Rassegna Stampa di Venerdì 30 maggio 2014Il Giornale d'Italia 30/05/2014 DISPERSIONE SCOLASTICA,...

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Rassegna Stampa di Venerdì 30 maggio 2014 SNALS / CONFSAL Il Piccolo 30/05/2014 "GARE PER IL TPL, NESSUN TAGLIO AL PERSONALE" Roma 30/05/2014 "NO AL CONCORDATO CHE CI AFFAMA" (Rafcav) Torino Sette (la Stampa) 30/05/2014 FALCONE-BORSELLINO, LA FINALE (M.bo.) Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 30/05/2014 LE TASSE SI IMPARANO A SCUOLA (F.Milano) Corriere della Sera 30/05/2014 LEZIONI DI INFORMATICA SIN DALLE ELEMENTARI (M.Gaggi) la Repubblica 30/05/2014 BASTA UN TEST A VALUTARE SCUOLA E PROF? (C.Augias) Libero Quotidiano 30/05/2014 "LA SCUOLA NON CONTA". E I FIGLI (DI NAPOLI) NON CI VANNO Avvenire 30/05/2014 UN NUOVO SLANCIO Internazionale 05/06/2014 FATTI IL RANKING TUO il Gazzettino 30/05/2014 SE LO STRANIERO E' NATO QUI Il Giornale d'Italia 30/05/2014 DISPERSIONE SCOLASTICA, OLTRE OTTANTA DENUNCE il Mattino 30/05/2014 "SCUOLA INUTILE", DENUNCIATI 82 GENITORI (M.Chiapparino) il Venerdi' (la Repubblica) 30/05/2014 SALVIAMO LA SCUOLA: 15 MAESTRE PER UN MUSICAL La Notizia (Giornale.it) 30/05/2014 IL SUD NON FA SCUOLA SOLO SPICCIOLI PER LE AULE (C.Gazzanni) Secolo d'Italia 30/05/2014 SCUOLA, LA STORIA DELL'ARTE MAI PIU' "CENERENTOLA" TRA LE MATERIE il Sole 24 Ore 30/05/2014 NEL 2013 LAUREATI PIU' PUNTUALI E INTERNAZIONALI (G.Trovati) il Sole 24 Ore 30/05/2014 NICOLETTI ELETTO ALLA PRESIDENZA MF - Milano Finanza 30/05/2014 SPEZIA, 430 MLN DI INVESTIMENTI (N.Capuzzo) Giorno/Resto/Nazione 30/05/2014 Int. a L.Senn: "OGGI SONO PREPARATISSIMI: UN CAPITALE UMANO DA VALORIZZARE" (P.Degli antoni) Il Secolo XIX 30/05/2014 "UN'ASSICURAZIONE PER I DIPENDENTI DELL'UNIVERSITA'" Sette (Corriere della Sera) 30/05/2014 LA GRANDEZZA DEI CERVELLI NASCE DA REGOLE ETERNE Italia Oggi 30/05/2014 I MINISTRI PROMUOVONO L'EXPO NELLE AMBASCIATE Libero Quotidiano 30/05/2014 ABILITAZIONE DEI DOCENTI, GIA' 800 I RICORSI AL TAR (P.Maurizio) la Repubblica - ed. Bari 30/05/2014 TEST DI MEDICINA L'ORA DEI RIPESCATI C'E' L'AMMISSIONE PER 13 STUDENTI (F.Russi) Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 30/05/2014 IL TEST DI RIFORMISMO E LA SFIDA AI SINDACATI (A.Orioli) il Sole 24 Ore 30/05/2014 UN CODICE DI CONDOTTA A MIBACT (F.Prisco) Corriere della Sera 30/05/2014 "ITALIA NUOVA CON LE RIFORME, NON DELUDETECI" (E.Marro) Corriere della Sera 30/05/2014 "SUL LAVORO E' MEGLIO FARE COMING OUT" Corriere della Sera 30/05/2014 COSA CHIEDONO I DIPENDENTI ALL'UFFICIO DEL PERSONALE Corriere della Sera 30/05/2014 OVER 50, ALL'ESTERO PIACCIONO DI PIU' (E.Riboni) la Repubblica 30/05/2014 SCONTI FISCALI, INCENTIVI E RISPARMI SULL'ENERGIA ECCO GLI AIUTI ALLE AZIENDE (V.Conte) MF - Milano Finanza 30/05/2014 IL PREMIER SUONA LA CARICA SU UE, COMPETITIVITA' E LAVORO Italia Oggi 30/05/2014 CHI TACE ACCONSENTE INFATTI CAMUSSO TACE (M.Magno) il Messaggero 30/05/2014 SQUINZI: "LEGARE I SALARI AI RISULTATI ORA LE RIFORME, NON DELUDETECI" (G.Franzese) il Messaggero 30/05/2014 IL BONUS IRPEF SPETTA PER MATERNITA' E MALATTIA L'Unita' 30/05/2014 NAPOLITANO: IL TEMA DELLA SICUREZZA NON E' SUPERATO il Tempo 30/05/2014 RETRIBUZIONI IN AUMENTO NELLE GRANDI IMPRESE il Mattino 30/05/2014 A RISCHIO UN "TESORO" DA TRECENTO MILIONI (L.Roano) Corriere della Sera 30/05/2014 L'ESAME A SE STESSA CHE LA CONSOB NON FA (D.Manca) Corriere della Sera 30/05/2014 ELIA ALLE FS, QUATTRO DONNE NEL BOARD (A.Baccaro) Corriere della Sera 30/05/2014 PIU' TASSE SUI FONDI PENSIONE (A.Ducci) la Stampa 30/05/2014 ALITALIA, OGGI LA LETTERA PER CHIUDERE (A.Barbera) il Messaggero 30/05/2014 VISCO CONVOCA LE 15 BANCHE SULLE CRITICITA' DEGLI STRESS TEST

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Rassegna Stampa di Venerdì 30 maggio 2014

SNALS / CONFSAL Il Piccolo 30/05/2014 "GARE PER IL TPL, NESSUN TAGLIO AL PERSONALE"

Roma 30/05/2014 "NO AL CONCORDATO CHE CI AFFAMA" (Rafcav)

Torino Sette (la Stampa) 30/05/2014 FALCONE-BORSELLINO, LA FINALE (M.bo.)

Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 30/05/2014 LE TASSE SI IMPARANO A SCUOLA (F.Milano)

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la Repubblica 30/05/2014 BASTA UN TEST A VALUTARE SCUOLA E PROF? (C.Augias)

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Avvenire 30/05/2014 UN NUOVO SLANCIO

Internazionale 05/06/2014 FATTI IL RANKING TUO

il Gazzettino 30/05/2014 SE LO STRANIERO E' NATO QUI

Il Giornale d'Italia 30/05/2014 DISPERSIONE SCOLASTICA, OLTRE OTTANTA DENUNCE

il Mattino 30/05/2014 "SCUOLA INUTILE", DENUNCIATI 82 GENITORI (M.Chiapparino)

il Venerdi' (la Repubblica) 30/05/2014 SALVIAMO LA SCUOLA: 15 MAESTRE PER UN MUSICAL

La Notizia (Giornale.it) 30/05/2014 IL SUD NON FA SCUOLA SOLO SPICCIOLI PER LE AULE (C.Gazzanni)

Secolo d'Italia 30/05/2014 SCUOLA, LA STORIA DELL'ARTE MAI PIU' "CENERENTOLA" TRA LE MATERIE

il Sole 24 Ore 30/05/2014 NEL 2013 LAUREATI PIU' PUNTUALI E INTERNAZIONALI (G.Trovati)

il Sole 24 Ore 30/05/2014 NICOLETTI ELETTO ALLA PRESIDENZA

MF - Milano Finanza 30/05/2014 SPEZIA, 430 MLN DI INVESTIMENTI (N.Capuzzo)

Giorno/Resto/Nazione 30/05/2014 Int. a L.Senn: "OGGI SONO PREPARATISSIMI: UN CAPITALE UMANO DA VALORIZZARE" (P.Degli antoni)

Il Secolo XIX 30/05/2014 "UN'ASSICURAZIONE PER I DIPENDENTI DELL'UNIVERSITA'"

Sette (Corriere della Sera) 30/05/2014 LA GRANDEZZA DEI CERVELLI NASCE DA REGOLE ETERNE

Italia Oggi 30/05/2014 I MINISTRI PROMUOVONO L'EXPO NELLE AMBASCIATE

Libero Quotidiano 30/05/2014 ABILITAZIONE DEI DOCENTI, GIA' 800 I RICORSI AL TAR (P.Maurizio)

la Repubblica - ed. Bari 30/05/2014 TEST DI MEDICINA L'ORA DEI RIPESCATI C'E' L'AMMISSIONE PER 13 STUDENTI (F.Russi)

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 30/05/2014 IL TEST DI RIFORMISMO E LA SFIDA AI SINDACATI (A.Orioli)

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Corriere della Sera 30/05/2014 "ITALIA NUOVA CON LE RIFORME, NON DELUDETECI" (E.Marro)

Corriere della Sera 30/05/2014 "SUL LAVORO E' MEGLIO FARE COMING OUT"

Corriere della Sera 30/05/2014 COSA CHIEDONO I DIPENDENTI ALL'UFFICIO DEL PERSONALE

Corriere della Sera 30/05/2014 OVER 50, ALL'ESTERO PIACCIONO DI PIU' (E.Riboni)

la Repubblica 30/05/2014 SCONTI FISCALI, INCENTIVI E RISPARMI SULL'ENERGIA ECCO GLI AIUTI ALLE AZIENDE (V.Conte)

MF - Milano Finanza 30/05/2014 IL PREMIER SUONA LA CARICA SU UE, COMPETITIVITA' E LAVORO

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il Messaggero 30/05/2014 SQUINZI: "LEGARE I SALARI AI RISULTATI ORA LE RIFORME, NON DELUDETECI" (G.Franzese)

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L'Unita' 30/05/2014 NAPOLITANO: IL TEMA DELLA SICUREZZA NON E' SUPERATO

il Tempo 30/05/2014 RETRIBUZIONI IN AUMENTO NELLE GRANDI IMPRESE

il Mattino 30/05/2014 A RISCHIO UN "TESORO" DA TRECENTO MILIONI (L.Roano)

Corriere della Sera 30/05/2014 L'ESAME A SE STESSA CHE LA CONSOB NON FA (D.Manca)

Corriere della Sera 30/05/2014 ELIA ALLE FS, QUATTRO DONNE NEL BOARD (A.Baccaro)

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la Stampa 30/05/2014 ALITALIA, OGGI LA LETTERA PER CHIUDERE (A.Barbera)

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Commercialisti di Milano nelle quarte e quinte elementari

Le tasse si imparano a scuola Francesca Milano MILANO

La legalità fiscale si impa­ra a scuola. È questo l'obiettivo dell'Ordine dei dottori com­mercialisti ed esperti contabili di Milano e dell'Associazione italiana dottori commercialisti di Milano, che hanno ideato il progetto «Ti spiego le tasse» che partirà dal prossimo anno scolastico.

Protagonisti saranno gli stu­denti delle classi quarte e quin­te elementari di Milano, che ri­ceveranno la visita di commer­cialisti volontari ai quali è affida­to il compito di spiegare loro co­sa sono le tasse e a cosa servo­no. Per farlo, utilizzeranno il

«decalogo per il piccolo contri­buente» e un cartone animato.

Il progetto vede la partecipa­zione dei commercialisti mila­nesi: i volontari saranno formati e poi, a coppie, saranno mandati nelle varie scuole elementari. L'iniziativa parte dal capoluogo lombardo ma «immaginiamo -spiega il presidente dell'Odcec di Milano, Alessandro Solidoro - che possa essere esteso alla Lombardia e a tutto il territorio nazionale, con il supporto dell'ufficio scolastico regionale che patrocina l'evento».

