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Settembre 2008 Anime minate: Il ruolo della BEI nella miniera di Tenke-Fugurume (RDC)

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Settembre 2008

Anime minate:Il ruolo della BEI nella miniera di Tenke-Fugurume (RDC)

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Questo documento è stato realizzato con il sostegno finanziario della Comunità europea. I suoi contenuti sono responsabilità esclusiva di CEE Bankwatch Network e in nessun caso intendono esprimere le posizioni dell’Unione europea.

Testi e ricerche:Prince Kumwamba - ACIDHAnne-Sophie Simpere - Les Amis de la Terre / Friends of the Earth France

Contatti:Les Amis de la Terre / Friends of the Earth FranceAnne-Sophie SimpereTel.: +33 1 48 51 18 [email protected]

ACIDH (Action Contre l’Impunite pour les Droits Humains/Azione contro l’impunità per i diritti umani))Prince KumwambaTel.: 00 243 9 970 25 331 oppure 00 243 9 710 8022Posta elettronica: [email protected]

Traduzione:Claudio Maioli

Redazione:Greig Aitken, David Hoffman, CEE Bankwatch Network

Edizione italiana a cura di Caterina Amicucci

L‘obiettivo della coalizione “Counter Balance: Challenging the EIB” è trasformare la Banca europea per gli investimenti in un’istituzione trasparente che sostenga gli obiettivi di svilup-po dell‘Unione Europea e promuova lo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali.

La campagna è sostenuta da:

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Sommario

Introduzione

1.1 La Repubblica democratica del Congo (DRC): trent’anni di dittatura, dieci anni di guerra e caos p5

1. Il contesto

1.2 Il progetto Tenke-Fungurume: due contratti e il sostegno di finanziatori pubblici p5

2. Assenza di trasparenza e rischi di corruzione

3. Un progetto di cui la Repubblica democratica del Congo non beneficia

3.1 Contratti sfavorevoli alla Repubblica democratica del Congo p8

3.2. Truffa sul campo p11

4. Un progetto che non porta alcun beneficio alle comunità locali

4.1 Consultazioni viziate con la popolazione localep124.2 Garanzie dei sostenitori del progetto

p12

p134.3 La situazione sul campo: rabbia e miseria delle popolazioni

5. Conclusioni

p19

5.1 La BEI ha consapevolmente finanziato il progetto Tenke Fungurume in flagrante contraddizione con i propri principi dichiarati

5.2 Una scandalosa negligenza della BEI, la Banca europea per gli investimenti

6. Raccomandazioni

p19

p20p20

p4

p5

p6

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Anime minate: il ruolo della BEI nella miniera Tenke-Fungurume, DRC (Repubblica democratica del Congo | Settembre 2008

Introduzione

Il 17 luglio 2007 il Consiglio di amministrazione della BEI (Banca europea per gli investimenti), banca “pubblica” dell’Unione europea, ha deciso di concedere un prestito di 100 milioni di euro al progetto Tenke Fungurume Mining SARL (TFM) nella Repubblica democratica del Congo (DRC). È il primo progetto finanziato dalla banca in questo paese dalla fine della guerra civile.

Prima della decisione molte ONG hanno tentato di convincere la BEI a fare un passo indietro e considerare più attentamente una serie di problemi connessi alla realizzazione del progetto, in particolare:

• problemi gravi di trasparenza e corruzione legati alla firma del contratto per la licenza estrattiva TFM;

• impatto sullo sviluppo locale;

• impatti sociali e ambientali.

La BEI ha deciso comunque di concedere il prestito. Questo rapporto descrive la situazione locale del progetto TFM.

Il documento è l’esito del lavoro svolto sul campo dall’organizzazione non governativa congolese Action Contre l’Impunité des Droits Humains (ACIDH). L’indagine della ACIDH si basa sull’ESIS (Environmental and Social Impacts Study, studio sugli impatti sociali e ambientali) della società Tenke e le sue valutazioni, ma anche sui dati disponibili in Internet e sulla relazione prodotta dal gruppo di lavoro Risks, responsibilities and real benefits: mining in the Democratic Republic of Congo organizzato dall’EDC (Exportation et Développement) con il sostegno della CAID1 (Canadian Agency for International Development). ACIDH ha visitato i luoghi interessati dalla miniera: Fungurume, Tenke, la città più importante della regione, Mont Kwatebala (al centro della concessione mineraria), il principale sito estrattivo, numerose installazioni e impianti di trasformazione dei minerali oltre ai villaggi di Mulumbu, Amoni, Kiboko, Kasolondo, Lukotola, Mpala e Mont Goma (che saranno interessati dall‘attività estrattiva nella seconda fase del progetto).

Sono state realizzate numerose interviste con i dipendenti di TFM, le autorità tradizionali e locali, le popolazioni delle comunità e le ONG2 locali. Sono state utilizzate anche le informazioni pubblicate dalla stampa congolese e internazionale.

1 Conclusioni del seminario organizzato il 24 maggio 2007, Maison Willson, Lac Meech, Quebec, disponibili all’indirizzo http://www.edc.ca/french/ docs/wr_independ_report_f.pdf

2. Conclusioni del seminario organizzato il 24 maggio 2007, Maison Willson, Lac meech, Québec, disponibili all’indirizzo http://www.edc.ca/french/docs/ wr_independ_report_f.pdf

Il rapporto utilizza inoltre uno studio parallelo condotto da IPIS3, Swedwatch4 e Diakonia5: Risky Business. The Lundin Group’s involvement in the Tenke Fungurume Mining Project in the Democratic Republic of Congo, pubblicato nel febbraio 2008.

La ricerca porta a concludere che il progetto TFM si basa su un contratto minerario non chiaro e solleva forti sospetti di corruzione. La situazione era già nota nel momento in cui la BEI ha deciso di concedere il prestito. Inoltre, la DRC non trarrà dal progetto alcun vantaggio. L’attività estrattiva è già avviata e sono già emersi gravi problemi e disagi per le popolazioni locali.

Nei paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) le operazioni della BEI dovrebbero essere regolate dall’accordo di Cotonou, che ha come obiettivo principale la “riduzione della povertà” e la “promozione di uno sviluppo sostenibile”. Il finanziamento della miniera Tenke non corrisponde a nessuno di questi obiettivi. La BEI pertanto non avrebbe dovuto impegnarsi nel progetto Tenke.

La BEI deve formulare rapidamente linee guida e regole rigorose di valutazione della trasparenza, degli impatti sociali e ambientali e dell‘apporto in termini di sviluppo dei progetti.

3. www.ipisresearch.be

4. http://www.swedwatch.org/

5. http://www.diakonia.se/

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1. Il contesto

1.1 La Repubblica democratica del Congo (DRC): trent’anni di dittatura, dieci anni di guerra e caos

La DRC è una vastissima nazione africana confinante con la provincia di Cabinda (Angola) e la Repubblica del Congo a ovest, con la Repubblica dell’Africa Centrale e il Sudan a nord, con l’Uganda, il Rwanda, il Burundi e la Tanzania a est e lo Zambia e l’Angola a sud. Ricchissima di risorse naturali e minerali, la DRC possiede enormi giacimenti di diamanti, oro, rame e cobalto. Il paese è profondamente segnato da una storia recente violentissima e da una cronica instabilità politica.

Fino all’indipendenza (conquistata nel giugno 1960) la DRC era una colonia belga. Fu poi governata da Joseph Kasa-Vubu, primo presidente del Congo indipendente, e da Patrice Emery Lumumba, suo primo ministro. Nel 1965 Mobutu prese il potere con un colpo di stato e instaurò un regime repressivo basato sulla corruzione e l’arricchimento personale. Nel 1996 l’Alliance des Forces Démocratiques pour la Libération du Congo-Zaire (AFDL) guidata da Laurent-Désiré Kabila iniziò una lotta che ebbe termine solo nel 1997 con il rovesciamento di Mobutu. Nel 1998 la DRC fu attraversata da un secondo conflitto che per quasi sei anni coinvolse nove stati africani.

Il bilancio in termini di vite umane fu gravissimo: 4 - 4,5 milioni di morti, migrazioni di grandi masse di rifugiati e orrende violazioni dei diritti umani. Nel gennaio 2001 Laurent-Désiré Kabila venne assassinato da uno dei suoi stessi sceriffi. Eletto a succedergli, il figlio Joseph Kabila si impegnò nel processo di pace avviato dalla comunità internazionale. Nel 2003, i gruppi che si erano dilaniati nel conflitto siglarono un accordo per condividere il potere in un governo di transizione costituito dalle principali componenti politiche del paese e per guidare il paese verso libere elezioni democratiche. Le elezioni hanno avuto luogo nel 2006 e Joseph Kabila è stato eletto presidente della DRC.

Oggi il paese è in condizioni gravissime: il 75 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, infrastrutture e servizi sono completamente distrutti o non esistono e in alcune regioni i conflitti proseguono.

1.2 Il progetto Tenke-Fungurume: due contratti e il sostegno di finanziatori pubblici

Tenke Fungurume è uno dei maggiori giacimenti di rame e cobalto del mondo. Il suo nome deriva dalle due città della regione: Fungurume, a 195 km da Lubumbashi e 125 km da Kolwezi, e Tenke, a circa 30 km da Fungurume verso Kolwezi.

Negli anni ’90 la DRC iniziò la privatizzazione del settore estrattivo. Nel 1994 il governo avviò una procedura che aveva lo scopo di aprire negoziati per creare un partnership privata con Gécamines (Société generale

des carrières et des mines), compagnia di proprietà dello stato, e sfruttare i giacimenti di Tenke Fungurume. Nel 1995, cinque compagnie internazionali espressero il loro interesse. La scelta cadde sul gruppo svedese Lundin Holding6 e il 30 novembre 1996 venne firmato un accordo d’intesa tra Gécamines e Lundin Holdings per la costituzione di una società in compartecipazione denominata Tenke Fungurume Mining SARL (TFM)7.

