, con il quale sono partito, abbiamo contattato telefonicamente un uo-mo palestinese di nome Abu-lbrahim. Dopo averlo contattato, l'Abu-Ibrahim ed altri soggetti libi-ci, ci hanno condotti in un casolare, nei pressi della località di Zuwarah a circa dieci chilometridalla spiaggia, dove siamo rimasti per circa tre giorni. Giunti all'interno di questo casolare, hoconsegnato ad Abu-lbrahim la somma di milleseicento (1.600) dollari USA, pattuita per il paga-mento del viaggio diretto in Europa.

Abu-lbrahim durante la nostra permanenza all'interno del casolare, si faceva vedere almenouna volta al giorno portandoci del cibo; premetto che lo stesso era armato di un fucile mitraglia-tore ed accompagnato da altri soggetti libici, anch'essi armati. Voglio rappresentare che, il ciboche portava Abu-lbrahim consisteva in un solo pezzo di pane; qualche volta, durante la perma-nenza all'interno di questo casolare, abbiamo tentato dì uscire per acquistare qualcosa damangiare ma, sorvegliati a vista da uomini armati, comandati da Abu-lbrahim, desistevamodall'intento.

Giunto il giorno della partenza, 14-10-2013 verso le ore 01:00, da una spiaggia della localitàdì Zuwarah, alcuni uomo Ubici armati, ci hanno fatti salire a bordo di una piccola imbarcazione,condotta dall'Abu-Ibrahim, per farci trasbordare su di un'altra imbarcazione molto più grande

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che ci attendeva ai largo, a bordo della quale vi erano altri uomini armati che si occupavano didislocarci su di essa. Durante la fase di trasbordo, dalla imbarcazione più piccola a quella piùgrande, i libici che ci imponevano il posto da prendere, sotto la minaccia delle armi, ci sotraeva-no dei nostri bagagli, all'interno dei quali vi erano custoditi effetti personali, denaro, documenti,telefoni e quant'altro. I nostri bagagli, venivano materialmente prelevati e lanciatisull'imbarcazione più piccola, direttamente nelle mani dell'Abu-Ibrahim, rimasto su quella im-barcazione, e quindi privati di tutto quello che era in nostro possesso. Chiunque dì noi tentassedi opporsì a tale condotta, veniva minacciato con le armi puntate alla tempia.

Dopo aver ultimato le operazioni di sistemazione a bordo dell'imbarcazione più grande, ab-biamo intrapreso il viaggio per l'Italia quando, dopo circa quindici o venti ore di navigazione,abbiamo chiamato i soccorsi, in seguito al quale venivamo raggiunti dalle motovedette italianeche successivamente ci conducevano nel porto di Lampedusa.

In tarda serata di ieri, 03-11-2013, mentre ero all'interno di questo Centro di Accoglienza,durante l'arrivo di altri migranti, ho riconosciuto, senza ombra di dubbio, l'Abu-Ibrahìm colui cheera a capo dell'organizzazione dedita alla tratta dei migranti clandestini, collaborato da alcuniuomini di nazionalità libica, che operavano mediante l'utilizzo delle armi e che, non soddisfattidell'importo Incassato per intraprendere il viaggio, razziavano gli ultimi averi in nostro possesso.

Sono in grado di riconoscere l'Abu-Ibrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico deliosbarco avvenuto in data di ieri.

Si da atto che, a questo punto, viene mostrato a AL MAHROUS Mahmud, sopra generaliz-zato, l'album fotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrìgento raffigu-rante i 29 migranti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, quale2° sbarco dì 29 immigrati e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr, 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, comecolui il quale era a capo dell'organizzazione dedita al traffico dell'immigrazione clandestina, chemi ha minacciato con l'uso delle armi e privato della libertà, oltre ad avermi asportato tutti i mieiaveri contenuti all'interno del mio bagaglio, consistenti in mille (1.000) euro, il passaporto a meintestato rilasciato dall'autorità sirìane e vari documenti riguardanti componenti della mia fami-glia.

Si da atto che la foto nr.01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrìgento.

Dichiarazioni di BELAI Raed.Sono partito dalla Siria nell'anno 2012 e, transitando dal dall'Egitto, sono giunto in Libia nel-

la città di Tripoli. Conversando con alcuni soggetti, io ed altri tre miei amici connazionali, siamoriusciti a procurarci il seguente numero di telefono, 00218918889020, in uso ad un uomo dinome Abu-lbrahim, facente parte l'organizzazione dei viaggi clandestini diretti in Europa. Hopersonalmente telefonato ad Abu-lbrahim, spiegandogli le nostre esigenze e mi veniva chiestoda quest'ultimo dove ci trovavamo al fine di mandarci qualcuno con un auto per essere preleva-ti. L'uomo mandato da Abu-lbrahim, ha condotto me ed gli altri tre miei connazionali, in un ca-solare nei pressi di Zuwarah, dove siamo rimasti per tre giorni.

Giunto al casolare, ho trovato l'uomo con il quale avevo parlato al telefono, Abu-lbrahim; misono molto Impaurito poiché all'interno del casolare, composto da molte stanze, vi erano moltepersone in attesa della partenza; inoltre, vi erano molti uomini dell'organizzazione, armati dì fu-cili mitragliatori, che ci guardavano a vista. Per tale motivo, ho tentato di uscire ed andare via,rinunciando all'impresa di imbarcarmi per l'Europa, ma ciò mi è stato impedito dagli uomini ar-mati che mi hanno costretto a rientrare all'interno del casolare.

Personalmente mi sono occupato di raccogliere i soldi, i mìei e degli altri tre miei amici, periipagamento del viaggio per l'Italia, precisamente ho raccolto la somma di seimilaquattrocento(6.400) dollari USA, milleseicento (1.600) dollari USA cadauno, che ho consegnato proprio nellemani di Abu-lbrahim. Ricordo che, nel momento in cui ho consegnato i seimilaquattrocento dol-

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lari USA ad Abu-lbrahim, quest'ultimo era accompagnato da un uomo libico munito di fucile mi-tagliatore.

Preciso inoltre che, il primo giorno che mi trovavo all'interno del casolare, sia io che i mieitre amici, non abbiamo ricevuto nulla mangiare; soltanto il secondo giorno Abu-lbrahim, ci haportato un pezzo dì pane.

Durante la mia permanenza all'interno del casolare, mi era assolutamente vietato uscire,poiché gli uomini armati che ci sorvegliavano a vista, mi impedivano qualunque movimento.

Il giorno della partenza, avvenuto nella notte tra il 13 e 14 ottobre 2013, a mezzo di alcuneautovetture siamo stati condotti presso una spiaggia nelle vicinanze del casolare,.

Giunti sulla spiaggia, una località nei pressi di Zuwarah, ho notato che eravamo più di due-cento persone pronte perla partenza, ed ho avuto modo di vedere che anche sulla spiaggia vierano uomini armati, almeno sette (7), otto (8) uomini muniti dì fucili mitragliatori, tra i quali horiconosciuto anche Abu-lbrahim.

Dalla spiaggia, mi hanno fatto salire a bordo di una piccola imbarcazione, per essere portatosu di un'altra imbarcazione molto più grande, che ci attendeva a! largo, a bordo della quale vierano altri uomini armati, che sì occupavano di dislocarci su di essa. Durante il trasbordo, dallaimbarcazione più piccola a quella più grande, i libici che erano a bordo di quest'ultima, median-te la minaccia delle armi, sottraevano il mio bagaglio, consistente in uomo zaino con all'internotutti i miei averi; la stessa sorte toccava a tutti i miei compagni di viaggio. All'interno del mio zai-no, custodivo la somma di duemilaottocento (2.800) Euro, quattrocento (400) dollari, il mio pas-saporto rilasciato dalle Autorità siriane, varia documentazione riguardanti anche i componentidella mia famiglia.

I bagagli che ci sono stati sottratti, sono stati lanciati sull'imbarcazione più piccola, ove era-no presenti alcuni uomini dell'organizzazione, due uomini libici e l'uomo palestinese di nomeAbu-lbrahim.

Preciso inoltre che, durante la fase di trasbordo, c'è stato continuo maltrattamento nei nostriconfronti specialmente nella sistemazione sull'imbarcazione più grande utilizzata perii viaggio;siamo stati collocati con violenza e sotto la minaccia delle armi, costretti ad occupare il minimoingombro, al fine di far salire il maggior numero dì persone. Tale trattamento, veniva rivolto ver-so tutti, non curanti che si trattasse di uomini, donne, anche in gravidanza o bambini. Questiultimi venivano prelevati con forza dalla piccola imbarcazione e collocati nei minimi spazi tra lepersone già presenti.

Dopo essere stati sistemati a bordo dell'imbarcazione più grande, abbiamo intrapreso il vi-aggio per l'Italia e dopo circa venti ore di navigazione, sono stati chiamati i soccorsi; in seguitovenivamo raggiunti dalle motovedette italiane che successivamente ci conducevano nel porto diLampedusa.

Nella tarda serata di domenica, 03-11-2013, mentre mi trovavo all'interno di questo Centrodi Accoglienza, ho visto arrivare altri migranti, tra i quali ho riconosciuto, senza dubbio, il sog-getto dì nome Abu-lbrahim, uno dei capi dell'organizzazione dei viaggi clandestini, il quale, mu-nito di armi e collaborato da atri uomini di nazionalità libica, anch'essi armati, hanno saccheg-giato gli ultimi averi in mìo possesso, maltrattando me ed i miei compagni dì viaggio.

Sono in grado di riconoscere l'Abu-Ibrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico dellosbarco avvenuto domenica.

Si da atto che, a questo punto, viene mostrato a BELAL Raed, sopra generalizzato, l'albumfotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i 29 mi-granti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, denominato 2°sbarco di 29 cittadini extracomunitarìche, dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, unodegli organizzatori di viaggi clandestini, che mi ha minacciato con l'uso delle armi, oltre ad averasportato tutti i miei averi contenuti all'interno del mio zaino.

Si da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. -n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Dichiarazioni di GHARSEDIN HilmlSono partito dalla Siria nel mese di gennaio del 2013 e, transitando dal Libano, mi sono re-

cato in Libia, nella città di Tripoli, dove ho lavorato in una ditta che si occupava dì impianti diclimatizzazione.

Conversando con alcuni miei connazionali, sono venuto a conoscenza della possibilità diraggiungere l'Italia, attraverso un organizzazione di viaggi clandestini. Un mio connazionale dinome Raed, poi partito con me a bordo della stessa imbarcazione, ha contattato telefonicamen-te un uomo dell'organizzazione di nome Abu-lbrahim, cittadino palestinese. Quest'uomo hacondotto me ed altri miei connazionali, in un casolare nei pressi di Zuwarah, dove sono rimastoper tre giorni.

Mentre eravamo all'interno del predetto casolare, in attesa della partenza, io ed altri trecompagni di viaggio, abbiamo la raccolto la somma di seimilaquattrocento (6.400) dollari USA,milleseicento (1.600) dollari USA cadauno, cifra pattuita per il pagamento del nostro viaggio perl'Europa, che il mio amico di nome Raed ha consegnato nelle mani di Abu-lbrahim.

Voglio precisare che il primo giorno che mi trovavo all'interno del casolare, non ho ricevutoniente da mangiare; soltanto il secondo giorno Abu-lbrahim mi ha portato un pezzo di pane.Preciso inoltre che, Abu-lbrahim e gli altri uomini libici presenti nel casolare, erano muniti di fu-cili mrtragliatori.

Durante la mia permanenza all'interno del casolare, mi era assolutamente vietato uscire,neanche per fumare una sigaretta, poiché vi erano degli uomini armati che ci sorvegliavano avista, impedendoci qualunque movimento.

Il giorno della partenza, avvenuto nella notte tra il 13 e 14 ottobre 2013, siamo stati condottipresso una spiaggia nelle vicinanze del casolare, trasportati a bordo di alcune autovetture.

Giunti sulla spiaggia della località di Zuwarah, ricordo che eravamo circa duecentocinquantapersone pronte perla partenza, ho visto circa sette (7), otto (8) uomini armati di fucili mitraglia-tori, tra era presente anche Abu-lbrahim.

Dalla spiaggia, ci hanno fatti salire a bordo dì una piccola imbarcazione, per essere portatisu di un'altra imbarcazione molto più grande che ci attendeva al largo, a bordo della quale vierano altri uomini armati, che si occupavano di dislocarci su di essa. Durante la fase di trasbor-do, dalla imbarcazione più piccola a quella più grande, i libici presenti su quest'ultima, mediantela minaccia delle armi, sottraevano il mio bagaglio, e quello di tutti i miei compagni di viaggio;personalmente, il mio bagaglio consisteva in un grande zaino, all'interno del quale custodivo lasomma di milleduecento (1.200) dollari USA, il mio passaporto rilasciato dalle Autorità siriane,un telefono cellulare del valore di settecento (700) dollari USA, varia documentazione ed altrioggetti personali.

I nostri bagagli, venivano materialmente prelevati e lanciati sull'imbarcazione più piccola,ove erano presenti tre uomini dell'organizzazione, due uomini libici e l'uomo palestinese di no-me Abu-lbrahim.

Preciso inoltre che, oltre ad avere sottratto i nostri averi personali, vi era un continuo mal-trattamento nei confronti di noi migranti, in special modo durante la fase di trasbordo dalla im-barcazione più piccola a quella più grande; nello specifico, ognuno di noi, nella sistemazionesull'imbarcazione più grande utilizzata per il viaggio, doveva assolutamente occupare il minimoingombro, affinchè gli organizzatori n'uscissero a far salire il maggior numero di persone. Taletrattamento, veniva rivolto verso tutti, uomini, donne, anche in gravidanza, ed i bambini che ve-nivano prelevati con forza dalla piccola imbarcazione e collocati nei minimi spazi tra le personegià presenti.

Dopo essere stati sistemati a bordo dell'imbarcazione più grande, abbiamo intrapreso il vi-aggio per l'Italia quando, dopo circa quindici o venti ore di navigazione, sono stati chiamati isoccorsi; in seguito venivamo raggiunti dalle motovedette italiane che successivamente ci con-ducevano nel porto di Lampedusa.

Neìla tarda serata domenica, 03-11-2013, mentre mi trovavo all'interno dì questo Centro diAccoglienza, giungevano altri migranti, tra i quali ho riconosciuto, senza dubbio, il soggetto ame noto come Abu-lbrahim, uno dei capi dell'organizzazione dei viaggi clandestini, munito di

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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armi e collaborato da alcuni uomini di nazionalità libica, anch'essi operanti con l'utilizzo dellearmi e che, non soddisfatti dell'importo incassato per intraprendere il viaggio, hanno saccheg-giato gli ultimi averi in mio possesso, maltrattando me ed i miei compagni dì viaggio,

Sono in grado di riconoscere l'Abu-ìbrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico dellosbarco avvenuto domenica.

Si da atto che, a questo punto, viene mostrato a GHARSED1N Hilmi, sopra generalizzato,l'album fotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i29 migranti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, denominato2° sbarco di 29 cittadini extracomunitari che, dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, comecolui il quale era a capo dell'organizzazione dedita al traffico di noi migranti, che mi ha minac-ciato con l'uso delle armi, oltre ad aver asportato tutti i miei averi contenuti all'interno del miozaino.

Si da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Dichiarazioni di HAMBASLI HishamSono partito da Aman, in Siria nel mese dì settembre del 2011 per recarmi dapprima, in una

campo profughi del Libano, dove sono rimasto per circa tre mesi; in seguito ho fatto rientro inSiria, nella città di Damasco; poi mi sono recato in Egitto ed in ultimo mi sono recato in Libianella città di Misurata, dove sono rimasto per circa due anni. A Misurata ho lavorato in un risto-rante specializzato nella distribuzione di kebab. A causa della situazione assai instabile che viera in Libia, parlando con alcuni miei connazionali, ho deciso dì partire alla volta dell'Europa.Per fare ciò, ho chiesto ad un mìo amico, fornito dì un contatto telefonico di un organizzatore dinome Abu-lbrahim, dì programmare la mia partenza per l'Italia; Abu-Ibrahìm disponeva di farmirecare presso la città di Tripoli. Giunto a Tripoli, sono stato condotto in un casolare nei pressi diTripoli, precisamente in località Sabratah, dove sono rimasto per un giorno, prima della parten-za. Voglio aggiungere che all'interno del casolare, ho trovato molti altri miei connazionali cheattendevano di partire per l'Italia, nonché diversi uo'minì dell'organizzazione, verosimilmente li-bici, armati di fucili mitragliatoli.

Il giorno della partenza, avvenuto nella notte tra il 13 e 14 ottobre 2013, giunto sulla spiag-gia, ho incontrato l'organizzatore dì nome Abu-lbrahim, al quale ho personalmente consegnatola somma di milleottocento (1.800) dollari USA; precìso che in tale circostanza, Abu-lbrahim eraarmato di un fucile mitragliatore, ed erano presenti altri setto o otto libici, anch'essi armati di fu-cili mitragliatori.

