Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al...

32
IT RELAZIONE INFORMATIVA sul Il cambiamento climatico e il Mediterraneo: sfide ambientali ed energetiche GRUPPO DI LAVORO Comitato economico e sociale europeo - relatore Consiglio economico e sociale spagnolo Consiglio economico e sociale greco Consiglio economico e sociale algerino Consiglio economico e sociale tunisino Consiglio economico e sociale libanese Consiglio economico e sociale palestinese Consiglio economico e sociale italiano Delegazione di rappresentanti della società civile dell'Egitto Delegazione di rappresentanti della società civile della Giordania Delegazione turca del Comitato consultivo misto UE-Turchia

Transcript of Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al...

Page 1: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

ITI

RELAZIONE INFORMATIVAsul

Il cambiamento climatico e il Mediterraneo: sfide ambientali ed energetiche

GRUPPO DI LAVORO

Comitato economico e sociale europeo - relatoreConsiglio economico e sociale spagnolo

Consiglio economico e sociale grecoConsiglio economico e sociale algerinoConsiglio economico e sociale tunisinoConsiglio economico e sociale libanese

Consiglio economico e sociale palestineseConsiglio economico e sociale italiano

Delegazione di rappresentanti della società civile dell'EgittoDelegazione di rappresentanti della società civile della Giordania

Delegazione turca del Comitato consultivo misto UE-Turchia

Page 2: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

ITRue Belliard 99 - B-1040 Bruxelles - Tel. +32 (0)2 546 90 11 - Fax +32 (0)2 513 48 93 - Internet http://www.eesc.europa.eu

Comitato economico e sociale europeo

REX/254Il cambiamento climatico

e il Mediterraneo

Bruxelles, 17 settembre 2009

RELAZIONE INFORMATIVAdella sezione specializzata Relazioni esterne

sul temaIl cambiamento climatico e il Mediterraneo: sfide ambientali ed energetiche

_____________

Relatore: IOZIA_____________

Page 3: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 1 -

Gruppo di studio: Presidente: NILSSON (III gr.-SE)Il cambiamento climatico e il Mediterraneo Relatore: IOZIA (II gr.-IT)

Membri: CONFALONIERI (III gr.-IT)DORDA (I gr.-PL)FELISATI (I gr.-IT)KONSTANTINIDIS (III gr.-CY)LE NOUAIL MARLIÈRE (II gr.-FR)LOUROUTZIATIS (I gr.-CY)LÓPEZ ALMENDÁRIZ (I gr.-ES)MORENO PRECIADO (II gr.-ES)NARRO (III gr.-ES)PARNIS (II gr.-MT)SOARES (II gr.-PT)SOMVILLE (III gr.-BE)VOLEŠ (I gr.-CZ)

Esperto:

Sergio COLOMBO

…/…

Page 4: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 2 -

L'Ufficio di presidenza del Comitato economico e sociale europeo, in data 17 gennaio 2008, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 31 del Regolamento interno, di incaricare la sezione specializzata Relazioni esterne di elaborare una relazione informativa sul tema:

Il cambiamento climatico e il Mediterraneo.

I lavori preparatori sono stati effettuati dai membri e dagli esperti, con la collaborazione del relatore e dei gruppi. Il gruppo di studio si è riunito:

- il 5 marzo 2009- il 30 aprile 2009- il 30 giugno 2009

La sezione ha adottato la presente relazione informativa all'unanimità (42 voti) il 3 settembre 2009.

*

* *

1. Il cambiamento climatico, priorità politica, economica e sociale: il ruolo della società civile

1.1 La presente relazione informativa si propone l'obiettivo di focalizzare il punto di vista della società civile sul cambiamento climatico nel Mediterraneo e sulle sue possibili conseguenze se non vengono adottate tempestivamente, da subito, politiche appropriate di drastica riduzione delle emissioni di gas effetto serra (GES), riaffermando con chiarezza il principio delle "responsabilità condivise ma differenziate". Sono indispensabili politiche di mitigazione e di adattamento, in particolare per quanto riguarda i seguenti settori: agricoltura e allevamento, turismo e forestazione, gestione delle risorse idriche e cura del territorio, politiche sanitarie di prevenzione e cura idonee a fronteggiare l'aumento del rischio connesso al cambiamento climatico, politiche economiche e industriali, nonché politiche energetiche favorevoli a uno sviluppo sostenibile e compatibile con l'ambiente, incentrate in primo luogo sul risparmio e l'efficienza energetica.

1.2 Il bacino del Mediterraneo è stato la culla della civiltà, delle grandi religioni monoteistiche, della scienza, delle arti e della cultura in generale. L'influenza reciproca dei popoli che si affacciano sulle sue sponde è tale che negli usi e costumi nazionali e nel linguaggio sono state assimilate le peculiarità degli uni e degli altri, con un reciproco arricchimento in molti campi: le scienze matematiche e astronomiche, l'ingegneria e l'architettura, la poesia e la letteratura, ma anche campi meno elevati, ma di grandissima soddisfazione, come le arti culinarie e del buon vivere.

…/…

Page 5: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 3 -

1.3 A distanza di molti anni, si rinnova l'opportunità per una nuova stagione di cooperazione. L'Unione per il Mediterraneo (UPM) potrebbe essere il veicolo attraverso il quale sviluppare un grande Protocollo di cooperazione Nord-Sud, nel quale dovrà trovare un riconoscimento adeguato il ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata, che hanno dei compiti molto importanti da svolgere, come ben descritto nel parere Cambiamento climatico - il ruolo della società civile1.

1.4 Il cambiamento climatico interviene come straordinaria aggravante su una situazione già di per sé critica. Ci troviamo di fronte a una corsa contro il tempo. Dobbiamo avviare il cambiamento dei modelli di sviluppo adottati dai singoli paesi che sono causa dei processi degenerativi in corso, prima che i loro effetti diventino irreversibili. La struttura antropica dei paesi del bacino del Mediterraneo si è venuta configurando, nel corso dei millenni, sulla base di un quadro di eventi naturali considerato immutabile (valgano per tutti gli esempi degli insediamenti urbani costieri e delle valli alluvionali). Oggi, che queste certezze sono rimesse in discussione, ci troviamo di fronte all'esigenza di rielaborare una inedita mappa dei rischi, che è - allo stato attuale - del tutto sconosciuta.

1.5 I paesi dell'UPM dovrebbero definire un indirizzo condiviso, presentandosi a Copenaghen con la medesima determinazione nella ricerca di un accordo globale, identificando obiettivi comuni e impegni reciproci, da sviluppare in specifici progetti da inserire nelle linee di cooperazione individuate: la nostra proposta è quella di dar vita nell'ambito dell'UPM all'Alleanza del Mediterraneo per il clima e la sostenibilità, auspicata e sostenuta dalla società civile. L'UPM dovrebbe diffondere in modo trasparente i progetti di studio e i lavori delle proprie conferenze ministeriali settoriali, accordando altresì lo status di osservatore ad una Assemblea dei consigli economici e sociali del Mediterraneo.

