Rel Pat solesino - Comune di Solesino | Provincia di Padova · Sicurezza sismica 22. ... Regione...

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Relazione Geologica PAT Solesino

STUDIO BORELLA 2

INDICE

1. LIMITI AMMINISTRATIVI 3

2. METODOLOGIA DI LAVORO 4

3. IL QUADRO CONOSCITIVO 4

4. CLIMA 5

5. PRINCIPALI OBIETTIVI DEL PAT 6 5.1 Sistema ambientale 6

5.2 Difesa del suolo 6

6. GEOLOGIA REGIONALE 7

7. ASSETTO GEOMORFOLOGICO 9 7.1. Carta geomorfologica 10

8. ASSETTO GEOLITOLOGICO 11 8.1. Carta Litologica 11

8.2. Permeabilità dei suoli 11

9. ASSETTO IDROGEOLOGICO 12 9.1. Idrografia superficiale 12

9.2. Rischio idrogeologico e idraulico 12

9.3. Acque sotterranee 13

9.4. Elaborazione cartografica 14

10. CARTA DELLE FRAGILITÀ-COMPATIBILITÀ GEOLOGICA 15 10.1 Aree idonee 15

10.2. Aree idonee a condizione 16

10.3. Aree non idonee 17

10.4. Aree a dissesto idrogeologico e idraulico 18

10.5. Norme tecniche di attuazione generali. 19

11. NORME PER LA SICUREZZA DEL TERRITORIO 19 11.1. Sicurezza geologica del territorio 19

11.2. Sicurezza idrogeologica ed idraulica del territorio 19

11.3. Sicurezza sismica 22

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PREMESSA

La Legge regionale 23 aprile 2004 n° 11 “Norme per il governo del territorio”, con i relativi atti

di indirizzo, ha avviato un processo di innovazione che riguarda sia le modalità e le

procedure della pianificazione del territorio, sia le caratteristiche ed i contenuti delle

strumentazioni urbanistiche e territoriali.

A livello comunale il Piano di Assetto del Territorio (P.A.T.) rappresenta il nuovo strumento di

pianificazione strutturale dell’intero territorio comunale.

Dal punto di vista geologico il PAT, in coerenza con gli Atti di Indirizzo (art. 50 lettera a) e f)

della L.R. 11/04) e le "Grafie geologiche per la pianificazione territoriale" (Dgrv n.615/96),

prevede i seguenti tipi di elaborati:

Elaborati di analisi del Quadro conoscitivo

Elaborati del Quadro progettuale (carta delle invarianti, carta delle fragilità-compatibilità

geologica)

Relazione geologica.

Gli elaborati cartografici devono essere informatizzati tramite l’uso di strumenti GIS

(Geographic Information System) in formato shape e su base C.T.R.N. (art. 50 lettera a)

L.R.11/04).

Lo studio, oltre a definire le caratteristiche, la genesi e l'evoluzione naturale del territorio,

deve permettere di valutare l’attitudine a supportare le diverse tipologie di interventi possibili

e le conseguenze sull'ambiente stesso. A tale fine vengono fornite tutte le indicazioni

finalizzate alla redazione delle Norme Tecniche di Attuazione, alla VAS (valutazione

ambientale strategica) e alla mitigazione dei rischi geologici, idrogeologici idraulici e

ambientali.

1. LIMITI AMMINISTRATIVI

Il comune di Solesino è situato in Provincia di Padova e confina a nord con il comune di

Monselice, a ovest con S. Elena e Granze, a sud con Stanghella, a est con Pozzonovo.

Il territorio del comune di Solesino ha una superficie di 10,26 km2 e ricade nelle seguenti

sezioni della carta tecnica regionale scala 1:10.000:

- 168010 - Solesino

- 168020 - Pozzonovo

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2. METODOLOGIA DI LAVORO

Lo studio geologico del PAT viene articolato nelle seguenti fasi:

1^ fase: Quadro conoscitivo

Matrice c05:suolo sottosuolo.

carta litologica scala 1:10.000;

carta geomorfologia scala 1:10.000;

carta idrogeologica scala 1:10.000;

permeabilità dei litotipi;

geositi;

rischi naturali (rischio sismico, rischio idrogeologico, rischio idraulico)

2^ fase: Quadro Progettuale.

carta dei vincoli e della pianificazione territoriale: scala 1:10.000

carta delle Invarianti: scala 1:10.000

Carta delle Fragilità - compatibilità geologica - scala 1:10.000

3^ fase: Relazione geologica.

La relazione, contiene le la descrizione dell’assetto litologico, geomorfologico e idrogeologico

del territorio comunale. Sono riportate le indicazioni sulle modalità di redazione delle

cartografie del quadro conoscitivo e del quadro progettuale. Sono riportate inoltre le principali

indicazioni di carattere normativo direttamente utilizzabili e deducibili dalle valutazioni

geologiche di dettaglio e infine la valutazione di compatibilità delle scelte di piano con la

situazione geologica, geomorfologica ed idrogeologica del territorio.

3. IL QUADRO CONOSCITIVO

La formazione del Quadro Conoscitivo, come previsto nello specifico atto di indirizzo della

Regione Veneto, costituisce la banca dati del complesso delle conoscenze territoriali

disponibili.