Sulla spiaggia eravamo circa duecento, duecentocinquanta persone in attesa dì essere im-barcati alla volta dell'Italia; dopo averci diviso in gruppi, circa venti persone per volta, a mezzodi una piccola imbarcazione, sono stato portato su dì un'altra imbarcazione molto più grandeche ci attendeva al largo, a bordo della quale vi erano altri uomini armati, che sì occupavano didislocarci su di essa. Durante la sistemazione a bordo dell'imbarcazione più grande, i libici pre-senti su quest'ultima, mediante la minaccia delle armi, sottraevano il mìo bagaglio; stessa sorteè toccata anche a tutti i miei compagni di viaggio muniti di bagaglio; personalmente i libici mihanno sottratto uno zaino di grandi dimensioni, all'interno del quale custodivo la somma di no-vecento (900) Euro, il mio passaporto rilasciato dalle Autorità smane, un telefono cellulare ac-quistato in Libia per un valore di settecento (700) dinari libici, documentazione varia ed effettipersonali.

I libici a bordo dell'imbarcazione, sottrattomi il bagaglio, lo hanno lanciato sull'imbarcazionepiù pìccola, ove erano presenti tre uomini dell'organizzazione, due uomini libici e l'uomo di no-me Abu-lbrahim.

Gli uomini dell'organizzazione ci hanno sottoposti ad un continuo maltrattamento, special-mente durante la fase di trasbordo dalla imbarcazione più piccola a quella più grande; nellospecifico, ognuno di noi, dislocato sull'imbarcazione più grande, poi utilizzata per il viaggio, era

Tribunale di Palermoinfunale ai raiermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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costretto ad occupare il minimo ingombro, affinchè gli organizzatori riuscissero a far saffre //maggior numero dì persone. I maltrattamenti sono stati rivolti verso tutti i passeggeri, uomini,donne, alcune in gravidanza, e bambini, i quali venivano prelevati con forza dalla piccola imbar-cazione e collocati nei minimi spazi tra le persone già presentì.

Dopo aver intrapreso il viaggio per l'Italia, dopo circa quindici o venti ore di navigazione, so-no stati chiamati i soccorsi; in seguito venivamo raggiunti dalle motovedette italiane che suc-cessivamente ci conducevano nel porto di Lampedusa.

Nella tarda serata della scorsa domenica, 03-11-2013, mentre mi trovavo all'interno di que-sto Centro di Accoglienza, giungevano altri migranti, tra i quali ho riconosciuto, senza dubbio, ilsoggetto di nome Abu-lbrahim, uno dei capì dell'organizzazione che ha organizzato il mio viag-gio per l'Italia, armato e coilaborato da alcuni uomini di nazionalità libica, anch'essi armati che,oltre ad avere incassato il denaro pattuito perii viaggio, mìlieottocento (1.800) dollari USA, han-no sottratto gli ultimi averi in mio possesso, sottoponendo me ed i miei compagni di viaggio acontinui maltrattamenti.

Sono in grado di riconoscere l'Abu-Ibrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico dellosbarco avvenuto domenica.

Si da atto che, a questo punto, viene mostrato a HAMBASLI Hisham, sopra generalizzato,l'album fotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i29 migranti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, denominato2° sbarco di 29 cittadini extracomunitari, il quale, dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, comecolui il quale era uno dei capi dell'organizzazione dedita al traffico di noi migranti e che in piùoccasione, ho visto dare ordini agli altri uomini libici facenti parte la medesima organizzazione.

Si da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Dichiarazioni di SALOW AymanSono partito dalla Siria il 15-03-2012, prendendo un aereo diretto in Egitto, precisamente ad

Alessandrìa; in seguito, a bordo di un'auto, mi sono diretto in Libia, nella città dì Trìpoli, dove holavorato come magazziniere.

Poiché in Libia vi era una situazione particolarmente instabile, dove circolavano molti uominiarmati, parlando con alcuni miei connazionali, ho deciso di partire alla volta dell'Europa. Perfare ciò, ho inizialmente contattato un uomo, di nome Abu-Kali, che sapevo si occupasse diviaggi diretti in Europa. Ad un primo contatto, ho capito che era totalmente inaffidabile, pertantodecidevo di astenermi dal proseguire. In seguito, ho contattato un mio connazionale, di nomeAbu-Ali, originario della città di Aleppo, all'interno dell'organizzazione che sì occupa dei viaggiclandestini. Abu-Ali, mi dava appuntamento in una località di Tripoli, informandomi che il prezzoperii mio viaggio, sarebbe stato di duemila (2.000) dollari USA e che a mezzo di una nave mol-to grande, sarei arrivato direttamente a Roma, cosicché avrei potuto spostarmi tranquillamentein altre capitali europee. Giunto il giorno del nostro incontro, nel posto indicatomi, ho versato adAbu-A!ila somma di miileottocento (1.800) dollari USA; a pagamento effettuato, Abu-Ali, mi por-tava in un casolare poco distante da Tripoli, ma non ricordo se sì trovasse più vicino a Zuwaraho Sabratah. Sono rimasto all'interno del casolare per tre giorni; gli uomini dell'organizzazione,armati di fucili mitragliatorì, mi hanno portato soltanto acqua e pane.

Il giorno della partenza, ricordo che era la notte tra il 13 e 14 ottobre 2013, giunto sullaspiaggia, ho incontrato uno dei capi dell'organizzazione, di nome Abu-lbrahim, ed erano pre-senti anche altri sette (7), otto (8) uomini di nazionalità presumibilmente libica, armati di fucilimitragliatorì.

Sulla spiaggia eravamo circa duecento persone in attesa dì essere imbarcati alla voltadell'Italia; dopo averci diviso in gruppi, circa venti persone per volta, a mezzo di una piccola im-barcazione, sono stato portato su di un'altra imbarcazione molto più grande che ci attendeva allargo. Ricordo di aver dovuto aspettare quattro viaggi, prima dì salire a bordo dell'imbarcazione

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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più grande. Appena sono arrivato a bordo di essa, ho trovato Abu-lbrahìm che, servendosi diuna lista, controllava chi salisse a bordo e se fosse stata regolarmente versata la somma per ilviaggio. Abu-lbrahim, ha effettuato tale operazione, con la costante presenza di due uomini libi-ci, accanto ad esso, muniti di fucili mitraglìatori. Durante la sistemazione a bordodell'imbarcazione più grande, Abu-lbrahim ed i libici presenti, mediante la minaccia delle armi,sottraevano il mio bagaglio; stessa sorte è toccata anche a tutti i miei compagni di viaggio conbagaglio a seguito; personalmente i libici mi hanno sottratto uno zaino di grandi dimensioni,all'interno del quale custodivo la somma di settecento (700) dollari USA, il mio passaporto rila-sciato dalle Autorità sirìane, un telefono cellulare acquistato in Libia per un valore di duecento-cinquanta (250) dinari libici, documentazione varia ed effetti personali.

Gli uomini del'organizzazione ci hanno sottoposti ad un continuo maltrattamento, special-mente durante la fase di trasbordo dalla imbarcazione più piccola a quella più grande; nellospecìfico, ognuno di noi, dislocato sull'imbarcazione più grande, poi utilizzata per il viaggio, eracostretto ad occupare il minimo ingombro, affinchè gli organizzatori riuscissero a far salire ilmaggior numero di persone. I maltrattamenti sono stati rivolti verso tutti i passeggeri, compresele donne, alcune in gravidanza, ed i bambini, che venivano prelevati con forza dalla pìccola im-barcazione e collocati nei minimi spazi tra le persone già presentì.

Dopo aver intrapreso il viaggio per l'Italia, dopo venti ore di navigazione, sono stati chiamatii soccorsi; in seguito venivamo raggiunti dalie motovedette italiane che successivamente ciconducevano nel porto di Lampedusa.

Nella tarda serata della scorsa domenica, 03-11-2013, mentre mi trovavo all'interno di que-sto Centro di Accoglienza, ho visto giungere altri migranti, tra i quali ho riconosciuto, senza om-bra di dubbio, il soggetto dì nome Abu-lbrahim, uno dei capi dell'organizzazione dei viaggi perl'Italia, collaborato da alcuni uomini armati presumìbilmente dì nazionalità lìbica che, oltre adavere incassato il denaro pattuito perii viaggio, mìlleottocento (1.800) dollari USA, hanno sot-tratto tutto ciò che era in mio possesso, sottoponendo me ed i mìei compagni di viaggio a conti-nui maltrattamenti.

Sono in grado di riconoscere l'Abu-Ibrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico dellosbarco avvenuto domenica.

Sì da atto che, a questo punto, viene mostrato a SALOW Ayman, sopra generalizzato,l'album fotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i29 migranti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, denominato2° sbarco di 29 cittadini extracomunitari, il quale, dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, comecolui il quale era a capo dell'organizzazione dedita al traffico dì noi migranti e che in più occa-sioni, ho visto dare ordini agli altri uomini libici facenti parte la medesima organizzazione, non-ché responsabile nel controllare la lista di noi migranti, a bordo dell'imbarcazione con la qualesiamo giunti in Italia

Sì da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Dichiarazioni dì SUWID Ahmed

Sono partito dalla Siria nel mese dì febbraio del corrente anno, a mezzo di un aereo, mi so-no recato in Egitto, nella città II Cairo; in seguito, nel mese di luglio, mi sono diretto in Libia, nel-la città dì Trìpoli dove ho lavorato come chef. Da alcuni soggetti che ho conosciuto a Trìpoli,sono venuto a conoscenza dei viaggi organizzati diretti in Italia. Ho contattato telefonicamenteun uomo di nome Abu-Alì, di cui non conosco la cittadinanza. Quest'uomo mi ha condotto in uncasolare nei pressi di Zuwarah, dove ho incontrato un altro uomo, a capo dell'organizzazione,di nome Abu-lbrahim.

lì giorno successivo al mio arrivo all'interno del casolare, ho consegnato nelle mani di Abu-lbrahim, la somma di mìlleottocento (1.800) dollari USA, pattuita quale pagamento del mio vi-aggio diretto in Italia. Preciso che Abu-lbrahim e gli altri uomini libici presenti nel casolare, era-

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p

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no muniti di fucili mitragliatorì. L'uomo di nome Abu-lbrahim, durante la mia permanenzaall'interno del casolare, dove sono rimasto in attesa della partenza per tre interi giorni, venivaalmeno una volta al giorno, portandoci del cibo, consìstente in un pezzo di pane e delle bevan-de. Voglio aggiungere che era assolutamente vietato uscire dal casolare, essendo sorvegliati avista.

Il giorno della partenza, avvenuto in data 14-10-2013 verso le ore 00:00/01:00, siamo staticondotti presso una spiaggia nelle vicinanze del casolare, distante circa sette chilometri, —III

Giunti sulla spiaggia della località di Zuwarah, ho visto circa sette (7), otto (8) uomini armatidi fucili mitragliatorì, tra i quali anche l'uomo a cui ho consegnato il denaro, Abu-lbrahim.

Da questa spiaggia, prima di farci salire a bordo dì una piccola imbarcazione, gli uomini lìbicipresentì sulla litorale, hanno chiesto a me ed i miei compagni di viaggio, se fossimo muniti didenaro libico poiché, visto che in Italia non avrebbe avuto valore, suggerivano di consegnarlonelle loro mani.

Dalla piccola imbarcazione, siamo stati portati su di un'altra imbarcazione molto più grandeche ci attendeva al largo, a bordo della quale vi erano altri uomini armati, mi pare fossero in tre(3), che si occupavano di dislocarci su di essa. Durante la fase di trasbordo, dalla imbarcazionepiù piccola a quella più grande, i libici presenti, mediante la minaccia delle armi, sottraevano ilmio bagaglio, consistente in una borsa a tracolla, all'interno della quale custodivo cinquecento(500) dollari USA, il mio passaporto rilasciato dalle Autorità sirìane, un telefono cellulare, variadocumentazione ed oggetti personali.

I nostri bagagli, venivano materialmente prelevati e lanciati sull'imbarcazione più piccola,ove erano presenti tre uomini dell'organizzazione, due uomini libici e l'uomo palestinese dì no-me Abu-lbrahim.

Dopo essere stati sistemati a bordo dell'Imbarcazione più grande, abbiamo intrapreso il vi-aggio per l'Italia quando, dopo circa quindici o venti ore di navigazione, abbiamo chiamato isoccorsi; in seguito venivamo raggiunti dalle motovedette italiane che successivamente ci con-ducevano nel porto di Lampedusa.

Nella tarda serata di ieri, 03-11-2013, mentre mi trovavo all'interno di questo Centro di Ac-coglienza, giungeva altri migranti, ed ho riconosciuto, senza dubbio, il soggetto a me noto comeAbu-ìbrahim, uno dei capi dell'organizzazione dei viaggi clandestini, munito dì armi e collabora-to da alcuni uomini di nazionalità libica, anch'essi operanti con l'utilizzo delle armi e che, nonsoddisfatti dell'importo incassato per intraprendere il viaggio, razziavano gli ultimi averi in miopossesso.

Sono in grado di riconoscere l'Abu-Ibrahim, se mi viene mostrato l'album fotografico dellosbarco avvenuto in data di ieri.

Si da atto che, a questo punto, viene mostrato a SUWID Ahmed, sopra generalizzato,l'album fotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura dì Agrigento raffigurante i29 migranti appartenenti allo sbarco avvenuto durante le ore serali del 03-11-2013, denominato2° sbarco di 29 cittadini extracomunitari e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-ìbrahim, comecolui il quale era a capo dell'organizzazione dedita al traffico dell'immigrazione clandestina, chemi ha minacciato con l'uso delle armi, oltre ad aver asportato tutti i miei averi contenutiall'interno del mìo bagaglio

Si da atto che la foto nr.01 raffigura OTUR Abdeìmonaim nato Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

In sintesi, quindi, i sei predetti soggetti riferivano in termini pressoché inte-

ramente coincidenti le seguenti circostanze (cfr. verbali di dichiarazioni e rico-

noscimento fotografico in data 5.11.2013 ad opera del personale della Squadra

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Mobile di Agrigento):

- per venire in Italia si erano rivolti o avevano comunque avuto infine a

che fare con un soggetto che era inserito in un'organizzazione in Libia che con-

trollava il traffico di clandestini avvalendosi di uomini armati di fucili e mitra-

gliatoli;

- detto soggetto era proprio colui che avevano visto giungere a Lampedusa

il 3.11.2013 e poi identificato dal personale operante nell'odierno imputato;

- costui si faceva chiamare ABU-IBRAHIM ed era stato da loro contattato

con diverse modalità sulle utenze cellulari nr. 00218918889020 e nr.

00218925479551 in uso allo stesso o comunque da loro incontrato

neir imminenza della partenza ed era stato tra gli uomini, armati, che dirigeva-

no e coordinavano le relative operazioni;

- al soggetto in questione, tutti erano pervenuti attraverso indicazioni di

conoscenti o di parenti e, a volte, dopo essere entrati in contatto con altri sog-

getti facenti parte dello stesso gruppo che organizzava i trasferimenti;

- per quasi tutti era stato proprio detto ABU-IBRAHIM, dopo aver preso i

contatti, a dettare le modalità del pagamento e dell'incontro, necessario per

P organizzazione del loro viaggio nonché a ricevere il denaro, oscillante tra i

1.600 ed i 1.800 dollari per ciascun passeggero;

- taluni, giunti a Tripoli a mezzo aereo dopo avere concordato l'arrivo con

il suddetto ABU-IBRAHIM, era stati prelevati in aeroporto da altri soggetti in-

viati dal predetto ABU-IBRAHIM;

- dopo di ciò, erano stati pressoché tutti accompagnati in un casolare sito in

una località di nome "Sabratah" nei pressi di Tripoli, a pochi chilometri dalla

spiaggia, ed erano rimasti chiusi all'interno del casolare fino al giorno della

partenza con altre persone anche loro in attesa di un viaggio diretto in Europa;

- durante la permanenza, ABU-IBRAHIM era tra coloro che si recavano

presso il casolare dove i miranti erano in attesa, lasciando loro pane e acqua;

- il casolare era controllato da vari uomini armati e, talvolta, alcuni dei mi-

granti avevano tentato di uscire per poter comprare del cibo ma i sorveglianti,

tra i quali con ruolo preminente proprio ABU-IBRAHIM, li costringevano a

rientrare nel casolare;

- giunto il giorno della partenza, avvenuto tra la notte del 13 e il 14 ottobre

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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2013, durante il trasbordo da una piccola imbarcazione ad una più grande, ser-

vita poi per affrontare il viaggio, era presente quale organizzatore lo stesso

soggetto chiamato ABU-IBRAHIM, poi riconosciuto nel soggetto identificato

nell'odierno imputato;

- costui, insieme ad altri soggetti, aveva diretto le operazioni di imbarco;

- lo stesso, inoltre, insieme a diversi altri soggetti, tutti armati, nel momen-

to in cui i migranti, da piccole imbarcazione sulle quali erano stati fatti salire

direttamente dalla spiaggia, venivano fatti salire a bordo dell'imbarcazione più

grande, gli sottraevano i rispettivi bagagli, privandoli di denaro, documenti, te-

lefonini ed altri oggetti personali; a nessuno era possibile accennare una rea-

zione, poiché minacciati con l'uso delle armi;

- le donne, anche in gravidanza, ed i bambini venivano scaraventati come

gli altri sopra l'imbarcazione comprimendoli per creare più spazio, al fine di

poter far imbarcare il maggior numero di persone.

