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REGIONE VENETO IN BREVE La Regione ha un’ampia normativa a garanzia dei diritti delle persone con disabilità, volta a garantire la valutazione multidimensionale (tramite la scheda SVAMDI) e la definizione di percorsi individualizzati, finalizzati alla prevenzione e alla diagnosi precoce delle disabilità, alla riabilitazione, all'integrazione scolastica, all'integrazione lavorativa, alla promozione dell'accessibilità, della vita di relazione e della partecipazione attiva alla vita sociale e della comunità. A tal fine prevede la definizione di specifici Piani locali della disabilità; approva e sostiene la realizzazione di strutture residenziali “innovative” (anche centri autismo); prevede il potenziamento di centri diurni e soprattutto sostiene la domiciliarità degli interventi. La Regione ha attivato, inoltre, l'Osservatorio regionale sulla Condizione Anziana e Disabile. In quest’ambito si iscrivono anche gli interventi per le persone con disturbi dello spettro autistico, rispetto alla quale la Regione promuove iniziative, progetti di ricerca e di formazione, attuati in collaborazione tra Regione, professionisti sanitari e sociali, università, enti no-profit e associazioni dei familiari. Altro riferimento importante è costituito dal progetto obiettivo regionale Tutela della salute mentale. La Regione riconosce un contributo a favore dei cittadini veneti che applicano il Metodo ABA. DESCRIZIONE NORMATIVA La Regione ha attivato, in attuazione della legge 104/92, una rete di servizi, a garanzia dei diritti delle persone con disabilità, per la realizzazione dei processi e dei percorsi di integrazione sociale, attivando la rete dei servizi ed interventi finalizzati alla prevenzione e alla diagnosi precoce delle disabilità, alla riabilitazione, all'integrazione scolastica, all'integrazione lavorativa, alla promozione dell'accessibilità, della vita di relazione e della partecipazione attiva alla vita sociale e della comunità. Una delle caratteristiche del modello veneto è la forte integrazione tra programmazione degli interventi e dei servizi sociali e sanitari. “Questo è tanto più valido – ha spiegato- nei confronti delle persone con disabilità che necessitano, come nel caso delle persone con patologie autistiche di una presa incarico da parte dei servizi sanitari e di quelli sociali per essere seguiti in modo individualizzato dalla nascita all’età adulta. Su questa linea la DGR n. 1859 del 13.06.2006 ha approvato le linee di indirizzo per la predisposizione da parte delle Conferenze dei Sindaci e delle Aziende ULSS del Veneto dei Piani Locali della Disabilità per il triennio 2007-2009, che sono stati trasmessi alla Direzione Regionale per i Servizi Sociali per l'accertamento di congruità (ai sensi della DGR n. 4470 del 28.12.2006). i Piani Locali della Disabilità tracciano i percorsi della domiciliarità e della residenzialità, con riferimento alle prestazioni e agli interventi, che i servizi territoriali delle Aziende ULSS e dei Comuni dovranno realizzare e rendere praticabili e che la Regione si impegna a sostenere. Tali percorsi si baseranno sulla valutazione multidimensionale (a questo scopo la Giunta regionale ha approvato con DGR n. 331 del 13.02.2007, la scheda di valutazione per le persone disabili S.Va.M.Di, in seguito integrata con la DGR n. 2575 del 04.08.2009), quale metodo di lavoro multiprofessionale e interistituzionale utilizzato dalle Unità di valutazione multidimensionale distrettuali per la definizione di progetti di intervento individuali. La Regione intende sostenere l’impegno dei territori nella definizione e messa in opera di detti percorsi, fornendo indirizzi per la ridefinizione degli strumenti regolamentari delle Unità di valutazione multidimensionale distrettuali e per la messa a punto di protocolli d’intervento multidisciplinari per specifiche disabilità in età evolutiva, a cominciare dall’autismo. L’obiettivo è quello di potenziare i servizi per le persone con disabilità e di promuovere iniziative per migliorare l’integrazione scolastica, l’integrazione lavorativa, l’indipendenza, la residenzialità. Per le persone con disturbi dello spettro autistico vi è l’esigenza di implementare la rete di servizi specialistici accessibili e omogeneamente diffusi in tutto il Veneto e va potenziato il raccordo tra area sanitaria, sociale e mondo della scuola.

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REGIONE VENETO IN BREVE La Regione ha un’ampia normativa a garanzia dei diritti delle persone con disabilità, volta a garantire la valutazione multidimensionale (tramite la scheda SVAMDI) e la definizione di percorsi individualizzati, finalizzati alla prevenzione e alla diagnosi precoce delle disabilità, alla riabilitazione, all'integrazione scolastica, all'integrazione lavorativa, alla promozione dell'accessibilità, della vita di relazione e della partecipazione attiva alla vita sociale e della comunità. A tal fine prevede la definizione di specifici Piani locali della disabilità; approva e sostiene la realizzazione di strutture residenziali “innovative” (anche centri autismo); prevede il potenziamento di centri diurni e soprattutto sostiene la domiciliarità degli interventi. La Regione ha attivato, inoltre, l'Osservatorio regionale sulla Condizione Anziana e Disabile.

In quest’ambito si iscrivono anche gli interventi per le persone con disturbi dello spettro autistico, rispetto alla quale la Regione promuove iniziative, progetti di ricerca e di formazione, attuati in collaborazione tra Regione, professionisti sanitari e sociali, università, enti no-profit e associazioni dei familiari. Altro riferimento importante è costituito dal progetto obiettivo regionale Tutela della salute mentale.

La Regione riconosce un contributo a favore dei cittadini veneti che applicano il Metodo ABA. DESCRIZIONE NORMATIVA

La Regione ha attivato, in attuazione della legge 104/92, una rete di servizi, a garanzia dei diritti delle persone con disabilità, per la realizzazione dei processi e dei percorsi di integrazione sociale, attivando la rete dei servizi ed interventi finalizzati alla prevenzione e alla diagnosi precoce delle disabilità, alla riabilitazione, all'integrazione scolastica, all'integrazione lavorativa, alla promozione dell'accessibilità, della vita di relazione e della partecipazione attiva alla vita sociale e della comunità.

Una delle caratteristiche del modello veneto è la forte integrazione tra programmazione degli interventi e dei servizi sociali e sanitari. “Questo è tanto più valido – ha spiegato- nei confronti delle persone con disabilità che necessitano, come nel caso delle persone con patologie autistiche di una presa incarico da parte dei servizi sanitari e di quelli sociali per essere seguiti in modo individualizzato dalla nascita all’età adulta.