La formazione del Quadro Conoscitivo deve necessariamente esplicitarsi nelle forme e nei

contenuti, secondo le caratteristiche di ogni singolo ambito, proponendo una lettura del

territorio o delle sue componenti attraverso l’analisi delle seguenti matrici:

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 aria

clima acqua suolo e

sottosuolo

flora e

fauna

biodiversità

paesaggio

patrimonio

culturale,

architettonico,

archeologico

salute umana

popolazio

ne

beni

materiali

Pianificazion

e

e vincoli

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Nel presente studio vengono prese in considerazione le matrici suolo e sottosuolo

(integralmente) e le matrici clima, acqua, pianificazione e vincoli (parzialmente).

4. CLIMA

Il clima del territorio di Solesino rientra nella tipologia mediterranea con caratteristiche

continentali e quindi con inverni rigidi ed estati calde-umide.

Le precipitazioni hanno valori di riferimento compresi tra 600÷800 mm/anno.

La distribuzione delle piogge è di tipo bimodale, con massimo assoluto primaverile(maggio) e

massimo relativo autunnale(novembre) mentre il minimo assoluto è invernale (gennaio) e

minimo relativo estivo (agosto).

Se vengono rappresentate le precipitazioni nel corso dell’anno, differenziandole in base alla

durata ed al numero di eventi, si vede come le piogge di breve durata(1h) siano concentrate

nel periodo estivo(luglio e agosto) essendo legate a fenomeni temporaleschi di tipo

termoconvettivo. Le piogge di durata elevata (24h) sono invece concentrate nel mese di

novembre a causa delle frequenti situazioni di blocco depressionario che determinano lo

stazionamento dei sistemi nuvolosi per lungo tempo.

Il regime delle temperature vede un massimo estivo a luglio ed un minimo a gennaio. Le

temperature massime stagionali superano i 29°C. con regime continentale a debole

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circolazione, mentre le minime stagionali si attestano a – 1,7°C .

5. PRINCIPALI OBIETTIVI DEL PAT

Tra le finalità di cui all’art. 2 della L.R. 11/04, l’Amministrazione ha indicato nel documento

preliminare gli obiettivi generali relativamente al sistema ambientale e difesa del suolo.

5.1 Sistema ambientale

Il P.A.T. individua la tutela delle risorse naturalistiche e ambientali e l’ integrità del paesaggio

naturale quali componenti fondamentali della “Risorsa territorio”, rispetto alle quali viene

valutata la “sostenibilità ambientale” delle principali trasformazioni del territorio, allo scopo di

conservare e valorizzare la qualità delle risorse del patrimonio naturale, a vantaggio delle

generazioni presenti e future. anche con riferimento all’art.4 LR 11/2004 e alla Direttiva

2001/42/CE del 27.6.2001 sulla Valutazione Ambientale Strategica

Particolare attenzione dovrà essere posta:

-alla tutela del territorio aperto e delle aree naturali golenali;

-alla salvaguardia dei corsi d’acqua e di eventuali aree umide, alla connessione reciproca e

con gli altri elementi ambientali di interesse ecologico (reti ecologiche, corridoi faunistici,

biotopi);

-alla gestione delle emergenze naturalistiche di carattere idrogeologico e geomorfologico

legate ai principali corsi d’acqua del territorio.

5.2 Difesa del suolo

Il P.A.T. deve provvedere alla prevenzione dei rischi naturali e derivanti dalle attività

antropiche proponendo la disciplina generale per la tutela del territorio.

In particolare è compito del PAT:

-individuare le aree a rischio di dissesto geologico ed idrogeologico e le aree esondabili,

anche in base alle indicazioni fornite dagli enti competenti (Consorzi di bonifica, Genio Civile

e Autorità di Bacino Idrografico);

-integrare i contenuti del PTRC e del PTCP per ridurre il livello di rischio negli insediamenti

esistenti e in quelli di futura realizzazione;

-verificare la compatibilità degli interventi con la sicurezza idrogeologica e idraulica del

territorio;

verificare la conformità ai piani e programmi della protezione civile;

-definire gli indirizzi e prescrizioni generali per gli interventi di trasformazione urbanistica ed

edilizia nelle zone sottoposte a vincolo geologico e idrogeologico, nelle aree urbanizzate o

da urbanizzare.

A tal proposito per addivenire ad una difesa fattiva del territorio il Comune ha già assunto

una ipotesi di intesa per la creazione di bacini di laminazione, in accordo con i competenti

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Consorzi di Bonifica, atti a prevenire ristagni d’acqua non programmati e controllabili sul

territorio, nonché l’eventuale riapertura di tratti scolanti interclusi al fine di ripristinare una rete

scolante efficiente.

6. GEOLOGIA REGIONALE

La struttura morfologica e tettonica del veneto era già individuata, nei suoi tratti fondamentali,

già a partire dal Pliocene inferiore, circa 5 milioni di anni fa. L’orogenesi alpina aveva già

sollevato le fasce prealpine e la dorsale Lessini-Berici-Euganei mentre quella appenninica

aveva sollevato la dorsale ferrarese continuazione, ora sepolta, della catena appenninica.

La Pianura Padana veneta era in gran parte occupata dal mare in continuazione con la

depressione adriatica. Emergevano gli attuali rilievi prealpini, i Berici, gli Euganei ed una

fascia di pianura che circondava questi rilievi e si protendeva verso Rovigo e dal ferrarese

verso l’attuale delta del Po.

Nel Pliocene medio, a causa di una accentuazione dell’attività tettonica, l’intera area veneta

subì un sollevamento che portò la pianura ad emergere quasi per l’intera estensione attuale

con l’eccezione della fascia più occidentale verso Mantova.