In occasione di tali racconti, il personale di P.G. predisponeva un album fo-

tografico contenente l'effigie dell'odierno imputato, così come raccolta al mo-

mento dello sbarco del 3.11.2013, unitamente a quella di ciascuno degli altri 28

soggetti sbarcati quel giorno a Lampedusa insieme a lui; nell'effigie

dell'imputato tutti i dichiaranti riconoscevano senza dubbi il soggetto che ave-

va posto in essere le condotte sopra descritte.

Oltre a quanto già rilevato, anche quattro dei ventinove soggetti sbarcati il

3.11.2013 insieme all'odierno imputato — precisamente EURO Ali (ci. 1986),

ALSWAD Ossama (ci. 1979), SALAIMA Rami (ci. 1980) e

WELDEMICHAEL Samuel (ci. 1982) - rendevano formali dichiarazioni alla

polizia giudiziaria sul soggetto che aveva condotto l'imbarcazione e sul ruolo

che costui aveva nella preliminare organizzazione del viaggio.

Si riportano di seguito, per esteso e con distinta formattazione, le dichiara-

zioni rese dai predetti soggetti alla Polizia Giudiziaria in uno con i riconosci-

menti fotografici, come trascritte e rappresentati nei relativi verbali dei giorni 4

e 5 novembre 2013.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Dichiarazioni di KIRO Bechir Al!

Sono partito dalla Sìria, circa tre anni addietro, per recarmi in Libia nella città di Bengasì. Inseguito sono stato raggiunto dai mìei genitori che sono rimasti lì. Giunto a Bengasì no svoltoalcuni lavori, tra i quali quello di operaio all'interno dì una fabbrica. Poiché vi erano molti pro-blemi, legati all'instabilità in cui si trova oggi la Libia, ho deciso di contattare un uomo palestine-se di nome Nasser, al fine di raggiungere l'Europa; il Nasser, mi riferiva di rivolgermi ad un altrouomo palestinese, di nome Abu-lbrahim, fornendomi a tal proposito il numero di telefono00218925479551.

Contattato Abu-lbrahim, quest'ultimo mi riferiva, ai fine di organizzare la mia partenza perl'Italia, della necessità di raggiungerlo presso la città di Tripoli; cosa che io ho fatto, prendendoun aereo in data 01-11-2013. Giunto in Trìpoli, ho trovato alcuni uomini ad attendermiall'aeroporto, che mi hanno poi portato presso l'abitazione di Abu-lbrahim, dove ho trovato altriuomini di nazionalità palestinese, che poi sono stati alcuni dei miei compagni di viaggio. Voglioprecisare che, non appena sono arrivato presso l'abitazione di Abu-ìbrahim, ho versato aquest'ultimo la somma di duemila (2.000) dollari USA, compenso per il pagamento del mìo vi-aggio. Poco dopo, hanno spostato me e gli altri compagni di viaggio, presso un'altra abitazionedi proprietà di alcuni uomini libici, dove siamo rimasti fino alla tarda serata di sabato 2 novem-bre 2013 quando, a bordo di alcune autovetture, gli uomini dell'organizzazione, ci hanno portatipresso una spiaggia in località di Zuwarah. Località quest'ultima, dalla quale siamo material-mente partiti con la nostra imbarcazione verso le ore 01:00 del giorno 03 novembre.

Posso riferire che sono in grado di riconoscere, senza ombra di dubbio, chi effettivamenteha guidato l'imbarcazione durante ìi tragitto dalla Libia fino all'arrivo a Lampedusa, qualora mivenissero mostrate delle foto.

A questo punto, viene mostrato a KIRO Ali, sopra generalizzato, l'album fotografico compo-sto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i 29 migranti appartenentilo sbarco in argomento e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. '01 il soggetto da me conosciuto con il nome di Abu-lbrahim, che hocontattato a mezzo l'utenza cellulare nr. 00218925479551, ed al quale ho anche consegnato lasomma di duemila dollari USA. Preciso inoltre che si tratta delio stesso uomo che ha poi guida-to la nostra imbarcazione, aiutandosi mediante l'utilizzo di un telefono satellitare e di una bus-sola.

Si da atto che la foto nr.01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato il 26-12-1966 dell'elencosbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Dichiarazioni dì ALSWAD Ossama.

Sono partito dal mìo Paese, la Siria, in data 18.9.2012 per recarmi in Egitto, presso la cittadi Alessandri^, da dove, alcuni giorni dopo, sono partito alla volta della Libia, per recarmi nellacittà di Bengasi. Poiché nel 1999 ho conseguito la laurea in medicina nella città di Tartus, in Si-ria, nella citta di Bengasi ho svolto la professione medica per circa quattro mesi. In seguito misono recato nella citta di Tripoli, dove anche lì ho svolto la professione medica. Poiché Tripoliera una città molto instabile, ho deciso di contattare un uomo libico di nome Abdela, all'internodell'organizzazione che si occupa di tali viaggi, al quale ho versato la somma totale di duemila(2.000) dollari USA. Successivamente, tramite un mio amico, ho conosciuto un uomo palestine-se di nome ABU.IBRAHIM, anch'esso facente parte dell'organizzazione, il quale si sarebbe do-vuto occupare dell'acquisto dell'imbarcazione. Subito dopo aver pagato la somma di denaro,sono stato portato in una località sul litorale libico; mi pare dì ricordare che si chiamasse Misu-rata.

Nelle prime ore del giorno 3 novembre, verso le ore 01:00, siamo saliti a bordo di una picco-la imbarcazione (un gommone) con la quale siamo giunti In Italia,

Posso riferire che sono in grado di riconoscere, senza ombra di dubbio, chi effettivamenteha guidato l'imbarcazione durante il tragitto dalla Libia fino all'arrivo a Lampedusa, qualora mivenissero mostrate delle foto.

Tribunale di PalermoIrtbunale m PalermoGiudice per le indagini preliminariProe. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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A questo punto, viene mostrato a ALSWAD Ossame, sopra generalizzato, l'album fotogra-fico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i 29 migrantiappartenenti lo sbarco in argomento e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di ABU-IBRAHIM, cheprecedentemente si è occupato dell'acquisto dell'imbarcazione, unitamente adAbdela e che poiha guidato l'imbarcazione, utilizzando un telefono satellitare e di una bussola.

Sì da atto che la foto nr.01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato lì 26-12-1966 dell'elencosbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento,

Dichiarazioni dì SALAIMA RamiSono partito dalla Palestina circa un mese addietro, insieme a mia nonna ed a mio fratello,

per recarmi in Egitto nella città II Cairo; in seguito ci siamo recati in Libia, giorno 1.11.2013, nel-la città di Bengasi, dove sono venuto a conoscenza che vi erano organizzati dei viaggi diretti inEuropa. Mi sono rivolto ad un uomo libico, che mi ha indicato come recarmi clandestinamentein Italia. La notte del 2 novembre 2013, ha detto a me ed i miei familiari, che per la partenza,avremmo dovuto recarci in una spiaggia di Garabulli. Giunto il momento della partenza, verso leore 01:00 del giorno 3 novembre, abbiamo versato la somma totale di seimila (6.000) dollariUSA, duemila dollari USA cadauno, quale importo previsto per il viaggio. • Preciso che nellaspiaggia di Garabulli, vi erano diversi uomini libici, armati di fucili mitraglìatori e pistole, i qualimantenevano l'ordine all'atto della partenza. Dopo che siamo saliti a bordo del natante tutti e 29compagni di viaggio, un uomo di nome ABU-IBRAHIM provvedeva a mettere in moto il motoredell'imbarcazione e condurre l'imbarcazione dalla partenza sino all'arrivo in Lampedusa. Preci-so che l'uomo, ABU-IBRAHÌM, ha condotto l'imbarcazione, avvalendosi dell'aiuto di un telefonosatellitare e di una bussola; dopo circa 20 ore di viaggio ci siamo fermati e con l'aiuto di uncompagno di viaggio, che parlava la lingua inglese, abbiamo chiamato i soccorsi con il telefonosatellitare. Dopo circa trenta minuti dalla telefonata di soccorso, venivamo raggiunti da una mo-tovedetta italiana, con la quale siamo poi arrivati sull'isola di Lampedusa.

Posso riferire che sono in grado di riconoscere, senza ombra di dubbio, l'uomo da me cono-sciuto come ABU-IBRAHIM, che ha guidato l'imbarcazione durante il tragitto dalla Libia finoall'arrivo dei soccorsi.

A questo punto, viene mostrato a SALAIMA Rami, sopra generalizzato, l'album fotograficocomposto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento raffigurante i 29 migranti appar-tenenti lo sbarco in argomento e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di ABU-IBRAHIM, cheha guidato la nostra imbarcazione, aiutandosi mediante l'utilizzo di un telefono satellitare e diuna bussola.

Si da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio immigrazione della Questura di Agrigento.

Dichiarazioni dì WELDEMICHAEL SamuelSono partito dall'Eritrea nel mesi di giugno dell'anno 2010, per recarmi in Etiopia. In seguito

recato in Sudan, dove sono rimasto per circa due anni, lavorando in una impresa di pulizie. Nelmesi di maggio del corrente anno sono partito per recarmi in Libia, ma durante un tentativod'imbarco per l'Europa, io ed altre persone siamo state arrestate e condotti in carcere, dove so-no rimasto per circa due mesi. In Libia, ho vissuto nella città di Tripoli, dove sono venuto a sa-pere dei viaggi diretti in Europa. Ho contatto un uomo eritreo di nome MEDHANIE, all'internodell'organizzazione. Ho versato al MEDHANIE la somma di milleseicento (1.600) dollari USA.La notte del 2 novembre 2013 sono stato portato in una spiaggia; non ricordo il nome della lo-calità. Preciso che nella spiaggia vi erano diversi uomini libici, armati dì fucili mitraglìatori e pi-stole, i quali mantenevano l'ordine all'atto della partenza. Dopo che siamo saliti a bordo del na-tante tutte le 29 persone, un uomo di nome ABU-IBRAHIM ha messo in moto il motoredell'imbarcazione ed ha condotto l'imbarcazione dalla partenza dalla Libia sino all'arrivo dei

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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soccorsi italiani. Preciso che l'uomo, ABU-IBRAHIM, ha condotto l'imbarcazione, avvalendosidell'aiuto di un telefono satellitare e di una bussola; dopo circa 20 ore di viaggio ci siamo fermatie un mio compagno di viaggio, che parlava la lingua inglese, abbiamo chiamato i soccorsi con iltelefono satellitare. Dopo poco tempo, la nostra barca veniva raggiunta da una motovedetta ita-liana, con la quale siamo poi arrivati sull'isola di Lampedusa.

Posso riferire che sono in grado di riconoscere, senza ombra di dubbio, l'uomo da me cono-sciuto come ABU-IBRAHIM, che ha guidato l'imbarcazione durante li tragitto dalla Libia finoall'arrivo dei soccorsi.

A questo punto, viene mostrato a WELDEMICHAEL Samuel, sopra generalizzato, l'albumfotografico composto dall'Ufficio Immigrazione della Questura dì Agrigento raffigurante i 29 mi-granti appartenenti lo sbarco In argomento e dopo una attenta visione dichiara:

Riconosco nella foto Nr. 01 il soggetto da me conosciuto con il nome di ABU-IBRAHIM, cheha guidato la nostra imbarcazione, aiutandosi mediante l'utilizzo di un telefono satellitare e diuna bussola.

Si da atto che la foto nr. 01 raffigura OTUR Abdelmonaim nato in Palestina il 26-12-1966dell'elenco sbarco redatto dall'Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento.

Dunque, anche tutti i predetti soggetti, nell'occasione indicata, hanno riferi-

to del ruolo avuto da I H ATTOUR Abdalmenem — da loro indicato col nome

di ABU-IBRAHIM ma da tutti riconosciuto con certezza e senza esitazioni nel-

la foto dell'odierno imputato - nella guida dell'imbarcazione giunta a Lampe-

dusa il 3.11.2013 ma tre di essi esponevano anche il ruolo avuto dal soggetto

nell'organizzazione e predisposizione di mezzi per il viaggio, oltre che nella

percezione del denaro quale compenso del medesimo da parte dei migranti.

Inoltre, in tutte le dichiarazioni in questione, emerge, anche esplicitamente,

l'organizzazione, anche armata, all'interno della quale si inserisce il ruolo

dell ' o dierno imputato.

Come accennato, infine, ciascuno dei predetti dichiaranti, avuta sottoposta

la visione di un apposito album fotografico composto dalla Polizia Giudiziaria,

ha riconosciuto il soggetto in colui che in quel momento, sulla scorta dei dati

dallo stesso forniti al personale operante, risultava essere tale OTUR Abdel-

monaim e che successivamente, come vedremo, sarebbe stato identificato

nell'odierno imputato (cfr. verbali di dichiarazioni e riconoscimento fotografi-

co formati dal personale della squadra Mobile di Agrigento in data 4-

5.11.2013).

Sulla scorta di quanto sin qui rassegnato, gli investigatori procedevano ad

una perquisizione a carico del soggetto sbarcato in data 3.11.2011 e presentato-

si al personale operante come OTUR Abdelmonaim, nato in Palestina il

26.12.1966.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Nel controllare i bagagli in possesso di detto soggetto venivano rinvenute

varie cose ritenute di interesse investigativo che, pertanto., venivano sottoposte

a sequestro (v. verbale di perquisizione e verbale di sequestro, entrambi in data

7.11.2013, formati da personale della Squadra Mobile di Agrigento).

In particolare, venivano sequestrati apparecchi per la comunicazione telefo-

nica e telematica — telefoni cellulari, un iPhone e un iPad — e documenti che

consentivano di accertare che il soggetto non aveva fornito alle autorità compe-

tente le sue reali generalità.

Tra i documenti in possesso del soggetto, infatti, venivano rinvenuti due

passaporti rilasciati dall'Autorità Palestinese, rispettivamente in data 3.11.2003

e 21.3.2008, intestati all'odierno imputato I H ATTOUR Abdahnenem, nato in

Libano il 30.12.1966.

Qualche giorno dopo, i sei sopra indicati soggetti di nazionalità siriana giun-

ti a Lampedusa il 15.10.2013, venivano esaminati dal Pubblico Ministero, in

presenza di Difensore, ai sensi dell'ari. 210 c.p.p. e, in tale sede, tutti confer-

mavano le circostanze già riferite alla Polizia Giudiziaria e rinnovavano, con

esito positivo e certo, i riconoscimenti fotografici dell'odierno imputato (cfr.

verbali di dichiarazioni e ricono sermento fotografico dinanzi al P.M. del

7.11.2013).

In tale occasione, inoltre, gli stessi fornivano alcune ulteriori precisazioni,

soffermandosi specificamente sulla circostanza che il casolare dove sono stati

concentrati era presidiato da diversi uomini armati, tra l'altro di mitragliatrici, e

che, tra questi, vi era il soggetto a loro noto come ABU-IBRAHIM che mo-

strava di mantenere nel gruppo un ruolo preminente nonché sul fatto che le ar-

mi furono in particolare impiegate per dirigere le operazioni di imbarco e di

trasbordo dalle piccole imbarcazioni, giunte sino alla spiaggia, a quella più

grande utilizzata per hi trasferimento in Italia, precisando sul punto che le armi

furono impiegate, a scopo intimidatorio, per sottrarre ai migranti, al momento

del passaggio dalle imbarcazioni piccole a quella grande, beni ed effetti perso-

nali.

Si riportano di seguito alcuni passaggi dei verbali di dichiarazioni e ricono-

scimento fotografico dinanzi al P.M. del 7.11.2013.

MAHROUS Mahmud: "Le persone che ci controllavano nel casolare di

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Zicwara erano armate e ci hanno minacciate nell'occasione in cui trasbordan-

doci nella grande nave abbiamo avuto un pò ' dì paura vedendo tante persone

salire a bordo'".

SALOW Ayman: "II gruppo capeggiato da ABU-IBRAHIM era composto

da circa dieci/dodici uomini ed erano tutti armati di mitragliatrici e siamo stati

minacciati con tali armi quando siamo stati condotti dal casolare alla nave per

partire".

BELAL Raed: "... siamo stati prelevati da un emissario di ABU-IBRAHIM

io e i miei amici ... I soggetti che ci hanno trasportati e che lavoravano per

ABU-IBRAHIM erano tutti armati ... durante il trasbordo dall'imbarcazione

piccola a quella utilizzata per il viaggio siamo stati intimiditi con le armi im-

pugnate per sottrarci i nostri effetti personali".

GHARSEDIN Hilmi: "...io e i tre miei amici, insieme ad altre persone che

non conosco, siamo stati prelevati ... da un emissario dì ABU-IBRAHIM e por-

tati nel casolare, ove abbiamo trovato il predetto personaggio ed altre sei per-

sone a sua disposizione, le quali erano tutte armate con mitragliatrici".

SUWE) Ahmed: "Ho saputo del soggetto di nome ABU-ALÌ da un mio con-

nazionale che già si trovava in Italia, per un precedente sbarco, e che mi aveva

dato il numero di telefono dell'uomo. In seguito ABU-ALÌ mi ha fatto conosce-

re ABU-IBRAHIM, ovvero il soggetto che ha organizzato il viaggio per

l'Italia... Il gruppo capeggiato da ABU-IBRAHIM era composto da circa dieci

uomini ed erano tutti armati di mitragliatici".