La proposta di Lundin Holding prevedeva in particolare un finanziamento di 250 milioni di dollari USA con l’impegno di realizzare elevati volumi di prodotto e avviare rapidamente l’attività estrattiva. Nel 1999 TFM bloccò il progetto per ragioni di “forza maggiore”, ufficialmente a causa della guerra in atto. Lo stop è durato fino al 2005, quando il governo di transizione si è affrettato a firmare un nuovo contratto che a fianco di Gécamines e Lundin Holding prevedeva un nuovo socio: il gigante minerario Americano Phelps Dodge (fuso nel 2007 con Freeport McMoRan). Il 17 luglio 2007 la BEI è diventata il primo finanziatore pubblico del progetto TFM grazie a un prestito di 100 milioni di euro. Sono seguiti il coinvolgimento dell’agenzia americana di credito alle esportazioni OPIC (Overseas Private Investment Corporation) nell’agosto 2007 e in ottobre quello dell’African Development Bank.

Il finanziamento da parte di queste istituzione pubbliche appare molto controverso a causa dei gravi problemi di trasparenza e corruzione intorno al contratto TFM e delle preoccupazione della società civile, rimaste lettera morta. La costruzione delle infrastrutture è iniziata all’inizio del 2007 e, secondo le previsioni, doveva essere ultimata nel 2008. Sempre nel 2008 sarebbe dovuta iniziare l’estrazione al Mont Kwatebala.

6 Gruppo LUNDIN HOLDINGS LIMITED, registrato a Bermuda con sede centrale a Cedar House, 41 Cedar Avenue, Hamilton HM12 (Bermuda)

7 Dati pubblicati dalla direzione del Tenke Mining Group sul proprio sito web: http://www.tenke.com/s7DirectorsAndOfficers.asp

Foto: Donne del Katanga

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Molte fonti informative riferiscono dei seri sospetti di corruzione che gravano sul contratto TFM. Non si dovrebbe trascurare il particolare contesto della DRC tra il 1996 e il 2005 (le date di firma dell’accordo TFM): durante la guerra e nel periodo di transizione - caratterizzato da uno Stato debole, amministratori deboli o assenti e sottopagati - in Congo dilagava la corruzione. Secondo le valutazioni di Transparency International il paese è inoltre uno dei più corrotti del mondo. Per molti anni i politici hanno costruito ingenti fortune personali sfruttando le eccezionali risorse naturali del Congo. E il Katanga, ricco di rame nella zona di Tenke, è il luogo d’origine della famiglia Kabila. L’interferenza del governo centrale nei negoziati con le compagnie minerarie è stata criticata in particolare dalla commissione Lutundula8:

“I politici alla guida del governo interferiscono nell’ombra con strategie tese a influenzare le decisioni, ammorbidendo gli ordini che loro stessi hanno imposto ai negoziatori. Seguono da vicino le attività dei partner e vi si intromettono.”9

La ONG Global Witness ha diffuso la dichiarazione estremamente preoccupamte di da un ex-amministratore di Gécamines:

“È un sistema basato sulla corruzione. Le persone non vengono selezionate secondo le loro competenze.“10

Lo stesso è avvenuto con la firma del contratto TFM. I negoziati si sono svolti nella massima segretezza. Durante i negoziati del primo contratto, Gécamines,, l’azienda pubblica responsabile per la partnership con le società private, si trovava in una posizione di debolezza. Fondata nel 1966 per gestire la gran parte delle attività estrattive nella provincia del Katanga, per anni Gécamines venne vista come il “cuore economico” del Congo. Tuttavia, dal 1990 in poi, la situazione è diventata disastrosa: la caduta del prezzo del rame, la riduzione di produzione dovuta a

8 La commissione Lutundula è una speciale commissione dell’Assemblea nazionale create nel 2004 a seguito degli accordi di pace di Pretoria per riesaminare i contratti minerari firmati tra il 1996 e il 2003. Presieduta da Christophe Lutundula, la commissione terminò la prima parte del suo rapporto nel giugno 2005 (la seconda parte non fu mai formulata), ma le sue conclusioni non vennero mai discusse dal parlamento congolese. Ciò nonostante il rapporto è disponibile in rete: http://www.freewebs.com/congo-kinshasa/

9 La commissione speciale dell’Assemblea nazionale costituita per valutare la validità degli accordi economici e finanziari durante le guerre del 1996-1997 e del 1998 (Commissione Lutundula), riepilogo del rapporto, prima parte, p. 86

10 “Il sistema è basato sulla corruzione. Le persone non vengono selezionate in base alle competenze”. Intervista con un amministratore di alto livello di Gécamines realizzata da Global Witness nel novembre 2005 a Lubumbashi e citata nel rapporto di Global Witness Digging in corruption, Fraud, abuse and exploitation in Katanga’s copper and cobalt mines, luglio 2006, disponibile all’indirizzo http://www.globalwitness.org/media_library_de- tail.php/154/en/digging_in_corruption

problemi di fornitura (invecchiamento dei macchinari e dei trasporti accompagnato da un aumento dei prezzi delle apparecchiature importate), un crollo nella miniera a Kamato. Mentre alla fine degli anni ’90 si costituivano la maggior parte delle risorse del paese e della sua economia, Gécamines si ritrovò in declino. Un’amministrazione scadente, la corruzione, la guerra e i forti debiti costrinsero Gécamines a negoziare i contratti di alleanza con le aziende private in condizioni assai sfavorevoli: grave carenza di fondi, incapacità di valutare correttamente il valore delle riserve estrattive congolesi, mancanza di competenze giuridiche e un’economia in stato di sofferenza. Il presidente Mobutu e il ministro delle attività estrattive furono coinvolti nei negoziati e presero le decisioni finali.

Il rapporto Risky Business, the Lundin Groups involvement in the Tenke Fungurume Mining project in the DRC11 cita da fonti di stampa che nel 1996 il presidente di Gécamines aveva già optato per il gruppo Lundin ancor prima della decisione finale della commissione responsabile di scegliere le migliori proposte presentate dalle cinque compagnie concorrenti12:

“La commissione giudicante costituita da GCM per valutare le offerte stava per presentare la sua relazione quando tra la sorpresa generale fu richiamata dall’allora delegato della presidenza (Umba Kyamitala) che lesse per un’ora e mezza un documento, chiaramente già preparato, a favore di Lundin con le seguenti motivazioni: l’azienda aveva mostrato per prima la volontà di sviluppare un progetto di collaborazione con GCM e l’investimento stanziato per acquisire i diritti di concessione e svolgere l’attività estrattiva era il più cospicuo: 250 milioni di dollari USA.”13

Lo stesso rapporto cita il libro No Guts No Glory: A Portrait of Swedens Oil and Mining Entrepreneur14 che racconta la storia dell’uomo d’affari Adolf Lundin. Nel libro, Lundin ammette di essersi offerto, in un incontro avvenuto nel 1996 a casa sua nel sud della Francia, come finanziatore della campagna elettorale di Mobutu. L’offerta fu presentata nello stesso periodo in cui Lundin Holding era in gara per l’alleanza con Gécamines. Se Lundin confermasse che i versamenti a Mobutu non vennero

11 IPIS e Swedwatch, Risky Business. The Lundin Group’s involvement in the Tenke Fungurume Mining Project in the Democratic Republic of Congo, pubblicato nel febbraio 2008.

12 Le cinque aziende in gara erano: Anglo American Corporation of South Africa Ltd, Gencor - BHP, La Source Compagnie Minière, ISCOR Ltd e Lundin Holding.

13 Vedi «Les Grands Enjeux» n°003/2005, http://www.congoforum.be/fr/economiedetail.asp?subitem=31&id=21613&economie=selected

14 Eriksson R, Adolf H Lundin: Med olja i àdrorna och guld i blick, Stockholm 2003. Il titolo in inglese è No Guts No Glory: A Portrait of Sweden’s Oil and Mining Entrepreneur.

2. Assenza di trasparenza e rischi di corruzione

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mai effettuati si potrebbe pensare che la promessa abbia influito sulla scelta del partner.

Anche il rapporto della Commissione Lutundula15 conferma che nel 1997 Lundin Holdings avrebbe effettuato un primo pagamento di 50 milioni di dollari USA come deposito previsto dall’accordo con Gécamines, ma che la metà del danaro era stata trasferita in realtà nelle casse della società Comiex Limited del Rwanda. Tale società era in parte proprietà del presidente Kabila, appena insediato.

La rinegoziazione del contratto con TFM nel 2005 avvenne in segreto e in gran fretta. A quel tempo era in carica un governo di transizione e un’indagine promossa dalla Banca mondiale - denominata Rapporto IMC16 - criticava la legittimità dei contratti minerari esistenti, compreso il contratto TFM. La Banca mondiale stava inoltre selezionando una nuova società di consulenza che esaminasse i contratti (Ernst&Young, IMC e Duncan&Allen) e, benché le conclusioni delle indagini non fossero state ancora formulate, i negoziati per il contratto Tenke erano già stati avviati nel 2004. Nel luglio 2005 il Consiglio dei ministri approvò il nuovo contratto TFM che sarebbe stato siglato in settembre. Il decreto presidenziale che confermava il contratto fu pubblicato nell’ottobre 2005.

In questo clima di corruzione e segretezza, gli interessi dello stato congolese e delle popolazioni locali non vennero ritenuti prioritari nella stesura del progetto. Contrariamente a quanto afferma la BEI, questo progetto non porterà alla DRC alcun vantaggio.

