RASSEGNA STAMPA - fidas.basilicata.it · ne a 11 dei luoghi in cui si può donare e chi non abita...

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RASSEGNA STAMPA 16 oobre 2014 Rassegna Associativa 2 Rassegna Sangue e Emoderivati 7 Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 12 Prime Pagine 16 Sommario:

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RASSEGNA STAMPA

16 ottobre 2014

Rassegna Associativa 2

Rassegna Sangue e Emoderivati 7

Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 12

Prime Pagine 16

Sommario:

Rassegna associativa FIDAS

CORRIERE DI BOLOGNA.IT

Crollano le donazioni di sangue: colpa della crisi e dei pochi punti di raccolta I dati di Fidas-Advs: nel 2014 3.600 donazioni in meno rispetto a un anno fa BOLOGNA - Lottare per poter donare. È il paradosso che vivono molti donatori di sangue

nella provincia di Bologna. Molti dei quali però finiscono anche per arrendersi e smettere di

recarsi ai punti di prelievo. E pare che non siano pochi: la Fidas-Advs conta almeno 3.600 do-

nazioni in meno rispetto ad un anno fa. Sono trascorse poche settimane dalla riorganizzazione

del sistema di raccolta sangue sul territorio del capoluogo regionale che ha visto una riduzio-

ne a 11 dei luoghi in cui si può donare e chi non abita sotto le Due torri deve fare i conti con

disagi nuovi, «con un conseguente e tangibile calo delle donazioni».

FIDAS - A segnalarlo è Luciano Zanoli, presidente della Fidas-Advs di Bologna, l’associa-

zione che assieme ad Avis organizza i donatori, parlando di una situazione preoccupante per

questo tipo di volontariato. «Premettendo che c’era effettivamente bisogno di una riorganiz-

zazione del sistema, c’é da dire che ci è stata imposta dall’alto», spiega Zanoli. L’Advs la-

menta infatti uno scarso dialogo e un’altrettanto scarsa collaborazione con Claudio Velati, di-

rettore unico dei servizi di Medicina trasfusionale e immunoematologia dell’Ausl e del Poli-

clinico S.Orsola, e con Francesco Ripa di Meana, direttore generale dell’Azienda sanitaria.

Zanoli segnala che la dirigenza sanitaria, inizialmente voleva «abolire tutti i punti di raccolta

sparsi sul territorio, poi Velati si é fermato a cinque. Solo dopo una contrattazione con noi

della Fidas-Advs e con Avis, siamo arrivati a 11. Inutile dire che si é creata una situazione-

continua Zanoli- che ha causato certamente un certo spaesamento tra i donatori e non é una

caso che rispetto al 2013 si siano registrate 3.600 donazioni in meno».

AVIS - Le accuse di Zanoli, però, non trovano una sponda nell’Avis. Dario Bresciani, presi-

dente provinciale dell’Avis, non imputa il calo dei donatori, che pure c’é, alla riorganizzazio-

ne del sistema, quanto semmai all’effetto di una tendenza generale. «Il calo c’é, ma i motivi

sono tanti. Può sembrare strano, ma anche questo momento di crisi influisce sulle donazioni:

per quanto assentarsi da lavoro per donare il sangue sia tutelato dalla legge, diventa sempre

più difficile per i volontari chiedere dei permessi anche per un giorno». Detto questo, conclu-

de Bresciani, «é ancora presto per stilare un primo bilancio, dopotutto la riorganizzazione dei

luoghi di raccolta sangue é stata appena fatta. Sicuramente c’e’ stata una maggiore razionaliz-

zazione degli orari con il sistema delle prenotazioni, che evita file interminabili davanti ai

punti di donazione».

15 ottobre 2014

Trm Radiotelevisione del Mezzogiorno. Barile. Continua il progetto “un albero per ogni donatore”

L’associazione donatori volontari sangue Fidas Barile per il secondo anno

consecutivo pianterà alberi autoctoni nel territorio comunale. Venerdì

17 Ottobre alle 9:30 presso Piazza Unità d’Italia si terrà dunque la secon-

da Giornata dell’Albero, frutto del protocollo di intesa tra la Fidas Barile

e Al Parco, rivista dei Parchi. Il progetto iniziato lo scorso anno prevede

la piantumazione nel territorio barilese di un nuovo albero per ogni nuo-

vo donatore di sangue . Quest’anno verranno piantati 21 alberi autocto-

ni, con l’aiuto degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII”.

