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RELAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A V.I.A.
ATTIVITA’ DI STOCCAGGIO DI RIFIUTI SPECIALI
PERICOLOSI E NON PERICOLOSI
Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06
Committente: METALRECUPERI s.r.l. Strada Provinciale n. 70 Ceglie – Adelfia Km. 1+200 70125 BARI – CEGLIE DEL CAMPO (BA)
INGEGNERIA AMBIENTALE
Ing. G. De Astis | Dott. G. Nasca
Via G. D’Annunzio, 48 – 76121 Barletta (BT)
tel 0883.887391 - 0883.887393
METALRECUPERI
s.r.l.
Verifica di assoggettabilità a V.I.A. ATTIVITA’ DI STOCCAGGIO DI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI E NON PERICOLOSI
- Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06.
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1. PREMESSA
Il sottoscritto ing. Giovanni De Astis ed il sottoscritto dott. Giuseppe Nasca con Studio
Tecnico in Barletta, Via G. D’Annunzio n. 48, ricevono incarico dal ricevono incarico dal
Sig. BATTISTA Francesco Davide Legale Rappresentante della Società
“METALRECUPERI S.R.L.” di procedere alla redazione della presenta relazione tecnica
finalizzata alla VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ A V.I.A. per un impianto di
trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi inoltrata presso la Provincia di Bari.
La Committente svolge attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi ex artt. 214 e 216
del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. su area distinta in catasto al fg. 27 p.lla 100 del Comune di Bari -
Ceglie del Campo di estensione pari a 3.130 m2. Tale attività è regolamentata dalla
Determinazione Dirigenziale n. 24 del 25/03/2010.
Attualmente è intenzione Aziendale ampliare l’attività estendendola ad un suolo prospiciente
quello attuale ubicato nel Comune di Valenzano (BA) su area distinta in catasto al fg. 25
p.lle 9 – 11 – 34 – 135 avente estensione pari a 7.307 m2. In tale sito inoltre verrebbe
implementata anche l’attività di gestione dei R.A.E.E. meglio descritta nell’allegata
relazione tecnica nonché nel proseguo della presente relazione.
Pertanto tale intervento nonché la richiesta di aumento delle quantità di materiale da
avviare all’operazione R4 (riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici) fanno
rientrare il progetto tra quelli contemplati cui al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV
della parte II del d.lgs n. 152/2006:”centri di raccolta, stoccaggio e rottamazione di
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rottami di ferro, autoveicoli e simili con superficie superiore a 1 ettaro” e nella
categoria progettuale di cui al punto 7 lettera z.b) dell’Allegato IV della parte II del
d.lgs n. 152/2006: “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con
capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all'allegato
C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”.
Lo studio che segue verterà quindi nell’analisi di questi aspetti. Si precisa che nel proseguo
della relazione, al fine di evitare confusione circa il riferimento ai due lotti che, sebbene posti
di fronte uno all’altro, ricadono in competenze differenti ossia il primo nel Comune di Bari -
Ceglie del Campo (BA) coincidente con l’area autorizzata e l’altro nel Comune di Valenzano
(BA) corrispondente alla parte in ampliamento, si ricorrerà alla seguente distinzione:
Fg. 27 p.lla 100 – Comune di Bari – Ceglie del Campo (BA) – LOTTO A
fg. 25 p.lle 9 – 11 – 34 – 135 - Comune di Valenzano (BA) – LOTTO B
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RELAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Lo Studio presente è stato condotto in modo tale da consentire un’analisi dettagliata delle
relazioni tra l’opera e l’ambiente fornendo di conseguenza tutte le basi informative previste
dalla legislazione in materia. All’interno di questa premessa una ulteriore precisazione si rende
necessaria per quanto riguarda la raccolta dei dati contenuti nel presente documento che ha
fatto riferimento:
- Agli enti di pianificazione regionale e locale per quanto riguarda i dati contenuti nel quadro
di riferimento programmatico;
Lotto A Lotto B
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- Al progettista per i dati contenuti nel quadro di riferimento progettuale;
- Alle fonti istituzionalmente competenti alla rilevazione dei dati ambientali per quanto
riguarda il quadro di riferimento ambientale.
Le normative e le leggi di riferimento adoperate sono le seguenti:
NORMATIVA NAZIONALE
DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006 N. 152 “Norme in materia ambientale” -
Sezione Rifiuti (artt. 177÷266)”.
DECRETO LEGISLATIVO 16 GENNAIO 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed
integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.
DECRETO LEGISLATIVO 8 NOVEMBRE 2006 N. 284 “Disposizioni correttive e
integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.
NORMATIVA REGIONE PUGLIA
Decreto del Commissario Delegato per l’emergenza Rifiuti in Puglia n.282/CD/A del
21 novembre 2003; - Acque meteoriche di lavaggio e di prima pioggia.
Appendice A1 del Piano Direttore approvato con Decreto n.191/CD/A del 13 giugno
2002.
Piano di Tutela delle Acque approvato ed adottato con Deliberazione di Consiglio regionale
n. 230 del 20/10/2009 approvata con atto di Consiglio n. 677 del 20/10/2009.
DELIBERAZIONE GIUNTA REGIONE PUGLIA 28 DICEMBRE 2009 N. 2668
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“Approvazione dell'Aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti speciali nella regione
Puglia”.
Decreto Legislativo 3 dicembre 2010, n. 205: “Disposizioni di attuazione della direttiva
2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti
e che abroga alcune direttive”.
CONFORMITA’ ALLA NORMATIVA IN MATERIA AMBIENTALE E
PAESAGGISTICA, NONCHE’ AGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E
PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANISTICA
Il seguente capitolo deve fornire gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera progettata
e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale.
In particolare verrà effettuata la seguente analisi:
- descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti
pianificatori rispetto all’area di localizzazione, con particolare riguardo all’insieme dei
condizionamenti e vincoli di cui si è dovuto tenere conto nella redazione del progetto e in
particolare le norme tecniche ed urbanistiche che regolano la realizzazione dell’opera, i
vincoli paesaggistici, naturalistici, architettonici, archeologici, storico-culturali ed
idrogeologici eventualmente presenti.
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MOTIVAZIONI DEL PROGETTO IN RELAZIONE DEGLI STATI DI
ATTUAZIONE DEGLI STRUMENTI PIANIFICATORI IN CUI È
INQUADRABILE IL PROGETTO STESSO
LOTTO A
Figura 1: Estratto di mappa del foglio 27 p.lla 100 – Comune di Ceglie del Campo
Le coordinate UTM del sito sono di seguito riportate:
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Latitudine N 41° 02' 26.62''1
COORDINATE GEOGRAFICHEPUNTO IN PLANIMETRIA COORDINATE UTM 33 T
Longitudine E 16° 51' 47.71''
NORD 4545030
EST 656617
Latitudine N 41° 02' 26.77''2
Longitudine E 16° 51' 44.72''
NORD 4545033
EST 656547
Latitudine N 41° 02' 25.50''3
Longitudine E 16° 51' 44.71''
NORD 4544994
EST 656548
Latitudine N 41°02' 25.24''4
Longitudine E 16° 51' 47.57''
NORD 4544987
EST 656615
COORDINATE WGS84
Latitudine N 41.0414044
Longitudine E 16.8633589
Latitudine N 41.0414453
Longitudine E 16.8625272
Latitudine N 41.0410939
Longitudine E 16.8625292
Latitudine N 41.0410178
Longitudine E 16.8633242
Latitudine N 41° 02' 26.62''1
COORDINATE GEOGRAFICHEPUNTO IN PLANIMETRIA COORDINATE UTM 33 T
Longitudine E 16° 51' 47.71''
NORD 4545030
EST 656617
Latitudine N 41° 02' 26.77''2
Longitudine E 16° 51' 44.72''
NORD 4545033
EST 656547
Latitudine N 41° 02' 25.50''3
Longitudine E 16° 51' 44.71''
NORD 4544994
EST 656548
Latitudine N 41°02' 25.24''4
Longitudine E 16° 51' 47.57''
NORD 4544987
EST 656615
COORDINATE WGS84
Latitudine N 41.0414044
Longitudine E 16.8633589
Latitudine N 41.0414453
Longitudine E 16.8625272
Latitudine N 41.0410939
Longitudine E 16.8625292
Latitudine N 41.0410178
Longitudine E 16.8633242
Per la parte in ampliamento, LOTTO B
St rada Prov. n°70 ADELFI A - CEGLIE
Strada vicinale La Croce
34
135
36
67
37
70
STRALCIO CATASTALE Fg.25
11
12
13
150
108
9
Le coordinate UTM del sito sono di seguito riportate:
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Latitudine N 41° 02' 27.51''1
COORDINATE GEOGRAFICHEPUNTO IN PLANIMETRIA COORDINATE UTM 33 T
Longitudine E 16° 51'47.95''
NORD 4544978
EST 656614
Latitudine N 41° 02' 26.67''2
Longitudine E 16° 51' 55.37''
NORD 4544955
EST 656788
Latitudine N 41° 02' 25.15''3
Longitudine E 16° 51' 55.33''
NORD 4544909
EST 656788
Latitudine N 41° 02' 25.33''4
Longitudine E 16° 51' 47.81''
NORD 4544910
EST 656613
Piano Regolatore Generale (PRG)
LOTTO A
L’area interessata dall’intervento è classificata, dal vigente Piano Regolatore (PRG) del
Comune di Bari come Zona Agricola “E”.
Per tale sito il Comune di Bari - ha stabilito la compatibilità urbanistica dell’attività
esistente con le norme tecniche d’attuazione del vigente P.R.G. producendo il
certificato rilasciato in data 08/10/2004 allegata al presente studio.
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LOTTO B
L’area interessata dall’intervento è classificata, dal vigente Piano Regolatore (PRG) del
Comune di Valenzano come zona “E” Verde Agricolo.
Piano Urbanistico Tematico Territoriale per il Paesaggio (PUTT/P)
Il Piano Urbanistico Territoriale per il Paesaggio (PUTT/P) della Regione Puglia è stato
approvato con Delibera della Giunta Regionale Puglia n. 1748 del 15/12/2000 “PUTT Piano
urbanistico territoriale tematico per il paesaggio. Approvazione definitiva e pubblicato sul
Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 6 dell’11/01/2000.
a) Componenti geo-morfo-idrogeologiche
In prossimità dell’area di intervento non sono presenti emergenze geologiche diriconosciuto
valore scientifico come grotte, doline o puli, gravine e lame; non vi sono emergenze
idrogeologiche.
b) Componenti botanico-vegetazionale
L’area di intervento non è contigua a emergenze di questo ambito riconosciuto valore
scientifico né alle relative “aree di pertinenza” e/o “aree annesse”come boschi o macchie,
beni naturalistici di riconosciuto rilevante valore scientifico sia faunistico che
floristico, né di parchi regionali e/o comunali; non ricade, quindi, all’interno di un “Biotopo
e/o sito d’interesse naturalistico”.
c) Componenti storico-culturali
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La precisa localizzazione del sito di intervento indica la totale assenza di zone
“archeologiche”, di “beni architettonici” o di “punti panoramici”.
In merito ai potenziali impatti ambientali con riferimento alle vigenti normative, si può
affermare che l’opera prevista nel presente studio non comporta modifiche sostanziali
ai caratteri della zona di intervento e, pertanto, rispetta le direttive di tutela dell’art. 3.05 delle
N.T.A. del PUTT “Paesaggio”, in particolare vengono rispettati i punti di seguito indicati:
• P.to 3.03 per il sistema “copertura botanico - vegetazionale e colturale” vi è la
compatibilità con la conservazione degli elementi caratterizzanti il sistema
botanico/vegetazionale.
• P.to 3.04 per il sistema “stratificazione storica dell’organizzazione insediativi” non
essendoci elementi di importanza storico-insediativa, vi è la compatibilità con le
finalità di salvaguardia.
d) Vincoli ex legge 1497/39
Il progetto non è soggetto a vincolo paesaggistico (L.s. 29.06.1939 n. 1497 Protezione delle
bellezze naturali-DM 01.08.1985 Galassini) pertanto non è necessario il rilascio di parere da
parte del Ministero per i Beni Architettonici e Culturali, tramite la competente
Sopraintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistico e Storici), come è rilevabile
dalla documentazione cartografica “vincoli ex legge 1497”.
e) Decreti Galasso
L’area di intervento non è sottoposta al vincolo Decreto Galasso, come è rilevabile dalla
documentazione cartografica “Decreti Galasso”.
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f) Vincoli Idrogeologici
L’area d’intervento non è sottoposta a vincoli idrogeologici, come è rilevabile dalla
documentazione cartografica “Vincoli Idrogeologici”.
g) Boschi-Macchia-Biotopi-Parchi
L’area di intervento non ricade all’interno di un “Biotopo e/o sito d’interesse naturalistico”
di conseguenza non è sottoposta a tale vincolo come è rilevabile dalla
documentazione cartografica “Boschi-Macchia-Biotopi-Parchi”.
h) Catasto delle Grotte
L’area d’intervento non è sottoposta a tale vincolo come è rilevabile dalla documentazione
cartografica “Catasto delle Grotte”.
i) Vincoli e segnalazioni architettonici-archeologici
L’area d’intervento non è sottoposta a tale vincolo come è rilevabile dalla documentazione
cartografica “Vincoli e segnalazioni architettonici-archeologici”.
l) Idrologia superficiale
L’area d’intervento non è sottoposta a tale vincolo come è rilevabile dalle documentazione
cartografica “Idrologia superficiale”.
m) Usi civici
L’area d’intervento non è sottoposta a tale vincolo, come è rilevabile dalle documentazione
cartografica “Usi civici”, ai sensi di quanto disposto dall’art. 9 della L.R. 28/01/1998 n. 7
“Usi civici e terre collettive” in attuazione della Legge 16/06/1927 n. 1766 del R.D.
26/02/1928 n. 332” e dell’art. 11 della L.R. 04/05/1999 n. 17.
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n) Vincoli faunistici
L’area di intervento non è sottoposta a tale vincolo come è rilevabile dalla documentazione
cartografica ”Vincoli faunistici”.
o) Geomorfologia
L’area d’intervento non è sottoposta a tale vincolo come rilevabile dalla documentazione
cartografica “Geomorfologia”.
Riepilogo della situazione vincolistica esistente ed elaborati cartografici
VINCOLI P.U.T.T. /P SITUAZIONE VINCOLISTICA
LOTTO “A” LOTTO “B” a) Vincoli ex legge 1497 Non soggetto Non soggetto b) Decreti Galasso Non soggetto Non soggetto
c) Vincoli idrogeologici Non soggetto Non soggetto
d) Boschi-Macchia-Biotopi-Parchi
Non soggetto Non soggetto
e) Catasto delle grotte Non soggetto Non soggetto
f) Vincoli e segnalazioni architettonici archeologici
Non soggetto Non soggetto
g) Idrologia superficiale Non soggetto Non soggetto
h) Usi civici Non soggetto Non soggetto
i) Vincoli faunistici Non soggetto Non soggetto
l) Geomorfologia Non soggetto Non soggetto
Tab. 1 – Riepilogo vincolistica presente sul sito
Qui di seguito, in riferimento all’ubicazione dell’impianto della Società
“METALRECUPERI S.R.L.” e all’area d’intervento, si riportano gli stralci della
cartografia tematica in riferimento a ciascun titolo vincolistico del PUTT/P.
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Fig. 2 – Stralcio PUTT/P- titolo 00-Cartografia di base
Fig. 3 – Stralcio PUTT/P- titolo 00- Quadri catastali
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Fig. 4 – Stralcio PUTT/P- titolo 01 – Vincoli ex lege 1497
Fig. 5 – Stralcio PUTT/P- titolo 02 – Decreti Galasso
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Fig. 6 – Stralcio PUTT/P- titolo 03 – Vincoli idrogeologici
Fig. 7 – Stralcio PUTT/P- titolo 04 – Boschi e biotipi
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Fig. 8 – Stralcio PUTT/P- titolo 04bis – Catasto grotte
Fig. 9 – Stralcio PUTT/P- titolo 05 – Vincoli e segnalazioni architettoniche
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Fig. 10 – Stralcio PUTT/P- titolo 06 – Idrologia superficiale
Fig. 11 – Stralcio PUTT/P- titolo 07 – Usi civici su IGM
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- Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06.
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Fig. 12 – Stralcio PUTT/P- titolo 09 – Vincoli faunistici
Fig. 13 – Stralcio PUTT/P- titolo 10 – Geomorfologia di base
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Ambiti Territoriali Distinti (A.T.D.)
Gli elementi strutturanti il territorio si dividono nei sottoinsiemi:
Assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico;
Copertura botanico- vegetazionale, colturale e presenza faunistica;
Stratificazione storica dell’organizzazione insediativa.
Per ciascuno dei sottoinsiemi e delle relative componenti, le norme relative agli
ambiti territoriali distinti specificano:
La definizione che individua, con o senza riferimenti cartografici, l’ambito delle sue
caratteristiche e nella sua entità minima strutturante;
La individuazione dell’area di pertinenza (spazio fisico di presenza) e dell’area annessa
(spazio fisico di contesto);
I regimi di tutela;
Le prescrizioni di base.
Ambiti territoriali estesi (ATE)
Il PUTT/P definisce e individua ambiti territoriali, con riferimento ai valori paesaggistici in:
Valore eccezionale (A) laddove sussistano condizioni di rappresentatività di almeno un
bene costitutivo di riconosciuta unicità e/o singolarità, con o senza prescrizioni vincolistiche
preesistenti;
Valore rilevante (B) laddove sussistano condizioni di compresenza di più beni costitutivi
con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
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Valore distinguibile (C) laddove sussistano condizioni di presenza di un bene
costitutivo, con o senza prescrizioni vincolistiche preesistenti;
Valore relativo (D) laddove pur non sussistendo la presenza di un bene costitutivo,
sussista la presenza di vincoli (diffusi) che ne individui una significatività;
Valore normale (E) laddove non è direttamente dichiarabile un significativo valore
paesaggistico;
Le aree poste negli ambiti territoriali estesi di valore eccezionale, rilevante, distinguibile e
relativo sono sottoposti a tutela diretta dal Piano, per questo motivo:
Non possono essere oggetto di lavori che comportano modificazioni del loro stato fisico
o del loro aspetto esteriore, senza apposita autorizzazione paesaggistica;
Non possono essere oggetto di pianificazioni di livello territoriale e comunale a meno di
autorizzazione paesaggistica;
Non possono essere soggetti a interventi di rilevante modificazione (definiti all’art. 4.01)
senza l’attestazione di compatibilità paesaggistica.
Per le aree inserite in ambiti estesi, quindi, il rilascio di autorizzazioni impone indirizzi di
tutela atti a perseguire obiettivi di salvaguardia e valorizzazioni paesaggistico- ambientale.
L’area d’intervento non ricade in alcun ambito territoriale esteso, come rilevabile
dalla documentazione cartografica.
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Fig. 14 - Stralcio PUTT/P- Titolo 11- Ambiti territoriali estesi (A.T.E.)
L’area non risulta compresa in componenti della struttura geomorfoidrologico, componenti
botanico-vegetazionali e componenti storico-culturali e pertanto non ricade in alcun tipo di
Ambito Territoriale Esteso.
Indirizzi di tutela
In riferimento agli ambiti estesi il rilascio delle autorizzazioni deve perseguire obiettivi di
salvaguardia e valorizzazione paesaggistico e ambientale, in base ai seguenti indirizzi di tutela:
Negli ambiti di valore eccezionale (A) conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale;
recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori;
Negli ambiti di valore rilevante (B) conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale;
recupero delle situazioni compromesse attraverso la eliminazione dei detrattori e/o
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mitigazione degli effetti negativi, massima cautela negli interventi di trasformazione del
territorio;
Negli ambiti di valore distinguibile (C) salvaguardia e valorizzazione dell’assetto attuale se
qualificato; trasformazione dell’assetto attuale se compromesso per il ripristino e ulteriore
qualificazione, trasformazione dell’assetto attuale che sia compatibile con la qualificazione
paesaggistica;
Negli ambiti di valore relativo (D) valorizzazione degli aspetti rilevanti con salvaguardia
delle visuali panoramiche;
Negli ambiti di valore normale (E) valorizzazione delle peculiarità del sito;
Piano Paesaggistico Territoriale Regione Puglia (P.P.T.R.)
Attualmente in Regione Puglia è vigente il Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il
Paesaggio (P.U.T.T./P.) approvato con delibera Giunta Regionale n° 1748 del 15 Dicembre
2000, in adempimento di quanto disposto dalla legge n. 431 del 8 Agosto 1985 e dalla legge
regionale n.56 del 31 Maggio 1980.
Il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio),
unitamente alla Legge regionale n. 20 del 7 ottobre 2009, “Norme per la pianificazione
paesaggistica”, hanno innovato la materia paesaggistica, con riferimento tanto ai contenuti,
alla forma e all’iter di approvazione del piano paesaggistico, quanto al procedimento di
rilascio dell’autorizzazione paesaggistica.
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Con D.G.R. n. 1435 del 2 agosto 2013 è stato adottato il nuovo piano paesaggistico (PPTR)
adeguato al Codice.
Nelle more della definitiva approvazione del PPTR (previa condivisione con il Ministero
delle perimetrazioni dei beni paesaggistici e della relativa disciplina nell’ambito dell’accordo
di cui all’art. 143, comma 2) continua naturalmente a trovare applicazione il PUTT/p e
contestualmente vigono le norme di salvaguardia di cui all’art 105 delle NTA dell’adottato
PPTR.
La Legge regionale n. 20 del 7 ottobre 2009, “Norme per la pianificazione paesaggistica” e ss.
mm. ed ii. (artt. 7sgg) e con le seguenti successive Deliberazioni della Giunta Regionale
2273/2009 e 299/2010,ha ridisciplinato, tra l’altro, il procedimento di rilascio
dell’autorizzazione paesaggistica e di delega ai soggetti titolati per il rilascio delle
autorizzazioni paesaggistiche e sono state dettate disposizioni in merito alla istituzione delle
Commissioni Locali per il Paesaggio ai criteri per la verifica, nei soggetti delegati all’esercizio
della funzione autorizzatoria in materia di paesaggio, della sussistenza dei requisiti di
organizzazione e di competenza tecnico-scientifica.
Con D.G.R. n. 1435 del 2 agosto 2013 è stato adottato il nuovo piano paesaggistico (PPTR)
adeguato al Codice e sono scattate le norme di salvaguardia di cui all’art 105 delle NTA
dell'adottato PPTR.
I paesaggi della Puglia, prodotti nel tempo lungo della storia delle “genti vive” che li hanno
abitati e che li abitano, costituiscono il principale bene patrimoniale (ambientale, territoriale,
urbano, socio/culturale) e la principale testimonianza identitaria per realizzare un futuro
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socio/economico durevole e sostenibile della regione. Un’identità che si è costruita
nell’azione umana di lunga durata, esito evolutivo di dinamiche relazionali nelle quali le
dimensioni dello spazio e del tempo sono indissolubilmente legate.
I paesaggi della Puglia sono le coste, la campagna ulivetata, le pseudosteppe dell’Alta Murgia,
gli agrumeti garganici, i vigneti a spalla salentini, i paesaggi cerealicoli del tavoliere, ma anche
le masserie, i tanti centri storici, un patrimonio di storie e cultura immersi in una natura
addomesticata di valore inestimabile.
