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REPORTIL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: STRUTTURA, DIALOGO SOCIALE, FUTURO
WITH THE SUPPORT OF THE EUROPEAN COMMISSION
IND
ICE
3.1 IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: PANORAMICA
3.1.1 STRUTTURA DEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA
3.1.2 LA SITUAZIONE DELL’OCCUPAZIONE NEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA
3.1.3 TENDENZE DI MERCATO
3.2 IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE CALZATURIERO: ANALISI PER PAESE
3.2.1 STRUTTURA DEI SISTEMI DI DIALOgO SOCIALE NAZIONALE PRESI IN ESAME
3.2.2 LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOgO SOCIALE
3.2.3 LE PRIORITà EUROPEE DELLE PARTI SOCIALI NAZIONALI
3.3 I FATTORI TRAINANTI DEL FUTURO DEL SETTORE CALZATURIERO : L’ANALISI S.W.O.T.
3.3.1 PANORAMICA QUANTITATIVA E QUALITATIVA
3.3.2 PUNTI DI FORZA
3.3.2 PUNTI DI DEBOLEZZA
3.3.4 OPPORTUNITA’
3.3.4 MINACCE
1. INTRODUZIONE A CURA DELLE PARTI SOCIALI
2. SINTESI
3. RISULTATI DEL PROGETTO
Report 20144
Report 2014 5
L’obiettivo principale del progetto era quello di individuare lo stato dell’arte del settore della calzatura, dei sistemi e delle pratiche nazionali di dialogo sociale al fine di creare le condizioni ottimali per rinnovare il dialogo sociale europeo ed adeguarlo all’evoluzione occupazionale.
Tale obiettivo è stato ampiamente conseguito mediante la creazione di un’”intelligence” settoriale strutturale e il rafforzamento della rete del dialogo sociale europeo della calzatura per uno scambio sistematico di informazioni nonchè mediante la promozione di un approccio al dialogo sociale specifico ed ampiamente accettato. Le attività del progetto sono state attuate attraverso una cooperazione intensa, attiva e proficua tra le parti sociali europee e tra queste ultime e i membri nazionali. Questa cooperazione rinnovata e rafforzata figura tra i risultati di maggiore valenza conseguiti nell’ambito delle attività progettuali.
Il progetto ha permesso di: 1) Stilare un’analisi aggiornata del settore della calzatura, prendendo in esame gli indicatori relativi alla struttura economica nella maggior parte dei paesi a livello continentale; 2) Analizzare l’evoluzione del dialogo sociale settoriale nei cinque paesi più importanti; 3) Svolgere un’analisi SWOT completa del settore.
Il primo capitolo della relazione raccoglie i dati più recenti che descrivono la situazione economica del settore, l’occupazione e i principali indicatori di mercato. Essenzialmente il capitolo è basato sui dati, presenta una descrizione sintetica e un’analisi della struttura del settore nonché dei fattori competitivi che impattano sulla sua evoluzione.
Il secondo capitolo presenta una valutazione più qualitativa dell’evoluzione delle relazioni industriali in cinque paesi con una sezione specifica sulla situazione settoriale a livello nazionale. Sono state raccolte informazioni di prima mano attraverso incontri specifici organizzati nei paesi europei più importanti per il settore della calzatura: Francia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna . La terza parte della relazione illustra i risultati di un’accurata analisi settoriale SWOT (punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce ) svolta dalle parti sociali nazionali ed europee al fine di individuare le questioni da affrontare insieme a livello europeo per rafforzare la competitività e la crescita del settore.
I 16 mesi di attività del progetto hanno consentito alle parti sociali europee di raccogliere le informazioni necessarie alla definizione su base fattuale delle priorità di azione del dialogo sociale europeo al fine di rispondere alle esigenze concrete espresse dalle associazioni nazionali di categoria e dai sindacati.
La maggiore coesione a livello europeo delle parti sociali del settore della calzatura e l’insieme aggiornato d’informazioni disponibili dovrebbero tradursi in azioni concrete da portare avanti nel contesto europeo partendo da priorità definite di comuni accordo.
1.INTRODUZIONEa cURa DEllE PaRTI sOcIalI
Carmen Arias CastellanoLuc Triangle
Report 20146
2.sINTEsI
IL progetto dal titolo IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: STRUTTURA, DIALOGO SOCIALE E FUTURO, ha come scopo quello di fornire un quadro aggiornato del settore europeo della calzatura grazie ad una maggiore interazione tra le parti sociali europee e nazionali. I dati dovevano essere utilizzati per definire le priorità future per le attività del dialogo sociale europeo. Le informazioni e i dati raccolti ed elaborati nel corso dei 16 mesi del progetto sono stati strutturati in tre capitoli:
● IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: UNA PANORAMICA ● IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI PER PAESE ● GLI ELEMENTI TRAINANTI DEL FUTURO DEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI S.W.O.T.
L’analisi delle varie tematiche fornisce alle parti sociali le informazioni necessarie per la definizione delle priorità settoriali nell’attuazione della strategia e degli obiettivi del dialogo sociale settoriale europeo.
Il primo capitolo, IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: UNA PANORAMICA offre un’analisi aggiornata del settore della calzatura, prendendo in esame gli indicatori di maggiore pertinenza che mostrano la struttura economica, le dinamiche di mercato e le caratteristiche della manodopera nei paesi europei più importanti per la produzione di calzature. Il capitolo è suddiviso in quattro sottocapitoli .Nel capitolo 3.1.1 – Struttura del settore europeo della calzatura, le parti sociali hanno elaborato le statistiche Eurostat, per estrapolare le informazioni settoriali più importanti sul piano strutturale (i dati comprendono altresì la produzione di componenti per calzature, se non indicato diversamente). I principali risultati di questo capitolo sono elencati come segue:
● Il settore europeo della calzatura (compresa la produzione di componenti per calzature) contava oltre 20.000 aziende nel 2013. A partire dal 2008, questa cifra ha registrato un calo del 18,5% ed ha seguito un trend al ribasso a motivo della delocalizzazione e del trasferimento della produzione in paesi con un basso costo del lavoro e delle conseguenze della recente crisi economica.
● Nel 2013, cinque paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Polonia) rappresentavano circa l’85% delle aziende produttrici di componenti per calzature in Europa. In questi paesi, il grosso delle aziende si concentrava in regioni e distretti industriali estremamente specializzati.
● Le piccole e medie imprese rappresentano circa il 95% del totale delle aziende del settore. Vanno sottolineate le differenze nella distribuzione delle imprese per fascia dimensionale: in alcuni paesi, come l’Italia e la Polonia, si registra una percentuale significativa di micro imprese; mentre in altri, come la Romania, si rileva un maggiore equilibrio tra le varie fasce dimensionali, con una quota maggiore di imprese di maggiori dimensioni.
● Nel 2013, il settore della calzatura (compresi i componenti) ha prodotto un fatturato superiore ai 27 miliardi di euro, il più alto per sei anni. Il settore della calzatura è stato in grado di recuperare e aumentare il fatturato di 5 miliardi di euro in un periodo di cinque anni grazie ad un investimento continuo in prodotti innovativi e nuovi mercati.
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● La distribuzione geografica del fatturato della calzatura (e dei componenti) non rispecchia completamente la distribuzione delle imprese. L’Italia continua ad essere il mercato leader e produce più della metà del fattore aggregato europeo. ● Il contributo delle PMI al fatturato si avvicinava all’80% del totale nel 2011, al 76% nel 2012 e al 77% nel 2013.
La stessa fonte è stata utilizzata per elaborare alcuni dati presentati nel capitolo 3.1.2 La situazione dell’occupazione nel settore europeo della calzatura, che presenta un analisi dell’occupazione a livello settoriale su base geografica, prendendo in esame il peso della dimensione delle imprese e altri fattori pertinenti derivanti dallo studio svolto con le parti sociali di Francia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania. L’analisi ha portato all’aggregazione delle seguenti informazioni:
● L’occupazione settoriale evidenzia un calo continuo tra il 2008 e il 2009 (passando da più di 330.000 addetti a circa 296.000). Da quel momento, i posti di lavoro del settore rivelano una certa stabilità. Nel 2013, oltre 288.000 lavoratori erano occupati nel settore della calzatura e della produzione di componenti.
● L’Italia occupa il numero più elevato di addetti che rappresentano il 28% della manodopera a livello europeo, la Romania il 18% (e soltanto il 4% del fatturato), il Portogallo il 15%, Spagna e Portogallo insieme il 15%. Questi cinque paesi rappresentano insieme oltre il 75% del totale della forza lavoro impiegata nel settore europeo della calzatura .
● Le piccole e medie imprese del settore europeo della calzatura occupano oltre l’80% della manodopera . ● Nei paesi oggetto di studio (Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Romania) si evidenzia una presenza più significativa della manodopera femminile.
● In questi paesi, la manodopera è prevalentemente locale. La percentuale più alta di lavoratori stranieri si trova in Italia e la manodopera non italiana rappresenta più del 4,2% del totale degli addetti
● La maggioranza dei lavoratori sono di età compresa tra i 36 e i 55 anni di età. Si registra una percentuale relativamente elevata di lavoratori senior in uscita (soprattutto in Francia) e una percentuale bassa di nuovi addetti in entrata.
● La distribuzione del lavoro rivela il predominio di colletti blu preposti a mansioni che richiedono delle competenze di natura tecnica e produttiva. Le competenze tecniche sono di assoluta importanza per il futuro del settore calzaturiero, poiché la qualità e il valore aggiunto della produzione contribuiscono a distinguere l’Europa all’epoca della globalizzazione.
● I colletti bianchi sono sempre più importanti nel settore della calzatura. La percentuale di questa categoria di lavoratori è particolarmente elevata in Italia che registra una delle quote più elevate di esportazioni verso i paesi extraeuropei. Il design, il marketing, la logistica, gli agenti di vendita corrispondono a profili professionali in continua crescita nel settore.
● La schiacciante maggioranza dei lavoratori occupati nel settore calzaturiero dei paesi oggetto di analisi (Francia, Portogallo, Italia, Romania) hanno un contratto a tempo indeterminato.
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Il capitolo 3.1.3 Le tendenze del mercato fornisce un quadro aggiornato della produzione calzaturiera, delle dinamiche di import e export, con i dettagli relativi al valore delle varie tipologie di calzature che vengono commercializzate in Europa e nel mondo. I risultati dell’analisi mostrano quanto segue:
● La produzione calzaturiera in termini di valore (compresi componenti) è aumentata del 24% tra il 2009 e il 2013
● Le esportazioni di calzature in termini di valore (compresi i componenti) registra una progressione del 74% tra il 2009 e il 2013
● Le importazioni di calzature in termini di valore (compresi i componenti) evidenzia un aumento del 26% tra il 2009 e il 2013
● L’Europa è uno dei maggiori mercati mondiali per la calzatura con un consumo che attualmente supera i 23,8 miliardi di euro. Anche se la bilancia commerciale continua ad essere in rosso, l’aumento sostenuto delle esportazioni permette di ridurre il deficit.
● I calzaturifici europei registrano un aumento continuo in termini di prezzo unitario e valore aggiunto.
● Le calzature di pelle (codice 152013) rappresentano circa il 48% del totale della produzione, a conferma del posizionamento della calzatura europea nella fascia di mercato più alta.
● I dati sull’esportazione di calzature in termini di valore e di numero di paia (esclusi i componenti) rivelano una progressione significativa tra il 2009 e il 2013, un periodo in cui le esportazioni sono aumentate più del 73% in valore e del 46% in numero di paia
● Nel periodo preso in esame, il valoro unitario dell’export della calzatura europea è aumentato passando da 27,7 € al paio nel 2009 a 32,8 € al paio nel 2013.
● I mercati extraeuropei più importanti per l’export delle calzature prodotte nella UE sono gli USA, la Russia1, la Svizzera e Hong Kong
● Il prezzo unitario (€/paio) delle calzature esportate dall’Europa verso paesi extra-UE e quello delle scarpe importate da paesi non-UE in Europa evidenzia una differenza importante e mostra come l’export europeo sia basato sull’alta qualità mentre l’import essenzialmente sul prezzo.
1 L’impatto della crisi in Russia ha portato al calo dell’export dell’UE 28 verso la Russia per 227.835 milioni di euro tra il 2013 e il 2014
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1 L’impatto della crisi in Russia ha portato al calo dell’export dell’UE 28 verso la Russia per 227.835 milioni di euro tra il 2013 e il 2014
Il secondo capitolo della relazione IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI PER PAESE presenta una valutazione più qualitativa dei cinque paesi considerati con un focus specifico sulla situazione settoriale a livello nazionale. L’obiettivo è quello di proporre alle parti sociali europee alcune strategie tese al sostegno del settore in questo periodo storico particolare. Le parti sociali europee sono consapevoli che l’adeguamento e il rinnovamento del dialogo sociale europeo saranno efficaci soltanto con una profonda comprensione della situazione a livello nazionale degli stati membri più importanti. A tal fine, abbiamo raccolto informazioni di prima mano durante incontri organizzati nei maggiori paesi europei per la produzione calzaturiera: Francia, Italia, Portogallo, Romania Spagna. Le riunioni sono state organizzate per coinvolgere i datori di lavoro e i sindacati in una discussione aperta con le parti sociali europee. La raccolta e l’elaborazione delle informazioni hanno portato alla definizione di 4 sezioni:
● La struttura e il quadro del dialogo sociale nazionale
● Le specificità settoriali
● Le riunioni e i risultati del dialogo sociale
● Le priorità del dialogo sociale europeo
STRUTTURA E QUADRO DEL DIALOGO SOCIALE NAZIONALE Questa parte dello studio è tesa ad un’analisi generale della situazione nazionale del dialogo sociale e delle relazioni industriali, alla raccolta di informazioni fornite dalle parti sociali e alla loro integrazione con altre fonti per definire un quadro nazionale aggiornato evidenziando i punti in comune e le peculiarità nazionali. I risultati descritti nel capitolo 3.2.1. delineano un quadro generale completo dei cinque paesi analizzati ed mettono in rilievo la diversità delle situazioni nazionali. Il dialogo sociale settoriale nazionale e le relazioni industriali hanno una lunga tradizione in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, mentre molte lacune rimangono in Romania. L’evoluzione della legislazione nazionale ha seguito percorsi diversi nei cinque paesi. Lo stato svolge un ruolo più importante in Francia e in Spagna, dove il salario minimo viene stabilito per legge, mentre in Italia è meno presente poiché il sistema delle relazioni industriali poggia essenzialmente su trattative bilaterali e il salario minimo non viene fissato con una legge dello stato. Il Portogallo mostra un caso molto particolare con una situazione in rapido cambiamento a motivo della creazione, dell’adozione e della successiva abolizione di misure prese nel quadro del programma di aggiustamento economico legato al salvataggio finanziario del 2011. Infine, la Romania ha registrato un drastico cambiamento del quadro legislativo che regola il dialogo sociale con l’introduzione di nuove procedure e norme legate alla validità e alla copertura degli accordi sottoscritti dai rappresentanti dei sindacati e delle imprese.
SPECIFICITA’ SETTORIALI La seconda parte dell’analisi presentatata nel capitolo 3.2 si concentra sulle caratteristiche specifiche del dialogo sociale settoriale nazionale esistente nei cinque paesi considerati. Il principale argomento oggetto di analisi riguardava il rapporto tra le parti sociali settoriali nazionali nel contesto delle varie legislazioni nazionali. I risultati hanno evidenziato un quadro estremamente variegato, in termini di esistenza di un autentico dialogo sociale, di frequenza delle riunioni del dialogo sociale, di condizioni giuridiche relative alla rappresentatività e di estensione della validità degli accordi al di là delle parti firmatarie. Presentiamo di seguito un breve riassunto dei principali risultati dell’analisi.
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FRANCIA: il dialogo sociale settoriale esistente nell’Esagono si svolge tra i datori di lavoro rappresentati dalla FFC – Federation Française de la Chaussure e i rappresentanti delle cinque federazioni di categoria dei sindacati confederali: CGT, CFDT, FO, CFE-CGC, CFTC (valido fino al 2017). Entrambe le parti ritengono che il dialogo sociale sia molto collaborativo. Le riunioni del dialogo sociale si svolgono almeno una volta all’anno.
ITALIA: il dialogo sociale settoriale esistente si svolge mediante una piattaforma comune conosciuta come “Relazioni Industriali”. Le parti sociali coinvolte sono: Assocalzaturifici, l’associazione datoriale nazionale e i rappresentanti delle tre federazioni sindacali di categoria: FEMCA – CISL, FILCTEM – CGIL, e UILTEC-UIL. Il dialogo sociale settoriale è bilaterale con un contributo molto limitato della pubblica amministrazione. Le riunioni si svolgono almeno due volte all’anno, con una cooperazione attiva tra le parti.
PORTOGALLO:il paese ha conosciuto delle difficoltà strutturali a motivo del programma di aggiustamento economico legato al piano di salvataggio finanziario del 2011. Nel passato recente, l’associazione portoghese della calzatura, l’APICCAPS, e il sindacato nazionale FESETE, hanno organizzato dei tavoli informali con una frequenza regolare. Nell’ottobre 2014 è stato rinnovato il contratto collettivo di lavoro grazie agli sforzi profusi dalle parti sociali. La cooperazione tra queste ultime ha generato risultati positivi nel corso degli ultimi anni.
ROMANIA: le piattaforme ufficiali di dialogo sociale sono di secondo livello e non esistono a livello nazionale e settoriale. Il settore della calzatura non ha un’associazione di parte datoriale che risponda ai requisiti in termini di rappresentatività. Di conseguenza, non è stato sottoscritto nessun contratto collettivo nel settore della calzatura in Romania. Le condizioni e le evoluzioni contrattuali sono discusse annualmente a livello aziendale. Nell’intento di rilanciare il dialogo sociale, l’associazione settoriale SFERA FACTOR, costituita da circa 65 imprese, ha avviato una collaborazione con l’organizzazione delle imprese.
SPAGNA:ufficialmente non esiste una piattaforma ufficiale di dialogo sociale nel settore spagnolo della calzatura. Il dialogo sociale si svolge attraverso tavoli informali tra i rappresentanti delle imprese (FICE-calzature e AEC-componenti) e le maggiori federazioni sindacali di categoria: FITAG-UGT, FITEQA-CC.OO (dal 2014 FI – CC.OO). Il 25 settembre 2014, il Ministero spagnolo del lavoro e degli affari sociali ha pubblicato un nuovo contratto collettivo per il settore della calzatura.
LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOGO SOCIALE Per conseguire gli obiettivi del progetto è altresì importante avere una comprensione dettagliata del dialogo sociale settoriale a livello nazionale in merito alla frequenza delle riunioni ed alle iniziative congiunte nell’ambito di progetti bilaterali stabiliti nel quadro sistema nazionale settoriale di relazioni industriali. Come spiegato nella sezione 3.2.2 della relazione, gli argomenti affrontati nelle riunioni del dialogo sociale, al di là dei contratti collettivi e dei salari, sono relativi alle condizioni di lavoro, alla formazione e istruzione, alla situazione industriale del settore. Esempi di buone pratiche nell’ambito dell’istruzione e della formazione vengono riassunti nel capitolo 3.2.2:
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ISTRUZIONE E FORMAZIONE – FRANCIA: le parti sociali francesi collaborano attivamente nell’ambito dell’istruzione e della formazione. Il loro ruolo prevede, tra le altre cose, l’assegnazione dei fondi pubblici destinati a rispondere ai bisogni formativi. Le parti sociali hanno sviluppato molte competenze nella definizione di priorità settoriali in materia di istruzione e di formazione professionale, consentendo in questo modo di orientare le scuole, i centri che erogano la formazione professionale e l’offerta formativa per garantirne l’allineamento con i bisogni del settore.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE – ITALIA: Il contratto collettivo nazionale delinea il quadro per la creazione dell’ Osservatorio Bilaterale Calzatura - “OBN-C”, il cui compito è quello di individuare l’evoluzione dei bisogni formativi, predisporre le necessarie attività formative, promuovere i contatti tra produttori e centri di formazione. Recentemente, l’OBN-C ha intrapreso i passi necessari per diventare membro del Consiglio settoriale europeo per le competenze professionali del tessile, abbigliamento, pelle e calzatura (ESSC TCLF) http://europeanskillscouncil.t-c-l.eu/.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE – PORTOGALLO: In Portogallo, la questione dello sviluppo delle competenze professionali ha beneficiato dello stretto collegamento stabilito con il dialogo sociale dal 1965. Un protocollo sottoscritto dall’associazione delle imprese e dai rappresentanti dei sindacati portò alla creazione del “Centro de Formação Professional da Indústria de Calçado (CFPIC)”, conosciuto con il nome di accademia del design e della calzatura. Questo organo, gestito congiuntamente dalle parti sociali e dall’amministrazione portoghese, ha confermato il suo interesse ad aderire all’ESSC TCLF.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE- SPAGNA: Fundación Tripartita para la Formación en el Empleo-FTFE (Fondazione trilaterale per la formazione e l’occupazione) è un organo che appartiene al settore pubblico, preposto alla gestione a livello nazionale della formazione professionale continua in Spagna nell’ambito del dialogo sociale e in modo trilaterale (l’agenzia nazionale per l’impiego, le associazioni di parte datoriale e sindacale). In questo sistema complesso, vengono istituiti i comitati settoriali congiunti bilaterali. Gli esperti che rappresentano le imprese e i sindacati forniscono regolarmente le loro proposte per lo sviluppo di nuovi corsi al fine di agevolare la corretta assegnazione dei fondi da parte della FTP2
ISTRUZIONE E FORMAZIONE- ROMANIA: malgrado l’assenza di un organo bilaterale o trilaterale riconosciuto per la gestione della formazione, le parti sociali del settore della calzatura, con il sostegno dell’Università di Tuiasi, hanno aperto un tavolo di discussione per la creazione di un gruppo di lavoro che dovrebbe affrontare le questioni legate al settore del tessile, abbigliamento, pelle e calzatura. Per molto tempo, la formazione professionale non è stata riconosciuta ufficialmente dal Governo ed esiste la chiara esigenza di investire sulla formazione tecnica, soprattutto perché la Romania è il secondo paese europeo in termini di addetti ed una formazione adeguata viene erogata soltanto nelle grandi aziende.
PRIORITA’ PER IL DIAOLOGO SOCIALE EUROPEO Una parte specifica dell’analisi verte sull’individuazione di priorità per il futuro del dialogo sociale europeo. I risultati presentati nel paragrafo 3.2.3 mostrano che le parti sociali nazionali intendono affrontare insieme nel quadro del dialogo sociale europeo le questioni seguenti:
2 Il 24 marzo 2015 è entrata in vigore una nuova normativa nazionale: “Real Decreto-ley 4/2015, de 22 de marzo, para la reforma urgente del Sistema de Formación Profesional para el Empleo en el ámbito laboral”, che modifica il nome della Fundación Estatal para la Formación en el Empleo, e introduce delle modifiche nella distribuzione delle competenze tra I vari stakeholder. Lo Stato acquisisce un maggiore potere e le parti sociali sono escluse dalla gestione dei fondi e dall’erogazione della formazione.
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● Aumentare l’attrattività del settore nei confronti dei giovani lavoratori
● Predisporre azioni coordinate per incoraggiare lo sviluppo di programmi e di progetti tesi ad individuare i bisogni in termini di competenze future ed affrontare il mancato incontro tra domanda e offerta di competenze
● Promuovere azioni volte ad una più rigorosa esecuzione dei controlli doganali e della vigilanza del mercato.
● Interagire con i servizi della Commissione al fine garantire la reciprocità nell’aprire i mercati e nel firmare accordi di libero scambio.
Secondo le parti sociali le altre priorità del dialogo sociale settoriale sono: iniziative per favorire l’occupazione del settore; l’indicazione di origine obbligatoria come strumento per promuovere il know how europeo e rispettare le norme sociali, ambientali e sanitarie; le politiche industriali a sostegno del settore manifatturiero dell’UE e della responsabilità sociale delle imprese; individuare un approccio armonizzato di analisi ed elaborazione dei dati statistici nazionali ed europei per aumentare la qualità delle previsioni.
GLI ELEMENTI TRAINANTI PER FUTURO PER IL SETTORE DELLA CALZATURA: ANALISI S.W.O.T.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto riguardava lo sviluppo delle condizioni ottimali per il rinnovo e l’adeguamento del dialogo sociale settoriale europeo della calzatura ai cambiamenti attuali e futuri. In virtù di ciò si è delineata l’esigenza di sviluppare un insieme di informazioni settoriali aggiornate sulle questioni di maggiori pertinenza a livello europeo, in stretta collaborazione con le parti sociali nazionali. Un approccio “bottom up” rinnovato ha permesso di definire le priorità di azione del dialogo sociale europeo, su base fattuale e sulle esigenze concrete espresse dalle associazioni datoriali e sindacali. A tal fine, le parti sociali hanno ritenuto l’analisi S.W.O.T la più idonea in quanto prevede un metodo strutturato per valutare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce relative ad un caso aziendale specifico:
● Punti di forza : le caratteristiche che conferiscono al settore europeo della calzatura un vantaggio rispetto ad altri settori
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
OPPORTUNITA’ MINACCE
● La calzatura europea è comunemente riconosciuta come un prodotto originale e di alta qualità
● Una lunga tradizione industriale
● Il design europeo
● Una manodopera qualificata
● La vicinanza tra mercato e fornitori
● Potenzialità e capacità di innovazione
● Scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori ● Assenza di coordinamento tra i centri di formazione professionale e le aziende ● Scarsa considerazione del lavoro manuale ● Assenza di un coordinamento effettivo tra i centri di ricerca e le aziende ● In media le aziende sono di piccola dimensione ● Scarso accesso al credito ● Le aziende si concentrano sul mercato domestico ● Squilibro a livello mondiale nell’applicazione della legislazione in materia sociale e ambientale ● Svantaggi competitivi strutturali legati al contesto nel quale opera-no le imprese
● Nuovi mercati emergenti
● Migliori condizioni di accesso ai mercati
● Rafforzamento dei distretti industriali e del sostegno infrastrut-turale alle PMI
● Nuove tecnologie di produzione e di vendita
● Tendenze demografiche e sociali: nuove esigenze
● Un’attività di ricerca e sviluppo più mirata
● Sostenibilità ambientale/sociale e trasparenza
● Rilocalizzazione della produzione in Europa
● Un branding europeo
● Indicazione di origine obbligatoria
● Calo del consumo locale negli stati membri dell’UE
● Protezionismo
● Scarsità e costo delle materie prime
● Contraffazione
● Scarsità futura di manodopera qualificata con particolare riferi-mento alle competenze tecniche
● “Designed in Europe” un modello di business emergente nei paesi a basso costo
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● Punti deboli: lcaratteristiche che concorrono a mettere il settore europeo della calzatura in una situazione di svantaggio.
● Opportunità: elementi che IL settore europeo della calzatura dovrebbe sfruttare a proprio vantaggio
● Minacce : i fattori esterni che potrebbero causare un impatto negativo nel settore europeo della calzatura.
L’analisi è stata svolta in diverse fasi. Le parti sociali europee hanno fornito alle associazioni nazionali di parte datoriale e sindacale una panoramica delle proposte su ogni categoria dell’analisi SWOT. Gli argomenti analizzati e decisi nella panoramica in questione sono stati oggetto di discussione congiunta nel quadro di seminari ad hoc organizzati a Bruxelles. Come mostra il grafico a radar di seguito riportato, l’iniziativa ha consentito di individuare e descrivere 7 punti di forza settoriali, 9 punti di debolezza, 10 opportunità e 6 minacce.
Il settore europeo della calzatura mantiene la sua forza grazie ad una lunga traduzione e al retaggio culturale che caratterizzano la produzione di un articolo che sarà richiesto da un numero sempre più importante di consumatori in tutto il mondo. L’Europa si distingue per il design e l’ottima qualità dei suoi prodotti creati da una manodopera qualificata alla quale si deve una parte importante del valore aggiunto. Il settore europeo della calzatura ha creato una filiera estremamente sofisticata nei territori di uno dei mercati mondiali di maggiore peso (l’Europa rappresenta il 46% dell’import mondiale in termini di valore) .
D’altro canto, essendo la manodopera uno degli asset principali del settore europeo della calzatura e considerando l’invecchiamento progressivo degli addetti, la scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori costituisce un punto di debolezza di particolare valenza. Alcuni fattori strutturali creano particolari difficoltà alle piccole aziende nell’accesso al credito, nella predisposizione di strategie a lungo termine e nell’affrontare i mercati internazionali.
Le principali opportunità per il settore europeo della calzatura sono rappresentate dai mercati emergenti che possono assorbire una maggiore quantità di calzature europee grazie alle migliori condizioni commerciali e all’elevato potere d’acquisto di una parte sempre più numerosa della popolazione (Cina). La firma di accordi commerciali tra l’UE e i partner strategici come gli USA e il Giappone continua ad essere una priorità per il settore. Sul versante della produzione, le nuove tecnologie e i nuovi materiali dovrebbero essere maggiormente sfruttati nel settore della calzatura, insieme a servizi avanzati forniti dai distretti e da altri supporti infrastrutturali. Altre opportunità derivano dalle attività di ricerca e sviluppo che possono aiutare le imprese del settore a rispondere ai bisogni di nuove categorie di consumatori. A tal riguardo, gli aspetti ambientali e sociali costituiscono dei fattori di particolare importanza per un numero crescente di consumatori. I calzaturifici europei sono all’avanguardia per la sostenibilità della produzione e della filiera. Questa è una delle ragioni per cui i calzaturifici europei vedono in modo positivo l’indicazione obbligatoria di origine: essa rappresenta la risposta naturale alla crescente domanda da parte dei consumatori di informazioni esaurienti sul prodotto, compresa la provenienza geografica.
Il calo del consumo locale negli stati membri dell’UE costituisce una della maggiori minacce per il settore calzaturiero europeo. Alcuni stati membri (soprattutto quelli dell’Europa del Sud) continuano ad essere pesantemente penalizzati dalle conseguenze della recessione economica. D’altro canto, molti mercati potenziali per le attività di export rimangono virtualmente chiusi per ragioni tariffarie e per la presenza di barriere non-tariffarie, che costituiscono un pesante disincentivo al commercio internazionale. Altre minacce derivano dal continuo aumento del costo delle materie prime (soprattutto la pelle), necessarie a garantire la qualità per fare la differenza rispetto ai competitor internazionali e dalla contraffazione, ampiamente riconosciuta dagli attori industriali e dagli stakeholder istituzionali.
Report 201414
3.1 IL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA: PANORAMICA
Il capitolo è teso a fornire un’analisi aggiornata del settore calzaturiero, prendendo in esame gli indicatori di maggiore pertinenza relativi alla struttura economica, le dinamiche di mercato e le caratteristiche della manodopera nei principali paesi a livello continentale. Le figure 1- 11 offrono un quadro del settore calzaturiero in termini di numero di imprese e di fatturato con un dettaglio sulla distribuzione geografica di queste variabili e sull’importanza relativa alle dimensioni delle aziende. A tal proposito, le parti sociali hanno elaborato le statistiche Eurostat disponibili (“Produzione di calzature” codici NACE Rev 2, B-E - [sbs_na_ind_r2]). I dati forniti comprendono altresì la produzione di componenti per calzature, se non specificato diversamente. La stessa fonte è stata utilizzata per l’elaborazione dei dati illustrati nella figura 12-16, che analizzano l’occupazione settoriale dal punto di vista geografico, considerando l’incidenza delle dimensioni delle aziende. Le figure 17- 24 riportano dati più dettagliati sulle caratteristiche della manodopera del settore calzaturiero (compresi i componenti), derivanti da uno studio svolto con le parti sociali nazionali di Francia, Italia, Polonia, Portogallo e Romania. L’analisi si è concentrata sulle caratteristiche della manodopera che non vengono considerate nelle statiche europee, come il genere, la provenienza geografica, l’età, l’anzianità, il titolo di studio, la distribuzione del lavoro, le tipologie contrattuali e l’incidenza del part-time. Gli ultimi 18 grafici (figure 25 – 42) propongono un quadro aggiornato della produzione calzaturiera, con dettagli sul valore delle varie tipologie di calzatura commercializzate in Europa e nel mondo. A tal fin, le statistiche Eurostat sono state integrate con altre fonti ufficiali di dati rese disponibili dai servizi della Commissione (Enterprise Directorate-General ITI Domain “TEXTILE” SOLD Production report per year NACE Nomenclature - Product: 1520 Manufacture of footwear) che forniscono informazioni più specifiche sulle questioni di interesse. Va sottolineato che in alcuni casi le parti sociali nazionali non riconoscono pienamente il quadro del settore descritto dalle statistiche di Eurostat. Ciò è vero ad esempio per la distribuzione tra le varie categorie di dimensioni delle aziende produttrici spagnole. A tal proposito, le note a piè di pagina relative alle differenze devono essere aggiunte ai grafici, pur mantenendo le cifre europee, per garantire l’uniformità della spiegazione. Questo fatto indica chiaramente l’esigenza di una struttura armonizzata per l’elaborazione dei dati tra le varie componenti del settore europeo della calzatura, come indicato nel capitolo 3.2.3 della relazione.
3.RIsUlTaTI DEl PROGETTO
Report 2014 15
2008 2009 2010 2011 2012 2013
24.085
21.97021.185 21.199
20.703 20.206
........................................................................
Il settore europeo della calzatura contava oltre 20.000 aziende nel 2013 (compresa la produzione di componenti). Dal 2008, questa cifra ha registrato un calo del 18,5% con una tendenza che continua ad essere stabile. Le ragioni che giustificano la contrazione del numero di calzaturifici sono ascrivibili alla delocalizzazione dei siti produttivi verso paesi con un basso costo della manodopera e agli effetti generali della recessione economica. Tra il 2008 e il 2009 si è assistito ad un rapido declino del numero di imprese, che ha rallentato tra il 2010 e il 2013. Tuttavia, anche nel periodo migliore, circa 500 aziende hanno chiuso tra il 2011 e il 2012 .
FIG. 1: NUMERO TOTalE DEllE aZIENDE calZaTURIERE 2008 – 2013
3.1.1 STRUTTURA DEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA
Report 201416
42% Italy
4% Others
1% Czech Republic1% Slovakia
1% Hungary
2% Germany
2% Bulgaria
2% Greece
2% France
8% Poland
6% Romania
15% Spain
14% Portugal
Nel 2013, cinque paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Polonia) rappresentavano circa l’85% delle aziende del settore calzaturiero e dei componenti. In questi paesi, la maggior parte delle aziende si concentrano nei distretti industriali e nelle regioni che registrano una bassa densità industriale e spesso concentrano la produzione su specifiche categorie di calzature.
FIG. 2: 2013 - DIsTRIBUZIONE GEOGRaFIca DEllE aZIENDE calZaTU-RIERE
Report 2014 17
L’analisi dell’evoluzione del numero delle aziende del settore calzaturiero nel periodo compreso tra 2011- 2013 (Fig.3, compresi i componenti) mostra che il calo delle imprese interessa paesi come Italia, Spagna, Polonia e Grecia in modo più pronunciato rispetto ad altri paesi europei. Il Portogallo, dal canto suo, ha registrato una crescita costante durante il periodo considerato con la creazione di 145 nuove aziende. Altri paesi importanti per la produzione calzaturiera come Romania, Francia e Germania hanno registrato una situazione più stabile. .
FIG. 3: 2011 - 2013: lE aZIENDE DEl sETTORE calZaTURIERO NEI 28 PaEsI MEMBRI DElla UE
Italy
Spain
Portugal
Poland
Romania
France
Greece
Bulgaria
Germany
Hungary
Slovakia
Czech Republic
United Kingdom
Croatia
Netherlands
Sweden
Austria
Slovenia
Finland
Lithuania
Belgium
Estonia
Cyprus
Latvia
Denmark
Ireland
Luxemburg
Malta
0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000 9.000 10.000
2011
2012
2013
8.550
3.052
2.698
1.651
1.207
388
379
362
359
262
223
208
179
120
119
92
81
53
38
27
25
18
17
11
7
0
0
80
Report 201418
Circa i due terzi delle aziende occupano meno di 10 lavoratori e il 12% tra i 10 e i 19 addetti. Tuttavia le PMI (comprese le micro, piccole e medie imprese) rappresentano il 95% e il 94% del totale del settore, mentre la percentuale rimanente corrisponde alle grandi imprese (con oltre 250 addetti).
La figura 4, riferita all’analisi della percentuale delle aziende per numero di addetti, evidenzia che quasi tutte le imprese del settore rientrano nella definizione di piccole e medie imprese
FIG. 4: 2010 - 2012: % DI IMPREsE PER FascIa DIMENsIONalE
74,9 %
2010 2011 2012
11,7 %
8,5 %
4,4 %
0,5 %
73,8 %
12 %
9 %
4,7 %
0,5 %
73,9 %
12,2 %
8,9 %
4,4 %
0,6 %
0-9 PERSONS EMPLOYED
10-19 PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS EMPLOYED OVER 250 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
caTEGORIa DI aZIENDa
aDDETTI FaTTURaTO OTOTalE sTaTO
Media < 250 ≤ € 50 m ≤ € 43 mPiccola < 50 ≤ € 10 m ≤ € 10 mMicro < 10 ≤ € 2 m ≤ € 2 m
Report 2014 19
........................................................................
2008 2009 2010 2011 2012 2013
26.513,2
21.963,824.000
25.305,7 25.246,2
27.097
La figura 6 illustra l’andamento del fatturato del settore europeo della calzatura (e componenti) nel periodo 2008 – 2013. Il 2013 ha registrato un’ottima performance con un fatturato superiore ai 27 milioni di euro, il più alto in sei anni. I calzaturifici sono stati in grado di recuperare il terreno perso e aumentare il fatturato di 5 miliardi di euro in un periodo di cinque anni. Per molti versi, questo è dovuto al continuo investimento realizzato dalle imprese in prodotti innovativi e nello sviluppo di nuovi mercati.
FIG. 5: 2012: la caTEGORIa DEll PMI NEI 5 PaEsI PRINcIPalI PER NU-MERO DI aDDETTI3
76%
2%8%14%
ITALY
79%
1%8%12%
SPAIN
0-9 PERSONS EMPLOYED
10-19 PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
46%19%
20%
15%
ROMANIA
86%
4%5%6%
POLAND
64%
8%14%
14%PORTUGAL
FIG. 6:2008 – 2013: FaTTURaTO TOTalE DEl sETTORE calZaTURIERO (IN MIlIONI €)
3 Stando alla FICE, l’associazione datoriale spagnola, i dati corretti sarebbero 0-9=49%; 10-19=27%; 20-49=21% e 50-249= 3%
La figura 5 illustra la distribuzione dei calzaturifici (e componenti) per categoria dimensionale all’interno dei 5 principali paesi produttori di calzature. Nel 2012, l’Italia e la Polonia registrano una percentuale significativa di micro imprese mentre la Romania evidenzia il maggiore equilibrio tra le varie categorie di imprese e registra la percentuale più cospicua di grandi imprese.
Report 201420
54% Italy
4% Hungary
2% Austria2% United kigdom
2% Slovakia
2% Poland
4% Romania
7% Germany
4% France
10% Spain
9% Portugal
FIG. 7: 2013 - DIsTRIBUZIONE GEOGRaFIca DEl FaTTURaTO DEl sET-TORE calZaTURIERO
La distribuzione geografica del fatturato del settore calzaturiero (e componenti) non rispecchia completamente la distribuzione delle azienda. L’Italia continua ad essere il mercato leader con oltre la metà del fatturato aggregato a livello europeo. La Spagna e il Portogallo occupano il secondo e il terzo posto con un fatturato che si attesta sui 2,7 miliardi di euro e 2,2 miliardi di euro, rispettivamente. La Francia genera un fatturato di circa 1,8 miliardi di euro mentre la Germania occupa il quarto posto tra i 28 paesi UE con 1,1 miliardi di euro in termini di fatturato.