Attraverso informazioni sem­plici, i commercialisti spieghe­ranno ai bambini il concetto di solidarietà sociale, i servizi pub-

blici di cui i cittadini possono fruire grazie alle tasse, le impo­ste su casa, consumi e redditi, e il concetto di evasione fiscale.

«È necessario - afferma Lo­dovi co Gaslini, presidente dell'Aidc di Milano - stimolare nei bambini la riflessione sulla legalità fiscale per aiutarli a prendere coscienza dell'impor­tanza sociale delle tasse».

I commercialisti che daran­no la propria disponibilità per partecipare come volontari al progetto dovranno prima fre­quentare un corso di formazio­ne che sarà organizzato ad hoc proprio per imparare come rela­zionarsi Iconi bambini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Data 30-05-2014 Pagina 42 Foglio 1

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COBBIEBE DELLA SEBA

Visti da lontano

di Massimo Gaggi

Lezioni di informatica sin dalle elementari

utti pazzi per il linguaggio dei programmatori. L'anno . scolastico che si sta chiudendo in America verrà ricordato

come quello del coding craze: migliaia di insegnanti e ge­nitori che si sono all'improvviso convinti della necessità di integrare (spesso fin dalle elementari) gli studi dei loro

figli con i primi rudimenti di computer science: la scrittura dei codici informatici. La materia non è certo nuova, ma fino a un paio d'anni fa il coding era considerata una materia da doposcuola per qualche ap­passionato, o una specialità da istituti tecnici, come la lavorazione dellegno. Con la moltiplicazione degli smartphone, ormai nel­le tasche di quasi tutti i ragazzi di ogni età, l'esplosione del­l'universo delle applicazioni e le storie di successo degli inge­gneri informatici che fanno fortuna nelle aziende della Silicon Valley e che sono ormai ricercati ovunque, il clima è improvvi­samente cambiato. Oltre a genitori e professori, si sono mossi i capi dei distretti scolastici, sollecitati anche da organizzazio­ni filantropiche come Code.org che promuovono la diffusione della cultUra informatica. Una filantropia del tutto particolare, visto che dietro ci sono i soldi di Bill Gates e Mark Zuckerberg, i fondatori di Microsoft e Facebook.

Così, dallo scorso dicembre ad oggi ben 20 mila insegnanti in America hanno iniziato a inserire nei loro programmi anche lezioni di programmazione: dai primi rudimenti nelle classi elementari, po­

Ora nelle scuole americane si impara anche il linguaggio dei computer

co più di piccole varianti dei video­giochi, a qualcosa di più strutturato nei licei. Non stupisce che le lezioni di coding siano ormai diffuse a San Francisco, in tutto il bacino scolasti­co della Silicon Valley e a Seattle, la città di Microsoft, ma il fenomeno è ormai nazionale: il distretto educa­tivo di Chicago punta a inserire, en­tro cinque anni, l'insegnamento di computer science come materia ob­bligatoria per il diploma di maturità in tutti i suoi 187 licei pubblici. E a

New York, dove giorni fa Carmen Farina, la nuova sovrintendente scolastica scelta dal sindaco de Blasio, ha appreso r primi rudimenti di coding da bambini di sette anni che Ibanno pazientemente istruita durante la sua visita a una scuola elementare, quest'anno è partito un programma-pilota: 40 licei nei quali si studiano elementi di scienza dei computer in preparazione delle scelte universitarie. E de Blasio è pronto a investire 670 milioni di dollari in tecnologia per le scuole. In un Paese all'avanguardia nel digitale ma con studenti mediamente scarsi proprio in matematica e scienze, l'enfasi sul coding come chia­ve di accesso ai lavori della Internet economy è comprensibile: un problema che cominciamo a porci anche nell'Italia dei programmi miIÌisteriaii piuttosto arretrati. Ma ci sono anche esperti che dubita­no dell'efficacia di corsi di poche ore che possono dare solo una vaga infarinatura, e, nel caso dei più piccoli, si risolvono in varianti appe­na più sofisticate dei videogame. L'industria rischia, poi, di pesare troppo sulla definizione dei nuovi programmi scolastici. Ma per mol­ti genitori la suggestione del nuovo è molto forte. Vedere i figli che passano il loro tempo libero giocando con lo smartphone è frustran­te. Ma se c'è l'alibi del coding, la coscienza è a posto.

""@massimogaggi © RIPRODUZiONE fIlSEfNf>.TA

Data 30-05-2014 Pagina 59 Foglio 1

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la Repubblica Data 30-05-2014 Pagina 32 Foglio 1

Bastauntestavalutarescuolaeprof? Gentile Augias, giorni fa avete pubblicato la lettera di un docente di Cagliari, che si qualifica appartenente al

sindacato Cobas, che ha definito le prove Invalsi una valutazione fatta «conquiz e indovinelli» e «con crocette». L'idea era che queste prove equivalgano ai quiz televisivi. Non è così. Ad esempio, la capacità di lettura viene

valutata su quelle che sono ritenute le competenze di base per capire ciò che si legge. In un Paese in cui più del 50% degli adulti non capisce un testo leggermente più complesso delle comunicazioni quotidiane, mi pare doveroso che la scuola lavori su questo. Non credo che alcuni docenti lo abbiano capito, tantomeno che lo abbiano fatto capire ad alunni e famiglie. Certamente tutto è perfettibile, ma se non accettiamo che i nostri alunni siano valutati anche da componenti esterne alla propria scuola, di fatto ammettiamo di non aver saputo offrire loro quello per cui siamo stati assunti.

a mia opinione di cittadino che rasenta il mondo della scuola grazie ai ragazzi della famiglia, ècheuna prova" og-

ettiva" come quella dei test Invalsi serva, quanto meno, a dare un quadro generale dello stato di salute dell'istruzione. Potrebbe anche servire a valutare singole scuole o docenti, un discorso delicato che forse spiega i timori del prof cagliarita­no. Il quale comunque sbaglia a definire «crocette» quelle pro­ve. Mi scrive Roberto Falciani, anch' egli insegnante (Pian di Scò;AR):«ltestvannosicuramentemegliocalibrati-edes., quelli per la 2° elementare sono in genere troppo difficili, so­prattuttoper illinguaggio-ma sono assolutamente daman­tenere! Credo che i sostenitori dell'abolizione abbiano motivi reconditi (e non edificanti) dietro le loro polemiche». Anche il professore Tito Boeri, in un intervento su questo giornale ( 15 maggio scorso) ha espresso l'opinione che i test siano da

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Simonetta Rossi -Insegnante, Roma

mantenere anche se vanno migliorati: «Una valutazione fat­ta seriamente ha inevitabilmente dei costi, ma anche grandi benefici per le famiglie e per chi deve gestire risorse limitate nel tentativo di ridurre le criticità del nostro sistema formati­vo». Aggiungeva Boeri: «Il nostro sistema scolastico permet­te alle famiglie, soprattutto nelle grandi città, di scegliere la scuola a cui iscrivere i propri figli. Ci sono vincoli in questa scel­ta, ma molto meno che in altri Paesi, dove l'iscrizione è detta­ta unicamente dalla residenza. Questa maggiore possibilità di scelta dovrebbe fondarsi su informazioni adeguate sul va­lore aggiunto offerto dai diversi istituti alla formazione di chi si prepara per il mondo del lavoro. Per questo i test Invalsi do­vrebbero essere condotti anche per l'ultimo anno delle scuole superiori,>. Il che potrebbe anche portare a rimediare dove c' è chi fa male questo delicatissimo lavoro.

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Data 30-05-2014 Pagina 20 Foglio 1

lo speriamo che me la cavo «La scuola non conta». E i figli (di Napoli) non ci vanno

111111 «Che fa se mio figlio non va a scuola? Andarci non serve a niente». A Napoli 82 genitori di circa 50 ragaz­zi sono stati denunciati per inosser­vanza degli obblighi d'istruzione. Quando questa schiera di mamme e papà si sono trovati i carabinieri alla porta, non hanno scapito il motivo della visita dei militari. La risposta di alcuni di loro (<<la scuola non conta») ha tante implicazioni: vuoI dire «non serve a formarsi e a trovare un lavo­ro», quindi «non è più utile del fare un mestiere qualsiasi, o del non fare nien­te». Soprattutto, per questi genitori la superfluità della scuola è così ovvia che non si spiegano perché ora sono nei guai con la giustizia.

L'operazione è stata condotta dai carabinieri della compagnia del Vo­mero e della stazione di Marianella, cioè in un'area tra un ricco quartiere collinare e la periferia nord famosa per "Gomorra" (libro, film e fiction).

Ma la situazione non è diversa in altre zone della città, al centro storico co­me nei quartieri novecenteschi. Se­condo il Censis (2012), a Napoli l'eva­sione scolastica si attesta a135 per cen­to' contro la media nazionale del 19.

lo speriamo che me la cavo [web]

«Su cento ragazzi che si iscrivono alla nostra scuola, solo la metà arriva al diploma». Sandra Fogliano inse­gna matematica all'istituto tecnico in­dustriale Ferraris di Scampia dal 1988. «Molti lasciano perché preferi­scono lavorare - continua -, altri inse­guono sogni di successo nello sport, c'è chi si sposa. Qualcuno finisce nel­le maglie della criminalità». Dina Seri­no insegna Diritto nello stesso istituto da 18 anni. «Le quattro prime di que­st'anno probabilmente saranno ac­corpate in due seconde l'anno prossi­mo»' racconta. Il problema dei ragaz­zi, spesso, sono i genitori. «Li mettia­mo al corrente dei problemi - conti­nua Serino - ma non collaborano. Qualche anno fa notai che una stu-dentessa di 14 anni, anziché entrare a scuola, rimaneva fuori. Convocai sua madre. Quando senù cosa avevo da dirle, sbottò: "Solo questo? Chissà co­sa mi aspettavo!"».

Perché la scuola è percepita così lontana? «Non ha più potere contrat­tuale - risponde Massimiliano Virgi­lio, romanziere napoletano a lungo impegnato nell'associazionismo -. Non offre nulla: ci si passa del tempo, ma non si impara. Se certi genitori di-

cono "meglio lavorare", quasi li capi­sco». Sembra di rivedere Paolo Villag­gio in "lo speriamo che me la cavo" (1992) che va a prendere i suoi studen­ti nelle botteghe dove lavorano. «Oggi la situazione è peggiorata - ribatte Vir­gilio -: i tagli alla spesa ci hanno conse­gnato scuole più deboli rispetto a ven­ti anni fa. Quelle delle periferie sono al collasso».

Il problema non è solo quantitati­vo, ma qualitativo. «Chi dice che chi va a scuola impara?» chiede Giovan­niZoppoli, responsabile di Mammut, centro territoriale di Scampia che si occupa di pedagogia e infanzia. «La dispersione scolastica napoletana ha sue specificità - argomenta - come il rapporto con la popolazione carcera­ria. Il problema, però, è anche quello che si fa nelle scuole». Cioè? «Il feno­meno N eet (chi non studia e non lavo­ra, ndr) dimostra che la questione non è solo economica. C'è anche di­sinteresse verso l'istituzione». Mam­mut promuove forme innovative di didattica: «Quando i ragazzi sono coinvolti dawero, l'apprendimento cresce. Per questo lascerei perdere i soli numeri».

ROBERTO PROCACCINI

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Segreteria Nazionale Agesc Via Aurelia 796 - 00165 Roma

Tel.06/83085331 - Fax 06/83085333 [email protected]; www.agesc.it

Data 30-05-2014 Pagina 23 Foglio 1 /3

Un nuovo slancio Anche l'Agesc era presente con una Secondo l'Agesc quella giornata folta delegazione all'incontro delle in pi'!2za .sar: Pi~tro è un .. scuole paritarie e statali che si è te- forml~a~tI.e mVlt? alla pohuca nuto il 10 maggio in piazza San Pie- perche SI nedushl alla ~cuol~. Per tro con papa Francesco. Abbiamo troppo tempo l educaziOne e tracciato un bilancio dell'iniziativa stata la cenerentola delle con il presidente nazionale Agesc, politiche ital.iane, invece è Roberto Contera. centrale pe~ tI futuro del Paese.