1.6 Nel 1999 ad Antalya, al vertice dei CES euromediterranei e delle istituzioni analoghe si propose l'adozione di una Carta programmatica per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo e la costituzione di un Osservatorio sulle convenzioni e gli strumenti internazionali di collaborazione nella regione mediterranea. E ancora oggi si ritiene che essi mantengano la loro piena attualità e vadano pertanto realizzati.

1.7 Esiste inoltre un problema concreto di governance delle politiche ambientali e di sviluppo sostenibile nel Mediterraneo. La situazione di crisi permanente non consente infatti di avviarle con la necessaria efficacia e tempestività; ma se non si avvieranno politiche integrate e comuni, aumenteranno enormemente i rischi per le popolazioni dell'intera area. I conflitti in atto tra i paesi partner del Mediterraneo (PPM) rendono aleatorio ogni impegno così come ogni progetto. La società civile del Mediterraneo continua e continuerà a richiedere ogni sforzo, in particolare al governo israeliano e all'Autorità palestinese, perché sia ripreso e concluso il cammino per una pace giusta e sicura, riconoscendo il principio di "due Popoli e due Stati".

1 GU C 318 del 23.12.2006.

…/…

Page 6: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 4 -

1.8 L'ambiente non conosce confini ed è interesse di tutti i paesi preservare le risorse naturali usando misure ecocompatibili. I paesi responsabili della distruzione delle infrastrutture e delle risorse naturali dovrebbero avere il dovere di pagare per i danni causati.

1.9 La mobilità dei cittadini dovrà essere uno dei temi prioritari da affrontare. Non ci sarà vera comprensione tra i popoli se mancherà il requisito primario del rispetto della dignità e della diversità di ogni cittadino dell'UPM. Il rapporto deve essere basato sul rispetto delle sovranità nazionali, sulla giustizia, sulla fiducia reciproca e sul dialogo democratico. La spinta migratoria potrebbe accrescersi a causa del cambiamento climatico: occorrerà quindi preparare in tempo utile tutte le politiche necessarie in materia di adattamento e di mitigazione degli effetti negativi del riscaldamento eccessivo dell'area mediterranea. Solo politiche di cooperazione e di sostegno potranno avere successo per la gestione del fenomeno immigratorio: questo deve essere visto come una risorsa e un arricchimento reciproco e deve essere gestito sulla base delle reali capacità di accoglienza, nel pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona.

1.10 L'approvvigionamento energetico nell'area del Mediterraneo preoccupa tutti. Si è tenuto a Barcellona il IV Forum euromediterraneo dell'energia, organizzato dal Club spagnolo dell'energia e dallo Iemed (Istituto europeo del Mediterraneo) in collaborazione con l'Osservatorio mediterraneo dell'energia.

1.11 È stato così proposto di:

1) sostenere le energie rinnovabili, in particolare l'eolico e il solare, per ridurre la dipendenza energetica e appoggiare lo sviluppo tecnologico;

2) investire di più in nuove interconnessioni di elettricità e gas tra Nord e Sud;3) indirizzarsi verso un modello energetico basato sulla cooperazione regionale e

multilaterale, a partire dallo sviluppo della efficienza energetica, un mix equilibrato di generazione elettrica, la lotta contro il cambiamento climatico e un quadro regolatorio adeguato che favorisca gli investimenti.

1.12 Fondamentale per ottenere dei risultati significativi, sarà il sostanziale incremento del risparmio e dell'efficienza energetica. L'urbanistica e la pianificazione urbana, le abitazioni e gli immobili destinati ad usi commerciali, il trasporto privato e pubblico di persone e di merci, l'agricoltura e l'utilizzo della biomassa, la generazione, il trasporto e la distribuzione di elettricità, il design ecocompatibile, nonché il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, sono alcuni degli ambiti nei quali la collaborazione e lo scambio di conoscenze e di competenze possono contribuire a migliorare notevolmente il livello di emissioni di GES.

1.13 Un altro settore di collaborazione riguarda la gestione delle acque, la cui scarsità è crescente non solo nel Sud del mondo, ma anche in Europa, come la stessa Commissione ha indicato nella comunicazione Affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione

…/…

Page 7: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 5 -

europea, sulla quale il CESE ha già espresso il suo parere2. Attualmente le popolazioni della regione euromediterranea che devono quotidianamente convivere con un vero e proprio stress idrico superano già i 60 milioni3, e sono destinate ad aumentare fino a 300 milioni.

1.14 La gestione delle catastrofi naturali, la protezione civile, la capacità di adattamento, attraverso specifiche azioni da svolgere sul territorio, in particolare nell'agricoltura, che utilizza il 71% delle acque, produce oltre il 10% di GES, e occupa il 10% della popolazione attiva nell'UE-27 e circa il 40% nei PPM, sono tra le priorità della nuova stagione del partenariato.

1.15 Le strategie di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico, collegate allo sviluppo della cooperazione nel campo delle energie rinnovabili, in particolare il solare termodinamico o a concentrazione, rappresentano una sfida che l'Unione per il Mediterraneo (UPM) ha identificato tra i sei programmi prioritari. L'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) sostiene la costruzione a Rafah di un impianto pilota di solare termodinamico e di desalinizzazione, da realizzare d'intesa con le autorità egiziane e palestinesi, nell'ambito del Piano solare Euromed e dei piani di ricostruzione di Gaza.

1.16 Tutti i progetti sovvenzionati dalla Commissione europea dovrebbero enfatizzare l'importanza e il bisogno di realizzare politiche sostenibili per l'ambiente, e dovrebbero essere privilegiati i progetti che prevedono tali politiche. A questo proposito dovrebbe essere adottata una raccomandazione in questo senso indirizzata agli Stati, al settore privato e alle ONG che richiedono fondi. Gli aiuti per la ricostruzione di Gaza dovrebbero essere soggetti a questa precondizione e dovrebbero costituire un esempio di avanguardia, considerando anche l'urgenza di ricostruire le infrastrutture in questa regione.

