Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983 «Se vuoi la pace Rinati … · 2020-01-17 · papa...

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NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI PISA Redazione: Piazza Arcivescovado 18 56126 Pisa tel: 050 565543 fax: 050 565544 Notiziario locale Direttore responsabile Domenico Mugnaini Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983 [email protected] 19 gennaio 2020 Rinati dall’acqua e dallo spirito DI F ABIO ZAVATTARO l’episodio posto all’inizio della vita pubblica di Gesù, il battesimo, ed è interessante notare che nelle letture e nel Vangelo di questa domenica, che conclude il tempo liturgico del Natale, troviamo la parola giustizia. In Isaia: «io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano». Negli Atti degli apostoli: «Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia». In Matteo, nella risposta di Gesù a Giovanni al Giordano: «lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Il battesimo, una decisione che sorprende Giovanni Battista: «il Messia non ha bisogno di essere purificato; è lui invece che purifica», ha ricordato Francesco all’Angelus. «Ma Dio è il Santo, le sue vie non sono le nostre, e Gesù è la via di Dio, una via imprevedibile». Giovanni aveva dichiarato che «fra lui e Gesù esisteva una distanza abissale, incolmabile. Non sono degno di portargli i sandali, aveva detto. Ma il Figlio di Dio è venuto proprio per colmare questa distanza fra l’uomo e Dio. Se Gesù è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso», ha affermato il vescovo di Roma. Papa Francesco ha versa l’acqua sul capo di 32 neonati, nella Cappella Sistina, e ha potuto dire che «battezzare un figlio è un atto di giustizia, per lui. Perché nel battesimo gli diamo un tesoro, un pegno: lo Spirito Santo» che «lo difenderà, lo aiuterà durante tutta la vita». Il battesimo di Gesù è anche motivo per riflettere sulla relazione con la storia del suo popolo, il popolo di Israele. Proprio nella Cappella Sistina abbiamo la rappresentazione iconografica di due storie, o, meglio, di due diversi inizi di una storia che si interseca: guardando la parete di fondo, il michelangiolesco Giudizio universale, a destra vediamo il Battesimo di Gesù del Perugino, e di fronte, dello stesso autore, il viaggio di Mosè in Egitto. Quest’ultimo è l’evento fondatore della fede di Israele: la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, e l’ingresso nella terra promessa, dopo la prova del deserto e il passaggio del Giordano. Ma, come sappiamo, Mosè vedrà la terra promessa solo dal monte Nebo. Gesù ha compiuto lo stesso cammino ma in modo inverso: la missione di proclamare la liberazione dalla schiavitù del male, conclude il cammino che vede la prova del deserto dopo il passaggio del Giordano. Gesù, in sostanza, percorre le stesse tappe iniziali della storia di Israele, ma lo fa al contrario portando così a compimento quello che per Israele era solo profezia, promessa. Gesù esce, sale dal Giordano, così come il popolo di Israele era salito dal Giordano per entrare nella terra promessa. «Chiede di essere battezzato – ha detto Papa Francesco all’Angelus – perché si compia ogni giustizia, si realizzi cioè il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza filiale e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore». «È la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli». Anticipo del tempo di Pasqua, cioè lo scandalo della croce. Ancora una volta «adempie ogni giustizia»: non scende dalla croce, ma compie fino in fondo la volontà del Padre. Si è soffermato, il Papa, sul brano di Isaia, che annuncia «la giustizia del Servo di Dio». Ha detto: «realizza la sua missione nel mondo con uno stile contrario allo spirito mondano: non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. È l’atteggiamento della mitezza, della semplicità, del rispetto, della moderazione e del nascondimento, richiesto anche oggi ai discepoli del Signore». La comunità cristiana, nell’azione missionaria, «è chiamata ad andare incontro agli altri sempre proponendo e non imponendo, dando testimonianza, condividendo la vita concreta della gente», ha affermato Francesco all’Angelus. Matteo, nel suo Vangelo, scrive che appena Gesù fu battezzato, si udì una voce che diceva: «questi è il figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Riscopriamo il nostro battesimo, ha chiesto Francesco, perché «come Gesù è il figlio amato del Padre, anche noi rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo sappiamo di essere figli amati, oggetto del compiacimento di Dio, fratelli di tanti altri fratelli, investiti di una grande missione per testimoniare e annunziare a tutti gli uomini l’amore sconfinato del Padre». È Gesù esce, sale dal Giordano, così come il popolo di Israele era salito dal Giordano per entrare nella terra promessa a pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza, al quale aspira tutta l’umanità. Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino». In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili. Così papa Francesco nel Messaggio per la 53 Giornata mondiale della pace. «Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà - prosegue il testo - segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana». E ancora: « La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo». La diocesi di Pisa dà vita, nel mese di gennaio, ad una serie di iniziative per riflettere sul messaggio scritto dal Santo Padre. Lo scorso venerdì, ad esempio, le Officine Garibaldi hanno ospitato un incontro con il direttore della Caritas diocesana di San Miniato don Armando Zappolini, la teologa domenicana e scrittrice suor Antonietta Potente e il professor Pierluigi Consorti, professore ordinario di giurisrpudenza, invitati dall’Azione cattolica e dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali. Francesco Paletti a pagina III L « «Se vuoi la pace apri un cammino di speranza» LA DOMENICA DEL PAPA

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NOTIZIARIODELLA DIOCESI DI PISA

Redazione: Piazza Arcivescovado 1856126 Pisatel: 050 565543fax: 050 565544

Notiziario localeDirettore responsabileDomenico Mugnaini

Reg. Trib. Firenze n. 3184 del 21/12/1983

[email protected]

19 gennaio 2020

Rinati dall’acquae dallo spirito

DI FABIO ZAVATTARO

l’episodio posto all’inizio della vita pubblica di Gesù,il battesimo, ed è interessante notare che nelle letture enel Vangelo di questa domenica, che conclude iltempo liturgico del Natale, troviamo la parola

