ALLEGATO “FF” -...

32
…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………… ALLEGATO …………………. ALLEGATO “FF” A Quaderno progetti Q Redazione a cu LLEGATO “FF” Quaderno progetti Redazione a cu r ra di arch. Giovanni Mangione TESEO Ingegneria

Transcript of ALLEGATO “FF” -...

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….…………

ALLEGATO ………………….

AALLLLEEGGAATTOO ““FFFF”” AA

QQuuaaddeerrnnoo pprrooggeettttii Q

RReeddaazziioonnee aa ccuu

LLLLEEGGAATTOO ““FFFF””

Quuaaddeerrnnoo pprrooggeettttii

RReeddaazziioonnee aa ccuurraa ddii arch. Giovanni Mangione TESEO Ingegneria

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

3

PREMESSA Durante la fase di analisi del PTCP è stato possibile avere una chiara conoscenza di molte situazioni territoriali, ambientali, paesaggistiche, economiche…etc presenti sul territorio provinciale. Gli studi, condotti in modo interdisciplinare, hanno potuto mettere in evidenza criticità e valenze del territorio. Nello sviluppo della procedura VAS, con la Valutazione Ambientale del Piano (inserita nel R.A.), sono state individuate possibili soluzioni ai problemi presenti sul territorio. La progettazione delle opere relative a tali soluzioni non può essere affrontata dal PTCP, piano di area vasta e non di dettaglio, però, per evitare che esse vengano disperse, il Piano ha inteso costruire un quaderno in cui riprendere e presentare i vari progetti che nel tempo dovranno/potranno essere realizzati in successione. E’ evidente che questo documento (Quaderno progetti) viene ad assumere all’interno del Piano una valenza strategica, in quanto, la realizzazione dei progetti in esso contenuti, nel corso degli anni, risulta elemento importante per il conseguimento degli obiettivi previsti. I progetti che vengono presentati si occupano di vari aspetti: a) naturalistici

1. corridoi ecologici (Livenza, Piave, Muson); 2. percorso Treviso-Montello lungo il Giavera; 3. percorsi greenway e/o corridoi con utilizzo delle ex cave come bacini idrici; 4. studio per la risalita di fauna ittica lungo il Piave; 5. parco urbano della Storga; 6. le risorgive in Provincia di Treviso; 7. studio per la definizione di opere di compensazione ambientale da utilizzare nel territorio

provinciale; 8. Pedemontana Verde (da collegare con il punto 3);

b) turistici e del tempo libero: 9. galleria sul Grappa (centenario 1° Guerra mondiale); 10. museo della Grande Guerra in montagna (su ex base missili sul Grappa); 11. la Treviso-Ostiglia con prosecuzione per Venezia; 12. vari progetti di piste ciclabili; 13. parco delle Ville Venete lungo il Terraglio e Terraglio slow; 14. navigabilità dei corsi d’acqua principali; 15. la via Alemanna – Romea; 16. studio per l’utilizzo unitario della ferrovia dismessa Montebelluna-Piave;

c) di sistemazione idraulica:

17. studio idraulico per la salvaguardia del territorio provinciale (elemento base per la realizzazione delle relazioni di compatibilità idraulica dei vari PAT);

18. utilizzo delle cave come bacini di laminazione (da collegare con il punto 3); 19. analisi della capacità estrattiva dai corsi d’acqua ai fini della loro sistemazione idraulica;

d) logistica-mobilità:

20. centro intermodale di Treviso-Servizi; 21. selezione tra le tangenziali di Treviso;

4

22. metropolitana cittadina da Treviso Servizi (aeroporto) a Ca Foncello; 23. studio per la verifica del dimensionamento dei parcheggi scambiatori nelle stazioni della

metropolitana di superficie; 24. selezione alternative del ponte sul Piave, in appoggio a Ponte della Priula; 25. studio per la definizione di un Centro di gestione unitaria, di livello provinciale, per la logistica

ed i trasporti; e) industria e servizi:

26. progetto per la riorganizzazione di 3 aree produttive, da utilizzare come esempio pilota; 27. Parco Tecnologico provinciale; 28. piano per la localizzazione di impianti di produzione di energia mediante biomasse;

f) agricoltura:

29. piano per la realizzazione di impianti di depurazione per trattamento liquami zootecnici; 30. studio per la verifica di fattibilità dell’inserimento, all’interno di aree industriali dismesse, non

utilizzabili per altri scopi, di allevamenti zootecnici e serre; 31. studio per la realizzazione di nuovi borghi agricoli;

g) area urbana e città metropolitana:

32. interventi di sviluppo della città metropolitana: Polo congressuale ed universitario di Villa Franchetti;

33. progetto per la conservazione dell’identità nell’area urbana diffusa – Rilevazione e catalogazione degli edifici di significato storico e/o di rilevanza architettonica;

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

5

a) Progetti Naturalistici La Provincia di Treviso concentra sul suo territorio una serie di problemi tipici sia per quanto riguarda aspetti naturali sia antropici. La perdita di funzionalità dal punto di vista ecologico degli ecosistemi naturali della pianura, connotata dal fenomeno della forte dispersione insediativa, tende a polverizzare gli ambiti agricoli rimasti, a inglobare i pochi elementi naturali presenti e a ridurre gli spazi dei sistemi fluviali aumentandone notevolmente la vulnerabilità idrogeologica ed ecosistemica. Intendimento del PTCP è quello di invertire l‘attuale tendenza di depauperamento del territorio valorizzando gli aspetti ecologici ambientali del territorio ponendosi come obiettivo un nuovo modello di sviluppo eco-sostenibile. Per questo scopo il Piano punta a riorganizzare il territorio su basi di maggiore equilibrio fra gli elementi di naturalità e le attività umane, assicurando sul lungo periodo, non solo la protezione, conservazione e potenziamento della biodiversità, ma anche il miglioramento della la qualità della vita e della salute della popolazione. I progetti individuati, con le loro ampie zone di rinaturalizzazione, contribuiscono anche alla riduzione della CO2 e di conseguenza partecipano, nei limiti della loro dimensione, al contenimento dei problemi connessi alle variazioni climatiche. Progetto n.1 – Corridoi ecologici principali Il PTCP ha individuato 3 corridoi ecologici principali:

- lungo il fiume Livenza; - lungo il fiume Piave; - lungo i fiumi Sile e Muson.

Fiume Livenza L’ambito fluviale del Livenza rappresenta un’area nucleo del sistema Rete Natura2000 per il territorio provinciale. In esso sono state individuate tre tipologie di habitat prioritari quali il 3260 (Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion), il 6430 (Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile) e il 91E0 (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae). Nel territorio e nelle acque del Livenza sono presenti numerose specie di interesse comunitario appartenenti a uccelli, anfibi e pesci tra i quali va ricordata la lampreda d’acqua dolce (Lethenteron zanandreai). La vegetazione di ripa ed i boschetti contigui all’ambito fluviale ospitano specie di particolare interesse ecologico quali il picchio verde (Picus viridis). Il Bacino del Livenza ricopre una superficie molto ampia tra le Province di Treviso, Pordenone e Venezia, dove il fiume sbocca sul mare in prossimità di Caorle. Vista la struttura del bacino il corridoio ecologico previsto realizza una comunicazione tra l’area montano/collinare e quella costiera, andando a realizzare quanto proposto a livello regionale circa le direzioni prioritarie dei corridoi ecologici. Il corridoio del Livenza permette la realizzazione di una interconnessione a livello sopra regionale. Il corridoio del Livenza può inoltre giocare un ruolo fondamentale nel favorire lo spostamento delle specie presenti nei boschi planiziali (anch’essi siti della Rete Natura 2000) che si configurano come isole in una matrice urbano/agricola, evitando così fenomeni di estinzione locale dovuti alla superficie ridotta di questi siti. Essi, presenti in Veneto solo nelle Provincie di Treviso e Venezia, sono di particolare importanza in quanto rappresentano gli ultimi lembi di quella che fu la grande foresta planiziale che

6

ricopriva il territorio, ed inoltre vi si trovano specie di notevole interesse zoologico, ecologico e biogeografico. Fiume Piave Il bacino idrografico del Piave risulta essere il più esteso all’interno della Regione Veneto, comprendendo quasi per intero la Provincia di Belluno, un’ampia zona della Provincia di Treviso e per poi attraversare la Provincia di Venezia dove è situata la foce che sbocca nel Mar Adriatico. Una parte notevole del fiume che attraversa la provincia di Treviso fa parte di un sito di interesse comunitario, quindi rappresenta un’area nucleo del sistema Rete Natura2000 per il territorio provinciale. In esso sono stati individuate tre tipologie di habitat prioritari quali il 3220 (Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea), il 6210 (Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco -Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee) e il 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba). Nel territorio e nelle acque del Piave sono presenti numerose specie di interesse comunitario appartenenti a uccelli, anfibi e pesci. La vegetazione di ripa ed i boschetti contigui all’ambito fluviale ospitano specie di particolare interesse ecologico quali il picchio verde (Picus viridis). All’ingresso del Fiume in Provincia di Treviso è posto il sito di interesse comunitario “”Garzaia di Pederobba” di particolare valore ecologico e naturalistico in quanto sede di una numerosa comunità nidificante di Ardeidi. In quest’area sono segnalati ben sei habitat prioritari: il 3220 (Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea), il 3260 (Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion), il 6410 (Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)), il 6430 (Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile), il 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba) e il 91E0 (Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae). Nell’area sono presenti numerose specie appartenenti a mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Sono state inoltre segnalate presenze del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) e del cervo volante (Lucanus cervus). La realizzazione del corridoio ecologico del fiume Piave permette la connessione tra l’area pedemontana della Provincia e quella pianeggiante, per poi arrivare all’area costiera nella Provincia di Venezia. Fiumi Sile-Muson Il bacino del fiume Sile è compreso per la massima parte in Provincia di Treviso con una piccola appendice in Provincia di Venezia. L’esatta delimitazione dei suoi confini è possibile solo a valle della fascia delle risorgive dalla quale il fiume stesso ha origine. A monte di tale fascia fino al Montello si estende la pianura alluvionale del vecchio corso del Piave, la quale, nell’impossibilità di individuare uno spartiacque geografico preciso, gravita idrogeologicamente sul bacino del Sile determinando il regime delle risorgive che alimentano il fiume. Il fiume presenta un regime di portata pressoché costante per l’arco dell’anno. La temperatura media delle acque è di 13.1°C con estremi termici compresi tra i 22.7°C nei mesi estivi e 2.8°C nel periodo invernale. Lungo il corso del fiume, già Parco, sono stati individuate alcune aree che costituiscono siti di interesse comunitario, con all’interno i seguenti habitat prioritari: 3260 (Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion), 6410 (Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)), 6430 (Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile), il 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba), 7210 (Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae) e 7230 (Torbiere basse alcaline). Nel territorio e nelle acque del Sile sono presenti numerose specie di interesse comunitario appartenenti a uccelli, rettili, anfibi e pesci. La vegetazione di ripa ed i boschetti contigui all’ambito fluviale ospitano specie di particolare interesse ecologico quali il picchio verde (Picus viridis) e tre specie di chirotteri (Myotis myotis, Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus ferrumequinum). Nell’area viene inoltre segnalata la presenza del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