Su questa linea la DGR n. 1859 del 13.06.2006 ha approvato le linee di indirizzo per la predisposizione da parte delle Conferenze dei Sindaci e delle Aziende ULSS del Veneto dei Piani Locali della Disabilità per il triennio 2007-2009, che sono stati trasmessi alla Direzione Regionale per i Servizi Sociali per l'accertamento di congruità (ai sensi della DGR n. 4470 del 28.12.2006). i Piani Locali della Disabilità tracciano i percorsi della domiciliarità e della residenzialità, con riferimento alle prestazioni e agli interventi, che i servizi territoriali delle Aziende ULSS e dei Comuni dovranno realizzare e rendere praticabili e che la Regione si impegna a sostenere. Tali percorsi si baseranno sulla valutazione multidimensionale (a questo scopo la Giunta regionale ha approvato con DGR n. 331 del 13.02.2007, la scheda di valutazione per le persone disabili S.Va.M.Di , in seguito integrata con la DGR n. 2575 del 04.08.2009), quale metodo di lavoro multiprofessionale e interistituzionale utilizzato dalle Unità di valutazione multidimensionale distrettuali per la definizione di progetti di intervento individuali. La Regione intende sostenere l’impegno dei territori nella definizione e messa in opera di detti percorsi, fornendo indirizzi per la ridefinizione degli strumenti regolamentari delle Unità di valutazione multidimensionale distrettuali e per la messa a punto di protocolli d’intervento multidisciplinari per specifiche disabilità in età evolutiva, a cominciare dall’autismo.

L’obiettivo è quello di potenziare i servizi per le persone con disabilità e di promuovere iniziative per migliorare l’integrazione scolastica, l’integrazione lavorativa, l’indipendenza, la residenzialità. Per le persone con disturbi dello spettro autistico vi è l’esigenza di implementare la rete di servizi specialistici accessibili e omogeneamente diffusi in tutto il Veneto e va potenziato il raccordo tra area sanitaria, sociale e mondo della scuola.

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La Regione ha attivato, inoltre, l'Osservatorio regionale sulla Condizione Anziana e Disabile, affidato all'Azienda ULSS n. 12 Veneziana con DGR n. 3157 del 9 ottobre 2007, che si è rivelato in questi anni di attività uno strumento cognitivo essenziale per la programmazione regionale e la gestione delle politiche sociali, rispondendo con competenza ed appropriatezza alle singole logiche di politica di settore.

La risposta al bisogno sociosanitario delle persone con disabilità grave, è individuata prima di tutto nella rete dei servizi per la domiciliarità, che è costituita dai servizi che assicurano interventi nelle seguenti aree: promozione dell'autonomia personale, Centri diurni, prestazioni a domicilio e di supporto alla famiglia, sostegno economico e sollievo. In particolare, per quanto riguarda gli interventi di promozione dell'autonomia personale sono previsti gli interventi per l'acquisizione e il mantenimento di autonomie personali che permettano di migliorare le capacità di relazione e di partecipazione alla vita sociale e lavorativa e di integrazione sociale.

La Regione, con DGR n. 3792 del 02 dicembre 2008 “Approvazione progetti di sostegno al sistema di offerta per persone non autosufficienti e disabili”, ha deciso di sostenere sostenere il progetto "Centro educativo pomeridiano per il trattamento dei disturbi pervasivi dello sviluppo di tipo autistico", presentato dall'Azienda ULSS n. 10. Il progetto prevede l'attivazione di un laboratorio pomeridiano, quale momento di sperimentazione per l'inclusione dei bambini con autismo, con operatori adeguatamente formati (attraverso specifici corsi) secondo percorsi di coinvolgimento dei soli bambini autistici per attuare interventi personalizzati e di coinvolgimento dei compagni di classe, dei fratelli, dei genitori in una sorta di ludoteca aperta.

La Regione, inoltre, riconosce, con l’art. 25 della L.R. 9 del 2005, la valenza socio-sanitaria dei c.d. “servizi innovativi” a sostegno della disabilità, tra cui centri per l’autismo e costituisce, a tal fine, uno specifico fondo regionale per la realizzazione di strutture residenziali destinate all’accoglienza temporanea, al sollievo alle famiglie ed al sostegno degli operatori. Dall’anno 2006, pertanto, la Giunta regionale approva e assegna annualmente risorse per la realizzazione di strutture innovative per la disabilità, compresi centri per l’autismo. (DGR n. 2333 del 28.07.2009, per l’esercizio 2009)

La legge regionale n. 6 del 22 febbraio 1999 e successive modifiche ed integrazioni “Contributi ai cittadini veneti portatori di handicap psicofisici che applicano il metodo Doman o Vojta o Fay o ABA”, ha disposto che la Regione partecipi con la concessione di un contributo alle spese sostenute da cittadini portatori di handicap psicofisici residenti in Veneto che si avvalgono del “Metodo Doman o Vojta o Fay o ABA”. In attuazione della legge, ogni anno la Giunta regionale attribuisce alle ULSS il necessario contributo e indica i principali requisiti e le modalità applicative al fine di assicurare la concessione di tale contributo in modo uniforme in tutto il territorio regionale (DGR n. 864 del 31.03.2009 per l’anno 2009).

La Regione del Veneto si sta via via nel tempo dotando di metodologie di ricerca e analisi della domanda/offerta ai bisogni/servizi sociali, sanitari e socio-sanitari della popolazione, di particolare rilevanza per le finalità conoscitive che tali strumenti di ricerca permettono di raggiungere.

Per quanto riguarda la tutela della salute mentale la Regione ha adottato, in attuazione del Piano socio-sanitario regionale 1996-1998 (L.R. n. 5 del 1996, art. 18), il “Progetto obiettivo regionale per la tutela della salute mentale” (DGR n. 4080 del 2009. Il Progetto fa proprio l’approccio della psichiatria di comunità, le cui linee di base sono: l’integrazione fra aspetti ospedalieri e territoriali; la continuità fra i diversi momenti dell’intervento: prevenzione, terapia, riabilitazione, reintegrazione sociale; privilegio degli interventi nell’ambito della comunità con attenzione alla rete familiare e sociale. Il modello operativo adottato è quello dell’organizzazione dipartimentale, articolata in una rete integrata di servizi secondo una logica di psichiatria di comunità: il compito del Dipartimento di salute mentale è la promozione della salute mentale e la cura di ogni forma di malattia mentale, nei tempi necessari per concludere il trattamento, privilegiando la prevenzione e la cura personalizzata ed operando principalmente sul territorio. I Dipartimenti sono presenti in ogni Azienda ULSS ed articolati in Unità operative ciascuna organizzata in una componente ospedaliera e in una componente territoriale.