Adesso abbIamo un governo che residente siete rimasti sod- con il presidente Renzi e il disfatti di quella giornata? ministro Giannini sembra voler Certo, siamo rimasti ridare questa centralità. Speriamo

contenti. Era da tempo che si prosegua coerentemente su aspettavamo questo questa strada, affrontando tutti i appuntamento e finalmente è nodi che devono essere risolti e arrivato. C'è stata grande pensiamo che !'incontro con partecipazione, in piazza almeno papa Francesco sia servito a i due terzi delle persone questo scopo. provenivano dalla scuola Papa Francesco ha parlato anche cattolica. E questo è un dato di scuola come luogo di cammi-significativo al quale noi genitori no e di incontro fra le diverse abbiamo contribuito. Siamo componenti. inoltre soddisfatti perché papa Anche in questo caso ha toccato Francesco ha parlato della scuola un tema che noi ri~en.iam~ come luogo di apertura alla fondamentale per tI r~lanCi~ della realtà. Questa è una visione che è sc~ola come fattore .dl cresCita e profondamente in sintonia con la svtIuPI?o de,l Paese: tI patto nostra sensibilità. E il papa lo educa~lvo, l all.ea~za ~h~ d~ve . diceva non alla scuola cattolica esserCi fra famlgha e lsUtuziOm ma a tutta la scuola italiana! H~ scolastiche. Il San~o ?adre ha aggiunto che se la scuola non osservato «La f~mlgha e la scuola apre la mente e il cuore alla non vanno mal cont~apposte! , realtà, allora bisogna cambiare ?ono complementan, e ~unque e impostazione. Una bella sfida per l~portante. che collabonno, nel tutti. nspetto reCiproco». La nostra Qual è il messaggio che viene da presen.za nella scuola cattoli~a quell'incontro? cammma lungo questo tracCiato.

Secondo il Papa la missione del­la scuola deve essere l'educazio­ne al vero, al bello e al buono. Anche queste sono parole rivolte a tutta la scuola, non solo a quella cattolica. C'è da augurarsi che se ne tenga conto quando si vuole usare la scuola per diffondere impostazioni antropologiche che contraddicono la natura della persona umana. Non siete rimasti delusi dal fat­to che il Papa non abbia fatto cenno alla libertà di educazio­ne? Sarebbe ipocrita negare che ci avrebbe fatto piacere un richiamo in tal senso. Il tema però non è stato assente in piazza San Pietro. Il cardinale Bagnasco ha ricordato che «la libertà dei genitori verso i propri figli, rappresenta infatti un diritto sancito dal nostro Paese, ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato e dei singoli cittadini». Lo stesso ministro Giannini ha sostenuto che «è un diritto di ciascuno e un dovere per lo Stato» e pertanto «garantirlo a tutti, alle medesime condizioni e senza distinzi oni, è il segno più convincente della libertà di educazione». Il Papa ha fatto un discorso che guarda al futuro, agire nei tempi immediati è compito dei politici.

Mai farsi rubare l'amore per la scuola Anticipiamo l'introduzione del pre- gioo In quello straordinario po­sidente nazionale Agesc, Roberto meriggio di festa abbiamo a­Contero, allibro Quando il giorno scoltato le parole di papa Fran­era una freccia, dedicato all' espe- cesco e la sua testimonianza di rienza ed attività scolastico-edu- profondo amore per la scuola e cativa di Jorge Mario Bergoglio. l'educazione. ComeAssodazione

di genitori, saranno per noi indi­uesta pubblicazione ve- menticabili le parole con cui il de la luce mentre tutti Santo Padre ha voluto sottolineare n,?i abbi.amo ancora ne- il ruolo della famiglia (<<il primo

. .gl.l OCchI e r:el ~u?re le nucleo di relazioni») nella scuola ~m~agml e le e~ozl,?m Vissute (<<laprimasodetàcheintegralafa­m PIazza San PIetro il lO mag- miglia») e i reciprod e indissolu-

bili compiti affidati al rapporto genitori- mondo scolastico. E bene ha fatto l'Agesc a ideare e a progettare la presente pubbli­cazione, che ricostruisce gli an­ni trascorsi tra le aule scolastiche dal futuro Papa Bergoglio e la sua testimonianza educativa, ie­ri in Argentina e oggi come Ve­scovo di Roma. Quando il giorno era una freccia - titolo ispirato da un'espressione di Jorge Mario Bergoglio in relazione alle sue e-

sperienze studentesche - è un coinvolgente documento che, nella sua prima parte, d porta lungo il percorso scolastico vis­suto da papa Francesco e poi, nella seconda, dentro il suo im­pegno in campo educativo e for­mativo. Attingendo anche a ma­teriale inedito, l'autore Roberto Alborghetti indaga non solo il rapporto costruito con il mondo della scuola, ma anche e soprat­tutto le tematiche care al futuro

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papa Francesco, le singolari atti­vità pastorali avviate nell'arci­diocesi di Buenos Aires, la «le­zione di vita» di un vescovo che, come successore di Pietro, non smette mai di essere maestro ed educatore. Ci auguriamo che in queste pa-

gine possiamo trovare stimoli, motivazioni e suggestioni per rinnovare il nostro legame con il bene-scuola e per non «la­sciarci rubare 1'amore per la scuola». Un impegno, questo, che si fon-

da soprattutto sull' esempio di vita, «una delle dimensioni più belle e profonde dell' educatore», come diceva 1'allora arcivescovo di Buenos Aires. Perché è la te­stimonianza a consacrare «mae­stro» un insegnante, un genito­re e ogni educatore, e a renderli

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«compagni di viaggio alla ricer­ca della verità». Perché è appun­to «il testimone che col suo e­sempio ci sfida, ci incoraggia, ci accompagna, ci lascia cammi­nare, sbagliare e ripetere ancora i nostri errori, perché possiamo crescere».

Roberto Gontero

Nei numeri la realtà della crisi

Negli ultimi anni 25mila alunni in meno. Troppi genitori non ce la fanno più a sostenere i costi

DI SERGIO CICATELLI *

I l sistema nazionale di i­struzione comprende at­tualmente quasi 9 milioni

di alunni, che ogni mattina in­vadono le aule delle scuole sta­tali e paritarie. Di questi, oltre un milione, cioè quasi il 12%, frequenta scuole paritarie. I dati forniti dal ministero del­l'Istruzione per le scuole pari­tarie sono fermi al 2012-13 e parlano di 13.847 scuole di 0-gni ordine e grado e 1.036.312 alunni. Le scuole paritarie, i­noltre, danno lavoro a circa 90.000 docenti. Se per completezza vogliamo considerare l'intero sistema e­ducativo di istruzione e for­mazione, che comprende an­che i percorsi di istruzione e formazione professionale, in cui gli allievi assolvono l' ob-

bligo di istruzione al pari di chi frequenta le scuole secon­darie di secondo grado, dob­biamo aggiungere più di 130.000 giovani e almeno 10.000 docenti. Nell'universo delle scuole pa­ritarie i due terzi sono costi­tuiti da scuole cattoliche (9.120 nel 2012-13, secondo le rilevazioni condotte dal Centro Studi per la scuola cat­tolica), con una distribuzione piuttosto disuguale, che vede di gran lunga prevalere nu­mericamente le scuole dell'in­fanzia (6.748) sulle primarie (1.126), le secondarie di pri­mo grado (585) e quelle di se­condo grado (661). In termini percentuali si deve osservare la diversificata di­stribuzione delle scuole cat­toliche tra quelle paritarie, in quanto sono cattoliche due terzi delle scuole dell'infan­zia paritarie, tre quarti delle primarie, 01tre1'85% delle se­condarie di primo grado, ma meno del 40% delle secon­darie di secondo grado ( dove prevalgono i cosiddetti di­plomifici, che non apparten­gono al mondo delle scuole cattoliche) . Nell'istruzione e formazione professionale la maggioranza assoluta è costituita da enti di

Papa Francesco il10 maggio ha incontrato a Roma il mondo della scuola italiana Anche l'Agesc era presente in Piazza San Pietro con una folta delegazione di studenti e genitori

ispirazione cristiana, che co­stituiscono circa 1'80% del si­stema, ma sono distribuiti in maniera molto disuguale sul territorio nazionale perché il settore è di competenza regio­nale e alcune amministrazio­ni regionali hanno deciso di non attivare questi percorsi di studio, nonostante la loro ef­ficacia per un inserimento ra­pido nel mondo del lavoro. La maggior parte delle scuole cattoliche si trova al nord: il 60% del totale, fatta eccezio­ne per le scuole primarie, che sono quasi il 60% al centro­sud. È comunque il nord Ita­lia 1'area in cui le scuole catto­liche godono di migliore sa­lute, pur nel quadro di una si­tuazione critica a livello na­zionale. Negli ultimi anni si è dovuto registrare infatti un lento ma costante calo nel numero del­le scuole e soprattutto degli alunni, scesi tra il 2009 e il 2013 di circa 25.000 unità: u­na diminuzione che non è certo attribuibile a motivi de­mografici. Un ulteriore segnale delle di­namiche in atto nelle scuole cattoliche è la trasformazione delle formule gestionali. Una ricerca condotta lo scorso an­no dal Centro Studi per la

scuola cattolica ha mostrato come tra le scuole dell'infan­zia le diverse forme di impre­sa sociale (associazioni, coo­perative e fondazioni) siano passate da poco meno del 9% nel 1997-98 a quasi il33%nel 2012-13. Tra le scuole prima­rie e secondarie la tendenza è analoga ma in proporzioni minori: nello stesso periodo i gestori diversi dalle congrega­zioni religiose passano dal 17,6% a poco meno del 25%. La situazione della scuola cat­tolica in Italia può quindi es­sere descritta sotto il segno della crisi: crisi delle vocazio­ni, che induce tante congre­gazioni religiose ad abban­donare il settore; crisi econo­mica, elle sottrae alle scuole cattolid1e tanti alunni le cui famiglie non possono più so­stenerne i costi. Purtroppo, i dati che si stanno raccogliendo in queste setti­mane sull' anno scolastico in corso, e che saranno oggetto del prossimo Rapporto nella seconda metà dell'anno, mo­strano un andamento ancora in dedino: chiudono altre scuole e diminuisce ulterior­mente il numero degli alun­ni. * direttore del Centro Studi

per la scuola cattolica

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Europa, Paese che vai «parità» che incontri S

ono passati trent'anni da quando il Parlamento eu­ropeo (che domenica ab­

biamo rinnovato) votò una ri­soluzione che impegnava gli Stati membri a sostenere la li­bertà di scelta delle famiglie in campo educativo. In Europa, a parte che in Gre­cia e in Scozia, è previsto, se­condo forme e criteri diversi da Paese a Paese, il fmanzia­mento pubblico della scuola non statale. In Italia siamo an­cora fermi a una legge che ha sancito nel 2000 la parità giu­ridica senza dar corso alla pa­rità economica. Vediamo cosa succede negli al­tri Paesi. In Germania c'è un sistema complesso che co­munque ha un atteggiamento paritario nei confronti dell'i­struzione. Senza entrare nel merito delle diverse soluzio­ni, si può dire che le scuole

private hanno le stesse regole di quelle statali e sono in qual­che modo sovvenzionate dal governo. Nell'altro paese di lingua tedesca, la vicina Au­stria, gli stipendi dei docenti delle scuole non statali sono coperti interamente dallo Sta­to, mentre le spese di funzio­namento, costruzione degli e­difici e ristrutturazione sono a carico degli enti gestori. Libertà di educazione ricono­sciuta anche in Francia, paese che ama distinguersi per il cul­to della laicità. Il riconosci­mento del diritto d'insegna­mento privato è un «principio fondamentale». Gli insegnan­ti sono pagati dallo Stato, mentre gli enti locali coprono una parte degli altri costi, per­mettendo cosÌ ai singoli isti­tuti, perlopiù cattolici, di pro­porre rette accessibili per i ge­nitori.