7

Il corridoio del Sile-Muson permette una interconnessione tra le aree delle Province di Vicenza, Treviso e Venezia lungo la direttiva NO-SE. La zona si caratterizza per la presenza, nelle aree agricole, di importanti siepi e fossi in grado di permettere la realizzazione di un esteso reticolo di corridoi secondari, sfruttando quindi elementi importanti anche da un punto di vista paesaggistico. Relativamente ai corridoi sopramenzionati (ai quali ne potranno essere aggiunti anche altri), la Provincia dovrà realizzare il progetto preliminare in collaborazione con i comuni interessati, successivamente, in forma concertata con gli stessi comuni e con il consenso dei proprietari dei terreni, il progetto definitivo; il progetto esecutivo sarà invece redatto dai singoli comuni (che potranno, a loro scelta, continuare nella progettazione in collaborazione con la Provincia). Questa procedura permetterà di realizzare i corridoi in modo tale che non vi siano problemi di collegamento tra comuni contermini, prevedendo anche che la tipologia del corridoio stesso risulti omogenea nei vari ambiti. Il corridoio collegato al fiume Livenza coinvolge i comuni di Gaiarine, Portobuffolè, Mansuè, Gorgo al Monticano, Meduna di Livenza, Motta di Livenza e Cessalto. Il corridoio collegato al fiume Piave coinvolge i comuni di Segusino, Pederobba, Valdobbiadene, Vidor, Crocetta del Montello, Moriago della Battaglia, Sernaglia della Battaglia, Nervesa della Battaglia, Susegana, Santa Lucia di Piave, Mareno di Piave, Spresiano, Cimadolmo, Maserada sul Piave, Ormelle, Breda di Piave, Ponte di Piave, San Biagio di Callalta, Salgareda, Zenson di Piave. Il corridoio lungo il fiume Sile e Muson coinvolge i comuni di Borso del Grappa, San Zenone degli Ezzelini, Loria, Castello di Godego, Castelfranco Veneto, Resana, Vedelago, Istrana, Morgano, Quinto di Treviso, Treviso, Silea, Casier, Casale sul Sile, Roncade. Se si considerano anche le fasce tampone vengono coinvolti anche i seguenti comuni: fiume Piave: Cornuta, Arcade; fiume Sile e Muson: Crespano del Grappa, Riese Pio X, Zero Branco, Paese.

L’elencazione di tutti questi comuni evidenzia quanto sia importante l’intervento progettuale e di coordinemento della Provincia. La redazione dei progetti preliminari e definitivi dovrà trovare finanziamento a livello regionale, provinciale e comunale, anche utilizzando eventuali risorse economiche derivanti dalla Comunità Europea; successivamente i progetti esecutivi e le opere dovranno essere finanziati con i contribuiti derivanti dalle compensazioni dovute per interventi di trasformazione sul territorio. Progetto n.2 – Percorso Treviso-Montello lungo il Giavera All’interno del piano di definizione dei corridoi ecologici (vedi Tavola 3.1), il PTCP ha individuato, lungo il torrente Giavera, un percorso che consente la connettività ecologica tra le due importanti aree naturalistiche del Montello e del Sile attraversando anche il proposto Parco Urbano della Storga. Il percorso permette il collegamento della città di Treviso e del Sile con il Montello attraverso zone di campagna, all’ombra di alberi ad alto fusto lungo le acque del torrente Giavera, con la possibilità di avere a disposizione lungo il tragitto attività agrituristiche per il ristoro. Il percorso potrà interessare i comuni di Silea, Carbonera, Villorba, Treviso, Ponzano, Povegliano, Giavera e in parte Arcade, e dal Montello consente di collegarsi con altre parti della Provincia, in particolare con il Piave. Questo percorso, così come i corridoi ecologici, dovrà essere progettato di concerto tra la Provincia ed i Comuni interessati, prevedendo:

8

l’individuazione di tutti i soggetti portatori di interesse perché possano partecipazione all’iter progettuale, in particolare gli agricoltori proprietari dei terreni interessati;

la predisposizione di un progetto preliminare e definitivo, rimandando l’esecutivo ai singoli comuni.

Dovranno essere presi in considerazione i seguenti aspetti: riduzione del conflitto tra percorso naturalistico e percorso antropico (pista ciclopedonale)

ricercando soluzioni che li facciano risultare compatibili; valutazione della dotazione dei servizi complementari necessari (parcheggi, agriturismi, etc.); salvaguardia del regime idraulico e naturalistico del torrente Giavera.

Si ritiene di far presente che il percorso dovrebbe essere costruito in un unico lotto in modo da mettere in risalto per intero, fin dall’inizio, la sua valenza, mentre se venisse realizzato a tratti, questi ultimi non risulterebbero da soli di particolare significato. Progetto n.3 – Percorsi greenways e/o corridoi con utilizzo delle ex cave come bacini idrici Il PTCP ha previsto la realizzazione di una serie di percorsi nel verde della campagna, definiti greenways che mettono in collegamento tra loro città di una certa dimensione recuperando, nel contempo, le cave esaurite o che lo saranno a breve, che si trovano lungo o in prossimità dei percorsi selezionati. Come esempio pilota il PTCP ha individuato la possibilità di realizzare una rete di Greenways che mettono in collegamento le città di Treviso, Castelfranco Veneto e Montebelluna, coinvolgendo i comuni di Cornuda, Crocetta del Montello, Maser, Caerano di San Marco, Montebelluna, Riese Pio X, Altivole, Vedelago, Trevignano, Istrana, Paese, Volpago del Montello, Povegliano, Giavera del Montello, Nervesa della Battaglia, Arcade, Spresiano, Ponzano Veneto, Villorba, Maserada, Treviso, Carbonera. Questi percorsi, che possono essere considerati anche come corridoi ecologici, saranno percorribili sia a piedi che in bici con facilità. Essi coinvolgono una serie di cave di ghiaia esaurite, o ancora attive ma in fase di esaurimento, che vengono così a far parte, in modo importante, attraverso il loro recupero, del sistema dei corridoi. Le cave, mediante azioni di afforestazione, saranno rinaturalizzate, e quelle, in cui è possibile, saranno riempite di acqua, costituendo un importante habitat a vantaggio della biodiversità. La funzione delle cave, in questi casi, è multipla: se localizzate in luogo idoneo, esse saranno utilizzate come vasche di laminazione per risolvere

problemi idraulici di parti del territorio (prima forma di aiuto all’ambiente); le acque raccolte all’interno delle cave serviranno a creare ambienti naturali umidi, tali da

migliorare la biodiversità dei luoghi (seconda forma di aiuto all’ambiente); le cave piene di acqua, durante il periodo estivo saranno svuotate in parte (metà o due terzi del

volume) e le acque saranno distribuite per l’agricoltura (terza forma di aiuto all’ambiente); in autunno, infine, torneranno ad essere polmoni per la laminazione delle acque piovane in eccesso.

Le cave con il loro ambiente umido diverranno elementi cardine (nodi) della rete dei corridoi ecologici, mentre i percorsi pedonali saranno progettati in modo da mettere in collegamento i centri urbani presenti nei comuni interessati. Con il complesso di questi interventi si tende al recupero delle funzionalità perdute attraverso la conservazione della natura residua e la costruzione di neoecosistemi. La costruzione della rete ecologica nella pianura trevigiana compresa tra il fiume Sile, il Montello e la città di Treviso è strategica per l’area di pianura, essa mira al potenziamento del valore eco-sistemico del territorio e alla riduzione delle pressioni antropiche per la salvaguardia della biodiversità e la tutela della salute umana.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

9

Infine le nuove forestazioni contribuiranno in futuro a contrastare le variazioni climatiche riducendo la CO2 presente in atmosfera. Progetto n.4 – Studio per la risalita di fauna ittica lungo il fiume Piave Il Fiume Piave costituisce il naturale corridoio ecologico da Nord-Ovest a Sud-Est della Provincia di Treviso. Buona parte del suo corso ed alcune zone limitrofe sono state definite come aree di interesse comunitario o zone speciali di protezione per la ricchezza di specie, soprattutto ornittiche e per la tipologia di habitat. In esso sono stati individuate tre tipologie di habitat prioritari quali il 3220 (Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea), il 6210 (Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco -Brometalia) (* notevole fioritura di orchidee)) e il 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba). Nel territorio e nelle acque del Piave sono presenti numerose specie di interesse comunitario appartenenti a uccelli, anfibi e pesci. La vegetazione di ripa ed i boschetti contigui all’ambito fluviale ospitano specie di particolare interesse ecologico quali ad esempio il picchio verde (Picus viridis). Il fiume Piave, inoltre, lambisce numerose aree di notevole valore ecologico, quali le propaggini orientali del Massiccio del Monte Grappa e il Montello. Sebbene il flusso d’acqua sia, in talune stagioni, estremamente ridotto, anche a causa del grande prelievo per l’irrigazione, la qualità delle acque risulta buona a monte dell’abitato di San Donà di Piave, mentre si deteriora a valle di tale abitato. Dall’osservazione della cartografia, il fiume risulta un’unità unica e continua. Tuttavia tale affermazione non può considerarsi vera in quanto all’altezza del paese di Nervesa della Battaglia è presente l’attraversamento del Canale della Vittoria, che crea uno sbarramento di cemento alto alcuni metri, continuo lungo tutto l’alveo fluviale. Tale sbarramento non permette il passaggio della fauna terrestre e, mancando le rampe di risalita, neppure di quella acquatica. L’unico fenomeno che si può registrare in quest’area è quello del drift da monte a valle della suddetta opera.

Il Piave quindi costituisce un elemento fondamentale sia come area nucleo sia come corridoio ecologico di primo livello per la Provincia, vista la ricchezza faunistica, ecologica e la qualità delle sue acque, tuttavia sono evidenti due elementi di criticità legati uno alla presenza di una interruzione dell’asta fluviale in prossimità dell’abitato di Nervesa, l’altro al ridotto flusso d’acqua che in taluni periodi è inferiore al deflusso minimo vitale. Le criticità individuate dal PTCP evidenziano la necessità di realizzare un progetto all’altezza della briglia di Nervesa in grado di permettere una continuità sia per la fauna terrestre sia per quella acquatica,.

10

Questo progetto dovrà prevedere la costruzione di corridoi sulle sponde (argini) del fiume per consentire il passaggio di anfibi, rettili e mammiferi e un sistema di rampe di risalita sull’alveo per pesci ed invertebrati acquatici. Progetto n.5 – Parco Urbano della Storga La proposta di questo Parco Urbano è un esempio concreto del valore della “partecipazione dei cittadini” alla costruzione della pianificazione territoriale in quanto la richiesta originaria venne presentata da un’associazione ambientale locale durante gli eventi di presentazione/partecipazione previsti nell’iter di formazione del PTCP di Treviso. In connessione con la Treviso Ostiglia, il Parco del Sile ed il percorso pedonale lungo il Giavera il Piano propone la costituzione di un parco urbano, localizzato ad est della città di Treviso che comprende le aree naturalistiche di Fontane Bianche e dello Storga ed interessa un territorio piuttosto ampio che si connette verso sud con il Parco del Fiume Sile. Si pone i seguenti obiettivi primari. a) protezione dell’ambiente:

• salvaguardia degli habitat, salvaguardia delle specie autoctone, promozione degli elementi in grado di aumentare la biodiversità;

b) mantenimento e sostegno dell’attività agricola; • preservazione della integrità del territorio agricolo, gestione agricola rispettosa dell’ambiente e

del paesaggio, misure agroalimentari in linea con le direttive Politiche Agricole Comuni della Comunità Europea;

• realizzazione d fasce tampone poste a protezione delle SIC/ZPS e delle aree vulnerabili, sostegno ed incentivazione dell’agricoltura biologica;

• proposta di tipologia edilizia tipica da realizzare nelle aree non urbanizzate (da applicare nella ristrutturazione/costruzione di edifici);

• sostegno alla commercializzazione dei prodotti agricoli; • sostegno delle attività commerciali e di servizio;

c) sviluppo di attività culturali • sviluppo di attività culturali a cura sia dell’Ente Parco, sia dei comuni interessati, sia della

Provincia; • il Parco incoraggia feste e manifestazioni culturali per la promozione del territorio; • favorisce l’approfondimento e la diffusione della conoscenza relativa al parco (convenzione con

università , summer schools, realizzazione di conferenze, seminari etc.) d) sviluppo di attività turistiche:

• promozione di un turismo natura-cultura e delle attività commerciali e di servizio ad esso legate; • progettazione, realizzazione e mantenimento di sentieri pedonabili, punti di ristoro (punto acqua,

panchine, pannelli esplicativi) lungo i percorsi, realizzazione di percorsi per biciclette, promozione dell’equitazione; • sviluppo e sostegno di servizi turistici “tipici”: locande, osterie, agriturismo, B&B fruibili da

un turismo giovane e non solo, comunque legato all’aspetto cultura-natura.

