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Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine Castello 1364/A 30122 VENEZIA REGIONE LAZIO Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze Marine CLIMATOLOGIA DELLE COSTE DEL LAZIO PER LA DETERMINAZIONE DELLE CORRELAZIONI TRA CLIMA MARINO E PRESENZA DI POSIDONIA OCEANICA MEDIANTE SIMULAZIONI DA MODELLO, RICERCA DEI BUDGET SEDIMENTARI E STIME A GRANDE SCALA DELLE DINAMICHE DEL TRASPORTO SOLIDO LITORANEO Elaborato UNICO RELAZIONE SUI DATI DI BASE . Dr. MAURO SCLAVO Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze Marine Venezia Ing. MASSIMO TONDELLO Ordine ingegneri della provincia di Padova n. 2771 HydroSoil S.r.l REV: 00 Giugno 2009

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REGIONE LAZIO

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CLIMATOLOGIA DELLE COSTE DEL LAZIO PER LA DETERMINAZIONE DELLE CORRELAZIONI

TRA CLIMA MARINO E PRESENZA DI POSIDONIA OCEANICA MEDIANTE SIMULAZIONI DA MODELLO, RICERCA DEI BUDGET SEDIMENTARI E STIME A GRANDE SCALA DELLE DINAMICHE

DEL TRASPORTO SOLIDO LITORANEO

Elaborato UNICO

RELAZIONE SUI DATI DI BASE

.

Dr. MAURO SCLAVO Consiglio Nazionale delle Ricerche

Istituto di Scienze Marine Venezia

Ing. MASSIMO TONDELLO Ordine ingegneri della provincia

di Padova n. 2771 HydroSoil S.r.l

REV: 00 Giugno 2009

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INDICE 1  PREMESSA 5 2  STUDI GENERALI SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI 7 2.1  STUDIO GENERALE SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI E

DELLE ISOLE PONTINE (STUDIO VOLTA) 1980 7 2.1.1  Costa tra Argentario e Capo Linaro 8 2.1.1.1  Studio storico e confronti batimetrici 8 2.1.1.2  Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 8 2.1.1.3  Studio idraulico marittimo 8 2.1.1.4  Interpretazione evoluzione costiera 8 2.1.2  Costa tra Capo Linaro e i ruderi di San Nicola 9 2.1.2.1  Studio storico e confronti batimetrici 9 2.1.2.2  Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 9 2.1.2.3  Studio idraulico marittimo 9 2.1.2.4  Interpretazione evoluzione costiera 9 2.1.3  Costa tra i ruderi di san Nicola e Fiumicino 10 2.1.3.1  Studio storico e confronti batimetrici 10 2.1.3.2  Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 10 2.1.3.3  Studio idraulico marittimo 10 2.1.3.4  Interpretazione evoluzione costiera 10 2.1.4  Costa tra Fiumicino e Corso Colombo 11 2.1.4.1  Studio storico e confronti batimetrici 11 2.1.4.2  Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 11 2.1.4.3  Studio idraulico marittimo 11 2.1.5  Dall’allineamento di Corso Colombo ad Anzio 11 2.1.5.1  Studio storico e confronti batimetrici 11 2.1.5.2  Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi 12 2.1.5.3  Studio idraulico marittimo 12 2.1.5.4  Interpretazione evoluzione costiera 12 2.1.6  Costa tra i porti di Anzio e di Nettuno 12 2.1.6.1  Studio storico e confronti batimetrici 12 2.1.6.2  Studio idraulico marittimo 13 2.1.6.3  Interpretazione evoluzione costiera e bacini imbriferi 13 2.1.7  Costa tra Nettuno e il Circeo 13 2.1.7.1  Studio storico e confronti batimetrici 13 2.1.7.2  Studio idraulico marittimo 13 2.1.7.3  Interpretazione evoluzione costiera 14 2.1.8  Costa tra il Circeo e Terracina 14 2.1.8.1  Studio storico e confronti batimetrici 14 

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2.1.8.2  Studio idraulico marittimo 14 2.1.8.3  Interpretazione evoluzione costiera 14 2.1.9  Costa tra Terracina ed il promontorio di Gaeta 15 2.1.9.1  Studio storico e confronti batimetrici 15 2.1.9.2  Studio idraulico marittimo 15 2.1.9.3  Interpretazione evoluzione costiera 15 2.1.10 Costa tra Gaeta e Scauri 16 2.1.10.1  Confronti batimetrici 16 2.1.10.2  Studio idraulico marittimo 16 2.1.10.3  Interpretazione evoluzione costiera 16 2.1.11 Costa tra Scauri e il Garigliano 16 2.1.11.1  Confronti batimetrici ed evoluzione dei bacini 16 2.1.11.2  Studio idraulico marittimo 17 2.1.11.3  Interpretazione evoluzione costiera 17 2.1.12 Commenti 17 2.2  IL MARE DEL LAZIO 1996 19 2.2.1  Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma

continentale interna (G.B. La Monica, R. Raffi) 20 2.2.2  Le praterie di Posidonia Oceanica delle coste laziali (G.D. Ardizzone, A.

Belluscio) 23 2.2.2.1  Risultati studi precedenti (da Anzio a Scauri – Lazio centro-

meridionale) 23 2.2.2.2  Risultati nuove indagini (da Montalto a Tor Vaianica – Lazio

settentrionale) 25 2.2.2.3  Conclusioni 26 2.2.3  Idrogeologia (C. Boni, M. Petitta e altri) 28 2.2.4  Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua (P.

Paolocci e C. Siniscalchi) 31 2.2.4.1  Bacino del Tevere 31 2.2.4.2  Altri bacini 32 

2.3  STUDI HYDROSOIL SU ALCUNI TRATTI DI COSTA DELLA REGIONE LAZIO (2002-2009) 32 

2.4  NUMERO MONOGRAFICO DI “STUDI COSTIERI” 32 2.5  CONFRONTI LINEE DI RIVA 32 2.5.1  Tratto 1: dal Chiarone al Mignone 32 2.5.2  Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere 32 2.5.3  Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio 32 2.5.4  Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo 32 

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2.5.5  Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia 32 2.5.6  Tratto 6: da Scauri al Garigliano 32 

3  IDENTIFICAZIONE DEI TRATTI DI INTERESSE (ATTIVITÀ 4.1) 32 3.1  DEFINIZIONI 32 3.1.1  Tratto 1: dal Chiarone al Mignone 32 3.1.2  Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere 32 3.1.3  Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio 32 3.1.4  Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo 32 3.1.4.1  Sottounità 4a: da Anzio a Torre Astura 32 3.1.4.2  Sottounità 4b: da Torre Astura al promontorio del Circeo 32 3.1.5  Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia 32 3.1.5.1  Sottounità 5a: dal promontorio del Circeo a Terracina 32 3.1.5.2  Sottounità 5b: da Terracina a Torre Truglia 32 3.1.6  Tratto 6: da Scauri al Garigliano 32 

4  CARATTERIZZAZIONE DEI BASSI FONDALI (ATTIVITÀ 4.2) 32 4.1  10 ANNI DI ATTIVITÀ DI RICERCA E MONITORAGGIO

AMBIENTALE 32 4.1.1  Mappatura e stato di salute delle posidonie 32 4.1.2  Ruolo della Posidonia nella difesa delle coste 32 4.2  PRESENZA DI AFFIORAMENTI ROCCIOSI 32 

5  SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI RELATIVI AGLI APPORTI SOLIDI FLUVIALI (ATTIVITÀ 4.4) 32 

5.1  RICERCA DEI DATI STORICI 32 5.2  SINTESI E CONCLUSIONI 32 5.3  SVILUPPI FUTURI 32 

6  ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI RELATIVE ALLA UBICAZIONE ED ALLA CONSISTENZA DI RIPASCIMENTI, DRAGAGGI ED OPERE RIGIDE DI RILEVANTE ENTITA’ (ATTIVITÀ 4.5) 32 

6.1  INQUADRAMENTO DEGLI INTERVENTI 32 6.1.1  Prima del 1980 32 6.1.2  Dal 1980 al 1998 32 6.1.3  Dopo il 1998 32 6.2  SUDDIVISIONE DEGLI INTERVENTI PER TRATTI DI INTERESSE 32 6.2.1  Tratto di interesse n°1 – dal Chiarone al Comune di S. Marinella 32 

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6.2.2  Tratto di interesse n°2 – da Ladispoli alla foce del Tevere 32 6.2.3  Tratto di interesse n°3 – dalla foce del Tevere a Anzio 32 6.2.4  Tratto di interesse n°4 – da Nettuno a Sabaudia 32 6.2.5  Tratto di interesse n°5 – da S. Felice Circeo a Torre Truglia 32 6.2.6  Tratto di interesse n°6 – da Gaeta al Garigliano 32 6.3  IL RUOLO DELLE STRUTTURE A MARE E DEGLI APPORTI SOLIDI

ARTIFICIALI NELLA DINAMICA SEDIMENTARIA A SCALA REGIONALE 32 

7  STIMA DELL’INCREMENTO RELATIVO DEL LIVELLO DEL MARE (ATTIVITÀ 4.6) 32 

7.1  LE VARIAZIONI DEL LIVELLO DEL MARE 32 7.2  MODIFICAZIONI CLIMATICHE DI LUNGO PERIODO 32 7.3  VARIAZIONI GLACIO-IDRO-ISOSTATICHE 32 7.4  MOVIMENTI TETTONICI 32 7.5  I PREVEDIBILI SCENARI 32 

8  BIBLIOGRAFIA 32 

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1 PREMESSA

Il presente documento contiene la descrizione delle attività previste ai punti 4.1/2/4/5/6

della convenzione di ricerca tra la Regione Lazio e l’ISTITUTO di SCIENZE MARINE

del C.N.R. (ISMAR), con sede in Venezia Castello 1364/a, sul tema: “Climatologia delle

coste del Lazio per la determinazione delle correlazioni tra clima marino e presenza di

Posidonia oceanica (mediante simulazioni da modello, ricerca dei budget sedimentari e

stime a grande scala delle dinamiche del trasporto solido litoraneo)”.

Nel documento sono descritti tutti i dati che verranno impiegati per la costruzione del

bilancio sedimentario dei litorali sabbiosi della Regione Lazio.

Il materiale di base è stato prevalentemente fornito dalla Regione Lazio o estratto da

documenti prodotti da enti di ricerca per conto della Regione Lazio, tra cui lo stesso

C.N.R..

Alcune informazioni, in particolare quelle relative al sea level rise ed a studi di trasporto

solido condotti da altri soggetti, sono state ottenute da una ricerca bibliografica su

materiale di pubblico dominio.

Il coinvolgimento di altri enti nella ricerca di materiale utile alla costruzione del bilancio

sedimentario (apporti solidi fluviali) non ha dato esito, a testimonianza di una generale

scarsità di documentazione su un tema di rilevante interesse.

Nel documento non sono riportate nella loro interezza le linee di riva rese disponibili

dalla Regione Lazio (liberamente scaricabili dal sito http://cmgizc.datigis.info/); alcune di

tali linee, in particolare la 1944, 1990 e 2005 sono riportate nelle tavole allegate alla

presente relazione, unitamente ad una valutazione preliminare dei trend evolutivi nei due

periodi che intercorrono tra le date delle tre aerofoto disponibili.

Presumibilmente, il periodo 1990-2005 sarà il primo utilizzato per la costruzione del

bilancio sedimentario, in quanto per tale intervallo temporale è disponibile il clima ondoso

(verrà fornito con la successiva consegna prevista dall’attuale convenzione) ed una

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completa serie di informazioni relative agli interventi di difesa ed alla costruzione di nuove

opere. Si tratta, inoltre, del più esteso intervallo temporale per il quale siano disponibili

linee di riva rilevate in maniera omogenea ed accurata; nel loro confronto le differenze

stagionali della linea di riva dovrebbero essere minimizzate ed i trend evolutivi più

chiaramente distinguibili.

La Regione Lazio ed il C.N.R. hanno recentemente stipulato un atto aggiuntivo alla

Convenzione in essere per l’estensione delle attività attualmente previste: la serie storica

degli eventi di moto ondoso ricostruito verrà estesa fino alla fine del 2008, mentre lo studio

del trasporto solido litoraneo verrà portato ad un livello di definizione superiore, tale da

riuscire a cogliere con dettaglio utile i valori del trasporto solido da inserire nel bilancio

sedimentario. Verrà inoltre avviato un processo di verifica e validazione delle procedure

sviluppate ed applicate dalla Regione Lazio per la digitalizzazione delle linee di riva e la

loro elaborazione, fino ad ottenere le variazioni volumetriche dei sedimenti presenti lungo i

diversi tratti di spiaggia. Queste attività addizionali verranno completate entro il mese di

marzo 2010. Lo svolgimento di queste attività modificherà la tempistica per la consegna

del rapporto relativo all’attività 4.3.

I dati raccolti nel corso della ricerca bibliografica sono stati rappresentati in forma

sintetica nell’elaborato “Tavole”:

• Allegato A – Confronto linee di riva (1943-44, 1990 e 2005)

• Allegato B – Mappatura dei fondali (Praterie di Posidonia e fondi duri) Identificazione dei tratti sabbiosi

• Allegato C – Fiumi e opere rigide

• Allegato D – Apporti fluviali e trasporto solido

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2 STUDI GENERALI SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI

2.1 STUDIO GENERALE SUL REGIME DELLE SPIAGGE LAZIALI E DELLE ISOLE PONTINE (STUDIO VOLTA) 1980

Lo studio riporta le risultanze dell’indagine sull’erosione della costa laziale, e sui

rimedi da porre in atto, effettuata dallo Studio Volta di Savona e consegnate alla Regione

Lazio nell’aprile 1981.

Il lavoro, di ottimo livello in relazione all’epoca in cui venne svolto, si proponeva di

offrire una visione articolata del problema delle coste laziali dal punto di vista

psammografico, attraverso l’individuazione delle cause che influiscono sui fenomeni

litoranei, la ricerca degli elementi di giudizio, la scelta dei più idonei mezzi di difesa delle

spiagge e l’impostazione di una strategia di intervento.

Lo studio si articola attraverso i seguenti punti principali:

- studio meteorologico e idraulico marittimo;

- ricerca storica sull’evoluzione litoranea;

- ricerca sul regime e l’evoluzione storica dei principali bacini tributari;

- individuazione dell’equilibrio psammografico.

Nello studio meteorologico e idraulico marittimo vengono determinate le caratteristiche

dell’onda in alto mare attraverso l’applicazione del metodo SMB (curve di previsione di

Sverdrup, Munk & Bretschneider) a partire dai dati di vento raccolti dalle stazioni

semaforiche M.M. e dagli osservatori A.M.. Sulla base di tali risultati sono stati

successivamente sviluppati i piani d’onda per alcune mareggiate ritenute significative ed è

stata valutata l’intensità di trasporto generata da tali mareggiate attraverso la formulazione

di Larras.

La ricerca storica sull’evoluzione litoranea riporta le risultanze della comparazione

della cartografia antica, della cartografia moderna (I.G.M. 1:50'000 e 1:25'000) e della

cartografia moderna dei fondali.

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La parte riguardante l’individuazione dell’equilibrio psammografico riporta

l’interpretazione di tutte le risultanze dello studio per diversi archi di costa del litorale

laziale che presentano un’autonomia definita nello studio come “concettuale”.

Nei successivi paragrafi si riportano brevemente tali risultanze per ciascun tratto

individuato.

2.1.1 Costa tra Argentario e Capo Linaro

2.1.1.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Tra il 1880 e il 1940 si notano arretramenti notevoli nel tratto più settentrionale e nella zona tra Fiora e Marta, che continua a erodersi anche nel periodo 1940-1980.

• Nel periodo 1940-1980 vi è una fortissima erosione puntuale nella zona di San Giorgio (nella zona delle saline, n.d.r.).

2.1.1.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi

• Tra il 1920 e il 1940 sono state realizzate numerose traverse fluviali.

• Nel 1920 è stata realizzata la diga di Vulci, sbarramento lungo il Fiora, oggi completamente interrito.

• Le estrazioni di inerti risultano ridotte nel Marta e Mignone, ma ancora in atto nel Fiora.

• Il deciso orientamento verso Nord della foce del Mignone denota un trasporto verso Nord.

2.1.1.3 Studio idraulico marittimo

• Dall’analisi delle energie risulta che in questo tratto il moto ondoso produce movimenti detritici alternati, con complessiva debole prevalenza verso Nord.

• Tra Marina di Montalto e Capo Linaro il trasporto è nettamente rivolto verso Nord.

2.1.1.4 Interpretazione evoluzione costiera

• La scarsa alimentazione in prossimità di Capo Linaro provoca, a Sud di S.Agostino, la presenza di un substrato roccioso nudo.

• L’importante alimentazione più a Nord (Mignone, Marta, Arrone, Fiora), con trasporto verso Nord e successivo annullamento del trasporto, verso Ansedonia, ha invece favorito la completa ricopertura del substrato roccioso.

• I diffusi arretramenti tra Marta e Fiora sono probabilmente dovuti allo sbarramento di Vulci.

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• L’arretramento foce Marta tra 1880 e 1940 è dovuto alla realizzazione delle dighe e traverse fluviali; il leggero avanzamento realizzatosi nel passato più recente è da attribuirsi alla colmatura dei salti di profilo e alla cessazione delle attività di prelievo in alveo.

• La presenza di valli sommerse di fronte ai fiumi indica una sensibile fuga di materiale verso gli alti fondali.

2.1.2 Costa tra Capo Linaro e i ruderi di San Nicola

2.1.2.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Interventi sporadici di difesa negli anni ’50 (dighe a Sud di Capo Linaro e difese radenti a Santa Marinella).

• Formazione di pennelli a Ladispoli negli anni ’60 e inizio dighe a S.Severa e S. Marinella.

• Realizzazione del Porto di S.Marinella nel ’66-’69.

• Nelle zone urbanizzate non si notano apprezzabili arretramenti, ma al di fuori di queste esiste una fortissima erosione.

• Tra Capo Linaro e Porto S.Marinella si nota un abbassamento diffuso nei fondali elevati, mentre sopraflutto al porto la situazione tende a normalizzarsi

• A Nord di Torre Flavia si nota una sensibile variazione dei fondali medi, oltre l’arretramento è generale e marcato.

• Oltre Ladispoli la situazione si normalizza e si nota leggero avanzamento presso i ruderi di S.Nicola.

2.1.2.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi

• Non ci sono stati grandi interventi.

2.1.2.3 Studio idraulico marittimo

• Tra Capo Linaro e S.Severa il flusso dei sedimenti è diretto verso Sud.

• Esiste un punto di inversione localizzata tra Macchiatonda e Torre Flavia.

• Dall’analisi delle energie risulta che complessivamente il trasporto è diretto verso Sud.

2.1.2.4 Interpretazione evoluzione costiera

• Il confronto della cartografia pone in luce un lento arretramento dei due promontori di Macchiatonda e Torre Flavia ed in generale una tendenza alla rettificazione di questa costa.

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• L’alimentazione dai bacini imbriferi è scarsa, da qui la presenza diffusa di substrato roccioso nudo.

• Quasi tutto il tratto è in forte erosione e alimenta il trasporto litoraneo, che è diretto verso Sud.

• Il trasporto si annulla probabilmente al confine con il Comune di Roma, dove si ha convergenza dei due flussi: quello verso Sud in questo tratto e quello verso Nord nel tratto successivo.

2.1.3 Costa tra i ruderi di san Nicola e Fiumicino

2.1.3.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Dai ruderi di S.Nicola e fino a Fregene si nota progressione fino al ’77-’80, più recentemente si nota stabilità e forse debole erosione.

• A Sud di Fregene si nota erosione marcata nell’ultimo periodo.