Ma i paesaggi della Puglia sono a rischio. Il degrado e la progressiva compromissione del
patrimonio paesaggistico pugliese sono sotto gli occhi di tutti. Ancora più aggressivi degli
agenti ambientali (incendi, erosione delle coste, desertificazione) sono i comportamenti
sociali, i processi di sviluppo economico e i nuovi stili di vita che incidono sempre più sul
paesaggio e ne alterano la bellezza e la integrità.
Da quanto precedentemente riportato e dallo stralcio di inquadramento dell’area nel
P.P.T.R. Puglia si evince che l’area della Società “METALRECUPERI S.R.L.”,
come già ampiamente dimostrato precedentemente con riferimento al PUTT/P non
risulta assoggettata ad alcun vincolo di natura paesaggistica. In allegato alla presente
relazione si riportano le tavole dei vari ambiti analizzati dal PPTR della Regione
Puglia.
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Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)
Con riferimento alla delibera n. 25 del 15/12/2004 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di
Bacino della Puglia, istituita con L.R. Puglia n. 19 del 09/12/2002 “Istituzione dell’Autorità
di Bacino della Puglia”, è stato adottato il Piano di Bacino Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico (PAI).
Il PAI ha come obiettivo specifico l’individuazione delle aree a rischio di frana e di alluvione
e la previsione di azioni finalizzate alla prevenzione e mitigazione di detto rischio sul
territorio. Lo studio di compatibilità idrogeologica ed idrologica è soggetto al parere
dell’Autorità di Bacino che ne verifica la coerenza con la pianificazione di bacino in atto.
L’area d’intervento non rientra in nessuna area soggetta a rischio esondazione o area a
pericolosità idraulica così come si evince dalla cartografia relativa alla Perimetrazione aree
sondabili Stralcio PAI- Autorità di Bacino della Puglia qui di seguito riportata.
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Fig. 15 - Perimetrazione aree sondabili-Stralcio PAI- Autorità di Bacino della Puglia
AREE NATURALI PROTETTE
La pianificazione delle aree naturali protette rientra nella più ampia difesa del paesaggio, ma
con una particolare attenzione all’aspetto ecologico e naturalistico.
La normativa passata, relativa ad una serie di leggi provvedimento era indirizzata
essenzialmente all’istituzione di Parchi in cui vigeva un regime fortemente vincolistico.
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La legge quadro n. 394 del 6 Dicembre 1991 “Aree naturali protette”, ha tentato di superare
quest’approccio così rigido, passando da una tutela passiva ad una tutela attiva e sforzandosi
di coniugare conservazione e valorizzazione (integrazione uomo-natura).
Le aree individuate da tale legge sono: i parchi nazionali, i parchi naturali regionali, le riserve
naturali (statali e regionali) e le aree marine protette.
I parchi naturali vengono istituiti con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio sentita la Regione.
Le riserve naturali statali sono istituite con decreto del Ministero, sentite le Regioni.
Gli strumenti operativi di cui dispone il Parco sono: il Regolamento del Parco, il Piano
pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili ed il Piano del
Parco. Quest’ultimo è redatto dall’Ente Parco entro 6 mesi dalla sua istituzione, adottato
dalla Regione entro i successivi 4 anni, dopo aver sentito gli Enti locali. Il Piano pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale è immediatamente vincolante e sostituisce ad ogni livello i piani
territoriali tematici, i piani paesistici ed ogni altro strumento di pianificazione.
I parchi sono gestiti da enti appositamente nominati, mentre nel caso delle riserve naturali è
il Ministero dell’Ambiente che nomina l’organismo di gestione, nel caso delle aree marine
protette il compito è affidato alle Capitanerie di Porto. Va ricordato che i testi di riferimento
fondamentali sono oltre la legge n. 394/1991, il D.Lgs n. 112/1998 ed il D.Lgs n. 300/1999.
In merito alla differenza che esiste fra Parchi Nazionali e Parchi Regionali è che i primi
hanno una valenza assoluta mentre i secondi hanno connotati essenzialmente locali. Per quel
che riguarda invece le riserve esse sono uno strumento per la tutela di una o più specie o di
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uno o più ecosistemi. In particolare nella Provincia di Bari, come evidenziato in seguito,
risultano già istituite e regolamentate da Leggi Regionali le Riserve Regionali Orientate. Nelle
Riserve Orientate, caratterizzate per loro definizione da presenza umana non intensa, non è
consentito il cambiamento di uso del suolo, le nuove costruzioni e gli ampliamenti delle
esistenti; al contrario sono consentiti la coltivazioni secondo tecniche tradizionali, la
realizzazione di infrastrutture strettamente necessarie per l’area protetta, l’utilizzo delle
risorse secondo quanto previsto dal piano stesso.
Aree naturali protette della provincia di BARI
La provincia di Bari possiede dei paesaggi di notevole importanza naturalistico ambientale.
La Regione Puglia ha previsto con la legge regionale n. 19 del 24.07.1997 “Norme per
l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette della Regione Puglia” una serie di aree
naturali protette nella provincia di Taranto (la cui gestione è affidata a seconda della
dimensione delle aree perimetrale a Province, Comunità Montane, Città metropolitane, Enti
locali (art. 9)).
Rete Natura 2000 – SIC e ZPS
La direttiva comunitaria del 1992 Habitat (relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) recepita in Italia con il DPR 8 Settembre
1997 n. 357, disciplina fra l’altro le modalità con cui deve essere realizzata la rete ecologica
Natura 2000, importante tentativo di realizzare strumenti e strategie comuni di tutela. L’art. 4
stabilisce, infatti, che gli habitat naturali e semi-naturali delle specie inserite nel decreto siano
opportunamente censiti. Sulla scorta di tale direttiva il Ministero dell’Ambiente ha dato vita
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al progetto BioItaly che si è occupato di individuare e delimitare i proposti Siti di Importanza
Comunitaria (pSIC). La Regione Puglia ha individuato e cartografato 77 Siti di Importanza
Comunitaria e ha designato 6 siti come Zone a Protezione Speciale ai sensi della direttiva
79/409/CEE relativa alla conservazione degli uccelli selvatici (recepita in Italia dalla legge n.
157 dell’11 Febbraio 1992). Allo stato attuale in Puglia risultano designati 96 SIC e 10 ZPS.
SIC così come le ZPS, assieme alle aree protette nazionali e regionali, sono destinatari
prioritari delle risorse finanziarie del POR della Misura 16 “Salvaguardia e valorizzazione dei
beni naturali ed ambientali” del POR 2000-2006 della Regione Puglia.
Attualmente non vi sono specifiche norme di salvaguardia, ma per i piani, programmi e
progetti che incidono sulla tutela degli habitat e specie del SIC, vi è la necessità di effettuare
una valutazione di incidenza (art. 5 del DPR n. 395/97) che in Puglia deve
rispettare la disciplina contenuta nella L.R n. 11 del 12 Aprile 2001 (Norme sulla Valutazione
di Impatto Ambientale) e deliberazione della giunta regionale del 14 marzo 2006, n. 304
(Atto di indirizzo e coordinamento per l’espletamento della procedura di valutazione di
incidenza ai sensi dell’art. 6 della direttiva 92/43/CEE e dell’art. 5 del D.P.R. n. 357/1997
così come modificato ed integrato dall’art. 6 del D.P.R. n. 120/2003 ).
Come si evince dalla cartografia seguente l’area d’intervento non ricade all’interno
della perimetrazione di nessuna tipologia di Aree naturali protette e dei S.I.C..
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PIANO REGIONALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI
La Regione Puglia ha vissuto per anni una situazione critica, ossia una situazione socio -
economica - ambientale dichiarata di “stato di emergenza” conclusasi il 31 gennaio 2007.
Con l’emanazione del Decreto del Commissario Delegato Emergenza Rifiuti n. 41 del
06/03/2001: «Piano di gestione di rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate», in attuazione
dell’articolo 1, comma 5 dell’Ordinanza del Ministero dell’Interno n. 3077 del 04/08/2000, è
stato adottato il piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate della
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Regione Puglia, a cui è seguito, come suo completamento, integrazione e modificazione il
Decreto del Commissario Delegato Emergenza Rifiuti n.296 del 30/09/2002: «Ambiti
territoriali ottimali – Autorità per la gestione rifiuti urbani – Personalità Giuridica.».
Il Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate prevede:
la definizione di strategie per la riduzione dei volumi, della quantità e della pericolosità dei
rifiuti;
le linee di indirizzo generale per la gestione dei rifiuti urbani;
l’organizzazione dei bacini per la gestione associata dei rifiuti urbani;
la gestione dei rifiuti speciali;
il piano di bonifica delle aree inquinate.
gli obiettivi fissati dal Piano di gestione sono:
la contrazione dei consumi;
la modifica dei cicli produttivi attraverso lo sviluppo e la diffusione delle innovazioni di
processo di prodotto;
la sottrazione di maggiori quote di residui dal circuito dello smaltimento dei rifiuti
attraverso lo sviluppo delle attività di riciclo e riutilizzo dei residui in cicli produttivi.
Il Piano invita le imprese a dotarsi delle certificazioni di qualità ambientale degli impianti
integrato dell’ambiente), ad adottare le migliori tecnologie disponibili per la produzione
(ECOLABEL), a far ricorso a sistemi di monitoraggio ambientale dei propri cicli produttivi
(sistemi di Ecoaudit).
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Per quanto riguarda l’azione complessiva, mirata alla sottrazione di quote di rifiuto urbano, il
Piano prevede azioni organizzative, azioni infrastrutturali e azioni di sensibilizzazione e
informazione/formazione.
Non emerge in esso, però, una chiara consapevolezza delle modificazioni che deriveranno
dal (pur previsto) diffondersi ed incrementarsi delle raccolte differenziate e manca
l’indispensabile coerenza tra gli obiettivi della raccolta differenziata e le
prescrizioni/previsioni contenute negli atti emanati successivamente.
Alla luce di ciò, si è resa necessaria la revisione del “Piano regionale di gestione dei rifiuti
urbani” in Puglia per effetto dell’azione commissariale, rivalutando lo stesso in direzioni
necessarie per far fronte ai suddetti effetti negativi.
Tale revisione è stata resa efficace dall’entrata in vigore del Decreto Commissario Delegato
Emergenza Ambientale n.187 del 09/12/2005: «Aggiornamento, completamento e modifica
del piano regionale di gestione dei rifiuti adottato con decreto commissariale n.41/2001, così
come completato, integrato e modificato con il decreto commissariale n.296/2002.», con cui
si è ritenuto di orientare lo sforzo di approfondimento e revisione dello stesso nelle seguenti
direzioni:
riprendere in considerazione la composizione merceologica dei rifiuti urbani, cercando di
individuare alcune modifiche da apportare a quella sin qui utilizzata, al fine di impiegare una
base che possa essere ritenuta il più vicina alla realtà;
quantificare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e precisare quelli di raccolta differenziata
per ciascuna filiera, ricalcolando quindi gli “indici di recupero–obiettivo”
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alla luce delle abbondanze relative delle diverse frazioni nei rifiuti “residuali”;
calcolare, quindi, le quantità di rifiuti residue e la relativa composizione merceologica, anche
al fine di valutare l’utilità e il fabbisogno di un ipotetico utilizzo energetico;
calcolare il fabbisogno impiantistico complessivo della Regione;
estendere l’impostazione adottata ad un orizzonte temporale non eccessivamente ridotto,
in modo da riscontrare il modificarsi del fabbisogno impiantistico man mano che le raccolte
differenziate si consolidano.
Gli obiettivi del piano consistono nel procedere ad una raccolta differenziata (RD), che entro
il 2010 raggiunga il 55% del rifiuto urbano prodotto, con incentivi per la riduzione del rifiuto
e il riciclo dello stesso.
A tutt’oggi, nelle more della realizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani
attivati dal Commissario delegato e dell’ulteriore sviluppo dei risultati della raccolta
differenziata, la maggiore quota di gestione dei rifiuti urbani continua ad essere sostenuta
dagli impianti di discarica controllata preesistenti al piano regionale; man mano che tali
impianti esauriscono le relative volumetrie, si determinano sul territorio situazioni di crisi ed
emergenza.
Gli obiettivi e le finalità cui la gestione dei rifiuti deve tendere, secondo la legislazione
comunitaria e nazionale, sono in primo luogo quelli della prevenzione della produzione dei
rifiuti ed in secondo luogo della riduzione della destinazione allo smaltimento mediante la
formazione e l’attivazione di sistemi, azioni e mezzi che consentano il massimo recupero di
materiali e di energia.
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- Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06.
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DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI DEL SITO
Le componenti ed i fattori ambientali considerati, nel presente studio sono:
Atmosfera: qualità dell’aria e caratterizzazione meteo climatiche;
Ambiente idrico: acque sotterranee ed acque superficiali, considerate come componenti,
come ambienti e come risorse;
Suolo e sottosuolo: intesi come profilo geologico, geomorfologico e pedologico, nel quadro
dell’ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili;
Vegetazione, flora e fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più
significative, specie protette ed equilibri naturali;
Ecosistemi: complessi di componenti e fattori chimici, fisici e biologici tra loro interagenti
ed interdipendenti, che formano un sistema unitario ed identificabile per propria struttura ,
funzionamento ed evoluzione temporale;
Salute pubblica: situazione epidemiologica della comunità;
Rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all’ambiente sia naturale che umano;
Paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane
interessate e relativi beni culturali.
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VALUTAZIONE DEL TIPO E DELLA QUANTITÀ DEI
RESIDUI E DELLE EMISSIONI PREVISTE.
L’analisi che segue ha lo scopo di analizzare le componenti ambientali, potenzialmente
interessate dalla realizzazione del progetto in questione, individuando quelle maggiormente
interessate sia direttamente che indirettamente, prevedendone gli effetti e predisponendo
opportune eventuali misure di mitigazione.
ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI INTERESSATE
Le potenziali componenti ambientali che potrebbero, ciascuna a diverso titolo, essere
interessate dall’attività che si svolgerebbe nell’impianto in oggetto, sono cosi elencate e
definite:
a) atmosfera: qualità dell’aria e caratterizzazione meteoclimatica;
b) ambiente idrico: acque sotterranee e superficiali considerate come componenti, come
ambienti e come risorse;
c) suolo e sottosuolo: sotto il profilo geologico, geomorfologico e pedologico;
d) vegetazione, flora e fauna: formazioni vegetali, associazioni animali, specie protette ed
equilibri naturali;
e) ecosistemi antropici: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici fra loro
interagenti ed interdipendenti che formano un sistema unitario identificabile per propria
struttura, funzionamento ed evoluzione temporale;
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f) salute pubblica: come individui e comunità;
g) rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all’ambiente sia naturale che umano;
h) paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane
interessate e relativi beni culturali.
Come previsto dalla normativa vigente l’analisi e la caratterizzazione delle componenti
ambientali coinvolte sono svolte in relazione al livello di approfondimento necessario per
l’attività indagata e per la peculiarità dell’ambiente interessato in relazione alla sua ubicazione
sul territorio.
CARATTERIZZAZIONE ED ANALISI DELLE COMPONENTI E DEI
FATTORI AMBIENTALI
Le componenti ambientali, di seguito descritte, vengono analizzate nelle loro caratteristiche
qualitative attuali in modo da poter poi andare ad individuare quelli che sono gli eventuali
possibili impatti e le relative misure di mitigazione da adottare.
Atmosfera
La definizione dell’assetto meteorologico, in cui si colloca una zona geografica, è necessaria a
mettere in evidenza quei fattori che regolano e controllano la dinamica atmosferica. I fattori
climatici, essenziali ai fini della comprensione della climatologia dell’area in cui è inserito il
progetto e di cui di seguito si riportano le principali caratteristiche, sono rappresentati dalle
temperature, dalle precipitazioni e dalla ventosità, che interagiscono fra loro influenzando le
varie componenti ambientali di un ecosistema.
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L’aspetto climatologico è importante, inoltre, al fine della valutazione di eventuali modifiche
sulla qualità dell’aria dovute all’inserimento dell’opera in oggetto; l’inquinamento atmosferico
è causato, infatti, da gas nocivi e da polveri immesse nell’aria che minacciano la salute
dell’uomo e di altri esseri viventi, nonché l’integrità dell’ambiente.
L’aria, che rappresenta l'involucro gassoso che circonda la terra, determina alcune condizioni
necessarie al mantenimento della vita, quali la fornitura dei gas necessari alla respirazione (o
direttamente o attraverso scambi con gli ambienti idrici), il tamponamento verso valori
estremi di temperatura, la protezione (attraverso uno strato di ozono) dalle radiazioni
ultraviolette provenienti dall'esterno.
Ne consegue che il suo inquinamento può comportare effetti fortemente indesiderati sulla
salute umana e sulla vita nella biosfera in generale.
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Aree caratteristiche della Regione PugliaAree caratteristiche della Regione PugliaAree caratteristiche della Regione PugliaAree caratteristiche della Regione Puglia
Il sito di interesse ricade nell’area climatica n. 4c (cfr. figura seguente); tutte le aree sono
delimitate con riferimento ai valori medi, sia annui (misurati con l’indice DIC = Deficit Idrico
Climatico) che mensili, dei parametri climatici più significativi (temperature minime e
massime, piovosità, evapotraspirazione di riferimento).
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Essa è caratterizzata da un valore di DIC pari a 548 mm, da piovosità totale annua pari a 597
mm, da periodo siccitoso che va dall'inizio di maggio a fine agosto e da piovosità durante i
periodi estivi non inferiore a 18 mm.
Le temperature medie invernali si attestano attorno ai 7 °C mentre quelle estive attorno ai 24
°C come indicato di seguito. Durante la stagione primaverile possono verificarsi gelate per
effetto delle notevoli escursioni termiche.
Nell’area oggetto di studio, le esposizioni principali si registrano in direzione O e N–O,
quindi presenta un livello di umidità abbastanza sostenuto, a volte attenuato dai venti di
maestrale.
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Il tasso di umidità media dell’aria, infatti, oscilla intorno al 70% rilevato nell’arco di un anno.
La distribuzione delle precipitazioni medie annue dell’area in esame risente della situazione
altimetrica.
Nel territorio in esame, l’anno è generalmente caratterizzato mediamente da un totale di circa
500 - 600 mm di pioggia (somma delle precipitazioni medie mensili); l’inverno in genere è più
rigido, con due massimi di precipitazioni (novembre e dicembre) e l’estate è secca, spesso
priva di rovesci nel periodo di agosto. Si passa da 21 mm in luglio ai 74 mm a novembre.
In merito alla ventosità, l'area vasta di intervento fa registrare un valore medio pari a 6 m/s,
ad una altezza di circa 50 m dal suolo. I venti sono abbastanza variabili, spesso spirano venti
di libeccio da Ovest-Sud-Ovest, che portano aria umida e calda, o venti di maestrale
provenienti da Nord-Est.
In particolare, l’area di interesse ove è ubicato il sito, è caratterizzata da un clima tipicamente
mediterraneo con un periodo dell’anno secco ed uno piovoso: le precipitazioni sono modeste
rispetto alla media nazionale e per di più concentrate in un ben determinato periodo dell’anno
in cui possono verificarsi anche fenomeni estremamente intensi; le temperature hanno un
massimo estivo ed un minimo invernale con escursioni diurne abbastanza limitate.
Per quanto concerne la qualità dell’aria essa, in aree fortemente urbanizzate ed industrializzate
è determinata dal suo grado di inquinamento; inquinamento atmosferico che è definito dalla
normativa italiana (D. Lgs. 152/2006 parte V) come ogni modificazione dell’aria atmosferica,
dovuta alla introduzione nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali
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da ledere o da costituire pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente, oppure tali
da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente.
Le principali sorgenti di inquinamento atmosferico sono:
- emissioni da impianti industriali
- emissioni da impianti civili
- emissioni da sorgenti mobili (traffico)
Nel nostro caso, trattandosi di un impianto con caratteristiche industriali, esaminiamo la
prima di queste emissioni in funzione dell’attività che viene svolta e verrà svolta nell’area in
ampliamento della Società “METALRECUPERI S.R.L.”.
Come già detto, volendo descrivere in modo sintetico l’attività da svolgersi all’interno
dell’impianto, questa consiste prevalentemente nello stoccaggio e trattamento di rifiuti solidi
pericolosi costituita da accumulatori esausti, e non pericolosi costituiti da materiali ferrosi e
metallici in genere per la parte maggiore dei materiali trattati.
Le lavorazioni effettuabili su tali materiali saranno esclusivamente di tipo meccanico,
non è prevista l’operazione di frantumazione per nessuna tipologia di rifiuti ma solo
adeguamento volumetrico a mezzo di presso cesoia e pertanto non è prevista alcuna
emissione; di conseguenza è possibile affermare che l’attività in oggetto non è
soggetta al D. Lgs. 152/06 parte V.
Ambiente idrico ed idrogeologico
La rete idrografica presente nei pressi dell’impianto è poco ordinata, ma abbastanza
approfondita nel substrato roccioso. Tali incisioni superficiali, sono solchi erosivi indicati con
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il termine di Lame (o Canali) ed hanno origine tettono – carsica; è interessato da due
principali corsi d’acqua principali: Lama Picone e lama Lamberti.
Nello specifico, la lama più vicina al parco fotovoltaico è Lama Picone che, posta ad ovest
dell’impianto, è inclusa nell’elenco dell’idrologia superficiale allegato alle NTA del PUTT/P
(n. 596) ed è dotata, altresì, di affluenti o corsi d’acqua, in genere, che interessano l’area
oggetto di studio. Nel tratto limitrofo alla zona in esame prende il nome di Lama Baronale.
In particolare, il tratto prossimo all’area di interesse fa parte del “torrente Baronale” situato
tra i territori di Loseto, Ceglie del Campo e Carbonara. Il bacino imbrifero tributario di
competenza si estende per circa 43 km2 (rappresenta un sottobacino di quello complessivo
relativo alla lama “Picone” che si estende per 292 km2) interessando i comuni di Acquaviva
delle Fonti, Sannicandro di Bari, Adelfia, Bitritto e Bari.
La lama Baronale, passante da Adelfia, Loseto, Valenzano, Ceglie del Campo e Carbonara,
confluisce, con un secondo torrente denominato “Badessa” (che da Cassano delle Murge,
passa da Sannicandro scende tra Loseto e Bitritto ed arriva Ceglie del Campo), in un unico
letto torrentizio che è appunto lama Picone che sfocia a mare (nella zona detta di
Marisabella).
La lama Picone, rappresenta una delle nove lame che si contano sul territorio di pertinenza
del Comune di Bari, che convogliavano verso la città, durante le grandi precipitazioni di
pioggia (“mene”), grossi quantitativi d’acqua ai quali si aggiungevano i materiali disgregati
delle Murge rendendo il trasporto solido degli alvei consistente.
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Per molti secoli infatti, la città di Bari è stata una città soggetta a rischio idraulico. Tra i dati
storici si registrano svariati eventi di piena riguardanti i torrenti che scendono dalla Murgia
verso il mare (si contano danni ed allagamenti nel febbraio 1683, settembre 1827, agosto
1833, agosto 1881 (Alfieri, 1927)). Nel secolo scorso si sono verificate piene disastrose del
torrente Picone nel marzo 1905, settembre 1915, novembre 1926, con danni e vittime. La
circostanza che rese più gravi gli effetti di tali eventi fu che nel frattempo la città, a causa
dell’espansione edilizia, era divenuta più vulnerabile rispetto al passato.