Il Parco urbano, ambiente nuovo per la Provincia, propone la coesistenza delle aree insediative con ampi spazi di campagna e di zone ad alta naturalità con la presenza, al suo interno, di alte valenze culturali e paesaggistiche. Addossato alla città di Treviso è raggiungibile da questa con facilità, sia a piedi che in bicicletta, risultando così un’area particolare ove effettuare passeggiate in ambienti ad alta naturalità, quali sorgenti, fiumi di risorgiva e zone alberate. All’interno dell’area sono presenti numerose Ville

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

11

venete (33) di cui 5 sono state ritenute di interesse provinciale. Tutte queste valenze devono essere collegate tra loro con percorsi pedonali e ciclabili realizzati, prevalentemente, lungo i fiumi di risorgiva. Si potrà così ottenere un itinerario che connette la Riserva Naturalistica di Fontane Bianche con l’area dell’attuale Parco della Storga, in cui avranno sede i nuovi uffici della Provincia, ed il Parco del Sile. Il Parco Urbano della Storga è usufruibile non solo dai cittadini residenti al suo interno od in prossimità, ma, grazie alla disponibilità di ampi parcheggi (parcheggio presso la sede della Provincia e parcheggio scambiatore presso la stazione SMFR e uscite autostradali) e della presenza della stessa linea metropolitana, anche dalla popolazione appartenente ad un bacino ben più ampio. Al suo interno nasceranno nuove attività collegate al tempo libero (maneggio, ristorazione, vendita prodotti locali) ed alcune attività agricole si dedicheranno a produzioni di prodotti ad alta qualità con metodologie a basso impatto ambientale. Il Parco va a connettersi con il Parco del Sile a sud, ed a nord con la linea delle risorgive che in futuro sarà anch’essa rivalorizzata, componendo così un contesto naturalistico attorno alla città di Treviso. La proposta vuole essere la realizzazione di un progetto quale esempio pilota da riproporre in altre realtà urbane ad alta densità. Essa inoltre si propone anche come azione di riforestazione di ampie zone di territorio in prossimità di grandi centri urbani, tesa al miglioramento della qualità dell’aria ed alla riduzione della CO2. Progetto n.6 – Le risorgive in Provincia di Treviso Da uno studio effettuato sul territorio trevigiano nel 2007 “Censimento e studio delle risorgive ricadenti nel territorio trevigiano” si rileva la presenza nella Provincia di circa 224 risorgive, di queste oltre il 30% è da ritenersi scomparso o interrate negli ultimi decenni. Quelle per cui è stato possibile redigere una scheda I.F.R. (Indice di Funzionalità delle Risorgive), evidenzia che oltre la metà si trova in una situazione pessima. Lo scenario delineato dal censimento necessita di interventi immediati di salvaguardia e tutela di queste delicate aree umide. Il passaggio da una società rurale ad un società urbanizzata con i relativi cambiamenti di paesaggio, può essere ritenuta una delle cause del degrado delle risorgive. Per anni queste, con la continua manutenzione dell’uomo che ne ha garantito la sopravvivenza, sono servite all’agricoltura. Quando è venuta meno questa loro funzione sono state abbandonate e lasciate ad un progressivo degrado, quando non eliminate volontariamente. Il territorio provinciale, attraversato dalla fascia delle risorgive, in direzione da sud-est a nord-ovest, presenta alcune zone, tra le quali San Pelajo, Fontane Bianche ed alcune aree delle sorgenti del Sile (comune di Vedelago e di Resana) con una buona condizione delle sorgenti stesse, mentre nella parte a sinistra del Piave la situazione risulta critica. La proposta del Piano è quella di prevedere azioni di tutela e valorizzazione della fascia delle risorgive realizzando ambienti naturalistici con forte valenza paesaggistica. Gli interventi dovrebbero essere estesi anche alle altre province interessate dalla linea delle risorgive, ovvero Vicenza, Padova e Treviso, creando così una linea con elementi di alta naturalità. Si dovrà pensare anche di legare queste aree agli ambienti urbani rurali in modo da renderli facilmente usufruibili dai cittadini, sia per fini legati ad aspetti culturali sia anche ricreativi.

12

Progetto n.7 – Studio per la definizione di opere di compensazione ambientale da utilizzare nel territorio provinciale Le opere di compensazione ambientale generalmente vengono determinate da studi mirati, che di volta in volta individuano, sulla base di idonei indicatori, gli interventi necessari a riequilibrare il sistema ecologico ambientale dagli scompensi dovuti alle trasformazioni effettuate sul territorio. Molti di questi interventi sono assoggettati a studi di impatto o di compatibilità ambientale, e nell’ambito di quest’ultimo, possono essere definiti gli interventi di riequilibrio. In altri casi gli interventi non prevedono tali tipi di studi, quindi definire l’entità delle compensazioni risulta estremamente complesso, in particolare per quanto concerne interventi di limitata estensione. Il PTCP, nelle sue norme, ha introdotto, in attesa degli indici di riequilibrio che dovrà definire la Regione Veneto (art. 46 legge 11/04), alcuni criteri per il dimensionamento delle opere di compensazione, in modo che questi vengano attuati, in ambito provinciale, in maniera omogenea. Lo spirito della proposta è quello di arrivare a definire in maniera più articolata, più completa e con criteri tecnici idonei al territorio provinciale, un set di indicatori per poter intervenire in maniera più qualificata/coordinata/omogenea sui riequilibri territoriali. Progetto n.8 – Pedemontana verde (da collegare progetto n.3) In analogia al progetto del Passante Verde la Pedemontana Verde, è un parco lineare che segue il tracciato della Pedemontana con l’obiettivo di riconnettere e ricucire il territorio, riducendo contemporaneamente gli impatti determinati dalla infrastruttura. Il progetto intende realizzare una serie di opere che permettano: • il controllo della qualità ambientale, la mitigazione degli impatti residui, il miglioramento della

qualità dell’aria, dell’ambiente acustico e degli impatti visivi; • la valorizzazione del sistema ambientale e la ricomposizione della rete ecologica proposta dal PTCP; • la ridefinazione del sistema delle relazioni e dei percorsi; • la valorizzazione delle sequenze percettive e dell’identità dei luoghi e della qualità paesaggistica. Il progetto dovrà essere concepito per essere messo in coerenza con la rete ecologica, dovrà suscitare l’interesse degli enti locali e dei vari attori del territorio e potrà essere realizzato per stralci e in fasi successive, in base alle priorità che verranno evidenziate. Questo percorso dovrà essere coordinato con il progetto n°3: percorsi greenways e/o corridoi con utilizzo delle ex cave come bacini idrici.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

13

b) Aspetti turistici e del tempo libero La provincia di Treviso ha una certa potenzialità di attrattiva turistica che, se ben gestita, può sviluppare un turismo legato a vari e differenti elementi di richiamo. Il tema legato alla promozione turistica affrontato dal PTCP è in corso di elaborazione e verrà presentato con la prima revisione del Piano, ma già adesso possono essere individuati una serie di temi che necessitano di particolare sviluppo in progetti puntuali. Nei paragrafi successivi ne sono indicati alcuni, a questi in futuro ne potranno essere associati altri. Al tema del turismo si è inteso associare anche quello relativo al tempo libero. Le proposte che seguono presentano una serie di progetti che consentiranno di realizzare opere per permettere di godere di ambienti particolari, valide per tutti i turisti interessati a questo tipo di esperienze e non soltanto per i trevigiani. Progetto n.9 – Galleria sul Grappa (centenario della Prima Guerra Mondiale) “Il massiccio del Grappa ricco di testimonianze della prima guerra mondiale è tra i più importanti luoghi della memoria storica ed attrae un grande numero di visitatori; il valore testimoniale e storico è arricchito dalla maestosità del luogo e dalla suggestione degli eventi che ne fanno una esperienza eccezionale. Tra Asiago e il Grappa e lungo il Piave, negli inverni più freddi del secolo precedente, fu combattuta una guerra unica nella storia dell’uomo. Soldati austriaci ed italiani si affrontarono in condizioni climatiche estreme, rifugi e postazioni costellano queste zone, a testimoniare il coraggio, la tenacia e lo spirito di sacrificio di chi fu chiamato a combattere una guerra terrificante che in questi luoghi è divenuta leggenda. La cima del Grappa diventò uno dei punti centrali della difesa italiana, tanto che gli austriaci tentarono più volte di conquistarlo per poi avere accesso alla pianura veneta. Costruendo caverne nella roccia e postazioni fisse di artiglieria, dalla cima gli italiani dominavano e tenevano sotto controllo il fronte fino al Montello.” (estratto da internet). La proposta prevede il recupero/restauro della galleria Vittorio Emanuele realizzata, sulla vetta del Grappa, durante quella guerra. L’intervento deve essere visto all’interno di un progetto per la valorizzazione del complesso di Cima Grappa in occasione del centenario della prima Guerra Mondiale. La galleria è un elemento particolarmente interessante che permette di comprendere la realtà delle guerre di trincea e l’enorme numero di caduti che ne è derivato. La risistemazione dell’intero percorso in galleria valorizzerà l’intera Cima Grappa e sarà un ottimo elemento di attrazione a supporto delle visite all’ossario presente sul luogo. Il progetto di valorizzazione potrebbe riguardare anche la realizzazione di un museo della Grande Guerra utilizzando l’ex base missili presente sul luogo (vedi progetto n°10). Progetto n.10 – Museo della Grande Guerra in montagna (su ex base missili sul Grappa) Su Cima Grappa, in prossimità dell’ossario, è presente la zona logistica di una ex base missili. Tale zona ha un edificio di adeguate dimensioni che potrebbe essere recuperato e destinato a Museo della Grande Guerra, in particolare per la parte collegata alla guerra di montagna. Attualmente tale area, in completo stato di abbandono, presenta un’immagine decadente dell’ambiente locale e quindi, o viene demolita o trova una destinazione consona per la sacralità del luogo.

