RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

100
CN/CONV/0969/2010 Free Service Edizioni - Falconara M. (AN) - Rivista Mensile di Informazione e Aggiornamento di Cultura Ambientale - Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Ancona n° 1/2 GENNAIO FEBBRAIO 2011 Anno XII 7,00

description

rivista di informazione e aggiornamento

Transcript of RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

Page 1: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ciano magenta giallo nero

CN/CONV/0969/2010

Free

Ser

vice

Edi

zion

i

Free

Ser

vice

Ed

izio

ni

- Fa

lcon

ara

M. (A

N)

- R

ivis

ta M

ensi

le d

i In

form

azi

one

e A

ggio

rna

men

to d

i C

ultu

ra A

mbi

enta

le -

Pos

te I

tali

an

e s.

p.a

. -

sped

izio

ne

in a

bbon

am

ento

pos

tale

- D

.L. 3

53

/20

03

(co

nv.

in

L. 2

7/0

2/2

00

4 n

. 4

6)

art

. 1

, co

mm

a 1

, D

CB

An

con

a

n°1/

2 G

enna

io-F

ebbr

aio

2011

Ann

o XI

I

n° 1/2GENNAIO

FEBBRAIO2011

Anno XII

€ 7,00

Page 2: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ciano magenta giallo nero

Page 3: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

Rivista mensile di informazionee aggiornamento di cultura ambientale

La Redazione di REGIONI & AMBIENTEsi riserva il diritto di modifi care, rifi utare o sospendere

un articolo a proprio insindacabile giudizio.

L’Editore non assume responsabilità per eventuali errori di stampa.

Gli articoli fi rmati impegnano solo i loro autori.

È vietata la riproduzione totale o parziale di testi, disegni e foto.

Manoscritti, disegni e foto,anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

Tutti i diritti sono riservati.

Edizioni:Free Service s.r.l.

Sede amministrativa,Direzione, Redazione, Grafi ca:

Via del Consorzio, 3460015 Falconara M. / AN

tel. 071 9161916 - fax 071 9203270www.freeservicesrl.it

[email protected] [email protected]

Aut.Trib. di Ancona n. 1/2000 del 4/1/2000

Direttore Responsabile:Andrea Massaro

Grafi ca:Free Service srl

Responsabile Marketing:Fabio Bastianelli

Stampa: BIEFFE s.r.l. via Zona Industriale P.I.P.

62019 Recanati (MC)

Una copia: €7,00 Arretrati: €14,00Abbonamento annuale: €58,00

Versamento su C/C postale n° 17270604intestato a Free Service s.r.l. Via del Consorzio, 34

60015 Falconara M. (AN)Sped. in abb. postale - Pubbl. inf. al 45%

Aut. Dir. Prov.le P.T. Ancona

Page 4: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

In copertina: Il logo dell’Anno Internazionale delle Foreste

6 CAMBIAMENTI CLIMATICI

A Cancún progressi modesti e troppo lentiDurban... ultima spiaggia!Rinviati alla prossima COP17 tutti i nodi da districare

10Presentato a Cancún il Climate Change Performance Index 2011Le azioni nazionali per il clima superano quelle internazionaliL’Italia occupa il 41° posto su 60 Paesi analizzati

12A Cancún presentato dall’UNEP un nuovo ReportDall’aumento di acidità degli oceani crescono i pericoliLe barriere coralline subiscono le maggiori ripercussioni

14Proposta analogia tra “abolizionedella schiavitù” e “riduzione delle emissioni”Cambiamenti climatici: la consapevolezzasociale presupposto di ogni soluzioneSondaggio Pew Center evidenzia un’opinione pubblica disinformata

16A Cancún presentato Rapporto UNEPAmerica latina e Caraibi tra le aree piùsensibili agli effetti del global warmingModelli di produzione, consumo e stilidi vita cambieranno significativamente

n°1/

2 G

enna

io-F

ebbr

aio

2011

ann

o XI

I

6

12

14

Page 5: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

18Come da programma il catamaranofotovoltaico ha raggiunto CancúnTûranor: “Il Potere del Sole”Non rivoluzionerà i trasporti marittimi,ma enfatizza la sottostima attuale dell’energia solare

20A Cancún Rapporto UNEP “Waste and Climate Change:Global Trends and Strategy Framework” Ridurre i rifiuti aiuta a combattere il riscaldamento globaleIl metano delle discariche principale fonte di emissioni del settore rifiuti

22 MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Bruxelles, 9a Conferenza annuale STOA del Parlamento UEÈ possibile un futuro senza petrolio?Argomento più dibattuto: l’uso dell’auto alternativa

24Venerdì 18 febbraio 2011M’illumino di meno: spegni la luce e accendi il tricoloreLa Giornata del Risparmio energetico 2011dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia

di Silvia Angeloni

26 IL COMMENTO

Dal SISTRI quinques al Milleprorogheuna serie di rinvii a carattere ambientale“Annunciare” non è sinonimo di “Fare”Con proroghe e deroghe non si esce dalle emergenze

28 ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

Presentato il Rapporto del Pew Charitable TrustsDalle rinnovabili opportunità da 2.300 miliardi di $ per il G-20In Italia futuro brillante per il FV,ma anche rischi di crescita insostenibile

30A Parigi un altro innovativo servizio per migliorare la qualità dell’ariaDa Velib ad AutolibIl Sindaco Delanoë lo considera una vera e propria rivoluzione

di Massimo Lombardi

32L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gasha deliberato il Piano Triennale 2011-2013Il settore energetico coerente coni princìpi dello sviluppo sostenibileTra le finalità anche il sostegno alla diffusione dell’auto elettrica

34 INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Dal 1° gennaio 2011 al bandoi sacchetti di plastica non biodegradabiliAddio al “vecchio” shopper, maattenzione alle soluzioni alternativeB. Commoner ammoniva che “non esistono pasti gratuiti”

37Qualità dell’acqua negli acquedottiLivelli di arsenico troppo elevatiL’UE nega la terza deroga all’Italia

di Agnese Mengarelli

18 22

30

Page 6: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011
Page 7: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

54

58

40api RaffineriaIl sito di Falconara si conferma all’avanguardia in ItaliaPer il futuro nuovi investimenti versoil Polo energetico ambientalmente avanzato

44Uno Studio cerca di far luce su unaspetto determinante per la low carbon economyQuali competenze per i lavori “verdi”?In futuro ogni lavoro sarà ecologico

47 BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

La letteratura scientifica conferma lacorrelazione tra malattie infettive e biodiversitàDalla perdita di biodiversità il rischiodi un aumento delle malattie infettiveDalle specie vegetali opportunità per nuovi farmaci

50L’ONU si appresta a realizzare la Celebrazione del 2011Anno Internazionale delle ForesteMolte iniziative sono previste nel corso dell’anno

52 AMBIENTE E SALUTE

Si è conclusa la prima fase del REACHRegistrate 4.300 sostanze chimichePassaggio decisivo per migliorarela salute e la sicurezza dei cittadini europei

54 EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

Rapporto UNEP evidenza la necessitàdi una riforma WTO delle sovvenzioniSussidi alla pesca e degrado degli ecosistemi mariniFra 40 anni mancheranno dalle nostre tavole molte specie ittiche

56CNEL e ISTATMisurare il benessereEntro il 2011 sarà individuato il set di indicatori che integrino il PIL

58 AMBIENTE E ARTE

Il “Bestiario” sostenibile di Edouard MartinetInstabillità e obsolescenza della nostraepoca messa in risalto dalla Steampunk Art

di Massimo Lombardi

60 €CO-FINANZIAMENTI

63 I QUESITI DEL LETTORE

63 AGENDA - Eventi e Fiere

AMBIENTE MARCHE NEWS

AMBIENTE ABRUZZO NEWS

44

Page 8: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

6

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Rinviati alla prossima COP17 tutti i nodi da districareDURBAN... ULTIMA SPIAGGIA!A Cancún progressi modesti e troppo lenti

Con un comunicato dell’UN News Cen-tre del 20 dicembre 2010, la Segretaria esecutiva dell’UNFCCC Christiana Fi-gueres è ritornata sulle conclusioni della Conferenza di Cancún: “Tutti i Paesi, ma soprattutto quelli industrializzati, debbono compiere maggiori sforzi per la riduzione delle emissioni e di farlo rapidamente”.“Cancún è stato un passo importante, più di quanto si potesse immaginare. Ma è giunto il momento per tutti noi di superare le nostre aspettative per-ché nulla rimanga di intentato” ha aggiunto la Figueres, ricordando le con-clusioni del Rapporto ONU diffuso a Cancún secondo il quale, anche se tutti gli obiettivi e le azioni fossero raggiunti ed attuati, ridurrebbero solo del 60% le

emissioni rispetto a quel che la scienza ritiene esser necessario per rimanere entro la fine del secolo al di sotto dei 2 °C di aumento delle temperature me-die globali, soglia che non garantisce la sopravvivenza delle popolazioni più vulnerabili (cfr: “Bisogna colmare il divario”, in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2010, pagg. 9-11).

Se si leggono gli impegni dei cosiddet-ti Acuerdos de Cancún (vedi box alla pagina accanto) appare evidente che progressi “veri” in termini numerici non ce ne sono stati, dal momento che i punti nodali, costituiti dalla continua-zione o meno di un nuovo Protocollo alla scadenza di quello di Kyoto e le modalità di consegna entro il 2020 da

parte dei Paesi sviluppati dei 100 miliar-di di dollari per le azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, sono stati accantonati. A ben guardare, l’unico vero successo è stato il mante-nimento in vita del processo negoziale, ma a Durban questi aspetti dovranno essere inevitabilmente affrontati, non ci sarà più la possibilità del rinvio e, soprattutto, sarà difficile fare i “giochetti di prestigio” (smoke and mirrors), co-me George Soros, Presidente del Soros Fund Management e dell’Open Society Institute, ha definito le modalità con cui si è dato vita al “Fondo start up” di 10 miliardi di dollari.Detto da lui che prima di dedicarsi ad attività filantropiche a favore dei Paesi in via di sviluppo ha accumulato

Durban (Sudafrica). Skyline e spiaggia della città sull’Oceano Indiano dove si svolgerà la prossimaConferenza Mondiale sul Clima (28 novembre - 9 dicembre 2011)

Page 9: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

7

enormi ricchezze con speculazioni di “alchimia finanziaria”, mutuando il titolo del suo libro pubblicato qualche anno fa anche in Italia, c’è da credere che dentro quel Fondo al momento c’è poco o niente.

Eppure, i media hanno salutato le con-clusioni positivamente. Forse, la minor pressione sulle aspettative ha dato l’impressione che sia andata meglio. Magari la votazione all’unanimità (solo la Bolivia si è opposta) ha indotto a ritenere che si è sulla buona strada per raggiungere un vero Accordo.Rileggendo le dichiarazioni della Figue-res e le sottolineature fatte in merito allo scarto che sussiste tra le riduzioni volontarie e le richieste degli scien-ziati, non ci pare che sussistano validi

motivi per compiacersi del risultato conseguito, con l’aggravante, per giun-ta, che passerà ancora un anno prima che vengano effettivamente adottati i provvedimenti, con conseguenze che potrebbero essere drammatiche per i Paesi più poveri, che sono anche quelli più esposti ai cambiamenti climatici.

Intervenendo nel corso della Conferen-za, Bruno Tseliso Sekoli, del Lesotho e Capo delegazione del blocco dei 49 Least Developed Countries aveva posto la questione: “L’obiettivo di questa Con-ferenza è di mitigare i cambiamenti climatici e di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adattarvisi. La situazione è estremamente deludente. Le concen-trazioni di gas serra sono cresciute ad un ritmo allarmante ed è preoccupante

pensare che abbiamo solo dieci anni di tempo per rimediare. La maggior parte di noi sta già lottando per sopravvivere. Mi appello ai Paesi sviluppati affinché facciano quel che è giusto. Essi hanno dimostrato la loro leadership economica e militare, mostrino ora di assumerla per il clima”.A quanto pare non ha ricevuto ade-guate risposte.Certo, si può obiettare che al di là di impegni formali ci sono Paesi che si stanno già adoperando fattivamente per ridurre le proprie emissioni, ma una cosa è assumere impegni volontari, ben altra è quella di sottostare a limiti vincolanti.

Come avevamo già anticipato (cfr.: Da “Hopenhagen” a “Can’tcun”, in

LOS ACUERDOS DE CANCÚN (The Cancún Agreements)

Di seguito proponiamo uno stralcio del Comunicato fi nale dellí11 dicembre 2010, con il quale si è conclusa la Conferenza ONU sui Cam-biamenti Climatici, svoltasi a Cancún (Messico). Gli elementi degli Acuerdos de Cancún includono quanto segue:• Gli obiettivi dei Paesi industrializzati sono uffi cialmente riconosciuti all’interno di un processo multilaterale. Questi Paesi creeranno

piani e strategie di sviluppo low carbon e valuteranno la forma migliore per farlo,• Le azioni dei Paesi in via di sviluppo per ridurre le emissioni sono uffi cialmente riconosciute nel processo multilaterale. Verrà istituito

un registro con il fi ne di relazionare e registrare le azioni di mitigazione dei Paesi in via di sviluppo con il fi nanziamento ed il supporto tecnologico dei Paesi industrializzati. I Paesi in via di sviluppo pubblicheranno rapporti sui progressi fatti ogni due anni.

• Le Parti riunite nel Protocollo di Kyoto accettano di continuare i negoziati con il proposito di completare il loro lavoro ed assicurare che non ci sia nessun gap tra il primo e il secondo periodo di impegno del trattato.

• I Clean Development Mechanisms (CDM) del Protocollo di Kyoto sono stati rafforzati per apportare maggiori investimenti e tecnologia a progetti ambientalmente sicuri e sostenibili di riduzione delle emissioni nel mondo in via di sviluppo.

• Le Parti hanno avviato un insieme di iniziative ed istituzioni per proteggere le persone vulnerabili dal cambiamento climatico e per distribuire il denaro e la tecnologia di cui necessitano i Paesi in via di sviluppo per pianifi care e costruire i loro futuri sostenibili.

• La decisione comprende anche un totale di 30 miliardi di dollari di fi nanziamenti fast start provenienti dai Paesi industrializzati per sostenere l’azione sul cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo fi no al 2012 e l’intenzione di raccogliere 100 miliardi di dollari in fondi long-term per il 2020.

• Rispetto al fi nanziamento climatico, è stato stabilito un processo per disegnare un Green Climate Fund all’interno della Conferenza delle Parti che abbia un Board con una rappresentanza uguale dei Paesi in via di sviluppo e sviluppati,.

• È stato istituito un nuovo Cancún Adaptation Framework con l’obiettivo di permettere una migliore pianifi cazione ed implementazione dei progetti di adattamento nei Paesi in via di sviluppo attraverso un maggior fi nanziamento e supporto tecnico, includendo un processo chiaro per continuare con il lavoro in perdita e danni (work on loss and damage).

• I Governi sono d’accordo nell’aumentare l’azione per frenare le emissioni dovute alla deforestazione ed al degrado forestale nei Paesi in via di sviluppo con il supporto tecnologico e fi nanziario.

• Le Parti istituiscono un technology mechanism con un Technology Executive Committee and Climate Technology Centre and Network per aumentare la cooperazione tecnologica per sostenere le azioni di mitigazione ed adattamento.

Page 10: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

8

Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2010, pagg. 6-8) è stato il Giappone, spalleggiato da Russia e Canada (USA e Cina sono rimasti ad ascoltare, tanto loro non ne sono firmatari!) a chiude-re la porta ad eventuali proroghe del Protocollo di Kyoto.Dopo la Conferenza l’atteggiamento del Giappone è risultato più chiaro, allorché il 28 novembre 2010 il Go-verno annunciava che, contrariamente a quanto era stato previsto nel pro-gramma elettorale con cui il Partito Democratico aveva vinto le elezioni, il sistema di scambio delle emissioni, che sarebbe dovuto partire fiscalmente dall’aprile 2013 subirà il rinvio di un anno.“Non abbiamo rinunciato ai piani per introdurre un sistema di scambio delle emissioni, ma le nostre opinioni sono cambiate, conseguentemente al cambio delle circostanze d’oltremare”, ha di-chiarato all’Agenzia Reuters il Ministro per la Strategia Nazionale Koichiro Gemba, riferendosi al fallimento dei tentativi di introdurre una egual legi-slazione negli USA, in Australia e nella Corea del Sud.In realtà, sono state le pressioni dell’industrie pesanti giapponesi che lamentavano l’eventuale perdita di competitività con quelle d’oltremare, a far rientrare nei suoi propositi il Go-verno del Primo Ministro Naoto Kan, stretto tra crisi economica e perdita di popolarità. C’è da dubitare, comunque, sulle possibilità che il Giappone possa raggiungere l’obiettivo che si è dato di tagliare al 2020 il 25% delle emissioni, senza una drastica riduzione di quelle industriali.

C’è da osservare che neppure l’Unione europea ha rispettato la promessa di giocare un ruolo ambizioso, nascon-dendosi dietro l’inerzia di altri Paesi, preoccupata soprattutto di salvaguarda-re l’Emission Trading System (ETS), che non sembra aver portato, finora, bene-fici ai Paesi in via di sviluppo e non è stato in grado di ridurre sostanzialmen-

te le emissioni, e che presenta anche delle falle visto che la Commissione ha deciso di chiudere temporaneamen-te il mercato europeo del carbonio in gennaio.“Poiché l’UE si prepara ad applicare pa-rametri di emissione più severi per gli impianti che emettono gas industriali nella terza fase del sistema ETS comu-nitario, dobbiamo lavorare per evitare che impianti analoghi situati al di fuori dell’UE ricevano significativi vantaggi competitivi tramite i crediti rispetto a più generose linee guida, in quanto ciò potrebbe aumentare il rischio di “carbon leakage” [ndr: è il rischio che interi settori industriali, per non sotto-stare agli obblighi di riduzione delle emissioni nell’UE, delocalizzino i propri impianti in Paesi terzi non soggetti a vincoli] a svantaggio del clima e delle imprese europee - dichiarava il 25 no-vembre il Commissario di Azione per il Clima Connie Hedegaard alle pro-poste di restrizioni sull’uso dei crediti derivanti da progetti di emissioni indu-striali avanzate dalla Commissione.Per evitare la “fuga del carbonio” la Commissione UE, infatti, ha approvato un sistema regolatorio per l’erogazione di 100 miliardi di euro alle industrie del petrolio e dell’acciaio per beneficiare gratuitamente fino al 2014 di crediti alle emissioni, fissando parametri di rife-rimento più elevati per il settore che secondo gli ambientalisti costituisce una vera e propria sovvenzione a set-tori ad alta intensità di carbonio.

La Figueres, inoltre, ha sottolineato di aspettarsi di vedere decisioni rapide in merito alla nomina del consiglio del nuovo Green Fund e del Comitato del Technology Mechanism e “di ricevere i dettagli del finanziamento fast-start da parte dei Paesi industrializzati, in modo che il Segretariato sia in grado di inserire le informazioni che mostrino chiaramente gli importi che sono stati raccolti e che sono in corso di eroga-zione”.

Anche il Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nel messaggio conse-gnato ad Ahmed Djoghlaf, Segretario esecutivo della Convenzione sulla Di-versità Biologica (CBD), in occasione della cerimonia di chiusura dell’Anno Internazionale della Biodiversità (IYB), svoltasi a Kanazawa (Giappone) il 18 dicembre, ha messo in risalto l’accordo raggiunto a Cancún sul REED + (Re-ducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) che “munito di congrue risorse per attuarlo [permet-terà], promuovendo la conservazione e la gestione sostenibile delle foreste, non solo di mitigare gli impatti climatici e di aumentare la resilienza, ma di im-metterci su un percorso che rallenti la velocità di accelerazione della perdita di biodiversità”.

In verità, pure il Piano REED + rimane su un terreno di ambiguità, anche se al momento non è stato inserito nei meccanismi di mercato del carbonio, non generando crediti.Il Programma nato per proteggere le foreste e le popolazioni indigene che vi vivono, rischia di trasformarsi in un incentivo per il loro degrado, se doves-se diventare lo strumento che consente ai Paesi sviluppati di evitare di ridurre le proprie emissioni. Molte imprese stanno già esplorando le opportunità di business connesse ai crediti derivanti dal sequestro del carbonio delle fore-ste, con il rischio che si crei un nuovo “land grabbing” di tipo forestale, e ben poco interesse si manifesti per la difesa della biodiversità e delle popolazioni delle foreste.Come accennato, solo la Bolivia non ha firmato, denunciando che qualsiasi accordo sulle foreste deve garantire i diritti umani, civili, economici e politici dei popoli indigeni.“Vogliamo salvare la foresta, non sollevare i Paesi sviluppati dalla respon-sabilità di ridurre le proprie emissioni - ha dichiarato il suo capo negozia-tore Pablo Solon - Pensiamo che ci dovrebbe essere un meccanismo anche

Page 11: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

9

per le foreste, ma questo meccanismo dovrebbe essere integrale e non sola-mente concentrato su un aspetto quale quelle di cattura delle emissioni. Le fo-reste sono molto più di ciò”.

Anche per il tema del trasferimento del-le tecnologie verdi si è preferito rinviare gli aspetti più importanti e controversi ad un successivo momento.Come noto, si tratta di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad uscire da una economia basata sul carbone per intra-prendere una via low carbon, attraverso il sostegno finanziario e il trasferimen-to di tecnologie in grado di produrre energia pulita, i cui brevetti sono de-tenuti essenzialmente da poche Paesi

industrializzati (cfr: “Tecnologie per le energie pulite; ecco chi ne possiede i brevetti”, in Regioni&Ambiente, n. 11 novembre 2010, pagg. 8-9).Di fronte all’atteggiamento dei Paesi BASIC (Cina, India, Brasile e Sudafrica) che dichiaravano questo punto “non negoziabile”, c’è stata la chiusura della delegazione statunitense con la minac-cia di bloccare ogni trasferimento in merito, se da parte dei BASIC non si fosse fatto di più in termini di taglio delle emissioni e, soprattutto, di accet-tarne la verifica.Così si è giunti alla creazione di un Comitato esecutivo tecnologico (Tech-nology Executive Committee) che non prevede, però, un approccio, come

richiesto da più parti, che tenda a ri-solvere i problemi legati alla proprietà intellettuale sulle tecnologie stesse.

Insomma, il processo per una condi-visione multilaterale è ancora troppo lento e irto di ostacoli, specie in rap-porto all’urgenza dei fenomeni dei cambiamenti climatici in atto.Il Protocollo di Kyoto chiuderà la sua operatività nel 2012, perciò, Durban (Sudafrica), dove dal 28 novembre al 9 dicembre 2011 avrà luogo la COP17 della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), sarà l’ultima spiaggia per poter trovare un suo sostituto.

Cancún, Hotel Moon Palace. Sul tetto di una delle due sedi in cui si è svolta la Conferenza è stato realizzato un impianto fotovoltaico di 903 pannelli per un’estensione di 2.500 m2, in grado di fornire 220 MW di energia all’anno. La tecnologia a film sottile è stata fornita da Uni-Solar, mentre a ENEL Green Power si deve l’installazione che è stata inaugurata il 9 dicembre dal Ministro Stefania Prestigiacomo. Il progetto, infatti, è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che ha contribuito al 50% alla partnership con ENEL, e la Secretería de Recuersos Naturales y Medio Ambiente (SEMARNAT) messicano (fonte: Uni-Solar)

Page 12: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

10

L’Italia occupa il 41° posto su 60 Paesi analizzati

LE AZIONI NAZIONALI PER IL CLIMASUPERANO QUELLE INTERNAZIONALI

Presentato a Cancún il Climate Change Performance Index 2011

Giunto alla 6a edizione il Climate Change Performance Index 2011 è stato presentato contemporaneamente a Cancún e a Bruxelles il 6 dicembre 2010.Redatto da GermanWatch (organizza-zione non governativa con sede a Bonn che si prefigge di promuovere l’equi-tà globale e la salvaguardia dei mezzi di sussistenza), in collaborazione con CAN-Europe (Climate Action Network che riunisce in Europa oltre 140 orga-nizzazioni di 25 Paesi con l’obiettivo di arrestare gli effetti più pericolosi dei cambiamenti climatici), il Climate Change Performance Index (CCPI), confronta le prestazioni di protezione del clima di 60 Paesi industrializzati e in via di sviluppo (PVS) che insieme rappresentano più del 90% del con-sumo globale di energia, legato alle emissioni di CO

2.

A causa della mancanza di dati affida-bili su temi quali la deforestazione e

l’uso dei suoli, che costituiscono circa il 20% dei gas serra (GHG) a livello mondiale, l’Indice si concentra essen-zialmente sulle emissioni del settore energetico, che assommano a circa il 60% dei GHG.

Il CCPI viene calcolato attraverso un indice complessivo a cui concorrono tre diversi parametri:- i livelli di emissione dell’anno preso

in considerazione, sulla base dei da-ti forniti dall’International Energy Agency (30% del peso comples-sivo);

- il trend delle emissioni derivanti da tali dati (50%);

- la valutazione delle politiche cli-matiche (20%), sulla base di un sondaggio tra gli esperti nazionali del clima, che sono stati più di 190 per questa edizione.

Pertanto, la struttura dell’indice è tale che la graduatoria che ne deriva pre-

mia soprattutto i Paesi che dimostrano l’effettiva volontà di cambiamento.

Il dato più significativo che emerge dall’Indice 2011, aggiornato agli ultimi dati disponibili (2008), è che per la pri-ma volta le azioni per il clima a livello nazionale superano quelle internazio-nali, come ha osservato Jan Burck di GermanWatch e Capo redattore del Rapporto: “Dopo i deludenti risultati a livello internazionale di Copenhagen è una piacevole sorpresa che la consa-pevolezza del cambiamento climatico sia aumentata e le azioni nazionali siano migliorate in un certo numero di Paesi. Per la prima volta, le politi-che nazionali hanno conseguito una classifica migliore di quelle interna-zionali. Vedremo se Cancún sarà in grado di tradurre queste azioni nazio-nali in una dinamica internazionale positiva”.

Page 13: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

11

Nonostante il trend positivo dei pro-gressi conseguiti, anche quest’anno i primi 3 posti sono “saltati” perché nes-sun Paese ha compiuto adeguatamente quegli sforzi necessari per ridurle in maniera tale da occupare il podio.I migliori quest’anno sono così risultati Brasile, Svezia e Norvegia, seguiti dalla Germania. Il Brasile aveva conquistato il primato tra i Paesi in via di sviluppo lo scorso anno, mantenendo questa buona posizione, mentre la performan-ce migliore è stata fatta dalla Norvegia. Tra i top ten (non considerando i 3 posti in cima vuoti) troviamo anche nell’ordine Gran Bretagna, Francia, In-dia, Messico, Malta e Svizzera.Arabia Saudita, Kazakistan, Australia, Canada si collocano viceversa agli ul-timi posti, ma non sono distanti i due principali emettitori mondiali: Cina (56a) e USA (54a).“La Cina ha recentemente comincia-to a migliorare le proprie politiche nazionali sul clima, compresa la le-gislazione sull’energia rinnovabile, divenendo leader mondiale nel settore degli investimenti nell’energia eolica - ha osservato Matthias Duwe, Direttore di CAN Europe - Questo rappresenta una tendenza verso una forte politica per il clima nazionale che abbiamo vi-

sto in tutto il CCPI quest’anno”.Tuttavia, dal momento che le emissioni hanno un peso maggiore nell’Indice rispetto alle politiche, la classifica della Cina si è ancora abbassata rispetto allo scorso anno sulla base dell’andamento generale delle sue emissioni. Secondo i redattori del Climate Change Perfor-mance Index, il miglioramento visibile della politica climatica della Cina fa sperare in una tendenza alla riduzione delle proprie emissioni in futuro, tale da farle risalire posizioni in classifica.Una chiara eccezione al trend del 2011 verso una forte politica climatica nazio-nale sono gli Stati Uniti, dove il blocco al Senato della legislazione sul clima ha determinato una classifica inferiore. Gli USA presentano pessime prestazioni relative alle emissioni pro capite ed alla politica climatica.“L’amministrazione Obama - ha con-cluso Duwe - dovrà ora utilizzare le leggi esistenti sull’aria pulita [ndr: Clean Air Act] per regolamentare le emissioni ed invertire la tendenza degli Stati Uniti a retrocedere nella classifica di questo Indice”.

Il CCPI contiene anche una mappa de-dicata all’Europa in cui si può rilevare che le performance sui cambiamenti

climatici differiscono notevolmente da Paese a Paese.“L’Unione europea ha alcuni Paesi leader come la Svezia, la Norvegia, la Francia e il Regno Unito - si sottolinea nel Rapporto - per i quali la classifica indica stabilità o aumenti, con perfor-mance nel complesso buone. Ci sono poi altri Paesi, quali Polonia, Turchia e Italia che detengono le posizioni più basse della classifica generale. Questo è dovuto essenzialmente alle loro politi-che climatiche. La Polonia, ad esempio, è stata assieme all’Italia, leader di que-gli Stati dell’UE nell’attività di bloccare l’obiettivo di ridurre le emissioni del 30% entro il 2020 e le decisioni di fi-nanziamento per il clima”.

C’è da osservare che l’Italia occupa il 41° posto (52,7 punti) in questa classi-fica, migliorando la posizione acquisita lo scorso anno (44° posto, con 48,0 punti) in virtù della riduzione delle emissioni, dovuta alla crisi economi-ca, con conseguente contrazione della produzione industriale, che già iniziava a farsi sentire, ma è ancora fortemente penalizzata per le inadeguate politiche ambientali.

Page 14: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

12

Nel corso della COP 16 della Conferenza sui Cambia-menti Climatici di Cancún, in Messico, il Programma ONU per l’Ambiente (UNEP) ha presentato il Rapporto “Le conseguenze ambientali dell’acidificazione de-gli oceani” (Environmental Consequences of Ocean Acidification), che conferma le preoccupazioni circa gli effetti di una maggiore acidità degli oceani sull’ambiente marino, avvertendo che il futuro impatto delle emissioni in aumento sulla salute dei mari e degli oceani potreb-be essere molto più grande e più complesso di quanto precedentemente supposto.

“L’acidificazione degli oceani è una ulteriore bandiera rossa che sventola per avvertire sui rischi per la salute planetaria circa la crescita incontrollata delle emissioni di gas a effetto serra. Si tratta di un nuovo pezzo che si aggiunge al puzzle scientifico, ma che sta suscitando una crescente preoccupazione - ha sottolineato Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP, esortando i Go-verni ad agire per affrontare il problema - Il fenomeno si inserisce in un contesto di mari e oceani già stressati per

effetto di una pesca eccessiva e per altre forme di degrado ambientale. Così il pubblico potrebbe giustamente chie-dere di quante bandiere rosse abbiano bisogno di vedere i Governi prima di cogliere il messaggio di agire”.

L’acidificazione degli oceani, è il risultato dell’aumento delle concentrazioni di anidride carbonica che viene assorbita dagli oceani (un quarto delle emissioni vi si dissolve, producendo acido carbonico) che abbassa il livello di pH dell’acqua, calato di circa il 30%.Tali cambiamenti minacciano la sopravvivenza stessa di molti organismi marini, tra cui pesci e coralli, e insieme ad altri effetti ambientali, come la pesca eccessiva e il riscaldamento degli oceani, potrebbero avere un impatto massiccio sulla catena alimentare marina, che è una delle fonti principali di proteine e di mezzi di sussistenza per miliardi di persone.Alla stesura del Rapporto ha collaborato la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO, il Ply-mouth Marine Laboratory e il National Oceanography Centre del Regno Unito.

Le barriere coralline subiscono le maggiori ripercussioni

DALL’AUMENTO DI ACIDITÀ DEGLIOCEANI CRESCONO I PERICOLI

A Cancún presentato dall’UNEP un nuovo Report

Page 15: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

13

L’autore principale del Rapporto e coordinatore del Pro-gramma di Ricerca sull’Acidificazione degli Oceani della Gran Bretagna, la dottoressa Carol Turley ha eviden-ziato l’impatto negativo che l’aumento dell’acidità degli oceani sta già avendo.“Stiamo assistendo ad un complesso impatto negativo dell’acidificazione degli oceani direttamente sugli or-ganismi e su alcuni ecosistemi chiave che aiutano a fornire cibo per miliardi di individui - ha dichiarato Turley - Dobbiamo cominciare a pensare al rischio per la sicurezza alimentare”.Anche se la relazione osserva che ci possono essere alcuni “vincitori” all’interno degli ecosistemi marini, come le piante marine che potrebbero beneficiare della crescente acidificazione, la Turley ha messo in guardia sulla vulnerabilità di molti organismi marini.“Chiaramente non è sufficiente guardare ad una sola specie. Gli scienziati dovranno studiare tutte le compo-nenti del ciclo di vita per vedere se certe forme sono più o meno vulnerabili”, ha osservato la Turley.Invitando i politici a tagliare le emissioni di CO

2 e a

ridurre la pressione sugli oceani attraverso la piani-ficazione dello spazio marino e dell’acquacoltura, la relazione raccomanda ai Governi di inserire la scienza dell’acidificazione degli oceani negli strumenti di ge-stione della pesca.

Gli ecosistemi della barriera corallina sono quelli che subiscono le ripercussioni maggiori dell’acidificazione degli oceani. Il fenomeno, associato al riscaldamento degli oceani che sta causando lo sbiancamento dei coralli

con espulsione delle loro alghe simbionti (zooxantelle) e l’allarmante aumento delle malattie infettive del corallo, riduce la disponibilità di ioni di carbonato necessari per coralli e molti altri organismi marini per costrui-re componenti strutturali come scheletri e conchiglie, rallentandone la crescita. Questi due effetti stanno già uccidendo i coralli, rallentano lo sviluppo delle barrie-re, riducono la biodiversità e la struttura necessaria per fornire servizi ecosistemici cruciali.

Poiché, sia le emissioni di CO2 di origine antropica sia

le temperature continueranno ad aumentare, stanno diventando sempre più importanti le azioni locali per proteggere le barriere, tant’è che in dicembre l’Ameri-can Geophysical Union, ha pubblicato lo studio “Coral Reef Remote Sensing: Helping Managers Protect Reefs in a Changing Climate”, che è poi gli Atti della Con-ferenza che il Coral Reef Watch (CRW) della NOAA (Agenzia federale statunitense per l’Oceanografia e la Meteorologia) ha tenuto per formare dirigenti e gestori delle barriere coralline sulla possibilità, utilizzando una combinazione di dati satellitari, osservazioni in situ e modelli matematici, di avere informazioni necessarie per monitorarne le minacce ed assumere le necessarie azioni di adattamento.

Di certo “Nemo”, il pesce pagliaccio che ha ispirato il cartoon del 2003 della Pixar (“Alla ricerca di Nemo”) che tante insidie e minacce ha evitato, non riuscirebbe a cavarsela se dovessero scomparire gli anemoni che lo ospitano e proteggono.

Un pesce pagliaccio (Amphiprion ocellaris) ospitato in una colonia di anemoni del tipo Heteractis

Page 16: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

14

Sondaggio Pew Center evidenzia un’opinione pubblica disinformata

CAMBIAMENTI CLIMATICI: LA CONSAPEVOLEZZA SOCIALE PRESUPPOSTO DI OGNI SOLUZIONE

Proposta analogia tra “abolizione della schiavitù” e “riduzione delle emissioni”

Sull’ultimo numero del 2010 avevamo evidenziato come il mondo scientifico sia alla ricerca di un nuovo approccio co-municativo dei cambiamenti climatici per informare attivamente ed efficacemente pubblico e decisori politici circa i rischi che essi comportano e le soluzioni che posso-no essere messe in campo per contrastarli (cfr: “Comunicare il global warming tra Tempeste e WEB”, in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2010, pp. 16-17).

Ora, in un recente interessante studio Andrew J. Hoffman, Professore di Im-prenditoria Sostenibile presso la Ross School of Business dell’Università del Michigan, sostiene che i cambiamenti climatici non costituiscono solo una questione di comunicazione, ma presuppongono un livello di con-sapevolezza sociale e atteggiamenti culturali, senza i quali non è possi-bile alcuna azione (“Climate change as a cultural and behavioral issue: adressing barriers and implementing solutions”, Organization Dynamics, Vol. 39, issue 4, October - December 2010, pp. 295-305, numero monogra-fico dedicato a “Organizzarsi per la sostenibilità”).Hoffman fa un parallelismo tra l’atteg-giamento che l’opinione pubblica ha nei confronti dei cambiamenti climatici con quello che la stessa ha assunto nel secolo scorso nei confronti del fumo: nonostan-te vi fossero stati vari studi scientifici che mettevano in evidenza lo stretto rapporto tra l’abitudine al fumo e l’esposizione a quello passivo e il cancro ai polmoni, passarono decenni prima che venissero introdotte norme per vietare di fumare in pubblico e si vedesse regredire il numero di morti per tale patologia.“Il problema non era solo se le sigarette causassero il cancro - afferma Hoff-man - Il problema era se la gente ne fosse consapevole. Il secondo processo è del tutto diverso dal primo”.

Qualcosa di simile, secondo il ricerca-tore sta accadendo per i cambiamenti climatici: a fronte di una stragrande

maggioranza di scienziati (97%) che affermano che le attività umane sono la causa principale del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, l’accettazione di tale rapporto non ha ancora raggiunto un livello sociale.Ma Hoffman fa un’analogia ancora più provocatoria, quando afferma che il dibattito in corso sui cambiamenti cli-matici ha molti tratti in comune con quello che nel secolo XVIII si sviluppò sulla questione della schiavitù.Come allora gli abolizionisti venivano tacciati di voler provocare un collasso economico ed un sovvertimento del modello di vita che le classi abbienti avevano costruito, così oggi chi sostie-ne la necessità di tagliare drasticamente le emissioni di carbonio viene accusato di voler compromettere ogni ulteriore sviluppo: “Proprio come poche persone nel XVIII secolo intravidero nella schia-vitù un problema morale, altrettante poche persone nel XXI secolo individua-no una questione etica nell’ulteriore utilizzo dei combustibili fossili”.“La gente ci guarderà tra 100 anni con la stessa incomprensione con cui noi giudichiamo i difensori della schiavi-tù? - si è chiesto Hoffman - Se vogliamo affrontare il problema in maniera ade-guata la risposta a tale questione deve essere affermativa. La nostra comune atmosfera non dovrà più essere vista come una discarica dove relegare i gas ad effetto serra e gli altri inquinanti”.Hoffman sostiene che è necessario un radicale cambiamento di valori. Riconoscendo che le attività umane sia in termini numerici che di impatto ambientale sono tali che potrebbero alterare ogni giorno gli ecosistemi del-la Terra, e che noi tutti condividiamo una responsabilità collettiva su tale problema, c’è la necessità di una coo-perazione globale per risolverlo.

In verità, a proporre per prima la con-nessione tra l’abolizione della schiavitù e l’uscita dall’uso dei combustibili fos-sili è stata Polly Higgins che da anni sta conducendo una campagna affinché

il reato di “ecocidio” sia riconosciuto dalle Nazioni Unite come crimine in-ternazionale contro la pace.Nel suo ultimo libro “Sradicare l’ecocidio” (“Eradicating Ecocide: Law and Governance to Prevent the Destruc-tion of our Planet”, Shepheard-Walwyn, London, September 2010), l’Avv. Hig-gins, Premio Performance 2010 come “L’Avvocato del Pianeta Terra” e inseri-ta dalla Rivista “The Ecologist” tra “I 10 maggiori pensatori visionari del mon-do”, propone il significato del termine ecocidio come “diffusa distruzione, danneggiamento o perdita degli ecosi-stemi di un determinato territorio, sia a seguito delle attività umane o di altre cause ad esse correlate, in maniera tale che il loro pacifico godimento da parte degli abitanti di quel territorio ne è sta-to gravemente compromesso”.Secondo la Higgins, l’umanità si trova ad un bivio: continuare come prima a trattare il nostro Pianeta come si fa con qualcosa che deve essere comprato o ceduto quale proprietà privata al mi-glior offerente oppure riconoscere che le nostre vite dipendono da un delicato ecosistema e che tutti abbiamo la re-sponsabilità del nostro habitat e delle future generazioni.

L’“Avvocato della Terra” spiega che prima che fosse dichiarata fuorilegge, la schiavitù era commercializzata in Inghilterra da circa 300 compagnie che “lottarono contro l’abo-lizione, sostenendo che avrebbe comportato la perdita di posti di lavoro, che sarebbe stata antieconomica, che la schiavitù era voluta dalla gente e che era una necessità. Ciò che offrivano era un programma vo-lontario di riduzione del numero di schiavi catturati. da vendere all’asta e che era me-glio lasciare la questione al libero mercato. Fu riconosciuto da pochi che le condizioni dovessero migliorare, ma un’imposizione tramite delle leggi sarebbe stata troppo onerosa per le imprese. Come ultima con-cessione venne proposta l’applicazione di multe se si fossero fatte catture [di schiavi] oltre i limiti prefissati”.Come sappiamo, vinsero le argomenta-

Page 17: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

15

zioni degli abolizionisti; le imprese che si dedicavano al commercio degli schiavi si diedero a trattare tè ed altre materie prime, e l’economia britannica non crollò.

Di certo non si può mettere sullo stesso piano le sofferenze dirette indotte dalla schiavitù e quelle indirette provocate dalla combustione dei combustibili fossi-li, ma l’analogia proposta dai due autori sopra richiamati ci sembra, sul piano dei cambiamenti culturali, pertinente.Se provassimo a sostituire, come “oggetto” delle motivazioni addotte per mantenere la situazione inalterata, le “emissioni cli-malteranti” all’“abolizione della schiavitù” ci accorgeremmo, sorprendentemente, che sono pressoché le stesse.Bisogna convenire, quindi, che solo un cambiamento culturale potrà imprimere un’accelerazione al dibattito sui cambia-menti climatici che rischia di diventare sciatto, inconcludente e prolungato.Tuttavia, “il cambiamento non avverrà nel volgere di una notte - ha sentenziato Hoffman - ma solo quando la soluzio-ne sarà in grado di contrapporsi alle

Isola di Semirara (Filippine). Questa fotografia, scattata con un obiettivo da 800 mm il 31 marzo 2010 da un astronauta della Spedizione 23 a bordo della stazione spaziale internazionale, costituisce un esempio di quello che si intende per “ecocidio”. L’immagine ritrae, in condizioni rare di cielo sgombro da nubi, la miniera di carbone a cielo aperto di Panian, la più grande delle tre che vengono coltivate sull’isola, distante 280 km a Sud di Manila e che forniscono il 92% di tutto il carbone estratto nelle Filippine: in parte esportato in Cina e India; il resto alimenta le centrali termoelettriche del Paese. Gli strati superficiali “sterili”, costituiti da suolo e calcare sotto i quali si trova il carbone, vengono accumulati ai bordi della cava, a forma di anelli, che per la pressione esercitata dal materiale, a poco apoco si inabissano lungo i tratti costieri circostanti il Mar di Sulu.(fonte NASA)

fondamenta stesse della nostra società basata sui combustibili fossili”.

Queste considerazioni sono in linea con i risultati di un sondaggio condotto durante la Conferenza di Cancun dal Pew Center on Global Climate Change, Organiz-zazione statunitense che riunisce leader, politici, scienziati ed esperti in varie disci-pline per fornire un nuovo approccio alle problematiche più complesse che sono, spesso, anche le più controverse.Patrocinata dal Governo messicano, l’inchiesta che ha coinvolto oltre 500 delegati accreditati presso la COP16, in numero paritetico tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, ha evidenziato che il 94% dei partecipanti alla Conferenza “concorda sul fatto che iniziative sui cambiamenti climatici saranno effica-ci solo con un forte sostegno da parte dei governi, imprese, ong, scienziati ed opinione pubblica”.Ma, secondo il 58% degli intervistati, il pubblico non conosce bene o alcunché dei “cambiamenti climatici”.“Questi risultati sottolineano l’enorme di-

vario tra l’impellente necessità di agire e la limitata conoscenza dell’opinione pubblica in merito alle questioni sul tappeto - ha osservato il Presidente del Pew Center, Eileen Claussen - Tutti noi (governi, esperti, patrocinatori ed ammi-nistratori di imprese) dobbiamo fare un lavoro migliore nello spiegare al pubblico sia i rischi che le opportunità che deriva-no dai cambiamenti climatici”.Tra gli altri risultati del sondaggio:- l’87% degli intervistati accusa i mez-

zi di informazione e gli opinionisti della scarsa comprensione che l’opi-nione pubblica ha dei cambiamenti climatici;

- la maggior parte (66%) considera gli scienziati la “voce più veritiera”;

- il 56% ritiene che i danni degli impatto umano sul clima siano ir-reversibili;

- la stragrande maggioranza (90%) concorda sul fatto che la recessio-ne economica ha reso i Paesi meno disponibili ad investire sui cambia-menti climatici.