1.17 I paesi dell'UPM dovrebbero:

studiare e conoscere le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, prepararsi ad affrontare le conseguenze negative dei cambiamenti climatici per la

popolazione, la fauna e la flora della regione in esame in modo diretto e indiretto, dotarsi di strategie regionali e nazionali per proteggere il Mediterraneo, utilizzare le risorse e i finanziamenti in modo mirato riservando congrui bilanci per i

progetti di protezione, creare un quadro giuridico per disciplinare la cooperazione in materia di cambiamenti

climatici, produzione di energia rinnovabile e desalinizzazione dell'acqua marina, creare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del V Forum mondiale dell'acqua sul diritto all'accesso all'acqua

e alla sua sanificazione, cooperando per renderlo effettivo e fruibile.

2 GU C 224 del 30.8.2008.3 Climate Change and Energy in the Mediterranean / Changement Climatique et Énergie en Méditerranée. Plan Bleu, Centre

d'Activités Régionales, Sophia Antipolis, luglio 2008.

…/…

Page 8: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 6 -

1.18 Gli obiettivi proposti si possono ottenere da un lato riducendo il sovrasfruttamento delle risorse alieutiche e l'inquinamento, e dall'altro promuovendo la conservazione e l'uso razionale delle risorse marine. Si propone la costituzione di un Consorzio mediterraneo per la ricerca e lo sviluppo dell'energia solare, eolica e da biomassa, per la desalinizzazione dell'acqua marina, il suo sfruttamento e la sua distribuzione.

2. Il Mediterraneo, ecosistema a rischio

2.1 Il 2009 potrà essere ricordato come l'anno della svolta nella lotta al cambiamento climatico, se nella conferenza sul clima dell'ONU convocata a dicembre a Copenaghen si riuscirà a trovare un accordo complessivo e verificabile sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Occorre preparare adeguatamente il post Kyoto, coinvolgendo quei paesi come Cina, India e Brasile, che negli ultimi anni hanno visto crescere assieme al PIL le loro emissioni e che erano assenti dalla conferenza in Giappone. Cina e India contribuiscono per il 25% alle emissioni globali di GES, e la Cina ha superato recentemente in questa classifica gli USA, diventando il primo paese per quantità di GES emessi.

2.2 Le emissioni di CO2 sono in continua crescita. La riva Sud Est (PSEM) contribuisce con 663 MT, mentre quella Nord (PNM) con 1.393 MT, in totale l'8% delle emissioni mondiali (2004). Nel periodo 1990/2004 i PNM hanno incrementato le emissioni del 18%, i PSEM del 58%, mentre le emissioni pro-capite variano da 2,6 T nei PSEM a 7,1 T nei PNM (2005)4.

2.3 Anche coloro che avevano le posizioni più oltranziste, che negavano il rapporto tra emissioni e riscaldamento del pianeta, si sono dovuti arrendere all'evidenza dell'antropizzazione come causa primaria dei cambiamenti climatici.

2.4 Il sistema idrologico del Mediterraneo può considerarsi un sistema semichiuso, in quanto il ricambio delle acque attraverso lo stretto di Gibilterra è insufficiente per diffondere gli effetti benefici delle acque dell'Atlantico.

2.5 La particolare situazione aumenta le responsabilità degli Stati nel combattere congiuntamente una battaglia per preservare il Mar Mediterraneo dai possibili effetti negativi che il riscaldamento eccessivo del pianeta potrebbe provocare.

2.6 Nel Mediterraneo si sommerebbero le negatività dovute all'innalzamento del livello delle acque, che potrebbe arrivare fino a 30-45 centimetri entro il 2050, e quelle dovute al progredire della desertificazione, che potrebbe interessare progressivamente anche il Sud dell'Europa.

4 Cfr. nota 3.

…/…

Page 9: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 7 -

2.7 Già il problema dell'abbassamento delle falde acquifere sta manifestando la sua drammaticità. Vene di acqua superficiali scompaiono e quando si trova l'acqua occorre scavare molto in profondità, con moltiplicazione degli oneri, che diventano a volte insostenibili, e maggiori costi di pompaggio. Per il 2009 si prevede, nei paesi a basso reddito e con un deficit alimentare una riduzione dei raccolti di cereali dovuta alla siccità che ha colpito diversi continenti. Quest'anno per la prima volta le persone malnutrite potrebbero superare il miliardo per effetto combinato della crisi e dei cambiamenti climatici: è quanto ha affermato la Coldiretti italiana, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua promossa dall'ONU.

2.8 Il vertice di Marsiglia ha individuato nelle politiche ambientali sostenibili una delle priorità dell'Unione per il Mediterraneo (UPM), e nella salvaguardia ecologica un impegno solenne di tutti i paesi partner.

2.9 Occorrerà seguire da vicino come questo impegno si concretizzerà: la società civile ha un ruolo fondamentale da svolgere nel sostenere, sollecitare e verificare i progetti di salvaguardia ambientale e l'attuazione delle politiche di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

3. La lotta al cambiamento climatico: le sfide ambientali

3.1 Il quadro globale fornito dagli ultimi rapporti dell'International Panel on Climate Change (IPCC) descrive una situazione in cui sono già in atto alcuni rilevanti cambiamenti climatici, come ad esempio, solo per citarne alcuni, l'aumento a livello globale ed emisferico della temperatura superficiale del pianeta, la riduzione dell'estensione di nevi e ghiacci perenni e l'aumento del livello del mare.

3.2 Le simulazioni ottenute imponendo concentrazioni di gas serra variabili nel tempo, corrispondenti a diversi scenari di sviluppo economico-sociali, forniscono i dati necessari per valutare l'impatto ambientale ed economico dei cambiamenti climatici. Lo strumento fondamentale per raggiungere questo obiettivo è lo sviluppo e la messa a punto di un modello climatico del sistema mediterraneo (oceano-atmosfera-biosfera).

3.3 I modelli attuali lavorano su grandezze dell'ordine di 100 Km: una risoluzione insufficiente, che rende pertanto necessario lo sviluppo di una piattaforma di modellizzazione regionale. A questo proposito, sono in corso miglioramenti con i modelli Arpege-clima (risoluzioni a 50 km) e Aladin-clima (risoluzioni a 20 km). Vanno potenziati gli strumenti per realizzare il sistema NEMO con risoluzioni a 1-2 km e il sistema NEMO-MED con risoluzioni a 9-12 km, da realizzare non oltre il 2015-2020 con una rete d'osservazione fisica sistematica. È altresì importante effettuare in tutti i paesi del Mediterraneo una misurazione annuale generalizzata delle emissioni di GES.

3.4 I modelli matematici e le registrazioni delle varianze energetiche e della circolazione generale dell'atmosfera dimostrano che da un aumento della temperatura superficiale possono scaturire effetti estremamente seri e pervasivi per l'ambiente, come ad esempio:

…/…

Page 10: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 8 -

sollevamento del livello del mare, erosione costiera, aumento della evapo-traspirazione, cambiamenti nella erosione del suolo, accelerazioni delle catastrofi da gravità come frane e smottamenti, desertificazione e insabbiamento.