14

La realizzazione di un museo dedicato alla grande guerra può essere ritenuta una buona soluzione che permette il recupero dell’edificio e contemporaneamente offre una valida opportunità alla valorizzazione complessiva di Cima Grappa, anche alla luce del Centenario della grande Guerra previsto per il 2018. Progetto n.11 – La Treviso-Ostiglia con prosecuzione per Venezia Tra i percorsi ciclistici di scala sovraprovinciale previsti dal PTCP vi è l’asse Treviso-Ostiglia, che segue il tracciato di una delle ferrovie dismesse più importanti a scala nazionale. Esso si estende su un percorso lineare di circa 120 chilometri, quasi interamente preservati, su cui insistono 5 Provincie: Treviso, Vicenza, Padova, Verona, Mantova. Il tracciato di fatto costituisce un patrimonio storico e culturale e paesaggistico di notevole interesse, sede ideale per la realizzazione di un itinerario cicloturistico di sicuro richiamo sia nazionale che internazionale nonché per i residenti. Proprio a tal proposito, per esempio, la Regione Veneto, con la Legge n.61 del 1999 ha previsto, specificatamente per la linea ferroviaria in questione, “…la realizzazione di un percorso ciclabile a valenza interprovinciale o regionale…”., che è prevista nel Piano della Mobilità Ciclabile adottato dalla Regione Veneto stessa. Oggi, a ormai un secolo di distanza dalla sua nascita – avvenuta nel 1908 – la Treviso Ostiglia sta per diventare una tra le più lunghe ciclovie di Italia, una via verde percorsa con mezzi lenti e naturali che unirà piccoli centri, corsi d’acqua e aree verdi. Un tratto di 32 chilometri è stato acquistato dalla Provincia di Padova mentre altri undici sono stati comprati dal Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, con il sostegno di Fondazione Cassamarca. Nel Padovano alcuni punti sono già utilizzati come ciclovia, mentre nel Trevigiano quattro degli undici chilometri che attraversano i comuni di Treviso, Quinto e Morgano sono già percorribili sia a piedi che in bici. Il Progetto - Il Piano persegue la politica di valorizzazione di tale risorse come connessione turistica e paesaggistica, anche favorita dalla particolarità della natura stessa della pista, che si presenta estremamente facile dal punto di vista morfologico (essendo quasi interamente in tratti pianeggianti), sicura (essendo completamente isolata da percorsi stradali, esclusi gli attraversamenti), lunga (ovvero con valenza sovraregionale e sopranazionale per taluni versi), facilmente accessibile (sia rispetto al target di utenti sia rispetto alle risorse che sono messe in rete con essa), percorribile sia da persone anziane, sia da famiglie con bambini, permettendo un percorso a tappe usufruendo di eventuali strutture agrituristiche. Il Piano oltre alla valorizzazione di tale asse come corridoio verde, prevede il suo prolungamento in direzione Venezia e la sua gronda lagunare, usufruendo di percorsi già previsti all’interno del Parco del Sile (greenways), studiando parallelamente a questa un’ipotesi di valorizzazione e potenziamento del turismo di tipo fluviale capace di andare a recuperare le spiagge del Piave, le Ville del Sile e i moli di attracco minori. Inoltre alla pista potrebbero essere associate varie attrazioni turistiche e culturali che ogni comune e provincia attraversata possono collegare al percorso, quali:

• i monti Berici a Vicenza; • i colli Euganei a Padova; • il Parco del Sile ed il Montello a Treviso (seguendo il percorso del Torrente Giavera); • la laguna a Venezia.

Nella politica del Piano tale struttura è considerata una risorsa per la promozione del turismo e delle risorse del territorio, come condizione fondamentale richiede il mantenimento dell’integrità lungo tutto il suo tragitto.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

15

Progetto n.12 – Vari progetti di piste ciclabili Con il termine di mobilità sostenibile si considera la mobilità di persone che utilizzano piste ciclabili. Una politica del Piano è quella di sostenere la mobilità sostenibile attraverso la sua organizzazione (riorganizzazione) e valorizzazione. La dotazione di piste ciclabili di carattere “urbano” in Provincia di Treviso consta di circa 523 km, con una distribuzione media per territorio comunale di circa 5,5 km, ai quali occorre aggiungere i km di percorsi turistici e ciclistici già presenti sul territorio. La pratica della pianificazione nella realizzazione di tali percorsi, all’interno dei vari territori comunali, ha seguito il principio di realizzare, prevalentemente, collegamenti tra le frazioni periferiche ed il capoluogo, sintomo di una pianificazione strettamente comunale, senza prevedere connessioni capaci di mettere in comunicazione più comuni all’interno della provincia. Ciò è dovuto all’esigenza delle Amministrazioni comunali di rispondere a bisogni di carattere locale, soprattutto di messa in collegamento (in sicurezza) di aree periferiche dei comuni ai luoghi di accentramento (scuole, chiese, impianti sportivi….). Inoltre in questi ultimi anni la quasi totalità dei comuni del territorio provinciale ha realizzato molti chilometri di piste ciclabili, utilizzando criteri progettuali e di costruzione non sempre omogenei, con il risultato della realizzazione di piste ciclabili che presentano caratteristiche di sicurezza non uniformi. A questo proposito il PTCP si è assunto il compito di indicare a grandi linee una rete di collegamento provinciale individuando 4 livelli di piste ciclabili: • di interesse sovraprovinciale – hanno scopo fondamentale di tipo turistico-naturalistico e comunque

collegato al tempo libero. Sono itinerari per la messa in comunicazione di aree di importanza rilevante presenti all’interno della provincia, con connessioni a monumenti, agriturismi, aree naturalistiche minori, aziende agricole aperte al pubblico……sarà compito delle amministrazioni comunali collegare a questi percorsi le opportunità e le risorse presenti all’interno del proprio territorio;

• di interesse provinciale – assi di collegamento che attraversano il territorio provinciale in direzione NS e EO. Essi usufruiscono dei percorsi già realizzati dai vari comuni e li collegano tra loro con interventi minimali. Questi dovranno avere caratteristiche tipologiche omogenee. Il compito del PTCP è quello di fornire un’indicazione di massima circa i percorsi fondamentali e le caratteristiche con cui devono essere realizzati; compito dei comuni è quello di effettuare con i propri Piani comunali, in coordinamento con la Provincia, la definizione puntuale degli itinerari, la cui continuità spaziale sarà garantita da accordi tra comuni contermini e Provincia, (si definiranno i punti di contatto tra i vari comuni);

• piste ciclabili di interesse sovracomunale e comunale, realizzate per il soddisfacimento di necessità di scala sovracomunale e comunale, come accessi a centri commerciali, impianti sportivi, scuole, parchi….) definiti mediante PATI tematici;

• piste ciclabili di interesse turistico e/o collegate al tempo libero L’intervento prevede il progetto degli itinerari di livello sovraregionali e provinciali definendo un prontuario per la progettazione dei percorsi da realizzare, soprattutto in riferimento alla pianificazione di carattere comunale, al fine di omogeneizzare sia i criteri di progettazione delle piste sia soprattutto di perseguire comuni intenti dal punto di vista della loro messa in sicurezza. L’intendimento del PTCP è quello di riuscire a realizzare una rete di piste ciclabili, in grado di fornire una valida alternativa, sicura e veloce, agli spostamenti in auto, in particolare nei periodi stagionali che lo permettono. Tale rete, utile sia per gli spostamenti necessari agli impegni di lavoro sia al tempo libero, dovrà essere progettata con criterio di connessione sovracomunale.

16

A questo scopo il PTCP prevede la concertazione tra i Comuni per la progettazione di tali arterie, sulla base delle indicazioni fornite dal PTCP stesso.

Progetto n.13 – Parco delle Ville Venete lungo il Terraglio e Terraglio slow Il Terraglio risulta espressione della economia agricola insediata nel XVI secolo da parte dei patrizi veneziani che qui fondarono ville, luogo di svago, cultura e produzione. Ancora oggi si apprezza l’alternanza di facciate monumentali, parchi di villa e campagna ordinata. Il Terraglio, liberato dal traffico caotico, valorizzato nelle emergenze urbane e storiche (numerose sono le ville ed i parchi storici di interesse provinciale) e dalla qualificazione della campagna negli aspetti ambientali, nell’inserimento di percorsi ed attrezzature per il tempo libero e lo sport, diventa luogo di attrazione per la cultura ed il tempo libero, asse fondamentale di connessione fra Treviso, Preganziol, Mogliano e Mestre. La definizione di un progetto di valorizzazione e salvaguardia del Terraglio come paesaggio è un’idea che già da vari anni viene portata avanti in quanto in suo asse storico costituisce per il territorio una vera e propria valenza paesaggistica, sociale, economica e architettonica. Al riguardo è presente un disegno di legge regionale che indica come area del parco una fascia di 300 metri ai lati della carreggiata del Terraglio. A questo sono collegati dei percorsi naturalistici lungo il Dese e lo Zero sino alla gronda lagunare nonchè l’area delle “cave senili” a Mogliano Veneto, collegandosi con il Bosco di Mestre. La superficie di tale ambito è pari a 1.172 ettari, distribuiti sui territori comunali di Treviso, Preganziol, Casier e Mogliano Veneto. L’immagine del Terraglio presenta una serie di paesaggi costruiti attorno al modo di abitare lo spazio fisico: in particolare vengono evidenziati gli edifici di particolare importanza presenti in questo territorio, ovvero le ville Venete. Per rendere fruibile questo ambito particolare del territorio Trevigiano e Veneziano il PTCP individua una doppia lettura del territorio, il Terraglio slow ed il Terraglio Fast. Il Terraglio Fast è definito dalla realizzazione della bretella cosiddetta “Terraglio Est” che collega la tangenziale di Treviso con il passante di Mestre; tale soluzione infrastrutturale permette lo sgravio del traffico pesante e di quello a lunga percorrenza dall’asse storico, su cui graverebbe solo il traffico locale. Il Terraglio attuale, liberato dal traffico pesante, assume, con il progetto di una pista ciclopedonale, il termine Terraglio slow, consentendo la possibilità di attivare un programma di valorizzazione e tutela del territorio, anche attraverso la sua fruizione e il suo inserimento all’interno di network di uso del territorio che permette la valorizzazione del paesaggio e delle risorse culturali e ambientali soprattutto mediante l’incentivazione della mobilità sostenibile. Il Terraglio presenta un paesaggio straordinariamente ricco di elementi di attrazione e di caratterizzazione, dalle Ville Venete alle aree naturalistiche, dagli elementi di ricettività a quelli di usufruizione del territorio. L’area circostante il costituendo Parco comprende 71 Ville Venete cosi come inserite nel catalogo della Regione Veneto; di queste, 4 sono considerate come complessi ed edifici di pregio architettonico di interesse provinciale. Tema rilevante e significativo è quindi la grande presenza, omogeneamente distribuita, di queste risorse architettoniche e storiche, che caratterizzano sia l’asta del Terraglio che la struttura del paesaggio del contado.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