Report 2014 21
L’analisi dell’evoluzione delle aziende del settore calzaturiero (e componenti) nei 28 paesi UE nel periodo 2011-2013 (Fig.8), evidenzia che la buona performance del 2013 può essere attribuita ai tre paesi più importanti per la produzione di calzature. Nel 2012 e 2013, il fatturato di questi paesi ha registrato una progressione del 2% su base annua per l’Italia , del 9% per la Spagna e dell’8% per il Portogallo. La Germania è rimasta stabile, mentre la Francia ha avuto un calo del 5%. La Polonia e la Romania, paesi importanti per il numero di aziende e di fatturato, hanno conseguito buoni risultati nel corso degli ultimi due anni, con una crescita del fatturato del 14% e del 6%, rispettivamente.
FIG. 8: 2011 - 2013: FaTTURaTO DEI calZaTURIFIcI NEI 28 PaEsI UE
Italy
Spain
Portugal
Germany
France
Romania
Poland
Slovakia
United Kingdom
Austria
Hungary
Finland
Bulgaria
Slovenia
Croatia
Greece
Czech Republic
Sweden
Belgium
Estonia
Ireland
Lithuania
Denmark
Latvia
Cyprus
Luxemburg
Malta
Netherlands
0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000
2011
2012
2013
13.891,3
2.738,9
2.228,3
1.828,0
1.091,0
936,5
628,8
502,0
465,7
445,7
224,7
202,5
126,6
115,6
109,9
87,9
60,2
35,4
21,4
16,6
13,2
11,6
2,4
2,3
0
0
0
41,2
Report 201422
La distribuzione del fatturato per dimensione dell’azienda (Fig. 9) mostra che le PMI svolgono un ruolo importante nella performance economica del settore. Le PMI apportano al fatturato un contributo dell’80% sul totale nel 2011, del 76% nel 2012 e del 77% nel 2013. Le aziende con un numero di addetti compreso tra i 50 e i 249 rappresentavano circa il 35% del fatturato europeo nel 2013, con una dimensione che ha consentito loro di superare le difficoltà tipiche delle PMI, di poter esplorare nuovi mercati ed investire in programmi di sviluppo a medio e a lungo termine, a beneficio della performance economica. Le grandi aziende detengono una quota significativa del fatturato della produzione di componenti e calzature, simile a quella attribuita alle aziende più piccole (circa un quinto del volume totale).
FIG. 9: 2009 - 2011 - 2012: % DEL FATTURATO PER DIMENSIONE DELL’AZIENDA
35,4 % 33,1 % 34,9 %
20,5 % 24,0 % 23,7 %
21,6 % 18,6 % 19,7 %
10,8 % 10,4 % 11,4 %
11,6 % 13,7 % 10,3 %
20112009 2012
0-9 PERSONS
EMPLOYED
10-19PERSONS
EMPLOYED
20-49PERSONS
EMPLOYED
50-249 PERSONS
EMPLOYED
OVER 250PERSONS
EMPLOYED
Report 2014 23
Se analizziamo la ripartizione del fatturato per dimensione aziendale nei 4 principali paesi produttori di calzature, possiamo rilevare la presenza di modelli diversi da paese a paese. L’Italia evidenzia una distribuzione più “equilibrata” con aziende che hanno meno di 20 addetti e che producono una quota di fatturato (25%) simile a quella di tutte le altre aziende. In Spagna, Portogallo e Francia, le aziende che impiegano dai 50 ai 249 lavoratori costituiscono la categoria di gran lunga più importante in termini di fatturato. In Francia, una quota rilevante del fatturato della produzione calzaturiera è ascrivibile alle grandi aziende.
FIG. 10: 2012: FaTTURa PER DIMENsIONE DI aZIENDa NEI 4 PaEsI PRINcIPalI
11%
49%
20%
51%
14%
26%
2%
15%
22%
6 %
21%
6%
28%
5 %
19%
9%
25%
13 %
38%
18%
ITALY SPAIN
PORTUGAL FRANCE
0-9 PERSONS EMPLOYED
10-19 PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
Report 201424
..................................................................................
0,23
0,17
0-9 EMPLOYED
1,07
1,16
10-19EMPLOYED
2,53
2,75
20-49 EMPLOYED
8,62
9,79
50-249 EMPLOYED
58,2
8
52,1
0
OVER 250 EMPLOYED
2011
2012
La figura 11 illustra il fatturato medio per dimensione di azienda. Queste cifre rivelano che il fatturato unitario cresce proporzionalmente alla dimensione delle aziende. Il fatturato delle grandi imprese è in media 5 o sei volte superiore rispetto a quello realizzato dalle PMI di maggiori dimensioni (50 - 249 addetti).
FIG. 11: 2011 - 2012: FaTTURaTO UNITaRIO PER DIMENsIONE DI aZIENDa (MIlIONI DI €)
Report 2014 25
3.1.2 LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE NEL SETTORE EUROPEO DELLA CALZATURA
2008 2009 2010 2011 2012 2013
331.836
296.339
287.437296.172
288.437 288.682
........................................................................
FIG. 12: 2008 - 2013: NUMERO TOTalE DEGlI aDDETTI
Nel 2008, il settore europeo della calzatura occupava oltre 330.000 addetti e registrava un calo, nel 2009, passando a 296.000 addetti. La perdita di 35.000 posti di lavoro verificatasi in questo periodo è stato l’ultimo cospicuo calo dell’occupazione nel settore calzaturiero prima di un periodo relativamente stabile, che si protrae ai giorni nostri. Le cause del calo occupazionale sono ascrivibili alla delocalizzazione dei siti produttivi verso paesi a basso costo e alla recessione economica. D’altro canto, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito ad una ripresa del settore che ha messo un freno al taglio occupazionale.
Report 201426
28% Italy
4% Others
2% United Kingdom
2% Croatia
2% France
3% Hungary
3% Germany
5% Bulgaria
9% Spain
6% Poland
18% Romania15% Portugal
3% Slovakia
Dall’analisi dell’occupazione nel settore manifatturiero nel 2013 (Fig. 13) si evince che, sebbene l’Italia continui ad occupare il maggior numero di addetti, la sua importanza relativa è meno marcata rispetto al numero di aziende e al fatturato. L’Italia rappresenta il 28% della forza lavoro, la Romania il 18% (con soltanto il 4% del fatturato), il Portogallo 15%, con Spagna e Polonia che insieme raccolgono il 15%. In totale, questi cinque paesi rappresentano oltre il 75% del numero degli occupati nel settore europeo della calzatura.
FIG. 13: 2013 - DIsTRIBUZIONE GEOGRaFIca DEll’OccUPaZIONE NEl sETTORE calZaTURIERO
Report 2014 27
Se consideriamo l’evoluzione occupazionale registrata nel settore negli ultimi tre anni in Europa (Fig. 14), osserviamo che a fronte di una certa stabilità nel periodo considerato, la Romania registra un lieve calo dell’occupazione mentre Spagna e Polonia presentano una tendenza positiva con la creazione di posti di lavoro nell’ultimo anno. La Polonia e la Bulgaria evidenziano un trend negativo negli ultimi tre anni, sebbene la portata non sia tale da influenzare la crescita dei dati aggregati europei.
FIG. 14: 2011 - 2013: L’OCCUPAZIONE NEL SETTORE CALZATURIERO DEI PAESI UE
0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000 100.000
2012
2013
Italy
Romania
Portugal
Spain
Poland
Bulgaria
Germany
Slovakia
Hungary
France
Croatia
United Kingdom
Czech Republic
Greece
Slovenia
Austria
Finland
Estonia
Netherlands
Lithuania
Sweden
Belgium
Latvia
Ireland
Denmark
Cyprus
Luxemburg
Malta
2011
81.622
53.270
43.821
26.409
17.533
13.326
8.957
8.728
7.451
6.730
5.820
4.295
2.359
1.594
1.369
1.412
1.065
793
526
261
228
226
86
58
46
0
0
697
Report 201428
Oltre l’80% dei lavoratori del settore della calzatura appartiene ad imprese piccole e medie. La distribuzione della manodopera è molto simile al modello indicato nella sezione relativa al fatturato (Fig. 9). Le aziende che impiegano un numero di addetti compreso tra 50 e 249 costituiscono la categoria più grande.
L’analisi della distribuzione dell’occupazione per categoria dimensionale nei sei principali paesi europei, mostra che l’Italia registra una situazione di equilibrio tra le varie categorie dimensionali delle imprese. La Romania, il Portogallo e la Bulgaria presentano una situazione di chiaro predominio delle aziende con 50-249 addetti mentre in Spagna le aziende con 20-49 addetti prevalgono rispetto alle altre.
FIG. 15: 2010 - 2012: % DELL’OCCUPAZIONE PER CATEGORIA DIMENSIONALE
FIG. 16: 2012 - DISTRIBUZIONE DELL’OCCUPAZIONE PER CATEGORIA DIMENSIONALE NEI 6 PAESI PIU’ IMPORTANTI SUL PIANOOCCUPAZIONALE
16%
10,3%
21,5%
33,4%
18,7%
16,1%
12,6%
21,8%
34,2%
15,3%
18,6%
11,4%
21,2%
33,4%
15,3%
201220112010
0-9 PERSONS EMPLOYED
10-19 PERSONS EMPLOYED
20-49 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
50-249 PERSONS EMPLOYED
ITALY
25%20%24%21%10%
3%4%
14%41%37%
ROMANIA
10%12%26%41%11%
PORTUGAL
25%21%40%12%2%
SPAIN
4%6%
16%44%29%
BULGARIA
5,1%4,3%
12,2%49,5%28,8%
HUNGARY
0-9 PERSONS
EMPLOYED
10-19PERSONS
EMPLOYED
20-49PERSONS
EMPLOYED
50-249 PERSONS
EMPLOYED
OVER 250PERSONS
EMPLOYED
Report 2014 29
Come si può osservare nella figura 17, il numero di donne impiegate nel settore calzaturiero dei paesi considerati è di gran lunga superiore a quello degli uomini. In Romania il settore ha una manodopera prevalentemente femminile con un rapporto di un lavoratore maschio su quattro lavoratrici. Nel 2012, la Francia aveva più o meno la stessa situazione con un lavoratore ogni due lavoratrici. Una situazione vicina all’equilibrio di genere si riscontra in Italia, Polonia e Portogallo.
FIG. 17: 2011 – 2012: OccUPaZIONE E GENERE
RIQUADRO INFORMATIVO
Le caratteristiche della forza lavoro Questa parte della relazione fornisce dati più approfonditi sulle caratteristiche della forza lavoro nel settore calzatu-riero (compresi i componenti), derivanti da uno studio intrapreso con le parti sociali nazionali dei 5 principali paesi nel settore calzaturiero. I paesi che hanno partecipato allo studio sono stati: Italia, Francia Polonia, Portogallo e Romania .
2011ITALY 20122011 2012
55,3%
44,7%
55,2%
44,8%
FRANCE
60%
40%
65%
35%
2011 20122011POLAND 2012 PORTOGAL
FEMALES MALES
60,3%
39,7%
60%
40%
54%
46%
54%
46%
2011 2012ROMANIA
80%20%
82%18%
Report 201430
99%NATIONALS 1%
FOREIGNERS
POLAND
100%NATIONALS 0%
FOREIGNERS
ROMANIA
95,8%NATIONALS 4,2%
FOREIGNERS
ITALY
20122012
20122012
100%NATIONALS 0%
FOREIGNERS
PORTUGAL
I dati sulla nazionalità della forza lavoro del settore calzaturiero sono stati forniti da Italia, Polonia, Portogallo e Romania. In questi paesi, la stragrande maggioranza dei lavoratori proviene dal paese dove lavora. La più alta percentuale di lavoratori stranieri è presente in Italia, sebbene essi rappresentino a malapena il 4,4% della forza lavoro nei due anni presi in esame. La Romania e il Portogallo attingono dal bacino occupazionale presente a livello locale. I dati dimostrano come la manodopera del settore calzaturiero sia tradizionalmente radicata nel territorio nazionale.
FIG. 18: 2012: OCCUPAZIONE E PAESE DI ORIGINE
Report 2014 31
I dati sulla ripartizione dell’età dei lavoratori sono stati forniti da Francia, Polonia, Portogallo e Romania. In tutti questi paesi, la maggioranza dei lavoratori sono di età compresa tra 36 e 65 anni. Esiste altresì una percentuale relativamente elevata di lavoratori senior in procinto di lasciare il settore (soprattutto in Francia) e una percentuale bassa di lavoratori che si apprestano ad entrare. Questa questione dovrà essere tenuta nella giusta considerazione da parte delle imprese e dei decisori politici. Ci sarà la staffetta tra lavoratori senior e giovani? Se la risposta è affermativa, come?
FIG. 19: 2011 – 2012: OccUPaZIONE ED ETa’
up to 35 years age 36-55 over 55 years
9,9% - 70% - 20,1%
14,6% - 64,9% - 20,5%
FRANCE 20112012
29% - 65% - 6%
29% - 64% - 7%
POLAND 20112012
33,10% - 60,1% - 6,8%
31,6% - 61,3% - 7,1%
PORTUGAL 20112012
30% - 55% - 15%
45% - 50% - 5%
ROMANIA 20112012
Report 201432
18% - 28% - 54%
20% - 25% - 55%
FRANCE 20112012
23% - 64% - 13%
26% - 62% - 12%
POLAND 20112012
44% - 44% - 12%
44% - 44% - 12%
PORTUGAL 20112012
30% - 55% - 15%
35% - 50% - 15%
ROMANIA 20112012
up to 5 years 6 - 20 years
over 20 years
La figura 20 riporta i risultati dello studio in termini di anzianità. I dati provenienti da Francia, Polonia, Portogallo e Romania fanno emergere una situazione del tutto diversa: mentre in Francia (un paese più maturo sul piano della tradizione calzaturiera) oltre il 50% degli occupati lavora nel settore da oltre 20 anni, nei paesi emergenti si riscontra una quota significativa di “nuovi” lavoratori. Il Portogallo sembra essere il paese che riesce ad attrarre più degli altri nuovi lavoratori nel settore.
FIG. 20: 2011 – 2012: OccUPaZIONE E aNZIaNITa’
Report 2014 33
Non esistono statistiche europee in merito al livello scolastico delle persone occupate nel settore calzaturiero. I dati forniti da Italia, Polonia, Portogallo e Romania mostrano che la vasta maggioranza dei lavoratori detengono un livello ISCED dal 4° in su, con la predominanza in Italia e Polonia dei livelli 1 e 2 mentre in Portogallo prevalgono i livelli 3 e 4 .
FIG. 21: 2011 – 2012: OccUPaZIONE E lIVEllO scOlasTIcO
53% - 41% - 6% 53% - 40% - 7%
91,6% - 6,7% - 1,7% 91,6% - 6,7% - 1,7%
40% - 50% - 10% 30% - 55% - 15%
ITALY
POLAND
PORTUGAL
ROMANIA
59,7% - 33,1% - 7,2% 59,7% - 33,1% - 7,2%
2011 2012
ISCED LEVELS1&2
ISCED LEVELS3&4
ISCED LEVELS5&6
53% - 41% - 6% 53% - 40% - 7%
91,6% - 6,7% - 1,7% 91,6% - 6,7% - 1,7%
40% - 50% - 10% 30% - 55% - 15%
ITALY
POLAND
PORTUGAL
ROMANIA
59,7% - 33,1% - 7,2% 59,7% - 33,1% - 7,2%
2011 2012
ISCED LEVELS1&2
ISCED LEVELS3&4
ISCED LEVELS5&6
RIQUADRO INFORMATIVO
Classificazione internazionale tipo di istruzione ISCED è l’acronimo inglese di International Standard Classification of Education (classificazione internazionale tipo di istruzione): si tratta di un sistema di classificazione delle informazioni sull’istruzione e la formazione gestito dall’UNESCO. La figura 22 indica i livelli di istruzione contenuti nell’ISCED:
LIVELLO 1: istruzione primaria o primo ciclo dell’istruzione di base
LIVELLO 2: Istruzione secondaria inferiore o secondo ciclo dell’istruzione di base
LIVELLO 3: Istruzione secondaria superiore
LIVELLO 4: Istruzione secondaria superiore e postsecondaria non universitaria
LIVELLO 5: Primo ciclo dell’insegnamento superiore
LIVELLO 6: Istruzione superiore che conduce a una qualifica scientifica di alto livello.
Report 201434
FRANCE
4%14%82%3%14%83%
POLAND
2011 20129,2%11%68%6%10%73%
2011 2012
ITALY
2,7%24,3%72,9%2,7%24,3%72,9%
2011 2012
ROMANIA
5%10%85%5%15%80%
2011 2012
La distribuzione dei posti di lavoro all’interno del settore calzaturiero rivela la predominanza dei colletti blu con mansioni che richiedono competenze tecniche ed orientate alla produzione. Le competenze tecniche sono estremamente importanti per il futuro del settore calzaturiero, poiché la qualità dei prodotti contribuisce a distinguere l’Europa in un mercato globalizzato. Nel momento in cui i prodotti europei raggiungono i mercati internazionali, aumenta il numero di risorse necessarie nelle varie funzioni delle aziende manifatturiero. I colletti bianchi sono sempre più importanti nel settore calzaturiero, come conferma la maggiore percentuale di questa categoria di lavoratori in Italia, il paese europeo con il volume maggiore di export verso i paesi extra-UE. Design, marketing, logistica, gli agenti di vendita costituiscono alcuni esempi dei profili professionali che stanno acquisendo particolare importanza nel settore.
FIG. 22: 2011 – 2012: DIsTRIBUZIONE DEI POsTI DI laVORO
Report 2014 35
La stragrande maggioranza dei lavoratori del settore calzaturiero di Francia, Italia, Portogallo e Romania hanno un contratto a tempo indeterminato. In Romania e in Polonia, il settore registra una maggiore proporzione di contratti a tempo determinato, mentre l’impatto di altre modalità contrattuali è significativamente inferiore. Tra queste ricordiamo il lavoro interinale e l’apprendistato, che costituiscono due forme di occupazione diverse, in termini di apprezzamento da parte del lavoratore e dei potenziali benefici per il futuro del settore.
FIG. 23: 2011 – 2012: cONTRaTTI
FRANCE
97%
3%
2011
97%
3%
2012
PORTUGAL
80,1%
6,8%
2011
80,1%
6,8%
13,1%13,1%
20122011 2012
ITALY
95,8%
1%3,2%
96,1%
1%2,9%
2011 2012
ROMANIA
2011
70%
30%
2012
80%
20%
POLAND
2011 2012
59%
41%
59%
41%
Permanent employment contract
Fixed-term employment contract
Others
Report 201436
I dati sul lavoro part-time sono stati raccolti da Francia, Italia, Romania e Polonia. La situazione tra questi paesi è molto simile e la grande maggioranza dei contratti sono full-time. Soltanto un numero esiguo di lavoratori viene assunto con contratti part-time.