15 La commissione Lutundula è una speciale commissione dell’Assemblea nazionale creata nel 2004 a seguito degli accordi di pace di Pretoria per riesaminare i contratti minerari firmati tra il 1996 e il 2003. Presieduta da Christophe Lutundula, la commissione ultimò la prima parte del suo rapporto nel giugno 2005 (la seconda parte non fu mai formulata), ma le sue conclusioni non vennero mai discusse dal parlamento congolese. Ciò nonostante il rapporto è disponibile in rete: http://www.freewebs.com/congo-kinshasa/

16 Vedi più avanti

Foto: Concessione nella quale dovrebberoessere costruite nuove abitazioniper le persone trasferite da Mulumbu a Mpala

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3.1 Contratti sfavorevoli alla Repubblica democratica del Congo

La BEI giustifica il suo appoggio al contratto TFM dichiarando che: “La DRC ha assoluta necessità di questo investimento e delle entrate fiscali cui darà luogo.”17

Un paese in realtà può beneficiare delle attività estrattive tramite il gettito fiscale generato (tasse e diritti di concessione), i pagamenti relativi all’acquisto di una licenza o gli utili delle società a capitale pubblico coinvolte nell’estrazione. Ma nel caso di Tenke lo stato congolese non godrà di alcuno di questi vantaggi.

La firma del contratto TFM fu messa in ombra da una rete di corruzione con l’esito che alcuni singoli individui e alcune aziende private ne approfittarono a spese della DRC. Oltre ai forti sospetti di corruzione c’è il fatto che Gécamines, la compagnia mineraria coinvolta nel contratto, si trovava al momento della firma in una situazione disastrosa. E ancora una volta l’interesse nazionale venne tralasciato.

3.1.1 L’accordo del 1996 per la creazione di TFM: un accordo sleale

Al momento della firma del primo accordo, Gécamines era in un pessimo stato finanziario. Mal governata, l’azienda aveva urgente bisogno di essere rifinanziata. Nel libro No Guts, no Glory Bill Rand, socio di Adolf Lundin, denuncia la mancanza di esperienza di Gécamines nei negoziati, che definisce caotici. Come se non bastasse la mancanza di esperienza e capacità della società pubblica di fronte alla potenza delle multinazionali, i politici (il presidente e il ministro delle attività estrattive) interferirono spesso nei negoziati. Ne conseguì che i numerosi contratti siglati da Gécamines vennero ripetutamente giudicati non vantaggiosi per la DRC.

Dal 2003, molti rapporti sono entrati nel merito di quei contratti. Analogamente alla Commissione parlamentare Lutundula, anche la Banca mondiale finanziò un’indagine indipendente su Gécamines svolta nel 2003 dalla britannica International Mining Consultants (IMC). La Banca mondiale sostenne un’altra serie di studi con l’intermediazione del Comité de pilotage de la réforme des entreprises publiques (COPIREP), una società di ricerche congolese istituita per riformare le aziende pubbliche. Subito dopo, la società contabile Ernst&Young fu incaricata di svolgere un controllo finanziario su Gécamines, l’agenzia legale Duncan&Allen un controllo legale e la IMC un controllo tecnico. I diversi rapporti concludevano concordi che i contratti formulati con Gécamines contenevano numerose irregolarità tutte a

17 Fonte: sito web della BEI, http://www.bei.org/projects/news/tenke-fungurume-mining-project,-democratic-republic-of-congo-drc.htm

sfavore della stessa Gécamines, compreso il contratto TFM. Il rapporto IMC non venne pubblicato ma gli esperti di IPIS riuscirono a visionarlo come parte della loro indagine. In esso si afferma che le condizioni del contratto TFM erano peggiorate:

“GCM si precipitò a siglare l’alleanza nel 1996 senza un’adeguata riflessione sperando di ricevere 50 milioni di dollari USA e nel giro di poco tempo altri 200 milioni. Così non fu ma GCM dovette accettare il resto dell’accordo a suo discapito e fu anche costretta a gestire concessioni minerarie sproporzionate a quanto promesso dal partner del progetto.”18

In più, dall’indagine di IMC risultò che l’accordo minerario del 1996 conferiva grandi vantaggi finanziari e para-finanziari a TFM insieme a sgravi fiscali nell’esportazione dei prodotti minerari per un periodo di 16 anni. TFM sarebbe stata inoltre esonerata dal pagamento delle imposte fondiarie19.

In conclusione, secondo il rapporto Risky Business, l’accordo prevedeva che TFM firmasse un contratto con il gruppo Lundin in base al quale il gruppo stesso avrebbe ricevuto diverse somme:

“L’accordo d’intesa stabiliva inoltre che TFM firmasse un contratto di consulenza con Lundin Holdings che assegnava a Lundin Holdings il ruolo di consulente TFM nelle questioni relative alle prospezioni. Il contratto di consulenza stabiliva che Lundin Holdings dovesse ricevere:

un ulteriore 7% delle spese per le prospezioni,•

un premio pari al 5% per i costi di sfruttamento, •l’assistenza durante lo sfruttamento e

l’1,25 % degli utili per l’assistenza nella •commercializzazione.”20

L’IMC concludeva che tutte le alleanze andavano rinegoziate:

“Le alleanze dovranno essere analizzate in modo approfondito e negoziate o rinegoziate da una squadra di esperti che comprenda esperti internazionali. L’obiettivo

18 IPIS e Swedwatch, Risky Business. The Lundin Group’s invol-vement in the Tenke Fungurume Mining Project in the Democratic Re-public of Congo, pubblicato nel febbraio 2008, pg.16, che cita il rapporto IMC, capitoli pertinenti, 1.3.1.c.

19 IPIS e Swedwatch, Risky Business. The Lundin Group’s involvement in the Tenke Fungurume Mining Project in the Democratic Republic of Congo, pubblicato nel febbraio 2008. pg.13.

20 Ibid., p.13, citazione dall’accordo di intesa relativo alla miniera Tenke Fungurume tra Gécamines e Lundin Holdings, art. 14.1. 30 no-vembre 1996, e il rapporto dell’IMC, Allegato B1, p.8

3. Un progetto di cui la Repubblica democratica del Congo non beneficia

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sarà sviluppare il settore e aumentare le entrate per lo stato con un nuovo più giusto equilibrio tra stato e investitori. “21

3.1.2 L’accordo è stato modificato nel 2005: nuove condizioni ancora più sfavorevoli per la DRC

Nel 2000, mentre era ancora in vigore la clausola di “forza maggiore”, per evitare che si avviasse la produzione nel sito di Tenke, il gruppo Lundin organizzava negoziati allo scopo di trovare un altro partner finanziario; BHP Billiton e Phelps Dodge si mostrarono interessate. Alla fine Phelps Dodge siglò l’accordo con Lundin a condizione che si riducessero la produzione programmata e la quota di Gécamines e, ancora, che si annullasse l’acconto per sostituirlo con un’imposta del 2 per cento sulla produzione annua della miniera. Alcune di queste condizioni erano presenti nel nuovo accordo del 2005.

Il contratto del 2005 indicava tra l’altro la riduzione della quota di Gécamines dal 45 al 17,5 per cento mentre a Lundin Holdings toccava l’82,5 per cento di queste quote: Lundin Holdings è condivisa tra Phelps Dodge (70 percento) e Tenke Holdings (30 percento) e la riduzione del pagamento per la garanzia del contratto da 250 a 100 milioni di dollari USA (compresi i 50 milioni già pagati nel 1997).

Tra il 2001 e il 2006 il prezzo del rame era quadruplicato. Tuttavia, nonostante il prezzo delle materie prime fosse aumentato vertiginosamente, Gécamines scoprì che la propria quota del ricchissimo filone di Tenke Fungurume si era drammaticamente ridotta.

Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, TFM non ha mai pubblicato uno studio di fattibilità. Pertanto è impossibile sapere in che modo TFM preveda i propri utili e soprattutto come conti di “condividere” i profitti con lo stato congolese. Anche i contratti di collaborazione sono poco chiari. Non sono disponibili né i documenti accessori né il documento principale del contratto modificato nel 2005. Nel 2007 il Financial Times citò in un articolo una nota interna di Craig Andrews22, esperto del settore estrattivo presso la Banca mondiale dal 2005, che valutava anche i contratti aggiornati23 come molto svantaggiosi per il paese:

“In una nota della Banca mondiale riportata dal Financial Times e datata settembre 2005 Craig Andrews, principale esperto di attività estrattive della banca, scrisse a Pedro Alba, direttore nazionale della banca per il Congo, che gli

21 Ibid., p.16, citazione da IMC Group Consulting Ltd, The restructuring of Gécamines. Bozza fase 2, novembre 2003. Documento non pubblicato.

22 Office Memorandum della Banca mondiale, Contracts betwe-en Gecamines and private companies, 8 settembre 2005, §3.

23 Furono siglati con TFM altri due contratti come questo.

accordi non erano stati sottoposti a” un’analisi e a una valutazione approfondite” prima di essere approvata. Egli afferma che le risorse trasferite alle compagnie eccedevano le “norme per uno sfruttamento razionale e ottimale dei giacimenti di minerali”.24

Inoltre, anche una commissione intergovernativa congolese indagò sui problemi di questo nuovo accordo. Va notato che la BEI aveva già deciso di approvare la concessione del prestito per il progetto TFM prima di acquisire le conclusioni della commissione.