Nel corso del Quaternario gli eventi più significativi sono legati alla trasgressione marina,

nella quale il mare sommerge la pianura portando la linea di costa a ridosso dei rilievi

prealpini e Berici-Euganei, ed a questo periodo seguono le glaciazioni.

Al passaggio verso il quaternario superiore inizia la deposizione di sequenze sedimentarie

ghiaiose e sabbiose che arrivano a spessori di centinaia di metri alimentati da una

consistente erosione dei rilievi retrostanti.

Con lo scioglimento dei ghiacciai Wurmiani, 10-12.000 anni fa, nelle zone di pianura emerse

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diventano protagonisti i grandi fiumi e le loro divagazioni.

E’ di questo periodo la formazione di questa parte di pianura dovuta alle attività del sistema

fluviale dell’Adige e successivamente, in forma minore, del Frassine.

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7. ASSETTO GEOMORFOLOGICO

La pianura in cui si inserisce il comune di Solesino viene definita come media-bassa pianura

veneto-atesina (Marcolongo & Zaffanella, 1987), appare sostanzialmente pianeggiante e

degrada dolcemente da N.W. a S.E. con una pendenza media attorno all’1 per mille circa.

Le quote altimetriche del comune variano da +6 s.l.m. a nord ovest del territorio comunale

fino a +2 s.l.m. a sud est.

Lo schema geomorfologico deposizionale fluviale, tardo quaternario, della pianura in cui si

inserisce il comune di Solesino è riportato nella figura seguente e viene classificatto come

unità dell’Adige (A) che ha contribuito con i suoi eventi alluvionali a determinare l’assetto

morfologico dell’area in questione.

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Elementi principali della morfologia sono i dossi fluviali, i palealvei e le depressioni

morfologiche. Si tratta di forme evidentemente in relazione con una dinamica fluviale di

deposizione e conseguenti ripetute esondazioni.

Le quote maggiori si trovano in corrispondenza dei sedimenti più grossolani (meno

costipabili), ubicati nelle zone sommitali di dossi fluviali mentre le aree più depresse

corrispondono a zone parzialmente colmate da sedimenti fini.

Tali aspetti morfologici testimoniano che la costituzione recente (Olocene) di questa parte di

pianura è legata alla prosecuzione dei tracciati dei paleoalvei e paleovalli pleistoceniche

atesine.

Le strutture morfologiche più importanti sono i dossi sabbiosi con andamento ovest-est che

si staccano dal principale percorso atesino relitto che inizia a Bonavigo e si dirige ad Est in

direzione dei Colli Euganei e verso il mare Adriatico passando per Este.

La parte sud del territorio comunale è caratterizzata invece da una serie di depressioni che

costituiscono la costituiscono la continuazione delle paleovalli pleistoceniche atesine.

7.1. Carta geomorfologica

La realizzazione della carta geomorfologica ha comportato le seguenti fasi di lavoro:

-analisi delle fotografie aeree disponibili

-ricerca bibliografica

-rilevamento geomorfologico

-analisi di dettaglio dell’altimetria (“microrilievo”)

-elaborazione e stesura grafica dei risultati.

La carta geomorfologia (in scala 1:10.000) rappresenta la sintesi del confronto di più dati a

disposizione. Nella fase iniziale si è definito il microrilievo effettuato sulle quote altimetriche

della carta tecnica regionale (CTR) e con foto aeree. Le varie forme geomorfologiche

individuate sono state confrontate con le carte geomorfologiche provinciali (PTCP, PATI ) e

corrette secondo il microrilievo effettuato.

Nel tracciare le varie forme fluviali si è tenuto conto della litologia presente utilizzando le

stratigrafie derivanti dai sondaggi e prove geognostiche della banca dati comunale.

I dossi fluviali sono stati delimitati in gran parte con le quote topografiche da CTR. Le quote

risultano generalmente più elevate rispetto al resto della pianura, anche di 1.-2 metri

I paleoalvei fluviali sono visibili da foto aerea con la tipica forma meandriforme. Le aree

morfologiche depresse sono state delimitate esaminando le quote topografiche da CTR e le

carte geomorfologiche disponibili.

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8. ASSETTO GEOLITOLOGICO

I terreni, sono costituiti da depositi sedimentari alluvionali del sistema deposizionale

dell’Adige. Si tratta di litotipi variabili lateralmente a causa di frequenti eteropie di facies,

costituiti da sabbie, limi sabbiosi ed argille miscelati in varie stratificazioni.

Il territorio comunale è stato suddiviso nelle seguenti classi litologiche:

-Terreni prevalentemente argillosi e argilloso-limosi;

-Terreni prevalentemente sabbiosi e sabbioso-limosi;

-Terreni prevalentemente limosi e/o fittamente stratificati.

8.1. Carta Litologica

La realizzazione dello studio geolitologico ha comportato le seguenti fasi di lavoro:

-ricerca bibliografica e analisi di stratigrafie e prove geognostiche disponibili

-rilevamento ed esecuzione di sondaggi penetrometrici, fino alla profondità di 5-7 metri dal

piano campagna, nelle zone carenti di informazioni stratigrafiche;

-informatizzazione di tutti i sondaggi e prove geognostiche disponibili (PRG, pratiche edilizie,

e nuovi sondaggi eseguiti)

Per la costruzione della banca dati comunale sono state utilizzate in totale 45 stratigrafie,

reperite tra le pratiche edilizie comunali tra cui 6 nuovi sondaggi penetrometrici distribuiti

nelle zone comunali più carenti di informazioni geo-litologiche.