3.5 Questi fenomeni determinano modifiche strutturali e gravi rischi per:

la temperatura e la salinità del mare, la salvaguardia degli ecosistemi di fauna e vegetazione, precipitazioni e inondazioni, tempeste, erosioni eoliche, scompensi alle risorse idriche, con forti rischi di desertificazione, incremento degli incendi forestali e conseguente diminuzione della biodiversità.

3.6 Il possibile impatto negativo sull'economia potrebbe interessare, con effetti diversi, l'agricoltura, il turismo, la pesca, le attività commerciali, l'industria e infine la gestione di porti, strade e trasporti. Pesanti conseguenze economiche sono previste per le ricadute negative sugli affari sociali e sulla salute.

3.7 Un terzo degli abitanti dei paesi del Mediterraneo vive in zone rurali e si dedica all'agricoltura. Occorre allora un'agricoltura sostenibile, ben organizzata, dinamica, prospera ed ambiziosa, che abbia la capacità di produrre cibo e di aiutare le popolazioni locali a stabilizzarsi e a gestire il mondo rurale e l'ambiente.

3.8 La vulnerabilità dell'agricoltura dipenderà molto dalla variabilità del clima, e cioè da una eventuale maggiore frequenza di eventi meteorologici o climatici estremi. L'analisi di serie climatiche storiche degli ultimi 100 anni suggerisce che, di fatto, queste frequenze sono sensibilmente aumentate nell'ultimo decennio. I processi degenerativi del suolo sono direttamente legati alle caratteristiche delle precipitazioni, ossia la frequenza di eventi siccitosi e l'erosività della pioggia stessa. Il degrado del territorio causa gravi danni per le attività produttive agricole.

3.9 L'agricoltura mediterranea fornisce quasi tutta la produzione d'olio d'oliva, il 65% della produzione vinicola, il 55% della produzione d'uva, il 25% di mandorle, il 20% di agrumi e circa il 12% della produzione cerealicola mondiale (FAO 2006). Nell'area vive il 10% della flora mondiale e il 60% di essa è costituita da piante endemiche.

3.10 Esiste un divario significativo tra i livelli produttivi dei paesi settentrionali e quelli dei paesi meridionali del bacino, ma anche al loro interno: tale divario è solo in parte dovuto a differenze climatiche, e invece molto a differenze nei tassi di crescita demografica, nei sistemi

…/…

Page 11: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 9 -

di utilizzo della terra e nella disponibilità delle risorse idriche. I cambiamenti climatici potrebbero mettere a serio rischio la produzione agricola mediterranea, che attualmente utilizza il 40% di tutta la terra arabile, fornendo circa il 75% del fabbisogno interno della regione. La produzione pro capite è aumentata del 50% al Nord, mentre è diminuita del 5% al Sud.

3.11 Sussiste quindi un serio problema di sicurezza alimentare. Ad esempio, nel 2020 i rendimenti dei raccolti di cereali in Marocco potrebbero diminuire del 10% in periodo normale e del 50% in periodo di siccità, mentre in Algeria ci si attende un calo in periodo normale compreso tra il 5,7 e il 14%. I rendimenti dei legumi invece diminuiranno tra il 10 e il 30% in Algeria e fino al 40% in Marocco. Si avranno ripercussioni gravi sui pascoli, specialmente nelle zone steppiche, con riflessi negativi sull'inurbamento e sui flussi migratori. Occorre dunque sviluppare ricerche applicate all'agricoltura per ottenere piante più resistenti che necessitano di meno acqua. Ad esempio l'utilizzo di biochar o carbone agricolo potrebbe dare molti benefici:

stimolazione della crescita delle piante, riduzione delle emissioni di metano, riduzione delle emissioni di protossido di azoto (circa 50%), riduzione dell'utilizzo di fertilizzanti (circa 10%), riduzione dilavamento nutrienti, sequestro del carbonio in un deposito sotterraneo stabile e a lungo termine, abbassamento dell'acidità del suolo, riduzione dell'inquinamento da alluminio, innalzamento del numero e qualità degli aggregati nel suolo grazie all'aumento delle ife

fungali, miglioramento della capacità di ritenzione idrica del terreno, aumento di Ca, Mg, P e K disponibili nel terreno, aumento della respirazione microbica del terreno, aumento della massa microbica, stimolazione dell'azione di fissaggio dell'azoto da parte dei legumi, maggior estensione delle micorrize, maggiore capacità di scambio di cationi.5

3.12 Per quanto riguarda il patrimonio forestale si verificheranno, a causa del cambiamento delle fasce climatiche, i seguenti fenomeni:

espansione verso il Nord Europa e la tundra artica e riduzione nel Sud Europa e nel Mediterraneo,

conifere sostituite da alberi decidui, con problemi di gestione del territorio, aumento dei processi di traspirazione dei suoli, che in area mediterranea porterà a perdita

di biomassa e degrado del suolo,

5 www.genitronsviluppo.com

…/…

Page 12: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 10 -

aumento degli incendi boschivi, aumento degli attacchi parassitari.

3.13 Gli ecosistemi forestali hanno quattro caratteristiche fondamentali che li rendono strategici per le politiche ambientali ed energetiche: la prima riguarda il loro ruolo di "assorbitori" di CO2 atmosferica, la seconda riguarda il ruolo delle foreste nella produzione sostenibile di biomassa a fini energetici da utilizzare in sostituzione di fonti fossili, la terza il ruolo che i prodotti legnosi possono svolgere come serbatoi di carbonio, incentivando quindi l'utilizzo di materiali ecocompatibili a basso contenuto energetico, e la quarta la fondamentale funzione anti-erosione.

3.14 Un altro settore che risentirà in modo drammatico del cambiamento climatico è quello del turismo. Nel 2007 oltre 170 milioni di turisti (il 22% del mercato turistico mondiale) hanno soggiornato nell'area mediterranea, il 70% dei quali ha scelto Francia, Spagna e Italia. L'aumento delle temperature nell'area mediterranea e nel Nord Europa comporterà, presumibilmente, i seguenti mutamenti nei flussi turistici:

le ondate di calore più frequenti e più intense, unitamente al fenomeno sempre più diffuso degli incendi, scoraggeranno probabilmente le vacanze nel Mediterraneo nei mesi estivi, soprattutto per anziani e bambini,

si assisterà verosimilmente a una anticipazione primaverile o a un ritardo autunnale dei soggiorni lungo le coste mediterranee,

le estati più calde nell'Europa settentrionale incoraggeranno un aumento delle vacanze domestiche tra turisti provenienti dai paesi nordici,

si verificherà uno spostamento dei flussi turistici dalle aree torride del Mediterraneo alle spiagge con climi più miti del Nord Europa,

l'innalzamento della temperatura del Mar Mediterraneo potrebbe favorire lo sviluppo abnorme di organismi quali alghe e meduse, che mal si conciliano con il turismo.