giustizia. In Isaia: «io, il Signore, ti ho chiamato per lagiustizia e ti ho preso per mano». Negli Atti degli apostoli:«Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme epratica la giustizia». In Matteo, nella risposta di Gesù aGiovanni al Giordano: «lascia fare per ora, perché convieneche adempiamo ogni giustizia». Il battesimo, una decisioneche sorprende Giovanni Battista: «il Messia non ha bisognodi essere purificato; è lui invece che purifica», ha ricordatoFrancesco all’Angelus. «Ma Dio è il Santo, le sue vie non sonole nostre, e Gesù è la via di Dio, una via imprevedibile».Giovanni aveva dichiarato che «fra lui e Gesù esisteva unadistanza abissale, incolmabile. Non sono degno di portargli isandali, aveva detto. Ma il Figlio di Dio è venuto proprio percolmare questa distanza fra l’uomo e Dio. Se Gesù è tuttodalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, eriunisce ciò che era diviso», ha affermato il vescovo di Roma.Papa Francesco ha versa l’acqua sul capo di 32 neonati, nellaCappella Sistina, e ha potuto dire che «battezzare un figlio èun atto di giustizia, per lui. Perché nel battesimo gli diamoun tesoro, un pegno: lo Spirito Santo» che «lo difenderà, loaiuterà durante tutta la vita».Il battesimo di Gesù è anche motivo per riflettere sullarelazione con la storia del suo popolo, il popolo di Israele.Proprio nella Cappella Sistina abbiamo la rappresentazioneiconografica di due storie, o, meglio, di due diversi inizi diuna storia che si interseca: guardando la parete di fondo, ilmichelangiolesco Giudizio universale, a destra vediamo ilBattesimo di Gesù del Perugino, e di fronte, dello stessoautore, il viaggio di Mosè in Egitto. Quest’ultimo è l’eventofondatore della fede di Israele: la liberazione dalla schiavitùdell’Egitto, e l’ingresso nella terra promessa, dopo la provadel deserto e il passaggio del Giordano. Ma, come sappiamo,Mosè vedrà la terra promessa solo dal monte Nebo.Gesù ha compiuto lo stesso cammino ma in modo inverso:la missione di proclamare la liberazione dalla schiavitù delmale, conclude il cammino che vede la prova del desertodopo il passaggio del Giordano. Gesù, in sostanza, percorrele stesse tappe iniziali della storia di Israele, ma lo fa alcontrario portando così a compimento quello che per Israeleera solo profezia, promessa. Gesù esce, sale dal Giordano,così come il popolo di Israele era salito dal Giordano perentrare nella terra promessa. «Chiede di essere battezzato –ha detto Papa Francesco all’Angelus – perché si compia ognigiustizia, si realizzi cioè il disegno del Padre che passaattraverso la via dell’obbedienza filiale e della solidarietà conl’uomo fragile e peccatore». «È la via dell’umiltà e della pienavicinanza di Dio ai suoi figli». Anticipo del tempo di Pasqua,cioè lo scandalo della croce. Ancora una volta «adempie ognigiustizia»: non scende dalla croce, ma compie fino in fondola volontà del Padre.Si è soffermato, il Papa, sul brano di Isaia, che annuncia «lagiustizia del Servo di Dio». Ha detto: «realizza la suamissione nel mondo con uno stile contrario allo spiritomondano: non griderà né alzerà il tono, non farà udire inpiazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, nonspegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Èl’atteggiamento della mitezza, della semplicità, del rispetto,della moderazione e del nascondimento, richiesto ancheoggi ai discepoli del Signore». La comunità cristiana,nell’azione missionaria, «è chiamata ad andare incontro aglialtri sempre proponendo e non imponendo, dandotestimonianza, condividendo la vita concreta della gente», haaffermato Francesco all’Angelus.Matteo, nel suo Vangelo, scrive che appena Gesù fubattezzato, si udì una voce che diceva: «questi è il figlio mio,l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».Riscopriamo il nostro battesimo, ha chiesto Francesco,perché «come Gesù è il figlio amato del Padre, anche noirinati dall’acqua e dallo Spirito Santo sappiamo di essere figliamati, oggetto del compiacimento di Dio, fratelli di tanti altrifratelli, investiti di una grande missione per testimoniare eannunziare a tutti gli uomini l’amore sconfinato del Padre».

È

Gesù esce, sale dal Giordano, così come il popolo di Israele era salito dal Giordano per entrare nella terra promessa

a pace è un bene prezioso,oggetto della nostra speranza, alquale aspira tutta l’umanità.Sperare nella pace è un

atteggiamento umano che contiene unatensione esistenziale, per cui anche unpresente talvolta faticoso «può essere vissutoe accettato se conduce verso una meta e se diquesta meta noi possiamo essere sicuri, sequesta meta è così grande da giustificare lafatica del cammino». In questo modo, lasperanza è la virtù che ci mette in cammino,ci dà le ali per andare avanti, perfino quandogli ostacoli sembrano insormontabili. Cosìpapa Francesco nel Messaggio per la 53Giornata mondiale della pace. «Le terribiliprove dei conflitti civili e di quelliinternazionali, aggravate spesso da violenzeprive di ogni pietà - prosegue il testo -segnano a lungo il corpo e l’animadell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivelaun fratricidio che distrugge lo stesso progettodi fratellanza, inscritto nella vocazione dellafamiglia umana». E ancora: «La guerra, lo sappiamo, comincia spesso conl’insofferenza per la diversità dell’altro, chefomenta il desiderio di possesso e la volontàdi dominio. Nasce nel cuore dell’uomodall’egoismo e dalla superbia, dall’odio cheinduce a distruggere, a rinchiudere l’altro inun’immagine negativa, ad escluderlo ecancellarlo. La guerra si nutre di perversionedelle relazioni, di ambizioni egemoniche, diabusi di potere, di paura dell’altro e delladifferenza vista come ostacolo; e nello stessotempo alimenta tutto questo».La diocesi di Pisa dà vita, nel mese digennaio, ad una serie di iniziative perriflettere sul messaggio scritto dal SantoPadre. Lo scorso venerdì, ad esempio, leOfficine Garibaldi hanno ospitato unincontro con il direttore della Caritasdiocesana di San Miniato don ArmandoZappolini, la teologa domenicana e scrittricesuor Antonietta Potente e il professorPierluigi Consorti, professore ordinario digiurisrpudenza, invitati dall’Azione cattolicae dalla Consulta diocesana delleaggregazioni laicali.

Francesco Paletti a pagina III

«Se vuoi la paceapri un cammino

di speranza»

LA DOMENICA DEL PAPA

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VITA NOVATOSCANA OGGI19 gennaio 2020II

Addio a don Silvio BaldisseriDI ANDREA BERNARDINI

i ha lasciato nel giornodell’Epifania, quandoil suo cuore ha cessatodi battere. Un cuore

affaticato: don Silvio Baldisseri,in 85 anni di vita, si è semprespeso tanto per la gente che gliera stata affidata. Era nato aRoccalberti di Camporgianonel 1934, da Giovanni Battistae Gemma Satti. E diverse voltelo abbiamo ascoltato ricordarela sua infanzia in qualcheomelia. Dopo aver frequentato lescuole elementari e le scuolemedie inferiori a Barga, eraentrato a far parte del nostroSeminario arcivescovile, doveaveva frequentato le scuolamedie superiori e la teologia.Fu ordinato sacerdotedall’arcivescovo Ugo Camozzoil 22 settembre del 1956. Lacerimonia avvenne nel Duomodi Barga: forse un segno deldestino. Il suo primo incarico: quellodi assistente degli studenti chefrequentavano il pensionatouniversitario «Toniolo» di Pisa.

Nel 1958 si «affacciò» nellaparrocchia di Santo Stefanoextra moenia a Porta a Lucca,dove fu vicario parrocchiale. Lapiena responsabilità dellaparrocchia la ebbe nel 1959,quando fu inviato parroco aRenaio. Nel 1961 la nomina aparroco di Loppia, comunitàche lui servirà fino al 1972.Poi, per una lunga «parentesi»,tornò nel capoluogo delladiocesi: don Silvio Baldisserifu parroco di Sant’Ermete, allaperiferia di Pisa, dal 1972 al1994.Prima del ritorno nella suaterra: parroco di Fornaci diBarga fino al 2008 e poiassistente religiosoall’ospedale di Barga fino al2018.Nel 2014 fu anche nominatocanonico della collegiata diBarga.Don Silvio aveva studiatomolto. Aveva conseguito lalicenza in teologia allaPontificia UniversitàLateranense di Roma conspecializzazione all’Istituto dipastorale in Sociologiareligiosa. Aveva ottenuto un

diploma in Archivistica allaScuola istituita pressol’Archivio Segreto Vaticano. Euna laurea in Pedagogiaall’Università di Genova.Aveva pure studiato musicacon i maestri monsignorAmedeo Salvini e EnzoBorlenghi.Una passione,quella per la musica, chel’aveva portato a fondare edirigere i cori parrocchiali diLoppia e di Sant’Ermete.Dal1979 al 2007 organizzò larassegna di corali diocesana enazionale a Pisa. Per undecennio fu presidentenazionale del Cesma (Centrostudi musicali Anspi) perl’Associazione NazionaleOratori e Circoli Giovanili SanPaolo Italia.Insegnante di Filosofia dellareligione allo Studio teologicointerdiocesano, di musica ecanto gregoriano al SeminarioMaggiore di Pisa, era statopure insegnante di religionecattolica nelle scuole mediesuperiori di Pisa. Quando le sue condizioni disalute si sono aggravate, donSilvio Baldisseri è stato

ricoverato all’Ospedale civiledi Barga dove ha reso l’anima aDio la mattina del 6 gennaio.Le sue esequie sono statecelebrate nel Duomo di Bargadal fratello di don Silvio, quelcardinale Lorenzo Baldisseriche oggi è segretario delSinodo dei vescovi.Concelebranti: l’arcivescovo diPisa Giovanni Paolo Benotto,monsignor Riccardo Fontana,Arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor GiovanniSantucci, vescovo di MassaCarrara-Pontremoli, monsignor Roberto Filippini,vescovo di Pescia, monsignor.Fabio Fabene,sottosegretario del Sinodo deiVescovi e oltre 40 sacerdoti.Presente un gran numero difedeli sia del barghigiano chedelle parrocchie dove donSilvio aveva svolto il suoministero.Il suo corpo è stato sepolto nelcimitero di Barga in attesa diessere traslato, secondo le suevolontà, nel cimitero diRoccalberti suo paese nativo,in attesa della risurrezione.