• La costruzione delle dighe a protezione dello stabilimento della Purfina (a Nord del Canale di Fiumicino, n.d.r.) sembra aver incentivato l’erosione verso Nord.

2.1.3.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi

• L’apporto solido dal fiume Tevere risulta compromesso per riduzione del bacino imbrifero da 17.000 Km2 iniziali a 4.900 Km2 nel 1965.

• L’apporto solido dell’Arrone non ha subito grosse compromissioni.

• L’orientamento delle foci dei corsi d’acqua minori denuncia un trasporto verso Nord fin oltre Maccarese.

2.1.3.3 Studio idraulico marittimo

• Regime di flusso alternato, con prevalenza del flusso verso Sud tra Fiumicino e Fregene (poco condivisibile alla luce di studi più recenti, n.d.r.).

• Alternanza con prevalenza verso Sud fino al confine Nord (poco chiaro, n.d.r.).

2.1.3.4 Interpretazione evoluzione costiera

• Tratto litoraneo facente parte della cuspide fociva del Tevere, formato principalmente dalle sue deiezioni.

• L’alimentazione del Tevere risulta più marcata nel tratto a Sud di Fiumara Grande.

• La diminuzione del bacino imbrifero ha provocato la lenta erosione dell’intero cono detritico della foce del Tevere.

• La situazione di arretramento si sta propagando negli ultimi anni verso Nord.

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2.1.4 Costa tra Fiumicino e Corso Colombo

2.1.4.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Si nota un forte abbassamento dei fondali nella zona tra Fiumicino e Fiumara Grande, fino a profondità di 10 metri ed oltre.

• A Sud di Fiumara Grande, nel primo tratto, si nota un arretramento notevole della battigia e un approfondimento considerevole dei fondali.

• A Sud di Piazza dei Ravennati, in corrispondenza di posizioni fisse della battigia, si nota un profilo che gradualmente, anche approfondendosi, diviene più regolare.

• Su tutto il tratto il processo erosivo, fortissimo, ha interessato fondali ben superiori ai 10 m.

• Da un conteggio di massima, tra il canale di Fiumicino e l’allineamento di Via Cristoforo Colombo, è mancante un volume di 40 milioni di metri cubi di sedimento (rilevante e condivisibile, n.d.r.; l’erosione in alcuni tratti si manifesta, oltre che con l’arretramento della linea di riva, anche con l’incremento delle profondità e della ripidità dei profili perpendicolari alla costa).

2.1.4.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi

• Il flusso detritico in corrispondenza dello sfocio del Canale di Fiumicino è decisamente rivolto verso Sud (non condivisibile in relazione all’evoluzione della linea di riva, n.d.r.).

• La foce del Tevere è un notevole saliente della costa, per cui l’apporto solido dei due bracci del fiume, in occasione delle piene, viene sospinto dalla corrente fluviale nel basso e medio fondale. Il sedimento viene successivamente risospinto verso la costa da qualunque agitazione incidente che lo distribuisce su un ampio fronte dello sviluppo di parecchi chilometri (fino a Fiumicino).

2.1.4.3 Studio idraulico marittimo

• È favorito nettamente il trasporto verso Sud delle alluvioni del Tevere.

• La presenza dei forti salienti artificiali del Faro di Fiumara Grande e dei moli di Fiumicino perturbano il fenomeno di trasporto, provocando correnti rivolte verso il largo che hanno per effetto la dispersione detritica.

2.1.5 Dall’allineamento di Corso Colombo ad Anzio

2.1.5.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Tra il 1883 e il 1970 si assiste a movimenti di battigia contrastanti.

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• Nell’ultimo periodo si notano lunghi tratti in erosione, che si alternano a sporadici protendimenti che hanno la prevalenza verso Anzio.

• I fondali risultano in continua erosione da Corso Colombo fino ad Ardea; segue un tratto stabile fino ad Anzio (dovuto probabilmente alle scogliere realizzate nella zona delle grotte di Nerone).

• Importante processo di interrimento del porto di Anzio (si contano 34 escavazioni in 19 anni; sarebbe utile sapere dove è stato scaricato il materiale dragato, n.d.r.).

2.1.5.2 Studio dell’evoluzione dei bacini imbriferi

• La foce del Rio Torto è orientata verso Sud, ma nella parte terminale è rivolto verso Nord.

• La foce del Fosso della Molletta è orientata nettamente verso Nord.

2.1.5.3 Studio idraulico marittimo

• Il trasporto solido è diretto verso Sud, fino a oltre 15 km a Sud di Fiumara Grande.

• Si assiste ad un equilibrio oscillatorio del verso del trasporto verso Anzio.

• Capo d’Anzio risulta insuperabile dai sedimenti provenienti da Sud.

• Le mareggiate provenienti da Sud insaccano i sedimenti nel bacino portuale (anche quelle da Nord, n.d.r.).

2.1.5.4 Interpretazione evoluzione costiera

• L’alimentazione proviene esclusivamente da Nord.

• Una parte dei sedimenti supera Capo d’Anzio e viene depositata dinanzi al porto.

• Il trasporto solido litoraneo è alimentato dalle residue alluvioni del Tevere e dai prodotti di demolizione del cono detritico alluvionale arricchito dai piccoli bacini imbriferi e dai prodotti della erosione costiera.

2.1.6 Costa tra i porti di Anzio e di Nettuno

2.1.6.1 Studio storico e confronti batimetrici

• L’evoluzione storica è strettamente legata alla costruzione dei due porti.

• Al termine dei lavori di realizzazione del porto di Nettuno, e successivamente alle varianti e prolungamenti (conclusi nel 1980), si osserva l’insabbiamento del porto e l’erosione nella parte centrale dell’arco.

• Si osserva erosione anche a Sud-Est, in parte tamponata dalle numerose opere di difesa oggi giunte fin oltre il confine del poligono militare.

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2.1.6.2 Studio idraulico marittimo

• Il porto di Anzio è superabile solo dal flusso proveniente da Nord (ma solo per finire nel porto stesso, n.d.r.).

• Il porto di Nettuno è superabile sia dai flussi provenienti da Nord che da quelli provenienti da Sud.

2.1.6.3 Interpretazione evoluzione costiera e bacini imbriferi

• Non vi è apprezzabile apporto solido dai corsi d’acqua.

• Alimentazione solo dal flusso da Nord che supera porto di Anzio, la cui maggioranza si deposita presso l’imboccatura.

• In alcuni casi la forti mareggiate da Sud possono far superare alle sabbie il porto di Nettuno.

• Si nota erosione tra i due porti, a vantaggio della zona a ridosso del molo di Anzio.

• Oltre al cono d’ombra del porto di Anzio, per le mareggiate di Maestrale vi è erosione e flusso verso Sud con interrimento del porto di Nettuno.

2.1.7 Costa tra Nettuno e il Circeo

2.1.7.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Tra Nettuno e Torre Astura, dal 1940 al 1980, non si osservano particolari variazioni e i fondali presentano sostanziale stabilità.

• Tra Torre Astura e foce Astura si nota progressione fino al ’40 e ritiro fino al ’78.

• A Foce Verde si nota un forte ritiro fino al ’40 cui segue una progressione tra il ’40 e il ’78.

• A Marina di Latina si osserva progressione fino al ’40 e ritiro fino al ’78.

• A Sabaudia, e in un breve tratto a Ovest di Torre Paola, si ha un un lieve ritiro fino al ’40 cui segue progressione tra il ’40 e il ’78.

2.1.7.2 Studio idraulico marittimo

• Nel primo tratto (tra Nettuno e Sabaudia) il flusso risultante è rivolto verso Sud.

• Nel tratto successivo (Sabaudia) l’equilibrio si fa più incerto, ma si è portati a propendere per un flusso debole verso Sud (anche da studi recenti, n.d.r., tuttavia esiste un sicuro bypass del Circeo che interrisce il porto di S. Felice).

• La pendenza dei fondali è molto lieve quindi il trasporto solido avviene in una fascia molto estesa.

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2.1.7.3 Interpretazione evoluzione costiera

• L’alimentazione proviene in piccola parte da materiali che riescono a superare la zona Anzio – Nettuno, dall’erosione del tratto Nettuno - Torre Astura e da apporti detritici dei corsi d’acqua (Astura, Moscarello e minori).

• L’alimentazione risulta comunque ridotta.

• L’equilibrio di questo tratto è caratterizzato da un trasporto litoraneo nettamente rivolto verso Sud fino a Foce Verde, che diviene gradualmente più oscillatorio e quindi più debole senza però annullarsi fino ad oltre il Circeo.

• L’appoggio del Circeo, pur superato da un debole flusso verso Est, assicura alla spiaggia una forte limitazione della fuga di detrito consentendo una situazione di relativo equilibrio.

• La stabilità delle spiagge è favorita da esposizione sensibilmente riparata (niente affatto, n.d.r.) e dalla chiusura del Circeo alla fuga di materiale.

2.1.8 Costa tra il Circeo e Terracina

2.1.8.1 Studio storico e confronti batimetrici

• A seguito della realizzazione del porto di S. Felice (1966), si riscontra un accumulo di sabbia sia sopraflutto (fino a profondità dell’ordine dei 10 m) che sottoflutto (a ridosso della costa) che continua fino al 1979 (anche oggi, n.d.r., con una barra che dalla testata si protende verso Terracina).

• In corrispondenza delle difese parallele si nota chiaramente la tendenza del fondale ad abbassarsi al piede delle barriere e ad alzarsi nei fondali elevati.

• In corrispondenza della foce del Sisto si ha ancora un leggero insabbiamento; la battigia risulta una ventina di metri più avanzata rispetto al 1883.

• Alla foce del Portatore i profili attuali e del 1883 coincidono se si tiene conto dell’avanzamento della battigia (circa 60 m).

• Più a Est si assiste fino al 1979 ad un progressivo irripidimento del profilo verso Levante soprattutto sui fondali elevati.

2.1.8.2 Studio idraulico marittimo

• Dall’analisi delle energie il trasporto solido risulta prevalentemente verso Levante.

2.1.8.3 Interpretazione evoluzione costiera

• La spiaggia di Terracina-Circeo è alimentata da Nord per via marina da sabbie che superano il promontorio ed in parte da alluvioni dei corsi d’acqua Sisto e Portatore.

• All’estremità orientale, in corrispondenza di Terracina, esiste un debole flusso

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detritico verso Est, confermato anche dall’insabbiamento del porto.

• Questo flusso, andando ad interessare fondali abbastanza elevati oltre il molo, è praticamente perso per l’equilibrio delle spiagge più a Sud.

2.1.9 Costa tra Terracina ed il promontorio di Gaeta

2.1.9.1 Studio storico e confronti batimetrici

• Sottoflutto al porto di Terracina, la spiaggia del ristorante Agostino presenta un arretramento tra il ’68 e il ’72, successivamente e fino ad oggi si nota un continuo avanzamento con notevole invasione di alghe.

• Più oltre, fino a Torre Canneto, esiste stabilità tra 1888-1980.

• Nel tratto successivo, fino a S. Anastasia, si nota un avanzamento tra 1888 e 1935, cui segue un periodo di stabilità.

• A Sud di S. Anastasia si registra un leggero arretramento tra il 1888 e il 1935, che però si sfuma gradualmente fino ad annullarsi in corrispondenza del confine comunale.

• In comune di Sperlonga, fino a Lago Lungo, si nota lieve protendimento, cui segue un grosso avanzamento e stabilità nel periodo ’68-’80.

• Tra le grotte di Tiberio, Torre Capovento e Monte Moro vi è una notevole stabilità negli ultimi 40 anni.

• L’esame particolareggiato del confronto dei fondali pone in luce una situazione di sostanziale stabilità estesa a tutto l’arco.

2.1.9.2 Studio idraulico marittimo

• Dall’analisi delle energie ne risulta un flusso detritico molto contrastato, con intensità ridotta, più netta nella zona centrale e fortemente attenuata alle estremità.

2.1.9.3 Interpretazione evoluzione costiera

• Esiste un flusso detritico molto limitato che supera il porto di Terracina, che comunque va disperso in alto fondale o depositato sulla bocca del porto.

• Le spiagge fino a Gaeta sono alimentate dai soli tributi dei bacini imbriferi.

• Anche la piccole spiagge addossate al promontorio di Gaeta sono pressoché autonome ed alimentate dai piccoli bacini soprastanti.

• È probabile che esista una certa fuga di materiale oltre il promontorio, che naturalmente si disperde in alto fondale.

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2.1.10 Costa tra Gaeta e Scauri

2.1.10.1 Confronti batimetrici

• L’evoluzione dei fondali, dal 1897 ad oggi (1981, si ricorda), mostra un innalzamento dei fondali a Nord di Porto Salvo.

• In corrispondenza della spiaggia di Vindicio si nota una grossa erosione nei fondali medi, cui fa riscontro una discreta stabilità della linea di riva.

• A Levante del Porto di Formia i fondali risultano nel complesso stabili.

2.1.10.2 Studio idraulico marittimo

• Le alluvioni del Torrente Itri dovrebbero dividersi in due filoni: la prima verso Nord dispersa nella zona portuale, la seconda verso Sud ad alimentare la spiaggia del Vindicio.

• Il porto di Formia costituisce un ostacolo insuperabile a questo flusso.

• Ad Est del porto il movimento detritico è alternato ma equilibrato.

• I detriti scaricati dai fiumi in questo tratto dovrebbero rimanere in loco, con leggera tendenza a disperdersi oltre il promontorio di Scauri.

2.1.10.3 Interpretazione evoluzione costiera

• L’equilibrio di questo tratto è indipendente dai tratti circostanti.

• Il promontorio di Gaeta non può essere superato dal pur debole flusso da Ponente.

• Il promontorio di Scauri è praticamente insuperabile per le alluvioni provenienti dal Garigliano.

• L’alimentazione è praticamente assicurata dai tributi dei piccoli corsi d’acqua locali (Itri e minori).

• La lenta erosione delle spiagge di Caboto e Vindicio è da attribuirsi principalmente alle opere portuali di Gaeta, che provocano un richiamo di sedimenti nelle zone più protette.

2.1.11 Costa tra Scauri e il Garigliano

2.1.11.1 Confronti batimetrici ed evoluzione dei bacini

• L’aerofotogrammetria del 1974 mostra una situazione nettamente più avanzata rispetto all’attuale.

• Arretramento di 150 m della foce del Garigliano dal ’40 al’88.

• I fondali risultano approfonditi, con massimi impressionanti alla foce del

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Garigliano.

• Il Garigliano è stato interessato da numerosi sbarramenti di ritenuta.

2.1.11.2 Studio idraulico marittimo

• Le alluvioni del Garigliano vengono prevalentemente sospinte verso Sud, ma una piccola parte viene sospinta verso Nord.

2.1.11.3 Interpretazione evoluzione costiera

• Questo tratto di Litorale è alimentato quasi esclusivamente dal Garigliano.

• Il flusso detritico è rivolto verso Ponente tra il Garigliano e Monte d’Argento, mentre si annulla più a Ponente.

2.1.12 Commenti

Lo studio costituisce senz’altro una pietra miliare per l’epoca in cui fu concepito,

anche se oggi alcune considerazioni appaiono non pienamente condivisibili, anche alla luce

delle maggiori conoscenze acquisite.

Le considerazioni di carattere generale possono essere considerate valide e sono

particolarmente degni di nota e quanto mai attuali alcuni spunti, in particolare quelli

relativi alla foce del Tevere ed al destino dei sedimenti che da questo provengono.

I calcoli del trasporto solido vanno invece archiviati, non essendo disponibili all’epoca

strumenti in grado di fare valutazioni verosimili.

La descrizione dell’evoluzione recente (fino al 1981, quanto meno) evidenzia

variazioni dei trend evolutivi, che vanno senz’altro legate all’attività antropica, in

particolare allo sfruttamento del territorio (arginature, dighe e sbarramenti vari di ritenuta

sui corsi d’acqua, porti ed opere di difesa sui litorali).

Emerge spesso uno scenario in cui, ad un trend di arretramento o moderato

accrescimento ad inizio secolo, segue un periodo di più diffuso accrescimento nel

dopoguerra e, nel passato più recente, un ben più diffuso trend erosivo, che prosegue fino

ai giorni nostri.

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Ai fini della costruzione del bilancio sedimentario, oggetto dell’attuale attività di

ricerca, appare di rilevante interesse soprattutto la ricostruzione storica, che però potrebbe

essere localmente fuorviante in quanto si riferisce in gran parte ad un periodo storico

(prima del 1990) che potrà essere preso in considerazione solo parzialmente, per la scarsità

di dati disponibili. Gli stessi trend evolutivi sono evidentemente in evoluzione.

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2.2 IL MARE DEL LAZIO 1996

Il volume pubblica i risultati della ricerca svolta dall’Università “La Sapienza” e da

altri soggetti: lo studio si sviluppa in diversi campi e settori disciplinari, con il

coinvolgimento di numerosi Enti, Istituzioni e personale scientifico. La ricerca si svolge in

vari campi, che riguardano la sedimentologia, la sismografia, la biologia, l’idrodinamica,

l’idrologia, la modellistica idraulico-marittima. Il volume si articola in diversi paragrafi

alcuni dei quali forniscono interessanti indicazioni e dati ambientali, propedeutici al

presente studio; in particolare si possono individuare i seguenti contributi, utili alla ricerca

in atto:

- “Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna” (G.B. La Monica, R. Raffi);

- “Le praterie di Posidonia oceanica delle coste laziali” (G.D. Ardizzone, A. Belluscio);

- “Idrogeologia” (C. Boni, M. Petitta e altri);

- “Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua” (P. Paolocci, C.Siniscalchi).

Nei successivi paragrafi si riportano brevemente le risultanze per ciascun paragrafo di

interesse.

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2.2.1 Morfologia e sedimentologia della spiaggia e della piattaforma continentale interna (G.B. La Monica, R. Raffi)

Lo studio riporta i risultati della ricerca riguardante le principali caratteristiche

geomorfologiche e le caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della

piattaforma continentale.

Per l’analisi delle caratteristiche geomorfologiche della fascia compresa tra la battigia

e l’isobata dei -10 m s.m.m. (piattaforma continentale interna) sono stati utilizzati i grafici

di scandagliamento alla scala 1:25.000 forniti dall’I.I.M.M.I. e le coperture

aerofotografiche.

La determinazione delle caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della

piattaforma è stata eseguita mediante analisi di una serie di prelievi eseguiti mediante

benna (eseguiti fra la battigia e la batimetrica -50 m s.m.m.) e mediante carotaggio

(eseguiti in punti di particolare interesse fino a profondità di -50 m s.m.m.).

In generale, la piattaforma continentale risulta ricoperta da una coltre di depositi

limoso-argillosi la cui sedimentazione è ancora in atto e il cui spessore è molto variabile

(da pochi decimetri a molte decine di metri), ad indicare la provenienza fluviale del

materiale, dalle foci tiberine e dal complesso Volturno-Garigliano.

Il movimento di tali sedimenti può essere messo in atto con basse energie ambientali e

quindi un ruolo importante è svolto dalla corrente costiera che, da una analisi del clima,

comporta una maggior distribuzione dei sedimenti di origine tiberina verso Nord (dove

raggiunge il limite regionale) che verso Sud (dove non raggiunge Capo d’Anzio) (il tema è

molto complesso e andrebbe sviluppato con riferimento alle diverse granulometrie, n.d.r.,

ma di minima rilevanza per il bilancio delle spiagge, dove restano solo i sedimenti più

grossolani). Gli altri corsi d’acqua non appaiono influenzare la sedimentazione di

piattaforma, ma rivestono un ruolo fondamentale per quanto riguarda i depositi litoranei.