3.1.3 Revisione dei contratti minerari nella DRC: un pieno di incertezza

a) Una procedura di revisione che ha denunciato l’illegalità di 60 contratti minerari

Sotto la spinta della società civile e dell’opinione pubblica, il governo congolese ha accettato nel 2007 di promuovere una revisione dei contratti minerari. Inoltre, il 20 aprile 2007, il Ministero delle miniere congolese ha costituito una commissione sotto la propria giurisdizione che doveva esaminare i sessanta contratti minerari firmati sotto il precedente regime per correggerne gli errori. Il contratto del progetto TFM era uno di questi.

La commissione era costituita da membri e funzionari del governo nonché da rappresentanti della presidenza, dell’ufficio del primo ministro, del ministero delle miniere, di quello delle finanze e dei diversi ministeri coinvolti nel settore estrattivo. La commissione venne posta sotto il controllo del ministro delle miniere e presieduta dal suo capo gabinetto. Il decreto istitutivo specificava che in caso di necessità essa avrebbe potuto coinvolgere degli esperti esterni ma non dava altre informazioni.

Il regolamento interno della commissione precisava che l’assemblea generale poteva scegliere degli esperti per l’assistenza tecnica.25 Tre società offrirono i propri servizi di consulenza: il Carter Center (organizzazione USA) e la Open Society Initiative for Southern Africa (OSISA), entrambe organizzazioni non-profit, e la svizzera Compagnie Benjamin de Rothschild (CBdeR), parte del gruppo LCF Rothschild.

Il coinvolgimento di CbdeR venne fortemente osteggiato dalle ONG, cui non stava bene che la Compagnie de Rothschild fosse anche il consulente finanziario delle

24 Financial Times, 3 gennaio 2007, Transparency fears lead to review of Congo contracts, http://www.ft.com/cms/s/0/c918d3a2-9a8a-11db-bbd2 0000779e2340.html?nclick_check=1

25 Le secteur minier congolais à la croisée des chemins, p.14 sulle consulenze esterne è disponibile all’indirizzo: www. globalwitness.org/media_library_get.php/499/mining_contrat_review_oct07_fr.pdt

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maggiori compagnie minerarie coinvolte nel contratto minerario in oggetto (in particolare Phelps Dodge).

Il Carter Center e l’OSISA furono incaricati di effettuare l’analisi legale di un numero limitato di contratti mentre alla CBdeR veniva affidata l’analisi legale dei contratti.

I lavori della commissione, avviati a metà giugno per una durata prevista di tre mesi, si prolungarono fino alla fine di ottobre. Il ritardo fu dovuto a problemi tecnici, al rifiuto di partecipare da parte di alcune compagnie ma anche alla pressione e alle minacce contro i membri della commissione da parte dell’amministrazione congolese e dei gruppi finanziari internazionali.

La commissione prese in esame i documenti di ciascuna compagnia e incontrò le autorità di governo oltre ai rappresentanti e ai membri dei consigli di amministrazione delle compagnie minerarie. Promosse inoltre delle visite ai siti26.

Dal novembre 2007 in poi, si è appreso - da una fuga di notizie - che la commissione aveva classificato i 64 contratti in tre categorie: contratti fattibili, contratti da rinegoziare e contratti da annullare. Nessuno dei contratti rientrava nella prima categoria: 37 erano da rinegoziare, 24 da annullare e tre non vennero esaminati perché semplici contratti di acquisto e non di collaborazione.

Per qualche tempo il rapporto della commissione è stato mantenuto segreto dal governo nonostante non ve ne fosse alcuna giustificazione legale. Il governo si è trovato in difficoltà perché nessuno dei contratti era stato ritenuto valido.

Finalmente il rapporto è stato pubblicato nel marzo 2008.

b) L’esempio del contratto Tenke Fungurume: un accordo da rielaborare

Il contratto TFM rientrava nella seconda categoria, era dunque da rinegoziare.

Il quotidiano Le Phare, che aveva pubblicato il risultato della rinegoziazione nel novembre 2007, ha diffuso le osservazioni della commissione sul contratto TFM:

mancato rispetto dei termini della Convenzione •mineraria che seguivano il bando di gara per la proporzione delle quote, il deposito e lo svolgimento della costruzione;

violazione dell’articolo 38 della Mining Law del •1981 che limita l’area interessata dalla convenzione estrattiva alle Zones Exclusives de Recherches (ZER)

26 Ibid

– Zone esclusive di prospezione;

riduzione ingiustificata dei diritti di Gécamines (GCM), •in particolare la quota del capitale, dal 45 al 17,5 per cento e la sanzione per la conclusione del contratto da 250 milioni a 100 milioni di dollari USA, 65 dei quali erano stati pagati27;

mancata produzione di uno studio di fattibilità per il •progetto entro i tempi concordati28;

violazione dell’articolo 6 della convenzione mineraria •relativo alla stabilità finanziaria del progetto: GCM 45 per cento e Lundin 55 per cento;

il ricorso alla clausola di “forza maggiore” non era •giustificato;

il blocco dal gennaio 1997 al 2005 dell’emissione e •della vendita di azioni da parte di Lundin;

illegalità nell’accordo dopo gli emendamenti e la •riformulazione: si approfittava allo stesso tempo del codice minerario e della convenzione mineraria del 1996 in contrasto con l’articolo 340 del codice minerario29 (15 luglio 2002);

mancata fornitura dello studio di fattibilità indicato •nei due contratti. Il partner fu trovato, 13 mesi dopo il completamento della prima fase, a seguito della richiesta di un bando di gara internazionale presentata da Gécamines.

27 Lettera del vicepresidente per l’economia e le finanze, 20 gennaio 2005

28 Art. 5 della convenzione iniziale

29 Art. 2 e 51 della convenzione mineraria emendata

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A causa del mancato rispetto delle condizioni indicate per il bando di gara e della violazione dell’articolo 340 del codice minerario, l’apposita commissione consigliò al governo di porre fine a tutti i contratti e di incoraggiare le parti coinvolte a firmarne altri conformi al codice minerario e contenenti una clausola che favorisse il rinnovo del contratto con il partner attuale.

Con il progetto già in fase di costruzione e sviluppo, il valore dei giacimenti era stato rivalutato, passando da 9 a 18 milioni di tonnellate di rame; tenendo conto di ciò, l’apposita commissione raccomandò che il governo

individuasse e valutasse il valore reale delle azioni dei •partner nella joint venture per creare un equilibrio più chiaro tra i soci;

obbligasse i partner di Gécamine nel progetto TFM •a pagare l’ammanco dovuto al mancato rispetto del contratto: 185 milioni di dollari USA;

aumentasse considerevolmente l’estrazione con un •aumento della capacità produttiva che raggiungesse almeno le 500.000 tonnellate di rame all’anno;

obbligasse al pagamento dei diritti di concessione.•

c) Un futuro incerto

A fronte delle numerose illegalità non c’è ragione di aspettarsi che i contratti TFM verranno rinegoziati. Il rapporto della commissione propone un aumento della quota di Gécamine nell’alleanza dal 17,5 al 45 per cento (le condizioni del primo accordo del 1996). Tuttavia queste rinegoziazioni falliranno se non saranno chiare e imparziali.

In un discorso tenuto il 5 febbraio 2008, durante la conferenza “Mining Indaba” di Cape Town in Sudafrica, il viceministro delle miniere della DRC, Victor Kasongo, ha dichiarato che il governo della DRC stava istruendo rapidamente un equo processo di appello per riesaminare i contratti minerari sotto la supervisione di uno speciale comitato. Ciò avrebbe consentito a ciascuna compagnia il cui contratto fosse stato esaminato di presentare i propri argomenti sulla riclassificazione e quindi di ridurre i rischi di contrasti e ritardi. In realtà si è trattato di un rapido processo di rinegoziazione svolto nella massima segretezza.

d) Il governo tenta di “respingere” la rinegoziazione

A metà marzo il governo congolese ha annunciato la costituzione di una speciale squadra ministeriale incaricata di indagare sulla “reazione degli investitori” dopo le critiche della commissione. Sarebbero state contattate le compagnie per una ulteriore fase del

processo sulla base delle conclusioni raggiunte (rinegoziazione o annullamento dei contratti)30.

Questa squadra non ha dato alcuna garanzia di imparzialità né di indipendenza nonostante le richieste delle ONG internazionali di inserire esperti legali internazionali ed esponenti della società civile.

Numerosi osservatori temevano che il governo avesse scelto questa “via rapida” per affrettare la rinegoziazione rassicurando le compagnie minerarie e migliorando le condizioni degli investimenti. La rinegoziazione perciò ancora una volta poteva essere secretata eliminando ogni possibilità di controllo e ogni responsabilità.

I timori del governo diventano più chiari se si legge la dichiarazione di Christophe Asselineau, avvocato e capo del Global Mining Group Simmons&Simmons:

“Il rischio per la DRC è questo: se la revisione dei contratti portasse all’espulsione delle compagnie, come il rapporto della commissione sembra suggerire, anche se sulla base di pochi elementi chiave, il paese si troverebbe alle prese con una raffica di casi legali internazionali che bloccherebbero il settore estrattivo; infatti, le poche compagnie serie indipendentemente dalla nazionalità impegneranno le somme necessarie per uno sviluppo attivo se dovesse dipendere da una decisione dell’autorità. Per la DRC e Gécamines significherebbe pagare il prezzo di un risarcimento dei danni e dei mancati utili che le compagnie stesse avrebbero prodotto.”31

Tra la minaccia di azioni legali delle multinazionali minerarie (i cui profitti e poteri sono esplosi con l’aumento del prezzo delle materie prime), il clima di corruzione e segretezza e l’assenza di una forte pressione politica internazionale restano dubbi su una revisione rapida e segreta di contratti che non porteranno vantaggi alle casse della DRC né arricchiranno il paese.