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Nel 2005 con Delib.G.R. n. 373 successivamente aggiornata con Delib.G.R. n. 1720 del 2008 è stata istituita la Commissione regionale per la salute mentale, che è diventata referente culturale scientifico e sociale per le proposte e le attività concernenti la salute mentale nel territorio. Il Piano regionale dei servizi alla persona e alla comunità 2003-2005 ribadisce che il Progetto obiettivo regionale salute mentale si conferma asse portante della organizzazione regionale per la promozione della salute mentale della popolazione, ma mette in evidenza delle criticità e individua obiettivi di salute mentale e le azioni da intraprendere. La regione ha approvato un ulteriore aggiornamento della programmazione di settore: Delib.G.R. 14 luglio 2009, n. 105/CR e Delib.G.R. 9 marzo 2010, n. 651 – Progetto Obiettivo Regionale per la Tutela della Salute Mentale – triennio 2010-2012. La Regione sostiene diversi progetti ed iniziative, corsi di formazione ed eventi, svolti in collaborazione tra i diversi attori, come Regione, Aziende sanitarie locali, Università (tra cui quella di Verona, scuola di Specializzazione di Neuropsichiatria Infantile dell'Università di Padova), Enti no-profit e Associazioni di Genitori del territorio e del Veneto.

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LE NORME

Legge regionale 3 febbraio 1996, n. 5 - Piano Socio-Sanitario regionale per il triennio 1996-1998

Capo V - Progetti obiettivo ed azioni programmate

Art. 18

Progetti obiettivo ed azioni programmate.

1. La Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, entro centoventi giorni dall'entrata in vigore della presente legge, aggiorna, secondo quanto esplicitato nel documento d'indirizzi, i progetti-obiettivo di cui alla legge regionale 20 luglio 1989, n. 21 riferiti a:

a) tutela della salute delle persone anziane;

b) prevenzione e tutela dell'handicap;

c) tutela della salute mentale:

d) tutela materno-infantile;

e) prevenzione e cura delle tossicodipendenze.

2. In particolare, i provvedimenti attuativi dei progetti obiettivo di cui alle lettere c) ed e) del comma 1 prevedono l'istituzione del dipartimento per la salute mentale e del dipartimento delle dipendenze, entrambi di tipo funzionale per obiettivi, in armonia con quanto previsto dall'articolo 24, comma 5, lettera a) della legge regionale 14 settembre 1994, n. 56. I medesimi provvedimenti definiscono altresì le metodologie di intervento e specificano i criteri di organizzazione e localizzazione delle strutture dipartimentali. Tali dipartimenti sono funzionalmente inseriti in un distretto.

3. Entro centoventi giorni dalla entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, provvede ad aggiornare i programmi di cui alla legge regionale 20 luglio 1989, n. 21 in materia di:

a) prevenzione e cura delle malattie oncologiche;

b) trapianti e prelievi d'organo e di tessuto;

c) assistenza ai pazienti nefropatici cronici;

d) prevenzione e monitoraggio dell'AIDS e delle malattie infettive con priorità relativamente all'assistenza psicologica e domiciliare alle persone affette da infezione HIV;

e) prevenzione e cura delle coagulopatie congenite.

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Delib.G.R. 22 dicembre 2000, n. 4080 - Progetto obiettivo per la tutela della salute mentale. Aggiornamento (art. 18, comma 1 e comma 2, L.R. n. 5/1996)

Allegato

Progetto obiettivo per la tutela della salute mentale.

(Legge Regionale 3 febbraio 1996 n.5 - Piano Socio Sanitario Regionale per il triennio 1996-1998, art. 18, commi 1 e 2)

1. PREMESSA

È in atto una profonda trasformazione culturale, strutturale ed organizzativa del sistema sanitario veneto. Tre grandi direttive si delineano nell'organizzare e garantire i livelli essenziali di assistenza indicati dal PSSR 96/98 (L.R. n. 5/1996);esse sono: integrazione tra i servizi, territorializzazione della erogazione e sviluppo della prevenzione. Tre sono poi i luoghi istituzionali che la L.R. n. 56/1994 individua come preposti alla erogazione dell'assistenza sanitaria: il Distretto Socio Sanitario, il Dipartimento di Prevenzione e l'Ospedale. La loro individuazione tende a garantire luoghi e tempi certi per l'accesso alle prestazioni e risposta, e rilevabile e valutabile, al bisogno di salute psicofisica della popolazione, secondo livelli almeno pari a quelli essenziali previsti dalla programmazione sanitaria nazionale, con risultati attesi e valutabili.

Un obiettivo strategico del PSSR 96/98 è individuato nella redistribuzione della suddivisione della quota capitaria a favore della medicina preventiva e territoriale e nella valorizzazione del Distretto Socio Sanitario come ambito privilegiato di integrazione operativa e di coordinamento con i soggetti attuativi del Piano di Zona (strutture pubbliche, private e del privato/sociale, accreditate). Il Piano di Zona dei servizi sociali, che viene elaborato - con il supporto del Direttore dei Servizi Sociali - ed approvato dal Sindaco o dalla Conferenza dei Sindaci, è lo strumento privilegiato per conseguire l'integrazione istituzionale delle politiche sanitarie, socio - sanitarie e sociali, integrazione che operativamente a livello dei servizi viene organizzata tramite i due strumenti opzionali della delega di esercizio di funzioni all'Azienda ULSS o la stipula di accordi di programma tra Comuni convenzionati in ambito distrettuale e aziende socio - sanitarie. Nel Distretto si realizza il Piano di Zona e il Distretto è il centro di coordinamento per tutti i servizi dell'Azienda ULSS.

Obiettivo fondamentale dell'intervento della sanità regionale veneta è la promozione e tutela della salute in generale, e mentale nello specifico. In tal senso l'azione di prevenzione primaria viene posta in primo piano nel processo organizzativo ed erogativo, nonché formativo. La promozione e tutela della salute mentale, nonché la cura della malattia mentale, vengono decisamente ribadite come distinte dal controllo sociale.

La promozione e tutela della salute mentale, si realizzano anche mediante la possibilità di usufruire di risposte, in un contesto di continuità terapeutica, al bisogno sanitario e sociale espresso dalla sofferenza mentale. Tale modalità è elemento qualificante il processo di cura e garanzia del rispetto dei diritti del cittadino.

2. FUNZIONI E ATTIVITÀ DEL DIPARTIMENTO DI SALUTE M ENTALE

In tutte le Azienda ULSS deve essere attivato il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) entro i sei mesi successivi alla entrata in vigore del presente documento.

Il Dipartimento di Salute Mentale si configura nelle fondamentali funzioni d'équipe psichiatrica che sono individuate in Delib.G.R. n. 740/1999.

La Delib.G.R. n. 751/2000 e altri provvedimenti forniscono ulteriori strumenti per la attivazione delle strutture e delle funzioni delle équipe psichiatriche.