Conseguentemente, il tipo di sedimento presente sui fondali è abbastanza variabile: in

aree con forte sedimentazione (Golfo di Gaeta, piattaforma tra Anzio e Civitavecchia) sono

presenti sedimenti pelitici anche a profondità limitate; nelle zone sottoalimentate

(piattaforma interna tra Civitavecchia e il confine settentrionale o il tratto di piattaforma fra

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Anzio e Gaeta) predominano i sedimenti più grossolani derivanti da deposizioni più

antiche di ambiente fluviale o costiero.

La fascia più litoranea ha risentito delle vicende succedutesi nel tempo i cui fattori

predominanti, che hanno determinato le caratteristiche morfologiche e sedimentologiche

delle attuali spiagge, risultano essere: la sommersione delle piane costiere a seguito della

risalita del livello del mare e gli apporti dall’entroterra con deposito di nuovi sedimenti

nello spazio creato dalla risalita del mare (avvenuta negli ultimi 20.000 anni).

Il litorale laziale può essere suddiviso in due tratti ben distinti: uno a Nord dell’apparato

deltizio del Tevere e l’altro a Sud.

Nel tratto settentrionale il fattore di controllo prevalente è l’apporto solido dei corsi

d’acqua che ha prodotto nel tempo un avanzamento della linea di riva a seguito

dell’emersione, per deposizione, di parte dei fondali.

Nel tratto meridionale, escludendo la zona interessata dagli effetti del sistema Garigliano-

Volturno, le spiagge possono considerarsi fossili, con caratteristiche pressoché immutate

dalla stabilizzazione del livello marino (circa 6000 anni fa); si tratta quindi di coste di

sommersione il cui aspetto morfologico deriverebbe esclusivamente dalle caratteristiche

topografiche del territorio (la dinamica litoranea le sta tuttavia modificando sensibilmente,

n.d.r.).

Le caratteristiche dei materiali di spiaggia risentono anch’esse dell’incidenza dei due

fattori richiamati in precedenza: l’incremento del livello del mare ha comportato una

rielaborazione dei sedimenti e degli accumuli, con una ridistribuzione degli stessi sui

fondali; tali sedimenti, generalmente fini, affiorano oggi nelle zone prive o quasi di

copertura pelitica. Conseguentemente, tali affioramenti sono più frequenti nella zona

meridionale, in quanto nella zona settentrionale giacciono al disotto di una copertura di

materiali argillosi il cui spessore risulta maggiore quanto più ci si avvicina alla fonte di

alimentazione (foce fluviale).

Sedimenti più grossolani si hanno invece in corrispondenza di depositi accumulatisi in

ambiente di spiaggia durante la risalita del livello del mare e rimodellati, ma non distrutti

dal mare (cordoni).

Le sabbie che costituiscono le spiagge sono caratterizzate da due popolazioni

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granulometriche: la più fine dipendente dalla rielaborazione marina dei sedimenti antichi e

la più grossolana derivante dalla immissione recente e attuale dei sedimenti fluviali. Nella

zona settentrionale, caratterizzata da sabbie mediamente più grossolane, i sedimenti fluviali

hanno sepolto i sedimenti di rielaborazione; nella zona meridionale, caratterizzata da

sedimenti più fini, manca la popolazione più grossolana a causa dell’assenza di foci fluviali

significative.

La diversa genesi a Nord e a Sud dell’apparato deltizio del Tevere influisce sullo stato

e sulla progressione del fenomeno dell’erosione.

Per le spiagge a Nord l’erosione è imputabile principalmente a deficit di bilancio,

conseguenza della diminuzione degli apporti fluviali (a causa di dighe e sbarramenti), ed

ha avuto inizio in corrispondenza delle foci fluviali per migrare successivamente

lateralmente.

Per le spiagge a Sud, ove i sedimenti sono da considerare fossili, l’erosione è iniziata e

successivamente si è diffusa; la causa scatenante può essere individuata nella diminuzione

dello scambio di sedimenti fra spiaggia emersa e sommersa, a causa di interventi antropici

(cementificazione della battigia, distruzione dei cordoni costieri) e nella modificazione del

regime idrodinamico costiero (realizzazione di opere di difesa e porti). Anche la riduzione

dell’areale della Posidonia e la pulizia delle spiagge, altrimenti coperte da uno spesso

materasso di Posidonia spiaggiata, ha sicuramente svolto un ruolo importante a questo

riguardo, n.d.r..

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2.2.2 Le praterie di Posidonia Oceanica delle coste laziali (G.D. Ardizzone, A. Belluscio)

Le indagini svolte sulla prateria di Posidonia nell’ambito del progetto “Il Mare del

Lazio” sono state sintetizzate in questo studio e hanno portato alla produzione della prima

cartografia di sintesi delle praterie di Posidonia Oceanica.

2.2.2.1 Risultati studi precedenti (da Anzio a Scauri – Lazio centro-meridionale)

Partendo dalla parte più meridionale del Lazio e proseguendo verso Nord, si può

rilevare come nel Golfo di Gaeta la Posidonia risulti assente (Amm. Prov. Latina, 1985;

Zurlini e Bedulli, 1983). Tra Torre Viola e la foce di lago Lungo è presente, lungo una

stretta fascia batimetrica situata tra -10 e -15÷20 metri, un prato di Cymodocea nodosa, ma

non di Posidonia (Amm. Prov. Latina, 1983).

Tra la foce di Lago Lungo e Terracina è presente (osservazioni del 1982) una prateria

di Posidonia, prevalentemente su “matte”, che mostra una zona centrale piuttosto estesa.

Tra Terracina e il promontorio del Circeo è presente (osservazioni del 1981) una

estesa prateria di Posidonia; la prateria mostra un’area a maggiore densità nelle acque

antistanti il promontorio del Circeo, la foce del fiume Sisto e tra Terracina e Torre

Canneto. Queste tre aree sono circondate da aree con Posidonia a densità minore. Il

margine inferiore della prateria è situato intorno la batimetrica dei -22÷24 m e questo

margine risulta notevolmente arretrato rispetto alle indicazioni riportate da Fusco (1961),

che poneva il margine inferiore circa un chilometro più all’esterno (Amm. Prov. Latina,

1982; Ardizzone e Migliuolo, 1982).

La Posidonia è assente tra il promontorio del Circeo e la foce del lago di Caprolace,

dove è invece presente Cymodocea nodosa. Da qui a Capo Portiere la Posidonia è presente

a macchie sparse con segni di regressione fino a 16-18 m di profondità e, con maggior

densità, fino ad una trentina di metri di profondità (Amm. Prov. Latina, 1981; 1985).

Tra Capo Portiere e Torre Astura è presente (in base ad osservazioni del 1979) una

prateria di Posidonia compatta, a densità piuttosto elevata e su “matte” intorno ai 15 m,

meno compatta per la presenza di ampie zone di erosione intorno ai 20 m e a chiazze fino a

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31÷32 m di profondità. Alcune aree di questa prateria presentano segni di avanzato stato di

regressione mentre in altre sono presenti strutture rocciose.

Il litorale sabbioso compreso tra Torre Astura e Palo non presenta Posidonia.

L’unica zona che presenta Posidonia in tutto il Lazio centrale è quella delle secche di

Tor Paterno. Si tratta di alcune formazioni rocciose distanti fino a circa 4 miglia dalla

costa, antistanti il centro abitato di Torvaianica. Le formazioni rocciose più costiere, situate

tra i 6÷8 m e una decina di metri circa di profondità non presentano Posidonia mentre

quelle più esterne, che partono da 18÷20 m di profondità ed arrivano fino ad una

quarantina di metri, presentano alcune zone ricoperte da Posidonia (M. M. M., 1993).

Fig. 2.1 – Le praterie di posidonia tra Gaeta e S.Felice Circeo

Fig. 2.2 – Le praterie di posidonia tra S.Felice Circeo e Anzio

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2.2.2.2 Risultati nuove indagini (da Montalto a Tor Vaianica – Lazio settentrionale)

Le prime macchie di Posidonia un po’ più consistenti su questo litorale si trovano sulle

secche di Flavia, a Nord di Ladispoli. Queste formazioni appaiono piuttosto articolate, con

roccia bassa di origine organogena, catini e canali di sabbia. Piccole e rade macchie di

Posidonia sono presenti nei catini di sabbia e sulle fasce di “matte” morta che si

intervallano alle formazioni rocciose.

In sintesi lungo la costa laziale settentrionale la distribuzione della Posidonia appare

molto eterogenea. Tra Torre Flavia e Capo Linaro si ritrovano ampie zone di “matte”

morta intervallate a rocce organogene, catini di sabbia con radi fasci di Posidonia e talvolta

macchie di Posidonia più consistenti.

I fondali tra Capo Linaro e Torre S. Agostino presentano un mosaico di Posidonia,

rocce prevalentemente organogene e fondi mobili.

Più articolata la situazione rilevata dalla foce del Mignone alla foce del Marta, ove

sono presenti mosaici di sabbie, rocce organogene e macchie di Posidonia assieme ad

ampie zone sabbiose o secche con roccia organogena assieme a grandi estensioni di

“matte” morta, con rada Posidonia viva.

Dal Marta alla foce del Tafone la situazione appare abbastanza simile, con presenza di

Posidonia, spesso a densità molto bassa o a fasci isolati, intervallata a sedimento molto fine

e ad ampie estensioni di “matte” morta, con rada Posidonia, più al largo.

Fig. 2.3 – Le praterie di posidonia nell’area della Foce del Tevere

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Fig. 2.4 – Le praterie di posidonia tra S.Severa e Montalto di Castro

2.2.2.3 Conclusioni

Come evidenziato dalle cartine di distribuzione (Fig. 2.4 e Fig. 2.5) è possibile

schematizzare la presenza della Posidonia in due aree con caratteristiche differenti: il Lazio

meridionale e il Lazio settentrionale.

Il Lazio meridionale presenta alcune aree di Posidonia a densità maggiore circondate

da zone con Posidonia più rarefatta e con “matte” morta.

La caratteristica principale dei fondali con Posidonia del Lazio settentrionale è invece

l’abbondante presenza di “matte” morta, soprattutto nella zona compresa tra Torre Flavia e

Capo Linaro e dalla foce del Mignone a quella del Tafone.

La distribuzione delle praterie di Posidonia è stata inoltre riportata nelle allegate tavole

“Allegato B – Mappatura dei fondali e identificazione dei tratti sabbiosi”.

Per quanto riguarda l’evoluzione della distribuzione di Posidonia, lo studio fa

riferimento ad una serie di mappature delle praterie, tracciate sulla base di rilevamenti

effettuati nel ventennio precedente (con l’eccezione, ovviamente, di quelle effettuate

nell’ambito della convenzione). Non si può quindi procedere direttamente ad una

valutazione analitica dell’evoluzione dell’area della Posidonia sull’intero litorale laziale.

Dove possibile, tuttavia, il trend di regressione dell’areale è ben evidente.

Un dato oggettivo è comunque rappresentato dall’estensione della “matte” morta,

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soprattutto sul limite esterno della prateria, che testimonia ancora la presenza di un

importante trend regressivo.

Se veritiero, è quanto mai significativo il confronto dell’areale della Posidonia che si

evince dal confronto con la pubblicazione di Fusco (Fusco, 1961), da cui si ricava come

l’estensione della Posidonia verso il largo si sia ridotta di circa 1 km.

Per quanto riguarda la costruzione del bilancio sedimentario, vale la pena di

considerare come l’evoluzione della prateria possa rappresentare un fattore importante

nella progressione del fenomeno erosivo; l’azione della Posidonia è sostanzialmente

favorevole alla stabilizzazione del litorale, attraverso diversi fattori:

• riduzione del fondale, grazie alla formazione della “matte”, con conseguente

stabilizzazione del piede della spiaggia sommersa e riduzione dell’attacco

ondoso sulle spiagge;

• incremento dell’attrito di fondo, grazie ai lunghi steli della Posidonia, con

conseguente riduzione dell’attacco ondoso sulle spiagge;

• stabilizzazione della spiaggia emersa e del piede della duna, grazie alla

deposizione di spessi materassi di Posidonia spiaggiata.

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2.2.3 Idrogeologia (C. Boni, M. Petitta e altri)

Lo studio delle acque continentali che si versano a mare lungo il litorale del Lazio

valuta l’entità complessiva delle portate medie dei corsi d’acqua in ogni mese dell’anno e

mette in evidenza l’importanza della valutazione della componente di ruscellamento, che si

sviluppa esclusivamente in superficie, e che è la principale responsabile del fenomeno di

erosione dei versanti e di trasporto dei sedimenti.

La scomposizione della portata nelle due componenti, flusso di base (alimentato dalle

acque sotterranee) e ruscellamento, è stata eseguita applicando il “metodo delle portate

mensili caratteristiche” (Boni et al, 1993).

Il metodo è stato applicato ai dati del Servizio Idrografico dello Stato raccolti nelle 39

stazioni di misura, di cui 19 nel bacino del Tevere, 15 in quello del Garigliano e 5 ubicate

nei corsi d’acqua minori del Lazio.

Il bacino del Tevere si può dividere in tre settori con caratteri distinti.

Il settore settentrionale, privo di consistenti risorse sotterranee, caratterizzato da alti valori

di ruscellamento. Il settore sud-orientale, dominato da grandi dorsali di carbonati, che si

può considerare un enorme serbatoio di acque sotterranee che alimentano il flusso di base

dell’Aniene e del Nera-Velino. Il settore sud-occidentale caratterizzato da ruscellamento

limitato e flusso di base consistente, per la presenza di importanti acquiferi negli apparati

vulcanici.

Il bacino del Tevere versa a mare una portata specifica di 12.6 l/s/km2 (Fig. 2.5) con una

portata media misurata alla stazione idrometrica di 224.9 m3/s che copre oltre il 40 %

dell’afflusso totale di acque continentali al litorale laziale (Fig. 2.7).

Il bacino del Liri–Garigliano ha caratteri mediamente più omogenei, condizionato da

valori molto elevati del flusso di base. Il bacino versa a mare una portata media di 26

l/s/km2 (Fig. 2.6), con una portata media misurata alla stazione di 141.8 m3/s che copre il

27 % del deflusso totale. In termini assoluti (Fig. 2.8) si versano in mare (apporti a mare

complessivi dei corsi d’acqua, incluse le derivazioni e gli apporti dei settori non sottesi da

stazioni idrometriche) in media 526 m3/s di acque continentali costituite da 251 m3/s di

acque sotterranee, 188 di acque di ruscellamento, 67 nel campo indeterminato; 19 m3/s

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vengono derivati dal bacino del Volturno a quello del Garigliano (questi ultimi riportati in

figura in verde scuro)

Fig. 2.5 – Portate specifiche medie del bacino del Tevere

Fig. 2.6 – Portate specifiche medie del bacino del Liri – Garigliano

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Fig. 2.7 – Apporti al litorale tirrenico

Fig. 2.8 – Ruscellamento e flusso base

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2.2.4 Valutazione del trasporto solido di fondo alla foce dei corsi d’acqua (P. Paolocci e C. Siniscalchi)

Il problema della valutazione del trasporto solido è stato affrontato prendendo in

considerazione gli scarsi dati bibliografici, che si riferiscono prevalentemente al bacino del

Tevere, e quelli di un’apposita campagna di misure concentrata sui bacini minori.

La campagna di misure, effettuate nel periodo febbraio-luglio 1990 e settembre 1990-

fabbraio 1991, è consistita nella misura di portata liquida e in prelievi di torbida, ed è stata

estesa a 6 corsi d’acqua: Fiora, Marta, Mignone, Arrone, Astura, Incastro. Tali dati sono

stati opportunamente elaborati per la stima del deflusso torbido.

I risultati dello studio vengono riportati brevemente nei successivi paragrafi e

sintetizzati nella successiva Tab. 2.1. Tali dati sono stati inoltre riportati in termini di

volume annuo affluente ai litorali nelle tavole “Allegato D – Apporti Fluviali e Trasporto

Solido”.

2.2.4.1 Bacino del Tevere

I dati di bibliografia disponibili sono le misure di torbida eseguite sistematicamente

dal Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici alla Stazione di Corbara (bacino

sotteso di 6.100 Km2), dal 1951 al 1962, e di Ripetta (Roma, bacino sotteso 16.545 Km2)

dal 1930 al 1973.

L’analisi di tali dati mostra in maniera evidente una netta diminuzione del trasporto

solido a seguito della costruzione degli impianti idroelettrici più recenti lungo l’asta

principale del Tevere. I dati sono stati elaborati mediante una regressione multipla e hanno

fornito un valore per il deflusso torbido, riferito agli 8.500 Km2 di bacino che

effettivamente contribuiscono ai deflussi alla foce, di circa 250 t/ km2/anno, pari a quello

misurato nel decennio 1951-1960, e che dovrebbe mantenersi costante se permarrà la

sospensione dei prelievi dall’alveo e non verranno eseguite opere di sbarramento.

Tale dato risulta in accordo con il dato proveniente dalla stima dei volumi di erosione

dei bacini proveniente dall’impiego della carta delle curve di isoerosione di Gazzolo e

Bassi (Gazzolo e Bassi, 1962).

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2.2.4.2 Altri bacini

Per il bacino del Fiora sono disponibili alcuni dati provenienti da misure di torbida e

studi sulle carte relative alle batimetrie dell’invaso, effettuati dall’ERSAL (Ente Regionale

Sviluppo Alto Lazio): ne risulta una portata torbida a monte del Vulci di 570 t/ km2/anno.

Dall’impiego delle carte di isoerosione risulta un deflusso torbido di 340 t/km2/anno,

che appare giustificato in quanto lo studio ERSAL include il bacino a monte del Vulci,

molto più erodibile di quello residuo a valle considerato nella stima effettuata con le curve

di isorerosione.

L’elaborazione dei valori di portata fluida e di concentrazione solida ricavati dalla

campagna di misure effettuata nel periodo 1990-1991 (caratterizzato da forte siccità)

fornisce per il bacino del Fiora un valore di trasporto solido modesto pari a 200 t/km2/anno

(Tab. 2.1).

Per il bacino del Mignone in uno studio sullo stato ambientale del bacino eseguito

dall’Istituto di Geologia per la provincia di Roma e il Comune di Viterbo, l’erosione del

bacino in termini di torbida è stata valutata in 682 t/km2/anno.

Dall’impiego delle carte di isoerosione risulta un deflusso torbido di 328 t/km2/anno,

che risulta essere circa la metà della stima trovata in letteratura.

L’elaborazione dei valori di portata fluida e di concentrazione solida ricavati dalla

campagna di misure effettuata nel periodo 1990-1991 (caratterizzato da forte siccità)

fornisce per il bacino del Mignone un valore di trasporto solido eccessivamente basso, e

ritenuto dagli stessi autori non ragionevole, pari a 10 t/km2/anno (Tab. 2.1).

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Tab. 2.1 – Valori medi annuali di materiale solido utile affluente ai litorali laziali

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2.3 STUDI HYDROSOIL SU ALCUNI TRATTI DI COSTA DELLA REGIONE LAZIO (2002-2009)

Hydrosoil S.r.l. ha svolto nel corso del periodo 2002-2009 numerosi studi per conto

della Regione Lazio sulla dinamica del trasporto solido litoraneo in diversi tratti della

regione.

Tali studi morfologici sono stati eseguiti mediante l’impiego di modelli matematici

(STWAVE/GENESIS) e sono stati finalizzati alla valutazione, sulla base della

ricostruzione storica dell’evoluzione della costa, del trasporto solido e della potenziale

variazione della battigia nel caso di realizzazione di alcuni interventi.