Page 18: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

16

I cambiamenti climatici - le loro cause, le loro conseguenze a livello mondiale e la gravità delle loro prevedibili conseguenze sia sugli ecosistemi che sulle attività umane - costituiranno una delle più grandi sfide di questo secolo. Si modificheranno significativamente gli attuali modelli di produzione, distribu-zione e consumo, così come gli stili di vita complessiva delle società moderne. Nel corso del secolo attuale, i Paesi saranno costretti ad affrontare due sfide simultanee: adattarsi alle nuove condizioni climatiche e lavorare per mitigarli.L’America Latina e i Caraibi non sono immuni da queste sfide che sono state definite in dettaglio da una nuova pubblicazione che l’UNEP ha presentato a Cancún, “Vital Climate Change Graphics for Latin America and the Caribbean”.L’obiettivo di questo lavoro è quello di mostrare, in modo chiaro e articolato, attraverso carte, mappe e grafici, così come il calcolo degli attuali livelli di emissioni di gas serra e le possibilità di mitigarne gli effetti, lo stato del cambiamento climatico e le su implicazioni per la regione.

Questo documento, oltre a contribuire allo studio e al dibat-tito sul fenomeno dei cambiamenti climatici globali e i loro effetti sul territorio, fornisce anche una fonte di riferimento per i decisori in ambito sia pubblico che privato, dal mo-mento che si modificheranno significativamente gli attuali modelli di produzione, distribuzione e consumo, così come gli stili di vita complessiva delle società.Tra le decine di fatti e dati sul clima, il Rapporto indica che il numero di persone in America Latina e nei Caraibi colpite da temperature estreme, incendi, siccità, tempeste e alluvioni è cresciuto dai 5 milioni degli anni ’70 ai più di 40 milioni tra il 2000 e il 2009. Complessivamente, le condizioni meteorologiche avverse sono costate alla regione oltre 40 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni. Solo per il Messico, il costo annuo stimato per affrontare gli effetti dei cambia-menti climatici sarà pari al 6,22% del PIL, con un incremento annuo al 2010 del 4%. Tali costi faranno aumentare i vincoli di bilancio in tutta ‘‘America Latina ed i Caraibi e potrebbero complicare i tentativi di ridurre la povertà e di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”.Il Rapporto, che è stato redatto in collaborazione dal Polar Research Centre GRID-Arendal dell’UNEP e dalla Divisione Sviluppo Sostenibile e gli Insediamenti Umani Divisione del-la ECLAC (Economic Commission for Latin America and the Caribbean), indica pure le previsioni degli scenari climatici futuri per la regione. Dai grafici si evidenzia che entro il 2050, l’aumento della temperatura delle superfici oceaniche si tradurrà in uno sbiancamento più diffuso delle barriere coralline, con un conseguente impatto negativo sul turismo e la pesca. I cambiamenti climatici determinano effetti sulla salute, non solo attraverso le ondate di calore e le malattie trasmesse dall’acqua, ma anche a causa dell’espansione delle aree geografiche favorevoli alla trasmissione di malattie trasmesse

da vettori. Il Rapporto mostra che nel 1970, solo un piccolo numero di Paesi dell’America Latina e dei Caraibi ospitava le zanzare che trasmettono la febbre gialla, il dengue e la malaria, mentre al 2002, la maggior parte della regione era stata colpita da queste malattie tropicali . Sebbene il contributo dell’America Latina e dei Caraibi alla produzione di gas ad effetto serra (GHG) rappresenti solo l’8% delle emissioni globali, escludendo quelle relativi al cambiamento di utilizzo dei terreni, i cambiamenti clima-tici attesi nel corso del secolo attuale avranno di certo un impatto significativo sulla la regione. Basandosi sull’analisi storica delle variabili quali temperatura, precipitazioni e livello del mare, il Rapporto delinea per i decisori, gli studiosi e il grande pubblico gli effetti e le cause di questo fenomeno dei cambiamenti climatici, evidenziando pure che i Paesi della regione necessitano di maggiori risorse ed assistenza per ridurre la loro vulnerabilità e rafforzare la resistenza agli effetti dannosi dei cambiamenti climatici. Al contempo nella relazione si sottolinea la crescente neces-sità di un coordinamento regionale e la condivisione delle migliori pratiche nella definizione di politiche sostenibili, tecnologie e opzioni di investimento per ridurre le emissioni di gas serra, attraverso l’espansione delle fonti di energia pulita e rinnovabile, l’aumento dell’efficienza energetica e l’adozione di misure di risparmio energetico. Per quel che concerne le risorse forestali della regione, i grafici mostrano la necessità di rapidi progressi nella ri-duzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e degrado forestale, al fine di invertire le prevalenti tendenze negative e di affrontare con successo una sfida chiave per la prosperità della regione, di lavorare cioè per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Sono tre le principali sezioni della relazione:- le manifestazioni dei cambiamenti climatici;- gli effetti dei cambiamenti climatici e delle emissioni di

gas serra;- le misure di mitigazione.Molti Paesi della regione hanno già avviato politiche concrete, strategie di investimento e soluzioni per affrontare la sfida. Queste storie di successo e best practices devono ora essere ampliate e integrate a livello nazionale e regionale, al fine di favorire la crescita, di creare posti di lavoro e strategie di svi-luppo sostenibile per contribuire a combattere la povertà.

Messaggi chiave• Ogni soluzione ai cambiamenti climatici, essendo un pro-blema globale, deve essere basato sulla partecipazione di tutti i Paesi, con il riconoscimento delle responsabilità comuni, ma differenziate. La regione dell’America Latina e dei Caraibi dovrà operare gradualmente una transizione verso una strategia di sviluppo sostenibile che persegua un percorso a basso tenore di carbonio e promuova l’equità e l’inclusione sociale.

Modelli di produzione, consumo e stili di vita cambieranno significativamente

A Cancún presentato Rapporto UNEP

AMERICA LATINA E CARAIBI TRA LE AREE PIÙSENSIBILI AGLI EFFETTI DEL GLOBAL WARMING

Page 19: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

17

• L’America Latina e i Caraibi, emettono in generale meno emissioni di tonnellate di CO

2 pro capite rispetto alla me-

dia mondiale. Se si considera il totale delle emissioni, ivi compresi i cambiamenti di uso del territorio, i tassi della regione sono decisamente inferiori rispetto ad altre regioni per quanto riguarda le emissioni equivalenti di CO

2 per ogni

milione di dollari di PIL, poiché emette 1,152 tonnellate di CO

2 equivalente per ogni milione di dollari di PIL rispetto

alle 481 tonnellate equivalenti di CO2 per 1 milione di dollari

emesso da parte dei Paesi dell’OCSE.

• Gli effetti dei cambiamenti climatici nella regione sono già notevoli (anche se con differenze da un Paese all’altro), in particolare per quanto riguarda il settore agricolo, la salute della popolazione, la disponibilità di acqua, il turismo, le infrastrutture urbane, la biodiversità e gli ecosistemi.

• L’America Latina e i Caraibi hanno visto di recente un aumento di eventi climatici estremi, con relativo aumento del numero di persone colpite. Il costo stimato dei danni provocati da questi eventi climatici estremi negli ultimi dieci anni, supera i 40 miliardi di dollari.

• Per l’America Centrale, le stime dei costi economici dei cambiamenti climatici, accumulati al 2100 (con un tasso di sconto dello 0,5% - sulla base dell’impatto sul settore agricolo, sulla biodiversità, sulle risorse idriche, e i danni

derivanti da uragani, tempeste e inondazioni), sono equi-valenti a circa il 54% o il 32% del PIL per il 2008 a seconda degli scenari analizzati.

• Allo stato attuale, ci sono nella regione 1.003 progetti a diverse fasi di attuazione, nell’ambito del Clean Development Mechanism (CDM). I Paesi della regione con il maggior nu-mero di progetti CDM sono Brasile, Messico, Cile e Colombia. Il maggior numero di progetti CDM (87% del totale) sono nei settori delle energie rinnovabili e della riduzione di metano.

• Tra il 2000 e il 2007, la regione ha ricevuto dall’Official De-velopment Assistance (ODA), circa 1,4 miliardi di dollari (in valore attuale) per combattere il cambiamento climatico.

• L’importanza delle foreste in materia di cambiamenti cli-matici consiste nel suo grande potenziale di mitigazione. Panama, Bolivia e Paraguay fanno parte del programma REDD dell’ONU, che aiuta i Paesi in via di sviluppo a for-mulare e attuare strategie nazionali di REDD +. In aggiunta, un certo numero di Paesi della regione stanno svolgendo iniziative di conservazione e di gestione forestale.

• Le proiezioni climatiche in base ai diversi scenari di emissioni indicano che le forme di produzione, distribuzione e consumo devono essere profondamente modificate, al fine di procedere verso economie con più bassi livelli di emissioni.

Google ha lanciato, nel corso della Conferenza di Cancún, il programma “Earth Engine”, strumento che mira a consentire il monitoraggio dell’ambiente terrestre tramite un database di fotografie satellitari degli ultimi 25 anni. Secondo Google, con questi dati gli scienziati avranno la possibilità di acquisire informazioni sulla disclocazione delle risorse idriche o sullo stato delle foreste. Google Labs hanno presentato una mappa che mostra lo stato della vegetazione del Messico preparata in collaborazione con la Comision Nacional Forestal (CONAFOR), elaborata in meno di un giorno, utilizzando Earth Engine e i suoi mille computer. Gli scienziati presenti alla Conferenza, però, hanno espresso dubbi sulla capacità del tool di fornire dati accurati.

Page 20: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

18

Non rivoluzionerà i trasporti marittimi, ma enfatizza la sottostima attuale dell’energia solareTÛRANOR: “IL POTERE DEL SOLE”Come da programma il catamarano fotovoltaico ha raggiunto Cancún

In concomitanza con lo svolgimento della Conferenza ONU sul Clima, è attraccato al porto di Cancan il cata-marano, battente bandiera svizzera, alimentato ad energia solare più gran-de del mondo. La scelta dell’approdo messicano è stata simbolica, derivando dalla filosofia stessa che ha sotteso l’in-tero progetto Planet Solar: le soluzioni per una mobilità più rispettosa dell’am-biente sono già disponibili. “Dimostrare che la tecnologia che permette a questa imbarcazione di navigare è sul mercato e può trovare applicazioni nella nostra normale vita quotidiana. Non domani, possiamo già cambiare oggi”, ha affermato Raphaël Domjan, ingegnere svizzero di 38 anni e socio della Horus Networks azienda che si vanta di fornire l’unico server per computer alimentato da energia solare. Appassionato di ecoesplorazioni, visto che attualmente non ci sono più nuove terre sconosciute, Domjan si dedica a

progetti per proteggere il nostro am-biente e la biodiversità. Ha quindi fondato Planet Solar, tro-vando nell’industriale tedesco Immo Ströher, promotore di forme di ener-gia rinnovabile, il finanziatore che vi ha investito 17,5 milioni di dollari e che è il proprietario di Tûranor, questo il nome dato allo yacht, che secondo la lingua inventata dallo scrittore J.R.R. Tolkien nella saga del “Signore degli anelli”, significa “Il potere del sole”.“Questa è una pietra miliare nel pro-gresso della mobilità ad energia solare - aveva affermato il 1° aprile 2010 Ströher all’inaugurazione dell’imbar-cazione - Il mio sogno è di poter vedere l’energia solare occupare il posto che le compete: non solo su tetti, ma an-che sulle strade, sui mari e nel cielo del futuro”.Costruito nei cantieri navali Knierim di Kiel (Germania), madrina del varo era stata la nipote proprio di Ströher, che,

lanciando la consueta bottiglia di cham-pagne ad infrangersi contro lo scafo in teak aveva pronunciato l’augurio “Che tu possa avere sempre molta acqua sotto i fiocchi e sole sul ponte”.L’imbarcazione, infatti, ha un sistema di propulsione alimentato da energia elettrica prodotta da 38.000 celle fo-tovoltaiche assemblate in 825 moduli che coprono una superficie di 537 m2, che supera i 600 m2 se si considera-no i pannelli supplementari applicati agli stabilizzatori di prua 4e di poppa che vengono ritirati in condizioni di mare tempestoso. La più grande bat-teria agli ioni di litio (la più efficiente energeticamente) che sia stata costruita, immagazzina l’energia elettrica prodot-ta, permettendo ai silenziosi motori di far navigare la barca alla velocità mas-sima per 10 ore in assenza di luce.Tûranor è stato disegnato da LOMO-cean Design, conosciuto col vecchio nome di Craig Loomes Design Group

Page 21: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

19

Ltd dal nome del progettista neozelan-dese, con l’intento di far risparmiare energia, sfruttando la caratteristica di “fendere le onde”, anziché “cavalcar-le”.“Finora la navigazione a vela aveva coinvolto tre parametri: il vento, il moto ondoso e la marea - ha osservato Dany Faigaux, un membro dell’equipaggio - Noi abbiamo aggiunto due nuove di-mensioni, vale a dire, la luce del sole e la batteria agli ioni di litio. È un modo del tutto nuovo di gestire l’energia”.Dopo essere partito da Monaco il 27 settembre 2010, il catamarano ha at-traversato l’Oceano Atlantico per far tappa a Miami, prima di raggiungere Cancún. Non è stata la prima imbarca-zione ad energia solare ad attraversare l’Atlantico, essendo stata preceduta da Solar21 nel 2007, ma se l’impresa che si sono proposti gli ideatori del Planet Solar World Tour 2010-2011 dovesse riuscire, Tûranor sarebbe il primo mez-zo di trasporto alimentato ad energia solare ad effettuare il giro del mondo. Da Cancún, il catamarano solare, attra-verso il canale di Panama, navigherà nel Pacifico toccando S. Francisco, Sydney, Singapore, Abu Dhabi, per rientrare tramite il canale di Suez nel Mediterraneo e raggiungere Monaco, da cui era partito. La rotta che verrà seguita prevede un percorso lungo la linea equatoriale, per massimizzare i vantaggi della maggior solarità, che sarà monitorato da Météo France che consiglierà di volta in volta il tragit-to più efficiente sulla base condizioni meteorologiche previste, anche se le deviazioni per evitare aree nuvolose dovessero allungare i tempi.“Vogliamo essere il Phileas Fogg del XXI secolo - ha affermato Domjan, facendo riferimento al protagonista del celebre romanzo “Il giro del mondo in 80 gior-ni” di Jules Verne, il cui pronipote Jean è uno dei patron del progetto - Ma, a differenza di quanto immaginato da Verne, il nostro progetto è pensato per proteggere l’ambiente e dimostrare che l’energia solare è in grado di sostituire i combustibili fossili, e motivare gli in-gegneri e scienziati a sviluppare queste tecnologie”.Ovviamente, il viaggio non è destina-to a rivoluzionare i trasporti marittimi, poiché tale tecnologia non sarebbe adatta per le pesanti navi-container, bensì ad enfatizzare come l’energia solare sia inopinatamente ancora sot-to utilizzata.

CARATTERISTICHE DI TÛRANOR

Classe e tipo: YachtStazza: 85 tonnellate metricheLunghezza: 31 m (35 m se si considerano i flaps, gli stabilizzatori di assetto)Larghezza: 15 m (23 m con i flaps) Propulsione: 2 motori elettrici sincroni a magneti permanenti di 60kW e 1.600 giri al minuto ciascunoVelocità: max 14 nodi (26 km/h) ; da crociera 7,5 nodi (14 km/h) Equipaggio: 4 membri (6 in occasione del Tour 2010-11, tra cui una donna)

Page 22: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

20

Il metano delle discariche principale fonte di emissioni del settore rifiuti

RIDURRE I RIFIUTI AIUTA ACOMBATTERE IL RISCALDAMENTO GLOBALE

A Cancún Rapporto UNEP “Waste and Climate Change: Global Trends and Strategy Framework”

A scala globale, il settore della gestio-ne dei rifiuti ha contribuito per il 3-5% alle emissioni di gas serra di origine antropica (GHG) del 2005, pari circa alla percentuale emessa dai trasporti aerei e marittimi internaziona-li, secondo alcune stime, ma potrebbe trasformarsi da fonte di emissioni in un settore di riduzione delle emissioni, in parte grazie alla raccolta del me-tano delle discariche utilizzato come combustibile e per la produzione di energia elettrica. Benché, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti sono in gra-do di ridurre i livelli delle emissioni, la prevenzione e il recupero (per es. come materia secondaria ed energia) eviterebbero le emissioni in tutti gli altri settori dell’economia.

Questo, in sintesi, è l’assunto che viene messo in risalto nel Rapporto “Waste and Climate Change: Global Trends and Strategy Framework” che la Divisione Tecnologia, Industria ed Economia dell’UNEP e l’Internatio-nal Environmental Technology Centre (IETC) di Osaka hanno presentato a Cancún, durante la Conferenza UN-FCCC.“Ogni strada, ogni occasione e ogni opzione per il taglio dei gas serra deb-bono essere messe in gioco se il mondo vuole combattere i cambiamenti cli-matici pericolosi e preparare il terreno per una transizione verso una Green Economy, a bassa emissione di carbo-nio e con un uso efficiente delle risorse, urgente nel 21° secolo - ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP e Sottosegretario generale delle Nazioni Unite - Il settore dei rifiuti sta già agendo per ridurre al minimo l’impatto di potenti gas serra come il metano, ma sono spesso iniziative su base nazionale. I tempi sono maturi per ampliare e fornire una risposta ben più coordinata e globale, soprattutto per le economie in via di sviluppo. In questo modo si avrebbero molteplici vantaggi che vanno dalla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra alla

creazione di nuovi posti di lavoro verdi e un maggiore accesso ai progetti che trasformano i rifiuti in energia”.

Rifacendosi al “Gap Report”, presentato alla vigilia della Conferenza, secondo cui gli scienziati stimano che per po-ter mantenere entro la fine del secolo l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C è necessario ridurre nei prossimi 10 anni almeno di altre 5 Giga tonnellate le emissioni previste dalle azioni volontarie del Copenha-gen Accord (vedi: “Bisogna colmare il divario”, in Regioni&Ambiente, n. 12 dicembre 2010, pagg.9-11), l’UNEP sottolinea che questo gap potrebbe es-sere colmato agendo sulla riduzione di altri inquinanti non-CO

2, dal “black

carbon” e dai composti azotati al meta-no, emesso dalle discariche allorché le forme microbiche iniziano ad attaccare materiale organico come cibo, carta, legno e sfalci da giardino. Durante il processo di decomposizione viene prodotta una miscela abbastanza equi-librata di gas di biossido di carbonio e metano, male pratiche attuate in alcuni luoghi di infossamento e ricopertura dei rifiuti possono far aumentare per-centualmente la produzione di metano. Si ritiene che, quando viene emesso in atmosfera, il metano abbia un po-tenziale di riscaldamento globale 25 volte superiore a quello dell’anidride carbonica per oltre 100 anni. Le di-scariche che dispongono di sistemi di recupero del gas in attività captano il metano e lo trasformano in carburante e compost. Pur variando da discarica a discarica, sulla base del tipo di materia-le organico scaricato, le stime indicano che le discariche controllate dei Paesi sviluppati hanno tassi di captazione tra il 50% e 80%.Uno studio citato nel Rapporto (cfr.: Simone Manfredi, et al. (2009): Landfilling of waste: accounting of greenhouse gases and global warming contributions, in Waste Management & Research, 2009:27, pagg. 825-836), suggerisce un risparmio di 132-185 kg

di emissioni equivalenti di CO2 per

tonnellata di umido, misto in ingresso ai rifiuti solidi urbani ben gestiti, nelle discariche europee.Un altro studio (cfr: Jacob Møller et al (2009): Anaerobic digestion and di-gestate use: accounting of greenhouse gases and global warming contribu-tion. Waste Management & Research: 2009: 27: pagg. 813-824) suggerisce che portando cibo, residui da giardino e la carta ai centri di compostaggio o riciclaggio, e riducendo così la quantità di materia organica nelle discariche, le emissioni potrebbero essere ridotte di 250 kg di CO

2-equivalente per tonnel-

lata di rifiuti solidi urbani.Ad esempio, la Germania, tra il 1990 e il 2005, ha vietato gradualmente il con-ferimento dei rifiuti organici non trattati nelle discariche, fatto che entro il 2012 avrà evitato 28,4 milioni di tonnellate di CO

2-equivalente delle emissioni di

metano.

Il Rapporto non si limita ad indicare le riduzioni delle emissioni dei rifiu-ti tramite il recupero del metano, ma elenca tre principali aree in cui il set-tore può dare un notevole contributo al problema:1) Ridurre la quantità di materie prime utilizzate nella produzione attraverso la riduzione dei rifiuti e il recupero dei materiali attraverso il riciclaggio (evitando le emissioni di gas serra provenienti dall’energia utilizzata per estrarre o produrre le materie prime);2) Produrre energia da rifiuti in so-stituzione dell’energia da combustibili fossili;3) Stoccare il carbonio nelle discariche e attraverso il compostaggio nei suoli.

Ma lo studio sottolinea anche che molto lavoro resta da fare per valutare pie-namente il potenziale contributo delle emissioni e, quindi, i possibili risparmi di emissioni, nel settore dei rifiuti, per-ché in molti Paesi i dati possono essere parziali e i metodi di calcolo dell’inqui-namento legati ai rifiuti variano tra le

Page 23: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

21

nazioni. Infatti, la relazione rileva che i livelli di incertezza possono raggiunge-re anche 10-30% per i Paesi sviluppati (con set di dati di buona qualità) e fino ad oltre il 60% per i Paesi in via di sviluppo che non dispongono di dati annuali.

Il Rapporto stima che in molti Paesi in via di sviluppo, il livello dei rifiuti organici (e quindi una potenziale fonte di emissioni di metano) è di circa il 50% per cento e potrebbe, in un Pae-se in rapido sviluppo come la Cina, rappresenteranno nel 2030 più della metà del flusso di rifiuti, qualora non si intervenga.Il Rapporto rileva, anche che il tratta-mento dei gas a effetto serra nel settore dei rifiuti deve essere considerato alla luce di altre implicazioni ambientali, sociali ed economiche delle strategie di gestione dei rifiuti, che sono diversi

da un luogo all’altro. Sebbene le medie annuali di produzione pro-capite di ri-fiuti nei Paesi in via di sviluppo siano stimate attorno al 10-20% di quelle dei Paesi sviluppati, queste cifre sono in aumento quale conseguenza della cre-scita economica e demografica.

Una delle sfide principali è quella di scindere la produzione di rifiuti dalla crescita economica. Alcuni dei Paesi più poveri del mondo hanno difficoltà a reperire i finanziamenti e la tecno-logia per implementare programmi di gestione e recupero dei rifiuti, anche se alcuni progetti sono in corso tramite una corsia preferenziale sostenuta dal Protocollo di Kyoto e dal suo Mecca-nismo di Sviluppo Pulito (CDM). Una valutazione separata da parte dell’UNEP Risoe Centre in Danimarca stima che sono circa 320 (poco meno del 6% per cento) i progetti CDM in cantiere sono

collegato al gas di discarica.Secondo gli esperti dell’IETC di Osaka, questa è solo la “punta dell’iceberg” in termini di potenziale: “Ad esempio la Cina produce 254 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, ma solo il 2,5% per cento di tutti i progetti CDM cinesi so-no indirizzati alle discariche; in India poco meno di 2%”. “Accolgo con favore questa relazione come base per affrontare i modi in cui la gestione dei rifiuti può contribuire a combattere il cambiamento clima-tico, una questione importante che è stata finora sottovalutata - ha affermato Katharina Kummer Peiry, Segretario esecutivo della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfron-talieri di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione - Attendo di unire le for-ze con gli altri per rafforzare questo legame attraverso la gestione ecologi-camente corretta dei rifiuti”.

In figura, semplificazione schematica di un Sistema di Gestione di rifiuti urbani ed emissioni di gas ad effetto serra (applicabile alla gestione dei rifiuti urbani) fonte: UNEP

Page 24: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

22

MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Argomento più dibattuto: l’uso dell’auto alternativaÈ POSSIBILE UN FUTURO SENZA PETROLIO?Bruxelles, 9a Conferenza annuale STOA del Parlamento UE

Il 7 dicembre il Parlamento europeo ha ospitato la IX Conferenza annuale STOA (Science and technology Op-tions Assessment), organo ufficiale del Parlamento UE che si dedica, con la collaborazione di esperti esterni, istituti universitari e di ricerca, società di con-sulenza, alla valutazione delle opzioni scientifiche e tecnolo-giche.Il tema di quest’anno “È possibile un futuro senza petrolio?” (Is an oil free future possibile?), ha focalizzato le mo-dalità per adattare l’economia e lo stile di vita per un possibile futuro senza petrolio. L’argo-mento più dibattuto è stato l’uso dell’auto alternativa: dalle flotte di auto elettriche con batterie intercambiabili all’utilizzo di metanolo in luogo dei prodotti derivati dal petrolio; senza che si sia convenuto su un’unica risposta, bensì che tutte le op-zioni debbano essere prese in seria considerazione.

Aprendo i lavori, il vice-Pre-sidente del Parlamento UE la tedesca Silvana Koch-Mehrin ha sottolineato gli enormi vantaggi che deriverebbero dal passag-gio dai convenzionali veicoli a combustione interna che costi-tuiscono tuttora il 99% di tutte le auto vendute in Europa, a quelli elet-trici che costituiscono attualmente una quota trascurabile di mercato.Le ha fatto eco il Presidente STOA, l’au-striaco Paul Rübig, che ha sostenuto la necessità di intensificare gli sforzi per migliorare l’efficienza energetica, pensando alle alternative al petrolio come cambiamenti necessari che de-vono entrare a far parte della Strategia Energia 2020.

“I consumatori useranno le auto elet-triche quando queste saranno in grado di offrire loro la stessa convenienza, essere a buon mercato come un’au-

to a benzina di tre anni e costare la stessa cifra per ogni kilometro percor-so - ha dichiarato uno dei tre prestigiosi oratori invitati, Shai Agassi, giovane Amministratore delegato della società californiana Better Place che si occupa di reti per ricarica di batterie e stazioni

di scambio, di recente inserito dalla Rivista “Foreign Policy” al 28° posto tra i cento pensatori più influenti del mondo.A suo avviso, il problema della scar-sa gamma delle auto elettriche in circolazione sarebbe risolvibile con l’implementazione delle reti di ricarica e/o punti di scambio il cui costo “in un determinato Paese o Continente è equivalente a quello speso per il consu-mo di benzina in 6 giorni”.Egli ha quindi esortato i legislatori eu-ropei ad accelerare il passo in questo settore perché il petrolio diventerà sempre più caro: “Da dieci dollari il barile di qualche anno il petrolio è or-

mai salito a 100 dollari ed aumenterà fino a 230 dollari il barile, se la Cina non dovesse smettere di produrre al ritmo attuale”.A quel punto, qualcosa dovrà essere fatto e la Cina se n’è resa conto. Gra-zie al suo “centralismo” decisionale e

alle grandi dimensioni di scala dell’economia, sta “dando ini-zio ad investimenti nelle auto elettriche e, se l’Europa non vuole perdere il suo ruolo di prima produttrice al mondo di auto, questo è il momento di agire”.

A seguire, è toccato al Premio Nobel 1995 per la Chimica, Paul Crutzen Professore del Max Planck Institute, elencare gli effetti dello sviluppo umano nell’“Antropocene” come è sta-ta da lui stesso definita nel suo libro più famoso “Benvenuti nell’Antropocene. L’uomo ha cambiato il clima, la Terra en-tra in una nuova era” l’attuale era geologica in cui le attività umane sono le principali fau-trici delle modifiche climatiche mondiali. La popolazione mondiale in un secolo si è quadrupli-cata, le aree urbane si sono decuplicate, la produzione in-dustriale si è accresciuto di 40

volte il consumo di energia di 16. Di conseguenza, le emissioni umane di SO2 sono il doppio di quelle naturali, mentre i gas a effetto serra nell’atmo-sfera sono aumentati drammaticamente: l’anidride carbonica del 40% e il meta-no di oltre il 100%.“Dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 del 40% e gli ossidi di azoto del 70-80% , attraverso risparmi energetici e mag-giore utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili”. Rispondendo, poi, ad una domanda circa la possibilità di utilizzare la “geo-ingegneria” per raffreddare il clima lanciando particelle di zolfo nell’at-

Page 25: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

23

mosfera che può essere raffreddata da queste, dato il loro alto potere rifletten-te, Crutzen ha spiegato che nessuno, nemmeno lui che l’ha lanciato nel 2006, “in preda alla disperazione” (come ha dichiarato in un’intervista riportata sul sito del Parlamento UE) per vedere frustrati i tentativi internazionali di un accordo sulle riduzioni delle emissioni, vorrebbe che fosse attuato tale piano che “Molti consideravano un progetto assurdo, ma la verità è che, se non limi-tiamo le nostre emissioni e continuiamo sulla strada dell’inquinamento, senza trovare accordi sulla riduzione delle emissioni nocive , dovremo davvero fa-re qualche pazzia per rimediare”.

Dopo l’intervento del vice-Presidente STOA, l’inglese Malcolm Harbour che ha chiesto una valutazione approfondi-ta sulle possibili alternative al petrolio

da utilizzare negli Stati membri UE che dovrebbero al riguardo scambiarsi informazioni e buone pratiche su que-sto tema, fissando misure comuni per favorire la diffusione delle auto elettri-che, è stata la volta di un altro Premio Nobel per la Chimica (1994), il Prof. George Olàh che in video-conferenza dall’University of Southern California ha parlato sull’ “economia del meta-nolo”, come alternativa a petrolio, gas naturale e carbone.“Non corriamo alcun pericolo di ri-manere senza energia - ha rassicurato Olàh - Il problema è però quello di catturare, immagazzinare ed utilizzare energia”.Quando bruciano, gli idrocarburi producono CO

2 che dovrebbe essere

catturata per trasformare il metano in metanolo, un combustibile molto versa-tile, che può sostituire benzina e diesel.

In altre parole, bisognerebbe replicare artificialmente il ciclo del carbonio, ren-dendolo più veloce.“La produzione industriale di metanolo da idrocarburi richiede molta energia, ma alcuni Paesi, soprattutto Cina, In-dia e Indonesia stanno intraprendendo questo percorso perché hanno grandi riserve di carbone - ha spiegato Olàh - La Cina da sola ha prodotto nel 2008 più metanolo di quello prodotto dal resto del mondo e prevede di costruire 100 nuovi impianti”Il Professore Oláh, infine, ha consigliato l’Europa di fare un uso migliore delle sue fonti geotermiche e dell’elettricità di punta, per dar vita ad impianti di produzione di metanolo, come quello sperimentale, che entrato in funzione in Islanda un anno fa.

Page 26: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

24

di Silvia Angeloni

M’ILLUMINO DI MENO: SPEGNILA LUCE E ACCENDI IL TRICOLORE

Venerdì 18 febbraio 2011

La Giornata del Risparmio energetico 2011 dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia

“M’illumino d’immenso”, scrisse Ungaretti nella celebre poesia: “Mat-tina”. Mentre nel 1917 si trovava a Trieste, soldato nella I Guerra Mon-diale e vedendo lo spazio infinito del mare, si sentì invadere di luce e ritrovò serenità pur in un momento così terribile. Al contrario, l’iniziativa “M’illumino di meno” organizzata ogni anno dalla trasmissione radio-

fonica Caterpillar punta all’esatto contrario al “silenzio della luce”. È fissata per il 18 febbraio 2011, la Giornata del Risparmio Ener-getico, quest’anno in edizione speciale poiché ricorre lo stesso gior-no dell’anniversario dei 150 Anni dell’Unità d’Italia. Infatti per questa edizione si ricercano accensioni ori-ginali di luci pulite a tema tricolore,

turbine, biciclette, lanterne che diano vita a tricolori luminosi sul territo-rio nazionale. Associazioni, aziende, ospedali, scuole, e abitazioni private saranno invitati al risparmio energe-tico. La campagna inizierà il 24 di gennaio e attraverso la radio verran-no raccontate le pratiche intelligenti per il risparmio. Attuata per la prima volta nel 2005, ha avuto sin da subito

Immagine notturna dell’Europa da satellite NASA Observatory

Page 27: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

25

la partecipazione dell’ANCI (Associa-zione Nazionale Comuni Italiani), che ha chiesto ai Comuni italiani di aderire all’iniziativa per spegnere negli orari previsti le luci. È da sottolineare che nell’edizione del 2008 furono 500 i Comuni che aderirono. In passato tra i luoghi fa-mosi rimasti al buio vi sono: La Tour Eiffel di Parigi, La Custum House di Dublino, il Colosseo, l’Arena di Ve-rona, il Foreign Office di Londra e numerose piazze d’Italia. Nonostante la breve durata, la manifestazione ha dato una risposta positiva in termini di risparmio energetico. Secondo quanto riportato da TER-NA (Società Responsabile della Trasmissione e del Dispacciamento dell’Energia Elettrica a livello nazio-nale), nel Belpaese nell’edizione del 2008 ad esempio nei momenti suc-cessivi all’iniziativa si è verificato un calo dei consumi nella misura di 400 MW, ben superiore ai 100 MW che si erano registrati nel 2007. L’edizione del 2010 di “M’illumi-no di meno” ha avuto una curiosa particolarità: una torcia fotovoltaica che sulla falsa riga di quella olim-pica è “entrata” in diverse città del nostro Paese. Si è svolta una singo-lare fiaccolata ed è stata la prima al mondo ad essere costruita con energie rinnovabili, la cui accensio-ne è stata affidata ad un LED. Su di essa la scritta: “Sol omnia regit” (Tutto dipende dal sole) richiamava ad un uso consapevole delle risorse energetiche.In base a questa occasione speciale se vedessimo l’Italia dall’alto di un aereo troveremmo in questo breve lasso di tempo il nostro Paese sen-za tutte quelle lucine colorate ma al buio, cene a lume di candela nei ri-storanti, piazze al buio, un black-out quasi totale per una causa nobile.

DECALOGO

BUONE ABITUDINI PER IL 18 FEBBRAIO (E ANCHE DOPO!)

1. spegnere le luci quando non servono2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata

dal muro in modo che possa circolare l’aria4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre

che la fi amma sia più ampia del fondo della pentola5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le fi nestre6. ridurre gli spifferi degli infi ssi riempiendoli di materiale che non lascia

passare aria7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infi ssi, le porte

esterne8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni9. inserire apposite pellicole isolanti e rifl ettenti tra i muri esterni e i

termosifoni10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi

fa lo stesso tragitto.E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 18 febbraio alle ore 18.00!

Page 28: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

26

IL COMMENTO

Con proroghe e deroghe non si esce dalle emergenze

“ANNUNCIARE” NON ÈSINONIMO DI “FARE”

Dal SISTRI quinques al Milleproroghe una serie di rinvii a carattere ambientale

Anche quest’anno, puntuale come la Festività del Capodanno, è arrivato il “Milleproroghe” ovvero il D. L. n. 255 del 29 dicembre 2010 (G. U. n. 303 del 29 dicembre 2010), avente ad oggetto “Proroga di termini previsti da disposi-zioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie”. Il Decreto Legge ha un’impostazione dif-ferente rispetto a quelli varati negli anni precedenti, differenziando le proroghe onerose da quelle non onerose (di queste c’è un elenco di ben 65 provvedimenti prorogati alla data del 31 marzo 2011), come risulta dalla tabella 1 allegata.La novità maggiore, tuttavia, consiste nella facoltà lasciata al Presidente del Consiglio dei Ministri di adottare con propri successivi decreti ulteriori proro-ghe ai provvedimenti stessi, indicando così una volontà di delegificare i con-tenuti del provvedimento.Un Paese normale non dovrebbe aver bisogno di un Decreto che, solo per il fatto di essere denominato “Milleproro-ghe”, costituisce l’attestazione della sua incapacità a rispettare i tempi previsti per l’applicazione delle regole che si è dato o che derivano dalla sua appartenenza ad organismi europei e internazionali, fatta salva l’eventualità di voler introdurre norme ad integrazione o modifica di altre precedentemente emanate. In tal caso, però, viene stravolto l’originario significa-to del Decreto stesso, come l’esperienza della conversione in legge dei “Millepro-roghe” degli anni passati ha dimostrato, specie quando i Parlamentari avvertono un “clima” pre-elettorale.

Quest’anno, poi, il “Milleproroghe” è sta-to anticipato dal Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Terri-torio del 22 dicembre 2010 (il regalo di Natale!), avente ad oggetto “Modifiche ed integrazioni al decreto 17 dicembre 2009, recante l’istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti” (G. U. n. 302 del 28 dicembre 2010), che contiene ulteriori disposizioni per l’avvio sul piano operativo del SISTRI.

Con tale Decreto, infatti, viene proro-gato al 31 maggio 2011 il termine che il D. M. 28 settembre 2010 (G. U. n. 230 del 1° ottobre 2010), aveva di fatto fissato al 1° gennaio 2010 per l’avvio completo del sistema che, in meno di un anno, aveva già collezionato due rinvii e due correttivi.Ovviamente, anche il regime san-zionatorio per le violazioni agli adempimenti del SISTRI, quale previsto dall’Art. 39 “Disposizioni transitorie” del D. Lgs. n. 205 del 3 dicembre 2010, inti-tolato “Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novem-bre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive” (G. U. n. 288 del 10 dicembre 2010), che sarebbe scattato il 1° gennaio 2011, viene anch’esso con-gelato fino al 31 maggio 2011.Ma lo stesso Decreto 22 dicembre 2010, ha rinviato al 30 aprile 2011 il MUD relativo ai rifiuti prodotti e/o gestiti nel 2010, sulla base dei dati inseriti nel registro di carico e scarico, la cui compilazione era prevista entro il 31 dicembre 2010 tramite una scheda da in-viare al Ministero, ma allora non ancora disponibile. Per quanto riguarda i rifiuti prodotti e/o gestiti dall’1-1-2011 fino al 31-5-2011 (periodo non coperto dal SI-STRI), il termine per la presentazione del MUD è fissato al 31-12-2011.Durante questa protrazione del dop-pio regime, cosa succederà a coloro che commetteranno irregolarità nella tenu-ta dei “vecchi” registri e formulari?Dal momento che non sono più sog-getti a cui possono essere comminate sanzioni alla luce delle correzioni alla parte IV del D. Lgs. n. 152/2006 in-trodotte con il D. Lgs. n. 205/2010, in particolare con le modifiche apportate all’Art. 258, durante tale periodo po-tranno godere di una vera e propria impunità!È veramente paradossale che, nato come strumento per combattere le eco-mafie tramite la tracciabilità dei rifiuti, il sistema riveli la sua scarsa affidabilità proprio nel regime sanzionatorio che

ne dovrebbe costituire il pilastro.Pronto un SISTRI sexties o altro cor-rettivo? Questi “inciampi” derivano, oltre che dalla scarsa capacità di prevedere le conseguenze dell’introduzione di nuove norme sull’assetto generale del sistema, dalle continue deroghe e proroghe che lasciano spazio da un accavallarsi di regole che rischiano di contraddirsi, creando anche alibi a chi non vuole applicarle e scarsa fiducia nelle istitu-zioni in chi vuole ottemperarle.È di scarsa consolazione che, conte-stualmente alla firma del Decreto, il Ministero abbia firmato un Protocollo con Confindustria e Rete Imprese Ita-lia in cui si individua nel Comitato di Indirizzo l’organismo che dovrà mo-nitorare lo stato di avanzamento del SISTRI, presentando suggerimenti per il miglior funzionamento del sistema e sensibilizzando gli operatori ancora inadempienti ad attenersi alle disposi-zioni normative.Nello stesso giorno, nel primo po-meriggio c’era stato lo “strappo” (successivamente rientrato) del Ministro Stefania Prestigiacomo, dopo che ave-va cercato inutilmente di spiegare che l’Art. 5 della Legge sull’imprenditoria di disoccupati e cassintegrati, che si stava votando alla Camera e che prevedeva l’esonero di comunicazione e catasto per la gestione dei rifiuti, non poteva essere approvato in quanto palesemen-te in contrasto con il SISTRI. Lo “spiacevole incidente”, come è stato definito dalla Presidenza del Consiglio, è in realtà una testimonianza che il sistema di tracciabilità dei rifiuti non trova un adeguato sostegno politico, al di là delle dichiarazioni ufficiali.Se è comprensibile che molti operatori abbiano avuto un certo timore di intra-prendere il percorso “innovativo”, alla luce di obiettive criticità (in tempestiva distribuzione dei dispositivi, scarsità di officine in grado di installarli, difet-ti nell’hardware e nel software, scarsa informazione e formazione degli addet-ti), ribadiamo che sarebbe stato meglio

Page 29: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

27

partire, comunque, e sperimentare la “novità”, magari introducendo modifiche ed integrazioni “cammin facendo”.Viceversa, dopo più di un anno si è ancora “al palo”, avendo preferito ad un avvio sperimentale le “proroghe” (sono state avanzate richieste per il dif-ferimento dell’operatività del sistema al 2012) che, come si è visto, non si sono rivelate risolutive.

Per quanto attiene il “Milleproroghe”, di seguito riportiamo i principali differi-menti al 31 marzo 2011 di scadenze a carattere ambientale, molte delle quali si trascinano ormai da anni.- Sono differiti i termini previsti dall’ar-ticolo 6, comma 1, lettera p) del D. Lgs. 36/2003 per conferire in discarica i rifiuti con PCI (Potere calorifico Inferiore) > 13.000 kJ/kg.- Il termine per la soppressione delle Autorità d’Ambito Territoriale (ATO) che organizzano, affidano e controlla-no la gestione di servizi, tra cui Rifiuti e Acqua di cui agli articoli 148 e 201 del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, come prevista dall’articolo 2, comma 186-bis dalla Finanziaria 2010 (legge 191/2009) sull’affidamento dei servizi pubblici locali. Si è trattato di uno dei provve-dimenti più attesi, in considerazione che sulla materia la confusione regna sovrana. La Legge ha demandato alle Regioni il compito di emanazione delle norme che disciplinano il trasferimento delle funzioni degli ATO senza indicare a chi affidarle, ferma restando l’indi-zione di gare per l’espletamento dei servizi. Così mentre alcune Regioni si sono già organizzate, demandando alle Province tale compito, altre hanno op-tato per un concentramento regionale delle funzioni, molte altre non aveva-no ancora deciso o addirittura hanno previsto il mantenimento degli ATO, in quanto Regioni a Statuto speciale. Mancando un coordinamento tra i vari livelli istituzionali, si rischia una note-vole difformità gestionale sul territorio nazionale, con Province e Comuni a rivendicare un competente ruolo.

- L’applicazione dei valori limite delle emissioni di Composti Organici Vo-latili (COV), contenuti nell’Allegato II del D. Lgs. 161/2006, relativi ai solventi per vernici di cui all’Allegato I, destinati ad essere oggetto di miscelazione o di utilizzazione esclusivamente in Stati non appartenenti all’Unione europea.- Le disposizioni transitorie in materia di raccolta di rifiuti e determinazione della TARSU/TIA in Campania come da art. 11, commi 2-ter, 5-bis e 5-ter, del D. L. 195/2009. Vale la pena rammen-tare che con il comma 123 dell’art. 1 della Legge n. 22 del 13 dicembre 2010, recante “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011)”, l’ex-Finanziaria, si è data facoltà agli Enti Locali di aumentare la tassa sui rifiuti solidi urbani, in deroga alla sospensio-ne generale del potere di deliberare aumenti di tributi.- Il termine definito dall’art. 23 - comma 9 della Legge n. 102/09 in materia di prevenzione incendi per comple-tare l’adeguamento delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto. - Il termine per l’individuazione delle regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro per le organizzazioni di vo-lontariato, compresi i volontari della CRI, del Corpo Nazionale dei VV. F. e del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, di cui all’Art. 3 - comma 3 bis del D. Lgs. n. 81/08- Il termine per il raggiungimento dell’intesa tra Stato e Regioni Provin-ce Autonome in materia di reti di energia, come previsto dalla Legge n. 102/2009.- Il termine per le verifiche sismiche su edifici e dighe di ritenuta, di cui alla Legge n. 31/2007 e alla Legge n. 139/2004.- Slitta la cessazione delle gestioni di affidamento del trasporto pubblico locale in regime difforme da quello previsto dall’art. 23-bis della Legge n. 133/2008, in base al quale le Regioni debbono indire le gare.

- Ci sono tre mesi in più per l’emer-sione delle “case fantasma” ovvero per la presentazione delle istanze di aggiornamento catastale inerente agli immobili non dichiarati o che hanno perso il requisito di ruralità, di cui al D. L. n. 78/2010.