In Spagna esistono le scuole concertadas, cioè rette da un ac­cordo fra governo e istituzio­ni scolastiche. Le concertadas sono gratuite, a esclusione del «bachillerato» (le superiori dai 16 ai 18 anni), che sono a pa­gamento in quasi tutte le re­gioni (uniche eccezioni esen­ti: Baleari, Paese Basco, Na­varra). Nel paese iberico ci so­no cosÌ 7.537 scuole cattoli­che con circa 1.400.000 alun­ni. Ma il «concerto», ovvero l'ac­cordo economico fra il sistema pubblico e queste strutture, che non è però sufficiente per tutte le spese, serve comunque a pagare i professori e i costi di funzionamento, come il personale non docente, l'ac­qua o la luce. E non è poca co­sa. Isole felici della libertà di e­ducazione in Europa sono da

sempre il Belgio e l'Olanda. Nel primo Paese, notoria­mente molto secolarizzato, vi­ge il modello di una scuola privata cattolica ampiamente finanziata dallo Stato. L'Olan­da, da parte sua, ha stabilito in leggi e regolamenti le norme e le condizioni cui le scuole devono attenersi perricevere il sussidio statale che le fmanzia al 100%, poiché la scuola de­ve essere gratuita fino ai 16 an­ni. Anche nei Paesi dell' ex Euro­pa comunista vige la libertà di educazione. Nella Repubblica Ceca, per esempio, le scuole private possono ricevere sov­venzioni dalle Regioni, men­tre quelle fondate dalle Chie­se sono finanziate dallo Stato, che ne riconosce il contributo educativo di valore pubblico. Ma forme di finanziamento e­sistono anche in Slovacchia, Lituania e Polonia.

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Data 05-06-2014

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Scuole Tullio De Mauro -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Fatti il ranldng tuo

1113 maggio l'Unione europea ha presentato Multirank, una nuova classifica mondiale delle universi­tà: circa ottocentocinquanta, so­prattutto europee (diciassette le italiane), ma anche latino america­ne e africane. Altre, se vorranno, potranno aggregarsi. Per ora le aree considerate sono fisica, inge­gneria meccanica ed elettrica, economia e commercio. Seguiran­no dal 2015 informatica, psicologia e medicina. Poi arte e letteratura e scienze umane. La classifica è ope­ra dell'Observatory on academic

ranking and excellence, un con­sorzio europeo. Le scelte di base furono spiegate l'anno scorso, co­me qui riferimmo, da Jan Sedlak, presidente del consorzio, e discus­se poi in un incontro a Varsavia.

Rispetto ad altri ranking inter­nazionali (Arwu di Shanghai dal 2003, poi le spagnole Webome­trics e Scimago, Quacquarelli Symonds e, dal 2009, Thomson Reuters) le maggiori novità sono tre: il grande aumento del numero di università censite; la moltiplica­zione dei criteri, estesi dal succes-

so accademico e scientifico dei docenti alle capacità di formazio­ne degli studenti e al rapporto col territorio; la possibilità per l'uten­te di personalizzare la classifica sulla base di uno o l'altro dei molti criteri utilizzati. In piccola parte Multirank pare avere accolto l'im­postazione delle classifiche del Washington Monthly college ranking e del Community college survey of student engagement (Ccsse), che guardano soprattutto alla reale vita di studio e formazio­ne degli studenti .•

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IL GAZZETTINO Data 30-05-2014 Pagina X Foglio 1 /3

SOCIETÀ Nelle scuole sono sempre di più i figli di extracomunitari vissuti sempre in Italia

Se lo "straniero" è nato qui AlIA media Don MilAni sono il 14% del totale. «La lingua? Non e piu un problema»

IMMI6RAZIUNI:

Irene Bergamin, Andrea Bin, Giacomo Blason Stefano Bullo, Dujgu Jasar, Vici0ria.lannino. classe 3A media Don Milani - Mestre

«Dobbiamo ripensare il concet­to di "straniero"».

I compagni stranieri sono una sessantina nella nostra scuola e rappresentano circa il 14% delle iscrizioni totali. C'è ancora il problema della lingua? Come si organizza il loro inseri-mento? Per ca-pirlo abbiamo chiesto aiuto alla professoressa Antonia Patti, che si occupa di tutti gli alunni stranieri che ar-rivano nel no-stro istituto, la media "Don Milani", ed organizza la loro accoglienza, l'iscrizione, i pri­mi contatti. Nel totale delle

presenze c'è un dato da non sottovalutare: dieci sono "stra­nieri" nati in Italia da genitori di altri Paesi, quindi conosco­no benissimo l'italiano. Un fe­nomeno in aumento. Tanto che all'elementare "Filzi", sempre del nostro Istituto comprensi­vo, ben 17 bambini su 37 piccoli stranieri sono nati qui. Così come tutti i 15 bambini stranieri iscritti alla scuola dell'infanzia "Mary Poppins". Questi dati, così in crescita man mano che l'età degli alun­ni scende, ci fanno pensare che c'è da rivedere il concetto stesso di "straniero".

Ma cosa viene fatto per inse­gnare l'italiano a questi ragazzi? «Ovviamente i bambi­ni nati in Italia da genitori

stranieri non hanno particolari problemi - spiega la professo­ressa Patti -. Quindi la nostra scuola si impegna ad aiutare in modo particolare i nuovi arrivati, collaborando con il Comune di Venezia. Le fasi sono due: appena arriva un nuovo alunno, la scuola chiede all'Ufficio Immigrazione del Comune l'intervento di un me­diatore culturale che conosca la lingua d'origine del nuovo arrivato e lo aiuti a integrarsi e a favorire le comunicazioni scuola-famiglia. Poi ci sono i corsi di italiano organizzati dai "facilitatori linguistici" dei Ser­vizi Educativi del Comune. Tutto si svolge a scuola, prefe­ribilmente nell'orario scolasti­co, per facilitare la presenza di

ACCOGLIENZA tutti - prosegue la docente -. A parte queste ore, i nuovi stu-

-N-e-c-e-s-s-a-r-I'o-I'-I-d-I'a-I-o-g-o denti frequentano le lezioni normali e i loro compagni di

con le faml'gll'e classe: parlare e giocare con i coetanei è il modo migliore per imparare una lingua».

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IL GAZZETTINO

TUTTI I VENERDì

L'appuntamento settimanale con la pagina dei ragazzi Penultimo appuntamento settimanale con la pagina pensata e scritta dai ragazzi delle scuole medie mestrine. "Gazzettino lunior" uscirà ancora venerdi prossimo, in coincidenza con la fine dell'anno scolastico 2013-2014. Ogni pagina presenta una selezione dei tanti articoli scritti nel corso di questi ultimi mesi dagli oltre cento alunni delle quattro scuole medie di Mestre che hanno scelto di partecipare al progetto.

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LA TESTIMONIANZA Bogdan è a Mestre da otto anni. Studierà da odontotecnico

« Vogliamo un futuro migliore» Irene Bergamin, Andrea Bin, Giacomo Blason Stefano Bullo, Dujgu lasar,.Victoria. Lannino. classe 3.A. media Don Milani - Mestre

È a Mestre da otto anni, e frequenta la terza media alla "Don Milani". Bogdan (nome di fantasia) è in Italia dal 2006 e da grande vorrebbe fare l'astro­nauta, ma intanto ha deciso che il prossimo anno studierà per diventare odontotecnico.

«Sono arrivato con la mia famiglia dal Kosovo a 6 anni. Il mio papà era un insegnante e la mia mamma non lavorava -racconta -. È arrivato per pri­mo papà. Solo poi, dopo aver trovato un lavoro e una casa, ha trasferito qui tutta la famiglia.

Ho avuto la fortuna di essere venuto in nave senza problemi. Non come la maggior parte degli immigrati, costretti a viag­giare in piccole barche e in pessime condizioni».

Perchè avete lasciato il vo­stropaese?

«Per poter avere una vita migliore. Soprattutto per noi tre figli e per il nostro futuro».

Al tuo arrivo avevi delle aspettative particolari?

«Speravo di trovarmi bene e, soprattutto, di conoscere nuove persone e fare amicizie, mentre i miei genitori cercavano un lavoro per vivere meglio».

Come ti trovi adesso in Italia?

«Molto bene. Mi sono orienta-

SPERANZA «Qui in Italia ci troviamo bene -racconta Bogdan -. Ma mi piace tornare a casa»

to subito ed ho tanti amici. Imparare la lingua italiana è stato un po' difficile e anche capire le vostre tradizioni, visto che l'unica usanza in comune è il Natale; ma adesso va bene. A casa però, con i miei, parliamo la nostra lingua».

Hai mantenuto i rapporti con gli amici e i parenti del Kosovo?

«Sì, durante le vacanze estive vado a trovare le mie vecchie compagnie».

Preferiresti fermarti qua o ritornare in Kosovo?

«I miei genitori mi dicono che è meglio stare qui, ma io preferirei tornare perché lì ho tutto: la casa, gli amici, i paren­ti».

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IL GAZZETTINO

Il COMUNE Laboratori e incontri ~azie al Servizio Intercultura"

Sofia Favaro classe 1.F. media Don Milani - Mestre

Il Servizio Immigrazione e Promozione per i Diritti della cittadinanza del Comune di Venezia organizza per gli im­migrati varie attività, tra cui il servizio di mediazione - che facilita la comunicazione, la comprensione e la conviven­za degli stranieri nel territo­rio - e i laboratori linguistici fuori dall'orario scolastico che sono aperti a tutti: uomi­ni, donne e ragazzi. E poi c'è l'attività nelle scuole.

Spiega Alessandra Basta­sin, del Servizio Immigrazio­ne: «Collaboriamo da sempre con tutte le scuole, non solo con la mediazione e i laborato­ri, ma anche con interventi per spiegare come funziona il nostro lavoro. Con il "Proget­to Intercultura" delle Politi­che Educative, promuovia­mo, tra il resto, laboratori per aiutare in orario scolastico i ragazzi stranieri a conoscere il territorio e imparare l'italia­no. Un lavoro svolto da perso­ne qualificate, i facilitatori linguistici che, per diventar-

lo, frequentano dei corsi specifi­ci». Di cosa altro si occupa il vo­stro Servizio? «Abbiamo due sportelli aperti al pubblico, uno a Mestre e uno a Venezia, dove in­formiamo sulle leggi e sulla vita

in Italia e, in par­ticolare, nella no­stra città».

© riproduzione riservata

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IL GIORNALE D'ITALIA

Molti genitori hanno precedenti penali

a tolto il coperchio ad un fenomeno diffuso, l'inda­gine contro la dispersio-

ne scolastica condotta dai Ca­rabinieri della Compagnia Na­poli-Vomero e della Stazione di Marianella. I genitori rag­giunti dalla denuncia per inos­servanza degli obblighi d'iscri­zione a scuola dei figli, infatti, sono 82. Il lavoro dei Carabinieri non si è fermato alla denuncia o alla segnalazione del singolo caso di abbandono scolastico, ma di volta in volta le varie situa­zioni accertate sono state ap­profondite e vagliate grazie alla preziosa attività dei Co­mandanti di Stazione, che hanno verificato tutti gli aspetti e i se­gnali che potevano far presu­mere stato di abbandono, si­tuazione di degrado o di vio­lenza, facendo scattare l'inter­vento delle istituzioni preposte per l'adozione di idonee misure

a tutela dei giovani. Secondo quanto emerso dalle indagini dell'Arma, i genitori denunciati hanno un' età media tra i 30 e i 40 anni, e provengono dalle condizioni più variegate e difficili. Addirittura molti di loro, circa la metà, hanno pre­cedenti penali. Sono operai, ambulanti, muratori, disoccu­pati, casalinghe, collaboratrici domestiche, operaie, in pos­sesso della licenza media. Han­no riferito di avere assecondato la volontà dei figli o ritenuto non utile o importante mandare i figli a studiare per ricevere almeno una cultura di base. La condotta omissiva, prevista dal Codice Penale, è punita con un'ammenda dalla quale deriva anche l'impossibilità di conseguire licenze di pubblica sicurezza (dalla detenzione di armi all' apertura di un esercizio pubblico).