Per far fronte a tali eventi dannosi furono presi una serie di provvedimenti (su proposta del
Ministero per i Lavori Pubblici, fu emanato il R.D. 8/12/1927, che classificava di terza
categoria onde consentirne la sistemazione i corsi d’acqua che attraversavano la città di Bari)
tra i quali, oltre agli interventi di allargamento dei “canaloni” per far defluire una portata
maggiore, furono effettuati:
-� ricostruzione della traversa del Picone a Carbonara (tale opera, distrutta con l’evento del
1926, serviva per immettere le acque in un canale di deviazione e farle defluire nel torrente
Lamasinata, avente percorso subparallelo al Picone stesso);
- esecuzione di interventi di sistemazione idraulico-forestale nel bacino del Badessa,
in sinistra del torrente Picone.
Tra varie difficoltà, tali interventi sono stati eseguiti effettivamente nel corso degli anni tanto
che, ad oggi, risultano rimboschite, con riferimento ai bacini dei torrenti Picone e Lamasinata.
Risultano inoltre realizzate cinque traverse, poste ad una distanza variabile tra 150 e 250 m,
delle quali quella più a monte dista circa 50 m dalla confluenza del Badessa col Baronale.
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Le briglie, i cui lavori di costruzione terminarono nel 1932, sono state tutte realizzate in
muratura di pietrame e malta cementizia.
Questi interventi rappresentano un esempio riuscito di sistemazione integrata idraulica e
idraulico-forestale, realizzata seguendo uno schema classico che assegna alle opere
meccaniche il ruolo primario di fissazione del suolo, rendendo possibile il rimboschimento a
difesa delle sistemazioni idrauliche principali.
Infatti i rimboschimenti eseguiti, con l’ausilio di piccole opere idrauliche in quantità modesta,
hanno contenuto al massimo il prelievo di materiale dalle pendici, riducendo il trasporto
solido e salvaguardando la funzionalità idraulica delle nuove inalveazioni.
A conferma della efficacia delle opere eseguite, esiste il confronto tra l’evento idrologico del
1926, che causò il più grave disastro del secolo scorso, e quello del 1957 che, nonostante di
entità paragonabile al precedente, non produsse danni.
Inoltre, ad ulteriore conferma della efficacia delle opere idraulico-forestali eseguite, i
cosiddetti “canaloni”, che risultano coltivati, trasformati in discariche abusive, occupati da
costruzioni abusive e dai rilevati delle strade di accesso, non risultano mai entrati in esercizio
dall’epoca della costruzione.
È tuttavia da osservare che la funzionalità degli alvei artificiali (i canaloni) deve essere
mantenuta integra, in quanto essi possono essere chiamati a svolgere in pieno la loro funzione
nel caso che i rimboschimenti, a causa della loro vulnerabilità (incendi, infestioni, infezioni)
per qualche tempo vengano meno al loro ufficio (“Il ruolo primario delle sistemazioni
idraulico-forestali nella difesa di Bari dalle inondazioni” di S. Puglisi – E. Arciuli – F. Milillo).
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Nelle elaborazioni cartografiche del SIT Puglia i corsi d’acqua soggetti a tutela sono
individuati mediante perimetrazione come si evince dalla precedente immagine.
Le NTA del PUTT all’art. 3.08 c.2 riportano le “individuazioni” dei corsi d’acqua, che
vengono distinti in due classi in rapporto alla loro appartenenza a territori montani (rientranti
cioè nel territorio di una Comunità Montana) o meno, ed in due classi in rapporto alla
pendenza del territorio attraversato:
classe 1.1 : territorio montano con pendenza superiore al 30%;
classe 1.2 : territorio montano con pendenza inferiore al 30%;
classe 2.1 : territorio non montano con pendenza superiore al 30%;
classe 2.2 : territorio non montano con pendenza inferiore al 30%.
L'appartenenza delle aste dei corsi d'acqua alle classi sopra indicate viene definita in sede di
formazione dei Sottopiani e degli strumenti urbanistici generali; in loro assenza si assume per
tutte l'appartenenza alla classe 2.2 .
Nel posizionamento planimetrico del presente progetto si è considerata, a vantaggio di
sicurezza, la classe 2.2 che assume una fascia della profondità di metri 150. (rif. Art. 3.08 -
c.3.2).
La distanza del sito di intervento, dalla confluenza dei corsi d’acqua presenti nelle immediate
vicinanze, rispetta così la distanza minima dei 150 nei confronti del reticolo idrografico così
come definito nelle NTA del PUTT/P.
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Anche dalla carta idrogeomorfologica, riportata in allegato alla presente relazione tecnica si
evince che non vi sono interferenze dell’impianto con il normale deflusso delle acque
meteoriche.
A fronte di quanto precedentemente riportato non è stato necessario effettuare uno studio
idrologico per valutare il rischio idraulico e volta nonchè definire le principali caratteristiche
morfologiche dei bacini idrografici presenti nell’area di studio.
Di una certa importanza è l'idrografia sotterranea; infatti buona parte del territorio è
attraversato dalla "falda freatica" che raccoglie l'acqua piovana che filtra dal suolo.
Come sarà evidenziato nel proseguo della presente relazione, nella realizzazione dell’impianto
saranno prese tutte le precauzioni tese alla salvaguardia ambientale quali ad esempio, la
realizzazione di pavimentazione in cls (già presente ovviamente per il lotto A).
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Carta delle isofreatiche
Ad ogni modo, come si evince dalla figura precedente, la quota della falda nella zona
interessata è pari a circa 10 m s.l.m., con uno spessore medio dello strato anidro, quindi, di
circa 130 m rispetto al piano campagna.
Le precauzioni prese per la realizzazione dell’impianto fanno in modo che la realizzazione
dell’impianto non presenti alcuna incidenza nei confronti delle falde superficiali e/o
sotterranee.
La disamina dei dati a disposizione permette di affermare che:
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- il pozzo più prossimo all’area della ditta “METALRECUPERI S.R.L.” dista più di 500
m.;
- tutti i pozzi più prossimi all’area di intervento, dei quali si è a conoscenza, sono ad uso
domestico e le acque da essi emunte non sono destinate al consumo umano.
Geologia dell’area
L’area di studio ricade nel foglio n. 177 della Carta geologica d’Italia.
Il sito è ubicato a quota 100 m.s.l.m. circa, e occupa parte di un rilievo calcareo
morfologicamente poco acclive e sub pianeggiante.
In generale, la parte di territorio costituente l’immediato retroterra barese corrisponde alle
frazioni più ribassate del versante del rilievo murgiano e presenta il tipico aspetto del tavolato
lievemente degradante verso la costa, delimitato da una serie di vasti ripiani che degradano
verso il mare con scarpate alte poche decine di metri che rappresentano il più rilevante
carattere morfologico dell’area.
Quindi, sono presenti: i “Tufi delle Murge” che fanno parte del complesso calcareo detritico
trasgressivo del quaternario, riportati con sigla “Qcca” nella Carta Geologica d’Italia;
il “Calcare di Bari“ che è costituito da calcari micritici, riportato con sigla “Camp C74” nella
Carta Geologica d’Italia; e i “Depositi Alluvionali af”.
Sotto l’aspetto geolitologico, rispetto all’andamento e alla natura del substrato calcareo che
caratterizza l’area in esame, non emergono rilevanti problematiche ostative alla realizzazione
del progetto in esame.
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Nell’area oggetto di studio, infatti, non sussistono: rischi naturali geoambientali, quali quelli
sismici o vulcanici; rischi legati alla stabilità dell’opera in relazione alla morfologia e struttura
dei terreni.
La valutazione dei “rischi possibili” non riguarda neanche il caso di inquinamento dei suoli,
attraverso potenziali sversamenti di materiali pericolosi, contaminanti, e/o immissione di
reflui nelle acque di falda.
Caratteri geomorfologici e uso del suolo
L’area di interesse è compresa nell’area delle Murge, la quale degrada con terrazzi verso il
Mare Adriatico. Il territorio comunale presenta un’altitudine variabile, che a partire da circa 20
m, in prossimità del versante costiero, giunge fino ad un’altezza massima di 165 m
nell’entroterra. L’impianto, da progetto, si colloca su una porzione di territorio che si attesta
ad un’altitudine di circa 100 m sul livello del mare, con un andamento pressoché pianeggiante.
Le Murge sono individuate da un ampio altopiano carbonatico che si estende senza soluzione
di continuità dal Salento sino alla valle dell'Ofanto. Si tratta di altopiani calcarei interessati in
misura diversa da fenomeni carsici: l'altopiano posto alle quote superiori è individuato dalle
Murge alte e si collega attraverso una netta scarpata alle Murge basse; queste si raccordano
alla costa adriatica attraverso una serie di gradini strutturali.
Studi pedologici evidenziano una particolare tipologia di terreno costituito dalle cosiddette
terre rosse, la cui colorazione, grazie al fenomeno del carsismo, è stata originata dalla
corrosione del substrato e dalla conseguente liberazione degli ossidi di ferro contenuti come
impurezza nella composizione mineralogica del calcare.
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Nello specifico, i suoli appartenenti all’area delle Murge basse, caratterizzate da un paesaggio
pianeggiante e da carsismo poco pronunciato, sono poco profondi; solo in presenza di deboli
sinclinali o di depressioni, l’accumulo di calcarenite permettono suoli anche molto profondi.
Uso del suolo
Dal punto di vista dell’uso del suolo, l’area vasta presenta una predominanza di oliveti e
sistemi colturali e particellari complessi; l’uso territoriale dell’area è quindi prettamente
agricolo (cfr. fig. seguente).
Si sottolinea che l’insediamento di un impianto di questo tipo determina necessariamente la
limitazione delle attività agricole, ma, poiché tale tipologia di impianto, per le mitigazioni che
si attueranno e meglio descritte nei paragrafi seguenti, produrrà emissioni non significative o
di bassa significatività e quindi, all’atto della dismissione della stessa attività, i terreni potranno
tornare, in breve tempo allo stato ante operam (vedi paragrafi seguenti).
L’ambito territoriale in cui ricade l’area interessata dal progetto appartiene al sottosistema di
paesaggio delle Murge nord occidentali, che comprende le aree più elevate e più interne, le cui
quote variano da circa 300 a oltre 600 m. s.l.m., fino alle zone costiere in cui l’altezza
diminuisce sensibilmente con quote che scendono fino ai 50 -100 m s.l.m..
L’altipiano, parallelo alla linea di costa, presenta una morfologia da ondulata a fortemente
ondulata, con presenza di piccoli rilievi ed affioramenti rocciosi. L’area presenta numerose
incisioni, “lame”, e una notevole diffusione di forme carsiche. La litologia dell’area è costituita
dai Calcari di Bari e Tufi delle Murge.
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L’uso del suolo relativo ai territori agricoli è principalmente legato alle colture permanenti,
quali oliveti, e in misura molto ridotta sono diffuse coltivazioni a vigneti nelle aree più
interne. Inoltre, sono presenti zone agricole eterogenee con colture annue associate e, in
misura minore, sistemi colturali e particelle complesse.
In generale, il paesaggio agrario con gli uliveti e le aree irrigue, insieme alla presenza di
importanti agglomerati urbani, si presenta ormai fortemente antropizzato.
Per quanto riguarda l’uso del suolo, l’intervento comporterà una perdita di suolo, limitata alla
parte in ampliamento, lasciando inalterata la restante porzione di territorio a destinazione
agricola secondo la condizione esistente.
Suolo e sottosuolo
Vedasi paragrafo precedente.
Vegetazione, Flora e Fauna
Ciascuna delle azioni compositive l’attività di trattamento rifiuti può comportare impatti sulla
vegetazione, sulla fauna, e, in generale sull’ecosistema di un dato ambiente.
Si tratta di impatti diretti o indiretti, immediati o ritardati, il cui effetto raramente si esaurisce
all’interno del sito di intervento ma si estende anche al territorio circostante.
L’alterazione di un fattore comporta generalmente effetti sull’intero sistema ambientale.
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Il trasformarsi degli impatti in degrado dipende sia dalle caratteristiche che dalla entità
dell’attività di trattamento e recupero (dimensione dell’impianto), che dai metodi e tecniche
utilizzate (mezzi meccanici), che dalle caratteristiche ambientali del sito.
Ecosistemi naturali di area vasta
Lo sviluppo della vegetazione è sicuramente condizionato da una moltitudine di fattori che, a
diversi livelli, agiscono sui processi vitali delle singole specie, causando una selezione che
consente una crescita dominante solo a quelle specie particolarmente adattate o con valenza
ecologica estremamente alta.
FLORA
Lo sviluppo della vegetazione è sicuramente condizionata da una moltitudine di fattori che,
a diversi livelli, agiscono sui processi vitali delle singole specie, causando una selezione che
consente una crescita dominante solo a quelle specie particolarmente adattate o con valenza
ecologica estremamente alta.
Lo studio del territorio è stato effettuato attraverso una preliminare analisi cartografica e da
una successiva indagine in situ con la quale si è verificata la effettiva corrispondenza degli
elementi rilevati tramite fotointerpretazione. La valutazione operata tramite la cartografia
tematica ha permesso di individuare che l’area in oggetto, si sviluppa nel territorio del Litorale
Barese, compreso nella Murgia Bassa.
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La Bassa Murgia si estende nella fascia collinare posta tra l'alta Murgia e la fascia costiera che
dalla Valle dell'Ofanto si estende verso Sud, fino a raggiungere la piana brindisina. Il sistema
costituito da una serie di terrazze, degradanti verso il mare Adriatico, è caratterizzato da
terreni che presentano uno strato eluviale che rende queste zone più fertili rispetto alle alte
Murge.
Il suolo presenta una profondità media, buon drenaggio e un contenuto in sostanza organica
medio alto. Tali caratteristiche, associate ad una scarsa pietrosità superficiale, rendono
possibile la coltivazione dei suoli con ottimi risultati produttivi, soprattutto in prossimità della
fascia costiera.
Il clima tipico varia da medio - temperato a mediterraneo, in base alla lontananza dalla costa,
ed è caratterizzato da inverni mediamente piovosi e non molto freddi (media termica di
gennaio 6 °C) ed estati medio aride. Questa situazione pedoclimatica porta ad un utilizzo del
territorio diversificato nelle coltivazioni: molto diffusi sono l'Olivo e i cereali, mentre la Vite
e gli ortaggi sono insediati in aree particolarmente vocate. Scarsa risulta la presenza di pascoli
e boschi, a causa soprattutto dell'azione antropica e del clima.
Nell’entro terra sono presenti alcune zone caratterizzate da pascoli rocciosi o pseudosteppa
mediterranea: aride e pietrose distese di vegetazione erbacea effimera (steppe).
L’aspetto è quello di ampie distese di vegetazione erbacea in cui sono assenti o rari gli alberi e
persino gli arbusti. Ambienti con scarsa copertura vegetale e con limitata capacità di trattenere
il terreno agrario, presente in sottilissimi strati e in larghi tratti completamente assente, tanto
da mettere a nudo il sottostante basamento calcareo.
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Le steppe pugliesi sono il prodotto dell’azione congiunta del disboscamento ad opera
dell’uomo e della successiva asportazione ad opera del dilavamento meteorico.
Il pascolo roccioso in primavera è ricco di asfodeli (lande di asfodeli), in estate invece
prevalgono santoreggia, ferula, timo, salvia, origano e rosmarino, ma anche bulbose come le
numerose specie di orchidee selvatiche, il croco, l’iris e una sola specie arborea fa eccezione
alla colonizzazione erbacea della steppa: il perastro. Sono presenti i licheni incrostanti, capaci
di colonizzare la nuda roccia affiorante.
Il Litorale Barese ed in esso comprendiamo anche il comune di interesse progettuale, si
estende dal territorio del comune di Barletta fino alla "Conca barese". Il sistema è
prettamente pianeggiante con presenza di lame che si addentrano nelle Murge.
L'analisi pedologica evidenzia la presenza di un suolo a medio - alta profondità, con buon
drenaggio, tessitura fine, contenuto in sostanza organica medio - alto e pietrosità superficiale
scarsa. Tutte queste caratteristiche rendono possibile l'utilizzo agricolo anche per produzione
di colture di alto pregio.
Nella Fascia costiera è presente la tipica vegetazione della macchia mediterranea, localizzata in
corrispondenza delle altitudini più basse, come sul fondo e sui fianchi di lame e gravine. E’
una formazione vegetale caratterizzata da un denso strato arbustivo, in cui si perde
l’individualità di ogni singola pianta, che sfuma in un complesso intrico vegetale che lascia
poco spazio persino alle specie erbacee. E’ rappresentata da cespugli sempreverdi, alberi
bassi, con alcuni rari alberi alti, adatti a sopportare la siccità, con foglie spesso coriacee e
spinose, tipiche dei climi caldi e secchi.
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Piante tipiche della macchia sono la ginestra, il corbezzolo, l’erica, il fico, il biancospino, il
rovo, il carrubo, la quercia spinosa, il cappero, il mirto, il lentisco ed altri.
L’area interessata dal progetto di impianto non rientra tra le aree di particolare pregio
naturalistico, ambientale e paesaggistico, bensì in corrispondenza di un’area tipizzata dal PRG
del Comune come destinazione agricola.
Nei pressi dell’area di interesse la presenza di impianti produttivi con attività similari a quella
che si vuole implementare, ha fatto si che la zona perdesse la caratteristica prettamente
agricola.
FAUNA ED ECOSISTEMI
La descrizione delle forme di vita animale che popolano i territori analizzati dal punto vista
vegetazionale, e da quanto verrà esposto oltre nel capitolo dedicato agli ecosistemi e alle reti
ecologiche, non può che essere ridotta numericamente e di significatività. L’elenco specifico è
assai scarno e di scarso rilievo naturalistico.
La fauna che colonizza questo territorio si è adattata alle condizioni della copertura vegetale,
anche se la caccia e le modificazioni ambientali hanno portato ad una estinzione di molte
specie presenti sino all’inizio del secolo scorso, come il lupo, il capovaccaio, il gatto selvatico,
la gallina prataiola, per citarne alcune delle più note.
La struttura della comunità animale risente di queste profonde modificazioni e presenta un
ridotto numero di specie animali di grande taglia, ma un numero maggiore di specie di piccola
taglia (insetti ed invertebrati, uccelli di piccola taglia, micrommamiferi).
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Le Murge nord-occidentali e quelle sud-orientali ospitano una delle maggiori popolazioni a
livello nazionale di avifauna delle steppe; tra le circa 90 specie, la calandrella, la calandra, il
grillaio, l'occhione, la gallina prataiola abituati a frequentare gli ambienti aperti dei campi
coltivati.
Tra le specie invece nidificanti nel bosco, il gufo comune, il barbagianni, la ghiandaia marina,
il rigogolo, qualche coppia di gheppi, il pettirosso, l'usignolo, il merlo, l'averla capirossa e
cenerina, l'assiolo.
Tra i Mammiferi oltre alle specie più comuni, volpi, faine, donnole, talpe, varie specie di topi,
sono presenti il riccio di terra, il tasso e l'istrice. I rettili sono numerosi nelle aree più aperte
del bosco e comprendono specie interessanti come la tartaruga o testuggine comune, il
colubro leopardiano, il cervone, la vipera.
Non mancano rane esculente e rospi comuni. Le pozze d'acqua sul fondo delle gravine sono
l'habitat di specie rare come l'ululone dal ventre giallo, le raganelle, la biscia dal collare ed il
granchio di fiume. Ricchissima la varietà di artropodi come gli Insetti e gli Aracnidi (ragni).
L’area vasta interessata dall’impianto è caratterizzata prevalentemente da aree già urbanizzate,
per il resto ci sono terreni incolti e colture arboree quali uliveti e vigneti, oppure frutteti di
lievi dimensioni. In tale contesto, gli elementi di vera naturalità sono alquanto rari e
fortemente frammentati, per cui la fauna presente e quella tipica degli agro-ecosistemi e risulta
in genere di scarso interesse conservazionistico.
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PRINCIPALI UNITÀ AMBIENTALI
A) Ambiente urbano;
B) Area dei coltivi.
AMBIENTE URBANO
Nel territorio in esame le caratteristiche prevalenti sono quelle di attività artigianali oltre che
di attività similari a quella indagata.
Nell'ambiente urbano si riproducono passeri, tacco le, gufi comuni, barbagianni, civette, rondoni,
balestrucci, cardellini, verzellini, ballerine bianche e capinere.
Molte altre specie hanno trovato di recente l'habitat ideale, fra queste ricordiamo la gazza, lo
storno, la tortora del collare, il fringuello, il verdone.
AREA DEI COLTIVI
Negli oliveti con grandi alberi nidificano alcune specie interessanti e rare, il rampichino, la
tordela, l'averla capirossa e specie più comuni come le cince, il gufo comune, l'upupa, e la gazza.
La gazza, i tordi, e gli storni sono le specie che maggiormente si sono avvantaggiate delle
trasformazioni del territorio colonizzando in forte numero tutti gli ambienti antropici.
Tra gli anfibi i più caratteristici della zona sono la rana esculenta, il bufo spinosus, e viridis mentre i
rettili sono rappresentati da alcune specie interessanti come la taurentola mauritanica che vive sia
sugli alberi che sui muretti a secco, il cyrtodactylus kotschyi che vive sempre sui muretti a secco in
popolazioni numerose di 20 - 30 esemplari, la podarcis sicula che è il rettile più diffuso nella
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regione, il coluber viridiflavus il rettile che meglio si è adattato agli ambienti degradati ed
antropizzati ed infine l'elaphe quatuorlineata.
Un ruolo importante è rivestito dai mammiferi e da alcuni rettili come volpi, ricci, topi selvatici,
donnole, lucertoli campestri e biacchi che riproducono, anche se in forma semplificata, le catene
trofiche degli ambienti naturali.
AREA DI INTERVENTO
Il posizionamento del sito della ditta “METALRECUPERI S.R.L.” e la valutazione del
circondario dello stesso consente di affermare, data la notevole urbanizzazione dell’area oltre
alla presenza di varie attività artigianali nel circondario, che influenze sulla flora e fauna e sugli
ecosistemi legate all’esercizio dell’attività sono da considerarsi nulle o trascurabili.
Il territorio in esame non presenta particolari valenze ecologiche.
RUMORI E VIBRAZIONI
Il Comune di Valenzano (BA) non si è ancora dotato del piano di zonizzazione acustica del
territorio. Pertanto, in assenza di tale adempimento, si applicano i limiti di cui all’art. 6
comma 1 del D.P.C.M. del 1 marzo 1991.
Da questa classificazione, in base al D.P.C.M. 14/11/97, i valori limite di immissione per il
periodo diurno (6-22) e per quello notturno (22-6) variano rispettivamente tra i 60 dBA ed i
70 dBA. Tali valori sono stati desunti dalla previsione di impatto acustico, a firma del dr.
Arturo Santo, riportata in allegato al presente lavoro. Tali limiti non saranno superati in
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quanto i macchinari utilizzati sono tutti a norma CEE e conformi al D. Lgs. N. 81/2008.