3.15 L'impatto sulla salute, quale valutato dall'OMS, prevede una significativa variazione nella diffusione di malattie infettive quali morbo di Lyme, dissenteria, encefalite, infezioni intestinali, dengue, malaria: si stima che la popolazione a rischio aumenterà di oltre 300 milioni di persone a livello mondiale.

3.16 Per quanto riguarda l'Europa e in particolare l'area mediterranea, l'aumento degli stress termici determina un incremento della mortalità per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e respiratorie, come è avvenuto per l'ondata eccezionale di calore in Francia nell'estate 2003, che ha provocato oltre 13.000 vittime.

3.17 Il peggioramento della qualità dell'aria (a causa dei più frequenti eventi di smog fotochimico) ha effetti negativi su mucose e vie respiratorie; le minori disponibilità di risorse idriche influiscono negativamente sulla potabilità e l'igiene, provocando un conseguente aumento delle malattie infettive e delle pandemie.

…/…

Page 13: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 11 -

3.18 Le precipitazioni torrenziali che aumenteranno in misura considerevole determineranno frane, smottamenti ed esondazioni dei fiumi, causando danni enormi e perdite di vite umane.

3.19 La biodiversità è fortemente minacciata. Il mare è già caratterizzato da una biodiversità relativamente povera. A questo proposito occorrerà studiare il comportamento della catena trofica marina a livello regionale, coordinando le campagne di osservazione del fitoplancton e dello zooplancton e dell'andamento della biodiversità sulla piattaforma continentale: queste campagne di osservazione saranno necessarie per definire modelli predittivi delle specie animali e vegetali.

3.20 Infine occorre mettere in conto il costo della non azione in termini di perdite di vite umane e di aumento dei costi sanitari e di quelli relativi al riassetto del territorio e alla sua messa in sicurezza dopo eventi estremi. In mancanza di iniziative, il costo degli impatti per il cambiamento climatico potrebbe arrivare, secondo il WWF, nel 2100 al 25% del PIL dei paesi mediterranei.

4. La lotta al cambiamento climatico: le sfide energetiche

4.1 La lotta al cambiamento climatico è strutturalmente collegata allo sviluppo delle energie rinnovabili. Secondo l'Inventario annuale sui gas a effetto serra della Comunità europea 1990-2005 e relazione sull'inventario 2007, nel periodo 1990-2005 a fronte di un incremento di produzione nell'UE-27 del 27% di energia elettrica e di calore per riscaldamento, si è avuto un calo del 7% nelle emissioni di CO2, SO2 e NOx. Il pacchetto clima-energia dell'UE (20.20.20) contribuirà sicuramente a sostenere questi andamenti positivi. Al riguardo è auspicabile che anche l'obiettivo di incremento dell'efficienza energetica diventi vincolante, in tutti i settori in cui ciò è possibile.

4.2 Il 43% del totale del parco elettrico installato nel 2008 è rappresentato dall'eolico: questo si conferma come la fonte leader in Europa di nuova capacità installata, con 8.484 MW (8.554 MW nel 2007) a fronte di 8.226 MW provenienti dal gas naturale (GN) e di una riduzione netta del carbone (750 MW) e del nucleare (1.230 MW), a seguito della dismissione di impianti obsoleti. Secondo l'EWEA (European Wind Energy Association) a fine 2008 nell'Unione europea erano presenti impianti con capacità di 64.949 MW (+15% rispetto al 2007).

4.3 Il fotovoltaico dipende ancora in maniera eccessiva dai sussidi e dalle tariffe: non sono però le tariffe più alte a consentire la crescita del settore, quanto una policy di lungo periodo, stabile nel tempo. Le tariffe dovrebbero decrescere gradualmente e prevedibilmente nel corso degli anni, in modo da far individuare all'industria specifici obiettivi di riduzione dei costi, e quindi dei prezzi. Una decisione in questo senso è stata assunta dal governo tedesco e questo è un esempio che dovrebbe essere seguito da tutti.

…/…

Page 14: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 12 -

4.4 L'enorme differenza di sviluppo rilevata tra le diverse forme di energie rinnovabili è dovuta essenzialmente al costo per kW. È il caso in particolare di quei paesi ove più alti sono stati gli incentivi alla produzione e al consumo e che hanno nel contempo sviluppato un'industria innovativa e fiorente. Un altro problema riguarda il consumo del territorio. Con le odierne tecnologie si richiedono circa 8 m2/kWp, ai quali vanno aggiunte eventuali superfici occupate dai coni d'ombra prodotti dai moduli stessi, quando disposti in modo non complanare. Ogni tipologia di cella ha un tipico "consumo" in termini di superficie: con le tecnologie a silicio amorfo (a-Si:H) si arriva a oltre i 20 m2/kWp. L'impianto di Sin An, in Corea, di 24 MW, copre un'area di 720.000 m2, pari a 96 campi da calcio.

4.5 Si potrebbe rimettere mano agli studi su uno sbarramento tra Gibilterra e Africa per controllare i flussi tra Atlantico e Mediterraneo.

5. Il solare termodinamico

5.1 La tecnologia solare a concentrazione potrà giocare nei prossimi decenni un ruolo fondamentale nella produzione energetica mondiale, sfruttando calore ad alta temperatura da fonte solare per produrre quantità significative di elettricità - tramite conversione termodinamica - o di idrogeno - tramite scissione dell'acqua per via termochimica - con cicli completamente rinnovabili e senza emissione di gas serra, a costi competitivi.

5.2 L'idrogeno solare potrebbe avere molte applicazioni: potrebbe fungere da vettore per celle a combustibile oppure - utilizzato con una miscela al 90% di gas naturale e al 10% d'idrogeno solare - potrebbe moltiplicare il potere calorifico del gas e prolungare in modo sensibile la durata dei depositi di gas, utilizzando i gasdotti esistenti o in corso di realizzazione. Sarebbe assai utile uno studio di fattibilità di tale soluzione.

5.3 Il potenziale teorico disponibile nei paesi della "fascia solare" (sun belt) è ampiamente sufficiente per assicurare un contributo significativo alla copertura del fabbisogno mondiale; fra questi, i paesi che si affacciano sulla sponda Sud del Mediterraneo e del vicino Oriente dispongono di potenzialità notevolissime, con costi di produzione dell'energia sensibilmente inferiori rispetto a quelli conseguibili in Europa. In particolare il Nord Africa e il Medio Oriente dispongono di vaste aree con irraggiamento solare particolarmente elevato. In queste aree ogni metro quadro di collettore solare può produrre in un anno un'energia termica equivalente a circa un barile di petrolio. Questi paesi sono quindi candidati naturali a uno sviluppo intensivo dell'energia solare.