HAMBASLI Hisham: "Ho saputo del soggetto di nome ABU-IBRAHIM

che era implicato nel traffico di migranti da alcuni miei connazionali mentre

ero in Libia. - Ho vissuto molto tempo in Libia, a Misurata, e quindi avevo ag-

ganci in quella terra. Un giorno ho telefonato ad alcuni miei amici che si tro-

vavano a Trìpoli presso il sopracitato ABU-IBRAHIM pronti a partire per

l'Italia e quindi gli ho chiesto che volevo partire con loro. Gli amici mi fecero

parlare con l'uomo il quale mi disse che mi avrebbe mandato alcune persone a

sua disposizione per prendermi e portarmi a Tripoli. In effetti in seguito sono

arrivati dei libici che mi hanno portato in una casa vicino Tripoli ove trovavo

circa nove persone. Appena arrivato davo subito ad ABU-IBRAHIM la somma

di 1.800$. - Insieme ad ABU-IBRAHIM vi erano circa dieci soggetti libici che

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProo. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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lavorava.no con luì per l'organizzazione di questi viaggi e ricordo che tutti e-

rano armati con pistole mitragliatrici. - Io e i miei compagni di viaggio siamo

stati minacciati con le armi quando alcuni di noi vedendo le condizioni della

barca per il viaggio volevano scendere e tornare indietro, ma io ho deciso co-

munque di viaggiare".

Anche uno dei quattro sbarcati in data 3.11.2013 che avevano reso dichiara-

zioni alla Polizia Giudiziaria in data 4-5.11.2013, indicando nell'odierno impu-

tato il conducente dell'imbarcazione, precisamente KIRO Bechir Ali, esamina-

to dagli inquirenti ai sensi dell'art. 210 c.p.p., ribadiva quanto già in preceden-

za spontaneamente dichiarato, riferendo tra l'altro quanto segue: "...ho avuto il

numero di telefono di ABU-IBRAHIM dal soggetto di nome Nasser di cui ho

già riferito mentre mi trovavo a Bengasi.

Mi è stato detto di recarmi a Tripoli, cosa che ho fatto il 1 novembre u.s.-.

Presso l'aeroporto di Tripoli sono stato prelevato da due soggetti mandati

dall'organizzazione di ABU-IBRAHIM, che era palestinese. In quella occasio-

ne hanno prelevato solo me e mi hanno portato in un casolare dove si trovava-

no già 26persone e che non saprei indicare ma che credo sia nei pressi di Tri-

poli. Successivamente tutti e 26 soggetti siamo stati portati nel casolare sito

nella località di Zuwara. Da lì, dopo due giorni, siamo stati condotti presso la

spiaggia da dove poi siamo partiti con l'imbarcazione utilizzata per il viaggio.

Insieme ad ABU-IBRAHIM c'era un altro soggetto, molto amico del predet-

to, che diceva di chiamarsi ABU-ALL

Quando ci siamo imbarcati sulla nave ABU-IBRAHIM era con noi ed è co-

lui che ha guidato l'imbarcazione, mentre ABU-ALI è rimasto in Libia.

Durante l'attesa per il viaggio nel casolare di Zuwara e 'erano sette persone

armate che ci controllavano e che ci intimidivano".

Gli altri tre soggetti anch'essi sbarcati - insieme a KIRO Bechir Ali - in da-

ta 3.11.2013 e che, come il predetto KIRO, avevano reso dichiarazioni alla Po-

lizia Giudiziaria in data 4-5.11.2013, si avvalevano invece della facoltà di non

rispondere.

Sulla scorta degli elementi sin qui indicati, il Pubblico Ministero, in data

7.11.2013, disponeva il fermo di I H ATTOUR Abdalmenem per i reati per i

quali lo stesso è oggi imputato.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Nel corso della conseguente udienza di convalida, l'odierno imputato ren-

deva interrogatorio nel corso del quale, pur negando di essere tra gli organizza-

tori del viaggio e dichiarando di avere pagato per la traversata il prezzo di

2.000 dollari per sé e 2.000 per la moglie, riconosceva intanto di essere cono-

sciuto come Abu-Ibrahim e poi di avere guidato l'imbarcazione (dopo che per

il tratto iniziale — a suo dire — la stessa era stata condotta da alcuni libici poi

trasferitisi su altra imbarcazione) ed altresì di avere portato del cibo ai migranti

anche se solo per aiutare le persone (e non a titolo di collaborazione con i libi-

ci).

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, con ordi-

nanza del 9.11.2013, in accoglimento delle richieste del Pubblico Ministero,

convalidava il fermo ed applicava all'odierno imputato la misura cautelare del-

la custodia in carcere.

Successivamente, con ordinanza del giorno 11.11.2013, lo stesso Giudice

dichiarava la propria incompetenza funzionale essendo competente il Tribunale

di Palermo, il quale, a sua volta, accogliendo la relativa richiesta della locale

Procura della Repubblica, con ordinanza del 27.11.2013, disponeva a carico

dell'odierno imputato I H ATTOUR Abdalmenem la misura cautelare della cu-

stodia in carcere.

Vale riprodurre di seguito il passaggio essenziale di tale ultima ordinanza

(pp. 25-27), essendo esso condiviso da questo Ufficio e mantenendo esso attua-

le e piena valenza.

"...tutte le persone interrogate (in due occasioni) hanno complessivamente

fornito una ricostruzione dei fatti congrua e coerente con l'ipotesi accusatoria

e riconosciuto senza ombra di dubbio l'indagato come, uno dei soggetti di ver-

tice del gruppo criminoso che aveva organizzato il loro ingresso clandestino in

Italia.In particolare appare evidente la sussistenza dì una vera e propria organiz-

zazione criminale che si prende "cura " del migrante in tutte le diverse fasi del

fraffico, curando il trasporto presso il luogo di concentramento, il soggiorno

presso tale luogo in attesa del reperimento di una barca per la traversata, le

esigenze primarie, come il cibo e l'acqua durante detto soggiorno, la guardia

del sito anche con uomini armati, l'imbarco anche con mezzi diversi per il fra-

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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sbordo ed il trasporto.

Per tali "servizi" alla fine i migranti pagavano una cifra oscillante tra i

1800 ed i 2000 dollari USA.

In ordine alla valutazione probatoria delle dichiarazioni accusatone deve

richiamarsi il tradizionale principio della c.d. "convergenza del molteplice",

a mente del quale, in tema di valutazione della prova fornita dalle chiamate in

reità ad opera di soggetto indagato/imputato di reato connesso o collegato, i

riscontri possono essere costituiti anche da ulteriori dichiarazioni accusatone,

purché le stesse si caratterizzino: a) per la loro convergenza in ordine al fatto

materiale oggetto della narrazione; b) per la loro indipendenza - intesa come

mancanza di pregresse intese fraudolente - da suggestioni o condizionamenti

che potrebbero inficiare il valore della concordanza; e) per la loro specificità,

nel senso che la c.d. convergenza del molteplice deve essere sufficientemente

individualizzante e riguardare sia la persona dell'incolpato sia le imputazioni

a lui ascritte (Cfr. tra le altre, Cass. Sez. 2, Sentenza n. 13473 del 04/03/2008).

Nel caso di specie, peraltro, nessun dubbio vi è sulla genuinità di tali di-

chiarazioni peraltro originate dal riconoscimento diretto dell'indagato avve-

nuto in occasione dell'arrivo di questi nello stesso C.P.A. di Lampedusa e con-

fermato due volte in sede di riconoscimento fotografico.

Merita di essere evidenziata, peraltro, la piena sussistenza del delitto di

partecipazione all'associazione contestata al capo A) della rubrica.

In proposito secondo un principio consolidato in giurisprudenza "la parte-

cipazione ad un'associazione a delinquere finalizzata a procurare l'ingresso

irregolare di stranieri nel territorio dello Stato può essere ritenuta anche in

base alla commissione di un'unica ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazio-

ne clandestina, purché essa sia dimostrativa, con portata concludente, della

sussistenza del vincolo associativo" (Cass. Sez. I, sent. n. 41098 del

15/07/2011, Racariu e altro; Cass. Sez. Ili, sent. n. 43822 del 16/10/2008, Ro-

meo ed altri; Cass. Sez. Vsent. n. 2838 del 09/12/2002, Platania, Rv. 224916).

Ed ancora l'appartenenza di un soggetto ad un sodalizio criminale può es-

sere ritenuta anche in base atta partecipazione ad un solo reato fine qualora

sia dimostrato che il ruolo svolto e le modalità dell'azione siano stati tali da

evidenziare la sussistenza del vincolo, come può verifìcarsi quando detto ruolo

non avrebbe potuto essere affidato a soggetti estranei oppure quando l'autore

del singolo reato impieghi mezzi e sistemi propri del sodalizio in modo da evi-

denziare la sua possibilità di utilizzarli in quanto componente effettivo del so-

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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dalìzio e non già come persona a cui il gruppo li ha posti occasionalmente a

disposizione (Sez. V del 2002-2003, Platania, cit.; Sez. VI, seni. 14 12.1999,

Campenella, Rv. 216657).

Nel caso di specie, la condotta dell'odierno indagato, unitamente a quella

tenuta dagli altri suoi soci in corso di identificazione, può ritenersi dimostrati-

va della sussistenza di un vincolo associativo tra il predetto e gli altri compo-

nenti operanti tra la Libia e l'Italia e che con lui hanno svolto il ruolo di orga-

nizzatori e di intermediari con gli aspiranti viaggiatori.

Infatti, è emersa la piena operatività di un organismo plurisoggettivo unico

e fortemente strutturato, di carattere ti'ansazionale e composto prevalentemen-

te doli'indagato e. da altri soggetti di varia nazionalità ma comunque arabi al

fine organizzare il loro illecito viaggio verso l'Italia anche con mezzi violenti e

l'uso delle armi.

In tutti tali casi la narrazione fatta dai migranti trasportati e il modus ope-

randi constatato direttamente delinea in modo convergente e uniforme le varie

fasi della organizzazione e poi della traversata (fino all'arrivo in Italia).

In altri termini, emerge la esistenza di una rete fìtta e articolata che opera

in costante raccordo reciproco con la consapevolezza di cooperare

ali 'attuazione di un progetto delittuoso e di speculazione lucrativa unitario e

organico finalizzato al viaggio finale verso l'agognata meta europea quale

frutto della piena operatività di un gruppo criminale avente a disposizione una

struttura stabile e avente obiettivi ben pianificati.

Del resto, solo nel quadro di una organizzazione stabilmente dedita alla

tratta ed al favoreggiamento 'seriale' dell'ingresso clandestino di immigrati in

Europa si può giustificare la predisposizione di una rete ti'ans azionale per la

concentrazione dei migranti in luoghi sorvegliati da guardie armate, la dispo-

nibilità di imbarcazioni per il trasporto via mare, l'arruolamento di un ampio

novero di uomini con articolazione di ruoli (procacciatori dei migranti, autisti,

guardie armate, membri dell'equipaggio dì più natanti, etc.), codici di compor-

tamento concertati, standardizzati e collaudati.

Da quanto sopra non vi sono dubbi di sorta sul fatto che si tratti di una atti-

vità illecita necessariamente organizzata secondo procedure e metodi speri-

mentati e seriali, rivolta alla consumazione di plurimi delitti dì illecito favo-

reggiamento dell 'immigrazione illegale, ed altri reati connessi e capillare pre-

disposizione di uomini, mezzi e capitali, con una intensificazione delle attività

di illecito afflusso di migranti in epoca recente, in parallelo allo stato di disa-

gio e turbolenza interna attraversato dai Paesi di precipua provenienza dei

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migranti (crisi economico-politica e forti tensioni so ciò-politiche quando non

anche situazioni di vera e propria guerra civile), condizioni delle quali dette

organizzazioni approfittano.

In tal senso il ruolo apicale dell'indagato nel segmento spazio-temporale di

maggior rilevanza è apparso chiaro ed inequivocabile, con la sua diretta par-

tecipazione sia alla organizzazione che ad un singolo reato fine con il ruolo

specifico di pilota della barca arrivata in Italia in data 3.11.2013,

Tali elementi, letti nell'insieme, compongono un quadro indicativo della

prestazione di un contributo essenziale non già e non solo al sìngolo trasporto

di migranti, ma alla più complessa organizzazione appena descritta, con la

consapevolezza di dare un apporto alla stessa e di favorirne così la 'regolare '

operatività".

A quanto osservato dal G.i.p. in termini del tutto condivisibili, va aggiunto

che lo stesso contenuto dell'interrogatorio che l'odierno imputato ha reso in

sede di udienza di convalida nonché le cose rinvenute in possesso del prevenu-

to al momento della perquisizione eseguita a suo carico, riscontrano in pieno il

contenuto delle plurime dichiarazioni rese a carico di I H ATTOUR Abdalme-

nem.

Ed invero, ancorché egli abbia dichiarato di non avere organizzato il viaggio

e di non avere collaborato con i libici, non ha potuto negare di avere condotto

l'imbarcazione ed ha altresì riconosciuto che egli portava il cibo ai migranti

prima di partire.

E risulta del tutto inverosimile ed illogico che numerosi migranti sbarcati il

15 ottobre 2013 a Lampedusa abbiano esattamente riconosciuto l'odierno im-

putato, quando lo stesso è sbarcato a Lampedusa il successivo 3 novembre, lo

abbiano esattamente indicato tra coloro che portava cibo ai migranti e poi, pe-

rò, si siano radicalmente inventati il fatto che egli fosse al vertice

dell'organizzazione che si era occupata del viaggio e che, in particolare, a lui

erano stati indirizzati e si erano rivolti per partire, lui li aveva prelevati o fatti

prelevare in determinati posti e fatti condurre presso il punto di raccolta, lui a-

veva avuto un ruolo principale nella supervisione della sorveglianza dei mi-

granti nel punto di raccolta, lui aveva partecipato attivamente ed insieme ad al-

tri aveva diretto le operazioni di imbarco.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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La versione dei fatti offerta dai diversi migranti in precedenza indicati, poi,

è particolarmente avvalorata dalla spontaneità della genesi della stessa, genesi

costituita dal fatto che l'ATTOUR, appena giunto al centro di accoglienza di

Lampedusa dopo lo sbarco del 3.11.2013, è stato sostanzialmente assalito da

diversi soggetti sbarcati il precedente 15.10.2013, i quali hanno immediatamen-

te riconosciuto nell'odierno imputato l'autore delle condotte che hanno raccon-

tato alle autorità, prima interpellati nell'immediatezza sul perché della loro

condotta (l'avere posto in essere quasi un linciaggio contro l'ATTOUR), e suc-

cessivamente escussi dalla Polizia Giudiziaria e dal Pubblico Ministero.

Rispetto al quadro dimostrativo presente al Giudice per le indagini prelimi-

nari, quello che si offre alla valutazione di questo Ufficio è arricchito esclusi-

vamente dalle risultanze dell'incidente probatorio espletato in data 16.1.2014

ed avente ad oggetto le deposizioni, effettuate nella forma di cui all'art. 210

c.p.p., di sei dei migranti sbarcati in data 15.10.2013, già in precedenza sentiti

dalla Polizia Giudiziaria e dal Pubblico Ministero.

Premesso che i verbali del suddetto incidente probatorio sono stati acquisiti

agli atti del giudizio su concorde richiesta delle parti, i sei predetti soggetti so-

no: SALOW Ayman (ci. 1991); AL MAHROUS Mahmud (ci. 1976); BELAL

Raed (ci. 1980); GHARSEDIN Hilmi (ci. 1979); SUWTD Ahmed (ci. 1989);

HAMBASLI Hisham (ci. 1989).

Si riportano di seguito, con apposita distinta formattazione, alcuni passaggi

dei verbali delle dichiarazioni rese dai predetti al Giudice per le indagini preli-

minari in data 16.1.2014 (INT. sta per interprete).

Dichiarazioni di AL MAHROUS Mahmud[..,]P.M.: Quando ha deciso di venire in Italia? E come doveva fare questo viaggio?INI,: Dice perché la sopravvivenza, in Libia, era molto difficile, perché in qualsiasi mo-

mento potevano derubarti, toglierti i tuoi soldi, non c'era lavoro, per questo non era più possi-bile rimanere là.

[...]P.M.: E come ha deciso di partire? A chi ha contattato? Chi ha contattato in Libia, per ve-

nire in Italia?INT.: Dice, quello che mi ha organizzato tutto, è un mio amico intimo, sì chiama Hammar,

che perora vive in Svezia. Luì, ha organizzato tutto,P.M.: Chi contattò, in Libia, per fare questo viaggio?INT.: Hammar, suo amico, gli ha fatto conoscere una persona che si chiama Abui

Ibhraim, che si trova in Libia, questa è la persona che ha organizzato il viaggio.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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P.M.: Questo Abui Ibhraim, l'ha visto? L'ha contattato? Ci ha parlato personalmen-te?