3.2. Truffa sul campo

La ricerca sul campo di ACIDH ha rivelato che, secondo le informazioni fornite dagli abitanti, la compagnia sta già estraendo nella zona. L’area della concessione contiene di fatto altri materiali preziosi come l’oro, che non richiede lavorazioni industriali. Inoltre, la compagnia si è impadronita di quantità rilevanti di minerali estratti illegalmente da minatori locali. Secondo le testimonianze raccolte questi minerali sono stati esportati senza essere dichiarati. Tale pratica diffusa nella DRC priva lo stato di sostanziosi profitti.

30 http://www.afriquecentrale.info/central.php?o=5&s=44&d=3&i=1453

31 Intervista del 4 aprile 2008, Les Afriques - le journal de la finance africaine, “La France a une occasion unique en RDC”

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4.1 Consultazioni viziate con la popolazione locale

Ottemperando agli obblighi di legge, prima di avviare il progetto, TFM ha svolto una serie di consultazioni con le comunità locali. TFM ha promosso oltre cento3232 incontri e gruppi di discussione, alcuni dei quali riservati solo alle donne, agli uomini o ai giovani e altri ancora ai capi tribù. Le riunioni sono state pubblicizzate dalla televisione e dalla radio locale. Durante le riunioni le aspettative della popolazione locale rispetto al progetto sono state chiare, soprattutto sulla creazione di posti di lavoro, sul miglioramento dei servizi nazionali (acqua, sanità, elettricità e istruzione) e dell’amministrazione, sulla modernizzazione e il miglioramento della qualità generale della vita nella regione.

Le ansie e le principali preoccupazioni relative al progetto mettevano sul tavolo un aumento della occupazione, migliori condizioni di lavoro e un afflusso massiccio di lavoratori migranti.

In reazione a quelle preoccupazioni TFM ha tentato di sviluppare una politica di assunzioni coordinata con il governo e le organizzazioni locali e conforme alla legislazione della DRC.

In linea di principio le consultazioni sembravano positive, ma avrebbero dovuto basarsi su uno studio degli impatti ambientali e sociali (ESIS, Environmental and Social Impacts Study), su un’indagine e un programma di gestione del progetto minerario e su un PAR (Plan d’Atténuation et de Réhabilitation, riduzione degli impatti e correzione dei problemi). Invece, a causa degli alti livelli di analfabetismo nella regione, e del fatto che TFM non faceva tradurre i documenti in Swahili, la lingua locale, un ampio segmento della popolazione non era in grado di leggerli. Perciò è difficile ritenere che le pubbliche consultazioni fossero dibattiti informati con la popolazione.

Inoltre, ACIDH sottolinea che in quelle riunioni, benché numerose, i partecipanti non avevano il tempo sufficiente di analizzare e capire le questioni in oggetto e soprattutto di sviluppare ed esprimere le loro critiche. La discrepanza di tempo assegnato per il dibattito tra i diversi azionisti (TFM e le comunità) ne ha condizionato ancor più i risultati.

Questi aspetti spiegano almeno in parte per quale ragione la popolazione abbia già cominciato a rifiutare il progetto.

4.2 Garanzie dei sostenitori del progetto

La regione di Tenke Fungurume soffre di una diffusa

32 Cifra fornita da un lavoratore della TFM che ha voluto rimane-re anonimo, intervistato da ACIDH a Fungurume.

povertà e della mancanza di acqua potabile, servizi pubblici, occupazione. La principale attività economica è l’agricoltura, di sussistenza o di piccolo commercio con le province vicine. Gli abitanti della regione speravano di vedere dei miglioramenti nei livelli di vita come risultato del progetto Tenke e TFM ha fatto molte promesse a questo riguardo.

4.2.1 Le speranze della popolazione

Sono state espresse a TFM diverse domande e preoccupazioni su argomenti diversi:

infrastrutture sanitarie• e prodotti medicinali essenziali nella regione: i locali proponevano che TFM affrontasse il problema contribuendo alla costruzione di cliniche e ospedali, migliorando le strutture esistenti per garantire i medicinali essenziali nella zona estrattiva e istituendo programmi di formazione per gli operatori sanitari.

accesso all’• elettricità: poiché il progetto avrebbe consumato elettricità prelevandola dall’infrastruttura esistente i locali proponevano che TFM contribuisse alla fornitura di elettricità per le comunità.

miglioramenti alle • infrastrutture della comunicazione, inclusi la telefonia, la televisione, la radio e l’installazione di antenne.

edilizia abitativa e costruzioni• : si chiedeva a TFM di fornire alloggi alle comunità locali e ai capi tribù oltre a strutture di credito e materiali da costruzione. Inoltre, i locali volevano garanzie che TFM sostenesse un’impresa di costruzioni che a sua volta avrebbe assunto per la miniera dei lavoratori già in possesso delle necessarie competenze professionali.

Le principali richieste e preoccupazioni espresse dalle comunità riguardavano un maggiore sostegno delle attività in generale, l’accesso all’acqua potabile e alle strutture igieniche e la mancanza di infrastrutture.

Se era chiaro che TFM non poteva sostituirsi al governo nella fornitura di tutti i servizi pubblici, ciò nondimeno la compagnia conosceva le priorità più urgenti per la popolazione della zona mineraria: aiuti all’agricoltura, miglioramento delle opportunità economiche attraverso la creazione di posti di lavoro, aiuto alle aziende locali, migliore accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione. Di fatto, TFM ha accettato di porre priorità alla base del proprio programma di sviluppo a favore della comunità.

4. Un progetto che non porta alcun beneficio alle comunità locali

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4.2.2 Impegni formali dei finanziatori di TFM

Sulla base del Summary of the initial report and responses to the issues concerning the project3333 (riepilogo del rapporto iniziale e delle risposte ai temi relativi al progetto) TFM ha impostato il piano del suo impegno con le comunità locali:

1. Relativamente allo sviluppo della comunità

lo 0,3 per cento dell’utile netto derivante dalle •vendite della produzione servirà a creare un fondo di investimento per l’agricoltura e lo sviluppo sociale nella zona.

TFM collaborerà con il governo della DRC, le •organizzazioni e le ONG locali e in accordo con le popolazioni locali alla di realizzazione di progetti che risulteranno vantaggiosi nel lungo periodo.

2. Relativamente ai diritti umani

TFM si impegna a rispettare i diritti umani •fondamentali e la dignità di tutti nella zona delle operazioni.

TFM adotterà una politica ufficiale conforme ai •principi del volontariato sulla sicurezza e i diritti umani.

3. Relativamente alla trasparenza finanziaria

Gli alti dirigenti e il personale di TFM verranno •addestrati alla lotta contro la corruzione. La corruzione non sarà tollerata.

4. Un corretto sistema di assunzioni

TFM assume le donne e continuerà a farlo.•

TFM non assumerà bambini•

5. Questioni sociali e ambientali

TFM porterà avanti il progetto in modo responsabile •sotto il profilo sociale e ambientale.

Tuttavia molti di questi requisiti sono comunque obblighi di legge: divieto del lavoro minorile, rispetto dei diritti umani fondamentali e lotta alla corruzione. Inoltre, queste misure sono anche vaghe e imprecise, come ad esempio l’affermazione che “TFM porterà avanti il progetto in modo responsabile sotto il profilo sociale e

33 Riassunto del rapporto sulla situazione preliminare e di quel-lo sulle possibile ricadute del progetto, maggio 2006, p. 1

ambientale”34. E mentre TFM si è impegnata allo sviluppo della comunità, i ricercatori di ACIDH hanno scoperto che nella pratica sono state scelte per la popolazione locale soluzioni insoddisfacenti e implementate senza una reale preoccupazione per la loro sostenibilità nel lungo periodo. In più, le obbligazioni essenziali di TFM, quali il rispetto per la legislazione del lavoro e i diritti umani, nella pratica non sono state onorate.

4.3 La situazione sul campo: rabbia e miseria delle popolazioni

4.3.1 Violazione dei diritti dei profughi

Nel suo studio sugli impatti sociali e ambientali TFM spiega che per i profughi si applicheranno le direttive degli “Equator Principles” e assicura “che la situazione delle popolazioni interessate non peggiorerà, ma anzi la qualità della vita migliorerà con il progetto.”35

Per consentire la costruzione della fabbrica, la popolazione di Mulumbu dovrà essere trasferita nel sito di Mpala. TFM aveva previsto nel programma di costruzione di insediare la popolazione entro un periodo di almeno cinque mesi, da maggio a settembre 2007.36

Dal 13 al 20 ottobre 2007 i ricercatori ACIDH di Mulumbu e Mpala hanno scoperto che le popolazioni erano state spostate prima della costruzione delle nuove case nel nuovo sito. Di conseguenza, le popolazioni migranti senza alloggio erano costrette a dormire sotto rifugi e tettoie fatte con teli di plastica.

Una intervista effettuata da ACIDH ci offre una

34 Benché altri documenti contenessero i dettagli di questi impegni

35 Environmental and Social Impact study, una sintesi, p.45

36 Ibid

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Foto: Migranti senza casa costretti a dormire sotto teli di plastica

©IP

IS

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panoramica sulla situazione delle popolazioni locali:

Siamo circa 226 famiglie e l’ultimo gruppo arriverà domani da Mulumbu. TFM aveva promesso che quest’anno a settembre ci saremmo trasferiti nei nostri nuovo alloggi. Purtroppo fino a ora non hanno fatto niente per noi, siamo stati costretti a venire qui. Guardate in che stato sono le nostre famiglie, alcuni di noi dormono sotto teli di plastica, stiamo nelle baracche di canne37.