5.4 I potenziali solari disponibili nei paesi che si affacciano sulla sponda Sud del Mediterraneo sono largamente superiori ai consumi attuali di energia elettrica dell'area che comprende l'Europa meridionale, il Medio Oriente e il Nord Africa (EU-ME-NA)6. Allo studio hanno

6 Fonte: recente studio MED-CSP, commissionato dal ministero dell'Ambiente tedesco al Centro aerospaziale DLR.

…/…

Page 15: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 13 -

contribuito i centri di ricerca energetica di Giordania (NERC), Marocco (CNRST), Egitto (NREA), Algeria (NEAL).

5.5 La tecnologia fotovoltaica sfrutta sia la radiazione diretta che la radiazione diffusa, quindi è adatta anche a zone con scarso irraggiamento diretto, quali l'Europa settentrionale. La tecnologia CSP (concentrated solar power), invece, sfrutta solo la radiazione diretta e non è idonea per la realizzazione di impianti di piccole dimensioni. Per impianti di taglia pari o superiori al MW e in zone a forte irraggiamento diretto, essa consente però costi di produzione dell'energia elettrica inferiori rispetto alla tecnologia fotovoltaica.

5.6 Limitandosi all'area euromediterranea si può quindi intravedere una sorta di integrazione fra le due tecnologie: la tecnologia fotovoltaica nelle aree meno dotate di radiazione diretta, visto che genera energia anche con una insolazione relativamente bassa, e in generale in tutta una serie di applicazioni distribuite con potenze che vanno da pochi kW alle centinaia di kW; e il solare termico a concentrazione nelle aree con più forte intensità di radiazione e per impianti di media-grande potenza (a partire da un MW). Il fotovoltaico, comunque, è una tecnologia adatta per tutti i paesi del Mediterraneo.

5.7 La densità di energia solare incidente e le caratteristiche territoriali presenti sulla sponda Sud del Mediterraneo comportano costi di produzione dell'elettricità solare quasi dimezzati rispetto alle aree più favorevoli dell'Europa meridionale; inoltre vi è una disponibilità notevolissima di superfici non utilizzabili per fini agricoli. Occorre tenere comunque in considerazione le notevoli quantità di acqua necessaria al funzionamento degli impianti solari a concentrazione (a seconda delle tecnologie utilizzate, da un minimo di 2,6 l fino a 3,6 l per kW prodotto)7 e l'impatto ambientale nelle aree aride e semi aride. Lester Brown dell'Earth Policy Institute sostiene che "la potenza installata raddoppierà ogni 16 mesi nei prossimi cinque anni, arrivando nel 2012 a 6.400 MW, ovvero a 14 volte quella odierna".

5.8 Dato che il costo della trasmissione elettrica ad alta tensione in corrente continua è valutabile, per una distanza dell'ordine di 1.000 km di cui 100 in cavo sottomarino, intorno a 0,7-1,5 US¢/kWh, non è affatto illogico pensare di realizzare in queste regioni, una produzione solare destinata, oltre che ai crescenti consumi elettrici e idrici dell'area nordafricana e mediorientale, anche a parte dei consumi elettrici europei. È già in fase avanzata la realizzazione del cosiddetto "anello elettrico mediterraneo" (medring), che dovrebbe permettere fra breve la completa interconnessione elettrica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo alla rete elettrica europea, garantendo uno scambio di elettricità fino a 24,5 TW/h.

5.9 I progetti esistenti (Marocco-Spagna), già avviati o di cui è stata definita la fattibilità sono: il completamento delle connessioni Est-Ovest fra i vari paesi sulla sponda Sud, a partire dalla Spagna fino alla Grecia, la connessione fra Terga (Algeria) e Litoral de Almeria (Spagna), la connessione Algeria-Sardegna, il rinforzo della linea Sardegna-Italia, la connessione

7 Wind Energy and Solar Power Australia. Renewable Energy News, 3 maggio 2009.

…/…

Page 16: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 14 -

Tunisia-Italia, la connessione Libia-Italia. Attraverso il risparmio di energia previsto dalla realizzazione di tali progetti si avrà un notevole beneficio ambientale. Su un ulteriore e notevole potenziamento dell'interconnessione Nord-Sud puntano invece recenti studi presentati dal dr. Gerhard Knies, coordinatore di Desertec (cfr. punto 5.11), che prevedono entro il 2050 l'introduzione di linee ad alta tensione e in corrente continua (HVDC: High Voltage Direct Current) con capacità di trasmissione totale dell'ordine di 60 GW, in grado di trasferire 450 TWh/anno di energia di origine solare.

5.10 In attesa di un approfondimento sul piano tecnico-economico e politico di simili prospettive è evidente che lo sfruttamento significativo della risorsa solare presente nel Mediterraneo è una questione di notevole portata economica e politica che potrebbe avere considerevoli implicazioni in termini di integrazione Nord-Sud e quindi di sviluppo di relazioni pacifiche. In una prospettiva ancora più futuribile, la produzione diretta di idrogeno, sempre con tecnologia CSP, potrebbe permettere di aumentare notevolmente la produzione energetica della sun belt.

5.11 La Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation (TREC) è stata fondata nel 2003 dal Club di Roma, dall'Hamburg Climate Protection Foundation e dal National Energy Research Centre of Jordan (NERC). Essa ha sviluppato il progetto Desertec in cooperazione con il Centro aerospaziale tedesco (DLR), sostenuto dall'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM).

6. Un paese emblematico: il Libano

6.1 Nel corso di un'interessantissima audizione, organizzata dal CES del Libano, sono state evidenziate problematiche molto comuni ai PPM.

6.2 Scarsità di mezzi dei pubblici poteri, unite ad una straordinaria passione ed impegno da parte dei responsabili amministrativi e tecnici del ministero dell'Ambiente e del ministero dell'Energia e delle acque. Piani di sviluppo e di sostegno verso le rinnovabili, subordinati al reperimento di aiuti internazionali, mancanza di una rete di rilevazione delle emissioni dei GES, con pochissime unità essenzialmente dedicate al controllo delle industrie più inquinanti. Una rete elettrica fatiscente con black out continui ed enorme diffusione di generatori alimentati a gasolio, con bassissimi livelli di efficienza ed altissime emissioni.

