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Rassegna Stampa di venerdì 6 marzo 2015 SNALS / CONFSAL la Gazzetta del Mezzogiorno 06/03/2015 ISTITUTO "MARIA CRISTINA" MASCIALE PRESIDENTE DEL CDA La Provincia - Ed. Varese 06/03/2015 SIT-IN DI PROTESTA SULLE POSTE "IN PIAZZA CONTRO I TAGLI" La Voce di Mantova 06/03/2015 SIN-IN CONTRO LE CHIUSURE POSTALI Repubblica.it 06/03/2015 GAP ANCHE SUGLI STIPENDI: GLI UOMINI GUADAGNANO IL 16% IN PIU' DELLE DONNE EUROPEE Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 06/03/2015 ASSUNZIONI, LA SCELTA AI PRESIDI "SINDACI" Corriere della Sera 06/03/2015 DIVARIO DI 3 MESI IN MATEMATICA LE RAGAZZE DIETRO I COMPAGNI Corriere della Sera 06/03/2015 "LIBRI COME": ECO E LA GIANNINI APRONO L'EDIZIONE SULLA SCUOLA la Repubblica 06/03/2015 LA SCUOLA TRA PUBBLICO E PRIVATO - LETTERA Italia Oggi 06/03/2015 LAZIO, 76,5 MLN EURO PER L'EDILIZIA SCOLASTICA il Messaggero 06/03/2015 "IL PROF NON SA INSEGNARE" LICENZIATO PER DEMERITO il Messaggero 06/03/2015 RENZI: PER I PRECARI NON ESCLUDO IL DECRETO il Giornale 06/03/2015 LA SINISTRA CHE TIFA PER L'ISIS: "ILLEGALI LE BENEDIZIONI DI PASQUA" Avvenire 06/03/2015 SCUOLA, MISTERO SUI PRECARI Cronache del Garantista 06/03/2015 LA SCUOLA DI RENZI: L'UNICA COSA BUONA E' CHE NON C'E' ANCORA il Venerdi' (la Repubblica) 06/03/2015 SCUOLA E GENITORI, A CIASCUNO I SUOI COMPITI la Gazzetta del Mezzogiorno 06/03/2015 IL PREMIER: LA BOLDRINI ESCE DAL SUO PERIMETRO Roma 06/03/2015 DIGITALE, AL VIA GARA DI IDEE Corriere della Sera 06/03/2015 UNIVERSITARI SUL SET, RISATE CONTRO LA CRISI la Stampa 06/03/2015 IL CASO DELL' ETERNIT DI CASALE OGGI ALL'UNIVERSITA' DI TORINO Italia Oggi 06/03/2015 PUNTURE DI SPILLO il Tempo 06/03/2015 "LIBRI COME" SI FA IN CENTO EVENTI Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 06/03/2015 EXPO, STRAORDINARI PER 1.800 FORESTALI il Sole 24 Ore 06/03/2015 SUBORDINATO IL PENSIONATO "TUTOR" il Sole 24 Ore 06/03/2015 TUTELE CRESCENTI, L'ORA DELL'AVVIO Corriere della Sera 06/03/2015 IL PREMIER E LE CRITICHE DI BOLDRINI: VA FUORI DAL PERIMETRO ISTITUZIONALE la Repubblica 06/03/2015 Int. a L.Di maio: "IL DIALOGO SAREBBE POSSIBILE MA IL PREMIER SE NE FREGA DEL REDDITO DI CITTADINANZA" MF - Milano Finanza 06/03/2015 FONDI PENSIONE, ALLARME PORTABILITA' l'Espresso 12/03/2015 IL JOBS ACT CI PROVA COI CHIMICI Giorno/Resto/Nazione 06/03/2015 STATALI, ARRIVA IL "TAGLIA DECRETI" OBIETTIVO: SBLOCCARE LE LEGGI Il Secolo XIX 06/03/2015 CON LA RIVOLUZIONE 730 CHI SI RIVOLGE AI CAF E' A RISCHIO STANGATA Il Secolo XIX 06/03/2015 PREVIDENZA FACILE Corriere della Sera 06/03/2015 INTERNET, IL GOVERNO CAMBIA IL PIANO Corriere della Sera 06/03/2015 POPOLARI, ARRIVA IL TETTO DI VOTO AL 5%

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Rassegna Stampa di venerdì 6 marzo 2015

SNALS / CONFSAL la Gazzetta del Mezzogiorno 06/03/2015 ISTITUTO "MARIA CRISTINA" MASCIALE PRESIDENTE DEL CDA La Provincia - Ed. Varese 06/03/2015 SIT-IN DI PROTESTA SULLE POSTE "IN PIAZZA CONTRO I TAGLI" La Voce di Mantova 06/03/2015 SIN-IN CONTRO LE CHIUSURE POSTALI Repubblica.it 06/03/2015 GAP ANCHE SUGLI STIPENDI: GLI UOMINI GUADAGNANO IL 16%

IN PIU' DELLE DONNE EUROPEE Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 06/03/2015 ASSUNZIONI, LA SCELTA AI PRESIDI "SINDACI" Corriere della Sera 06/03/2015 DIVARIO DI 3 MESI IN MATEMATICA LE RAGAZZE DIETRO I

COMPAGNI Corriere della Sera 06/03/2015 "LIBRI COME": ECO E LA GIANNINI APRONO L'EDIZIONE SULLA

SCUOLA la Repubblica 06/03/2015 LA SCUOLA TRA PUBBLICO E PRIVATO - LETTERA Italia Oggi 06/03/2015 LAZIO, 76,5 MLN EURO PER L'EDILIZIA SCOLASTICA il Messaggero 06/03/2015 "IL PROF NON SA INSEGNARE" LICENZIATO PER DEMERITO il Messaggero 06/03/2015 RENZI: PER I PRECARI NON ESCLUDO IL DECRETO il Giornale 06/03/2015 LA SINISTRA CHE TIFA PER L'ISIS: "ILLEGALI LE BENEDIZIONI DI

PASQUA" Avvenire 06/03/2015 SCUOLA, MISTERO SUI PRECARI Cronache del Garantista 06/03/2015 LA SCUOLA DI RENZI: L'UNICA COSA BUONA E' CHE NON C'E'

ANCORA il Venerdi' (la Repubblica) 06/03/2015 SCUOLA E GENITORI, A CIASCUNO I SUOI COMPITI la Gazzetta del Mezzogiorno 06/03/2015 IL PREMIER: LA BOLDRINI ESCE DAL SUO PERIMETRO Roma 06/03/2015 DIGITALE, AL VIA GARA DI IDEE Corriere della Sera 06/03/2015 UNIVERSITARI SUL SET, RISATE CONTRO LA CRISI la Stampa 06/03/2015 IL CASO DELL' ETERNIT DI CASALE OGGI ALL'UNIVERSITA' DI

TORINO Italia Oggi 06/03/2015 PUNTURE DI SPILLO il Tempo 06/03/2015 "LIBRI COME" SI FA IN CENTO EVENTI Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 06/03/2015 EXPO, STRAORDINARI PER 1.800 FORESTALI il Sole 24 Ore 06/03/2015 SUBORDINATO IL PENSIONATO "TUTOR" il Sole 24 Ore 06/03/2015 TUTELE CRESCENTI, L'ORA DELL'AVVIO Corriere della Sera 06/03/2015 IL PREMIER E LE CRITICHE DI BOLDRINI: VA FUORI DAL PERIMETRO

ISTITUZIONALE la Repubblica 06/03/2015 Int. a L.Di maio: "IL DIALOGO SAREBBE POSSIBILE MA IL PREMIER SE

NE FREGA DEL REDDITO DI CITTADINANZA" MF - Milano Finanza 06/03/2015 FONDI PENSIONE, ALLARME PORTABILITA' l'Espresso 12/03/2015 IL JOBS ACT CI PROVA COI CHIMICI Giorno/Resto/Nazione 06/03/2015 STATALI, ARRIVA IL "TAGLIA DECRETI" OBIETTIVO: SBLOCCARE LE

LEGGI Il Secolo XIX 06/03/2015 CON LA RIVOLUZIONE 730 CHI SI RIVOLGE AI CAF E' A RISCHIO

STANGATA Il Secolo XIX 06/03/2015 PREVIDENZA FACILE Corriere della Sera 06/03/2015 INTERNET, IL GOVERNO CAMBIA IL PIANO Corriere della Sera 06/03/2015 POPOLARI, ARRIVA IL TETTO DI VOTO AL 5%