FIG. 24: 2011 – 2012: laVORO FUll-TIME E PaRT-TIME
FRANCE
2011
97%
3%
97%
3%part time
full time
part time
full time
ITALY
2011
2012201120122011
91,2%
8,8%
91,5%
8,5%part time
full time
part time
full time
FRANCE
2011
20122011
97%
3%
97%
3%part time
full time
part time
full time
ROMANIA
2011
20122011
95%
5%
95%
5%part time
full time
part time
full time
Report 2014 37
2004
300,00
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
0,00
2006 2008 2010 2012 2014
2005 2007 2009 2011 2013
FIG. 25: 2004 – 2014: INDICE RELATIVO AL VOLUME DELLA PRODUZIONE PRODUZIONE DI CALZATURE- DATI CALCOLATI IN BASE AI GIORNI DI LAVORO – UNIONE EUROPEA (28 PAESI)
L’analisi dell’indice relativo al volume di produzione4 (dati calcolati in base ai giorni di lavoro) dal 2004 al 2014 rivela due elementi di particolare rilievo. Il primo è costituito dal calo costante della produzione calzaturiera nel corso dell’ultimo decennio, mentre il secondo riguarda l’impatto della stagionalità del lavoro. La produzione calzaturiera, alla stregua di altri settori legati alla moda, conosce dei picchi produttivi durante determinati periodi dell’anno, seguiti da un calo importante dell’attività delle aziende. I picchi produttivi corrispondono al momento in cui vengono decise le collezioni e le aziende produttrici sono chiamate a consegnare le calzature richieste dai clienti e dai canali di distribuzione. I dati analizzati nella figura 25 mostrano che il fenomeno della stagionalità ha ridotto il suo impatto sul comportamento dell’azienda nel corso degli ultimi cinque anni in corrispondenza con la continua evoluzione del mercato. Se nel passato esistevano due stagioni e due collezioni principali, oggi alcune aziende arrivano a presentare fino ad otto collezioni all’anno. Ciò si spiega con la diffusione geografica sul mercato (che oggi è più orientato verso l’export) e la richiesta continua di nuovi prodotti da parte dei consumatori. 5EUROSTAT: : l’indice della produzione industriale è l’indicatore del ciclo economico che misura mensilmente i cambiamenti della produzione basata sul prezzo del settore. http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Industrial_production_%28volume%29_index_overview
3.1.2 LE TENDENZE DEL MERCATO
Report 201438
La figura 26 mette a confronto l’indice di produzione di tutto il settore manifatturiero dell’UE 28 con la performance della produzione di calzature. In questa figura, i dati sono adeguati all’andamento stagionale al fine di avere una chiara immagine della performance. E’ inutile dire che il settore calzaturiero ha perso quote significative della capacità produttiva nel periodo 2004-2010; mentre a partire dal 2010, la situazione è diventata molto più stabile con un comportamento del settore simile a quello dell’indicatore di produzione dell’UE 28.
La figura 27 fornisce un quadro aggiornato della produzione calzaturiera, dell’import et dell’export nel periodo 2009–2013. I dati mettono in luce una situazione sempre più positiva con livelli produttivi in progressione del 24% tra il 2009 e il 2013, l’import in crescita del 26% tra il 2009 e il 2013 e il valore dell’export in aumento del 74% nel 2013 rispetto al 2009. L’Europa è uno dei maggiori mercati mondiali per la calzatura con un consumo che si attesta sui 28 miliardi di euro. La bilancia commerciale è ancora in rosso ma il cospicuo aumento dell’export contribuisce a ridurre il deficit. Mentre nel 2009, il valore del deficit del settore della calzatura si aggirava sugli 8 miliardi di euro, nel 2013 era sceso a 7,7 miliardi di euro.
FIG. 26: 2004 – 2014: PANORAMICA DEL SETTORE MANIFATTURIERO VS LA PRODUZIONE DI CALZATURE – INDICE DEI VOLUMI DI PRODUZIONE
FIG. 27: 2009 - 2013: LA PRODUZIONE DI CALZATURE, IMPORT ED EXPORT (1.000 €)
2004 2006 2008 2010 2012 20142005 2007 2009 2011 2013
MANUFACTURING OF FOOTWEAR
MANUFACTURING
16.103.328
15.193.891
15.947.816
13.684.321
12.325.545
14.846.968
15.522.210
13.038.164
14.477.600
15.559.591
5.905.461
7.775.4894.878.220
4.296.614
7.146.637
2009 2010 2011 2012 2013
Production Import Export
Report 2014 39
FIG. 27: 2009 - 2013: LA PRODUZIONE DI CALZATURE, IMPORT ED EXPORT (1.000 €) I dati della figura 27 sono riferiti a tutti i codici merceologici (in base alla nomenclatura CPA) e le cifre totali includono i
componenti di calzature (codice 152040). I dati riportati nella figura 28 fanno riferimento alla produzione della calzatura come prodotto finale, vengono misurati in valore e in numero di paia prodotte e mostrano una crescita sostenuta di entrambi gli indicatori. Tra il 209 e il 2013, il valore è aumentato di oltre il 25% mentre in numero di paia la progressione è dell’11%. Questi dati mettono in evidenza una delle questioni di particolare attinenza per il settore ossia l’aumento costante del valore aggiunto del settore calzaturiero europeo.
FIG. 28: 2009 - 2013: LA PRODUZIONE DI CALZATURE IN VALORE E NUMERO DI PAIA
15.000.000
2009 2010 2011 2012 2019
600.000
500.000
400.000
300.000
200.000
100.000
13.000.000
11.000.000
9.000.000
7.000.000
5.000.000
3.000.000
1.000.000
Production in pairs1.000
Production in value1.000 Mln euros
11.218.193
14.119.302
470.588
526.464
Report 201440
I dati del 2009-2013 sul valore delle tipologie di calzature prodotte in Europa, (figura 29) mostrano come la scarpa in pelle (codice 152013) rappresenti circa i 4/5 del totale della produzione europea. Questi dati confermano il posizionamento della produzione calzaturiera europea nella fascia alta del mercato, non soltanto per il costo del lavoro maggiore rispetto alle altre regioni del mondo, ma anche per l’alto valore aggiunto dei prodotti.
FIG. 29: 2009 - 2013: PRODUZIONE EUROPEa PER TIPOlOGIa DI calZaTURa (% BasaTa sUl ValORE aGGIUNTO)
79%
5,9%
5,7%
3,2%
2,4%
1,2%
2,6%
78,6%
5,8%
5,6%
3,5%
2,5%
1,7%
2,3%
5,4%
5,7%
3,1%
2,3%
1,3%
2,8%
5,4%
5,4%
3,0%
2,2%
1,2%
2,5%
4,9%
5,5%
3,1%
2,2%
1,2%
2,3%
79,3% 80,4% 80,7%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
Report 2014 41
62,9
15,4%
4,9%
3,3%
5,4%
3,9%
4,1%
61,5%
15,2%
5,3%
3,7%
5,6%
5,1%
3,6%
14,3%
5,5%
3,7%
6,0%
4,8%
4,7%
14,7%
5,3%
3,4%
5,6%
4,3%
3,7%
13,7%
5,6%
3,3%
7,9%
4,7%
3,4%
61,1% 63,0% 61,4%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
La figura 30 presenta la stessa analisi della figura 29, con la ripartizione della produzione in base al numero di paia prodotte, escludendo il valore. La produzione di calzature di pelle rappresenta il volume più elevato, sebbene con percentuali più piccole. Questo dato si spiega con un valore unitario (prezzo) delle calzature di pelle prodotte sensibilmente più elevato rispetto al prezzo relativo alla produzione di altre tipologie di calzature.
FIG. 30: 2009 - 2013: PRODUZIONE EUROPEA PER TIPOLOGIA DI CALZA-TURA (% BASATA SUL NUMERO DI PAIA)
Report 201442
Il prezzo unitario della calzatura di pelle è il più alto tra le varie tipologie prodotte in Europa ed è aumentato in modo significativo (del 17,7%) tra il 2009 e il 2013. Il prezzo più alto potrebbe essere giustificato con l’aumento del costo di materiali specifici nonché con il riconoscimento del valore aggiunto intrinseco della scarpa prodotta in Europa. Alcune importanti tipologie di calzature prodotte nell’UE hanno registrato un aumento più contenuto del prezzo unitario nello stesso periodo (scarpe sportive ad esempio) e in taluni casi una riduzione come le scarpe di sicurezza (codice 152031).
FIG. 31: 2009 - 2013: calZaTURE PRODOTTE IN EUROPa, PREZZO UNITaRIO (€/PaIO)
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
29,92
30,64
33,73
34,36
35,23
14,78
15,67
15,37
17,97
18,31
7,51
7,97
7,14
7,40
6,66
27,55
25,32
27,10
27,26
26,43
10,84
10,70
10,08
10,52
7,58
20,87
20,59
20,25
22,12
22,79
9,04
9,11
9,87
9,82
9,67
Leather152013
Safety footwear152031
Rubber or plastic152012
Other footwear152032
Textiles152014
Sports footwear152021 +152029
Waterproof152011
Report 2014 43
I dati (esclusi i componenti per calzature - Codice 152040) fanno riferimento al numero di paia e valore e mostrano un aumento significativo tra il 2009 e il 2013, un periodo durante il quale l’aumento delle esportazioni ha superato il 73% in termini di valore e del 46% in numero di paia. Il valore unitario delle esportazioni è relativamente elevato ed è aumentato nel periodo considerato passando da 27,7 € al paio nel 2009 a 32,8 € al paio nel 2013, con una progressione del 18,6% nello stesso periodo. L’aumento delle esportazioni dimostra chiaramente il riconoscimento internazionale della qualità del prodotto europeo.
FIG. 32: 2009 - 2013: L’ESPORTAZIONE DI CALZATURE IN VALORE E IN NUMERO DI PAIA
€ 7.000.000
2009 2010 2011 2012 2019
600.000
500.000
400.000
300.000
200.000
100.000
€ 6.000.000
€ 5.000.000
€ 4.000.000
€ 3.000.000
€ 2.000.000
€ 1.000.000
€ 0
Production in pairs1.000
11.218.193
4.217.329 7.319.082
152.524
223.207
Production in value1.000 Mln euros
Report 201444
85,7%
2013
4,4% 3,9%
4,5% 1,5%
88,2
4,1% 3,5%
3,2% 1%
2010
4,1%
0,1%3,6%
3,5%
88,6%
2011
4,4% 4,0%
4,2% 1,5%
85,9%
2012
87,0%
87,0%
4,4%
4,4%
3,7%
3,7%
3,4%
3,4%
1,6%
1,6%
2014
EU Russia
Hong KongUSA
Switzerland
L’analisi dei 5 principali mercati dell’esportazione, con una ripartizione in percentuali basate sul valore (Figure 33), indica che l’export intra-UE costituisce il mercato di maggior peso per le calzature prodotte nell’UE, con valori superiori all’85% in ogni anno del periodo considerato. Le destinazioni extra-UE più importanti per le calzature prodotte in Europa sono gli USA, Russia, Svizzera e Hong Kong.
FIG. 33: la calZaTURa EUROPEa: I 5 MERcaTI PRINcIPalI PER lE EsPORTaZIONI (% BasaTO sUl ValORE)
Report 2014 45
76,4%
6,5%
6,0%
2,4%
5,9%
0,8%
2,0%
72,1%
7,0%
5,6%
5,5%
4,8%
0,9%
4,3%
6,9%
5,9%
4,7%
4,3%
0,9%
4,1%
6,5%
5,8%
4,6%
4,6%
0,8%
4,6%
6,2%
5,8%
4,3%
4,5%
0,8%
3,9%
73,3% 73,1% 74,4%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
I dati sul valore delle esportazioni europee per tipologia di calzatura 8Figura 34), evidenzia che, per le esportazioni extra-UE, le calzature di pelle (codice 152013) costituiscono la quota maggiore del valore esportato nel periodo 2009-2013. Nel 2013, circa tre euro su quattro generavano esportazioni corrispondenti alle calzature di pelle. Le calzature in tessuto costituiscono la seconda quota più importante delle esportazioni europee, non lontano dal valore delle calzature di gomma o di plastica.
FIG. 34: 2009 - 2013: EXPORT DI CALZATURE EXTRA-UE PER TIPOLOGIA (% BASATA SUL VALORE)
Report 201446
47,6%
14,7%
19,1%
3,1%
5,8%
2,7%
7,0%
43,9%
14,7%
17,7%
5,7%
4,8%
3,0%
10,2%
15,5%
17,9%
5,0%
4,4%
2,9%
9,5%
16,9%
17.5%
5,0%
4,8%
2,4%
9,0%
14,5%
18,8%
4,7%
4,7%
2,5%
8,7%
44,8% 44,3% 46,1%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
La figura 35 fornisce la stessa analisi della figura 34, con la ripartizione della produzione badata sul numero di paia. I dati rivelano che la calzatura di pelle detiene la quota maggiore delle esportazioni, seppur con percentuali più piccole che oscillano tra il 43,9% e il 47,6% nel periodo considerato.
FIG. 35: 2009 - 2013: ESPORTAZIONI EXTRA –UE DI CALZATUTA IN BASE ALLA TIPOLOGIA (% BASATA SUL NUMERO DI PAIA)
Report 2014 47
Il prezzo unitario (€/paio) delle calzature esportate dall’Europa ai paesi extra-UE e quello della calzatura importata da paesi extra-UE verso l’Europa mostra una differenza di rilievo e mostra come l’export europeo sia basato sull’alta qualità e l’import essenzialmente sul prezzo. Nel 2009, il prezzo medio delle calzature importate era di 5,2 € al paio mentre per le esportazioni il costo era di €27,7 al paio. Nel 2013, i dati indicavano un aumento del valore in entrambi i casi, con un prezzo medio dell’import di 6,1 € al paio (un aumento del 17%) e il prezzo medio dell’export passava a 32,8 € (un aumento del 18,4%).
FIG. 36: 2009 - 2013: IMPORT E EXPORT DI calZaTURE EXTRa-UE: PREZZO UNITaRIO
27,728,4
30,3 31,332,8
5,2 5,5 5,56,3
6,1
2009
€ 50
€ 45
€ 40
€ 35
€ 30
€ 25
€ 20
€ 10
€ 5
€ 0
€ 15
2010 2011 2012 2013
Unitaty priceImports
Unitaty priceExports
Report 201448
Il prezzo unitario delle calzature in pelle prodotte nell’UE-28 è il più elevato tra tutte le tipologie di calzature, con un aumento significativo del 17,7% nel periodo 2009-2013. Ciò potrebbe essere dovuto all’aumento del costo del materiale specializzato nonché al riconoscimento sul mercato del valore intrinseco di questo tipo di calzatura prodotta nell’UE. Altre tipologie importanti di calzature hanno registrato un aumento più contenuto del prezzo unitario nel corso dello stesso periodo (le scarpe ad esempio) o addirittura una riduzione come le scarpe di sicurezza (codice 152031).
FIG. 37: 2009 - 2013: calZaTURE EsPORTaTE Dall’EUROPa, PREZZO UNITaRIO (€/PaIO)
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010 2010201120122013
2009
201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
44,4
46,7
49,4
51,4
52,7
12,3
13,4
13,4
12,0
13,8
7,9
7,5
8,8
13,0
10,6
26,9
27,7
29,5
30,0
32,0
8,7
9,0
10,0
10,2
10,1
21,2
22,0
23,4
23,7
24,5
8,0
8,1
8,9
10,2
11,1
Leather152013
Safety footwear152031
Rubber or plastic152012
Other footwear152032
Textiles152014
Sports footwear152021 +152029
Waterproof152011
Report 2014 49
In media, oltre il 60% del valore delle importazioni europee proviene dai 28 paesi membri dell’UE nel periodo 2009-2014. La Cina è il maggiore fornitore extra-UE, con un volume di importazioni verso l’UE pari ad oltre un quinto del valore totale dell’import europeo. Il Vietnam occupa il secondo posto ed aumeta in modo costante la sua importanza come fornitore nel periodo 2011-2014, dopo la flessione registrata nel 2010. L’India e l’Indonesia sono gli altri paesi presenti tra i top 5, a conferma del predominio dell’Asia nella produzione calzaturiera in serie.
FIG. 38: 2009 - 2013: LE IMPORTAZIONI EUROPEE: I 5 FORNITORI PRINCIPALI (% BASATA SUL VALORE)
2009 2010 2011 2012 2019
€ 16.000.000. 3.500.000
3.000.000
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
€ 14.000.000
€ 12.000.000
€ 8.000.000
€ 6.000 .000
€ 4.000.000
€ 2.000.000
€ 0
1.000 pairs
11.704.482
14.439.176
2.241.1112.377.423
Production in value1.000 Mln euros
Report 201450
64,1%
2013
60,8%
24,9%
7,2% 3,9% 3,2%
23,9%
5,8% 3,9% 3,3%
23,8%
6,4% 3,4% 3,7%
22,5%
6,4% 3,4% 3,5%
21,5%
21,5%
7,1%
7,1%
3,5%
3,5%
3,2%
3,2%
2010
63,1%
2011
62,7%
2012
64,7%
64,7%
2014
EU
India
Indonesia
China
Vietnam
Il valore dell’import per tipologia mostra come la calzatura di pelle continui ad essere proporzionalmente l’articolo maggiormente importato. La calzatura di gomma e di plastica occupa il secondo posto (con valori che si avvicinano al 25% negli anni presi in esame) e la calzatura di tessuto il terzo.
FIG. 39: 2009 - 2013: IMPORTaZIONI EUROPEE PER TIPOlOGIE DI calZaTURa (% BasaTa sUl laVORO)
Report 2014 51
45,4%
14,8%
25,9%
2,7%
9,1%
1,0%
1,0%
39,9%
14,6%
25,4%
6,0%
8,8%
1,1%
4,2%
15,8%
25,6%
5,5%
8,5%
1,4%
4,2%
16,4%
24,2%
5,5%
9,9%
1,1%
3,7%
16,3%
23,6%
5,7%
10,4%
1,1%
3,9%
39,0% 39,1% 39,0%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
L’import europeo cresce in modo significativo tra il 2009 e il 2011, sia in termini di valore che in numero di paia. Tuttavia si evidenziano delle differenze tra questi due elementi nel periodo oggetto di analisi. Il valore delle calzature importate è cresciuto ad un ritmo meno sostenuto fino al 2013, con una cifra che superava i 14,4 miliardi di euro (una progressione del 23,3% rispetto al 2009). Il numero di paia importate è cresciuto fino al 2011 per poi diminuire nel 2012 e risalire nel 2013 con una quota del 6% dal 2009.
FIG. 40: 2009 - 2013: IMPORT DI CALZATURE IN VALORE E IN NUMERO DI PAIA
Report 201452
19,7%
29,2%
41,7%
1,3%
5,6%
1,,3%
1,1%
17,4%
26,9%
42,6%
3,5%
5,5%
1,5%
2,7%
27,8%
43,9%
3,1%
5,0%
1,8%
2,5%
29,2%
40,8%
3,1%
6,0%
1,6%
2,4%
29,4%
40,8%
3,2%
6,2%
1,6%
2,4%
15,9% 17,0% 16,4%
2009 2010 2011 2012 2013
Leather152013
Safetyfootwear152031
Rubberor
plastic152012
Otherfootwear152032
Textiles152014
Sportsfootwear152021
+152029
Waterproof152011
Il quadro rappresentato nella figura 41 (importazione di paia di scarpe) diverge in modo significativo da quello della figura 39. Le scarpe di gomma e di plastica costituiscono la categoria merceologica più importante per numero di paia importate mentre la calzatura di tessuto occupa il secondo posto e quella di pelle il terzo.
FIG. 41: 2009 - 2013: IMPORT EUROPEO PER TIPOlOGIa DI calZaTURa (% BasaTa sUl NUMERO DI PaIa)
Report 2014 53
Le calzature di gomma, plastica e pelle costituiscono la categoria merceologica con il prezzo unitario all’importazione più basso, come si desume dalla figura 42. Ancora una volta, questi dati mostrano come la produzione europea di calzature sia basata sulla qualità, con un prezzo unitario della scarpa “made in Europe” di gran lunga superiore a quello delle merci importate.