6.3 Coste molto inquinate, mancanza di depuratori e, nonostante le risoluzioni dell'ONU che lo pretendevano, nessun intervento risanatore messo in atto per i guasti causati dai bombardamenti israeliani. Il 13 e il 15 luglio 2006, furono colpiti i depositi di carburante della centrale di Jiyeh, a circa 30 chilometri dalla capitale. I bombardamenti provocarono la fuoriuscita del combustibile: circa 15 mila tonnellate di greggio finirono in mare e altre 25 mila tonnellate bruciarono, dando origine ad una enorme nube tossica e procurando un danno ambientale di proporzioni devastanti. Le Nazioni Unite hanno stimato il costo per il risanamento in 203 milioni di dollari.

…/…

Page 17: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 15 -

6.4 Il Libano ha in programma un piano di costruzione di invasi in alta montagna, che potrebbero essere utilizzati anche per la generazione di elettricità. Il potenziale idroelettrico del Libano è molto elevato, ma occorrono ingenti finanziamenti. Il sistema bancario libanese, come d'altronde è il caso in quasi tutti i paesi dell'UPM, non sostiene gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili e neanche per riconvertire l'industria più inquinante: non ci sono ancora programmi governativi in questo senso.

6.5 Esistono in Libano moltissime ONG ambientali, la maggior parte delle quali sono però legate ad esponenti politici e non autenticamente indipendenti. Le ONG attive sono pochissime, senza mezzi e molto osteggiate. La politica condiziona fortemente il libero associazionismo e il ruolo della società civile.

6.6 Nonostante tutte le difficoltà sociali, politiche ed economiche, nel Libano si sta sviluppando una vera consapevolezza sulla necessità di contrastare il cambiamento climatico.

6.7 Nel dicembre 2004, i ministri dell'Ambiente degli Stati arabi hanno avviato, su iniziativa del governo libanese, un processo per costituire l'Arab Environment Facility (AEF) sulla base dell'esperienza del Global Environment Facility (GEF). Il progetto è stato fortemente caldeggiato, nella tavola rotonda tenuta a Beirut il 7 settembre 2005, da Mohamed T. El-Ashry, ex direttore e presidente del GEF. I rappresentanti del governo libanese ritiengono che l'AEF potrà essere operativo dal 2012.

6.8 Nella sua relazione, l'ex presidente del GEF sottolineava che il costo dei danni ambientali era stimato ad una percentuale tra il 4 e il 9% del PIL: Algeria 9,6%, Marocco 8%, Siria 7%, Libano 6%. Si tratta dunque di costi nettamente superiori a quelli dell'Europa dell'Est (5%) e molto più alti di quelli dei paesi OCSE (2-3%).

7. Il cambiamento climatico e il processo di pace

7.1 È indispensabile far progredire il processo di pace nell'area mediterranea. Il blocco sostanziale dell'attività dell'UPM, causato dalla guerra in Palestina, con gravi responsabilità di entrambe le parti ed un ricorso sproporzionato alla forza, che ha causato oltre 1.000 morti, testimonia come i conflitti determinino l'impossibilità di far progredire la cooperazione e la fiducia.

7.2 Il controllo da parte di Israele del combustibile destinato alla Palestinian Electric Company ha comportato lunghe interruzioni della fornitura di elettricità, causando gravissimi disagi tra la popolazione civile: la realizzazione di progetti orientati alle fonti alternative di energia (solare termico, fotovoltaico e a concentrazione, in relazione alle migliori tecniche idonee per produrre elettricità nella striscia di Gaza), aumentano l'autonomia energetica della Palestina nei confronti di Israele, generano un'elettricità ecocompatibile riducendo le emissioni di CO2

…/…

Page 18: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 16 -

e potrebbero rafforzare la cooperazione tra Egitto e Palestina, riducendo anche il tasso di disoccupazione.

7.3 L'energia prodotta da rinnovabili potrebbe essere usata per desalinizzare l'acqua nella striscia di Gaza, che soffre di un'acuta scarsità e di contaminazione delle risorse idriche. L'acqua prodotta potrebbe essere indirizzata verso l'agricoltura, creando ricchezza per le famiglie. L'agricoltura è infatti la fonte primaria di entrate delle famiglie di Gaza e le donne costituiscono la maggioranza degli addetti del settore. L'acqua inoltre potrebbe essere utilizzata per combattere la desertificazione: piantare alberi di palma lungo le spiagge di Gaza potrebbe diminuire l'erosione del suolo, aumentare il processo di fotosintesi e assorbire la CO2

in un territorio sovrappopolato e poverissimo.

8. Quali iniziative?

8.1 Puntare decisamente all'efficienza e al risparmio energetico. La decisione del Presidente Barroso di creare entro il 2009 una nuova direzione generale per l'Energia, con un organico di 400-500 persone, dimostra che l'energia è diventata una priorità assoluta per la Commissione europea. Occorre rafforzare il coordinamento della politica energetica con le politiche di cambiamento climatico, tenendo conto della interdipendenza e connessione tra i due settori.

8.2 Il contesto economico e finanziario attuale potrebbe far rinviare la riduzione delle emissioni e lo sviluppo delle energie rinnovabili. La società civile euromediterranea richiede che a tali politiche venga attribuita la priorità assoluta nelle scelte dei decisori, proprio per le caratteristiche anticicliche di questi investimenti, che agevolano e preparano la ripresa economica migliorando il contesto ambientale e salvaguardando il fragile ecosistema.

8.3 Attraverso il trasferimento tecnologico tra le industrie, l'Europa è in condizione di offrire la propria elevatissima capacità, risorse sufficienti a sostenere i progetti di riduzione delle emissioni di GES e la necessaria offerta formativa per i quadri e i tecnici dell'industria dei paesi partner del Mediterraneo. Per le energie rinnovabili, lo sviluppo di un sistema feed in tariff nell'ambito del Mediterraneo nonché di un'industria creatrice di impiego nei paesi del Sud, permetterebbe di accelerare l'utilizzo delle energie rinnovabili e di contenere l'emigrazione dei lavoratori, offrendo sbocchi professionali a giovani che sono stati adeguatamente formati in loco, incoraggiando la ricerca e i programmi di mobilità universitaria e i necessari scambi temporanei.

8.4 Oltre alle misure di prevenzione e di riduzione delle emissioni e dei consumi sarà comunque indispensabile prevedere misure di adattamento agli effetti prodotti dal cambiamento climatico, che indurranno, tra l'altro, fortissime spinte migratorie dal Sud verso il Nord. Si evidenzia la necessità di programmare strategie in campo energetico e ambientale:

…/…

Page 19: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 17 -

sviluppo di un efficiente sistema di protezione civile, nuovi stili di vita per il risparmio e l'efficienza energetica, rafforzamento dei presidi sanitari per fare fronte a epidemie e a crisi legate a eventi

climatici estremi, gestione razionale delle acque di precipitazione con sistemi di raccolta e

distribuzione efficienti, sviluppo di un sistema di stazioni di trattamento delle acque usate in tutte le grandi

città, trasporto urbano "verde", politiche di adattamento, in particolare in agricoltura, lotta alla corruzione e iniziative per incentivare la partecipazione della società civile,

allo scopo di adottare le soluzioni migliori, monitorare la loro realizzazione e valutarle.