Tuttavia, in fase di esercizio saranno effettuati rilievi fonometrici al fine di verificare il rispetto
dei suddetti limiti.
CARATTERISTICHE DI ACCESSO E TRAFFICO
La circostanza per la quale l’insediamento si trova nelle immediate vicinanze della viabilità
esistente (Strada Provinciale Ceglie - Adelfia) rende l’impianto di facile accessibilità.
Le caratteristiche di accessibilità all’impianto sono quindi buone e permetteranno agli
automezzi della società di utilizzare la viabilità esistente per un rapido collegamento ai
principali assi viari extra urbani.
Paesaggio
La componente paesaggio può essere considerata come l’insieme degli aspetti morfologici e
storico culturali di uno specifico territorio.
Essa comprende pertanto lo studio delle mutazioni dovute alle attività antropiche che
incidono sull’evoluzione del sistema naturale.
Dall’esame dei piani paesistici e dei vincoli ambientali emerge che, dal punto di vista della
componente ambientale, l’area risulta caratterizzata dalla presenza di insediamenti artigianali
nelle immediate vicinanze; questa circostanza fa propendere verso la constatazione che l’area
in esame si potrebbe definire di transizione da agricolo ad industriale, dal momento che
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vengono progressivamente attuate le previsioni della pianificazione di dettaglio di competenza
comunale, che hanno orientato l’intera zona verso un utilizzo tipicamente produttivo.
Alla luce di quanto sopra riportato, l’impianto in oggetto non produrrà significativi effetti
negativi.
DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI ALTERNATIVE PRESE IN ESAME DAL
PROPONENTE
Analisi delle alternative progettuali
L’analisi delle alternative, in generale, ha lo scopo di individuare le possibili soluzioni diverse
da quella esistente e di confrontarne i potenziali impatti con quelli determinati dalla richiesta
in oggetto.
Le alternative di progetto possono essere distinte per:
• alternative strategiche;
• alternative di localizzazione;
• alternative di processo o strutturali;
• alternative di compensazione o di mitigazione degli effetti negativi;
dove:
per alternative strategiche si intendono quelle prodotte da misure atte a prevenire la
domanda, la “motivazione del fare”, o da misure diverse per realizzare lo stesso obiettivo;
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le alternative di localizzazione possono essere definite in base alla conoscenza
dell’ambiente, alla individuazione di potenzialità d’uso dei suoli, ai limiti rappresentati da aree
critiche e sensibili;
le alternative di processo o strutturali passano attraverso l’esame di differenti tecnologie,
processi, materie prime da utilizzare nel progetto;
le alternative di compensazione o di mitigazione degli effetti negativi sono determinate
dalla ricerca di contropartite, transazioni economiche, accordi vari per limitare gli impatti
negativi.
Oltre a queste possibilità di diversa valutazione progettuale, esiste anche l’alternativa “zero”
coincidente con la non realizzazione dell’intervento.
Nel caso in esame, tutte le possibili alternative sono state valutate e vagliate, e tale processo
ha condotto alla soluzione che ha fornito il massimo rendimento con il minore impatto
ambientale; la soluzione ottimale è risultata quella di conservare la sede attuale scelta.
Le alternative di localizzazione sono state affrontate in funzione di quanto prescritto dal
Piano di gestione dei rifiuti della Regione Puglia per valutare la idoneità del sito ad
accogliere l’impianto.
La “rispondenza” del sito ai dettami legislativi (D.Lgs. 209/03 e P.R.G.R.) si manifesta per
alcune peculiarità fondamentali per un centro di raccolta veicoli a motore fuori uso, ossia:
- ubicazione in area tale da non determinarne interferenza a livello di rumori, polveri ed
impatto visivo;
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- dotazione di infrastrutture viarie compatibili con il volume di traffico generato dal
funzionamento dell'impianto;
Per quanto riguarda i Criteri di localizzazione di nuovi impianti di trattamento, di
recupero e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, anche ex artt.
214-216 del Dlgs 152/2006 s.m.i., il Piano definisce, ai sensi del combinato disposto degli
artt. 195, comma 1, lett. p), 196, comma 1 lett. n) e o), 197, comma 1, lett. d) e 199, comma 3,
lettere d) e h) del D.Lgs. n. 152 del 2006 s.m.i., i criteri per l’individuazione delle zone idonee
alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non
idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti.
L’identificazione del sistema dei vincoli relativi alla localizzazione di nuovi impianti per lo
smaltimento e il recupero dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, fatte salve tutte le
norme che disciplinano i requisiti tecnici e operativi degli impianti di gestione dei rifiuti
(D.Lgs. 133/2005; 36/2003), e stata ispirata ai seguenti criteri:
1) assicurare la congruità con la pianificazione già predisposta per i rifiuti urbani ed il
coordinamento con gli altri strumenti di pianificazione regionali previsti dalla normativa
vigente, ove adottati (art. 199, comma 4, del D.Lgs. 152/2006 s.m.i.);
2) favorire la minimizzazione dell’impatto ambientale degli impianti in considerazione dei
vincoli ambientali, paesaggistici, naturalistici, antropologici e dei rischi sulla salute umana, alla
luce dei fattori economici, sociali e logistici;
3) prevedere che la localizzazione di tutti i nuovi impianti, eccetto le discariche, nel rispetto delle disposizioni
vigenti in materia urbanistica, avvenga in aree industriali definite ai sensi del D.M. n. 1444/1968 come
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zone di tipo D, relative alle parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali o ad essi
assimilati (art. 196, comma 3, e 199, comma 3, lett. a), del Dlgs 152/06 s.m.i.);
4) definire un quadro di sintesi che consenta l’abbinamento di ciascun vincolo/criterio ad un
differente grado di prescrizione derivante dalle caratteristiche urbanistiche e ambientali
dell’area considerata, secondo la seguente classificazione:
- VINCOLANTE (V): costituisce un vincolo di localizzazione;
- ESCLUDENTE (E): l’ubicazione dell’impianto è esclusa, quando l’impianto proposto sia in
contrasto con i vincoli e gli strumenti di pianificazione vigenti sulla porzione di territorio
considerata;
- PENALIZZANTE (PE): l’ubicazione dell’impianto penalizza ulteriormente il territorio su
cui incide, ma non è esclusa a priori, qualora si adottino particolari misure compensative nella
progettazione/realizzazione dello stesso, in considerazione delle sensibilità ambientali e degli
atri insediamenti esistenti. Si rimanda alla zonizzazione da effettuarsi in sede di Piani
Provinciali per la definizione di misure specifiche, tarate sul contesto territoriale e ambientale.
In ogni caso la localizzazione degli impianti in tali zone e subordinata alla verifica, in sede di
valutazione d’impatto ambientale e di incidenza, dell’applicazione al ciclo produttivo delle
migliori tecnologie disponibili e alla previsione obbligatoria di misure di compensazione e
mitigazione degli impatti.
- PREFERENZIALE (PR): l’ubicazione dell’impianto è considerata preferenziale, in
considerazione di una scelta strategica del sito, dettata da esigenze di carattere logistico,
economico e ambientale;
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5) localizzazione di nuovi impianti in aree servite da viabilità, anche in considerazione
dell’esigenza di ridurre gli impatti connessi ai trasporti dei rifiuti sul territorio regionale.
6) localizzazione di nuovi impianti ad una distanza sufficiente da quelli esistenti che consenta
di distinguere e individuare il responsabile di un eventuale fenomeno di inquinamento, al fine
di assicurare un’elevata protezione dell’ambiente e controlli efficaci, nel rispetto del principio
comunitario “chi inquina paga” (art. 178, commi 1 e 3, del D.Lgs. 152/06 s.m.i.).
Nel nostro caso la compatibilità urbanistica dell’attività esistente con le norme tecniche
d’attuazione del vigente P.R.G. stabilita dal Comune di Bari producendo il certificato
rilasciato in data producendo il certificato rilasciato in data 08/10/2004 allegata al
presente studio consente di legittimare l’ubicazione dell’attività in tale sito; bisogna tenere
presente inoltre che, almeno per il sito attuale (LOTTO A) nessun tipo di intervento
strutturale è previsto a seguito della richiesta attuale ma l’attività che si andrà a svolgere nel
sito, a seguito dell’approvazione di progetto, è la medesima attualmente svolta in regime
semplificato passando al regime ordinario.
Per l’area in ampliamento, identificata con LOTTO B nella attuale trattazione, bisogna fare
alcune precisazioni.
Come richiamato precedentemente, il PGRS della Regione Puglia per la localizzazione dei
nuovi impianti recita: “3) prevedere che la localizzazione di tutti i nuovi impianti, eccetto le discariche, nel
rispetto delle disposizioni vigenti in materia urbanistica, avvenga in aree industriali definite ai sensi del D.M.
n. 1444/1968 come zone di tipo D, relative alle parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per
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impianti industriali o ad essi assimilati (art. 196, comma 3, e 199, comma 3, lett. a), del Dlgs
152/06 s.m.i.).
Il richiamato LOTTO B ricade nel territorio del Comune di Valenzano (BA), sebbene
prospiciente il LOTTO A ricadente nel Comune di Bari – Ceglie del Campo.
Analizzando il P.R.G. del Comune di Valenzano si evince che sono presenti due tipologie di
aree di tipo “D” ossia:
- zona D – artigianale – industriale ubicata lungo la circonvallazione/canalone/s.c.
Ognissanti (fg. 9 del territorio comunale);
- zona D2 – insediamenti produttivi ubicata lungo la Via per Casamassima (fg. 20 e
21 del territorio Comunale).
Le prescrizioni tecniche –urbanistiche della Zona tipizzata D Artigianali – Industriali
riportano che tale zona è destinata all’insediamento di complessi produttivi con esclusione di
quelli nocivi di qualsiasi genere e complessi artigianali invece per la zona tipizzata “D2” è
prevista la destinazione alle attività produttive di tipo industriale non nocivo.
Inoltre lo stesso Comune di Valenzano, nel “BANDO PER L’ASSEGNAZIONE
AREE COMPRESE NEL PIANO DEGLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI
(P.I.P.)” ha precisato che le attività ammesse sono tutte quelle produttive (artigianali,
commerciali, industriali, terziarie) con esclusione delle industrie insalubri di prima classe
di cui al D.M. 12.7.1992 e s.m.i. e secondo le destinazioni d’uso previste per ogni
tipologia.
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Considerando le destinazioni urbanistiche delle due aree (LOTTO A E LOTTO B) si
deduce che le stesse sono in contrasto con quanto riportato nel P.G.R.S. Puglia che, in tal
caso prevede la delocalizzazione. Esaminando tale evenienza per le due aree di nota quanto
segue.
LOTTO A
Con riferimento agli aspetti strategico/funzionali, si specifica che la delocalizzazione
dell’impianto dalla sua posizione attuale non è una soluzione applicabile per i
seguenti motivi:
_ l’impianto è in possesso di pareri favorevoli relativi alla ubicazione nonché di quelli
relativi alle norme igienico sanitarie;
_ il Comune di Bari ha rilasciato attestazione, datata 08/10/2004, riportante che la
destinazione d’uso per “ATTIVITA’ DI RECUPERO DI MATERIALI FERROSI
NON PERICOLOSI” è compatibile con L’ATTIVITA’ ARTIGIANALE per la quale
era stata rilasciata concessione edilizia in sanatoria n. 30 del 04.06.2004.
Pertanto, si può concludere che l’impianto sebbene in contrasto con i criteri
localizzativi previsti dall’aggiornamento del Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali,
l’ubicazione è privilegiata e legittimata poiché le caratteristiche infrastrutturali,
funzionali e logistiche consentono di minimizzare i carichi ambientali
precedentemente analizzati. Inoltre in tale lotto non sono previste opere strutturali e
di fatto l’attività che si andrà ad esercitare sarà formalmente la stessa di quella
attualmente effettuata con l’unica differenza che sarà gestita in regime ordinario ex
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art. 208 del D.Lgs. 152/06 ne s.m.i. anzichè in procedura semplificata ai sensi degli
artt. 214 e 216 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.
LOTTO B
La disamina precedentemente riportata relativamente al P.R.G. del Comune di Valenzano
chiarisce che, le zone D individuate non sono idonee ad accogliere attività di recupero di
rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi in quanto quest’ultime risultano inquadrabili tra
quelle INSALUBRI DI PRIMA CLASSE riportate al n. 100 e 101 del D.M. 12.7.1992 e
s.m.i..
Pertanto nel territorio comunale di Valenzano, di fatto, non esisterebbero zone nelle
quali sia possibile esercitare tali attività. Non potendo ricorrere alla delocalizzazione
dell’impianto, trattandosi di fatto di un ampliamento dell’esistente ed essendo
presente in area prospiciente oltre che lo stessa tipologia di impianto (sia di proprietà
della Committente che di altre aziende similari), si ritiene che l’ubicazione scelta
dalla Committente sia la più idonea ad accogliere tale attività sia dal punto di vista
logistico (vicinanza a viabilità principale, distanza dal centro abitato ecc) che dal
punto di vista ambientale vista l’analisi degli impatti precedentemente riportata.
Appurata l’attitudine del sito ad accogliere l’attività così come precedentemente descritta,
implementata e da implementarsi, è stata effettuata l’analisi delle alternative di processo o
strutturali riguardanti, oltre che la forma, anche altri aspetti correlati ed interagenti come la
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configurazione planimetrica ottimale, gli standard funzionali, le tipologie di rifiuti trattati e le
strutture a disposizione, i materiali e le tecniche costruttive.
La valutazione dei suddetti aspetti ha determinato che nell’impianto in oggetto l’attività verrà
esercitata con il maggior “beneficio economico” e con il minor “risparmio ambientale”.
In particolare, la scelta delle caratteristiche delle apparecchiature e delle opere annesse è stata
frutto di un processo che ha condotto all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili sul
mercato, con particolare riferimento alla attività di recupero delle apparecchiature elettriche
ed elettroniche fuori uso.
POSSIBILI IMPATTI SULLE COMPONENTI AMBIENTALI
A seconda delle componenti ambientali analizzate vengono presi in considerazione i
differenti scenari analizzando i potenziali impatti negativi con relativa valutazione degli effetti
prodotti sul quadro ambientale.
Analisi dei potenziali impatti negativi
I potenziali impatti che lo svolgimento dell’attività oggetto del presente Studio possono
indurre sull’ambiente sono legati a:
� Impatto visivo (paesaggio);
� Impatto del traffico veicolare indotto;
� Impatto acustico;
� Emissione in atmosfera (sorgenti mobili);
� Impatto sull’ambiente idrico;
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� Impatto su suolo e sottosuolo;
� Produzione di polveri;
Impatto visivo
L'impianto si colloca in un’area delocalizzata rispetto al centro abitato ed in prossimità della
S.P. Ceglie - Adelfia. Il contesto nel quale si colloca il sito è caratterizzato dalla presenza di
altre attività artigianali e la presenza di idonea recinzione (per il lotto A) e di quella da
installarsi per il lotto B, contribuiranno ad armonizzare lo stesso con il circondario.
Per la valutazione degli impatti determinati dalla presenza dell’impianto sulla componente
paesaggio, la cui previsione assume una notevole importanza, è stato effettuato uno Studio di
Inserimento Paesaggistico.
La metodologia impiegata si basa sulla quantificazione di due indici, relativi rispettivamente al
valore intrinseco del paesaggio ed alla alterazione della visuale paesaggistica per effetto
dell’inserimento delle opere, dal cui prodotto è possibile quantificare numericamente l’entità
dell’impatto, da confrontare con una scala di valori quali-quantitativi.
In particolare, l’impatto paesaggistico (IP) è stato calcolato attraverso la determinazione di
due indici:
- un indice VP, rappresentativo del valore del paesaggio,
- un indice VI, rappresentativo della visibilità dell’impianto.
L’impatto paesaggistico IP, in base al quale si possono prendere decisioni in merito ad
interventi di mitigazione o a modifiche impiantistiche che migliorino la percezione visiva,
viene determinato dal prodotto dei due indici di cui sopra:
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IP = VP x VI
A seconda del risultato che viene attribuito a IP si deduce il valore dell’impatto, secondo
una scala in cui al punteggio numerico viene associato un impatto di tipo qualitativo, come
indicato nella tabella seguente:
TIPO DI IMPATTO VALORE NUMERICO Nullo 0 Basso 1-2
Medio Basso 3-5 Medio 6-8
Medio Alto 9-10 Alto >10
L’indice relativo al valore del paesaggio VP connesso ad un certo ambito territoriale,
scaturisce dalla quantificazione di elementi, quali la naturalità del paesaggio (N), la qualità
attuale dell’ambiente percettibile (Q) e la presenza di zone soggette a vincolo (V).
Una volta quantificati tali aspetti, l’indice VP risulta dalla somma di tali elementi:
VP = N+Q+V
In particolare, la naturalità di un paesaggio esprime la misura di quanto una data zona
permanga nel suo stato naturale, senza cioè interferenze da parte delle attività umane; è
possibile quindi, creare una classificazione del territorio, come indicato nello schema
seguente.
AREE INDICE DI
NATURALITA’ (N)
Territori industriali o commerciali Aree industriali o commerciali 1 Aree estrattive, discariche 1
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Tessuto urbano e/o turistico 2 Aree sportive e ricettive 2
Territori agricoli Seminativi e incolti 3 Colture protette, serre di vario tipo 2 Vigneti, oliveti, frutteti 4
Boschi e ambienti semi-naturali Aree a cisteti 5 Aree a pascolo naturale 5 Boschi di conifere e misti 8 Rocce nude, falesie, rupi 8 Macchia mediterranea alta, media e bassa 8 Boschi di latifoglie 10
La qualità attuale dell'ambiente percettibile (Q) esprime il valore da attribuire agli elementi
territoriali che hanno subito una variazione del loro stato originario a causa dell'intervento
dell'uomo, il quale ne ha modificato l'aspetto in funzione dei propri usi.
Come evidenziato nella seguente tabella, il valore dell’indice Q è compreso fra 1 e 6, e cresce
con la minore presenza dell’uomo e delle sue attività.
AREE INDICE DI
PERCETTIBILITA’ (Q)
Aree servizi industriali, cave, ecc. 1 Tessuto urbano 2 Aree agricole 3 Aree seminaturali (garighe, rimboschimenti) 4 Aree con vegetazione boschiva e arbustiva 5 Aree boscate 6
La presenza di zone soggetta a vincolo (V) definisce le zone che, essendo riconosciute
meritevoli di una determinata tutela da parte dell'uomo, sono state sottoposte a una
legislazione specifica.
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Nella seguente tabella si riporta l'elenco dei vincoli ai quali viene attribuito un diverso valore
numerico.
AREE INDICE
VINCOLISTICO (V)
Zone con vincoli storico – archeologici 1 Zone con vincoli idrogeologici 0.5 Zone con vincoli forestali 0.5 Zone con tutela delle caratteristiche naturali (PTP) 0.5 Zone “H” comunali 0.5 Areali di rispetto (circa 800 m) attorno ai tessuti urbani 0.5 Zone non vincolate 0
L'interpretazione della visibilità (VI) è legata alla tipologia dell'opera ed allo stato del
paesaggio in cui la stessa viene introdotta.
Gli elementi costituenti l’impianto a implementarsi si possono considerare:
1. come un unico insieme, rispetto ad una scala vasta presa in considerazione;
2. elementi diffusi sull’area interessata nel territorio considerato.
Da ciò appare evidente che, sia in un caso che nell’altro, tali elementi costruttivi ricadono
spesso all’interno di una singola unità paesaggistica, e rispetto ad essa devono essere
rapportati. In tal senso, la suddivisione dell’area in studio in unità di paesaggio, permette di
inquadrare al meglio l’area stessa e di rapportare l’impatto che subisce tale area agli altri
ambiti, comunque influenzati dalla presenza dell’opera.
Per definire la visibilità di un impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti speciali si possono
analizzare i seguenti indici:
- la percettibilità dell'impianto (P);
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- l’indice di bersaglio (B);
- la fruizione del paesaggio (F);
sulla base dei quali l’indice VI risulta pari a:
VI = P x (B+F)
Per quanto riguarda la percettibilità dell’impianto P, la valutazione si basa sulla simulazione
degli effetti causati dall’inserimento di nuovi componenti nel territorio considerato. A tal fine,
i principali ambiti territoriali sono essenzialmente divisi in tre categorie principali:
- crinali;
- i versanti e le colline;
- le pianure.
Ad ogni categoria vengono associati i rispettivi valori di panoramicità, riferiti all'aspetto della
visibilità dell'impianto, secondo quanto mostrato nella seguente tabella.
AREE INDICE di
PANORAMICITA’ (P)
Zone con panoramicità bassa (zone pianeggianti) 1 Zone con panoramicità media (zone collinari e di versante)
1,2
Zone con panoramicità alta (vette e crinali montani e altopiani)
1,4
Con il termine "bersaglio" B si indicano quelle zone che, per caratteristiche legate alla
presenza di possibili osservatori, percepiscono le maggiori mutazioni del campo visivo a causa
della presenza di un'opera.
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Sostanzialmente, quindi, i bersagli sono zone in cui vi sono (o vi possono essere) degli
osservatori, sia stabili (città, paesi e centri abitati in generale), sia in movimento (strade e
ferrovie).
Dalle zone bersaglio si effettua l’analisi visiva, che si imposta su fasce di osservazione, ove la
visibilità si ritiene variata per la presenza degli elementi in progetto.
Nel caso dei centri abitati, tali zone sono definite da una linea di confine del centro abitato,
tracciata sul lato rivolto verso l’ubicazione dell’opera; per le strade, invece, si considera il
tratto di strada per il quale la visibilità dell’impianto è considerata la massima possibile.
Infine, l’indice di fruibilità F stima la quantità di persone che possono raggiungere, più o
meno facilmente, le zone più sensibili alla presenza dell’impianto di che trattasi e, quindi,
trovare in tale zona la visuale panoramica alterata dalla presenza dell'opera.
I principali fruitori sono le popolazioni locali ed i viaggiatori che percorrono le strade.
L’indice di fruizione viene, quindi, valutato sulla base della dalla densità degli abitanti residenti
nei singoli centri abitati e dal volume di traffico per strade.
Anche l’assetto delle vie di comunicazione e di accesso all’impianto influenza la
determinazione dell’indice di fruizione. Esso varia generalmente su una scala da 0 ad 1 e
aumenta con la densità di popolazione (valori tipici sono compresi fra 0,30 e 0,50) e con il
volume di traffico (valori tipici 0,20 - 0,30).
Un impianto di stoccaggio è costituito da strutture, ad eccezione dell’opificio industriale
previsto per il lotto B, che si sviluppano principalmente in piano, e di conseguenza la loro
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percezione dal punto di vista visivo, risulta elevata anche a distanze non rilevanti (lunghezza
dell’impianto circa 166 m).
Il metodo usato per valutare l’andamento della sensibilità visiva in funzione della distanza,
considera una distanza di riferimento “d” fra l’osservatore e l’impianto, in funzione della
quale vengono valutate le altezze (degli elementi costituenti il sito, vedi l’opificio industriale)
percepite da osservatori posti a distanze crescenti.
La distanza di riferimento “d” coincide di solito con l’altezza H dell’oggetto in esame,
in quanto in relazione all’angolo di percezione α (pari a 45°), l’oggetto stesso viene percepito
in tutta la sua altezza.