C

AGENDA.........

IMPEGNI PASTORALI DELL’ARCIVESCOVODomenica 19 gennaio 2020 ore 8: S.Messa a Buti per la festa di S. Antonio;ore 10: S. Messa a Titignano per la festa diS. Ilario; ore 18,45: incontro di preghierain San Paolo a Ripa d’Arno per l’unità deiCristiani.Lunedì 20 gennaio ore 10: S. Messa aCalcinaia per la festa della Polizia Muni-cipale della Provincia; ore 17: In Semina-rio.Martedì 21 gennaio ore 9,15: udienze.Giovedì 23 gennaio ore 9,30: Aggiorna-mento del Clero in Seminario su «Giova-ni e Liturgia»Venerdì 24 gennaio ore 9: Messa per igiornalisti in Arcivescovado per la festadi S:Francesco di Sales; ore 10,45: udien-ze; ore 17,30: con i Diaconi permanenti eCandidati all’Oasi del S. Cuore a Calci.Sabato 25 gennaio ore 17: Cresime aRipa.Domenica 26 gennaio 2020 ore 11,30:Cresime a Forte dei Marmi. Nel pomerig-gio: Festa della Pace con l’Azione Cattoli-ca dei Ragazzi.

SETTIMANA ECUMENICAPISA - In occasione della settimana diPreghiera per l’Unità dei Cristiani, ilgruppo di Impegno Ecumenico di Pisaorganizza alle Officine Garibaldi «Crisiafricane e immigrazione. Tutte le bugie». Ospite il giornalista d’inchiesta e scritto-re Silvestro Montanaro, da sempre impe-gnato sui temi dell’immigrazione clande-stina e dei diritti umani.Montanaro, in tanti anni di carriera, coni sui documentari e inchieste, famosi intutto il mondo, si è occupato della geo-politica internazionale, dando vita nu-merose campagne di verità e di difesa, ri-cevendo prestigiosi riconoscimenti.La sua attività di giornalista lo ha vistoimpegnato anche in delicatissime inchie-ste sui rapporti tra mafia, camorra, poteripolitici ed economici. A lui si devonotante delle prove che portarono all’asso-luzione di Enzo Tortora.Appuntamento venerdì 17 gennaio ore21,00 alle Officine Garibaldi. L’ingresso èlibero e gratuito.

FESTA DI SAN FRANCESCO DI SALESPISA - Il prossimo venerdì 24 gennaio laChiesa fa memoria di san Francesco diSales (Thorens-Glières, 21 agosto 1567 -Lione, 28 dicembre 1622) vescovo catto-lico francese, dottore della Chiesa, patro-no di giornalisti e scrittori, inventore deicosiddetti «manifesti» che permettevanodi raggiungere anche i fedeli più lontani. San Francesco di Sales sarà ricordato dal-l’arcivescovo Giovanni Paolo Benottoin una celebrazione eucaristica da luipresieduta, alle ore 9, nella cappella chesi trova a piano terra del palazzo arcive-scovile. L’invito è rivolto a tutti i giornalisti dellanostra diocesi.

FESTA DI DON BOSCO

PISA - Cooperatori ed ex allievi salesianiin festa per don Bosco. Domenica 26gennaio alle ore 16, all’istituto delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice (a Pisa in viaSan Tommaso) si apriranno i festeggia-menti con la proiezione video dellastrenna 2020 del rettor maggiore, dal ti-tolo «Buoni cristiani e onesti cittadini».Interverrà il padre gesuita FrancescoGermano. Martedì 28 gennaio, alle ore17, al Cep, l’inizio di un triduo di pre-ghiera, che si concluderà venerdì 31 gen-naio alle ore 17 con la festa liturgica didon Bosco. Domenica 2 febbraio, alle ore 11.30,concelebrazione eucaristica presiedutadall’arcivescovo Giovanni Paolo Benottoe rinnovo della promessa per i salesianicooperatori. Alla fine della Messa, ilpranzo comunitario, cui seguirà una fe-sta nei locali dell’oratorio.

Si è spento nei giorniscorsi all’ospedale

di Barga, dove avevaprestato servizio negli

ultimi anni del suoministero sacerdotale.Le esequie sono state

presiedute dal fratello,il cardinale Lorenzo,

segretario del Sinododei vescovi

rano gremite di gente - nel pomeriggiodi domenica 29 dicembre - la piazza e

la chiesa di Santa Maria Assunta e SanFrancesco a Vittoria Apuana, in occasionedei funerali di Vando D’Angiolo,presenziati dal vescovo diMassa-Carrara Pontremoli,Monsignor Giovanni Santucci.Una folla stretta con affetto ericonoscenza attorno aifamiliari: al fratello,monsignor Danilo, alla mogliePaola Baronti, ai figli Giulianoe Stefano. Una folla compositadi persone che hanno avutomodo di percorrere un tratto divita a fianco del dottorD’Angiolo nella dimensionelavorativa, culturale, familiare,associazionistica, paesana e mondialeperché, pur rimanendo legatissimo alleproprie radici, l’orizzonte di D’Angioloera diventato il mondo intero come haricordato nel suo intervento Sir GeorgeIacobescu CBE , presidente eamministratore delegato di CanaruWharf Group .Cavaliere del Lavoro, Vando D’Angiolo fuinsignito nel 2013 del «Campano D’oro,il prestigioso riconoscimento chel’Associazione laureati dell’Ateneo pisano(ALAP) assegna ogni anno a personalità

di chiara fama che si sono laureate a Pisa.La motivazione chiamava in causa le«straordinarie doti di imprenditore e leelevate qualità umane», qualità chemonsignor Danilo ha, a sua volta, in

riferimento alla ricorrentefestività della Sacra Famiglia,ricordato nell’omelia «...difamiglie parlava mio fratello enon di dipendenti, perché;diceva, hanno figli, e comeuna grande famiglia hacondotto la Campolonghi».Nato il 18 luglio 1932 adAzzano di Seravezza, VandoD’Angiolo, orfano di padre intenera età, si diplomòragioniere a Carrara e silaureò, come studente

lavoratore, in Economia e commercioall’Università di Pisa nel 1957,discutendo una tesi in Ragioneriagenerale e applicata con il professorEgidio Giannessi. Nel 1963 si mise inproprio, fondando una piccola societànel settore lapideo, che negli anni si èingrandì e acquisì altre aziende. IlGruppo Campolonghi, vanta unfatturato di circa 100 milioni di euro epiù di 300 fra dipendenti e collaboratori.L’azienda, espressione della tradizione dieccellenza italiana in grado di unire

qualità e capacità innovativa a unacostante attenzione per gli aspetti etici esociali del lavoro, ha collaborato ecollabora con i più grandi architetticontemporanei, ai quali offre supporto,materiali e assistenza nella costruzione digrattacieli, aeroporti, musei e edifici didiversa tipologia. I frutti di questecollaborazioni sono sparsi in tutto ilmondo, da Tokyo a New York, da Londraa Abu Dhabi, da Oslo a Istanbul. Inmemoria dell’amatissima mamma,insieme al fratello, diede vita alla"Fondazione Mite Giannetti D’Angiolo"che ha finanziato progetti di formazioneculturale e scolastica sia ad Azzano che aMassa e a Carrara. Al paese natio èsempre rimasto devoto ed hagenerosamente finanziato iniziativequali il restauro delle pieve dellaCappella, della Chiesa di San Michele, ilrifacimento dell’edificio della PubblicaAssistenza, di cui per anni fu Presidente,facendone un volano nel panoramaitaliano. Nel Cimitero della Cappella,dove adesso riposa, una cappella aperta,un ciborio con altare, opera di MarioBotta, accoglie una scultura di GiulianoVangi: Giobbe, il paziente, simbolo dellavirtù che contrasta l’angoscia e rafforza lavolontà di operare il bene.