Alla giornata parteciperanno Nicola Grimolizzi, Presidente FIDAS Barile,

Rocco Perrone, direttore di Al Parco, il sindaco di Barile, Antonio Mura-

no, Don Francesco Di Stasi, Parroco di Barile, Anna Maria PiarulliI, Vice-

presidente FIDAS Basilicata. Coordina Rocco Franciosa, Segretario Fidas.

Rassegna sangue e emoderivati

QUOTIDIANOSANITÀ.IT Sangue. Granaiola (PD): "Governo verifichi lo stato di accreditamento dei centri trasfusiona-li” A causa del mancato completamento degli accreditamenti da parte delle Regioni, i centri raccolta del sangue sono a rischio paralisi. Per questo la senatrice del Pd chiede con un’interroga-zione alla Lorenzin “una verifica urgente sui percorsi di accre-ditamento affinché sia rispettata la scadenza del 31 dicembre 2014”. 15 OTT - "I centri di raccolta del sangue sono a rischio paralisi per il manca-to completamento degli accreditamenti da parte delle Regioni. Chiediamo al ministro della Salute una verifica urgente sui percorsi di accreditamento affinché sia rispettata la scadenza del 31 dicembre 2014". Lo chiede la se-natrice del Pd Manuela Granaiola della commissione Sanità, in un'interro-gazione urgente rivolta al Ministro Lorenzin e sottoscritta dai colleghi del Pd della commissione i senatori Nerina Dirindin,Donella Mattesi-ni,Giampiero Dalla Zuanna,Venera Padua eAnnalisa Silvestro. “Il Sistema trasfusionale italiano, parte integrante del Ssn , - spiega la se-natrice nell'interrogazione - eroga prestazioni di diagnosi e cura di medici-na trasfusionale e realizza attività di produzione di emocomponenti, raccol-ta di plasma, trattamento e conservazione delle cellule staminali. La rete dei centri è delocalizzata su base territoriale e le strutture Regionali di coordinamento sono individuate dalle Regioni. In base all'accordo Stato-Regioni del 16 dicembre del 2010, che stabilisce i requisiti e le Linee guida per l'individuazione delle strutture, alle Regioni è affidato l'accreditamento dei centri in conformità con l'accordo entro la data del 31 dicembre 2014". "Per evitare che si verifichino gravi disservizi nel sistema di raccolta del sangue - prosegue la senatrice - chiediamo al Ministro se sia a conoscen-za di quali e quante siano le Regioni che ad oggi hanno completato il per-corso di accreditamento, quelle che si presume lo possano completare en-tro la data prestabilita e quelle che probabilmente non saranno in grado di rispettare la scadenza. Ne vale la credibilità del Sistema trasfusionale ita-liano e soprattutto la sicurezza e la tutela della salute dei nostri cittadini", conclude Granaiola.

REDATTORESOCIALE.IT

Donare il sangue: adolescenti condizionati dall'e-

sempio dei genitori Indagine di Avis su un campione di 2100 studenti. Il 60% la ritiene una scelta giusta,

ma si dichiara propenso a farlo chi ha già un parente donatore. Più disponibili i ragaz-

zi del sud. Tante anche le informazioni non corrette: "La scuola può aiutare a fare da

ponte"