Ricordiamo, infine, due assenze che, seppur annunciate od inserite nella bozza del “Milleproroghe” in appro-vazione dal Consiglio dei Ministri il 22 dicembre 2010, hanno fatto “notizia”:- il rinvio della norma che vieta dal 1° gennaio 2011 la commercializzazione negli esercizi artigianali e commercia-li degli shoppers o buste di plastica (ndr; su questo argomento vedi l’ar-ticolo “???” a pag. ??? di questo stesso numero di Regioni&Ambiente);- l’invio entro il 31 gennaio 2011 agli organi competenti della dichiarazione di un tecnico abilitato che certifica la conclusione dei lavori sugli impian-ti fotovoltaici, per poter usufruire del Conto Energia 2010, anche se gli impianti entreranno in funzione successivamente, ma entro il 30 giugno 2011.Sembrava che tale decisione inseri-ta nello schema del “Milleproroghe” approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 dicembre 2010, secondo quanto ri-portato da organi di stampa, fosse stata presa per evitare “ingolfamenti” al siste-ma telematico, oltre che per facilitare imprese e committenti con i lavori in corso negli ultimi giorni dell’anno. In una nota del 24 dicembre 2010 il Ge-store dei Servizi Energetici (GSE) aveva fatto bene a ricordare agli interessati che tale novità sarebbe stata attuativa solo al momento della pubblicazione in G. U. del Decreto e che l’attuale nor-mativa prescriveva “la conclusione dei lavori di realizzazione dell’impianto entro il 31 dicembre 2010 e che, entro la medesima data, era data comunica-zione al GSE, allegando l’asseverazione del tecnico abilitato” che, forse, è quel-lo che ha tirato un sospiro di sollievo per la mancata proroga.

Page 30: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

28

ENERGIE ALTERNATIVE E RINNOVABILI

“I Paesi che vogliono ottimizzare gli investimenti, stimolare la creazione di posti di lavoro, dare vigore alla produzione e cogliere le opportunità per l’esportazione dovrebbero raf-forzare le politiche di energia pulita”.Così si è espressa Phyllis Cuttino, Direttrice del Programma sull’energia e sul clima del Pew Charitable Trusts, Organiz-zazione indipendente senza scopo di lucro (ONG) la cui missione è di migliorare le politiche pubbliche, informare l’opinione pubblica e stimolare la partecipazione alla vita civile.Secondo il Rapporto “Global Clean Power: A $ 2,3 Trillion Opportunity”, entro i prossimi dieci anni gli investimenti privati in progetti energetici sulle fonti rinnovabili nei Pa-esi G-20 potrebbero raggiungere un ammontare di 2.300 miliardi di dollari.I dati che sono alla base del Rapporto sono stati redatti dal Bloomberg New Energy Finance, il fornitore principale al mondo di notizie, dati e analisi sull’energia pulita e sulla finanza e gli investimenti nel mercato del carbone.Sono stati presi in esame 3 scenari di politiche energeti-che:1) Business as usual, presumendo che i Paesi G-20 non adottino alcuna nuova politica sull’energia pulita o sul clima al di là di quelle già in essere; 2) Copenhagen, presupponendo l’adozione e l’attuazione di politiche che soddisfino gli impegni assunti nel 2009 a Copenhagen, alla Conferenza delle Parti sulla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico; 3) Enhanced clean energy, valutando che i Paesi del G-20 portino avanti delle politiche forti di energia pulita al fine di ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra e massimizzare gli investimenti nell’energia pulita.

Risultati principali 1. Ricchezza di opportunitàNello scenario Enhanced clean energy, gli investimenti to-tali in progetti di energia pulita nei Paesi G-20 ammontano a 2.300 miliardi di dollari per il prossimo decennio, 546 miliardi in più rispetto alla proiezione relativa allo scenario Business as usual; gli investimenti annuali potrebbero am-montare a 337 miliardi di dollari nel 2020, con un aumento del 161% rispetto ai livelli del 2010.Tutti i Paesi G-20 hanno l’opportunità di attrarre maggio-ri investimenti privati in attività per l’energia rinnovabile, adottando forti politiche di energia pulita.

2. L’Asia guida il mondo per gli investimenti in energia pulita trainata da un’impennata di crescita in Cina e IndiaNell’ambito del G-20, Cina, India, Giappone e Corea del Sud, si prevede che, nel 2020, incideranno per circa il 40% sugli investimenti in progetti di energia pulita, per tutti e tre gli scenari.

Nello scenario Enhanced clean energy, la Cina attirerebbe nel prossimo decennio investimenti complessivi pari a 620 miliardi di dollari, l’India 169 miliardi di dollari di investi-menti privati complessivi.In India, l’investimento annuale in energia pulita si prevede raggiunga addirittura il 763% nel prossimo decennio, secon-do lo scenario Enhanced clean energy, e del 369% nello scenario Business as usual.

3. Gli Stati Uniti trarrebbero benefici da una forte politica di energia pulitaGli Stati Uniti sono uno dei tre Paesi che hanno più da guadagnare nell’adottare politiche aggressive di energia pulita, se paragonate a quelle attuali.La differenza degli investimenti complessivi negli scenari Business as usual e Enhanced clean energy è per gli Stati Uniti di 97 miliardi di dollari (40%).Nello scenario Enhanced clean energy, gli Stati Uniti po-trebbero attrarre 342 miliardi di dollari di investimenti in progetti di energia pulita privati nel prossimo decennio e annualmente 53 miliardi di dollari entro il 2020, una crescita del 237% percento rispetto ai livelli del 2010.

4. L’Economia europea dell’energia pulita si sviluppaL’Unione Europea ha un potenziale di crescita degli investi-menti complessivi del 20% sino a raggiungere i 705 miliardi di dollari dal 2010 al 2020, se si realizzasse lo scenario Enhanced clean energy.Considerati nel loro insieme, gli Stati membri dell’UE po-trebbero attrarre 85 miliardi di dollari di investimenti annui entro il 2020, se venissero adottate politiche potenziate di energia pulita.Nello scenario Enhanced clean energy, l’investimento com-plessivo in progetti di energia pulita nel prossimo decennio nei Paesi chiave europei:i. Germania - 208 miliardi di dollariii. Regno Unito - 134 miliardi di dollariiii. Italia - 90 miliardi di dollariiv. Francia - 57 miliardi di dollari

5. Le politiche di energia pulita riducono le emissioni di gas serraSolo forti misure politiche assicurerebbero che il settore energetico faccia la sua parte nel contenere le emissioni globali entro il 2015 per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C, secondo i calcoli dell’IPCC.

6. L’Incremento di capacità da energia rinnovabile potrebbe superare annualmente i 177 Gigawatt entro il 2020Complessivamente, i Paesi G-20 potrebbero cumulare, nel prossimo decennio, incrementi di capacità di 1.180 Giga-watt, se si realizzasse lo scenario Enhanced clean energy.

In Italia futuro brillante per il FV, ma anche rischi di crescita insostenibile

Presentato il Rapporto del Pew Charitable Trusts

DALLE RINNOVABILI OPPORTUNITÀDA 2.300 MILIARDI DI $ PER IL G-20

Page 31: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

29

Questo equivarrebbe a quattro volte la capacità di energia pulita esistente oggi.

Dati chiave nel settore eolico:i. L’energia del vento risulterebbe il principale contenitore dei finanziamenti fino al 2020, considerando che si tratta di una tecnologia su larga scala, competitiva a livello di costi e abbastanza sviluppata.ii. Nello scenario Enhanced clean energy, i finanziamenti per attività nell’energia eolica salgono a 190 miliardi di dollari - un aumento del 222% in 10 anni.

Dati chiave nel settore solare:i. Il solare raccoglie la seconda fetta più grande di finan-ziamenti nei Paesi del G-20 e mantiene tale posizione in tutti gli scenari.ii. Nello scenario Enhanced clean energy, gli investimenti nel solare aumentano del 53%.

Dati chiave in altri settori di tecnologia rinnovabile: i. Complessivamente i livelli di investimento crescerebbero più per la biomassa, il geotermico, il termovalorizzatore e il mini-idroelettrico rispetto all’eolico e al solare, se i Paesi im-plementassero politiche più ambiziose di energia pulita.Nell’insieme, l’investimento crescerebbe a 69 miliardi di dollari nello scenario Enhanced clean energy - un aumento del 263% in 10 anni.

7. Questioni politicheLa straordinaria crescita mondiale degli investimenti in energia pulita, nel corso degli ultimi cinque anni, è stata determinata da un semplice fatto: alle politiche di supporto all’energia pulita seguono gli investimenti.Più volte è stato dimostrato che le nazioni con i più forti quadri politici hanno attratto maggiori capitali e goduto dei benefici economici collegati, inclusa la creazione di posti di lavoro.La crescita in questo set-tore crea lavoro a tutti i livelli della filiera - dalla progettazione alla spedi-zione - e l’espansione del mercato può avvantaggia-re lavoratori e imprese di tutto il mondo.

ItaliaConsiderando gli alti prez-zi dell’elettricità, secondo il Rapporto, l’Italia è uno dei Paesi più importanti nel quale ci si aspetta che l’energia solare raggiunga la “grid parity”, con altre fonti di elettricità, che significa che in un certo numero di anni, generan-do un kilovattora all’ora da un modulo solare, esso sarà direttamente compe-titivo a livelli di costi sul mercato dei prezzi, rispet-

to all’energia generata dalla rete. Di conseguenza il Governo sarà tenuto a ridurre le attuali tariffe del conto energia per il solare, ma anche con questi tagli, l’analisi del Bloomberg New Energy Finance indica che l’Italia sarà il mercato più interessante nei prossimi anni per il solare fotovoltaico (FV). Infatti essa occupa una posizione di primo piano nei nostri scenari per investimenti e finanziamenti in energia pulita. Nello scenario relativo alle politiche forti, l’investimento complessivo potenziale in Italia dal 2010 al 2020 si prevede sia di 90 miliardi di dollari, che farebbe leva su una capacità di generazione di energia da rinnovabile di 47 GW.Finora in Italia le tariffe in conto energia hanno prodotto 1 GW in capacità solare, 1.1 GW in biomassa e 4.8 GW nell’eolico. Gli attuali incentivi, associati ad una potenziale “grid-parity” nel fotovoltaico, significano che il solare ha un futuro potenzialmente molto brillante in Italia. Il Governo ha dichiarato che alla fine di questo anno, il 25% della sua energia, arriverà da fonti rinnovabili e si è impegnato a ridurre le emissioni, entro il 2020, di almeno il 20% rispet-to ai livelli del 1990, e probabilmente del 30% come parte dell’impegno dell’UE a Copenhagen.Rendendo più efficiente la procedura delle concessioni, il Paese ha aperto la strada agli sviluppatori per una rapida costruzione di grandi progetti, sebbene solo il tempo dirà quanto saranno realmente efficaci tali misure.Il mercato dell’eolico in Italia è attualmente il terzo d’Europa e il settore della biomassa è in fase di sviluppo, ma entrambi sono a rischio perché il governo sta discutendo una modifica nel sistema delle certificazioni verdi che farebbe scendere i prezzi e renderebbe le entrate dei progettisti più instabili.Il settore del fotovoltaico è tutelato da questi cambiamenti perché è gestito da un diverso regime e l’Italia potrebbe di-ventare il mercato più vantaggioso del FV nel 2011, secondo il Bloomberg New Energy Finance. Questo potrebbe portare ad una crescita insostenibile e al rischio di creare un ciclo di espansione e recessione. Il Governo ha introdotto dei tagli

moderati agli incentivi del-le tariffe in Conto energia per il solare nel 2011.Per favorire una crescita delle rinnovabili impor-tante, ma gestibile, l’Italia può andare avanti con i suoi incentivi in Conto energia portando il set-tore alla “grid-parity”, ma adattandoli, per seguire meglio i costi del solare. Il Governo può anche considerare di sospen-dere la tassa addizionale e finanziare programmi che assicurino che i po-tenziali acquirenti come i proprietari di residenziale, industriale e commerciale non sospendano l’acquisto una volta che le tariffe sa-ranno eliminate.

Page 32: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

30

Dopo l’incredibile successo di Velib, il bike-sharing di Parigi che dal luglio 2007 permette ogni anno a più di 200.000 ab-bonati e ad oltre 4 milioni di utenti temporanei di prelevare una bicicletta in una delle tante postazioni, distanti tra loro circa 300 m., per poi restituirla in un’altra (ndr: si veda l’ar-ticolo dello stesso autore “Velib: a Parigi un valido esempio di mobilità sostenibile”, in Regioni&Ambiente, n. 9 settembre 2007, pagg. 14-15), la Capitale francese si appresta a dar vita ad una nuova iniziativa, il cui obiettivo è sempre costituito dalla mobilità sostenibile e dalla necessità di alleggerire i centri urbani delle auto inquinanti e di migliorare la qualità dell’aria che viene respirata.Certo, come è stato per Velib, anche per Autolib (così si chiama il nuovo servizio, acronimo che deriva da Auto à libre service) non si tratta di una novità assoluta, in quanto un servizio di car-sharing è attivo in molte altre capitali e città europee, ma certamente è innovativo il sistema di gestione predisposto, oltre alle dimensioni e ai numeri messi in campo.

Era stato le Maire de Paris, Bertrand Delanoë a rivelare il progetto in occasione della sua visita nel 2008 al Salone Mondiale dell’Automobile di Parigi, quando in una intervista del 7 ottobre aveva dichiarato che il suo interesse per le auto elettriche, presentate nell’occasione, derivava da un’iniziativa di auto a noleggio, che si apprestava a lanciare nella città e nei Comuni della banlieu.Infatti, nel marzo del 2009 si costituiva un Consorzio misto (Syndicat Mixte Pubblic) a cui, oltre a Parigi, aderivano 19 Comuni della cintura e la regione dell’Île-de-France, che in-diceva una gara d’appalto a valenza europea per la gestione del servizio.

Tra il giugno e novembre 2009 sono state avviate le ne-goziazioni con le tre candidature che avevano fatto le migliori offerte e, infine, il 16 dicembre 2010, nel corso di una conferenza-stampa, Delanoë ha annunciato che il Gruppo Bolloré (logistica, trasporti marittimi, energia, editoria, ecc.) ha prevalso sugli altri due concorrenti (Consorzio SNCF-RA-TP-AVIS-Vinci e Veolia Transport), per aver fatto l’offerta di un servizio di prossimità, semplice, abbordabile, moderno e confortevole, come ufficialmente spiegato. Tuttavia, la stampa transalpina, nel darne notizia, avanza la tesi che decisiva sia stata la proposta di creare 800 nuovi posti di lavoro, tanti quanti saranno gli addetti nelle 75 principali stazioni, che si prenderanno cura per 12 ore giornaliere (dalle ore 08.00 alle 20.00) delle auto e dei clienti che usufruiranno o vorranno usufruire di tale servizio.

Il progetto, quindi, è entrato nella sua fase esecutiva, per concludersi nell’ottobre 2011, quando il servizio sarò opera-tivo in Parigi, mentre nella primavera del 2012 è prevista la

sua estensione agli altri 41 Comuni (nel frattempo, infatti, se ne sono aggiunti altri 22 sugli 80 della regione a cui era stata fatta la proposta, ma altri potranno inserirsi in seguito).L’intento è di “Proporre ai cittadini del XXI secolo una soluzione più ecologica e creativa per i loro spostamenti, integrata con gli altri mezzi di trasporto, dalla metropolitana al taxi - ha spiegato il Sindaco di Parigi - Una vera e propria rivoluzione in termini di efficienza che migliorerà la qualità della vita”.I Parigini, intervistati dall’Institut français d’opinion publique (Ifop) su un campione rappresentativo di residenti, si sono dichiarati interessati ad utilizzare Autolib al 61% (di questi il 5% lo farà più volte alla settimana; il 13% un paio di volte

Il Sindaco Delanoë lo considera una vera e propria rivoluzione

A Parigi un altro innovativo servizio per migliorare la qualità dell’aria

DA VELIB AD AUTOLIBdi Massimo Lombardi

Una delle 700 stazioni Autolib che saranno costruite a Parigi (fonte: Mairie de Paris)

Page 33: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

31

al mese; il 28% qualche volta durante l’anno; il 15% lo userà solo una o due volte l’anno).C’è da tener conto che molti di coloro che possiedono un’auto (dal campione sono risultati pari al 45%, dato che si avvicina al 42% dei parigini che non sono motorizzati secondo uno studio effettuato dall’Atelier Parisien d’Urbanisme - APUR), che rimane ferma per il 95% del tempo, potrebbero decidere di abbandonarla definitivamente, se avessero un servizio sostitutivo all’occorrenza.Bisognerà vedere comunque le reazioni dei potenziali clien-ti rispetto alle tariffe del servizio, visto che il 42% di loro, secondo il sondaggio, era disponibile a sborsare tra i 10 e i 20 euro al mese.

Vediamo, quindi, quali sono i costi del servizioL’abbonamento annuale costerà 12 euro al mese, cui devo-no aggiungersi 5 euro per la prima mezz’ora, 4 euro per la seconda e 6 euro per tutte le mezz’ore successive.L’abbonamento settimanale sarà di 15 euro, più 7 euro per la prima mezzora, 6 euro per la seconda e 8 euro per ogni mezz’ora successiva alla prima ora.Chi ne usufruirà per un giorno spenderà 10 euro per l’ab-bonamento, più 7 euro per i primi 30 minuti, 6 euro per la seconda mezz’ora e 8 euro per le mezz’ore successive.Gli abbonamenti familiari usufruiranno del 10% di sconto.La cauzione in caso di incidente di cui si è responsabili è di 500 euro che si dimezza dopo 6 mesi, estensibile anche a coloro che, abbonati settimanalmente o giornalmente, accet-tino di pagare 2 euro in più per l’affitto.

Secondo la tabella di marcia (finora non ci sono state variazioni tempo-rali rispetto a quanto era s t a t o

originariamente previsto), in aprile inizieranno i lavori sulla rete stradale.Si tratterà di implementare 1.046 stazioni di ricarica (700 a Parigi, delle quali 200 saranno sotterranee), dove gli utenti potranno essere identificati, effettuare le operazioni di pre-notazione (minimo 20 minuti), anche telefonicamente o via internet, prelevare, quindi, l’auto dopo aver staccato la spina di alimentazione dall’apposita colonnina e lasciarla in un’altra dopo l’utilizzo, come avviene adesso per le biciclette Velib.Tali stazioni saranno dotate di una colonnina di ricarica e di 4-6 posti auto (quelle sotterranee una dozzina), mentre il personale addetto informerà gli utenti, rilascerà gli abbona-menti e, al contempo, li assisterà e li guiderà nell’uso di tale innovativo servizio e nei servizi complementari, come l’affitto

dei seggiolini d’auto per bambini (1 euro a tragitto).Inoltre, gli utenti avranno, come detto, il personale sul po-sto dalle ore 08.00 alle 20.00 negli “Espaces Autolib”: tutti i comuni aderenti e qualche arrondissement saranno dotati di tale espace, in più un Centro di accoglienza situato in Parigi, sarà aperto agli utenti in qualunque momento ed occasione, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24.

L’operazione complessivamente dovrebbe generare un volume di affari di oltre un miliardo di euro nei 12 anni di gestione contrattuale del servizio che dovrebbe essere utilizzato a regime da 200.000 utenti annuali.Si ritiene che utilizzeranno tale servizio anche le imprese e le amministrazioni pubbliche che, concedendo l’abbonamento ai propri dipendenti, potranno ridurre la propria flotta.Il Gruppo Bolloré apporterà nella Società che si costituirà 50 milioni di capitale ed altrettanti saranno quelli pubblici, con 35 milioni a carico della città di Parigi, 4 milioni quelli della Regione, mentre i Comuni aderenti finanzieranno l’operazione con 50.000 euro per ogni stazione.Il Gruppo che ha vinto la gara di appalto si accollerà i costi per il rischio di impresa fino ad un bilancio cumulativo ne-gativo di 60 milioni di euro, mentre il rischio di vandalismi è assicurato con 3.000 euro a vettura

L’auto che sarà utilizzata costituisce ancora un incognita, ma deriverebbe dal concept della Blue car, progettata dal Gruppo Bolloré in joint venture con Pininfarina, modello a 3 porte e 4 posti, del peso di 1.120 kg, per una lunghezza di 3,65 m. ed un baule della capacità di 350 litri.

Il motore elettrico, alimentato da batterie litio-metal-polimeri (lithium métal po-

lymère) che danno un’autonomia di 250 km urbani e 150 extraurbani e richiedono un tempo di ricarica di 4 ore, ha una potenza di 50 kW - 68 CV ed è in grado di

sviluppare una velocità massima di 130 km. Dotate di autoradio, computer di bordo con USB a jack e GPS satellitare che guiderà verso la stazione di resa, saranno inizialmente 3.000 le vetture disponibili, anche se si prevede che raggiungeranno le 4.000 unità. Un bottone di chiamata urgente permetterà all’utente di essere messo in contatto con un operatore Centre d’Appel, accessibile gratuitamente, che provvederà a fornire tutta l’assistenza di cui gli utenti avranno bisogno.A tutt’oggi, comunque, la vettura non è ancora omologata, anche se il Gruppo Bolloré ha dato incarico di assemblarla alla Cecomp, azienda torinese specializzata in prototipi e in auto di poca serie, e non alla Pininfarina che continuerà a portare avanti lo sviluppo della Blue Car.

Secondo la tabella di marcia(finora non ci sono state variazioni tempo-rali rispetto a quanto eras t a t o

Il motore ellitio-meta

lymère)250 krichdi 4kW

La Blue Car progettata dal Gruppo Bolloré in joint venture con Pininfarina, concept da cui dovrebbe derivare l’auto elettrica per il servizio Autolib (fonte: Mairie de Paris)

Page 34: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

32

Era stato lo stesso Presidente uscente Alessandro Ortis, preoccupato per un’eventuale paralisi dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas determinata dall’assenza del vertice senza del quale non potevano essere definite le tariffe di elettricità e gas per il trimestre gennaio-marzo 2011, a sollecitare al Consiglio di Stato un parere circa la possibilità di una proroga, il cui mandato scadeva il 15 dicembre 2010, dopo la rinuncia fatta dal Presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà che era stato nominato dal Governo il 18 novembre 2010, evidentemente preoccupato delle divisioni che si erano palesate tra le forze politiche per la nomina degli altri Commissari.Secondo i Magistrati amministrativi che si sono pronunciati il 7 dicembre 2010, l’attuale Collegio potrà dunque conti-nuare ad operare fino al 15 febbraio 2011, senza bisogno di ulteriori atti salvo nuove nomine, “Dandosi la simultanea scadenza di tutti i componenti del collegio, è giocoforza ammettere, a titolo eccezionale la possibilità di una proroga che si dovrà esaurire entro il termine (non ulteriormente prorogabile) di 60 giorni dalla scadenza del mandato, beninteso con la limitazione dei poteri agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti”.

Da qui, la decisione dell’AEEG di deliberare il 4 gennaio 2010 il Piano Strategico delle Attività per il Triennio 2011-2013, il documento che deriva dal processo annuale di aggiornamento e programmazione dell’Ente.“Con la prima delibera dell’anno, tradizionalmente dedi-cata all’adozione del nuovo Piano triennale, intendiamo garantire la continuità dell’azione dell’Autorità, pur nelle more della nomina del nuovo Collegio che potrà ovviamente modificare o integrare gli indirizzi strategici da noi oggi doverosamente delineati. Attraverso l’approvazione del Piano - ha spiegato il Presidente Alessandro Ortis - ab-biamo inteso consolidare il processo di programmazione, ad aggiornamento annuale, adottato negli ultimi sei anni come necessario mezzo gestionale. Con ciò mettiamo pure a disposizione di tutti i soggetti interessati uno strumento, di trasparenza e di comunicazione, che consente di cono-scere con largo anticipo la nostra agenda: un programma di regolazione e controllo progressivamente aggiornabile, anche sulla base di ogni più approfondita interlocuzione istituzionale e di consultazioni pubbliche periodiche con consumatori, operatori e loro Organismi rappresentativi”.

La prima parte del Piano offre un panorama generale e di contesto, sia a livello nazionale che internazionale, sullo stato dei mercati dell’energia elettrica e del gas e sulla più recente evoluzione normativa di riferimento, descri-vendo altresì ruolo, funzioni e competenze dell’Autorità. La seconda, più interessante per i consumatori, illustra le

strategie e le conseguenti iniziative che l’Autorità intende perseguire.Nell’ambito di un contesto in cui le dinamiche concorren-ziali si sviluppano costantemente per via di una sempre maggiore liberalizzazione, la tutela per i consumatori deve essere sempre maggiore e quello energetico può senza dubbio essere il settore dell’economia che può maggior-mente contribuire al superamento della crisi, rilanciando l’economia nazionale con una crescita sempre coerente con i principi dello sviluppo sostenibile.

Il Piano strategico triennale si articola su 7 obiettivi ge-nerali (obiettivi ad ampio spettro temporale e settoriale, riconducibili al mandato della legge istitutiva o, in ogni caso, alla normativa generale di fonte comunitaria e nazionale), suddivisi in una serie di obiettivi strategici (obiettivi attra-verso i quali si intendono realizzare gli obiettivi generali), a loro volta esplicitati da obiettivi operativi (obiettivi di dettaglio riferiti ad ogni singolo obiettivo generale e stra-tegico, precisati attraverso altrettante schede e, se del caso, specifiche o note su particolari aspetti riguardanti anche le modalità di perseguimento degli stessi obiettivi).

Ecco in sintesi la strutturazione gerarchica delle azioni previste nel Piano.1. Promuovere lo sviluppo di mercati concorrenzia-li:1a. Sviluppare e armonizzare i mercati dell’elettricità e

del gas;1b. Promuovere l’adeguatezza dell’offerta e contenere il

potere di mercato degli operatori dominanti:1c. Promuovere la formazione di efficienti mercati tran-

snazionali dell’elettricità e del gas;1d. Garantire un accesso trasparente e non discrimina-

torio alle infrastrutture regolate.2. Sostenere e promuovere l’efficienza e l’economicità dei servizi infrastrutturali:2a. Promuovere adeguatezza, efficienza e sicurezza delle

infrastrutture;2b. Garantire l’economicità e la qualità dei servizi a rete,

compreso lo sviluppo delle smart grids e la promozione degli autoveicoli elettrici;

2c. promuovere l’efficienza dell’attività di misura.3. Tutelare i clienti dei servizi energetici:3a. Gestire la completa apertura dei mercati lato doman-

da, anche avviando il superamento del servizio di maggior tutela nel settore elettrico;

3b. Garantire il servizio universale e tutelare specifiche categorie di clientela;

3c. Sviluppare i livelli di qualità e sicurezza dei servizi.4. Promuovere l’uso razionale dell’energia e contri-

Tra le finalità anche il sostegno alla diffusione dell’auto elettrica

L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha deliberato il Piano Triennale 2011-2013IL SETTORE ENERGETICO COERENTE CONI PRINCÌPI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Page 35: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

33

buire alla tutela ambientale:4a. Sostenere e diffondere l’efficienza energetica negli usi

finali;4b. Contribuire alle scelte per lo sviluppo sostenibile, com-

presa l’integrazione di convenienti fonti rinnovabili nel sistema.

5. Garantire la semplificazione e l’attuazione delle discipline regolatorie: 5a. Vigilare sulla corretta applicazione della normativa

da parte dei soggetti regolati;5b. Vigilare sul divieto di traslazione dell’addizionale Ires

di cui alla legge 133/08;5c. Assicurare e facilitare l’attuazione della disciplina

regolatoria.6. Sviluppare l’interlocuzione con gli attori di siste-ma:6a. Sviluppare i rapporti con i soggetti istituzionali; 6b Potenziare gli strumenti di consultazione e in-

terlocuzione con operatori, consumatori e loro associazioni;

6c. Consolidare la comunicazione e i rapporti con i mass-media.

7. Accrescere l’efficienza operativa interna dell’Au-torità:7a. Sostenere lo sviluppo delle risorse umane; 7b. Migliorare l’efficienza organizzativa e finanziaria;

ciò rilevando ancora la necessità di superare alcune problematiche circa l’adeguatezza degli organici e gli effetti della recente manovra finanziaria nazionale sull’autonomia gestionale dell’Autorità.

Merita segnalazione che al punto 2.b degli obiettivi sopra richiamati, per quanto di propria competenza, l’Autorità ha indicato la finalità di promuovere adeguate condizioni per la diffusione dell’auto elettrica, anche attraverso discipline regolatorie che incentivino la presenza di una rete articolata di punti di ricarica.Tant’è che con Delibera 242 del 15 dicembre 2010, rela-tiva a “Disposizioni speciali per l’erogazione dei servizi di trasmissione, distribuzione e misura e del servizio di dispacciamento ai fini della sperimentazione dei sistemi in bassa tensione di ricarica pubblica dei veicoli elettrici”, dal 1° gennaio 2011 è entrata in vigore una nuova tariffa riservata alla ricarica delle auto elettriche nei centri urbani e in altri luoghi aperti al pubblico, stabilendo altresì regole semplificate per la sperimentazione degli stessi servizi e criteri concorrenziali per la selezione di 6 progetti pilota per la ricarica pubblica, che verranno selezionati entro il 30 aprile 2011 e che dovranno soddisfare requisiti di efficienza ed efficacia ben definiti e precisi impegni a pubblicizzare e condividere i risultati ottenuti.“Dopo il provvedimento che ha consentito di eliminare i vincoli normativi all’installazione di un secondo contatore per le ricariche private presso le utenze domestiche, la nuova delibera faciliterà anche soluzioni per le ricariche in luoghi aperti al pubblico - ha sottolineato Ortis - L’insieme dei due provvedimenti rappresenta un ulteriore, deciso contributo allo sviluppo della mobilità elettrica”. In precedenza, infatti, con la Delibera 56 del 19 aprile 2010, l’Autorità aveva eliminato alcuni limiti normativi che non consentivano di ricaricare le batterie dei veicoli elettrici in

luoghi privati, ovvero direttamente presso abitazioni, box e parcheggi condominiali o garage aziendali. Secondo una precedente normativa, infatti, ai consumatori domestici era vietato disporre di un duplice punto di fornitura elettrica nella stessa unità immobiliare, se non per alimentare pom-pe di calore. Poiché le batterie dei veicoli elettrici devono poter essere ricaricate anche a casa, la disponibilità di punti di ricarica è un fattore condizionante dello sviluppo della mobilità elettrica.“Le decisioni assunte sono coerenti con le iniziative già varate a sostegno dello sviluppo delle smart grids, per mo-dernizzare e rendere più flessibili e intelligenti le reti di distribuzione elettrica - ha concluso il Presidente AEEG - Questo tipo di sviluppo favorisce anche l’utilizzo delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, a beneficio dell’am-biente e dei consumatori finali”.

Page 36: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

34

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

Dopo cinquant’anni di commercializzazione, quello che era divenuto il simbolo dell’“usa e getta”, lo shopper per la spesa, per lo più in polietilene, è diventato illegale.Il divieto era già previsto nelle disposizioni contenute nella Legge n. 296/2006 (la “Finanziaria 2007”), commi 1129-1131 dell’Art. 1, che ne aveva fissato la messa al bando a partire dal 1° gennaio 2010, ma era successivamente intervenuta la proroga con il D. L. n. 194/2009.

“Era nella bozza del Milleproroghe, ma mi sono opposta - ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Terri-torio e del Mare, Stefania Prestigiacomo dopo il Consiglio dei Ministri che, di fatto, ha messo definitivamente al bando dal 1° gennaio 2011 gli shopper ovvero i sacchetti di plastica in polietilene per la spesa - Sarebbe stato insopportabile che alla vigilia della scadenza della norma ci fosse stato nuovamente un motivo per non farlo entrare in vigore. Il

sistema produttivo ha avuto tempo per prepararsi a questo cambiamento”.Viene da osservare che anche i Ministeri interessati non hanno affrontato per tempo le problematiche connesse a queste scelte, non emanando i necessari e previsti Decreti attuativi fornendo, così, occasione di ricorsi ed opposi-zioni che sono già stati annunciati dall’Associazione dei produttori di materie plastiche ed affini (Unionplast), anche con il coinvolgimento della Commissione europea come ha fatto la Federazione europea delle aziende trasformatrici di materie plastiche (EuPC) che ha pre-sentato un esposto per violazione della Direttiva 62/94/CE sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi.

C’è da dire che tale novità era sta anticipata da alcune città che, aderendo alla Campagna “Porta la Sporta”, promossa dall’Associazione Comuni Virtuosi, avevano approvato delibere di Consiglio comunale e/o modi-ficato i Regolamenti di polizia urbana, introducendo sanzioni per i commercianti che si fossero ostinati a distribuire sacchetti non biodegradabili.Anche le grandi catene di negozi (GDO) ave-vano abituato negli ultimi mesi i propri clienti

ad utilizzare soluzioni alternative per tra-sportare a casa le merci acquistate, fermo restando che le scorte di shopper “non conformi ai requisiti di biodegradabilità indicati dagli standard tecnici europei vigenti potranno essere distribuite fino ad esaurimento e esclusivamente a titolo gratuito”, come specificato dal comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico.

Il consumo in Italia di shopper era di 200.000 tonnellate l’anno, per la cui produzione erano necessarie 430.000 tep (tonnellate di petro-lio equivalente). Ogni italiano ne consumava più di 300 pezzi, 1/4 di

tutti i sacchetti distribuiti nell’Unione europea ed importati prevalentemente

dai Paesi asiatici. Un consumo esagerato, favorito anche dal basso costo per il consu-

B. Commoner ammoniva che “non esistono pasti gratuiti”

Dal 1° gennaio 2011 al bando i sacchetti di plastica non biodegradabili

ADDIO AL “VECCHIO” SHOPPER, MAATTENZIONE ALLE SOLUZIONI ALTERNATIVE

Le borse riutilizzabili per la spesa saranno una delle opzioni praticabili dopo il divieto degli shopper in plastica(fonte: Institute for Human Centered Design Store)

Page 37: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

35

matore che abbandonava, poi, i sacchetti utilizzati un po’ ovunque, inquinando l’ambiente cittadino e, soprattutto, quello fluviale e marino.In Francia, dove si sta discutendo da anni di introdurre una tassazione dei sacchetti non biodegradabili, l’effetto dissuasivo, connesso a tale proposta che farebbe aumentare il costo dello stopper, ha già fatto diminuire il consumo, tanto che è passato da 10,5 miliardi del 2002 a poco più di 1 miliardo del 2009.Non bisogna credere, tuttavia, che le soluzioni alternative (carta, biopolimeri, borse riutilizzabili, ecc.) siano meno inquinanti e più sostenibili.Abbiamo motivo di credere che il “tormentone” delle di-chiarazioni e prese di posizione andrà avanti ancora per parecchio tempo, così per non entrare direttamente nelle polemiche “italiane” abbiamo preferito fare una ricognizio-ne su quel che sta avvenendo in altri Paesi, in merito alle proposte alternative.

Uno studio pubblicato nel giugno 2009, ma diffuso sui media il mese precedente, da EPIC news & views, notiziario dell’En-vironment and Plastics Industry Council (EPIC), gruppo industriale canadese che promuove l’uso responsabile e il recupero delle materie plastiche, che l’aveva commissionato a due laboratori indipendenti, metteva in guardia su possibili rischi per la salute dall’uso di borse per la spesa riutilizzabili, a causa degli alti livelli di muffe, batteri e lieviti che erano stati riscontrati nei campioni analizzati.In particolare:- il 64% di questi era risultato contaminato da batteri e

circa il 30% mostrava livelli superiori a quelli consentiti per l’acqua potabile;

- il 40% rivelava la presenza di muffe e lieviti;- alcuni denunciavano la presenza di coliformi fecali e

batteri intestinali.Ovviamente lo studio è stato contestato, non tanto nei risultati ottenuti, quanto nella metodologia adottata. In

335

Ricordarsi di lavare regolarmente le borse riutilizzabili per la spesa se non si vuole incorrere in rischi per la salute! (fonte: everydayminimalist)

PLEASE DON’T FORGET TO WASH YOUR REUSABLE BAGS!

Page 38: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

36

particolare, sulla Rivista di Comunicazione Politica della Provincia dell’Ontario (Canada) è comparso un articolo che ne inficiava la validità scientifica perché è partito da una ipotesi prestabilita, non già da presupposti derivanti da precedenti ricerche. Inoltre, se erano stati utilizzati campioni in cui erano stati trasportati indumenti ginnici o pannolini usati, non era difficile, ha scritto la Rivista, avere certi risultati (PPS Review, agosto 2009, pp. 4-5).Comunque, il Dottor Richard Summerbell, del Centro di Ricerca di microbiologia ambientale “Sporometrics” di Toronto ed ex Capo della Divisione di Micologia Medica presso il Ministero della Salute dell’Ontario, richiesto di una valutazione dei risultati dello studio, dichiarava che un uso continuo ed improprio di borse per la spesa riutilizzabili comporta “il rischio principale di intossicazioni alimentari. Ma altri rischi significativi includono infezioni della pelle come bolle batteriche, reazioni allergiche, attacchi d’asma e infezioni all’orecchio”.“La presenza di materiale fecale in alcune borse è il fatto più rilevante - ha proseguito Summerbell - Tutti i prodotti a base di carne dovrebbero essere confezionati singolarmente prima di essere immessi in una borsa riutilizzabile per pre-venire eventuali perdite. Questo comportamento dovrebbe diventare uno standard di sicurezza lungo tutta la filiera alimentare”.Summerbell ha ammonito, quindi, a non usare le borse per la spesa per trasportarvi abbigliamento da palestra o pannolini o qualcosa di similare, per prevenire la possibilità di essere esposti ad uno dei superbatteri MRSA, fortemente resistenti agli antibiotici (This Blue Marble, a Global Current Events Discussion Forum, 29 maggio 2009)

Lo scorso mese di Novembre, dopo che alcune borse per la spesa riutilizzabili, per lo più prodotte in Cina, aveva-no rivelato livelli di piombo potenzialmente pericolosi, il Senatore dello stato di New York Charles E. Schumer ha scritto alla Food and Drug Administration per sollecitarla ad approfondire il problema.“Dicono che i sacchetti di plastica sono dannosi; ora dicono che sono dannose queste. C’è qualcos’altro ancora peggio-re?”, si chiedeva una signora che camminava con la borsa riutilizzabile sotto il braccio sulla Upper West Side (The New York Times, 14 novembre 2010).

Il Ministro indiano per l’Ambiente e le Foreste, Jairam Ramesh intervenendo in Parlamento sulla decisione dell’Am-ministrazione della città di Delhi di vietare l’uso dei sacchetti di plastica, aveva affermato che tale decisione era conse-guenza del fallimento delle politiche cittadine e regionali di raccogliere e smaltire adeguatamente i rifiuti.“La plastica è una sostanza chimicamente inerte, utilizzata in tutto il mondo per imballaggi e non è di per sé pericolosa

per la salute e per l’ambiente, quando il suo riciclaggio av-viene secondo linee guida e procedure determinate”.Dichiarando, poi, di non essere d’accordo con le soluzioni alternative proposte dall’Amministrazione di Delhi di usare juta e carta perché comportano rischi ambientali di uso dei suoli e deforestazione, ha detto che il Governo indiano “si sta muovendo verso borse per la spesa di plastica biodegra-dabile, opzione buona ma ancora troppo costosa” (The Times of India, 9 luglio 2009).

Tra le soluzioni, infatti, vengono proposti i sacchetti biode-gradabili, per lo più quelli che utilizzano materia prima di derivazione da prodotti agricoli, quali mais, girasole ed altre materie vegetali. C’è chi ha fatto calcoli (Consorzio Carpi) che per produrre lo stesso quantitativo di bio-shopper cor-rispondente a quelli in polietilene utilizzati finora sarebbero necessari 300.000 ettari di terreno e 1.200.000 milioni di m3 d’acqua per irrigarli: un consumo di suolo e risorse idriche che nessun Paese sarebbe in grado di sostenere, salvo pen-sare ad ingenti importazioni dai Paesi in via di sviluppo, che comporterebbero saldi negativi alla bilancia commerciale. Ma, aspetti più gravi da considerare sono non solo quelli connessi alla sostenibilità, ma anche a quelli etici ed equi, perché sarebbe come scaricare i nostri problemi altrove e sui più deboli, senza risolvere le criticità ambientali globali. Inoltre, lo smaltimento del sacchetto bio-degradabile, divenu-to rifiuto, non può avvenire tramite la raccolta differenziata della plastica come il “vecchio” shopper, perché non com-patibile con i relativi processi di riciclaggio, ma può essere utilizzato per la raccolta dell’organico, là dove tale servizio viene effettuato. Viceversa, se finisce impropriamente in discarica, come capita anche al sacchetto di polietilene, produrrà metano, gas ad effetto serra molto più potente della CO

2 prodotta da quello.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a dover risolvere un problema che non deriva direttamente dal “prodotto”, ma dal nostro comportamento successivo al suo uso. Dob-biamo rammentare sempre che le risorse sono limitate e, quindi, dobbiamo contenere gli sprechi, come ci invitava a riflettere già quarant’anni fa nel suo libro più famoso e sempre attuale lo scienziato ecologista Barry Commoner con la sua 4a Legge dell’Ecologia: “Non si distribuiscono pasti gratuiti (“Il cerchio da chiudere: la natura, l’uomo e la tecnologia”).

Page 39: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

37

di Agnese Mengarelli

L’acqua del rubinetto è sicura. O almeno dovrebbe esserlo. La Com-missione sanitaria di Bruxelles ha recentemente avviato delle indagini per scoprire la qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti e i risultati sono stati agghiaccianti: in alcune Regioni l’acqua è talmente inquinata che potrebbe favorire l’insorgere del cancro. Nelle nostre acque sono sta-ti riscontrati valori troppo elevati di boro, fluoro e arsenico.L’arsenico è un elemento chimico, i cui composti sono veleni particolar-mente potenti, che trovano impiego come pesticidi, erbicidi ed insetticidi. L’arsenico uccide danneggiando in modo gravissimo il sistema digesti-vo ed il sistema nervoso, portando l’intossicato alla morte per shock. Composti contenenti arsenico sono cancerogeni e, in particolare, sono implicati nella patogenesi del carci-noma della vescica, del carcinoma mammario e di alcuni tumori della pelle. Un’estesa letteratura scientifi-ca disponibile su prestigiose riviste internazionali ha ormai provato che l’esposizione cronica all’arsenico ha effetti multipli e devastanti sulla sa-lute umana:- riduce le difese antiossidanti dell’or-

ganismo,- provoca stress ossidativo direttamen-

te nell’ambiente intracellulare, - interferisce pesantemente con i

meccanismi endocrini regolati dagli estrogeni (da cui il sospet-to che possa causare tumori alla mammella);

- e non ultimo, può attaccare di-rettamente i filamenti di DNA e provocarne lesioni combinate di vario tipo.

L’arsenico è di origine naturale e viene rilasciato dai sedimenti nelle acque di falda a causa delle condi-zioni anossiche del sottosuolo. In Italia oltre l’80% degli approv-

vigionamenti idrici da destinare al consumo umano è costituito da acque sotterranee.Dal momento che l’acqua che scorre dai nostri rubinetti rappresenta una questione di vitale importanza per il benessere dei cittadini, una ricca le-gislatura è stata prodotta sia a livello europeo che a livello nazionale.Nel 1998 è stata introdotta la Diret-tiva 98/83/CE la Drinking Water Directive, DWD, che ha cambiato considerevolmente l’impianto legi-slativo nazionale, in relazione alla distribuzione di acque potabili nel nostro paese. In primo luogo, sono stati introdotti valori parametrici significativamente ridotti rispetto ai precedenti standard. Attualmente i limiti consentiti dall’Unio-ne Europea di arsenico nell’acqua sono di 10 µg/litro (microgrammi per litro). Secondo i più recenti stu-di, non c’è alcun pericolo se si porta questa soglia fino ai 20 µg/l, tanto che il Ministero della Salute italiano aveva addirittura chiesto di portare questi limiti almeno fino a 50 µg/l. Tutta-via, secondo l’UE, oltre i 20 µg/l, il rischio di contrarre il cancro aumenta a dismisura, ed una scelta del gene-re potrebbe essere un rischio troppo grande per i cittadini.