Di seguito si riporta brevemente una lista di tali studi, con una breve descrizione della

finalità dei lavori:

- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Anzio, (HS98A) 2002;

- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Focene, (HS98B) 2002;

- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Ladispoli, (HS98C) 2002;

- Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge, Litorale di Ostia, (HS98D) 2002;

- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale di Montalto di Castro (VT), Relazione tecnica, (HS215) 2005;

- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale di Tarquinia (VT), Relazione tecnica, (HS230) 2005;

- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Litorale, Intervento di difesa e ricostruzione della spiaggia di Anzio (RM), (HS258) 2005;

- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale compreso tra S.Felice Circeo e Terracina, (HS359) 2007;

- Studi di ingegneria costiera finalizzati alla progettazione di interventi di difesa e ricostituzione dei tratti di costa compresi tra Capo d’Anzio e Tor Caldara, Relazione

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Generale, (HS378) 2007;

- Studio dell’evoluzione morfologica del litorale di Fondi, Relazione Tecnica, (HS379) 2007;

- Studio preliminare ambientale relativo agli interventi di difesa della costa in aree protette, per la ricostruzione e la difesa del litorale costiero tra Capo Portiere e Torre Paola nella Provincia di Latina, (ISPRA-HS445) 2009.

I risultati di tali studi in termini di trasporto solido netto vengono riportati in forma

sintetica nella successiva Tab. 2.2 e nelle allegate tavole “Allegato D – Apporti Fluviali e

Trasporto Solido”.

Studi e anno di

riferimento Descrizione dato Dato utile

HS98A, 2002 HS258, 2005 HS378,2007

Trasporto solido a Anzio Nord (Tor Caldara)

Trasporto solido a Anzio Sud (Capo d’Anzio)

25.000 m3/s verso SE

5.000 m3/s verso SE

HS98B, 2002 Trasporto solido a Focene Nord (Canale di Focene )

Trasporto solido a Focene Sud (Canale di Fiumicino )

40.000 m3/s verso NW

15.000 m3/s verso NW

HS98C, 2002 Trasporto solido a Ladispoli Nord (Torre Flavia)

Trasporto solido a Ladispoli Sud (Castello Odescalchi )

10.000 m3/s verso SE

5.000 m3/s verso NW

HS98D, 2002 Trasporto solido a Ostia Levante 35.000 m3/s verso SE

HS215, 2002

Trasporto solido a Tarquinia Nord (Foce Fiume Marta)

Trasporto solido a Tarquinia Sud (Porto Clementino)

Trasporto solido a Montalto Nord (Foce Chiarone)

Trasporto solido a Montalto Sud (Centrale Enel)

30.000 m3/s verso NW

15.000 m3/s verso NW

nullo

80.000 m3/s verso NW

HS359, 2007 Trasporto solido a Terracina Ovest (Foce Sisto)

Trasporto solido a Terracina Est (Porto di Terracina )

65.000 m3/s verso E

27.000 m3/s verso E

HS379, 2007

Trasporto solido a Fondi Ovest (Foce Canneto)

Trasporto solido a Fondi Est (Porto di Terracina )

Trasporto solido a Sperlonga (Foce Pedemontano)

17.000 m3/s verso E

25.000 m3/s verso E

15.000 m3/s verso E

HS445, 2009 Trasporto solido a Capo Portiere 25.000 m3/s verso SE

Tab. 2.2 – Risultati degli studi svolti da Hydrosoil in alcuni tratti della Regione Lazio

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2.4 NUMERO MONOGRAFICO DI “STUDI COSTIERI”

Il numero 10 della rivista “Studi Costieri”, edito nel 2006, è un numero monografico

dal titolo “Lo stato dei litorali italiani”.

La monografia descrive lo stato dei litorali italiani appartenenti alle diverse regioni;

nel caso del Lazio si fa riferimento ai dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente

(Relazione sullo Stato dell’Ambiente, 1991), ad una pubblicazione (non citata) della

Regione Lazio del 1998 ed infine viene condotta una valutazione sul trend evolutivo dal

1977 al 1998. Il rapporto del Ministero dell’ambiente evidenzia la presenza di fenomeni

erosivi su 117 km di costa su un totale di 216 km di litorali sabbiosi (quindi circa il 54%).

La Regione Lazio, nel 1998, basandosi sul confronto delle linee di riva del 1990 e del

1998, rileva complessivamente 72 km di litorale in erosione (33%) e 93 km di litorale in

avanzamento (43%); i restanti 51 km sono giudicati in condizioni di stabilità (24%).

La valutazione comparativa condotta da Studi Costieri, basata appunto sul confronto

delle linee di riva del 1977 e del 1998, suddivide il litorale laziale in tre tratti: un tratto

settentrionale, esteso dalla foce del Chiarone a Palo, un tratto centrale, costituito dal delta

del fiume Tevere, fino al Capo d’Anzio, ed un tratto meridionale, da Anzio alla foce del

fiume Garigliano. I fenomeni erosivi nei vari tratti incidono per il 62% nel tratto

settentrionale, per il 19% in quello centrale e per il 24% in quello meridionale, dove il 50%

delle spiagge sembra essere in avanzamento.

La valutazione condotta è sinteticamente descritta nelle successive figure (Fig. 2.9 e

Fig. 2.10) ; la rappresentazione adottata, come peraltro sottolineato dagli autori, non

consente di discriminare le spiagge realmente stabili da quelle stabilizzate da pesanti

interventi con opere rigide e ripascimenti, dando una visione dello stato delle coste

abbastanza fuorviante. Va sottolineato infatti che negli anni immediatamente successivi al

1998 (ma anteriori alla pubblicazione della monografia) sono stati realizzati importanti

interventi di ripascimento a Tarquinia, Ostia, Anzio, Foce Verde, Terracina e Fondi.

Anche alla foce del Tevere si assiste ad una rapida evoluzione dei fondali che, pur non

riflettendosi nell’arretramento della linea di riva (quasi interamente protetta da opere

rigide), sicuramente ha ed avrà importanti ripercussioni sulla dinamica dei sedimenti che

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ancora il Tevere è in grado di portare al mare.

Fig. 2.9 – Lazio settentrionale e centrale. Variazione della linea di riva tra il 1977 e il 1998

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Fig. 2.10 – Lazio meridionale. Variazione della linea di riva tra il 1977 e il 1998

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2.5 CONFRONTI LINEE DI RIVA

La ricostruzione storica dell’evoluzione morfologica del litorale laziale è stata

condotta utilizzando come dati di base le linee di riva storiche scaricabili dal sito della

Regione Lazio - Centro di Monitoraggio GIZC (http://cmgizc.datigis.info/).

In particolare, nel sito sono disponibili, in formato vettoriale georeferenziato, le linee

di riva digitalizzate da aerofoto o da immagini satellitari (2005), con riferimento ai

seguenti anni: 1944, 1955, 1990, 1992, 1994, 1996, 1998, 2002 e 2005.

In questa fase preliminare di studio, è stata condotta una prima analisi dei dati utile per

la valutazione preliminare dei dati e dei trend evolutivi più macroscopici; lo studio verrà

approfondito nel prosieguo delle attività previste dalla convenzione tra CNR e Regione

Lazio, e la stessa procedura di rilievo e digitalizzazione della linea di riva saranno oggetto

di un processo di verifica e validazione da parte del CNR. Quest’ultima attività avverrà

nell’ambito di un’integrazione dell’attuale convenzione e riguarderà anche le successive

elaborazioni condotte a partire dalle linee di riva per ricavare i volumi di erosione o

accrescimento delle spiagge.

Le linee di riva impiegate per questa analisi preliminare sono quelle del 1944, del

1990 e del 2005. Inizialmente sono state confrontate le linee di riva storiche del 1944 e del

1990; successivamente è stata condotta un’analisi delle linee di riva con riferimento ad un

periodo più recente (dal 1990 al 2005), che tra l’altro coincide, almeno negli anni, con

quello per il quale è disponibile la ricostruzione della serie storica del moto ondoso.

I risultati dei confronti tra linee di riva sono rappresentati graficamente nelle tavole

“Allegato A – Confronto linee di riva (1943-44, 1990 e 2005)”: in rosso sono indicati i

tratti in erosione e in verde quelli in avanzamento. In questa fase, ed in attesa del processo

di validazione dell’intera procedura, sono stati considerati stabili i tratti di litorale in cui la

variazione tra le linee di riva è inferiore a +/- 5 m; questa scelta è conforme all’obiettivo

iniziale da raggiungere, cioè l’identificazione dei trend macroscopicamente più evidenti.

La valutazione di dettaglio verrà successivamente condotta dopo la validazione dell’intera

procedura.

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Nei successivi paragrafi si descrivono brevemente i risultati delle elaborazioni

condotte con riferimento ai 6 “tratti di interesse” individuati nel successivo paragrafo 3.

2.5.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone

Con riferimento all’evoluzione storica della linea di riva (1944-1990), il tratto di litorale

che va dalla foce del Chiarone a quella del Mignone si presenta sostanzialmente stabile, ad

eccezione di alcuni tratti: in particolare, da Nord verso Sud, l’intorno del porto delle

Murelle, tra Montalto Marina e Riva dei Tarquini, il tratto di costa tra il Fosso di Valfrigida

e Voltone e quello tra le Saline di Tarquinia e la foce del Mignone.

L’evoluzione più recente (tra 1990 e 2005) mostra nuove aree in erosione in

corrispondenza del Fosso della Margherita, ed il permanere delle criticità già evidenziate

nel periodo precedente (in parte risolte con interventi rigidi nel tratto più meridionale).

Va peraltro tenuto presente che il litorale tra Porto Clementino e la foce del fiume Marta è

stato realizzato un importante ripascimento protetto nel 2003 e che, complessivamente, dal

1990 ad oggi sono stati versati oltre 800.000 m3 di sabbia.

Questo tratto di costa, grazie ai primi risultati dello studio del clima meteomarino (che

verranno consegnati con il rapporto del settembre prossimo), è stato oggetto delle prime

simulazioni con il modello di evoluzione morfologica; i risultati delle simulazioni hanno

evidenziato come il trasporto solido sia globalmente diretto verso Nord, circostanza che

lega l’espansione dell’area in erosione nella zona delle Saline.

L’approfondimento degli studi e l’applicazione sistematica della modellazione ai diversi

tratti sabbiosi della costa laziale consentirà di far seguire a queste considerazioni

qualitative anche indicazioni quantitative sui volumi in gioco, con lo scopo di prevedere gli

scenari futuri e pianificarne la gestione.

2.5.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere

Per quanto riguarda il tratto 2, sia l’evoluzione storica (1944-1990) che quella più

recente (1990-2005) mostrano un avanzamento della linea di costa piuttosto marcato nel

Comune di Fiumicino; il fenomeno interessa l’intera arcata tra l’Ospedale del Bambino

Gesù e l’oasi di Macchia Grande.

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Con riferimento al confronto tra le linee di riva 1944 e 1990, i tratti in erosione sono,

invece, quelli compresi tra le Rovine di Torre Flavia e Fosso Vaccina (a Ladispoli), la

spiaggia di fronte alla Riserva Coccia di Morto e Isola Sacra (tra i due rami del Tevere).

Nell’ultimo quindicennio il litorale nel Comune di Ladispoli si presenta relativamente

stabilizzato, grazie anche agli interventi effettuati (ripascimento protetto, con pennelli e

oltre 500.000 m3 di sabbia), mentre i tratti in erosione, nel Comune di Fiumicino, tendono

ad espandersi verso Nord, di fronte alla Riserva Coccia di Morto e, ancora, tra La Nave e

Focene.

2.5.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio

Il confronto tra le linee di riva storiche (1944 e 1990) per il tratto 3 mostra

un’alternanza di tratti in erosione e in avanzamento. Le zone con un trend evolutivo più

marcato sono quelle in corrispondenza della foce del Tevere (in erosione) e i tratti di

litorale tra Maristella e la spiaggia di Castel Porziano, il litorale nel Comune di Ardea e

quello in Comune di Anzio, tra Lido dei pini e Lido di Lavinio (in avanzamento).

Con riferimento all’evoluzione più recente, il litorale tra la spiaggia di Castel Fusano e

quella di Castel Porziano risulta ancora in avanzamento, mentre in erosione si presenta il

tratto di costa tra Pantan di Lauro e il confine con il comune di Pomezia. Nei comuni di

Pomezia, Ardea e Anzio non si riscontrano particolari tendenze evolutive, ma solamente

alternanze di tratti in erosione e in avanzamento.

Nella zona di Anzio, tuttavia, la stabilità è legata al versamento, dal 1998 ad oggi, di circa

800.000 m3 di sabbia

La zona di Ostia merita un discorso a parte, in quanto la situazione di sostanziale stabilità

riportata nella tavola è in realtà il risultato di pesanti interventi con opere rigide e

ripascimenti: a partire dal 1997 sono stati versati oltre un milione di metri cubi di sabbia,

prevalentemente all’interno di celle protette da barriere sommerse e pennelli. Il confronto

delle linee di riva, inoltre, non tiene conto dell’approfondimento dei fondali che si è

verificato sul lato esterno della barriera sommersa.

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2.5.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo

Il tratto 4, sia per quanto riguarda l’evoluzione più vecchia (1944-1990) che quella più

recente (1990-2005), si presenta quasi ovunque in erosione, ad eccezione del litorale più a

Nord (tra il porto di Anzio e San Rocco) e del Lido di Latina, a Sud di Foce Verde e fino a

Capo Portiere. Il trend erosivo più evidente si verifica tuttavia nella zona a Nord di Foce

Verde e, soprattutto, immediatamente a Sud di questa.

Il trend evolutivo del litorale tra Capo Portiere e il promontorio del Circeo è più facilmente

valutabile sul lungo periodo, essendo il litorale caratterizzato da un tasso di erosione

inferiore al metro per anno.

In questo tratto di costa sono stati comunque realizzati numerosi interventi di difesa, nella

zona di Nettuno e nel litorale della provincia di Latina; complessivamente sono stati versati

circa 200.000 m3 di sabbia a Nettuno (dopo il 1998), mentre tra Foce Verde e Torre Paola

il quantitativo sale a 550.000, prevalentemente nella zona di Foce Verde.

In questa zona, gli anni successivi al 2005 hanno visto aggravarsi il fenomeno erosivo,

nonostante il ripascimento protetto abbia dato buoni risultati; l’evidente deficit di apporto

solido sta progressivamente estendendo verso Sud l’area in erosione.

2.5.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia

Il confronto tra le linee di riva 1944 e 1990, mette in evidenzia un fenomeno erosivo

diffuso, sia per quanto riguarda il tratto di litorale tra San Felice Circeo e Porto Badino che

per quanto concerne l’arcata litoranea compresa tra il rudere di Torre Gregoriana e la grotta

di Tiberio (comuni di Fondi e Sperlonga).

Nell’ultimo quindicennio, invece, il tratto di litorale ha riacquistato una certa stabilità, ma

solo grazie agli interventi di ripascimento protetto condotti dalla Regione Lazio, per oltre

2.300.000 m3 nel tratto compreso tra S. Felice Circeo e Terracina e per quasi un altro

milione tra Terracina e Sperlonga. Lunghi tratti di litorale, nella zona di S. Felice Circeo,

sono anche protetti con continuità da opere rigide.

2.5.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano

L’evoluzione storica del tratto 6 (Comune di Minturno) mostra, nel periodo 1944-1990,

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un avanzamento del litorale nel tratto più a Nord, tra Faraone e Monte d’Argento, mentre il

litorale più a Sud, fino alla foce del Garigliano, risulta in erosione.

In base al confronto delle linee di riva 1990 e 2005, il litorale si presenta quasi interamente

erosione, con l’eccezione della zona di Marina di Minturno. Considerazioni più precise

verranno però svolte in seguito, nella costruzione del bilancio sedimentario, in quanto

questo tratto di costa è stato oggetto di interventi con opere rigide e ripascimenti a partire

dagli anni ’80, e anche successivamente al 2005; complessivamente a Minturno, dal 1988

ad oggi, sono stati versati oltre 700.000 m3 di sabbia.

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3 IDENTIFICAZIONE DEI TRATTI DI INTERESSE (ATTIVITÀ 4.1)

3.1 DEFINIZIONI

In questo lavoro si vuole superare, almeno in termini dialettici, la concezione di unità

fisiografica che, nel caso del litorale laziale, potrebbe risultare per certi versi fuorviante in

quanto il trasporto solido litoraneo ha dimostrato di possedere, o aver posseduto, una certa

continuità anche a cavallo degli elementi che in passato erano stati utilizzati come limiti

delle diverse unità fisiografiche.

In linea di principio, il tentativo di ricostruzione del bilancio sedimentario della costa

laziale (con riferimento ai soli litorali sabbiosi, pocket beach escluse) prescinderà

dall’effetto dei vari elementi notevoli presenti sulla costa; in altri termini, non si postulerà

che in determinate sezioni il trasporto solido sia nullo, ma si cercherà di valutare la

situazione caso per caso, utilizzando tutti i dati disponibili, ivi incluso anche il bilancio

“apparente” della dinamica dei sedimenti di spiaggia.

Ciò nondimeno, la rappresentazione grafica, la logica di riordino dei dati e la necessità

di procedere per tratti (legata alle esigenze di modellazione e differenziazione del clima

meteomarino) hanno portato a suddividere il litorale laziale in una serie di tratti, che nel

seguito verranno definiti “tratti di interesse” e che troveranno riscontro sia nella

descrizione dei dati e dei risultati, che nella rappresentazione grafica degli stessi nelle

tavole allegate fuori testo e nelle figure (da Fig. 3.2 a Fig. 3.7).

L’applicazione della modellistica per lo studio dell’evoluzione morfologica dei

litorali su scala regionale ha rivelato alcuni limiti nell’attendibilità dei risultati, limiti

intrinsechi della scala adottata; si è reso conseguentemente necessario affrontare il

problema anche in scala più ridotta, suddividendo le coste della regione in 6 tratti nei quali

inserire la rappresentazione schematica delle principali opere che bloccano o parzializzano

il trasporto solido longshore. I 6 tratti individuati, salvo diverse suddivisioni che potranno

essere concordate in base ai risultati preliminari, corrispondono a quelli riportati in Fig.

3.1.

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Tale approccio, dai primi studi preliminari, ha evidenziato risultati più attendibili e

comunque in linea con gli studi di dettaglio effettuati in passato in tale area (che

attualmente rappresentano l’unico tipo di riscontro disponibile). Esso verrà quindi esteso a

tutti i siti individuati, nell’ambito di una integrazione delle attività della presente

Convenzione, estensione oggetto di un Atto Aggiuntivo ad oggi in via di formalizzazione.

Le procedure di calcolo saranno le stesse indicate nella Convenzione Habitat Marini.

Per ciascun tratto utilizzato nella modellazione verrà fornito il trasporto potenziale e reale,

dove per reale si intende quello risultante dall’inserimento nella modellazione della

rappresentazione schematica delle principali opere in grado di interagire con il trasporto

solido litoraneo.

Le simulazioni verranno condotte con riferimento a due diversi intervalli temporali

per i quali siano disponibili i dati necessari.

Fig. 3.1 – Suddivisione in tratti

TRATTO 1

TRATTO 2

TRATTO 3

TRATTO 4 TRATTO 5 TRATTO 6

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3.1.1 Tratto 1: dal Chiarone al Mignone

Il tratto di interesse, interno ai confini della Regione Lazio, si estende dal Chiarone al

Mignone per circa 35 km ed è caratterizzato da versi del trasporto solido litoraneo

variabili: nel tratto più settentrionale prevale il trasporto da Nord verso Sud, mentre nel

tratto centrale e meridionale si verificano varie alternanze legate agli apporti solidi fluviali

e all’orografia locale, con particolare riferimento all’affioramento del substrato roccioso

sia sopra che al disotto del livello del mare.