Per quanto riguarda le ricadute sociali, occorrerà pensare ai due aspetti seguenti:

potenziamento della capacità di accoglienza dei flussi migratori, stretta cooperazione con i PVS.

8.5 La società civile del Mediterraneo è impegnata a sostenere e rafforzare queste politiche attraverso un costante monitoraggio delle azioni dei poteri pubblici e una stretta cooperazione per l'individuazione delle migliori soluzioni. Essa dovrebbe essere completamente coinvolta nelle strutture esistenti o future del Forum euromediterraneo dell'energia e nel Piano solare del Mediterraneo. L'organizzazione e la partecipazione a programmi di rafforzamento delle capacità della società civile devono essere incoraggiate, realizzate e monitorate dai poteri pubblici del Mediterraneo (UPM e paesi partner che si affacciano sul Mediterraneo) per favorire uno scambio di informazioni trasparente con la società civile sui temi del cambiamento climatico e delle energie rinnovabili e per ripristinare la fiducia che è venuta a mancare in seguito a decenni di delusioni e al susseguirsi di crisi: alimentare, energetica, finanziaria, economica e politica. È compito della società civile sollecitare le pubbliche autorità a rafforzare la ricerca a livello nazionale e regionale. Nel programma dell'UPM dovrebbe trovare uno spazio specifico il sostegno finanziario e tecnologico ai centri pubblici e privati che sviluppano programmi di istruzione, formazione ed informazione dedicati al cambiamento climatico, alla riduzione delle emissioni GES, al risparmio e all'efficienza energetica.

8.6 La società civile di tutta l'UPM deve essere mobilitata, utilizzando anche i media, per combattere il cambiamento climatico. Ad essi spetta il compito di sensibilizzare le masse. Ciò nondimeno, la società civile deve potersi organizzare ed esprimere (in modo indipendente) sul tema della lotta agli effetti irreversibili del cambiamento climatico.

8.7 È opportuno promuovere e sostenere la costituzione di una rete di ONG ambientali nella regione mediterranea per fare crescere la consapevolezza e le opportunità di formazione per

…/…

Page 20: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 18 -

risparmiare energia, tagliare le emissioni di GES e per promuovere le tecnologie e le politiche più recenti.

9. Il carattere anticiclico degli investimenti necessari

9.1 "La conservazione dell'ambiente, senza finanze, non è che un argomento di conversazione"8. Nella difficilissima congiuntura nella quale si trova l'economia mondiale, non è sufficiente dichiarare che un investimento è auspicabile in assoluto, bisogna anche dimostrare che è possibile nel momento presente. Gli investimenti in parola hanno carattere fortemente anticiclico e i piani di rilancio nazionali e transnazionali dovrebbero essere più ambiziosi e insistere di più sulla scelta del "Nuovo patto verde". Questo Green New Deal dovrebbe essere considerato come un impegno effettivo da parte dei governi: da una parte potrebbe essere assunto dalla UPM come una strategia di lungo termine, dall'altra i PPM dovrebbero incrementare i loro sforzi di cooperazione.

9.2 Gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione per la produzione di rinnovabili possono contribuire al rilancio dell'economia, assicurando uno sviluppo integrale, nel rispetto cioè dell'ambiente.

9.3 I posti di lavoro "verdi" rappresentano un contributo potenziale importante ad una crescita verde e pulita, e dunque allo sviluppo e alla riduzione della povertà. I lavori verdi sono la punta di lancia di una economia più ecologica: un primo passo verso la trasformazione di tutti i lavori per renderli più ecologicamente sostenibili e socialmente giusti.

9.4 Il sostegno enorme accordato alle istituzioni finanziarie, con l'obiettivo di rilanciare il credito, non ha dato ancora risultati concreti. L'investimento diretto in una agricoltura sostenibile, nelle infrastrutture e nella produzione di energia pulita potrebbe sostenere meglio l'occupazione e i redditi. Non è sufficiente risparmiare energia, cosa che è necessaria allo sviluppo, ma occorre investire in ricerca e rinnovabili, la sola via che consenta di riprendere la crescita e di proteggere l'ambiente.

9.5 Il sostegno allo sviluppo può essere conciliato con le esigenze ambientali: ne è un esempio il sostegno all'innovazione verde nel settore automobilistico. Questi esempi potrebbero moltiplicarsi. L'iniziativa della BEI di finanziare gli sforzi dei settori pubblici e privati nella ricerca, nella produzione, nel trasporto e nell'uso di rinnovabili dev'essere accolta con favore e sostenuta. Lo stesso vale per i programmi comunitari nel quadro della politica di vicinato o dell'UPM.

9.6 Le opportunità offerte dal mercato dei crediti di emissione sono poco o per nulla utilizzate dai paesi della regione. Occorre sviluppare le capacità delle imprese e delle pubbliche amministrazioni di utilizzare questo mercato per sostenere la crescita degli investimenti in una società a basso contenuto di CO2.

8 Swaminathan, padre della rivoluzione verde in India: "Conservation without finance is simply conversation".

…/…

Page 21: Relazione informativa CES682-2009_FIN_RI_IT · Web viewcreare delle aree marittime protette, al fine di garantire la resilienza dell'ambiente marino, applicare le conclusioni del

- 19 -

9.7 L'onere della riduzione delle emissioni deve essere ripartito tra tutti i responsabili delle emissioni stesse: industria, trasporti, residenziale, agricoltura e settore pubblico. La lotta al cambiamento climatico può generare molte opportunità e rafforzare il lavoro dignitoso, purché le innovazioni e lo sviluppo tecnologico siano adeguatamente incoraggiati e vengano rimossi gli ostacoli amministrativi, economici e fiscali inutili. L'industria deve continuare ad essere competitiva e le organizzazioni di impresa, in particolare quelle delle PMI, devono svolgere un ruolo importante nell'informare sui progressi tecnologici e sui programmi di sostegno. Occorrono politiche chiare, programmate e stabili affinché sia possibile pianificare e realizzare investimenti di lungo termine. L'UPM potrebbe istituire un premio per il miglior progetto che affronti il cambiamento climatico nell'EU-ME-NA.

Il presidentedella sezione specializzata Relazioni esterne

Filip HAMRO-DROTZ

_____________

…/…