L’UE nega la terza deroga all’Italia

LIVELLI DI ARSENICOTROPPO ELEVATI

Qualità dell’acqua negli acquedotti

Page 40: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

38

Nel 2001, quando venne recepita la DWD, le strutture del servizio idrico in Italia risultavano estremamente frammentate, per cause di natura storica, idrologica e geografica.La situazione è poi cambiata con la creazione degli ATO (Ambito Territo-riale Ottimale), che sono 92 società di gestione uniche, i cui territori sono approssimativamente quelli delle Pro-vince e che sono responsabili per tutti i servizi idrici, risultanti dalla fusione dei precedenti molteplici operatori esistenti.Tuttavia sono rimaste le problemati-che legate ai valori troppo elevati in aree vaste di alcuni elementi natura-li particolarmente pericolosi per la salute umana; infatti, tra i vari Stati Membri, l’Italia è stato il Paese che ha emanato il maggior numero di deroghe, soprattutto in relazione a parametri di origine naturale e ge-ologica. La richiesta di deroghe era peraltro prevista dall’art. 9 della Direttiva 98/83/CE, ma era determinata sulla base dei seguenti criteri:

• valutazione e gestione dei rischi, finalizzata ad evitare potenziali pericoli per la salute umana;

• esigenza della deroga come unico mezzo per assicurare l’approvvi-gionamento idrico e ristabilire la conformità;

• impossibilità di garantire la forni-tura di acque destinate al consumo umano nella zona interessata con altro mezzo congruo;

• evidenza di realizzazione di ade-guate azioni correttive, con relativa

Ora che la Commissione Europea ha bocciato il rinnovo della deroga per i prossimi tre anni, si pongono alcuni interrogativi: cosa è stato fatto negli ultimi 6 anni per risolvere il problema arsenico? Le prime due deroghe triennali, in-fatti, erano state concesse dall’UE proprio per dare tempo ai territori di riorganizzare la propria rete idrica, solo a fronte di progetti di opere che permettessero di trovare una soluzio-ne alla contaminazione da arsenico nelle acque. Il Governo negli ultimi anni ha stan-ziato finanziamenti a fondo perduto per risolvere la questione. Le aziende che gestiscono gli acquedotti della Regione Lombardia, ad esempio, hanno avuto accesso a questi fondi e il problema è stato in gran parte risolto, attraverso l’apertura di nuovi pozzi e realizzando impianti di ossi-dazione per l’arsenico. Nel Lazio e in Toscana, dove il problema risulta più grave, a causa dell’origine lavica dei terreni che de-termina una maggiore concentrazione di arsenico, la questione non è ancora stata risolta e i livelli di contaminazio-ne sono ancora troppo elevati.“C’è stata una sottovalutazione del problema in linea generale - ha dichiarato Stefano Ciafani, Respon-sabile scientifico di Legambiente - Chi doveva controllare l’attuazione del piano di intervento, non lo ha fatto. Le Regioni, invece, non hanno fatto i controlli nei confronti dei gestori. L’omissione è del gestore, delle Regioni e del Ministero della Salute.”.Il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, interrogato il 24 novembre scorso alla Camera dei Deputati, ha scaricato sugli enti locali le respon-sabilità, ricordando che le funzioni inerenti alla gestione dell’acqua po-tabile sono attribuite dalla normativa vigente alle autorità locali. Eppure è stato il suo Ministero a chiedere le

pianificazione temporale e dispo-nibilità dei finanziamenti (su base annua);

• non applicabilità della deroga alle acque utilizzate negli impianti di produzione alimentare.

Dal 2003 al 2009 sono state investi-te imponenti risorse finanziarie nel settore delle acque potabili, con un riassetto generale dei sistemi idrici di distribuzione, e ciò ha permes-so una notevole diminuzione delle aree e delle popolazioni interessate dalle deroghe, riducendo i casi di elementi non in conformità a tre (ar-senico, fluoro e boro), che, ad oggi, riguardano 5 Regioni (Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Umbria) e due Province Autonome (Trento e Bolzano), le stesse che hanno ri-chiesto la terza deroga. La richiesta riguardava il parametro dell’arsenico per valori di 20, 30, 40 e 50 µg/l, il parametro del boro per valori di 2 e 3 µg/l e il parametro del fluoro per valori di 2,5 µg/l.

Nella richiesta l’Italia faceva riferimen-to al fatto che il proprio inquinamento è dovuto a cause “naturali”, deter-minate alle stratificazioni geologiche di origine lavica tipiche di alcuni ter-ritori e dal fatto che la fornitura di acqua non può essere garantita con mezzi alternativi.La giustificazione, portata a corredo della richiesta della terza deroga, non è bastata all’UE per concedere atte-nuanti: i cittadini italiani non possono più correre rischi sanitari così alti.

Page 41: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

39

precedenti deroghe e proprio il suo Governo ha chiesto la terza deroga per alcune forniture di acqua nelle regioni Campania, Lazio, Lombar-dia, Toscana, Trentino-Alto Adige e Umbria e lo stesso Governo, con il Decreto della Presidenza del Con-siglio dei Ministri del 17 dicembre (G.U. 4 Gennaio 2011), ha dichiara-to lo Stato d’Emergenza fino al 31 dicembre 2011, in relazione alla con-centrazione di arsenico nelle acque destinate all’uso umano superiore ai limiti di legge in alcuni comuni del territorio della Regione Lazio.Lo Stato d’Emergenza è stato dichiara-to in quanto necessario a “consentire l’espletamento, in termini di somma urgenza, di tutte le iniziative necessa-rie a garantire la somministrazione di acqua destinata al consumo umano, ed il contestuale avvio degli interventi di potabilizzazione urgente finalizza-ti a ricondurre la concentrazione di arsenico entro i limiti stabiliti dalla Commissione europea; tenuto conto che detta situazione di emergenza, per intensità ed estensione, non e’ fronteggiabile con mezzi e poteri or-dinari”.Anche in questo caso sorgono alcune perplessità. Il problema riguarda la salute dei cittadini e quindi la questione deve essere risolta il più presto possibile. Eppure non si capisce come sia pos-sibile far passare per emergenza una situazione che persiste da diversi anni e che doveva essere già risolta con le precedenti deroghe, che sono state concesse ai gestori per ben 6 anni fino al dicembre 2009. Inoltre, nel te-sto non vengono specificati i comuni coinvolti né il nome del Commissario straordinario che dovrà gestire l’emer-genza.Se la contaminazione da arsenico è un problema a livello nazionale, la Regione più esposta, tuttavia, è il Lazio con 91 città e borghi (tra le

province di Roma, Latina e Viterbo), per un totale di circa 750.000 cit-tadini. La Regione ha istituito un’unità di crisi, che ha subito avviato un’inda-gine statistica epidemiologica, per verificare se esiste un collegamento tra la contaminazione degli acque-dotti e alcune patologie tumorali. A coordinare la ricerca sarà il Dipar-timento Regionale di Epidemiologia dell’Asl Rm in collaborazione con i Servizi di Prevenzione delle Aziende Sanitarie delle Province di Roma, Vi-terbo e Latina. Molte Associazioni e Comitati han-no criticato duramente il modo con cui è stato affrontato il problema du-rante questi anni. In particolare, è mancata l’informa-zione ai cittadini sui possibili rischi per la salute, soprattutto per le ca-tegorie più sensibili come le donne in stato interessante, i neonati e i bambini sotto i 3 anni. Solo da qual-che settimana i Comuni interessati hanno cominciato a vietare l’utilizzo dell’acqua dei rubinetti per il consu-mo diretto e per la preparazione degli alimenti. In altri casi hanno iniziato a distribuire acqua con caratteristiche conformi alla normativa vigente pres-so asili nido e scuole materne. Il Codacons, l’Associazione di consu-matori che ha recentemente espresso soddisfazione al no della Commissio-ne Europea sulle deroghe all’acqua all’arsenico, ha annunciato un’azio-ne collettiva (class action) alla quale possono partecipare anche le Amministrazioni comunali interessate contro Stato e Regione Lazio. Il risar-cimento spettante a ciascuna famiglia, secondo il Codacons, ammonta a 600 euro. Gli intestatari di una bolletta dell’acqua per un contratto di utenza in corso, possono chiedere il risar-cimento dei danni subiti per effetto dell’inadempimento, protrattosi nel tempo, da parte dello Stato e della

Regione, degli obblighi assunti per legge e imposti dall’UE per poter ot-tenere le deroghe richieste.Una buona notizia arriva dalla ricerca.Secondo un recente studio, condotto sugli abitanti del Bangladesh, dove il problema della contaminazione da arsenico dell’acqua potabile è molto grave, un’alimentazione caratterizzata da grandi quantità di ravanelli, patate dolci e altri ortaggi simili, può ridurre gli effetti tossici alle persone costrette a bere acqua contenente concentra-zioni alte di arsenico. In questa regione del Sud Est asiatico e in altri paesi limitrofi, è in corso una massiccia epidemia di avvelenamento da arsenico e si stima che circa 57 milioni di persone bevano acqua da pozzi con concentrazioni di arsenico al di sopra dei limiti massimi stabiliti dall’OMS. Erano state alcune organizzazioni non governative a proporre di utilizzare acque sotterranee per ricavare acqua potabile, in quanto le acque di super-ficie erano contaminate da batteri, ma non vennero effettuati i test sull’acqua di falda per l’arsenico.Si pensa che molti altri Paesi dell’area, come Vietnam e Cambogia, abbia-no ambienti geologici sotterranei tali da provocare la stessa alta con-centrazione di arsenico nelle acque sotterranee.Dalla ricerca è emerso che le perso-ne del luogo, esposte ad alti livelli di arsenico, hanno sviluppato meno lesioni cutanee, se mangiavano grandi quantità di radici e cucurbitacee, tra cui rientrano anche la papaya verde e la zucca, segno che probabilmen-te questi due alimenti sono in grado di ridurre gli effetti tossici di questa sostanza chimica.… ma sappiamo che né papaya verde né zucca riusciranno a calmare l’ira dei cittadini italiani.

Page 42: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

40

Ha aperto i lavori Ugo Brachetti Peretti, Presidente api anonima petroli italiana, secondo il quale “la sicurezza e l’ambiente sono le parole chiave per fare veramente impresa. Per questo motivo all’interno del piano industriale è dedicata notevole attenzione ai temi del rispetto ambientale e della sicurezza. La stessa attenzione che ha permesso al sito di Falconara Marittima di essere ai primi posti del comparto nazionale petrolifero e petrolchimico. Grazie al concorso delle parti sociali, si è inoltre riusciti a lavorare ad un piano di riassetto occupazionale che ha scongiurato sensibili ridi-mensionamenti della forza lavoro in un contesto economico nazionale e internazionale di grande difficoltà, soprattutto per il settore petrolifero.”Presente anche Sandro Donati, Assessore Regionale all’Am-biente, che ha affermato: “A fronte di notevoli cambiamenti legislativi a livello nazionale e internazionale, abbiamo intenzione di potenziare il PEAR, il nostro Piano Energetico Ambientale Regionale, affinché tutte le iniziative di sviluppo puntino su innovazione, efficienza energetica, fattibilità socio-economica e crescita occupazionale. Il tutto nell’ottica per cui l’ambiente e le attività ad esso connesse siano oppor-tunità per una nuova e più attenta economia”.

Ad illustrare il Rapporto di sicurezza 2009 sono stati Gian-carlo Cogliati, Amministratore Delegato api Raffineria di Ancona e Paolo Buscemi, Responsabile Salute, Sicurezza, Ambiente, Qualità api Raffineria, che hanno rendicontato in modo dettagliato le prestazioni ambientali e di sicurezza del sito industriale, oltre a sintetizzare il contributo che l’Azienda offre al territorio in termini di sviluppo socio-economico. Per quanto concerne la sicurezza sul posto di lavoro, sono stati sottolineati i numeri riguardanti gli infortuni che, per quanto riguarda i dipendenti diretti dell’api lo scorso an-no sono stati solo due, mentre per quanto concerne ditte esterne sono stati pari a quattro. L’indice di frequenza pari a 2,5 e l’indice di gravità pari a 0,02, che rappresentano la migliore performance degli ultimi 10 anni, testimoniano un avanzamento importante nella gestione della sicurezza del sito.

Altri dati significativi hanno, poi, riguardato le emissioni di sostanze nocive nell’atmosfera con valori che non hanno re-gistrato differenze significative rispetto all’anno precedente e sono risultati costantemente al di sotto dei limiti prescritti.

Anidride carbonica (CO2)

È stata rilevata una leggera flessione delle emissioni di ani-dride carbonica che è da ascrivere sostanzialmente al minor lavorato registrato nel 2009.

Sicurezza e ambiente sono due fattori alla base di un per-corso reale e concreto di sostenibilità all’interno del quale le vocazioni naturali del territorio possono e devono sposarsi con quelle di un tessuto industriale strategico.Era questo l’obiettivo della giornata di confronto che si è tenuta il 30 Novembre a Falconara Marittima fra il Gruppo api, le Istituzioni e gli Enti di riferimento. Il workshop, che si intitolava significativamente “Sicurezza e Ambiente. Un percorso in continuo nel sito api di Falconara” è stato l’occasione per riaffermare con i fatti che per il Gruppo api sicurezza e ambiente sono e rimarranno due priorità sulle quali continuare ad investire. A dimostrazione che questi obiettivi non rappresentano semplici impegni sulla carta, ma che hanno già trovato una pratica applicazione, lo dimostrano i dati del Rapporto di Sicurezza 2009 sul sito di Falconara Marittima, che sono stati oggetto di una presentazione specifica all’interno del workshop. Due sono gli esempi più significativi: i dati INAIL che pongono l’api ai vertici in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro e le analisi ARPAM e ISPRA sulla qualità del mare dalle quali non emerge nessuna criticità.

Per il futuro nuovi investimenti verso il Polo energetico ambientalmente avanzato

IL SITO DI FALCONARA SI CONFERMA ALL’AVANGUARDIA IN ITALIA

api Raffineria

Il Presidente di api raffineria Ugo Brachetti Peretti

Page 43: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

41

EMISSIONI DI CO2 (T/ANNO)

Ciclo 2006 2007 2008 2009Impianti petroliferi 502.787 512.174 535.948 507.206 *IGCC 1.514.046 1.569.980 1.516.464 1.423.227Totale 2.016.833 2.082.154 2.052.412 1.930.433

* il dato di raffi neria è al netto della CO2 recuperata dall’impianto preposto

Ossidi di Zolfo (SOx)

Diminuiscono le emissioni di SO2, che si attestano in 960

tonnellate annue, sia per il minor lavorato e sia per il mix di combustibili utilizzato. Ampiamente sotto i limiti di legge sono risultati sia i flussi di massa che le concentrazioni. Da evidenziare, per il ciclo di raffinazione, il miglioramento dell’indice di emissioni di SO

2 per tonnellata di materia

prima lavorata.

EMISSIONI DI SOX * (T/ANNO)

Ciclo 2006 2007 2008 2009Impianti petroliferi 909 812 1.199 821IGCC 152 173 174 147Totale 1.061 985 1.373 969Limite prescritto ** 1.920 1.998 2.031 1927

* SOx espressi come SO2 ** Limite derivante dal Decreto Direttore Dipartimento Territorio e Ambiente - Regione Marche n. 18/03 del 30/06/03

Ossidi di Azoto (NOx)

Sono in diminuzione anche i valori degli ossidi di azoto, che risentono di un apporto inferiore da parte degli impianti petroliferi. Il dato, anche in questo caso, è influenzato dalla minor produzione del 2009 e dal minor utilizzo di com-bustibili liquidi. Da segnalare il miglioramento dell’indice “emissioni di kg di NO

x per tonnellata di materia prima”,

che passa da 0,084 a 0,075.

EMISSIONI DI NOX * (T/ANNO)

Ciclo 2006 2007 2008 2009Impianti petroliferi 262 294 311 264IGCC 665 604 584 584Totale 927 898 895 848Limite prescritto ** 1.105 1.151 1.143 1.079

* NOx espressi come NO2 ** Limite derivante dal Decreto Direttore Dipartimento Territorio e Ambiente – Regione Marche n. 18/03 del 30/06/03

Monossido di Carbonio (CO)Cresce un po’ l’apporto degli impianti petroliferi, ma com-plessivamente il dato rimane molto al di sotto dei limiti prescritti. Il contributo dell’impianto IGCC (Integrated Gasifi-cation Combined Cycle) si allinea ai valori del 2007, peraltro

di poco superiori a quelli dell’anno scorso. Gli interventi strutturali al Postfiring dell’HRSG, che verranno realizzati nella fermata 2010, permetteranno di incidere positivamente sulle emissioni di questo inquinante.

EMISSIONI DI CO (T/ANNO)

Ciclo 2006 2007 2008 2009Impianti petroliferi 26 18 33 51IGCC 439 314 307 314Totale 465 332 340 365Limite prescritto * 506 506 506 506

* Valore limite stabilito dal D. M. del Ministero dell’industria, del Commercio e dell’Artigianato del 28/07/1994 – Prot. 671364

Polveri sospese totali (PST)I dati sono sostanzialmente in linea con gli anni precedenti. La lieve diminuzione dagli impianti petroliferi risente del progressivo orientamento all’uso di fonti più pulite in ali-mentazione ai forni, abbinato al minor lavorato dell’anno.

EMISSIONI DI PST (T/ANNO)

Ciclo 2006 2007 2008 2009Impianti petroliferi 34 16 18 16IGCC 1 3 10 6Totale 35 19 28 22Limite prescritto * 91 95 96 91

* Limite derivante dal Decreto Direttore Dipartimento Territorio e Ambiente – Regione Marche n. 18/03 del 30/06/03

Composti Organici Volatili (COV)Sebbene per i COV il 2009 registri una crescita complessiva del 4%, imputabile essenzialmente alla sezione “impianti” e, quindi, delle emissioni fuggitive, va sottolineato che gli indici caratteristici mostrano valori in continuo miglioramen-to, come testimonia la significativa riduzione delle sorgenti fuori soglia rispetto all’anno precedente: 65 contro le 141 del 2008.

EMISSIONI DI COV (T/ANNO)

2006 2007 2008 2009Serbatoi 54 51 49 47Effl uenti 76 66 61 62Attività di caricazione 51 72 91 91Impianti* 33 47 41 52Totale 214 236 242 252

* Comprende contributi da emissioni fuggitive e torcia

La salvaguardia della salute e l’attenzione per la sicurezzasul lavoro costituiscono parte integrante della gestionecomplessiva dello Stabilimento. Rimangono, infatti, consi-

Page 44: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

42

stenti le spese ambientali, sia d’esercizio che d’investimento, pur registrando una flessione rispetto ai due anni precedenti. Il contenimento dei costi sostenuti sono il risultato di un’ot-timizzazione, ma soprattutto di programmi di investimento prossimi al completamento, grazie alla realizzazione di opere significative negli anni. Il workshop, moderato da Andrea Taffi, Capo Servizio del Corriere Adriatico, è continuato con la tavola rotonda, alla quale hanno partecipato le Istituzioni locali e gli Organi di controllo, per approfondire alcune tematiche importanti tanto per l’azienda quanto per il territorio.Secondo Giorgio Alocci, Direttore Regionale Vigili del Fuo-co Marche, i risultati ottenuti dall’api devono essere uno stimolo per un impegno continuo, in un sistema nel quale

tutti i soggetti coinvolti concorrono alla tutela ambientale.Donatino D’Elia, Vicedirettore scientifico ARPAM, ha con-fermato che l’api è migliorata negli ultimi anni in materia di sicurezza sul lavoro, aumentando le ore di formazione professionale per i propri dipendenti, attività che andrebbe ulteriormente valorizzata per evitare episodi di infortuni e incidenti vari. Anche Alessandro Pajno, Comandante della Capitaneria di Porto di Ancona, ha confermato l’ottimo trend dell’azienda nell’abbattimento degli idrocarburi in mare. Matteo Astolfi, Assessore all’Ambiente di Falconara Marit-tima, ha affermato che il Comune e l’Assessorato si fanno portavoce della tutela dell’ambiente e della salute dei citta-dini attraverso il confronto e il dialogo con l’Azienda, inteso

SPESE AMBIENTALI - ESERCIZIO (MIGLIAIA DI EURO)

2006 2007 2008 2009Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC

Monitoraggio e controllo 2.058 480 1.213 289 1.362 115 457 178Prevenzione e inquinamento 2.006 579 1.969 356 2.679 553 4.184 413Tratt.to e riduzione delle sostanze inquinanti 3.440 310 5.217 741 4.647 668 2.174 437Conservazione patrimonio naturale 62 4 0 0 0 0 0 0Costi immateriali 888 100 1.182 157 1.362 168 1.387 160Totale per cicli ed anno 8.454 1.473 9.581 1.543 10.050 1.504 8.202 1.188TOTALE 9.927 11.124 11.554 9.390

SPESE AMBIENTALI - INVESTIMENTO (MIGLIAIA DI EURO)

2006 2007 2008 2009Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC Imp. petr. IGCC

Monitoraggio e controllo 931 80 1.953 0 0 0 129 0Prevenzione e inquinamento 2.090 0 340 0 3.150 0 1.588 0Tratt.to e riduzione delle sostanze inquinanti 4.051 0 910 10 1.000 50 1.314 48Conservazione patrimonio naturale 507 0 0 0 0 0 0 0Totale per cicli ed anno 7.579 80 3.203 10 4.150 50 3.406 48TOTALE 7.659 3.213 4.200 3.454

Un momento della tavola rotonda

Page 45: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

43

come stimolo per uno sviluppo del territorio omogeneo che coinvolga tutti i soggetti portatori di interesse. Giancarlo Cogliati, Amministratore Delegato api Raffine-ria di Ancona, ha ricordato che il dialogo con le istituzioni deve essere caratterizzato da spirito di collaborazione e di confronto, rientrando a pieno titolo in un percorso, dove le esigenze tecniche ed economiche si integrino con quelle della politica a difesa dell’ambiente. “Se anche la raffineria fosse rasa al suolo e in quei 70 ettari venisse installato un impianto di fotovoltaico o eolico, l’ener-gia prodotta non basterebbe ad approvvigionare metà della popolazione di Falconara.” - ha continuato Cogliati - “Per questo la nostra volontà è quella di procedere con i progetti per la realizzazione di una centrale elettrica alimentata a metano e di un rigassificatore, per il quale ha ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) dal Ministero.” In termini di sicurezza e, soprattutto, di salvaguardia am-bientale sono stati fatti grandi sforzi. Negli ultimi 5 anni il Gruppo api ha speso 35 milioni di euro per la bonifica del suolo, il barrieramento idraulico e il trattamento della falda acquifera. Si tratta di un attestato di grande merito per l’Azienda, nella logica di considerare la raffineria di Falconara Marittima come un’azienda che è stata e potrà continuare ad essere un’opportunità di sviluppo per il ter-ritorio e non certo un freno.

Le conclusioni del workshop sono state affidate a Paolo Andreani, Presidente di Confindustria Marche e a Goffredo Brandoni, Sindaco di Falconara Marittima.

“Il tema della sicurezza sul lavoro e della tutela ambientale sono ormai da tempo entrati nel Dna delle aziende italia-ne. - ha affermato Paolo Andreani - Risulta infatti evidente a tutti che un corretto sviluppo economico non può non accompagnarsi al rispetto delle peculiarità delle realtà in cui si opera. D’altro canto, qualsiasi tipo di pianificazione territoriale non può non tenere conto delle esigenze di re-altà imprenditoriali che ormai fanno parte integrante del tessuto socio-economico di alcuni territori locali. In questo senso dunque, ribadito che sicurezza e ambiente restano al vertice delle priorità, lo sviluppo economico della nostra Regione deve in tutto i modi confrontarsi con le esigenze di un settore strategico come quello dell’energia, che risulta vitale per lo sviluppo di tutte le nostre aziende”. Per il primo cittadino falconarese, Goffredo Brandoni, è di fondamentale importanza conciliare la salute e la sicurezza dei cittadini con le esigenze della Raffineria, soprattutto in periodi di crisi, come quello che il Paese sta affrontando.“In qualità di amministratore locale considero la sicurezza sul lavoro e la tutela dell’ambiente questioni imprescindibili nell’attività di governo del territorio. - ha continuato il Sin-daco di Falconara Marittima - In questo senso ritengo molto utile il fatto che con api si sia aperto un canale di dialogo e di confronto trasparente. Non bisogna infatti dimenticare che ci sono aspetti legati all’economia e all’occupazione che ritengo vadano anch’essi tutelati. Lo sforzo è stato e sarà, dunque, di riuscire sempre meglio a coniugare sicurezza e ambiente, che restano fondamentali, con lo sviluppo socio-economico della città di Falconara”.

Page 46: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

44

Favorendo lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di carbonio per una crescita eco-sostenibile, i Governi possono conseguire due obiettivi appa-rentemente lontani tra loro, ossia adempiere agli obblighi in ma-teria di cambiamenti climatici e ridurre la disoccupazione. Per cogliere le opportuni-tà economiche offerte da questo tipo di eco-nomia, la forza lavoro deve disporre delle giuste competenze.Ma quali sono?

Lo studio “Skills for green jobs: Europe-an synthesis report”, condotto dal Centro europeo per lo Svilup-po della Formazione Professionale (Cede-fob), in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del La-voro (ILO), cerca di fornire delle risposte, partendo dal presupposto che per avere le competenze determinanti per il passaggio a un’economia a bassa emissione di carbonio è indispensabile migliorare le competenze at-tuali, anziché definire nuovi programmi di studio e di formazione per fornire nuove competenze ecologiche.

Le reazioni alla crisi economica costituiscono una chiara dimostrazione del legame tra lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di carbonio e la creazione di posti di lavoro. Nel periodo 2008-2009 vari Stati membri dell’UE hanno introdotto pacchetti di misure di incentivazione economica che prevedevano investimenti in programmi riguardanti l’efficienza energetica e le fonti energetiche alternative. Il Piano europeo di ripresa economica, av-viato nel 2008, contemplava un incentivo fiscale di circa 200 miliardi di euro per affrontare la recessione econo-mica e concentrava gli investimenti sulle infrastrutture e le tecnologie pulite. Gli stessi temi sono stati ripresi

nella nuova Strategia dell’Unione europea per una crescita soste-nibile e la creazione di posti di lavoro, deno-minata “Europa 2020”, che pone l’innovazione e una crescita ecoso-stenibile al centro di un piano di rilancio della competitività.

Dal Rapporto, che esamina le compe-tenze necessarie per sviluppare un’econo-mia a bassa emissione di carbonio in sei Stati membri (Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia e Regno Unito), emerge che i confini tra i lavo-ri a bassa emissione di carbonio e quelli che non lo sono stanno di-ventando sempre più sottili. La percezione del fatto che si tratti di un nuovo lavoro eco-logico o di un lavoro

esistente con nuovi elementi varia tra i sei Stati membri. Per esempio, in Estonia quella del certificatore ener-getico può essere considerata una nuova occupazione ecologica, tuttavia in Germania può essere vista come un cambiamento delle competenze di un certificatore, che è una figura professionale ormai consolidata.BusinessEurope, l’Unione delle Confederazioni europee dell’industria e dei datori di lavoro, nel suo recente studio “Greening the Economy”, sostiene che non esi-ste una chiara definizione dei lavori ecologici e che la distinzione tra settori ecologici e settori più tradizionali è artificiosa. Può essere utile cercare di distinguere le competenze ed i lavori ecologici da quelli che non lo sono.Dallo studio del Cedefop risulta che molte delle com-petenze necessarie per i lavori a bassa emissione di carbonio si possono trovare nelle occupazioni esistenti. Per lo sviluppo di un’economia a bassa emissione di carbonio, una combinazione equilibrata di competenze

In futuro ogni lavoro sarà ecologico

Uno Studio cerca di far luce su un aspetto determinante per la low carbon economy

QUALI COMPETENZEPER I LAVORI “VERDI”?

Page 47: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

45

generiche (per esempio, autonomia e comunicazione), competenze ecologiche generiche (come la riduzione dei rifiuti e il miglioramento dell’efficienza energetica e delle risorse) e aggiornamento delle competenze professionali esistenti è molto più importante rispetto alla disponibilità di competenze ecologiche più specifiche.

Proprio come nel caso delle competenze in materia di tecnologie dell’informazione, che sono diventate essen-ziali per molti aspetti della vita lavorativa, tutto lascia supporre che le competenze ecologiche diventeranno altrettanto importanti per quasi tutti i lavori. Tuttavia, lo studio del Cedefop pone anche in evidenza che il livello di aggiornamento professionale necessario per consentire ai lavoratori di passare a un’occupazione in un settore “più ecologico” completamente diverso può essere inferiore a quello previsto. Le competenze presenti nei settori “vecchi” o in declino possono essere preziose per l’economia a bassa emissione di carbonio.

Per esempio, i lavoratori con esperienza nel campo della costruzione navale e nel settore del petrolio e del gas sono molto ricercati nell’industria delle turbine eoliche per le loro competenze in materia di saldatura, trattamento di superfici e installazione. Da studi di casi emerge che, se esiste una solida base di competenze generiche, con l’aggiornamento o l’integrazione delle competenze professionali esistenti è possibile eseguire tutta la serie di compiti richiesti da una nuova occupa-zione ecologica (vedi tabella).Sebbene l’aggiornamento delle competenze appaia più efficace dello sviluppo di nuove competenze ecologiche, alcuni settori richiederanno considerevoli investimenti in competenze, tenuto conto del livello di aggiornamen-to necessario. Per esempio, l’efficienza energetica e la costruzione di abitazioni a zero emissioni di carbonio dipendono in larga misura dalla normativa nazionale. Le preoccupazioni nutrite riguardo alla capacità dell’in-dustria edile di soddisfare i requisiti in materia di bassa

Page 48: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

46

emissione di carbonio con la forza lavoro attualmente disponibile sono basate soprattutto sul numero di la-voratori che hanno bisogno di aggiornare le proprie competenze, anche se le nuove competenze richieste non sono particolarmente complesse.

L’Unione europea presenta tuttavia carenze sistemiche nella sua base di competenze che limitano la produt-tività e la competitività e riducono la sua capacità di sfruttare le opportunità offerte dalla crescita ecologica. Le carenze di competenze gestionali, tecniche e profes-sionali, molte delle quali sono legate a discipline quali Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica (STEM), preoccupano di più della mancanza di “nuove” compe-tenze ecologiche.In Europa, si legge nel Rapporto, le discipline STEM sono sempre meno popolari nell’ambito dell’istruzione secondaria e terziaria. A causa delle tendenze demo-grafiche, alcuni Paesi non dispongono di un numero sufficiente di ingegneri per sostituire quelli che giungono al termine della vita lavorativa, con la conseguente man-canza di persone dotate delle competenze necessarie per realizzare importanti progetti infrastrutturali. La carenza di ingegneri è forse il problema principale per il settore ambientale in Germania e la situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che negli ultimi anni si è ridotto il numero di laureati e tirocinanti in ingegneria.

In futuro ogni lavoro sarà ecologico, occorre perciò integrare la comprensione dell’impatto ambientale di un’occupazione nei sistemi di istruzione e formazione. L’integrazione dello sviluppo sostenibile e delle questioni ambientali nelle qualifiche esistenti è molto più efficace della creazione di nuovi standard formativi. Ogni nuovo apprendistato dovrebbe comprendere un elemento re-lativo alla riduzione delle emissioni di carbonio, come avviene attualmente in Australia.Le strategie di sviluppo delle competenze devono per-seguire vari obiettivi.In primo luogo, devono consentire alle persone di accre-scere le proprie competenze esistenti attraverso un tipo di formazione adeguato alle proprie esigenze particolari e reso accessibile con una serie di strumenti e metodi diversi. L’aggiornamento delle competenze deve essere tuttavia accessibile e proficuo. Da una recente indagine condotta nel Regno Unito è emerso che la maggior parte degli elettricisti è disposta a ricevere una formazione in materia di impianti fotovoltaici, tuttavia è riluttante a pagare 2.050 euro per il corso di formazione.In secondo luogo, si deve suscitare l’interesse degli stu-denti a livello secondario e terziario nei confronti delle STEM e sviluppare le competenze in questi ambiti fon-damentali in quanto forniscono la base di competenze di alto livello nel campo della riduzione delle emissioni di carbonio. Attualmente, la Confederation of British Industry del Regno Unito sta valutando la possibilità di offrire un incentivo finanziario di 1.100 euro a ogni studente che si iscrive a un corso di studi per conseguire un titolo nelle STEM.In terzo luogo, vanno migliorate le competenze generiche di tutta la forza lavoro. In questo senso, per competenze

generiche si intendono le competenze richieste in quasi tutte le occupazioni e le competenze ecologiche che devono essere una componente di qualsiasi lavoro.Infine, deve essere rivolta maggiore attenzione alla formazione dei formatori. Non è disponibile un nu-mero sufficiente di formatori e insegnanti consapevoli delle questioni ambientali e capaci di insegnare nuove tecniche. Le carenze sono particolarmente accentuate nell’agricoltura e nel settore edile.I sei Stati membri esaminati nello studio del Cedefop sono tutti consapevoli delle possibilità di occupazione derivanti dal passaggio a un’economia a bassa emis-sione di carbonio, tuttavia nessuno di essi ha integrato lo sviluppo delle competenze nelle strategie e nei pro-grammi ambientali. La Francia è probabilmente il Paese più avanzato al riguardo, con il suo recente Piano di mobilitazione per i lavori ecologici.Le strategie per lo sviluppo delle competenze che af-frontano le carenze sistemiche del mercato del lavoro sono in fase di aggiornamento e favoriranno i lavori ecologici.Alcuni studi di casi danesi pongono in evidenza l’impor-tanza di adottare una prospettiva intersettoriale quando si individuano i fabbisogni di competenze. Se consi-derano soltanto le strette esigenze settoriali, le imprese possono lasciarsi sfuggire le possibilità di innovazio-ne e di creazione di posti di lavoro nei nuovi mercati dell’energia ecologica.

Le amministrazioni nazionali e regionali sono favorevoli allo sviluppo di fonti di energia alternative (ad esempio, l’energia eolica in Danimarca) e al loro utilizzo per sti-molare la creazione di posti di lavoro attraverso politiche coordinate in materia di occupazione, aggiornamento delle competenze e innovazione. Lo studio del Cedefop dimostra che le amministrazioni regionali svolgono un ruolo di primo piano nella formulazione di strategie globali e organizzate per lo sviluppo delle competenze e nella realizzazione di iniziative di successo dei settori pubblico e privato che hanno ottenuto considerevoli ri-sultati e potrebbero essere considerate esempi di migliori pratiche. Le amministrazioni a tutti i livelli devono tutta-via essere consapevoli delle implicazioni dell’abolizione degli incentivi, come dimostrato dal recente tracollo del settore fotovoltaico in Spagna.Per sfruttare tutte le possibilità di creazione di posti di lavoro dell’economia a basse emissioni di carbonio, i responsabili politici europei devono garantire che il loro sostegno a favore dello sviluppo delle competenze e della formazione sia adeguato all’obiettivo e all’ambizio-ne delle loro strategie di promozione degli investimenti nell’innovazione e nelle infrastrutture ecosostenibili.

Page 49: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

47

BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE

Comunità Ambiente, Società di consulenza che opera nel settore ambientale con particolare riferimento alla con-servazione della natura e ai fondi comunitari nel settore, ha inserito sul suo sito il Rapporto “Literature study on the impacts of biodiversity change on human health” (Barbara Calaciura, Marcello Basili e Oliviero Spinelli), commissionatole dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione UE.L’obiettivo dello studio era quello di fornire una panora-mica delle attuali informazioni riguardanti gli impatti dei cambiamenti, della biodiversità e degli ecosistemi su due servizi relativi alla salute umana: la regolamentazione delle malattie infettive e la fornitura di medicinali.L’assunto dello studio è che la salvaguardia della biodiversità è alla base della stabilità degli ecosistemi e dei servizi che forniscono alla comunità, come cibo, acqua potabile, aria pulita, il controllo delle malattie e le materie prime per lo sviluppo di farmaci, tutti fattori questi che sono essenziali per la salute umana.

Le malattie infettive dell’uomoLo studio si concentra su alcune malattie infettive nella popolazione umana, in particolare le malattie trasmesse da vettori (Vector-Born Disease), gli organismi che trasportano gli agenti patogeni, perché, come sottolineato nel Millen-nium Ecosystem Assessment:- queste malattie sono estremamente sensibili ai cambia-

menti dell’ambiente naturale (per esempio, le condizioni

ambientali influiscono sia sugli agenti patogeni infettivi, sia sugli insetti, che sugli ospiti intermedi che li trasmet-tono);

- molte di queste infezioni sono legate a specifici ecosistemi (come foreste e zone umide);

- sono la principale causa di morte, provocando 1,4 milioni di morti all’anno in tutto il mondo, con la previsione che rappresenteranno la percentuale maggiore delle future malattie, a causa del crescente impatto dei cambiamenti della biodiversità.

Le VBD trattate nello studio sono state selezionate in base a:- impatto diretto dei cambiamenti negli ecosistemi sulla

loro diffusione;- frequenza attuale e alta incidenza sulla salute umana;- presenza di focolai al di fuori delle loro aree tradizionali e

ricomparsa nelle zone in cui erano considerate eradicate o sotto controllo (le cosiddette malattie emergenti).

La diversità di specie negli ecosistemi intatti è in grado di proteggere l’uomo contro l’insorgenza e la diffusione di ma-lattie infettive.I cicli di trasmissione delle malattie sono generalmente man-tenuti in equilibrio dai processi limitanti delle popolazioni (come per esempio l’immunità acquisita per le malattie in-fettive, la predazione e la competizione per il cibo) e dai limiti nella capacità di carico degli habitat degli ospiti e dei vettori.In ecosistemi stabili ogni specie occupa una posizione par-ticolare o nicchia e, così facendo, impedisce l’invasione di specie “straniere” che potrebbero far parte di un ciclo di malattie infettive, sia come predatori, prede, ospiti, vettori o parassiti.

È sempre più evidente che una maggiore ricchezza di specie può diminuire la diffusione di agenti patogeni per l’uomo.E’ molto probabile che comunità ricche di specie siano po-polate da specie altamente competitive, che lasciano vacanti un minor numero di nicchie per la possibile invasione di specie che trasportano agenti infettivi. Dati recenti indicano che un’alta diversità di ospiti può diminuire il rischio di insorgenza di una malattia attraverso l’ “effetto diluizione”, cioè una minore probabilità che i “vettori” entrino in contatto con gli ospiti di un patogeno.Tuttavia, sebbene una maggiore diversità di ospiti sia in grado di ridurre i tassi di trasmissione di particolari malattie, è anche possibile che portino altri agenti patogeni. Il ruolo relativo della ricchezza di specie rispetto alla composizione di specie resta da chiarire, infatti la variazione di biodiversità influisce non solo sul numero di specie, ma anche sulla loro composizione.

L’alterazione degli ecosistemi naturali ad opera dell’uomo

Dalle specie vegetali opportunità per nuovi farmaci

La letteratura scientifica conferma la correlazione tra malattie infettive e biodiversità

DALLA PERDITA DI BIODIVERSITÀ IL RISCHIO DI UN AUMENTO DELLE MALATTIE INFETTIVE

figura 1. Sintesi schematica delle realizioni interconnesse tra comportamento umano, mutamenti ecologici e cambiamenti nell’incidenza delle malat-tie infettive. Un vettore è un insetto o qualsiasi altro portatore vivente che trasmette un agente infettivo. Un organismo ospitante è un organismo che accoglie un agente patogeno. Un deposito è l’organismo ospitante a lungo termine dell’agente patogeno di una malattia infettiva.

Page 50: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

48

influenza la distribuzione e l’incidenza delle malattie in-fettive trasmesse da vettori.Le modificazioni dell’ecosistema sono diverse e spesso sono collegate tra loro. Esse includono: l’introduzione di specie aliene; la perdita, la frammentazione e il deterioramento de-gli habitat; i cambiamenti nella distribuzione e disponibilità di acque superficiali; i cambiamenti nelle pratiche agricole; l’urbanizzazione; gli altri cambiamenti di uso del suolo. Le alterazioni ecologiche, che direttamente o indirettamente interessano le popolazioni del patogeno, del vettore o de-gli ospiti animali del patogeno e il contesto all’interno del quale interagiscono, possono creare un disturbo nelle loro complesse interrelazioni, destabilizzare l’equilibrio naturale e modificare l’epidemiologia delle malattie trasmesse da vet-tori. Le condizioni per la trasmissione della malattia possono essere aumentate o i cicli di trasmissione interrotti.

I legami tra i cambiamenti della biodiversità e le malattie infettive negli uomini si verificano a tutti i livelli della biolo-gia, dalla genetica degli organismi alla diversità strutturale degli habitat.Qualsiasi disturbo in un ecosistema può indurre:- cambiamenti genetici negli agenti patogeni (per esempio,

variazioni della virulenza del patogeno);- cambiamenti nella dinamica di popolazione di vettori o

ospiti (abbondanza, diversità, composizione, distribuzione), cambiamenti nella comunità (predazione, composizione, densità di popolazione, ecc.);

- cambiamenti nella diversità strutturale (struttura, complessi-tà di habitat, dimensione, frammentazione e distribuzione, relazione area-specie).

Le modifiche ambientali causate da attività antropiche pos-sono indirizzare i processi di selezione dei vettori e degli agenti patogeni, determinando la diffusione dei vettori e dei ceppi patogeni che meglio si adattano alle nuove condizioni ambientali. Un esempio di patogeni evoluti recentemente è rappresentato dai nuovi ceppi di influenza. Il potenziale di mutabilità consente agli agenti patogeni di cambiare ospite e di migrare in una nuova nicchia ecologica. Questo “trasfe-rimento di ospite” è più facile a livello di interfaccia tra le comunità naturali e le comunità agricole con un’alta densità di popolazione umana, di animali domestici e di colture, dove maggiore è il tasso di contatto vettore-ospite.Alcune malattie infettive umane sono legate alla dinamica delle popolazioni di vettori, ospiti e patogeni, ad esempio, un alto rischio o l’incidenza della malattia di Lyme e del West Nile virus possono essere strettamente associati ai cambia-menti nella diversità o alla composizione degli ospiti animali che, a sua volta, è associata ad alcuni tipi di distruzione e frammentazione di habitat.La trasmissione delle principali malattie infettive umane trasmesse da vettori, come la malaria e la febbre gialla, può essere collegata alla diversità strutturale. Cambiamenti nella pianta e nella complessità degli abita, la frammenta-zione e la modifica degli habitat, in particolare delle foreste e delle zone umide, legate agli insediamenti e alle attività umane, sono in grado di creare nuovi siti di riproduzione per il vettore. Inoltre, possono modificare la densità di di-stribuzione e il comportamento degli ospiti “reservoir” e le loro interazioni con gli esseri umani e moltiplicare i contatti con i vettori.

Le VDB sono le malattie con l’impatto maggiore e continue-ranno ad esserlo in futuro. L’impatto maggiore si concentra nelle regioni più povere del mondo, dove le VDB non sono solo un risultato, ma anche una causa della povertà. La ma-laria da sola è responsabile di circa l’11% delle malattie in Africa, mentre tutte le VDB sommate insieme ammontano a meno dello 0,1% delle malattie in Europa.Le VDB hanno conseguenze negative a lungo termine sul benessere sociale e sulla performance economica dei Paesi a basso reddito, interessando le risorse umane, la disuguaglianza, l’istruzione, la produttività e la capacità di apprendimento. Queste malattie comportano alti costi a livello sociale ed economico e impediscono lo sviluppo economico, perpetuando la “trappola della povertà”.Nei Paesi sviluppati le malattie infettive dell’uomo implicano costi elevati derivanti da assenze dal lavoro, cure mediche, ospedalizzazione e riabilitazione. Da notare l’alto costo dei programmi di vaccinazione per prevenire focolai di possibili pandemie da nuovi ceppi d’influenza.

MedicinaliLa perdita di biodiversità diminuisce la fornitura di materie prime per la medicina tradizionale e per la scoperta di nuovi farmaci. La diversità biologica, in particolare le piante, è una fonte primaria di prodotti medici. Nella medicina tradizionale e moderna di tutto il mondo sono usate tra 50.000 e 70.000 specie vegetali e quasi ogni classe di farmaci comprende un modello di struttura che deriva dalla natura. La perdita di specie potrebbe avere immediati effetti negativi, s4e si tratta di specie attualmente utilizzate per scopi medicinali, e potrebbe anche ridurre le opportunità per la futura scoperta di nuovi prodotti naturali con proprietà medicinali, se si tratta di specie non ancora studiate per il loro potenziale farmaceutico o addirittura da scoprire. Ad esempio, le foreste pluviali tropicali contengono almeno la metodi tutte le specie del mondo, ma meno del 5% delle specie di piante tropicali sono state studiate per il loro potenziale farmaceutico. Que-sto lascia un grande potenziale per sempre più scoperte, ma anche il potenziale per grandi perdite dato che le foreste pluviali vengono abbattute in tutto il mondo e specie non ancora studiate vengono perse per estinzione. Si stima che la perdita di biodiversità sta portando alla perdita di circa tre nuovi farmaci potenziali ogni anno.

Valorizzare la biodiversità come fonte di farmaci potrebbe contribuire alla sostenibilità economica della conservazione della natura.Il valore economico dei farmaci è notevole e in molte parti del mondo la spesa perla medicina tradizionale e com-plementare non è solo significativa, ma in rapida crescita. Inoltre, i trattamenti a base di erbe sono a livello interna-zionale altamente remunerativi. Anche se non incluso nella contabilità nazionale formale, l’uso di piante medicinali dà un contributo significativo alle attività produttive, al reddito e al benessere di alcune comunità.La biodiversità rimane una delle principali fonti di composti bioattivi perla medicina moderna.