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scatti di anzianità. Nel 2013 in Italia risultava disoccupato il 13, 1 % delle donne contro 1'11,5% degli uomini. Cifre che hanno 'regalato' al Belpaese la 22esima posizione in Europa: la Germania è al primo posto col 4,9% di disoccupazione femminile (5,5% quella maschile), in basso c'è la Grecia col 31,4 (24,5% la maschile). La precarietà in rosa? Ha il sopravvento su quella maschile in 18 Stati membri su 28. L'Italia è uno di questi, affiancata pure da Svezia , Finlandia e Paesi Bassi . (scorri con il mouse dentro ai grafici per leggere i dati) Il raffronto col nord Europa è emblematico, però, se si considerano le madri lavoratrici analizzate rispetto al numero dei figli. In Danimarca le donne occupate con un solo bambino sono il 73 per cento. Una percentuale che sale se i pargoli sono due (82,6%) e si attesta al 77% se la prole è a quota tre. Svezia , Slovenia , Paesi Bassi e Austria viaggiano tutti e quattro su binari decisamente ampi (con tre figli: la Svezia 75,7%, la Slovenia 70,5%, i Paesi Bassi 63,8%, l'Austria 57,5). L' Italia è tra i fanalini di coda: con un figlio lavora il 57,8% delle donne, con due il 50,9%, con tre soltanto il 35,5 per cento. Numeri più bassi appartengono a Slovacchia , Bulgaria e Ungheria che vanno a chiudere la classifica. Quel che salta agli occhi è che, nei cinque Paesi ai primi posti, le mamme che lavorano con tre bimbi superano sempre e comunque il totale delle lavoratrici italiane con uno. In tutti i casi, poi, l'Italia è sempre al di sotto della media Ue. Che poi sui ruoli chiave - le cosiddette key position sia economiche sia politiche - il gap con gli uomini costituisca un vero e proprio abisso è questione spinosa su cui si continua a dibattere senza però arrivare a centrare l'obiettivo. Su 613 grandi aziende europee quotate in Borsa, ad esempio, in media i presidenti di società sono per il 7% donne e per il 93% uomini, mentre nei cda il rapporto è 20 a 80, a tutto svantaggio delle prime. L' Italia si piazza all'ottavo posto, con solo il 5% di presidenti donne e, complessivamente, il 24% di consiglieri di amministrazione in rosa. Al primo posto c'è la Francia (seguita da Lettonia e Finlandia ), in fondo invece c'è Malta . Discorso analogo se si punta la lente sulla dirigenza. La media Ue è di 21 (donne manager) a 79. Un raffronto che si sbilancia ulteriormente a favore degli uomini se si guarda alla dirigenza senior: 13 a 87. In Italia il medesimo paragone (senior) restituisce un gap ancora più profondo: 8 a 92. Ben al di sopra dello standard europeo si piazza la Francia (33 a 67), mentre Repubblica Ceca, Malta, Cipro e Ungheria si attestano agli ultimi posti. (naviga nella mappa e clicca sui Paesi Ue per visualizzare i dati) LEGGI Quote rosa al top in Norvegia, il Giappone è maglia nera Per quel che riguarda le sole società quotate italiane, un dato in crescita è nel raffronto col passato. Tra il 2008 e il 2014, infatti, complice la normativa, l'incidenza femminile nei cda è passata dal 5,9% al 22,2% (in cifre assolute si è passati da 170 a 520 unità). Vero è che la percentuale più recente è sempre e comunque drammaticamente bassa. Anche spostando lo sguardo altrove, il risultato è davvero poco confortante. Sindacati, media, giudici di Cassazione: i ruoli apicali rimangono saldamente in mano agli uomini. Le organizzazioni dei lavoratori, ad esempio, mostrano una realtà ancora molto al maschile. In un monitoraggio Ue che tiene assieme Cgil, Cisl, Uil, Cida, Ugl, t!@i!@:S'!• Cisal, Confedir, Ciu e Usae , la media europea fornisce questi risultati: per i presidenti, 11% donne e 89% uomini; per i vice, 25% donne e 75% uomini; per i membri degli organi decisionali, 27% donne e 73% uomini; per i direttori generali, 19% donne e 81 % uomini. In tale contesto, l'Italia è messa meglio sui leader assoluti (20% donne, 80% uomini), ma si pone al di sotto nelle altre voci: i vicepresidenti sono 100% uomini, i membri degli organi decisionali sono 18% donne e 82% uomini, i direttori generali sono 20% donne e 80% uomini. Numeri più alti sui presidenti donna appartengono a Regno Unito , Svezia , Slovacchia , Portogallo e Lituania . Un'occhiata alle tv pubbliche europee conferma lo squilibrio. L' Italia è 12esima sui Ventotto con il 100% di dirigenti senior uomini e soltanto il 33% di manager donne. Per la dirigenza senior, la media Ue fornisce un rapporto che è 30 a 70 a tutto vantaggio maschile. Meglio di noi, dunque, fanno Paesi come Bulgaria , Danimarca , Irlanda e Spagna . Finlandia e Regno Unito riescono ad agguantare la parità - Svezia e Lussemburgo

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addirittura a ribaltare il trend - mentre peggio dell'Italia si comportano, tra gli altri, Belgio e Polonia . Ma ancora: in Europa i presidenti di Corte di Cassazione (o equivalenti tali) sono 8 donne e 20 uomini. Quanto ai componenti della medesima Corte, siamo 17esimi con il 74% al maschile. E se sul podio salgono Romania , Bulgaria e Slovacchia (rispettivamente con 1'85%, il 73% e il 57% di quote rosa contro una media Ue che consegna alle donne non più del 37 per cento), in basso ci sono Spagna (12% donne), Portogallo (12%) e Regno Unito (8 per cento). Tra i tasti dolenti di sempre, poi, spicca la politica. In Europa, i capi di governo donna si limitano a quattro unità mentre i capi di Stato si stoppano a quota cinque. Di più: in Italia la presenza femminile a tutti i livelli istituzionali continua - nonostante i passi avanti compiuti, è innegabile - a risultare piuttosto striminzita. Al netto di un commissario europeo italiano ( Federica Mogherini ), di una presidente della Camera ( Laura Boldrini ) e di due vicepresidenti del Senato ( Valeria Fedeli e Linda Lanzillotta ), per il resto il dato numerico femminile è sempre e comunque basso. Ad esempio, al parlamento europeo le donne italiane non esprimono alcun vicepresidente, le nostre deputate rappresentano il 36,9%, le ministre del governo Renzi attualmente sono il 40%, nessuna è viceministro, le sottosegretarie sono appena il 28,57%, alla Camera dei deputati le presidenti di commissione sono il 7,14% contro un 14,29% al Senato, le deputate costituiscono il 30,79% a fronte di un 28,25% di senatrici e un 16,67% di senatrici a vita. Tra premier e capi di Stato, in Europa le donne sono solo nove Navigazione per la galleria fotografica 1 di 9 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Angela Merkel è la cancelliera tedesca. In Germania , le donne in parlamento sono il 36% mentre quelle al governo si fermano al 26,6 per cento. Angela Merkel è la cancelliera tedesca. In Germania , le donne in parlamento sono il 36% mentre quelle al governo si fermano al 26,6 per cento. Helle Thorning-Schmidt è capo di governo in Danimarca dove le donne in parlamento sono il 39% e nell'esecutivo rappresentano il 30 per cento. Kolinda Grabar-Kitarovic è il capo di Stato croato. In Croazia le donne in parlamento sono il 26% mentre quelle al governo rappresentano il 20 per cento. La regina Margherita Il di Danimarca (nella foto con il marito, il principe Henrik) è il capo di Stato in un Paese in cui le donne in parlamento sono il 39% e nel governo sono il 30 per cento. Elisabetta Il è la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. In Gran Bretagna le donne in parlamento sono il 23% mentre quelle al governo sono il 12,5 per cento. Dalia Grybauskaité è capo di Stato in Lituania , dove le donne in parlamento sono il 24% mentre quelle al governo sono il 28,5 per cento. Laimdota Straujuma è capo di governo in Lettonia , dove le donne in parlamento sono il 18% e quelle al governo costituiscono il 23 per cento. Ewa Kopazc è la premier polacca. In Polonia le donne in parlamento sono il 24% e quelle al governo sono il 29,4 per cento. Marie Louise Coleiro Preca è capo di Stato a Malta dove le donne in parlamento sono il 16% e quelle al governo sono il 6,7 per cento. [x] Angela Merkel è la cancelliera tedesca. In Germania , le donne in parlamento sono il 36% mentre quelle al governo si fermano al 26,6 per cento. Cifre scarne, certo, che però indicano una direzione se si guarda al grafico storico delle donne in parlamento: nel 1948 erano il 7% a Montecitorio e 1'1,4% al Senato. Col passare degli anni, la situazione cambia (seppur con estrema lentezza): sono 1'8,3% alla Camera e il 4% al Senato nel 1976 e ancora ben al di sotto del 20% nel 2006. Trasformazioni ancora più pigre emergono dallo storico delle donne nei governi italiani, da De Gasperi a Renzi. Sarà necessario attendere il 1976 (con Giulio Andreotti ) per avere la prima donna in un esecutivo ( Tina Anselmi ). E il 1988 per riuscire a contarne due (con Ciriaco De Mita ). Massimo D'Alema nel 1998 ne nominerà 6, idem Romano Prodi e Silvio Berlusconi . La cifra salirà a 7 con Enrico Letta mentre con Matteo Renzi saranno inizialmente 8. (naviga nella mappa e clicca sui Paesi Ue per visualizzare i dati) A seguire ci sono le giunte regionali, dove le presidenti rappresentano il 10%, le vicepresidenti il 33,3%, le donne assessore il 32,4% e le consiglieri il 15,6 per cento. Nei Comuni? I sindaci donna non vanno oltre il 13,27%, gli assessori in

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rosa il 27,5% e le consigliere il 23,2 per cento. Tra le Regioni con più Comuni guidati da donne spiccano I' Emilia Romagna (20,8%), il Veneto (18,3), il Piemonte (17,2) e la Toscana (16,8) . In fondo ci sono Puglia , Sicilia e Campania con percentuali comprese tra il 6 e il 4 per cento. Irrisorie. SPECIALI OPENPOLIS Soldi ai partiti 1 - 2 I Governo Renzi Openbilanci I Donne e politica I Fondi Ue Dati Openpolis, osservatorio civico sulla politica italiana

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Assunzioni, la scelta ai presidi «sindaci»

I dirigenti scolastici po­tranno scegliersigliinsegnanti piùadattiamigliorare iservizie {>Otenziare l'offerta formativa. E l'ipotesi allo studio dei tecnici di Miur e palazzo Chigi, alle prese con la definizione del di­segno di legge di riforma della scuola, atteso martedì10 marzo in Consiglio dei ministri.

L'idea piace al premier, Mat­teoRenzi,chepiùvolteharibat­tezzatoipresidi come"sindaci" o "leader educativi". In pratica, l'organico dell'autonomia (quelsurplusdiprofessorisvin­colato dalle cattedre che l'Ese­cutivo intende realizzare) sa­rebberipartito in "listoni" su ba­se provinciale (o per reti di scuole). Da questi elenchi i pre­sidi potranno poi scegliere, in completa autonomia, gli inse­gnanti più adatti a soddisfare le esigenze dell'istituto. Per i do­centi già in ruolo (che insegna­no cioè una materia) non cam­bierebbe nulla (restano a inse­gnare quella materia -a classi di concorso invariate). L'ipotesi di presentare un ddl, per ora, sembra prevalente. Ma il piano B della decretazione d'urgenza non è del tutto scartato «Se en­tro metà aprile il parlamento non approverà la riforma della scuola, il governo farà un decre­to», ha annunciato il sottose­gretario, Davide Faraone. DI o Ddl, che sia, «la riforma della scuola dovrà essere una e indi­visibile», ha ribattuto Maurizio Sacconi (Ap).

~R!PRODUZ!ONE RISERVATA

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Perché le r~gazze restano indietro di trem~si sulla matematica di Gianna Fregonara

ome mai le ragazze italiane in matematica a 15 anni so­

no mediamente tre mesi indie­tro rispetto ai coetanei? A ren­dere impervio il cammino sco­lastico femminile - per il rap­porto Ocse-Pisa sulle differenze di genere nell'istru­zione - sono due cause: l'an­sia e i genitori. L'ansia di non essere all'altezza le costringe a non mettersi in gioco, a non pensare come uno scienziato. Atteggiamenti invece scontati per i loro coetanei. E le colpe dei genitori? Solo uno su sei pensa che la figlia possa trova­re un lavoro che abbia a che fa­re con scienza o tecnologia.