Nella Carta Litologica sono riportate:

-le ubicazioni delle stratigrafie ricavate dalle prove geognostiche disponibili;

-la litologia prevalente nei primi metri di sottosuolo;

8.2. Permeabilità dei suoli

Alcune parti del territorio comunale risultano impermeabilizzate a seguito degli interventi

edificatori nel centro comunale e nelle frazioni.

Nella tabella sottostante i vari litotipi individuati sono stati riclassificati sulla base delle classi

di permeabilità previste dalla Carta Provinciale della permeabilità (G.Borella, M.Favaretti)

LITOTIPO CLASSE DI PERMEABILITÀ

(DGR 615/96)

PERMEABILITÀ (m/s)

Terreni prevalentemente sabbiosi e sabbioso-limosi

Terreni da permeabili a mediamente a permeabili

>10-5

Terreni eterogenei, variabili dalle argille alle sabbie anche stratificate di deposito fluviale e delle aree di esondazione recenti

Terreni da mediamente permeabili a poco permeabili

10--5- 10-8

Terreni prevalentemente argillosi e argillo-limosi

Terreni da poco permeabili ad impermeabili

< 10-8

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9. ASSETTO IDROGEOLOGICO

9.1. Idrografia superficiale

Gli elementi idrografici più importanti che attraversano il territorio comunale da nord a sud

sono: lo scolo Desturo, scolo Fossa Monselesana, Scolo Degora-Roteele, Scolo Scarantella,

scolo Navegale.

La rete idrografica comunale settentrionale ricade sotto la competenza del Consorzio Adige

Bacchiglione e drena alla Fossa Monselesana attraverso lo scolo Desturo. La rete idrografica

comunale centrale e meridionale ricade sotto la competenza del Consorzio di Bonifica

Euganeo di Este e drena allo scolo Navegale attraverso gli scoli Degora-Roteela e

Scarantella.

9.2. Rischio idrogeologico e idraulico

Il territorio comunale di Solesino non presenta zone soggette a rischio idraulico da grandi

fiumi (PAI).

Per i collettori di bonifica é indispensabile, una volta raccolte le acque delle aree

attraversate, che i corsi d’acqua principali siano in grado di riceverle; possibilità che viene

meno quando la piena o il rigurgito dei fiumi rende impossibile far proseguire il cammino

delle acque di bonifica.

A questa situazione di base si aggiunge l’aggravio riconducibile alla necessità di smaltire le

acque di pioggia provenienti dalle zone urbane; queste si sono estese notevolmente

costituendo di fatto una impermeabilizzazione del suolo che impedisce la parziale

infiltrazione della pioggia nel terreno, così che le portate che devono essere convogliate dalla

rete di bonifica si incrementano a dismisura (si valuta un fattore di moltiplicazione pari a 10

passando da zona agricola ad urbana).

Nelle zone a rischio soggette a drenaggio difficoltoso e ristagno idrico, la situazione è

determinata dalla concomitante presenza di terreni poco permeabili, depressioni

morfologiche e una modesta soggiacenza della falda sotterranea.

Nel comune di Solesino sono state individuate tre zone a sofferenza idraulica:

- area a nord-ovest tra via IV Novembre e Via Spin che drena nello scolo Degora-Roteela;

- area a ovest a cavallo di via Tommaseo che drena nello scolo Allacciante Sant’Elena;

- area a sud-ovest alla confluenza scolo Allacciante Sant’Elena con scolo Scarantella.

Il Consorzio Euganeo ha previsto, un intervento di sistemazione idraulica con un bacino di

laminazione in corrispondenza dello Scolo Scarantella in comune di Solesino 20.000 m2

(17.000 m3), e uno alla confluenza dello scolo Scarantella con lo scolo Degora-Roteela in

comune di Stanghella di circa 20.000 m2 (17.000 m3).

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Aree di esondazione (fonte Consorzio di Bonifica Eu ganeo)

9.3. Acque sotterranee

Nel sottosuolo del territorio comunale è localizzata la prima falda acquifera superficiale

(freatica) e varie altre falde semiconfinate e/o confinate sottostanti secondo il modello

idrogeologico tipico della bassa pianura padana.

Come è noto i fattori di ricarica delle falde di pianura sono riconducibili:

- alla dispersione dei corsi d’acqua;

- alla infiltrazione diretta delle piogge;

- alla infiltrazione delle acque irrigue.

In particolare è stato valutato il parametro soggiacenza (profondità della prima falda) in

quanto di grande interesse per qualsiasi attività antropica che comporti scavi e movimenti

terra, per il settore agricolo e per l’idrografia superficiale.

Per la valutazione di questo parametro si sono utilizzati i dati desunti dai 45 sondaggi

disponibili e dai pozzi a vera disseminati nel territorio agricolo ancora oggi rintracciabili.

L’escursione della falda acquifera, nel corso dell’anno, si può stimare mediamente compresa

tra 0.80 e 1.20m.

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9.4. Elaborazione cartografica

Nella carta idrogeologica sono rappresentati i livelli della soggiacenza della falda freatica

suddivisi in tre classi:

-zone con falda < 1 m dal p.c.;

-zone con falda tra 1 e 2 m dal p.c.;

-zone con falda > 2 m dal p.c.