ConclusioniI legami tra la biodiversità, il funzionamento degli ecosistemi e la diffusione di malattie infettive sono complessi e la cono-scenza è ancora frammentaria. Tuttavia, vi sono indicazioni

Page 51: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

49

che l’attuale riduzione della biodiversità e i conseguenti cambiamenti negli ecosistemi possono generare un aumento del rischio di diffusione di alcune gravi malattie umane. La salvaguardia della biodiversità potrebbe ostacolare questo trend e permetterci di continuare ad ottenere e sviluppare farmaci da prodotti naturali.Attualmente, un certo numero di malattie umane trasmesse da vettori sta tornando in zone dove erano state prece-dentemente eradicate, alcune sono in aumento nelle aree di endemismo, altre stanno comparendo in nuovi Paesi. Il grave impatto economico e per la salute delle malattie infettive è destinato a continuare e ad aggravarsi nel pros-simo futuro.Una migliore comprensione dei legami tra i cambiamenti nella biodiversità, l’epidemiologia delle malattie infettive e la disponibilità di risorse naturali per i farmaci sarebbe necessaria agli amministratori, per prendere decisioni infor-mate sulla gestione della biodiversità per diminuire i rischi per la salute umana e per ridurre l’incidenza delle malattie infettive nell’uomo.

Le malattie infettive dell’UomoLa prevenzione e il trattamento delle malattie infettive e le decisioni sulla conservazione della biodiversità sono gene-ralmente considerati separatamente, nonostante i legami.Sebbene numerosi studi indichino che i cambiamenti nella biodiversità influenzano il tasso di trasmissione delle malattie infettive all’uomo, le connessioni tra le malattie infettive e la biodiversità sono scarsamente comprese e sono state solo parzialmente studiate e documentate. In parte, il motivo è che il rapporto tra i componenti all’interno degli ecosiste-mi non è ancora chiaro. Ad esempio, le conseguenze dei cambiamenti in un ospite o un vettore per la diffusione di malattie infettive sono spesso ancora sconosciuti. Questa carenza di informazioni rende molto difficile stimare l’in-cidenza futura di malattie infettive a causa di cambiamenti nella biodiversità.

Una struttura di assistenza sanitaria per una malattia tra-smessa da vettori deve tener conto nel processo decisionale della sua biologia ed ecologia, della gamma possibile di ef-fetti collaterali, dei rischi e dei costi-benefici delle azioni di protezione.I dati che collegano l’impatto socio-economico delle varia-zioni di biodiversità e dei servizi eco-sistemici alle malattie infettive umane sono molto scarsi. Sono anche difficili da confrontare, in quanto misurano il carico della malattia in modi diversi. Inoltre, gli studi sono in genere a livello locale e non permettono il confronto dei risultati tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati. Di conseguenza, non è ancora possibile dare un valore alla regolazione delle malattie da parte di un ecosistema.Tuttavia, studi che analizzano la relazione tra malattie infet-tive e redditi propongono interventi pubblici per combattere le malattie infettive che tengano conto dello sviluppo dell’im-munità, dell’ecologia delle malattie, delle alterazione degli ecosistemi e della gestione delle malattie.

Fin dalla pubblicazione del Millennium Ecosystem Asses-sment nel 2005, c’è stata una crescente attenzione ai legami tra biodiversità e la trasmissione di malattie infettive.Negli ultimi anni, e in particolare nel corso del 2009, sono

stati realizzati numerosi studi sul legame tra i cambiamenti della biodiversità e la diffusione delle malattie infettive, una indicazione che questo sta diventando un argomento “caldo” della ricerca.

Ulteriori ricerche interdisciplinari, che uniscano ecologia, biologia, epidemiologia, farmacologia, medicina, scienze sociali ed economia, sono necessarie per capire meglio:- il ruolo della biodiversità nell’emergenza, diffusione e tra-smissione delle malattie infettive;- le relazioni tra le variazioni degli ecosistemi prodotte dall’uomo, la biodiversità e la trasmissione di malattie in-fettive umane, compreso il loro impatto economico;- il valore della biodiversità della protezione contro le ma-lattie infettive.Lo sviluppo di un approccio integrato richiede un accordo su una terminologia e su definizioni comuni

La biodiversità fornisce una fonte essenziale di farmaci e continuerà a farlo in futuro. Con lo sviluppo di nuove tec-niche di chimica combinatoria (la rapida sintesi di farmaci con un gran numero di molecole diverse, ma strutturalmente affini) e la modificazione chimica per lo sviluppo di nuovi farmaci, ci si aspetterebbe un calo di interesse dei prodotti naturali come fonte chimica de per i farmaciTuttavia, le stesse tecniche facilitano anche la selezione di prodotti naturali e di conseguenza danno un nuovo impulso alla ricerca di materiale chimico di base negli organismi viventi che non sono mai stati utilizzati nella medicina tra-dizionale.Pertanto, il mantenimento della biodiversità sarà importan-te nel preservare una fonte di materia prima per i nuovi farmaci. Di particolare interesse sono gli ecosistemi marini ed i microrganismi.Sebbene non vi siano dubbi circa la dipendenza attuale della medicina tradizionale moderna dalla biodiversità, solo di re-cente gli scienziati e gli economisti hanno unito le forze per quantificare la biodiversità come fornitore di medicinali.

Ulteriori ricerche sono necessarie valutare la biodiversità come fonte di prodotti naturali per la cura della salute.

Page 52: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

50

Molte iniziative sono previste nel corso dell’annoANNO INTERNAZIONALE DELLE FORESTEL’ONU si appresta a realizzare la Celebrazione del 2011

Durante la COP 16 di Cancún, l’8 dicem-bre 2010 è stato organizzato, a cura del Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste (UNFF), dell’Unione Internazionale per-la Conservazione della Natura (IUNC) e del Programma di Forestazione della Clinton Climate Iniziative, un evento collaterale dal titolo “International Year of Forests 2011: Forests for People”, che ha fatto il punto su alcune iniziative di successo intraprese per l’integrazione

delle tematiche della forestazione, dei cambiamenti climatici e della sostenibili-tà nella pianificazione allo sviluppo.Le foreste, infatti, oltre a giocare un ruolo fondamentale nella vita di 1,6 miliardi di individui in tutto il mondo e a fornire l’habitat per milioni di spe-cie, assumono il compito fondamentale di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

L’iniziativa di Cancún è stata, tra l’al-tro, evento introduttivo alle numerose attività che avranno luogo nel 2011, anno nel corso del quale verrà celebra-to, appunto, l’Anno Internazionale delle Foreste, secondo la risoluzione dell’ONU del 2006 (vedi box).La realizzazione di una tale celebra-zione era stata proposta dalla Croazia, durante il VI Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste, quale risposta al persi-

Il logo dell’Anno Internazionale delle Foreste, progettato per trasmettere il tema “Foreste per la gente”, sottolinea il ruolo centrale degli individui in materia di gestione, conservazione e sviluppo sostenibile delle nostre foreste. Gli elementi iconografici illustrano i molteplici valori delle foreste e l’urgenza perla gestione di un approccio a 360°: le foreste assicurano rifugio alle persone e habitat per la biodiversità; sono sorgente di alimenti, medicinali e acque pulite; svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della stabilità climatica globale e dell’ambiente. Tutti questi elementi, colti nel loro insieme rafforzano il messaggio che le foreste sono vitali per la sopravvivenza e il benessere delle persone in tutto il mondo, dei 7 miliardi di noi.

Page 53: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

51

stente problema della deforestazione e alla necessità di stimolare la comunità internazionale a compiere azioni più efficaci per il suo contrasto, basandosi anche su riuscite esperienze interna-zionali e nazionali.Le foreste coprono circa il 30% delle terre emerse, ma ogni anno 13 milioni di ettari vengono perduti, a causa prin-cipalmente della conversione agricola, del taglio indiscriminato, della mancata di gestione del territorio e dell’espan-sione degli insediamenti.Per questo anche nei negoziati ONU sul clima è stata sottolineata l’impor-tanza della salvaguardia dei polmoni verdi rimasti, assieme a misure che portino a salvaguardare i diritti delle popolazioni indigene. Deforestazione e degrado delle foreste sono respon-sabili di circa il 17% delle emissioni di gas serra a livello globale. Alberi e vegetazione sono infatti fra i principali serbatoi di carbonio (circa 289 Giga-tonnellate): il carbonio immagazzinato nella biomassa forestale, nel legno e nel fogliame, è maggiore di tutto quello presente nell’atmosfera, ma si stima che solo nell’ultimo decennio tale stock sia

diminuito di circa 0,5 Gigatonnellate, cioè quanto viene assorbito ogni anno dalle foreste di tutta l’Unione europea. Ad aver subito le maggiori riduzioni sono stati i continenti sudamericano e africano, con un trend negativo rispet-tivamente di 4 milioni di ettari e di 3,4 milioni di ettari, mentre il continente asiatico presenta un saldo positivo di 2,2 milioni di ettari, grazie ai program-mi di rimboschimento su larga scala in Paesi quali, Cina, India, Cambogia e Vietnam, a cui l’evento ha dedicato gran parte dei panel.

L’Anno Internazionale delle Foreste mira ad accrescere la consapevolezza e a promuovere un’azione globale per la gestione, conservazione e svilup-po sostenibile di tutti i tipi di foreste, comprese le specie arboree al di fuori delle foreste.“Questo è un invito aperto a tutta la Comunità Internazionale - ha detto Pekka Patosaari, Direttore del Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste - a riunirsi e lavorare insieme ai Governi, alle organizzazioni internazionali e alla società civile per fare in modo che

le nostre foreste vengano gestite in mo-do sostenibile per le generazioni attuali e future”.

Il lancio ufficiale dell’Anno Interna-zionale delle Foreste il cui tema sarà, come anticipato, “Forest for People”, si svolgerà il 2 febbraio 2011, presso la sede delle Nazioni Unite a New York, nel corso della 9a sessione dell’UNFF, ma in tutti i Paesi si svolgeranno varie attività che includono Tavole rotonde ad alto livello, proiezioni di film, con-corsi artistici, emissioni di francobolli commemorativi, ecc.Anche l’Unione europea darà il suo contributo per cercare di definire un messaggio unico condiviso da tutti i suoi Paesi membri, volto a raggiunge-re tutti i cittadini e ad aumentare la consapevolezza del bosco e dei beni e servizi da esso forniti.Per l’Italia il focal point delle iniziative sarà il Corpo Forestale dello Stato, per l’esperienza e la professionalità acqui-sita, delle quali non mancheremo di darne ampia informazione.

RISOLUZIONE 61/193 ADOTTATA DALLE NAZIONI UNITE NELLA 83A RIUNIONE PLENARIA DEL 20 DICEMBRE 2006 PER DICHIARARE IL “2011 ANNO INTERNAZIONALE DELLE FORESTE”

L’Assemblea Generale,Confermando il suo impegno alla dichiarazione autorevole non vincolante dei principi per un consenso globale su gestione, conservazione e sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste e dell’Agenda 21, adottata alla Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, alla Dichiarazione Millennium delle Nazioni Unite, adottata al Summit Millenium nel 2000, alla dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile e al piano di implementazione del summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, adottati al summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, che si è tenuto a Johannesburg, Sud Africa nel 2002,Ricordando la Convenzione sulla Diversità Biologica, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, la Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertifi cazione nei Paesi gravemente colpiti dalla siccità e / o desertifi cazione, in particolare in Africa, e le altre convenzioni che attengono alla complessità delle tematiche forestali, Riconoscendo che le foreste e la gestione sostenibile delle foreste possono contribuire signifi cativamente allo sviluppo sostenibile, all’eliminazione della povertà e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo concordati a livello internazionale, compresi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, Richiamando la decisione 2006/230 del 24 luglio 2006 del Consiglio Economico e Sociale, Sottolineando la necessità di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, compresi gli ecosistemi forestali fragili, Convinta che sforzi concertati dovrebbero concentrarsi sulla sensibilizzazione a tutti i livelli per rafforzare la gestione sostenibile, la conservazione e lo sviluppo sostenibile di tutti i tipi di foreste a benefi ciodelle attuali e future generazioni,

1. Decide di dichiarare il 2011 Anno Internazionale delle Foreste;2. Chiede alla segreteria del Forum delle Nazioni Unite sulle Foreste del Segretariato del Dipartimento degli Affari Economici e

Sociali, di assolvere al ruolo di punto focale per l’attuazione dell’Anno, in collaborazione con i Governi, il Partenariato sulle foreste e le Organizzazioni internazionali,regionali e subregionali e come pure i processi dei principali grandi gruppi;

3. Invita, in particolare, l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite, nella fattispecie il Presidente del Partenariato sulle Foreste, affi nché nell’ambito del suo mandato sostenga l’attuazione dell’Anno;

4. Chiede ai Governi, alle pertinenti Organizzazioni internazionali e regionali e ai grandi gruppi di sostenere le attività riguardanti l’Anno, anche attraverso contributi volontari, e di collegare la loro relativa attività al tema dell’Anno;

5. Incoraggia i partenariati volontari tra gli Stati membri, le Organizzazioni internazionali e i grandi gruppi per facilitare e promuovere le attività riguardanti l’Anno a livello locale e nazionale, anche mediante la creazione di Comitati nazionali o la designazione di punti focali nei loro rispettivi Paesi;

6. Chiede al Segretario Generale di riferire all’Assemblea generale alla sua 64^ sessione sullo stato dei preparativi per l’Anno.

Page 54: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

52

AMBIENTE E SALUTE

“Questo è un inizio perfetto per l’Anno Internazionale della Chimica - ha dichiarato Geert Dancet, Direttore esecutivo dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) nel corso della Conferenza stampa di presentazione dei dati numerici relativi alle notifiche sulla classificazione perve-nute all’Agenzia - La Classificazione e l’Inventario delle Etichette, che saranno a disposizione del pubblico entro la fine dell’anno, migliorerà significativamente la sicurezza, fornendo informazioni aggiornate su tutte le sostanze peri-colose che sono oggi sul mercato dell’Unione europea”.Sono risultate pari a 3.114.835 le notifiche sulla classificazio-ne delle sostanze chimiche in linea con le nuove regole UE, in base alle quali tutte le imprese che fabbricano o importano sostanze chimiche hanno dovuto classificarle entro il 1° dicem-bre 2010 e notificate entro il 3 gennaio 2011 all’ECHA.Mentre i fabbricanti e gli importatori che immettono sostanze pericolose sul mercato per la prima volta successivamen-te a tale scadenza, dovranno notificare la classificazione all’ECHA entro un mese.Questi dati consentiranno all’ECHA di predisporre il pri-mo inventario europeo delle sostanze pericolose e delle classificazioni armonizzate. Qualora siano state notificate diverse classificazioni per la stessa sostanza le imprese interessate dovranno concordare un testo da registrare. Ciò porterà infine a classificazioni armonizzate di tutte le sostanze pericolose immesse sul mercato UE.

La classificazione, spiega in una nota la Commissione eu-ropea, è essenziale per stabilire se una sostanze chimica

sia pericolosa per la salute e per l’ambiente e determinerà le informazioni da apportare sulle etichette delle sostanze chimiche che i lavoratori e i consumatori utilizzano. Le nuo-ve regole sono stabilite nel Regolamento (CE) n. 1272/2008 sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche (CEI), che allinea il sistema di classifica-zione UE al Sistema mondiale armonizzato GHS (Globally Harmonised System) delle Nazioni Unite, perseguendo una convergenza su scala mondiale dei sistemi di classificazione delle sostanze chimiche che servirà ad agevolare gli scambi e a migliorare il livello di protezione, in particolare nei Paesi che finora non hanno usato sistemi di tal genere.Considerato che non vi sono limiti di tonnellaggio per la presentazione delle notifiche, a differenza degli obblighi di registrazione in forza del REACH (Regolamento n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche), molte più imprese sono state interessate dagli obblighi di notifica di cui al CEI, segnatamente piccole imprese.Il Vicepresidente della Commissione UE Antonio Tajani, Commissario responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria, ha affermato che “Il primo inventario di tutte le sostanze pericolose nell’UE assicurerà che tutte le imprese - comprese le piccole imprese - e i consumatori dispongano delle informazioni necessarie per un uso sicuro delle sostanze chimiche. Sono orgoglioso del fatto che l’Europa sia all’avanguardia e che, as-sieme al REACH, il Regolamento CEI promuova la sostenibilità e la concorrenzialità dell’industria chimica europea”.Le sostanze e le miscele devono essere classificate secondo

Passaggio decisivo per migliorare la salute e la sicurezza dei cittadini europei

Si è conclusa la prima fase del REACHREGISTRATE 4.300 SOSTANZE CHIMICHE

Sulle etichette per le sostanze chimiche in commercio, cambiano i pittogrammi (simboli), di pericoli (fisici e per la salute), al fine di uniformarsi al sistema mondiale armonizzato (GHS). Inoltre, in base al Regolamento 1272/2008/CE (CLP) dovranno contenere le indicazioni di pericolo (Frasi H) e i consigli di prudenza (Frasi P).

Page 55: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

53

classi e categorie specifiche di rischio e etichettate con opportuni pittogrammi di pericolo, avvertenze, indicazione di pericolo e consigli di prudenza. Ciò è importante per assicurare che le informazioni siano trasmesse adeguata-mente a tutti.L’industria avrà la responsabilità di concordare la classifica-zione di tutte le sostanze. Tuttavia, per rischi particolarmente gravi - come nel caso di sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione - le autorità degli Stati membri e l’ECHA riesamineranno tutte le informazioni disponibili e proporranno classificazioni armonizzate che la Commissione renderà obbligatorie tramite strumenti legislativi.Il Commissario UE responsabile per l’Ambiente Janez Potočnik ha dichiarato che “La pubblicazione e l’armo-nizzazione delle classificazioni migliorerà la sicurezza per tutti coloro che manipolano sostanze chimiche e consentirà agli utilizzatori a valle e ai consumatori di scegliere sostanze chimiche meno pericolose rispondenti alle loro esigenze”.

La scadenza del 30 novembre per la registrazione delle sostanze chimiche di ampio uso è stata fissata da REACH, il Regolamento per la registrazione, valutazione, autorizzazio-ne e restrizione delle sostanze chimiche, entrato in vigore nel 2007, riguardava le sostanze chimiche più pericolose (vale a dire quelle cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione) fabbricate o importate in quantità pari o superiori a 1 tonnellata all’anno per ciascuna società, sostanze estremamente tossiche per l’ambiente acquatico fabbricate o importate in quantità pari o superiori a 100 tonnellate all’anno per ciascuna società e sostanze fabbri-cate o importate in quantitativi superiori a 1000 tonnellate all’anno.A seguito di tale processo di registrazione, che ha avuto inizio il 1° giugno 2008 con la fase di pre-registrazione (phase-in), diverse società hanno già innalzato i loro stan-dard di sicurezza a seguito del processo di registrazione, come ha segnalato l’industria chimica. Ciò comporta un uso più sicuro delle sostanze chimiche prodotte o importate in grandi quantitativi o che presentano rischi specifici, come ad esempio le sostanze pericolose per la salute umana o l’ambiente.

Sebbene la scadenza riguardasse per lo più le sostanze chimiche prodotte o importate in grandissime quantità, a questo esercizio ha partecipato anche un certo numero di piccole e medie imprese cui si deve circa il 14% delle registrazioni, contro l’86% delle grandi aziende. Poiché le PMI sono anche utilizzatrici di sostanze chimiche, esse finiranno per beneficiare a loro volta delle informazioni di sicurezza così raccolte. Inoltre, hanno dimostrato capacità a partecipare con successo al SIEF (Substance Identify Ex-change Fora) le imprese di produttori extra-UE che hanno effettuate il 19% delle registrazioni. A livello europeo la maggior parte delle registrazioni sono state effettuate da società di Germania (23%), Gran Bre-tagna (12%), Paesi Bassi e Francia (9%), Belgio (8%), a seguire Italia (7%), con 1.504 registrazioni.

La situazione continuerà a migliorare via via che le in-formazioni raccolte tramite il processo di registrazione verranno fatte passare lungo la catena delle forniture. I

risultati di REACH andranno a vantaggio sia delle imprese che dei consumatori grazie alla condivisione delle cono-scenze nell’ambito del settore chimico con conseguente innalzamento degli standard di sicurezza sia per quanto concerne le condizioni di lavoro che i prodotti stessi. An-che l’ambiente ne trarrà beneficio grazie a una riduzione dell’inquinamento chimico.C’è da osservare, tuttavia, che l’ECHA aveva previsto più di 5.000 sostanze, mentre dai 24.675 dossier sottoposti all’Agenzia sono state 4.300 le sostanze notificate, com-prese le 3.400 della phase-in, secondo quanto specificato nel Comunicato stampa del 1°dicembre 2010.A cosa è dovuta questa differenza?L’ECHA ha fatto sapere che nei mesi successivi verificherà i motivi di tale disparità tra il numero finale delle sostanze registrate e le sue precedenti previsioni. Se dovesse risultare che alcuni produttori o importatori non hanno registrato tutte le sostanze prodotte o importate. Co-me è noto, tale omissione comporterà il ritiro delle sostanze dal mercato europeo, con la conseguente esposizione al rischio di blocco produttivo delle imprese dei utilizzatori a valle, seppur estranei.Nel 2013 e nel 2018 sono previste altre due scadenze per la registrazione riguardanti le sostanze chimiche prodotte o importate in quantitativi più ristretti. La Commissione UE ha fatto sapere che trarrà insegnamenti da questa prima fase di registrazione per consentire un espletamento senza intoppi delle registrazioni future.

fonte: ECHA

Page 56: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

54

EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

In una nuova relazione dal titolo “Fisheries Subsidies, Sustainable Development and the WTO”, l’United Nations Environment Programme (UNEP) sottolinea l’urgenza di far avanzare rapidamente i negoziati dell’Organizzazione Mon-diale del Commercio, per un accordo internazionale volto a vietare i dannosi sussidi governativi per la pesca e diintrodurre nuove misure per garantire la sostenibilità e la redditività futura degli oceani è un monito che il tempo stringe e che gli oceani non possono attendere. “Il prezioso lavoro che viene riflesso in questo Rapporto aiuta

ad illuminare un percorso chiaro verso soluzioni alla sfida delle sovvenzioni alla pesca - ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo UNEP - è giunto il momento in cui la comunità internazionale riassuma le lezioni apprese ed intraprenda una azione decisiva per salvare non soltanto la risorsa, ma anche gli ecosistemi marini da cui milioni di individui dipendono per la nutrizione e per il lavoro”.

Nella relazione si passa in rassegna gli sforzi per la riforma dei sussidi per la pesca, che hanno avuto un’escalation nel

Fra 40 anni mancheranno dalle nostre tavole molte specie ittiche

Rapporto UNEP evidenza la necessità di una riforma WTO delle sovvenzioni

SUSSIDI ALLA PESCA EDEGRADO DEGLI ECOSISTEMI MARINI

Page 57: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

55

corso dell’ultimo decennio, e si concentra sui modi con cui i Governi stanno affrontando gli ostacoli che si frappongo-no per individuare quali sussidi siano da bloccare e quali quelli da limitare.Oltre a fornire significativi potenziali vantaggi economici, la pesca è anche un’importante fonte di sostentamento e cibo per i Paesi in via di sviluppo e costituisce il principale apporto proteico per quasi un miliardo di persone in tutto il mondo.Eppure, l’80% delle scorte ittiche commerciali del mondo sono in grave impoverimento e sono state sottoposte ad uno sfruttamento superiore alle loro capacità di ripristino biologico, tanto che le perdite economiche dovute ad overfi-shing sono state stimate in 50 miliardi di dollari all’anno. Le sovvenzioni statali sono state riconosciute come una delle cause principali di tale sfruttamento eccessivo, che a sua volta sta minacciando l’integrità dell’ambiente marino.“Questo è un enorme spreco di capitale naturale e sta mi-nacciando la sicurezza alimentare, lo sviluppo e l’habitat marino - ha dichiarato Steven Stone, Capo del settore Eco-nomia e Commercio dell’UNEP - Queste sovvenzioni dannose per la pesca sono in contrasto con il principio base stesso della green economy che promuove l’investimento per l’am-biente come motore per la ripresa economica e la crescita sostenibile”.La pubblicazione dell’UNEP sottolinea che i sussidi governa-tivi per il settore della pesca devono essere più trasparenti e responsabili, se si vuole che le norme concordate dal WTO siano efficaci. Vengono, quindi, individuate le diverse sfide che devono essere affrontate, tra cui quella di definire la portata del divieto delle sovvenzioni, individuando le eccezioni che saranno autorizzate, garantendo un trattamento speciale e differenziato per i Paesi in via di sviluppo e stabilendo i requisiti di gestione della pesca.

Tutti i Paesi, inoltre, vengono esortati ad adottare misure proprio per riformare le loro pratiche di sovvenzione.Il Rapporto è un manuale di riferimento completo che for-nisce una panoramica storica, una sintesi ed un’analisi delle questioni fondamentali riguardanti la riforma dei sussidi alla pesca e l’attuale sviluppo delle sovvenzioni alla pe-sca negoziate in seno al WTO. Vi sono contenute anche esperienze a livello nazionale di Paesi, quali l’ Ecuador, la Norvegia e il Senegal, che illustrano l’impatto dei sussidi e dei processi di riforma.

L’UNEP ha svolto un ruolo di primo piano nel produrre analisi relative alle politiche della pesca e per facilitare un efficace dialogo tra i decisori politici, le organizzazioni del commercio e le comunità che praticano la pesca. Attual-mente, l’Organismo fornisce la propria assistenza e i risultati dei suoi studi sui vari Paesi e dei workshop internazionali che si sono svolti in merito agli effetti delle sovvenzioni alla pesca nei negoziati WTO in corso, quale contributo per garantire che queste discussioni siano costantemente basate su criteri di sostenibilità.Nonostante la fase critica dei negoziati in corso e le tan-te domande che hanno bisogno di risposte, il Rapporto illustra come la riforma dei sussidi alla pesca abbiano la potenzialità per diventare uno degli sforzi più importanti a livello internazionale per raggiungere la maggior parte degli obiettivi ambientali e un coerente sviluppo economico a livello globale.“In qualunque parte del mondo vi troviate - ha affermato Guillermo Valles Galmes, Presidente del gruppo negoziale sulle normative del WTO - leggete questo Rapporto per sapere perché fra 40 anni i vostri figli potrebbero non essere più in grado di catturare, commerciare e mangiare pesce o, anche, di conoscere la maggior parte delle specie ittiche di cui noi abbiamo goduto finora”.

Page 58: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

56

Entro il 2011 sarà individuato il set di indicatori che integrino il PILMISURARE IL BENESSERECNEL e ISTAT

Il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) Antonio Marzano e il Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Enrico Giovannini, hanno avviato la costituzione, presso il Con-siglio, di un “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana”, composto da rap-presentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo del Gruppo è quello di sviluppare un approccio multidimensionale del “Benessere Equo e Sostenibile” (BES), che integri l’indicatore dell’attività economica, il Prodotto Interno Lordo (PIL), con altri indicatori, ivi compresi quelli relativi alle diseguaglianze (non solo di reddito) e alla sostenibilità (non solo ambientale).

Il tema della misurazione del pro-gresso ha due componenti: la prima, prettamente politica, la seconda di carattere tecnico-statistico.Come ormai appare evidente dal di-battito internazionale sull’argomento, non è possibile sostituire il PIL con un indicatore singolo del benessere di una società. Quindi, si tratta di selezionare un insieme di indicatori e fare ciò richiede il coinvolgimento di tutti i settori della società, nonché degli esperti di misurazione. Ecco perché CNEL e ISTAT hanno deciso di avviare questa iniziativa, in ana-logia a quanto sta avvenendo in altri Paesi.Il Gruppo lavorerà nel corso dei prossimi 18 mesi con l’obiettivo di:- sviluppare una definizione condivi-sa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, so-ciali ed ambientali di maggior rilievo (salute, lavoro, benessere materiale, inquinamento, ecc.);- selezionare un set di indicatori di elevata qualità statistica rappresenta-tivi dei diversi domini. Tale insieme di indicatori dovrà essere limitato

in termini numerici, così da favorire la sua comprensione anche ai non esperti;- comunicare ai cittadini il risulta-to di questo processo, attraverso la diffusione più capillare possibile dell’andamento degli indicatori se-lezionati.

Inoltre, l’ISTAT costituirà una Com-missione Scientifica che avrà il compito di svolgere il lavoro pre-paratorio per lo sviluppo degli indicatori statistici più appropriati per misurare il progresso della so-cietà italiana, anche alla luce delle raccomandazioni internazionali.In particolare, nella prima fase (pri-ma metà del 2011), si procederà:• allo svolgimento di una consul-tazione pubblica online aperta agli esperti, alla società civile ed ai sin-goli cittadini per raccogliere i loro contributi sull’importanza delle singole dimensioni del benessere maggiormente rilevanti per la socie-tà italiana. Inoltre, l’Istat ha inserito nella propria indagine multiscopo alcuni quesiti sull’importanza che i cittadini danno alle singole “dimen-sioni” del benessere, utilizzando le categorie suggerite dall’OCSE e dalla Commissione Stiglitz;• alla definizione, sulla base di tali risultati, delle macrodimensioni del benessere da porre sotto osservazio-ne. La proposta del Gruppo verrà poi presentata alle diverse Commissioni ed all’Assemblea del CNEL per l’ap-provazione. Nella seconda fase del progetto (seconda metà del 2011) l’ISTAT proporrà al Gruppo di Indirizzo i possibili indicatori da adottare per misurare i diversi aspetti del be-nessere equo e sostenibile, il quale cercherà di pervenire, previa con-sultazione dei portatori di interesse, ad una proposta condivisa da sotto-porre, per approvazione finale, alle

diverse Commissioni ed all’Assem-blea del CNEL.Infine, a metà del 2012 si procederà alla predisposizione di un Rapporto CNEL-ISTAT sulla misura del progres-so della società italiana, che verrà reso disponibile in diverse forme e promosso attraverso i mezzi di co-municazione, così da assicurarne una conoscenza il più diffusa possibile tra la popolazione.L’iniziativa CNEL-ISTAT pone l’Ita-lia nel gruppo dei paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda) che hanno recentemen-te deciso di misurare il benessere della società attraverso un insieme selezionato di indicatori statistici di qualità, alla cui selezione par-tecipano rappresentanti delle parti sociali e della società civile. Tale approccio, suggerito dall’Organiz-zazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ose) e dalla “Commissione Stiglitz” costituita dal Presidente Francese Nicholas Sar-kozy, fornirà al paese una quadro condiviso dell’evoluzione dei prin-cipali fenomeni economici, sociali ed ambientali.

Perché è importante misurare il benessere della societàGli indicatori statistici risultano parti-colarmente importanti per delineare e valutare le politiche aventi lo sco-po di promuovere il progresso della società. La scelta di questi indicatori è un passo cruciale, in quanto il “co-sa si misura” influenza il “cosa si fa”. Se gli strumenti utilizzati non sono corretti, o non riescono a cogliere tutte le caratteristiche dell’oggetto di indagine, possono indurre a prende-re decisioni inefficaci o sbagliate.Negli ultimi anni l’alto grado di complessità raggiunto dalla società e la distanza tra l’andamento del-le variabili macroeconomiche e la

Page 59: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

57

percezione che i cittadini hanno del benessere, hanno alimentato un cre-scente dibattito sulla capacità degli indicatori maggiormente utilizzati di fornire un’immagine corretta della re-altà. Il Prodotto interno lordo (Pil) il principale protagonista di tale dibat-tito. Misura quantitativa dell’attività macroeconomica, esso ha assunto nel tempo il ruolo di indicatore dell’intero sviluppo economico-so-ciale e del progresso in generale. Tuttavia, data la sua natura di mi-sura della produzione realizzata dal sistema economico, esso non può fornire una visione complessiva del progresso di una società, ma deve essere integrato con altri indicato-ri dei fenomeni che influenzano la condizione dei cittadini, quali l’in-clusione sociale, la disuguaglianza, lo stato dell’ambiente, ecc.Tali limiti sono ben noti, cosic-ché negli ultimi quaranta anni si sono moltiplicate le iniziative per sviluppare indicatori alternativi o complementari al Pil (ad esempio, l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite), ma è solo a partire dal 2004, anno nel quale l’Ocse or-ganizzò a Palermo il primo Forum Mondiale dell’Ocse su “Statistica, Conoscenza e Politica”, che il tema ha interessato in non specialisti ed ha alimentato il dibattito su come andare “Oltre il Pil”.In particolare, con la “Dichiarazio-ne di Istanbul”, firmata nel 2007 dall’Ocse, dalle Nazioni Unite, dalla Banca Mondiale, dalla Commissione Europea, dall’Organizzazione della Conferenza Islamica al termine del secondo Forum mondiale Ocse e il lancio del “Progetto Globale sulla misura del progresso delle società” sempre più Paesi hanno comincia-to a guardare a questo tema con l’attenzione necessaria, avviando iniziative di carattere metodologico e politico.

La conferenza “Beyond Gdp” orga-nizzata nel 2007 dalla Commissione Europea (assieme a Parlamento Euro-peo, Club di Roma, WWF e OCSE) ha posto il tema all’attenzione del lea-der politici europei e nel gennaio del 2008 il Presidente francese Nicholas Sarkozy istituì la Commissione sulla misura della performance economica e del progresso sociale. Diretta dai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amar-tya Sen e da Jean-Paul Fitoussi, la Commissione ha concluso i suoi lavori nel settembre 2009, subito do-po la pubblicazione da parte della Commissione Europea della Racco-mandazione “PIL e oltre: misurare il progresso in un mondo in evoluzio-ne” e del Rapporto dell’OCSE sulla misura del progresso delle società. I temi oggetto di questi documenti sono stati poi ripresi nel comunica-to finale della riunione di Pittsburg del G20 e soprattutto dal terzo Fo-rum mondiale dell’OCSE, svoltosi in Corea ad ottobre del 2009,con inter-venti sia del Presidente del CNEL, sia del Presidente dell’ISTAT.

Le raccomandazioni dell’OCSE e della Commissione StiglitzL’approccio proposto dal “Progetto Globale sulla misura del progresso delle società” è stato sposato in pieno dalla Commissione Stiglitz, la quale ha formulato numerose raccoman-dazioni, sintetizzabili in 6 messaggi chiave:• invece che concentrarsi su un con-cetto di produzione, quale è il PIL, si deve privilegiare la misura del benes-sere economico delle persone;• non esiste una misura singola che possa dar conto di tutte le varie dimensioni del benessere e gli indica-tori compositi non sono una risposta soddisfacente, così come la misura della felicità;• non potendo avere un unico indi-catore, ci si deve concentrare sulle

dimensioni rilevanti per il benessere degli individui.Sulla base delle ricerche disponibili, le più importanti appaiono: - lo stato psicofisico delle persone;- la conoscenza e la capacità di

comprendere il mondo in cui vi-viamo;

- il lavoro;- il benessere materiale;- l’ambiente;- i rapporti interpersonali e la parte-

cipazione alla vita della società;- l’insicurezza.Inoltre, bisogna guardare alla distri-buzione di tutte le dimensioni del benessere (equità);• la sostenibilità non è solamente un fenomeno ambientale, ma compren-de elementi di carattere economico e sociale e può essere misurata solamente guardando agli stock di capitale che la generazione attuale lascia in dote a quelle successive (stock di capitale prodotto, di capi-tale naturale, di capitale sociale e di capitale umano);• il lavoro svolto dalla Commissio-ne rappresenta un punto di inizio di questo lavoro, non il punto finale. Per rendere operative le raccoman-dazioni formulate gli statistici devono fare la loro parte, ma il compito più importante spetta ai politici, i quali, seguendo il percorso indicato nella Dichiarazione di Istanbul, dovreb-bero costituire in ogni Paese una “Tavola rotonda sul progresso”, cui dovrebbero partecipare rappresen-tanti di tutte le componenti della società.

Page 60: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

58

AMBIENTE E ARTE

Nel giugno 2010, l’UNEP (United Nations Environment Pro-gramme) ha pubblicato un Rapporto dal titolo “Metal Stocks in Society” in cui, dopo aver sottolineato che le scorte di metallo si trovano ormai “above ground”, fuori dal suolo (negli articoli per la casa in disuso, nei mezzi di trasporto a fine vita, nelle apparecchiature meccaniche abbandonate), si metteva in risalto che tale disponibilità costituisce una straordinaria opportunità per lo sviluppo sostenibile, non solo in termini di risorse, ma quale occasione per ridurre la domanda di energia, limitare i livelli di inquinamento, abbassare le emissioni di gas serra.

Sono sempre più numerosi gli artisti che realizzano le pro-prie sculture, trasformando divenuto rifiuto in una preziosa materia prima.Edouard Martinet è uno di questi, ma a differenza dei suoi colleghi, è l’unico che non salda le varie parti recuperate.Dopo aver cercato gli oggetti di uso quotidiano, giunti a fine vita, presso sfasciacarrozze, rigattieri e mercatini delle pulci, ne preleva le parti che ritiene facciano al suo caso e le assembla con rivetti e viti come un puzzle, sulla base di un ben elaborato e preordinato disegno.I materiali sono i più vari: da pezzi della carrozzeria di una vecchia auto a pentole di cucina arrugginite; da serbatoi di scooter a barrette di vecchie macchine da scrivere; da freni a bacchetta di vecchie biciclette a cucchiai da frittura.In venti anni di attività “scultorea” ha dato vita ad un vero e proprio “bestiario” popolato di anfibi, pesci, uccelli, insetti ecc., che ci meravigliano per la loro impressionante vitalità, derivante dalla conoscenza anatomica dell’animale, ma so-prattutto per la “poesia” che promana da quelle fattezze.

Instabillità e obsolescenza della nostra epoca messa in risalto dalla Steampunk Art

IL “BESTIARIO” SOSTENIBILEDI EDOUARD MARTINET

di Massimo Lombardi

Page 61: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

59

Le creazioni di tal genere possono essere inserite in quella corrente che viene denominata “Steampunk”, letteralmente macchina a vapore di scarsa qualità, termine coniato nel 1987 dallo scrittore statunitense K. W. Jeter (quello di Blade Runner, come seguito dell’omonimo film) per indicare il filone letterario fantascientifico che ambienta i suoi racconti nel XIX secolo, nell’epoca della rivoluzione industriale carat-terizzata dalla macchina a vapore e che ha avuto precursori illustri (Jules Verne, H. G. Wells, Conan Doyle).Nato come filone letterario, lo Steampunk è divenuto oggi popolare assumendo connotazioni come stile di vita e modo di abbigliarsi, come genere musicale (tra i vari gruppi mu-sicali che seguono tale tendenza, il più noto è stato quello dei Sex Pistols) e come movimento artistico “retrofuturista” (vedi il recente saggio di Étienne Barillier, “Steampunk! L’esthétique rétro-futur”, 2010, Les Moutons Électriques Ed., in particolare la terza parte “Être Steampunk”, dedicata alle performance degli artisti del genere) che tenta di mettere in evidenza l’instabilità e l’obsolescenza della nostra epo-ca, caratterizzata da una miriade di oggetti e servizi che ci circondano, che non sono sostenibili.“Il nostro modo di vivere è già passato… ma non dovremmo mai disperare di esso… prende il suo significato da quel che facciamo ora…”, come ha chiarito lo scrittore Bruce Sterling nel breve saggio “The User’s Guide to Steampunk” scritto nel 2008 in occasione del GOGBOT Festival dedicato alla Steampunk Art, Music e Technology che si svolge ogni anno in settembre ad Enschede (Paesi Bassi).

Nato a Le Mans (Francia) nel 1963, Edouard Martinet si è laureato presso l’École Supérieure des Arts Graphiques et d’Architecture d’Intérieure di Parigi, città dove ha lavorato come graphic designer fino al 1992 ed in cui ha iniziato a presentare alcune sue opere in mostre collettive.Trasferitosi per lavoro nella Charente, vive dal 1995 a Rennes dove insegna presso il locale Institut des Arts Appliqueés, professione che gli consente di poter dedicare tempo alla sua passione e all’allestimento di Mostre personali in Francia, Gran Bretagna, Svizzera.I suoi lavori, molto richiesti dal mercato ed esposti in prestigiose Gallerie d’Arte, fanno mostra di sé in collezioni private, ma possono essere ammirate anche nelle bacheche del Museo Oceanografico di Monaco e nella vetrina del negozio Hermès di Rue du Faubourg Saint Honoré a Parigi.

Cavalletta (41x85x22 cm.)Ali: carter di un ciclomotoreAddome: parafanghi di bicicletta e parti di un vecchio giocattoloZampe anteriori: pezzi dei freni di bicicletta e tappi di fissaggio per cartongessoZampe posteriori: forcelle di biciclettaTorace e testa: pezzi di auto e di motoAntenne: cavo dei freni di una moto

Coccinella (18x26x19 cm.)Corazza (elitra): lampada ad olio usata nei lavori stradaliAddome: fanaleTorace: fanaleOcchi: lampeggianti direzionaliUnghie: freni di motociclettaAntenne: catena dei freni di motoParti inferiori delle zampe: catena di bicicletta

Pesce (30x68x16 cm.)Corpo: parafanghi e carter di ciclomotoreLisca cucchiainiIntestini: clacson a trombettaOcchi: lampeggianti direzionaliBocca: mestolo da cucinaPinne: spatole per frittura

Scarabeo egiziano (13x38x16 cm.)Addome: fanali recuperati da un’auto guidata durante la II Guerra MondialeTorace: fanale Luxor di motoAli: guarnizioni del cofano di una CitroënCapo, zampe e antenne: parti di motocicletta

Mantide religiosa (90x90x43 cm.)Ali: luci posteriori di auto Peugeot 404Torace: paraurti di un’auto anni ’50Capo: frecce direzionaliParte superiore delle zampe anteriori: spremi aglio e snocciola oliveAddome: paraurti e ventilatore d’autoZampe posteriori: pezzi di tergicristallo e tappi di fissaggio per cartongesso

Struzzo (34x40x15 cm.)Corpo: testa del cilindro di un aspirapolverePiume, gambe e occhi: parti di una macchina da scrivereCollo: manico di un vecchio tritacarne

Page 62: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

60

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMEN-TARI E FORESTALIBando attuativo del Piano d’azione nazionale per l’Agricoltura biologica(Decreto del Capo Dipartimento Politiche compe-titive del mondo rurale e della qualità, pubblicato sul sito del Mipaaf il 30 dicembre 2010)

FinalitàIn relazione agli obiettivi fissati dal “Programma di azione nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici per l’anno 2008-2009”, il presente decreto individua le inizia-tive da finanziare per il “Sostegno all’interprofessione” e “Iniziative delle organizzazioni dei produttori”, volte al raggiungimento dei seguenti obiettivi:- migliorare l’organizzazione dell’offerta, sostenendo l’as-

sociazionismo tra aziende;- favorire la concentrazione dell’offerta dei prodotti biolo-

gici;- favorire lo sviluppo di forme contrattuali interprofessionali

che consentano di riequilibrare il potere lungo la filiera tra produttori, intermediari e dettaglianti;

- favorire la costituzione di strutture e reti di vendita con carattere di continuità;

- sostenere lo sviluppo e il rafforzamento delle piattaforme logistiche specializzate per il biologico;

- migliorare l’efficienza della filiera ottimizzando i processi produttivi e/o i circuiti di raccolta o di trasformazione, creando economie di scala, anche allo scopo di ridurre i prezzi al consumo e garantire la giusta remunerazione ai produttori;

- sostenere azioni di divulgazione e comunicazione del settore biologico;

- sostenere lo sviluppo dell’agricoltura biologica.

“Sostegno all’interprofessione”Possono essere finanziate azioni coordinate tra produttori, trasformatori e distributori, garantite da accordi scritti, che prevedono la realizzazione diun “progetto pilota” finalizzato ad almeno una delle se-guenti azioni:- creazione e sviluppo di forme innovative di commercializ-zazione (con l’esclusione di portali internet);- creazione o potenziamento delle piattaforme logistiche specializzate per il biologico (impianti comuni di stoccaggio, trasformazione e commercializzazione, ecc);- acquisto/leasing/noleggio di attrezzature dedicate;- altre azioni per il rafforzamento della filiera, rispondenti alle finalità di cui sopra.

Stanziamento disponibileL’importo massimo per il finanziamento dei soprarichiamati progetti è di 83.000,00 euro.Qualora si rendano disponibili risorse in una delle diverse azioni, l’Amministrazione si riserva la possibilità di modifi-care il riparto delle risorse stanziate.

Spese ammissibiliSono ritenute ammissibili i seguenti costi:- spese per l’acquisto/leasing/noleggio di attrezzature “dedica-te” nonché per la realizzazione/acquisizione/potenziamento di impianti di stoccaggio, stagionatura, conservazione e trasformazione, ecc., per la costituzione/ampliamento di centri unici di commercializzazione deiprodotti;- spese per il personale dedicato al progetto, l’organizzazio-ne di incontri, gruppi di lavoro e comitati tecnici, spese di viaggio e soggiorno dei partecipanti, spese di coordinamento, spese per la redazione e pubblicazione di atti e documen-ti tecnici, spese per le prestazioni immateriali connesse al progetto (assistenza tecnica, studi speciali e altri servizi di consulenza). Dette spese dovranno essere funzionali alla realizzazione del progetto pilota.Tali progetti potranno usufruire di un contributo massimo pari all’80% del costo totale del progetto e comunque non superiore a euro 83.000,00 euro.