Fig. 3.2 – Tratto 1: dal Chiarone al Mignone

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3.1.2 Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere

Si tratta, in buona sostanza, del tratto settentrionale della cuspide fociva del fiume

Tevere. Il tratto si estende da Ladispoli al fiume Tevere, per circa 30 km complessivi. La

zona di Ladispoli, fino al fosso Cupino, è caratterizzata dalla presenza di affioramenti del

substrato roccioso, sia a terra che, soprattutto, a mare. A Sud del Cupino, la spiaggia

emersa e sommersa è interamente sabbiosa e confina con la retrostante piana alluvionale. Il

trasporto solido è diretto da Nord verso Sud nella zona di Ladispoli, fino al Castello

Odescalchi; verso Sud si entra più propriamente nella cuspide fociva del Tevere, dove il

trasporto solido è divergente e, nel lobo Nord, diretto da Sud verso Nord.

Fig. 3.3 – Tratto 2: da Ladispoli alla foce del Tevere

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3.1.3 Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio

Si tratta, in buona sostanza, del tratto meridionale della cuspide fociva del fiume

Tevere. Il tratto si estende dal fiume Tevere al Capo d’Anzio, per circa 45 km complessivi.

Dal Tevere al Lido di Lavinio la spiaggia emersa e sommersa è sabbiosa e delimita la piana

alluvionale, mentre dal Lido di Lavinio ad Anzio riprendono gli affioramenti rocciosi nel

basso fondale e in prossimità della riva; a tergo della spiaggia è presente una falesia

tufacea. Il trasporto solido è ovunque diretto da Nord verso Sud.

Fig. 3.4 – Tratto 3: dalla foce del Tevere ad Anzio

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3.1.4 Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo

Complessivamente si tratta di circa 40 km di costa sabbiosa, in parte antistante falesie

tufacee facilmente erodibili. Il promontorio di Torre Astura separa due sottounità con

caratteristiche morfologiche diverse, ma, almeno in passato, interessate dal flusso di

sedimenti litoranei.

Fig. 3.5 – Tratto 4: da Anzio al promontorio del Circeo

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3.1.4.1 Sottounità 4a: da Anzio a Torre Astura

Il tratto di estende per circa 10 km, dal porto turistico di Nettuno a Torre Astura.

La morfologia della costa è simile a quella presente immediatamente a Nord di Anzio, con

frequenti affioramenti del substrato roccioso e presenza di una falesia a tergo della

spiaggia; in questo caso, sulla spiaggia al piede della falesia sono presenti campi di dune,

che purtroppo stanno scomparendo.

3.1.4.2 Sottounità 4b: da Torre Astura al promontorio del Circeo

Il tratto si estende per circa 30 km, differenziandosi, soprattutto in ragione

dell’evoluzione più recente, tra una prima porzione a Nord di foce Verde ed una seconda a

Sud della foce.

La spiaggia tra Torre Astura e foce Verde, in parte caratterizzata dalla presenza della

falesia, versa in condizioni di forte crisi ed è interessata da una serie di interventi di difesa

e opere aggettanti, che di fatto la rendono avulsa dal tratto più a Sud. I fondali sono

caratterizzati da ampi tratti nei quali affiora il substrato roccioso.

Il tratto da foce Verde al promontorio del Circeo, in gran parte interno al perimetro

dell’omonimo Parco Nazionale, è caratterizzato da un litorale sabbioso orlato di dune

(scomparse nel tratto settentrionale più antropizzato) che delimita la pianura dell’Agro

Pontino. I fondali sono privi di affioramenti rocciosi, con l’eccezione dell’estremo

meridionale (Torre Paola).

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3.1.5 Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia

Complessivamente si tratta di circa 28 km di spiagge, separate dal promontorio di

Terracina che, fino alla costruzione del porto (ultimato attorno al 1840), probabilmente

permetteva la continuità del flusso di sedimenti litoranei.

Fig. 3.6 – Tratto 5: dal promontorio del Circeo a Torre Truglia

3.1.5.1 Sottounità 5a: dal promontorio del Circeo a Terracina

Il tratto si estende per circa 13 km, da San Felice Circeo al porto di Terracina. Il litorale

sabbioso sottende una piana alluvionale centrale e, agli estremi, piane più elevate poste

sopra il gradino della falesia tufacea.

Il tratto più settentrionale è ormai privo di una vera e propria spiaggia ed è interamente

protetto da pesanti opere rigide. Nel tratto centrale, recentemente interessato da forti

fenomeni erosivi, la spiaggia deve la sua esistenza ai ripascimenti ed alle opere rigide. Il

tratto meridionale, alimentato comunque dall’erosione del tratto sopraflutto, è attualmente

abbastanza stabile.

3.1.5.2 Sottounità 5b: da Terracina a Torre Truglia

Il tratto si estende per circa 15 km, dal porto di Terracina a Torre Truglia, e presenta

caratteristiche morfologiche simili alla sottounità precedente.

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3.1.6 Tratto 6: da Scauri al Garigliano

Si tratta di un’unità di modesta estensione, circa 6 km, delimitata a Sud dal confine

regionale, ma in realtà facente parte di un’unità più grande, che si estende fino al monte di

Procida. La spiaggia sabbiosa orla una piana leggermente rialzata che degrada verso la

piana alluvionale del Garigliano, verso Sud.

Fig. 3.7 – Tratto 6: da Scauri al Garigliano

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4 CARATTERIZZAZIONE DEI BASSI FONDALI (ATTIVITÀ 4.2)

4.1 10 ANNI DI ATTIVITÀ DI RICERCA E MONITORAGGIO AMBIENTALE

4.1.1 Mappatura e stato di salute delle posidonie

Una approfondita ricerca bibliografica riguardante gli studi ambientali svolti sui

fondali del litorale laziale e la mappatura e dello stato di salute delle posidonie del Lazio è

stata svolta dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di Roma

“La Sapienza”, nell’ambito del progetto dal titolo “Rilievo e caratterizzazione delle

praterie di Posidonia antistanti alle coste della Regione Lazio e dei principali popolamenti

marini costieri per la realizzazione di una Cartografia dei fondali marini costieri della

Regione Lazio e la predisposizione di un Atlante degli Habitat Marini”. In particolare è

stato raccolto tutto il materiale disponibile sulle praterie di Posidonia e sugli altri habitat

marini presenti lungo le coste del Lazio. Di seguito si riporta una sintesi del rapporto.

Una prima cartografia delle praterie di Posidonia, in scala 1:100.000, è stata effettuata

agli inizi degli anni ’90 dall’Università di Roma La Sapienza su finanziamento della

Regione Lazio (Il Mare del Lazio, 1996). Si rimanda al precedente paragrafo 2.2.2 per una

descrizione sintetica ma esaustiva delle risultanze di tale studio e della mappatura che ne

risulta.

Successive indagini sono state svolte, sempre su scala regionale, tra il 1992 e il 1994

(Diviacco et al., 2001). Diversi lavori hanno poi interessato particolari aspetti dei

popolamenti bentonici costieri dei fondi mobili e duri.

Recentemente, la problematica dell’erosione costiera e dei previsti lavori di ripristino dei

litorali mediante ripascimento con sabbie relitte, ha reso necessario effettuare indagini di

caratterizzazione ambientale dei siti prima del prelievo di sabbie e indagini di

monitoraggio dei siti di ripascimento durante e dopo le opere. Proprio in questo ambito,

grazie alla collaborazione tra Università di Roma e Regione Lazio, è stato possibile

realizzare una cartografia aggiornata (2004 – 2006) di alcune delle praterie di Posidonia

laziali. Si sono così studiate in dettaglio la prateria della zona di Marina di Tarquinia e

quelle comprese tra il Circeo e Sperlonga. Nella successiva Fig. 4.1 viene riportato un

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confronto della cartografia aggiornata con la cartografia de “Il Mare del Lazio”: si può

notare che la Posidonia ha subito una notevole regressione nella zona centrale.

Sempre nell’ambito degli studi sul ripascimento, una serie di indagini hanno

interessato i popolamenti bentonici di diverse aree sabbiose o fangose al largo delle coste

del Lazio, siti di prelievo delle sabbie relitte. In particolare queste aree sono situate al largo

di Montalto di Castro, Torvaianica, Anzio, Sabaudia e Gaeta (vedi gli studi dell’ICRAM).

I fondali duri delle coste del Lazio meridionale sono stati recentemente oggetto di

studio nell’ambito dell’istituzione del Parco Regionale Riviera di Ulisse.

Fig. 4.1 – Praterie di Posidona nel tratto tra il Circeo e Sperlonga:

cartografia de “Il Mare del Lazio” (in alto) e cartografia aggiornata 2004-2006 (in basso)

Sono state caratterizzate in questa occasione le biocenosi bentoniche di Sperlonga,

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Monte Orlando e Gianola (DISAM, 2007).

Nel Lazio meridionale uno studio appena terminato ha evidenziato, basandosi su dati

storici, come le praterie di P. oceanica comprese tra il Circeo e Sperlonga siano regredite di

circa il 60 % della loro estensione dal 1960 ad oggi, con una perdita di circa 4.390 ettari in

poco meno di 50 anni.

Recentemente diverse Regioni italiane hanno messo a punto delle cartografie

aggiornate sulle praterie di Posidonia e sugli altri habitat costieri marini. Il MIATT ha

finanziato la mappatura delle praterie di Posidonia nelle Regioni Liguria (1981; 1991),

Toscana (1981;1991), Lazio (1981; 1991), Campania, (2002-2004), Puglia (1981; 1991),

Sicilia (1999-2002) e Sardegna (2002). La Regione Toscana dispone di una cartografia

delle biocenosi bentoniche in scala 1:100.000 già a partire dal 1993, anche se poi in seguito

aggiornata solo in parte. Analogamente, la Regione Calabria dispone di una buona

descrizione dei propri fondali (1996; 2002-2004).

Una rappresentazione organica di tutte le informazioni disponibili sui fondali marini

sotto forma di un “Atlante” è però disponibili solamente per le coste del Lazio e della

Liguria. La pubblicazione del volume “Il Mare del Lazio” risale oramai al 1996, i

popolamenti bentonici riportati coprono però solo parzialmente i fondali della Regione, ad

esclusione delle praterie di Posidonia. Le carte allegate al volume sono in una scala

piuttosto ampia, 1:100.000.

La Regione Liguria ha pubblicato nel 2007 l’“Atlante degli habitat marini della Liguria”,

suddiviso in un volume di testo con la descrizione dei popolamenti bentonici della costa

ligure e in un volume di cartografia dove, in scala 1:10.000, 83 carte a colori riportano la

distribuzione dei popolamenti di fondo mobile, fondo duro e delle praterie di Posidonia

della Regione.

Nell’ambito del presente progetto è prevista l’analisi delle foto aeree disponibili per

acquisire il dettaglio della zona costiera:sono state acquisite in formato .ecw le fotografie a

colori provenienti dai voli del 1998, del 2005 (Quickbird) e ancora del 2005 (CGR).

Queste foto saranno utilizzate per individuare e delineare i margini superiori delle praterie

di Posidonia ed altre particolari formazioni geomorfologiche eventualmente presenti.

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4.1.2 Ruolo della Posidonia nella difesa delle coste

La presenza di praterie di Posidonia sui fondali comporta una variazione delle

caratteristiche del moto ondoso e della circolazione idrodinamica litoranea, e di

conseguenza del trasporto solido. Alcune interessanti indicazioni sull’interazione tra

praterie di Posidonia Oceanica, clima ondoso ed erosione costiera si possono ricavare

dalle attività svolte dal Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo dell’Università di

Roma “La Sapienza” e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze Marine,

nell’ambito del progetto NAUSICAA di Beachmed-e.

Le studio svolto, cui ha fatto seguito la pubblicazione di un report nel Dicembre 2007, è

consistito nella ricerca, attraverso l’impiego di osservazioni in situ e l’impiego di idonei

modelli matematici, del ruolo svolto dalla Posidonia Oceanica nell’attenuazione del moto

ondoso e nella modificazione nel trasporto dei sedimenti.

Fig. 4.2 – Area di studio

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In particolare è stato considerato il tratto di costa compreso tra Capo Circeo e

Sperlonga (vedi Fig. 4.2) per cui era stata eseguita una recente campagna di indagine della

prateria di Posidonia (2004-2006, cfr. precedente paragrafo), ed è stata studiata la dinamica

litoranea locale attraverso l’impiego di un modello di circolazione completamente

tridimensionale (ROMS, Shchepetkin and McWilliams, 2005) accoppiato

bidirezionalmente con un modello evoluto di generazione e propagazione di moto ondoso

(SWAN, Booij et al., 1999). Nel modello è stato inoltre implementato un modulo di

mobilizzazione, sospensione e trasporto dei sedimenti e di parametrizzazione della

presenza di Posidonia..

L’effetto della Posidonia sulla circolazione è stato implementato sfruttando la più

recente letteratura sull’argomento (Chen et al.,2007) e le osservazioni raccolte in situ

(densità, altezza e ampiezza della prateria, vedi Fig. 4.3). Per capire la dinamica della

regione di interesse sono state considerate 3 differenti mareggiate (le 2 mareggiate più

severe ricavate dal clima ondoso al largo e una mareggiata “tipica”), e si è proceduto alla

valutazione degli effetti sulla circolazione e sulla potenziale erosione/ deposizione in

presenza e in assenza della prateria di Posidonia.

Dalle simulazioni si è osservato che la presenza di Posidonia sembra contribuire in

particolare alla protezione dell’area “sottoflutto”, in quanto la mobilitazione dei sedimenti

lungo il litorale risulta essere inferiore rispetto al caso in cui la Posidonia è assente.

Ad esempio, nel caso di mareggiate provenienti da Sud-Est, si osserva che la parte

occidentale del Golfo di Gaeta risulta protetta dalla presenza della Posidonia (Fig. 4.4).

Nel caso di mareggiate provenienti da Sud-Ovest, l’effetto di protezione risulta essere

maggiore, in quanto il tratto di litorale di fronte a San Felice Circeo risulta caratterizzato

dalla presenza di una prateria di Posidonia più vasta. In questo caso la mobilitazione di

sedimenti risulta essere inferiore (Fig. 4.5) sia nel settore orientale (“sottoflutto”) che

occidentale (“sopraflutto”).

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Fig. 4.3 – Mappa delle densità delle praterie di P. Oceanica

Fig. 4.4 – Evoluzione morfologica nel caso di mareggiata proveniente da Sud-Est

Erosione

Deposizione

Erosione

Deposizione

In assenza di posidonia

In presenza di posidonia

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Fig. 4.5 – Evoluzione morfologica nel caso di mareggiata proveniente da Sud-Ovest

Erosione

Deposizione

Erosione

Deposizione

In assenza di posidonia

In presenza di posidonia

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4.2 PRESENZA DI AFFIORAMENTI ROCCIOSI

Agli inizi degli anni ’90, su finanziamento della Regione Lazio (Il Mare del Lazio,

1996), l’Università di Roma La Sapienza ha effettuato uno studio approfondito riguardante

la morfologia della piattaforma continentale, corredato da una cartografia, in scala

1:100’000, dei fondi duri. Tale studio, già richiamato nel precedente paragrafo 2.2.1,

riporta i risultati della ricerca riguardante le principali caratteristiche geomorfologiche e

delle caratteristiche tessiturali dei sedimenti recenti ed attuali della piattaforma

continentale.

Nei successivi paragrafi si riporta una breve ma esaustiva descrizione dei risultati

riguardanti la morfologia dei fondali compresi tra la battigia e l’isobata -10 m (piattaforma

continentale interna); tali risultati sono stati inoltre sintetizzati in forma grafica nelle

allegate tavole “Allegato B – Mappatura dei fondali e identificazione dei tratti sabbiosi”.

Il litorale regionale si sviluppa per un totale di 290 km, compresi tra le foci del Fosso

Chiarone, a Nord, e del Fiume Garigliano, a Sud; le spiagge, che costituiscono il 74%

dell’intero sviluppo costiero, sono bordate da cordoni dunari di una certa estensione nel

tratto costiero a Sud del Fosso Chiarone e in corrispondenza dell’Agro Pontino. Alle

spiagge si alternano tratti di costa rocciosa, che solo in alcuni casi costituiscono dei veri

promontori, come quelli di Capo Linaro, Monte Circeo e di Gaeta; negli altri casi originano

aggetti costieri all’interno di più ampie rientranze (come quelli di Terracina o di

Sperlonga) o tratti più o mono articolati di ripe rocciose non molto elevate (come quelli

che si sviluppano tra il Fiume Mignone e Civitavecchia e tra Capo d’Anzio e Torre

Astura).

I fondali compresi fra la battigia e l’isobata di -10 m costituiscono la porzione più interna

della piattaforma continentale, dove maggiormente si esplicano lo azioni del moto ondoso

e delle correnti costiere, responsabili della mobilizzazione e distribuzione dei sedimenti di

spiaggia. Questa fascia risulta quindi la più attiva nell’interazione tra onde, fondale e

trasporto solido; le sue caratteristiche influenzano direttamente la dinamica litoranea e

quindi l’evoluzione dei litorali, n.d.r.. In relazione alle condizioni geomorfologiche del

litorale, la costa è stata suddivisa in 7 settori.

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Il primo settore, esteso per circa 57 km tra la foce del Fosso Chiarone e il promontorio

di Capo Linaro, si presenta come un’ampia falcatura. La fisionomia dei fondali riflette a

grandi linee la morfologia della fascia costiera emersa. Dal Fosso Chiarone sino al Fiume

Marta i fondali sono costituiti da sabbia e presentano una topografia alquanto uniforme,

con isobate parallele alla linea di riva e che denotano una diminuzione graduale delle

profondità verso il largo. Al largo di Punta Morelle e sino a Capo Linaro le isobate

divengono assai articolate, denotando la presenza di un fondale roccioso con rilievi che si

innalzano dal fondo per qualche metro.

Questo fenomeno di affioramento del substrato, tipico del litorale laziale e localmente

noto come “grotto”, si alza dal fondale circostante e aumenta la scabrezza del fondale,

modificando sensibilmente la propagazione delle onde e di conseguenza influenzando il

trasporto solido litoraneo e l’evoluzione della linea di riva, n.d.r..

I rilievi batimetrici e i campionamenti sui fondali hanno messo in evidenza che il

limite interno degli affioramenti rocciosi si mantiene intorno ai - 4 m nella zona più

settentrionale, mentre più a Sud non vi è soluzione di continuità con gli affioramenti di

calcarenite fossilifera cementata e di flysch aranaceo-marnoso presenti in terraferma.

Il limite esterno di questa carena rocciosa giunge sino ai - 25 m. La continuità

longitudinale dei fondali rocciosi è a volte interrotta da incisioni: particolarmente evidente

è quella in corrispondenza del Fiume Marta, ampia circa 1,5 km, che raggiunge i - 15 m.

Il secondo settore, esteso per circa 54 km, fra il promontorio di Capo Linaro e la foce

del Fiume Tevere, ha forma ad arco, ondulato nella sua parte settentrionale per la presenza

di modesti aggetti costieri. Il tratto più settentrionale, per i primi chilometri, presenta

condizioni morfologiche analoghe a quelle del litorale a Nord di Capo Linaro, con il quale

é in continuità litologica. Esso é infatti caratterizzato da una costa frastagliata e rocciosa

costituita da ripe, che si elevano al massimo per qualche metro sulla battigia. Queste

caratteristiche vanno gradualmente esaurendosi verso S. Severa ove si ha un litorale

prevalentemente sabbioso. Questo tratto, tuttavia, non perde completamente le

caratteristiche della costa rocciosa. Da Ladispoli sino alla foce del Fiume Tevere il litorale

è sabbioso e rettilineo.

La morfologia della spiaggia sommersa risente di quanto presente lungo la fascia costiera e

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così fondali rocciosi e articolati fronteggiano il litorale di S.Marinella, S.Severa,

Macchiatonda, Torre Flavia e Palo, giungendo ad interessare profondità attorno ai 20 m.