FIG. 42: 2009 - 2013: lE calZaTURE IMPORTaTE IN EUROPa, PREZZO UNITaRIO (€/PaIa)
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
20092010201120122013
12,0
12,9
13,8
14,9
14,8
4,0
4,2
4,6
4,7
4,1
4,7
4,8
5,6
5,6
5,8
11,1
11,4
11,7
12,8
12,4
3,2
3,3
3,3
3,8
3,6
8,4
8,8
9,2
10,7
10,3
2,6
3,0
3,2
3,6
3,5
Leather152013
Safety footwear152031
Rubber or plastic152012
Other footwear152032
Textiles152014
Sports footwear152021 +152029
Waterproof152011
Report 201454
3.2 IL DIALOGO SOCIALE NEL SETTORE CALZATURIERO: ANALISI PER PAESE
Questo capitolo presenta una valutazione più qualitativa dell’evoluzione delle relazioni industriali, con un accento specifico sulle situazioni nazionali e una raccolta di elementi tesi a contribuire alle iniziative future del dialogo sociale europeo nel settore della calzatura e a fornire alle parti sociali europee le strategie da mettere in campo in questo momento storico. La CEC e IndustriAll Europe sono consapevoli del fatto che l’adeguamento del dialogo sociale europeo risulterebbe inefficace senza la comprensione approfondita della situazione nazionale negli stati membri. A tal scopo, sono state raccolte informazioni di prima mano mediante incontri specifici nei principali paesi produttori di calzature: Francia, Italia, Portogallo, Romania e Spagna. Le riunioni sono state organizzate al fine di garantire la presenza dei rappresentanti di parte datoriale e sindacale in un dibattito aperto con le parti sociali europee. La raccolta strutturata di informazioni è stata possibile grazie all’elaborazione di un questionario specifico che è stato completato e discusso durante gli incontri organizzati a livello locale e incentrati su quattro aspetti essenziali:
● Struttura e quadro del dialogo sociale nazionale
● Specificità settoriali
● Riunioni e risultati del dialogo sociale
● Priorità del dialogo sociale europeo
Report 2014 55
STRUTTURA E QUADRO DEL DIALOGO SOCIALE NAZIONALEL’obiettivo di questa parte dell’analisi è quello di riflettere sulla situazione nazionale generale del dialogo sociale e delle relazioni industriali per raccogliere informazioni direttamente dalle parti sociali ed integrarle con altre fonti al fine di definire un quadro nazionale aggiornato, ponendo in rilievo gli elementi comuni e le specificità nazionali. I risultati descritti di seguito forniscono un quadro esauriente dei 5 paesi dal quale emerge una grande varietà di situazioni.
SPECIFICITA’ SETTORIALI La seconda parte dell’analisi verte sulle caratteristiche specifiche del dialogo sociale settoriale (ove esistente), presente nei vari paesi. Il principale argomento oggetto di studio riguarda il rapporto tra parti sociali settoriali nazionali nel quadro legislativo in vigore nei vari paesi. I risultati contenuti nelle pagine successive delineano un quadro alquanto variegato in termini di esistenza di un autentico dialogo sociale settoriale, di frequenza e organizzazione delle riunioni, di requisiti di rappresentatività settoriale stabiliti dalla legge, l’estensione e la validità degli accordi al di là delle parti firmatarie.
LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOGO SOCIALE Ai fini del presente progetto, risultano altresì importanti le informazioni relative alle riunioni del dialogo sociale e all’individuazione di esempi di progetti bilaterali concreti derivanti dai sistemi nazionali di relazioni industriali settoriali. Come si evince dal capitolo 3.2.2, oltre ai contratti collettivi e agli accordi salariali, gli argomenti affrontati nelle riunioni del dialogo sociale vertono sugli aspetti seguenti: condizioni di lavoro, formazione e istruzione, situazione del settore, evoluzione dell’occupazione. Il capitolo 3.2.2 presenta un elenco di esempi nazionali e di buone prassi, rispetto alle quali la cooperazione e il dialogo tra le parti sociali ha condotto alla definizione e all’attuazione di azioni favorevoli allo sviluppo del settore.
LE PRIORITA’ DEL DIALOGO SOCIALE EUROPEO Nel corso delle interviste, una sessione specifica è stata dedicata all’individuazione delle priorità per il futuro del dialogo sociale europeo. I risultati presentati nella sessione 3.2.3 rivela l’importante contributo che il dialogo sociale europeo del settore della calzatura può apportare alle questioni seguenti:
● Rendere il settore più attrattivo per i giovani lavoratori
● Sviluppare un approccio armonizzato nell’analisi ed elaborazione dei dati nazionali ed europei per migliorare la qualità delle previsioni
● Predisporre delle azioni coordinate a favore dello sviluppo di programmi e progetti tesi ad individuare le competenze necessarie in futuro e risolvere l’inadeguamento tra domanda e offerta di competenze professionali.
● Favorire le iniziative per migliorare i controlli alle dogane
● Interagire con i servizi della Commissione affinchè la reciprocità sia tenuta in considerazione nell’apertura dei mercati e la firma di accordi di libero scambio.
Secondo le parti sociali nazionali le altre priorità future del dialogo sociale settoriale sono: le azioni a favore dell’occupazione settoriale, l’indicazione di origine obbligatoria, le politiche industriali a sostegno della produzione
Report 201456
FRANCIA
LA SITUAZIONE GENERALE RELATIVA AL DIALOGO SOCIALE E ALLE RELAZIONI INDUSTRIALI6
La posizione del dialogo sociale nazionale in Francia è stata rafforzata dalla legislazione del 2007 che conferisce alle parti sociali un ruolo più chiaro nella messa a punto della legislazione su ambiti come le relazioni industriali, l’occupazione e la formazione. Inoltre, la legislazione stabilisce il quadro per un dialogo trilaterale relativo alle modifiche normative riguardanti gli aspetti coperti dall’accordo esistente. In Francia, la contrattazione settoriale è di carattere generale e riguarda i salari, la formazione, le questioni procedurali, i premi, la pensione, i contratti di lavoro e la parità di genere. A livello aziendale, le imprese sono tenute a negoziare il salario su base annua, l’orario di lavoro e altre questioni, laddove è presente un rappresentante sindacale (aziende dai 50 addetti in su). Ai sensi della legge, gli accordi di secondo livello possono scostarsi dai contratti di categoria, salvo in alcune rare eccezioni come i minimi retributivi. Il governo spesso estende gli accordi di categoria a tutte le imprese innalzando il grado di copertura della contrattazione collettiva. A livello nazionale, gli accordi possono essere sottoscritti soltanto dai rappresentanti sindacali. La Francia conta 5 confederazioni nazionali: CGT, CFDT, FO, CFE-
3.2.1STRUTTURA DEI SISTEMI NAZIONALI DI DIALOgO SOCIALE PRESI IN ESAME
6www.worker-participation.eu
Specificita’ Settoriali
In Francia esiste il dialogo sociale settore che si svolge tra la parte datoriale rappresentata dalla FFC – Federation Française de la Chaussure e le federazioni sindacali di categoria rappresentative delle cinque confederazioni nazionali: CGT, CFDT, FO, CFE-CGC, CFTC. Entrambe le parti affermano che il dialogo sociale è estremamente collaborativo. L’attuale composizione del dialogo sociale sarà valida fino al 2017 ed è prevista almeno una riunione annuale. Sovente, il governo francese individua le questioni trasversali che devono essere discusse tra le parti sociali settoriali. L’analisi di questi argomenti varia dal semplice contributo all’obbligo di raggiungere un accordo entro la scadenza stabilita.
CGC e CFTC. A livello settoriale, le organizzazioni sindacali che hanno diritto alla contrattazione sono le federazioni di categoria appartenenti alle confederazioni rappresentative a livello nazionale. Ad essi si aggiungono le organizzazioni sindacali che dimostrano di avere almeno l’8% dei voti espressi nel comitato d’impresa e nelle elezioni simili organizzate a livello settoriale. Lo stato svolge un importante ruolo diretto o indiretto mediante la fissazione del salario minimo nazionale (SMIC).
Report 2014 57
7www.worker-participation.eu
Specificita’ Settoriali
In Italia, il dialogo sociale ufficiale del settore calzaturiero si svolge nell’ambito di una piattaforma conosciuta con il nome di “Relazioni Industriali”. Le parti sociali che partecipano al tavolo delle trattative sono: Assocalzaturifici per la parte datoriale, e i rappresentanti delle tre federazioni di categoria: FEMCA – CISL, FILCTEM – CGIL, e UILTEC-UIL. Il dialogo sociale settoriale in Italia è essenzialmente (e quasi esclusivamente) bipartito, con un contributo molto limitato da parte dell’autorità pubblica. Le riunioni del dialogo sociale si svolgono al meno due volte all’anno. Anche a livello nazionale, il dialogo sociale vede la cooperazione attiva di entrambe le parti. Tuttavia, nella fase di rinnovo dei contratti collettivi, la frequenza delle riunioni può variare in modo significativo ed essere più o meno sostenuta a seconda delle questioni oggetto di trattativa e della situazione. L’ultimo contratto collettivo è stato firmato nel 2013 e sarà valido fino al 2016. Le parti sociali del settore calzaturiero hanno sottolineato la collaborazione effettiva sulle questioni di maggiore valenza che incidono sullo sviluppo industriale del settore.
ITALIA
LA SITUAZIONE GENERALE DELL’ITALIA DEL DIALOGO SOCIALE E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI7
Il dialogo sociale e la contrattazione collettiva in Italia si svolgono a due livelli: settoriale ed aziendale. Talvolta il dialogo sociale può essere esteso a livello regionale. Le trattative a livello settoriale sono tese ad agganciare i salari all’inflazione. La contrattazione di secondo livello verte sull’aspetto salariale nonché sui cambiamenti introdotti dall’azienda legati alle nuove pratiche di lavoro. E’ altresì possibile avviare la contrattazione a livello provinciale o regionale coinvolgendo diverse aziende. Le trattative a livello settoriale coinvolgono le associazioni datoriali e le federazioni sindacali di categoria, appartenenti ai sindacati confederali. Per sedersi al tavolo delle trattative, un sindacato deve dimostrare di avere il sostegno del 5% dei lavoratori del settore. Non è necessario che tutte le federazioni sottoscrivano l’accordo perché quest’ultimo abbia effetto. I contratti collettivi in Italia coprono tuutta una serie di ambiti legati alle condizioni di lavoro, come l’orario e le ferie, la formazione, ambiente e sicurezza, il ricorso alla manodopera somministrata nonché alcuni aspetti pensionistici. La contrattazione di secondo livello è volta alla gestione dei meccanismi a sostegno della produttività, dell’innovazione e dei
premi di produttività. L’Italia non ha un sistema per la fissazione di un salario minimo per legge. Tuttavia, i tribunali sono soliti utilizzare il salario minimo stabilito mediante gli accordi settoriali di secondo livello come punto di riferimento per emettere le loro sentenze, il che ci porta a dire che di fatto tali accordi fissano un salario minimo per quel settore specifico.
Report 201458
8www.worker-participation.eu
PORTOGALLO
LA SITUAZIONE GENERALE RELATIVA AL DIALOGO SOCIALE E ALLE RELAZIONI INDUSTRIALI8
In passato, la legislazione portoghese ha fornito un quadro per il dialogo sociale settoriale grazie agli accordi collettivi sottoscritti a livello nazionale, regionale e territoriale. Gli accordi aziendali e quelli che coprono diverse imprese sono altresì da prendere in esame. Tradizionalmente, gli accordi settoriali erano più importanti in quanto coprivano oltre la metà di tutti i lavoratori in 10 settori su 15. Tuttavia questa situazione è cambiata recentemente a motivo delle misure adottate nel quadro del programma di aggiustamento strutturale legato al salvataggio finanziario del 2011. Di conseguenza, il numero di accordi settoriali è calato drasticamente nel corso degli ultimi anni. Questa tendenza è stata accentuata dal cambiamento della politica governativa rispetto all’estensione dei contratti collettivi. I nuovi accordi, pubblicati alla fine dell’ottobre 2012, possono essere estesi oltre le parti firmatarie soltanto se almeno un sindacato e un’organizzazione datoriale ne fanno richiesta e a condizione che le organizzazioni datoriali firmatarie occupino più della metà di tutti i lavoratori del settore. Grazie alla pressione esercitata dalle parti sociali, nel 2014 è stato modificato il quadro per l’estensione degli accordi ed inserito un requisito di rappresentatività delle organizzazioni datoriali: almeno il 30% delle aziende rappresentate devono essere PMI. In Portogallo, continuano
ad esistere accordi su questioni generali come la formazione, l’ambiente e la sicurezza ed esiste un dialogo sociale nazionale tra i sindacati (CGTP-IN e UGT), le imprese e il governo nell’ambito di un organo tripartito chiamato CPCS. Ai sensi della legge, al tavolo delle trattative siedono i sindacati e le imprese, sia individualmente che attraverso le federazioni di imprese. Gli accordi vertono sui salari e gli aumenti salariali, nonché su altre questioni come: orario di lavoro, lavoro notturno, ambiente e sicurezza, straordinari, trasferimenti temporanei, mobilità geografica, formazione, turni; deroghe agli orari fissi di lavoro ; modalità di cessazione e di rinnovo degli accordi, flessibilità e prestazioni sociali integrative. Altre questioni trattate con meno frequenza comprendono la non discriminazione, la parità, il part-time, l’adeguamento dell’orario di lavoro e il distacco dei lavoratori in altre aziende. Il Portogallo ha un salario minimo nazionale che viene aumentato ogni anno a gennaio. Nel 2012, 2013, 2014, il salario minimo non ha registrato nessun aumento a motivo delle misure imposte dal programma di aggiustamento strutturale legato al salvataggio finanziario del 2011.
Specificita’ Settoriali
Recentemente, non è stata organizzata nessuna riunione ufficiale del dialogo sociale settoriale e nessun rappresentante settoriale siede nel CPCS. Malgrado queste difficoltà strutturali, l’organizzazione nazionale di parte datoriale, APICCAPS, e la federazione sindacale nazionale FESETE, si sono riunite in via non ufficiale. Dal 2011, non si è svolta nessuna contrattazione collettiva in Portogallo per il settore della calzatura, a causa delle difficoltà a decidere l’estensione degli accordi oltre le parti firmatarie. Nell’ottobre 2014, è stato rinnovato il contratto collettivo, grazie agli sforzi profusi dalle parti sociali. La cooperazione tra le parti sociali è considerata positiva ed ha permesso la realizzazione di progetti comuni (vedi di seguito: “Istruzione e formazione in Portogallo ”).
Report 2014 59
9www.worker-participation.eu
ROMANIA
LA SITUAZIONE GENERALE DEL DIALOGO SOCIALE E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI 9
In Romania, il dialogo sociale si svolge a diversi livelli ed i contratti collettivi possono essere negoziati a livello settoriale, aziendale o gruppo di imprese. La legislazione è stata modificata nel 2011 (legge sul dialogo sociale) con l’abolizione degli accordi di livello nazionale. Gli accordi settoriali che coprivano una parte importante dell’economia hanno subito delle modifiche di rilievo. Questi accordi sono vincolanti per tutto il settore soltanto se le associazioni datoriali che li hanno sottoscritti impiegano più della metà dei lavoratori del settore interessato; l’estensione deve essere richiesta dalle parti firmatarie e approvata dal consiglio tripartito nazionale. Se ciò non accade, questi contratti vengono considerati alla stregua di accordi per un gruppo di imprese ed applicati soltanto alle aziende iscritte alle associazioni che li hanno sottoscritti. Per la contrattazione di secondo livello, le aziende con più di 21 addetti devono sedersi al tavolo delle trattative, anche se non sono obbligate a raggiungere un accordo. Nel 2011, la legge sul dialogo sociale ha modificato la composizione del consiglio economico e sociale, con l’introduzione di un nuovo organo (il consiglio nazionale tripartito per il dialogo sociale, CNTDS) che deve essere consultato sulla legislazione in materia finanziaria, economica, sociale e sanitaria. Il suo ruolo riguarda la consultazione sul salario minimo e la negoziazione su alcuni accordi sociali.
Il nuovo codice sul dialogo sociale ha modificato le norme che sanciscono chi ha il diritto a negoziare a livello aziendale. A livello settoriale, la situazione non è mutata e i sindacati devono rappresentare almeno il 7% dei lavoratori per partecipare alle trattative (le associazioni datoriali devono rappresentare il 10%). Parimenti, nelle trattative che coinvolgono gruppi d’imprese, i sindacati possono partecipare a condizione che la maggioranza dei lavoratori siano loro iscritti. Esiste un salario minimo nazionale definito dal governo a seguito di trattative con i sindacati e gli imprenditori nell’ambito del consiglio nazionale tripartito per il dialogo sociale, CNTDS.
Specificita’ Settoriali
Nel settore romeno della calzatura, le piattaforme ufficiali di dialogo sociale esistono a livello aziendale ma non a quello nazionale o settoriale. Recentemente sono state apportate delle modifiche strutturali alla rappresentatività settoriale, sebbene il settore calzaturiero sia caratterizzato dall’assenza di un’associazione datoriale che ottemperi ai requisiti di rappresentatività (10%). Di conseguenza, nessun contratto collettivo è stato firmato nel settore della calzatura in Romania. Le condizioni contrattuali e le evoluzioni del settore, nonché altre questioni relative alle condizioni di lavoro sono i principali argomenti discussi ogni anno a livello aziendale. Nell’intento di rilanciare il dialogo sociale, circa 65 imprese hanno costituito un’associazione settoriale chiamata SFERA FACTOR. Attualmente, la SFERA FACTOR sta lavorando con i rappresentanti sindacali per rilanciare il dialogo sociale settoriale.
Report 201460
10www.worker-participation.eu
SPAGNA
LA SITUAZIONE GENERALE DEL DIALOGO SOCIALE E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI10
In Spagna, il dialogo sociale e le trattative fra imprese e sindacati si svolgono a livello nazionale, settoriale e aziendale. I più importanti accordi non salariali possono essere tripartiti e coinvolgere il governo, i sindacati e le imprese. Nel 2010, l’ultimo anno per il quale disponiamo dati definitivi, la Spagna contava 5,067 accordi collettivi con una copertura di 10.794.334 lavoratori. Il 75% di questi accordi sono di secondo livello. A livello settoriale nazionale, gli accordi sottoscritti rappresentano soltanto l’1,7% mentre quelli territoriali si attestano sul 19,2%. Prima della modifica del quadro legislativo, le aziende medie e grandi avevano i loro propri accordi, anche a livello di sito produttivo, mentre le aziende piccole applicavano l’accordo settoriale territoriale. Il governo ha il potere di estendere l’applicazione degli accordi collettivi in ambiti esclusi dalla contrattazione. Attualmente, la tendenza generale è quella di dare la precedenza agli accordi aziendali, anche sugli accordi territoriali in vigore. Gli accordi aziendali vertono sulle condizioni salariali, l’orario di lavoro, l’inquadramento ed altre questioni come la conciliazione vita-lavoro. Inoltre, in caso di difficoltà finanziarie dell’azienda, quest’ultima può decidere la sospensione delle condizioni contenute negli accordi. I contratti collettivi sono vincolanti giuridicamente per tutti i lavoratori del settore, a condizione che le parti coinvolte nelle trattative abbiano il diritto di firmare accordi. Il contratto nazionale può essere sottoscritto dai sindacati più rappresentativi a livello nazionale e regionale e da altre organizzazioni sindacali che dimostrano di avere un certo appoggio nel settore nel quale vengono condotte le trattative. La legge stabilisce norme specifiche riguardanti le modalità di sviluppo delle trattative nonché la composizione delle delegazioni che siedono al tavolo. La legge afferma altresì che le trattative devono essere svolte in buona fede e sfociare su accordi della durata almeno due anni. Tali accordi definiscono i termini dell’eventuale rinnovo dopo
la scadenza. Questo aspetto è stato recentemente modificato mediante una legge che stabilisce un periodo di un anno, trascorso il quale verrà applicato l’accordo di livello superiore. Gli accordi nazionali vertono su questioni non salariali come i contratti di lavoro, la formazione e la parità. I contratti di livello inferiore coprono l’aspetto salariale e l’orario di lavoro e spesso sono accompagnati da clausole per l’integrazione salariale in caso di superamento dell’inflazione programmata. Questi accordi possono riguardare altresì la formazione, la classificazione professionale, la malattia e la maternità. La Spagna ha un salario minimo a livello nazionale che viene adeguato a gennaio di ogni anno dal Governo.