Anna Guidi

E

FRATELLO DI MONSIGNOR DANILO

Morto l’imprenditore Vando D’Angiolo

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VITA NOVA TOSCANA OGGI19 gennaio 2020 III

FOCUS

Vogliamo la pace,ma esportiamo armiFRANCESCO PALETTI

o, «in questo momento non cisono le condizioni per vivere inpace». Dice proprio così suorAntonietta Potente, scrittrice e

teologa domenicana, per venti annimissionaria in Bolivia, invitata venerdìsera da Azione cattolica e Consultadiocesana delle aggregazioni laicali a«rileggere» il messaggio scritto da papaFrancesco per la 53esima Giornatamondiale della pace. «La pace - hasottolineato più volte - non si conciliacon la vendita di armi, uno degli asset fondamentali delle economie deicosiddetti Paesi sviluppati, Italia inclusa.Dobbiamo ricominciare a dirlo conforza, chiedendo alla politica cose diversee scegliendo persone differenti».Soprattutto, però, c’è bisogno di«ricominciare a costruire spazi fatti dibellezza e positività, in cui si respirapace» ha aggiunto don ArmandoZappolini, sacerdote da sempreimpegnato nell’accoglienza di chi fa piùfatica, già presidente nazionale del Cncae attuale direttore della Caritas di SanMiniato. Si è accalorato il sacerdote,ricordando il movimento pacifista,abbandonato dalla politica, dai sindacatie, spesso, anche dalla Chiesa. E quandoha osservato come «chi non sente unmoto di ribellione di fronte ad un bimbomorto in un aereo per fuggire ad un paesein guerra, è una persona che ha problemimolto seri». Don Armando ha parlato della«conversione ecologica affermata conforza del Papa»: essa «non è affatto unabuona azione collaterale ma parteessenziale della nostra esperienza difede». Ci sono muri da abbattere e dei ponti dacostruire: «Uno dei più impegnativiriguarda la necessità di colmare ladistanza crescente fra i convegni e lastrada» ha sottolineato il professor Pierluigi Consorti, docente al Centro

Ninterdisciplinare di scienze per la pacedell’Università di Pisa.«E poi è giusto enecessario avere paura della guerra -aggiunge il docente - ma non dobbiamotemere i conflitti che, invece, sonoconnaturati alle relazioni fra essere umani».Sul sfondo rimane la questione degli spazi.Il discorso si è spostato immediatamentesul piano della cronaca cittadina quando,invitata dagli organizzatori, ha preso laparola Emilia Lacroce del Coordinamentoprovinciale di Libera per discuteredell’edicola confiscata alla mafia di BorgoStretto e rimossa dall’amministrazionecomunale all’inizio dell’anno: «È vero cheera in disuso da un anno e mezzo, ma persette è stato un presidio sociale vissuto delcentro cittadino ed è una pagina importantedella storia di Pisa - ha detto -: quell’edicolanon è di Libera ma di tutti e lo abbiamo giàdetto all’amministrazione comunalechiedendo di riaprirla, ma perché questarichiesta sia recepita è importante tornare a

considerare quello spazio un patrimoniocomune condiviso». Andrea Cini, 25ennedottorando in giurisprudenza, invece, ilsuo «spazio» lo ha trovato ad Aleppo, dovel’estate scorsa ha trascorso tre settimaneinsieme a ad altri quindici ragazziaccompagnati da suor Elena Bolognesi,per molti anni missionaria in Siria eGiordania: «Siamo stati i primi europei avisitare la città dal 2011 - ha raccontato -:Cosa abbiamo fatto? concretamente poco,io ad esempio ho fatto qualche lezioned’italiano. Ma esserci ha voluto direrompere un isolamento pesantissimo chedurava da anni ». Spazi e relazioni di paceappunto. Difendere e curare ma anchecostruire ex novo: «Mettiamo in piedi uncomitato per la pace in ogni quartiere - haproposto suor Potente - e facciamo inmodo che le parrocchie, oltrechédispensatrici di sacramenti, divengano verie proprio luoghi di cultura di pace: ce n’èun bisogno enorme».

4miliardi e 613 milioniil «giro di affari» dell’export di armi nel mondo

2,5%la percentuale di armi fabbricate in Italia sul numero totaledelle armi esportate nel mondo. «Meglio» di noi solo Usa(34%), Russia (22%), Francia (6,7%), Germania (5,8%), Cina(5,7%), Regno Unito (4,8%) Spagna (2,9%) e Israele (2,9%)

Suor Antonietta Potente,scrittrice e teologadomenicana, per venti annimissionaria in Bolivia, ospitedi Ac e Consulta delleaggregazioni laicali: interessiin gioco troppo alti, non cisono le condizioni oggi pervivere in pace. Don ArmandoZappolini: «La conversioneecologica affermata da papaFrancesco deve essere parteessenziale della nostraesperienza di fede»

UNA CHIESA «RITROVATA»PER LA VALDISERCHIOLIMITI - È tornata all’antico splendore lachiesa di San Giovanni evangelista a Limi-ti. Si è completato, infatti, il restauro dellachiesa, finanziato con i fondi dell’8 x mil-le alla Chiesa cattolica e grazie al contri-buto dalla Fondazione Pisa. I lavori sonostati seguiti dall’architetto Giorgio Casa-rosa e dall’ingegnere Michele Giovannetti.La chiesa è stata riaperta al culto lo scorso20 settembre e da allora ha sempre ospi-tato celebrazioni al sabato, molto parteci-pate. Lo scorso 13 dicembre, festa di San-ta Lucia - protrettrice degli occhi - moltosentita nella unità pastorale di Limiti,Pappiana, Pontasserchio e San Martino aUlmiano - in molti si sono ritrovati nellachiesa restaurata per partecipare alle di-verse funzioni religiose della giornata. LaMessa principale pomeridiana è stata pre-sieduta da don Francesco Bachi, rettoredel Seminario di Pisa. Don Bachi ha ri-sposto volentieri all’invito di don DavisEmeanuli, parroco titolare dell’unità pa-storale, memore della sua gioventù tra-scorsa nella parrocchia di Limiti, alloraguidata dall’indimenticato don ValerioCei - curato di Limiti e poi pievano diPontasserchio. Era presente per le confes-sioni don Marco Teodosio Giacomino, vi-cario parrocchiale. All’organo Fabio Men-cucci del gruppo giovani. I festeggiamenti sono andati avanti ve-nerdì 20 dicembre quando, alla sera, lachiesa pievania di San Michele arcangeloin Pontasserchio, ha ospitato il concertodi Natale animato dal coro interparroc-chiale, coadiuvato dai bambini e bambi-ne del catechismo e dal gruppo giovani.Significativa la partecipazione del corogospel «Musicart Academy».Il giorno di Natale, al pomeriggio, moltihanno partecipato alla Messa nella chiesadi Limiti, di nuovo tornata ad essere pun-to di riferimento per la sua gente.

Marlo Puccetti

IN RICORDO DI MONSIGNOR CEIPISA - In occasione del trigesimo dellamorte di monsignor Franco Cei, le inse-gnanti di religione e i collaboratori del-l’ufficio scuola della nostra diocesi hannoeffettuato una donazione ai bambini diuna scuola del Ruanda, bambini senzascarpe. L’ufficio scuola ringrazia tutti co-loro che hanno partecipato alla colletta.Don Franco, ne siamo sicuri, sorride dalcielo.