Dalla foce del Fiume Tevere sino a Capo d’Anzio il litorale, per la presenza della

cuspide deltizia, ha andamento blandamente falcato, con la concavità maggiormente

accentuata nella sua porzione più settentrionale. La costa, il cui sviluppo totale è di 49 km,

è rettilinea e formata prevalentemente da spiagge. All’altezza del Lido di Lavinio si delinea

una ripa rocciosa al cui piede è presente una spiaggia ristretta e discontinua.

Immediatamente dietro la spiaggia, la falesia si innalza sul mare, con quote che variano fra

i 10 e 20 m, e si prolunga sin oltre Capo d’Anzio.

Da Capo d’Anzio sino al promontorio del Monte Circeo, il litorale, che sottende la

fascia terminale Sud-orientale della estesa pianura dell’Agro Pontino, è suddiviso dalla

punta di Torre Astura in due falcature con estensione e caratteristiche morfologiche

diverse. Il tratto più occidentale, esteso circa 14 km, è caratterizzato dalla prosecuzione,

sino a Torre Astura, della ripa rocciosa presente anche lungo la costa a Nord di Anzio. Alla

base della ripa si localizza un’esile spiaggia lungo la quale, oltre ai due porti, sono presenti

diverse scogliere parallele realizzate a protezione del litorale. Oltre l’abitato di Nettuno la

ripa va gradualmente abbassandosi di quota sino ad arrivare a 6 m a Torre Astura e,

contemporaneamente, tende ad allontanarsi dalla linea di riva. Fra Torre Astura ed il

promontorio del Monte Circeo si estende, per circa 33 km, una spiaggia sabbiosa limitata

da cordoni dunari che gradualmente s’innalzano sempre più sul mare, sino a raggiungere

quote superiori ai 20 m presso Torre Paola.

Il litorale che si sviluppa per circa 58 km, tra i promontori del Monte Circeo e di

Gaeta, ha forma di arco lievemente asimmetrico, la cui morfologia nel tratto Terracina-

Gaeta mostra caratteri diversi rispetto a quelli del resto della costa laziale. Qui infatti, i

contrafforti meridionali delle dorsali dei monti Ausoni e Aurunci giungono sino al mare,

conferendo quindi al litorale i caratteri di una costa alta e frastagliata con vere e proprie

falesie e pocket beaches.

La zona più occidentale del tratto é formata da parte della costa alta del promontorio

del Monte Circeo e dalla spiaggia sabbiosa che da San Felice Circeo si estende sino a

Terracina, corrispondente al limite Sudorientale dell’Agro Pontino (Evangelista et al.,

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1983).

Fra i promontori di Terracina e di Gaeta si sviluppa dapprima, per circa 16 km, la

spiaggia della piana di Fondi, bordata per buona parte della sua lunghezza dal cordone

dunale attuale (D’Alessandro et al, 1986). Dopo Sperlonga, alla spiaggia succede una costa

alta e frastagliata lungo la quale, in corrispondenza di insenature, sono ubicate le pocket

beaches.

I fondali rocciosi che circondano il promontorio del Monte Circeo portano a un

sensibile aumento delle pendenza rispetto ai valori delle zone sabbiose adiacenti. Questa

differenza diventa molto più marcata a profondità maggiori di -10 rn, soprattutto nel settore

più occidentale del promontorio, al traverso della Grotta della Maga Circe. Fondali rocciosi

e acclivi sono presenti in prossimità di Terracina e di Sperlonga.

L’andamento della topografia sommersa risulta quindi chiaramente condizionato

dall’assetto morfologico della fascia costiera emersa: in corrispondenza delle spiagge

sabbiose, che si estendono fra San Felice Circeo e Terracina e fra Terracina e Sperlonga, i

fondali digradano regolarmente con pendenze medie dello 1,4% e sono presenti più ordini

di barre, delle quali la più interna e sempre molto festonata.

Il settore che si sviluppa fra il promontorio di Gaeta e la foce del Fiume Garigliano,

per circa 24 km, corrisponde quasi completamente al Golfo di Gaeta. L’assetto naturale di

questa fascia costiera è profondamente alterato da un’intensa antropizzazione. Dal

promontorio di Gaeta fino a Formia la costa è interamente occupata da strutture portuali,

mentre Formia sino al Garigliano l’urbanizzazione, con l’eccezione de1l’aggetto roccioso

di Monte Scauri, si spinge sin quasi alla linea di riva, come in prossimità di Monte

d’Argento.

I fondali ad Est di Monte Scauri sono chiaramente influenzati dagli apporti del Garigliano,

del cui apparato deltizio costituiscono parte dell’ala destra; al contrario scarso o quasi nullo

è 1’apporto di sedimenti verso i bassi fondali dell’arco costiero Gaeta-Monte Scauri, che

infatti si configura come un’unità fisiografica a sé stante, in quanto gli scambi lungo riva

con le aree adiacenti, almeno sino ai -10 m, sono impediti dagli aggetti costieri che lo

delimitano (da verificare. n.d.r.).

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5 SISTEMATIZZAZIONE DEI DATI RELATIVI AGLI APPORTI SOLIDI FLUVIALI (ATTIVITÀ 4.4)

5.1 RICERCA DEI DATI STORICI

Diversi studi sono stati eseguiti negli ultimi anni sul regime idraulico dei corsi fluviali

della Regione Lazio. Purtroppo, se si cerca di quantificare gli apporti di sabbia e ghiaia

utili al mantenimento dell’equilibrio delle spiagge, ci si scontra con diverse problematiche

legate alla difficoltà nella realizzazione di rilievi e/o misure che possano effettivamente

garantire la rappresentazione del fenomeno di trasporto solido fluviale.

La presente ricerca ha l’obiettivo di reperire i dati già presenti in bibliografia ed effettuarne

una analisi critica al fine di estrapolare quelli che effettivamente costituiscono una base

utile per la valutazione dei bilanci sedimentari della fascia costiera che saranno oggetto

delle future attività di questa Convenzione.

Nella prima fase di ricerca bibliografica, CNR-ISMAR ha avviato ad aprile 2009 una

serie sistematica di richieste formali per il reperimento dei dati disponibili presso le

strutture operative nella gestione dei bacini fluviali del territorio laziale.

La ricerca ha coinvolto 4 Consorzi di bonifica (Maremma etrusca, Tevere ed Agro

Romano, Agro Pontino, Sud Pontino), le Province di Roma, Latina e Viterbo, le Autorità

di Bacino del Tevere, Fiora e della Regione Lazio, per un totale di 10 strutture operative.

Ad oggi hanno risposto alla richiesta di dati soltanto le Autorità di Bacino del Fiora e del

Tevere, ma sostanzialmente nessuna di esse ha fornito dati utili per lo svolgimento di

questa attività.

In assenza di altre fonti di dati utili, si è scelto di analizzare gli studi già pubblicati,

frutto di precedenti attività di ricerca e progettazione, tutti commissionati dalla Regione

Lazio.

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Tra le varie pubblicazioni disponibili, sono state ritenute utili per il presente studio le

seguenti:

- “Il Mare del Lazio”

Pubblicato nel 1996, questo studio, oltre che rappresentare una sintesi di tutti gli

studi effettuati nel territorio regionale fino a quel momento, riporta una stima dei

volumi di sedimenti fluviali utili (cioè aventi granulometria affine a quella delle

spiagge, in altri termini il trasporto di fondo) alla alimentazione delle coste laziali.

Questo studio prende come riferimento dati di prelievi di torbida effettuati sul

campo, provenienti da una campagna di prelievi eseguita nel 1990 in vari bacini del

Lazio. I dati di torbida, associati ai valori delle portate liquide, forniscono una stima

delle portate solide, e permettono di stimare i volumi di apporto solido al litorale.

Questo dato è uno degli elementi utili alla determinazione dell’equazione del bilancio

sedimentario litoraneo. Complessivamente, sul litorale laziale si stima un apporto

solido di 563.000 m3/anno, circa 2 m3/m anno (cui, nella situazione attuale, vanno

detratti i volumi che vanno a interrire dighe e sbarramenti di ritenuta e quelli che si

perdono verso il largo in corrispondenza delle foci armate, n.d.r.).

- Operazione Quadro Regionale “BEACHMED-e”, Sottoprogetto GESA.

Pubblicato nel 2008, questo studio fornisce una stima della riduzione annuale della

capacità di accumulo degli invasi a monte di alcune barriere presenti sui maggiori

corsi d’acqua laziali. In particolare, lo studio è stato condotto per 10 barriere presenti

nel Bacino del Tevere, una del Fiume Fiora e una del Fiume Liri. Il modello di

calcolo dell’S.C.S., anche detto “Curve Number”, sulla base di dati provenienti dal

modello idrologico, definisce le perdite di capacità di accumulo degli invasi e quindi

la loro vita rimanente. Prendendo in considerazione gli apporti solidi intrappolati

nelle tre dighe di San Liberato (Tevere), Vulci (Fiora) e S. Eleuterio (Liri-Gariglano),

che sono le uniche nell’ambito dello studio GESA, non intercettate prima della foce,

si ha un totale di 1,8 milioni di m3/anno (vedi nelle tabelle di seguito i dettagli).

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- Annali idrologici dell’Ufficio Idrografico della Regione Lazio, sito web www.idrografico.roma.it.

I valori idrometrici dei bacini del Lazio sono pubblicati dal 1994 al 1997. Più

aggiornati sono i valori di portata liquida del Fiume Tevere alla stazione di Ripetta.

I dati non sono utilizzabili ai fini della determinazione degli apporti solidi fluviali,

anche se una interessante correlazione in questa stazione è stata dimostrata nello

studio “Il mare del Lazio”. I dati saranno utilizzati a livello qualitativo per fare

alcune considerazioni generali sulle variazioni dei regimi di portate liquide negli

ultimi 20 anni.

Un elemento che ha caratterizzato questa ricerca è la disomogeneità dei dati

disponibili, sia nella forma di reperimento del dato che nella metodologia di elaborazione.

Il primo sforzo è stato quello di rendere i dati il più possibile omogenei tra loro.

I dati estrapolati dai relativi studi di riferimento sono di seguito riportati (da Tab. 5.1 a

Tab. 5.12), suddivisi per bacini di appartenenza e ordinati in sequenza geografica da Nord

verso Sud.

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato

Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,

1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida Media

7,81 m3/s

La portata media è misurata in una stazione

alla quota zero a Montalto di Castro nel periodo dal

1964 al 1980 (Area del bacino 818 km2)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida annua

570 t/km2/anno

Dato proveniente dallo Studio ERSAL (Ente

Regionale Sviluppo Alto Lazio, 1984)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida media anno 1990

3,83 m3/s

Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 200

t/km2/anno

Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

5.800 m3/anno

Valore stimato in funzione della curva di van Rijn

1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in

sospensione) OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Apporto Solido annuale a Vulci

0,39 milioni di tonnellate

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Perdita di capacità della diga di Vulci

9,6 milioni di m3

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

Tab. 5.1 - Bacino del Fiume Fiora

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 220 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

9.000 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.2 - Bacini minori tra Fiora e Marta

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato

Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,

1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida Media

7,33 m3/s

La portata media è misurata in una stazione

alla quota 48 m alla Centrale di Traponzo nel periodo dal 1940 al 1972

(Area del bacino 851 km2)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida media anno 1990

4,32 m3/s

Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 240

t/km2/anno

Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

43.000 m3/anno

Valore stimato in funzione della curva di

van Rijn 1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in sospensione)

Tab. 5.3 - Bacino del Fiume Marta

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 240 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

1.500 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.4 - Bacini minori tra Marta e Mignone

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato

Il mare del Lazio (Boni, Petitta, Preziosi, Sereni,

1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida Media

2,19 m3/s

La portata media è misurata in una stazione ubicata nei pressi di Rota alla quota di 110 m, nel

periodo dal 1964 al 1975 (Area del bacino 220 km2)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 682

t/km2/anno

Studio ambientale del bacino del Mignone

dell’Istituto di Geologia per la Provincia di Roma e il Comune di Viterbo

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida media anno 1990

1,05 m3/s

Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 10

t/km2/anno

Campagna di misure e prelievi (tot 23) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

800 m3/anno

Valore stimato con curva di van Rijn 1991

(trasporto di fondo pari al 20% di quello in

sospensione)

Tab. 5.5 - Bacino del Fiume Mignone

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 22 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

2.000 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.6 - Bacini minori tra Mignone e Arrone

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida media anno 1990

1,07 m3/s

Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 34

t/km2/anno

Campagna di misure e prelievi (tot 24) realizzata nel corso dell’anno 1990.

Misure di portata con correntometro associata a

prelievi di torbida

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

2.700 m3/anno

Valore stimato in funzione della curva di

van Rijn 1991 (trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in sospensione)

Tab. 5.7 - Bacino del Fiume Arrone

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Boni, Petitta, Preziosi, Sereni, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida Media

225 m3/s

La portata media è misurata in una stazione alla quota

zero a Roma nel periodo dal 1941 al 1980 (Area bacino

16.545 km2)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata Torbida media annua

Periodo 1951-1960

250 t/km2/anno

Misure di torbida eseguite dal servizio Idrografico del

Ministero dei Lavori Pubblici (bacino effettivo

8.500 km2).

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

350.500 m3/anno

Valore stimato in funzione della curva di van Rijn 1991

(trasporto di fondo pari al 20% del trasporto in

sospensione) OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Apporto Solido annuale a San

Liberato

2,1 milioni di tonnellate

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Perdita di capacità della diga di S.

Liberato

5,6 milioni di m3

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

Tab. 5.8 - Bacino del Fiume Tevere

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 330 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume di materiale solido utile affluente al

litorale

50.900 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.9 - Bacini vari tra Tevere e Pianura Pontina

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Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 150 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume solido utile affluente al

litorale

45.000 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.10 - Bacini vari tra Pianura Pontina e Fondi

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Paolocci, Siniscalchi, 1996) fonte www.cm-gizc.info

Portata torbida 250 t/km2/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume solido utile affluente al

litorale

8.800 m3/anno

Valore di tentativo data l’assenza di misure

Tab. 5.11 - Bacini vari tra Fondi e Garigliano

Studio di riferimento e fonte di pubblicazione

Descrizione dato Dato utile

Metodologia di acquisizione ed

elaborazione del dato Il mare del Lazio

(Boni, Petitta, Preziosi, Sereni, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Portata liquida Media

123 m3/s

La portata media è misurata in una stazione alla quota 2 m a Suio inel periodo dal

1933 al 1942 (Sup. bacino 4.763 km2)

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info Portata torbida 250

t/km2/anno Valore stimato di tentativo

data l’assenza di misure

Il mare del Lazio (Paolocci, Siniscalchi, 1996)

fonte www.cm-gizc.info

Volume solido utile affluente al

litorale

42.700 m3/anno

Valore stimato di tentativo data l’assenza di misure

OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Univ. degli Studi di Roma “Tor Vergata”

(P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Apporto Solido annuale a

Sant’Eleuterio

1 milione di tonnellate

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

OQR BEACHMED-e Sottoprogetto GESA

Università di Roma “Tor Vergata” (P. Sammarco, S. Camilletti, 2008)

Perdita di capacità della

diga di S. Eleuterio

0,88 milioni di m3

Valore calcolato a partire da dati di pioggia (modello idrologico) applicando il

modello S.C.S.

Tab. 5.12 - Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano

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Dagli annali idrologici del Lazio si è estrapolato il dato riguardante il valori di portate

liquide medie e massime annuali dal 1921 al 2008. Si riporta di seguito il grafico elaborato

dall’Ufficio Idrografico e Mareografico della Regione Lazio.

Fig. 5.1 – Portate annuali all’idrometro di Ripetta (Fiume Tevere). Dati dell’Ufficio Idrografico e

Mareografico della Regione Lazio (www.idrografico.roma.it)

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5.2 SINTESI E CONCLUSIONI

Nel complesso, i risultati di questa ricerca bibliografica dei dati relativi agli apporti

solidi fluviali evidenziano una effettiva carenza di dati di campo, che incide negativamente

sulla qualità ed attendibilità delle stime effettuate, anche se corredate di metodologie del

tutto coerenti con il fenomeno studiato.

Si è registrata una buona attività di monitoraggio dei valori di portata liquida,

soprattutto per il bacino del Tevere, aggiornata alle date attuali. Al contrario, va

sottolineata la carenza di dati di torbida, utile alla definizione del trasporto solido fluviale,

quindi alla stima del trasporto solido di fondo, utile all’alimentazione delle spiagge.

Risultano praticamente assenti i prelievi di torbida, tranne che in un periodo limitato nel

1990. Questo tipo di informazioni, oltre che utili per la valutazione ed interpretazione

diretta del fenomeno, sono indispensabili per la validazione degli strumenti di calcolo

adottati, che in questo settore sono spesso utilizzati per fare fronte all’assenza dei dati di

base.

Secondo i dati pubblicati dallo studio “Il Mare del Lazio”, i corsi d’acqua del Lazio

riversano sul litorale 563.000 m3/anno di sedimenti (trasporto di fondo ottenuto come

porzione del trasporto solido in sospensione secondo le relazioni di van Rijn, 1991), circa 2

m3/m anno, utile per l’alimentazione delle spiagge. Questi dati sono basati su prelievi di

torbida effettuati nell’arco dell’anno 1990 lungo i corsi d’acqua minori. Il dato relativo al

Tevere, che ricopre quasi il 65% del dato totale, è riferito a misure di torbida eseguite dal

servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici nel decennio 1951-1960. Il valore

stimato per il bacino del Liri-Garigliano, come per altri fiumi minori, deriva da una stima

data a tentativo per mancanza di dati di campo. I dati, comunque, prescindono dalla

presenza di dighe e sbarramenti di ritenuta, che fanno sì che la capacità di trasporto sia

assai inferiore al trasporto reale.

Lo studio condotto nell’ambito del Progetto GESA per la valutazione delle capacità di

accumulo delle Dighe del Lazio, è basato su modelli idrologici di piena e non su dati reali

misurati in campo. I risultati dello studio sono supportati dal modello del Soil Conservation

Service (S.C.S.) o Curve Number, di vasto utilizzo in campo internazionale, e confortati da

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una verifica con dati reali prelevati in campo, ma solo nel sito della Diga di Corbara sul

Tevere e per un periodo relativo al decennio 1951-1962. I dati sulle uniche tre Dighe non

intercettate prima delle relative foci, San Liberato (Tevere), Vulci (Fiora) e S. Eleuterio

(Liri-Gariglano), forniscono un totale di 1,8 milioni di m3/anno di apporti solidi intercettati

a monte degli sbarramenti.

I dati estratti dagli annali idrologici dimostrano come le portate liquide medie annuali

registrate alla stazione di Ripetta sul Tevere hanno avuto una diminuzione, seppur

modesta, negli ultimi 20 anni. Si registra inoltre una tendenza, nei complessivi 87 anni di

dati pubblicati dall’Ufficio Idrografico e Mareografico, alla diminuzione della frequenza di

annualità con portate massime superiori a 1.000 m3/s. Si passa da 9 annualità nel decennio

1921-1931 a 4 annualità nel decennio 1998-2008 (fig. 5.1). Tale differenza, tuttavia, è

probabilmente legata all’effetto di laminazione degli invasi presenti a monte; la stessa

portata media potrebbe in una certa misura risentire dei maggiori prelievi ad uso agricolo,

industriale ed idropotabile. Va comunque rimarcato che la laminazione delle piene e la

riduzione delle portate di picco è un altro elemento a sfavore della capacità di trasporto di

sedimenti grossolani da parte del corso d’acqua.