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MARZO

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Divario di 3 mesi in matematica Le ragazze dietro i compagni L'analisi Ocse-Pisa: si applicano più dei maschi ma sono penalizzate dai pregiudizi «Solo Un papà su sei crede che la figlia possa appassionarsi alle materie scientifiche Così lansia di non essere ali' altezza costringe le studentesse a giocare in difesa»

«Ognuno di noi è un genio - diceva Albert Einstein -ma se giudichi un pesce in ba­se alla sua capacità di arram­picarsi su un albero, passerà tutta la sua vita credendo di essere uno stupido». È più o meno quello che provano la maggior parte delle ragazze italiane: amano la scuola, stu­diano, fanno i compiti, leggo­no con passione o almeno con più passione dei loro coe­tanei, ma quando è ora di di­mostrare le loro capacità si sentono letteralmente come dei pesci fuor d'acqua. E il ri-

sultato è scontato. Che cosa rende gli sforzi

delle ragazze, anche di quelle più studiose e preparate, ina­datti al mondo di oggi, pro­prio mentre i loro coetanei, che fanno meno compiti (tre ore in meno alla settinlana, in media), si distraggono con i videogiochi, non amano leg­$ere se non i fumetti, àna fine ottengono risultati migliori· facendo molta meno fatica? Come mai le ragazze italiane in matematica a quindici anni sono mediamente tre mesi in­dietro rispetto ai loro coeta­nei?

Poiché non sono loro ad es-sere inadatte alla scuola, po-

trebbe essere che la scuola non è adatta alle ragazze. Tut­t'altro: a rendere così imper­vio il cammino scolastico femminile - secondo il rap­porto Ocse-Pisa sulle diffe­renze di genere nell'istruzio­ne pubblicato ieri- sono due cause: l'ansia e i genitori.

L'ansia di non essere all'al­tezza le costringere a giocare in difesa, a non rischiare, a non mettersi in gioco, a non pensare come uno scienziato: atteggiamenti che invece per i loro coetanei, più abituati tra

l'altro à usare i computer (e anche i videogiochj), sono scontati e che risultano vin­centi quando si affrontano in modo empirico materie come quelle scientifiche, la mate­matica in primis.

La sfida mancata In Italia le differenze nel­

l'andamento scolastico tra le ragazze e i loro coetanei sono ancora tra le più accentuate del mondo occidentale. E le difficoltà delle ragazze au­mentano quando il confronto si fa tra gli studenti migliori

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oppure ci si sofferma sui ri­sultati in matematica. ·

<<ln Italia la diffetenza di ge­nere in matematica - spiega Franceséa Borgonovi, econo­mista dell'Ocse-Pisa e consu­lente del ministero dell1stru., zione - è di 24 punti contro una media Ocse di 16 punti; tra gli studenti migliori, la dif­ferenza· è addirittura di 39 punti contro una media di 24 punti. In Paesi come la Finlan­dia non esistono differenze tra ragazzi e ragazze in mate­matica». L'Italia resta indietro

Se sei una ragazza e vivi in .. una famiglia povera sei spac­ciata. Ancora, anche in Italia, anno 2015. Se sei una ragazza che ama molto la scuola, leggi perché ti piace, fai i compiti con diligenza, tutto questo non basta a fare di te una stu­dentessa eccellente: i tuoi compagni faranno comunque megli9. Non c'entra che sul

·piano formale la parità ragaz­zi-ragazze sia stata raggiunta almeno dai tempi della Costi­tuzione.

Gli esperti che hanno ela­borato questa ricerca, intervi­stando oltre 500 mila studenti in tutto il mondo, hanno le idee abbastanza chiare anche sul perché di tale «Spreco» di talenti nel nostro Paese: è col­pa degli stereotipi di genere.

Le «colpe» dei padri I genitori ancora pensano a

carriere diverse per i figli e le figlie. Basta sfogliare i dati: un papà su due crede che il prò­prio figlio (maschio) possa poi trovare un lavoro in ambi­to scientifico-tecnologico, dall'ingegneria alla chimica, mentre lo stesso genitore, di fronte alla domanda su che cosa possa fare sua figlia, sol­tanto in un caso su sei pensa che possa finire con l'appas­sionarsi a materie scientifiche

' ========================= i Il suggerimento

e dunque poi ad un lavoro che abbia a che fare con la scien~a o la tecnologia.

Le manim.e condividono queste scelte, e a dimostrare che i pregiudizi sono difficili da scardinare, il tipo di lavoro della mamma non influenza le scelte delle figli. In più ma­lia «è l'unico Paese dove tali differenze sono particolar­mente accentuate nelle classi socio-economica:ip.ente più

le differenze I ragazzi avvantaggiati dall'attitudine a osare di più e dalla maggiore dimestichezza con computer e videogiochi

svantaggiate», scrivono gli esperti dell'Ocse. Si capisce perché un ragazzo su cinque

Nel rapporto si chiede ai professori di favorire l'autostima delle giovani

. Le ragazze che non raggiungono il livello richiesto dalla scala Pisa in lettura, matematica né scienza (contro il 14% dei ragazzi)

Il confronto In Italia il gap è di 24 punti contro una media Ocse di 16. E tra gli alunni migliori sale addirittura a 39

14o/o Le ragazze che nel 2012 hanno scelto di studiare discipline scientifiche (contro il 39 per cento dei ragazzi)

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pensa di lavorare nell'ambito scientifico e soltanto una ra­gazza su venti, a quindici an­ni, «osa>> immaginarsi in una carriera scientifica: spesso nessuno si occupa del suo «orientamento».

L'occasione ora è cercare di invertire questo circolo vizio­so. E nel rapporto c'è un sug­gerimento preciso: la soluzio­ne è affidata ai professori e al­la scuola. Se si riuscirà a for­mare e preparare docenti capaci di usare metodi didat­tici che includono e favorisco­no l'autostima delle studen­tesse, c'è un ampio margine di miglioramento. È questa una delle sfide vere della scuola, perché «un ragazzo/ a che è re­alizzato nel suo potenziale di studente - scrivono gli esper­ti dell'Ocse - sarà bravo nel suo lavoro e persino innovato­re nella società». L'appunta­mento è al prossimo rapporto, fra tre anni.

Gianna Fregonara ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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COBBIEBE DELLA SEBA.

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la Repubblica Data 06-03-2015 Pagina 36 Foglio 1

Lettere: Via Cristoforo Colombo,90 00147 Roma

o Fax:

06/49822923

" Internet: rubrica.lettere @repubblica.it

La scuola tra pubblico e privato

Caro Augias, la Costituzione dice: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato» (art. 33). Il governo dice: concederemo contributi o sgravi fiscali (oneri per lo Stato) a chi scelga scuole paritarie. Le due cose non vanno d'accordo. La scuola pubblica ha bisogno di

ingenti fondi per garantire perfino l'agibilità (sicurezza) dei locali. Allora gli istituti paritari vanno ignorati? No, anche perché ormai integrano il sistema formativo. Ma un eventuale sostegno andrebbe indirizzato solo alle famiglie con un reddito basso ed equiparato al così detto "contributo volontario", che è diventato obbligatorio per i genitori degli alunni iscritti in scuole pubbliche, per garantire ai figli l'essenziale. Solo così il prevalente criterio di uguaglianza - rimuovendo ostacoli di ordine economico che potrebbero limitarla ( Cost. art. 3) -può scongiurare il divieto di oneri per lo Stato.

Si ripresenta l'annoso problema delle scuole parita­rie (o private). Giorni fa abbiamo pubblicato la let­tera della signora Nazzarena Adamoli che scriv&

va: «si dovrebbe rinunciare al pregiudizio ideologico chedasempreimpedisceunattodigiustiziaafavoredi pluralismo scolastico e libertà di educazione. In Ger­manialescuoleparitariesonotrattatedallo Statocome le pubbliche. Chi pensa che i fondi alle paritarie siano uno spreco e uno schiaffo alla scuola pubblicanonsiren­de conto che il diploma di chi esce da una pubblica o pa­ritaria, avendo lo stesso valore, dovrebbe avere anche lo stesso costo». Alessandro Loppi (minimale@gmail. com) mi ha mandato una risposta alla lettera da cui stralcio: «la signora non sembra rendersi conto che in Germania non c'è l'asfissiante presenza di un Vaticano che non paga lei, Imu,Tasi, immondizia, acqua ed elet­tricità; qui buona parte delle scuole private è gestita di-

Massimo Marnetto- [email protected]

rettamenteomenodalVaticano.Èeticoche,oltreanon pagare quanto sopra, alle scuole del Vaticano si debba­no anche elargire contributi statali?». Pesa ancora una volta la nostra "anormalità". È un dato di fatto che nei test Ocs&Pisa sui quindicenni, gli allievi delle scuole private appaiono più deboli, con più bocciati e comun­que con un punteggio più basso. Appare ragionevole l'opinione del profDaniele Checchi (Economia alla Sta­tale Milano) che definisce un errore concedere sgravi o aiutiallescuoleprivate:«Laparitàditrattamentoècor­retta quando manca il servizio pubblico. Esempio: le scuole per l'infanzia. Per le altre scuole invece è giusto che chi sceglie un servizio diverso paghi un costo ag­giuntivo». P.S. Pare che leventuale contributo si chiamerà school bonus; il provincialismo, dopo ilJobsAct, continua.

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MESSA IN SICUREZZA

Lazio, 76,5 mln € per l'edilizia scolastica La Regione Lazio ha destinato la somma di oltre 76,5 milioni di euro per l'attuazione del «Programma straordinario di interven­ti per il recupero e la messa in sicurezza dell'edilizia scolastica» di cui alla dgr n. 42 del 10/0212015. Gli enti locali potranno finanziare interventi di recupero e mesS/1 in sicurezza di edifici scolastici, esclusj­vamente in edifici di proprietà pubblic~; gli interventi di manutenzione ordinària e l'acquisto di mobilia e strumentazione non potranno superare il 10% del contributo concesso dalla Regione Lazio Il contributo richiesto sarà finalizzato alla realizzazio­ne complessiva dell'intervento o di un lotto funzionale dello stesso. Ciascun ente loca­le dovrà presentare, per ogni intervento, una distinta domanda di contributo e potrà comunque presentare più domande. Il con­tributo potrà coprire fino al 100% della spe­sa ammissibile. Nel caso in cui l'intervento avesse un importo superiore al contributo concesso ed essendo impossibile fare un lotto funzionale, l'Ente attuatore potrà intervenire con proprio cofinanziamento. Le erogazioni saranno corrisposte agli Enti per il 5% all'atto della determinazione di concessione formale del finanziamento ed impegno di spesa, da utilizzare per le spe­se di progettazione e di espletamento delle procedure di gara, e per i successivi acconti saranno erogati alla effettiva realizzazione della relaiiva fonte di finanziamento. Gli Enti locali dovranno presentare la doman­da, a pena di inammissibilità, entro e non oltre il 26 marzo 2015, mediante invio di posta certificata al seguente indirizzo: in­[email protected].