Tale altezza H risulta funzione dell’angolo α secondo la relazione:
H = D x tg(α)
Le considerazioni sopra riportate si riferiscono alla percezione visiva di un unico elemento,
mentre per valutare la complessiva sensazione panoramica nel suo complesso è necessario
considerare l’effetto di insieme.
A tal fine, occorre considerare alcuni punti di vista significativi, ossia dei riferimenti geografici
che, in relazione alla loro fruizione da parte dell’uomo (intesa come possibile presenza
dell’uomo), sono generalmente da considerare sensibili alla presenza dell’impianto.
L’effetto di insieme dipende notevolmente, oltre che dall’altezza e dall’estensione
dell’impianto, anche dal numero degli elementi visibili dal singolo punto di osservazione
rispetto al totale degli elementi inseriti nel progetto.
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In base alla posizione dei punti di osservazione ed all’orografia della zona in esame, si può
definire un indice di affollamento del campo visivo.
Più in particolare, l’indice di affollamento IAF è definito come la percentuale di
occupazione territoriale che si apprezza dal punto di osservazione considerato, assumendo
una altezza media di osservazione (1,7 m per i centri abitati ed i punti di osservazione
fissi, 1,5 m per le strade).
Quindi l’indice di bersaglio (B) viene espresso dalla seguente formula:
B = H*IAF
Nel caso delle strade, la distanza alla quale valutare l’altezza percepita deve necessariamente
tenere conto anche della posizione di osservazione (ossia quella di guida o del passeggero),
che, nel caso in cui l’impianto sia in una posizione elevata rispetto al tracciato, può, in taluni
casi, risultare fuori dalla prospettiva “obbligata” dell’osservatore.
Sulla base delle scale utilizzate per definire l’altezza percepita e l’indice di affollamento,
l’indice di bersaglio può variare a sua volta fra un valore minimo e un valore massimo:
- il minimo valore di B (pari a 0), si ha quando sono nulli H (distanza molto elevata),
oppure IAF (impianto fuori vista);
- il massimo valore di B si ha quando H e IAF assumono il loro massimo valore,
(rispettivamente HT e 1), cosicché BMAX è pari ad HT.
Dunque, per tutti i punti di osservazione significativi si possono determinare i rispettivi valori
dell’indice di bersaglio, la cui valutazione di merito può anche essere riferita al campo di
variazione dell’indice B fra i suoi valori minimo e massimo.
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Quanto riportato nei paragrafi precedenti è stato utilizzato al fine di ottenere una valutazione
dell’impatto paesaggistico dell’impianto in oggetto.
Per calcolare il Valore del Paesaggio VP , si sono attribuiti i seguenti valori ai su citati Indici:
- Indice di Naturalità (N) = 3 – “Terreni agricoli seminativi incolti”;
- Indice di Qualità attuale dell'ambiente percettibile (Q) = 3 – “Aree agricole”;
- Indice Vincolistico - Presenza di zone soggetta a vincolo (V) = 0 – “Zone non
vincolate”.
Si deduce, quindi, che il valore da attribuire al paesaggio è (VP) = 6.
Per quanto riguarda, invece, l’analisi della visibilità sono stati esaminati i punti di vista
sensibili, allo scopo di determinare la reale percezione nell’area d’impianto.
La percezione che un osservatore, che percorre la viabilità extraurbana, ha dell’area di
impianto, sarà mitigata in primo luogo, dalla recinzione da realizzare, almeno per il lotto B.
A questo vanno aggiunti accorgimenti progettuali finalizzati a smorzare l’impatto visivo che
l’impianto determina, quali ad esempio la piantumazione di alberature di alto fusto per la
parte di recinzione prospiciente la S. p. Ceglie - Adelfia.
Per il calcolo della Visibilità dell’Impianto VI , si sono attribuiti i seguenti valori ai su citati
Indici:
- Indice di Percettibilità dell’Impianto (P) = 1 – “Zone pianeggianti”
- Indice di Bersaglio (B) = 0,3.
- Indice di Fruizione del Paesaggio (F) = 0,2.
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Si deduce, quindi, che il valore da attribuire alla visibilità dell’impianto è (VI) = P x (B+F)=
0,5.
Pertanto, l’impatto sul paesaggio è complessivamente pari a
IP = VP x VI = 3
da cui può affermarsi che l’impatto visivo prodotto dall’impianto oggetto della presente
relazione è da considerarsi Medio Basso.
Alla luce dei risultati ottenuti con lo specifico Studio di inserimento paesaggistico, si può
quindi concludere che l’impatto sulla componente in esame sarà di lieve intensità anche se
di lunga durata.
Incremento di traffico veicolare e accessibilità all’impianto
Le condizioni di accessibilità all’impianto possono ritenersi buone in considerazione
dell’ubicazione dello stesso nonché della presenza di idonea viabilità identificabile soprattutto
con la S.P. CEGLIE - ADELFIA.
L’implementazione dell’attività, intesa chiaramente come ampliamento dell’attività al lotto
“B”, non comporterà problematiche di sorta.
L'attività della ditta, prevede di lavorare con circa 20.000 ton/anno.
Attualmente la Società Committente risulta autorizzata per 14.840 ton/anno e pertanto
l’incremento 5.160 ton/anno.
Di seguito un confronto tra la situazione attuale e quella a delinearsi.
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SITUAZIONE ATTUALE
Quantità di materiali e rifiuti conferiti all’impianto in media giornalmente:
a) giorni lavorativi all’anno 300 (6 gg./settimana x 50 settimane annue)
b) materiali conferiti giornalmente
14.840/300= 50 ton/giorno circa
c) portata media di un veicolo utilizzato 7 ton
d) numero veicoli affluenti giornalmente
50/7= 8 veicoli/giorno circa
SITUAZIONE RELATIVA AI RIFIUTI DI CUI ALL’INCREMENTO
RICHIESTO
20.000 tonnellate/anno (quantità richiesta) - 14.840 tonnellate/anno (quantità
attualmente autorizzata) = 5.160 tonnellate/anno incrementali annue complessive di
materiali conferibili all’impianto.
Pertanto la quantità di materiali e rifiuti conferiti all’impianto giornalmente dovuti
all’incremento richiesto risulta essere:
a) materiali inerti conferiti giornalmente (incremento)
5.160 ton /300 giorni = 17 ton/giorno circa
b) portata media di un veicolo utilizzato 7 ton
c) numero veicoli affluenti giornalmente
17/7= 3 veicoli/giorno circa (incremento veicolare)
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La movimentazione dei mezzi presso l’impianto è cosi caratterizzata:
I mezzi giungono nelle seguenti fasce orarie:
- al mattino nella fascia oraria 8,00 – 13,00
- al pomeriggio nella fascia oraria 14,00 – 17,00
La viabilità principale interessata è la S.P. n. 70 Ceglie - Adelfia.
La trattazione precedente ha evidenziato che l’incremento, in termini di veicoli in ingresso ed
in uscita dal sito è di circa 3 veicoli/giorno.
Per quanto sopra, analizzando l’ambiente esterno all’insediamento in questione, si può
affermare che il traffico indotto dall’attività della Società “METALRECUPERI S.R.L.”
sulle infrastrutture provochi un impatto alquanto limitato data la tipologia dell’arteria
stradale nonché alla presenza di altre attività produttive presenti sulla stessa.
Impatto acustico
Le emissioni sonore derivanti dall'attività saranno causate dal traffico veicolare in ingresso al
sito e dal funzionamento dei macchinari.
A questo proposito si può affermare che:
a. l'aumento del traffico veicolare, come dimostrato al precedente paragrafo, è da considerarsi
minimo;
b. per quanto attiene alla pressione sonora prodotta dall’attività dell’impianto in relazione alle
caratteristiche dei macchinari utilizzati quali autocarri, macchine elevatrici, cesoia e pressa i
quali saranno tutti rispondenti alla vigente normativa in materia di inquinamento acustico, ai
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tempi di funzionamento degli stessi (funzionamento esclusivamente diurno) ed infine alla
natura ed alla collocazione del sito (distanza dai centri abitati), si può affermare che l’impatto
acustico può essere considerato trascurabile.
Emissioni in atmosfera
Le principali sorgenti di inquinamento atmosferico sono:
- emissioni da impianti industriali
- emissioni da impianti civili
- emissioni da sorgenti mobili (traffico)
Con riferimento all’attività che si svolgerà nell’impianto oggetto del presente Studio,
consistente nello stoccaggio e trattamento esclusivamente di tipo meccanico di rifiuti costituiti
prevalentemente da materiali ferrosi e metallici in genere, nonché di rifiuti pericolosi costituiti
da accumulatori esausti , è possibile affermare che non si producono emissioni di tipo
industriale.
L’attività produrrà solo emissioni da sorgenti mobili dovute al traffico veicolare indotto dalla
Ditta a seguito degli automezzi in entrata/uscita dall’impianto.
L’entità di tale impatto è stata stimata di medio - bassa significatività.
Più nello specifico, si osserva che le operazioni di carico dei materiali avverranno sempre a
motori spenti, che la movimentazione dei veicoli pesanti all’interno dell’impianto è limitata al
tempo strettamente necessario ad effettuare le operazioni di ingresso, pesa, scarico materiali
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ed uscita dallo stabilimento o in alternativa il “percorso” inverso, senza la necessità di
effettuare manovre o stazionamenti particolarmente lunghi a motori accesi.
Pertanto, per quanto sopra, si può ragionevolmente ritenere che le emissioni in atmosfera,
dovute al traffico dei mezzi della Ditta, possano produrre un impatto di medio-bassa
significatività.
Impatto sull’ambiente idrico
Per verificare l’impatto su tale componente ambientale vengono analizzati:
a) Gli scarichi idrici prodotti dall’impianto
Gli scarichi dei servizi igienici, provenienti dagli uffici e dagli spogliatoi-servizi, vengono
convogliati nell’impianto Imhoff per il LOTTO A; la stessa modalità verrà utilizzata per il
LOTTO B.
Il sistema di raccolta delle acque meteoriche di dilavamento dei piazzali, unitamente a quello
delle aree a parcheggio costituito da caditoie munite di griglia sistemate in opportuni punti di
compluvio nonché in prossimità dei cancelli di ingresso e di uscita. In seguito tali acque, dopo
aver subito idoneo trattamento saranno smaltite a mezzo di ditte autorizzate per il
trattamento in impianti autorizzati.
Acque di falda e pozzi
L’area è caratterizzata dalla presenza di una prima falda idrica contenuta in seno alla litologia
sabbiosa a non meno di 17 m. dal p.c..
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Le misure di mitigazione previste ovvero la pavimentazione in cls di spessore adeguato ed il
sistema di raccolta e trattamento delle acque meteoriche previsto consentono di affermare
che alla base del progetto c’è la salvaguardia ambientale.
Pertanto non si avrà alcuna interferenza con la proposta progettuale.
Non vi sono, inoltre, nell’area prossima al sito di indagine pozzi per utilizzo umano.
Per quanto sopra si ritiene che l’attività che si intende svolgere produrrà sull’ambiente idrico
impatto di bassa significatività in quanto lo stesso sarà dotato di superficie pavimentata ed
impermeabile (LOTTO B mentre per il LOTTO A pavimentazione già presente). A loro
volta tali impatti si ripercuotono negativamente su varie componenti ambientali (ambiente
idrico, suolo e sottosuolo, vegetazione, flora e fauna) in maniera poco significativa.
Impatto su suolo e sottosuolo
Dal punto di vista morfologico l’area in esame si presenta stabile, priva di dissesti
idrogeologici. Alla luce di quanto esposto nei paragrafi precedenti circa la geologia dell’area, i
parametri fisico-meccanici risultano compatibili con la presenza dell’attività in esame.
Si specifica inoltre che non saranno realizzate opere e pertanto non è prevista alcuna fase di
cantierizzazione che possa comportare scavi e/o sbancamenti.
Si ritiene quindi che la realizzazione del “progetto” possa indurre impatti sul suolo e
sottosuolo di bassa significatività. A loro volta tali impatti si ripercuotono negativamente su
varie componenti ambientali (suolo e sottosuolo, vegetazione, flora, fauna, salute pubblica) in
maniera poco significativa.
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Produzione di polveri
A tal proposito si premette che nell’impianto verranno movimentati e trattati
prevalentemente rifiuti solidi di natura metallica nonché apparecchiature elettriche ed
elettroniche fuori uso. Pertanto l’impatto dovuto alla produzione di polveri sulle varie
componenti ambientali (atmosfera, vegetazione, flora, fauna, salute pubblica) si ripercuote in
maniera poco significativa e/o nulla.
PRESIDI E PRECAUZIONI ADOTTATE IN MATERIA DI GESTIONE
DELL’IMPIANTO E DI SICUREZZA AMBIENTALE
Modalità di gestione dell’impianto
Nell’impianto si intende stoccare e trattare rifiuti prevalentemente solidi di natura metallica. I
rifiuti saranno sottoposti esclusivamente a trattamenti di tipo meccanico mediante le
attrezzature fisse e mobili presenti nell’impianto. Seguendo la sequenza logica-operativa del
ciclo produttivo, si osserveranno le modalità gestionali che di seguito si riportano
sinteticamente.
Gestione degli stoccaggi
I rifiuti saranno stoccati nell’impianto (vedasi planimetria allegata) sul piazzale realizzato con
getto in cls armato. Una modesta quantità di rifiuti, prodotti dalla bonifica dei veicoli verrà
stoccata, invece, in contenitori chiusi e quindi protetti dagli agenti meteorici al di sotto della
tettoia ed in prossimità dell’area di bonifica. Lo stesso dicasi per il trattamento delle
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apparecchiature elettriche ed elettroniche per le quali la gestione delle componenti pericolose
avverrà al di sotto della tettoia riportata chiaramente in planimetria.
I materiali che rivestono una certa importanza dal punto di vista della ricambistica saranno
stoccati su scaffali in metallo al di sotto della stessa tettoia/opificio.
Allo scopo di rendere nota la natura dei rifiuti, collocati nelle diverse aree di stoccaggio, questi
saranno contrassegnati da apposite targhe, ben visibili per dimensione e collocazione, in
prossimità della zona di stoccaggio.
Per la gestione dei rifiuti costituiti da metalli ferrosi e non ferrosi e destinati ad attività di
recupero risulta chiaramente individuata l’area di stoccaggio delle materie prime da quelle
utilizzate per lo stoccaggio dei rifiuti (vedasi planimetria allegata). Risulta distinto il settore
per il conferimento da quello di stoccaggio. Il settore di messa in riserva è organizzato in aree
distinte per tipologia di rifiuto. La maggior parte dei materiali verranno stoccati in cumuli
realizzati, su basamenti impermeabili (cls di adeguato spessore). Non sono previsti rifiuti che
danno luogo al rilascio di polveri e pertanto non è stata prevista alcuna protezione per
evitarne la dispersione. La superficie del settore di conferimento risulta pavimentata in cls di
adeguato spessore.
Infine lo stoccaggio degli accumulatori esausti avviene utilizzando idonei cassonetti. Tali
cassonetti risultano rispondenti ai requisiti richiesti dalle normative nazionali e comunitarie.
Si tratta infatti di cassonetti da 600 lt. o capacità superiore per accumulatori esausti in
polietilene ad alta densità resistenti all’acido solforico, impermeabili al 100%.
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Gli accumulatori giunti al centro vengono stoccati in idoneo box con bacino di raccolta degli
eventuali sversamenti, in lamiera zincata.
Per quel che concerne il trattamento dei RAEE, si specifica come già descritto nella relazione
tecnica che gli stessi saranno sottoposti esclusivamente alle operazioni di disassemblaggio
manuale e successiva collocazione dei materiali rivenienti nei rispettivi contenitori/cassoni
così come riportati nella planimetria.
Controllo sui rifiuti in ingresso all’impianto
Per le materie prime in ingresso costituite da rifiuti che vengono sottoposti ad operazioni di
cui all‘allegato C alla parte IV del D.Lgs. 152/2006 s.m.i. allo scopo di ottenere materiali
adatti ad una migliore utilizzazione, per caratteristiche merceologiche e formato, da parte
principalmente dell‘industria metallurgica principalmente è prevista la sola messa in riserva
(R13).
La prima fase dell‘attività che verrà svolta su tutti i carichi in entrata consiste nel ricevimento
dei materiali e nei relativi controlli.
I controlli dei materiali in ingresso si svilupperanno secondo le seguenti fasi:
• controllo visivo preliminare del materiale;
• controllo del formulario e degli eventuali ulteriori documenti di accompagnamento del
materiale, al fine di verificare la conformità alla specifica di acquisto;
• controllo strumentale che consiste nel:
- controllo della radioattività tramite rilevatore Geiger ;
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- controllo del quantitativo del carico in ingresso tramite pesa;
• stabilite, con le operazioni di pesatura, le quantità effettive dei materiali in entrata, il
documento di accompagnamento del rifiuto verrà compilato nella sua parte finale, annotando
eventualmente il peso riscontrato (qualora differisse da quello riportato dal produttore del
rifiuto) e controfirmato. Il peso effettivo sarà poi riportato (entro 48 ore dalla presa in carico),
nel registro di carico e scarico dei rifiuti;
• seguirà lo scarico nelle varie aree (rigorosamente distinte a seconda del tipo di materiale, del
codice CER e del tipo di lavorazione da svolgere) e ulteriore controllo visivo.
I materiali non conformi:
• verranno respinti prima dello scarico e rispediti al produttore, qualora si rilevasse
immediatamente la non conformità;
• in caso di non conformità emerse in fasi successive, verranno stoccati in aree separate
rispetto a quelle degli altri rifiuti, opportunamente identificati e annotati nel registro di carico
e scarico; verrà inoltre avvisato il fornitore e saranno avviati a recupero/smaltimento presso
impianti autorizzati.
Dopo la fase di accettazione, i rifiuti saranno sottoposti ad uno dei seguenti cicli di
trattamento:
1. STANDARD: operazioni di trattamento dei rifiuti tramite cernita, selezione e trattamento
meccanico con riduzione volumetrica;
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2. RAEE: operazioni di pre-trattamento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed
elettroniche (disassemblaggio e separazione dei componenti pericolosi) e selezione dei
materiali non pericolosi estratti.
3. ACCUMULATORI ESAUSTI : operazioni di messa in riserva degli accumulatori esausti
in ingresso al sito per il successivo conferimento per il trattamento presso impianti
autorizzati.
Movimentazione interna degli automezzi
La gestione del traffico interno sarà di competenza del Responsabile Tecnico dello
stabilimento o di persona da lui delegata. Lo spostamento degli automezzi all’interno
dell’impianto sarà consentito con limite di velocità pari a 5 Km/h.
Controllo su impianti, macchinari ed attrezzature
Si prevede un controllo metodico mensile che dovrà verificare eventuali perdite di olio,
efficienza dell’impianto elettrico, usura delle componenti meccanico-idrauliche più sollecitate
e tutto quanto previsto dai rispettivi libretti di uso e manutenzione sia per tutti gli impianti
fissi che per le attrezzature e macchine mobili.
Altri controlli e verifiche
Saranno verificati mensilmente, da un operatore incaricato dal Responsabile Tecnico
dell’impianto, i seguenti presidi ambientali:
- stato di degrado della pavimentazione del piazzale cementato;
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- stato di efficienza della rete di raccolta delle acque meteoriche con controllo della integrità
delle caditoie e relativi pozzetti;
- verifica del funzionamento dei galleggianti e delle pompe, nonché del sistema di chiusura
della sezione di accesso alla vasca di prima pioggia;
- verifica dell’efficienza del gruppo disoleatore con controllo del livello dell’olio nel separatore
e della funzionalità dei galleggianti di sicurezza e dei filtri a coalescenza;
- pulizia periodica del piazzale cementato con idonea attrezzatura;
- controllo sulla integrità delle recinzioni e sul corretto funzionamento dei cancelli
automatizzati.
Sistema di gestione delle acquee reflue
Vedasi planimetria, relazione ed elaborati tecnici specifici allegati.
CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE
Argomentazioni:
- Portata dell’impatto;
- Ordine di grandezza e complessità dell’impatto;
- Durata e complessità dell’impatto;
- Probabilità dell’impatto;
- Durata, frequenza e reversibilità dell’impatto.
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Risulta necessario evidenziare che quanto precedentemente riportato ha indicato l’assenza di
impatti significativi sull’ambiente per l’intervento proposto dalla Società
“METALRECUPERI s.r.l.”.
PORTATA E PROBABILITA’ DELL’IMPATTO
Al fine di stabilire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e “reversibilità” dell’impatto
sull’ambiente dovuto all’ampliamento dell’area a disposizione del sito nonché all’aumento
delle quantità trattate proposta dalla Società METALRECUPERI S.R.L., è necessario
stabilire se vi sia effettivamente un impatto. Fatte le dovute semplificazioni, verranno nel
seguito identificati come impatti ambientali potenziali l’incrocio delle principali attività
antropiche con le principali caratteristiche ambientale (matrice di screening). Gli indicatori di
importanza utilizzati sono illustrati nella tabella seguente:
PORTATA E PROBABILITA’ DELL’IMPATTO
Indicatore Descrizione
Acque superficiali Indica eventuali variazioni qualitative relative ai parametri chimico fisici delle acque di ruscellamento e relativi habitat
Regime delle acque superficiali Indica eventuali variazioni relative al regime delle portate e dello scorrimento delle acque superficiali e relativi habitat
Qualità delle acque sotterranee Indica eventuali variazioni qualitative relative ai parametri chimico fisici delle acque sotterranee e relativi habitat
Regime delle acque sotterranee Indica eventuali variazioni relative al regime delle portate e dello scorrimento delle acque sotterranee e relativi habitat
Qualità dell’aria Indica eventuali variazioni misurabili della qualità
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dell’aria in un’area determinata e circoscritta Qualità e struttura del terreno Indica eventuali variazioni della struttura e della
qualità chimica del terreno Attività umane e fruibilità dell’area: agricoltura/allevamento
Indica eventuali impatti che l’attività può produrre relativamente alle pratiche agricole e zootecniche della zona
Attività umane e fruibilità dell’area: salute pubblica
Indica eventuali impatti che l’attività può produrre sulla salute umana e qualità di vita
Attività umane e fruibilità dell’area: qualità sensoriale (odori)
Indica l’eventuale emissione di sostanze odorifere sgradevoli ed il loro grado di percezione
Attività umane e fruibilità dell’area: qualità acustica
Indica il grado di immissione ed emissione acustica relazionato alla zonizzazione acustica comunale
Variazione del numero delle specie (fauna) Indica eventuali variazioni del numero delle specie, considerando la scomparsa o l’introduzione alloctona di specie, con particolare attenzione alla scomparsa di quelle diinteresse conservazionistico
Variazione della densità di popolazioni (fauna)
Indica eventuali variazioni della densità (numero di individui su di un territorio) di una popolazione specifica, considerando le riduzioni e/o le introduzioni di individui di specie alloctone
Variazione dei cicli vitali (fauna)
Indica eventuali variazioni al ciclo vitale (fenologia) di alcune specie,con particolare riguardo a quelle di interesse conservazionistico
Variazione del numero delle specie (flora)
Indica eventuali variazioni del numero delle specie, considerando la scomparsa o l’introduzione alloctona di specie, con particolare attenzione alla scomparsa di quelle di interesse conservazionistico
Variazione della densità di popolazioni (flora)
Indica eventuali variazioni della densità (numero di individui su di un territorio) di una popolazione specifica, considerando le riduzioni e/o le introduzioni di individui di specie alloctone
Variazione dei cicli vitali (flora)
Indica eventuali variazioni al ciclo vitale (fenologia) di alcune specie, con particolare riguardo a quelle di interesse conservazionistico
Variazioni dell’integrità spaziale
Indica eventuali frammentazioni di habitat, con particolare attenzione ai casi di isolamento in relazione all’estensione originaria
Variazioni strutturali (taxa, specie chiave)
Indica eventuali variazioni agli equilibri interni degli habitat a seguito della perdita di specie o dell’introduzione di specie alloctone o a seguito della realizzazione delle opere
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TABELLA MATRICE DI SCREENING
Matrice di screening Presenza assenza delle incidenze potenziali
INDICATORI AMBIENTALI
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TIV
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’ AN
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aggi
o ne
cess
ari
per
la la
rea
lizza
zion
e
Comparto Sottocomparto 01 02 03 04 05 06 07 08 09
Fattori fisici
Qualità delle acque superficiali A
Regime delle acque superficiali B
Qualità delle acque sotterranee C
Regime delle acque sotterranee D
Aria E
Terreno e suolo F
Attività umane e fruibilità dell’area
Agricoltura/allevamento G
Salute pubblica H
Qualità sensoriale (odori) I
Qualità acustica L
Fauna
Variazione del numero delle specie M
Salute pubblica N
Qualità sensoriale (odori) O
Flora e vegetazione
Variazione del numero elle specie P
Variazione della densità di popolazione Q
Variazione dei cicli vitali R
Habitat Variazione della integrità spaziale S
Variazioni strutturali (taxa, specie chiave) T
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Analisi delle componenti dell’impatto
La valutazione della significatività degli effetti dell’impatto potenziale sugli elementi dei siti è
stata ottenuta attraverso la stima della dimensione dell’impatto stesso.