L’unica area del territorio comunale caratterizzata da una profondità di falda inferiore ad 1

metro dal piano di campagna è ubicata al confine sud-ovest del territorio comunale. Nel resto

del territorio la profondità della falda è stata rilevata tra 1m e 3m dal piano campagna.

Sono state rappresentate le isofreatiche (linee di uguale profondità di falda) e le direzioni di

deflusso sotterraneo. Per queste rappresentazioni sono stati utilizzati i dati relativi a 3

campagne di misure su 70 pozzi “a vera”, eseguite nel 1987, integrate con 45 nuove misure

di falda dedotte dalle prove geognostiche eseguite nel periodo 2000-2009 e da una serie di

misure a campione eseguite su alcuni pozzi nel periodo novembre-dicembre 2009.

Nella figura sottostante viene riportato uno stralcio della carta idrogeologica del veneto.

Stralcio Carta Idrogeologica del Veneto

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10. CARTA DELLE FRAGILITÀ-COMPATIBILITÀ GEOLOGICA

Si tratta di un elaborato di sintesi che rappresenta graficamente la compatibilità o idoneità

geologica allo sviluppo urbanistico territoriale ed edilizio del territorio, mediante

interpretazione e sovrapposizione di cartografie (overlay mapping - G.I.S), utilizzando i dati

più significativi delle cartografie del quadro conoscitivo (carta geomorfologica, geolitologica,

idrogeologica), i dati delle cartografie del quadro progettuale (Vincoli, Invarianti) e

assegnando un determinato grado di penalità ai tematismi dettagliatamente descritti nelle

cartografie del quadro conoscitivo e nella relazione geologica

Per permettere l’esatta definizione dei criteri utilizzati nella redazione della carta della

“compatibilità geologica”, nella tabella della pagina seguente si riportano tutti i parametri

considerati e la loro classificazione nel processo di sovrapposizione informatizzata delle

cartografie.

Le grafie geologiche regionali prevedono una suddivisione dei territorio in 3 classi (aree

“idonee”, aree “idonee a condizione” e aree “non idonee”) che consente una facile ed

immediata lettura delle criticità del territorio.

10.1 Aree idonee

Le aree così classificate non presentano penalizzazioni per lo sviluppo urbanistico ed edilizio

in quanto dopo verifica geologica non sono state evidenziate rilevanti penalità geologiche,

geomorfologiche, idrogeologiche e idrauliche.

In queste aree gli interventi sono soggetti alle norme generali di sicurezza geologica,

idrogeologica idraulica e sismica del territorio a norma del DM 11.03.1988, della OPCM

3519/2006, del D.M. 14.01.2008 “Norme Tecniche per le costruzioni”:

“tutti gli interventi edilizi e infrastrutturali e quelli che comportano comunque movimenti di

terra e/o scavi e/o interferenze con la falda acquifera e la cui realizzazione può recare danno

o pregiudizio al patrimonio edilizio esistente o alla stabilità e qualità ambientale delle aree

limitrofe e del sottosuolo, sono soggetti a preventiva relazione geologica e geotecnica (che

costituirà parte integrante del documento progettuale) e devono essere valutati per un

intorno di ampiezza tale da poter interagire con l'intervento in progetto”.

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PARAMETRI Classe terreno idoneo

Classe terreno idoneo a condizione

Classe terreno non Idoneo

PENALITA ’ GEOMORFOLOGICHE Cave, Aree golenali Idoneo a condizione Non Idoneo Depressioni morfologiche/aree intercluse

Idoneo a condizione

Paleoalvei/reti ecologiche Idoneo a condizione PENALITA ’ GEOLITOLOGICHE Terreni da permeabili a mediamente permeabili prevalentemente sabbiosi

Idoneo

Terreni da mediamente a poco permeabili con prevalenza di materiali limosi e/o fittamente stratificati

Idoneo

Terreni da poco permeabili ad impermeabili prevalentemente argillosi

Idoneo a condizione

Permeabilità media > 10-5 m/s Idoneo Permeabilità media - bassa 10-5 ÷ 10-8 m/s

Idoneo

Permeabilità bassa < 10-8 m/s Idoneo a condizione PENALITA ’ IDROGEOLOGICHE Soggiacenza <1,0 m Idoneo a condizione Soggiacenza 1,0÷ 2.0 m Idoneo Idoneo a condizione Soggiacenza >2.0 m Idoneo Aree esondate o esondabili a basso e medio rischio della rete di bonifica

Idoneo a condizione

Aree sondate o esondabili ad alto rischio della rete di Bonifica

Idoneo a condizione Non idoneo

Aree a drenaggio difficoltoso Idoneo a condizione Aree a pericolo idrogeologico (PAI-P1) Idoneo a condizione Aree a pericolo idrogeologico (PAI–P2) Idoneo a condizione Non Idoneo Aree a pericolo idrogeologico (PAI–P3) Idoneo a condizione Non Idoneo Aree a pericolo idrogeologico (PAI–P4) Non Idoneo Fascia di salvaguardia fluviale sui corsi d’acqua classificati (RD 523/1904 e s.m.i)

Non Idoneo

10.2. Aree idonee a condizione Le aree così classificate sono idonee allo sviluppo urbanistico edificatorio a condizione che

vengano sottoposte a specifica verifica delle penalità geologiche individuate nella tav. 3

“carta delle fragilità - compatibilità geologica” ed alla esecuzione delle opere e degli interventi

di sistemazione e bonifica eventualmente necessari . Per tali aree l’idoneità allo sviluppo urbanistico ed edilizio deve essere preventivamente

verificata ai seguenti livelli.