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Ciò premesso si precisa che nell'area geografica di ogni Azienda ULSS (comprese quelle di Padova e Verona nelle quali, per la presenza delle rispettive Aziende Ospedaliere, il DSM è interaziendale), esiste una unità dipartimentale unica, a direzione unica, facendo normalmente coincidere a normativa vigente il Referente di Area Tutela della Salute Mentale con il Coordinatore nonché Responsabile del Dipartimento. Il Coordinatore - Responsabile del Dipartimento di Salute Mentale (DSM), è un medico psichiatra, di norma dirigente di secondo livello. È nominato con incarico a termine e rinnovabile, dal Direttore Generale. Mantiene attività clinica diretta in una delle équipe dei DSM e coordina i responsabili delle équipe, non limitando tuttavia la loro autonomia decisionale clinica.

Ogni dipartimento di salute mentale propone il proprio regolamento, in conformità alle linee guida strategiche assunte dalla direzione generale aziendale, la quale, esaminatolo, lo approva ed adotta. Il regolamento del DSM deve essere adottato dal Direttore Generale entro tre mesi dalla istituzione del DSM e deve prevedere un proprio consiglio di DSM con funzioni di indirizzo, programmazione e verifica interne, rispettoso delle singole complessità locali e composto da membri di diritto (tutti i Direttori di équipe ed almeno uno psicologo) ed elettivi, con particolare riguardo a esponenti della conferenza dei sindaci.

Del consiglio di DSM faranno necessariamente parte anche le associazioni dei familiari dei pazienti, le quali dovranno essere rappresentate su base elettiva, se formalmente presenti nell'area del DSM medesimo, mediante un rappresentante con diritto di voto sulle tematiche di interesse socio - sanitario per ogni associazione; nonché un rappresentante delle cooperative sociali se convenzionate e/o accreditate con l'Azienda ULSS.

A livello locale saranno eleggibili nel consiglio di DSM i rappresentanti delle associazioni le cui sedi locali siano state accreditate dalle associazioni dei familiari riconosciute in Regione ed iscritte all'albo regionale, così come, potranno interagire direttamente con la Regione solo le associazioni dei familiari iscritte all'albo regionale con almeno una delle loro sedi locali. Il consiglio di DSM si riunisce almeno tre volte l'anno.

Il regolamento di DSM, in quanto espressione partecipata e condivisa nella locale Azienda ULSS, della migliore organizzazione per la più congrua erogazione della cura alla malattia mentale, è condizionante la organizzazione connessa alle autonomie interne delle singole équipe psichiatriche componenti il DSM medesimo, mantenendo l'attenzione in maniera prioritaria, e professionalmente responsabile, sui pazienti gravi, a lungo decorso, non autosufficienti, nel rispetto dei principi e delle linee guida del presente progetto obiettivo.

A capo di ogni équipe psichiatrica viene preposto, su nomina del Direttore Generale dell'Azienda ULSS, un dirigente medico psichiatra, in armonia alla normativa vigente. Egli ha il compito di organizzare, sovraintendere e coordinare dall'interno, l'attività dell'équipe che dirige, secondo la normativa vigente. A Padova e a Verona il responsabile del DSM viene nominato dal Direttore Generale dell'Azienda ULSS o dell'Azienda Ospedaliera, di intesa con il Preside della facoltà di Medicina e tenuto conto di eventuali specifiche previsioni contenute nel protocollo di intesa tra Regione ed Università.

Perseguendo la risposta e la soddisfazione del bisogno di salute mentale della popolazione servita, i risultati attesi derivanti dall'attività del DSM in toto, devono rappresentarsi come percepibili (in quanto a tempestività e appropriatezza dell'attività), nonché valutabili (in quanto ad efficacia ed efficienza della stessa).

3. STRATEGIA DI INTERVENTO DEL DIPARTIMENTO DI SALU TE MENTALE

Mediante una organizzazione dipartimentale concertata unica, territorialmente integrantesi in modalità funzionale con i servizi socio sanitari dell'Azienda ULSS, e globalmente coordinata nei diversi presidi di erogazione, si deve realizzare:

1) una diffusa e completa tutela della salute mentale, negli ambiti preventivo, terapeutico e riabilitativo, con risultati rilevabili e valutabili da appositi indicatori;

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2) la promozione, il mantenimento e la attuazione di progetti di formazione e aggiornamento degli operatori, nonché di sensibilizzazione ed informazione alla popolazione residente, coerenti con le finalità anche preventive del Progetto Obiettivo.

Il compito del DSM è la promozione della salute mentale e la cura di ogni forma di malattia mentale, nei tempi necessari per concludere il trattamento, privilegiando la prevenzione e la cura personalizzata ed operando altresì primariamente sul territorio.

Il nucleo centrale e strutturale del DSM è costituito dalla équipe psichiatrica multidisciplinare integrata. La componente strutturale del DSM ha il compito di operare facendo in modo che, sin dalla presa in carico del paziente, la conclusione del processo di cura sia realmente possibile, non appena siano stati raggiunti gli obiettivi terapeutici specifici. Attraverso la unità operativa distrettuale (già composta di base dal responsabile del distretto socio - sanitario, da un infermiere professionale, dal medico di medicina generale dell'utente e dall'assistente sociale competente per zona), integrata dallo psichiatra referente del caso, è da prevedersi anche la valutazione multidimensionale delle persone con disagio mentale al fine di promuovere localmente la sperimentazione di forme di assistenza domiciliare integrata psichiatrica (ADIP), non direttamente gestite dalle équipe psichiatriche del DSM (alle quali équipe rimane comunque assegnata la responsabilità clinico - progettuale dell'ADIP attivata per il caso valutato).

Il DSM si compone di strutture che abbiano iniziative dirette o indirette per la promozione o tutela della salute mentale. Queste altre realtà concorrono a configurare la componente orizzontale e funzionale del DSM. Quanto al DSM, l'interazione tra le sue componenti strutturale e funzionale dovrà essere congruente con gli obiettivi dei piani di zona localmente definiti e comunque disciplinata dal regolamento interno del DSM.

Alla figura professionale del medico ed alle altre figure professionali abilitate alla cura, che concorrono nell'équipe alla determinazione ed attuazione della presa in carico psichiatrica, è data la responsabilità della cura e delle risorse assegnate, secondo le modalità contenute nelle linee guida di seguito specificate. L'esercizio della responsabilità viene valutato dagli indicatori definiti dal presente progetto obiettivo nonché da ulteriori strumenti valutativi definiti dal Dipartimento stesso.