Giorgio Musumeci

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IL~MA.TTINO Pagina 37 Foglio 1

l'evasione scolastica Monitoraggio effettuato dai carabinieri su segnalazione dei presidi in sei istituti della periferia nord

«Scuola inutile», denunciati 82 genitori La metà sono pregiudicati situazioni di forte disagio rilevate durante i controlli

Melina Chiapparino

«Andare a scuola non serve a nulla tanto illavoro non si trova». Le paro­le di uno degli 82 genitori denunciati dai carabinieri per inosservanza de­gli obblighi di istruzione per i figli, tracciano i contorni di un fenomeno ancora molto diffuso a Napoli: la di­spersione scolastica. Soprattutto, quelle parole rilanciano la necessità di sensibilizzare la popola-zione' specie dei quartieri più disagiati, sull'impor-tanza della scuola e dell' azione preventiva dell' istruzione contro le il-lusioni e ifalsi sogni che of-frono criminalità e vita di strada.

Sono allarmanti i dati raccolti sui minorenni na­poletani che invece di se­guire le lezioni, rimango­no in strada trascorrendo intere mattinate giocando a pallone o girovagando al­lamercè della manovalan­za criminale. Servizi per contrastare la dispersione scolastica realizzati dai ca­rabinieri della Compa-

gniaN apoli -Vomero e dal­la Stazione Marianella, il monitor aggio effettuato nell' area compresa tra Scampia, Chiaiano, Pi­scinola e Marianella ha consentito di individuare 50 minori che aveva­no abbandonato gli studi. Per la maggior parte, ragazzi tra i 13 e i 16 anni, di entrambi i sessi, iscritti alle scuole medie inferiori i cui presidi, in collaborazione con i servizi socia­li, hanno portato avanti sin dall'ini­zio dell' anno una stretta sinergia con i militari, segnalando costante­mente i casi di assenze prolungate o sospette, fino agli episodi più ecla­tanti.

Gli uomini guidati dal capitano Giovanni Ruggiu hanno monitorato sei scuole in quartieri popolari den­samente abitati e con un' alta percen­tuale di minori, completando le ope­razioni partite a settembre solo qual­che giorno fa. Sottoposte alla specia-le azione preventiva e di controllo: l'istituto comprensivo GiovanniXXI-II Aliotta a Chiaiano, il 43 o circolo di­dattico San Gaetano di Piscinola, il 71 0 circolo Aganoor- Marconi a Ma­rianella, il 790 circolo didattico N aza­reth - Musto a Chiaiano, il 420 circo-lo didattico Salve mini a Marianella e l'istituto Virgilio 4 di Scampia. N el-le fasi successive alla segnalazione da parte dei dirigenti scolastici, i co­mandanti di stazione dei carabinie-ri hanno approfondito ogni singolo caso, verificando le condizioni sociali

e familiari, rilevando spesso situazioni di disagio di vario genere. Solo pochi sono stati i casi di forte degrado, violen­za o vero e proprio ab bandono riscon­tratii nella maggior parte degli episodi di abbandono i militari hanno rilevato condizioni familiari di difficoltà sia eco­nomiche che sociali con una percen­tuale molto alta di genitori pregiudica­ti (la metà sul totale). Le mamme e i papà denunciati hanno un' età media tra 30 e 40 anni. Le professioni? Ope­rai, ambulanti, muratori, collaboratri­ci domestiche, il titolo di studio in loro possesso è la licenza media. Quello che però più accumuna i genitori de­nunciati è il ritenere «inuti­le mandare i figli a scuola e dunque assecondarne la vo­lontà di non frequentarla». Per questo motivo le opera­zioni dei carabinieri conti­nueranno' in collaborazio­ne con i presidi di altre scuo­le e quartieri, affinché l' ope­ra di sensibilizzazione, ol­tre che di controllo e preven­zione' possa produrre una "svolta" culturale. Non a ca­so alcune scuole come laBo­vio-Colletta del quartiere San Lorenzo, dove si erarag­giunto il record del 12 per cento di abbandono delle le­zioninell' ultimo anno, han­no attivato progetti persona­lizzati e uno sportello con­tro la dispersione.

l' ..... ' ...... "'· Individuati cinquanta adolescenti che hanno abbandonato le lezioni dell'obbligo

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SUPPLEMENTO DE

la Repubblica

Tutti i martedì per mesi hanno fatto le prove. Ma per il corpo di ballo,

la recitazione, i costumi e le scenografie hanno usato ore buche, ore libere, si sono ritrovate a casa dell'una o dell'altra, anche nei weekend. 15 maestre della scuola primaria statale Pisa cane di Milano (frequentata da quasi 800 bambini) hanno cominciato a pensarci per scherzo, poi, visto l'entusiasmo della preside, hanno fatto

allegramente sul serio: hanno messo in piedi un musical per finanziare la loro scuola. E hanno scelto Mamma Mia, il musical inglese con le canzoni degli Abba, da cui nel 2008 è stato tratto il film con Meryl Streep, Pierce 8rosnan e Colin Firth, «perché era quello con più personaggi

femminili, visto che nella scuola i maestri maschi sono pochi e quei pochi hanno detto di no». Morale della favola - e di questo sforzo realmente esemplare­giovedì 5 giugno (alle 20,30 al Teatro Redi di via Redi 21 a Milano) Le maestre ma/destre presentano Mamma mia: «L'ingresso sarebbe lO euro intero, 8 ridotto. Ma non possiamo dirlo e così diciamo offerta libera». L'obbiettivo è fissato a mille euro.

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LANOTiZiA _________ GlDRNALE.IT_

n premier visita tutte le scuole Ma i soldi dà a quelle di Firenze di CARMINE GAZZANNl

iniziato il suo mandato a palazzo ChigÌ visitando le scuole giro per la penisola. Poi alla fine i 36 milioni stanziati per

l'edilizia scolastica sono finiti a Firenze e al Nord. Il Mezzogiorno è stato completamente ignorato da questo giro di soldi. Eppure le scuole al Sud non sono certo senza problemi. -----~_ ..... _----- ._-----

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· al Nord gli ultimi 3 milioni a i plessi pericolanti sono Mezzogiorno

'annuncio è stato dato in pompa magna poco prima delle elezioni europee: "via li-

era all'assegnazione di oltre ..... .....!IIl1l36 milioni per l'edilizia sco­lastica", si legge nel comunicato della Presidenza del Consiglio del 22 maggio scorso. Non c'è che dire: quello del go­verno Renzi sembrerebbe un primo im­portante passo verso la ristrutturazione di "strutture obsolete" e la costruzione di "nuovi edifici dotati degli standard di sicurezza più recenti e di nuovi modelli di spazi di apprendimento".

n contributo alto a Firenze Eppure bisogna entrare nel merito del finanziamento per capire di eosa stiamo parlando. Dal documento for­mulato dal Miur, infatti, emerge che ì 36 milioni di euro (per la precisione 36.788.058) - prima tranche di uno stanziamento complessivo che dovreb·· be arrivare a 186 milioni ~ finanzieran­no un totale di 27 progetti presentati ovviamente da altrettanti enti locali. Ed ecco il punto: quasi la metà dei fon­di sono destinati a sole due regioni, Emilia Romagna e Toscana, che rice­veranno a testa oltre 8 milioni di euro, a discapito invece dì tante altre realtà che non beccheranno un soldo bucato. E così, ad esempio, spicca un piccolo particolare: il contributo più alto ~ da 5 milioni di euro andrà proprio alla cit­tà gigliata dì Matteo Renzi, per "inter­venti di costnrzione" di ben sei nuovi edifici scolastici più riqualificazione di altri quattro.

Il Sud martoriato e dimenticato Però si sa: a pensar male si fa peccato. Continuando tuttavia ad esaminare nel

dettaglio ì beneficiari del finanziamen­to, non può che emergere nn dato: il Mezzogiorno godrà della fetta più esi­gua del fondo. Nonostante sia proprio questa la zona più disastrata. Lo dice chiaramente "Ecosistema Scuola", il rapporto di Legambiente sulla qmilità dell'edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi. Sec.ondo I\ùtimo rappor­to, pubblicato a metà gennaio 2014, "se prendiamo in considerazione le 4 aree del nostro paese (nord, centro, sud, i80-

le) possiamo osservare come nel nord la media degli investimenti per la ma­nutenzione straordinaria risulti quasi tre volte quella del sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nelle regioni del sud". L'occasione buo­na per riparare allo squilibrio Nord­Sud, dunque, si era concretizzata pro­prio con il fondo messo a disposizione dal Miur. E invece niente: vuoi per la noncuranza dell'amministrazione cen-

traI e, vuoi per la negligenza degli enti locali, a fronte di ben 17,6 milioni di euro che arriveranno al Nord e di 17,1 dcstinati invece alle regioni centrali, al Sud arriveranno esattamente 2 milìoni eli euro. A beneficiare deI finanziamen­to saranno il comune di Isola Capo Riz­zuto (Crotone) per 1,125 milioni di euro e quello di Casal Velino (Salerno) per 875 mila euro. Soltanto due comuni, dunque, riusci­ranno a strappare una fetta del fondo

MiuI'. Eppure i numeri snoc­ciolati da Legambiente parla­no di una situazione ben più drammatica. Basti questo: la percentuale nazionale di edi­fici che avrebbero bisogno di manutenzione urgente è pari al 37,6%, una percentuale che si abbassa per quanto riguar­da il Nord al 34,9% e, addirit­tura, al 16,5% al Centro, e che invece tocca quota 40% al Sud e 43,2 sulle Isole. Prendiamo, ancora, i dati sulla manuten­zione negli ultimi 5 anni: se al Nord il 66,:>% delle struttu­re ha goduto di interventi, al Sud è toc-cato soltanto al 45,2 (56,2% la media nazionale). Una situazione d'emergenza, dunque, che tocca punte in­credibili in Sicilia, dove si re­

gistra una necessità dì intervento per manutenzione urgente pari al 57,7%, in Calabria (51,8%) e Campania (40,8). Non potrebbe essere altrimenti, d'al­tronde, se negli ultimi 5 anni per la ma­nutenzione al Sud si è speso solo 2.937 euro mediamente per edificio, a fronte degli 11 mila nazionali. Dati sconcer­tanti dunque. Che si spera vengano presi in considerazione al prossimo giro di finanziamento.