LA STORIA COME NARRAZIONEPISA - Lo studio della storia nella scuolasecondaria mostra alcune criticità: diffi-coltà di comprensione del lessico specifi-co, nozionismo, approssimazione nellecorrelazioni, scarsa motivazione all’ap-prendimento, difficoltà a percepire lospessore storico dei fenomeni e ad acqui-sire una «linea del tempo» che sia di riferi-mento per la lettura della realtà. L’Uciimdi Pisa intende affrontare queste difficoltàattraverso il consolidamento delle com-petenze, il confronto tra docenti e la pro-gettazione di unità di apprendimento ef-ficaci. Martedì 21 gennaio, alle ore 15.30alla scuola primaria Cambini in via Niosi4 a Pisa, partirà un percorso formativo su«La storia come narrazione e come ricer-ca». Al primo appuntamento ci sarà unatavola rotonda che vedrà come relatori iprofessori Paolo Nello, Gabriella Garzella,Stefano Sodi e Carolina Megale. Martedì 4febbraio (stesso luogo stessa ora) condi-visione e riflessioni su esperienze didatti-che con i professori Elisa Bedini, TeresaBonattorsi, Raffaello Campani, e CarloGabbani. Gli altri appuntamenti: martedì11 febbraio e martedì 18 febbraio gruppidi lavoro su come «Costruire e sperimen-tare percorsi di storia in classe». Appunta-mento «restitutivo» il 12 maggio.Il corso, gratuito, è presente sulla piat-taforma Sofia. Al termine dell’unità for-mativa verrà rilasciato un attestato di fre-quenza valido per 24 ore di formazione.Per iscriversi inviare una mail entro il 18gennaio a [email protected].

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TOSCANA OGGI19 gennaio 2020IV VITA NOVA

A «Campanile chef» il menù «biblico»

Lo ha ricostruitoil professor MassimoSalani, docente all’istitutoalberghiero «Matteotti» e responsabile della Scuola di formazioneteologico-pastorale della nostra diocesi,ospite del Gipidue.E i cuochi di Mezzana/Colignola ed Agnano, applauditi da almeno duecentopersone, hanno cucinato,erbe amare e «frittelledello scandalo»

ra il primo e l’ultimolibro della SacraScrittura - proseguel’esperto - troviamo,

però, molti altri riferimenti alcibo. Al capitolo 12 di Esodo, adesempio, si parla di erbe amare:arricchite con pistacchi, possonoessere portate a tavola comeantipasto. Ci sono, poi, le frittelledello scandalo al centro dellaterribile storia di violenza di unfratello - Amnon - nei confrontidella sorellastra Tamar, descritteal capitolo 13 del secondo librodi Samuele. Il pane del desertorimanda all’episodio di Abramoe all’offerta di Mechisedek, re diSalem (Genesi 14, 17-20)». Erbeamare con pistacchi, uvasultanina e frittelle delloscandalo sono state cucinate daicuochi di Colignola/Mezzana e

di Metato, come richiesto dallochef del Gipidue Ivan Mosca: unantipasto che ha preceduto lapasta al ragù bianco d’anatra,cucinato da GianniMastromarino & C (Metato) e larosticciana alla maremmana,preparato da Maurizio Semola &C (Colignola/Mezzana).Ma torniamo al menù biblico.«Il profeta Eliseo, nel secondolibro dei Re (2 Re 4, 38-44) -continua il professor MassimoSalani descrive una pentolacontenente della minestra dovefurono gettati pezzi di zucca:ecco, la crema di zucca puòessere servita come primaportata». Un’altra idea viene dal Libro dei Numeri (11, 1-6): «ilpopolo di Israele, uscitodall’Egitto, si lamenta delledifficoltà incontrate e si lasciaandare al ricordo di quello chemangiava in schiavitù. Il testoricorda, tra i vari alimenti, lecipolle d’Egitto. Manzo conprofumo di cipollerappresentano un’ottimaseconda portata». Il manzoprofumato alle cipolle sarà ilpiatto a sorpresa della sfida digiovedì 23 gennaio tra Campo ela parrocchia universitaria di SanFrediano. Non manca il dessert:«Al capitolo 14 del libro deiGiudici troviamo un indovinello:da colui che mangia è uscito quelche si mangia. E dal forte è uscito ildolce. La risposta la troviamo alversetto 18 e si può tradurre indolce allo yogurt e miele».Mentre i cuochi preparavano ipiatti, seguiti da AlessioGiovarruscio, lo spettacolo si è

avvalso della conduzione di Andrea Bernardini e CristinaSagliocco, che hanno presentatole squadre, spiegato ilregolamento e le modalità divoto, con l’aiuto dell’informaticoPaolo Puglisi. Hanno animato laserata l’attore Giacomo Lemmettie gli artisti della palestramusicale di Michele Del Pecchia.Prima della cena è stata recitatala preghiera scritta perl’occasione dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, poi viaalla consumazione e allavotazione. Molti positivi i feedback allarassegna. Fabrizio Fontani presidente diConflitorale Confcommercio erappresentante del Sib:«Campanile Chef è una bellainiziativa, capace di valorizzareuna parte del nostro litorale e dicoinvolgere tante realtà delterritorio pisano. Una iniziativaalla quale abbiamo aderito conentusiasmo e grandesoddisfazione. Ci sarà dadivertirsi, ne siamo sicuri».Michele Del Pecchia vocal coachdella Palestra musicale:«Felicissimi di partecipare a Campanile chef. Una bellainiziativa in un locale, il Gipidue,bellissimo, e già cornice dispettacoli della nostra Palestramusicale».Salvatore Caruso dirigentescolastico dell’Ipsar Matteotti:«nelle cucine degli oratoriruotano, spesso, abili cuochi:bella l’idea di valorizzare il loroumile e discreto servizio allacomunità».

DI ALESSANDRO BANTI

partita col botto la prima edizione di «Campanile Chef», la rasse-gna di piatti cucinati da cuochi cresciuti all’ombra del campanile,

promossa dalla San Ranieri srl in collaborazione con il nostro setti-manale. Sei giorni prima della prima serata, gli organizzatori sonostati costretti a mettere uno stop alle prenotazioni per l’incontro deicuochi dell’unità pastorale di Colignola e Mezzana e di quelli di Meta-to. . Lo spirito con cui nasce la rassegna ha trovato una degna sintesinella intervista che i conduttori hanno fatto al professor Massimo Sa-lani, docente di religione all’istituto alberghiero «Matteotti» e respon-sabile della Scuola di formazione teologico-pastorale della nostra dio-

cesi. Intervista con cui l’esperto hacercato di ricostruire una sorta dimenù biblico.«La Bibbia - dice a Toscana Oggi ilprofessor Massimo Salani - iniziacon un frutto (Adamo ed Eva inGenesi) e termina con una cena(l’Apocalisse)».