Il DSM ha funzione di coordinamento progettuale - programmatico delle équipe pluriprofessionali psichiatriche, essendo queste ultime, in grado di farsi carico dell'intera domanda psichiatrica (preventiva, diagnostica, terapeutica e riabilitativa). Tale funzione di coordinamento garantisce la integrazione concertata, interna ed esterna, la continuità assistenziale e la migliore efficienza operativa del processo di cura; conseguentemente un contenimento dei costi di gestione.

Le équipe psichiatriche pluriprofessionali si configurano come Unità Operative Autonome dotate di responsabilità economica (relativamente alla spesa generata), interagenti tra loro, con i Distretti Socio Sanitari, il Presidio Ospedaliero ed il Dipartimento di Prevenzione, secondo le linee guida concordate in seno alla organizzazione del Dipartimento di Salute Mentale, linee guida approvate dal Direttore Generale.

Le équipe psichiatriche sono responsabili, dal punto di vista terapeutico ed organizzativo, delle strutture assegnate, del raggiungimento degli obiettivi di budget concordato e della efficacia dei percorsi terapeutici selezionati tra quelli possibili; il tutto attivato (strutture, budget ed attività clinica) per rispondere al bisogno di salute mentale dell'utenza. Il responsabile dell'équipe gestisce lo specifico ed assegnato documento di budget, nell'ambito dei DSM (strumento organizzativo funzionale unico), e in armonia con gli obiettivi generali della direzione strategica dell'Azienda ULSS.

I responsabili di ogni Unità Operativa psichiatrica (équipe), concordano con il responsabile del DSM il documento di budget del DSM; quest'ultimo acquisisce anche il parere delle sezioni locali delle associazioni dei familiari, purché iscritte direttamente all'albo regionale, oppure, accreditate dalla associazione con medesima sigla iscritta all'albo predetto con almeno una delle sue sedi. Il documento di budget è l'insieme delle azioni ed obiettivi per la cui realizzazione sono individuate ed assegnate, dalla direzione strategica

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dell'Azienda ULSS, risorse organizzative per la cui valutazione di uso ed esito sono preventivamente precisati e dichiarati, da tutte le parti coinvolte, i risultati attesi, nonché gli indicatori assunti per verificarli.

Nel documento di budget elaborato e concordato vengono definite le risorse organizzative assegnate alle singole équipe del DSM, per la organica e coordinata attività di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, ovvero, per la prevenzione, cura e riabilitazione, rispettivamente. Il responsabile dei DSM discuterà allora il documento di budget con i referenti dei tre luoghi organizzativi previsti per la erogazione dell'assistenza sanitaria (Distretto, Ospedale, Dipartimento di Prevenzione, nelle figure del responsabile del coordinamento dei distretti, del dirigente medico del presidio ospedaliero, nonché del responsabile del dipartimento di prevenzione), e quindi successivamente lo contratterà con la direzione strategica dell'Azienda ULSS.

La Regione Veneto verifica che, nell'arco di validità del piano sanitario regionale, nel complesso delle Aziende ULSS sia effettivamente raggiunto l'utilizzo del 5% del fondo sanitario regionale per la cura dei malati psichiatrici.

Il raggiungimento degli obiettivi di budget è sistematicamente verificato. Entro il mese di febbraio di ogni anno viene inoltre obbligatoriamente redatta dai responsabili di ogni équipe e dal responsabile del DSM, una relazione annuale che riporta per il DSM nel suo complesso e per le singole équipe che lo compongono, le attività svolte, i costi sostenuti, i risultati e progressi raggiunti, rispetto agli obiettivi annuali concordati e dichiarati, nonché lo stato dei rapporti con le altre strutture pubbliche e private accreditate esistenti nel territorio e con le rappresentanze dei pazienti e dei loro familiari.

Affinché il dipartimento possa esprimere le sue competenze deve avere la disponibilità di uno staff congruente alle dimensioni e complessità del DSM medesimo e comunque, al minimo, formato da:

* una unità amministrativa, almeno di settimo livello, a disposizione dell'ufficio di area dipartimentale di afferenza del responsabile del dipartimento

* due o più dirigenti compreso uno psicologo di professionalità sanitaria scelti dal responsabile del DSM per svolgere part - time funzioni, oltre a quelle istituzionali previste e svolte dagli stessi nelle équipe psichiatriche di appartenenza, di supporto organizzativo e scientifico al DSM stesso (realizzato anche attraverso l'utilizzo di eventuale centro studi e documentazione dei DSM).

Il Direttore Generale di Azienda ULSS è garante della attivazione di tale specifica segreteria. Ogni Direttore Generale, sentito il responsabile del DSM, dovrà inoltre esplicitare nella carta dei servizi sanitari la composizione delle équipe e delle strutture operative psichiatriche in attività, il relativo orario, il personale in servizio, le finalità preventive, clinico - diagnostiche e terapeutico - riabilitative e le modalità generali per accedervi (vedasi anche cap. 8).

Si è nel tempo osservato che le équipe hanno dovuto rispondere ai bisogni sanitari e sociali di casi nei quali d norma non sussiste diretta e primaria competenza specialistica psichiatrica. Ciò si è verificato prevalentemente nelle aree handicap, anziani, tossicodipendenti, persone nella fase terminale della vita e, più in generale, con i soggetti deboli. Per queste aree sono in corso di approvazione i rispettivi progetti obiettivo.

In tali situazioni la funzione organizzativa integrata del DSM garantirà il supporto di consulenza specialistica eventualmente richiesto. Ciò in armonia al dettato del D.P.R. 10 novembre 1999. La risposta, sanitaria e sociale, a tale utenza andrà comunque garantita tempestivamente dalle Aziende ULSS attraverso la più complessiva rete operativa distrettuale. Nei casi di incerta competenza, il responsabile del distretto convocherà gli specialisti competenti per la presa in carico del paziente, che dovrà essere comunque garantita e realizzarsi in rapporto alla patologia stabilmente prevalente anche per le eventuali esigenze residenziali e/o semiresidenziali.

Fermo restando quanto previsto dagli artt. 17, 22 e 23 della L.R. n. 56/1994, nonché dell'art. 18 della legge n. 5/1996 PSSR, il DSM non è subordinato, né dipendente dall'ospedale, dal distretto socio - sanitario o dal dipartimento di prevenzione. Il DSM è forma organizzativa che, mediante il suo coordinatore responsabile, si

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rapporta alla direzione aziendale, alla pari con le predette altre strutture e forme organizzative proprie dell'Aziende ULSS (senza con questo farlo coincidere con le strutture primarie della L.R. n. 56/1994). Il rapporto è regolato altresì dalle linee guida strategiche dell'Azienda ULSS e dai dispositivi di legge in vigore, anche in tema di finanziamenti per la tutela della salute mentale (vedasi pure cap. 11). Almeno su tali parametri si determineranno i documenti di budget per DSM ed équipe psichiatrica.