17

Il progetto di Piano intende inserire le Ville presenti con le reti ecologiche ed i percorsi della mobilità sostenibile. La dimensione territoriale di tale parco si comprende anche in una serie di connessioni ad altre risorse quali il Parco della Storga, il Parco di Mogliano, il Parco del Sile all’asse Montello – Torrente Giavera – Treviso – Parco del Sile –Bosco di Mestre – Gronda lagunare). Con il progetto del Parco si intende attivare forme e processi di capitalizzazione e valorizzazione delle risorse e dei sistemi locali e territoriali. Tale processo può venire perseguito attraverso la messa in rete dei vari servizi presenti sul territorio, attraverso la pianificazione concertata di percorsi inerenti la mobilità sostenibile nonché attraverso la salvaguardia e difesa del paesaggio mediante la sua identificabilità e la definizione della sua rappresentatività sul territorio. Tale progetto oltre ad essere un fine, deve altresì essere considerato come un tramite, un collegamento per la messa in connessione, a scala vasta, di tutti quei sistemi territoriali e paesaggistici caratterizzanti le provincie di Treviso e Venezia, vero e proprio asse di collegamento tra la fascia pedemontana trevigiana e la gronda lagunare. La definizione di tale progetto deve essere vista come un’operazione di cosiddetto marketing territoriale, ovvero l’attivazione di una macchina operativa, costituita sia da soggetti pubblici che privati, capace di avviare processi di comunicazione e valorizzazione del prodotto Terraglio, sia in termini di salvaguardia della specificità del suo paesaggio sia in termini di usufruizione di tale risorsa presente sul territorio. Progetto n.14 –Navigabilità dei corsi d’acqua principali Lo studio si prefigge l'obiettivo di individuare possibili percorsi navigabili nell’ambito provinciale al fine di valorizzare la navigabilità dei principali corsi d'acqua, quale valida alternativa, seppur parziale, agli attuali sistemi di trasporto e di comunicazione soprattutto ai fini turistici. Dovranno essere individuate tutte le principali reti idrografiche superficiali idonee alla navigazione, selezionando nel contempo nuovi itinerari ciclabili/pedonali sulle sommità arginali dei corsi d’acqua nonché le eccellenze architettoniche situate nei dintorni; la carta dovrà essere redatta in collaborazione con la Regione veneto e l’ Ufficio del Genio Civile e indicare altresì tutte le opere idrauliche presenti, i dati relativi ai “tiranti d’acqua” e “d’aria” dei vari percorsi, nonché la segnaletica di progetto. La descrizione di tali manufatti e delle preziose “emergenze” storiche, artistiche e ambientali, nel quadro delle suddette finalità, contribuirà a sottolineare l’importanza della “cultura dell’acqua”: questo elemento, infatti, da sempre ha determinato, nel nostro territorio, un rapporto a volte di alleanza, a volte di conflitto con gli insediamenti umani. Un aspetto interessante è quello di valorizzare il percorso fluviale del Sile. Attualmente viene utilizzato per motivi turistici e non si ritiene che possa essere impiegato per altri scopi. I progetti che possono essere realizzati dovranno tenere in considerazione che esso è all’interno del Parco del Sile e quindi le azioni che possono essere attuate dovranno essere in linea con l’ambiente nel quale si trova. Attualmente è in corso uno studio da parte della Provincia sulla sua valorizzazione turistica. In ogni caso, ogni progetto all’interno del Parco non potrà prescindere da uno studio congiunto con l’Ente Parco. Gli altri corsi d’acqua che possono essere navigati, ovvero la parte finale del Piave e del Livenza, possono essere utilizzati, come per altro lo sono, per motivi turistici o di diporto. La valorizzazione di questi ambienti dovrebbe essere effettuata dagli enti locali mediante PATI dedicati, o mediante la promozione di progetti da realizzare in collaborazione con la Provincia di Treviso e di Venezia.

18

Progetto n.15 – La via Alemanna-Romea Il progetto si prefigge di riscoprire, riprogettare e valorizzare le antiche vie religiose che sono esistite in Provincia, rendendole itinerari turistico-culturali validi per far conoscere le ricchezze del territorio Trevigiano. Alcune di queste affondano le proprie radici nell’antico percorso dei pellegrini in cammino verso Roma e/o ad altre destinazioni di culto. All’interno del progetto dovranno quindi essere individuate le tracce storiche puntuali (chiese, monumenti, etc.), gli interventi possibili per un loro ripristino e anche tutte quelle emergenze culturali e naturalistiche presenti sul territorio. Da uno studio preliminare riportato nel PTCP, sono stati individuati una serie di itinerari nel territorio provinciale che costituivano i vari percorsi di epoca medioevale. In particolare l’interesse fondamentale è quello di riscoprire la via Alemanna-Romea, che i pellegrini percorrevano provenendo dai paesi del nord e dell’est Europa, per raggiungere Roma o i porti per l’imbarco verso la Terra Santa. Il percorso si presenta particolarmente interessante in quanto permette di attraversare, partendo dalla Germania, passando per una variegata serie di paesaggi, dalle colline Bavaresi, l territorio Austriaco entrando nelle, in particolare il settore delle Dolomiti, con le sue splendide vette, per arrivare alle nostre prealpi e discendere verso Venezia attraversando la pianura Trevigiana. Un percorso lungo, da effettuare in vari modi, a piedi, in bici, tratti a cavallo, con mezzi pubblici destinati, godendo di paesaggi unici, con i particolari sapori enogastronomici che questi territori sono in grado di offrire. Per la definizione di questo percorso si dovrà operare in coordinamento con le altre province, con la Regione perchè quest’ultima possa prendere accordi per effettuare i necessari collegamenti con l’Austria e la Germania. Progetto n.16 – Studio per l’utilizzo unitario della linea ferroviaria dismessa Montebelluna-Piave Il sedime della linea dismessa Montebelluna-Conegliano, che interessa i comuni di Montebelluna, Volpago, Giavera rappresenta un tracciato a disposizione per la progettazione di un intervento di livello provinciale che può essere rivolto a differenti soluzioni, attualmente non definite. Si deve, nel frattempo, evitare la realizzazione di interventi con funzionalità diverse (percorso ciclabile e naturalistico contro aree urbanizzate, o nuove strade o edificato, etc.) che precludano un intervento univoco a valenza provinciale, che altrimenti non potrebbe più essere realizzato. Questo aspetto è maggiormente sentito in un’area altamente urbanizzata e frammentata come la Provincia di Treviso, dove gli spazi per la realizzazione di connessioni di territori vasti sono oramai una rarità. Il lavoro dovrà prevedere di concerto con gli enti interessati (Provincia e Comuni sopramenzionati) un progetto preliminare e definitivo della futura destinazione d’uso del tracciato, rimandando il progetto esecutivo ai singoli comuni. L’importanza di un progetto unico è ribadita nelle Norme di Attuazione del Piano d’Area del Montello, infatti nell’art.26, comma 3 si dice: “Sul tracciato e sulla fascia di rispetto dell’ex ferrovia Montebelluna-Ponte della Priula vanno evitate trasformazioni territoriali nonché cessioni o alienazioni che possono impedire, compromettere o rendere maggiormente onerosa la realizzazione dell’infrastruttura prevista comprensiva degli attraversamenti e degli eventuali innesti, o la ristrutturazione del tracciato. Tali interventi possono comprendere la realizzazione di percorsi ciclopedonali ai sensi della Lr n. 39/del 30/12/91”.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

19

c) Aspetti di sistemazione idraulica Generalità In provincia sono presenti molteplici problemi di carattere idraulico determinati sia da situazioni idrogeologiche particolarmente complesse e dovute ai caratteri fisici di alcuni fiumi, sia da problemi dovuti alla urbanizzazione incontrollata di alcune parti del territorio. Per risolvere molti dei problemi di carattere idraulico presenti nel territorio provinciale è essenziale avere informazioni corrette ed aggiornate per poter quindi intervenire con azioni adeguate. Il PTCP ha individuato alcuni progetti che potranno risolvere in parte questi problemi. Progetto n.17 – Studio idraulico per la salvaguardia del territorio provinciale Per poter acquisire le necessarie conoscenze di carattere idraulico sul territorio è importante analizzare sotto questo aspetto le caratteristiche dei vari bacini presenti nella provincia e quindi completare le informazioni sino ad ora note. Una volta evidenziate le criticità e le cause che le determinano, sarà molto più facile riuscire a individuare azioni correttive da applicare sul territorio. Queste conoscenze saranno inoltre importanti per la redazione, da parte dei professionisti incaricati degli studi relativi ai PAT, della relazione di compatibilità idraulica relativa alle trasformazioni che avvengono sul territorio. Questo studio dovrà essere condotto in collaborazione/coordinamento con gli Enti preposti alla salvaguardia idraulica del territorio. Progetto n.18 – Utilizzo delle cave come bacini di laminazione Da uno studio sugli aspetti idraulici della provincia di Treviso (riportato come allegato nella Relazione del PTCP), è emerso che alcune delle cave dismesse, presenti sul territorio provinciale, possano essere utilizzate come bacini per la laminazione dei colmi di piena, in particolare per i corsi d’acqua minori tributari della rete idrografica principale. Le cave riempite potranno, inoltre, assolvere al ruolo di bacini di accumulo delle acque per le necessità irrigue. Le due funzioni richiedono un esercizio diametralmente opposto degli invasi prescelti. Per le necessità di difesa dalle piene, infatti, un invaso a tal fine destinato dovrebbe essere, per quanto possibile, mantenuto costantemente vuoto, in modo da poter accogliere con sicurezza i colmi delle piene in arrivo. Per contro, un invaso destinato all’accumulo della risorsa idrica dovrebbe essere mantenuto, per quanto possibile, sempre pieno, diventando in tal modo inadatto alla prima funzione. I due esercizi, tuttavia, potrebbero essere contemperati con un oculato controllo dell’invaso. In generale gli stati di piena più gravosi si determinano nei mesi autunnali, mentre le necessità irrigue si manifestano nei mesi estivi. Ciò premesso si potrebbe pensare di riempire gli invasi prescelti per l’uso promiscuo nella tarda primavera, per farli trovare completamente vuoti nei primi giorni di ottobre, quando ha inizio il periodo in cui le piene possono manifestarsi. Le cave utilizzate come bacini di raccolta, dovrebbero essere svuotate dall’acqua per una parte consistente, mantenendo però al loro interno una certa quantità di acqua in modo da operare anche come ambienti umidi inseriti all’interno della rete ecologica. In questo caso le cave verrebbero ad assumere una triplice funzione, bacini di laminazione, serbatoio di acqua per l’agricoltura nei periodi di siccità, e infine ambiente umido inserito in ambiti naturalistici. Questo progetto dovrebbe essere condotto in coordinamento con i vari Enti che risultano competenti per i vari aspetti esaminati.

20

Progetto n.19 – Analisi della capacità estrattiva di materiale inerte dai corsi d’acqua ai fini della loro sistemazione idraulica

All’interno della provincia di Treviso va analizzato senza dubbio l’alveo del Piave, le cui capacità di trasporto di inerti devono essere viste sulla base degli effetti di trattenuta esercitati dai serbatoi presenti nel bacino montano del fiume e della importante regolazione dei deflussi naturali operati dagli invasi elettro-irrigui esistenti. Al riguardo, è da segnalare che quasi la metà del bacino del fiume è sottesa dai serbatoi e non contribuisce al trasporto solido se non con frazioni finissime dei sedimenti. Durante le piene eccezionali, tuttavia, i numerosi dissesti presenti nella restante parte del bacino sono comunque in grado di far pervenire al fiume cospicue quantità di materiale solido, che comportano generalmente condizioni transitorie di sovralluvionamento per alcuni tratti dell’alveo stesso. É quanto è avvenuto anche in occasione della piena del novembre 1966. Negli ultimi decenni (dopo gli anni ’60), l’artificializzazione del regime del fiume, con la regolazione delle portate ai fini elettro-irrigui, ha profondamente modificato la naturale capacità della corrente di rimodellare il proprio alveo, che un tempo trasportava progressivamente verso valle, durante gli stati di morbida e di piena moderata, i sedimenti depositati dalle maggiori piene. La corrente ha anche perso la sua originale capacità di chiudere e aprire in continuazione entro il suo alveo ghiaioso nuovi filoni, operando con forti spostamenti trasversali dei filoni stessi. Ora il fiume tende a scorrere ovunque con un assetto prevalentemente unicursale, occupando costantemente parti limitate delle sue ampie sezioni e lasciando formare isole e terrazzi con quote decisamente superiori rispetto a quelle della linea di thalweg. Queste strutture morfologiche si consolidano nel tempo, diventando di fatto non più erodibili come quando le acque del fiume fluivano senza subire regolazione alcuna. Ne conseguono evoluzioni negative dell’alveo, che per essere contrastate possono richiedere interventi che comportano la necessità di spostare convenientemente il flusso della corrente in diversa posizione all’interno dell’alveo stesso ed anche l’asportazione di materiale. É in questo contesto, sinteticamente descritto, che deve inquadrarsi uno studio complessivo sullo stato del fiume per comprendere quali azioni intraprendere per una corretta sistemazione idraulica e nel contempo conoscere la quantità di materiale che occorre prelevare per tale finalità.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