I parametri di valutazione per le attività umane sono quelli di seguito specificati:
• La reversibilità/irreversibilità dell’impatto: verrà stimata la probabilità che un
determinato impatto ha di causare effetti nel tempo; l’impatto può essere irreversibile
quando non si prevede in tempi ragionevoli una dismissione dei sui effetti; al
contrario risulta reversibile quando in tempi brevi si annullano i suoi effetti negativi
(maggior irreversibilità, maggiore negatività della valutazione);
• La durata dell’attività: stimerà il periodo di tempo di durata dell’attività, in funzione
dei cicli biologici dei sistemi analizzati (maggiore è la durata, maggiore è la negatività
dell’impatto);
• La frequenza dell’attività: stimerà la frequenza con la quale l’attività si manifesterà
sull’ambiente, nel caso di eventi caratterizzati da ciclicità. La frequenza è considerata
ininfluente nel caso di analisi di impatti non ciclici (maggior frequenza, maggiore
negatività della valutazione).
Per ciascun indicatore sarà eseguita l’analisi dei seguenti fattori che ne definiscono le
caratteristiche:
• Valutazione dell’importanza dell’indicatore per le finalità ambientali ed ecosistemiche:
sarà considerata l’estensione del territorio in cui opera l’impatto o potenziale impatto
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in riferimento all’importanza delle componenti ambientali (più esteso è l’effetto
dell’impatto, maggiore negatività di valutazione);
• Valutazione delle capacità di ripresa dell’indicatore (reversibilità o irreversibilità),
ovvero delle capacità dell’indicatore di riassorbire l’impatto (maggiore la rigidità,
maggiore negatività della valutazione);
• Stima del grado di incidenza, ovvero valutazione del livello potenziale di “danno”
causato dall’attività sull’indicatore (maggiore incidenza, maggiore negatività della
valutazione).
Per ciascuno dei parametri sopra citati si potrà prendere in considerazione la possibilità che
qualcuno di questi sia ininfluente con la stima della dimensione dell’impatto.
Valutazione della significatività degli effetti dell’impatto potenziale
Il giudizio sulla dimensione degli impatti rilevati e stato eseguito sulla base dei valori presenti
nelle tabelle seguenti ed attribuiti a ciascun parametro analizzato:
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Verifica di assoggettabilità a V.I.A. ATTIVITA’ DI STOCCAGGIO DI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI E NON PERICOLOSI
- Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06.
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TABELLA A – CARATTERISTICHE DELLE ATTIVITA’ Parametro Descrizione Dimensione Reversibilità dell’impatto causato dall’attività
Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Totale L’impatto è in grado di scomparire completamente nell’arco di un periodo breve di tempo
1
Parziale L’impatto è in grado di scomparire parzialmente o completamente nell’arco di un periodo lungo di tempo o a seguito di compensazioni o mitigazioni
2
Irreversibile Non è possibile stimare la cessazione degli effetti di un impatto in tempi ragionevoli 3 Durata dell’attività cagionante l’impatto
Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Breve La durata dell’attività che genera impatto rispetto ad alcune componenti del sistema analizzato è talmente breve da non dare problemi di impatto
1
Stagionale La durata dell’intervento è tale da causare impatti “stagionali” ovvero per un periodo di tempo della durata di un ciclo vegetativo, riproduttivo, ecc.
2
Periodico La durata dell’intervento è tale da causare impatti per periodi di tempo della durata di più stagioni
3
Permanente La durata dell’intervento è tale da non consentire una stima della durata degli impatti (es. occupazione di superficie dalla realizzazione di una strada)
4
Frequenza della percezione dell’attività come impatto
Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Rara La frequenza dell’attività è tale da essere percepita come impatto raramente o in forma irregolare ma distanziata nel tempo sui sistemi analizzati
1
Periodica La frequenza dell’attività è tale da essere percepita come impatto in forma regolare o periodica per unità di tempo sui sistemi analizzati
2
Quotidiana La frequenza dell’attività è percepita quotidianamente dal sistema come impatto, almeno fino al termine della durata dell’attività stessa
3
Ravvicinata La frequenza dell’attività è percepita come impatto con frequenza inferiore al giorno, ovvero non sono distinguibili intervalli di percezione dell’impatto
4
TABELLA B – CARATTERISTICHE DEGLI INDICATORI Parametro Descrizione Dimensione Importanza dell’impatto per i sistemi analizzati
Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Locale L’impatto causato dall’attività colpisce elementi di importanza locale, cioè interni al sito di intervento o posti a breve distanza dallo stesso
1
Per l’habitat L’impatto causato dall’attività colpisce elementi di importanza relativa all’habitat, cioè importanti per la conservazione dello stesso
2
Regionale L’impatto causato dall’attività colpisce elementi di importanza relativa all’interno di una regione (conservazione a livello regionale)
3
Assoluta L’impatto causato dall’attività colpisce elementi di importanza assoluta (ad esempio conservazione di una specie minacciata o endemica)
4
Capacità di recupero dei sistemi analizzati a seguito dell’impatto
Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Totale Il recupero stimato dei sistemi a seguito dell’impatto è stabile o completo e può avvenire anche con opere di compensazione o mitigazione
1
Parziale Il recupero stimato dei sistemi a seguito dell’impatto è instabile o incompleto e può avvenire anche con opere di compensazione o mitigazione
2
Nulla Non esiste un recupero stimato dei sistemi a seguito dell’intervento neanche con mitigazioni o compensazioni
3
Incidenza sull’elemento dell’ecosistema
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Ininfluente Per il sistema o l’indagine svolta il parametro considerato è ininfluente al fine della valutazione di impatti
0
Basso L’impatto non intacca gli elementi del sistema considerati o lo fa in maniera impercettibile
1
Parziale Si possono riscontrare danni parziali dell’impatto sugli elementi considerati (perdita di alcuni individui, aumento dello stress, etc)
2
Completa L’impatto provoca danni gravi tali da far presumere la scomparsa o il totale danneggiamento degli elementi considerati
3
Valutazione del rischio
Il rischio, definito come “la probabilità che una sostanza o una situazione producano un
danno sotto specifiche condizioni”, può essere inteso come la combinazione di due fattori:
1. la probabilità che possa accadere un determinato evento;
2. la conseguenza dell’evento sfavorevole.
Analiticamente il rischio può essere definito in termini formali come segue:
)**( ''
1
' xipisiRn
i
∑=
=
dove:
R è il rischio;
si’ è l’i-esimo scenario accidentale;
pi’ è la probabilità che possa verificarsi lo scenario accidentale i-esimo;
xi’ rappresenta le potenziali conseguenze del verificarsi dello scenario i-esimo
In questa sede, i tre parametri costituenti la stima del rischio sono stati valutati in forma
semplificata rispetto a quella descritta, ma comunque rispettosa dei principi sopra enunciati.
La valutazione del rischio esprimerà un giudizio sintetico relativamente alla probabilità che si
verifichino le conseguenze relative agli effetti di ciascun impatto.
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Per quanto sopra esposto, nel presente elaborato per ciascun impatto la valutazione del
rischio verrà schematizzata nella tabella seguente:
TABELLA C – DIMENSIONE DEL RISCHIO Parametro Descrizione Dimensione
Livello di dimensione del rischio Basso Evento poco probabile o scarsamente percettibile negli effetti negativi 1,00 Medio - Basso Evento probabile al verificarsi di situazioni non sempre presenti 1,25 Medio - Alto Evento con buone probabilità di accadimento in condizioni normali 1,50 Alto Evento praticamente certo 1,75
Dimensionamento degli impatti rilevati relativi alla “Stato di Progetto”
01A Viabilità interna ed esterna/Qualità delle acque superficiali 1 Descrizione Gli scarichi degli autoveicoli possono alterare la qualità delle acque superficiali
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Bassa 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 5,00
01C Viabilità interna ed esterna/Qualità delle acque sotterranee
1 Descrizione Sversamenti accidentali di autoveicoli per trasporto o altri mezzi meccanici possono alterare la qualità delle
acque di falda
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 5,00
02A Scarichi idrici/Qualità delle acque superficiali 1 Descrizione Le acque di prima pioggia possono alterare la qualità delle acque superficiali
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Periodica 2
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Bassa 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 6,00
02C Scarichi idrici/Qualità delle acque sotterranee 1 Descrizione Le acque di prima pioggia possono alterare la qualità delle acque sotterranee
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A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Periodica 2
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Bassa 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 6,00
03C Produzione dei rifiuti/ Qualità delle acqe sotterranee 1 Descrizione I rifiuti prodotti possono alterare la qualità delle acque di falda
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Periodica 2
B 5 Importanza Per l’habitat 2 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 7,00
01E Viabilità interna ed esterna/Aria 1 Descrizione Gli scarichi degli autoveicoli possono alterare la qualità dell’aria
A 2 Reversibilità Totale 1 3 Durata Stagionale 2 4 Frequenza Periodica 2
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Bassa 1
C 8 Rischio Medio - Basso 1,25 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 10,00
03E Produzione dei rifiuti/ Qualità dell’aria 1 Descrizione I rifiuti prodotti possono alterare la qualità dell’aria
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Ininfluente 0
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 4,00
04E Emissioni in atmosfera/ Aria 1 Descrizione Le emissioni di inquinanti in atmosfera possono inquinare la stessa atmosfera
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Ininfluente 0
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 4,00
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01F Viabilità interna ed esterna/Terreno e suolo
1 Descrizione Sversamenti accidentali di autoveicoli per trasporto o altri mezzi meccanici possono alterare la qualità del
terreno
A 2 Reversibilità Totale 1 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Parziale 2
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 7,00
04G Emissioni in atmosfera/ Agricoltura e allevamento 1 Descrizione Le emissioni di inquinanti in atmosfera possono arrecare danno all’agricoltura e all’allevamento
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Ininfluente 0 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Per l’habitat 2 6 Recupero Ininfluente 0 7 Incidenza Ininfluente 0
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 3,00
04H Emissioni in atmosfera/ Salute pubblica 1 Descrizione Le emissioni di inquinanti in atmosfera possono arrecare danno alla salute pubblica
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Ininfluente 0 4 Frequenza Rara 1
B 5 Importanza Per l’habitat 2 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 5,00
05H Rumore/Salute pubblica 1 Descrizione Il rumore prodotto può alterare la salute pubblica
A 2 Reversibilità Ininfluente 0 3 Durata Periodico 3 4 Frequenza Quotidiano 3
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 9,00
05L Rumore/Qualità acustica 1 Descrizione Il rumore prodotto può alterare la qualità acustica della zona
A 2 Reversibilità Totale 1 3 Durata Permanente 4 4 Frequenza Ravvicinata 4
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Parziale 2
C 8 Rischio Basso 1,00
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Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 13,00
05M Rumore/ Fauna: variazione numero di specie 1 Descrizione Il rumore prodotto può alterare il numero di specie
A 2 Reversibilità Totale 1 3 Durata Breve 1 4 Frequenza Periodica 2
B 5 Importanza Per l’habitat 2 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 8,00
05N Rumore/ Fauna: variazione densità di popolazione 1 Descrizione Il rumore prodotto può alterare la salute della fauna
A 2 Reversibilità Totale 1 3 Durata Periodica 2 4 Frequenza Per l’habitat 2
B 5 Importanza Locale 1 6 Recupero Totale 1 7 Incidenza Basso 1
C 8 Rischio Basso 1,00 Dimensione impatto Righe: (2+3+4+5+6+7) x riga 8 8,00
TABELLA ITENSITA’ DEGLI IMPATTI Intensità dell’impatto Descrizione dell’impatto Valori
Alto
Percezione: alterazione percepita con alta preoccupazione e fastidio a livello locale, altamente impattante a livello globale Alterazioni: distruggono lo stato dei luoghi e delle risorse a livello locale, altamente impattanti a livello globale
Intervallo: 31,55 - 35,00
Medio - alto
Percezione: impatto percepito con preoccupazione e fastidio a livello locale, incremento significativo di alterazioni negative sulle risorse ambientali a livello globale Alterazioni: evidenti in quanto alterano lo stato dei luoghi a livello locale, contribuiscono a modificare negativamente ed in misura significativa la qualità delle risorse ambientali a livello globale
Intervallo: 26,30 - 31,50
Medio
Percezione: impatto evidente e percepito con preoccupazione a livello locale, incremento limitato di alterazioni negative sulle risorse ambientali a livello globale Alterazioni: sono evidenti alla totalità della percezione comune a livello locale, contribuiscono a modificare negativamente in misura limitata la qualità delle risorse ambientali a livello globale
Intervallo: 21,10 - 26,25
Medio – basso
Percezione: impatto percepibile o potenzialmente percettibile con preoccupazione a livello locale, incremento minimo di alterazione delle risorse ambientali a livello globale. Alterazioni: identificabili o potenzialmente identificabili nella percezione comune a livello locale, contribuiscono a modificare negativamente in misura minima la qualità delle risorse ambientali a livello globale.
Intervallo: 15,80 - 21,00
Basso
Percezione: impatto percepito ma senza preoccupazione a livello locale, Incremento minimo di alterazione delle risorse ambientali a livello globale Alterazioni: sono visibili prestando attenzione a livello locale, contribuiscono a modificare negativamente in misura minima la qualità delle risorse ambientali a livello globale
Intervallo: 10,51 - 15,75
Molto basso Percezione: impatto appena percepibile come tale a livello locale, Intervallo:
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incremento di alterazione delle risorse ambientali a livello globale non significativo. Alterazioni: di poco superiori alle normali attività umane a livello locale, modificazione globale delle risorse ambientali non significativo
5,30 - 10,50
Trascurabile
Percezione: impatto non percepibile come tale a livello locale, non avvengono alterazioni negative sulle risorse ambientali a livello globale Alterazioni: non si diversificano dalle normali attività umane a livello locale, non avvengono alterazioni negative sulle risorse ambientali a livello globale
Intervallo: 0,00 – 5,25
Di seguito si riportano in forma sintetica i valori degli impatti.
DIMENSIONE DEGLI IMPATTI
01 A Viabilità interna ed esterna/Qualità delle acque superficiali 5 Trascurabile
01C Viabilità interna ed esterna/Qualità delle acque sotterranee 5 Trascurabile
02 A Scarichi idrici/Qualità delle acque superficiali 6 Molto basso
02C Scarichi idrici/Qualità delle acque sotterranee 6 Molto basso
03C Produzioni di rifiuti/Qualità delle acque sotterranee 7 Molto basso
01E Viabilità interna ed esterna/Aria 10 Molto basso
03E Produzione di rifiuti/Qualità dell’aria 4 Trascurabile
04E Emissione in atmosfera/Aria 4 Trascurabile
01F Viabilità interna ed esterna/Terreno e suolo 7 Molto basso
04G Emissioni in atmosfera/Agricoltura-allevamento 3 Trascurabile
04H Emissioni in atmosfera/Salute pubblica 5 Trascurabile
05H Rumore/Salute pubblica 10 Molto basso
05L Rumore/Qualità acustica 13 Basso
05M Rumore/Fauna: variazione numero di specie 8 Molto basso
05N Rumore/Fauna: variazione densità di popolazione 8 Molto basso
Dall’analisi dei risultati emerge che i fattori a maggior impatto potenziale sono
relativi alla componente acustica e all’alterazione dell’atmosfera. I livelli di impatto
sono comunque bassi. Pur già rispettando ampiamente i valori soglia previsti dalla vigente
normativa, al fine di garantire elevati livelli di tutela ambientale, la Società
“METALRECUPERI S.R.L.” adotterà idonee misure di mitigazione, come nel seguito
elencate.
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MITIGAZIONE DELL’IMPATTO VISIVO
Per ridurre e mitigare gli impatti indotti dalla presenza dell’impianto sarà realizzata una
recinzione che ben si inquadra con le attigue attività produttive. Inoltre, per quel che concerne
il LOTTO B (area in ampliamento) è prevista la piantumazione di alberi di alto fusto almeno
per la parte prospiciente la S.P. CEGLIE - ADELFIA.
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI) in virtù degli interventi di mitigazione previsti per l’area in ampliamentoi e già
presenti nell’impianto oggetto di studio, da una analisi dei fattori causali di impatto, l’impatto
visivo indotto dalla occupazione del suolo legata alla presenza dell’impianto in quella zona,
viene ridotto ad essere di bassa significatività
MITIGAZIONE DELL’INCREMENTO DEL TRAFFICO VEICOLARE
Per ridurre o mitigare gli impatti, peraltro già poco significativi, indotti dall’incremento di
traffico veicolare, si potrà organizzare opportunamente l’attività in modo da effettuare
partenze/arrivi scaglionate/i in corrispondenza degli orari di punta. In particolare tale
accorgimento potrà limitare l’impatto acustico eventualmente connesso all’incremento di
traffico.
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI), si ritiene che la gestione dell’impianto anche alla luce di quanto sopra proposto,
per quanto concerne l’incremento del traffico veicolare, comporti un impatto poco
significativo.
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A sua volta, l’impatto dovuto all’incremento di traffico, si ripercuote su varie componenti
ambientali “atmosfera”, “sistemi insediativi”, “salute pubblica” e “rumore e vibrazioni”, in
maniera poco significativa, così come si può evincere dallo studio degli impatti riportati
precedentemente.
MITIGAZIONE DELL’IMPATTO ACUSTICO
Per ridurre o mitigare gli effetti acustici non si ritiene necessario ricorrere ad altre misure di
mitigazione (sia per il LOTTO A che per il LOTTO B) in quanto la recinzione presente e
quella da realizzarsi risolve il maniera egregia l’abbattimento delle emissioni acustiche. Infatti
come si è precisato in precedenza le operazioni saranno prevalentemente manuali senza
l’introduzione nel ciclo produttivo di ulteriori macchinari (ad esclusione della gru e della pressa
descritta).
Per ridurre o mitigare gli impatti acustici indotti dall’incremento di traffico veicolare, come già
accennato occorrerà organizzare opportunamente l’attività in modo da effettuare partenze
scaglionate in corrispondenza degli orari di punta.
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI), da una analisi dei fattori causali di impatto (trasporto e movimentazione dei
rifiuti, ecc.), si ritiene che la gestione dell’impianto, comprensivo degli interventi di mitigazione
presenti e degli accorgimenti procedurali previsti, induca un impatto acustico di bassa
significatività.
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A sua volta, l’impatto acustico, si ripercuote su varie componenti ambientali (“salute
pubblica”, “rumore e vibrazioni”) in maniera poco significativa, in presenza delle mitigazioni
attuate.
Si precisa che in tutte le attività di gestione dell’impianto, vengono rispettati i limiti di legge.
MITIGAZIONE DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA
Come già anticipato nell’analisi delle emissioni in atmosfera nel centro di stoccaggio e
recupero rifiuti non sono presenti emissioni significative.
I rifiuti che meritano un’ulteriore approfondimento circa il contenimento delle emissioni
diffuse, sono contraddistinti dai codici C.E.R. appresso indicati:
CER 120101 “Limatura e trucioli di materiali ferrosi”,
CER 120102 “Polveri e particolato di materiali ferrosi”,
CER 120103 “Limatura e trucioli di materiali non ferrosi”
CER 120104 “Limatura e trucioli di materiali non ferrosi”
Per questi ultimi materiali, facendo parte di quelli normalmente movimentati, la società
dichiara che riceverà solamente materiali aventi pezzatura non inferiore a 1 cm.
Si sottolinea pertanto, che relativamente ai rifiuti che si dovessero trovare allo stato
polverulento, gli stessi saranno sottoposti esclusivamente alla messa in riserva in container
chiusi, senza sottoporli a nessun trattamento; i rifiuti non verranno movimentati da un
container all'altro (azione che comporterebbe la produzione di polvere), ma rimarranno
stoccati all'interno dello stesso container con cui sono stati conferiti all'insediamento, evitando
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in tal modo l'emissione di polvere. Pertanto si effettuerà il recupero R4 solo se saranno
caratterizzati da pezzatura tale da non renderli disperdibili.
Tuttavia, considerato che la società è autorizzata al ritiro dei suddetti rifiuti, si prescrive, così
come anche dichiarato dall’amministratore che la movimentazione degli stessi (che si
presentano a matrice polverulenta) non possa mai essere svolta alla rinfusa bensì lo
stoccaggio e la relativa movimentazione dovrà essere effettuata esclusivamente a
mezzo di adeguati contenitori chiusi con adeguata copertura, omologati ONU e quindi
utilizzati in accordo con le normative di trasporto terrestre ed identificabili come segue a
seconda del materiale trasportato:
• Fusto a bocca stretta;
• Fusto a bocca stretta rettangolare;
• Fusto a bocca larga;
• Big bags.
Per alcuni materiali, compatibilmente con le loro caratteristiche, saranno utilizzati fusti in ferro
fabbricati secondo le normative UNI-EN.
Ad ogni buon fine, considerando che lo stoccaggio potrà avvenire in varie zone dell’area
autorizzata (soprattutto per i codici C.E.R. contenuti nelle tipologie a matrice ferrosa), con
riferimento alla stima delle emissioni (operazioni dell’US-EPA relative alle AP-42 13.2.4
Formazione e stoccaggio di cumuli e AP - 42 13.2.5 erosione del vento dai cumuli),
aventi codici SCC 3-05-020-31(Source Classification Codes), la bagnatura con acqua risulta
il metodo più idoneo per il loro contenimento e relativo abbattimento.