BeneficiariSono ammessi a presentare i progetti i soggetti in possesso dei seguenti requisiti:a) riuniscono o si impegnano a riunire con atto pubblico operatori di tutti i segmenti della filiera (produzione, tra-sformazione e commercializzazione);b) operano esclusivamente nell’ambito del settore biologico e/o biodinamico;c) almeno uno dei soggetti che partecipa all’aggregazione abbia, da solo, sedi operative in almeno 3 Regioni.Il requisito di “operare esclusivamente nell’ambito del set-tore biologico e biodinamico” riguarda tutti i soggetti che partecipano all’ATI e/o che svolgono almeno un’attività prevista dal progetto.In caso di aggregazioni, il soggetto responsabile del progetto è il capofila che deve essere indicato nella fase di presen-tazione del progetto.

“Iniziative delle organizzazioni dei produttori”Possono essere finanziate:- azioni di informazione e divulgazione che prevedono l’uti-lizzo delle diverse forme di comunicazione (video, giornali, eventi, ecc);- corsi di formazione diretti agli operatori biologici del set-

Page 63: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

61

tore primario;- assistenza tecnica non ordinaria.

Stanziamento disponibileL’importo massimo per il finanziamento dei soprarichiamati progetti è di 819.000,00 euroQualora si rendano disponibili risorse in una delle diverse azioni, l’Amministrazione si riserva la possibilità di modifi-care il riparto delle risorse stanziate.

Spese ammissibiliSono ritenuti ammissibili:- le spese per la partecipazione a mostre e fiere (iscrizione, spese di viaggio e soggiorno,pubblicazioni, affitto stand, premi per concorsi);- le spese inerenti l’organizzazione del programma di forma-zione e le spese di viaggio e soggiorno dei partecipanti;- i costi dei servizi di consulenza e assistenza tecnica forniti da terzi purché essi non rivestano carattere continuativo o periodico né siano connessi con le normali spese di funzio-namento dell’impresa, come la consulenza fiscale ordinaria, i servizi regolari di consulenza legale e i servizi di pubbli-cità.Tali progetti potranno usufruire di un contributo massimo pari all’80% del costo totale del progetto e comunque non superiore a 102.000,00 euro.

BeneficiariSono ammesse a presentare i progetti:- le Organizzazioni di Produttori e le loro Unioni ricono-sciute ai sensi del Decreto Legislativo 27 maggio 2005, n. 102, del Reg. (CE) n. 1234/2007 e del Reg. (CE) n. 2200/96. Le Organizzazioni di Produttori devono essere riconosciute per i prodotti biologici o avere un volume di fatturatocommercializzato di prodotto biologico pari ad almeno il 20% del totale. Le Unioni di Organizzazioni di Produttori devono avere al loro interno almeno 8 Organizzazioni di Produttori tra quelle riconosciute per i prodotti biologici e quelle che hanno un volume di fatturato commercializzato di prodotto biologico pari ad almeno il 10% del totale;- le Associazioni di Produttori che abbiano una rappresen-tanza interregionale e un volume di attività calcolato sulla media delle entrate di bilancio degli ultimi 3 anni pari ad almeno 100.000,00 euro, siano costituite da operatori bio-logici. Dette Associazioni devono operare esclusivamente nel settore biologico e/o biodinamico. Per Associazioni di Produttori che abbiano una rappresentanza interregiona-le si intendono associazioni che riuniscono operatori del settore o loro associazioni/aggregazioni, anche a carattere interprofessionale, con sedi operative in almeno 5 Regioni coinvolte nel progetto.In caso di aggregazioni, il soggetto responsabile del progetto è il capofila che deve essere indicato nella fase di presen-tazione del progetto.

Termine per la realizzazione dei progettiLa realizzazione delle attività deve essere completata entro 20 mesi dalla data di registrazione, da parte dell’organo di controllo, del Decreto di concessione contributo.Nel caso di realizzazione del progetto pilota, il beneficiario si impegna a proseguire le attività per ulteriori 12 mesi. Il Ministero si riserva la facoltà di concedere la proroga del

termine di cui al comma 1, previa presentazione di istanza motivata e relazione sullo stato di attuazione dell’attività realizzata.

Presentazione progetti e scadenzeI progetti devono essere redatti utilizzando esclusivamente i format allegati al Decreto, in particolare dovrà essere in-dicata una descrizione precisa del contenuto del progetto articolata in:1. Presentazione del soggetto proponente e degli eventuali soggetti aggregati dalla quale risulti il possesso dei requisi-ti di ammissibilità (allegando la relativa documentazione giustificativa);2. Criticità del contesto ed obiettivi del progetto;3. Descrizione del progetto:3.1 obiettivi perseguiti e risultati attesi,3.2 descrizione delle azioni con il dettaglio del ruolo svolto da ogni soggetto coinvolto,3.3 tempi e luoghi di realizzazione del progetto (durata in mesi),3.4 metodo di valutazione ed indicatori utilizzati.4. Piano finanziario del progetto (dettagliato per anno) con l’indicazione della partecipazione finanziaria di ciascun soggetto coinvolto.5. Nel piano finanziario devono essere previste le spese per la valutazione, il monitoraggio e la verifica amministrativa.

I progetti devono pervenire in duplice copia, accompagnati da una lettera di trasmissione sottoscritta dal legale rappre-sentante del soggetto proponente (nel caso di aggregazioni dal legale rappresentante del soggetto capofila), a pena di esclusione entro e non oltre le ore 14,00 del 28 febbraio 2011, al seguente indirizzo:.Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e ForestaliDipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualitàDirezione generale dello sviluppo agroalimentare e della qualità - Ufficio agricoltura biologica SAQ XVia XX Settembre n. 20 - 00187 Roma

I progetti pervenuti saranno esaminati e valutati da un’ap-posita Commissione di valutazione tecnico-amministrativa, nominata dal Capo Dipartimento, sulla base dei criteri sta-biliti dall’Art. 8 del Decreto.

Per ulteriori informazioni e per scaricare gli allegati si rinvia al sito www.politicheagricole.it alla sezione bandi.

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICOBando “Progetti esemplari di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili su edifi ci pubblici”

FinalitàCon Avviso Pubblico del 30. 12. 2010 della Direzione genera-le per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, ha preso avvio una nuova procedura ad evidenza pubblica per il sostegno di progetti innovativi ed esemplari riguardanti la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili su edifici di proprietà pubblica, in grado di avviare una trasformazione industriale

Page 64: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

62

su base locale, relativa alla produzione di beni e la fornitura di servizi specifici e di sollecitare un cambiamento culturale nelle amministrazioni e nelle popolazioni coinvolte.

Soggetti beneficiariPossono presentare progetti, i Ministeri, le Università, le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità Montane, delle aree dell’obiettivo Convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) proprietari degli immobili per i quali presentano progetti.

Dotazione finanziariaLe risorse disponibili sono pari a 20 milioni di euro a va-lere dal Programma Operativo Interregionale (POI) Energia 2007-2013 sulla linea di attività “Interventi a sostegno del-la produzione di energia da fonti rinnovabili nell’ambito dell’efficientamento energetico degli edifici e utenze energe-tiche pubbliche o ad uso pubblico” che tra i suoi principali obiettivi prevede l’aumento della quota di energia prove-niente da fonti rinnovabili e il miglioramento dell’efficienza energetica, promuovendo al contempo le opportunità di sviluppo locale e di nuova occupazione.

Progetti finanziabiliI Progetti saranno selezionati mediante una procedura valu-tativa a graduatoria e beneficeranno di un contributo pari al 100% delle spese ammissibili. I contributi, non cumulabili con alcun altra forma di contributo incentivo in conto eser-cizio, né con alcuna forma di agevolazione fiscale, potranno essere erogati per progetti che presentino caratteristiche di innovatività 4ed esemplarità, in relazione alla natura e alle funzioni degli edifici interessati, all’integrazione ambientale con particolare riferimento alle iniziative ricadenti in aree di pregio ambientale, al mix delle fonti di energia utilizzate e alle caratteristiche tecniche e tecnologiche degli impianti che dovranno essere esclusivamente del tipo:

I costi relativi alle macchine frigorifere e sistemi ausiliari si sommano ai costi dell’impianto di produzione dell’energia termica (cogenerazione e solare termico)

I suddetti costi massimi ammissibili sono incrementati del 15% qualora gli interventi siano realizzati su edifici di pre-gio sottoposti a vincolo ai sensi del D. Lgs. n. 42/2004 e s. m. i.

Spese ammissibiliLe spese ammissibili riguardano:- spese tecniche (progettazione, direzione lavori, collaudo

e certificazione degli impianti);- fornitura dei beni, dei materiali e dei componenti neces-

sari alla realizzazione dell’iniziativa;- installazione e posa in opera degli impianti di produzione

di energia elettrica e/o termica da fonte rinnovabile;- eventuali opere edili strettamente necessarie alla realiz-

zazione dell’intervento;- sistemi di acquisizione dati e analisi delle prestazioni per

il monitoraggio;- spese relative alla pubblicità dei bandi e avvisi, quali

somme a disposizione della stazione appaltante, nel li-mite massimo del 2% dell’importo complessivo dei lavori fissato quale base di gara.

Il costo complessivo ammesso, al netto delle spese per il Piano di comunicazione che debbono accompagnare i progetti, pena la non ammissibilità, per singola iniziativa è compreso tra 300.000-1.000.000 di euro.

Presentazione delle domande e scadenzeLe domande di partecipazione, corredate della relativa documentazione e redatte secondo lo schema dell’Allega-to A, dovranno essere trasmesse mediante raccomandata A/R - o altro mezzo di spedizione equivalente per legge, a

partire dal 1° aprile e fino al 20 aprile 2011 (non saranno prese in considerazione istanze spedite prima del termine ini-ziale e oltre il termine finale), al seguente indirizzo:Ministero dello Sviluppo Eco-nomico - Direzione Generale per l’Energia Nucleare, le Ener-gie Rinnovabili e l’Efficienza EnergeticaVia Molise, 2 - 00187 Roma

Sul sito web del MSE è possi-bile trovare tutte le indicazioni utili per partecipare all’inizia-tiva e chiarimenti in merito all’Avviso possono essere ri-chiesti unicamente al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected].

Page 65: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

63

a cura di Leonardo Filippuccii quesiti dei lettori: L’ESPERTO RISPONDE

In materia di Valutazione Ambientale Strategica, l’autorità competente può coincidere con l’autorità procedente?Il Consiglio di Stato, con sentenza 12 gennaio 2011 n. 133, nel riformare una sentenza del TAR Lombardia Sede di Brescia che si era espressa per l’incompatibilità tra autorità compe-tente e autorità procedente, ha ritenuto che, sebbene dalle definizioni contenute nell’art. 5 del D. Lgs. 152/2006 «risulta chiaro che entrambe le autorità de quibus sono sempre “am-ministrazioni” pubbliche, in nessuna definizione del Testo Unico ambientale si trova affermato in maniera esplicita che debba necessariamente trattarsi di amministrazioni diverse o separate (e che, pertanto, sia precluso individuare l’autorità competente in diverso organo o articolazione della stessa am-ministrazione procedente). Né appaiono decisivi, in tal senso, i richiami testuali dai quali la parte originaria ricorrente ritiene di ricavare la conferma indiretta di tale necessaria separatezza (e, in particolare, la previsione ex art. 9, d.lgs. nr. 152 del 2006 della possibilità di “accordi” che l’autorità com-petente può concludere anche con l’autorità procedente, oltre che con altri soggetti interessati alla procedura); ciò perché, da un lato, è possibile cogliere altrettanto validi indizi testuali a sostegno di una diversa ricostruzione - come, ad esempio, nell’art. 11 del medesimo decreto, laddove si evidenziano la funzione “collaborativa” all’attività di pianificazione svolta dall’autorità competente alla V.A.S. e il carattere interno di ta-le ultima fase rispetto alla procedura di formazione del piano o del programma - e per altro verso nessuno di questi indici è assolutamente incompatibile con una possibile individua-zione dell’autorità competente in diverso organo all’interno del medesimo ente pianificatore. Più in generale, la Sezione non condivide l’approccio ermeneutico di fondo della parte odierna appellata, che desume la necessaria “separatezza” tra le due autorità dal fatto che la V.A.S. costituirebbe un momento di controllo sull’attività di pianificazione svolta dall’autorità competente, con il corollario dell’impossibilità di una identità o immedesimazione tra controllore e controllato. Siffatta ricostruzione, invero, è smentita dall’intero impianto normativo in subiecta materia, il quale invece evidenzia -

come già accennato - che le due autorità, seppur poste in rapporto dialettico in quanto chiamate a tutelare

interessi diversi, operano “in collaborazione” tra di loro in vista del risultato finale della formazione

di un piano o programma attento ai valori della sostenibilità e compatibilità ambientale: ciò

si ricava, testualmente, dal già citato art. 11, d.lgs. nr. 152 del 2006, che secondo

l’opinione preferibile costruisce la V.A.S. non già come un procedimento o sub-

procedimento autonomo rispetto alla

procedura di pianificazione, ma come un passaggio endo-procedimentale di esso, concretantesi nell’espressione di un “parere” che riflette la verifica di sostenibilità ambientale della pianificazione medesima».Secondo il Consiglio di Stato, pertanto, autorità competente e autorità procedente possono coincidere nello stesso ente, purché il cosiddetto parere motivato sia espresso da un organo diverso da quello deputato all’adozione del piano o programma.

Nel procedimento di autorizzazione unica di cui all’art. 12 del D. Lgs. 387/2003, la soprintendenza deve espri-mersi in conferenza di servizi?Sì. Come recentemente ricordato dal TAR Sicilia Sede di Catania con sentenza 14 gennaio 2011 n. 35, l’art. 12 del D. Lgs. 387/2003 «prevede che la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione elettrica alimentate da fonti rinnovabili sono soggetti ad un’autorizzazione unica rila-sciata dalla Regione, che è tenuta a convocare la conferenza di servizi entro 30 giorni dal ricevimento della domanda di autorizzazione (T.A.R. Sicilia, Palermo, Sez. I, 578 del 20.1.2010, n. 578 ). È stata, quindi, prevista un’autorizza-zione unica, che sostituisce tutti i pareri e le autorizzazioni altrimenti necessari, e in cui confluiscono anche le valu-tazioni di carattere paesaggistico, nonché quelle relative all’esistenza di vincoli di carattere storico-artistico, tramite il meccanismo della Conferenza di servizi. Pertanto, l’organo competente al rilascio dell’autorizzazione unica compie la valutazione comparativa di tutti gli interessi coinvolti, tenendo conto delle posizioni di dissenso espresse dai par-tecipanti alla Conferenza di servizi (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 22 febbraio 2010, n. 1020), mentre le Amministrazioni interessate dal progetto di realizzazione dell’opera, ivi com-presa quella deputata alla tutela del paesaggio, sono tenute a partecipare alla predetta conferenza ed ad esprimere in tale sede i pareri di cui sono investiti per legge, secondo le dinamiche collaborative e dialettiche proprie dello strumento di semplificazione procedimentale voluto dal legislatore nel settore della realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili. Qualora, invece il singolo parere sia reso al di fuori della conferenza esso è illegittimo per incompetenza assoluta alla stregua di un atto adottato da un’autorità amministrativa priva di potere in materia».Del resto anche l’art. 14-ter, comma 3-bis della Legge 241/1990 (comma aggiunto del D.L. 78/2010) stabilisce og-gi espressamente che, in caso di opera o attività sottoposta anche ad autorizzazione paesaggistica, il soprintendente si esprime, in via definitiva, in sede di conferenza di servizi, ove convocata, in ordine a tutti i provvedimenti di sua com-petenza ai sensi del D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42.

agenda Eventi e Fiere

Verona, 17-18 febbraio 2011ECO(MAKE(2011 - 1a Mostra Convegno Internazionale su materiali e tecnologie per l’edilizia sostenibileSede: Fiera di VeronaSegreteria organizzativa: Piemmeti spaVia Niccolò Tommaseo, 15 - 35131 PadovaTel. +39 049 8753730 - fax +39 049 [email protected] - www.piemmetispa.com

Bologna, 1-3 marzo 2011COM-PA 2010 - Salone Europeo della Comunicazione Pubblica

Sede: Fiera di BolognaOrganizzazione: BolognaFiere SpAViale della Fiera, 20 - 40127 BolognaTel. 051 282111 - Fax 051 6374004 - www.bolognafiere.it [email protected]

Reggio Emilia, 3-6 marzo 2011ECOCASA & IMPRESA - Comfort, Benessere & SostenibilitàSede: Fiere di Reggio EmiliaTel. 0522 503511 - Fax 0522 503555www.fierereggioemilia.it [email protected]: Keymedia Group Tel. 0522 521033 - 0522 520696 17-20

Page 66: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

La Regione è impegnata nella progettualità diretta per la CATTU-RA DI RISORSE libere nel bilanci statali, europei e internazionali. Tale azione è sempre più strategica considerando il costante ve-nire meno dei trasferimenti automatici di Stato e Unione Europea. Esempi recenti di progettualità virtuose realizzate della Regione Marche: l’accordo di programma per gli interventi a difesa del territorio e a favore di montagna, coste e strade; il meccanismo di fi nanziamento BEI per le PMI; il progetto Jade nel VII program-ma quadro di ricerca e innovazione dell’UE.

Il Bilancio 2011 defi nisce il progetto di CASA INTELLIGENTE PER LA LONGEVITÀ ATTIVA: risponde alle esigenze di “secu-rity, safety&usability” degli anziani e si lega al progetto di rete nazionale per la longevità attiva vede la Regione Marche quale capofi la. La fi nalità è di arrivare entro il 2015 alla casa intelligen-te per gli anziani, con ricadute di lavoro, ricerca e investimenti per le PMI in tutti i settori economici con una modalità innovativa (progetto apollo)

Nel Bilancio 2011 viene anche defi nita la priorità MARCHE 2020:

il progetto mira alla collaborazione tra istituzioni, fondazioni, cen-tri di ricerca e formazione, università, per realizzare una visione al 2020 della società e dell’economia regionale; l’obiettivo è offri-re alla programmazione a breve medie termine dei policy-makers un orizzonte strategico delle prospettive delle Marche.

Nel 2011 la manovra di resistenza anti-crisi interesserà oltre 25.000 lavoratori e attiverà 500 milioni di fi nanziamenti per la protezione del lavoro, il rilancio dell’economia, la difesa delle fa-sce deboli della comunità. Il Bilancio Regionale 2011 ha ricevuto il parere favorevole sia del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro (CREL) che dal Consiglio delle Autonomie Locali (CAL).

Alcuni interventi operativi delle quattro priorità regionali 2011:

COESIONE SOCIALEConferma degli stanziamenti regionali 2010 e fondo aggiuntivo a favore degli Enti locali per compensare i tagli nazionali sui servizi essenziali ai cittadini delle politiche sociali. Incremento del fondo per la non autosuffi cienza.

LAVOROContratti e contributi di solidarietà; incentivi per assunzioni di giovani laureati e stabilizzazione contratti precari; agevolazioni sanitarie (esenzioni ticket e farmaci) e sostegno agli studi dei fi gli di famiglie in diffi coltà lavorative; progetti per i precari del-la scuola; reti territoriali per l’occupazione; blocco canoni Erap; Fondo Sociale Europeo per ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori di piccole imprese; progetto Appennino; prestito d’onore per nuove imprese; welfare to work.

SVILUPPOFondo regionale di garanzia per agevolare l’accesso al credito delle PMI; progetto domotica orientato alla longevità attiva; investimenti per ricerca e innovazione; fondo di sviluppo della green economy per lavori delle PMI di effi cientamento energetico di scuole e ospedali; fi nanziamenti BEI agevolati per le PMI.

CULTURA E TURISMOIniziative culturali per nuova occupazione; recupero beni immo-bili per fi nalità culturali e turistiche; ammodernamento strutture ricettive; promozione territoriale.

Cattura di risorse, Casa intelligente, Marche 2020

Lavoro, ducia, rilancio dell’economiaBilancio Regionale 2011

Il 2011 sarà l’anno “orribile” della nanza pubblica anche nelle Marche: alla Regione mancheranno circa -170 mi-lioni di euro di trasferimenti statali per i tagli che il Go-verno nazionale ha deciso con la legge n.122/2010.

“Le Marche - dichiara il Presidente della Regione Gian Mario Spacca - resi-stono, soprattutto sul fronte del lavoro, nonostante la pe-santissima crisi internazio-nale. L’anno prossimo sarà ancora più dif cile. La Re-gione ha operato notevoli ri-sparmi di spesa per compen-sare gli effetti della riduzio-ne di circa -80% dei trasferi-menti dello Stato,che comun-que restano pesanti. Inve-stiamo su quattro aree prio-ritarie: coesione sociale, la-voro e occupazione, rilancio dell’economia, nuova im-prenditorialità nel turismo e nella cultura. L’impegno del 2011 è di rafforzare la cattu-ra progettuale delle risorse libere nel bilancio dello Sta-to, dell’UE e degli altri enti internazionali. Su questa -nalità saranno valutati i diri-genti regionali e sarà poten-ziata l’integrazione tra isti-tuzioni, per evitare sovrap-posizioni. Importante sarà anche la collaborazione tra pubblico e privato.”

“Di fronte alla concertazio-ne sociale ed alla collabora-zione istituzionale - dichiara l’Assessore al Bilancio Pie-tro Marcolini - che anche quest’anno si realizza nella regione, si osserva, nella ma-novra nanziaria del Gover-no, una chiara volontà di an-nullare di fatto la capacità gestionale delle risorse, la possibilità di realizzare in-terventi e assicurare alla co-munità i servizi da sempre garantiti. È lecito chiedersi, allora, se la scelta che il Go-verno ha fatto non sia la ne-gazione del federalismo, tut-tora obiettivo principale del suo programma tanto da de-dicarvi due Ministeri deline-ando, nella stretta inevitabi-

Prima Dopo (2011)

221

51

Trasferimenti Statali annualialla Regione Marche

prima e dopo la manovranazionale Legge 122/2010:

-170 milioni(Valori in milioni di euro)

LA RIDUZIONE DEITRASFERIMENTI STATALI: -80%

20112010200920082007200620052004

1.0

71

1.0

07

943

893

830

767

714 6

60

Regione Marche:debito regionale contratto

(Valori in milioni di euro)

RIDOTTO IL DEBITO: -38%

MAR

CH

E

Emili

a Ro

mag

na

Tosc

ana

Vene

to

Abru

zzo

Umbr

ia

Lazi

o

Lom

bard

ia

Mol

ise

Ligu

ria

Piem

onte

ITAL

IA

Basi

licat

a

Cala

bria

Pugl

ia

Cam

pani

a

-42,

9-9

,6 8,5

11,4

14,3 42

,6

57,7 88

,0

94,2

115,

410

3,4

95,9 12

7,3 17

3,7

247,

4 281,

4

Fonte: Rielaborazione dati della Corte dei Conti (Relazione sulla gestionefinanziaria delle Regioni esercizi 2008-2009) e Adnkronos

Regioni a Statuto OrdinarioVariazione tributi pro-capiteValori assoluti Confronto 2005-2009

PRIMATO MARCHE PER RIDUZIONE FISCALE PRO-CAPITE

ITALIA

III trimestre 2009 III trimestre 2010

Fonte: Istat, rapporto del 21 dicembre 2010

Confronto trimestraledel tasso di disoccupazioneValori %

7,3

6,6

7,6

5,6

MARCHE

LA DISOCCUPAZIONE

le, uno scopo preciso: scari-care le proprie responsabili-tà, esautorare le scelte deci-sionali delle Regioni, disuni-re i territori e minare la coe-sione tra Regione, Enti locali e cittadini.”

25.000 lavoratori interessati e 500 milioni di nanziamenti

per resistenza e sviluppo

Marche 2020: il futuro della comunità marchigiana

del lavoro e lo sviluppo del-le piccole imprese con la conferma, nonostante i tagli nazionali, del pacchetto di interventi anticrisi. Alcuni dati esempli cativi a rendi-conto delle misure regionali

l’azzeramento dell’Irap re-gionale legato al sostegno dell’occupazione; accordi di programma territoriali e settoriali; sempli cazione e rapidità di pagamento della P.A..

Pressione scale: nelle Mar-che è inferiore alla media italiana; dal 2004 le addizio-nali regionali Irpef e Irap sono state ridotte di -46%, da 169 a 92 milioni di euro; ol-tre i 2/3 dei cittadini marchi-giani sono esentati dall’addi-zionale Irpef; tra il 2005 e il 2009 in Italia il valore medio dei tributi procapite delle Regioni a Statuto Ordinario è aumentato di +115 euro per cittadino, mentre le Marche registrano la migliore per-formance scale con una di-minuzione di -42 euro per cittadino (dati elaborati da Relazioni Corte dei Conti e Adnkronos).

Debito contratto: è sceso dai 1070 milioni di euro del 2004 ai 660 previsti nel 2011 (-38%), con un trend in con-tinua discesa, in controten-denza rispetto alle altre Re-gioni.

Conti sanitari: sono in equi-librio, con la spesa sanitaria che da tre anni non registra disavanzi secondo i report del tavolo nazionale di moni-toraggio; le Marche sono per questo nel gruppo ristretto di Regioni virtuose e modello in Italia per l’applicazione del federalismo e dei costi standard. Marche al 1° posto per “buona sanità”, secondo gli ultimi dati di confronto tra le Regioni elaborati dalla Commissione parlamentare. Anche il CERM certi ca con molteplici indicatori di prestazione la qualità elevata del sistema sanitario marchi-giano.

Evasione scale: recupero programmato di 22 milioni di euro, che si aggiungono ai 110 milioni già recuperati nell’ultimo quadriennio.

Nonostante questo contesto dif cilissimo, il pro lo gene-rale della manovra nanzia-ria regionale 2011 testimonia la qualità e l’ef cacia della strategia regionale.

Risorse regionali: con il Bi-lancio 2011 la Regione mette a disposizione della comuni-tà marchigiana un ammonta-re di risorse proprie di circa 650 milioni di euro, in incre-mento rispetto all’anno pre-cedente.

dell’anno scorso: 15.000 la-voratori coinvolti nei con-tributi e contratti di solida-rietà e negli altri interventi a difesa del lavoro e della coesione sociale; 35.000 la-voratori protetti attraverso il fondo ammortizzatori so-ciali in deroga per le picco-le imprese; 8.000 PMI coin-volte e 350 milioni di nan-ziamenti garantiti attraver-so il fondo regionale per l’accesso al credito; com-pleto utilizzo del fondo per

Bilancio a base zero: realiz-zati riquali cazioni di inter-venti, ristrutturazione di ca-pitoli di spesa, risparmi am-ministrativi (taglio di enti, cda, auto blu, strutture, retri-buzioni, numero dirigenti, ecc.) con recupero plurienna-

le di 26 milioni di euro impe-gnati per attenuare gli effetti della riduzione dei trasferi-menti dello Stato.

Manovre anti-crisi: pro-grammati consistenti inve-stimenti per la protezione

Page 67: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

19N° GENNAIO-FEBBRAIO 2011

Page 68: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011
Page 69: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

Regione MarcheSi cambia aria!Approvate dalla Regione Marchemisure per ridurre le polveri sottilia cura della Regione Marche p. 4

Eternit free: “Il sole contro l’amianto”Sottoscritta l’Intesa Regione Marche - Provincia di Ancona -Legambiente - AzzeroCO

2 per la sostituzione

delle coperture in amianto con il fotovoltaicoa cura della Regione Marche p. 6

La Regione apre la consultazioneper l’adeguamento del PianoPaesaggistico al Codice del Paesaggioa cura della Regione Marche p. 7

Pre Waste: un progetto europeoper non produrre rifiutia cura della Regione Marche p. 8

ARPA MarcheMonitoraggio della qualità dell’arianella zona dell’impianto COSMARIUno strumento conoscitivo fondamentaleper le politiche di tutela dell’ariadi Gianni Corvatta p. 10

Informazione e aggiornamento“Future think green”, la nuova ruralità si coltiva a scuolaPromuovere una nuova cultura della ruralità è l’obiettivodel concorso rivolto alle scuole superiori adindirizzo tecnico agrario, turistico e alberghiero della Regionedi Silvia Barchiesi p. 12

Approvato il Piano d’Azione regionale per contrastare l’introduzione e la diffusione del Punteruolo Rosso della palma nelle MarcheLotta al punteruolo rosso della palma200 mila euro la cifra stanziatadi Silvia Barchiesi p. 13

COSMARIL’Assemblea dei Comuni Soci approva il Bilancio per il 2011Aumenta il contributo peri Comuni che effettuano il Porta a PortaOttimi risultati raggiunti nel 2010di Luca Romagnoli p. 14

INDICE

Page 70: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

44

REGIONE MARCHE

a cura della Regione Marche

La Giunta regionale delle Marche ha approvato l’Accordo di programma con gli Enti locali sulle misure contingenti per la riduzione delle polveri sottili. L’obiettivo è salva-guardare la salute dei cittadini e al contempo evitare le multe europee. Le misure previste vanno dalla limitazione del traffico veicolare alla riduzione delle emissioni per gli stabilimenti, dai sistemi di abbattimento delle polveri per la combustione delle biomasse alla limitazione delle temperature negli edifici.L’Assessore all’Ambiente, Sandro Donati, ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione dell’Accordo di programma: “I contenuti sono il risultato di un’intensa fase di concertazione che si è concretizzata il 18 novembre scorso con la sottoscri-zione dell’Intesa Regione Marche - ANCI Marche - UPI Marche, necessaria per trovare una soluzione condivisa per ridurre concretamente i superamenti dei limiti registrati negli ultimi anni nelle zone a più alta densità insediativa e di traffico”.“Il metodo utilizzato - ha aggiunto Donati - è sempre stato improntato alla concertazione e alla condivisione, finalizzato a tutelare la salute dei cittadini e a ridurre le situazioni di criticità ambientale, limitando il più possibile i disagi alla cittadinanza e alle categorie produttive”.All’accordo, che prevede anche una quota di cofinanziamento regionale dei costi necessari all’attuazione dei provvedimenti, è seguita quindi la sottoscrizione da parte dei singoli Comuni interessati dagli sforamenti, che hanno stabilito nel dettaglio le misure antismog. I provvedimenti riguardano infatti solo i 61 Comuni delle Marche inclusi nella zona A (vedi tabella) e solo le porzioni individuate dal sindaco con apposito atto.

Di seguito si riportano nel dettaglio le misure antismog sta-bilite nell’Accordo.

Traffico veicolareÈ previsto il divieto di circolazione su strada dal lunedì al vener-dì nelle fasce orarie 8.30-12.00 e 14.30-18.00 delle categorie di veicoli riportate nella tabella. Le limitazione decorreranno entro 10 giorni dall’entrata in vigore delle ordinanze sindacali.

Per i veicoli speciali (mezzi agricoli e macchine operatrici) è consentito l’utilizzo nei cantieri e nelle zone agricole o di verde pubblico e privato, situati nei luoghi dei Comuni in zona A, fer-mo restando che il trasporto dei medesimi nel luogo di impiego deve avvenire mediante altro veicolo consentito. Naturalmente sono state previste eccezioni al divieto per i veicoli del trasporto pubblico (in servizio di linea, inclusi gli scuolabus, mentre rientrano nel divieto quelli a noleggio e quelli turistici in genere), i taxi, i veicoli a noleggio con conducente fino a 9 posti, i veicoli delle forze di polizia e delle forze armate, i veicoli di altri ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, i veicoli sanitari e di soccorso, i veicoli per trasporto disabili, i veicoli elettrici, ibridi, a gas metano, GPL, oltre che quelli alimentati a benzina, i veicoli coinvolti nelle manifestazioni sportive di auto d’epoca.

Settore industriale e commerciale- riduzione del 10% dei limiti alle emissioni di polveri totali

autorizzati entro 60 giorni dalle ordinanze sindacali per gli stabilimenti;

- adozione di impianto di abbattimento delle polveri, entro 9 mesi dalle ordinanze sindacali, per le attività commerciali che utilizzano la combustione di biomasse.

Edifici pubblici e privati- temperatura massima di 20 °C per gli edifici residenziali, uffici,

ricreativi, commerciali e sportivi e di 18 °C per gli edifici indu-striali e artigianali; i limiti non riguardano ospedali e scuole;

- divieto di accensione degli impianti termici a biomassa e da caminetti tradizionali, utilizzati per il riscaldamento do-mestico privi di sistemi di abbattimento, nel caso nell’unità abitativa siano presenti altri sistemi di riscaldamento.

Tali limitazioni decorreranno entro 10 giorni dall’entrata in vigore delle ordinanze sindacali.

SI CAMBIA ARIA!Approvate dalla Regione Marche misure per ridurre le polveri sottili

autovetture

diesel pre Euro, Euro 1 e 2 senza fi ltro antiparticolato

veicoli commerciali

leggeri ≤ 3,5 t di MTTpesanti > 3,5 t e ≤ 7,5 t di MTTpesanti > 7,5 t e ≤ 14 t di MTTpesanti > 14 t e ≤ 32 t di MTT

pesanti > 32 t di MTTdiesel pre Euro e Euro 1 senza e con fi ltro antiparticolato, Euro 2 senza fi ltro antiparticolato

trattori stradali

pesanti > 14 t e ≤ 32 t di MTT diesel pre Euro, Euro1 e 2 senza fi ltro antiparticolato

pesanti > 32 t di MTTdiesel pre Euro e Euro 1 senza e con fi ltro antiparticolato, Euro 2 senza fi ltro antiparticolato

bus urbani diesel pre Euro, Euro 1 e 2 senza fi ltro antiparticolatopullman (bus extraurbani)

motocicli > 50 cm3 2 tempi pre Eurociclomotori ≤ 50 cm3 pre Euro

Senza misure effi caci si rischiano le multe europeeNegli ultimi anni nelle Marche, come in molte altre regioni italiane, abbia-mo assistito allo sforamento del numero di superamenti consentiti per le polveri sottili già nelle prime settimane dell’anno, tanto che l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Solo l’emanazione di provvedimenti effi caci potrà scongiurare le multe sotto forma di minori trasferimenti europei che, data la competenza regionale e locale in tema di interventi per il miglioramento della qualità dell’aria, si tradurranno in minori trasferimenti alle Regioni e di conse-guenza agli Enti locali. Le Marche hanno ottenuto dall’Europa una deroga al raggiungimento degli obiettivi fi no a giugno 2011: dopo questa data la procedura d’infrazione entrerà nella fase operativa.La normativa prevede che, in caso di superamento dei limiti di legge (per le PM10 la media giornaliera non può superare il valore di 50 μg/m3 per più di 35 volte all’anno e la media annuale non può superare il valore di 40 μg/m3), l’autorità competente adotti le misure contin-genti di breve periodo. Quando il problema è generalizzato su tutto il territorio regionale, è auspicabile un intervento condiviso sia da parte dell’autorità locale (il sindaco) che dell’Autorità regionale.

Page 71: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

5

Al 24 gennaio 2011 hanno firmato l’accordo di programma: la Regione Marche, le Province di Ancona, Fermo e Pesaro e Urbino e 42 dei 61 Comuni ricadenti in zona A.

CARTINANella cartina sono evidenziati in celeste i 42 Comuni che hanno sottoscritto l’accordo e in rosso i 19 Comuni che non hanno ancora aderito. I rimanenti Comuni sono quelli non interessati dalle misure antismog.1 Ancona

2 Agugliano3 Camerano4 Camerata Picena5 Castelfi dardo6 Cerreto d’Esi7 Chiaravalle8 Fabriano9 Falconara Marittima10 Jesi11 Loreto12 Monsano13 Montemarciano14 Monte San Vito15 Numana16 Osimo17 Senigallia18 Sirolo19 Ascoli Piceno20 Acquaviva Picena21 Colli del Tronto22 Castel di Lama23 Cupramarittima24 Grottammare25 Massignano26 Monsampolo del Tronto27 Monteprandone28 Monte Urano29 San Benedetto del Tronto30 Spinetoli31 Fermo

32 Altidona33 Campofi lone34 Montegranaro35 Pedaso36 Porto San Giorgio37 Porto Sant’Elpidio38 Sant’Elpidio a Mare39 Macerata40 Civitanova Marche41 Corridonia42 Matelica43 Montecosaro44 Morrovalle45 Monte San Giusto46 Pollenza47 Porto Recanati48 Potenza Picena49 Recanati50 Tolentino51 Pesaro 52 Cartoceto53 Colbordolo54 Fano55 Gabicce Mare56 Mondolfo57 Montelabbate

58 Montemaggiore al Metauro

59 Saltara60 San Costanzo61 Sant’Angelo in Lizzola

Monitoraggio, zonizzazione e piano di azioneI principali inquinanti dell’aria (polveri sottili comprese) sono mo-nitorati dalla Regione Marche attraverso una rete composta da nove centraline, selezionate tra quelle di proprietà delle Province, rappresentative dell’esposizione media della popolazione secondo quanto previsto dalla direttiva europea di riferimento.Sulla base della valutazione della qualità dell’aria, la Regione ha sud-diviso (con DACR n. 52/2007) i Comuni delle Marche in due zone: - zona A dove i livelli di uno o più inquinanti comportano il rischio

di superamento del valore limite;- zona B dove i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite

e sono tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi.

Con lo stesso provvedimento la Regione ha anche approvato il Piano di azione contenente le misure da attuare nel breve periodo per ridurre il rischio di superamento dei limiti. L’autorità competente all’adozione delle misure varia a seconda dei superamenti rilevati. Attraverso la stipula dell’intesa la Regione ha intrapreso un percorso concertato e condiviso con le Province e i Comuni delle Marche.

I Comuni aderenti sono evidenziati in verde: 42 su 61 totali ricadenti in zona A (quelli cioè interessati dalle misure). Per la situazione ag-giornata si rimanda al sito internet www.ambiente.regione.marche.it (sezione Aria).I Comuni delle Marche non presenti in tabella rientrano nella zona B (esclusa dai provvedimenti antismog).

Page 72: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

66

a cura della Regione Marche

ETERNIT FREE:“IL SOLE CONTRO L’AMIANTO”Sottoscritta l’Intesa Regione Marche - Provincia di Ancona - Legambiente - AzzeroCO

2 per la sostituzione delle coperture in amianto con il fotovoltaico

Promozione delle fonti di energia rinnova-bili; bonifica dell’amianto; valorizzazione degli immobili e nuova economia verde: sono questi gli obiettivi che si pone l’Intesa “Marche - Provincia di Ancona - Eternit free” sottoscritta il 24 gennaio 2011 dal Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, dal Presidente della Pro-vincia di Ancona, Patrizia Casagrande, dal Presidente di Legambiente Marche, Luigino Quarchioni, e dall’Amministratore delegato di AzzeroCO

2, Mario Gamberale.

L’Assessore all’Ambiente Sandro Donati ci tiene a sottolineare che: “Le Marche, pri-ma fra tutte le Regioni italiane, ha deciso di aderire alla campagna “Eternit free” promossa da Legambiente e AzzeroCO

2 per

eliminare l’amianto ancora presente nelle coperture degli edifici, beneficiando degli incentivi speciali introdotti dallo Stato.”In mancanza di un obbligo alla bonifica dell’amianto, se non quando deteriorato, e in mancanza di contributi specifici, l’in-tesa si prefigge l’obiettivo di sostituire le coperture contenenti amianto degli edifici di proprietà di imprese, enti e cittadini, a partire dalla Provincia di Ancona, con impianti fotovoltaici, usu-fruendo dell’extra incentivo previsto dalla normativa nazionale del “conto energia”. Nel caso di sostituzione delle vecchie coperture contenenti amianto con nuove coperture integrate con pannelli fotovoltaici, l’incentivo statale viene infatti innalzato del 10%.Dopo l’approvazione del provvedimento regionale sull’individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici a terra, con questa intesa si intende ulteriormente indirizzare sogget-

ti pubblici e privati verso l’installazione di impianti fotovoltaici sulle coperture già esistenti, evitando il consumo di ulteriore suolo e forti impatti pae-saggistici.I proprietari degli immobili (capannoni industriali, artigianali, agricoli, edifici pub-blici, ecc.) trarranno almeno tre grandi vantaggi dall’adesione alla campagna:1. sostituire a costo zero la copertura in

amianto evitando il futuro costo di incapsulamento-sovracopertura-rimo-zione nel caso di deterioramento;

2. tagliare i costi dei consumi elettrici;3. incrementare il valore dell’immobile.Dal punto di vista prettamente ambientale e sanitario l’intesa mira a:- ridurre la presenza sul territorio regio-

nale di un materiale molto diffuso in edilizia che, se in cattivo stato, rappre-senta una minaccia per l’ambiente e la salute dei cittadini;

- incrementare la produzione elettrica da rinnovabili riducendo la dipenden-za dalle fonti fossili in linea con gli obiettivi del PEAR.

L’intesa inoltre fornirà un ulteriore sti-molo all’economia “verde”, offrendo nuove opportunità a progettisti, tecnici-installatori e agli operatori della gestione e smaltimento dei materiali contenenti amianto.Legambiente Marche avrà il compito di diffondere l’iniziativa sul territorio at-traverso l’attivazione di uno sportello informativo, mentre AzzeroCO

2, in qualità

di Energy service company, fornirà assi-stenza alle imprese nella fase di redazione del progetto e potrà anche finanziarne la realizzazione.

L’obiettivo operativo dell’intesa è la sosti-tuzione di circa 200 tetti in eternit con altrettanti tetti fotovoltaici per una potenza obiettivo pari a circa 20 MW, un ulteriore utile contributo al raggiungimento degli obiettivi del PEAR.L’intesa è stata preceduta da una fase di coinvolgimento delle Associazioni di categoria industriali, artigianali, agricole e delle Camere di commercio, volto alla condivisione degli obiettivi dell’iniziativa e alla richiesta di una collaborazione nell’at-tività di informazione e sensibilizzazione verso le imprese. Le adesioni verranno raccolte attraverso i moduli presenti nel sito internet www.azzeroco2.com (cam-pagna “Provincia eternit free”).Le imprese che aderiranno avranno a di-sposizione un sopralluogo gratuito per valutare la fattibilità tecnica ed economica della sostituzione, dopodiché saranno li-bere sia di procedere o meno con la sostituzione sia di scegliere i partner tecnici e finanziari con cui operare.È chiaro che la sostituzione può avvenire attingendo a risorse proprie dell’impresa o gratuitamente attraverso la cessione del di-ritto di superficie della copertura a favore della Energy service company per 20 anni, cioè per tutta la durata degli incentivi del “conto energia”.Un aspetto di grande rilevanza, su cui richiama l’attenzione l’Assessore regio-nale Sandro Donati, è che: “Grazie al progetto possono aderire anche le piccole realtà. Quando infatti la copertura inte-ressata dalla sostituzione non raggiunge la soglia minima necessaria per ottenere il finanziamento, questa può essere gesti-ta attraverso la modalità dei “gruppi di acquisto”. Una volta raggiunta la soglia minima si procederà alla sostituzione delle coperture di tutte le imprese appartenenti al gruppo.”

Scade il prossimo 30 marzo il bando per la concessione di contributi “In-terventi di sostituzione delle coperture in eternit degli edifici pubblici con impianti fotovoltaici”. è possibile sca-ricare il bando dal sito internet www.ambiente.regione.marche.it sezione Bandi.

Luigino Quarchioni (Legambiente Marche); Patrizia Casagrande (Provincia di Ancona); Gian Mario Spacca (Regione Marche) e Mario Gamberale (AzzeroCO

2)

Page 73: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

7

a cura della Regione Marche

La Regione Marche ha intrapreso un processo di verifica e aggiornamento del vigente Piano paesistico ambientale regionale (PPAR) rispetto al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e alla Convenzione Europea per il paesaggio. Il nuovo documento, in linea con le definizioni del Codice, sarà denominato Piano paesaggistico regionale (PPR) e vedrà la luce solo dopo la fase di concertazione e consul-tazione attualmente in corso.Il processo di adeguamento ha finora prodotto un Docu-mento preliminare (DGR 140/2010) composto da: una relazione scientifico-metodologica; una relazione illustrativa; una relazione di sintesi; letture preliminari; la descrizione dei macroambiti; la descrizione degli ambiti di paesaggio; le cartografie.Il paesaggio delle Marche viene descritto nel Documento preliminare attraverso l’organizzazione in “ambiti”, 20 in totale, rispetto ai quali sarà possibile elaborare strategie e progetti di paesaggio. Gli ambiti, infatti, pur non potendo essere considerati omogenei al loro interno, comprendono territori connessi e resi simili da relazioni naturalistico-am-bientali, storico-culturali, insediative. La loro estensione è tale da poter garantire un’efficiente gestione di progetti definiti sulla base delle caratteristiche paesaggistiche locali“Con l’approvazione del Preliminare - sottolinea l’Assessore all’Ambiente Sandro Donati - la Giunta ha anche previ-sto l’avvio di una fase di concertazione con gli Enti di governo del territorio (Province, Comuni, Enti Parco e Comunità Montane) volta all’approfondimento e alla con-divisione del documento. In questa fase di confronto viene utilizzato lo strumento dell’analisi SWOT, applicata a livello di singolo ambito di paesaggio, in quanto utile a facilitare e promuovere la discussione.” L’analisi dei punti di forza, dei punti di debolezza, delle opportunità e delle minacce, applicata agli ambiti di pae-

saggio, permetterà agli enti di partecipare, attraverso le loro strutture tecniche, al processo di adeguamento, contribuendo alla definizione di nuovi obiettivi di qualità e di politiche attive del paesaggio.Le consultazioni sono aperte anche ai cittadini: è pos-sibile infatti segnalare luoghi di particolare valore dal punto di vista paesistico, culturale, storico, architettonico o aree degradate da riqualificare attraverso tre strumenti:1. Analisi SWOT. È possibile inviare la propria lettura dei

punti di forza/debolezza e opportunità/minacce in rela-zione al paesaggio per il proprio ambito di appartenenza e/o per l’intero territorio regionale.