È

I presentatori AlessioGiovarruscio eCristina Sagliocco,intorno al roll-up di«Campanile chef»(foto di Gerardo Teta)

Il tagliando va spedito o portato a mano a: Redazione di Toscana Oggi

piazza Arcivescovado 18 - 56126 Pisa

La squadra che intendo sostenereper il premio

CAMPANILE CHEF 2020 è:

Indicare la parrocchia od unità pastorale in gara preferita

SCHEDA DI VOTAZIONE

Eriona Tafani, direttrice del Gipidue

A tavola con Gesù e nel piatto dei Promessi Sposi: Tutti gli ospiti delle serate

l format di «Campanile chef» prevedealmeno un ospite a serata. Pochi mi-

nuti di intervista, in cui approfondirealcuni temi significativi. Giovedi 16gennaio sarà al Gipidue padre France-sco Germano, gesuita, responsabile delServizio diocesano cultura e università,per parlarci di «A tavola con Gesù».Mercoledi 22 gennaio il direttore dellaCaritas don Emanuele Morelli ci par-lerà di «Perché il cibo non vada spreca-to».Giovedì 23 gennaio il professor Massi-mo Tessieri, chef, docente di enogastro-nomia al «Matteotti» ci parlerà de «Il ci-bo come benedizione: la cena di Gio-vanni Paolo II», raccontando del menùda lui preparato per il papa-santotrent’anni fa, in occasione della visitapastorale in Toscana. «Buono come ilpane» è il titolo scelto per l’intervista ad Angela Zinnai, professore associato alDipartimento di Scienze agrarie, ali-mentari e agro-ambientali dell’Univer-sità di Pisa ed in programma mercoledì29 gennaio.In occasione delle semifinali: mercoledì4 marzo parleremo di «In vino veritas»con Alessandro Fenu docente di sala evendita al Matteotti e de «Nel piatto coiPromessi sposi» grazie alla nostra colla-boratrice Anna Guidi. La sera successivail critico d’arte Claudio Casini rico-struirà la «Cucina di magro e di festa al-la Certosa monumentale di Calci»,mentre Andrea Fagioli, giornalista e giàdirettore del nostro settimanale, parleràde «La Toscana dei mille sapori».

I

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TOSCANA OGGI19 gennaio 2020 VVITA NOVA

Bukurie Shehu,una delle cuoche

dell’ostelloGipidue. A fianco

la direttrice della struttura,

Eriona Tafani (foto

di Gerardo Teta)

Dalla Valdiserchio ricordando IsaMETATO - Sorge nella Valle del Serchio il paese di Metato.La chiesa parrocchiale, dedicata a san Jacopo, risale al XVIsecolo. Ma c’è un chiesino, dedicato a San Cassiano, che èancora più antico: è dell’anno Mille. Metato è abitata da 2253 anime. Devote alla Madonna ad-dolorata: la sua festa si celebra la terza domenica di set-tembre, con mille iniziative.A giugno la manifestazione A metato c’è richiama molte persone da ogni dove:musica, spettacoli, artigianato, streetfood. Ma il senso di comunità si affinaanche attraverso i Gruppi estivi e le atti-vità del gruppo giovanile, che hannocome riferimento il campino e il nuovooratorio. E poi il catechismo. L’asiloparrocchiale. E la Caritas parrocchiale,che ha sede nella «Casa della Isa». Isa, originaria di Metato, è Elisa Monta-nelli, anima della Caritas di tutta la Val-diserchio. Di lei si sono ricordati, pro-prio lo scorso mercoledì, i cinque annidalla morte con una iniziativa ospitatanella sede della Pubblica assistenza. Eli-sa, una santa della porta accanto come direbbe oggi papaFrancesco. Parroco di Metato è don Tadeuz Zawadzki, sa-cerdote di origine polacca. Referente di «Campanile chef»invece è Gianni Mastromarino. Con lui in squadra, mer-coledì, c’erano anche sua figlia Michela Mastromarino egli amici Sandro Pardini e Luca Cardelli. Il piatto «forte»preparato: straccetti di pasta al ragù bianco d’anatra.

A.B.

CON PASTA AL RAGÙ BIANCO D’ANATRAIl sogno di Mezzana: riaprire la chiesaCOLIGNOLA- Colignola e Mezzana, unite dalla strada provincialecalcesana, sono riunite, insieme ad Agnano, in una unità pastoraleguidata da don Francesco Fabrizio. 1200 persone vivono a Coli-gnola, 1100 a Mezzana. La prima ha nella chiesa dedicata ai santiIacopo e Cristoforo un costante punto di riferimento per giovani efamiglie: grazie all’oratorio, ad una squadra parrocchiale dal nome altisonante - Real Colignola - alla sala polivalente dove si svolgono

molti degli incontri comunitari e dove sistendono lunghe tavolate, in estate - quan-do si dà vita a Cine & Cena - e in inverno.Molti dei papà sono impegnati per un inte-ro anno nella preparazione di una sacrarappresentazione che, nel giorno del Ve-nerdì Santo, ricorda le ultime ore di Gesùin quel di Agnano. Un evento che richiamagente anche dalla lucchesia. Anche intornoa Mezzana ruotano molte famiglie: per lapresenza della scuola primaria GoffredoMameli, della residenza per anziani gestitadalla fondazione Casa Cardinal Maffi edella locale Misericordia. Da sei anni Mez-zana non ha più una chiesa agibile: quellache c’è, dedicata a Santa Maria Assunta, è

chiusa e attende lavori di restauro. Nei mesi scorsi si è costituito ungruppo informale di parrocchiani. Si chiama Una mezzana per mez-zana. Il sogno di molti: poter presto tornare a celebrare in quellachiesa. Simone Mugnai è il referente di una squadra che ha impe-gnato, lo scorso mercoledì, anche Maurizio Semola, GiancarloCampani, Laura Fiamma e David Dekua nella preparazione diuna rosticciana alla maremmana.

Andrea Bernardini

COLIGNOLA E LA ROSTICCIANA ALLA MAREMMANA

Santo Stefano laboratorio di pastoralePISA - A due passi dalle mura pisane, sorge il quartiere di Porta a Luc-ca. È abitato da circa 6500 residenti, cui occorre sommare almeno al-tri 1000 studenti universitari che qui hanno il loro domicilio. Confi-nante con Porta a Lucca è invece il quartiere de I Passi, abitato da circa800 persone. La chiesa de I Passi, dedicata all’Immacolata, è chiusa daaprile 2019 perché necessita lavori di restauro. La parrocchia di Portaa Lucca - ovvero Santo Stefano extra moenia - può contare, invece, su

tre chiese: la principale è dedicata ai santiStefano e Lorenzo, le altre a San Lazzaro e alCuore Immacolato di Maria.. Santo Stefanoextra moenia e I Passi sono uniti in unità pa-storale, guidata dal parroco don Carlo Cam-pinotti. Vicario parrocchiale è don FedericoFranchi. Se la gente dei Passi festeggia l’Im-macolata, quella di Santo Stefano ha la suafesta patronale il giorno dopo Natale. Mamolto sentita è anche la festa della Madonnaaddolorata, l’ultima domenica di settembre.È una comunità molto viva, dove i fedeli lai-ci hanno da tempo assunto un ruolo da pro-tagonisti, sulla scia del Vaticano II e lo stimo-lo, soprattutto, di un sacerdote che ha lascia-to un segno profondo nel quartiere: monsi-

gnor Waldo Dolfi. Sono oltre duecento i ragazzi che seguono il cam-mino di iniziazione cristiana. Molti di loro li vediamo nei Gruppiestivi, dove i cuochi mettono a tavola, ogni giorno, moltissimi ragaz-zi, tra animatori ed animati. I cuochi, per il vero, sono piuttosto alle-nati: perché ogni sera - in collaborazione con la Caritas - preparanotra i 25 e i 30 pasti, distribuiti ai poveri della città. Giuseppe Fina è ilreferente della squadra dei cuochi. Con lui, a Campanile chef, gio-vedì, ci sarà Nino Glorioso, Luciano Polizzi e Marcello Rosso, pro-ponendo a tutti un tortino di riso su vellutata di porri e patate. Il vol-to della parrocchia ospedale da campo si esprime attraverso la SanVincenzo parrocchiale, che assiste circa 50 famiglie del territorio. E ilsostegno ad alcune associazioni: il Gruppo Missioni Africa o l’Operadi promozione per l’alfabetizzazione nel mondo. E poi l’associazio-ne Amici di Raul Follerau, che si occupa dei malati di lebbra. Preziosoil servizio di doposcuola offerto nel giorno del sabato. Appendici diSanto Stefano: la canonica di Sommocolonia, sede di incontri e ritiriper ragazzi e adulti. E la casa di Caprona.