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Il prof licenziato per demerito:

• non sa insegnare """A Treviso dopo le proteste di studenti e genitori ...,Il preside: sbaglia chi pensava non si potesse fare

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ROMA Un professore dell'istitu- di Treviso è stato licenziato L'immissione in ruolo del do­to superiore Einaudi-Scarpa per non aver saputo svolgere cente risale al 2007. L'anno di Montebelluna, in provincia al meglio il proprio lavoro. scorso studenti e genitori han-

no iniziato a inviare al preside le prime segnalazioni sulle in­cogruenze nei voti dati agli studenti.

Mozzetti a pag.14

«Il prof non sa insegnare» Licenziato per demerito ~Di ruolo, perde il posto per "incapacità didattica". Caso quasi inedito nella scuola

~Allarme dei sindacati: «Con la riforma docenti mandati a casa arbitrariamente»

Il CASO ROMA Licenziato per non aver sa­puto svolgere al meglio il proprio lavoro. Finisce alla porta un pro­fessore dell'istituto superiore Ei­naudi-Scarpa di Montebelluna, in provincia di Treviso, e scoppia il caso nazionale. Non si tratta, infat­ti, di un docente precario né di un supplente ma di un insegnante con cattedra, cui la scuola ha con­testato la capacità didattica. Sem­brerebbe essere il primo caso, o comunque un caso rarissimo, in cui un docente di ruolo perde il po­sto di lavoro perché si è valutato che non sa insegnare. I sindacati e le associazioni di categoria, in pri­mis l'Associazione nazionale pre­sidi, faticano a ricordare episodi analoghi, e non perché manchino docenti che non compiono bene il proprio lavoro. Si può togliere il posto più facilmente a chi offende

o minaccia un collega, il difficile viene nel dimostrare in un'aula di tribunale, quando quel docente ac­cusato di imperizia ricorre alla magistratura, che ·non si riesce davvero a spiegare Platone. Stan­do alle stime, nelle scuole pubbli­che italiane su oltre 650mila do­centi di ruolo, il 3% (22mila docen­ti) sono inadeguati.

TREVISO Il caso di Treviso con molta proba­bilità è destinato a "far scuola", perché spiana la strada a una serie di procedimenti finora tenuti in si­lenzio. Risale al 2007 l'immissio­ne in ruolo del docente licenziato per una cattedra di educazione tecnica. L'anno scorso studenti e i genitori iniziano a inviare le pri­me segnalazioni al preside del­l'istituto, Gianni Madallon. L'accu­sa mossa è quella di valutazioni in­congruenti da parte dell'insegnàn­te: voti molti bassi in verifiche giu­ste e giudizi altisonanti, invece, per compiti sbagliati. Il dirigente

dell'istituto superiore avvisa l'uffi­cio scolastico regionale che, da parte sua, invia degli ispettori per verificare il lavoro del docente. Un iter durato sei mesi, con l'arrivo al licenziamento lo scorso autunno. «Di solito si pensa che licenziare nella scuola sia impossibile, ma non è così», ha commentato il pre­side.

Casi analoghi? Praticamente inesistenti. Si ricorda la storia di un'insegnate di Padova che, nel 1987, perse il lavoro per lo stesso motivo. Fece ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, che le diedero torto, ma nel frattempo l'insegna­te era morta.

Gli insegnanti alle prime armi, possono essere rimossi dall'incari­co e non ottenere, dunque, una cattedra, se alla fine del secondo anno di prova la scuola evidenzia delle incapacità didattiche ma è difficile imbattersi in licenziamen­ti per chi una cattedra l'ha ottenu­ta da tempo e soprattutto per moti­vi legati al suo modo di insegnare.

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Le rimozioni dal posto di lavoro so il contratto nazionale di lavoro scolastico più ingenti riguardano per gli insegnanti. Si va dal Testo quelle per motivi disciplinari e Unico sulle disposizioni legislati­vanno dalle assenze ingiustificate ve in materia d'istruzione del 1994 da scuola all'offesa di colleghi o al decreto legge 150/2009, firmato studenti fino a tutti i reati previsti dall'ex ministro della pubblica dal codice penale. Stando agli ulti- amministrazione, Renato Brunet­mi dati disponibili e raccolti dal ta. L'iter che le scuole compiono è ministero dell'Istruzione, le rimo- lo stesso di quello seguito dall'isti­zioni dall'incarico - per sole ina- tuto superiore di Treviso. Tutta­dempienze disciplinari - nell'an- via, al netto di un percorso norma­no scolastico 2012/2013 hanno in- tivo chiaro, i sindacati temono ora teressato 24 docenti di ruolo e 5 l'effetto del disegno di legge sulla precari. Buona scuola.

LE LEGGI LE PERPLESSITA' Ma quali sono le norme che rego- Tra i punti della riforma c'è, infat­lano i licenziamenti per i professo- ti, quello della valutazione per il ri? Diverse, e in tutte è prevista an- corpo docente che peserà per ben che la rimozione dall'incarico per il 70% sugli scatti salariali. «La va­inadempienza didattica, compre- lutazione - spiega il segretario na-

LA VICENDA IN UN ISTITUTO DI TREVISO Il PRESIDE: «SI PENSA CHE f ARE QUESTE COSE SI~ IMPQSSIBILE MA NON E COSln

IL PRECEDENTE DI UNA INSEGNANTE ESPULSA CHE FECE RICORSO: RIMOZIONE CONFERMATA, MA LEI ORMAI ERA MORTA

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zionale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo - per come è stata pre­sentata finora dal Governo, segui­rà dei criteri molto discrezionali e poco oggettivi perché mancano dei parametri, affidando il giudi­zio sull'operato di un insegnante al preside, a due docenti mentor e a uno di staff». «Si vuole migliora­re la scuola ma si rischia l'effetto contrario - prosegue Pantaleo -dando il via a valutazioni e possibi­li procedimenti· basati sull'onda dell'emotività». «Questa scelta in­vece che affinare le potenzialità dell'istruzione italiana - conclude un segretario - potrebbe generare un meccanismo che priverebbe qualsiasi docente anche delle più basilari tutele contrattuali».

Camillà Mozzetti ©RIPRODUZIONE RISERVATA

I I lic~nziameJ.IH per motivi ~!~cipli~a~i __ ........ ~-·-1 • Docenti di ruolo • Docenti precari

INFANZIA E ELEMENTARI -MEDIE -SUPERIORI

IMfW ISTITUTI TECNICI -TOTALE

1•t• l Qati Miur-Anno scolastico 2012-2013

Cmne si può perdere il posto Rapporto risolto per indisciplina o per incapacità

O Il docente fallisce per due volte l'anno di prova

Un insegnante può essere licenziato dalla sua amministrazione quando esiste una giusta causa, come tutti i Lavoratori dipendenti italiani. La giusta causa consiste di solito in gravi e ripetute infrazioni disciplinari. È previsto anche il licenziamento per manifesta incapacità didattica, ma questo tipo di provvedimento non viene praticamente mai adottato.

Più frequente invece il caso di docenti che perdono il posto perché giudicati inadeguati durante il Loro periodo di prova. Ogni insegnante infatti, al termine del primo anno di assunzione, deve superare il giudizio di un nucleo di valutazione. Se per due anni consecutivi viene bocciato, perde il posto senza poter neanche rientrare nelle graduatorie dei precari.

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Le assunzioni

Renzi: per i precari non escludo n decreto «Ci sono sei mesi prima di assumere i precari, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto». Lo afferma Matteo Renzi in un'intervista pubblicata sull'Espresso, riaprendo così la questione di adottare un decreto per far entrare in vigore almeno una parte delle nuove norme previste dalla riforma in preparazione. Il problema, come è noto, riguarda in particolare l'assunzione a tempo indeterminato dei precari. Una procedura che, avvertono i tecnici, richiede diversi mesi e già ora potrebbe essere troppo tardi per arrivare in tempo all'appuntamento con l'inizio del prossimo anno scolastico. La decisione dovrebbe essere presa nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo. Il premier torna poi sulle polemiche dei giorni scorsi. «Mettiamoci d'accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere».

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DELIRIO LAICISTA

La sinistra che tifa per l'lsis: «Illegali le benedizioni di Pasqua» A Bologna undici docenti hanno fatto ricorso al Tar contro l'acqua santa nelle aule di Camilla Langane

a perché chi non crede in Cristo morto e risor­to a Pasqua e Pasquet­

ta non lavora o non vaa scuola? Pasqua è una festa religiosa, una festa cristiana, per la preci­sione. E anche la domenica è

una festa cristiana: non per nul­la venne abolitadall' anticristia­na rivoluzione francese che, suddividendo il mese in decadi anziché in settimane, aveva an­chetrovato il modo di far lavora­re la gente di più. I nuovi ( ... )

segue a pagina 111

OFFENSIVA LAICISTA A Bologna iniziativa senza precedenti

Quei professori indiavolati che denunciano l'acqua santa Undici insegnanti hanno fatto ricorso al Tar contro la benedizione delle aule deliberata dall'istituto. Una mossa degna deifanatici del Califfato

di Camilla Langane dalla prima pagina

( ... )giacobini, che stavolta so­no a Bologna e non a Parigi, so­no invece dei pelandroni: non hanno la minima intenzione di lavorare o studiare di più, vo­gliono semplicemente gabba­re lo santo. Vogliono la Pasqua senza Cristo e pertanto senza benedizioni a scuola. Solo uo­va di cioccolato, colombe e scampagnate. Solo consumi­smo senza la benché minima distrazione spirituale, non sia