Specificita’ Settoriali
Non esiste una piattaforma ufficiale di dialogo sociale del settore spagnolo della calzatura. Le riunioni del dialogo sociale hanno luogo tra rappresentanti di parte datoriale (FICE e AEC) e i sindacati maggiori: FITAG-UGT, FITEQA-CC.OO (dal 2014 FI – CC.OO) anche se non in modo regolare. Il 25 settembre 2014, un nuovo contratto collettivo per il settore calzaturiero è stato pubblicato dal ministero spagnolo del lavoro e degli affari sociali ed è stato sottoscritto dalle parti sociali soprammenzionate. Le trattative sono durate nove mesi ed hanno portato alla firma di un accordo che ha rinnovato la collaborazione tra le parti sociali. Uno dei risultati interessanti del nuovo contratto è costituito dalla disposizione relativa all ‘“Observatorio Industrial del Calzado – Osservatorio del settore della calzatura”: un organo bipartito di informazione nel quale entrambe parti sono attivamente coinvolte. L’obiettivo principale dell’osservatorio è quello di individuare le questioni di natura strategica e le eventuali soluzioni. Ciò rappresenta uno dei numerosi passi compiuti al fine di dare nuova linfa al dialogo sociale e alla cooperazione tra i suoi membri.
Report 2014 61
3.2.2 LE RIUNIONI E I RISULTATI DEL DIALOgO SOCIALE
Dalle interviste condotte nel 2013 e 2014 con le parti sociali dei cinque paesi coinvolti nello studio, emerge chiaramente che il rinnovo dei contratti collettivi (ove esistente) condiziona pesantemente la frequenza delle riunioni del dialogo sociale a livello nazionale. Le parti sociali intervistate si riuniscono regolarmente almeno una volta all’anno, in via ufficiale e non. Ciò non vale per la Romania dove le riunioni sono più difficili da organizzare tra i rappresentanti delle parti sociali. Questa situazione si deve essenzialmente alla struttura del dialogo sociale nazionale ed alla capacità di costituire gli organi di rappresentanza datoriale e sindacali. In genere, le parti sociali nazionali sottolineano il clima di collaborazione attiva che si è sviluppato nel corso del tempo. Questa osservazione tiene conto dei ruoli delle organizzazioni che sono coinvolte nelle riunioni del dialogo sociale.
In linea di massima, esiste una crescente consapevolezza circa l’esigenza di sviluppare iniziative congiunte tra parti sociali tese alla promozione dello sviluppo sostenibile del settore. Le numerose iniziative comuni sviluppate nei paesi oggetto di studio dimostrano l’importanza delle piattaforme di dialogo sociale nazionale come strumento per individuare i problemi e proporre le eventuali soluzioni. In genere, gli argomenti discussi nelle riunioni del dialogo sociale sono i seguenti:
● Trattative per i contratti collettivi ● Salari● Condizioni di lavoro ● Conflitti sociali a livello aziendale ● Situazione del settore sul piano industriale ● Formazione e istruzione ● Posizioni comuni nei confronti delle autorità pubbliche ● Evoluzione delle occupazioni e dei profili professionali ● Trattative di secondo livello ● Interpretazione dei contratti collettivi
Se consideriamo le questioni per grado d’importanza e la frequenza con la quale sono state oggetto di discussione nel periodo delle interviste (stando alle risposte ricevute dalle parti sociali), i salari e le condizioni di lavoro sono le priorità rilevate in ciascuno dei paesi in questione. La formazione e l’istruzione costituiscono argomenti di primaria importanza che hanno portato alla definizione di posizioni comuni stabilite con il governo e/o le autorità pubbliche. Al di fuori di queste tematiche, altre questioni sono state prese in esame con minora frequenza dalle parti sociali nazionali.
Come abbiamo visto in precedenza, le parti sociali nazionali riconoscono il buon livello di cooperazione tra le parti interessate durante le riunioni del dialogo sociale e nella concezione, sviluppo e applicazione delle azioni proposte di comune accordo.
Tuttavia, va ricordato che talvolta gli accordi a livello nazionale sono difficili da tradurre in simili rapporti di collaborazione e in un’azione incisiva a livello locale. Ciò può essere imputabile al fatto che talvolta (e con particolare riferimento ai paesi dove la produzione calzaturiera è concentrata nei distretti industriali), i bisogni del settore possono variare a livello regionale e aziendale. Tale affermazione prende in esame le peculiarità dei vari segmenti del mercato, le specificità della distribuzione e le caratteristiche dei prodotti.
Report 201462
La lista di seguito presentata verte sugli esempi nazionali e le buone pratiche che sono state oggetto di cooperazione e di dibattito tra le parti sociali portando alla definizione ed esecuzione di azioni tangibili a favore dello sviluppo settoriale 11.
INNOVAZIONE DEL CONTRATTO COLLETTIVO: ITALIA Durate le trattative per l’ultimo contratto collettivo, le parti sociali italiane hanno introdotto diverse innovazioni che hanno reso l’accordo più in linea con le esigenze mutevoli del settore. Le parti sociali hanno sottolineato la nuova disposizione relativa alla gestione delle ferie del personale. Grazie ad un contributo congiunto delle parti sociali, l’azienda può avere una maggiore flessibilità nella gestione delle ferie estive del personale. Questa esigenza è stata particolarmente avvertita in occasione del MICAM (la più importante fiera internazionale del settore della calzatura) alla fine di agosto (un mese in cui tradizionalmente le aziende italiane chiudono per due settimane) .
Visto il potenziale impatto del nuovo contratto collettivo sulle aziende e sui lavoratori, le parti sociali hanno deciso di applicare una strategia per diffondere gli elementi innovativi in esso contenuti. A tal fine, sono stati organizzati incontri con le maggiori aziende locali, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori. Questa iniziativa è stata apprezzata dalle parti intervistate.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE : FRANCIALa cooperazione fra parti sociali nazionali sull’istruzione e la formazione è particolarmente forte. I fondi allocati all’istruzione e alla formazione vengono raccolti direttamente dalla FFC (attraverso la taxe d’apprentissage) e gestiti dalle parti sociali attraverso OPCALIA, (l’organo congiunto preposto alla raccolta dei fondi della formazione, gestiti dalle imprese e dai sindacati sotto la supervisione dello stato francese). Di conseguenza, le parti sociali hanno sviluppato tutta una serie di competenze nella definizione delle priorità settoriali in materia di formazione professionale e di formazione continua, permettendo di orientare le scuole e i centri di formazione per ottenere qualifiche in linea con le esigenze del settore. Malgrado la rapida evoluzione delle modalità di raccolta e di gestione dei fondi per la formazione (che può portare ad un indebolimento del potere di controllo affidato alle parti sociali), i rapporti di collaborazione sviluppati tra le parti sociali dovrebbero consentire la definizione di posizioni comuni. Sarà, tuttavia, necessario rafforzare la voce del settore calzaturiero su questa questione specifica .
FORMAZIONE E ISTRUZIONE: ITALIA Il contratto collettivo nazionale definisce il quadro per la creazione dell’Osservatorio Nazionale Bilaterale per il settore della calzatura (Osservatorio Bilaterale Calzatura - “OBN-C”). Tra gli obiettivi definiti dallo statuto dell’osservatorio ricordiamo: ● Individuare ed illustrare l’evoluzione dei bisogni formativi ● Predisporre le azioni formative adeguate ● Promuovere i rapporti positivi tra produttori e sistemi di formazione.
11E’ inutile dire che i rapporti tra le parti sociali sono talvolta conflittuali. La decisione di illustrare soltanto i casi positivi e le buone prassi è dettata dal fatto che rientrano nel campo della presente relazione e possono essere utilizzati come esempi da trasferire in altri paesi europei.
Report 2014 63
Un obiettivo dell’OBN-C è quello di fornire un’informazione continua al fine di ottimizzare e promuovere la qualità e l’efficacia della formazione e l’apprendimento basato sulle esigenze del settore. Questi due obiettivi mirano a sviluppare le risorse umane del settore e aumentare la competitività mediante gli aumenti di produttività. All’interno dell’OBC-N, tre sindacati e tre associazioni datoriali compongono il comitato di pilotaggio responsabile dell’esecuzione di diverse iniziative nel settore dell’istruzione e della formazione professionale. Recentemente, l’OBN-C ha compiuto passi decisi per diventare membro del Consiglio europeo settoriale delle competenze professionali del settore tessile, abbigliamento, pelle e calzatura (European Sector Skills Council for the Textile, Clothing, Leather and Footwear sectors- ESSC TCLF).
ISTRUZIONE E FORMAZIONE: PORTOGALLO In Portogallo, fin dal 1965 la questione dello sviluppo delle competenze ha tratto beneficio dai legami con il dialogo sociale. Un protocollo sottoscritto dall’associazione datoriale e dai rappresentanti dei sindacati ha portato alla creazione del “Centro de Formação Professional da Indústria de Calçado (CFPIC)”, conosciuto come accademia per il design e la calzatura. Si tratta di un organo molto attivo che in futuro potrebbe diventare membro dell’ ESSC TCLF, gestito congiuntamente dalle parti sociali e lo stato portoghese. L’obiettivo principale del CFPIC è quello di rispondere tempestivamente alle esigenze del settore in termini di formazione professionale. Le parti sociali svolgono un ruolo importante nell’individuazione delle priorità future.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE– ROMANIA: non esistono organi bilaterali e trilaterali ufficiali per la gestione delle questioni legate alla formazione, tuttavia le parti sociali del settore calzaturiero, con il sostegno dell’Università di Tuiasi, hanno aperto un tavolo per la creazione di un gruppo di lavoro/organo preposto alla gestione delle esigenze del settore tessile, abbigliamento, pelle e calzatura. Fino a poco tempo fa, la formazione non veniva riconosciuta ufficialmente dal governo. Oggi appare evidente il bisogno di investire sulla formazione e le competenze tecniche poichè la Romania rappresenta il secondo paese europeo per numero di lavoratori e la formazione esiste soltanto nelle grandi imprese.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE: SPAGNA La Fundación Tripartita para la Formación en el Empleo12-FTFE (fondazione tripartita per la formazione sul lavoro) è un organo nazionale che appartiene al settore pubblico. La FTFE è l’organo deputato alla gestione a livello nazionale della formazione professionale continua nel quadro del dialogo sociale e di un rapporto trilaterale (servizi pubblici per l’impiego, organizzazioni datoriali e sindacali). La Fundaciòn è altresì coinvolta nella promozione, disseminazione e finanziamento dei programmi di formazione professionale continua per i lavoratori, nella ricerca mirata ad affrontare le esigenze formative del settore e di gruppi target nonché a definire strumenti e metodologie di apprendimento. In questo sistema complesso di formazione professionale, uno degli elementi di maggiore rilievo è rappresentato dai Comitati settoriali congiunti, che rappresentano la parte datoriale e sindacale di categoria e che rientrano nell’ambito della contrattazione collettiva. Questi comitati aggiungono flessibilità al modello formativo ed hanno una conoscenza diretta ed approfondita della situazione delle imprese. La loro competenza è molto vasta e riguarda la decisione sui piani di formazione oggetto di finanziamento, la definizione della ricerca e degli strumenti formativi del settore. Gli esperti spagnoli di parte datoriale e sindacale presentano regolarmente delle proposte per lo sviluppo di nuovi corsi agevolando il corretto stanziamento dei fondi destinati alla formazione.
12La nuova normativa entrata in vigore il 24 marzo 2015 “Real Decreto-ley 4/2015, de 22 de marzo, para la reforma urgente del Sistema de Formación Profesional para el Empleo en el ámbito laboral” ha cambiato il nome in Fundación Estatal para la Formación en el Empleo, e introdotto modifiche nell’assegnazione delle competenze tra le parti interessate. .
Report 201464
EVOLUZIONE DEL SETTORE: FRANCIA Una delle questioni di maggiore valenza per lo sviluppo del settore calzaturiero è costituita dalla ricerca e dallo sviluppo, ambito nel quale la Francia ha un ruolo di leadership a livello europeo. Il CTC è un’importante organizzazione francese riconosciuta a livello mondiale: si tratta di un centro di ricerca attivo nel settore della pelle, degli articoli di cuoio e della calzatura. Il consiglio di amministrazione del CTC è costituito dai rappresentanti delle imprese, dei sindacati e delle maggiori imprese del settore. I membri delle associazioni di parte datoriale e sindacale siedono nel consiglio di amministrazione insieme ai rappresentanti delle più grandi imprese francesi. Le parti del dialogo sociale svolgono un ruolo attivo nella definizione delle priorità di ricerca, un elemento cruciale per la competitività del settore.
EVOLUZIONE DEL SETTORE: ITALIA La scarsa attrattività del settore per i giovani costituisce un serio problema che le parti sociali del settore calzaturiero hanno cercato di affrontare insieme mediante lo sviluppo di un progetto specifico. Le attività progettuali hanno permesso di produrre del materiale promozionale al fine di mettere in luce il lato positivo del lavoro nel settore calzaturiero. Questo materiale viene prodotto allo scopo di incoraggiare e rafforzare il trasferimento della conoscenza tra le generazioni.
Report 2014 65
3.2.3 LE PRIORITA’ EUROPEE DELLE PARTI SOCIALI NAZIONALI
Nel corso delle interviste, una domanda specifica riguardava l’individuazione delle priorità future del dialogo sociale europeo. La seguente tabella illustra i risultati ottenuti.
Le parti sociali nazionali intervistate indicano il valore aggiunto derivante dalle iniziative intraprese a livello europeo al fine di:
● Migliorare l’immagine del settore nei confronti dei giovani che costituiscono un asset fondamentale per il futuro ● Stabilire uno schema condiviso per l’analisi e l’elaborazione di dati nazionali ed europei per una migliore capacità previsionale necessaria alla definizione del piano di azioni strategiche a livello settoriale. ● Stabilire azioni coordinate per incoraggiare lo sviluppo di programmi e progetti tesi ad individuare i bisogni emergenti in materia di competenze e gestire l’inadeguamento tra domanda e offerta di qualifiche professionali. ● Promuovere le azioni volte ad accrescere l’efficacia dei controlli alle dogane ● Interagire con i servizi della Commissione al fine di tenere nella giusta considerazione la reciprocità nell’apertura dei mercati e negli accordi di libero scambio, con un’attenzione particolare alla responsabilità sociale delle imprese. ● Individuare e attuare le iniziative atte a rilanciare l’occupazione a livello settoriale ● Rispondere alla richiesta dei consumatori di un’informazione completa sui prodotti (compresa l’indicazione della provenienza geografica), attraverso l’indicazione di origine obbligatoria ● Promuovere e analizzare politiche industriali concrete a sostegno del settore manifatturiero europeo.
Tutti questi argomenti saranno presi in esame nella definizione delle priorità future e del programma di lavoro del dialogo sociale europeo.
Report 201466
Attractiveness of the Sector toward
young workers
Foresight and forecast
Training and Skills needs, Skills mismatches
Corporate Social Responsability
Actions on more effective implementation of custom
controls
Reciprocity while opening markets and signing Free Trade Agreements (CSR)
Employment
Mandatory origin labelling
Indusrial policies in support of UE manufacturing
PRIORITa’ PER Il FUTURO DEl DIalOGO sOcIalE DEl sETTORE DElla calZaTURa
Report 2014 67
3.3 I FATTORI TRAINANTI DEL FUTURO DEL SETTORE CALZATURIERO: L’ANALISI S.W.O.T.
Uno dei principali obiettivi del progetto consiste nello sviluppo delle condizioni ottimali per rinnovare e adeguare il dialogo sociale europeo della calzatura alle esigenze del settore. Di qui l’esigenza di raccogliere una serie d’informazioni aggiornate sulle questioni più importanti che possono essere affrontate a livello europeo in stretta collaborazione con le parti sociali nazionali.Un approccio “Bottom up” rinnovato doveva portare alla definizione delle priorità di azione del dialogo sociale europeo, su una base pratica, tenendo conto delle esigenze reali espresse delle associazioni nazionali di parte sindacale e datoriale. A tal fine, le parti sociali hanno definito l’analisi SWOT come lo strumento di studio più adeguato: una pianificazione strutturata del metodo di valutazione dei punti di forza, di debolezza, delle opportunità e delle minacce :
● Punti di forza : caratteristiche che conferiscono al settore europeo della calzatura un vantaggio rispetto agli altri settori
● Punti di debolezza: caratteristiche che creano uno svantaggio per il settore calzaturiero europeo rispetto agli altri.
● Opportunità: elementi che il settore europeo della calzatura potrebbe sfruttare a suo vantaggio
● Minacce: elementi di contesto che potrebbero causare delle difficoltà al settore europeo della calzatura .
L’analisi condotta si snoda su diverse fasi. Le parti sociali europee hanno fornito alle associazioni datoriali e sindacali nazionali una panoramica delle proposte relative alle quattro categorie dell’analisi SWOT. Gli argomenti analizzati nel dettaglio nella panoramica sono stati oggetto di discussione approfondita durante un seminario organizzato a Bruxelles con il coinvolgimento delle parti sociali nazionali. Come si evince dal grafico a radar di seguito riportato, questo lavoro ha permesso di individuare ed analizzare 7 punti di forza, 9 punti di debolezza, 10 opportunità e 6 minacce.
3.3.1 QUANTITATIVE AND QUALITATIVE OVERVIEW
Report 201468
STRENGTHS
WEAKNESSES
OPPORTUNITIES
THREATS
l’aNalIsI sWOT DEl sETTORE calZaTURIERO: UNa PaNORaMIca QUaNTITaTIVa
Il presente capitolo illustra nel dettaglio tutti gli elementi collegati ai punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce del settore europeo della calzatura, individuati grazie alla metodologia descritta in precedenza.
Report 2014 69
Per riassumere possiamo dire che:
● Il settore europeo della calzatura mantiene la sua forza grazie ad una lunga traduzione e al retaggio culturale che caratterizzano la produzione di un articolo che sarà richiesto da un numero sempre più importante di consumatori in tutto il mondo. L’Europa si distingue per il design e l’ottima qualità dei suoi prodotti creati da una manodopera qualificata alla quale si deve una parte importante del valore aggiunto. Il settore europeo della calzatura ha creato una filiera estremamente sofisticata nei territori di uno dei mercati mondiali di maggiore peso (l’Europa rappresenta il 46% dell’import mondiale in termini di valore) .
● Poiché la manodopera è uno degli asset principali del settore europeo della calzatura e considerando l’invecchiamento progressivo degli addetti, la scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori costituisce un punto di debolezza di particolare valenza. Alcuni fattori strutturali creano particolari difficoltà alle piccole aziende nell’accesso al credito, nella predisposizione di strategie a lungo termine e nell’affrontare i mercati internazionali.
● Le principali opportunità per il settore europeo della calzatura sono rappresentate dai mercati emergenti che possono assorbire una maggiore quantità di calzature europee grazie alle migliori condizioni commerciali e all’elevato potere d’acquisto di una parte sempre più numerosa della popolazione (Cina). La firma di accordi commerciali tra l’UE e i partner strategici come gli USA e il Giappone continua ad essere una priorità per il settore.
● Sul versante della produzione, le nuove tecnologie e i nuovi materiali dovrebbero essere maggiormente sfruttati nel settore della calzatura, insieme a servizi avanzati forniti dai distretti e da altri supporti infrastrutturali. Altre opportunità derivano dalle attività di ricerca e sviluppo che possono aiutare le imprese del settore a rispondere ai bisogni di nuove categorie di consumatori. A tal riguardo, gli aspetti ambientali e sociali costituiscono dei fattori di particolare importanza per un numero crescente di consumatori. I calzaturifici europei sono all’avanguardia per la sostenibilità della produzione e della filiera. Questa è una delle ragioni per cui i calzaturifici europei vedono in modo positivo l’indicazione obbligatoria di origine: essa rappresenta la risposta naturale alla crescente domanda da parte dei consumatori di informazioni esaurienti sul prodotto, compresa la provenienza geografica.