Nella costruzione del documento di budget, la conoscenza e la condivisione degli obiettivi comuni è il risultato di accordi orizzontali tra i responsabili delle unità operative che cooperano nella stessa area di salute (cioè tra i Direttori delle équipe psichiatriche rappresentati dal Responsabile di DSM) e il Responsabile del Coordinamento dei Distretti Socio Sanitari, di Presidio Ospedaliero e di Dipartimento di Prevenzione.

In tale contesto l'autonomia dei responsabili delle unità operative (psichiatriche e non) si condiziona reciprocamente nella fase di definizione degli obiettivi strategici dell'Azienda ULSS e dei distinti documenti di budget. Da essa scaturiscono i vari momenti dei processi preventivi, terapeutici ed assistenziali, e la formalizzazione dei relativi accordi orizzontali con protocolli di intesa che specificheranno gli obiettivi e le responsabilità attribuibili a ciascuna unità operativa. Le attività così formalizzate e programmate formeranno una base aggiuntiva per la costruzione dei budget delle stesse unità operative coinvolte.

La proposta di budget di ogni singola unità operativa in ambiti distrettuali diversi dovrà comprendere la stretta componente relativa alla attività istituzionale specialistica ordinaria (nucleo di risorse organizzative centrale; per la branca specialistica di psichiatria, il 4% almeno del fondo sanitario regionale ex L.R. n. 3/1998, per giungere al 5% nell'arco temporale di validità del piano sanitario regionale), con un addetto ogni 1500 abitanti (il parametro non include il personale operante presso le strutture derivante dagli ex o.p.). Potrà inoltre comprendere una ulteriore componente derivante dagli accordi orizzontali tra le diverse unità operative erogatrici e cooperanti nella stessa area di tutela della salute mentale (gradiente di risorse organizzative periferiche).

Queste ulteriori risorse destinate alle attività svolte nell'ambito ed in attuazione degli accordi orizzontali, potranno derivare da alcune funzioni del dipartimento di prevenzione o di altre organizzazioni dipartimentali afferenti alla medicina ed alla chirurgia, utilizzando la psichiatria di collegamento (liaison), la psicologia ospedaliera e la prevenzione primaria, sia nei luoghi istituzionali di cura, sia nella rete sociale in cui vivono gli utenti.

Gli obiettivi, valutabili, andranno definiti nel momento della contrattazione e sistematicamente verificati nel loro stato di raggiungimento, costituendosi così la base informativa per la valutazione della gestione della corrispondente area di tutela della salute mentale. Il responsabile coordinatore del DSM risponderà direttamente alla direzione aziendale della razionalità dell'impegno economico derivante dalle scelte organizzative attivate nel DSM che rappresenta. Risponderà altresì alla stessa direzione aziendale della realizzazione dei programmi di cura, del mantenimento della qualità della presa in carico e dei servizi erogati, nonché dei risultati conseguiti. Tale attribuzione di competenza va riconosciuta, nell'ambito degli istituti contrattuali in vigore, sia al responsabile del DSM sia alle altre figure professionali del DSM direttamente coinvolte nella gestione del medesimo, in ragione delle rispettive competenze e reciproche responsabilità.

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Delib.G.R. 10 giugno 2003 - Piano regionale dei servizi alla persona e alla comunità 2003-2005

6.4. Progetto obiettivo: Tutela della salute mentale Il progetto obiettivo salute mentale espresso con DGRV 4080/2000 si conferma asse portante della organizzazione regionale per la promozione della salute mentale della popolazione. Se ne rimarcano i contenuti e la sostanza nell’interpretazione autentica che configura il DSM, unico di Aziende ULSS o interaziendale per la compresenza di Aziende Ospedaliere, come confederazione di équipe psichiatriche pluriprofessionali con competenza territoriale definita e con apicalità conferita a dirigente medico psichiatra. Si conferma che il centro strategico di attività delle équipe psichiatriche è il CSM, struttura organizzativa che trova la sua naturale collocazione nell’ambito dell’area distrettuale, ma si garantisce anche la dimensione della cura ospedaliera mediante gli SPDC e la funzione di liaison delle équipe e del DSM con le altre branche specialistiche in ospedale generale e all’esterno in particolare con i MMG. Rimane invariata la programmazione delle strutture residenziali specifiche (CTRP, CA, APP). Si intende potenziare il modello veneto per la salute mentale che sostanzia il cardine della qualità dell’assistenza nella continuità e completezza del ciclo prevenzione/terapia/riabilitazione garantito, tra le dimensioni distrettuale e ospedaliera, da équipe psichiatriche pluriprofessionali stanziali. Criticità I DSM hanno strutture e personale sottodimensionati e la gradevolezza degli ambienti dedicati è scarsa, questo non aumenta la appetibilità dei servizi pubblici ai quali nel 2000 si sono rivolti per bisogni di salute mentale circa 45.000 cittadini veneti: ne deriva che per garantire la continuità assistenziale questi DSM si trovano a rincorrere le urgenze e a non poter fare prevenzione. Inoltre i profili di cura (LEA) garantibili per i diversi bisogni di salute mentale espressi si appiattiscono e la qualità dei trattamenti peggiora perché ad esempio la psicoterapia diventa difficilmente erogabile. Altro importante punto di criticità è il suicidio poiché in Veneto emerge come serio problema di sanità pubblica è aumentato in modo sostanziale tra i maschi dal 1970 al 1998 (+ 53%), ed è un problema sottostimato (fonte S.E.R.). I suicidi sono la seconda causa di morte nei giovani maschi di età 15-24 anni determinando, in questo gruppo, un numero di decessi superiore ai tumori. Obiettivi di salute mentale: 1) Promuovere la salute mentale e garantirla, contrastando l’insorgere di patologia mentale nelle diverse fasi dell’esistenza e nei contesti socio-culturali della vita umana; 2) Prevenire i disturbi psichici delle persone che si occupano in famiglia di un malato grave; 3) Promuovere la salute emozionale degli adolescenti e degli anziani; 4) Ridurre i disturbi della condotta e i comportamenti antisociali nell’età evolutiva e nei giovani adulti; 5) Ridurre i tentativi di suicidio e i suicidi; 6) Ridurre la disabilità generata dalle malattie mentali. AZIONI 1) Trattare la patologia con tecniche di provata efficacia (EBM) privilegiando l’azione a livello di CSM e di Distretto, utilizzando altresì la degenza ordinaria in SPDC o la Liaison in ospedale e sul territorio; 2) Garantire gli standard di strutture e personale ad ogni équipe dei DSM come definiti nella DGRV 4080/00; 3) Contrastare lo stigma legato alla malattia mentale migliorando la comunicazione con i cittadini; 4) Garantire una migliore accessibilità ai trattamenti efficaci e potenziare l’accesso alla psicoterapia nel sistema pubblico, anche per fare prevenzione; 5) Applicare le evidenze emergenti dalle ricerche-intervento per le malattie mentali promosse dalla Regione 6) Costituire un IRCCS regionale per la ricerca sui disturbi mentali per puntare ad un miglioramento organizzativo-assistenziale dei servizi per la salute mentale. 7) Perseguire la integrazione socio-sanitaria per trattare il paziente in stato di fragilità sociale indipendentemente dalla patologia di base. 8) Ricercare Sinergia di azione tra il DSM e la NPI.