Cep e Barbaricina: qui nessuno èescluso

nord del corso dell’Arno, ecco un’altra unitàpastorale, che mette insieme le comunità di San

Ranieri al Cep e di Sant’Apollinare in Barbaricina. Cep è acronimo di Centro di edilizia popolare. È ilquartiere dove è cresciuto, tanto per fare un nome, Andrea Balestri, il Pinocchio del film di Comencini. Edove per tanti anni hanno prestatoservizio i Salesiani, prima di ritirarsi permancanza di vocazioni. Ora, nei localiun tempo occupati dal cinema 20+1fondato da don Gastone Baldan, sorgela Cittadella della solidarietà, dove trovaspazio, tra l’altro, un emporio punto diriferimento per i poveri del territorio. Esempre nei locali parrocchiali del Ceptrovano ospitalità alcune famiglie senzatetto grazie ad un progetto coordinatodalla Società della salute. Perché qui -dice il parroco dell’unità pastorale donClaudio Bullo, per anni direttore dellapastorale giovanile diocesana - nessunodeve sentirsi escluso. Appassionato disport, don Claudio è consulente ecclesiastico del Centrosportivo italiano e assistente ecclesiastico della Coldiretti.Con lui collabora don Innocent Sibomana che risiedeal Cep.Barbaricina - che Renzo Castelli in un libro definì «ilpaese dei cavalli» - è un pullulare di attività: per i giovaniche seguono gli itinerari di iniziazione cristiana, per lefamiglie, ma anche per gli anziani, che numerosissimifrequentano la sala polivalente. Barbaricina in festa è iltitolo di una manifestazione che ogni anno riesce acoinvolgere i due quartieri attraverso musica,gastronomia, sport. Giacomo Gasparri è il referente dellasquadra dei cuochi che, questo giovedì 16 gennaio, sipresentano alla cucina del Gipidue: con lui ci sono GuidoDe Nicolais, Paolo Sciotti e Carla Meli. Proporranno aicommensali una amatriciana rivisitata.

A.B.

A

A «CAMPANILE CHEF» CON UN TORTINO DI RISO ECCO UN’AMATRICIANA RIVISITATAAgnano in cucina,pensando al teatrinoparrocchialeAGNANO - Tra Calci e San GiulianoTerme, immerso negli olivi, sorge l’an-tico borgo di Agnano, un tempo abita-to anche da Lorenzo de’ Medici, e doveoggi risiedono poco meno di 800 per-sone. La chiesa, dedicata a San Giaco-mo fu ricostruita, dopo la guerra, suprogetto dell’architettoBeata Di Gaddo e consacra-ta dall’arcivescovo Ugo Ca-mozzo il 25 maggio 1963.Ad Agnano, ormai da alcu-ni anni, il paese, in occasio-ne del Venerdì Santo, ospi-ta una sacra rappresenta-zione, capace di coinvolge-re un centinaio di persone,tra scenografi, costumistied attori. L’edizione di que-st’anno - in programma peril prossimo 10 di aprile -sarà dedicata alle ultimeparole pronunciate da Cri-sto sulla croce: un appuntamento damettere in agenda. Nella piccola fra-zione, da alcuni mesi, la pro-loco, d’in-tesa con la parrocchia, si sta impegnan-do nella valorizzazione del teatro an-nesso alla parrocchia, dove gli agnane-si in passato hanno imparato a diveni-re - secondo le indicazioni di don Bo-sco - buoni cristiani ed onesti cittadini.A «Campanile Chef» Agnano si presen-ta con una squadra capitanata da Da-vid Conti e di cui fanno parte anche Sandro Buchignani, Annamaria Pie-ruccetti e Maria Anedda. Il prossimomercoledì 22 gennaio la parrocchia diAgnano presenterà gnocchetti sardi al-la campidanese.

GNOCCHETTI SARDI

Da Marina a Calambrone per «Campanile chef»

arina di Pisa è il mare dei pisani, manon solo. Il piccolo borgo di pesca-

tori comincia ad acquisire importanzaquando Gaetano Ceccherini vi sposta ilsuo stabilimento balneare: è il 1866 e lanascente cittadina - denominata «paese

di Boccadarno» da quelmomento comincerà acrescere fino ad arrivareai 3570 abitanti di oggi.La rapida (e feroce) ero-sione - che ha portatovia pineta e spiaggia - la-scia al visitatore dei tra-monti mozzafiato. Leparrocchie del litorale,il circolo Acli «don Bo-sco», la Pubblica Assi-stenza sono luoghi di ri-

ferimento per molti. La prima chiesa co-struita a Marina, quella voluta dal Servodi Dio padre Agostino da Montefeltro, èdedicata all’Assunta (1897) realizzata vi-cino alla casa per le orfanelle che predi-catore francescano volle in una zona par-ticolarmente adatta per la salute dellesue protette. Qualche anno dopo fu edi-ficata la chiesa di Maria SS Ausiliatrice(1916) elevata a parrocchia e affidata aiSalesiani per volontà del vescovo di Pisa,cardinale Pietro Maffi. Rimane nella co-munità un forte legame con san Giovan-ni Bosco e le Figlie di Maria Ausiliatricegrazie ai cooperatori salesiani. Le dueparrocchie sono guidate da don MessiasBarsella, anche se molte attività riman-gono distinte. La festa dell’Assunta il 15agosto e quella di Maria Ausiliatrice il 24maggio (festa patronale di Marina di Pi-sa), sono le più sentite dalle due comu-nità. Prezioso il servizio della scuola ma-terna Maria Ausiliatrice nei locali abitatifino a pochi anni fa dalle suore Figlie diMaria Ausiliatrice della famiglia salesia-na (a Marina dal 1915). Lucia Quinta-valle è la referente della squadra di Mari-na di Pisa. Con lei ci saranno Teresa Ba-silei come cuoca principale, Virginia Ba-latresi, Manuela Pierotti. Marina si pre-senterà il prossimo mercoledì con le co-stolette di agnello fritte su puré di patatee salsa a sorpresa.

Andrea Bartelloni

M

CON COSTOLETTE D’AGNELLO

CAMPANILE CHEFle parrocchie protagoniste

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VITA NOVATOSCANA OGGI19 gennaio 2020VI

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VITA NOVA TOSCANA OGGI19 gennaio 2020 VII

I giovani del Msac al SermigDI DEBORA FRASCHETTI*

ra una fabbrica di armi:ora è un Arsenale dellapace. Il Sermig(acronimo di Servizio

missionario giovani) di Torinoè stato visitato, nei giorniscorsi, da venti ragazzi dellescuole superiori, che hannoaderito alla proposta di vivereun’esperienza di formazione eservizio rivolta loro dalMovimento studenti di Azionecattolica. I ragazzi, accompagnati da chiscrive e da MariaVittoria Lami,si sono incontrati a Torino concirca 300 coetanei arrivati datutta Italia. L’esperienzaprevedeva la conoscenza dellaFraternità della speranza,incontri di formazione allacultura della pace e della vita,tempi di lavoro pratico emomenti di spiritualità. Inparticolare i giovani di Pisa sisono voluti cimentare nei turnidella cucina, dellosmistamento dei vestiti (IlSermig infatti veste più di 300persone a settimana), neldoposcuola con i bambini delquartiere: tutte attività, queste,che, quotidianamente, sisvolgono al Sermig.Tra i momenti più significativitrascorsi all’Arsenale: lapossibilità di partecipare comeprotagonisti alla consuetaMarcia della pace dei bambiniche, con le loro famiglie,hanno attraversato Torino pergridare a tutti che l’incontro ela pace sono possibili. Congioia, divertimento, balli,colori, musica, canti, tamburi i«marciatori» sono passati