● Il calo del consumo locale negli stati membri dell’UE costituisce una della maggiori minacce per il settore calzaturiero europeo. Alcuni stati membri (soprattutto quelli dell’Europa del Sud) continuano ad essere pesantemente penalizzati dalle conseguenze della recessione economica. D’altro canto, molti mercati potenziali per le attività di export rimangono virtualmente chiusi per ragioni tariffarie e per la presenza di barriere non-tariffarie, che costituiscono un pesante disincentivo al commercio internazionale. Altre minacce derivano dal continuo aumento del costo delle materie prime (soprattutto la pelle), necessarie a garantire la qualità per fare la differenza rispetto ai competitor internazionali e dalla contraffazione, ampiamente riconosciuta dagli attori industriali e dagli stakeholder istituzionali.
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
OPPORTUNITA’ MINACCE
● Un prodotto che soddisfa le esigenze di base e quelle più sofisticate dei consumatori ● La calzatura europea è comunemente riconosciuta come un prodotto originale e di alta qualità ● Una lunga tradizione europea ● Design Europeo ● Una manodopera qualificata ● La vicinanza tra mercato e filiera ● Potenziale e capacità di innovazione
● Scarsa attrattività del settore per i giovani lavoratori ● Assenza di coordinamento tra i centri di formazione professionale e le aziende ● Scarsa considerazione del lavoro manuale ● Assenza di un coordinamento effettivo tra i centri di ricerca e le aziende ● In media le aziende sono di piccola dimensione ● Scarso accesso al credito ● Le aziende si concentrano sul mercato domestico ● Squilibro a livello mondiale nell’applicazione della legislazione in mate-ria sociale e ambientale ● Svantaggi competitivi strutturali legati al contesto nel quale operano le imprese
● Nuovi mercati emergenti ● Migliori condizioni di acceso ai mercati ● Rafforzamento dei distretti industriali e del sostegno infrastrutturale alle PMI ● Nuove tecnologie di produzione e di vendita ● Tendenze demografiche e sociali: nuovi bisogni ● Un’attività di ricerca e sviluppo più mirata ● Sostenibilità sociale/ambientale e trasparenza ● Rilocalizzazione della produzione in Europa ● Branding europeo ● Indicazione di origine obbligatoria
● Calo del consumo locale negli stati membri dell’UE ● Protezionismo ● Scarsità e costo delle materie prime ● Contraffazione ● Scarsità futura di manodopera qualificata con particolare riferimento alle competenze tecniche ● “Designed in Europe” un modello di business emergente nei paesi a basso costo
Report 201470
Il settore calzaturiero ha un punto di forza unico rispetto ad altri settori che producono beni di consumo, ossia fornire un prodotto che non smetterà mai di essere richiesto da un numero sempre più importanti di consumatori di tutto il mondo. La calzatura risponde ad un bisogno essenziale che non cambierà in futuro: camminare e proteggere i piedi. Ci sarà sempre un mercato per le calzature. I bisogni mutevoli dei consumatori sono strettamente connessi alle emozioni e alla funzionalità. Alla stregua di altri prodotti legati al fashion, la calzatura di moda può creare un legame emozionale con i consumatori, soprattutto per le scarpe di alta gamma, per le quali il settore europeo occupa un posto importante. La specializzazione è stata ottenuta per soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori, strettamente connessi alle funzionalità tecniche e alle caratteristiche del prodotto. A tal riguardo dobbiamo ricordare il confort, la resistenza, il peso, l’assorbimento degli urti. I produttori europei contribuiscono a garantire il futuro del settore considerando questi fattori nella risposta alle esigenze mutevoli dei consumatori in tutto il mondo.
L’Europa rappresenta circa il 4% della quantità di calzature prodotte a livello mondiale. Altri continenti svolgono un ruolo di gran lunga più importante in termini di quantità prodotta sul mercato internazionale. L’Asia è il maggiore produttore con una quota a livello mondiale che si attesta sull’87%, mentre il Sud America occupa il secondo posto con il 5%. Tuttavia, le statistiche mostrano come le esportazioni di calzature europee sono in continuo aumento a motivo del valore aggiunto del prodotto. Tra il 2009 e il 2013, l’export di calzature verso i paesi terzi è aumentato del 46% in numero di paia e del 73% in valore. Inoltre, nove dei 15 più importanti paesi in termini di valore dell’export sono europei. Il prezzo medio all’export dei principali paesi europei è molto più elevato della media mondiale, il che rispecchia l’alto valore unitario della calzatura europea. Ciò è dovuto ai costi di produzione, notevolmente più elevati nella UE rispetto agli altri attori del mercato mondiale, e al valore intrinseco delle calzature prodotte in Europa, che sono caratterizzate dalla qualità, il design e la tradizione manifatturiera. L’alta qualità della calzatura prodotta in Europa rispecchia la creatività del design che utilizza materiali sicuri e funzionali per un prodotto di qualità, resistente e fabbricato in condizioni sostenibili.
L’Europa ha una lunga tradizione industriale nella produzione calzaturiera, che si ritrova nella specializzazione della produzione in regioni e distretti industriali europei. La lunga tradizione europea ha condotto alla creazione di musei a tutela del retaggio culturale della produzione calzaturiera. Esempi possono essere trovati in Francia, Italia, Spagna e Regno Unito. Il retaggio culturale del settore ha svolto un ruolo importante nell’evoluzione storica dei calzaturifici europe. Ciò ha permesso lo sviluppo di una serie di tratti distintivi come la natura del talento creativo, le innovazioni nei metodi tradizionali di produzione, la preservazione e lo sviluppo di una manodopera formata per permettere all’Europa di salvaguardare la sua leadership in termini di qualità. La presenza in Europa di oltre 40 scuole specializzate e centri di formazione è un ulteriore indicatore della forza delle radici culturali del settore calzaturiero in Europa. La specializzazione di diverse regioni in Europa è andata di pari passo con la crescita parallela dei fornitori europei di materie prime, accessori e componenti che contribuisce a mantenere la posizione della calzatura europea all’avanguardia della qualità, dello stile , della tecnologia e del design.
UN PRODOTTO ChE SODDISFA I bISOGNI ESSENZIALI E SOFISTICATI DEI CONSUMATORI
Il sETTORE EUROPEO DElla calZaTURa cOME sINONIMO DI PRODOTTO UNIcO E DI alTa QUalITà
UNa lUNGa TRaDIZIONE INDUsTRIalE
3.3.2 PUNTI DI FORZA
Report 2014 71
3.3.2 PUNTI DI FORZA
Il design svolge un ruolo cruciale nell’attuale evoluzione del mercato mondiale della calzatura e delle richieste dei consumatori, oltre ad essere fondamentale per distinguere la calzatura europea da quella prodotta dagli altri competitor. Il design caratterizza tutte le fasi di produzione ed impatta sulla tempestività della risposta e sulle esigenze mutevoli dei consumatori. Ciò porta all’innovazione dei materiali, accessori e processi produttivi derivanti dalla stretta interazione tra designer e altre aree delle aziende produttrici di calzature. Le aziende europee sviluppano nuove collezioni e il design di nuove calzature internamente o attraverso la collaborazione con stilisti esterni, quest’ultimo caso si riscontra con maggiore frequenza nelle PMI. Il design di calzature si è evoluto negli ultimi decenni portando alla proposta di nuovi modelli, materiali , accessori tesi a fornire una risposta rapida alle esigenze dei consumatori in termini di performance e sostenibilità del prodotto. I produttori europei di calzature sono stati in grado di garantire una crescita qualitativa e quantitativa grazie alle loro competenze in materia di design rafforzate dagli strumenti CAD avanzati sviluppati in Europa.
Come asserito in precedenza, la lunga e robusta tradizione culturale del settore europeo della calzatura è stata creata grazie alla presenza di una manodopera qualificata sostenuta dallo sviluppo di programmi di formazione e aggiornamento professionale. Le competenze e le qualifiche professionali sono tra i maggiori fattori competitivi per i produttori europei e consentono il mantenimento di un vantaggio competitivo nella produzione di calzature di fascia alta. Di conseguenza, lo sviluppo delle competenze professionali svolge un ruolo cruciale al fine di consentire il rafforzamento della posizione delle imprese in Europa e in altri mercati. Il settore investe massicciamente in questo ambito anche se rimane ancora molto da fare in tutta una serie di profili professionali e di competenze.
L’Europa rappresenta il 46% delle importazioni mondiali in termini di valore con circa un terzo del commercio mondiale che corrisponde all’import intra-UE. Uno dei maggiori punti di forza del settore europeo della calzatura deriva da una filiera ben strutturata e estremamente sviluppata sui territori europei. I produttori europei di calzature possono contare sulla stretta cooperazione con i fornitori di materiali ed accessori, su un facile accesso alle infrastrutture e agli stakeholder, come associazioni di categoria, sindacati, centri di ricerca e di sviluppo e istituti di formazione. La concentrazione di una parte significativa della produzione calzaturiera dell’UE in distretti produttivi regionali consente una forte partnership tra stakeholders, la disponibilità di servizi di supporto, una maggiore flessibilità produttiva e un’infrastruttura efficiente per il mercato e l’innovazione del prodotto. In un settore sempre più rivolto la personalizzazione del prodotto, una filiera corta garantisce un vantaggio competitivo ai venditori al dettaglio che sono chiamati a soddisfare le esigenze dei consumatori.
La competitività internazionale del settore europeo della calzatura è strettamente collegata alla capacità generale di innovare in modo costante. Esistono tre livelli di innovazione nei quali le aziende del settore investono tempo e risorse. Il primo livello pone l’accento sulla moda, lo stile e l’immagine del prodotto. Richiede uno sforzo importante da parte delle imprese che interagiscono continuamente con gli stilisti e i fornitori di materiali e componenti per sviluppare nuove proposte per il mercato. Il secondo livello, anch’esso legato al prodotto, è strettamente connesso alle funzionalità nuove ed avanzate, ai servizi (come la personalizzazione) al fine di rispondere alle esigenze di una fascia sempre più estesa di consumatori. Ciò è particolarmente vero per alcune calzature specializzate come le scarpe ortopediche, di protezione e sportive. Il secondo livello di innovazione ha una prospettiva a medio termine e richiede più tempo e una maggiore interazione con altri attori della filiera come le università e i centri di ricerca. Un terzo livello di innovazione, nel quale il settore europeo della calzatura ha dimostrato la capacità di conseguire risultati tangibili, è legato all’ efficacia e all’efficienza delle fabbriche e della filiera. I processi e le innovazioni legate al prodotto possono facilitare nuovi modelli di impresa e opportunità di marketing.
DEsIGN EUROPEO
UNa MaNODOPERa QUalIFIcaTa
la VIcINaNZa TRa Il MERcaTO E la FIlIERa
POTENZIalE E caPacITà DI INNOVaZIONE
Report 201472
L’asset principale del settore europeo della calzatura è rappresentato dalla manodopera. Tuttavia, le aziende hanno difficoltà nell’attrarre lavoratori giovani nel settore. Questa questione ha acquisito un’importanza crescente nell’ultimo decennio con l’invecchiamento progressivo della forza lavoro. Di qui l’esigenza di affrontare la questione dell’assunzione di giovani e definire strategie a medio termine tese ad attirare, formare e assumere manodopera giovane, garantendo le opportunità necessarie per ottenere lavori di qualità nel settore. Il processo di assunzione di manodopera giovanile può iniziare in due diversi scenari: quando i giovani si iscrivono a programmi di formazione professionale e quando scelgono il settore dove cercare un lavoro. In entrambi i casi l’orientamento riveste un ruolo cruciale. Il settore affronta una doppia sfida: attirare una nuova generazione nel settore e garantire studi professionali adeguati al fine di garantire ai neo assunti l’acquisizione delle competenze tecniche necessarie. Per conseguire risultati migliori a livello di assunzione dei giovani, il settore dovrebbe cercare di trasmettere un’immagine più attrattiva del settore puntando su una comunicazione che mostra un settore dinamico caratterizzato dall’insieme di design, tecnologia ed informatica a servizio della domanda dei consumatori. Esiste altresì un bisogno urgente di lavorare sulle campagne di comunicazione e sullo sviluppo di pacchetti informativi mirati e rivolti a scuole, servizi di orientamento e centri di formazione. Lavorare con questi enti può aumentare l’efficacia dei messaggi se supportati da misure adeguate che coinvolgono i vari stakeholder. Tra queste misure ricordiamo la definizione di business case e il sostegno dei media a livello regionale, nazionale ed europeo.
L’assenza di una comunicazione adeguata e di coordinamento tra gli enti che erogano la formazione professionale e le aziende impatta negativamente sulle assunzioni necessarie al settore. I bisogni delle aziende e dei lavoratori si evolvono rapidamente: come ha dimostrato il lavoro dello Skills Council del settore tessile, calzatura, abbigliamento e pelle13, la globalizzazione, la tecnologia e le richieste dei consumatori costituiscono i principali motori di cambiamento del settore. Le professioni esistenti assistono ad un cambiamento radicale del loro profilo e all’emergere di nuove professioni. Questa rapida evoluzione è spesso accompagnata da uno sviluppo coerente dei curriculum proposti dagli enti di formazione professionale. In altri termini, c’è una differenza strutturale nella velocità alla quale le competenze richieste delle aziende si evolvono e quelle fornite dall’offerta formativa.
13ESSC TCLF - relazione 2014, page 101 - www.europeanskillscouncil.t-c-l.eu
La produzione di calzature è un processo industriale con una forte incidenza del lavoro manuale. Come affermato nel capitolo precedente, una manodopera formata e competente costituisce uno dei fattori competitivi di maggiore valenza per il settore. Di qui, il ruolo essenziale dei colletti blu, dal punto di vista produttivo e qualitativo. Per queste ragioni, la svalutazione del lavoro manuale, che costituisce un problema condiviso da vari settori industriali in Europa, ha un impatto significativo sulle imprese produttrici. Ancora una volta, è necessario dare la precedenza alle campagne di comunicazione che sottolineano l’importanza del lavoro manuale che contribuisce a costruire la reputazione culturale ed industriale dell’Europa.
scaRsa aTTRaTTIVITà NEI cONFRONTI DEI GIOVaNI laVORaTORI
scaRsO cOORDINaMENTO TRa IsTITUTI DI FORMaZIONE PROFEssIONalE E aZIENDE
scaRsa cONsIDERaZIONE DEl laVORO MaNUalE IN EUROPa
3.3.2 PUNTI DI DEBOLEZZA
Il settore della produzione calzaturiera è dominato dalla presenza di PMI. Gli ultimi dati europei mostrano in modo nitido questa situazione: il 96,99% (pagina 47) delle aziende del settore sono PMI, di cui il 74% occupa meno di 10 lavoratori. Il fatturato realizzato dalle PMI si attesta sul 65% del totale. Sebbene le attuali condizioni del mercato possono offrire opportunità alle PMI (nicchie sul mercato globale, risposte rapide alle tendenze emergenti), appare chiaro che le piccoli dimensioni di queste aziende possono creare difficoltà strutturali che ne frenano l’evoluzione. Tali difficoltà sono legate alla possibilità di affrontare adeguatamente i fattori esterni all’attività e gli sviluppi strategici a medio termine. Le PMI trovano difficile individuare e gestire in modo idoneo l’evoluzione della normativa internazionale oltre ad avere maggiori difficoltà nell’esecuzione dei programmi di formazione. Inoltre, le PMI hanno un più difficile accesso ai progetti di Ricerca e sviluppo e dispongono di risorse più limitate da assegnare all’esplorazione di nuovi mercati.
DIMENsIONE MEDIa PIccOla DEllE IMPREsE
Report 2014 73
3.3.2 PUNTI DI DEBOLEZZA
Alla stregua di altri settori legati alla moda, anche l’industria calzaturiera ha un bisogno strutturale di accesso al credito. Ciò è dovuto essenzialmente alla struttura e al funzionamento della filiera, all’interno della quale le aziende devono garantirsi le materie prime che devono essere lavorate per consegnare il prodotto finale al cliente. Ciò significa che, stando alle normali condizioni di pagamento, una parte importante del capitale di gestione delle imprese viene immobilizzato per lunghi periodi. Negli ultimi anni, si avverte maggiormente l’esigenza di un credito esterno a motivo della crisi economica e dei ritardi di pagamento che interessano tutta la filiera. L’accesso al credito è di gran lunga più difficile per le PMI, per le quali i prodotti bancari (prestiti e scoperto) costituiscono la principale fonte di finanziamento 14. Il credito è alquanto difficile da ottenere perché le banche richiedono sempre più garanzie, applicano procedure di valutazione del rischio particolarmente rigorose che portano al rifiuto di molte richieste di credito e rendono i prestiti particolarmente onerosi. Queste questioni creano molte difficoltà alle PMI del settore della calzatura e ne limitano la possibilità di mettere in campo piani di sviluppo e di investimento a medio termine.
14Banca Centrale Europea: Survey on the access to finance of enterprises in the euro area – Nov 2014
Alla stregua di altre settori industriali, i calzaturifici devono far fronte alla concorrenza feroce dei paesi terzi. Considerando il forte impatto del lavoro manuale sui processi produttivi, il settore calzaturiero è stato colpito più degli altri dal processo di trasferimento dei siti produttivi nei paesi extraeuropei che applicano normative sociali, ambientali e occupazionali meno rigorose. Questa tendenza ha contribuito ampiamente alla perdita di posti di lavoro in Europa. Le politiche commerciali della UE e gli accordi di libero scambio puntano alla creazione di un insieme di norme comuni per i produttori europei e i partner commerciali dei paesi terzi. Le aziende che operano nei paesi terzi godono di vantaggi significativi legati ad una legislazione sul lavoro debole e agli scarsi controlli relativi al rispetto delle norme sociali ed ambientali nella produzione industriale. Ciò comporta la creazione di un ulteriore svantaggio in termini di produttività, costi e flessibilità che ha ulteriormente peggiorato la competitività dei calzaturifici europei.
Le esportazioni intra-EU ed extra-EU costituiscono una quota significativa del fatturato della produzione europea di calzature con un continuo miglioramento del valore dell’export. In molti casi, le esportazioni continuano a rappresentare la soluzione naturale a fronte del crollo dei mercati interni dell’UE causato dalla crisi economica. Tuttavia questa soluzione non è accessibile a tutti i produttori di calzature. Un numero importante di imprese, soprattutto le PMI, continuano a concentrarsi sui mercati nazionali per una parte significativa del loro fatturato (oltre l’85%) . Questa situazione è strettamente connessa alla sostanziale mancanza di esperienza, che spesso scoraggia le aziende dal cercare nuovi mercati, anche in presenza di incentivi e di strutture di sostegno. L’impossibilità di contare su mercati esterni (soprattutto extra-UE) comporta la mancata diversificazione delle fonti di guadagno e un maggiore rischio legato al crollo dei mercati europei.
scaRsO accEssO al cREDITO
sQUIlIBRIO a lIVEllO MONDIalE NEll’aPPlIcaZIONE DElla lEGIslaZIONE IN MaTERIa sOcIalE ED aMBIENTalE
FOcUs sUI MERcaTI NaZIONalI INTERNI
Da un punto di vista geografico, la produzione calzaturiera si concentra in alcune regioni europee che sono strutturalmente più deboli rispetto ad altre zone continentali e mondiali. Per una migliore analisi di questo aspetto, l’indice europeo di competitività regionale15 dimostra come le regioni dell’Europa centrale e meridionale abbiano sofferto della scarsa performance in termini di competitività. Un confronto sullo stesso indice con i paesi terzi non è attualmente possibile.