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Scuola, la storia dell'arte mai più "Cenerentola" tra le materie

Redazione Dopo l'entrata gratis nei musei per gli insegnanti, un protocollo d'intesa per creare forme di col­laborazione tra scuole e pinaco­teche e una promessa: la reintroduzione, dove è stata tolta, e la valorizzazione, dove è stata ridotta, della storia dell'arte nelle scuole. I ministri Dario France­schini e Stefania Giannini hanno preso un impegno che tanti solle­citavano da tempo. Vedremo se sapranno mantnerlo. «Non si può non pensare - ha affermato il mi­nistro dei Beni Culturali - di non far amare e studiare l'arte nelle

scuole. L'insegnamento della sto­ria dell'arte è un tratto genetico della nostra cultura ed è stato ab­bastanza trascurato». «È inac­cettabile - ha aggiunto il ministro dell'Istruzione - che sia stato messo tra le Cenerentole a ri­schio di taglio, che poi si è verifi­cato». Il potenziamento dell'insegnamento della storia dell'arte, per Giannini, è un obiet­tivo e per raggiungerlo «occorre rivisitare gli ordinamenti didattici: è un punto all'ordine del giorno e il governo sarà sollecitato a ri­guardo. Con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini assu-

miamo un impegno formale per rafforzare la storia dell'arte». Anche il Parlamento sta facendo la sua parte: in Senato è stato ap­provato un ordine del giorno che va in tale direzione, finalizzato a ottenere una rapida copertura che consenta una revisione degli ordinamenti didattici. Nei mesi scorsi si sono moltiplicate le ini­ziative e le petizioni, le raccolte di firme raccolte tra cittadini, do­centi" associazioni, realtà di im­pegno civile e sociale per chiedere al governo di «salvare gli insegnamenti della Geografia e della Storia dell'Arte». Molte scuole, nel frattempo hanno at­tuato forme di collaborazione con i musei per promuovere la lettura e la valorizzazione del pa­trimonio musicale. E, ancora, in­vitare gli studenti ad "adottare" monumenti, realizzare iniziative ad hoc per il circuito archeologico vesuviano (tra cui il sito di Pom­pei), elaborare un progetto nazio­nale di alternanza scuola-lavoro all'interno dei luoghi della cultura e rilanciare le biblioteche scola­stiche. Progetti e iniziative che conferiscono agli studenti i crediti per le valutazioni finali e gli esami di maturità.

Scuola, la storia dell'arte mai più "Cenerentola" tra le materie

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Formazione. Il XVI rapporto AlmaLaurea

Ne120131aureati più puntuali e internazionali

Gianni Trovati MILANO.

Cominciamo dalle buone notizie: i laureati 2013 sono i più "puntuali" della storia re­cente, i più attivi in stage e tiro­cini nelle aziende e hanno an­che ripreso a guardare all' este­ro per una parte della propria esperienza di studio. Certo, do­po la discussione della tesi af­frontano un mondo del lavoro caratterizzato da una disoccu­pazione volata oltre il 12%, ma nel medio periodo una laurea in tasca continua a offrire più opportunità e più tutele rispet­to a un diploma.

A dirlo è il XVI rapporto di

AlmaLaurea sul «profilo occu­pazionale dei laureati», che è stato presentato ieri all'Uni­versità di Scienze Gastronomi­che di Pollenzo. Un'indagine, quella targata AlmaLaurea, a raggio sempre più ampio, che nell'ultima edizione ha analiz­zato carriera e prospettive di 230mila laureati sparsi nei 64 atenei aderenti al consorzio.

L'accorciamento dei tempi medi di laurea, avviato negli anni dagli ordinamenti artico­lati sul «3+2», è continuato, e offre ai neo-dottori 2013 le per­formance migliori: 18,2% laure­ati su 100 arrivano al titolo pri­ma di compiere 23 anni, e l'età media alla laurea è scesa di un

paio d'anni rispetto al 2004: il laureato medio di primo livel­lo ha 25 anni e mezzo, il dotto­re "magistrale" chiude il per­corso accademico a 27,8 anni mentre nel ciclo unico, che ri­guarda oggi giurisprudenza ol­tre a ingegneria, architettura, medicina, l'età media si atte­sta a 26,8 anni. Ogni cento lau­reati, arrivano alla discussio­ne della tesi senza ritardi in 41 nei corsi triennali, in 34 nel ci­clo unico e in 52 nel biennio ma­gistrale: ad accumulare quat­tro o più anni di ritardo sulla durata legale è il 13%, ed è il da­to più basso di sempre.

Naturalmente questi nume­ri non cancellano gli affanni strutturali dell'università ita-

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liana, nel Paese che ha il nume­ro di laureati più basso d'Euro­pa nella fascia di età fra 30 e 34 anni (si veda Il Sole 24 Ore del 19 maggio) e che fatica a inver­tire la rotta di investimenti nel­la formazione in continua di­scesa. «I miglioramenti ci so­no - riassume Andrea Cam­melli, direttore di AlmaLau­rea -, ma lo scenaio presente e futuro rimane estremamente incerto», al punto che, dopo una lunga teoria di tabelle e grafici, l'indagine chiude chia­rendo che «se l'Italia non inve­ste di più in istruzione superio­re e ricerca rischia concreta­mente di non avere futuro».

gianni.trovati@i/so/e24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MILANO

lANfRANtO Senn è Ordinario di Econo­mia Regionale aUa Bocconi,

che vCillum:zione dà dello sfudio di Alm€:lHOIUW'eCll f

«Mi sembrano dati molto ragionevoli. Di si­curo si sta ringiovanendo la formazione dei laureati e quindi si anticipa l'uscita dall'Università. Dall'altro lato, però, occor­re che la domanda da parte delle imprese e delle istituzioni sia più dinamica. Oggi c'è un capitale umano più preparato e dalla ba­se vasta, ma ora la domande deve espri-

· I: mersi altrimenti tutto questo si tradurrà so­lo in uno spreco di risorse».

Resm comunque il faHo che i laure<l1ti ~roval'lo 1.11'1 lavoro più facilmente dei non IClul"e<l1ti •••

«Di sicuro l'innalzamento della qualifica,· zione risponde a un'esigenza di aumentare il livello di competitività, Ora bisogna vede­re come le politiche di rilancio delle cresci­ta creerano nuove disponibilità»,

Dallo studio emerge un altro dato 5i· "'1I1,;f;,r ... ~I;v,l''' le donne sono bmve

uomini. "Non mi stupisce, è sempre stato così. Ma il

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problema resta lo stesso; le donne sono più pronte ma il mercato del lavoro fa fatica a convertire l'occupazione femminile in tem­po pieno».

Gli smge e le esperienze all'estero 50' no un valore aggiunto nella ricerca di un'occupazione?

"Non c'è dubbio. Sono molto utili per la sprovincializzazione del mercato del lavo­ro, Chi fa un'esperienza all'estero per poi tornare ha tendenzialmente un vantaggio netto, ha maggiore facilità a trovare un im­piego»,

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E SUL TRAS ENTO A ERZELlIlL PRESIDE DELLA SCUOLA POLITECNICA

« Un'assicurazione per i dipendenti dell'Università»

La promessa di Massardo, candidato rettore

VINCENZO GAllANO

«UN'ASSICURAZIONE SALUTE per tutti i 2.750 dipendenti dell' Ate­neo e i loro familiari».

Nel ponderoso programma - oltre 90 pagine - di Aristide Massardo, preside della Scuola Politecnica Oe ex facoltà di Ingegneria e Architettu­ra) e candidato rettore dell'Universi­tà di Genova, c'è anche un passaggio degno del più puro marketingeletto­rale. Non saranno gli 80 euro pro­messi da Renzi, ma un minimo di operazione-simpatia è comprensibi­le anche da parte dell'austero profes­sore che punta alla poltrona di Gia­como De Ferrari, in scadenza di mandato. E infatti Massardo pro­mette la «valorizzazione delle risor­se umane come strumento decisivo per svolgere con successo la missio­ne dell'Università».

La «valorizzazione», cioè, dei 2.750 dipendenti dell'Università di Genova, una delle più grandi "azien­de" della città con un bilancio di 350 milioni di euro. Persone «delle quali circa la metà sono docenti e ricerca­tori». E quindi elettori nella contesa, in atto da qualche settimana, che op­pone Massardo - distintosi subito per le accese critiche al progetto del trasferimento di Ingegneria agli Er­zelli - ad altri tre aspiranti alla più al-

Da sinistra: gli aspiranti rettori Massardo, Martelli, Comanducci e Verri

ta carica dell'Ateneo: il pro-rettore vicario Maurizio Martelli, il preside della scuola di scienze sociali Paolo Comanducci e il vicedirettore del Di­bris Alessandro Verri. «Per tutti i di-

SVOLTA BUROCRATICA

«Serve un bilancio chiaro, leggibile

anche per chi non è esperto di contabilità»

pendenti dell'Ateneo e iloro familia­ri»' il benefit di una polizza salute. Ma pure una «carta dei servizi» da usufruire direttamente sul telefoni­no grazie ad apposita sim «che pos­sono tranquillamente mettere a punto i nostri bravissimi infonnati­ci». Una carta sulla quale, oltre ai buoni pasto in fonnato elettronico, può trovare posto «una lista di nego­zi, locali e palestre convenzionate con relativi sconti».

Naturalmente, nel programma c'è molto di più. Massardo ha illustrato i capisaldi della sua proposta ieri nella Sala dei Capitani a Palazzo San Gior­gio. La filosofia di fondo (rivelata dal titolo sul frontespizio del program-

ma: "Possa darti del tu, Rettore?") è quella di una gestione il più possibile trasparente e aperta ai «contributi dal basso». «Vale a dire -ha specifica­to Massardo - alle istanze provenien­ti dai dipartimenti, che sono i luoghi dove si esplica l'attività di base». E ancora: «Un bilancio chiaro, leggibi­le anche da chi non è esperto di con­tabilità pubblica». Il candidato alla successione di De Ferrari ha voluto sottolineare il peso anche economi­co rivestito dall'Università sul terri­torio genovese: «Bisogna sfatare l'idea, diffusa tra la gente, che l'Ate­neo viva esclusivamente sui contri­buti pubblici. In realtà solo la metà dei fondi, circa 175 milioni di euro su un totale di350,provienedalloStato: il resto sono risorse legate alle fun­zioni dirette svolte dall'Università».

A margine della presentazione del suo disegno di Ateneo, Massardo è tornato a criticare il progetto Erzelli: «Le perplessità che riguardano l'ipo­tesi di trasferimento sulla collina di Sestri della Scuola poli tecnica non sono mie personali, ma condivise da 350 docenti e 50 studenti: i membri del consiglio di dipartimento che, a parte tre astenuti, hanno tutti votato il do cumento che solleva una serie di rilievi sul progetto». Quali? «Princi­palmente ci lasciano perplessi l'aspetto logistico e la mancanza di un serio piano industriale». Primo punto: «Si parla di una funivia per raggiungere gli Erzelli, ma non c'è ancora alcuna certezza sui necessari finanziamenti». Seconda questione: «All'inizio si parlava di cento aziende pronte a trasferirsi lassù. Adesso mi pare che la lista si sia notevolmente ridotta. Basti pensare che anche To­shiba sta pensando di insediarsi a Multedo. Ma senza aziende come si fa a parIare di polo tecnologico?». Senza contare la partita, giuridica­mente ed economicamente com­plessa, dell'acquisto delle aree dove realizzare sede della facoltà e labora­tori. Conclusione: «Il progetto non è defunto, ma per portarlo avanti ser­vono garanzie precise». galiano@ilsecoloxix,it

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COBBIEBE DELLA SEBA Data 30-05-2014

SEllE Pagina 57 Foglio 1

Saranno quattro i volumi dedicati alla storia dell'ateneo lombardo

Fondata nel 1361 dai Visconti, l'Università di Pavia ha formato ---- ---~---- -'~--"""'--""'-----.. _- ----_._-- ------.... _ ... -_._~-_._- - -- - -- ... -

molti~aLgenl clella~~~c~~j~~sci_eQze._l:9rtengg .. d~gli_. __ . d i Paolo DI Stefano

avia, anno di grazia 13(Jl. t: l'an­no della fondazione dell'ateneo lombardo, voluto dall'impe­ratore Carlo IV come Stuclium