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9) Adeguare il sistema informativo dei DSM in vigore nel Veneto con quello nazionale approvato i Conferenza Stato-Regioni e costruire un “cruscotto di guida” dei DSM con il set di indicatori approvati con DGRV 4080/00.

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Delib.G.R. 9 ottobre 2007, n. 3157 - Delib.G.R. 19 dicembre 2006, n. 4139. Provvedimenti attuativi e piano delle attività per l’anno 2007

(Estratto)

Allegato A

Osservatorio regionale infanzia adolescenza giovani e famiglia: finalità, obiettivi e piano attività anno 2007

Finalità

L’Osservatorio regionale per l’Infanzia Adolescenza Giovani e Famiglia nasce dalla necessità di un adeguato sistema informativo che sia concreto riferimento e costituisca valida indicazione per chi è chiamato a svolgere attività di programmazione, monitoraggio e valutazione degli interventi e delle azioni, nonché per chi abbisogni di conoscenze e input per i processi decisionali nell’area dell’Infanzia, l’Adolescenza, i Giovani e la Famiglia.

Esso diventa razionalizzazione di tre entità autonome e non in collegamento tra di loro. Entità che per molti versi sono risultate essere non solo luoghi di ricerca, analisi ed elaborazione dati dei bisogni e delle conoscenze sul target, ma anche veicoli e strumenti di progettualità regionali.

Obiettivi

1. L’Osservatorio regionale per l’Infanzia Adolescenza Giovani e Famiglia intende porsi come punto di riferimento per tutti coloro che agiscono professionalmente o in base ad un impegno culturale, politico o di volontariato per la promozione dei diritti dei bambini, degli adolescenti, dei giovani e della famiglia della nostra Regione.

2. Esso intende contribuire alla costruzione di un quadro completo e costantemente aggiornato di conoscenze sulla condizione dell’Infanzia, dell’Adolescenza, dei Giovani e della Famiglia, delle opportunità e dei bisogni, in un rapporto di stretta collaborazione con le altre agenzie pubbliche e privato-sociali presenti sul territorio.

3. È inoltre luogo di documentazione, ricerca e analisi in grado di fornire alla Giunta, al Consiglio e alle Direzioni Regionali gli elementi necessari per pianificare e programmare la progettazione degli interventi delle politiche a favore dell’Infanzia, dell’Adolescenza, dei Giovani e della Famiglia.

4. Garantisce inoltre una capillare diffusione delle informazioni a tutti gli operatori, favorendo la circuitazione e la valorizzazione delle esperienze territoriali e approfondisce alcuni aspetti della realtà indagata rispetto alla popolazione target, anche attraverso attività di monitoraggio, valutazione ed analisi dei dati e delle informazioni che emergono.

Attività anno 2007

Tra le attività previste, ritenute necessarie e ritenute proprie dell’Osservatorio regionale per l’Infanzia Adolescenza Giovani e Famiglia ci sono le Banche Dati alcune già attive al 31 dicembre 2006 qui di seguito riportate quali:

- Banca Dati anagrafica sui minori in struttura residenziale;

- Banca Dati strutture residenziali per minori;

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- Banca Dati anagrafica sui minori in affido familiare giudiziale;

- Banca dati dei minori seguiti dai centri regionali di cura e protezione dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie;

- Banca Dati servizi alla prima infanzia;

- Banca Dati scuole materne non statali;

- Banca Dati anagrafica delle coppie che affrontano il percorso adottivo;

- Monitoraggio e banca dati dell'attività dei consultori fa-miliari pubblici e privati;

- Monitoraggio e banca dati dell'attività delle equipes adozioni;

- Monitoraggio e banca dati dei progetti finanziati ai sensi della L. n. 285/1997;

- Monitoraggio e banca dati dei progetti finanziati con il bando sulla deistituzionalizzazione;

- Banca Dati associazioni giovanili del Veneto;

- Banca Dati centri giovani;

- Banca Dati degli informagiovani;

- Banca Dati Progetti giovani territoriali;

- Banca Dati progetti europei;

- Banca Dati progetto Junior;

- Banca Dati progetti buone prassi politiche giovanili 2006;

- Banca Dati consulte studentesche;

- Banca Dati partecipanti Meeting provinciali e regionali;

- Banca dati Progetto di informazione e formazione del servizio civile nazionale di pertinenza regionale.

E alcune da attivare nel corso del 2007 quali:

- Banca dati sui minori in affido familiare consensuale;

- Banca dati dei minori in struttura con la madre;

- Messa in rete via web della Banca dati integrata dei minori fuori famiglia;

- Banca Dati degli operatori che lavorano nei servizi per bambini adolescenti (sia di tipo sociale, che socio sanitario, che educativo);

- Banca Dati dei minori in carico ai servizi sociali;

- Banca dati statistica di 1° e 2° livello (sui giovani e sui servizi alla popolazione giovanile);

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- Banca dati L.R. n. 29/1988 (archiviazione progetti e materiale dal 2003);

- Banca dati servizio civile regionale;

- Banca Dati degli assessori alle politiche giovanili delle province d'Italia;

- Banca Dati Forum Regionale Giovani;

- Banca Dati dei CAG (Centri Aggregazione Giovanile);

- Banca Dati dei servizi e degli operatori impegnati nelle politiche giovanili;

- Banca Dati consulte/ forum di giovani territoriali;

- Banca Dati centri parrocchiali;

- Banca Dati dei gruppi musicali di giovani emergenti;

- Banca dati statistica di 1° e 2° livello sulla famiglia, i suoi cicli e stili di vita, le povertà, i servizi.

Altre attività previste, ritenute necessarie e proprie dell’Osservatorio regionale per l’Infanzia Adolescenza Giovani e Famiglia sono il lavoro di ricerca e di approfondimento scientifico. Nel corso del 2007 le ricerche da avviare sono:

- Qualità servizi prima infanzia (settembre-dicembre 2007);

- Fabbisogno dei servizi per la prima infanzia (gennaio-aprile 2008);

- Rapporto annuale sulla condizione infanzia ed adolescenza nel Veneto;

- 2° Rapporto sulla condizione giovanile nel Veneto;

- Buone prassi nel campo della partecipazione giovanile.