15http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/studies/pdf/6th_report/rci_2013_report_final.pdf. Calcola l’indice della competitività regionale combinando 11 indicatori. Gli elementi di base sono costituiti dai principali driver dell’economia ed includono (1) la qualità delle istituzioni, (2) la stabilità macroeconomica, (3) le infrastrutture, (4) la salute e l’ambiente (5) la qualità dell’istruzione primaria e secondaria (6) L’istruzione universitaria e la formazione durante tutta la vita (7) l’efficienza del mercato del lavoro (8) la dimensione del mercato (9) il livello tecnologico, (10) il grado di sviluppo delle imprese (11) l’innovazione.
sVaNTaGGI cOMPETITIVI sTRUTTURalI lEGaTI al cONTEsTO NEl QUalE OPERaNO lE IMPREsE
Il vantaggio competitivo del settore europeo della calzatura può essere mantenuto nel tempo soltanto attraverso una produzione adeguata accompagnata dal trasferimento di conoscenza utile allo sviluppo industriale. Centri di ricerca altamente specializzati nel settore calzaturiero sono presenti nei maggiori paesi produttori europei. La scarsa interazione tra questi centri di ricerca, che detengono un alto livello di conoscenza, non favorisce l’incontro tra i bisogni delle aziende e il sapere creato. Di qui la scarsa efficienza del trasferimento dei risultati della ricerca al mondo delle imprese con il conseguente rallentamento dell’innovazione europea e il rischio di perdita di competitività.
assENZa DI UN cOORDINaMENTO EFFETTIVO TRa I cENTRI DI RIcERca E lE aZIENDE
Report 201474
Storicamente le esportazioni di calzature sono state pesantemente influenzate da politiche protezioniste del settore calzaturiero dei paesi extraeuropei. Tuttavia, alcuni di questi paesi sono oggi visti come dei nuovi mercati interessanti per l’export europeo di calzature. Va peraltro sottolineato l’alto potenziale del settore calzaturiero europeo nei paesi terzi sviluppati, che sono pronti ad assorbire quote significative della produzione europea. Sarebbe necessario adottare le misure idonee allo sfruttamento del potenziale di sviluppo di nuovi mercati. La firma di accordi di libero scambio che garantiscono pari trattamento con i paesi interessati può sicuramente accrescere l’export di calzature e contribuire alla crescita futura del settore europeo della calzatura. Come vedremo nei capitoli successivi, le parti sociali della calzatura riconoscono l’importanza delle clausole speciali sulle questioni sociali e ambientali contenute negli accordi di libero scambio. Il principio è quello di rafforzare i rapporti commerciali con i paesi che adottano, applicano e rispettano norme rigorose (come sta facendo l’Europa) al fine di evitare la “concorrenza sleale liberalizzata” che impatta negativamente sul settore calzaturiero e su altri settori manifatturieri dell’UE. La reciprocità è la parola chiave da tenere in considerazione.
MIGlIORI cONDIZIONI DI accEssO al MERcaTO
I fattori chiavi per il successo del settore calzaturiero poggiano sull’alta qualità del mercato, che si allontana dalla produzione in serie, e un’enfasi maggiore sull’export. A tal riguardo, numerosi paesi hanno il potenziale di assorbimento di un’elevata quota di prodotti di qualità provenienti dall’Europa. I principali mercati storici per le scarpe made in Europe (compresa la Russia, la Svizzera e la Turchia) dovrebbero mantenere le loro quote, ad eccezione della Russia, quantomeno a breve termine. Un’attenzione speciale deve essere rivolta agli USA, che dovrebbero registrare un aumento significativo dell’export a seguito della firma del TTIP. Lo stesso va sottolineato per il Giappone, con il quale l’UE sta negoziando l’FTA. Altri mercati importanti si stanno aprendo e dimostrano livelli di consumo in crescita per la calzatura europea, per la presenza di un numero vieppiù importante di consumatori benestanti alla ricerca di prodotti di qualità, resistenti e originali. Ciò è vero per alcuni paesi PECO ed extraeuropei, come la Cina che potrebbe essere un mercato molto promettente a patto che i produttori europei siano in grado di adeguare il loro business model ai distributori e i venditori ed alla situazione specifica di questo paese. Va sottolineato che la Cina è il paese che paga il prezzo più alto tra i maggiori importatori mondiali 15. Tuttavia, il modello di distribuzione in Cina è totalmente diverso da quello tradizionale applicato dai produttori europei di calzature. Il modello cinese agevola gli accordi con gli attori locali del mercato ed è quindi orientato ad una maggiore condivisione del rischio di affitto e gestione dei punti vendita. Il modello cinese è meno idoneo alla distribuzione multimarca, con pochi distributori pronti all’acquisto di scarpe provenienti dall’Europa e destinate alla vendita, per i rischi rischi legati all’acquisto di uno stock e ai scarsi risultati di vendita. Questo esempio mostra che, per sfruttare al meglio le opportunità legate ai nuovi mercati, il settore europeo della calzatura necessita un’azione collettiva e strutturale per sostenere gli sforzi profusi dalle aziende che operano in contesti diversi.
16World footwear report – APICAPPS 2013
NUOVI MERcaTI EMERGENTI
3.3.3 OPPORTUNITA’
Come abbiamo osservato, le PMI dominano il settore calzaturiero europeo. In risposta alle difficoltà strutturali, molte PMI del settore calzaturiero europeo hanno messo in campo una serie di strategie aziendali con il sostegno di organizzazioni e stakeholder esterni, come i distretti, le associazioni industriali e le fiere. I servizi di sostegno più frequentemente utilizzati dalle PMI comprendono l’assistenza all’export e la ricerca di partner internazionali, le campagne internazionali di comunicazione e marketing, lo sviluppo dei programmi di formazione, i progetti di ricerca e di innovazione. Un ulteriore rafforzamento della cooperazione tra singole aziende e tra aziende e le infrastrutture esterne specifiche per il settore possono portare a strategie di sviluppo migliori, più coerenti ed efficaci in grado di ottimizzare l’uso delle risorse disponibili per il conseguimento di un obiettivo comune.
RaFFORZaMENTO DEI DIsTRETTI E DEl sOsTEGNO INFRasTRUTTURalE allE PMI
Report 2014 75
3.3.3 OPPORTUNITA’
Storicamente l’Europa è stata all’avanguardia nello sviluppo delle tecnologie di produzione calzaturiera. La crescita costante del settore, che lo ha portato ad una posizione di leadership in termini di qualità e di reputazione, è stata conseguita grazie allo sviluppo parallelo delle tecnologie di produzione, design ed informatiche. I fornitori di tecnologie utilizzate nel settore calzaturiero sviluppano continuamente soluzioni innovative in tutti i campi, consentendo la realizzazione di prodotti ad alto contenuto tecnologico rivolti alla personalizzazione, all’anticipo di nuove tendenze di consumo e allo sviluppo parallelo di servizi alla clientela più sofisticati. Le aziende del settore utilizzano nuovi materiali, nuove tecnologie di produzione (come ad esempio la produzione additiva) mentre la presenza di nuovi software consente di accelerare e migliorare il design delle calzature e la personalizzazione all’interno del punto vendita. Oggi, i calzaturifici possono contare su una piattaforma commerciale consolidata che permette loro di esplorare nuove strategie di marketing, mirate al consumatore e alle aziende. Il commercio elettronico rappresenta una grande opportunità per agevolare l’ingresso nel mercato mondiale, anche se alcune aziende sono reticenti per il fatto di dover competere con i loro clienti retail. I produttori dell’UE hanno la possibilità concreta di sfruttare i risultati innovativi della ricerca tecnologica del settore e le tecnologie avanzate di e-commerce al fine di garantire la visibilità del loro prodotto in un processo di acquisto sempre più frammentato. Tuttavia, è necessario puntare su un’azione più concertata tesa a questo obiettivo a livello europeo e locale.
NUOVE TEcNOlOGIE DI PRODUZIONE E DI VENDITa
Gli sviluppi a medio e lungo termine della produzione deve tenere conto dell’evoluzione continua della popolazione mondiale. I principali indicatori hanno dimostrato che una fetta importante dei futuri consumatori avranno delle esigenze specifiche, che devono essere prese in esame nello sviluppo di nuove calzature e di nuovi servizi collegati alla produzione. Ad esempio, una parte importante dei futuri consumatori nei mercati maturi (come ad esempio il Nord America e l’Europa) conosceranno un aumento della speranza di vita. Il che sottende l’esigenza di sviluppare prodotti nuovi e mirati, con un design integrato dedicato, materiali che garantiscono il confort e le proprietà del prodotto specializzato. Va detto altresì che un numero importante di consumatori dei paesi emergenti saranno più giovani, avranno un maggiore potenziale di spesa e dimostreranno una maggiore consapevolezza dell’acquisto. Questo può comportare uno spostamento dal prodotto fashion di firma ad altri prodotti di maggiore qualità e valore intrinseco (magari meno riconosciuti sul mercato mondiale), come ad esempio i prodotti delle PMI dell’UE. I calzaturifici europei dovranno tenere conto di questi sviluppi nel definire l’evoluzione dei prodotti e delle strategie di marketing.
La ricerca e lo sviluppo rivestono un’importanza strategica per la competitività del settore europeo della calzatura. L’attività di ricerca e sviluppo è considerata un fattore chiave per una crescita economica sostenibile del settore che permette di unire lo sviluppo del prodotto con le innovazioni del modello di business e di marketing. Il dialogo sempre più intenso tra il settore e gli enti preposti alla ricerca e lo sviluppo costituisce un fattore cruciale per massimizzare l’impatto dei risultati di R&S sullo sviluppo industriale del settore. Questo dialogo dovrebbe avvenire nella fase di individuazione delle priorità future della ricerca (l’approccio Bottom up) e nella definizione delle strategie tese a sfruttare i risultati della ricerca. Un’azione concertata è necessaria in futuro per migliorare il dialogo e la creazione di canali di comunicazione efficienti ed efficaci.
TENDENZE sOcIalI E DEMOGRaFIchE: NUOVI BIsOGNI
UN’aTTIVITà DI RIcERca E sVIlUPPO PIù MIRaTa
A livello mondiale, i consumatori sono sempre più esigenti sulla questione della sostenibilità dei prodotti e dei servizi. Questo aspetto è di particolare pertinenza per le imprese del settore moda. Se consideriamo la dimensione economica della produzione calzaturiera 17 (e di altri settori), la sostenibilità dei prodotti deve essere valutata considerando tre fattori principali: l’adeguatezza delle condizioni sociali all’interno dei siti produttivi e della filiera; le performance ambientali dei processi e dei prodotti; la sicurezza dei consumatori. L’Europa vanta la legislazione più avanzata (ed applicata) in materia sociale, ambientale e dei consumatori. Se da un lato, questa legislazione impatta sulla produzione industriale creando tutta una serie di vincoli ed obblighi per i calzaturifici europei, dall’altro crea grandi opportunità per trasformare la sostenibilità in fattore strategico fondamentale per lo sviluppo dei prodotti e lo sfruttamento delle potenzialità di marketing ad esso collegate. La messa in campo di strategie comuni, con il sostegno delle parti sociali europee, tese a garantire e a comunicare i valori sostenibili della calzatura europea, permette al settore di migliorare la sua immagine di qualità sul mercato globale.
17Our Common Future (WCED - 1987): Concept of Sustainable development
sOsTENIBIlITà E TRasPaRENZa
Report 201476
Nel corso degli ultimi venti anni, l’Europa ha conosciuto un periodo di ristrutturazioni con la conseguente delocalizzazione delle aziende verso paesi terzi a basso costo della manodopera, come l’Asia. Produrre calzature in Europa continua ad essere una possibilità vantaggiosa sotto diversi punti di vista. Tra questi ricordiamo la vicinanza ai maggiori mercati mondiali; una filiera corta, ben organizzata e di agevole controllo; la disponibilità di materie prime di assoluta qualità; servizi avanzati alle imprese; buoni sistemi di istruzione; conoscenza e sviluppo; trasporti a costo contenuto. La significativa rilocalizzazione intra-UE dei siti produttivi ha interessato soprattutto i paesi dell’Est come la Romania, la Polonia e l’Ungheria. Questi paesi hanno sviluppato una buona conoscenza della produzione calzaturiera che sarà ulteriormente rafforzata in futuro grazie alla cooperazione con tutta una serie di stakeholder europei, in grado di trasmettere la conoscenza, la tradizione, l’istruzione e l’esperienza. L’evoluzione del mercato porta ad un migliore controllo sui prodotti e sulla filiera poiché la produzione calzaturiera europea punta sempre più su scarpe di grande valore e di prezzo più alto in un momento in cui i costi energetici e sociali aumentano nei paesi terzi. Di qui, la presenza di grandi potenzialità per il settore manifatturiero legate alla rilocalizzazione dei siti produttivi in Europa.
Come detto in precedenza, le esportazioni sono diventate un elemento cruciale per il settore europeo della calzatura grazie alla reputazione dei marchi europei particolarmente apprezzata nei mercati esteri. Mentre i marchi europei più prestigiosi hanno la capacità e le risorse di costruire e consolidare l’immagine e la reputazione del brand, ciò non può essere detto per le PMI che rappresentano il 96% delle aziende, con un fatturato superiore al 65% del fatturato europeo della calzatura. Di qui la chiara esigenza di sostenere queste imprese nello sviluppo e nella comunicazione di un’immagine riconosciuta sul mercato mondiale. La reputazione mondiale della produzione europea offre la possibilità di collegare l’origine delle calzature con i valori di qualità, design, innovazione e rispetto delle regole. In questo contesto, l’etichetta della scarpa “Made in xxx” o “Made in Europe” è un’opportunità per le PMI del settore calzaturiero che voglio ottenere risultati importanti con risorse limitate.
I calzaturifici europei considerano l’indicazione di origine obbligatoria come la risposta naturale alla richiesta dei consumatori di maggiori informazioni sul prodotto, compresa la provenienza geografica. I consumatori hanno il diritto di decidere i loro acquisti sulla base dei valori o dei fattori che essi ritengono importanti (prezzo, qualità, marchio, origine, sostenibilità dei materiali, sicurezza, rispetto delle norme..). L’indicazione di origine obbligatoria diventa uno strumento essenziale per garantire la trasparenza ai consumatori. Tale iniziativa dovrebbe ricompensare le strategie europee di produzione locale, sostenere la crescita e lo sviluppo della produzione europea.
la RIlOcalIZZaZIONE DElla PRODUZIONE IN EUROPa
Il BRaNDING EUROPEO
INDIcaZIONE DI ORIGINE OBBlIGaTORIa
Report 2014 77
Visto il contesto illustrato nel capitolo precedente, è chiara la valenza strategica dell’accesso ai mercati emergenti che registrano un aumento della classe media, un mercato trainato da un consumi incentrati sulla qualità e la richiesta di prodotti “Made in Europe”. Peraltro, molti mercati potenziali per l’export rimangono virtualmente chiusi per i dazi elevati e il prevalere delle barriere non tariffarie, che scoraggiano pesantemente il commercio internazionale. Il settore europeo della calzatura è chiamato a migliorare l’accesso ai mercati più strategici attraverso la negoziazione di accordi commerciali basati sulla reciprocità.
L’importanza del settore calzaturiero assume una valenza maggiore nei mercati di fascia alta. Come abbiamo ricordato in precedenza, uno dei fattori che distinguono le calzature prodotte in Europa è l’uso di materie prime di alta qualità. La pelle è la materia prima maggiormente responsabile della creazione del valore aggiunto della calzatura. Attualmente la pelle europea registra dei problemi strutturali che impattano sul settore calzaturiero in termini di costi e di disponibilità. Tra i fattori che influenzano questo fenomeno ricordiamo: le barriere all’esportazione delle materie prime in alcuni importanti mercati extra europei; la minore disponibilità di pelli grezze (a motivo del declino continuo della produzione interna e dell’aumento dell’export extra-UE); e lo sviluppo della concia in alcuni paesi extra-UE nella fascia medio bassa di prodotti.
PROTEZIONIsMO
scaRsITà E cOsTO DEllE MaTERIE PRIME DI QUalITà
Come abbiamo detto in precedenza, l’Europa rappresenta il 46% delle importazioni mondiali in termini di valore, con circa un terzo del commercio mondiale di calzature che si sviluppa a livello di import intra-UE. Inoltre, un importante numero di PMI continua a puntare sul mercato domestico come sbocco principale per la produzione. Alcuni stati membri dell’UE (segnatamente nella parte sud del continente) continuano a soffrire delle conseguenze della recessione economica. Questo significa che una quota significativa del mercato della calzatura è penalizzata dal calo del potere di acquisto dei consumatori registrato negli ultimi anni. In questo scenario, i consumatori privilegiano l’acquisto di beni e prodotti essenziali rispetto ad articoli di moda come ad esempio le calzature, pur trattandosi di un prodotto di base. Nell’acquistare un paio di scarpe o un capo di abbigliamento, il potere di acquisto limitato porta a ridurre il numero di articoli acquistati ed a basare la scelta sul prezzo più conveniente. Attualmente non si segnalano misure significative poste in essere per rilanciare il consumo interno di calzature. Questo fatto può causare un’ulteriore perdita occupazionale soprattutto nelle PMI.
calO DEl cONsUMO lOcalE NEI PaEsI MEMBRI DEll’UE
3.3.4 MINACCE
Report 201478
Come abbiamo visto in precedenza, il nome Europa associato ad una scarpa (o ai principali paesi produttori europei) crea un evidente valore aggiunto sul mercato internazionale. Questo valore è legato all’alta percezione dei consumatori della tradizione e della reputazione della produzione europea. Lo sviluppo rapido della capacità nel settore della moda nei paesi a basso costo di manodopera (soprattutto la Cina) e i miglioramenti generali dell’efficienza produttiva e della qualità, stanno portando alla produzione di calzature concepite in Europa e prodotte con materiali di alta qualità selezionati da designer europei. Questi prodotti possono creare una concorrenza nella stessa fascia di mercato di scarpe prodotte in Europa. Lo sviluppo futuro di questo modello di business potrebbe portare all’ulteriore riduzione della base produttiva europea e aumentare la concorrenza in futuro.
Come descritto nei capitoli precedenti, a fronte dell’invecchiamento della manodopera altamente qualificata, il settore europeo della calzatura deve porre in essere strategie a medio termine per attrarre, formare e assumere giovani lavoratori. L’incapacità di attrarre giovani lavoratori qualificati avrà un impatto di rilievo sul futuro del settore. A motivo delle specificità della produzione calzaturiera, si avverte l’esigenza di permettere alla manodopera l’acquisizione delle competenze tecniche e produttive necessarie.
“DEsIGNED IN EUROPE” UN MODEllO DI BUsINEss EMERGENTE NEI PaEsI a BassO cOsTO
scaRsITà FUTURa DI MaNODOPERa QUalIFIcaTa, cON PaRTIcOlaRE RIFERIMENTO allE cOMPETENZE TEcNIchE
Il problema della contraffazione è ampiamente riconosciuto da entrambi gli attori del settore e dagli stakeholder istituzionali. “la contraffazione costituisce un problema grave per il settore della moda e dei prodotti di fascia alta, per i quali la creatività costituisce il nocciolo duro del processo produttivo18 .” A detta dei produttori europei di calzature, la contraffazione interessa principalmente i marchi commerciali, il design e l’indicazione geografica. Tuttavia, questa minaccia non riguarda soltanto le calzature ma tutto il settore della moda, con il 50% dei prodotti sequestrati nel 2013 dalla polizia doganale dei vari paesi europei appartenenti al settore fashion 19. L’’aumento del commercio elettronico ha consentito la vendita di prodotti contraffatti sul mercato internazionale, in modo più facile, più veloce e più difficile da contrastare. Ancora una volta le PMI si trovano in una situazione critica in quanto sprovviste degli strumenti e delle risorse necessarie per l’applicazione di strategie di protezione della proprietà intellettuale. A fronte delle iniziative e dei progetti lanciati dalla Commissione, le autorità nazionali e gli stakeholder industriali devono sensibilizzare il consumatore sui possibili rischi legati alla merce contraffatta e promuovere i valori della prodotto “made in Europe”. Il consumo internazionale di articoli contraffatti continua ad essere importante e crea un danno significativo al settore europeo della calzatura. 18http://ec.europa.eu/growth/sectors/fashion/high-end-industries/eu-support/index_en.htm19http://ec.europa.eu/growth/sectors/fashion/high-end-industries/eu-support/index_en.htm
cONTRaFFaZIONE
Report 2014 79
Report 201480
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