INT.: Si, si, io l'ho conosciuto e ci ho parlato.P.M.: Lo vede in quest'aula?INT.: Si, lui dice che è lui.G./T.: Lui, chi?INT.: Il signore seduto di fronte a noi.G./T.: Si da atto che indica l'imputato, presente. Si può alzare? Può andarlo a vedere

da vicino?INT.: Dice, no, io l'ho visto, lo conosco.G./T.: E' certo?INT.: Sicuro.P.M.: Quindi, dove l'ha trovato questo Abui Ibhraim? Quando vi siete incontrati in Libia e

dove? E cosa le chiese Abui Ibhraim, perii viaggio?INT.: Dice, intanto, io l'ho incontrato a Sabratha, in delle casette che si trovano sul

mare, tipo dei chalet sul mare.P.M.: Sulla spiaggia. L'ha incontrato lì e che cosa gli chiese per il viaggio Abui I-

bhraim?INT.: Lui dice che ha chiesto soltanto i soldi, $ 1.600 perii viaggio.P.M.: E li ha pagati immediatamente o dopo qualche giorno?INT.: Dice, intanto, in questa stanza, ero con altri dieci miei connazionali. Noi, abbiamo

raccolto tutti i soldi, però era Hammar che ha fatto l'operazione della consegna dei soldi.P.M.: Quindi, ha consegnato i soìdi.INT.: Si, si, lì avevano loro, i soldi.P.M.: Ma questa stanza dove stavano, cos'era? Una villetta?INT.: Delle casette sul mare, chalet sul mare.P.M.: In queste casette sul mare, quanti giorni c'è stato e c'erano delle persone a

guardia di queste casette sul mare?INT.: Tre giorni è rimasto. Si, tutta la casa era sorvegliata con delle persone, non si

poteva né uscire, né entrare. Eravamo sorvegliati con le armi.P.M.: Che tipo di armi erano?INT.: Con dei kalashnikov.P.M.: In queste casette, durante questi tre giorni che lui è stato là, veniva Abui I-

bhraim, la persona che sì presentò come Abui Ibhraim, a trovarvi? Era lì' in zona?INT.: E' venuto a trovarci due volte.P.M.: Per quale ragione?INT.: Dice, una volta è venuto e ci ha chiesto di raccogliere tutti i nostri vestiti in un

sacchetto solo, di raccoglierli tutti insieme. Poi, un'altra volta è venuto e ci ha portatoun pollo per mangiare. Fu l'unica volta che ci hanno portato da mangiare.

P.M.: Quindi, in questi tre giorni che sono stati lì, gli hanno portato da mangiare una solavolta?

INT.: Una volta sola. Dice, loro sono stati tre giorni lì; il primo giorno, noi, eravamo arrivatiche abbiamo già mangiato; il secondo giorno, ci hanno portato questo

pollo; il terzo giorno dovevamo partire, dunque andiamo andiamo e non abbiamo mangia-to niente.

P.M.: Abui Ibhraim, quando veniva, era pure lui armato?INT.: No, non era armato.P.M.: Durante questi giorni hanno provato ad uscire, se volevano, per esempio,

comprare da mangiare? Ci sono riusciti?INT.: Dice, assolutamente no, se entravi là, non potevi più uscire.P.M.: Quando sono partiti, poi, per prendere la barca per venire in Italia?INT.: I114/10. Siamo rimasti in mare trenta ore, dunque, un giorno prima del nostro

arrivo a Lampedusa.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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P.M.: E come sono andati da queste case, fino al posto dove dovevano partire?INT.: Noi eravamo cinquantadue sirìani intanto. A Sabratha ci hanno portato con

una piccola barchetta, via mare, piano piano e ci sono venute incontro altre due bar-chette, dove siamo stati portati nella barca grande.

P.M.: Cosa è successo nel momento in cui, loro, passavano dalla barca più piccola, allabarca più grande? Se lo ricorda?

INT.: Dice un piccolo episodio è successo, quando ci hanno messo in questa barca, laprima barca, da Sabratha per portarci nella barca grande, la barca ha cominciato ad imbarca-re acqua. Dunque, hanno chiamato subito e ci hanno fatto arrivare altre due barche, dove cihanno diviso in due gruppi, per portarci nella barca grande. Appena siamo arrivati nellabarca grande, dice, siamo stati derubati di tutti i nostri beni e ci hanno detto che nondovevamo salire niente a bordo. Hanno preso pure i nostri passaporti, dunque, passa-porti, soldi, vestiti, ci hanno fatto salire senza niente.

P.M.: C'era Abui Ibhraim in questo passaggio da una barca all'altra?INT.: Dice si, perché noi, quando abbiamo cominciato ad imbarcare acqua, ci siamo spa-

ventati tanto, hanno chiamato e lui è venuto su una delle barchette piccole.P.M.: Lui aveva, per esempio, altri soldi, aveva oggetti preziosi, oltre il passaporto? Sono

rimasti sulla barca dove c'era Abui Ibhraim?INT.: Si, lui aveva dei soldi, come tutti gli altri, che hanno raccolto tutto in uno zaino unico.

Dice, al momento dell'imbarco sulla barca grande, c'è stato tolto questo zaino, però non sap-piamo a chi è andato. Cioè a tutti, hanno tolto i loro beni, però lui, a chi è andato questo zai-no, non lo sa.

P.M.: Loro, quando c'è stata questa scena, questo evento che la barca stava imbarcandoacqua, alcuni hanno provato... che non volevano più salire sull'altra barca e tornare indietro?In questo caso, che cosa è successo?

INT.: Lui dice, tutti avremmo voluto tornare indietro. Tuttinoi abbiamo detto che vogliamo tornare indietro e siamostati minacciati: "o salite sulla barca grande o fateuna brutta fine".P.M.: Sono stati minacciati come? Con le parole? Con le armi?INT.: No, siamo stati minacciati con le armi.P.M.: Con quali armi?INT.: Dice, hanno tutti kalashnikov.P.M.: Quante persone potevano esserci lì, che organizzavano questo trasbordo da

una barca, all'altra?INT.: Dice, intanto, la paura era enorme, grande, non abbiamo avuto la prontezza di

spirito di contare le persone.P.M.:Si, certo...INT.: Cinque, sei, sette, anche dieci.P.M.: Quindi, un po' di persone, tutte armate. E loro quante persone erano, invece,

che sono state messe sulla barca?INT.: Intanto, dice, già sulla barca grande, c'era un sacco di gente. Noi, eravamo

cinquantadue.P.M.: Poi, loro, sono saliti su questa barca grande e dice che ha fatto circa trenta ore di

navigazione; poi, come sono arrivati a Lampedusa, dalla barca grande? E' stata recuperatadalla Marina Militare? Che cosa è successo?

INT.: Dalla Guardia Marina.P.M.: E li ha portati a Lampedusa?INT.: Si, li hanno portati a Lampedusa.P.M.: Ha rivisto, poi, a Lampedusa, la persona che lui aveva conosciuto come Abui

Ibhraim? E quando?INT.: Dice, dopo venti giorni della nostra permanenza in Lampedusa, abbiamo sapu-

to dell'arrivo, di questo sbarco di un'altra barca, ho sentito tutti che dicevano che era

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Ibhralm ad arrivare. Anche io sono rimasto stupito, com'è che questo è arrivato! Sonoandato a vedere ed era lui,

P.M.: E l'ha riconosciuto subito, appena è arrivato a Lampedusa, come la persona che luiaveva conosciuto come Abui Ibhraim?

INT.: Si, si, subito,P.M.: E che cosa è successo, a quel punto, a Lampedusa?INT.: Lui dice, obiettivamente, noi, quando l'abbiamo visto, tutti lo volevamo picchiare

e litigare con lui, però è arrivato l'ispettore della Polizia e dice: non dovete fare niente,mantenete la calma, domani sarete interrogati sui fatti ed è successo questo, da allora sonopassati tre mesi che siamo qui..

Dichiarazioni dì BELAL Raed.

[...]P.M.: Mentre era in Libia, perché ha deciso di venire in Italia? E come avrebbe dovuto effet-

tuare questo viaggio?INT.: Intanto, perché la sopravvivenza, ad un certo punto, in Libia, è diventata abbastanza

diffìcile, poi, è ovvio, i nostri amici, conoscenti siriani sono partiti, hanno fatto viaggi prima di noi,dunque la voce c'è arrivata anche a noi e noi abbiamo chiesto chi è il contatto e ci hanno dato ilnumero di questa persona.

P.M.: Ricorda il numero di questa persona e come si chiamava questa persona?INT.: Dice, io so il nome che si chiama Abui Ibhraim. Il numero l'avevo, però l'ho dato a

Lampedusa...P.M,: Se io glielo leggo... i! numero è nel verbale, per sollecitare la sua memoria, del 5 no-

vembre 2013, lei ha dichiarato che il numero di telefono di questa persona, chiamata, come hadetto ora, Abui Ibhraim, era 00218918889020, che è il numero che lei ha dato alla Polizia, aLampedusa.

INT.: Si, questo è il numero che ho dato.P.M,: Questo è il numero. Come sapeva che questo Abui Ibhraim organizzava questi

viaggi per l'Italia? Chi glielo disse?INT.: Ogni persona che ha effettuato il viaggio prima di noi, ha contattato gli altri che

sono rimasti, così il numero è andato... ce l'hanno passato.P.M.: Lei era solo che voleva effettuare questo viaggio o eravate un gruppo di più persone?INT.: No, eravamo quattro amici che volevamo partire.P.M.: Come si chiamavano gli altri tre?INT.: Tre, sono qua con noi, l'altro, il quarto, è andato via, Hammar, perché noi siamo rima-

sti perla testimonianza e luì era già partito.P.M.: Quindi, tutti e quattro. Chi ha chiamato questo Abui Ibhraim, al telefono? Con chi ha

parlato direttamente?INT.: lo e Hammar.P .M.: Quindi, l'avete chiamato e che cosa vi disse Abui Ibhraim per organizzare que-

sto viaggio? Che cosa ci voleva per fare questo viaggio?INT.: Dice, intanto, ci siamo concordati sul prezzo, perché lui, all'inizio, ci ha chiesto $

2.000, noi ne avevamo soltanto 1.600 e gli abbiamo dato 1.600. Abbiamo pure concordatola data della partenza e lui ci ha inviato una macchina per prenderci.

P.M.: Dove ve l'ha inviata? Cioè loro, dove si trovavano?INT.: Lui si trovava in una regione, a Tripoli, che si chiama Janzour. Loro gli hanno comuni-

cato il luogo dell'incontro e lui ha mandato, all'appuntamento, la macchina.P.M; Quindi, arriva questa macchina e dove li ha portati questa macchina, a loro quattro?INT.: Ci hanno portato a Sabratha, in questi chalet, bungalow, sul mare.P.M.: Arrivano a Sabratha ed hanno incontrato questa persona che si era presentata

come Abui Ibhraim personalmente?INT.: Si, l'abbiamo incontrato là.P.M.: Riconosce, in questa aula, questa persona?

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INT.: Certo, è lui.G./T.: Diamo atto che sta indicando l'imputato, presente in udienza. Si vuole avvicinare

per vederlo meglio o è sicuro?INT.: Dice, io lo conosco, l'ho visto e sono pure offeso con luì.G./T.: Quindi, è sicuro che è lui.P.M,: Quindi, incontra queste persone, in queste case, a Sabratha. La consegna dei soldi,

quando avviene?INT.: Noi, quando siamo arrivati, era quello il giorno concordato perla partenza. L'accordo

era che noi arrivavamo e partivamo, dunque noi dovevamo consegnare i soldi, Dal momentoche non siamo partiti, abbiamo rinviato all'indomani.

P.M.: Chi li ha consegnati i soldi? Ed a chi? Chi è stato a consegnare e chi li ha rice-vuti?

INT.: Intanto, dice, l'imbarco non è avvenuto neanche i! secondo giorno. Noi abbiamoconsegnato i soldi, abbiamo raccolto tutti i soldi, li abbiamo dati ad Hammar, loro amicoche era partito e poi, Hammar, sulla porta, li ha dati a lui ed al suo socio.

P.M.: Quindi, personalmente Hammar, li ha dati... Erano quanto, $ 6.400? Erano quattro, lo-ro, a partire?

INT.: Si, ognuno di noi ha pagato $ 1.600.P.M.: Erano armate queste persone? Queste casette a Sabratha... Quindi, sono stati lì,

quanti giorni? Ed erano guardate da persone armate, queste casette?INT.: Dice, intanto, appena arrivi, tu entri in questo chalet e non esci più, perché eravamo

sorvegliati con la gente armata e poi, io, sono rimasto con i miei compagni, tre giorni.P.M.: In questi tre giorni che è stato lì, quante persone c'erano a guardia di queste

casette? E se erano armati e con che cosa.INT.: Dice, si, erano armati con Kalashnikov.P.M.: Questi tre giorni che sono stati lì, gli hanno portato da mangiare? Potevano u-

scire a comprarsi loro da mangiare?INT.: Dice, il primo giorno, non abbiamo mangiato. Intanto, entriamo e non esce nes-

suno, perché entri là e non esce più nessuno. II primo giorno, non abbiamo mangiato; ilsecondo giorno, ci hanno portato un pollo e l'abbiamo mangiato; il terzo giorno, dei bi-scottini e del thè.

P.M.: Quindi, dopo questi tre giorni... quindi, loro hanno consegnato i soldi per il viaggio.Come sono andati da queste casette, a dove dovevano avvenire il viaggio e che cosa è suc-cesso, poi, sulla spiaggia, sul posto dove doveva awenire l'imbarco?

INT.: Il gruppo nostro, che eravamo cinquantadue persone, siamo stati trasportati conuna barchetta piccola, d'altronde noi abbiamo fatto un pochettino di mare, la barca haimbarcato acqua, hanno chiamato, hanno fatto mandare due altre barchette e ci hannodiviso in tre gruppi, per portarci nella barca grande.

P.M.: Era presente, sulla spiaggia, la persona che lui ha riconosciuto come Abui I-bhraim, quando c'è stato questo imbarco?

INT.: Dice, lui, veramente, era con noi sulla barchetta, cioè lui, è salito con noi.P.M.: Su queste barchette più piccole, che andavano nella barca più grande.I NT.: Si.P.M.: Quando hanno cominciato ad imbarcare acqua queste barchette, loro avevano con se

dei loro bagagli, qualcosa? E che fine hanno fatto?INT.: Dice, loro, siccome la barchetta era piccola ed a malapena bastava a noi, ci hnano

chiesto di raccogliere tutto in uno zaino piccolo, dì raccogliere tutte le cose. Dal momento chesiamo arrivati sulla barca piccola, poi ci hanno diviso per salire sulla barca grande, ci hanno de-rubato di tutto. Ci hanno fatto salire senza niente.

P.M.: Alcuni di loro, hanno provato a tornare indietro e sono stati forzati ad andareavanti, ad imbarcarsi?

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INT.: Dice, tutti volevamo tornare indietro. Non era possibile, perché ci hanno minac-ciato. C'erano con noi, sia dei bambini piccoli, sia delle donne, che ci hanno pregato dìnon fare problema, ci hanno pregato di stare in silenzio, almeno per loro e continuare...

P.M.: Sono stati minacciati, come? Con parole? Con armi?INT.: Con le armi.P.M.: Nel momento in cui sono saliti sulla barca più grande, quante persone ci potevano es-

sere, aH'incirca, su questa barca?INT.: Più di duecento persone, sicuro.P.M.: Avevano acqua, cibo, per il viaggio? Gliene hanno dato? •INT.: Dice, loro, prima di farci salire, hanno, detto a tutti che sulla barca c'era sia

l'acqua, sia il cibo, pure il latte per il bambino, pannolini, quello che serve per... dice, ne-anche noi abbiamo fatto due passi in acqua e ci siamo accorti che non c'era niente.

P.M.: Quanto è durata questa navigazione?INT.: Trenta ore.P.M.: E come sono arrivati, poi, a Lampedusa?INT.: Noi, non sapevamo, intanto, qual era la destinazione, dov'eravamo, perché neanche il

comandante della nave si orientava più, non sapeva neanche lui dov'era. Hanno cominciato achiamare qualcuno, però non sappiamo a chi chiamava questo comandante. Dice, intanto, noi,ad un certo punto, abbiamo perso le speranze, perché lui era seduto a prua, dice che ad uncerto punto, veramente era a filo, la prua era a filo d'acqua e noi abbiamo detto che era la fine,perché imbarcava acqua, non c'era orientamento, nessuno ci ha detto niente, noi abbiamo det-to che... tutti hanno cominciato a dire che loro stavano morendo. Dice, anzi sono stati fortunati,perché ad un certo punto c'era la Guardia Costiera e e; hanno soccorso. Dice, non sapevamoneanche se erano venuti da Lampedusa o da qualche altro posto dell'Italia. Sono venuti per noie basta.

P.M.: Quando è arrivato a Lampedusa, poi, ha rivisto questa persona che aveva co-nosciuto comeAbui Ibhraim, in Libia? E quando l'ha vista, che cosa è successo?