Generale, scuola di impronta gimidica, scientifica e letteraria, che ebbe grande ri­nomanza in Europa. E alla Stona dell'Uni­versità di Pavia sono dedicati due pondero­si tomi, editi da Cisalpino Istituto Editoriale Universitario e curati da Dalio Mantovcilli, direttore del Centro omonimo. Uno sguar­do al versante istìtuzionale (in cui hamìO grande parte gli "statuti"), uno sguardo alle personalità che le hanno vivifìcate, un altro alle iùee che sono state prodotte. Grande opera nata per celebrare i 650 anni, prose­guirà con altri volwni, già in lavorazione, che si spingeranno fino ai tempi più recentì. Per il momento partendo dalle origini viscontee e sforzesche dell'Almum Studiwn Papiense ci si fenna all'età spagnola, con un totale di quasi

1.400 pagine, eel è già un'im­presa colossale, che accoglie approfondimenti cii studiosi vari con appendici ricchissi­me di docwnenti inediti (e relative immagini), da cui è difficilissimo trascegliere, figurarsi dame un quadro esaustivo. Semmai, un po' ca­pricciosamente (a capdccio cioè del gusto personale di chi scrive questa nota), si po­trebbero segnalare alcune rappresentazioni goliardiche quat1TOcentesche, vere farse di gran diveltimento e non prive di ammicca­menti sessuali, come il dialogo Anclrieta, o quelle che attaccano comicamente le aucto­ritates accademiche. Ciò che conta qui è però osselvare come ]\il~'t~i:~i}~:"J""2'i'..É,' i:iU,'d.t; ii'it'l secoli non solo

l;D::';;"';;'g;;',:r,;;n:::"tg::, ,T,:iI ii:i!i",,:::,rito le scoperte ,';t:k:f,tUiche e i pro­

,:! della conoscen­. verso il conbi-. personaggi di ccelso nelle più

_ discipline. Ba-

stino Ì nomi elel filosofo-scienziato-notaio Gerolamo Cardano, del naturalista Lazza­ro SpallanzanÌ, del fisico Alessandro Volta,

del medico Antonio Scarpa, del matematico Lorenzo Ma­scheroni, fino ai premi Nobel Camillo Golgi, Giulio Natta e Carlo Rubbia. Per non dire dei letterati Due nomi su tutti sono quelli di Vincenzo Monti e Ugo Foscolo, che vi telme la prolu­sione nel 1809. E si potrebbe, ovviamente, continuare pen­sando a Maria Corti, Dante lsel­la e Cesare Segre, per non citare che l'ultima fOImidabile triade di filologi e critici.

Callege in stilI! british, Oppor­ttn1an1ente, Mantovani indivi­elua il filo più resistente nella «coscienza elegli stessi prota­gonisti di essere inseliti in una linea di continuità, di fare parte di W1a stOIia inintelTotta»: Ima «coscienza istituzionale» per­petuata dagli statuti, cioè dalle regole che assegnano a docenti,

studenti e funzionari eli vario grado ruoli fis­si e ripetibìli nel tempo. È W1a coscienza che si fonda su alcuni elementi identitari, come la plwidisciplinarità, l'antica vocazione eu­ropea e intemazionaie, la residenzi,ùità di insegnanti e allievi come valore fondante del processo formativo. A IWlgo rimasta il solo ateneo elellaLombar­dia, l'Università di Pavia si configma come cittaelella di studi o «college» (al modo an­glosassone), favorita appunto dalla presen­za di collegi universitari come il BOlTomeo e il Ghislieri che, come osserva il rettore An­giolino Stella, sono «parte integ11lllte» della sua stoda e del suo prestigio. Un'avventura straordinaria che meritava eli essere analiz­zata e raccontata a futum (e perché no, pre­sente) memoria.

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SETTE 121.--30.05.2014

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Stefania Giannini

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__ ebero Pagina 18 Foglio 1

La politica intervenga subito

Abilitazione dei docenti, già 800 i ricorsi al Tar con fare vagamente riecheggiante

::: PIERANGELOMAURIZIO il Ventennio ha cominciato il suo mandato con un bagno di folla tra

I11IIII11IIII11III La beffa del merito, numero famiglie e studenti nelle scuole, due. Sulle abilitazioni dei docenti sembra del tutto indifferente a universitari ordinari e associati, in quanto sta succedendo nelle uni­cui i nuovi criteri per scalzare le ba- versità. A questo punto è da spera­ronie sono stati ampiamente e dif- re che se ne occupi il Parlamento. fusamente aggirati, c'era da atten- Dopo la prima denuncia su Libe­dersi un' ondata di indignazione e, ro ho ricevuto altre mail. Diverse so­soprattutto, interventi concreti. In- no anonime, il che la dice lunga sul­vece, tutto prosegue come nulla fos- l'atmosfera che si respira nel mon­se. I criteri posti dalla riforma Gel- do accademico. Qualcuno segnala mini erano semplici: le commissio- che «in più di una commissione so­ni nazionali avrebbero dovuto esse- no stati selezionati commissari non re scelte per ogni singola disciplina in regola con i criteri delle mediane con parametri oggettivi fissati dal- (anche qui fioccano i ricorsi)>>. Cioè l'Anvur, l'Agenzia nazionale per la i commissari sarebbero stati boccia~ valutazione del sistema universita- ti alla luce dei criteri da loro stessI rio e della ricerca, e avrebbero dovu - adottati. In diversi casi «i candidati to selezionare in modo altrettanto che non avevano soddisfatto i crite­oggettivo i docenti. Non è avvenu- ri previsti per l'abilitazione ma so­to. Sui pasticci delle commissioni no passati hanno scritto (pubblica­pendono, a quanto pare, 800 ricor - zioni) con professo~i in com~issio­si al Tar del Lazio. Bene. ne». Un docente dI Ferrara mvece

Le stesse commissioni stanno si firma -ma per par condicio omet­esaminando, ed anzi hanno quasi terò il nome - e scrive papale papa­finito i lavori, le domande per il le: «La commissione è stata scelta 2013. Può essere definito serio un ad hoc; chi conosce i colleghi può Paese che basa la scelta del corpo ricostruire la cordata, in alcuni casi insegnante universitario su fonda- politica, in altri di amicizia (spesso i menta tanto fragili e con metodi co- due aspetti coincidono). Se poi si sì opinabili? andasse nei singoli atenei per inda-

La ministra all'Universit.à, Stefa.- gare su quei candidati che non ido­nia Giannini, che di mestiere fa il nei sono stati ritenuti tali, allora si Rettore, ha ammesso che così non co~prenderebbero tante cose ... ». va e che bisognava intervenire subi - Delle figuracce internazionali, co­to. Solo che si è distratta nella cam - me la lettera indignata scritta da 12 pagna elettorale delle Europe~. An - premi N obel dell' economia per l'e­che il premier, Matteo RenzI, che sclusione dall'abilitazione di orofes-

sori italiani che insegnano n~lle più prestigiose università del mondo, Libero ha già scritto. Si potrebbe ag­giungere il caso del commissario spagnolo nella Commissione diDi­ritto costituzionale che si è dimesso per ciò che ha visto e sentito e ha denunciato la cosa al ministero del­l'Istruzione e alla magistratura. Op­pure il caso del docente ritenuto -tanto per cambiare - «non idoneo» ad insegnare Diritto del lavoro ma che è stato nominato nel frattempo

«per meriti speciali» consigliere di Cassazione.

Ora si aspetta che la matassa che venga sbrogliata dal Tar. N on è nep­pure immaginabile che il governo faccia pressione, né che ovviamen­te i magistrati possano dimostrarsi sensibili alle pressioni. Pare che l'o­rientamento sia di non concedere più sospensive ma di esaminare nel merito alcuni casi particolar­mente significativi, per fissare qual­che paletto in questo bailamme. Da qualche parte bisogna pur co­minciare. Ma il rischio è che i singo­li non possano far valere appieno i propri diritti: dopo la beffa, il dan­no. E soprattutto non è pensabile che ancora una volta sia lasciato al­la magistratura il compito di risolve­re le cose. Di fronte a uno scandalo di queste proporzioni la politica do­vrebbe trovare gli strumenti per rea­gire, a cominciare dall'indignazio-ne.

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Stefania Giannini

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TestdiMedicina l' ora dei ripescati c'è}' ammissione per 13 studenti Meno immatricolati del previsto Esclusi dalle prove per pochi punti possono iscriversi fino al4 giugno

FRANCESCA RUSSI

NON avevano superato il te­st di ingresso a Medicina e si erano piazzatiin coda al­

la graduatoria degli idonei. Stac­cati di appena 0.2-0.3 punti dal­l'ultimo degli ammessi. Ma ora, per loro, c'è un'altra chance: ilri­pescaggio. Sono 13 i fortunati che hanno guadagnato un banco inatteso alla scuola di Medicina dell'Università di Bari. Sono sta­ti pubblicati ieri, infatti, gli elen­chi con i posti vacanti destinati a essere riempiti dai candidati ar­rivati nella classifica barese su­bito dopo la posizione 251, tanti sono i posti tra Medicina e Odon­toriatria. Per immatricolarsi, do­po il test dell'8 aprile e la pubbli­cazione delle assegnazioni di se­de, c'era tempo fino al 26 mag­gio. A lunedi, sui tavoli delle se­greterie dell'Università di Bari, sono arrivate però solo 224 im-

E il rettore teme l'abolizione del numero chiuso: "Atenei in difficoltà per gli spazi"

matricolazioni per Medicina su 236 posti a disposizione e 13 per Odontoiatria su un totale di 14. Poco più di una decina di aspi­ranti medici, dunque, ha rinun­ciato a vestire il camice bianco.

Così la graduatoria dei candi­dati che hanno sostenuto l'esa­me di ammissione ai corsi di lau­rea a numero chiuso ha comin­ciato a scorrere. Sono 12 gli stu­denti che hanno conquistato un posto per Medicina e Chirurgia e 1 ilfortunatoperOdontoiatria.A seguire ci sono 3 candidati pre­notati: ragazzi che hanno svolto la prova in un altro ateneo indi­catocomeprimasceltamasenza posti liberi e che, per punteggio, possono comunque studiare nel­le aule del Policlinico di Bari: i 3 possono scegliere se immatrico­larsi subito rinunciando definiti­vamenteadognialtragraduato­ria futura, oppure se attendere

gli scorrimenti futuri nella spe­ranza di risultare assegnati o prenotati in un ateneo da loro considerato migliore.

I fortunati non hanno molto tempo per pensarci: il termine per !'immatricolazione dei ripe­scati scade il4 giugno. Poi lagra­duatoria scorrerà ulteriormen­te. Se qualcuno dei 13 dovesse ri­nunciare, si scenderà ancora ne­gli elenchi e così via fino al6 ago­sto.

SulfuturodiMedicinac'èperò molta incertezza. L'annuncio fatto dal ministro dell'Istruzio­ne Stefania Giannini di abolire i test di ingresso a partire dal 2015 ha spiazzato la comunità accademica. "Ci sono vantaggi e svantaggi nell' abolizione dei te­st - ragiona il rettore dell'Uni­versità Aldo Moro di Bari, Anto­nio Uricchio - i test per come so-

no stati costruiti hanno creato

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contenzioso e polemiche, il teno­re delle domande è stato ogget­to di critiche e di certo vanno cambiati. Ma abolirli vuoi dire mettere a dura prova gli atenei per far fronte, dal punto di vista

organizzativo con aule e spazi, all'elevato numero di studenti: solo quest'anno ai quiz se ne so­no presentati 3mila. E poi !'im­buto del primo anno (si dovreb­be passare al secondo superan­do esoneri ed esami che andreb-

bero peraltro sottoposti a rigide verifiche per evitare che passino i raccomandati) lascerebbe fuo­ri ragazzi che dovrebbero ripen­sare il proprio percorso formati­vo. Chi non entra dopo un anno cosa fa? Sono nodi irrisolti. Im-

magino a sbarramenti legati agli esi ti della scuola superiore o comunque a percorsi seri di pre­orientamento a scuola che con test ed esoneri facciano arrivare gli studenti a Medicina».