A livello di Piano Urbanistico Attuativo con:

a) Relazione di compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica ai sensi della L.R.

11/2004 (Art.19, 2°co, lett.d);

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b) Relazione di compatibilità idraulica ai sensi della DGRV 1322/2006 e 2948/2009.

A livello di singolo intervento edificatorio con:

a) Indagine e Relazione geologica, geotecnica e sismica ai sensi del DM 11.03.1988

“Indagini nei terreni..” e DM 14.01.2008 “ Norme tecniche per le costruzioni”.

10.2.1 Aree contraddistinte dalla sigla PE

Sono aree caratterizzate da terreni prevalentemente argillosi, a bassa permeabilità e a

drenaggio difficoltoso che, generalmente, si sovrappongono a caratteristiche geotecniche

scadenti.

Particolare attenzione dovrà essere posta ai seguenti aspetti predisponenti al dissesto:

- dimensionamento e tipologia delle fondazioni;

- dimensionamento e tipologia delle opere di contenimento degli scavi, e delle opere di

drenaggio e delle relative opere di sostegno e messa in sicurezza in funzione

dell’integrità delle strutture adiacenti;

- dimensionamento delle opere di scarico delle acque meteoriche.

10.2.2 Aree contraddistinte dalla sigla DE

Sono aree predisposte al dissesto in quanto caratterizzate da aspetti morfologici dovuti alla

presenza di depressioni, bassure, aree intercluse e quindi potenzialmente soggette a

ristagno idrico ed esondazione.

In queste aree particolare attenzione dovrà essere posta ai seguenti aspetti:

- dimensionamento delle opere e tipologia delle fondazioni;

- dimensionamento e tipologia delle opere di contenimento degli scavi, delle opere di

drenaggio e delle relative opere di sostegno e messa in sicurezza in funzione

dell’integrità delle strutture adiacenti;

- dimensionamento delle opere di scarico delle acque meteoriche;

- sopraelevazione del terreno per le costruzioni.

10.2.3 Aree contraddistinte dalla sigla ID Sono aree predisposte al dissesto caratterizzate da falda superficiale (profondità < 1m) ,

ristagno idrico, rischio di esondazione della rete scolante di bonifica.

Particolare attenzione dovrà essere posta ai seguenti aspetti:

- dimensionamento delle opere e tipologia delle fondazioni;

- dimensionamento e tipologia delle opere di contenimento degli scavi, e delle opere di

drenaggio e delle relative opere di sostegno e messa in sicurezza in funzione

dell’integrità delle strutture adiacenti;

- dimensionamento delle opere di scarico delle acque meteoriche;

- sopraelevazione del terreno per le costruzioni;

- limitazione alla realizzazione degli interventi di sub-irrigazione;

- predisposizione di eventuali interventi di adeguamento della rete di scolo.

10.3. Aree non idonee

Le aree così classificate non sono geologicamente compatibili con nuovi interventi di

espansione urbanistica ed edilizia.

Si tratta di aree critiche esondate, o a rischio elevato di esondazione, spesso coincidenti con

Relazione Geologica PAT Solesino

STUDIO BORELLA 18

diverse penalità geologiche (depressioni morfologiche, ridotta soggiacenza di falda, terreni

poco permeabili ed eccessivo carico sulla rete scolante), anche sottoposte a Vincoli e

Invarianti.

Sono ammissibili solo le seguenti opere e interventi:

- interventi per la messa in sicurezza, salvaguardia e valorizzazione delle aree di interesse

storico, ambientale ed artistico;

- interventi atti al miglioramento del sistema naturalistico ambientale e della sicurezza

idrogeologica (bacini di laminazione..)

- interventi di carattere infrastrutturale previa approfondita indagine geologica e l’adozione

di adeguate metodiche costruttive

- -interventi di sistemazione e mitigazione del dissesto geologico e idrogeologico.

Le aree non idonee nel territorio comunale di Solesino sono esclusivamente le fasce di

salvaguardia fluviale (r.d..523/1904 e s.m.i) e l’area di una cava dismessa oggi adibita a

laghetto privato.

10.4. Aree a dissesto idrogeologico e idraulico

Il PAT nella Tav. 3 (carta delle fragilità) individua, dopo verifica geologica, le aree soggette a

dissesto idrogeologico:

10.4.1 Aree esondabili o a ristagno idrico contraddistinte dalla sigla IDR Sono aree soggette a esondazioni periodiche o a rischio elevato di esondazione, (come

classificate da Consorzi di Bonifica, Provincia, Protezione Civile, Studio di Compatibilità

Idraulica, Quadro Conoscitivo del PAT) o aree a pericolosità idraulica dei fiumi maggiori

(PAI) come classificate dall’Autorità di Bacino competente se condivise.

Per tali aree l’idoneità allo sviluppo urbanistico ed edilizio deve essere preventivamente

verificata ai seguenti livelli.

A livello di Piano Urbanistico Attuativo con:

a) Relazione di compatibilità geologica, geomorfologica e idrogeologica ai sensi della L.R.

11/2004 (Art.19, 2°co, lett.d);

b) Relazione di compatibilità idraulica ai sensi della DGRV 1322/2006 e s.m.i.