INT.: Lui dice è nell'impossibile che io un giorno potevo pensare di rincontrarlo, è impossibi-le che uno pensa che lui che ha organizzato... lo possiamo trovare al centro di Lampedusa. Di-ce, io, in quel momento, stavo dormendo, ho sentito un gran chiasso, sono sceso ed isuoi compagni gli hanno detto che Abui Ibhraim era nel centro. Dice, io non ci credevo aquesto, prima devo vedere questa cosa. Quando l'ho visto, sono rimasto incredulo, nonpotevo mai immaginare, nella vita, di rivederlo là.

P.M.: E che cosa è successo a quel punto?INT.: Dice, giustamente, noi tutti, ci siamo raccolti attorno a lui, poi è arrivata la Poli-

zia, ci hanno chiesto che cosa stesse succedendo, abbiamo detto quello che è successo,che era lui la persona che ha organizzato il nostro viaggio. Loro ci hanno chiesto se qual-cuno vuole testimoniare a favore di quello che sta succedendo e noi abbiamo dato i nostri nomie siamo qui.

Dichiarazioni di GHARSEDIN Hìlmi[...]P.M.: A chi si è rivolto per effettuare questo viaggio?INT.: lo, in Libia, il contatto era un nostro compaesano, amico, che sì chiama Hammar, che

lui aveva [contatti. Noi, ci siamo rivolti a lui, lui, ci ha messo... Lui era il contatto tramite perso-ne, che organizzavano la traversata.

[..,]INT.: Lui, ha raccolto tutti i soldi e li ha consegnati al socio di Ibhraim, che eravamo

tutti in questa casa, a casa di Subrada.P.M.: A Subrada. Quindi, loro, si sono recati a Subrada. E ad Ibhraim l'hanno incon-

trato, perla prima volta, a Subrada?

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INT.: Intanto, nella stanza, eravamo più o meno dieci persone o forse di più, lui è ve-nuto a trovare lì, altre persone, che noi l'abbiamo visto, perché è venuto a parlare con glialtri, dunque io l'ho incontrato nella stessa casa.

P.M.: Quando dice "lui", a chi si riferisce? Ce Io indica? Diamo atto che sta indicandocon il dito...

INT.: Questo signore seduto con noi.G./T.: Si da atto che indica l'imputato presente... E' sicuro o vuole avvinarsi per guardar-

lo meglio?INT.: Dice, no, non c'è bisogno, io lo conosco.G./T.: Questa è la persona che lei conobbe come Abui Ibhraim, a Subrada, è giusto?INT.: E' lui.P.M.: Ed a cui, il suo amico, Belai Raed, ha dato $ 6.400, per voi quattro?INT.: Noi, abbiamo raccolto i soldi e li abbiamo dati a Belai e Belai li ha dati ad Ham-

mar e Mammarii ha dati al suo socio, non so, se lui, o altri.P.M.: II suo socio e lui, quando sono venuti in questa casa, a Subrada, erano armati uno dei

due o qualcuno?INT.: Dice no, gli altri erano armati, lui non aveva armi.P.M.: Ma quando dovevano fare questo viaggio, gli fu detto come sarebbe avvenuto il viag-

gio?INT.: Dice, intanto le condizioni erano completamente diverse. Loro ci hanno descritto,

questo viaggio, una crociera praticamente, dove c'erano centotrenta siriani, solo siriani,non c'erano stranieri con noi. Quando arriviamo, troviamo altri etnie, eravamo più diduecento.

P.M.: Quindi, loro, innanzitutto, arrivano a queste case a Subrada; quanto tempo sono statiin queste case?

INT.: Tre giorni è rimasto a Subrada.P.M.: E queste case, erano vigilate da delle persone? Potevano entrare, uscire lìberamen-

te? Potevano andarsi a comprare da mangiare?INT.: Dice, intanto, in questa casa, non potevamo parlare neanche ad alta voce, noi po-

tevamo parlare soltanto a bassa voce, sempre ci dicevano di stare zitti e non si potevané uscire, né entrare. Era sorvegliata da delle persone armate.

P.M.: Quante persone potevano essere a sorvegliare queste case?INT.: Dice, intanto, quando usciamo da questa... non possiamo chiamarle case, per-

ché sono dei piccoli bungalow, dice, ho dato un'occhiata, erano dieci-dodici, perché noi,non potevamo neanche girare l'occhio, perché loro contati i soldi e puntate le armi sopradi noi, non potevamo né parlare, né girare, né niente, proprio camminare tipo soldatini.

P.M.: In questi giorni, in quei giorni che è stato là, gli hanno dato da mangiare? Da be-re?

INT.: Dice, il primo giorno, non abbiamo mangiato; il secondo giorno, ci hanno porta-to un pollo; il terzo giorno, ci hanno portato biscottini e thè, dice che c'erano formagginipiccolini, però, io, formaggini non mangiato, io mangiato biscotti e thè.,

P.M.: Abui Ibhraim, è venuto durante questi tre giorni, in queste case? L'ha visto?INT.: Dice, lui, non è venuto per noi, è venuto a trovare altri che erano con noi.P.M.: Quando hanno deciso di.,, quando è stato organizzato II viaggio, come sono andati da

queste case, a dove doveva avvenire l'imbarco? E cosa è successo, quando sono arrivati lì?INT.: Dice, no, noi eravamo sulla spiaggia, abbiamo camminato due minuti così, ci

hanno imbarcato su questa barchetta piccola, eravamo in settanta, dice, per questo, su-bito, ha cominciato ad imbarcare acqua.

P.M.: La barca. Ed era presente Abui Ibrahim, quando è avvenuto questo imbarco?INT.: Dice, noi, quando siamo cominciati ad entrare in acqua un pochino, la distanza

non era grande, la barca ha cominciato ad imbarcare acqua. Dunque, questa gente arma-ta, ha chiamato, sono arrivate due barchette, su una di loro c'era lui e li hanno divisi sudue, per portarli nella barca.

Tribunale di Palermoi ntmnaie ai .raiermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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P.M.: Ma c'era lui come passeggero o c'era lui che guidava la barchetta?INT.: Lui, dice, in effetti, io, il ruolo della persona, esattamente, non so qual è, lo so

che lui è uno degli organizzatori, che Hammar, ha dato i soldi all'altro, per,,. II suo socio,però, un ruolo definito, io, non lo so.

P.M.: Quindi, sono passati su questa barchetta e cosa è successo, poi, da questa barchetta,alla nave più grande, diciamo, così? Nave, per modo dì dire,

INT.: Quando noi siamo arrivati in prossimità della barca grande, abbiamo visto chesopra, c'erano anche altre persone armate, che ci hanno fatto salire sulla barca grande.Intanto, hanno usato anche delle violenze nei confronti delle donne, prendendole, perchédice siamo sistemati, siamo accovacciati e quello che ci ha più spazio davanti, gli apri-vano le gambe e ci mettevano Dentro un'altra persona, senza la possibilità neanche didire "voglio tornare indietro", perché questi dicevano: "se tornate indietro, noi vi am-mazziamo e buttiamo in mare".

P.M.: Durante il viaggio, gli hanno dato acqua e da mangiare? Durante questo viaggio, cheè durato quanto peraltro?

INT.: Luì dice che sulla nave, c'era qualcuno che aveva un po' di biscotti, che se li sono di-visi tra di loro, dice che non c'era manco l'acqua, perché poi i bambini facevano pena, che nonc'era neanche... neanche l'acqua del mare gli potevamo dare ai bambini.

P.M.: Quanto è durato questo viaggio? Eia nave, in che condizioni era?INT.: Lui dice che in generale, la traversata, dura molto meno di ventotto ore, loro so-

no rimasti trenta ore in mare, perché le condizioni della barca... dice che era fragilissima.Intanto dice che lui vuole ribadire che noi, non avremmo pensato mai di uscirne vivi daquella traversata. L'ultimo step del viaggio, praticamente la barca ha imbarcato acquacomunque e loro hanno pensato che non ce l'avrebbero mai fatta.

P.M.: Invece, poi, che cosa è successo?INT.: Il Signore ci ha provveduto, ci ha mandato la Guardia Costiera. Dice che non si

vedeva niente. Non abbiamo neanche visto le luci dell'isola o... niente.P.M.: Era notte?INT.: Dice, in effetti, noi, eravamo persi, perché anche loro ci dicevano in continuazione: "a

breve, siamo arrivati, siamo arrivati", però non c'era neanche la luce dell'isola, perché obietti-vamente, da lontano, un'isola si vede, dice, non... oltre alla notte, non si vedeva niente, perchénon c'era più orientazione.

P.M.: Quando è arrivato, poi, a Lampedusa, ha rivisto la persona che aveva conosciu-to come Abui Ibhraim?

INT.: Dice, io, intanto, quando lui è arrivato, ero fuori, perché dovevo comprare dellecose. Quando sono tornato, tutti dicevano che Ibhraim era arrivato al centro, dunque io,giustamente, curioso, io ho detto: "lo devo andare a vedere", l'ho cercato e l'ho visto.Dice, intanto, lui era una persona che io non potrei mai dimenticare, al di là di qualsiasicosa...

P.M.: Perché non la potrebbe mai dimenticare? Ce lo dice?INT.: Intanto, dice che sono persone che hanno infranto un accordo, ci hanno pro-

messo una cosa e poi si sono rimangiati tutto per l'organizzazione del viaggio. E' genteche ci ha minacciato con le armi, se noi tornavamo indietro, ci ammazzavano. Ci hannomandato in mare in condizioni disumane e soprattutto, dice, io non potrei dimenticareuna persona che ha lasciato dei bambini senza acqua, su una traversata che hanno vistoloro pure, ma soprattutto vedere i bambini in quello stato e le donne incinte, in quellostato, è una cosa che non si può dimenticare. Dice, a prescindere che loro ci hanno de-rubato anche dei nostri passaporti, la nostra identità, perché loro hanno preso tutte lenostre cose e ci hanno lasciato anche senza niente, soldi, cellulari.

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProo. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Dichiarazioni di HAMBASLI Hìsham[...]PM: come ha contattato la persona che avrebbe dovuto organizzare questo viaggio per

l'Italia e sa come si chiama.DICH.: intanto io lavoravo in un ristorante e conoscevo un sacco di persone e si par-

lava sempre delie stesse cose, poi il tramite era una persona che si chiama Abum Amed.PM: e questo Abum Amed dove lo ha contattato e cosa gli disse?DICH,: questo Abum Amed conosceva Ibraim e lui ci ha organizzato tramite Ibraim e-

rano in contatto con Abum Amed e Abum Amed con Ibraim.PM: e con Ibraim si è incontrato lui?DICH.: dice, io l'ho visto per la prima volta il giorno della mia partenza.PM: e lo conosce in questa aula Ibraim?DICH.: dice tra di noi non è successa mai una conversazione, però forse lui mi rico-

nosce, io l'ho visto.PM: dove lo ha visto? Innanzitutto ci dice a chi si riferisce?DICH.: intanto lui è Ibraim, di cui sto parlando.GIP: è sicuro?DICH.: sì, sì, Io riconosco.PM: quindi l'ha visto per la prima volta il giorno della partenza, quindi lei contatta questo

Abum Amed, questo Abum Amed che vi dice, che dovete fare perii viaggio, innanzitutto quantovi chiese perii viaggio e dove vi dovevate incontrare?

DICH.: lui dice intanto perii viaggio mi hanno chiesto 1.800 dollari che ho dato a Abumche li ha dati a Ibraim, quello che c'è con noi qui, io sono...

PM: lui ha visto che...DICH.: intanto Abum Amed è una persona che ha viaggiato con noi, è una persona come

noi però conosceva Ibraim.PM: ma Aduni Ali, Abum Amed o Abum Ibraim? Perché ci sono tre Abum.DICH.: veramente sono nomi che ci dicono perché noi non è che sappiamo,..PM: Abum Ibraim abbiamo capito che è lui, poi ha nominato una volta Abum Amed e una

volta Abum Ali, volevo capire se erano la stessa persona o due persone diverse.DICH.: lui dice noi eravamo in sei intanto, il dialogo è successo tutto con Abum Amed che

era uno di noi, un passeggero, che lui ha dato i soldi...PM: benissimo.DICH.: e io è la prima volta che ho visto Ibraim era a Sobrata nella casa.PM: quanto è stato lui in questa casa e quale era il ruolo di Ibraim in questa casa?DICH.: dice, intanto io ero con sei persone, io con lui non ho parlato, però lui parlava

con le persone che erano me, lui è stato nella casa solo tre ore prima della partenza.PM: quindi si recano in questa casa, vedono questa persona con altri e innanzitutto

c'erano altre persone lì erano armate o no, e se erano armate con che armi?DICH.: dice, intanto tutti i libici che erano lì erano armati, poi la casa era sorvegliata.PM: e armati di cosa?DICH.: dice c'è gente con pistola e altri con kalashnikov.PM: e Ibraim l'ha mai visto armato?DICH.: persona/mente lui no.PM: quindi si trovavano in questa casa e poi si sono recati per l'imbarcata dopo circa tre ci-

ré, cosa è successo per l'imbarco e chi era presente?DICH.: luì è stato trasportato dalla casa fino all'imbarcazione sulla spiaggia dove c'erano al-

tre persone con una macchina, dice abbiamo camminato un pochettino ci siamo fermati c'eranoaltre persone ci siamo imbarcati su una barca piccola e ci hanno portato su una barca grande.

PM: era presente durante queste operazioni di imbarco e trasbordo l'Abum Ibraim?DICH.: lui c'era là sul posto.PM: quando loro si sono imbarcati sulla prima barca già loro avevano pagato questi

1.800 dollari innanzitutto, giusto?

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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DICH.: sì, luì dice abbiamo pagato, perché lui è rimasto so/o tre ore,PM: quando sì sono imbarcati su questa barca piccola, poi che cosa è successo?DICH.: dice, intanto la traversata dalla piccola barca alla grande barca sono successi

dei problemi delle litigate perché intanto l'accordo non era questo, perché noi quandoabbiamo fatto la traversata eravamo sicuri eravamo solo siriani, non c'erano altre perso-ne di altre etnie con noi, andare a trovare là altre etnie non c'è piaciuta la situazione, vo-levamo tornare indietro, però questa gente ci ha detto non c'è tornare indietro, tornareindietro vuoi dire morire qua perché neanche la spiaggia...poi eravamo molto angoscia-ti...

PM: e gliel'hanno detto usando delle armi o gliel'hanno detto e basta queste perso-ne?

DICH.: no, dice a parole e con armi.PM: e tra queste persone c'era anche Abum Ibraim?DICH.: lui dice io sulla barca dove c'ero io lui non c'era, lui è venuto sulla seconda

barchetta.PM: cosa è successo con questa seconda barchetta, ce lo può spiegare?DICH.: dice, veramente non lo so, perché quando tu sali sulle imbarcazioni piccole non è

che c'è possibilità di capire quello che sta succedendo, non dobbiamo manco fiatare.PM: e quindi loro salgono sulle imbarcazioni pìccole, poi hanno cambiato anche con un'altra

imbarcazione sempre piccola?DICH.: no, perché ci facevano viaggiare a gruppetti, nel senso il primo gruppo, il secondo

gruppo sempre con la piccola imbarcazione.PM: e lui ha visto Ibraim su una di queste altre due barche?DICH.: dice no, io l'ho visto Ibraim quando io ero già sulla barca grande e lui era arri-

vato con la barca piccola.PM: quando è salito sulla barca grande quali erano le condizioni su questa barca

grande?DICH.: dice situazioni disumane, perché veramente ci hanno stipato come degli og-

getti sopra l'altro, in un angolo, non hai neanche la possibilità di muovere e devi capireche di quell'angolo non devi muoverti.

PM: quanto è durato questo viaggio, gli hanno dato da bere, da mangiare durantequesto viaggio?

DICH.: noi quando siamo saliti nella barca grande intanto ci hanno derubato dei no-stri beni, non bastano soldi, telefonini e tutto questo, c'era pure qualcuno che aveva ilmangiare e non abbiamo potuto neanche portare nella barca il mangiare, non c'era damangiare e in più dice che come loro sono partitila notte, per lui sono passati due notti.

PM: e cosa è successo poi a questa barca grande, come sono arrivati a Lampedusa?DICH.: intanto una nave sì è rotta, intanto volevo dire una cosa, che c'è gente con noi

anche bambini che hanno bevuto l'acqua del mare talmente la situazione era tragica so-pra la nave, poi dice a un certo punto ha incominciato a imbarcare acqua e siamo statisalvati da noi dalla croce rossa.

PM: da una barca militare diciamo?DICH.: sì, sì, una barca militare.PM: poi sono stati trasportati a Lampedusa e quando ha rivisto la persona che lui ha

conosciuto come Abum Ibraim?DICH.: lui dice che lui ha incontrati Ibraim dopo 20 giorni che lui era a Lampedusa e poi

dice io voglio precisare una cosa, luì è arrivato veramente luì è nelle condizioni da crociera,perché era so/tanto con 25 altri siriani, hanno dormito, hanno mangiato, sono arrivati freschi,quello che ci ha veramente dato fastidio a noi, noi abbiamo pagato tanti soldi per fare una tra-versata in situazione, in condizioni disumane.

PM: lui era già in Libia, in quale città della Libia si trovava prima del viaggio?DICH.: a Misurata.PM: e da Misurata come è andato poi a dove doveva avvenire l'imbarco?