15 ottobre 2014 - 12:15

ROMA - La maggioranza degli adolescenti italiani conosce la pratica della donazione di sangue, ma il "rapporto" con essa è fortemente condizionato dalla conoscenza effettiva di un donatore e, in particolare, se questo dona-tore è uno dei due genitori. Lo dice la ricerca “Adolescenti e donazione di sangue” realizzata dall’Avis su un campione di 2.100 studenti di terza media. L’obiettivo dell'indagine è stato, sia pure attraverso un nume-ro limitato di domande, quello di riuscire ad avere un primo quadro di riferi-mento sul "rapporto" tra adolescenti e donazione di sangue, a livello di identificazione, percezione individuale e conoscenze in merito. Il 95 per cento dei ragazzi conosci il tema. Per quanto riguarda il primo aspetto, l'esistenza della pratica della donazione di sangue appare univer-salmente nota anche quando, per ragioni anagrafiche, è comunque qualco-sa che non può essere vissuta personalmente (già a partire dalle scuole medie ne ha sentito parlare oltre il 95 per cento degli intervistati). Le fonti dalle quali questa informazione è stata acquisita sono in grande pre-valenza la televisione (78 per cento dei casi) e la famiglia (75 per cen-to). La scuola - indicata dal 68 per cento del campione intervistato - appa-re quindi essere più "indietro" . E il dato è ancora più basso al sud (61,6 per cento), ma soprattutto nelle isole (54,6 per cento). La constatazione che altri canali di informazione quali, ad esempio, internet (in genere molto utilizzato in quella fascia di età) o giornali/riviste siano meno indicati è chiaro segno che l'informazione sulla donazione di sangue - all'età del no-stro campione - risulta più "subita" che cercata. Per quanto concerne la conoscenza diretta di un donatore il 15 – 20 per cento del campione fa riferimento alla madre o al padre, un terzo ad "altri familiari" e il 48% circa (che diventa 70% nel campione milanese delle scuole superiori) ad un "conoscente".

Per il 60 per cento è giusto donare il sangue. Sul fronte della percezione indivi-duale, il 66 per cento(che diventa 83 per cento tra gli studenti delle scuole superiori di Milano) considera la donazione di sangue "una cosa giusta da fare per aiutare il prossimo", mentre meno del 6 per cento la considera "un argomento che non mi inte-ressa". Per il 90 per cento donare il sangue è un gesto di altruismo e solidarietà, e per il 70 per cento è utile anche per la salute del donatore. Passando, però, dalle dichiarazioni (tutte politically correct) alla pratica (sia pur riferita ad un qualcosa ne-cessariamente differito nel tempo), meno del 20 per cento afferma che certamente diventerà un donatore di sangue. D'altra parte il 21 per cento pensa che donare il sangue possa essere rischioso per il donatore, e il 34 per cento ritiene che farlo sia doloroso. Dolore ma, soprattutto, paura di effetti collaterali - come è emerso dai fo-cus group - sono risultati essere di gran lunga i deterrenti maggiori alla decisione di diventare donatori di sangue. Sia pure con un po' di "confusione argomentativa" mol-ti ragazzi hanno fatto riferimento ad "errori trasfusionali", "aghi infetti", e "carenze igieniche". I più disponibili alla donazione sono risultati i ragazzi del sud (22,7 per cento), mentre i meno disponibili quelli del nord-ovest (16,8%) Sulla propensione a donare il sangue conta moltissimo la conoscenza diretta di qualcuno che lo fa. La percentuale di chi risponde che "certamente diventerà donatore" passa, infatti, dal 7,5 per cento (ragazzi che non conoscono donatori) al 25,4% (ragazzi che conoscono personal-mente almeno un donatore). E il peso dei genitori risulta essere quello maggiore: tra chi ha la mamma o il papà (o entrambi) che donano la percentuale di donatori prossi-mi venturi sale al 36,7 per cento. Poche conoscenze approfondite, la scuola può aiutare. Secondo l’indagine ci so-no degli stereotipi negativi legati alla donazione di sangue (dolore, sicurezza) che an-drebbero rimossi con un’informazione adeguata e convincente. In questo la scuola potrebbe avere certamente un ruolo maggiore nel creare un ponte tra gli adolescenti e la donazione di sangue. Entrando nel merito delle conoscenze più approfondite, il 30 per cento è convinto che sono "poche" le persone che possono donare il sangue. La percentuale scende di 10 punti tra i ragazzi delle superiori. Mediamente la per-centuale di chi ha errate convinzioni circa la donazione di sangue (si può donare il sangue solo una volta all'anno, si può donare solo ad un parente o un amico, fare uso di droghe non preclude la possibilità di donare il sangue, la donazione - contrad-dizioni in termini - non è gratuita, per donare il sangue in Italia si deve essere italiani) va dal 10 al 30 per cento. Un dato non negativo, sempre se si considera l'età del campione, anche se il riscontro avuto nei focus group lo fa apparire ottimistico. Il 44 per cento del campione dichiara di non conoscere il proprio gruppo sanguigno. Un dato già non positivo che diventa molto più allarmante se si considera il test sulle scuole superiori di Milano in cui la percentuale di maggiorenni che non lo conosce è ancora il 38%.

Rassegna medico-scientifica e

politica sanitaria

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