E

attraverso alcuni dei quartieridella città, presentati come «ipiù difficili», portando unmessaggio di speranza. Nellostesso giorno hanno potutoincontrare il fondatore delSermig Ernesto Olivero che,per più di un’ora e mezza, si èmesso totalmente adisposizione dei giovani perrispondere a tutte le loro

domande, raccontando la suaesperienza di vita nata dallafiducia e dall’ascolto di Dio,donando a tutti parole disperanza per il futuro einvitando i giovani a puntare aqualcosa di grande e adimpegnarsi nelle realtà cheabitano. In particolare ErnestoOlivero ha sottolineatol’importanza della generosità

delle persone che hannodonato e continuano a donaretanto in termini di offerte,tempo, capacità, doni ricevutie professionalità. Tra i luoghi più significativiabitati in questi 4 giorni,sicuramente la cappella dove lasera ci ritrovavamo a pregareprima di andare a letto, unagrande croce creata con pezzidi travi che una volta eranoadibite al trasporto di armi: unsimbolo che colpisce e invita apregare per i tanti morti cheancora oggi sono provocatidalla vendita di armi. Tutto al Sermig parla di unastoria che ha fatto male a tanti:infatti camminando in questogrande Arsenale si scorgonofoto del passato e armi vere.Ma ancora di più tutto oggiparla di un bene possibile e giàattuato dalla Fraternità dellaSperanza costituita da coppiedi sposi e famiglie, monaci emonache, aiutatiquotidianamente daitantissimi volontari chepassano del tempoall’Arsenale, per rispondere allecentinaia di persone chebussano al grande portone coni bisogni più svariati: dai piùelementari - come mangiare edormire - ai più umani, comel’educazione dei propri figli ela ricerca di qualcosa di bello:al Sermig infatti gratuitamentesi può accedere alla scuola diartigiani e restauratori e aquella del laboratorio delsuono perché da sempre e persempre il bene e il bellocontinuano ad avere la megliosul male.

*suora apostolina

I ragazzi delle scuole superiori,per quattro giorni, hannovissuta un’esperienza di formazione e di servizionell’Arsenale della pace a Torino. L’incontro con il fondatore del Serviziomissionario giovani ErnestoOlivero, che madre Teresa di Calcutta candidò a premio Nobel per la pace

l’ESPERIENZA

n cicerone di eccezione per lamonumentale chiesa di Santo

Stefano ai Cavalieri: venerdì 17gennaio, alle ore 16, in occasione del

primo «Thè diToscana Oggi», inostri abbonatipotranno visitarela chiesa insiemeal professor MarcoCollareta,appassionatostorico dell’arte,con all’attivo oltre200pubblicazioni.Quella deiCavalieri è unadelle chiese più

significative della città di Pisa. Laprima pietra fu posta il 17 aprile1565 da Cosimo I de’ Medici,committente del rinnovato spaziopubblico della piazza, destinatoall’ordine dei Cavalieri di SantoStefano, fondato dal granduca percombattere la pirateria turca nelMediterraneo. Progettata da GiorgioVasari, fu ultimata nell’agosto del1567. Il 21 dicembre 1569 la chiesavenne consacrata.Il rendez vous è fissato per le ore 16(ingresso da via Consoli del Mare).L’ingresso è riservato agli abbonati alsettimanale. Coloro che non lofossero, ma sono comunqueinteressati alla visita, possonosottoscrivere sul posto almeno unabbonamento trimestrale (euro 10).Il professor Marco Collareta saràpresentato dalla nostra collaboratriceDonatella Daini.A conclusione dell’incontro ipartecipanti potranno fermarsi nelcenacolo della chiesa per continuarea parlare, di fronte ad un buon thè eai biscotti preparati dai cuochidell’ostello Gipidue di Calambrone.

U

L’INIZIATIVA

Ai thè diToscana Oggi i segretidei Cavalieri

Venerdì 17 gennaio(ore 16)visita allachiesaguidata dalprofessorMarcoCollareta

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VITA NOVATOSCANA OGGI19 gennaio 2020VIII

Buti, è il giorno del palio di sant’Antonio abate

DI GINO BERNARDINI

e contrade del palio sianocapaci, ogni anno di più, diriscoprire e valorizzare leorigini religiose della

nostra più bella e sentitamanifestazione paesana, nata comebenedizione e corse dei cavalli inonore di sant’ Antonio Abate»: conqueste parole il pievano don GiovanniCorti ha dato il via, di fatto, allasettimana del palio di Buti.Si respirava un clima di entusiasmo -domenica scorsa - in chiesa e sulsagrato, dove si sono dateappuntamento le sette contrade cheogni anno si disputano la conquistadell’ambito «Cencio». La piazza e tutte le vie del centrostorico già dalla prima mattinatatraboccavano di gioia, di voglia di farefesta e stare insieme. Domenica scorsaè stato riconsegnato al parroco ilgonfalone della vittoria 2019 e lastatua di sant’ Antonio Abate, tenutenella chiesetta della contrada di SanRocco per un anno un intero anno. Sette chiese per sette contrade. Il paliodi Buti - dove arrivare secondoequivale ad una pesante sconfitta -non è una semplice corsa di cavalli, masemmai una disputa infinita,praticamente senza soluzione dicontinuità nell’anno. Una disputa cheanima la vita di questo piccolo, maben vivo e vivace, borgo medioevale. L’aspetto religioso ha ancora un rilievoimportante in questa manifestazione,tanto che nei giorni precedenti la corsadel Palio viene celebrata la Messa inogni contrada, alla quale segue unsimpatico «rinfresco» offerto dallastessa contrada a tutta la cittadinanza. Domenica 19 gennaio, due giornidopo la festa di sant’ Antonio Abate,protettore degli animali, sarà il giornodel palio. La prima Messa sarà celebratadall’arcivescovo di Pisa Giovanni PaoloBenotto. L’Arcivescovo poi siintratterrà a colazione con gliorganizzatori, i capicontrada ed ifantini, prima di scattare la consuetafoto di gruppo, che certamentepubblicheremo sul settimanalediocesano.A seguire il corteo con la sfilata storicadelle contrade, la benedizione deicavalli e la vestizione dei fantini.A quel punto non sarà rimasto che iltempo di assaporare un bel piatto ditrippa, assaggiare un bicchiere di vinorosso, bere un bel «ponce». E poi tuttisul percorso per assistere ad unospettacolo veramente emozionante,con cavalli che corrono gli 800 metridel tratto di strada, adeguatamentepreparato, appena fuori il paese.Come sempre è previsto un grandepubblico, richiamato dalla disputa delPalio, ma anche dalla cucinainsuperabile di Buti.Le sette accoppiate fantino-cavallosono di sicuro valore e attireranno aButi molti appassionati da tutta Italia.Nessuna di queste appare comeaccoppiata «materasso»: insomma, lospettacolo sarà assicurato. Il Palio si disputerà su tre batterie ditre cavalli ciascuna, due diqualificazione (vanno in finale i solivincitori) ed una di recupero(disputata tra i secondi arrivati nelleprime due batterie ed il cosiddetto«signore» cioè la contrada estrattaultima nel sorteggio effettuato unasettimana prima delle corse). A seguirela finale disputata tra i vincitori delletre batterie suddette.Questi i cavalli e i fantini per ciascunacontrada:Pievania si presenta con ilcapocontrada Francesco Del Ry, ilfantino Gavino Sanna e il cavallo Violenta da Clodia. Ascensione con ilcapocontrada Jacopo Mannucci, ilfantino Simone Fenu e il cavallo Umatilla. San Rocco con ilcapocontrada Eddy Leone, il fantino Silvano Mulas e il cavallo Ribelle daClodia. La Croce con il capocontrada Renzo Idriani, il fantino Alessandro

L«Fiori e il cavallo Tiepolo. San Michelecon il capocontrada MarcoGuerrazzi, il fantino AngiolinoCucinella e il cavallo Brigantes. SanNicolao con il capocontrada Alessandro Leporini, il fantino Virginio Zedde e il cavallo Vanadioda Clodia. San Francesco con ilcapocontrada Leonardo Cavallini, il

fantino Cristiano Di Stasio e ilcavallo VankookBuon Palio a tutti e che vinca ilmigl...anzi che vinca il più scaltro,perché il migliore vince alle«regolari», al Palio, molto spesso,essere il migliore non basta!

Nella foto di Overfoto una corsa del palio di Buti

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