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Altre situazioni in cui possono prodursi polveri è l’eventualità in cui vengano effettuate le
seguenti operazioni:
_ Movimentazione dei rifiuti
_ Traffico veicolare interno
_ Carico e scarico del rottame ferroso e non ferroso
Tali operazioni sono svolte tutte all’aperto.
In caso di bisogno, si rimanda esclusivamente a procedure organizzative ed operative
particolari, (ed es. non effettuare le operazioni che possono generare polveri, in caso di forte
vento) ed all’impiego di idonei DPI da parte degli operatori.
Alla luce di quanto sopra riportato e avendo come obiettivo principale la salvaguardia
ambientale la Società “METALRECUPERI S.R.L.” potrebbe ricorrere all’utilizzo di
irroratori mobili, dislocati in varie zone del sito ed alimentati dall’impianto di raccolta delle
acque meteoriche, per annullare gli effetti (non rilevanti come dimostrato
precedentemente) dovuti alle emissioni diffuse di polveri durante la movimentazione dei
materiali indagati in tale trattazione.
Tali irrigatori sono del tipo con testina irroratore a battente montata su treppiede con apertura
ed altezza regolabili o similari. Essi rappresentano una soluzione ideale per irrigare a lunga
distanza e saranno installati:
• lungo la viabilità interna
• in corrispondenza delle aree di lavorazione
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• in corrispondenza delle aree di stoccaggio dei rifiuti in ingresso, nonché delle materiale in
uscita dal ciclo di recupero.
La testina permette una distribuzione ottimale del getto, senza dispersioni d’acqua laterali. E’
dotata di un meccanismo di inversione, per un’irrigazione mirata da 0° a 360°: in alternativa,
alzando il meccanismo, la testina può girare liberamente, irrigando con perfetta uniformità
l’intera area circolare.
Dalla descrizione precedente risulta chiaro che i suddetti irrigatori risolvono ogni tipo di
problema legato all’abbattimento delle polveri.
Infatti utilizzando l’irrigazione mirata si può dirigere il getto in una zona ben delimitata. In
questa maniera si ha la possibilità di intervenire direttamente sul macchinario.
Viceversa utilizzando la modalità con la testina libera di ruotare a 360° si dà la possibilità
dell’utilizzo nelle zone di transito dei veicoli per il carico del macchinario (autocarri o pala
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gommata) o direttamente sui cumuli di stoccaggio del materiale, mantenendo umido il
materiale.
Rimarrebbe da analizzare le possibili emissioni gassose derivanti dallo stoccaggio degli
accumulatori esausti, con particolare riferimento alle disposizioni dettate dal D.Lgs.
188/2008; si sottolinea che le precauzioni ivi riportate sono state dettagliatamente analizzate e
prese in considerazioni.
Infatti lo stoccaggio dei contenitori in PVC, materiale antiurto e dotato di irrigidimenti capaci
di impedire urti e danneggiamenti degli accumulatori contenuti, lo stoccaggio di quest’ultimi
all’interno di un box dotato di bacino di raccolta degli sversamenti nonché il ricorso a sostanze
neutralizzanti le fuoriuscite di acido confermano la bontà progettuale e gestionale dell’attività
di stoccaggio degli accumulatori esausti.
Relativamente alla possibile formazione di emissioni gassose si rileva che la natura dei materiali
che saranno movimentati, ovvero accumulatori esausti e pile, esclude tale evenienza. Infatti
non trovandoci in condizioni assimilabili ai locali di carica degli accumulatori nei quali la
formazione di vapori è legata al fenomeno di carica, si ritiene che il posizionamento del box
all’esterno e quindi in condizione di elevata ventilazione, oltre alla ventilazione presente nel
box a causa delle aperture presenti nello stesso, garantiscono l’assenza di vapori.
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI), da una analisi dei fattori causali di impatto (trasporto e movimentazione dei
rifiuti, ecc., nonché nel caso si verifichino rischi particolari, quali incendio), si ritiene che la
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realizzazione dell’impianto, comprensivo degli interventi di mitigazione già realizzati e degli
accorgimenti procedurali previsti, induca emissioni in atmosfera di bassa significatività.
A loro volta, tali emissioni, si ripercuotono su varie componenti ambientali (“atmosfera”,
vegetazione flora e fauna”, “sistemi insediativi”, salute pubblica”) in maniera poco
significativa, così come si può evincere dalla matrice dei fattori di potenziale impatto in fase di
esercizio in presenza delle mitigazioni attuate.
MITIGAZIONE DEI CATTIVI ODORI
Nel caso specifico, l’eventuale presenza di odori sgradevoli è legata principalmente alle
operazioni di pulizia delle vasche dell’impianto di raccolta delle acque meteoriche, in quanto i
materiali movimentati non sono putrescibili. Tali operazioni sono effettuate con frequenza
molto bassa (2-3 volte l’anno), e sono svolte all’aperto. Si ritiene che tale scenario limita
l’insorgere di cattivi odori.
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI), da una analisi dei fattori causali di impatto (trasporto e movimentazione dei
rifiuti, ecc., nonché nel caso si verifichino rischi particolari, quali incendio), si ritiene che la
gestione dell’impianto, comprensivo degli accorgimenti procedurali previsti, induca emissioni
di cattivi odori di bassa significatività.
A loro volta, tali emissioni, si ripercuotono su varie componenti ambientali (“atmosfera”,
vegetazione flora e fauna”, “sistemi insediativi”, salute pubblica”) in maniera poco
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significativa, così come si può evincere dalla matrice dei fattori di potenziale impatto in fase di
esercizio in presenza delle mitigazioni attuate.
MITIGAZIONE DELL’IMPATTO SULL’AMBIENTE IDRICO
Per mitigare gli impatti indotti dall’impianto di stoccaggio relativamente all’ambiente idrico si
precisa che il sito è dotato di un impianto di raccolta delle acque meteoriche completo di
disoleatore – dissabbiatore a servizio del piazzale pavimentato in cls di adeguato spessore
(LOTTO A). Gli stessi accorgimenti saranno utilizzati per il LOTTO B.
Nello sito aziendale non verranno prodotti reflui provenienti da acque di processo ma
l’impianto di raccolta presente è destinato alle acque meteoriche. Si riporta di seguito il
dimensionamento adottato per tale impianto e la gestione delle acque meteoriche.
DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO
La trattazione che segue ha lo scopo di descrivere l’impianto installato presso il sito aziendale
(LOTTO A).
L’impianto è costituito da un pozzetto delle dimensioni di 1000 x 1000 x 1000 mm della
capacità di 1000 litri che convoglia le acque in una vasca di raccolta del diametro di 2 metri e
di altezza pari a 3,2 metri utili per una capacità di 10.000 litri circa.
A valle di questa vasca di raccolta è presente un disoleatore dl tipo PLANOIL 41/2
certificato per un trattamento di acque rivenienti da piazzali dell’estensione di 4100 m2.
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Segue quindi una vasca di raccolta delle acque trattate, identica alla prima, del diametro di 2
metri e di altezza pari a 3,2 metri per una capacità complessiva di 10.000 litri.
L’impianto così concepito rientra nella tipologia degli impianti a funzionamento continuo. Il
principio ispiratore di tali tipi di impianto è il seguente: le acque meteoriche raccolte sui
piazzali possono ritenersi potenzialmente inquinate da tracce di lubrificanti, di carburanti e
corpi solidi in genere. Pertanto un impianto di depurazione per il trattamento delle acque
reflue inquinate deve prevedere :
a. Una vasca di sedimentazione, nella quale per gravità si depositano le sostanze pesanti
b. Un separatore o disoleatore
c. Una o più vasche di accumulo
I disoleatori sono sistemi statici che funzionano per gravità, ossia la separazione di oli, nafte,
benzine ecc., si ottiene sfruttando le differenze di densità degli idrocarburi rispetto a quella
dell’acqua; l’acqua da depurare arriva al disoleatore passando attraverso una zona di calma.
All’interno del separatore esiste un cilindro di raccolta degli oli, il quale rende possibile la
separazione senza residui acquosi. Con questo raccoglitore l’intervallo di smaltimento degli oli
risulta più lungo, con conseguente diminuzione dei costi.
Lo schema dell’impianto di raccolta presente nel sito Aziendale (LOTTO A) è riportato di
seguito:
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IMPIANTO DI TRATTAMENTO ACQUE METEORICHE
Scolmatore Raccolta acquedi prima pioggia
Disoleatore tipo
Planoil 41
Raccolte acque
di dilavamento
Verifica della capacità delle vasche
L’area destinata alla attività, censita in catasto al foglio 27 p.lla 100 del Comune di Ceglie
del Campo (BA), ed ha una estensione complessiva di 3.122 m2 di cui 1.892 m2 scoperti, 1218
m2 interessati da un capannone industriale con annesso porticato e 12 m2 destinati ad un locale
adibito a servizi igienici (vedasi planimetria allegata). L’area scoperta risulta pavimentata in cls
di adeguato spessore.
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h max= 7470 mm
h min= 6310 mm
h min= 6310 mm
h max= 4650 mm
h min= 4200 mm
porticato
anti
WC WC
Impianto di depurazione Imhoffdestinata ai servizi igienici
Impianto di trattamentoacque meteoriche
PAVIMENTAZIONE IN CLS
PAVIMENTAZIONE IN ASFALTO BITUMINOSO
Come descritto precedentemente l’impianto, sia per quanto concerne il disoleatore che le
vasche di accumulo, è idoneo alla raccolta e trattamento delle acque di prima pioggia. Sono
considerate acque di prima pioggia quelle corrispondenti, per ogni evento meteorico, ad una
precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull’intera superficie scolante servita dalla
rete di drenaggio.
Assumendo un coefficiente di afflusso pari a 0,85 si ottiene:
0,85 x 5 mm x 1.892 m2=8,04 m3
a fronte di una capacità delle vasche di accumulo di 11 m3.
Le acque di dilavamento, o di seconda pioggia, sono raccolte nella vasca posta a valle del
disoleatore.
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Con tale tipo di impianto è garantito:
a) raccolta delle acque per il successivo conferimento a mezzo di ditte autorizzate ad impianti
di trattamento gestito da terzi;
b) processo di grigliatura, disabbiatura e disoleatura così come previsto dai dettami legislativi.
AUTORIZZAZIONE NORMATIVA PREVISTA DAL D.LGS. 152/06 E S.M.I. –
Vale la pena evidenziare che l’impianto in oggetto, nel suo indirizzo progettuale è capace di
trattare le acque meteoriche di dilavamento e soddisfa appieno il requisito di raccolta dei
primi 5 mm di pioggia ricadenti sull’area per destinarli ad impianti di trattamento di terzi.
ESCLUSIONE.
Considerato che l’art. 74 lett. ff) del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. definisce quale scarico qualsiasi
immissione di acque reflue in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente
dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione, tenuto conto altresì
che, per tutti i comportamenti e le fasi di gestione dei rifiuti diversi dallo “scarico” come
attualmente definito, ancorché costituiti da acque reflue, trova applicazione il D.Lgs.
05/02/1997 n.22 e s.m.i. (D.Lgs. 152/06) (vedi Cass., Sez. III, 3.8.1999, n.2358, Belcani); in
quanto le acque vengono convogliate in vasca o cisterna per essere successivamente
trasportato altrove, pertanto non si applica la normativa sulle acque, bensì quella sui rifiuti
(D.Lvo n. 152/06), e ciò lo si evince inequivocabilmente dal combinato disposto degli art. 185
c. 1 lett. b) D.Lgs. 152/06 e art. 110 D.L.vo n. 152/06 (vedi Cass., Sez. III, 24.10.2001,
n.38120).
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Pertanto, per quanto riguarda l’Autorizzazione allo scarico delle acque, ai sensi del D.Lgs.
152/06 e s.m.i., si precisa che l’attività non è soggetta ad autorizzazione ai sensi del D.Lgs.
152/06 e s.m.i., poiché non si configura quanto previsto dall’art. 74 c. 1 lett. ff) atteso che le
acque raccolte sono rifiuti liquidi e quindi da conferire a ditte all’uopo autorizzate per lo
smaltimento ai sensi del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii..
INTERVENTI SULL’IMPIANTO PRESENTE PER ADEGUAMENTO AL R.R. N.
26 del 09/12/2013.
Fermo restando quanto precedentemente riportato, In ottemperanza a quanto previsto dall’art.
22 del Regolamento Regionale n. 26 del 09/12/2013, risulta che:
- L’attività di recupero di rifiuti speciali non pericolosi ex artt. 214 e 216 del D.Lgs. 152/06
e s.m.i. svolta nel sito della Società “METALRECUPERI s.r.l.” così come descritta
nell’allegata relazione tecnica, risulta tra quelle contemplate all’art. 8 comma 2 lettera m) del
precedente Regolamento come: ”Depositi di rifiuti, centri di raccolta e/o gestione e
trasformazione degli stessi” ;
- L’art. 9 comma 1 dello stesso Regolamento recita: “Tutte le superfici scolanti delle attività
di cui all’art. 8 della presente disciplina devono essere impermeabilizzate e dotate di una
apposita rete di raccolta e convogliamento, dimensionata sulla base di volumi di acqua relativi
alla portata di piena calcolata, sulla base delle caratteristiche pluviometriche dell’area scolante,
con un tempo di ritorno non inferiore ai 5 (cinque) anni e dotata di un sistema di deviazione
idraulica, attivo o passivo, che consenta di separare le acque di prima pioggia dalle acque di
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dilavamento successive. Il comma 2 dello stesso articolo prevede:” Le acque di prima pioggia e
di lavaggio devono essere avviate ad apposite vasche di raccolta a perfetta tenuta stagna” ed il
comma 3 prevede:” Le acque meteoriche di dilavamento successive a quelle di prima pioggia
devono essere comunque trattate secondo quanto stabilito all’art. 10 della presente disciplina”.
Necessita a questo punto fare delle precisazioni.
L’attività svolta e i materiali trattati dalla Società committente consentono di affermare che
all’interno del sito non vengono movimentate sostanze pericolose di cui alle tabelle 3A e 5
dell’allegato 5 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i..
Tale affermazione risulta suffragata dalle modalità operative di allontanamento delle acque
meteoriche operata dalla Società nel corso dell’attività. Infatti da una attenta lettura delle
certificazioni analitiche effettuate prima dell’allontanamento, a mezzo di ditte autorizzate, delle
acque meteoriche raccolte, è possibile rilevare l’assenza di sostanze precedentemente
richiamate ed i soli inquinanti presenti sono identificabili negli idrocarburi derivanti dai veicoli
utilizzati per la movimentazione dei materiali ed in transito nel sito per le operazioni di carico
e scarico.
Al fine di adeguare l’impianto a quanto prescritto dal Regolamento Regionale n. 26 del
09.12.2013, si passerà a descrivere gli interventi necessari:
a- dovrà essere creato un sistema di deviazione che consente di separare le acque di prima
pioggia stoccandole in idonee vasche a tenuta stagna, da quelle successive di dilavamento per
le quali è da prevedere il trattamento di grigliatura, dissabbiatura e disoleazione;
L’impianto nella sua veste definitiva avrà la seguente configurazione:
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3,2 m
2 m 1,97 m
3,2 m
griglia
ACQUE DI PRIMAPIOGGIA
Disoleatore tipo
Planoil 41
2 m
2,6 m
griglia Disoleatore tipo
Planoil 41
scarico acque di prima pioggia medianteimpianto di sollevamento comandatoda temporizzatore
accumulo temporaneoacque di dilavamento
accumulo temporaneoacque di dilavamento
Alla luce della definizione data dal Regolamento Regionale circa le Acque di prima pioggia,
ossia:”Acque di prima pioggia: le prime acque meteoriche di dilavamento relative ad ogni
evento meteorico preceduto da almeno 48 (quarantotto) ore di tempo asciutto, per una
altezza di precipitazione uniformemente distribuita:
- di 5 (cinque) mm per superfici scolanti aventi estensione, valutata al netto delle
aree a verde e delle coperture non carrabili che non corrivano sulle superfici scolanti
stesse, inferiore o uguale a 10.000 (diecimila) mq;” omissis.
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Nel nostro caso, considerando un coefficiente di afflusso pari a ψψψψ = 0,85, meglio specificato
nel proseguo della presente relazione, si ottiene che la capacità C delle vasche dedicate alle
acque di prima pioggia risulta:
C = ψψψψ * 5 mm * S = 0,85 * 0,005 * 1.892 = 8,04 m3
a fronte di una capacità di accumulo complessivo di oltre 11 m3. Il sistema di deviazione
idraulica previsto è del tipo passivo e sarà realizzato nel pozzetto deviatore a monte del
disoleatore grazie a due diverse altezze di immissione nelle varie parti dell’impianto.
In questa maniera si è realizzato il trattamento previsto per le acque di prima pioggia le
quali, per le premesse fatte circa i materiali movimentati, non potranno che essere
“inquinate” da particelle di idrocarburi e olii derivanti dalla movimentazione di veicoli sul
piazzale Aziendale; le stesse trascorse 48 ore dall’evento piovoso subiranno, come per le
acque di dilavamento, il trattamento di disoleazione a mezzo di disoleatore – dissabbiatore
presente nell’impianto.
Come già avviene attualmente, le sostanze inquinanti (sabbie ed olii raccolti nel disoleatore)
continueranno ad essere allontanate periodicamente a mezzo di ditte autorizzate.
Le premesse fatte circa l’assenza di sostanze pericolose di cui alla tabella 3A e 5
dell’allegato 5 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. hanno portato alla scelta progettuale di
trattare le acque meteoriche di prima pioggia sottoponendole al trattamento di
disoleazione (in aggiunta alla grigliatura e dissabbiatura) per poi allontanarle
mediante spandimento sul suolo (come per le acque di dilavamento).
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Al fine di chiarire l’impostazione della gestione delle acque meteoriche da parte dell’Azienda
(LOTTO A), si riporta di seguito uno schema di flusso
ACQUE DI PRIMA
PIOGGIA
STOCCAGGIO IN
VASCA DI RACCOLTA
IMPIANTO RACCOLTA
E TRATTAMENTO
ACQUE METEORICHE
DISOLEATORE –
DISSABIATORE
PLANOIL
ACQUE DI
DILAVAMENTO
GRIGLIATURA
POZZETTO DEVIATORE
STOCCAGGIO IN VASCA DI
RACCOLTA PER
SUCCESSIVO
ALLONTANAMENTO DA
DITTE AUTORIZZATE
ENTRO 48 ORE
DALL’EVENTO PIOVOSO
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RIUTILIZZO DELLE ACQUE METEORICHE DI DILAVAMENTO (LOTTO A)
Secondo quanto previsto dall’art. 2 comma 2 del Regolamento Regionale n. 26 del
09/12/2013, è obbligatorio il riutilizzo delle acque meteoriche di dilavamento finalizzato alle
necessità irrigue, domestiche, industriali ecc..
L’attività indagata, così come descritta nella relazione tecnica agli atti, non necessita di acqua per
il proprio ciclo produttivo.
Relativamente a necessità irrigue, anche tale evenienza non può essere considerata in quanto
all’interno del sito non sono presenti aree a verde e non è possibile prevederne il
posizionamento dato lo sfruttamento delle aree presenti per l’attività (vedasi elaborati grafici
allegati).
Pertanto l’allontanamento delle stesse avverrà tramite allontanamento delle acque di
dilavamento, previo trattamento di grigliatura, dissabbiatura e disoleazione, a mezzo di ditte
autorizzate.
LOTTO B
Per quel che concerne il LOTTO B, ossia la parte in ampliamento distinto in catasto al foglio
25 p.lle 9 – 11 – 34 - 135 del Comune di Valenzano (BA), La superficie complessiva
dell’impianto è di 7.307 m2 circa. Su tale area insisterà un opificio industriale all’interno del
quale trova ubicazione un’area destinata a servizi igienici degli operai e locali spogliatoio mentre
al primo piano sono ubicati i locali ufficio. L’estensione di tale opificio è di 900 m2 circa. L’area
scoperta sarà completamente pavimentata in cls ed una parte di essa, di estensione pari a 530 m2
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circa rimarrà a verde ed utilizzata per lo spandimento sul suolo delle acque meteoriche raccolte,
per il posizionamento dell’impianto di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche e per
l’installazione dei pozzi disperdenti nonchè zona di rispetto per la strada Vicinale La Croce.
L’impianto sarà costituito da griglie intercettatrici (vedasi elaborati grafici) delle dimensioni di
0,8 x 0,4 x 10 [m] che convogliano le acque in una vasca di raccolta delle dimensioni di 3,5 x
3,5 x 3,0 [m] utili per una capacità di circa 37 m3 circa.
A valle di questa vasca di raccolta è presente un disoleatore - dissabbiatore del tipo PLANOIL.
Segue quindi una vasca di raccolta delle acque trattate, del diametro interno di 2 m e di altezza
pari a 2,85 m utili per una capacità di circa 9 m3 circa.
L’impianto descritto in precedenza è meglio evidenziato nella planimetria che segue:
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- Interventi di cui al punto 7 lettera zb) ed al punto 8 lettera c) dell’Allegato IV della parte II del D.Lgs. 152/06.
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Sez. A - A Sez. B - B
olii -idrocarburi
leggeri
sabbie
in acqua
disoleata
3500
3000 2000
2850
Ø 2460
3700
A
A
B B3500
20002350
Come si potrà notare sulla prima vasca, destinata ad accogliere le acque di prima pioggia è
presente un basamento in cls idoneo ad accogliere un impianto di depurazione di tali acque
fornito dalla ditta DEPURECO. Infatti è intenzione Aziendale provvedere alla raccolta ed al
trattamento in loco di tali acque in modo da destinare le acque trattate a due pozzi disperdenti
il cui dimensionamento è riportato nell’allegata relazione a firma del dott. Geol. Alberto
Piscazzi.
Acque di dilavamento
Come definite all’art. 3 comma 1 lett. a) del Decreto C.D.E.A. 21/11/03 n. 282 “ Criteri per la
disciplina delle acque meteoriche di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne, di cui all’art.
113 D.Lgs. 152/06, le acque di dilavamento sono disciplinate dall’Art. 5 del Decreto C.D.E.A.
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21/11/03 n. 282 “ Criteri per la disciplina delle acque meteoriche di prima pioggia e di
lavaggio delle aree esterne”, di cui all’art. 113 D.Lgs. 152/06 devono essere sempre sottoposti
a trattamenti di grigliatura e dissabbiatura; è demandata alla facoltà del progettista valutare la
necessità di un trattamento di disoleazione. L’immissione di tali acque non è assoggettata ad
alcun limite di emissione di nessuna Tabella di cui all’allegato 5 del D.Lgs. 152/06. Bisogna
tenere presente che tutte le acque di dilavamento devono essere obbligatoriamente sottoposte
a trattamento di grigliatura e dissabbiatura facendo salva la facoltà dell’Autorità competente
(nella fattispecie la Provincia di Bari) di richiedere anche la disoleazione. Risulta evidente
che per progettare bene tali trattamenti è necessario stabilire la portata Q con cui tali acque
attraversano i siffatti sistemi: da qui la necessità di calcolare la curva di possibilità climatica con
un tempo di ritorno non inferiore a 5 anni. E’ sensibilità del progettista valutare se il contesto
generale suggerisce tempo di ritorno più lunghi. Cio’ premesso passiamo ad analizzare
l’idraulica delle acque meteoriche e la curva di probabilità pluviometrica del sito di interesse.