21

d) Logistica e mobilità Generalità Durante lo studio del PTCP sono emersi molti temi legati sia ad esigenze logistiche relative agli spostamenti di merci e persone che al tema più generale della mobiltà. Il piano ha affrontato questi argomenti ed ha indicato un certo numero di azioni che possono risolvere o comunque migliorare la situazione. In questo quaderno progetti vengono proposti gli approfondimenti relativi ad alcune azioni che dovranno essere sviluppate per poter conseguire gli obiettivi di Piano in quanto azioni estremamente importanti. Progetto n.20 – Centro intermordale di Treviso Servizi Il territorio della provincia di Treviso è caratterizzato da una frammentarietà di aree produttive che determina una presenza diffusa di centri di generazione e attrazione delle merci; tra questi, molti non hanno un accesso diretto ai nodi autostradali e di conseguenza il traffico pesante dall’area industriale all’ingresso autostradale è costretto a transitare attraverso i centri urbani. Emerge quindi la necessità di rivolgersi verso nuove modalità di trasporto, concorrenziali alle pratiche attualmente esercitate, come l’intermodalità: un trasporto combinato in cui la maggior parte del tragitto di lunga distanza viene effettuato per ferrovia, mentre i percorsi iniziali e terminali, solitamente corti, sono effettuati su strada. Questo modello di trasporto necessita da una parte di realizzare una viabilità che consenta un accesso migliore alle aree produttive e agli assi portanti della rete stradale e dall’altra di aree idonee destinate alla logistica delle merci. Il ruolo della logistica (servizio richiesto dall’indagine Q.U.A.P., 20051) diventerà con il tempo sempre più importante per affrontare con successo i futuri scenari economici e ambientali: 1. prevedibile aumento delle merci nel territorio una volta che saranno applicate le politiche dei corridoi

europei; 2. delocalizzazione delle imprese e conseguente sviluppo di terziarizzazione delle imprese; 3. necessità di migliorare la competitività delle imprese locali nel mercato globale; 4. necessità di incentivare il risparmio energetico, privilegiando il trasporto tramite ferrovia e/o

mediante trasporti su strada a pieno carico; 5. necessità di migliorare la qualità dell’aria, privilegiando mezzi di trasporto meno inquinanti e

riducendo il traffico che transita in prossimità dei centri urbani. L’intermodalità è senza dubbio la chiave di volta della politica comunitaria nel settore dei trasporti per assicurare una migliore competitività delle imprese inserite in un mercato globale e per razionalizzare i consumi energetici di questo settore. Treviso può assumere un ruolo come polo logistico, anche in riferimento al corridoio n°5, ma potrebbe divenire utile anche per trasporti connessi con distanze inferiori. Attualmente in provincia il mezzo ferroviario per il trasporto delle merci è utilizzato solo per il 3% ed ovviamente è necessario incrementare questo livello. Per questo scopo il PTCP ha previsto la realizzazione del Centro Intermodale all’interno dell’area della Treviso Servizi. Questo centro inoltre potrà essere collegato con altri centri intermodali, di livello inferiore, presenti in Provincia (vedi scalo in S. Giacomo di Veglia) sempre se questi possano essere messi in rete. Attualmente la maggioranza di trasporti per distanze ridotte all’interno della Provincia avviene con mezzi caricati solo al 30-35%. Supponendo che la maggioranza di mezzi, che circolano sulle strade della Provincia, sia costituita da camion che effettuano trasporti all’interno della stessa, dobbiamo creare le condizioni per incrementare il loro carico e di conseguenza ridurne il numero, con tutti i benefici del caso. Uno o più Centri Intermodali potranno risolvere, o comunque ridurre tali problemi; in particolare nel nostro caso si dovrà verificare la capacità funzionale del Centro di Treviso Servizi ed effettuare un progetto che individui gli elementi essenziali costituenti l’opera.

1 Q.U.A.P. Qualità Urbanistica delle Aree Produttive. 2005. Provincia di Treviso e Un industria Treviso.

22

Progetto n.21 – Selezione tra le possibili tangenziali di Treviso La realizzazione della tangenziale di Treviso risulta essere un elemento essenziale per il conseguimento di vari obiettivi, quali: • il collegamento del centro intermodale di Treviso Servizi con la rete autostradale; • un decongestionamento del traffico cittadino di Treviso (con il conseguente miglioramento della

qualità dell’aria all’interno del centro urbano); • una soluzione viabilistica efficace per il nuovo Centro Appiani; • un miglioramento per il traffico presente nella zona di Carità (Comune di Villorba) (al problema

costituito dai centri commerciali presenti in prossimità di Castrette, uno a Nord ed uno a Sud della Postumia).

Il progetto dovrà valutare quale sia l’alternativa migliore tra i tracciati sotto riportati o tra nuove possibili soluzioni che possono essere proposte da gruppi detentori di interesse: • Alternativa “A”: attuale tangenziale sud con collegamento, appena finanziato, alla Feltrina. Da

quest’ultima si dirige, passando all’incirca sui confini tra Ponzano e Treviso, verso il Comune di Villorba, attraversa la SP 102 e si collega con la strada in costruzione che dalla Pontebbana dirige direttamente al casello autostradale di Treviso Nord. Da qui prende l’autostrada A27 fino al casello Treviso Sud e quindi si ricollega con la tangenziale sud, chiudendo l’anello.

• Alternativa “B”: attuale tangenziale sud con collegamento, appena finanziato, alla Feltrina. Da qui si inserisce sulla SR 348 Feltrina fino a collegarsi con la SP 102 Postumia e utilizza questa fino a collegarsi, mediante la progettazione di una nuova strada, con il percorso in costruzione che va a collegarsi al casello Treviso Nord dell’A27. Per il resto il percorso è analogo a quello dell’alternativa “A”.

• Alternativa “C” : stesso percorso dell’alternativa “A” fino al traverso del Centro Commerciale di Villorba a sud della Postumia, qui entra all’interno dell’area industriale e l’attraversa, o in trincea interrata, o con un viadotto sopraelevato, fino a ricollegarsi con la viabilità di uscita dal Centro Commerciale, da poco realizzata, e quindi alla strada in costruzione che porta al casello di Treviso Nord dell’A27. Per il rimanente tratto è uguale all’alternativa “A”.

• Alternativa “D”: stesso percorso dell’alternativa “A” fino alla Feltrina, da qui, rimanendo in Comune di Treviso, dirige verso Villorba con un percorso che risulta molto più a sud di quello delle altre alternative. Attraversa l’area di Fontane e quindi la Pontebbana utilizzando il sottopasso all’altezza di Lancenigo. Quindi, con tre differenti soluzioni, una alta, una bassa, ed una intermedia, va a collegarsi con l’A27.

Progetto n.22 – Metropolitana cittadina da Treviso Servizi (aeroporto) a Ca Foncello L'SFMR è il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale Veneto che intende collegare le maggiori città venete con treni regionali per alleggerire il traffico su gomma. E’ previsto che il sistema sia realizzato in più fasi. Attualmente sono in avanzato corso di realizzazione le infrastrutture previste dalla Fase 1, che collega le città di Venezia, Mestre, Padova e Treviso. Al progetto Regionale, il PTCP ha proposto alcuni ulteriori interventi, in particolare: l’inserimento di una stazione in prossimità del S.Artemio, al fine di servire la nuova sede della

Provincia; la realizzazione di una stazione all’altezza dello svincolo autostradale della Pedemontana con l’A27,

alla stazione dovrebbe essere associato un parcheggio di interscambio di adeguate dimensioni. Queste opere potrebbero permettere, per chi viene da fuori città, l’accesso alla città stessa utilizzando la metropolitana;

la realizzazione di una linea di metropolitana di superficie, di tipo leggero, con possibilità di transito su rotaia ferroviaria e su rotaia tranviaria che collega l’ospedale Cà Foncello e l’aeroporto di Treviso con un percorso est-ovest e fermata presso la stazione centrale (centro di scambio) e presso il Centro Appiani. Questa linea avrà una fermata presso la Treviso Servizi, dove dovrà essere realizzato un

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

23

parcheggio di capacità idonea sia alla funzione di interscambio (auto-metropolitana) sia a servizio dell’aeroporto di Treviso; la linea ferroviaria potrà raggiungere direttamente l’aereoporto, come fermarsi nella stazione presso Treviso- Servizi, in questo caso i viaggiatori potrebbero fare il ceck-in in questa area e quindi raggiungere l’aeroporto in bus dedicati.

La proposta prevede la realizzazione di un progetto preliminare relativo agli interventi sopra menzionati. Progetto n. 23 – Studio per la verifica del dimensionamento dei parcheggi scambiatori nelle stazioni della metropolitana di superficie L’accessibilità e la disponibilità di parcheggi nelle stazioni SMFR è un elemento strategico per incrementare il trasferimento del trasporto privato da gomma a rotaia in un contesto di mobilità sostenibile. Tuttavia, da uno studio preliminare condotto nel PTCP sembrerebbe che l’attuale dimensionamento di alcuni parcheggi non sia adeguato alle future esigenze. La proposta prevede, in accordo con gli enti competenti, la redazione di uno studio che permetta di: • definire la futura esigenza di parcheggi determinata sulla base del reale numero di utenti della

SMFR; • migliorare l’accessibilità ai parcheggi, garantendo in particolare quella per i disabili; • definire l’eventuale necessità di nuovi parcheggi scambiatori a sevizio delle stazioni SFMR

proposte d PTCP; • collegare le aree interessate dai parcheggi, presso le stazioni, con l’edificato circostante. Progetto n. 24 – Selezione alternative del Ponte sul Piave, in appoggio a Ponte della Priula Il fiume Piave costituisce una barriera lineare che divide la provincia di Treviso in due distinte realtà tradizionalmente indicate come “Destra Piave” e “Sinistra Piave”. Da una simulazione modellistica, relativa al traffico su gomma che insiste sulla rete stradale provinciale (riportato come allegato al Rapporto Ambientale), emerge la necessità di costruire un nuovo ponte sul Piave in appoggio al Ponte della Priula. Sono state individuate-proposte due possibili soluzioni, alternative tra loro, lo studio dovrà valutare, tra le due, quale sia la migliore: • Alternativa A: realizzazione del nuovo ponte ad est dell’esistente ed il collegamento con la nuova

tangenziale di Spresiano; • Alternativa B: prevede invece il passaggio più ad est della precedente, con attraversamento tra

Spresiano e Lovadina e successivo collegamento al casello autostradale. Progetto n.25 – Studio per la definizione di un Centro di Gestione Unitaria, di livello provinciale, per la logistica ed i trasporti La gestione logistica delle merci, ma anche la mobilità delle persone, cresce ogni giorno di importanza sulla base di grandi volumi di traffico in gioco. La Provincia, data la situazione delle strade presenti al suo interno, risente in modo particolare di questo problema. Per questo motivo potrebbe essere particolarmente interessante definire una figura che si occupi dei problemi logistici all’interno dell’intera provincia, in modo da rendere coerenti tutte le azioni che possono essere effettuate nel settore a vantaggio della mobilità sia delle merci che delle persone, in particolare per le modalità di interscambio.