Anche se poco confrontabili, perché ottenuti con metodologie differenti ed in sezioni

differenti, i dati prodotti da questi due studi potrebbero ricondurre allo stesso ordine di

grandezza per la quantificazione del fenomeno in atto. Infatti, se al volume di apporto

solido ottenuto da “GESA” si applica lo stesso coefficiente di riduzione applicato dal

“Mare del Lazio” secondo le curve di van Rijn (0,2÷0,3) per stimare il trasporto di fondo

utile al litorale, e si tiene conto che si sta trascurando circa un 30% di apporto solido (corsi

minori), si ottiene un dato numericamente molto vicino a quello pubblicato da “Il Mare del

Lazio”. Sembra comunque ragionevole pensare che qualsiasi dato di trasporto solido,

stimato con l’utilizzo di dati di base da campo ottenuti prima degli anni ’90, non può essere

rappresentativo dell’attuale fenomeno di apporto naturale e di quello che verrà, soprattutto

in considerazione del fatto che già negli ultimi venti anni si è registrato un trend in

diminuzione dell’entità degli eventi massimi di piena e che nel futuro, l’effetto diretto dei

cambiamenti climatici sul sistema idrogeologico, non può che ulteriormente modificare i

fenomeni di regimazione attualmente in corso.

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5.3 SVILUPPI FUTURI

L’aspetto più importante, ai fini di una Gestione Integrata delle Zone Costiere è la

valutazione del deficit di sedimenti legato all’interrimento degli invasi artificiali e la

ricerca dei volumi di sedimenti potenzialmente sfruttabili, ma intrappolati a monte delle

sezioni di sbarramento dei corsi d’acqua. Questa porzione di sedimenti potrebbe essere

utile per il ripascimento dei litorali? In che misura? Con quali trattamenti? Con che mezzi

di trasporto? A quali costi? In una situazione di repentino cambiamento della morfologia

delle coste per effetto dell’erosione, queste sono le domande alle quali l’amministrazione

regionale dovrà dare risposta nel prossimo futuro, per garantire la sicurezza del territorio e

per permettere all’industria turistico-balneare di continuare a prosperare.

Il primo passo sarebbe ovviamente quello di approfondire la conoscenza del fenomeno

studiato attraverso un rilievo sistematico del volume degli invasi ed una programmazione

metodica di regolari campagne di prelievo dei dati di campo sui corsi d’acqua.

Data la correlazione dimostrata tra le portate liquide e le misure di torbida effettuate

sul Tevere nella stazione di Ripetta (Il Mare del Lazio) negli anni ‘60, un approfondimento

futuro potrebbe riguardare un aggiornamento dei dati di portata solida tramite i valori di

portata liquida media registrata negli ultimi anni in questa stazione. Anche per i corsi

minori, un approfondita valutazione della correlazione tra portate solide e liquide potrebbe

essere effettuata sui dati rilevati nel 1990 e pubblicati da “Il Mare del Lazio”.

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6 ORGANIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI RELATIVE ALLA UBICAZIONE ED ALLA CONSISTENZA DI RIPASCIMENTI, DRAGAGGI ED OPERE RIGIDE DI RILEVANTE ENTITA’ (ATTIVITÀ 4.5)

6.1 INQUADRAMENTO DEGLI INTERVENTI

La ricerca dei dati relativi agli interventi di difesa del litorale laziale risalgono alla

banca dati regionale disponibile presso il centro di monitoraggio GIZC della Regione

Lazio. La banca dati fornisce informazioni relative agli interventi realizzati dal 1980 al

2007. Allo stato attuale, non si hanno a disposizione riferimenti significativi per gli

interventi realizzati prima del 1980 e dopo il 2007.

Gli interventi di difesa realizzati sul territorio costiero della Regione Lazio possono

essere suddivisi in tre periodi, caratterizzati ognuno da differenti politiche di

programmazione e differenti modalità operative di intervento sul territorio.

Nella seguente Tab. 6.1 sono descritti tutti gli interventi di difesa costiera realizzati nel

territorio laziale nel periodo 1980-2007, inseriti in ordine geografico da Nord verso Sud.

Una ulteriore suddivisione della tabella è stata creata in funzione dei 6 tratti di interesse in

cui è stato suddiviso il litorale nell’ambito di questo studio.

6.1.1 Prima del 1980

Il periodo è caratterizzato da interventi gestiti a livello di amministrazione statale

centrale. Le regioni non avevano la competenza in materia di difesa delle coste e la

programmazione e gestione degli interventi viene gestita dall’Ufficio del Genio Civile

OO.MM. competente per zona. Per questo periodo non si dispone di una bibliografia di

riferimento che consenta la ricostruzione e quantificazione degli apporti di sedimenti

artificiali, che talvolta sono anche stati consistenti.

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6.1.2 Dal 1980 al 1998

Questo periodo è considerato un periodo di transizione tra la gestione centralizzata e

quella regionale. Si registra una serie di interventi gestiti ancora a livello centrale, mentre

la Regione Lazio, grazie allo studio generale sul regime delle spiagge del Lazio,

commissionato allo Studio Volta, avvia una fase di programmazione degli interventi. In

questa fase le Regioni hanno la possibilità di intervenire solo in modo sperimentale e con

modalità estremamente limitative (“Studio Volta”, 1980). Un esempio è il progetto pilota

realizzato sul litorale di Terracina nel 1982.

6.1.3 Dopo il 1998

La competenza sulla difesa delle coste è affidata in modo definitivo ed operativo alle

Regioni. Tranne pochi casi, in cui è stato necessario intervenire per “somma urgenza”, gran

parte degli interventi realizzati in questo periodo sono stati avviati in seguito ad una attività

di programmazione. La progettazione delle opere è affidata agli uffici tecnici

dell’Amministrazione regionale. Questo periodo è stato caratterizzato da una particolare

attenzione alle tematiche ambientali, sia per gli effetti degli interventi sui siti di prelievo

delle sabbie di prestito, sia per l’ambiente circostante alla spiaggia soggetta a ripascimenti.

Caratteristica di questo periodo è una consapevolezza da parte della Amministrazione

regionale di poter gestire la salvaguardia del litorale ad una scala maggiore di quella locale,

permettendo una ottimizzazione delle risorse, ingenti per questo tipo di interventi, e

favorendo un significativo abbattimento dei costi realizzativi (pressoché dimezzati rispetto

a interventi analoghi eseguiti sul territorio nazionale, con distanze e profondità di prelievo

comparabili). Questo approccio è tipico della Gestione Integrata delle Zone Costiere. Un

esempio è dato dal progetto realizzato nel Sud Pontino tra il 2005 ed il 2007, che ha

coinvolto contemporaneamente 5 differenti Amministrazioni comunali, più di 12,8 km di

costa da proteggere, circa 2,6 milioni di m3 di sabbia di ripascimento, per un totale di circa

32 milioni di euro.

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Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di

ripascimento (m3)

Inizio Impresa Esecutrice

Anno fine lavori

Descrizione intervento

Tarquinia Progetto generale del

riequilibrio della spiaggia di Tarquinia

1° e 2° 3°A 3°B

49.200 59.000 21.600

1990 1996 1999

FERRARASALES

FERRARA

1995 1998 1999

Pennelli e ripascimento

Tarquinia (Porto

Clementino) Somme urgenze 1° e 2° 11.000 2001 D'Orazio

(Roma) 2001 Pennelli e ripascimento

Tarquinia 78.000 Pennelli e ripascimento

Tarquinia Intervento di

Tarquinia Lido tratto di 1.500 m

570.000 2003 Rhode Nielsen 2004

Ripascimento con rivisitazione

delle opere di difesa esistenti

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 1 788.800 Lunghezza spiagge 75 km (apporto artificiale medio 11 m3/m)

Ladispoli

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di

Ladispoli (TorreFlavia) tratto di

1650 m

540.000 2003 SIDRA (Roma) 2003

Ripascimento protetto con

pennelli esistenti rifioritura a cura del Min.LLPP

OO.MM

Fiumicino (Focene)

Opere di difesa e riequilibrio del litorale a Nord della Foce del

Tevere

1° 2°

0 135.000

1995 1999

CIR (Ferrara) SALES (Roma)

1999 1999

Pennelli e barriera soffoltaRipascimento

Fiumicino

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di

Focene tratto di 1.500 m

407.942 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento

Fiumicino Intervento di Focene Fiumicino tratto di

1.400 m 389.000 2004 2004

Completamento della barriera soffolta zona

radar ed esecuzione di un

pennello centrale

Fiumicino Intervento di Isola Sacra Fiumicino --- 2004 2004

Rifioritura delle scogliere esistenti

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 2 1.471.942 Lunghezza spiagge 30 km (apporto artificiale medio 50 m3/m)

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Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di

ripascimento (m3)

Inizio Impresa Esecutrice

Anno fine lavori

Descrizione intervento

Roma (Ostia) Lavori a difesa del Litorale di Ponente

1°-2°A 2°B-4°

250.000 96.400

1997 1999

SALES (Roma)

MARINO LAVORI (Napoli)

1998 2000

Pennelli soffolti e ripascimento. Ripascimento spostato sul

litorale di Ostia Centro

Roma (Ostia) Ricostituzione del

litorale di Ostia Levante

1.000.000 1999 SIDRA (Roma) 1999

Ripascimento morbido con prelievo di

sabbia da cava marina

Roma (Ostia)

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di Ostia centro tratto di

1.300 m

306.500 2003 SIDRA (Roma) 2003

ripascimento protetto da

barriera soffolta e pennelli

Roma (Ostia)

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di

ostia levante tratto 450 m

130.500 2003 SIDRA (Roma) 2003

ripascimento morbido e difesa

morbida con tecniche di drenaggio

Roma (Ostia)

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di ostia levante tratto di 600 m (regione lazio )

227.900 2003 SIDRA (Roma) 2003

Ripascimento morbido e

difesa morbida con tecniche di

drenaggio

Roma (Ostia)

Manutenzione straordinaria del litorale di Ostia

Levante(Comune di Roma) dal canale dei

Pescatori allo stabilimento Venezia.

240.000 2005 SIDRA (Roma) 2005

Ripascimento morbido

integrazione per l'installazione del sistema di difesa B.MS.

Anzio Refluimento

dragaggio su litorale di ponente

80.000 1998 GATTI (Roma) 1999

Ripascimento con materiale di

dragaggio

Anzio Progetto Generale di difesa del litorale 2°A 0 1998

LAVORI MARITTIMI E DRAG. (Venezia)

2000 Solo scogliere

Anzio 120.000

Ripascimento con materiale di dragaggio del

porto

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Anzio in appalto 400.000

Ripascimento con materiale di dragaggio del

porto

Anzio 199.000 2003 SIDRA (Roma) 2003

ripascimento morbido di cui:Area 3

113.000 m3 L = 660 m

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 3 3.050.300 Lunghezza spiagge 45 km (apporto artificiale medio 66 m3/m)

Nettuno Progetto Generale di difesa del litorale 1°-2° 112.000 1998 IGECO

(Lecce) 2001 Barriera e ripascimento

Nettuno 92.000 Barriera e ripascimento

Latina (Foce Verde) Somma urgenza 25.000 1998 1999 Ripascimento

Latina (Foce Verde - Rio Martino)

Riequilibrio spiagge Foce Verde – Rio

Martino 1° 75.000 1986 GATTI

(Roma) 1992 Ripascimento

Latina Intervento di Foce

Verde protezione Foce Mascarello

150.000 2003 Ripascimento

Protetto da barriere soffolte

Latina

Prog. Generale dell'arco Latina

Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Foce

Verde Capo Portiere

1° 75.000 1989

Ripascimento, 2 setti sommersi

in sacchi di tessuto

poliammidico riempiti di sabbia con radice in scogliera

Latina

Prog. Generale dell'arco Latina

Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Foce

Verde Capo Portiere

1° 40.000 1990/1991 Ripascimento

Sabaudia (Rio Martino -

T.re Paola)

Prog. Generale dell'arco Latina

Sabaudia Finanziamento Fio 1986,Tratto Rio

Martino - T.re Paola

2° 70.000 1989 Ripascimento

Sabaudia (Rio Martino)

Riequilibrio spiagge Foce Verde – Rio

Martino 2° 113.000 1986 SOCOMAR 1992 Ripascimento

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 4 752.000 Lunghezza spiagge 40 km (apporto artificiale medio 19 m3/m)

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Comune Titolo Progetto Stralcio Volumi di

ripascimento (m3)

Inizio Impresa Esecutrice

Anno fine

lavori

Descrizione intervento

Terracina ( Pto Badino/

Pto Terracina)

Prog.Pilota Dir.tec. Genio civile

OOMM_tratto di costa_porto di

terracina alla foce del portatore

1° Intervent

o 200.000 1980 1982

Versamento e N°3 setti sommersi

S. Felice Circeo-

Terracina (Badino-

Sisto)

Riequilibrio spiagge Badino - Sisto

1°-2° 3°

150.000 150.000

1990 1990

CARPINETO

LEONE & OTRANT

O

1994 1995 Ripascimento

Terracina (Foce Sisto)

Riequilibrio spiaggia in sinistra Foce Sisto 20.000 1998 2000

Pennelli soffolti e

ripascimento S. Felice Circeo

Terracina (Badino-

Sisto)

Riequilibrio spiaggia in destra Foce Sisto 92.700 1999 2000

Pennelli soffolti e

ripascimento

Terracina (Foce Sisto)

Completamento intervento sinistra

Foce Sisto 67.300 1999 2000

Pennelli soffolti e

ripascimento

Terracina (Foce Sisto)

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di F.Sisto tratto Nord di

1000 m (regione lazio )

220.000 2003 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento

Terracina (Foce Sisto)

Lavori di difesa e ricostruzione dei

litorali di Ladispoli, Focene (Fiumicino),

Ostia (Roma) ed Anzio - Intervento di F.Sisto tratto sud di 400 m (regione lazio

)

70.000 2003 SIDRA (Roma) 2003 Ripascimento

Terracina (SX Pto Badino)

Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

322.600 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento

1650 m

Terracina (SX Foce

Sisto)

Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

613.100 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento

2600 m

Terracina (DX Foce

Sisto)

Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

435.000 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento

1650 m

Terracina, Fondi

Sperlonga

Riequilibrio spiagge T. Truglia -

T.Gregoriana 1° 110.000 1996 FERRARA 2000

Pennelli soffolti e

ripascimento Terracina

(Torre Riequilibrio spiagge

T. Truglia - 2° 80.000 1999 FERRARA 2000 Pennelli soffolti e

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Gregoriana -Foce

Canneto)

T.Gregoriana ripascimento

Fondi (da

F.Canneto a T.re Truglia)

110.000 2000 2000 Ripascimento

Fondi Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

580.000 2006 SIDRA (Roma) 2007

Ripascimento 2200 m + Pennelli

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 5 3.220.700 Lunghezza spiagge 28 km (apporto artificiale medio 115 m3/m)

Formia (Vindicio) 150.000 1986 RIZZI 1991 Ripascimento

Formia (Vindicio)

Prog. Generale Arco di costa compreso tra la foce del torrente Itri e le scogliere di

Capoosele

1° 175.000 1988 Versamenti e

pennelli in sacchi a levante

Formia Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

100.000 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento

Minturno (Scauri) 85.000 1986 GATTI

(Roma) 1991 Ripascimento

Minturno (Scauri)

Prog. Generale di 1° stralcio

esecutivo_Arcodi costa interessato Monte d'Argento _Porto di Scauri

1° 110.000 1987 1988

N°2 Setti Sommersi in

sacchi di tessuto

poliammidico riempiti di sabbia con radice in

scogliera_versamenti di

materiale di ripascimento e rafforzamento setti sommersi

Minturno Lavori di Difesa e Ricostruzione del Litorale Pontino

506.531 2006 SIDRA (Roma) 2007 Ripascimento e

pennelli

TOTALE TRATTO DI INTERESSE N° 6 1.126.531 Lunghezza spiagge 20 km (apporto artificiale medio 55 m3/m)

TOTALE LITORALE LAZIALE (1980-2007) 10.410.273

Tab. 6.1 - Elenco degli interventi di ripascimento effettuati sul territorio laziale dal 1980 al 2007

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6.2 SUDDIVISIONE DEGLI INTERVENTI PER TRATTI DI INTERESSE

Dal 1980 al 2007 sono stati realizzati ripascimenti per un totale di 10,4 milioni di m3.

La descrizione degli interventi è di seguito descritta con maggiore dettaglio, suddivise per i

6 tratti di interesse.

6.2.1 Tratto di interesse n°1 – dal Chiarone al Comune di S. Marinella

Questo tratto di costa comprende i Comuni di Montalto, Tarquinia, Civitavecchia e S.

Marinella e comprende tratti di spiaggia per circa 75 km. Dallo storico interventi risulta

Tarquinia l’unico Comune interessato da ripascimenti su un tratto di spiaggia lungo circa

1,5 km. Sono stati realizzati due interventi principali nel 1990 e nel 2005, oltre ad

interventi di somma urgenza. Il primo intervento, previsto nel Progetto generale del

riequilibrio della spiaggia di Tarquinia del 1990 è stato realizzato in tre stralci successivi

tra il 1990 ed il 1999 e prevedeva un ripascimento complessivo di 130.000 m3 di sabbia.

Nel 2004 sono stati versati sul litorale di Tarquinia 570.000 m3 di sabbia proveniente dalla

cava marina di Montalto. Nel complesso in questo 1° tratto di interesse sono stati versati

788.800 m3 di materiale che equivale ad un apporto solido artificiale di 11 m3/m in 14 anni

di attività.

6.2.2 Tratto di interesse n°2 – da Ladispoli alla foce del Tevere

Sono compresi i Comuni di Ladispoli e Fiumicino ed le spiagge hanno una lunghezza

di circa 30 km. Gli interventi sono stati realizzati in entrambe i Comuni in un periodo di

attività di 10 anni dal 1995 al 2005. Sono stati versati circa 1,5 milioni di sedimenti in due

differenti tratti di spiaggia. Nel tratto di Ladispoli lungo circa 1600 m nel 2003 sono stati

versati 540.000 m3, mentre nel tratto di Focene, lungo circa 1350 m sono stati versati tra il

2003 ed il 2004 circa 1 milione di m3. Questo dato dimostra la forte dinamica erosiva di

questo tratto di spiaggia. In 10 anni di attività l’apporto artificiale di sedimenti è stato di 50

m3/m.

6.2.3 Tratto di interesse n°3 – dalla foce del Tevere a Anzio

Le spiagge in questo tratto hanno una lunghezza di 45 km. Sono compresi i Comuni di

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Roma (Ostia), Pomezia, Ardea e Anzio. Sono stati coinvolti da interventi i Comuni di

Roma ed Anzio in un arco temporale che va dal 1997 al 2005. In 8 anni ad Ostia sono stati

versati complessivamente 2,2 milioni di m3 sull’intero litorale comprendente le spiagge di

ponente, levante e centro lungo circa 10 km. Ad Anzio tra il 1998 ed il 2003 sono stati

versati 800.000 m3. Nel complesso l’apporto artificiale è stato di 66 m3/m lineare. Quindi a

sud della foce del Tevere si è registrata una intensa attività di interventi paragonabile come

ordine di grandezza a quella registrata nel litorale a nord del Tevere.

6.2.4 Tratto di interesse n°4 – da Nettuno a Sabaudia

Questo tratto è lungo 40 km e comprende i Comuni di Nettuno, Latina e Sabaudia. Gli

interventi hanno riguardato il Comune di Nettuno nel 1998 nell’ambito del progetto

generale di difesa del litorale con un ripascimento protetto da barriera con apporto di

materiale di circa 200.000 m3. Nel Comune di Latina sono stati versati un totale di 365.000

m3 tra il 1986 ed il 2003 nel tratto compreso tra la Foce del Mascarello e Rio Martino. Il

valore totale riferito all’intero tratto è di 752.000 m3 di apporto solido artificiale per un

fabbisogno unitario di circa 19 m3/m.