Siamo nuovi di qui, non abbiamo terra, non abbiamo parenti con noi, ma la compagnia ci ha portati qui senza preoccuparsi della nostra salute né delle nostre famiglie né delle scuole per i nostri figli, come vede qui non ci sono scuole. Lo stesso vale per le cure mediche. La zona è piena di zanzare, non abbiamo zanzariere e le baracche sono senza porte. I lavoratori di TFM che ci accolgono non si curano per niente di noi. Sembra che la TFM abbia più potere dello stato perché nonostante tutto questo lo stato non fa niente e il sindaco di Fungurume non ci ha neppure fatto visita. Quanto alla terra la compagnia ce la paga 120 dollari USA l’ettaro. Fino a oggi abbiamo ricevuto una parte dei soldi e il totale che ci spetta è di 270 dollari, che dovrebbero compensarci per tutti i nostri terreni e bastarci per mantenere le nostre famiglie. Vede come ha calcolato la compagnia il valore reale dei nostri campi, anche se avevano promesso di darci il 150 percento del loro valore. La compagnia aveva promesso anche di mantenerci per tre anni ma ora dicono che sarà solo per un anno. Questo vuol dire appena due ettari per ciascuno, anche per quelli che prima ne coltivavano dieci”38.

Oltre alla situazione estremamente difficile dei profughi l’insediamento è avvenuto senza nessun rispetto delle relazioni tra le diverse comunità della regione con gravi rischi di conflitti. ACIDH ha scoperto che per la popolazione già presente a Mpala l’arrivo dei nuovi sfollati veniva considerato una violazione dei loro diritti.

A causa di ciò la costruzione del campo per i migranti si è arrestata. Un’intervista con il capo Mpala esprime chiaramente tutta l’amarezza e il risentimento che ne sono derivati:

“La compagnia non prova neppure a collaborare con me ma preferisce trattare con il capo Munongo39 dimenticando che loro lavorano sulle nostre terre. Vivo in estrema povertà ma la compagnia mi usa solo per le cerimonie e non mi dà nulla. Guardi come vivo mentre la compagnia fa la sua fortuna sulle mie terre.”

In un paese appena uscito da dieci anni di guerra civile

37 Teli di plastica e balle di paglia forniti da TFM

38 Intervista tradotta dallo Swahili a cura di ACIDH

39 Capo dell’associazione ufficiale dei Bayeke e del territorio di Lubudi in cui si trova la concessione TFM

aggravare le tensioni tra comunità vicine è un atto irresponsabile.

Nella sua guida per le buone pratiche sociali e ambientali la BEI stabilisce delle misure per lo spostamento e il reinsediamento delle comunità interessate dal progetto. Vi è scritto che nelle analisi del progetto si dovrebbe tenere conto della disponibilità della popolazione locale da reinsediare e che dovrebbero aver luogo delle consultazioni con le autorità pubbliche responsabili del processo. La guida aggiunge inoltre che il personale della BEI deve essere convinto della capacità di chi sostiene il progetto di garantire l’efficacia del piano di trasferimento40. Ma queste dichiarazioni non sono accompagnate da alcuna procedura dettagliata o da istruzioni più precise.

Durante l’implementazione del progetto Tenke le popolazioni sono state costrette a migrare senza alcuna intesa con le comunità delle zone di destinazione e quindi senza rispettare le condizioni per i nuovi insediamenti. Lo spostamento di centinaia di famiglie in baracche di lamiera è un grave affronto alla loro dignità e ai loro fondamentali diritti.

I principi annunciati dalla BEI non sono stati rispettati. E si è mancato di sostenere quei principi con procedure chiare, con fondi o con obbligazioni, perciò non sorprende che i risultati siano stati inaccettabili. Inoltre, assai prima della sua approvazione, alcuni gruppi della società civile avevano detto con molta chiarezza al personale della BEI che il progetto portava inevitabilmente con sé dei problemi. È legittimo perciò porsi domande sul modo in cui la BEI lo valutò e sulle ragioni per le quali decise di finanziarlo.

4.3.2 Insicurezza nell’occupazione, illegalità e nuova fonte di conflitto

Spesso la BEI presenta i progetti che finanzia come occasioni per il paese che li ospita di creare un gran numero di posti di lavoro.

Nel caso di Tenke la BEI dichiara che il progetto creerà direttamente circa 1100 posti di lavoro e garantirà occupazione ad altre 5.000 persone.

Ma lo stato del progetto dimostra che se anche si fossero creati quei posti di lavoro non sarebbero stati rispettati le norme e i diritti fondamentali del lavoro. Inoltre, il meccanismo delle assunzioni ha già fatto emergere gravi problemi nel merito.

40 Manuale delle pratiche sociali e ambientali della BEI, p.144 http:// http://www.eib.org/about/publications/environmental-and-so-cial-practices-handbook.htm

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a) Condizioni di lavoro: la sicurezza è rispettata ma le ore di lavoro sono troppe

Le interviste fatte da ACIDH con i lavoratori e i subappaltatori TFM indicano che anche se nella miniera le norme di sicurezza sono rispettate non lo sono altrettanto i limiti legali dell’orario e gli straordinari non vengono pagati.

I lavoratori hanno testimoniato che il limite delle ore di lavoro non viene rispettato e che nel caso di alcuni subappaltatori le persone lavorano sei o sette giorni a settimana:

“Protestiamo per il fatto di lavorare più ore di quanto stabilito dalle nostre leggi sul lavoro e per non essere pagati in proporzione. Si comincia alle cinque di mattina, ora in cui dobbiamo trovarci nella zona recintata. L’autobus ci porta al lavoro, finiamo alle sei del pomeriggio e l’autobus ci riporta indietro. Di solito arriviamo a casa alle sette di sera e, a eccezione dei lavoratori assunti direttamente da TFM che fanno la settimana corta, tutti gli altri lavorano anche il sabato e alcuni persino la domenica”.

b) Non è permesso riunirsi in sindacato

La rappresentanza sindacale è uno dei quattro diritti fondamentali previsti dal Diritto internazionale del lavoro e la BEI dovrebbe garantirne l’applicazione nei progetti che finanzia. La rappresentanza sindacale è anche un diritto costituzionale della DRC41.

I ricercatori ACIDH hanno intervistato circa trenta lavoratori di TFM e tutti hanno confermato che non esiste libertà sindacale per i dipendenti delle aziende subappaltatrici:

“A eccezione dei lavoratori alle dirette dipendenze di TFM che hanno rappresentanza sindacale le altre aziende subappaltatrici non ci consentono di organizzare i sindacati, perciò molti dei nostri diritti sono ignorati, in particolare quelli sull’orario giornaliero, attraverso la stipula e la rottura di contratti illegali, il sovraccarico di trattenute sul salario dalla SESOMO42, l’assenza di un salario mensile fisso. Se lavoriamo le domeniche lo straordinario non viene pagato e così via.”43

La gran parte dei lavoratori del progetto Tenke assunti dai subappaltatori non gode del fondamentale diritto di

41 Specificato nell’articolo 255 del codice del lavoro congolese: “La rappresentanza dei lavoratori in un’azienda o in qualunque tipo di struttura è garantita da una delegazione eletta”.

42 Una società di ragioneria e contabilità specializzata nel calco-lo delle paghe

43 Queste dichiarazioni sono state formulate nella locale lingua Swahili.

organizzarsi in sindacato né può difendere i propri diritti, i salari e gli orari di lavoro.

c) Lavoro illegale e tensioni sui metodi di assunzione

TFM sostiene di aver creato direttamente 1000 posti di lavoro. Ma i dati raccolti dall’ufficio provinciale del lavoro e dell’occupazione sono i seguenti: su 28 lavoratori 25 sono congolesi (24 uomini e una donna) e gli altri tre sono espatriati (solo uomini). La differenza di dati mette in luce non solo la pratica diffusa della compagnia di eludere il fisco ma anche l’insicurezza dei lavoratori non dichiarati. Ciò significa che lo stato perde utili derivanti dalle imposte e che questi lavoratori non hanno un contratto. Sono di fatto lavoratori illegali e pertanto non possono difendere i propri diritti e possono essere licenziati in qualsiasi momento.

Gli imprenditori hanno una posizione dominante sulla forza lavoro e a quanto pare abusano di questo potere. Un lavoratore che non è del luogo ha confessato a ACIDH che i subappaltatori coinvolti nelle assunzioni “mettono i lavoratori locali contro quelli di fuori” per ridurre i salari e reclutare giornalieri senza contratto. Eppure, nel periodo di consultazioni precedente la prima fase del progetto TFM, l’azienda aveva promesso di assumere manodopera locale44. E anche se sono al corrente della situazione, le autorità locali non fanno rispettare le leggi.

Il 14 gennaio 2008 oltre 5000 abitanti45 di Fungurume hanno dimostrato contro il TFM e i subappaltatori, accusati di non dare lavoro alla popolazione locale e di non aiutare la comunità come promesso. Un camion

44 Vedi l’Environmental and Social Impact Study (studio sugli impatti sociali e ambientali), maggio 2006 p.8 sulla creazione di posti di lavoro e i vantaggi del progetto TFM.

45 Stima del numero di manifestanti fornita dal sindaco di Fun-gurume durante una conversazione telefonica con ACIDH, 18 gennaio 2008.

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Foto: Mulumbu, un uomo taglia un albero davanti al futuro sito dell’impianto di rilavorazione di TFM

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è stato incendiato e un magazzino del TFM è stato saccheggiato, come risulta dal bollettino ACIDH del 21 gennaio:

Un funzionario locale ha detto di aver visto che alcuni espatriati e funzionari privilegiati vivevano nel lusso nella sua stessa città mentre la maggioranza della popolazione viveva in miseria46. Sentimenti condivisi da un funzionario della polizia di Fungurume e dalla maggior parte dei suoi colleghi e sottoposti. Dopo gli atti di violenza ha dichiarato: “Tutti noi sapevamo che non dovevamo aprire il fuoco sui manifestanti ricordandoci i nostri magri salari e il fatto che la presenza della compagnia non ci offre alcun beneficio. Al contrario non abbiamo potuto fare altro che constatare i privilegi di cui gode il personale della compagnia nella nostra città”. Il funzionario di polizia ha detto di percepire una paga di 30 dollari USA al mese, versata sporadicamente dallo stato congolese.