24

e) Aspetti legati all’industria ed ai servizi Il PTCP ha analizzato con attenzione i problemi connessi alle aree produttive ed a quelle destinate a servizi. Le analisi hanno individuato l’eccedenza di aree industriali presenti in provincia ed il piano ha proposto una serie di azioni che vertono alla riduzione del loro numero e alla riorganizzazione di quelle confermate e definite ampliabili. In questo contesto sono stati individuati alcuni progetti particolari rivolti anche ai problemi energetici. Progetto n.26 – Progetto per la riorganizzazione di 3 aree produttive da utilizzare come esempio pilota Si ritiene che per far decollare il sistema delle aree produttive attrezzate, sia necessario garantire un aiuto iniziale alla loro riorganizzazione. La proposta è quella di selezionare tre aree, definite ampliabili dal PTCP, localizzate in tre differenti zone della provincia ove aiutare la nascita dei Consorzi di gestione e sviluppare il loro progetto di riorganizzazione ed ampliamento. Le aree dovranno essere selezionate da Provincia, Regione e associazioni degli industriali e artigiani. Progetto n.27 –Parchi tecnologico provinciale Da più parti si sottolinea come nel nostro sistema industriale ci sia una caduta di competività rispetto ai principali competitori europei ed extra-europei. L’economia regionale ha da sempre sostenuto che l’esistenza di risorse e competenze specifiche di un territorio produce effetti positivi sull’agglomerazione dello sviluppo. Si sostiene perciò che i processi innovativi svolgano una funzione cardine nel mantenere e aumentare la competitività di un territorio. In particolare, si sostiene la necessità che anche sui temi dell'innovazione i vari imprenditori non si comportino in modo isolato e disperso, ma debbano operare in modo coordinato andando a costituire un sistema territoriale coeso, che sia in grado di produrre processi innovativi e che per questo tragga beneficio dall’appartenenza ad un determinato ambiente locale. Vi sono chiare indicazioni sul tasso di innovazione "formale" del nostro territorio, cioè quello esprimibile mediante il deposito di brevetti (per invenzioni, marchi, modelli di utilità, ecc.). I dati per comparazioni nazionali, che sono disponibili, sono di breve periodo e quindi non possono essere considerati indicativi di trend, ma sono comunque da valutare: essi dicono che la nostra Provincia, nona in Italia nel 2003 per depositi di brevetti, scende all'undicesimo posto nel 2004, sopravanzata anche da altre tre Province venete (Padova, Vicenza, Verona). Elementi negativi si scorgono anche nella composizione per tipologia di brevetto: limitatamente alle invenzioni, la nostra Provincia nel 1999 forniva il 16,2% del totale veneto, è cresciuta al 18% nel 2001, ma è calata inesorabilmente al 14,5% nel 2004 (il peso della Provincia leader, Padova, è più che doppio). A contrastare questo fenomeno, il PTCP propone, nel caso vi siano chiare richieste sia da parte del mondo imprenditoriale, sia da quello universitario, l’istituzione di un Parco Tecnologico, per promuovere l’innovazione tecnologica a sostegno dell’imprenditorialità provinciale. La proposta di concerto con gli enti interessati (Provincia, Comuni, Unindustria, Università, etc.) prevede uno studio di fattibilità in cui vengano evidenziati, in particolare: i settori tecnologici di interesse nella provincia (energia, mobile, bioedilizia, etc.); le aree privilegiate ove insediare il parco tecnologico tra cui il PTCP segnala, in via preliminare, le ex

officine Secco, una parte dell’area della Treviso Servizi; l’ Urban Center a Vittorio Veneto; un’area in prossimità del nuovo scalo ferroviario a Castefarnco Veneto;

i servizi necessari all’intervento (laboratori, foresterie, etc.);

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

25

le strategie da adottare per una gestione pubblica-privata che superi il problema della condivisione dei saperi;

le dimensioni e i compiti di questa struttura. Progetto n.28 – Piano per la localizzazione degli impianti di produzione di energia mediante biomasse Negli ultimi anni è stato fatto molto per fronteggiare i diversi problemi ambientali; in particolare si tende sempre più a perseguire un modello di sviluppo sostenibile. Proprio nella ricerca di quest’ultimo emergono gli studi per conciliare la crescente domanda di energia, e quindi il crescente consumo di combustibili fossili, con la contemporanea salvaguardia dell’ambiente. Oggi oltre l’80% dell’energia utilizzata nel mondo viene prodotta bruciando combustibili fossili quali petrolio, carbone e metano. La situazione di certo non è migliore nella Provincia di Treviso. Al fine di garantire un più equo sviluppo sociale ed economico, il PTCP ha inteso perseguire un modello di sviluppo sostenibile, ovvero uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità alle generazioni future di soddisfare i propri. L’utilizzo di fonti di energia alternative ai combustibili fossili, le cosiddette fonti rinnovabili, insieme ad una politica di risparmio energetico che coinvolga i consumi domestici, la mobilità, la richiesta di energia da parte di attività industriali, commerciali e pubbliche, vanno nella direzione di uno sviluppo sostenibile e di un utilizzo più equo della risorsa. Tra le azioni previste dal PTCP vi è quella di attivare almeno 10 impianti a biomasse da 50.000 MWh/anno ciascuno all’interno delle aree produttive. Secondo alcune stime preliminari questi impianti potranno sostenere complessivamente circa il 5% degli attuali consumi di energia elettrica della provincia. Il progetto condotto in collaborazione con gli enti interessati (Provincia, Comuni, associazioni di categoria, etc.) dovrà effettuare uno studio di fattibilità che analizzerà in particolare i seguenti aspetti: la gerarchia delle possibili aree produttive ove localizzare gli impianti; le opere di mitigazione e di compensazione da attuare; le strategie di gestione degli impianti; un business plan.

26

f) Aspetti relativi al settore agricolo Il territorio agricolo presenta una serie di criticità che le analisi del piano hanno messo in evidenza. Tra questi si possono citare: • l’enorme numero di edifici diffusi sul territorio agroforestale, che determina grandi problemi alla

qualità ecologica ambientale del territorio: • l’alto numero di allevamenti presenti sul territorio con la conseguente difficoltà di smaltire le

deiezioni; • le nuove richieste per la realizzazione di serre; • i problemi derivanti dall’applicazione della direttiva nitrati. A queste criticità/minacce che si presentano devono essere contrapposte le nuove tendenze di sviluppo delle attività agricole in particolare gli aspetti connessi alla valorizzazione dell’urbano rurale, ovvero di quelle parti di territorio agricolo che possono divenire aree usufruibili per il tempo libero da parte dei cittadini e nuova fonte economica per gli addetti che operano in questo settore. A questi aspetti possono essere associati gli agriturismi, i prodotti agricoli di qualità (specialtà del territorio) le colture biologiche etc.. Ne deriva quindi l’esigenza di tutelare il territorio agricolo, per le sue valenze ecologico-ambientali e valorizzando, oltre che per gli aspetti agricolo-produttivi, anche per quelli naturalistici e paesaggistici. Progetto n.29 – Piano per la realizzazione di “impianti di depurazione” per il trattamento liquami zootecnici Nella provincia di Treviso secondo le stima ISTAT 2000 sono presenti circa 215 mila bovini e 143 mila suini. Solamente per queste due categorie è possibile ipotizzare una produzione media annua di liquami pari a circa 2.500.000 m3/a per i bovini e 500.000 m3/a per i suini. Attualmente gran parte del liquame viene smaltito direttamente nel suolo in alcuni casi contravvenendo alla Direttiva Nitrati e peggiorando, in tal modo, il delicato equilibrio delle acque sotterranee. I dati di monitoraggio sui pozzi di controllo evidenziano in modo incontrovertibile l’inquinamento diffuso della falda da parte dei nitrati di cui è responsabile in parte anche lo smaltimento dei liquami zootecnici. A questo si aggiunge il pericolo di inquinare localmente per gli alti carichi organici e di azoto dei liquami, anche i corpi d’acqua superficiali che si trovano nelle vicinanze delle aree ove è stato smaltito il refluo. La necessità di proteggere e valorizzare la risorsa idrica richiede sforzi che il Piano di Tutela delle Acque, il nuovo PTRC e il presente PTCP hanno evidenziato. Il progetto strategico “impianti di depurazione per il trattamento dei liquami zootecnici” si inserisce in questo contesto; esso dovrà coordinare le esigenze degli enti territoriali (Comuni, Provincia, Consorzi e AATO), delle associazioni di categoria e di altri soggetti portatori di interesse per individuare le migliori strategie di gestione dei reflui zootecnici. In particolare, si dovrà studiare la fattibilità dell’utilizzo di impianti di depurazione, diffusi sul territorio, che potranno trattare, a costi di trasporto contenuto, le eccedenze di liquami che non possono essere smaltite sul terreno. In questo modo si consentirà di mantenere alti livelli di produzione animale e contemporaneamente, utilizzando il biogas prodotto, si avrà una certa produzione di energia. l problemi legati alla localizzazione ed alla dimensione degli impianti – esigenze strettamente legate – dovranno essere attentamente affrontati. A titolo esemplificativo, ma non esaustivo, si evidenziano almeno tre alternative possibili:

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

27

• impianti modulari di notevole dimensione (volume medio digestore anaerobico >10.000 m3) da concentrare in aree produttive dismesse e/o in aree di produzione liquami gestite consorzialmente e/o presso impianti già esistenti;

• impianti di media dimensione (volume medio digestore anaerobico >3.000 m3) da associare ad impianti di depurazione esistenti di taglia >10.000 A.E;

• impianti di piccola dimensione da disseminare nel territorio connessi ad allevamenti zootecnici che trattano principalmente i liquami dell’azienda e in minor misura biomasse di scarto di provenienza extra-aziendale.

Progetto n.30 – Studio per la verifica di fattibilità dell’inserimento all’interno delle aree industriali dismesse, non utilizzabili per altri scopi, di allevamenti zootecnici e serre Attualmente nel territorio agricolo della Provincia stanno sorgendo numerose serre per coltivazioni selezionate. Queste determinano, particolarmente quelle fisse, problemi di carattere ambientale, in particolare per gli aspetti paesaggistici e per possibili inquinamenti. Le attività in serra, così come gli allevamenti agricoli, sono attività che possono essere considerate intensive e come tali associabili ad attività produttive; ne consegue che esse, se realizzate e concentrate in aree idonee, limiterebbero l’impatto nei confronti dell’ambiente. Allo scopo potrebbero essere utilizzate le aree industriali, di piccole dimensioni, identificate dal PTCP come non ampliabili, che sono ubicate lontano dalla residenza e presentano una viabilità di accesso carente. Localizzando nelle stesse aree serre ed allevamenti si verrebbe ad avere:

• per le serre una sorgente di riscaldamento comune, magari realizzata con una centrale utilizzante biomassa prodotta dagli allevamenti;

• per gli allevamenti un impianto di depurazione centralizzato con digestore anaerobico; • impianti di irrigazione utilizzante acqua piovana trattenuta in vasche centralizzate; • smaltimento dei residui secchi in loco (eventuale impianto di compostaggio); • sistemi centralizzati di produzione di energia elettrica etc..