L’idraulica delle acque meteoriche
Il sistema idraulico di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche prevede il
convogliamento delle acque piovane, tramite opportuni dispositivi (griglie, caditoie, ecc.) dalle
superfici esposte (coperture, piazzali, viabilità interna, etc. alle conduttore di adduzione ai
corpi recettori (aste fluviali, fognature, ecc.). I criteri di progettazione alla base del
dimensionamento del sistema idraulico sono principalmente due:
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• criterio di natura climatologia: consistente nella determinazione dell’altezza di pioggia di
progetto e della durata dell’evento più sfavorevole da considerare;
• criterio geometrico: consistente nell’identificazione delle aree di influenza e nel
dimensionamento della rete di deflusso delle acque.
I dati climatologici, dai quali è possibile dedurre l’altezza e la durata delle piogge, sono
ricavabili dalle informazioni registrate dalle stazioni pluviometriche vicine alla zona di
interesse. Normalmente i valori da prendere in considerazione sono quelli che hanno
probabilità di verificarsi con un periodo di ritorno non inferiore a dieci anni. Nel caso di
sistema di raccolta di acque meteoriche su superfici limitate è sufficiente, per il
dimensionamento della rete idraulica, prendere in considerazione la sola altezza di pioggia
massima: in pratica si prenderà in considerazione l’altezza di pioggia che cade in un dato
tempo fissato nella stagione più piovosa. In merito alla determinazione dell’area di influenza, le
superfici da computare sono tutte quelle pavimentate (terrazzi, tetti, piazzali, viabilità e arre
pavimentate in genere). Nei casi considerati comprendenti stabilimenti industriali di piccole e
medie estensioni, le superfici orizzontali sono da considerarsi nella loro totalità atteso che tali
superfici siano impermeabili all’acqua (pavimentazioni in asfalto, cemento, etc.). In pratica
siamo in presenza di situazioni nelle quali le acque di scorrimento superficiali siano raccolte su
superfici con diversa permeabilità; in tali casi sarà opportuno considerare diversi coefficienti di
afflusso ψ come riportato nell’espressione:
q= ψψψψ * j * S
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dove:
q= portata in m3/s
j = intensita di pioggia in m/s
S= superficie considerata m2
ψ= coefficiente di afflusso
Bisogna tenere presente che il volume di afflusso meteorico è inferiore a quello di afflusso alla
rete di raccolta in quanto una parte dell’acqua va perduta per evaporazione e per infiltrazione
nel terreno. E’ possibile definire coefficiente di afflusso (o di assorbimento) il rapporto tra i
primi due volumi, quest’ultimo pari al prodotto dell’intensità di pioggia per la superficie:
S*(t)jτ(t)/
r(t)
b(t)/
rψ(t) ϕϕϕ ==
Il coefficiente di afflusso ψ(t) aumenta con la durata della pioggia.
Riportando i valori dei coefficienti di afflusso, relativi a piogge della durata di 1 ora in
funzione delle caratteristiche della superficie scolante, valide per superfici piatte o con piccola
pendenza, risulta (fonte normative tecniche ATV):
Caratteristiche della superficie scolante coefficiente di afflusso
Tetti in metallo o ardesia 0.95 Tetti normali in tegole di laterizio e cartone catramato 0.90 Tetti di cemento amianto 0.5 – 0.70 Lastricato di asfalto e marciapiede con manto impermeabile 0.85 – 0.90 Lastricato in pietra o legno, con commessure sigillate 0.75 – 0.85 Lastricato in pietre di grande taglio senza sigillatura dei giunti 0.5 – 0.7 Massicciata in macadam all’acqua e lastricati in pietre di piccolo taglio 0.25 – 0.60 Viali inghiaiati 0.15 – 0.30 Superfici non edificate, ferrovie 0.1 – 0.2 Superfici di parchi e giardini 0 – 0.1
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Su terreni con forte pendenza, si possono applicare le correzioni in aumento riportate in
tabella:
Pendenza del terreno Aumento del coefficiente di afflusso
In % % del valore aggiunta 0-5 100 0 6.4 90 0.10 7.9 80 0.20 9.4 70 0.30 10.9 60 0.40 12.4 50 0.50 13.9 40 0.60 15.5 30 0.70 17.0 20 0.80 18.5 10 0.90
20 e più 0 1
Tutto ciò premesso, tenuto conto che la superficie sulla quale verrà svolta l’attività in esame
sarà pavimentata con calcestruzzo (coefficiente di afflusso pari a 0.75), che la stessa
superficie è datata di opportuna pendenza (fattore di correzione del coefficiente di afflusso
pari a 0,10) si può considerare per tale superficie di raccolta un coefficiente di afflusso pari a
0,85.
Curva di probabilità pluviometrica
Il criterio di progettazione del sistema idraulico di raccolta delle acque meteoriche porta alla
analisi della curva pluviometrica della località in esame. Le indagini sulle piogge sono dirette
alla determinazione del legame che intercorre tra l’altezza della precipitazione verificatasi in
una data stazione pluviometrografica, la sua durata e la sua frequenza probabile con cui tale
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altezza può verificarsi. Dalle registrazioni pluviografiche è possibile selezionare gli eventi più
intensi e per ognuno di essi ricavare la massima altezza di pioggia caduta per tutta la durata
dell’evento e per le durate intercalari. Considerando un certo numero di eventi, per ogni
durata, i valori delle precipitazioni possono essere ordinati in senso decrescente. L’ordine
rappresenta il numero delle volte che, nel periodo di osservazione, si è verificata, per la durata
considerata, una pioggia di intensità uguale o superiore. I punti di pari ordine possono essere
uniti da una spezzata o, meglio, dalla curva che li inviluppa: la curva dei punti dell’ordine i-
esimo inviluppo dicesi “curva di possibilità climatica dell’i-esimo ordine delle piogge intense”.
Tale curva presenta sempre la concavità rivolta verso il basso, dato che con l’aumento della
durata l’intensità media di pioggia diminuisce. Le curve di possibilità climatica possono
esprimersi con l’espressione:
h = a * tn (1)
(h altezza di pioggia in millimetri, t durata corrispondente in ore, a ed n parametri caratteristici
della curva).
L’analisi condotta in questa maniera ammette implicitamente che l’ordine di una pioggia
rappresenti, oltre che la frequenza con cui essa si è manifestata in passato, anche la probabilità
che si verifichi in futuro. E’ preferibile elaborare i dati delle piogge intense con metodi
statistici che consistono nel ricercare la distribuzione di probabilità che meglio approssima la
curva di frequenza cumulata dei campioni costituiti dai massimi annuali delle precipitazioni di
differente durata.
Per la presente trattazione adotteremo la distribuzione di Gumbel.
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−
−=1
lnln1
T
Tuh
α (2)
in cui h = precipitazione, T = tempo di ritorno, u ed α parametri valutabili con le relazioni:
su h *450,0_
−=
s
283,1=α
ove h_
= media delle h
ed s = scarto quadratico medio delle h.
Si procede pertanto nel modo seguente:
• Per ogni anno si cercano le precipitazioni di massima intensità connesse alle durate
prescelte e ricavabili dal Servizio Idrografico Italiano.
• Si calcolano per ogni durata i parametri u ed α.
Si individuano con la relazione (2) i valori della variabile connessi con particolari valori del
tempo di ritorno T (5,10,30,50,100 anni); in corrispondenza di ogni tempo di ritorno i valori
ricavati per le massime altezze di precipitazione vengono posti in un grafico logaritmico log h
- log t in funzione delle rispettive durate t. In generale si verifica un buon allineamento dei dati
attorno ad una o più rette delle quali potranno quindi darsi le espressioni del tipo (1). Il
parametro a è il valore di h corrispondente a t = 1 ora; n la pendenza della retta.
Dai dati dell’Ufficio Idrografico e Mareografico di Bari per la stazione di Bari (Facoltà di
Ingegneria), considerando un periodo di osservazione di 22 anni si ottiene:
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TABELLA 1 - OSSERVAZIONI AL PLUVIOMETRO
STAZIONE PLUVIOMETRICA
DI: BARI BARI
BACINO : INGEGNERIA
QUOTA:
Anni di osservazione 22
INTERVALLO DI ORE
1 3 6 12 24
Anno h(mm) h(mm) h(mm) h(mm) h(mm)
1975 25,60 27,80 34,60 45,00 66,80
1976 40,40 65,60 72,80 74,80 74,80
1977 23,80 35,00 36,40 40,60 50,60
1982 40,00 49,00 56,80 57,00 91,00
1983 30,20 35,60 38,00 51,20
1984 21,00 30,40 60,40 77,00
1985 37,00
1986 31,20 33,40
1987 18,00 30,00 31,00 38,60 55,00
1988 19,20 22,60 22,80
1989 25,20 25,20 25,20 25,20 25,20
1990
1991 20,80 32,60 34,40 44,00 48,20
1992 30,60 55,00 56,60 66,80 67,60
1993 26,40 30,00 30,00 36,20 52,20
1994 17,00 25,00 28,40 41,40 44,60
1995 29,60 31,40 31,40 35,00 59,60
1996 19,60 19,60 24,00 39,00 50,00
1997 22,00 31,80 32,60 43,60 54,00
1998
1999 23,40 25,20 25,80 26,00 38,00
2000 28,20 38,20 42,80 49,80 76,80
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Curve di probabilita' pluviometrica
y = 25,177x0,2641
y = 30,408x0,255
y = 35,43x0,2486
y = 41,935x0,2424
y = 46,812x0,2388
10,00
100,00
1000,00
0 1 10 100t (ore)
h (
mm
)
Osservando la prima curva, corrispondente ad un periodo di ritorno di 5 anni, si osserva che
l’espressione che la rappresenta è la seguente:
2641,0*177,25 th =
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Procedendo nel calcolo del volume della vasche di raccolta delle acque di dilavamento, si
ottiene:
q= ψψψψ * j * S = 0,85 * 0,02518 * 6.777 = 145,05 m3/h
L’area presa in considerazione è l’intera area del lotto.
La portata calcolata, scaturita dalla pura applicazione della formula razionale per il calcolo del
deflusso del bacino scolante, non tiene conto del volume di invaso parziale e della capacità di
laminazione delle superfici che ridurranno sensibilmente tale valore. Inoltre tale portata potrà
verificarsi nel corso dell’evento massimo stimato in poche unità di volte l’anno. Per passare ad
una trattazione meno teorica del fenomeno, si considererà una quantità di giorni piovosi,
stimabili in maniera probabilistica, di 20 giorni piovosi/anno caratterizzati da una intensità di
precipitazione maggiore o uguale al tempo di ritorno considerato di 5 anni. Inoltre l’area
utilizzata nella trattazione precedenza equivale a quella dell’intero sito depurata dell’area a
verde (7.307 – 530 = 6.777 m2 circa).
Verifica della capacità delle vasche
L’area da destinarsi all’attività risulta censita in catasto al foglio 25 p.lle 9 – 11 – 34 - 135 del
Comune di Valenzano (BA) ed ha una estensione complessiva di 7.307 m2 circa. La
planimetria che segue indica la disposizione dell’area impostata per la seguente trattazione:
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Come descritto precedentemente l’impianto, sia per quanto concerne il disoleatore che le
vasche di accumulo, è idoneo alla raccolta e trattamento delle acque di prima pioggia. Sono
considerate acque di prima pioggia quelle corrispondenti, per ogni evento meteorico, ad una
precipitazione di 5 mm uniformemente distribuita sull’intera superficie scolante servita dalla
rete di drenaggio; ai fini del calcolo delle portate si stabilisce che:
• il coefficienti di afflusso alla rete, come descritto nel paragrafo precedente, si assumono
pari a:
a) 1 per superfici coperte, lastricate od impermeabilizzate;
b) 0.3 per quelle permeabili di qualsiasi tipo;
c) 0 (escludendo dal computo) per le superfici coltivate
Assumendo un coefficiente di afflusso unitario, si ottiene:
0,85 x 0.005 m. x 6.777 m2 = 28,80 m3
a fronte di una capacità di accumulo di 37 m3.
Le acque di dilavamento, o di seconda pioggia, sono raccolte nella vasca posta a valle del
disoleatore.
Per l’impianto precedentemente descritto è prevista la presenza di una valvola di
intercettazione con galleggiante che esclude l’immissione di acque dalle griglie alla prima vasca
di accumulo (acque di prima pioggia) nel momento in cui vengono raccolti i previsti 5 mm.
Come gia richiamato in precedenza è volontà del Committente destinare tali acque ad un
impianto di trattamento in loco che per trattative in corso dovrebbe essere fornito dalla ditta
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DEPURECO. Le acque in uscita da tale impianto saranno destinate alla rete di sub
irrigazione e/o spandimento sul suolo.
In ogni caso, in fase di avvio del sito e qualora situazioni non prevedibili alla data odierna non
consentissero l’acquisto di tale impianto di depurazione, tali acque saranno allontanate
(affidandole a ditte autorizzate) entro 48 ore quando gli eventi meteorici saranno tali da
riempire la prima vasca in un’unica soluzione, in modo da preparare l’impianto ad accogliere
eventuali nuove precipitazioni.
Le acque di dilavamento, o di seconda pioggia, dopo il trattamento di dissabbiatura e
disoleatura, saranno immesse in due pozzi disperdenti il cui dimensionamento è riportato nella
relazione a firma del dott. geol. Alberto Piscazzi.
Risultano assicurati adeguati valori del tempo di ritenzione, della portata specifica, della
velocità di traslazione e della velocità di risalita delle particelle oleose all’interno del
dissabbiatore - disoleatore. Infatti la zona di calma prevista all’ingresso del disoleatore riduce la
velocità dell’influente e di conseguenza le sostanze presenti, caratterizzate da un peso specifico
minore dell’acqua risalgono per galleggiamento, mentre quelle più pesanti, sotto l’azione della
gravità precipitano sul fondo.
E’ necessario sottolineare che la disciplina delle Autorizzazioni delle acque meteoriche di
prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne di cui all’art. 113 del D.Lgs. 152/06 (Decreto
C.D.E.A. 21/11/03 n. 282) che dilavano da pertinenze di stabilimenti industriali, nonché da
strade e piazzali destinati alla movimentazione e deposito di mezzi e materiali che possono dar
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luogo al rilascio di sostanze pericolose di cui alle tabelle 3A e 5 dell’allegato 5 del D.Lgs.
152/06, prevedono la raccolta in vasca stagna dei primi 5 mm di pioggia e il:
trattamento in loco fino al limite di emissione di cui alla tabella 3 e tabella 4 dell’allegato 5
del D. Lgs. 152/06;
trattamento presso impianti di depurazione terzi a mezzo autospurgo ai sensi dell’art. 185
del D.Lgs. 152/06.
Tutto ciò premesso, è possibile affermare che l’impianto da installarsi è conforme ai dettami
Decreto C.D.E.A. 21/11/03 n. 282 ed al Regolamento Regionale n. 26 del 09/12/2013 per i
seguenti motivi:
1. La capacità complessiva è adeguata all’estensione dell’area da adibirsi per l’esercizio
dell’attività;
2. E’ assicurato il trattamento di tutte le acque raccolte ovvero:
• Grigliatura
• Sedimentazione- Dissabbiatura
• Disoleazione;
3. E’ assicurata la raccolta ed il trattamento delle acque di prima pioggia;
4. Relativamente al riutilizzo in loco delle acque raccolte, è previsto l’utilizzo di parte delle
acque raccolte per l’abbattimento delle polveri come descritto precedentemente, e la
restante parte verrà smaltita sul suolo e nel primo strato anidro del sottosuolo tramite
pozzi disperdenti.
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Sviluppo lineare delle condotte disperdenti ed ubicazione delle stesse
Lo sviluppo lineare delle condotte disperdenti viene riportata nella planimetria allegata alla
presente relazione.
Per passare ad una trattazione meno teorica del fenomeno, si considererà una quantità di
giorni piovosi, stimabili in maniera probabilistica, di 20 giorni piovosi/anno caratterizzati da
una intensità di precipitazione maggiore o uguale al tempo di ritorno considerato di 5 anni.
Per la trattazione che segue si farà riferimento alla portata complessiva interessante l’intera
area destinata all’attività:
q= ψψψψ * j * S = 0,85 * 0,02518 * 6.777 = 145,05 m3/h
Ciò premesso, la disponibilità di acqua meteorica, su base annua, da destinare alla sub
irrigazione, risulta essere:
anno
l
anno
mpiovosieventiQannua 000.901.2901.220*05,145
3
===
che equivalgono a:
h
l
die
lQdie 16,33195.947.7
365
000.901.2===
Dalla relazione geologica ed idrogeologica a firma del dott. Alberto Piscazzi risulta il massimo
carico idraulico specifico superficiale (valore medio mensile) risulta pari a 267,86 [l/( m2 *h)].
Prevedendo un sistema di sub irrigazione a goccia, con il carico idraulico di 331,16 l/h, risulta
una superficie di terreno necessaria pari a:
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24,186,267
16,331==A m2
Il layout organizzativo dell’Azienda offre la possibilità di prevedere una condotta disperdente
lungo la zona alberata indicata con s.i. in planimetria della lunghezza di 49 m. circa.
Si ottiene quindi una area completa interessata dall’impianto di sub irrigazione, con larghezza
delle singole trincee di 1 m circa, pari a:
8,582,1*49 ==A m2
notevolmente superiore a quanto richiesto dalla capacità assorbente del terreno.
Assumendo la distanza tra i singoli ugelli di 0.5 m, il numero totale di ugelli per una condotta
di lunghezza complessiva pari a 49 m è di 98.
Considerando ugelli in grado di erogare 5 l/h con pressione di esercizio pari a 15 m di colonna
d’acqua, risulta che la portata complessiva erogata è di:
h
lQerogata 490598 =∗=
Dovendosi erogare 351,26 l/h il tempo complessivo di erogazione risulta pari:
hT ocomplessiv 68,0490
16,331==
Si prevedono quindi almeno 5 erogazioni pari a:
16,85
6068,0=
∗=unitarioT min circa
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La pompa di pressurizzazione sarà dimensionata sulla portata di 600 l/h e della portata di
flussaggio occorrente per la pulizia delle linee di distribuzione con una portata in grado di
raggiungere velocità nelle singole tubazioni di 0,6 – 0.8 m/s.
La trattazione precedente scaturisce da una preliminare analisi delle modalità di smaltimento
delle acque meteoriche.
Riepilogando, si riporta di seguito la modalità di trattamento delle acque meteoriche che sarà
implementata all’interno del sito oggetto di ampliamento (LOTTO B).
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ACQUE DI 1^ PIOGGIA ACQUE DI 2^ PIOGGIA O
DILAVAMENTO
vasca di raccolta delle acque di
prima pioggia
Grigliatura, disabbiatura, e
disoleazione in disoleatore tipo
PLANOIL
Depurazione a mezzo di impianto
della società DEPURECO per le
acque di 1^ pioggia
Accumulo in vasca per
successivo scarico mediante
pozzi disperdenti
Scarico sul suolo delle acque di
1^ pioggia depurate con condotta
fuori terra
Scarico in pozzi disperdenti nel
primo strato anidro del
sottosuolo.
IMPIANTO RACCOLTA
E TRATTAMENTO
ACQUE METEORICHE
GRIGLIA DI CAPTAZIONE E
RACCOLTA DELLE ACQUE
METEORICHE
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*******
Pertanto, come si può evincere dalla lettura della matrice riassuntiva delle significatività
(IMPATTI), da una analisi dei fattori causali di impatto (sversamenti di rifiuti liquidi
all’esterno, incendio, ecc.), si ritiene che il verificarsi di rischi particolari in seguito alla gestione
dell’impianto, comprensivo degli interventi di mitigazione presenti e degli accorgimenti
procedurali previsti, possa indurre impatti sull’ambiente idrico di bassa e media significatività
A loro volta, tali impatti, si ripercuotono negativamente su varie componenti ambientali
(“ambiente idrico”, “suolo e sottosuolo”, “vegetazione flora e fauna”) in maniera poco
significativa.
A) Componente acustica:
1. recinzione perimetrale in cls di altezza media superiore ai 3,00 metri;
2. impianto operativo solamente in orario diurno;
3. utilizzo di utensileria manuale per la maggior parte delle operazioni;
4. utilizzo di macchinari conformi alle direttive comunitarie ed alle leggi in materia di
sicurezza sui luoghi di lavoro soprattutto per la movimentazione dei materiali.
B) Componente polveri:
in realtà la tipologia di materiale da manipolare all’interno del sito permette una ragionevole
tranquillità operativa; nella eventualità, sebbene remota, di presenza di materiale polverulento
verranno adottate le seguenti misure mitigative:
- l’area dedicata all’attività di stoccaggio di tali materiali, come del resto l’intero sito, è dotata
di recinzione di altezza media superiore ai 3,00 metri;
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- la pavimentazione delle strade e dei piazzali, percorsi da mezzi di trasporto dovranno essere
tenute in buono stato di pulizia e manutenzione;
Dalla valutazione dell’analisi degli impatti emerge che la proposta della Società
“METALRECUPERI S.R.L.” non avrà alcun impatto negativo sull’ambiente circostante
per cui non si ha necessità di approfondire caratteristiche quali “durata”, “frequenza” e
“reversibilità” dell’impatto.
MOTIVAZIONI E GIUSTIFICAZIONI DI CARATTERE ECONOMICO,
SOCIALE, AMBIENTALE DELL'INTERVENTO PROPOSTO
L'attività che la società “METALRECUPERI S.R.L.” vuole implementare ossia
l’ampliamento della attuale attività al sito descritto ampiamente nei paragrafi precedenti, è in
sintonia con quanto impone la normativa nazionale e regionali e di settore, orientata alla
riduzione delle quantità, dei volumi dei rifiuti da avviare allo smaltimento, potenziando
l’attività di riutilizzo, riciclaggio e di recupero degli stessi.
Lo sviluppo dell'ecologia industriale stabilisce nuovi modelli e regole produttive per le
industrie e le responsabilizza nei confronti dell'ambiente anche nel settore produttivo,
determinando un incremento della domanda di materie prime riciclate.
Si riportano di seguito alcune considerazioni in merito ai benefici derivanti dall'insediamento
proposto. Essi sono:
- raccolta di rifiuti considerati pericolosi in area appositamente attrezzata;
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- separazione delle materie riciclabili ed immissione delle stesse nel mercato dell'usato e/o riciclabili (plastica,
vetro, ecc);
- gestione conforme ai dettami legislativi di salvaguardia.
In sintesi, con la realizzazione e la messa in esercizio dell'opera proposta dalla società
“METALRECUPERI S.R.L.” si favorisce una riduzione del consumo e ad un più
efficiente utilizzo delle risorse naturali e un minore impatto ambientale dei rifiuti prodotti
dalla fine del ciclo dei beni utilizzati.
VALUTAZIONI CONCLUSIVE
Da quanto su esposto, il progetto presentato dalla società “METALRECUPERI S.R.L.”
per la realizzazione dell’ampliamento proposto avrà un impatto ambientale di modesta
rilevanza.
Si rilascia per gli usi consentiti dalla Legge.
Bari, novembre 2014
I TECNICI
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