A livello di singolo intervento con:

a) Indagine e Relazione geologica, geotecnica e sismica ai sensi dei DM 11.03.1988, DM

11.09.2005, 14.01.2008 “Norme tecniche per le costruzioni”.

Particolare attenzione dovrà essere posta ai seguenti aspetti:

- dimensionamento delle opere e tipologia delle fondazioni;

- dimensionamento delle opere di contenimento di scavi, sbancamenti e opere di

drenaggio;

- dimensionamento delle opere di scarico delle acque meteoriche;

- rimodellazioni morfologiche della rete idrografica;

- sopraelevazione del terreno per le costruzioni;

- limitazioni alla esecuzione di opere in sotterraneo (scantinati ecc.)

Relazione Geologica PAT Solesino

STUDIO BORELLA 19

- limitazione delle aspersioni mediante sub irrigazione

- mitigazione del carico idraulico e del rischio (bacini di laminazione, modifica idrografia

ecc).

Per tali aree si richiama quanto previsto:

- dal Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Brenta-Bacchiglione;

- dalla valutazione di compatibilità idraulica(Dgrv 1322/2006 e s.m.i.);

- dalle direttive, norme e prescrizioni specificate nei successivi capitoli.

10.5. Norme tecniche di attuazione generali.

Il P.I., a seguito di motivate indagini di dettaglio sulle aree interessate o qualora vengano

realizzati progetti atti a migliorare o ridurre le condizioni di pericolosità, potrà modificare i

limiti e la classificazione delle aree della Tav.3 di cui ai punti precedenti 10.1, 10.2, 10.3 e

10.4.

I nuovi elementi conoscitivi del territorio, acquisiti con le indagini di dettaglio e con il parere

preventivo degli uffici geologici regionali o provinciali competenti, modificano e implementano

il quadro conoscitivo del PAT e la stessa Tav. 3 delle Fragilità che verrà automaticamente

aggiornata in variante a quella adottata e/o approvata.

11. NORME PER LA SICUREZZA DEL TERRITORIO

11.1. Sicurezza geologica del territorio

La normativa vigente prevede che la sicurezza geologica del territorio vada valutata a più

livelli:

• a livello di pianificazione mediante una analisi territoriale che viene sintetizzata nel PAT e

nelle relative carte del quadro progettuale;

• a livello di Piano Urbanistico Attuativo con una relazione di verifica di compatibilità

geologica, geomorfologia e idrogeologica (L.R.11/2004 art.19, 2°c, punto d);

• a livello di singolo intervento edificatorio mediante una analisi puntuale, secondo quanto

previsto dal DM 11.03.1988, dall’OPCM 3519/2006 e dal DM 14.01.2008 “Norme

Tecniche per le costruzioni”. Tutti gli interventi edilizi e infrastrutturali e quelli che

comportano comunque movimenti di terra e/o scavi e/o interferenze con la falda

acquifera e la cui realizzazione può recare danno o pregiudizio al patrimonio edilizio

esistente o alla stabilità e qualità ambientale delle aree limitrofe e del sottosuolo, sono

assoggettati a verifica di compatibilità del sito rilevabile dai contenuti della Relazione

Geologica e geotecnica ed estesa per un intorno di ampiezza tale da poter interagire

con l'intervento in progetto.

11.2. Sicurezza idrogeologica ed idraulica del terr itorio

Le condizioni idrauliche del territorio, in particolare della rete minore e di bonifica,

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STUDIO BORELLA 20

comportano la necessità di adeguate misure di manutenzione e di salvaguardia del reticolo

idrografico, evitando quando possibile gli interventi che potrebbero causare ostacolo al

deflusso della acque superficiali. Tali condizioni rendono necessario, già per lo stato attuale,

ma soprattutto in relazione alle nuove espansioni urbanistiche, il rispetto integrale delle

prescrizioni illustrate di seguito oltre a quelle di interesse generale e specifiche, riportate

nella Valutazione di Compatibilità Idraulica (VCI):

1. favorire il recupero di volumi di mitigazione idraulica mediante la realizzazione di invasi

superficiali o profondi;

2. i fossi in sede privata devono essere tenuti in buono stato, non devono essere eliminati,

ridotti in dimensione se non si prevedono adeguate opere di compensazione;

3. in area agricola non deve essere consentita la tombinatura dei fossi ad eccezione per i

passi carrai; in particolare le nuove tombinature devono assicurare la funzione iniziale del

fossato sia in termini di volume di invaso che di smaltimento delle portate;

4. per le infrastrutture (strade) dovranno essere previsti ampi fossi di guardia e dovrà

essere assicurata la continuità di deflusso delle acque fra monte e valle dei rilevati;

5. il piano di imposta fabbricati dovrà essere convenientemente posto a quote superiori

rispetto al piano campagna circostante; la valutazione in dettaglio delle nuove quote su

cui attestare i piani di imposta dovrà essere precisata caso per caso e per aree

omogenee del territorio comunale nel Piano degli Interventi in ragione del maggior

dettaglio che solo tali previsioni urbanistiche di natura più circostanziata possono

garantire;

6. devono essere limitate al minimo necessario le superfici impermeabili, prevedendo in

sede di P.I. un indice di permeabilizzazione da generalizzare in tutte le nuove aree di

espansione allo scopo di favorire il naturale processo di ravvenamento delle falde e la

formazione di un sistema consistente di coperture vegetali. E’ preferibile che gli stalli di

sosta nelle zone a parcheggio pubblico e privato siano di tipo drenante; gli stalli di sosta

dovranno essere realizzati con tecniche che garantiscano nel tempo l’efficienza

dell’infiltrazione, la manutentabilità e soprattutto una significativa riduzione del rischio

intasamento;

7. qualsiasi intervento o modificazione della esistente configurazione all’interno della fascia

di m 10 dal ciglio superiore della scarpata o dal piede della scarpata esterna dell’argine di

acque pubbliche (consortili o demaniali), è soggetto, anche ai fini delle servitù di

passaggio, a quanto previsto dal titolo IV (Disposizioni di Polizia idraulica) del R.D.