mai che a qualcuno venga in noi. Poi dicono che in Italia la mente di riflettere sul senso di giustizia ha tempi biblici ... Se ciòchefa.Lastoriaèabbastan- gli italiani smettessero di fare za semplice: a febbraio alcuni causa con la stessa facilità con parroci del capoluogo emilia- cui comprano un telefonino no hanno proposto di benedire nuovo forse i processi davvero alcuni «plessi scolastici» (si importanti verrebbero smaltiti chiamano così), undici inse- un po' più rapidamente. E poi, gnanti e sette genitori al solo e poi, come mai nella pattuglia sentir nominare l'acqua santa ateista gli insegnanti sono più hannodatoinscalmane,ilcon- dei genitori? Eppure i genitori sigliodiistitutosièriunitoauto- che gravitano intorno a una rizzando a maggioranza la be- scuola, coinvolti attraverso i nedizione ed eccoci a marzo propri figli, sono più numerosi coi nemici dell'aspersorio che degli insegnanti che ci lavora­fannoricorso al Tar. Mi vengo- no. Delle due l'una: o igenitori no innanzitutto in mente delle sono nel complesso dei mene­considerazionilaterali, pensi e- freghisti oppure sono nel com­ri un po' meschini tipo: ma chi plesso più realisti, magari atei lo pagai' avvocato? I genitori ei o agnostici o buddisti o non so docenti? Tutti i contribuenti? cosa e però consapevoli che al­Disicuroilgiudicechepronun- la loro prole una benedizione cerà la sentenza lo paghiamo male non può fare. Mentre il

corpo docente è ad alta infesta­zione ideologica e facilmente producegruppicomequelloat­tivo a Bologna, il Comitato Scuola e Costituzione capace di affermare che «le benedizio­ni non costituiscono attività di­dattica o culturale», come se la Bibbia di Salomone, San Luca e San Matteo (sono questi alcuni degli autori citati nelle benedi­zioni scolastiche) avesse un va­lore culturale nullo rispetto al­la pregiata carta compilata a fi­ne anni' 40daTogliattieDosset­ti. Trovate un'altra scusa, maga­ri.

Si può solo sperare che dalle parti del Califfato, siccome im -pegnatissimi a rapire, stupra­re, bruciare, decapitare, non vengano a conoscenza della co­sa. Perché il Califfo, anche lui

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il Giornale Data 06-03-2015 Pagina 1 Foglio 2 / 2

fermamente contrario alle be- no davvero in quanto scritto laniata dai contrasti interni e care spiritualmente lo spazio nedizioni date «nel nome del nel loro libro sacro: «Uccidete da diatribe inutili come quella pubblico italiano, preparando Padre e del Figlio e dello Spirito gli idolatri ovunque li troviate, sul proverbiale sesso degli an- il terreno, siccome la natura Santo», potrebbe pensare di prendeteli, circondateli, appo- geli. Chi non crede in Cristo umananontolleravuotidisen­avere a disposizione una quin- stateli ovunque in imboscate». morto e risorto, a Pasqua e Pa- so, all'invasione di una religio­ta colonna sotto le due Torri. AlloraanzichésuRomapotreb- squettasepropriononvuolela- nechealpostodellaCostituzio­Anzi una sesta perché la quinta be decidere di puntare subito varare o andare a scuola che al- ne non vede l'ora di mettere la probabilmente esiste già, quel- su una Bologna simile alla Bi- meno non ostacoli la fede al- sharia, e in talcaso buonanotte ladeicoranistilocalichecredo- sanzio assediata dai turchi, di- trui. Chenoninsistaadesertifi- a Togliatti, a Dossetti, e al Tar.

Adesso chi non crede in Cristo vuol vietare la fede agli altri

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Scuola, mistero sui precari MIIANO segnantidiruoloenonavesselamaturitàdicom­

prendere che la riforma va fatta entro quella sca -denza, siamo pronti a giocare la carta del decre­

I n attesa del Consiglio dei ministri di martedì, chedovrebbedareilviali-bera ai provvedimenti le- _________ _

to legge per l'assunzione dei precari e della legge de­lega per altri temi che pos­sono essere trattati con tempi un po' più lunghi». D'accordo su questa stra­tegia si è detto l'ex-segreta -rio del Partito democrati­co, Pierluigi Bersani. «Da­vanti al tema della stabiliz­zazione dei precari - ha di-

gislativi sulla Buona scuola, continua il balletto di cifre del­le assunzioni dei precari. Se­condo il progetto originario, presentato a settembre, do­vevano essere l 48mila, poi di­ventate 180mila (entro il 2018), stando a recenti di­chiarazioni del ministro dell'I­struzione, Stefania Giannini. Adesso, è la denuncia di ieri

In attesa delle norme sulla «Buona scuola» resta il

balletto di cifre. Faraone: «Se parlamento immobile,

faremo decreto legge» chiarato - nessuno avreb­be da obiettare, in alcun

del sindacato autonomoAnief, sembrerebbe che, a settembre, i precari assunti saranno soltanto 35rnila, cifra che, se confermata, si limiterebbe, come ogni anno, a garantire il semplice turn o­ver delle cattedre. Tutte le altre assunzioni slitte-

modo, sul ricorso alla decretazione di urgenza. Su questo punto occorre arrivare al risultato, al­meno sul tema specifico dei precari».

rebbero al 2016. «È sempre più evidente che questo Governo è in confusione: se questa ipotesi dovesse tradursi in realtà, infatti, avremmo assistito solo a un gran -de bluffo, attacca il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico, ricordando la sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha ordinato all'Italia di as­sumere a tempo indeterminato tutti i precari del­la scuola con almeno 36 mesi di servizio. Questa sentenza ha già provocato una grande quantità di ricorsi ai giudici del lavoro, che hanno ordinato diverse assunzioni con relativi e sostanziosi ri­sarcimenti danni. «Se si persevera con questa politica - aggiunge Pacifico-il costo per l'erario sarà altissimo: con­siderando che ogni supplente viene indenniz­zato con cifre che vanno dai 35mila ai 50mila eu -ro è evidente che più alto è il numero delle man­cate assunzioni, più l'amministrazione scolasti­ca si esporrà al pericolo di condanne. Siamo nel-1' ordine di 2, forse anche 3 miliardi di euro». Intanto, dopo la decisione di rinunciare al de­creto legge, il Governo lancia un ultimatum al Parlamento: se entro metà aprile non approverà la riforma, l'esecutivo procederà per decreto. «Se dovesse perdere tempo - ha detto il sottosegre­tario Davide Faraone - e non ci dovesse con­sentire di assumere gli insegnanti precari in in-

Paolo Ferrario © RIPRODUZIONE RISERVATA

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I Giiraiitfsta La scuola di Renzi: l'unica cosa buona è che non c'è ancora

di Giuseppe Candido

Qualcuno ha capito perché Renzi, lunedì 2 marzo, do­po aver detto alle 18 che

per il decreto legge sulla scuola era tutto apposto, che tutto filava li­scio, neanche tre ore dopo, alle 20:45, ha fatto sapere che la rifor­ma della scuola non si sarebbe fat­ta per decreto d'urgenza ma si sa­rebbe seguito l'iter parlamentare del disegno di legge? In soldoni: Qualcuno ha capito perché, all'ul­timo momento, sia saltata la rifor­ma della "Buona Scuola"? O vo­gliamo davvero dirci che Renzi si sia ravveduto tutto d'un colpo? «Mi dicono: fai solo decreti, sei un dittatore, rispetta i parlamentari. E io li rispetto», pare abbia detto mentre annunciava l'ennesimo rinvio. «Ora capiremo se, con il lo­ro contributo, riusciamo a garanti­re le assunzioni prima del nuovo anno scolastico». Casomai, ha ag­giunto il premier, «siamo sempre in tempo a fare un decreto. Vedia­mo se è necessario». Secondo Costituzione, «Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che ab­biano valore di legge ordinaria. Quando in casi straordinari di ne­cessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con for­za di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riu­niscono entro cinque giorni. I de­creti perdono efficacia sin dall'ini­zio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rap­porti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti». Solo in questi casi e a queste con­dizioni il Governo - da Costituzio­ne - può emanare decreti in forza di leggi. Un disegno di legge è un atto parlamentare che, a differenza del decreto legge del governo pre­visto dall'articolo 77 della Costitu­zione, deve essere discusso e ap-

provato dal Parlamento. Quindi, se la si mette così, se cioè si lega in­dissolubilmente capre e cavoli, la riforma della carriera e dello stato giuridico-contrattuale dei docenti, con l'urgente assunzione dei pre­cari, è chiaro che il Parlamento non sarà in grado di garantire, per il prossimo anno scolastico, l'as­sunzione dei precari che la senten­za della Corte di giustizia europea dello scorso 26 novembre ha riba­dito essere un obbligo per il gover­no italiano e che, quindi, è cosa che riveste carattere di "necessità e urgenza". E Renzi sarà "costretto", quasi verrebbe da dire poverino, a fare un bel decreto-legge. Ma perché Renzi, dal decreto ha fatto questa repentina sterzata verso il dise­gno di legge che ha lasciato basi­ti tutti, compreso il ministro del­l'Istruzione? Pochi editorialisti hanno notato, soprattutto nei retroscena, i "dub­bi del Quirinale". Quirinale dove oggi siede il presidente Sergio Mat­tarella che di Costituzione e di co­stituzionalità sulla decretazione d'urgenza ne conosce abbastanza essendo stato giudice costituziona­le fino a prima di essere eletto alla presidenza della Repubblica. An­che Stefano Folli si accorge - mer­coledì 4 - che quello sulla scuola di Renzi non è un passo di "saggez­za", ma è legato - scrive Folli - «ad altri problemi che impongono di

rivedere il testo». "Coperture fi­nanziarie" mancanti? Difficoltà pratiche per individuare criteri certi per stabilire chi ha diritto ad essere assunto? Nessuno ha spie­gato perché Mattarella abbia posto, di fronte al decreto legge sulla Buo­na Scuola, i suoi dubbi. Eppure questa sarebbe notizia eclatante, di apertura, e non da retroscena. E ne­anche l'attento Folli, nel suo "Pun­to", è riuscito a spiegare e a spie­garsi il perché il premier, che cer­to sa bene usare e imporre la decre­tazione d'urgenza, questa volta ab­bia scelto la via sicuramente più lenta del disegno di legge, stante l'urgenza dei precari e la necessità di evitare una valanga di ricorsi. Dopo le consultazioni online sul