A seguito delle proteste vennero arrestate oltre venti persone e secondo ACIDH durante l’intervento sono stati commessi abusi contro i diritti umani.

Il progetto non ha migliorato la situazione occupazionale e ha creato gravi tensioni a livello locale.

4.3.3 Lo sfratto forzato dei minatori locali

Il progetto Tenke ha inferto un duro colpo al settore minerario locale di piccola scala. Oggi le piccole attività minerarie sono bandite dalla regione mentre un tempo vi lavoravano centinaia di minatori locali. La loro partenza non è avvenuta pacificamente; nel 2005 delle squadre miste di guardie private e dei membri della polizia congolese hanno attuato un programma di espulsione dall’area della concessione TFM. ACIDH denuncia i gravi abusi contro i diritti umani che hanno avuto luogo durante lo svolgimento del programma, in particolare l’assassinio di quattro minatori e di una madre nonché numerose ferite da arma da fuoco ai danni sia dei minatori che della polizia47.

Anche se il progetto creerà dei posti di lavoro questi saranno pochi e di natura precaria, illegali e fonte di conflitto. Inoltre, sempre a causa del progetto, centinaia di minatori locali hanno perduto i propri mezzi di sussistenza. Allora come si può parlare di miglioramento nella qualità della vita del popolo congolese? ACIDH sottolinea che mentre TFM ha implementato alcuni progetti locali per lo sviluppo della comunità quali la

46 Il diritto fondamentale del popolo congolese a beneficiare del-le risorse nazionali del paese è sancito dall’articolo 58 della Costituzio-ne: “Tutti i congolesi hanno il diritto di beneficiare della nostra ricchezza nazionale. Lo stato ha il dovere di distribuire equamente questa ricchez-za e garantire il diritto allo sviluppo.”

47 Dichiarazione di un ex-minatore che ha preferito restare anonimo

fabbricazione di laterizi (vedi più avanti), il numero di persone occupate è trascurabile rispetto al numero di minatori locali espulsi.

Un ricercatore ACIDH conclude che l’annunciata creazione di 1100 posti di lavoro permanenti in 20 anni di estrazioni48 e da 1800 a 2600 posti indiretti per una popolazione di 41.000 abitanti difficilmente avrebbero un impatto sostanziale sulla riduzione della povertà.

4.3.4 Sviluppo della comunità a partire dalle aumentate tensioni al vertice

Una delle ragioni delle proteste del gennaio 2008 contro il progetto Tenke era lo sconforto della popolazione locale di fronte alle mancate garanzie di miglioramenti sociali da parte dei sostenitori del progetto. Il piano di sviluppo della TFM a favore della comunità si articolava secondo sette assi principali: sostegno all’agricoltura, alla sanità, all’istruzione e ai trasporti, accesso all’acqua, case e elettricità per tutti.

Questo rapporto mette in luce alcuni aspetti del piano per lo sviluppo della comunità: accesso all’acqua, all’elettricità e all’istruzione nonché il programma per lo sviluppo di un’industria di produzione dei laterizi. In questi settori sono state attuate delle iniziative ma in nessun caso lo sviluppo dei relativi progetti prende in considerazione le realtà locali, le reali necessità delle comunità o la sostenibilità futura delle attività. Inoltre, alla popolazione non è stato consentito di determinare la priorità dei progetti o della loro realizzazione. TFM ha deciso senza la partecipazione pubblica e ne sono derivati progetti scarsamente vantaggiosi e assai poco adeguati alla situazione locale.

a) Accesso all’acqua: limitato e scarsamente adeguato

TFM aveva promesso di costruire 42 pozzi in altrettanti villaggi tramite l’azienda intermediaria Pact Congo49. La Pact Congo è stata semplicemente incaricata di realizzare i progetti; né all’azienda né alla popolazione fu dato di pronunciarsi sull’esecuzione del progetto, controllato dalla TFM. Fino a oggi solo dieci delle 42 comunità

48 Vedi l’Environmental and Social Impact Study, maggio 2006 p.10

49 Pact Congo è una ONG americana specializzata nello sviluppo delle capacità delle organizzazioni e delle comunità locali. La Pact è finanziata dall’USAID (United States Agency for International Develop-ment) e dal DFID (UK’s Department for International Development, Di-partimento per lo sviluppo internazionale del governo del Regno Unito). Finora Pact Congo ha siglato sei contratti con compagnie minerarie per favorire lo sviluppo delle comunità nelle aree interessate alle attività estrattive. Pact Congo è finanziata da queste compagnie perché sviluppi programmi di sviluppo sociale delle comunità. Dalle interviste risulta chiaro che Pact Congo funge da collegamento tra la compagnia (TFM) e le comunità locali. Pact Congo dichiara apertamente che la priorità e la scelta dei progetti vengono definite e attuate da TFM.

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(meno di un quarto) hanno beneficiato di un pozzo e le perforazioni effettuate hanno dotato ciascun villaggio di un’unica fontana con orari di accesso estremamente limitati: dalle otto alle dieci di mattina e dalle tre alle sei del pomeriggio. Perciò gli abitanti devono fare lunghissime attese per venti litri di acqua al giorno e molti rinunciano. Dunque il miglioramento è assai limitato.

Una donna intervistata da ACIDH mentre va a prendere l’acqua si lamenta della situazione:

“Abbiamo bisogno assoluto di un’altra soluzione, questa non va bene, qui vengono a bere tutti, non ci sono altre fontane o altri pozzi e le ore di accesso sono limitate dalla compagnia. È arrivato il momento di trovare una soluzione perché il giorno che non ci sarà più acqua nella fontana saremo costretti a bere acqua sporca del pozzo e ci ammaleremo. Inoltre, la maggioranza di noi beve già l’acqua del pozzo con grande rischio di prendersi una malattia. Oggi non ho ancora preso acqua e non so se ci riuscirò perché sono quasi le cinque e la coda è ancora lunga”50.

b) Nessun passo avanti verso l’accesso alle cure mediche

Nella ricerca sugli impatti sociali e ambientali del maggio 2006 la TFM si impegnava a migliorare il settore sanitario includendovi le “Cure mediche: aiuti agli ospedali e alle cliniche della regione. È prevista anche la costruzione di nuove strutture sanitarie”.

Finora non sembra che ci sia stato alcun reale miglioramento.

Il distretto sanitario di Fungurume, con quasi 90.000 abitanti51, ha molti problemi funzionali. Il direttore medico spiega la situazione ai ricercatori di ACIDH:

“Il nostro centro sanitario più importante ha 12 letti per una popolazione stimata di 89.792 abitanti. Non possiamo fare analisi di laboratorio, non ci sono né elettricità né acqua. I pazienti vengono accolti e ospedalizzati in condizioni disumane. Pensi che per la mancanza di letti i pazienti passano la notte sdraiati sul pavimento. A volte dobbiamo mandare via le persone costringendole a fare più di 45 chilometri fino a Kambove. Non c’è una vera sala operatoria. L’unico tavolo operatorio lo dobbiamo a Vision Mondiale; a parte quello non c’è niente. Solo la TFM ha una clinica ben attrezzata, ma la popolazione locale non ci può andare”.

50 Dichiarazione di una donna che preferisce rimanere anonima, resa in lingua Swahili e tradotta dai ricercatori di ACIDH.

51 Secondo il direttore del distretto sanitario di Fungurume.

c) Accesso all’elettricità: ancora nessun progresso

Quasi dovunque nella DRC l’elettricità è un lusso raro per la popolazione e il problema si avverte particolarmente nel Katanga. Le ragioni sono molte e complesse. La SNEL (l’azienda elettrica nazionale) e le autorità pubbliche consentono alle nuove compagnie minerarie, che utilizzano grandi quantità di energia, di operare senza alcun reintegro della fornitura. Con la conseguenza che l’erogazione è insufficiente e le industrie minerarie sono sistematicamente favorite a scapito della popolazione. La SNEL è costretta a tagliare regolarmente le forniture e la città di Fungurume soffre di frequenti blackout a causa dei consumi da parte delle compagnie minerarie.

In alcuni distretti l’elettricità manca del tutto e in altri la tensione è debole e soggetta a interruzioni e blackout casuali. Un abitante dice che “la SNEL dà sempre la priorità alla compagnia mineraria TFM, che può sempre pagare le bollette, mentre i poveri sono condannati a vivere senza corrente elettrica. È qui dove viviamo che ci sono tutti i problemi ma sembra che ci abbiano dimenticato e che ci ignorino in tutti i modi. Vogliamo dire a [SNEL] che abbiamo il diritto all’elettricità anche per il nostro ospedale e la maternità. Se la situazione dovesse perdurare sarebbe a rischio la pace sociale. Chiediamo alle autorità locali di garantire il rispetto della legge”.

Lungi dal migliorare l’accesso all’elettricità della popolazione locale il progetto Tenke lo ha addirittura ridotto.

d) Istruzione: quota di accesso alla scolarità

Al tempo dell’ultima visita di ACIDH alla zona di Tenke era stato costruito solo un edificio di scarsissima qualità con sei stanze e una capacità di trenta studenti. Finora è la sola scuola primaria costruita da TFM e non c’è neanche un ufficio amministrativo per gli impiegati.