368/1904 e del R.D. 523/1904; sono in ogni caso vietate nuove edificazioni a distanza dal

ciglio inferiore a m 10, con riduzione di tale limite solo previa deroga autorizzata

dall’Autorità competente, e deve essere mantenuta completamente libera da impedimenti

una fascia per le manutenzioni non inferiore di m 4;

Relazione Geologica PAT Solesino

STUDIO BORELLA 21

8. in sede di P.I., sulla scorta delle risultanze della Valutazione di Compatibilità Idraulica del

P.A.T., con la puntuale localizzazione delle trasformazioni urbanistiche, lo studio di

compatibilità idraulica individuerà le misure compensative di mitigazione idraulica con

definizione progettuale a livello preliminare/studio di fattibilità. La progettazione definitiva

degli interventi relativi alle misure di mitigazione idraulica sarà sviluppata nell’ambito dei

P.U.A., con particolare riguardo ai seguenti elementi: a) descrizione del sistema di

deflusso idraulico locale; b) individuazione della tipologia da adottare per la mitigazione

idraulica; c) prescrizioni specifiche e di raccordo con le leggi di polizia idraulica previste

dal R.D. 368/1904; d) eventuali prescrizioni del consorzio di bonifica competente;

9. con l’ aumento del tasso di impermeabilizzazione della zona oggetto di intervento

urbanistico o edilizio significativi occorre fare in modo che i valori al picco ed i tempi al

picco degli eventi di piena che scaricano verso la rete esterna, per eventi a tempo di

ritorno almeno di 50 anni, rispettino il principio della stabilizzazione idraulica (interna,

deduttiva ed induttiva, nel senso puntualizzato dalla VCI allegata al presente P.A.T.); le

modalità per ottenere il rispetto dei citati principi potrà essere indifferentemente il sistema

della detenzione idraulica, della ritenzione idraulica, dell’immissione in falda delle acque

di pioggia previa rimozione di sedimenti ed inquinanti, della disconnessione del

drenaggio dalla rete fognaria ricevente e quanto altro ritenuto idoneo dal progettista

dell’intervento purché compatibile con il contesto idrografico ed idrogeologico locale e

con le prescrizioni applicabili illustrate nella citata VCI. I volumi di invaso possono essere

ottenuti, ad esempio, sovradimensionando le condotte per le acque meteoriche

(detenzione distribuita o microlaminazione) ovvero altre soluzioni definibili in sede

attuativa.

10. con l’aumento del tasso di impermeabilizzazione della zona oggetto di intervento

urbanistico o edilizio significativi occorre fare in modo che i valori al picco ed i tempi al

picco degli eventi di piena che scaricano verso la rete esterna, per eventi a tempo di

ritorno almeno di 50 anni, rispettino il principio della invarianza idraulica; le modalità per

ottenere il rispetto dei citati principi potrà essere indifferentemente il sistema della

detenzione idraulica, della ritenzione idraulica, dell’immissione in falda delle acque di

pioggia previa rimozione di sedimenti ed inquinanti, della disconnessione del drenaggio

dalla rete fognaria ricevente e quanto altro ritenuto idoneo dal progettista dell’intervento

purché compatibile con il contesto idrografico ed idrogeologico locale e con le

prescrizioni applicabili illustrate nella citata VCI. I volumi di invaso possono essere

ottenuti, ad esempio, sovradimensionando le condotte per le acque meteoriche

(detenzione distribuita o microlaminazione) ovvero mediante altre soluzioni definibili in

sede attuativa.

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11.3. Sicurezza sismica

Il territorio di Solesino sulla base dell’ OPCM 3274/2003, recepita dalla Regione Veneto,

rientra nel novero dei comuni classificati a basso rischio sismico (classe 4 ). La successiva

OPCM 28.04.2006, n. 3519 “Criteri generali per l’individuazione delle norme sismiche e per

la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” stabilisce nuovi criteri

per la definizione delle zone sismiche, con 12 diverse fasce di pericolosità sismica espressa

in termini di accelerazione massima al suolo riferita ai suoli rigidi ( Vs> 800m/s; cat.A, con

probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni). Conseguentemente i confini comunali non

sono più coincidenti con un unico livello omogeneo di rischio sismico come nella vecchia

classificazione. La Regione Veneto considera ancora valida la classificazione sismica di cui

alla OPCM 3274/2003 ma ai fini del calcolo strutturale applica la normativa in vigore (DM

14.01.1988 “Norme Tecniche per le costruzioni”) che prende a riferimento la nuova proposta

di zonizzazione,

Relazione Geologica PAT Solesino

STUDIO BORELLA 23

Il territorio del comune di Solesino è caratterizzato da una accelerazione massima al suolo

compresa tra 0,050g e 0,075g.

Selvazzano, gennaio 2010