6.2.5 Tratto di interesse n°5 – da S. Felice Circeo a Torre Truglia

Il tratto è lungo 28 km e comprende i Comuni di S. Felice Circeo, Terracina, Fondi e

Sperlonga. La sottounità compresa tra Circeo e Terracina lunga 13 km è stata oggetto di

interventi nel 1980 nell’ambito del progetto pilota alla foce del Portatore che prevedeva la

realizzazione di 3 setti sommersi ed un versamento di 200.000 m3 di materiale, nel 1990 tra

la foce del Portatore e foce Sisto con un versamento di 300.000 m3 di ripascimento, tra il

1998 ed il 2000 sono stati versati circa 180.000 m3, infine tra il 2005 ed il 2007

l’intervento è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricostruzione e difesa delle

spiagge del Sud Pontino con un ingresso di 1,7 milioni di m3 di sabbia proveniente da cava

marina. L’arco di spiaggia compreso tra Terracina e Torre Truglia, lungo 15 km è stato

oggetto di interventi tra il 1996 ed il 2006 per un totale di 880.000 m3 di sabbia. Nell’intero

tratto d’interesse sono stati versati tra il 1980 ed il 2006 un totale di 3,2 milioni di m3 di

sabbia con un fabbisogno di 115 m3/m in quasi trenta anni di interventi.

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6.2.6 Tratto di interesse n°6 – da Gaeta al Garigliano

Le spiagge raggiungono una lunghezza complessiva di circa 20 km. Gli interventi

sono stati realizzati tra il 1986 ed il 2007. Nel Comune di Formia e Minturno nel 1986

nell’ambito del progetto generale dell’arco di costa e nel 2006 nell’ambito del progetto di

ricostruzione del litorale sud pontino per un totale di 1,1 milioni di m3 di apporti artificiali.

La media per metro lineare di spiaggia risulta quindi pari a 55 m3/m.

I dati di apporto solido artificiale, non corrispondono al reale fabbisogno di sedimenti

necessario per mantenere l’equilibrio delle spiagge, ma può dare un’idea iniziale del

fabbisogno reale. Ciò è dovuto al fatto che l’equilibrio, malgrado gli interventi sino ad ora

realizzati non è stato raggiunto, ed ulteriori risorse andranno reperite per garantire una

stabilità futura del sistema.

La somma dei dati di apporto solido artificiale e di trasporto solido fluviale,

rappresentano la quota di apporto solido in ingresso al sistema “spiaggia”. Questi, insieme

ai dati di trasporto solido litoraneo andranno a comporre l’equazione di bilancio

volumetrico del sistema. Ciascuno di essi, non essendo di natura certa, sarà oggetto di

eventuali rivalutazioni e ricalibrazioni durante l’avanzamento delle attività, affinché

l’equazione di equilibrio del sistema venga soddisfatta.

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6.3 IL RUOLO DELLE STRUTTURE A MARE E DEGLI APPORTI SOLIDI ARTIFICIALI NELLA DINAMICA SEDIMENTARIA A SCALA REGIONALE

Gli studi riportati al precedente capitolo 5 evidenziano come il naturale apporto di

sedimenti ai litorali laziali sia stimato dell’ordine del mezzo milione di metri cubi per

anno. Fatte salve le evoluzioni geologiche, si può ritenere in prima approssimazione che

questo quantitativo rappresenti il volume di sedimenti necessario per mantenere lo status

quo nella scala dei tempi di interesse per la gestione “ingegneristica” dei litorali.

In realtà ci sono altri fattori in gioco, ma, prescindendo per il momento da ogni altra

considerazione, appare chiaro che il quantitativo di sedimenti apportato con i ripascimenti

artificiali è dello stesso ordine di grandezza. Volendo impostare quindi un tentativo di

ricostruzione del bilancio sedimentario relativo all’ultimo trentennio, non si può tralasciare

l’inserimento di questi volumi.

Analogamente, le variazioni della superficie di spiaggia emersa avvenute in relazione

(diretta o indiretta) alla presenza di opere realizzate dall’uomo (porti, armature di foce,

opere di difesa, ecc.) lasciano presumere che ingenti volumi di sedimenti siano stati

sottratti alla dinamica litoranea, per andare a formare accumuli localizzati (emersi o

sommersi) o perdersi verso il largo. Anche in questo caso, si può facilmente valutare che

l’ordine di grandezza dei volumi sottratti alla dinamica litoranea non è affatto trascurabile

rispetto al mezzo milione di metri cubi per anno che naturalmente arriva (o meglio,

arrivava) alle spiagge del Lazio.

Il ruolo delle strutture a mare, proprio in relazione a quanto sopra evidenziato, è

rilevante anche nella valutazione del trasporto solido litoraneo che verrà condotta nelle

successive fasi della convenzione, utilizzando una serie di modelli numerici che hanno

come input il clima ondoso, la morfologia della costa e, appunto, le opere rigide

eventualmente presenti. Anche su scala regionale, la presenza di opere rigide determina

significative variazioni del trasporto solido, tali per cui la simulazione in assenza delle

opere fornisce risultati privi di significato.

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A titolo di esempio, si anticipano i risultati delle simulazioni condotte per mezzo del

codice di calcolo GENESIS, oggetto di una successiva fase della convenzione.

In particolare, in Fig. 6.1, si riporta il grafico del trasporto solido longitudinale relativo

al tratto di litorale compreso tra la foce del Chiarone (confine con la Regione Toscana) e la

foce del Mignone. Si osserva come l’inserimento delle opere rigide presenti nel tratto di

litorale analizzato comporti modifiche sostanziali nell’andamento del trasporto solido

longitudinale.

Fig. 6.1 – Influenza delle strutture a mare sul trasporto solido

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7 STIMA DELL’INCREMENTO RELATIVO DEL LIVELLO DEL MARE (ATTIVITÀ 4.6)

7.1 LE VARIAZIONI DEL LIVELLO DEL MARE

Il livello del mare non è costante nelle ere geologiche, ma subisce oscillazioni di vario

periodo; queste possono essere connesse a cause geologiche, astronomiche e climatiche

che vanno sotto il nome di eustatismo.

Le variazioni possono avere carattere globale o locale (Antonioli e Silenzi, 2007):

sono il risultato di fenomeni che interessano l’intero globo a cui vanno sommati fenomeni

locali che differiscono, anche sensibilmente, da zona a zona.

Fra le cause geologiche globali vi sono la genesi e le modificazioni dei bacini

oceanici, le variazioni climatiche, l’eccentricità dell’orbita della Terra e gli spostamenti

dell’asse terrestre, le oscillazioni eustatiche fondamentali. Le variazioni a scala regionale

dipendono principalmente dalle variazioni glacio-idro-isosatiche, dalla tettonica, dalle

variazioni del campo gravitazionale e dalla subsidenza, naturale o antropica.

A scala locale sono inoltre possibili variazioni di breve periodo (giornaliero, mensile,

annuale) prevalentemente correlate a cause meteomarine e meteorologiche (maree, venti

predominanti, variazioni di pressione atmosferica). Queste ultime variazioni sono di grande

interesse per la valutazione della vulnerabilità delle coste e la progettazione degli

interventi, ma non risultano di primaria importanza per quanto riguarda la costruzione del

bilancio sedimentario nella scala temporale di interesse per la programmazione di una

strategia gestionale delle coste.

L’interesse verrà quindi focalizzato sulle variazioni a scala globale e regionale in

grado di produrre variazioni significative e irreversibili (nella scala temporale di interesse)

sul livello relativo del mare.

Si fa presente a questo proposito che un incremento del livello del mare è legato ad

una perdita apparente di sedimenti che, sulle coste sabbiose, va ben oltre la semplice

traslazione e può determinare arretramenti notevoli della linea di riva.

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7.2 MODIFICAZIONI CLIMATICHE DI LUNGO PERIODO

Il periodo attuale fa parte di un lungo periodo interglaciale caldo, iniziato circa 9000

anni fa e forse tuttora in corso, che ha visto un progressivo incremento del livello marino,

nonostante il decremento della radianza solare media sulla superficie terrestre (Fig. 7.1).

Seppure lo scioglimento dei ghiacci, e quindi il loro contributo all’eustatismo, sia

quasi cessato, a causa dei movimenti isostatici le coste italiane continuano a subire

movimenti verso il basso che provocano un incremento del livello relativo del mare. Nel

prossimo futuro questi movimenti si sommeranno a quelli eustatici dovuti al riscaldamento

climatico che sta consistentemente riattivando il progressivo scioglimento delle coltri

glaciali.

Le modificazioni climatiche globali che agiscono sulle decine e le centinaia di migliaia

di anni sono legate alle variazioni periodiche dei parametri dell'orbita terrestre

(Milankovitch, 1938; Hayas et al. 1976; Adem, 1989); questi controllano l'intensità

dell'insolazione che giunge sulla superficie del pianeta. Gli effetti delle modificazioni

climatiche sulle variazioni del livello marino riguardano principalmente i cambiamenti tra

volumi relativi di acqua e ghiaccio, che avvengono per accrescimento o fusione delle coltri

glaciali. Le variazioni del livello marino glacio- eustatiche possono raggiungere i 140 m in

10 mila anni.

I cambiamenti di livello marino indotti da una variazione di temperatura su scala

temporale più ridotta sono generalmente limitati (al massimo qualche metro di differenza

tra un periodo glaciale ed un periodo interglaciale), ma possono essere percepibili (qualche

decimetro) se un cambiamento climatico si produce in tempi brevi, come sta accadendo in

questi ultimi anni a causa del riscaldamento globale in corso.

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Fig. 7.1 - Variazioni del livello del mare e dell’insolazione dal Pleistocene medio ad oggi (Silenzi et al., 2004)

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7.3 VARIAZIONI GLACIO-IDRO-ISOSTATICHE

Al massimo acme dell’ultimo periodo glaciale (circa 22000 anni fa) la Terra era

ricoperta da coltri glaciali che arrivavano a superare i 4000 metri; l’estensione dei ghiacci

comprendeva gran parte dell’Europa settentrionale e delle principali catene montuose.

La formazione o lo scioglimento delle calotte glaciali induce sulla crosta terrestre

movimenti verticali in relazione al sovraccarico variabile.

La risposta della crosta terrestre alla variazione di sovraccarico è rallentata dalla

viscosità del mantello terrestre; nella maggior parte delle coste del Mediterraneo (area

contigua a quella in cui era presente la calotta) continua a manifestarsi un fenomeno di

subsidenza (glacio- isostasia) legato ancora allo scioglimento della calotta glaciale.

Esiste anche una componente idro-isostatica connessa alle variazioni del fondale

marino dovute alla variazione dei livelli marini, a sua volta causato alla consistenza dei

ghiacci polari.

L'effetto glacio-idro-isostatico per il Mediterraneo centrale si traduce in un processo di

subsidenza con ordini di grandezza compresi tra 0.2 e 0.8 mm/anno. Reperti archeologici

sommersi quali le piscine di Romane costruite 2000 anni fa nella fascia intertidale si

trovano attualmente alla quota di circa -1.35 m s.m.m.; tale spostamento verticale è

attribuibile per soli 12 cm alla variazione del livello eustatico, quindi la maggior parte dei

movimenti rilevati in questo settore sono isostatici (circa 0.6 mm/anno).

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7.4 MOVIMENTI TETTONICI

Un’elaborazione condotta da Ferranti (Ferranti et al., 2006), basata su interpretazioni

della dinamica tettonica a partire dal tardo Pleistocene (quindi relativa agli ultimi 125.000

anni) in 246 siti sulle coste del Mediterraneo Centrale. Le interpretazioni, supportate da

datazioni radiometriche, hanno permesso di ricostruire le complesse dinamiche degli

spostamenti verticali delle coste, che tratto per tratto si ricollegano alla dinamica tettonica

regionale e locale, talvolta influenzata dalla presenza di faglie e fenomeni vulcanici,

nonché alla subsidenza delle pianure alluvionali (Fig. 7.2).

Fig. 7.2 – Movimenti verticali (mm/anno), sulle coste italiane ottenuti utilizzando diversi marker Tirreninani (Ferranti et al., 2006)

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Per quanto di interesse ai fini della valutazione della potenziale influenza dei fenomeni

tettonici sulla dinamica litoranea delle coste laziali, si riporta una tabella riassuntiva (Tab.

7.1) ed un grafico degli spostamenti verticali (Fig. 7.3) stimati per una serie di siti

campione presi in esame sulle coste laziali.

N  Località  Easting  Northing V.D.R. Reference     (°)  (°)  mm/y  

1  Aurelia km 115  11.567  42.383 0.11 Haerty & Dai Pra, 1987 2  Mandrione  11.650  42.317 0.18 Bonadonna, 1967; Palieri & Sposato, 1988 3  Aurelia km 103/122  11.667  42.300 0.19 Haerty & Dai Pra, 1986; Radtke, 1986 4  Tarquinia stazione FFSS  11.733  42.233 0.17 Palieri & Sposato, 1988 5  Colle Olivastro  11.767  42.183 0.19 Haerty & Dai Pra, 1987 6  Monna Felice  11.907  42.055 0.23 Dai Pra, 1978; Haerty & Dai Pra, 1987 7  Cerveteri  12.067  41.950 0.17 Haerty & Dai Pra, 1987 8  Casale di Statua  12.150  41.933 0.23 Blanc, 1936; Haerty & Dai Pra, 1987 9  Roma  12.234  41.793 0.11 Giordano et al., 2003 10  Borgo Sabotino  12.833  41.433 0.03 Blanc, 1936; Haerty & Dai Pra, 1986 11  Pontinia I  13.050  41.417 ‐0.01 Antonioli et al., 1999b 12  Pontinia II  13.067  41.417 ‐0.01 Antonioli et al., 1999b 13  Pontinia III  13.067  41.433 ‐0.03 Antonioli et al., 1999b 14  Pontinia IV  13.083  41.433 ‐0.04 Antonioli et al., 1999b 15  Pontinia V  13.083  41.450 ‐0.05 Antonioli et al., 1999b 16  Pontinia VI  13.100  41.450 ‐0.17 Barbieri et al., 1999 17  Borgo Vodice I  13.117  41.350 ‐0.04 Antonioli et al., 1999b 18  Borgo Vodice II  13.117  41.350 ‐0.05 Antonioli et al., 1999b 19  Borgo Vodice III  13.117  41.350 ‐0.06 Antonioli et al., 1999b 20  Breuil Cave  13.036  41.241 0.02 Bietti et al., 1990 21  La Batteria, Circeo  13.042  41.235 0.02 Dai Pra & Ozer, 1985 22  Fossellone Cave  13.050  41.228 0.02 Blanc, 1936; Durante, 1975 23  Capre Cave, Circeo  13.060  41.224 0.03 Blanc & Segre, 1953; Durante & Settepassi, 1974; Ozer et al., 1987 24  Torre del Fico, Circeo  13.072  41.222 0.03 Dai Pra & Ozer, 1985 25  Guattari Cave, Circeo  13.100  41.233 0.03 Blanc & Segre, 1953; Durante & Settepassi, 1974; 

Ozer et al., 1987; Segre, 1991 26  Pisco Montano, Terracina  13.259  41.284 0.01 Antonioli et al., 1988 27  Piana di Fondi  13.333  41.300 ‐0.10 Antonioli et al., 1989 28  Promontorio di Sperlonga  13.440  41.254 0.01 Antonioli, 1991 29  Grotta di Tiberio  13.450  41.250 0.01 Antonioli et al., 1988; Antonioli, 1991 30  Torre Capovento  13.476  41.239 0.01 Ozer et al., 1987 31  S. Agostino  13.500  41.233 0.01 Antonioli, 1991 32  Arenauta  13.533  41.217 0.01 Antonioli, 1991 33  Gaeta I  13.567  41.217 ‐0.01 Antonioli, 1991 34  Promontorio di Minturno  13.687  41.248 0.03 Antonioli, 1991; Delicato, 1999 

Tab. 7.1 - Movimenti verticali (mm/anno), sulle coste Laziali (Ferranti et al., 2006)

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Fig. 7.3 – Spostamenti verticali dei siti campione

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7.5 I PREVEDIBILI SCENARI

La quantificazione delle prevedibili variazioni del livello del mare risente di una serie

di incertezze legate ai molteplici fattori che le determinano. Tuttavia, la comunità

scientifica internazionale è pressoché unanimemente concorde nell’affermare che

l’incremento dei gas serra sta modificando il clima del pianeta in modo tale da innescare

una risalita del livello del mare su scala globale.

Gli scenari individuati dai modelli per l’ultimo decennio sono stati addirittura superati

dai fatti: il mare (a livello globale) è risalito con tassi superiori a quanto ci si attendeva

qualche anno fa. In Fig. 7.4 sono rappresentati i prevedibili scenari sulla base del rapporto

IPCC 2001 e sulla base del trend dei livelli misurati (da dati mareografici o da satellite); i

trend tengono conto delle variazioni di livello dovute alla glacio-isostatsia.

Negli ultimi 2 secoli, da quando cioè sono disponibili misure strumentali e,

successivamente, i dati da satellite, il livello del mare ha subito una risalita media

complessiva (isostasia ed eustatismo) di circa 1-1.5 mm/anno. Scendendo nel dettaglio, la

media mondiale dei mareografi (centinaia di stazioni in tutto il mondo alle quali è stata

sottratta la componente isostatica) mostra, per gli ultimi 50 anni, un valore di 1.8 mm/anno

(Church et al., 2004).

Fig. 7.4 – Prevedibili scenari di innalzamento del livello del mare: IPCC 2001 in grigio, trend su base mareografica (in rosso) e dati da satellite (in blu) (Rahmstorf et al., 2007).

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La media globale del sollevamento del livello degli oceani ottenuto dal satellite Topex

Poseidon (dal 1993) mostra un trend di 3 mm/anno (Cazenave e Nerem, 2004); non appare

chiaro se tale incremento (rispetto alla media di 1.8 mm/anno dei mareografi) sia dovuto ad

un recente accelerazione o sia associato ad una ciclicità decennale. Le previsioni di quanto

si alzerà il livello marino nel prossimo futuro (anno 2100) sono basate sulle ricostruzioni

paleoclimatiche, sui dati mareografici, sulle variazioni storiche della temperatura media

della Terra, sulle masse di ghiaccio potenzialmente in scioglimento e sull'effetto

dell'espansione termica degli oceani connesse al riscaldamento globale.

Il recente rapporto dell’IPCC del 2007 mette in evidenza come si preveda un aumento della

temperatura media globale nel 2100 compreso tra 1.1° e 6.4°C. L’incremento del livello

globale del mare è previsto tra +0.18 e +0.59 metri (Fig. 7.5).

Nel Mediterraneo, si prevede un incremento del livello marino compreso fra il 50% ed

il 100% di quello globale. A questo tuttavia si sommano le componenti locali, che nel

Lazio sono sostanzialmente quelle tettoniche, con movimenti verticali compresi tra +0.23 e

-0.17 mm/anno. Il trend tettonico sembra essere di innalzamento nel Lazio settentrionale,

di abbassamento nel Lazio centrale e di sostanziale stabilità a Sud del Circeo.

Per le pianure costiere va tenuto conto anche della subsidenza naturale per

consolidazione dei sedimenti recenti e per eventuali emungimenti di acque sotterranee.

Fig. 7.5 - Le proiezioni del sollevamento del livello marino per i prossimi 100 anni riportate nei rapporti IPCC del 2001 (curve in blu) e del 2007 (box neri). (Antonioli e Silenzi, 2007)

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Hydrosoil, 2002: Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato

alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge. Litorale di Focene

Hydrosoil, 2002: Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato

alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge. Litorale di Ladispoli

Hydrosoil, 2002: Studio dell’evoluzione morfologica dei litorali di Ladispoli, Focene, Ostia e Anzio, finalizzato

alla gestione degli interventi di ripascimento delle spiagge. Litorale di Ostia

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Relazione tecnica

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