Anime minate: il ruolo della BEI nella miniera Tenke-Fungurume, DRC (Repubblica democratica del Congo | Settembre 2008

Foto: Centro medico a Fungurume, alcuni pazienti sono sdraiati sul pavimento

©AC

IDH

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A Fungurume TFM ha costruito una sola scuola principale di due edifici con tre classi ciascuna, quasi come a Tenke. Un’altra scuola è stata ricostruita a due chilometri da Fungurume vicino a Kolwezi. Tuttavia, nonostante l’impegno di TFM in quest’area il coordinatore del progetto TFM per lo sviluppo della comunità, la signora Ida Efinda, ammette che i progetti completati sono tutt’altro che adeguati in termini di numero di studenti scolarizzati52.

A causa della scarsa capacità la compagnia è costretta a usare un sistema di gettoni che consente ai ragazzi di iscriversi sulla base del “chi prima arriva meglio alloggia”. Perciò l’accesso all’istruzione è arbitrario, non coinvolge la popolazione e solo una minima parte ne fruisce mentre la grande maggioranza si sente ingannata.

Un’abitante di Tenke53 descrive la situazione:

“Quanti dei nostri figli possono accettare la scuola? Per garantire un posto dobbiamo ottenere dei gettoni per l’iscrizione. Noi genitori siamo costretti a lottare per l’iscrizione dei nostri figli, perché non costruiscono una scuola più grande con più posti? È stata [TFM] a fare tutto questo, così noi perdiamo il nostro tempo e le nostre energie; quando cominceranno a pensare al miglioramento della qualità della nostra vita? I nostri minerali e la nostra ricchezza li aiutano già, stanno estraendo i nostri minerali già da tanto tempo oppure hanno imbrogliato e non hanno ancora cominciato a estrarre. Quando lo dicono mentono oppure sono troppo occupati a rubare e a saccheggiare. Perché noi sappiamo che stanno già estraendo, soprattutto di notte; i loro aeroplani si portano via i minerali preziosi. Se solo ci dicessero la verità...”

e) Fornaci di mattoni della comunità: deforestazione e problemi di fattibilità

La creazione di fornaci per laterizi è uno dei progetti sostenuti da Pact Congo con le comunità locali. Il progetto presenta numerosi problemi. Il numero di posti di lavoro è limitato e la fattibilità sul lungo periodo è sospetta dal momento che TFM è l’unico cliente. Inoltre, la cottura dei laterizi richiede legno, che è stato fornito da TFM tramite i permessi di accesso alle foreste dell’area circostante le miniere. Tuttavia la quantità di legname non è sufficiente a coprire la domanda e i fabbricanti di mattoni non hanno altra scelta che tagliare altre foreste per approvvigionarsi. Così la deforestazione diventa una pericolosa minaccia per l’ambiente locale con implicazioni negative sulle attività agricole essenziali per la regione.

Tutte le misure adottate da TFM per lo sviluppo della

52 Dichiarazione del coordinatore del programma per lo sviluppo delle comunità di TFM, signora Ida Efinda

53 42 anni, sposata, con nove figli

comunità mancano di una visione a lungo termine sulla loro sostenibilità e sul coinvolgimento della popolazione locale ma anche di una valutazione complessiva della situazione locale. Per gli abitanti della zona intervistati da ACIDH è chiaro che TFM sia responsabile di una situazione in cui mancano tutti i servizi di base. Tra le conseguenze c’è un forte risentimento contro la compagnia messo in evidenza dalle proteste di gennaio.

Foto: La fabbricazione di laterizi esige una gran quantità di legno

©IP

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5.1 La BEI ha consapevolmente finanziato il progetto Tenke Fungurume in flagrante contraddizione con i propri principi dichiarati

Oltre a fornire il sostegno finanziario, la BEI offre il proprio supporto politico al progetto in qualità di investitore principale. Perciò la BEI ha un’importante responsabilità e dovrebbe tenerne conto nella scelta dei progetti.

Nonostante abbia dichiarato il suo sostegno all’EITI (Extractive Industry Transparency Initiative, iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive)54, la BEI ha prestato 100 milioni di euro per il progetto TFM. Sul progetto grava l’ombra del sospetto di illegalità e corruzione dal momento che il contratto del finanziatore è stato sottoposto a indagine dalla commissione interministeriale incaricata del riesame dei contratti minerari. Per approvare il prestito la BEI ha richiesto solo prova di un bilancio completo del progetto e una lettera di conferma che il governo congolese non vi si opponeva. Il governo si è mostrato favorevole al contratto fin dall’avvio del progetto nonostante gli svantaggi per lo stato congolese e risulta improbabile che l’approvazione del progetto garantirà alla popolazione del Congo un’equa distribuzione della ricchezza.

5.2 Una scandalosa negligenza della BEI, la Banca dell’Unione europea

Integrata nel Trattato dell’Unione Europea, la BEI si presenta come un’istituzione che “da 30 o 40 anni è

54 Vedi: http://www.eib.org/projects/news/eib-support-for-the-extractive-industry-transparency-initiative.htm. L’iniziativa mira a ga-rantire la trasparenza sui pagamenti e sugli utili generati dalle industrie estrattive obbligando le compagnie a pubblicare le proprie transazioni e i governi a dichiarare quanto ricevono. Vedi www.eitranparency.org

partner allo sviluppo di gran parte dei paesi dell’ACP”55. Opera in Africa, nei Caraibi e nel Pacifico sulla base della Convenzione di Cotonou per ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile. Gli azionisti della BEI sono gli stati membri dell’UE, che ne garantiscono il capitale con denaro pubblico. Tuttavia, il finanziamento di una miniera di rame e cobalto di queste dimensioni non è conforme agli obiettivi della BEI, connessi con la cooperazione tra la DRC e l’Unione europea. La miniera Tenke Fungurume esaurirà una risorsa limitata e il progetto peggiorerà le condizioni delle popolazioni locali.

La situazione locale è già tesa nonostante il progetto sia solo all’inizio: proteste, popolazioni sfollate senza casa, conflitti sui metodi di assunzione, conflitti con i minatori locali e continue tensioni tra la popolazione e la compagnia. Finora la BEI non ha espresso in proposito alcun commento. Non è chiaro il modo in cui la BEI controllerà un progetto di tale portata date l’assenza di tutele e i mezzi di cui la banca stessa dispone56. Sembra inoltre improbabile che la BEI possa adottare misure correttive prescindendo dalla realizzazione del progetto TFM dal momento che non sono state fissate né delle linee guida chiare né delle sanzioni. Pare che la BEI intenda chiudere un occhio sulle attività della TFM.

55 http://www.bei.org/projects/regions/acp/index.htm

56 Vedi il rapporto di Friends of the Earth sulla BEI: Sei anni di finanziamento del saccheggio dell’Africa, novembre 2007, disponibile in rete all’indirizzo http:// www.amisdelaterre.org/Nouveau-rapoprt-des-Amis-de-la.html

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5. Conclusioni

La tendenza degli investimenti BEI nel settore estrattivo segue l’aumento dei prezzi dei metalli

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Tenendo presente il livello di corruzione e il fatto che il progetto, nella sua attuale formulazione, non garantirebbe alcun vantaggio alla popolazione congolese, la società civile ha comunicato alla BEI le proprie preoccupazioni molto prima della concessione del prestito. Tuttavia, ora che è impegnata nel progetto, chiediamo alla BEI di assumersi le proprie responsabilità e in particolare di:

esigere che il governo del Congo illustri •pubblicamente la prassi che intende seguire nella rinegoziazione dei contratti minerari, compresi i criteri adottati durante i negoziati, e renda pubblici i contratti aggiornati;

incoraggiare una revisione trasparente dei contratti •sotto la supervisione di esperti legali internazionali indipendenti e membri della società civile;

insistere affinché tutti i pagamenti effettuati da TFM a •favore del governo in seguito alle rinegoziazioni siano pienamente dichiarati e giustificati;

commissionare un’indagine sul campo per capire •la situazione delle comunità locali e vincolare l’erogazione del prestito al rispetto degli obblighi sociali assunti da TFM;

attivare (stante il debole controllo esercitato dal •governo della DRC) regolari procedure di gestione del progetto prevedendo in particolare delle visite ai siti e dei rapporti pubblici annuali sullo stato del progetto, sugli utili percepiti dallo stato congolese, sulla protezione ambientale e sui progressi relativi allo sviluppo della comunità e alla riduzione della povertà.

Affinché la BEI aiuti lo sviluppo e agisca contro la distruzione dei mezzi di sostentamento ambientale e locale connessa con i progetti minerari chiediamo inoltre alla BEI di congelare tutti i prestiti per nuovi progetti minerari in Africa fino a che gli attuali comportamenti siano stati riformati e migliorati.

Nel quadro della propria riforma la BEI dovrebbe innanzitutto:

adottare le migliori regole internazionali in ambito •ambientale e sociale con particolare riguardo alla EIR (Extractive Industries Review) e alle raccomandazioni contenute nel rapporto “BEI: sei anni di finanziamento del saccheggio dell’Africa”;

finanziare come impegno prioritario progetti •che aiutino realmente a ridurre la povertà sulla base di criteri sociali e ambientali autentici e in collaborazione con i paesi interessati;

aumentare in modo considerevole la trasparenza •delle proprie operazioni e adottare misure concrete per adeguarsi alle raccomandazioni della Extractive Industry Transparency Initiative, che dovrebbe diventare un elemento chiave di valutazione dei progetti futuri.

6. Raccomandazioni

Foto: LUn’azione per spingere la riforma della BEIin occasione dell’assemblea generale annuale,Lussemburgo, giugno 2008

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