Tribunale di PalermoGiudice per le indagini preliminariProc. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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DICH,: loro ci hanno mandato a prenderci, ci hanno mandato unamacchina e ci hanno preso?P.M.: loro chi? Cioè lui era a Misurata ha chiamato chi per essere preso e portato a

dove doveva avvenire...?DICH.: dice intanto il punto di riferimento era Abum Amed era lui il punto di riferimen-

to era il più grande di noi che aveva 45 anni, manteneva lui tutti i contatti Amed ha chia-mato l'organizzazione, ci ha dato un appuntamento e l'organizzazione è venuta con unamacchina e ci hanno preso.

PM: quindi li hanno presi a Misurata e questa macchina li ha portati poi dove è avvenutol'imbarco?

DICH.: no, l'appuntamento era a Trìpoli.PM: e poi da Tripoli si sono recati in questo posto dove avveniva l'imbarco? Sempre tra-

sportati da queste persone.DICH.: sì, dice sempre gente che non conosciamo, qualcuno sempre ci consegna a qualcun

altro.

Dichiarazioni di SALOW Ayman

[...]PM: quando ha deciso di venire in Italia e come ha effettuato questo viaggio?DICH.: dice intanto io non avevo in mente di venire in Europa e né niente, poi mio cugino mi

ha detto se volevo fare questo viaggio, mi ha convìnto e abbiamo deciso di farlo, dice abbiamochiamato una persona che si chiama Kaled che doveva imbarcarci sulla nave che è affondataquella che ha preso fuoco degli eritrei, quella era la prima partenza che dovevamo fare, poiquando la nave è affondata ci siamo bloccati per un po'. Poi dice abbiamo chiamato un'altrapersona che si chiama Abu Ali, gli abbiamo chiesto se ci poteva organizzare il viaggio, ciha chiesto 1.800 dollari e ci ha detto va bene che vi organizzo il viaggio. Dice noi aveva-mo 1.500 dollari però non ha voluto abbassarci il prezzo, però ci ha assicurato che con1.800 dollari noi arrivavamo e ci imbarcavamo subito.

PM: e dove si sono incontrati?DICH.: praticamente lui dice che l'ha incontrato il giorno.. .all'inizio si sono sentiti per tele-

fono con questo Abu Ali, poi sono andati in queste casette sul mare dove l'hanno incon-trato e ci hanno raccontato che il viaggio intanto non c'era con società con Eritrea, era-vamo soltanto sirìani, il porto di arrivo non era Lampedusa e noi dovevamo partire diret-tamente su Milano perché noi non volevamo passare da qua, ci hanno dato mangiareniente, dice comunque noi siamo arrivati e abbiamo dato 1.800 dollari e poi siamo partiti,nel senso non siamo rimasti molto tempo a mezzanotte noi eravamo già verso l'imbarco.

PM: queste casette dove si trovavano e quanto tempo c'è stato?DICH,: dice in questa casa è sul mare intanto, io sono arrivato nel pomeriggio e sono rima-

sto 3 - 4 ore poi si è fatto mezzanotte, abbiamo preso le nostre cose, raccolto le nostre cose,dice io avevo comunque addosso a me il mio cellulare, il mio passaporto e più o meno 100 dol-lari, sono venuti a prenderci con una macchina...

PM: c'erano delle persone armate vicino questa casa a guardia di queste case?DICH.: dice questa è una regola là che tutti erano armati e noi eravamo tenuti a vista

se usciva qualcuno ci ammazzavano.PM: con che cosa erano armate queste persone?DICH.: dice veramente la gente era armatissima, dalle pistole, kalashnikov tutto.PM: c'erano queste persone lì lui è arrivato e hanno organizzato subito il viaggio, questo vi-

aggio come...quindi da lì queste case sulla spiaggia dove sono Andati?DICH.: ci hanno organizzato intanto ci hanno diviso in tre gruppi di cinque, ogni cinque li

chiamavano e li mettevano su una macchina e ci portavano vìa. Dice ci hanno portato a grup-petti e ci hanno portato in una posizione dove ci hanno fatto scendere, ci hanno fatto cammina-re tipo un'ora a piedi dove c'era un campo di raccoglimento, per esempio tutti gli organizzatoridi viaggi, delle traversate quello portava 50 eritrei, quello portava 30 sirìani e ci hanno raccolti

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tutii, ci hanno chiesto se avevamo soldi, passaporti e cellulari, non ci hanno perquisito, ci hannosoltanto chiesto, noi abbiamo detto che non avevamo niente, poi ognuno prendeva il suo grup-po, lo metteva su una barchetta e lo mandava in mare.

PM: e in questo campo ha incontrato qualche persona che vede in quest'aula?DICH.: la prima volta che l'ho visto era sulla spiaggia con tutti gli organizzatori per la

prima volta da lontano, poi l'ho rivisto di nuovo sulla nave.PM: quindi sulla spiaggia lui intende sulla spiaggia quando sono arrivati e poi hanno

camminato un'ora o diciamo prima sono arrivati al campo e poi sono andati sulla spiag-gia?

DICH.: no, lui l'ha visto quando hanno camminato un'ora e sono arrivati sulla spiag-gia.

PM: in questo campo.DICH.: sì.PM: e qual'era il ruolo, innanzitutto chi è questa persona se ce la può indicare e

qual'era il suo ruolo.DICH.: dice sì, lo conosco benissimo.PM: Giudice diamo atto che riconosce l'imputato come la persona che ha incontrato

sulla spiaggia e organizzava...GIP: sta indicando l'imputato presente in aula.DICH.: io lo conosco da centinaia di metri non ho bisogno di andare avanti.GIP: è sicuro eh e è lui?DICH.: si Dice a parte il fatto che quando lui è arrivato a Lampedusa noi siamo andati

tutti perché c'è venuto in mente quello che ci...lui direttamente non mi ha preso le cose,però è la sua organizzazione.

PM: e ce lo racconta, perché cosa è successo allora? Quindi lui vede questa persona lì,questa persona che ruolo aveva quando erano là sulla spiaggia e dovevano organizzare questotraghettamelo diciamo?

DICH.: dice intanto lui faceva parte dell'organizzazione, perché luì con altro gruppettoche hanno organizzato queste traversate erano al comando là, tipo facevano entrare lepersone in acqua, anche i bambini, le donne fino a qui per arrivare...e luì era uno deicomandanti, cioè quello che comandava l'organizzazione,

PM: quindi lui era proprio a capo di queste operazioni di imbarco diciamo.DICH.: con gli altri, coi suoi soci.PM: quindi loro erano sulla spiaggia entravano in acqua e salivano direttamente sulla

nave grande o su invece delle imbarcazioni più piccole?DICH.: dice quest'associazione, queste persone che erano armate, che ci hanno spin-

to dentro l'acqua per andare intanto nella piccola barca, poi dalla piccola barca sullabarca grande ci hanno derubato di tutto, tutti armati anche le donne...lui dice che eranodrogati, tutti fumati con erba dunque erano in uno stato non normale, erano molto vio-lenti, ci hanno derubato di tutto e ci hanno messo su queste barche piccole per portarcisu una barca grande.

PM: quindi da lì sotto le minacce di queste armi vi hanno messo su delle barche pic-cole, c'erano anche l'imputato tra queste persone che vi minacciavano con le armi e chepoi si sono presi diciamo le loro cose?

DICH.: dice no, lui era con loro però non era armato, nel senso guardava le operazio-ni, coordinava le operazioni però non era armato.

PM: a questo punto loro sono arrivati su questa barca piccola e poi sono andati da questabarca piccola fino alla barca grande, quante persone potevano essere su questa barca grande?

DICH.: 250 persone.PM: durante questo traghettamelo sono stati maltrattati da queste persone che li avevano

imbarcati su queste barche piccole?DICH.: dice ci hanno maltrattati tantissimo, intanto la grande paura buttandoci in ac-

qua per arrivare alla barca piccola sotto le armi...tutti armati, con le armi puntate sulla

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testa, ci hanno insultato...non hanno lasciato né genitori, sorelle...cose irripetibili, insultinei confronti delle nostre famiglie, le donne non hanno rispetto per loro, perché questedonne venivano buttate intanto con i bambini con le armi sulla testa buttate tipo spin-gendoli..^ parte il fatto ci hanno tolto tutto non ci hanno lasciato niente, anche le donnetipo li prendevano cos' con la forza e li buttavano sulle barche...non potevi neanche ri-tornare indietro perché se tu facevi anche...loro ti ammazzavano sul posto.

PM: alcuni hanno provato a tornare indietro e loro li hanno minacciati con le armi che invecedovevano andare avanti?

DICH.: dice io sono il primo, io ho voluto tornare indietro e mi hanno minacciato con•le armi, dice comunque tutti i siriani che erano con me tutti volevano tornare.

PM: ma perché volevano tornare indietro?DICH.: dice, intanto l'accordo non era questo dall'inizio perché loro ci hanno promes-

so quando abbiamo parlato nella casetta che eravamo solo siriani, barca larga di 16 me-tri, eravamo soli, dovevamo arrivare freschi e puliti e invece arrivando là abbiamo vistogente armata, ci hanno buttato, ci hanno detto che ci ammazzavano, ci hanno derubatodi tutto...cioè intanto le barchette erano piccolissime dove tu vedi la morte tanto è veroche eravamo immersi in acqua, poi dice la barca grande erano quattro pezzi di legno as-semblati insieme, giustamente noi volevamo tornare indietro perché abbiamo visto cheera quella la morte.

PM: c'erano anche donne in gravidanza in questo gruppo di persone?DICH.: dice intanto sì, c'erano con noi due donne incinte e c'erano con noi tanti bambini e

soprattutto queste donne sono state veramente maltrattate, perché intanto sulla barca non cihanno dato niente da mangiare e da bere, tutti i bambini piangevano della sete non ce la face-vano più, dice c'era una persona che aveva nascosto una bottiglietta d'acqua, talmente faceva-no pena questi bambini che piangevano e queste donne che almeno i bambini li hanno fatto unpochettino assaggiare un goccettino d'acqua a ognuno che c'era una situazione inumana. Dicea parte che eravamo tutti seduti tipo così, accovacciati, non c'era neanche uno spazio per po-terti stendere una gamba, eravamo tutti stipati l'uno sopra l'altro.

PM: diamo atto che il teste mima come la posizione in cui si trovavano diciamo stipati.DICH.: accovacciati, dice addirittura le persone rimanevano seduti uno sopra l'altro, dice io

avevo tante persone sopra di me, nel senso io accovacciato e loro accovacciati sopra di me.PM: e quanto è durata questa navigazione in queste condizioni?DICH.: trentina di ore. Dice intanto la barca poi a un certo punto ha incominciato a imbarca-

re acqua, dice anzi noi siamo stati fortunati perché se non ci salvava la guardia costiera dice noiabbiamo imbarcato tanta acqua è stata imbarcata.

PM: ma erano vicini o lontani dalla costa nel momento in cui...?DICH.: no lui non lo sa, perché dice a un certo punto abbiamo capito che non si è più orien-

tato sulla nave.PM: cioè non si vedeva la costa.DICH.: no, no.PM: quando ha rivisto a Lampedusa la persona che si era presentata come Abu Ibrahim e

cosa è successo a qual punto?DICH.: dice noi l'abbiamo visto il giorno dell'imbarco, dopo 20 giorni che eravamo già a

Lampedusa è arrivata la sua nave dove lui è sbarcato con sua moglie che era incìnta, noi ab-biamo visto tutti appena lui è entrato, erano ancora con le loro borse praticamente.

PM: e subito l'ha riconosciuto come la persona che avevo visto sulla spiaggia in Libia?DICH.: sì, subito. Luì gli fa pena, perché lui quando è arrivato erano molto arrabbiati, lo rico-

nosco perché mi sono rivisto il momento in cui ho visto, anche perché dice per esempio in Syrialoro pensavano i genitori che era morto, dice io quando ho chiamato mia mamma loro hannodato per morti, la nave era affondata e dice quando mia mamma mi ha sentito si è sentita male,perché per loro io ero morto, dice in quel momento anche se lui ha figli a loro fa pena un po'anche lui, mi sono ricordato in quel momento quello che mi ha fatto.

PM: non ci sono altre domande Giudice, grazie perla sua testimonianza.

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GIP: la difesa.AW.: il signor Abu Ibrahim le ha mai chiesto personalmente del denaro?DICH.: lui no, però il suo socio Abu Ali.AW.: il signor Abu Ibrahim le ha mai sequestrato personalmente del denaro o altri

beni durante la traversata nel passaggio dalla nave piccola alla nave grande?DICH.: lui personalmente no, erano insieme, sono dei soci, erano insieme.AW.: ha mai subito violenza fisica o minaccia da parte del signor Abu Abrahim?DICH.: la stessa cosa, lui o i suoi soci per noi è la stessa cosa, perché lui era là e or-

ganizzava tutto con loro.AW.: ma la domanda era se personalmente il signor Abu.DICH.: no, però luì dice lui era là con loro, sono i suoi soci.

Dichiarazioni dì SUWID Ahmed[...]PM: e per venire in Italia a chi si è rivolto?DICH,: intanto perché là era un dato di fatto che se uno partiva c'è arrivata la voce noi

abbiamo conosciuto questo Abu Ali che ci ha detto che lui era socio di Ibrahim e noi cisiamo rivolti a lui.

PM: questo Abu Ali vi ha messo in contatto con questo Ibrahim.DICH.: sì.PM: dove è avvenuto questo incontro con Abu Ibrahim?DICH.: io e il mio contatto abbiamo incontrato Abu AH, poi ci hanno...Abu Ali ci ha

chiesto 1.800 dollari, poi ci hanno portato in una casetta sul mare in una località che sichiama Zuara sempre in Libia.

PM: e lì hanno incontrato Abu Ibraim a Zuara? Lo riconosce questo Abu Ibrahim inquest'aula?

DICH.: sì, perché io l'ho incontrato là.PM: Giudice, diamo atto che riconosce la persona...GIP: è si curo?DICH.: lo riconosco.PM: quanto ha pagato perii viaggio e a chi ha pagato?DICH.: noi i soldi li abbiamo dati ad Abu Ali che ci ha detto che poi avremo incontrato

Abu Ibrahim, i soldi erano per Abu Ibrahim.PM: quindi Abu Ali le disse che i soldi sarebbero andati ad Abu Ibrahim.DICH.: sì.PM: quando sono andati in questo posto a Zuara, sono rimasti ospitati If in qualche posto,

cosa c'era lì e quanto sono stati lì?DICH.: dice noi siamo rimasti tre ore là, dopo siamo stati presi e portati sulla spiaggia e là

ho incontrato Abu Ibrahim.PM: e lì ha incontrato Abu Ibrahim sulla spiaggia, ma dico prima sono rimasti in queste ca-

sette per qualche giorno?DICH.: tre ore.PM: ah, solo tre ore? Non dei giorni lì?DICH.: tre ore e basta.PM: quindi sono arrivati in queste casette e da lì come sono stati trasportati sulla

spiaggia?DICH.: ogni gruppetto di sei persone ci hanno portato sulla macchina fino spiaggia.PM: sulla spiaggia cosa c'era, c'erano altre persone, cosa è successo sulla spiaggia?DICH.: lui dice intanto c'era tanto buio, però c'era più gruppi, perché ogni persona,

ogni organizzazione tra parentesi aveva un gruppetto e ci hanno raggruppato là sullaspiaggia.

PM: e c'era Abu Ibrahim sulla spiaggia?DICH.: dice l'ho visto a lui con altre persone lì vicine.

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PM; erano armate lui e queste altre persone, avevano delle armi con loro?DICH.: no, gli altri erano tutti armati di kalashnikov.PM: e qual'era il ruolo diAbu Ibrahim sulla spiaggia, cosa faceva?DICH.: lui era l'organizzatore del passaggio dell'imbarco del piccolo...della piccola

imbarcazione alla grande imbarcazione, coordinava l'operazione.PM: ci può spiegare come doveva avvenire questa operazione di trasbordo dalla spiaggia

all'imbarcazione pìccola e dall'imbarcazione pìccola a quella grande?DICH.: lui dice, intanto noi eravamo organizzati a gruppetti, un gruppo Io mettevano su

un'imbarcazione e ci portavano verso la barca grande, sempre su sorveglianza di persone ar-mate, dice anche quando avremmo voluto tornare indietro non si può tornare indietro,l'operazione come gli altri arrivavano fino alla barca grande, lì derubavano delle loro cose e lifacevano salire.

PM: lui è stato derubato?DICH.: sì, lui aveva una borsetta dove aveva il suo cellulare, i soldi e il suo passaporto.PM: e Abu Ibrahim era su queste barchette piccole o rimaneva sulla spiaggia?DICH.: dice no, lui ci ha accompagnato dall'imbarcazione piccola fino

all'imbarcazione grande.PM: quindi sulla barchetta è.DICH.: sì, sulla barchetta.PM: e i suoi averi questo zaino così, sono rimasti sull'imbarcazione piccola quindi?DICH.: uno di questi che erano con noi sulla barchetta piccola e armato mi ha preso

la borsa.PM: e c'era anche Abu Ibrahim in questa barca?DICH.: sì, c'era lui.PM: dopo che sono arrivati su questa barca grande, quali erano le condizioni su que-

sta barca grande, quanto è durato il viaggio e cosa è successo durante il viaggio?DICH.: lui intanto dice che l'accordo con lui non era di viaggiare con eritrei, che era-

vamo soltanto siriani, poi Quando siamo arrivati abbiamo trovato la barca grande pienadi gente e c'erano pure eritrei, non c'era acqua, né mangiare, c'erano tanti bambini chepiangevano perché non c'era neanche il mangiare per questi bambini. Poi abbiamo fatto30 ore di mare più o meno.