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testo "la Buona Scuola", il decreto legge che Renzi avrebbe voluto portare in Consiglio dei ministri martedì 3 marzo stava per contene­re sia l'assunzione degli oltre 100.000 precari, che è cosa assai urgente, urgentissima e lo chiede la Corte di Giustizia europea, sia la riforma della carriera, delle retri­buzioni d'anzianità e dello stato giuridico degli insegnanti. «Un polpettone giuridico mostruo­so». E così che l'ha definito Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda insegnanti, che ne ha visto la bozza diffusa da Pa­lazzo Chigi lunedì 2 marzo nel po­meriggio. Perché, in realtà, la ne­cessità di decretazione d'urgenza sussiste solo per l'assunzione dei precari, ma non c'azzecca nulla con tutto il resto. Per capire davvero cosa è successo occorre fare un passo indietro. Pri­ma della sterzata verso il disegno di legge e quando ancora per Ren­zi sul decreto della "Buona Scuo­la" filava tutto liscio. Domenica 1 marzo, il prof. Di Meglio ha invia­to un messaggio al Capo dello Sta­to per chiedergli di "intervenire" per fermare quello che ha definito «un atto di prepotenza nei con­fronti degli insegnanti e delle Isti­tuzioni parlamentari». Scrive Di Meglio al Presidente: «Si fanno sempre più insistenti le vo­ci circa l'intenzione del Governo di varare un corposo decreto legge, nel Consiglio dei Ministri di mar­tedì prossimo (3 marzo, ndr), con il quale non solo si provvederebbe alla stabilizzazione dei docenti precari, ma si interverrebbe sullo stato giuridico e contrattuale degli insegnanti e sull'amministrazione delle scuole. L'articolo 77 della Co­stituzione è molto chiaro, riservan­do i decreti del Governo a "casi straordinari di necessità e urgen­za": sicuramente regolamentare la carriera degli insegnanti, la loro re­tribuzione e il loro stato giuridico non può rientrare nella previsione di necessità e urgenza. Le chiedo, pertanto, un urgente intervento che eviti questo atto di prepotenza sugli insegnanti e sulle Istituzioni parlamentari».

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GiraDttsta Data 06-03-2015 Pagina 22 Foglio 2 / 2

E dopo questo messaggio che, se- quel decreto che oltre a prevedere proprio detto: così com'é non lo condo chi scrive, il presidente del- l'assunzione dei precari, avrebbe firmo. L'unica cosa che Renzi po­la Repubblica, anche a rischio di rivoluzionato e in negativo lo stato trebbe e dovrebbe fare d'urgenza è far fare a Renzi una figuraccia, ha giuridico dei docenti e la scuola un decreto per la sola assunzione deciso di porre i suoi "dubbi" a stessa. Anzi, secondo me, gli ha dei precari reperendo i fondi non

dal blocco degli scatti ma da un'al­tra parte.

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SUPPLEMENTO DE

la Repubblica

SCUOLA E GENITORI, A CIASCUNO I SUOI COMPITI

Giungono alle mie orecchie, di tanto in tanto, i sospiri e le sofferenze di amici e colleghi i cui figli vanno a scuola,

e le loro sofferenze mi riportano alla memoria i tempi ormai lontani (quanto lontani ... ) in cui a scuola andavo io. Altri tempi, altra mentalità. Apprendo da quel che leg­go nei giornali, e da quanto confermano gli amici in que­stione. che gli insegnanti, oggidì, si aspettano la collabo­razione dei genitori. Interessante. Ma ai miei tempi non succedeva. Dei miei genitori posso solo parlare bene: erano affettuosi, ed erano contenti se portavo a casa buoni voti. Ma non si immischiavano nelle mie faccende. E se per un eccesso di entusiamo, quando mi capitava di studiare una poesia con versi che mi colpivano, che so, I famosi cipressi di Bolgheri alti e schietti (ricordo bene?), o Ei fu, siccome immobile, e glieli recitavo, mi ascoltava­no con pazienza. Ma le faccende fra me, gli insegnanti e i poeti si aspettavano che le sbiigassi per conto mio.

Continuo coi ricordi. Finite le scuole, sono an­dato per qualche anno a Londra. Ebbene: posso assicu­rare che i genitori, in quel Paese erano lasciati in pace più ancora che da noi. Ecco un racconto che mi ha colpito: i ricordi di infanzia, niente meno, che di Churchill, il gran­de Winston. Se non li avete letti, ve li raccomando calda­mente. Aveva sette o otto anni, se ricordo bene, quando la madre lo portò in collegio. Per lasciarcelo ovviamente, fino a quando non fosse giunto il tempo delle vacanze. E lui ricorda nelle sue memorie (My early Lite) il rumore sulla ghiaia dell'automobile di mamma, che si allontana­va. Per qualche mese ... Non credo proprio che i genitori dei ragazzi inglesi fossero allora, o siano adesso, pronti a sorvegliare i figli quando imparano le declinazioni latine, e i ragazzi vorrebbero porre tante domande («ma quando mai chiedeva allora il piccolo Winston - serve il vocativo di rosa, rnsae? Sì parla mai con le rose?». Nonostante tutto, e nonostante il fatto che i genitori comparissero solo durante le feste, nel caso di Churchill e di tanti altri, nonostante tutto, i ragazzi crescono bene.

Separazione dei compiti e delle funzioni: se i genitori allevano, e gli inseganti insegnano, mi sem­bra che siamo sulla buona strada.

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Data 06-03-2015 Pagina 9 Foglio 1

SCUOLA, IL MIUR LANCIA IL 1° MEETING DI ESPERTI INFORMATICI

Digitale, al via gara di idee ROMA.Avanza la rivoluzione di­gitale e dell'innovazione nella scuola italiana. E arriva il primo hackaton (un meeting idi hackers ed esperti di informatica) per sti­molare l'attitudine all'imprendito­rialità dei giovani. Battezzato H­Ack school@ gec20l5, il primo hackaton della scuola italiana "da grande voglio fare ... l'innovatore!" è promosso dal Ministero del­l'Istruzione, in collaborazione con Meta-Group e H-Farm. «Con La Buona Scuola stiamo rimettendo gli studenti e i docenti al centro della scuola. Stiamo aggiornando l'offerta formativa per costruire un sistema scolastico in grado di pre­parare al futuro» afferma la titola­re del Miur Stefania Giannini. H-Ack School si terrà il l 7 e l 8 marzo, sarà, sottolinea il Miur, «Una gara di idee che vede prota­gonisti gli studenti». A sostenere il primo "raduno" de­gli informatici mirato alla scuola italiana sono H-Farm, la piattafor­ma digitale nata con l'obiettivo di

aiutare neo imprenditori nel lan­cio di iniziative nel settore digi­tal/It, e Meta Group, gruppo inter­nazionale da sempre dedito alla creazione e alla crescita di impre­se ad alta intensità di conoscenza. Obiettivo di H-Ack School è sti­molare l'attitudine all'imprendito­rialità dei ragazzi italiani, genera­re in loro maggiore fiducia nelle proprie capacità e idee. Ma anche misurarli su sfide legate al design di soluzioni digitali e al loro mar­keting. I partecipanti avranno la possibilità di lavorare fianco a fian­co con i maggiori esperti mondia-

li di startup e impresa. H-Ack School sarà una due giorni di la­voro in cui i ragazzi dovranno la­vorare a soluzioni volte a favorire la digitalizzazione degli strumen­ti didattici e contribuire alla sem­plificazione dei processi interni al­le scuole. I progetti presentati, po­tranno riguardare, spiega il Miur, qualunque tema legato al Pia­no #LaBuonaScuola, come ad esempio alternanza, scuola-lavo­ro, scuole aperte, laboratori, nuo­ve alfabetizzazioni, pensiero com­putazionale, coinvolgimento su Expo20l5.

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COBBIEBE DELLA SEBA Pagina 49 Foglio 1

I Universitari sul set, risate contro la crisi [ Una generazione di ventellilÌ combattivi nella commedia «Fino a qui tutto bene», già pr~miata a Roma

ROMA «Cominciare ad essere miracolo» vola basso il regista. rassegnati a vent'anni non è un Qµella dedica sui titoli di coda buqn punto di partenza. Non «a chi continua a remare» è di­puoi avere certezze? O 'non fai retta ai ventenni che non han­nulla e ti arrendi o punti 'sem- no~intenzione di arrendersi alla pre più in alto». Sono state ri- crisi e rilanciano («Soprattutto poste come questa a convince- alle ragazze che sono le più co­re Roan Johnson a cambiare raggiose» ). Ma anche a se stes­programma. L'università di Pi- so e alla sua compagna, la sce­sa gli aveva co]Dlllissionato un neggiatrice Olivia Madeddu documentario sui 50 mila stu- che ha trovato l'idea per tra­denti dell'ateneo, di cui alme- sformare la materia del doc in no un terzo fuori sede. «Ma un film di finzione. «E a tutti quella voglia di non arrendersi quelli che ci hanno seguito in che ci hanno trasmesso i ragaz- questo progetto garibaldino». zi intervistati ei ha contagiato». La vicenda è condensata in Ne è uscito un film, Fino a qui tre giorni. Quelli in cui quattro tutto bene (in uscita il prossi- fuorisede (Alessio Vassallo, Sil­mo 19 marzo per Microcinema), via D'Amico, Guglielmo Favilla che all'ultimo Roma Film Fest e Melissa Anna Bartolini) e un ha vinto il premio del pubblico pisano (Paolo Cioni, già con Bnl e promette di diventare un Johnson in I primi della lista) caso. danno l'addio all'appartamento

L'Ecce bombo di questa ge- dòve hanno convissuto. Stanno nerazione di ventenni qualcu- per uscire dal limbo impegna­no ha azzardato .. «Un piccolo tivomarassicuranteincuihan-

Autore

eRoan Johnson,40 anni, ha girato I primi della Lista e I delitti del Barlume

• 11 lOmarzo all'Apollo di Milano si terrà un'anteprima organizzata da «Corriere Universiday» con Microcinema: per partecipare registrarsi su www.corriere.it /universiday/ eventi

Gruppo Una scena del film in uscita il 19marzo,

. nato come documentario

no diviso notti prima degli esa­mi, amori, speranze, progetti, feste. E anche «lavandini ottu­rati, spese del telefono, file al bagno'al mattino». E memora­bili cene con lo stesso piatto nel menù: <<Pasta col nulla>>. · Non più un gruppo ma «in­

dividui pronti ad affrontare da soli il mare aperto, sapendo di dover rinunciare a qualcosa. Per esempio, andare all'estero anche mettendo in crisi rap­porti d'amore».