2. Questionario. È possibile compilare un breve questio-nario sulla “percezione del paesaggio”.

3. Invio altre segnalazioni. In alternativa alle precedenti analisi, è possibile inviare segnalazioni su elementi, po-sitivi o negativi, presenti nel nostro paesaggio e ritenuti di interesse. L’e-mail di segnalazione può essere integrata da testi descrittivi, da foto, da mappe e da altro materiale ritenuto utile per una adeguata descrizione dell’elemento di interesse.

I contributi possono essere inviati all’indirizzo e-mail: [email protected] conoscere il calendario degli appuntamenti con gli Enti locali e per partecipare alle consultazioni da parte del pub-blico, si rimanda al sito internet www.ambiente.regione.marche.it, sezione Paesaggio.

La Convenzione europea del Paesaggio ha portato l’atten-zione di decisori pubblici e cittadini oltre che sui paesaggi dell’eccellenza anche sui cosiddetti “paesaggi ordinari”. Questo indirizza il PPR su nuovi temi e nuovi strumenti di governo del paesaggio.

LA REGIONE APRE LA CONSULTAZIONEPER L’ADEGUAMENTO DEL PIANOPAESAGGISTICO AL CODICE DEL PAESAGGIO

Foto di Guido Guidi Foto di Mariano Andreani

Page 74: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

8

a cura della Regione Marche

PRE WASTE:UN PROGETTO EUROPEOPER NON PRODURRE RIFIUTI

La prevenzione nella produzione dei rifiuti è l’obiettivo gerarchi-camente superiore ad ogni altra strategia di gestione dei rifiuti: ciò è fissato a livello europeo (direttiva 2006/12/CE, direttiva 2008/98/CE e VI programma di azione per l’ambiente) e ripreso sia dalle leggi nazionali che da quelle regionali. La prevenzione è inoltre l’azione che maggiormente garantisce la sostenibili-tà delle attività economiche in termini

di prelievo delle risorse naturali e di restituzione all’ambiente in forma de-gradata: il rifiuto non prodotto non necessita di essere raccolto, trasporta-to, gestito e smaltito. A fronte di questa riconosciuta priorità non si sono però riscontrati significativi e diffusi risultati sul territorio dell’Unione.Come sostiene l’Assessore ai Rifiu-ti Sandro Donati: “Le ragioni sono molteplici e, in generale, possono essere attribuite alla complessità delle azioni di prevenzione che spesso comportano un cambiamento delle nostre abitudini.

A questo problema si aggiungono poi normative e politiche set-

toriali che non hanno adeguatamente in-

tegrato al loro i n t e r n o

l’aspetto d e l l a

soste-

nibilità ambientale, per cui possono contrastare l’efficacia delle politiche di prevenzione rifiuti che gli enti cercano di mettere in campo.”Da qui la necessità di incrementare l’efficacia delle politiche pubbliche di prevenzione rifiuti.La Regione (nella struttura del Servi-zio Territorio Ambiente Energia - P.F. Green economy, Ciclo dei rifiuti, Bo-nifiche ambientali, Aerca e Rischio industriale), spinta anche dai nume-rosi tentativi per ridurre la produzione dei rifiuti messi in campo negli ultimi anni, ha quindi proposto di lavorare su questo fronte candidando un progetto nell’ambito del programma europeo Interreg IVC. Lo strumento, pensato per incrementare l’efficacia delle poli-tiche, è quello della condivisione delle informazioni e soprattutto quello dello scambio e del trasferimento di buone pratiche tra i Paesi dell’Unione.Il progetto, denominato “PRE WA-STE” (Improve the effectiveness of waste prevention policies in Europe-an territories), è stato ammesso al finanziamento europeo: il budget complessivo ammonta a 1,87 mi-

lioni di Euro e può contare su un contributo del fondo europeo per lo sviluppo regionale FESR pari a 1,44 milioni di Euro.

Il progetto, il cui evento di lancio si è tenuto ad Ancona il 28 e 29 aprile 2010, vedrà impegnati per tre anni nove Paesi comunitari. La Regione Marche è capofila del pro-getto ed è supportata dalla sua agenzia Sviluppo Marche SpA (SVIM) nella gestione e implementazione del progetto in qualità di segreteria tecnica.

Il progetto prevede di:1. identificare e scambiare le

buone pratiche in tema di politi-che regionali/locali per la riduzione delle frazioni più pesanti di rifiuti

888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888888

un cambiamento delle nostre abitudini.A questo problema si aggiungono

poi normative e politiche set-toriali che non hanno

adeguatamente in-tegrato al loro

i n t e r n o l’aspetto

d e l l a soste-

Page 75: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

9

(es. imballaggi, rifiuti organici);2. valutare la trasferibilità di una

o più buone pratiche nei territori di ogni partner, anche per indivi-duarne i punti di forza;

3. condividere una metodologia per il monitoraggio e la valutazio-ne dell’efficacia delle politiche di prevenzione delle autorità locali a livello europeo;

4. migliorare la conoscenza e le capa-cità delle autorità locali/regionali nel promuovere e sviluppare ef-ficaci politiche di prevenzione dei rifiuti;

5. creare uno strumento software in grado di comparare, attraverso l’utilizzo degli indicatori individua-ti con la metodologia del punto 3, le differenti politiche di prevenzione dei rifiuti sviluppate in ambito europeo.

Oltre ad aver centrato uno dei temi prioritari delle politiche ambientali eu-ropee, il progetto Pre Waste ha colto in pieno le modalità di organizzazione delle attività e di coinvolgimento dei partner per lo scambio delle informa-zioni, tanto da essere stato uno dei tre progetti selezionati per essere illustrati all’“Interreg IVC Infor-mation Day” (Bruxelles, 24 gennaio 2011), l’appuntamento organizzato per fornire agli aspiranti canditati tutte le informazioni necessarie per poter pre-sentare nel modo migliore le proposte di progetto per la quarta e ultima call di Interreg IVC. Tutti gli aggiornamenti sul progetto so-no disponibili nel sito www.ambiente.regione.marche.it, sezione “progetti europei”.Dopo il meeting di lancio del pro-getto che si è svolto ad Ancona ad aprile 2010, la Regione Marche ha par-tecipato al secondo appuntamento a Roquetas de Mar in Spagna. In questa occasione sono state selezionate le 50 migliori buone pratiche (tra le 150 ini-zialmente selezionate dai partner), tra cui 5 delle Marche, in tema di preven-zione rifiuti. Dematerializzazione negli uffici in Belgio, mercatini delle pulci in Italia, azioni di prevenzione della produzione dei rifiuti di cibo, eco-tax in Romania, sono solamente alcuni esempi relativi alle azioni scelte. Le azioni sono ora oggetto di analisi e valutazione. In particolare, si perfe-zioneranno i criteri per una ulteriore selezione che porterà alla definitiva

individuazione di sole 20 pratiche. È inoltre in corso la creazione di indi-catori specifici in grado di monitorare le azioni per poterne valutare l’effi-cacia.Il progetto prevede ora l’organizza-zione di una Conferenza europea sul tema della prevenzione rifiuti che si terrà a Bruxelles il 28 marzo 2011. Si parlerà di pianificazione, di indicatori e di strumenti di tipo normativo e di tipo economico, volti a ridurre la pro-duzione dei rifiuti. Sono poi previste sessioni parallele dedicate a: consumi sostenibili e stili di vita; eliminazione degli imballaggi usa e getta per cibi e bevande; noleggio - riparazione - riutilizzo dei beni; come evitare lo spreco degli alimenti.

CENTRI DEL RIUSO: APPROVATE LE LINEE GUIDALa Regione Marche ha recentemente approvato un documento di indirizzo volto a una omo-genea ed efficace gestione dei Centri del riuso (DGR 1793/2010). Le linee guida definiscono le caratteristiche e le dotazioni tecniche del Centro, oltre a definire la tipologia di beni usati che possono essere accettati. Il documento è corredato di schemi uniformi per la consegna, l’accettazione e il prelievo del bene usato. Quando un detentore decide di non utilizzare più un bene poiché non soddisfa più le sue esi-genze, non è detto che questo non possa ancora soddisfare le esigenze di un altro. Quel bene può così essere ceduto gratuitamente e continuare il suo ciclo funzionale di vita attraverso reti di scambio come ad esempio i Centri del riuso.In concreto, i Centri del riuso sono locali o aree coperte presidiati e allestiti dove si svolge unicamente attività di consegna e prelievo di beni usati ancora utilizzabili e non inseriti nel circuito della raccolta dei rifiuti.Oltre a contrastare la cultura dell’“usa e getta” e a ridurre la quantità di rifiuti da avviare a trattamento/smaltimento, i Centri del riuso consentono anche di sostenere le fasce deboli della popolazione, come i cittadini meno abbienti, che possono disporre a titolo gratuito di un bene ancora funzionante.Le linee guida si aggiungono alle altre iniziative regionali per la prevenzione della produzione di rifiuti: il finanziamento dell’autocompostaggio domestico; l’installazione di erogatori di acqua alla spina; la stipula di un accordo con la grande distribuzione per la riduzione degli imballaggi; il sostegno alle ludoteche regionali del riuso; ecc.

DOPO LA PREVENZIONE… RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA!“Fatto il possibile per ridurre la produzione dei rifiuti - sottolinea l’Assessore all’Ambiente Sandro Donati - l’unica alternativa che consente di raggiungere gli obiettivi nazionali di raccolta differenziata è la modalità porta a porta. A dimostrarlo sono i Comuni che scelgono di passare a questa modalità di raccolta e che di anno in anno si aggiungono alla classifica dei Comuni ricicloni delle Marche: nel 2009 sono stati 27 i Comuni che hanno superato la soglia del 50%. I primi tre classificati dell’edizione 2009 (Appignano, Montelupone e Serra de’ Conti) hanno quasi raggiunto l’80% di raccolta differenziata!”Ciò significa che solo una minima parte dei rifiuti viene conferita in discarica abbattendo i costi di smaltimento per il Comune (anche grazie alla legge regionale che disciplina l’ecotassa per lo smaltimento in discarica, che prevede, da un lato lo sconto in funzione della percentuale di RD raggiunta dal Comune e dall’altro l’addizionale per i Comuni sotto gli obiettivi di legge). La quota principale segue invece il percorso virtuoso del riciclaggio con evidenti risparmi per tutta la collettività in termini di consumi energetici e di prelievo di nuove materie prime.Da apprezzare è anche l’impegno delle grandi città, compreso il capoluogo regionale (Ancona), che hanno scelto il porta a porta. La percentuale di RD non è ancora ai vertici della gradua-toria Comuni ricicloni, ma il contributo al minor ricorso alle discariche è considerevole, se si considera che in termini assoluti (tonnellate prodotte) nei centri più grandi si produce la quota maggiore dei rifiuti di tutte le Marche.

Page 76: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

101

di Gianni CorvattaDirettore tecnico scientifi co di ARPA Marche

MONITORAGGIO DELLAQUALITÀ DELL’ARIA NELLA ZONADELL’IMPIANTO COSMARIUno strumento conoscitivo fondamentale per le politiche di tutela dell’aria

Il COSMARI è il Consorzio per lo smal-timento dei rifiuti solidi urbani cui aderiscono tutti i Comuni della provincia di Macerata. Quello che segue è l’abstract del rapporto sulla valutazione, per i pe-riodi gennaio - dicembre 2008 e 2009, dei livelli degli inquinanti rilevati nell’aria della zona sottoposta a monitoraggio e delle emissioni convogliate prodotte dalla linea di incenerimento dell’impianto.

L’impianto del COSMARI, dal 2 luglio 2010, è in possesso di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilascia-ta dalla Regione Marche ai sensi del D.Lgs.59/05 D.Lgs.152/06.L’intero impianto è comunque tenuto al rispetto di quanto stabilito dal D.Lgs. 133/2005, “Attuazione della Direttiva 2000/76/CE in materia di inceneri-mento dei rifiuti”, gli effetti negativi sull’ambiente ed i rischi che ne deri-vano per la salute umana. Il Decreto, entrato in vigore il 28 febbraio 2006, disciplina in particolare:a) i valori limite di emissione (scarichi

in atmosfera e idrici) prodotti dagli impianti di incenerimento e di coin-cenerimento dei rifiuti;

b) i metodi di campionamento, di anali-si e di valutazione degli inquinanti;

c) i criteri e le norme tecniche generali riguardanti le caratteristiche costrutti-ve e funzionali, nonché le condizioni di esercizio degli impianti.

L’art. 8 del D.Lgs. 133/2005, delinea i requisiti di base per l’esercizio degli impianti e dispone che:

- tutte le fasi accessorie al processo di incenerimento (trasferimento e mo-vimentazione interna dei materiali da trattare, pretrattamenti, stoccaggio dei prodotti residui, ecc..), vengano svolte garantendo la riduzione della immissione nell’ambiente degli odo-ri applicando la migliore tecnologia disponibile;

- sia raggiunto il più completo livello di incenerimento dei rifiuti (tenore di incombusti in scorie e ceneri <3% in peso);

- siano garantiti determinati livelli di temperatura ai gas derivanti dal pro-cesso di incenerimento (850 °C per almeno 2 secondi);

- l’impianto sia dotato di bruciatori ausiliari da poter impiegare nelle fasi di avviamento e arresto.

Per quanto concerne il monitoraggio degli inquinanti alle emissioni in at-mosfera, sono previste misurazioni in continuo per NO

X, CO, Polveri totali,

TOC, HCl, SO2, HF, %O

2, Temperatu-

ra, Pressione, Vapor Acqueo, Portata volumetrica.L’autorità competente può autorizzare misure periodiche per HCl, HF ed SO

2

se il gestore dell’impianto dimostra che le emissioni di tali inquinanti non pos-sono in nessun caso essere superiori ai valori limiti stabiliti. Devono invece

essere misurati, con cadenza almeno quadrimestrale, Metalli pesanti, Mer-curio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), Diossine e Furani.I campionamenti, effettuati all’emissione convogliata prodotta dalla linea di ince-nerimento del COSMARI, e le successive determinazioni analitiche hanno avuto cadenza semestrale e sono stati utiliz-zati per la verifica del rispetto dei limiti imposti per i seguenti parametri:- Materiale particellare;- Composti inorganici del cloro

(HCl);- Ossidi di Azoto (NO

2) e di Zolfo

(SO2);

- Metalli pesanti (Cadmio, Tallio, Mer-curio, Antimonio, Piombo, Rame, Manganese, Vanadio, Cromo, Co-balto, Nichel, Arsenico, Ferro, Zinco, Cromo);

- Policlorodibenzodiossine e Policlo-rodibenzofurani (PCDD, PCDF);

- Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA).

Nella tabella di seguito è riportato il grafico delle polveri sottili relativo ai controlli effettuati nel 2008 e nel 2009 dal Servizio Aria del Dipartimento AR-PAM di Macerata.

Valutazione della qualità dell’ariaLa fotolabilità caratteristica delle mo-

ARPA MARCHE

Page 77: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

11

lecole degli IPA, unitamente alle condizioni meteoclimatiche, determi-nano una progressiva riduzione della concentrazione di tali inquinanti nel periodo primaverile, che tende a ri-dursi verso valori quasi nulli in estate. L’incremento delle emissioni dovu-te al riscaldamento domestico (con impianti alimentati con combustibili liquidi e solidi) e la scarsa capacità di rimescolamento dell’aria, favoriscono un incremento degli IPA nel periodo invernale.Al fine di valutare il rispetto dell’obiet-tivo di qualità dell’aria per gli IPA, è necessario calcolare la media mobile dei valori giornalieri registrati nel corso dell’anno per il Benzo(a)Pirene (BaP), indicato dalla normativa vigente come tracciante della globalità degli IPA, e confrontarne l’andamento con il valore di riferimento, pari a 1 ng/m3.I valori della concentrazione giornalie-ra rilevati, per il BaP, si mantengono generalmente al di sotto di 1 ng/m3 e consentono l’elaborazione di un valo-re medio annuale per l’anno 2008 di 0.13 ng/Nm3 per la stazione ubicata nel comune di Tolentino in Contrada Piane di Chienti, e di 0.27 ng/Nm3 per la stazione di Macerata-Sforzacosta e per l’anno 2009 di 0.28 ng/Nm3 per la stazione ubicata nel comune di To-lentino in Contrada Piane di Chienti, e di 0.36 ng/Nm3 per la stazione di Macerata-Sforzacosta.Il valore di BaP rilevato in località Piane di Chienti è tipico delle zone rurali o a bassa densità abitativa e industriale, mentre la concentrazione determinata a Sforzacosta (in via Natali), pur essendo contenuta è comunque influenzata dal consistente traf-fico veicolare presente nella zona.I valori medi annuali, per gli IPA e per i metalli, sono stati calcolati sulla base delle concentrazioni medie giornaliere rilevate (campionamenti di 24 h).L’Arsenico, nelle polveri totali e nella frazione PM10 non è mai stato rilevato in concentrazioni apprezzabili (infe-riore a 1 ng/m3). Il valore obiettivo fissato D.Lgs. 152/2007, recepimento della Direttiva 2004/107/CE, misurato per il tenore totale della frazione PM10 è pari a 6,0 ng/m3.Per quanto riguarda il Cadmio, il valo-re di riferimento, proposto dalla WHO come valore guida è pari a 5 ng/m3 (Air quality guidelines for Europe, II edizione, 2001), ed è analogo al valore obiettivo fissato D.Lgs. 152/2007, rece-pimento della direttiva 2004/107/CE,

valido dal 31 dicembre 2012 e misurato per il tenore totale della frazione PM10 calcolata in media su un anno civile.La media annuale dei valori rilevati du-rante il periodo di monitoraggio (anni 1997-2009) nella stazione sita in locali-tà Piane di Chienti è progressivamente scesa a partire dal 2007 fino a 0.3 ng/m3, mentre per la stazione di Sforzacosta (anni 2003-2009) il valore medio annua-le è sceso nel 2009 a 0.4 ng/m3.Per quanto riguarda il Piombo, il pro-filo dei valori medi annuali elaborati a partire dal 1997, è coerente con la progressiva riduzione del consumo di carburanti per autotrazione con-tenenti additivi piombo-alchilici. Il valore medio annuale rilevato negli anni 2008-2009 è sensibilmente inferiori allo standard di qualità previsto dalla normativa vigente che, a decorrere dal 1° gennaio 2005, fissa a 0.5 µg/m3 il valore limite annuale per la protezione della salute umana.Le determinazioni relative al Cromo si riferiscono all’elemento, presente nelle polveri, come cromo totale ed hanno permesso di elaborare valori medi annuali che mostrano una pro-gressiva diminuzione nel tempo. Per la stazione “Piane di Chienti”, si passa dagli 80.2 ng/m3 misurati nel 2001 ai 9,4 ng/m3 del 2009. I livelli di concen-trazione rilevati contemporaneamente nelle due stazioni di monitoraggio sono confrontabili, così come lo è il valore medio annuale calcolato. I dati a di-sposizione riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, riferiti al cromo totale, indicano per l’aria ambiente li-velli di concentrazione compresi nel range 5-200 ng/m3.Il Mercurio viene determinato presso

la stazione sita in località Sforzacosta a partire dal dicembre 2004.Per l’aria i valori di riferimento so-no quelli previsti dalle linee guida dell’OMS, in particolare il valore con-sigliato per la tutela sanitaria relativa alle esposizioni a lungo termine negli ambienti di vita è 1.000 ng/m3 calcolato come media annuale. Dal confronto dei livelli di mercurio determinati a Sforzacosta con le medie europee, si evince che la zona monitorata rientra pienamente nel range tipico delle aree rurali e presenta concentrazioni irrisorie rispetto al valore guida dell’OMS.L’OMS non ha proposto valori guida per la qualità dell’aria riferiti a PCDD/PCDF (diossine), poiché l’esposizione dovu-ta all’inalazione diretta è generalmente trascurabile rispetto a quella derivante dall’alimentazione. Secondo quanto ri-portato dall’OMS, la concentrazione di PCDD/PCDF stimata nelle aree urbane è di circa 0.1 pg ITEQ/ m3, valori superiori a 0.3 pg I-TEQ/m3 denotano la presenza di significative sorgenti di emissione. Dal confronto tra i dati derivanti dal moni-toraggio e i valori stimati dall’OMS, si deduce che la zona vicina all’impianto del COSMARI presenta valori di tossicità mediamente inferiori a quelli che carat-terizzano un’area urbana.

Il report completo si può scaricare dal sito: www.arpa.marche.it area ARIA se-zione DOWNLOAD

Page 78: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

121

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

di Silvia Barchiesi

Altro che roba da vecchi…L’agricoltura, come il futuro, è un’impresa da giovani!È questo il messaggio che “Future think green”, il progetto promosso dalla Regione Marche nell’ambito delle attività di comunicazione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 e rivolto alle scuole superiori ad indirizzo tecnico agrario, turistico e alberghiero, lancia ai giovani di oggi.Mandare in soffitta il vecchio stereotipo da cartolina di una ruralità statica e tradizionalista è lo scopo del progetto che apre le porte della scuola alla nuova agricoltura del futuro, quella che ha a che fare con le reti, i robot e i computer.Eppure nell’immaginario collettivo dei giovani, l’agricoltura spesso è ben altro.Di qui la necessità di sostituire la visione bucolica dell’agricoltura di ieri con quella tecnologica ed innovativa dell’agricoltura di og-gi, fondando così le basi per la nuova agricoltura di domani.Occorre cominciare a “coltivare” una nuova “cultura rurale” proprio a scuola, affinché la ruralità diventi per i giovani espres-sione delle capacità innovative e imprenditoriali della società della conoscenza, oltre che un nuovo modello “anti-crisi”a cui guardare con interesse, tutt’altro che da snobbare, perchè vin-cente sotto il profilo dell’economia, della qualità della vita e della sostenibilità ambientale.Per questo il progetto affianca ad un’attività formativa mirata un vero e proprio “laboratorio di idee” in grado di coinvolgere in modo diretto, consapevole e creativo quei giovani che si troveranno presto a cercare uno spazio nel mercato del lavoro, stimolando in loro proposte concrete e progetti innovativi legati alla ruralità e all’opportunità che questa offre dal punto di vista professionale.Il progetto, che concluderà la sua prima fase il prossimo marzo, porterà i giovani, studenti di oggi e imprenditori di domani, ad esplorare le “Marche rurali” con i suoi prodotti e le sue bellezze

paesaggistiche, un bagaglio di ricchezze da conoscere e da ap-prezzare, per diventare protagonisti dello sviluppo del territorio in grado di valorizzare il suo potenziale.In questo modo, grazie a “Future think green”, il mondo agricolo riacquista una rinnovata centralità anche a scuola. Il suo modello di sviluppo diventa, oltre che un caso da studiare, un’opportunità a cui guardare con interesse.La figura dell’imprenditore agricolo, ormai lontano dal vecchio stereotipo del coltivatore diretto, diventa un esempio, un mod-ello a cui puntare. Tanti i temi che ruotano attorno alla ruralità che verranno svis-cerati nel corso del progetto dai partecipanti.Agli studenti verrà fornito un kit completo di informazioni e nozioni, comprendente materiali didattici, approfondimenti e una bibliografia essenziale di riferimento, necessari per lo sviluppo dei lavori, oltre che per creare basi innovative e interdisciplinari di pensiero e di ricerca sul mondo rurale.La discussione sulla ruralità di oggi e di domani avverrà principal-mente sul web, in maniera collaborativa e partecipativa.La piattaforma di scambio fra studenti e il Comitato scien-tifico del piano di comunicazione PSR sarà, infatti, il blog “quiblogprsmarche.it”.Al termine del progetto, ogni scuola invierà un proprio elabo-rato in forma scritta, fotografica, audiovisiva o multimediale, sviluppando uno dei temi scelti fra quelli proposti dal concorso. Gli elaborati prodotti saranno, inoltre, oggetto di una capillare azione di citizen journalism e verranno pubblicati su alcune testate locali, sia cartacee che web, oltre che nel blog e nel canale tematico “Future think green” di facebook e youtube. Saranno così proprio i ragazzi a comunicare ai loro coetanei, con i mezzi e i linguaggi che sono a loro più familiari, che l’agricoltura aspetta i giovani!

“FUTURE THINK GREEN”, LA NUOVARURALITÀ SI COLTIVA A SCUOLAPromuovere una nuova cultura della ruralità è l’obiettivo del concorso rivolto allescuole superiori ad indirizzo tecnico agrario, turistico e alberghiero della Regione

Page 79: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

13

di Silvia Barchiesi

LOTTA AL PUNTERUOLOROSSO DELLA PALMA

Approvato il Piano d’Azione regionale per contrastarel’introduzione e la diffusione del Punteruolo Rosso della palma nelle Marche

200 mila euro la cifra stanziata dalla Regione per la realizzazione del Piano

Contro il Punteruolo Rosso che minaccia la Riviera delle Palme di San Benedetto del Tronto (AP) la Regione Marche si mobilita con un Piano d’Azione e stanzia 200 mila euro per contrastare la diffusione del coleot-tero dannoso per molte specie di palma.È quanto ha approvato il Governo regio-nale, su proposta del Vice Presidente e Assessore all’Agricoltura, Paolo Petrini.“La diffusione del punteruolo rosso nel nostro territorio - ha dichiarato l’Assessore Paolo Petrini, commen-tando il provvedimento - crea problemi ambientali ed economici, sia per le dif-ficoltà causate alle attività vivaistiche presenti nelle Marche, che producono e commercializzano diverse specie di palmizi, sia per i possibili riflessi negativi sull’attrattività turistica. Il lungomare di San Benedetto del Tronto, che prende il nome di Riviera delle Palme, così come altre località litoranee del territorio, si caratterizzano infatti per la bellezza del rilevante patrimonio floristico presente. Per questo, aspettando che Roma faccia la sua parte, abbiamo approvato un vero e proprio piano d’azione che coinvolge Regione, ASSAM, ed enti locali”.La lotta al Rhynchophorus ferrugineus, il nome scientifico del coleottero origi-nario dell’Asia meridionale diffusosi poi anche in Medio Oriente, Nord Africa, Australia ed Europa, diventa, dunque, nelle Marche obbligatoria.

Risalgono al 2005 le prime segnalazioni in Italia e nella nostra regione.Il Servizio fitosanitario regionale, i cui compiti sono stati assegnati all’Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare nelle Marche (ASSAM), sin dal 2007 ha segnalato la sua presenza nel Piceno. È principalmente qui, nella zona sud-costiera delle Marche che l’insetto si è maggiormente diffuso causando i mag-giori danni.Tra i Comuni “infestati” dall’insetto noci-vo per le palme troviamo San Benedetto del Tronto, Grottammare, Cuprama-rittima e Monteprandone, tutti nella Provincia di Ascoli Piceno.Le palme ad oggi intaccate dal coleot-tero ammontano a 519, di cui 35 nel 2008, 89 nel 2009 e 395 proprio nel 2010, “annus horribilis” per le palme della nostra regione.Nonostante il recente proliferare dell’in-setto, la lotta al Punteruolo Rosso da parte della Regione Marche non è noti-zia di questi giorni.Con una prima deliberazione, la Giun-ta regionale, nel 2007 aveva stabilito le misure fitosanitarie per il suo controllo e la sua eliminazione, misure poi inte-grate da un successivo atto del 2009, sempre della Giunta, che autorizzava alla potatura sferica di risanamento degli esemplari infestati.Successivamente, l’evoluzione della

normativa ha permesso il tentativo di recuperare le palme, laddove in prece-denza era obbligatorio l’abbattimento. A livello regionale, un Protocollo d’Inte-sa tra ASSAM, Provincia di Ascoli Piceno, Università Politecnica delle Marche e i Comuni interessati ha aperto la strada alle sperimentazioni di interventi alter-nativi all’abbattimento e in particolare all’applicazione di un metodo di lotta integrato, basato sia su specifiche tecni-che di potatura, sia sull’uso di prodotti chimici o biologici. Le stesse sperimentazioni, condotte in altri Paesi europei, hanno indotto la Commissione europea, nell’agosto di quest’anno, a modificare le prescrizioni fitosanitarie d’emergenza. Nell’attesa che la nuova decisione della Commissione 2010/467/UE venga recepita in ambito nazionale da un decreto ministeriale, non ancora emanato, e che venga pre-disposto un Piano d’Azione nazionale al riguardo, la Regione Marche, di fronte all’emergenza, si è attivata con un Pia-no regionale d’urgenza “Piano d’Azione regionale per contrastare l’introduzione e la diffusione del Punteruolo Rosso del-la palma nelle Marche” che prevede la stipula di apposite convenzioni con gli enti locali coinvolti e lo stanziamento di ben 200 mila euro, da assegnare all’AS-SAM, per la lotta al Punteruolo Rosso nelle Marche.

Page 80: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

141

COSMARI

di Luca Romagnoli

È tornata a riunirsi l’Assemblea dei Comuni soci del COSMARI. In apertura di seduta, dopo i saluti del Presidente Ing. Fabio Eusebi, Pierluigi Gorani responsabile CONAI area Centro-nord, si è complimentato con il Consiglio di Amministrazione del Consorzio e con tutti i Sindaci per i risultati raggiunti nella raccolta differenziata e per la qualità dell’impiantistica. “Il COSMARI è un modello d’eccellenza che testimonia a livello nazionale, come un territorio possa fare sinergia, unendo i Comuni di una intera provincia, che lavorano per ottenere successi certi, grazie al porta a porta e grazie ad una gestione integrata di qualità - ha affermato Gorani - CONAI è ben fe-lice, insieme a tutti gli altri consorzi di filiera, di collaborare, nell’ottica del raggiungimento delle finalità dell’accordo ANCI-CONAI, con COSMARI e con tutti i comuni maceratesi.Subito dopo l’Assemblea è entrata nel vivo con l’approvazione del bilancio preventivo 2011”. Alla relazione del Direttore Ing. Giuseppe Giampaoli è seguita l’illustrazione del resoconto del Consiglio d’Ammini-

strazione. Molto articolata è stata la discussione con diversi interventi dei Sindaci presenti.

Il valore della produzione del Bilancio di previsione 2011 del COSMARI ammonta a oltre 31 milioni e 614 mila euro. Gli investimenti sono pari a oltre 21 milioni e 106 mila euro e prevedono 565 mila euro per l’attuazione funzionale degli interventi della raccolta differenziata (contenitori stradali, press container, automezzi, ecc.) e quasi 18 milioni di euro per il completamento ed integrazione degli impianti di recupero e smaltimento di cui per il potenziamento dell’impianto di selezione manuale dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata (3 milioni e 550 mila euro), la ricompensazione ambientale dell’ex discarica di Tolentino (1 milione e 870 mila euro), la realizzazione del primo stralcio della nuova discarica di appoggio (4 milioni di euro), il progetto per la riorganizza-zione e l’adeguamento della linea di trattamento meccanico biologico della frazione organica dei rifiuti urbani (1 milione e 971 mila euro), le opere di ulteriore minimizzazione degli impianti e di inserimento ambientale degli impianti (338 mila euro), il primo stralcio dell’adeguamento della linea di ter-movalorizzazione esistente (900 mila euro), l’attuazione del

AUMENTA IL CONTRIBUTO PER I COMUNICHE EFFETTUANO IL PORTA A PORTA

L’Assemblea dei Comuni Soci approva il Bilancio per il 2011

Ottimi risultati raggiunti nel 2010

Page 81: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

15

primo stralcio dell’impianto di fermentazione anaerobica con valorizzazione energetica della FORSU e della FOS (3 milioni di euro), il primo stralcio dell’impianto fotovoltaico (1 milione di euro), la messa a norma dei centri di raccolta comunali (450 mila euro) e l’impianto di pressatura sovvalli in balle per razionale abbancamento in discarica (900 mila euro).

Da sottolineare che il contributo erogato da COSMARI ai Comuni che effettuano il servizio di raccolta differenziata porta a porta è salito da 180 mila a 360 mila euro. I criteri di riparto saranno in rapporto ai rifiuti trattati. Per quanto concerne le tariffe di smaltimento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati sono state previste tre differenti fasce: • RSU da trattare in impianto conferiti da Comuni senza

raccolta porta a porta (192 euro/t);• RSU da trattare in impianto conferiti da Comuni che

effettuano la raccolta porta a porta (150 euro/t);• RSU da trattare in impianto conferiti da Comuni con meno

di 1.600 abitanti (130 euro/t).

Nel corso dei loro interventi i Sindaci hanno esposto il loro punto di vista circa il contenimento dei costi, evitando aumenti

alle tariffe dovute dai cittadini, l’urgenza di realizzare la nuova discarica comprensoriale a servizio del COSMARI, che si prevede di avere a disposizione entro il 2011 chiudendo l’attuale fase di emergenza. Inoltre tutti I Sindaci hanno rimarcato l’importanza di mantenere l’attuale assetto della struttura consortile e la relativa gestione integrata dei rifiuti, evitando l’attuazione della proposta avanzata dalla Regione che vorrebbe costituire un ATO unico per l’acqua ed i rifiuti, rendendo vana la gestione in house e di fatto compromettendo quanto sinora realizzato in termini qualitativi e di risultati, oltre che occupazionale,dal COSMARI. Infine, è stato apprezzato il fatto di avere a disposizione in tempi adeguati uno strumento certo di previsione che consente, ad ogni amministrazione comunale, di redigere il proprio bilancio con precisione nei costi dei servizi. Il Bilancio di previsione con due emendamenti presentati dai Comuni di Montecassiano, relativo all’utilizzo delle economie per rimborsare i Comuni che nel 2010 hanno avviato il porta a porta e di Tolentino, che ha chiesto l’impiego di fondi certi per il risanamento della propria discarica, è stato approvato con il solo voto contrario dei Comuni di Macerata e Pollenza.

In attesa dell’elaborazione finale dei dati relativi a tutto il 2010, continua a salire la percentuale della raccolta diffe-renziata che lo scorso mese di novembre, su base provinciale, ha raggiunto quota 66,79%.Queste le percentuali dei Comuni dove si effettua la raccolta porta porta: Fiordimonte 87,75%; Matelica 79,95%; Serrape-trona 77,90%; Montecosaro 77,73%; Pievebovigliana 77,64%; Belforte del Chienti 77,31%; Camporotondo di Fiastrone 77,07%; Montelupone 76.77%; Montefano 76,51%; Appignano 76,49%; Esanatoglia 75,99%; Urbisaglia 74,91%; Montecas-siano 74,67%; Morrovalle 73,95%; San Severino Marche 73,65%; Potenza Picena 73,51%; Recanati 72,70%; Corri-donia 72,26%; Monte San Giusto 71,78%; Castelraimondo 71,75%; Caldarola 71,23%; Ripe San Ginesio 70,92%; Treia 70,88%; Sarnano 70,68%; Loro Piceno 69,23%; Mogliano 69,09%; San Ginesio 67,84%; Tolentino 67,47%; Colmurano 66,04%; Camerino 65,19%; Civitanova Marche 64,47%; Pe-triolo 63,95%; Gagliole 64,04%; Porto Recanati 63,31%.

Consorzio Obbligatorio Smaltimento RifiutiSede legale e operativaLoc. Piane di Chienti - 62029 Tolentino (MC)Tel. 0733 203504 - fax 0733 [email protected] - www.cosmari.sinp.net

Page 82: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ENTE

MAR

CHE

NEW

S

Page 83: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

18N° GENNAIO-FEBBRAIO 2011

Page 84: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

SERVIZI SVOLTI:

• Smaltimento in discarica per RSU

• Cernita e selezione rifiuti

differenziati

• Raccolta rifiuti ingombranti

• Raccolta RAEE

• Raccolta RUP

• Raccolta cartucce e toner

• Raccolta agrochimici

• Servizi di Igiene Urbana

• Noleggio container

• Fornitura cassonetti per RSU

• Fornitura sacchetti e secchielli

per la raccolta differenziata

• Realizzazione Ecopunti

Certificazione del sistema di gestione ambientale CSQ-ECO in conformità alle norme

ISO 14001:2004

.

IMPIANTI IN DOTAZIONE

• Piattaforma di tipo “A” per la valorizzazione dei rifiuti secchi provenienti dalla raccolta differenziata

• 4 Centri di Trasferimento RSU indifferenziati e 1 Stazione Ecologica

• Discarica per rifiuti non pericolosi

• Centrale termo-elettrica alimentata da gas di discarica

Sede amministrativa: Via Arco della Posta n.1 Sede operativa: Via S.P. Pedemontana Loc. Cerratina Tel. 0872/716332 email: [email protected] 66034 - Lanciano (Ch) - Fax. 0872/715087 sito web: www.ccsrl.eu C.F. e P.Iva 01537100693

UN VALIDO E QUALIFICATO PUNTO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE PER 53 COMUNI SOCI RICOMPRESI NEL

TERRITORIO FRENTANO, SANGRO-AVENTINO, ORTONESE-MARRUCINO E PER L'INTERA

REGIONE ABRUZZO

Page 85: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

Manifestazioni e ConvegniRiciclabruzzo 2010: + 3% di rd nel primo semestre 2010Alla quarta edizione della convention abruzzese sui rifiuti,lo stato dell’arte del settore fra buone pratiche e rischio emergenzadi Alberto Piastrellini p. 4

Informazione e aggiornamentoApprovato dalla Regione Abruzzo un Avviso pubblicoche apre allo smaltimento dei rifiuti fuori RegioneRifiuti: in arrivo il primo bandoper lo smaltimento extra-regionaleIl Bando è rivolto ad operatori economici interessati alla fornitura di servizi per lo smaltimento di rifiuti fuori Regione ed nel territorio comunitariodi Silvia Barchiesi p. 6

Gestione rifiutiApprovate dalla Giunta regionale le nuove“Direttive in materia di comunicazione dei dati riferitiall’impiantistica regionale per la gestione dei rifiuti”Rifiuti: nuove regole per la comunicazione semestrale dei datiMaggior completezza delle informazioni e maggiorepossibilità di controllo i vantaggi delle nuove disposizionidi Silvia Barchiesi p. 7

Edilizia sostenibileRegione Abruzzo e CNR lanciano le Linee guida per l’edilizia ecologicaL’Abruzzo investe nell’edilizia sostenibilePresentato anche “NovaOikos”, il nuovopolo di innovazione regionale dell’edilizia sostenibiledi Silvia Barchiesi p. 8

CAR.DA Energia SrlSotto il sole d’AbruzzoProblematiche e ruolo degli Enti Pubblici perl’implementazione del solare fotovoltaico e termicodi Alberto Piastrellini p. 10

Parchi e riserveIl Parco Nazionale d’Abruzzo in prima lineaper la conservazione e la gestione del territorioA ECOMONDO per la Presentazione di “Linee Guidasulla riduzione della produzione dei rifiuti in eventinei parchi” il Presidente Rossi e Massimo Fraticelli,collaboratore dell’ORR, fanno il punto della situazionedi Silvia Angeloni p. 12

INDICE

Page 86: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

44

di Alberto Piastrellini

Sotto un cielo scuro e grave di neve, si è svolta, a Pescara, lo scorso 15 di-cembre, presso l’Auditorium “Leonardo Pitrucci” - Museo delle Genti D’Abruz-zo, la IV edizione di Riciclabruzzo, Workshop sui sistemi di raccolta, la rete impiantistica e le opportunità di finan-ziamento.L’iniziativa, organizzata dalla Regione Abruzzo - Assessorato Protezione Civile - Ambiente; in collaborazio-

ne con il Servizio Gestione Rifiuti e l’Osservatorio Regionale Rifiuti, da tempo è confermata quale impre-scindibile appuntamento nel quale la Regione Abruzzo mette a confronto tutti i soggetti pubblici e privati, atto-ri del sistema della gestione dei rifiuti del territorio e di altre realtà nazionali, sulle politiche della gestione integrata dei rifiuti, in particolare sulle attività di recupero-riciclo. L’edizione 2010 ha inteso focalizzare l’obiettivo prioritario di esaminare il ruolo e le attività delle Piattaforme Ecologiche

in esercizio in Abruzzo ed affrontare le diverse problematiche e le criticità. Per la cronaca, sono 9 le Piattaforme autorizzate dalla Regione Abruzzo, ma solo 5 sono quelle in esercizio e gestite dai Consorzi o loro Società. Inoltre, è stato fatto il punto sugli obiettivi raggiunti in materia di raccolta differenziata e riciclo, con la presenta-zione dei dati definitivi riferiti al 2009 (media regionale di Raccolta Differen-

ziata al 24,23%) e ai primi sei mesi del 2010 (media regionale al 27,22%). Un incremento di circa il 3% annuo posi-tivo, ma ancora lontano dagli obiettivi nazionali previsti. “Proprio allo scopo di sensibilizzare maggiormente i cit-tadini abruzzesi sull’importanza delle buone pratiche in materia di raccolta differenziata - aveva affermato prece-dentemente in una nota il Presidente della Regione, Gianni Chiodi - ma anche le amministrazioni locali sulla necessità di dotarsi di strumenti ade-guati per incrementare le volumetrie del

riciclo potenziando, al tempo stesso, la raccolta differenziata di rifiuti urbani, sia quelli provenienti da attività produt-tive che quelli derivanti dai servizi. “Inoltre, data la situazione di partico-lare criticità di numerose discariche presenti sul territorio abruzzese, - ha proseguito Chiodi - promuovere la dif-ferenziata significa anche prolungare la vita degli impianti operanti in re-gione”.