All’interno dell’area potrebbe essere realizzato un presidio sanitario per il controllo della salute animale etc…Una operazione di questo tipo presenta una serie di problemi, quali i costi dei terreni, la definizione della compatibilità delle dimensioni delle strutture degli allevamenti, la compatibilità delle specie che possono essere associate. Per questo scopo è necessario uno studio che analizzi questi elementi e verifichi la fattibilità di questa ipotesi. Progetto n.31 – Studio per la realizzazione di nuovi borghi agricoli L’edificato diffuso sul territorio agricolo, con le conseguenze che ne derivano sul paesaggio e per i problemi ambientali connessi, è tale da farlo considerare una criticità particolare. Il Piano punta a ridurre l’edificazione diffusa anche mediante l’attribuzione di crediti edilizi incentivati per la demolizione di edifici localizzati in zone improprie. Nasce quindi l’esigenza di individuare aree in cui edificare/riscuotere questi crediti. A questo scopo si ritiene di prendere in considerazione aree industriali non ampliabili, di piccole dimensioni, da convertire in aree residenziali per edifici con tipologia agricola che possano essere

28

trasformati in borghi agricoli (sono le aree produttive non collegate in maniera adeguata ai nodi infrastrutturali e localizzate lontano dai centri residenziali) . A queste potranno essere aggiunte anche aree agricole in cui è già presente una certa densità di edifici, in questo modo i borghi potranno essere muniti di servizi e di sottoservizi necessari, riducendo il disagio per gli abitanti e le cause di inquinamento ambientale.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

29

g) Area urbana e città metropolitana “La Provincia di Treviso è una componente organica di quella megalopoli padana (E.Turri), sortita dallo sviluppo economico degli ultimi quaranta anni, generato soprattutto dalla media e piccola impresa, che aggancia il Veneto alla Lombardia ed incarna un fenomeno riguardante molte altre aree del centro-nord Europa – e per il quale gli urbanisti hanno coniato la formula di “città diffusa”, utile ad esprimere la complessità delle aree insediative nell’era dell’economia globale. Una città irrevocabilmente diversa dal modello della cosiddetta città moderna (fondata su un chiaro concetto divisionale di funzioni) in quanto si articola nel territorio perdendo a livello fisionomico un rapporto chiaro fra centro e periferia. A vantaggio di una geografia flessibile legata ai mutamenti dei luoghi della produzione e del consumo, anche culturale… ……La fine del policentrismo della Marca trevigiana, dovuto all’avvento dell’area metropolitana comporta la necessità di rivedere radicalmente alcuni parametri di interpretazione dell’ordinamento spaziale della stessa. L’intuizione che sia di fatto un’unica realtà agropolitana, infatti, rende obsolete le concezioni amministrative che si reggono sulla convinzione che abbia ancora senso l’operare disgiunto di novantacinque municipalità, idea ormai superata, ma che è stata una delle concause del disordine recente nella pianificazione viaria, residenziale, industriale ed artigianale, nell’arredo urbano, negli standard urbanistici, nelle politiche di promozione culturale turistica sociale e produttiva, ecc. Una città va pensata come tale, unitariamente. Di qui l’esigenza di una pianificazione strategica partecipata e di una pianificazione urbanistica alla prima correlata per il suo buon governo, ovvero per definire le nuove politiche ambientali, economiche, sociali e culturali……. ………..La risposta, in termini operazionali, può essere trovata nella decisione di organizzare le funzioni strategiche, connesse alla promozione della vita civile nelle sue diverse espressioni, non centralizzandole, come è tipico delle metropoli classiche, bensì articolandole a rete nel territorio, per garantire il massimo della diffusione e dell’efficacia degli interventi, in modo tale da far sì che le strutture individuate per l’esercizio di tali funzioni rappresentino altrettanti nodi neuronali di un organismo comunitario che punta all’autocoscienza, ovvero al pieno controllo dei propri processi.” (Marzio Favero) Il PTRC ha introdotto il tema delle aree metropolitane del Veneto. L’area in cui viene collocata Treviso è quella che collega la città capoluogo con la città di Vicenza e che ingloba una notevole quantità di altre città, tale da essere definita l’area delle “trenta città”. In un ambito così vasto si possono individuare molti progetti di livello metropolitano. In questo con testo ne vengono presentati due, che potranno essere seguiti da molti altri in futuro, il primo si configura come intervento di sviluppo per l’area metropolitana, il secondo per il recupero dell’identità urbana diffusa.

30

Progetto n.32 – Interventi di sviluppo della città metropolitana: progetto Cassamarca sul Terraglio La Provincia di Treviso presenta una realtà urbana costituita da una rete di insediamenti che conglomera assieme centri storici cittadini o rurali, aree industriali, artigianali e commerciali, mentre negli spazi liberi da tale impianto sopravvivono biotopi, aree a vocazione agricola, parchi e riserve, ambiti di pregio ambientale. Il PTRC in ambito regionale individua due grandi aree metropolitane: l’area definita e contenuta dai poli di Venezia e Padova, e l’area estesa della città diffusa che da Treviso si congiunge con la città di Vicenza. In realtà la provincia di Treviso si presenta come estensione di “città diffusa” non solo in destra Piave, ma anche alla sinistra di questo e ripropone verso Pordenone una situazione analoga a quella che si ha tra Treviso e Vicenza. Il Terraglio va considerato come l’asse storico tra Venezia e Treviso, storico in quanto entroterra di Venezia (vedi le Ville Venete lungo il Terraglio), affiancato dalla linea ferroviaria, in via di ristrutturazione, e dall’asse autostradale che connette Venezia a Treviso e a Belluno, unico collegamento, per questa ultima provincia, con i servizi di livello superiore. Da questa breve analisi si individua l’area urbana di Treviso (la grande Treviso) come elemento di cerniera tra l’ambito metropolitano dell’alta pianura e quello definito dai poli di Venezia e Padova, e rende l’area trevigiana come ambito idoneo a ricevere servizi di livello superiore (anche rari). In questo contesto sarà presentato dalla Fondazione Cassamarca un progetto per la realizzazione di un polo culturale di elevato livello. Al riguardo si darà attuazione a quanto previsto nell'accordo di programma sottoscritto dalla Provincia di Treviso, dal Comune di Treviso e dalla Fondazione Cassamarca, come da deliberazione del Consiglio Provinciale n. 3/24479/2008 del 26.02.2008. In attuazione di tale accordo, attraverso gli strumenti previsti dalla vigente legislazione, d'intesa con la Regione e con i Comuni interessati, si procederà all'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali per l'attuazione del presente intervento, anche oltre il limite della superficie agricola trasformabile; tale adeguamento potrà avvenire anche con accordo di programma in variante agli strumenti urbanistici comunali, individuando un indice di edificabilità, valevole per l'area interessata sita nei Comuni di Preganziol e Casier, tale da assicurare la realizzazione dell'intervento; in ogni caso l'Amministrazione Provinciale collaborerà con le amministrazioni comunali interessate nella redazione delle necessarie varianti urbanistiche per rendere compatibili le aree con le destinazioni citate. L'intervento è previsto venga realizzato lungo il Terraglio, in prossimità di Villa Franchetti, nei comuni di Preganziol e Casier. Villa Albrizzi-Franchetti è, infatti, tra le più prestigiose Ville del Veneto che tra il 700 e l'800 ha ospitato uno dei più importanti salotti letterari d'Europa, quello di Isabella Teotochi Albrizzi, frequentato da Canova, Foscolo, Pindemonte, Byron, e pur a distanza di molto tempo sono ancora percepibili le suggestioni storiche evocate da quelle frequentazioni. Dotata di un parco unico per essenze botaniche, realizzato dal Barone Raimondo Franchetti nella prima metà del 900. Costituita dal corpo centrale a cui fanno da splendido contorno le due barchesse, straordinariamente scenografiche, che consentono molteplici flessibili recuperi al loro interno. Riconosciuta come la più preziosa tra le numerose ville che corteggiano il viale napoleonico Terraglio, uno dei viali più spettacolari nell'intero panorama europeo, di collegamento tra Treviso e Venezia e che a breve con la realizzazione della variante stradale parallela, ad Est, sarà restituito alla sua monumentalità.

…PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE……….………

ALLEGATO ………………

31

Asse di accesso all'itinerario turistico culturale dedicato all'Architettura, già realizzato dalla Provincia, che propone splendide ville palladiane, quali Villa Emo a Fanzolo di Vedelago, Villa Barbaro a Maser, la tomba Brion di Scarpa ad Altivole ed il Tempio del Canova a Possagno. L’intervento prevede la realizzazione di una sede universitaria con foresteria e dei servizi integrati per le funzioni ad essa connesse (strutture scolastiche, universitarie e parauniversitarie, strutture ricettive e residenziali funzionali all'insediamento, strutture polifunzionali anche a servizio della collettività), di un edificio per l’ospitalità a docenti universitari in periodo sabatico, e di un grande centro congressi di livello metropolitano (circa 2500 posti), di un centro per la medicina sportiva. Le possibilità di accesso sono buone nonostante la dimensione dell’opera, infatti sono presenti:

• la metropolitana di superficie con stazione in un raggio inferiore ai 300m; • il servizio autobus locali; • il Terraglio est ed un idoneo parcheggio; • il collegamento all’A27 ed al nuovo passante dell’A4; • una pista ciclabile lungo il Terraglio a servizio sia degli studenti sia dei turisti.

L'intervento di cui trattasi è in coerenza con i seguenti obiettivi:

- valorizzazione paesaggistica dei beni ambientali e culturali presenti quali le aree verdi, i corsi d'acqua, le aree umide, i centri storici, le ville, gli opifici; in particolare la fruizione pubblica e la valorizzazione culturale del complesso monumentale di Villa Franchetti;

- specializzazione della maglia metropolitana organizzando le funzioni strategiche, connesse alla promozione della vita civile, non centralizzandole bensì articolandole a rete nel territorio, in particolare nell'area esterna di gravitazione dei poli di Treviso e Venezia;

- qualificazione dei nuclei urbani in termini di servizi culturali, servizi alla persona e per il turismo ancorate alla trama naturale costituita dalle porzioni di campagna tra l'urbano ed il rurale la cui funzione si specializza come polmone verde per la città, con particolare attenzione al recupero delle valenze culturali e naturali dell'area del Terraglio;

- consolidamento dell'interconnessione delle aree metropolitane di Treviso e Venezia attraverso la qualificazione funzionale dei sistemi relazionali stradali ed autostradali, le idrovie-il binomio aeroportuale S.Marco-Canova e la logistica ferroviaria. Va inoltre effettuato il potenziamento delle connessioni con le stazioni del servizio ferroviario metropolitano e lo spostamento del traffico del Terraglio storico verso il Terraglio est.

L’intervento viene valorizzato e valorizza, quindi, il Progetto relativo al Parco delle Ville Venete lungo il Terraglio (vedi prog.13) e dovrà anche essere un esempio di tutela del corridoio ecologico previsto in attraversamento dell’attuale parco di Villa Franchetti. Il programma si pone l’obiettivo di legare le funzioni di servizio di livello metropolitano alla valorizzazione culturale ambientale e sociale del luogo per mezzo di un progetto urbanistico che coniuga la Villa ed il parco al territorio esterno ed alle infrastrutture creando architetture e spazi collettivi lambiti da aree e percorsi di valore naturalistico e paesaggistico.

32

Progetto n.33 – Progetto per la conservazione dell’ìdentità nell’area urbana diffusa – Rilevazione e catalogazione di tutti gli edifici di significato storico e/o di rilevanza architettonica Tra i contributi pervenuti al PTCP vi è anche la richiesta di conservazione dell’identità nell’area urbana diffusa. Questo fatto richiede l’elaborazione di una sezione del Piano destinata alla rilevazione ed alla messa in protezione di tutti gli edifici anche minori dotati di significato storico- architettonico, in quanto componenti delle diverse stratificazioni estetico-funzionali proprie del paesaggio costruito. Fra gli edifici di pregio da censire, non trattati dal PTCP, vi sono le seguenti categorie: • Le ville liberty, che costituiscono un fenomeno ampiamente trascurato poiché considerato di

derivazione straniera, ma che ha avuto proporzioni imponenti e sta a testimoniare la presenza nella Marca Trevigiana, a cavallo fra ottocento e novecento di una borghesia imprenditoriale diffusa che guardava alla mittel Europa;

• Il patrimonio degli edifici rurali, significativi dell’arte costruttiva popolare; • Gli edifici contemporanei dotati di qualità architettonica da rilevare e da proteggere da demolizioni

o destrutturazioni. Il progetto prevede la ricerca e lo studio di queste tipologie di edifici per poter essere inseriti successivamente all’interno del PTCP ed avere quindi una forma di tutela e valorizzazione.