L’Osservatorio regionale per l’Infanzia Adolescenza Giovani e Famiglia assolve anche ad alcune attività:

- Attività di convegnistica;

- Attività di pubblicistica;

- Fornitura di dati ad altri enti;

- Pianificazione, gestione e aggiornamento siti web;

- Centro di documentazione;

- Biblioteca informatica per i giovani;

- Messa in Rete e Omologazione schede presenti in Osservatorio (progetti Junior, L.R. n. 29/1988, buone prassi, band, ....).

Anche la formazione voluta dalla Direzione Regionale nel tempo ha trovato gli osservatori presenti; questo, soprattutto per la consulenza scientifica che essi potevano dare. Anche in quest’ambito pensiamo necessaria

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e pertinente dell’Osservatorio un’offerta formativa diretta dalla Direzione dei Servizi Sociali per tramite dell’Osservatorio.

Non è da dimenticare inoltre il fatto che all'Osservatorio sottende una grossa attività di Back Office.

Ci sono poi alcune attività ritenute non di specifica competenza dell'Osservatorio, già assegnate alle 3 Aziende Ulss (2,3 e 16) alle quali erano stati affidati i tre precedenti Osservatori e delle quali si ritiene necessaria per l'anno 2007 la continuità. Tra esse ci sono attività amministrative e attività di progetto peraltro già finanziate.

Risorse umane e finanziarie

Risorse umane Unità responsabile tecnico 1

referente area progettuale 1 referente area formativa 1

esperto statistico 1 referente segreteria e banca dati 1

addetto alla segreteria e imputazione dati 2

Risorse finanziarie Costi Spesa per il personale € 175.000,00 Spesa per consulenze € 40.000,00 Spesa per risorse strumentali (sede, materiali di consumo, attrezzature informatiche e software, ecc.)

€ 60.000,00

Spesa per acquisto servizi (materiali, pubblicazioni, report, convegni, ricerche, ecc)

€ 185.000,00

Totale € 460.000,00

Allegato B

Osservatorio Regionale sulla condizione della persona anziana e disabile: finalità, obiettivi e piano

attività anno 2007

Finalità

L'Osservatorio ha come riferimento "target" la condizione della persona anziana e della persona con disabilità. A seguito della Delib.G.R. n. 4139/2006 gli obiettivi del nuovo Osservatorio Regionale Anziani e Disabili, sulla base dei compiti già svolti e affidati ai singoli osservatori Anziani e Disabili, possono essere così rappresentati:

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1. Definizione di un sistema di monitoraggio e di valutazione degli interventi delle azioni assicurate dalla rete dei servizi sociali e socio sanitari;

2. Sviluppo di un sistema informativo sociale regionale capace di garantire uno stretto raccordo con il più ampio e articolato Sistema Informativo Regionale sul piano metodologico, della tipologia dei dati e delle informazioni trattate, delle responsabilità e degli strumenti di gestione;

3. Promozione di indagini empiriche e campagne di rilevazione dati, garantendo continuità nell'osservazione dei fenomeni sociali e la comparabilità delle informazioni;

4. Strumenti di supporto per la definizione di interventi di pianificazione e di programmazione.

Obiettivi

L'osservatorio si prefigge il perseguimento dei seguenti obiettivi:

1. Monitorare le dinamiche socio-demografiche che caratterizzano la popolazione anziana e disabile;

2. Monitorare i fattori economici, sociali e socio-sanitari che incidono sulla disabilità e sulla condizione della popolazione anziana;

3. Monitorare l’evoluzione della domanda e dell’offerta di servizi;

4. Monitorare la qualità e la quantità delle risposte ai bisogni espressi e a quelli non espressi con particolare attenzione alla rete dei servizi e degli interventi nel territorio regionale;

5. Predisporre e gestire specifiche banche dati e archivi sulla rete di offerta dei servizi;

6. Promuovere indagini e ricerche su specifiche tematiche concernenti la popolazione anziana e disabile;

Attività anno 2007

- elaborazione statistica sulla struttura della popolazione a livello nazionale, regionale e locale, in collaborazione con gli uffici statistici regionali (tale attività potrebbe essere accentrata a livello regionale);

- mantenere ed alimentare i seguenti sistemi informativi (SI) incentrati sulla persona e che sono strutturati come banche dati:

* Sistema informativo sulle persone con disabilità in strutture residenziali;

* Sistema informativo sulle persone con disabilità in Centri diurni;

- mappatura delle Unità d'offerta (classificazione della legge regionale n. 22/2002) nel territorio regionale sia per quanto riguarda strutture residenziali e semiresidenziali dedicate ai disabili, che anziani non autosufficienti che dei servizi (categoria residuale rispetto alle unità di offerta) quali:

1. mappatura persone con disabilità ed integrazione scolastica;

2. mappatura persone con disabilità e integrazione lavorativa;

- Indagine conoscitiva sull’utilizzo dei linguaggi non verbali nei servizi diurni per persone con disabilità;

- Collaborazione alle attività di formazione, informazione e convegnistiche sull'ICF;

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- Istituzione del Centro di Documentazione sulle Barriere Architettoniche;

- Analisi comparativa dei costi: i servizi nel territorio come alternativa alle istituzionalizzazioni e definizione della composizione e parametrazione delle rette e delle tariffe nelle unità di offerta dei servizi per le persone anziane e disabili;

- Progetto “Scenari futuri e il sistema di risposta ai problemi degli anziani";

- Rapporti con Università/altri enti;

- Monitoraggio dei Piani Locali per la non autosufficienza approvati dalle A.Ulss;

- Predisposizione ed elaborazione statistica del materiale informativo sulla condizione delle persone disabili nelle unità di offerta della rete dei servizi socio-sanitari; Predisposizione ed elaborazione statistica del materiale informativo sulla condizione delle persone anziane nelle unità di offerta della rete dei servizi socio-sanitari;

- Partecipazione a manifestazioni convegnistiche e fieristiche;

- Pubblicazioni relative alle banche dati esistenti, ai monitoraggi sulle unità di offerta.

Risorse umane e finanziarie

Risorse umane Unità Amministrativo 3

Collaboratore Amministrativo 1 Collaboratore tecnico 3

Collaboratore occasionale 4

Risorse finanziarie Costi Spesa per il personale € 200.000,00 Spesa per consulenze € - Spesa per risorse strumentali (sede, materiali di consumo, attrezzature informatiche e software, ecc.)

€ 15.000,00

Spesa per acquisto servizi (materiali, pubblicazioni, report, convegni, ricerche, ecc.)

€ 50.000,00

Totale € 265.000,00