Il tutto sullo sfondo una città campus come Pisa, che il regi­sta e Ottavia Madeddu cono­scono bene per averci vissuto e studiato. «Un osservatorio unic co. Arrivano dal nord e dal sud, c'è una mescolanza che in altri centri universitari non c'è». Lo hanno girato nell'agosto scorso nella città deserta. «Non vole­vamo perdere tempo a caccia

del produttore giusto, dei fon­di, seguire le Film Commis­sion. Ci siamo presi il rischio, io ho dovuto.aprire una ditta individuale, Se va male ti porta­no via la casa ... ».

Un film a basso costo (sui 500 mila euro). A parte un ca­rneo di Isabella Ragonese un cast di volti nuovi e freschi. Per ridurre i costi durante le ripre-. se hanno dormito nella casa del film. «Sono stati generosis­simi. Nessuno ha lavorato gra­tis, tutti in· compartecipazione dei ricavi che si spera arrivino. Attenzione, però, non può es­sere una regola>> .avverte John­son che si consid~ra «nipotino di Scarpelli». In settembre gi­rerà il terz9 film, per la prima volta a Romà. «Ma ora penso a questo». Fino a qui tutto bene.

Stefania Ulivi '1!# @sulivi

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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·~ne Luèàhavmto lepri­marie llel Pdin: Campania e. contende-

rà il seggJo da. ;@.~ .. t<ireà. :s.~·. l'etnammotre:dl.v. · .. e . Con buolia paceitlfl~.:obt'i® le modalità attìiatiVe, nonèM i :Th;! :btf,ca è èetta1fie .. una le eon~izioni e le :regole dì,:fi1~$>na- pmònaliià a.gode, da :tempo, di ~rt mento~el Fo~do di ~àì'anzi~ per'l'~- ~a:m:Ieconsenso;J)al!lrunia:nni:aque~

· cessoro:.finanzi~enti;e.delh'\:~ar~ staparte, · · ~aCat\:didar• dello Stato romé prestatòre.di tiltìil\a ;si a.cari osse ui'o8ll:W istanza, da emanare entrò il Si gennaio .• · · · · 2(}15; Tutfu:clò non è:st:atofa.. .itia:S®è • ché il Goverht>pi:msa.phe.f>eì: ìrl- . . . r.$ ia èorsa t av$tfla b~cça siano gcutficlent1 e ;ta:rtatilga. . · .. . . . slidesetwittett Larnaneanzadì·d,1$pti- · · · . 3~:* * <:·> .. / sizioni•ha pesi® indubbiamente stilla Se~ò'8i•~plicas0lo falsa J)arl;en:za delro:Pél'tuim1e. Siamo ·àSiM&. U~~?:I;eìrG~è:riu/

~ìl~fi#,pe;t()~ ehe•gllìtàiiani · ·stiano · :scito Mehtf q\ie$tri(v<>lta.li·fatsiapPfO•. ®ri.ost . ~setè ~ e.dì .ap~ vate una legge~ petsona:in?. • . :P~z~ · · di':~ere·dapar" · .;11 .!fY*· · te·· · · · · per Pet quant1> e~Wo,nista e. sicuro.dì

sé, credìatn:o çhel\laurizìo~dinisi si;ja ormardìiedetidòse .. gli autori dei tiilk.show nofistiano abusando di lui. .. . . ~·· . Provo un senso di vergogna quando

deve constatare cl:ie El~ Fomero è costretta a ì'?plioote t:la sola ad ogni nuovob;i.slrl.todiMattèoSàlVini;Nes•

~ suno alza un dito in. sua difesa.

:ooì!foH~.~·P.oil:~(lmò nonbò~eori.òsciuto:un!lld. tlotr fos~ d,dJel.adro>~/

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*** ·Stan.Qing.nv~~ìl:PerN,'e~allual

·Senatò.JJs~-~~·Ben,JatnID. ,i .. *"'*

Stefania Gi~ imma di «sali· re in'P<>ll,tieà» godett d1 un indisèusSO p:restigil.l :scient~oo~ed e:ra M:agni!iro Rettotiùli unt . , . . Oggi è~dellà . ·... ·one.Per àl'rivare a quella carica non esitò a far wµere"alro~ g'()verJ'lo:~ Scélta.ei\!içà ·~ stetl> tQeM'.an . . i vlì!iòiò~Jr Lasl:la poltro$h4trabhllatol>· dafudurlaà . del I~taP: a1

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All'Auditorium dal 12 al 14 marzo, tra Camilleri e Sandro Veronesi

<<Libri come>> si fa in cento eventi

Scrittore Andrea Camilleri

Per la sesta edizione di «Li­bri come. Festa del Libro e della Lettura», articola­

tadal 12al15marzo all'Audito­rium e promossa dalla Fonda­zione Musica per Roma, a cura di Marino Sinibaldi, con la col­laborazione di Michele De Mieri e Rosa Polacco, è stato scelto come filo conduttore il tema della scuola. Oltre 100 eventi fra conferenze, presen­tazioni di nuove uscite, dialo­ghi, reading, lezioni, mostre e laboratori, inaugurati in Sala Petrassi il 12 marzo alle 21 da Umberto Eco e Marino Sinibal­di nonché seguiti dall'inter­vento del ministro Stefania Giannini, prevedono la parte­cipazione di Emmanuel Car­rère, Maylis de Kerangal, Ja­mes Ellroy, Jhumpa Lahiri,

Pierre Lemaitre, Daniel Pen­nac, Luis Sepùlveda, Zadie Smith per la letteratura inter­nazionale e di Alessandro Ba­ricco, Andrea Camilleri, Fran­cesco Piccolo e Sandro Verone­si per la narrativa italiana. Nell'ambito della manifesta­zione avverrà anche un con­fronto a porte chiuse con il mi­nistro Dario Franceschini, mentre sarà dedicato al valore dell'insegnamento un ciclo di interviste dal titolo «I miei Ma­estri» che coinvolge Umberto Eco, Tullio De Mauro, Andrea Camilleri, Dino Zoff, DaciaMa­raini. Si terranno, inoltre, lezio­ni molto speciali con Roberto Cotroneo, Marco Santagata, Alfonso Berardinelli, Paolo Ru­miz, Melania Mazzucco, Wal­ter Siti, Stefano Bartezzaghi.

«Vogliamo spostare l' attenzio­ne sulla circolazione del libro e sulla sua capacità di parlare al mondo in termini diversi» ha dichiarato Marino Sinibal­di. «Il modo in cui vorremmo parlare di scuola non è solo in quanto luogo dell'istruzione e del rapporto con il libro, ma della trasmissione del sapere come conoscenza e passio­ne». «È un'iniziativa importan­te che si affianca al lavoro delle biblioteche sul territorio per­chéilsettore dellibro in Italia è in sofferenza, ma come diceva Rodari il verbo leggere non sopporta l'imperativo e quin­di il libro va raccontato in una forma che emozioni e affasci­ni» ha precisato l'assessore Giovanna Marinelli.

Tiberia De Matteis

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IL GIORNO iilèso.i.,1 QJiriilllO LA NAZIONE

ROMA

ARRIVA il . così si porrebbe ribattezzare l'emenda·· mento alla di riforma della Pubblica Amministrazione, pre-sentato dal Giorgio Pagliari, d'intesa con il La pro-posta vuol mettere ordine nel grovigHo di rinvii a anuativi, "'"'""L,aum.J via ìnutilL d'intralcio. oltre a

,.un1 11J"'"'"" l'ordinam~mo, non mancherebbero veri e a dire situazioni in cui il richiamo ad ani ammini··

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PIÙ RESPONSABILITÀ LEGALI PER I CENTRI DI ASSISTENZA

Con la rivoluzione 730 chi si rivolge ai Caf è a rischio stangata Il costo delle nuove polizze per pagare gli errori potrà ricadere sul cliente

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CARLO GRAVINA

SEMBRA mettersi pericolosa­mente in salita la strada che por­ta all'esordio del 730 precompi­lato. L'allarme arriva dai Caf- ma anche dai commercialisti - che si sono scagliati contro una norma che definiscono «incostituziona­le» perché sposta gravose re­sponsabilità sui professionisti abilitati a dare il visto di confor­mità alla nuova dichiarazione dei redditi.

Le responsabilità I Caf sono sul piede di guerra per alcune specifiche contenute nel decreto sulle semplificazioni. A differenza di quanto avveniva in passato, l'intera responsabilità legale del contenuto delle di­chiarazioni ricade sui centri di assistenza e sui commercialisti. Questo vuol dire che, in caso di errore, i professionisti non do-

vranno pagare solo la sanzione e i relativi interessi, ma anche la parte d'imposta non versata dal contribuente. Con la conseguen­ze che, per evitare stangate, mol­te richieste saranno rigettate. A rendere la situazione ancora più infuocata, una circolare del­l'Agenzia delle Entrate dello scorso 26 febbraio che impone di innalzare a 3 milioni di euro, da poco più di un milione, il massi­male della polizza assicurativa che deve coprire i Caf da even­tuali errori. I professionisti che devo apporre il visto di confor­mità sul 730, inoltre, sono tenuti a integrare la polizza con la pre­visione esplicita della copertura del nuovo rischio relativo «al ri­lascio di visto infedele». In soldo­ni significa più costi per Caf e pro­fessionisti e, di conseguenza, ta­riffe più salate per i contribuenti.

Le tariffe I Caf hanno tariffe molto diverse. Il coordinatore nazionale dei centri di assistenza, Valerio Ca­nepari, spiega di aver consigliato agli associati di mantenere per quest'anno le stesse tariffe del

2014( circa25 euro). Ma sul terri­torio, per far fronte alle nuove gravose esigenze, non tutti i cen­tri di assistenza stanno seguendo questa linea. I Caf delle Acli, ad esempio, hanno adeguato il nuo­vo tariffario «anche a causa delle nuove norme». «Non è un proble­ma che riguarda solo il 730 pre­compilato - dice Nicoletta Viva­relli, responsabile del patronato Acli Liguria - il rischio di pagare di più è concreto, anche perché tutti i Caf dovranno adeguare le proprie assicurazioni, pena la perdita della convenzione con l'Agenzia delle Entrate». In parti­colare l'Acli, rispetto al 2014, non prevede più gli sconti per le fasce di reddito più basse (i dettagli nel grafico in alto, ndr). Politica leg­germente diversa, invece, quella della Uil che, così come avveniva l'anno scorso, chiede per la com­pilazione del 730 una cifra che oscilla tra i 40 e i 70 euro. A diffe­renza del 2014, però, scompare la possibilità di avere il controllo gratuito della dichiarazione au­to-compilata (quella che realiz­za direttamente il contribuente a casa). Chi, quindi, chiederà !'in-

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tegrazione del 730 pre-compila­to, pagherà la stessa cifra di chi lo fa redigere integralmente. La­scerà invariate le tariffe, invece, la Cgil che agli iscritti chiede 21 euro(SOachinonfapartedelsin­dacato ). «Se non riusciremo ad ottenere la possibilità di fare as-

UIL Da 40 a 70€ per tutti

sistenza sulle autocompilate -dice Renato Zini, responsabile dei Cafliguri - potremmo al mas­simo alzare la tariffa di euro». Va ricordato, inoltre, che quest'an­no è l'anno zero del 730 precom­pilato, per cui alcuni voci an­dranno integrate. Tra queste, le spese mediche. Dai Caf fanno sa-

Auto compilata gratuita, salvo correzione errori

Da 40 a 70€ per tutti Scompare la possibilità di far verificare l'auto compilata

CGIL

21€

2015* 21€

*In corso di definizione accordo con assicurazioni.