PM: in che condizioni era la barca durante queste 30 ore di nave, c'era il rìschio che potes-se affondare?

DICH.: lui dice se la guardia costiera erano arrivati forse mezzora dopo non c'eravamo piùperché la barca stava affondando.

PM: era prossima ad affondare la barca.DICH.: sì, era proprio questione dì mezzoretta e noi morivamo tutti.PM: quindi dalla guardia costiera vengono recuperati, arrivano e //' portano a Lampedusa,

quando lui rivede dì nuovo Abu Ibrahim a Lampedusa?DICH.: dice lui è arrivato il 3 ottobre dunque più di 30 giorni sono passati, l'ho visto

quando lui si è imbarcato.PM: e appena l'ha visto l'ha riconosciuto subito?DICH.: dice intanto io l'ho visto dopo due ore, perché quando lui è arrivato è succes-

so che si sono accumulati tutti in mezzo a lui, è successo un po' di casino perché sì so-no andati in suo incontro a litigare con lui, dopo due ore così ho potuto vederlo in facciae l'ho riconosciuto.

Dunque, anche nell'esame reso in sede di incidente probatorio, tutti i mi-

granti escussi hanno indicato l'odierno imputato, riconoscendolo direttamente

tra i banchi dei presenti all'udienza, come un soggetto pienamente inserito e at-

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tivo all'interno di un'organizzazione alla quale si erano rivolti per affrontare il

viaggio dalla Libia all'Europa e che, tra l'altro, in tale veste:

- era stato tra i soggetti ai quali erano state rivolte le richieste di organizza-

zione del viaggio;

- era stato tra gli organizzatori dei trasporti dei soggetti che avrebbero do-

vuto imbarcarsi prima presso le località prossime al luogo dell'imbarco e

poi presso quest'ultimo luogo;

- era stato tra i destinatali delle somme corrisposte dai migranti per il tra-

sporto;

- era stato tra i soggetti che avevano seguito e controllato i migranti duran-

te il soggiorno nelle località di raccolta;

- era stato tra i soggetti che avevano diretto le operazioni di imbarco.

Le dichiarazioni dei sei migranti, anche in questa occasione, risultano preci-

se e adeguatamente circostanziate, oltre ad essere tra loro ampiamente concor-

danti nel nucleo essenziale del racconto e anche in aspetti di dettaglio, presen-

tando alcune non coincidenze su aspetti del tutto marginali e irrilevanti.

Esse, oltre a riscontrarsi reciprocamente, sono altresì riscontrate dai dati og-

gettivi già in precedenza rassegnati e dalle altre dichiarazioni acquisite nel cor-

so del procedimento e, segnatamente, dai soggetti che hanno affrontato il viag-

gio conclusosi con lo sbarco a Lampeduta del 3.11.2013.

Nell'ampio quadro dimostrativo sin quei delineato, come osservato dal

G.i.p. del Tribunale di Palermo nella sopra richiamata ordinanza, della quale si

è riportato uno dei passaggi essenziali, trovano rappresentazione i fatti inte-

granti le condotte delittuose di cui ai capi A) e B) dell'imputazione.

In particolare, oltre che alle specifiche vicende del procurato ingresso di mi-

granti nel territorio dello Stato in violazione della normativa vigente in materia

di immigrazione nelle due occasioni del 15 ottobre e del 3 novembre 2013 (211

persone nel primo caso e 29 nel secondo, come risulta dalle relazioni del per-

sonale coinvolto nelle operazioni di salvataggio alle quali si è fatto riferimento

in precedenza), siamo in presenza della chiara rappresentazione di

un'organizzazione complessa, e armata, sistematicamente dedita all'ideazione,

programmazione ed effettuazione di trasferimenti clandestini di massa in Euro-

pa da effettuarsi dietro pagamento di un lauto corrispettivo per ciascuno dei

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soggetti trasportati.

Ribadite le già riportate puntuali osservazioni, sia in fatto che in diritto, e-

spresse dal G.i.p. nell'ordinanza sopra richiamata, l'attenzione va richiamata,

oltre che alle dichiarazioni rappresentative degli specifici viaggi per i quali si

procede, altresì sulle dichiarazioni — rese pressoché da tutti i dichiaranti — fa-

centi riferimento alle esperienze pregresse di amici e partenti in base alle quali

essi si erano poi rivolti agli organizzatori dei viaggi de quibus, chiaramente sin-

tomatiche di un'organizzazione duratura, consolidata ed agevolmente contatta-

bile dagli interessati al trasferimento clandestino in Europa.

Nell'organizzazione criminale in questione — sulla base dei predetti dati di-

mostrativi — l'odierno imputato risulta con certezza inserito a pieno titolo ed in

posizione di sicuro rilievo.

Indubbia e di assoluta evidenza, al riguardo, è anche la sussistenza delle

contestate aggravanti relative alla natura transnazionale dell'associazione eri-

male e dello scorrimento in armi, quest'ultimo ampiamente e con assoluta chia-

rezza descritto da tutti i dichiaranti.

Anche in relazione al profilo della giurisdizione italiana circa il delitto in

questione è sufficiente richiamare — riproducendole di seguito — le condivisibili

osservazione svolte al riguardo dal G.i.p. di questo Tribunale nell'ordinanza

del 27.11,.2013 in atti (pp. 27-28): "Affini dell'affermazione della giurisdizione .

italiana, ai sensi dell'ari. 6 c.p. è necessario che l'azione o l'omissione che co-

stituisce il reato sia avvenuta in tutto o in parte nel territorio dello Stato ovve-

ro è sufficiente che nel territorio dello Stato si sia verificato l'evento che è con-

seguenza dell'azione o dell'omissione.

La giurisprudenza ha chiarito che "Per l'applicabilità del principio di terri-

torialità, di cui all'ari, 6 cod. pen., è sufficiente che in Italia sia avvenuta una

parte dell'azione anche piccola, purché preordinata -secondo una valutazione

"ex post" - al raggiungimento dell'obiettivo delittuoso. Ne consegue che in te-

ma di traffico internazionale di stupefacenti se l'accordo tra i coimputati e la

predisposizione dei mezzi occorrenti all'importazione e all'occultamento della

droga, realizzati in Italia, appaiono preordinati all'acquisto e alla detenzione

della stessa, poi effettivamente consumati all'estero, il reato deve ritenersi

commesso in Italia" (Cass. pen., Sez. 17, Sentenza n.7204 del 22/05/1997, Rv.

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208534, Framoni.

In tema di concorso di persone nel reato, ipotesi assimilabile a quella del

delitto associativo, la Cassazione ha precisato che "In relazione a reati com-

messi in parte anche all'estero, ai fini dell'affermazione della giurisdizione ita-

liana, è sufficiente che nel territorio dello Stato si sia verificato l'evento o sia

stata compiuta, in tutto o in parte, l'azione, con la conseguenza che, in ipotesi

di concorso di persone, perché possa ritenersi estesa la potestà punitiva dello

Stato a tutti i compartecipi e a tutta l'attività criminosa, ovunque realizzata, è

sufficiente che in Italia sia stata posta in essere una qualsiasi attività di parte-

cipazione ad opera di uno qualsiasi dei concorrenti, a nulla rilevando che tale

attività parziale non rivesta in sé carattere di illiceità, dovendo essa essere in-

tesa come frammento di un unico "iter" delittuoso da considerarsi come in-

scindibile. Ne consegue che anche per il cittadino straniero il quale, pur es-

sendo stato sempre all'estero, abbia collaborato con un cittadino italiano per

l'importazione in Italia di sostanza stupefacente, nella consapevolezza che si

dava esecuzione a un reato quivi deliberato, il reato stesso deve considerarsi

commesso nel territorio dello Stato" (Cass. pen., Sez, VI, Sentenza n. 29702

del 10/4/2003, Rv. 225486, Dattilo e altri).

Nel caso in esame, sotto il profilo del delitto associativo, la attuazione in I-

talia del risultato naturalistico dei singoli delitti di favoreggiamento

dell'immigrazione (cioè lo sbarco stesso) è già idonea a fare ritenere che sia

stata commessa nel territorio dello Stato una parte dell'azione costitutiva di un

reato pluri-soggettivo e permanente come quello di cui all'art. 416 c.p., pe-

nalmente rilevante, e quindi a radicare la giurisdizione italiana".

Relativamente agli addebiti di cui al capo B), oltre che la sussistenza del re-

ato, indiscussa è altresì la sussistenza delle contestate aggravanti.

In particolare, quanto all'aggravante dell'avere esposto i migranti a pericolo

per l'incolumità o la vita e per avere altresì esposto gli stessi a trattamento i-

numano, è sufficiente rinviare alle dichiarazioni dei migranti relative non solo

alle modalità con le quali molti di essi sono stati trattenuti nelle località da do-

ve poi sono stati trasferiti in mare (sostanzialmente reclusi senza cibo

all'interno di bungalow per tre giorni) ma soprattutto alle condizioni nelle quali

è stato affrontato il viaggio conclusosi il 15.10.2013, dalle quali emerge con

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tutta evidenza il concreto e grave il rischio di una vera e propria strage (come

altre, è dato notorio, ce ne sono state).

In conclusione, quindi, sul profilo attinente alla responsabilità dell'imputato

in relazione ai fatti per i quali si procede, va detto che gli elementi dimostrativi

acquisiti agli atti del giudizio forniscono la prova piena, al di là di ogni ragio-

nevole dubbio, di detta responsabilità.

Prima di passare alla questione relativa al trattamento sanzionatorio, appare

evidente che le diverse condotte per le quali si procede — stante la loro signifi-

cativa contiguità temporale e la parziale contestualità, da un lato, nonché la lo-

ro stretta interconnessione finalistica e funzionale — debbano ritenersi poste in

essere in esecuzione di un medesimo disegno criminoso e, pertanto, legate dal

vincolo della continuazione.

Più gravi, risultano le condotte di cui al capo B) dell'imputazione, le quali,

tenendo conto del solo aumento di cui al comma 3-ter, leti b), dell'ari. 12

d.lgs. 286/98, risultano punite con la pena edittale compresa tra il minimo di

anni sei e mesi otto di reclusione ed il massimo di anni ventidue e mesi sei di

reclusione, oltre che con la multa di € 25.000 per ogni persona.

A sua volta, considerato il più elevato numero di migranti coinvolti nel rea-

to, numero incidente sull'entità della multa, il delitto del 15.10.2013 è più gra-

ve di quello del 3.11.2013.

Sotto altro profilo, nessun dato realmente sintomatico di un valore attenuan-

te rispetto ai fatti emerge dagli atti, né sotto il profilo oggettivo né sotto quello

soggettivo.

Non possono quindi essere riconosciute all'imputato le circostanze atte-

nuanti generiche.

Passando alla determinazione della pena, va osservato come il fatto si pre-

sentì di estrema gravita, sia sotto il profilo oggettivo, per le specifiche modalità

dell'azione e la portata della condotta, avuto anche riguardo al numero dei mi-

granti trasportati e alle condizioni estreme in cui ciò è accaduto, sia sotto il pro-

filo soggettivo, atteso che il delitto è stato portato a termine con determinazio-

ne massima e anche violenza.

La complessiva vicenda, inoltre, mette in luce una personalità dell'imputato

non positiva, tipica non solo di un soggetto votato al delitto ma altresì incline

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ad ingannare il prossimo (si pensi anche, tra l'altro, alle false promesse fatte ai

migranti, alle false generalità offerte alle autorità italiane, ai documenti rispon-

denti a più identità rinvenuti in suo possesso) .

Quindi, tenuto conto dei limiti edittali previsti dalla legge — espressivi di un

fortissimo disvalore del legislatore per condotte del tipo di quelle per le quali si

procede - e considerato quanto sin qui detto, valutati altresì tutti gli altri indici

dettati dagli artt. 132 e 133 c.p., ai sensi dell'art. 27 Cost, la pena base dalla

quale prendere le mosse per arrivare alla determinazione della pena finale non

può che essere ampiamente superiore al minimo edittale stabilito per il reato in

contestazione e corrispondente alla media tra detto minimo e il massimo editta-

le, media pari ad anni dieci reclusione, oltre che con la multa (€ 15.000 per per-

sona).

Detta pena deve essere aumentata in ragione dell'aggravante di cui alla lett.

b) del comma 3-ter dell'art. 12 d.lgs. n. 286/98 (aumento della reclusione da un

terzo alla metà e multa di 25.000 euro per ogni persona).

In virtù di detto aumento, la pena va stabilita in anni tredici e mesi sei di re-

clusione ed € 25.000 di multa per ogni persona (pari a complessivi € 5.275.000,

essendo 211 le persone fatte entrare illecitamente nel territorio dello Stato).

Detta pena va poi ulteriormente aumentata per la circostanza aggravante di

cui al comma 3-bis dell'art. 12 del d.lgs. n. 286/98 e, in virtù di detto aumento

(potenzialmente fino ad un terzo), può essere fissata in anni quindici di reclu-

sione ed € 5.500.000 di multa.

Infine, va apportato l'aumento per la continuazione, aumento che, poten-

zialmente fino al triplo per ciascun reato in continuazione, può essere in con-

creto fissato in complessivi anni cinque di reclusione ed € 500.000 di multa, in

ragione di anni due e mesi sei di reclusione ed € 250.000 di multa per ciascuno

degli altri due delitti in contestazione (il secondo reato di cui al capo B, quello

relativo al trasporto conclusosi con lo sbarco a Lampedusa del 3.11.2013, ed il

delitto associativo di cui al capo A), sì da ottenere la pena di anni venti di re-

clusione ed € 6.000.000 di multa,

A detta pena, infine, va apportata la diminuzione di un terzo per il rito pre-

scelto, sicché la pena finale da applicare all'imputato è quella di anni tredici e

mei quattro di reclusione ed € quattromilioni/00 di multa.

Tribunale d! PalermoGiudice per le indagini preliminariProo. n. 21804/2013 r.g.n.r. - n. 13638/2013 r.g. g.i.p.

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Alla condanna così determinata conseguono ex lege l'obbligo del pagamen-

to delle spese processuali e di quelle di mantenimento durante il periodo di cu-

stodia cautelare (artt. 535 e 692 c.p.p.), l'interdizione in perpetuo dai pubblici

uffici (art. 29 c.p.) e quella legale durante l'espiazione della pena (art. 32 c.p.)

Tenuto conto della pericolosità sociale del soggetto, ai sensi degli artt. 229

c.p. nonché 442 e 533 c.p.p., all'imputato va altresì applicata la misura di sicu-

rezza della libertà vigilata per la durata di anni quattro.

Per quanto riguarda le cose in sequestro, trattandosi di cose impiegate nella

commissione dei delitti per i quali si procede, di esse va ordinata la confisca e

distruzione, disponendone altresì al vendita per quanto riguarda gli apparecchi

elettronici e l'allegazione al fascicolo processuale per i documenti sequestrati.

La gravita dell'imputazione da ragione del termine stabilito in dispositivo ai

sensi dell'art. 544, comma 3, c.p.p. per il deposito della sentenza.

P.Q.M.

Visti gli artt. 416 c.p., 12 del d.lgs. n. 286 del 1998, 81, 63, 66, 132 e 133

c.p., 442 e 533 c.p.p., dichiara I H ATTOUR Abdalmenem responsabile dei re-

ati a lui ascritti e, ritenuta la continuazione tra i medesimi e ritenuto più grave

quello commesso in data 15.10.2013 di cui al capo B) dell'imputazione, con la

diminuzione per il rito prescelto, condanna il predetto alla pena di anni tredici e*r '

mesi quattro di reclusione ed euro quattromilioni/00 di multa.

Visti gli artt. 535 e 692 c.p.p., pone a carico del predetto imputato il paga-

mento delle spese processuali e di quelle di mantenimento durante il periodo di

custodia cautelare.

Visti gli artt. 29 e 32 c.p., dichiara I H ATTOUR Abdalmenem interdetto in

perpetuo dai pubblici uffici ed in stato di interdizione legale durante

l'espiazione della pena.

Visti gli artt. 230 c.p. e 442, comma 1, e 533, comma 1, c.p.p., applica

all'imputato-1 H ATTOUR Abdalmenem la misura di sicurezza della libertà vi-

gilata per la durata di anni quattro.

Visto l'art. 240 c.p., ordina la confisca di quanto in sequestro, disponendo la

vendita degli apparecchi elettronici e l'allegazione al fascicolo processuale dei

documenti sequestrati.

Visto l'art. 544, comma 3, c.p.p., indica in giorni novanta il termine per il

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deposito della sentenza.

Palermo, li 2 aprile 2014

ILCANCaLLI

Depositato in Cancelleria

Palermo, 1II Car celare

GiudiceGinMamo Ofàstfgì

1 2 HOV.

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