Sono 31 i Comuni abruzzesi che hanno raggiunto o superato l’obiettivo di legge del 2009 (50% di raccolta differenzia-ta) e purtroppo ben 48 quelli che si trovano nella drammatica situazione di avere ancora una percentuale al di sotto del 6% di raccolta differenziata. Inoltre, sono 105 i Comuni che si trovano in una fascia compresa tra il 7% ed il 15%, quindi, con performance di raccolta dif-ferenziata molto modeste. La Regione Abruzzo da anni richiede ai Comuni ed ai loro Consorzi Intercomuna-li un maggiore impegno per potenziare i

RICICLABRUZZO 2010:+ 3% DI RD NEL PRIMO SEMESTRE 2010Alla quarta edizione della convention abruzzese sui rifiuti,lo stato dell’arte del settore fra buone pratiche e rischio emergenza

MANIFESTAZIONI E CONVEGNI

Page 87: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

5

servizi di raccolta differenziata, in quali-tà (caratteristiche merceologiche) ed in quantità (peso e volume), attraverso la promozione, con risorse regionali, dei modelli domiciliari porta a porta.A lanciare lo SOS-rifiuti è stato il dott. Franco Gerardini, Dirigente del Servizio regionale Gestione Rifiuti, il quale, nel proporre ai presenti una riflessione sulle novità normative e pro-cedurali introdotte del D. Lgs. n. 250 del 19/11/2010 (recepimento della Direttiva comunitaria 2008/98/CE sulla gestione dei rifiuti), ha rimarcato la necessità di implementare la Raccolta Differenziata, onde scongiurare il pericolo dell’emer-genza rifiuti in Abruzzo.“Stante una situazione impiantistica che vede la prossima saturazione delle discariche operanti sul territorio - ha dichiarato Gerardini - occorre che tut-

ti, Comuni e cittadini facciano la loro parte affinché venga avviata a riciclo la maggior parte dei rifiuti urbani prodotti, onde prolungare al massimo la capacità di stoccaggio delle discariche per le fra-zioni non altrimenti riciclabili”.• Rivedere la programmazione regio-

nale sull’impiantistica a supporto della RD (Piattaforme più Centri di raccolta e Stazioni Ecologiche);

• completare il Sistema Impiantistico regionale, aumentando, nel contem-po, qualità e quantità della RD;

• superare le criticità gestionali di al-

cuni impianti;• conseguire una gestione unitaria del

sistema;• superare la frammentazione gestio-

nale;• superare la disomogeneità tariffaria;• porre maggior attenzione al mercato

dei materiali riciclati;sono gli ingredienti della ricetta che Marco Famoso, Responsabile Ufficio Attività Amministrative del Servizio Ge-stione Rifiuti della Regione Abruzzo, ha indicato come urgente nel suo inter-vento dedicato al Sistema Impiantistico del Recupero.Benché l’Abruzzo sia la prima regione fra quelle del Centro-sud a crescere co-stantemente nel target di RD, il maggior problema rilevato dagli operatori consta nella qualità dei materiali conferiti.“Purtroppo il materiale in ingresso non è idoneo – ha ricordato il dott. Famoso – le piattaforme presentano una percen-tuale di scarto del 45% evidenziando una raccolta differenziata sommaria e scadente”.A valutare gli aspetti organizzativi, lo scenario dei flussi (problema della loro tracciabilità) e le iniziative necessarie per rafforzare il loro ruolo e la loro efficienza, sono stati altrettanti rappre-sentanti dei Consorzi di Filiera: CONAI, CO.RE.PLA, CO.RE.VE, COMIECO, RI-LEGNO, mentre una riflessione sulla promozione della raccolta differenziata e del riciclo del cartone per bevande alimentari è stata offerta dalla relazione del rappresentante Tetra Pak Italia.Per quanto riguarda la frazione rappre-sentata dai metalli, ha parlato Elisabetta Bottazoli, responsabile area territoriale CONAI, che ha dichiarato: “CIAL e Con-sorzio Nazionale Acciai confermano ampi margini di miglioramento per quanto riguarda i quantitativi raccolti nella regione Abruzzo”.“In Abruzzo ci sono 238 comuni con-venzionati con il nostro Consorzio, circa il 78% del totale per un numero pari a 1.213.193 abitanti – ha dichiarato Mas-simo Di Molfetta, responsabile Raccolta e Promozione sul Territorio CO.RE.PLA – la raccolta dei rifiuti degli imballaggi in plastica sta crescendo e la media raggiun-ta è pari a circa 6 Kg/a per abitante: un buon risultato, comunque molto lontano dalla performance media della regioni del Nord Italia che hanno raggiunto punte di 12-13Kg/a per abitante”.Nel ricordare come “i costi della raccol-ta sono legati non solo ai quantitativi ma anche alla qualità del materiale”, il dott. Di Molfetta ha inteso sottolineare

nuovamente l’efficacia della RD.“Standardizzare i sistemi per standardiz-zare i risultati” è stato l’input lanciato da Massimiliano Vella, del CO.RE.VE., il quale pur rimarcando positivamente il 65% di tasso dei riciclo del vetro rag-giunto in Abruzzo, non ha potuto fare a meno di lamentare “la mancanza di im-pianti di tipo B ed il limite rappresentato dalla separazione a monte dei diversi colori dei manufatti in vetro”.Notizie positive sono arrivate dal rappre-sentante COMIECO, Antonio Ciaffone, che ha ricordato come gli ottimi risultati ottenuti dall’Abruzzo, abbiano la Regione nella linea dei dati nazionali, mentre per ciò che concerne il riciclo degli imballaggi in legno, Antonella Baldacci, del Consorzio RILEGNO, ha ricordato come nel territorio della regione non esistano impianti di ri-ciclaggio e quindi “il materiale raccolto in Abruzzo viene riciclato al Nord”.Ad illustrare i positivi risultati del Protocollo di intesa sottoscritto con CO-MIECO per la promozione della raccolta differenziata e del riciclo del cartone per bevande alimentari derivanti dai brik in Tetra Pak, è stata Fernanda Novellino, rappresentante Tetra Pak Italia.Ricordando come il popolare conte-nitore per liquidi alimentari (75% di carta; 5% di alluminio e 20% di polieti-lene), sia perfettamente riciclabile dopo un’opportuna separazione (esiste una apposita filiera per l’ecoallene PE+Al), la dott.ssa Novellino ha ricordato che sono ben 29 le cartiere italiane che uti-lizzano nel loro ciclo produttivo carta derivante dal riciclo del Tetra Pak, quale esempio virtuoso di un’industria attenta alle esigenze dell’ambiente.A tirare le somme dell’intensa mattina di riflessione è stato lo stesso Dirigen-te SGR, Dott. Franco Gerardini il quale, nel ricordare l’impegno di rial-lineamento alle performance nazionali che la Regione Abruzzo ha inteso in-traprendere da tempo nel merito della corretta gestione e riduzione dei rifiuti, ha ricordato agli astanti: “abbiamo la necessità di ripercorrere la strada di altre Regioni”.“Ci sono difficoltà da superare, ovviamente - ha dichiarato il Dirigente - tuttavia le idee non mancano”.Infine, nel chiamare a raccolta tutti gli stakeholders della filiera dei rifiuti, il dott. Gerardini ha voluto concludere con un appello affinché tutti, operatori, Società, Consorzi, Cittadini ed Istituzio-ni pubbliche, si impegnino a fare la propria parte.

Page 88: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

66

INFORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

di Silvia Barchiesi

Per arginare le attuali criticità in materia di smaltimento rifiuti, la Regione Abruzzo cerca la “soluzione-tampone” oltre i confini regionali.La Regione è già “satura”, molte discariche sono già al limite e quelle ancora operative sono insufficienti. Nella mappa regionale dei rifiuti ad agggiudicasi il bol-lino rosso sono le Province di Teramo e L’Aquila dove il trattamento e lo smaltimento di rifiuti raggiunge vere e proprie punte di emergenza. Ma situazioni di criticità si riscontrano anche in alcuni Comuni della Provincia di Pescara e di Chieti, a causa dell’assenza o comunque dell’insufficienza di impianti complessi in grado di ac-cogliere i rifiuti prodotti.Molte discariche sono già out, mentre la disponibili-tà volumetrica di quelle ancora operative è ormai agli sgoccioli.Di qui la necessità di guardare fuori dai confini regionali per lo smaltimento dei rifiuti urbani.Ad aprire la strada allo smaltimento extra-regione è stata proprio la Giunta regionale che, su proposta del Presi-dente, Gianni Chiodi, ha approvato un Avviso pubblico per l’individuazione di operatori economici interessati alla fornitura di servizi per lo smaltimento di rifiuti fuori Regione ed in territorio comunitario.“È la prima volta in assoluto che la Regione attiva un simile percorso che permette, tramite una procedura ad evidenza pubblica, di ricevere proposte vantaggiose in termini economici per lo smaltimento di rifiuti in caso di emergenza o di particolari criticità, sia all’interno dei confini abruzzesi che fuori Regione e quindi anche in ambito europeo”. Così il Presidente della Giunta regionale Gianni Chiodi ha commentato il primo bando regionale dal respiro europeo in materia di smaltimento di rifiuti, volto a tam-ponare le criticità di una Regione in forte sofferenza.L’urgenza è di scongiurare il collasso, nell’attesa che alcuni impianti di smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi, autorizzati dalla Regione Abruzzo, vengano realizzati. Tra gli impianti previsti, ancora da completare trovia-mo:- la discarica per rifiuti non pericolosi del Consorzio

Comprensoriale per lo Smaltimento dei rifiuti urbani Area Piomba-Fino, in località “S.Lucia” di Atri;

- la discarica per rifiuti non pericolosi di ACIAM SpA, in località “Valle dei fiori” di Gioia dei Marsi;

- la discarica per rifiuti non pericolosi di SOGESA SpA in località “Grasciano” di Notaresco;

- l’impianto TMB della TE.AM. Tec., in località “Zona Industriale” di S. Nicolò.

Per questo, nell’attesa che tali impianti vengano rea-lizzati, di fronte all’attuale saturazione delle discariche esistenti o alla loro inadeguatezza, la Regione ha scelto la strada dello smaltimento extra-regionale, procedendo, tramite un apposito bando, all’individuazione, in caso di effettiva necessità, di operatori economici con idonei requisiti, interessati a collaborare alla gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti nella Regione Abruzzo in forma singola o associata.In particolare, il bando è rivolto ad operatori economici disponibili a fornire servizi per lo smaltimento fuori Re-gione ed in territorio comunitario di rifiuti non pericolosi e, specificatamente, della frazione secca prodotta nei seguenti comprensori territoriali ed impianti di tratta-mento rifiuti di riferimento: - Provincia dell’Aquila (es. Comune dell’Aquila e

Comuni limitrofi, Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinque miglia di Castel di Sangro), per un quantitativo complessivo di circa 30.000 tonnellate all’anno;

- Provincia di Teramo (es. CIRSU SpA di Notaresco, MO.TE Ambiente SpA di Teramo, Unione di Comuni “Città Territorio” Val Vibrata di Nereto, Consorzio Piomba-Fino di Atri), per un quantitativo complessivo di circa 60.000 tonnellate annue;

- Provincia di Pescara (es. Ecologica Pescarese SpA), per un quantitativo complessivo di circa 10.000 ton-nellate all’anno;

- Provincia di Chieti (es. Comuni del Consorzio del Chetino) per un quantitativo complessivo di circa di 10.000 tonnellate annue.

Le manifestazioni d’interesse, la cui ricezione non comporta alcun obbligo in capo all’amministrazione regionale, dovranno pervenire in busta chiusa, in for-mato cartaceo e su supporto informatico, direttamente a mano, a mezzo corriere o per raccomandata A/R entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del presente atto sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo. Una volta giunta all’individuazione degli operatori economici inte-ressati, la Regione Abruzzo si atterrà a tutte le procedure previste dal Codice Ambientale.

Approvato dalla Regione Abruzzo un Avviso pubblico che apre allo smaltimento dei rifiuti fuori Regione

Il Bando è rivolto ad operatori economici interessati alla fornitura di serviziper lo smaltimento di rifiuti fuori Regione ed nel territorio comunitario

RIFIUTI: IN ARRIVO IL PRIMO BANDOPER LO SMALTIMENTO EXTRA-REGIONALE

Page 89: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

7

GESTIONE RIFIUTI

di Silvia Barchiesi

Approvate dalla Giunta regionale le nuove “Direttive in materia dicomunicazione dei dati riferiti all’impiantistica regionale per la gestione dei rifiuti”

Maggior completezza delle informazioni e maggiore possibilità di controllo i vantaggi delle nuove disposizioni

RIFIUTI: NUOVE REGOLE PER LACOMUNICAZIONE SEMESTRALE DEI DATI

Alla criticità del “sistema rifiuti” in Abruzzo, la Regione risponde con la chiarezza e la semplicità delle proce-dure di comunicazione dei dati relativi alla gestione dei rifiuti.L’obiettivo?Uniformare su tutto il territorio regionale, oltre che sem-plificare le modalità delle comunicazioni periodiche relative al movimento dei rifiuti di attività di smaltimento e/o recupero.È quanto prevedono le nuove “Direttive in materia di comunicazione dei dati riferiti all’impiantistica regio-nale per la gestione dei rifiuti”, approvate dalla Giunta regionale con la DGR n. 778 del 11/10/2010 che revoca la vecchia DGR n. 1399 del 29.11.06, non più rispon-dente alle modalità di trasmissione delle informazioni dei soggetti interessati, a seguito dell’evoluzione del quadro normativo.Grazie alla nuova procedura, che prevede la compilazio-ne, con cadenza “semestrale, di apposite “Schede tipo”, specifiche per ogni tipologia di impianto, da inviare per e-mail, preferibilmente con la PEC (Posta Elettronica Certificata), all’ARTA - Direzione Centrale ed all’ARTA - Dipartimento Provinciale territorialmente competente, all’Osservatorio Regionale Rifiuti (ORR) ed all’Osservato-rio Provinciale Rifiuti (OPR) territorialmente competente, sarà dunque possibile poter contare su una maggiore completezza dei dati relativi al flusso dei rifiuti, e quindi, un maggior controllo della situazione. Gli stessi organismi preposti al controllo (Province, AR-TA, Corpi di polizia ambientale, ecc.) al fine di rendere più efficaci le loro attività potranno avvalersi così di un quadro conoscitivo preciso, completo e aggiornato dei rifiuti movimentati in regione e dei loro flussi.Sono 14 le categorie di impianti tenuti all’obbligo di comunicazione semestrale: Categoria 1: Discariche (Discariche per rifiuti non pe-ricolosi, Discariche per rifiuti pericolosi, Discariche per rifiuti inerti, Discariche di servizio ad impianto com-plesso);Categoria 2: Stazioni-Centri (Stazioni o centri di tra-sferenza o conferimento, Stazioni ecologiiche, Centri di raccolta);Categoria 3: Piattaforme Recupero (Piattaforme di recupero Tipo A, Piattaforme di recupero Tipo B); Categoria 4: Impianti di trattamento BB.DD. e RAEE (Impianti di trattamento Beni Durevoli (BB.DD.) e RAEE –domestici e/o non domestici professionali, Impianti di trattamento BB. DD. –domestici e/o non domestici pro-fessionali, Impianti di trattamento RAEE –domestici e/o non domestici professionali);

Categoria 5: Impianti di trattamento meccanico biologico aerobico (Impianti di selezione, Impianti di biostabilizzazione, Impianti di bioessiccazione, Im-pianti di produzione CDR - qualità normale, Impianti di produzione CDR-Q - alta qualità);Categoria 6: Impianti di compostaggio (Impianti di produzione compost qualità riconosciuto dal CIC- Con-sorzio Italiano Compostatori); Categoria 7: Impianti di digestione anaerobica;Categoria 8: Impianti di incenerimento (Impianti di ince-nerimento per RU e CDR, Impianti di incenerimento per RS);Categoria 9: Impianti di recupero energetico di ri-fiuti e/o biomasse;Categoria 10: Impianti di trattamento chimico-fisico e biologico (Depuratori acque reflue urbane, Depura-tori acque reflue industriali, Impianti di trattamento rifiuti); Categoria 11: Impianti di trattamento Veicoli Fuori Uso (VFU);Categoria 12: Impianti di trattamento Pneumatici Fuori Uso - PFU (Impianti di recupero Pneumatici Fuori Uso e Impianti di smaltimento Pneumatici Fuori Uso);Categoria 13: Impianti di gestione PCB;Categoria 14: Impianti di RS non specificati in elenco.

Per ogni categoria, i soggetti titolari e/o gestori delle seguenti tipologie di impianti per il trattamento, smalti-mento e recupero di rifiuti urbani e speciali autorizzati, dovranno compilare, oltre ad una sorta di “Scheda ana-grafica”, un’apposita “Scheda tipo”, specifica per ogni categoria di impianto entro e non oltre il mese succes-sivo del semestre di riferimento.I “nuovi obblighi di comunicazione” si inseriscono nel più ampio processo di informatizzazione delle modalità di comunicazione dei dati ambientali che in Abruzzo sta prendendo piede, seppur in via sperimentale, con il Catasto Telematico Gestione Rifiuti (“CARIREAB”) che punta ad una gestione più efficace, efficiente e puntuale del patrimonio informativo legato al ciclo integrato della gestione rifiuti in Regione, in modo da supportare le at-tività di pianificazione e gestione della Giunta Regionale e degli Enti Locali interessati.

Page 90: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

88

di Silvia Barchiesi

Dopo la devastazione del sisma del 6 aprile 2009, l’Abruzzo guarda alla ricostruzione in chiave sostenibile.L’edilizia ecologica, oltre che una delle priorità del Governo Chiodi, è, infatti, uno degli obiettivi del Protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione Abruzzo e dal Centro Nazio-nale delle Ricerche (CNR) lo scorso 14 luglio.

Il Protocollo, siglato proprio dal Presidente della Regione, Gianni Chiodi e dal Presidente del CNR, Lu-ciano Maiani, dalla durata triennale e rinnovabile, contempla forme di condivisione per tutti gli ambiti della difficile ricostruzione post-sisma.

A sei mesi dalla firma dell’Accordo, lo scorso 13 gennaio a L’Aquila si è svolta la prima riunione operativa per l’attuazione delle misure previste dal Protocollo.Tra queste, spiccano in primis la promozione di azioni per lo sviluppo sostenibile dell’edilizia residenziale e della eco qualità architettonica.L’Abruzzo che si rialza dalle mace-

rie del terremoto volta così pagina e opta per una ricostruzione soste-nibile, ecologica e di qualità. É qui la vera svolta.Complice di questa “rivoluzione edilizia”, oltre alla Regione, è anche il CNR con il suo prezioso supporto scientifico.

“Si comprende l’importanza di que-sta sinergia tra Regione e Cnr - ha spiegato il Presidente della Regione Gianni Chiodi - in un momento cruciale per l’edificazione e la rie-dificazione di immobili nel territorio regionale, tanto che, nelle more dell’approvazione del nuovo Testo di legge per l’Edilizia, contenen-te indicazioni in tal senso, ritengo

necessario anticipare l’avvio delle attività per mezzo della redazione delle Linee guida in collaborazione con il CNR”. “La tragedia del terremoto dell’Aqui-la, poi - ha osservato il Presidente - impone una particolare attenzione

L’ABRUZZO INVESTENELL’EDILIZIA SOSTENIBILE

Regione Abruzzo e CNR lanciano le Linee guida per l’edilizia ecologica

Presentato anche “NovaOikos”, il nuovo polo di innovazione regionale dell’edilizia sostenibile

EDILIZIA SOSTENIBILE

Page 91: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

9

ai processi costruttivi per garantire una migliore qualità di vita alle fa-miglie, con benefici per la salute e risparmi in termini sia economici che energetici, oltre che una maggio-re tutela dell’ambiente circostante”. In particolare, Regione Abruzzo e CNR, tramite l’Accordo, si impegna-no a sostenere e promuovere:• la costruzione di edifici volti ad

assicurare lo sviluppo equilibra-to e sostenibile del territorio e dell’ambiente urbano;

• il risparmio energetico; • l’utilizzo delle fonti rinnovabili ed

il riutilizzo delle acque piovane; • il benessere, la salute e l’igiene

degli occupanti; • l’uso di materiali da costruzione,

impianti, elementi di finitura, ed arredi fissi che non determinino emissioni di gas tossici, particelle, radiazioni o gas pericolosi, non-ché inquinamento dell’acqua e del suolo;

• l’impiego di materiali e manufatti il cui riutilizzo sia possibile an-che al termine del ciclo di vita dell’edificio e la cui produzione comporti un basso bilancio ener-getico.

A vigilare sull’edilizia sostenibile in regione sarà un Comitato di ge-stione paritetico, composto da tre rappresentanti della Regione e tre rappresentanti del CNR, con il com-pito di attivare e coordinare nuove iniziative e politiche di innovazio-ne. Compito del Comitato sarà, inoltre, quello di definire apposite “Linee guida”, ovvero criteri e direttive da seguire in ambito edilizio, proceden-do, successivamente, ad un vero e proprio monitoraggio (con Ordini professionali ed Associazioni di ca-tegoria) per verificare la loro corretta applicazione sul territorio.Ma l’era della nuova costruzione so-

stenibile, in realtà, in Abruzzo è già iniziata. Ne è un esempio NovaOikos, il nuo-vo polo di innovazione regionale dell’edilizia sostenibile. Il progetto, nato da un’idea dell’AN-CE Abruzzo (Associazione Nazionale Costruttori Edili) e del Consorzio ISEA (Consorzio Innovazione, Svilup-po, Edilizia e Ambiente), attualmente in corso di valutazione da parte della Regione, nasce proprio in risposta alla pubblicazione di un bando re-gionale sul finanziamento dei poli. Obiettivo principale del polo sarà quello di coinvolgere l’intera filiera nella ricerca e nell’adozione di un modello abruzzese di edilizia soste-nibile.Insomma, “NovaOikos”, non è altro che il primo passo verso la diffusio-ne in Abruzzo di una cultura della sostenibilità anche nell’edilizia. Si apre così una nuova fase: dopo la devastazione del sisma, la rico-struzione ecologica che punta ad un nuovo modello di città e guarda a L’Aquila come un “laboratorio” in-ternazionale della nuova qualità del costruire e del ristrutturare.“Il progetto - ha sottolineato Giusep-pe Girolimetti, Presidente abruzzese dell’ANCE - ha la finalità di diffon-dere la cultura della sostenibilità nell’edilizia attraverso l’applicazione di nuove metodologie e dei principali protocolli nazionali e internazionali. Significa rispondere alla crescente richiesta di innovazione e qualità progettuali, di accessibilità e sicurez-za, riducendo l’impatto ambientale e garantendo, allo stesso tempo, la conservazione del valore delle costru-zioni sul mercato immobiliare”. “Il progetto - ha precisato inoltre Giuseppe Cingoli del Consorzio ISEA - prevede la creazione di una rete di operatori raggruppati allo scopo di stimolare la crescita qua-litativa dell’intera filiera del settore

edilizio, lo sviluppo e lo scambio di conoscenze e tecnologie innovative tra organismi di ricerca, sogget-ti pubblici e operatori economici, l’applicazione delle competenze di settore a nuovi ambiti per incorag-giare l’apertura di nuovi processi costruttivi”.Al progetto hanno già aderito 97 im-prese abruzzesi, 32 in provincia de L’Aquila, 19 in provincia di Pescara, Chieti e Teramo e 8 extraregionali, operanti nei settori di ingegneria, progettazione e architettura, edilizia, infrastrutture e impianti, recupero e restauro edilizio, bonifiche ambien-tali e attività estrattive e produzione di manufatti, che occupano circa 5.000 addetti e rappresentano il 10-12% degli occupati totali e del fatturato annuo del settore a livello regionale. Ma “NovaOikos” guarda ben oltre la filiera locale dell’edilizia; in realtà, mira ad accedere alla rete internazio-nale dell’edilizia sostenibile.Così si spiegano gli accordi di col-laborazione stipulati con Università, Centri di ricerca regionali, nazionali e internazionali e con circa 80 ricer-catori italiani e stranieri.Fondamentale, inoltre, sarà l’apporto che verrà dall’accordo di collabora-zione con GBC - Green Building Council Italia per l’approfondimen-to del protocollo di certificazione di sostenibilità ambientale LEED (The Leadership in Energy and Environ-mental Design).L’edilizia ecologica in Abruzzo è ancora solo un progetto, ma la Re-gione ha già spinto l’acceleratore sul pedale della sostenibilità e con l’Ac-cordo con il CNR, la costituzione di un Comitato per le Linee Guida e il Progetto “NovaOikos” si prepara al grande salto perché dalla parola, la sostenibilità in edilizia diventi presto realtà.

Page 92: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

10

di Alberto Piastrellini

SOTTO IL SOLE D’ABRUZZOProblematiche e ruolo degli Enti Pubblici per l’implementazione del solare fotovoltaico e termico

1111111111111110000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000011111111111

Prosegue, su queste pagine, la riflessio-ne sui vantaggi derivanti dal ricorso alle tecnologie solari per la produzione pubblica e privata di energia elettrica e calore, che è iniziata nel numero di Ot-tobre 2010 di Regioni & Ambiente (Ndr: pagg 56-57), mercé la prima uscita (in occasione della partecipazione alla Fie-ra ECOMONDO di Rimini, presso l’Area Abruzzo) di uno spazio dedicato alla So-cietà pescarese, CAR.DA Energia Srl.Nell’occasione, avevamo potuto apprez-zare i servizi che CAR.DA Energia è in grado di offrire tanto al piccolo cliente privato, quanto alla grande committen-za pubblica in materia di progettazione, fornitura ed installazione di impianti “chiavi in mano”, financo la consu-lenza tecnico-finanziaria, l’assistenza burocratica e la manutenzione.In questo numero approfondiamo la questione, concentrando l’attenzione sullo stato dell’arte del fotovoltaico nel settore pubblico.A rispondere alle nostre domande è stato il Presidente di CAR.DA. Energia, Bruno D’Antonio.

Dott. D’Antonio, può farci un bilan-cio 2010 relativo all’installazione di impianti fotovoltaici e termici in Italia e in Abruzzo?Alla data di oggi, considerato il netto degli impianti che sono in fase di col-legamento alla rete elettrica, sono stati

installati in Italia 135.701 impianti per un totale di 2.625,1 MWp.Consideri che l’obiettivo del DPR 19/2/2007, detto anche secondo “Conto Energia”, prevedeva 1.200 MWp instal-lati entro il 31/12/2010 e 3.000 MWp installati entro il 31/12/2013.Ad oggi l’obiettivo 2010 è stato più che raddoppiato, a dimostrazione della bon-tà della legge e dell’interesse sviluppato dalle energie rinnovabili, in generale e dal fotovoltaico in particolare.L’Abruzzo rientra ormai nella media nazionale, con riferimento al numero di abitanti in rapporto al numero di impianti installati; resta da lavorare alle dimensioni dell’installato che deve es-sere rivolto ad una maggior dimensione per impianto. Il terzo “Conto energia”, portato dal DPR 24/8/2010 pone come obiettivo al 2013 3.000 MWp installati, mentre il Piano Nazionale per le Rinnovabili fissa al 2020 8.000 MWp installati. Come di facile rilevazione, il traguardo del 31/12/2013 sarà raggiunto prima della fine del corrente anno per cui si renderà necessaria una sanatoria per gli impianti che saranno installati oltre quel-la potenza, ma entro gli 8.000 MWp. In conclusione, il fotovoltaico è ormai entrato nel comune sentire e gli italiani stanno percependo la fonte solare co-me un nuovo modo di produrre energia pulita.

In che misura hanno inciso gli Enti Pubblici?Posso affermare che l’apporto degli Enti Pubblici è stato talmente irrilevante da risultare ininfluente nel conteggio fina-le; sia del punto di vista del numero di impianti realizzati, che come potenza in kW.Purtroppo, proprio gli Enti Pubblici po-trebbero fare molto in questo senso, ma mai come in questi ultimi anni si scon-trano con diffusi problemi di bilancio, soprattutto gli Enti Locali.Infatti, da quando è in vigore il “patto di stabilità”, secondo il quale non si può eccedere in indebitamento (anche se nel caso del fotovoltaico sappiamo che l’indebitamento è fittizio in quanto il co-sto della rata è interamente coperto dal “Conto energia”), i Comuni non possono esporre a bilancio nuovi debiti. Tuttavia, alcuni aggirano questa pro-blematica attraverso leasing, oppure attraverso il meccanismo di finanziamen-to da parte di terzi. Mi spiego meglio: il Comune mette a disposizione gli spazi e pubblica un bando secondo il quale chi si aggiudica la gara prende in carico l’impianto e la sua realizzazione, poi paga al Comune un rimborso (in Euro o in energia erogata) per il valore dell’im-pianto in un termine stabilito di anni.

Quali sono le problematiche princi-pali che un Ente pubblico si trova ad

CAR.DA ENERGIA SRL

Page 93: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

11

affrontare allorquando si approccia alla progettazione/installazione di un impianto fotovoltaico?Intanto abbiamo visto che un primo e diffuso problema è quello rappresentato dalla voce “finanziamento”; poi, c’è il capitolo della gestione vera e propria di un eventuale impianto realizzato, che ha dei prevedibili costi di manutenzione. In questi casi, sempre per il principio che l’Ente locale non può aumentare le spese che aveva in bilancio l’anno precedente, si ritrova nella necessità di fare direttamente quelle operazioni che in genere non sono di competenza dei propri tecnici, quando, invece, la com-plessità e la delicatezza degli impianti fotovoltaici imporrebbe che la loro ma-nutenzione fosse demandata a personale tecnico molto qualificato.In questo senso, CAR. DA Energia ha in carico la manutenzione di diversi impianti da parte di Enti pubblici e, sempre, questi ultimi, non mancano di sottolineare positivamente quanto la nostra Società sia in grado di risolvere ogni tipo di problematica, relativamente ai loro impianti. Si pensi, ad esempio, a quanto si accor-ciano, con noi, i tempi di sostituzione di una parte danneggiata o giunta a fine vita. Se un Ente locale dovesse farlo in proprio, avrebbe bisogno di tutta una particolare procedura burocratica che ha i suoi tempi. Con noi tali ostacoli si superano in tempo reale.

Capovolgiamo il punto di vista. Quali sono le difficoltà che CAR.DA affronta quando si rapporta con la committenza pubblica?Il primo problema è rappresentato cer-tamente dalla lentezza. Sappiamo bene che qualsiasi processo, nel settore pub-blico, abbisogna di tempi che, in quello privato, sono inconcepibili. Faccio un esempio desunto dalla nostra storia: do-po aver vinto una gara d’appalto, dal momento dell’affidamento all’apertura

del cantiere è passato più di un anno! Mi rendo conto, tuttavia, che l’Ente pub-blico deve confrontarsi con procedure e tecnicismi a volte farraginosi, ma pro-babilmente indispensabili.Un altro aspetto problematico è quello relativo al pagamento del lavoro. Spes-so occorrono dai tre ai nove mesi per ottenere il saldo. Se a questi aspetti si aggiunge anche il fatto che ogni Dirigente è molto preoc-cupato dalla possibilità di incappare lui stesso nelle “tagliole” della burocrazia pubblica, si arriva alla constatazione che ogni Ente pubblico è un produttore e un moltiplicatore di documenti e atti dalle tempistiche incerte.

Come si posiziona la Regione Abruzzo per quanto concerne la pos-sibilità di attrezzare i propri tetti con impianti fotovoltaici?Gli Enti Locali abruzzesi sono più o meno attratti dalla possibilità di con-tribuire alla produzione di energia verde?Questo è un fermento che noi operatori notiamo con positività, poi, purtroppo, si ricade nelle problematiche eviden-ziate poc’anzi. Tuttavia, dal punto di vista culturale, il desiderio e la voglia di fare in questo campo aumenta co-stantemente. Tra l’altro, l’Abruzzo ha in qualche ma-niera anticipato la legislazione attuale, perché per gli impianti sui tetti (tanto per il settore pubblico, quanto per il privato), anche di dimensioni ecceden-ti i 200 kW, non serve procedere con l’Autorizzazione Unica. Bastano quei do-cumenti che sono a carico dell’impresa, del Direttore dei lavori e del Progettista, dichiarazioni e certificazioni di parte con le quali si riesce a realizzare rapidamen-te un impianto di discrete dimensioni. Questo ha agevolato di molto lo svi-luppo del fotovoltaico a livello locale, purtroppo solo nel settore privato, per-ché l’Ente pubblico non approfitta in

pieno di questa facilitazione.Per quanto riguarda i piccoli impianti la situazione è leggermente diversa. Ad esempio, le scuole si stanno attrezzan-do con realizzazioni al di sotto dei 20 kW.

A suo avviso quali sono le azioni politiche o gli strumenti di pianifica-zione che potrebbero contribuire ad implementare queste tecnologie?Dal punto di vista politico, gli strumenti che sono stati offerti dal terzo “Conto energia”, fanno star tranquilli operatori e clienti fino a tutto il 2013 e, con una ragionevole “finestra”, fino al 2016. Da un punto di vista spicciolo (mi rife-risco soprattutto a quanto accade negli Enti Pubblici), ci vorrebbe maggior attenzione, da parte del Governo, nel declassare il debito che l’Ente locale potrebbe contrarre per realizzare un impianto, tenendo conto dei vantaggi che derivano al Comune, proprio dal “Conto energia” e dal mancato costo dell’acquisto di energia tradizionale. Questo, purtroppo, non viene detto da nessun rappresentante del Governo e, invece, se il Ministero delle Finanze riu-scisse a produrre una nota nella quale si escludono dal “patto di stabilità” gli im-pianti fotovoltaici, molto probabilmente gli Enti Pubblici partirebbero col piede giusto e con un diverso approccio al problema.

Page 94: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

121

PARCHI E RISERVE

di Silvia Angeloni

Durante le iniziative che si sono svolte presso l’area stam-pa di Marche e Abruzzo alla Fiera ECOMONDO di Rimini (n.d.r per maggiori informazioni si veda il numero di no-vembre di “Regioni & Ambiente”, pag. 22) al termine della Conferenza Stampa “Linee guida sulla riduzione della produzione di rifiuti in eventi nei parchi” abbiamo incontrato Giuseppe Rossi, Presidente del Parco Nazio-nale D’Abruzzo, Molise e Lazio e Massimo Fraticelli, collaboratore dell’Osservatorio Regionale dei Rifiuti, che hanno approfondito la situazione inerente la riduzione dei rifiuti, di cui si è discusso in “Europarc Conference 2010”, la Conferenza annuale tenutasi quest’anno all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con il tema: “Vivere insieme: biodiversità ed attività umane, una sfida per il futuro delle aree protette”.

Dott. Fraticelli, la Regione Abruzzo ha attuato da diver-si anni un percorso di riallineamento della normativa regionale a quella europea, soprattutto per quanto riguarda la produzione di rifiuti e le buone pratiche di gestione: raccolta, riciclaggio, riuso. Il Protocollo che avete sottoscritto con il Parco Nazionale d’Abruz-zo Lazio e Molise è volto al raggiungimento di questo obiettivo della rimozione dei rifiuti durante gli eventi che hanno luogo all’interno del Parco. Ci può spiegare meglio?La nuova Direttiva Europea che riguarda la gestione dei rifiuti prevede fra le azioni prioritarie, proprio la riduzione della produzione dei rifiuti. Il nostro Paese già da tempo è in attesa di un programma nazionale in tal senso. Obiettivo prioritario della Regione Abruzzo è raggiungere un 5% della riduzione dei rifiuti rispetto alla quota riferita al 2005. È importante sottolineare che nel confronto tra i dati del 2009 e quelli del primo semestre 2010, si è evidenziata una lieve riduzione dei rifiuti. Ovvio che questo non è un argomento che può essere analizzato solo da un punto di vista locale. I cittadini possono fare molto, ma la riduzione dei rifiuti si lega agli imballaggi. Questo significa confrontarsi con le grandi aziende, i grandi centri commerciali, il sistema del commercio italiano ed europeo. Anche se, naturalmente, possiamo attuare piccole azioni che risultano utili. Abbiamo iniziato tale sperimentazione in occasione della Conferenza nazionale Europarc: dalla scelta di determinati materiali che favoriscono il riciclo come quelli che rientrano nella categoria “Acquisti Verdi”, all’incentivo della raccolta dif-ferenziata, soprattutto della frazione organica, all’incentivo al compostaggio, all’attenzione della produzione di carta. L’idea di collaborare con un Parco però rappresenta l’ideale, dal momento che il Parco fa parte di quelle strutture che si occupano istituzionalmente di miglioramento ambientale.

Presidente Rossi, quanti Comuni sono compresi nell’aria delimitata dal parco?All’interno dei confini del Parco ne rientrano 7, dislocati in 50.000 ettari. Tuttavia i Comuni interessati al Parco sono 24, poiché il Parco ha un’area attigua molto estesa di 80.000 ettari. È una zona dove, ovviamente, vige la normativa vin-colistica e le attività di conservazione e di tutela sono meno puntuali, meno pregnanti rispetto alla zona centrale. Con alcuni Comuni dell’area contigua arriviamo ai 31 Comuni interessati in modo diretto e indiretto alla realtà del parco, con una popolazione di circa 30.000 persone.

Avete fatto una stima dei rifiuti prodotti all’interno del parco e nelle aree attigue?No, non l’abbiamo fatta recentemente, poiché in realtà non rientra nelle competenze dell’ente Parco, essendo materia delle Amministrazioni Locali, dei Comuni e delle Comunità Montane, che coordinano i servizi di raccolta e di smalti-mento dei rifiuti. Il Parco dà un sostegno, in certi momenti o eventi straordinari, ad esempio come è stato fatto in occasione di Europarc Conference.Ma non credo esista una stima ben definita, poiché vi sono stati dei problemi nella raccolta e nello smaltimento, tant’è che i Comuni si stanno organizzando e qui il Parco parte-cipa con il sostegno anche tecnico con i propri servizi al progetto complessivo. I Comuni stanno ristrutturando una vecchia discarica che non è più efficiente, per superare questi limiti strutturali.

Una domanda per entrambi. Avete già in mente una serie di interventi o di comunicazioni per favorire la possibile replicabilità di questo protocollo e la sua socializzazione con altre realtà regionali e altri par-chi? È assolutamente replicabile risponde - Massimo Fraticelli - sia in altri Parchi, sia presso enti pubblici e privati che vo-gliano organizzare eventi di questo genere. Le Linee Guida che abbiamo prodotto alla fine dell’Europarc Conference possono essere consultate e scaricate facilmente nei due siti internet riguardanti la Regione e il Parco (www.regione.abruzzo.it e www.parcoabruzzo.it), e non è un caso che siano disponibili su siti internet e non su supporto cartaceo, proprio per attuare un’azione virtuosa di riduzione dei ri-fiuti. Chi vuole, scarica solo il materiale di cui ha bisogno, leggendolo prima, senza doverlo necessariamente stampa-re. Anche perché esiste un decreto ministeriale (ndr. D.L. 112/2008 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2008 - Suppl. Ordinario n.152/L, cosiddetto “taglia-carta”), che obbliga gli

A ECOMONDO per la Presentazione di: “Linee Guida sulla riduzione della produzione dei rifiuti in eventinei parchi” il Presidente Rossi e Massimo Fraticelli, collaboratore dell’ORR, fanno il punto della situazione

IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZOIN PRIMA LINEA PER LA CONSERVAZIONEE LA GESTIONE DEL TERRITORIO

Page 95: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

13

enti pubblici dal 1° gennaio 2009 ad una riduzione del ma-teriale stampato del 50% rispetto al 2007. Si tenga presente che la questione della gestione dei rifiuti nei parchi riguarda non solo i residenti, ma anche i turisti. Stiamo valutando la possibilità di estendere il Protocollo a tutte le realtà protette e di sostenere tale azione con maggiori fondi in maniera tale da poter intervenire più efficacemente nei confronti di tutta l’attività turistica che avviene all’interno dei Parchi, stimata in circa un milione di turisti. Se consideriamo tutti e quattro i Parchi, più quello del Sirente Velino, cominciano ad emergere numeri interessanti per attuare questa azione di sensibilizzazione.

(Risponde Giuseppe Rossi)Per quanto riguarda la prima domanda credo questa deb-

ba essere la via da seguire, poiché gli accordi individuali (definiamoli così fra due o tre soggetti) possono essere importanti come esperimenti contingenti in determinate circostanze. Ma sono convinto che si debbano inevitabil-mente fare Accordi più ampi in Abruzzo, se mai riusciremo anche come Parchi a riorganizzarci in un coordinamento regionale attraverso l’Associazione Nazionale dei Parchi (Federparchi), unendo all’interno i 3 grandi Parchi Nazio-nali, il Parco regionale e le venti e oltre riserve regionali protette. L’Accordo potrebbe essere esteso a tutte queste re-altà e coprirebbe oltre il 30% della superficie della Regione Abruzzo. Questo dà l’idea dell’importanza di un’azione del genere. Penso che la Regione, in futuro, debba estendere questo accordo a tutte le realtà. In relazione alla seconda domanda posta, ritengo che il

Immagine invernale del Parco (fonte: www.parcoabruzzo.it)

Page 96: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

141

Parco possa svolgere un ruolo determinante sul piano della sensibilizzazione dell’educazione, non soltanto limitatamente al territorio e quindi ai cittadini del Parco, ma indirizzando i propri messaggi e facendo conoscere le proprie esperienze e le proprie iniziative ai milioni di visitatori che arrivano da tutta Italia e anche dall’estero ovviamente. Essendo questa una delle finalità del Protocollo con la Regione Abruzzo cercheremo di organizzare un’azione di comunicazione e di informazione costante, anche attraverso le strutture dei servizi del Parco (come ad esempio i Centri visita o le Aree attrezzate dove vi è grande affluenza in certe stagioni dell’anno) e, allo stesso tempo, cercheremo di intervenire con un’azione di educazione ambientale sui visitatori e turisti. Questo credo sia un risultato importante, poiché possiamo dare un contributo non soltanto migliorando la situazione del territorio del Parco e dell’area contigua, ma anche di altri territori in tutta Italia dove questi problemi persistono.

Partendo dal presupposto che la gestione dei rifiuti costituisce anche una salvaguardia del territorio e la sostenibilità della gestione del territorio, recentemente a Nagoya i 193 Paesi partecipanti al Forum, hanno sottoscritto il Protocollo che valorizza maggiormente la funzione e il ruolo dei Parchi come il vero e proprio presidio della biodiversità. Al 2020 i Paesi che aderisco-no, dovranno passare dalla media di aree protette del 13% all’obiettivo del 17%. Questo significa che i parchi dovranno avere una maggiore capacità di agganciare altre aree territoriali, se non direttamente ma come vere e proprie aree protette, ma farne un circuito mol-to più ampio. Come si inserisce, Presidente Rossi, il Parco Nazionale d’Abruzzo in questo discorso?Abbiamo cominciato a promuovere questo discorso anche a livello nazionale, addirittura europeo. Il Protocollo è sta-to presentato alla collettività attraverso internet, usando la comunicazione che intercorre quotidianamente con gli altri Parchi. La stessa Europark Federation che ha sede in Germania, come sappiamo ne è a conoscenza. Faremo co-noscere alla Federazione europea anche quello che abbiamo realizzato sviluppando questa iniziativa che non è certo limitata ai 5 giorni di settembre e ottobre scorsi. Questo significa far circolare su tutta la rete dei Parchi europei non soltanto il Protocollo, il documento tecnico, bensì l’invito a fare altrettanto. Per rifarmi a Nagoya, noi in Italia, non siamo lontani da quel 17%, anzi se teniamo in considerazione le Aree protette, tutte le tipologie marine, regionali, le riserve naturali dello stato, le Ragioni ecc. siamo al 20% di territorio protetto. Purtroppo, buona parte, solo sulla carta. Vi è ne-cessità di mettere in campo iniziative serie, concrete e qui ci ricolleghiamo ai problemi finanziari e alla volontà politica.

La realtà italiana, riconosciuta a livello universale per quanto riguarda le aree protette, è all’avanguardia da questo punto di vista, considerando la ricchezza di biodiversità. Il Bel Paese è forse il più ricco d’Europa di biodiversità con una gran varietà di specie censite. Inoltre l’Abruzzo tra tutte le regioni italiane è forse la più ricca.

Presidente, c’è in Italia una cultura del parco secondo lei? Si può affermare che inizia a nascere, ma non c’è ancora, perché la maggior parte degli italiani quando pensano al Parco pensano allo zoo, al recinto dove vedere gli animali. Però comincia ad essere acquisita correttamente dalle nuove generazioni: cresce all’interno delle scuole, non soltan-to perché i ragazzi effettuano gite, escursioni, esperienze con le associazioni ambientaliste che agiscono in questi campi, ma anche con attività di educazione ambientale che i Parchi stanno spingendo molto, fino alle iniziative di volontariato ambientale. Sono tutte iniziative che possono sembrare modeste, se prese individualmente, ma nel sistema costituiscono una realtà interessante, e che, soprattutto, permettono di raggiungere la comunicazione con la socie-tà a tutti i livelli, sia dal punto di vista geografico, sia dal punto di vista sociale e questo ci consente la crescita della sensibilità anche nelle famiglie, e nella maggior parte della popolazione in generale. Però credo che bisognerà lavorare ancora molto per sensibilizzare i visitatori del Parco e per sostenere le istituzioni che gestiscono e amministrano i Parchi che sono quotidianamente, per varie ragioni sotto attacco o per speculazioni materiali, edilizie, turistiche, ideologiche o per interessi di parte.

Le Associazioni venatorie costringono molto spesso le Regioni a legiferare, in maniera tale da contravve-nire alle disposizioni della legislazione comunitaria con continue procedure di infrazione da parte della Commissione UE e sentenze di giustizia dalla Corte europea. Cosa ne pensa, Presidente?Come Parco abbiamo attuato iniziative in merito. Tre anni fa abbiamo organizzato un Convegno nazionale sulla caccia che ovviamente non si può praticare nei Parchi, dal momen-to che i Parchi possono dare un contributo per far sì che l’attività venatoria migliori. Devo dire che il confronto che abbiamo avuto con le Associazioni venatorie, intervenute è stato molto positivo.

Page 97: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

Azienda Consorziale Igiene Ambientale MarsicanaVia Edison 27 (N. Ind.le) 67051 Avezzano (AQ) - Tel 0863 441345 - Fax 0863 440651

[email protected] - www.aciam.it - Numero Verde: 800 220403

Il tuo domani è in buone mani

gestione impianti di recupero e smaltimento rifi uti

gestioni impianti di compostaggio

sistemi di raccolta differenziata

servizi di raccolta rifi uti non differenziati

spazzamento stradale

campagne di comunicazione ambientale

Page 98: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ENTE

ABR

UZZO

NEW

S

DIREZIONE PROTEZIONE CIVILE - AMBIENTE - Servizio Gestione RifiutiVia Passolanciano, 75 - Pescara - Tel. 085.7671 - Fax 085.767.2585 - www.regione.abruzzo.it

Regione Abruzzo

Page 99: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ciano magenta giallo nero

Page 100: RegionieAmbiente gennaio_febbraio 2011

ciano magenta giallo nero

CN/CONV/0969/2010

Free

Ser

vice

Edi

zion

i

Free

Ser

vice

Ed

izio

ni

- Fa

lcon

ara

M. (A

N)

- R

ivis

ta M

ensi

le d

i In

form

azi

one

e A

ggio

rna

men

to d

i C

ultu

ra A

mbi

enta

le -

Pos

te I

tali

an

e s.

p.a

. -

sped

izio

ne

in a

bbon

am

ento

pos

tale

- D

.L. 3

53

/20

03

(co

nv.

in

L. 2

7/0

2/2

00

4 n

. 4

6)

art

. 1

, co

mm

a 1

, D

CB

An

con

a

n°1/

2 G

enna

io-F

ebbr

aio

2011

Ann

o XI

I

n° 1/2GENNAIO

FEBBRAIO2011

Anno XII

€ 7,00