50€

50€

Se salta la possibilità di prevedere l'assistenza per le autocompilate, le tariffe potrebbero variare di 1-2 euro al massimo

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p.ere che su dieci dichiarazioni precompilate, almeno sette an­dranno modificate. Per cui è pre­sumibile che l'affluenza ai centri di assistenza sia maggiore di quella degli anni scorsi. Con il ri­schio che la semplificazione vo­luta dal governo si trasformi in una nuova complicazione.

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LE SEmMANE DI DISOCCUPAZIONE NON SONO UTILI PER LA PENSIONE

Sono nato il 10 ap1ile 1956, ho ini­ziato a lavorare 111settembre1972 e attualmente sto continuando a la­vorare. Al 30 settembre 2014 ho ma­turato circa 42 anni e 26 settimane di contributi. In base all'estratto contri­butivo che invio in allegato, vorrei gentilmente conoscere la data in cui maturerò il diritto alla pensione e quella in cui sarà effettivamente possibile accedervi. Vorrei inoltre sa­pere quanto percepirei mensil­mente. LUCIANO PITTALUGA e-mail

Se, alla data del 30 settembre 2014, ha perfezionato 42 anni e 6 mesi di contri­buti, avrebbe avuto diritto alla decor­renza pensionistica dal 1 ottobre 2014. Ma attenzione perché le settimane di di­soccupazione non sono utili al diritto. In modo approssimativo credo che l'im­porto della sua pensione è di circa il 70% del reddito da lei percepito negli ultimi dieci anni. Anche se matura il diritto a pensione all'età di anni 58 non sarà sog­getto a penalizzazioni perché queste scatteranno per tutti a partire dal 1 gen-

naia 2018, quando la contribuzione de­riva da effettivo lavoro. Anche perché, da quanto leggo nell'estratto conto, per svolgere il servizio militare ha dovuto astenersi obbligatoriamente dal lavoro per prestare servizio di leva. Nel caso in cui, per svolgere il servizio militare, non avesse interrotto un rapporto di lavoro, quel periodo di militare non essendo un 'astensione obbligatoria, non le per­metterebbe di evitare la penalizzazione che, all'età di anni 58, è di circa il 6% sulla parte della sua pensione retributiva.

RICONGIUNZIONE INPDAP E INPS ECCOME COME FUNZIONA

Ho lavorato presso l'ospedale San Martino per diversi periodi dal 1° giugno 1996 al 20 maggio 1998, come specificato nella mia richiesta di ricongiunzione dei contributi lnpdap con quelli Inps fatta il 13 no­vembre 2002 alle sede di Genova e da questa accettata come risulta sull'estratto contributivo. A tutt'oggi tali periodi non risultano essere stati ricongiunti. Gradirei sapere quanto devo aspettare perché questo av­venga anche perché, viste le conti­nue riforme non v01Tei che, quando

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finalmente aniverà il mo­mento di fare domanda per la pensione, tali contri­buti non siano più valevoli. LETTERA FIRMATA e-mail ANDREA

ZERBO

mento, beneficiando della Legge 104. Chiede se è possibile ridmTe l'ora1io oppure chiedere l'aspetta­tiva per2 anni.Per queste eventuali richieste si deve rivolgere al suo ufficio per­sonale oppure a un patro­nato?

Considerato che la domanda di ricongiunzione è stata pre­sentata il 13 novembre 2002 non deve pagare alcun onere per ottenerla. La ricongiun­zione infatti diventa onerosa a partire dal 1 luglio 2010,

previdenza @ilsecoloxlx.it

scrivere a: PREVIDENZA FACILE. il Secolo XIX CLARA e-mail pìazzaPìccapietra21 16121Ge-fax0105388426

come previsto dalla legge n. 122/2010. L'articolo 1 della legge n. 29 del 7 feb­braio 1979 le concede il diritto difar "'confluire" i contributi Jnpdap (forma esclusiva de/i'AGO) verso l'Inps. L'ente di previdenza ha il dovere di darle unari­sposta in tempi brevi e ritengo che il suo diritto alla ricongiunzione sia acquisito.

INVALIDA AL 100%, ASPETIATIVA O RIDUZIONE DI ORARIO?

Donna, 57 anni, operata per tumore al seno ad ottobre 2013, gennaio ra­dioterapia, 7 febbraio 2014 ripresa del lavoro. Dipendente di Palazzo di Giustizia. E' stata riconosciuta inva­lida al 100%, senza accompagna-

Trattandosi di un contri­buente Jnps ex Inpdap, l'unica

possibilità sembrerebbe quella del pre­pensionamento per infermità pemw­nente che incida sulle mansioni lavora­tive assegnate. Accertata questa condi­zione (dalla Commissione Jnps) l'ammi­nistrazione deve tentare di collocare il lavoratore in un'altra mansione dello stesso livello, anche retributivo. Se non viene trovata un 'altra mansione idonea, il lavoratore viene collocato a riposo e pensionato a prescindere dall'età purché esistano i requisiti contributivi: 14 anni, 11 mesi e 16 giorni per i lavoratori delle amministrazioni statali. Poiché la do­manda deve essere presentata per via te­lematica, corredata da congrua docu­mentazione medica, consiglio l'assi­stenza di un patronato.

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Page 27: Rassegna Stampa di venerdì 6 marzo 2015mentre quelle al governo rappresentano il 20 per cento. La regina Margherita Il di Danimarca (nella foto con il marito, il principe Henrik)

Primo piano Italia

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Pag. 46

Data 06-03-2015

COBBIEBE DELLA SEBA Pagina 42 Foglio 1

Internet, il governo cambia il piano Per ottenere gli incentivi previsti per la banda larga Telecom dovrebbe scorporare la rete I contributi economici saranno differenziati e limitati al solo passaggio dal rame alla fibra

MILANO A nemmeno 48 ore dal­la presentazione ufficiale, è già cambiato il piano per la banda ultralarga. Sui siti dì Palazzo Chigi, del ministero per lo Svi­luppo economico e dell' Agen­zia per il digitale da ieri appare una versione diversa da quella pubblicata martedì. Un testo più dettagliato, in cui sono sta­te introdotte anche diverse no­vità. In corsa è stata inserita una parte che mancava: la defi­nizione del «clusteD> nuniero 4, ossia di una delle quattro aree di intervento in cui è stato .suddiviso il Paese, che riguar­dava le zone a «fallimento di mercato», nelle quali solo il go­verno può garantire una con­nessione a 30 mega. Ora c'è.

Ma la parte più rilevante ri­guarda le modifiche a comin-

ch,rre dal paragrafo, tutto nuo~ vo, intitolato «I vincoli comu­nitari: cosa non è possibile fa­re», in cui il governo esplicita per la prima volta l'impossibili­tà di «ipotizzare il controllo in­tegrale da parte di un operatore integrato su tutta la nuova rete sovvenzionata con aiuti pubbli­ci>>. Il senso è semplice: Tele­com Italia non potrà godere di incentivi o contributi pubblici a meno che non separi la rete. Un vincolo non indifferente, oltreché spinoso come tutte le vicende che riguardano la rete di Telecom. È stato introdotta anche una clausola <<Wholesale only» che consente a chi realiz­za la rete per vendere connetti­vità all'ingrosso <<la possibilità di prevedere il rifiuto di acces­so alle infrastrutture passive

L'Italia a confronto con gli altri Paesi

per proteggere gli investimenti fatti». Prerogativa di cui go­drebbe per esempio Me­troweb, che avrà piena discre­zionalità nel cùncedere il pas­saggio sulle proprie infrastrut­ture ( canaline, cavi), ma non Telecom poiché vende connet­tività sia all'ingrosso sia ai sin­goli clienti residenziali.

Nella nuova versione è spari­ta inoltre la quantificazione de­gli incentivi, i «voucheD>, per i quali era stata indicata una sti­ma di 1, 7 miliardi. Ora si parla genericamente di «incentivi economici alla domanda>>, ma soprattutto vengono limitati ai progetti di migrazione dal ra­me alla fibra ottica, ossia al fa­migerato «Switch off» previsto dal decreto sulla banda larga, che aveva· scatenato una ridda

12 .%di persone ci'.leusano Internet

Sottoscrizione alla banda larga ogni 100 abitanti

mlllardl di euro stanziamenti previsti in sette anni dal Piano per la banda ultralarga del governo

1,7

1 a posizione Islanda 96,5

Norvegia 95,1

Svezia 94,8

LA: RE'fE TElECOMFISSA . Sanda larga Adsl (flno a 7. :Copertura In Italia Mbit/s e basic bml)ldband)

82%

Emirati A.U. 81 %

di polemiche. Viene poi intro­dotta una differenziazione dei voucher a seconda della tecno­logia scelta, che non era previ­sta nella prima v,ersione. Se­condo gli addetti ai lavori, inol­tre, dal nuovo testo emergereb­be una corsia preferenziale per chi utilizzerà la tecnologia Ftth, quella che porta la fibra fino a casa, ritenuta attualmente l'unica a disposizione di tutti gli operatori in grado di garan­tire oltre 100 mega dì velocità. Oi;>iettìvo che viene indicato per la prima volta nel capitolo «Gli strumenti del Piano», in cui un nuovo paragrafo indica la necessità di «incrementare le sottoscrizioni a Internet con collegamenti a più di 100 mega fino a raggiungere almeno il 5096 della popolazione».

Federico De Rosa ©RIPRODUZIONE RISERVATA

miliardi Fonte: The state of broadband 2011,, Telecom Corriere della Sera di euro l'ammontare deivoucher inizialmente previsti per la realizzazione della rete ··---

Economia 1~\i:'~i,i,ìi;iiI~j-~ 11~r~:

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