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Al via la trattativa tra ministero e sindacati per il testo che riguarda i 18mila lavoratori

Un codice di condotta al Mibact Pene severe per chi infrange le regole: dalla sospensione al licenziamento Francesco Prisco

Niente più mance a meno che non siano di lieve entità, ob­bligo di comunicare all'ammini­strazione eventuali circostanze di conflitto d'interesse, rapporti con il pubblico all'insegna di de­coro e cortesia, correttezza con i colleghi. Non di solo art bonus è fatto il nuovo corso del mini­stero dei Beni culturali e del turi­smo, ma anche di una particola­rissima riqualificazione degli ol­tre 18mila propri lavoratori: il Collegio Romano accelera sul codice di comportamento dei di­pendenti, testo cui per la prima volta si dovrà uniformare la con­dotta - in servizio e fuori - del personale, dirigenti compresi.

Una prima bozza del testo martedì scorso è stata trasmes­sa a sindacati e associazioni di categoria offrendo a tutti la pos­sibilità di integrare e apportare modifiche (qualsiasi proposta in questo senso dovrà pervenire entro il prossimo 17 giugno). Il documento prende le mosse dal Codice di comportamento gene-

rale dei dipendenti della pa, ap­provato con il Decreto del presi­dente della Repubblica 62 del 2013 e lo attualizza alla realtà del Mibact. Con tutte le specificità di chi opera nell'ambito dei Be­ni culturali.

Si parte da «regali, compensi e altre utilità» che il dipendente non «chiede, né sollecita per sé o per altri». Vietato accettarli, «salvo quelli d'uso di modico va­lore effettuati occasionalmen­te» che comunque non abbiano un valore superiore alla cifra orientativa di 150 euro. Regali e altre utilità ricevuti fuori dai ca­si consentiti «sono immediata­mente messi a disposizione dell'amministrazione per la re­stituzione o per essere devoluti a fini istituzionali». Occhio alla partecipazione ad associazioni e organizzazioni, fatti salvi parti­ti politici e sindacati: il dipen­dente dovrà comunicare entro lO giorni l'adesione a gruppi «i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento delle attività dell'ufficio». L'im-

perativo categorico è evitare si­tuazioni di conflitto d'interesse: massima trasparenza su «tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti pri­vati in qualunque modo retribui­ti che lo stesso abbia o abbia avu­to negli ultimi tre anni». Comu­nicazione obbligatoria anche nel caso in cui l'incarico abbia ri­guardato parenti o affini entro il secondo grado. Obbligo di astensione di fronte a decisioni che possano riguardare interes­si propri o di congiunti. Lealtà all' amministrazione nei rappor­ti con i privati, massima cortesia ed efficienza (senza preferiti­smi di sorta) in quelli con il pub­blico. Capitolo specifico per pre­venire situazioni di mobbing.

Chi infrange le regole può an­dare incontro a sospensione del servizio da tre giorni a sei mesi, licenziamento per giusta causa o addirittura - nel caso dei diri­genti - sanzioni pecuniarie da 200mila a 500mila euro.

Wl @MrPriscus

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«Italia nuova con le riforme, non deludeteci» Squinzi: crescita con la stabilità Salari legati ai risultati. «Via i corrotti da Confindustria» Guidi: subito un pacchetto per la competitività, piano straordinario per il «made in Italy»

ROMA - Ora lo dice anche la Con­findustria. <<Le politiChe di austerità non hanno prodotto alcun risultato per la ripresa dell'economia e per il lavoro», l'Europa «deve avviare un ci­cIo macroeconomico espansivo, ab­bandonando il rigore fine a se stesso» e in Italia «bisogna avere il coraggio di fare politiche di bilancio diverse ri­spetto al passato». Tanto più alla luce del <<risultato straordinario» ottenuto dal governo Renzi nelle elezioni eu­ropee. CosÌ il presidente Giorgio Squinzi ieri nella relazione all' assem­blea dell'associazione imprenditoria­le, davanti a una platea che vedeva in prima fila molti ministri ma non iI presidente del Consiglio. Squinzi ha lanciato, tra gli applausi, un appello al governo: «Sulla scheda uscita dal­l'urna c'è scritto: fate le riforme. Non deludeteci».

Le prime risposte arrivate attraver­so !'intervento del ministro dello Svi· luppo non sembrano aver deluso gli imprenditori riuniti nell' Auditorium di Renzo Piano, almeno a giudicare dai molti applausi riscossi da Federi­ca Guidi, che del resto parlava a una platea amica, essendo lei stessa im-

Il piano competitività

prenditrlce e con un passato da presi­dente dei giovani di Confindustria. Guidi ha annunciato un pacchetto di provvedimenti per la competitività, in particolare delle piccole e medie imprese, molti dei quali verranno adottati dal governo «entro il 20 giu­gno». Il pacchetto ruoterà intorno a sei punti. 1) Una «significativa agevo­lazione fiscale sugli investimenti ag­giuntivi in beni strumentali e asset intangibilb>. 2) La prosecuzione del taglio delle imposte su famiglie e im­prese cominciato con l'operazione 80 euro in busta paga (qui l'orizzonte è la legge di Stabilità 2015). 3) Un de­creto con misure a favore del raffor­zamento patrimoniale delle imprese. <<Stiamo immaginando un potenzia­mento dell' ACe», l'agevolazione fisca­le sugli utili reinvestiti. 4) Un piano di riduzione della bolletta energetica del 10% per le piccole e medie imprese. 5) Un <<piano straordinario per il made in Italy» per aumentare le aziende esportatrici di almeno 20 mila unità entro il 2015 e <<potenziare le struttu­re che si occupano di internazionaliz­zazione»; 6) Semplificazione buro­cratica. Anche qui ci vorrà più tempo,

Il pacchetto di misure per le aziende

Bisogna avviare

1 Entro il 20 giugno il governo adotterà un pacchetto di misure per la competitività delle imprese

Sgravi sugli investimenti

2 Ci sarà una significativa agevolazione fiscale sugli investimenti aggiuntivi in beni .strumentali

Spinta all'export e taglio della bolletta

3 Piano per aumentare di 20mila le aziende che esportano. Taglio del 10% della bolletta elettrica per le imprese

ciclo macroeconomico espansivo, abbandonando il rigore fine a se stesso

ha precisato Guidi, ma «entro fine anno presenteremo una proposta di semplificazione complessiva di tutte le procedure che impattano sulle im­prese». TI tutto, ha premesso il mini­stro, all'insegna di una «battaglia cul­turale» riassumibile in un due slo­gan: «Basta con la dilagante cultura anti imprenditoriale. Basta con la cri­minaIizzazione del profitto».

Squinzi ha dato atto al governo che le prime decisioni, dal decreto lavoro ai minibond, <<VlII1Ilo nella giusta di­rezione», ma ha aggiunto che <<anche quest'anno la crescita non ci sarà e non ci sarà il lavoro». Ha quindi chie­sto una radicale riforma della giusti­zia e della burocrazia perché <<in Italia il sabotaggio della crescita appare si­stematico». Ha però chiesto anche al­le imprese di fare di più, investendo in ricerca e innovazione, e assumen­do una linea intransigente contro la corruzione. «Chi corrompe fa male alla propria comunità e al mercato, produce un gravo danno alla concor­renza e ai suoi colleghi. Queste perso­ne non possono stare in Confindu­stria», ha detto nel passaggio più ap­plaudito della relazione.

Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il libro di Browne

«Sul lavoro è meglio fare coming out» LONDRA - <<Non esiste il momento perfetto per fare coming out, meglio essere chiari sin dall'inizio nell'ambiente di lavoro»: è il consiglio che l'ex direttore esecutivo di Bp Lord Browne offre a impiegati gay, lesbiche, bisex e transgender (di qualunque azienda,) nel suo libro «Thè Glass Closet» (Il nascondigllQ di vetro) appena uscito nel Regno Unito. Browne nasco~ per anni la propria sessualità, sentendosi obbligato a unirsi ai colleghi quando andavano negli strip club. Rivelare le proprie preferenze sessuali diventò ancora più difficile man mano che fece carriera e infine mentì per evitare che un giornale pubblicasse una storia banale basata su rivelazioni di un suo ex fidanzato. Quando inevitabilmente la bugia venne a galla, presentò le dimissioni dal colosso energetico. n libro, basato anche su altre esperienze sul lavoro, include suggerimenti per le aziende su come render chiaro agli impiegati che non verranno penalizzati se sono onesti sulla propria sessualità.

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Cosa chiedono i dipendenti all'ufficio del personale

Le previsioni di crescita economica per il 201412015 - nella regione di rife­rimento - sono leggermente migliori rispetto all'anno scorso (+0,7%) nono­stante la crisi non sia finita. Questo il da­to statistico dal quale parte nel suo baro­metro annuale (nona edizione) Edenred, società leader nella distribuzione dei buoni pasto, in collaborazione con Ipsos.

Una ricerca realizzata in otto Paesi(Fran­cia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Spagna, Italia, Svezia, Portogallo), inter­vistando 8.800 impiegati per valutare il loro benessere e la loro motivazione.

Secondo quanto rilevato dalla multi­nazionale francese, i dipendenti europei sono più fiduciosi sul proprio e sul futu­ro dell'azienda dell'anno passato e meno preoccupati. Anche se bisogna eviden­ziare che i lavoratori del Sud Europa ri­sultano più pessimisti. In particolare, per quanto riguarda l'Italia, il 56% degli intervistati è ottimista sulle prospettive deUa propria realtà, mentre il 49% (-2% sul 2013) vede in modo positivo il suo avvenire all'interno della società. Da no­tare però che nella nostra Penisola è in aumento la percentuale di pessimisti sull'opportunità di trovare un altro lavo­ro simile a quello attuale (75% dal 70%); in crescita inoltre il numero di coloro che sono preoccupati riguardo allo sti­pendio (40% dal 34%) e in diminuzione il livello di motivazione (33% dal 35%), an-

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che se sono in calo gli impiegati preoc­cupati dal «restare lavorativamente atti­vb> ..

«La percezione è che la crisi stia dimi­nuendo» riferisce Jacques Stern, ammi­nistratore delegato a livello. mondiale, convinto che le preoccupazioni per di­soccupazione' stipendio e carriera po­trebbero diminuire con il ritorno alla crescita. A livello europeo invece va detto che i top manager (90%) lavorano spesso al di fuori del loro orario e in Italia anco­ra il 46%, tra cui il 30% dei top manager, considera insufficienti le iniziative della propria azienda per la gestione del lavo­ro. Scenario in cui le soluzioni dedicate al welfare diventano importanti. <dn Ita­lia ci sono ancora aziende che non utiliz­zano questo tipo di "remunerazione" perché non a conoscenza dei vantaggi fi­scaJ.i», conclude Andrea Keller, ammini­stratore delegato per l'Italia.

Irene Consigliere '!II IreConsigliere

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Il sondaggio Il rapporto degli esperti di Towers Watson e le politiche di «age management»

Over 50, all' estero piacciono di più TI confronto tra generazioni nei luoghi di lavoro in Europa

n progressivo aumento del­la percentuale di lavoratori più anziani (dai cinquanta in su) preoccupa le aziende. Molte sono infatti ancora poco pre­parate nell'inventare nuove strategie organizzative e me­todi di gestione del personale ad. hoc per ogni fascia d'età. In Europa, però, le più spaventa­te dalle possibili conseguenze sono proprio le imprese italia­ne. Lo dimostrano alcune ri­sposte ai quesiti posti da una ricerca dell'Economist in col­laborazione con la società di consulenza Towers Watson.

Alla domanda, «I dipenden­ti over 50 sono meno motivati di quelli più giovani?», in Italia hanno risposto sÌ il 36% delle aziende, mentre nel resto d'Europa la percentuale è sce­sa al 21%.

Anche la salute (o la serie­tà?) dei lavoratori nostrani sa­rebbe più debole, visto che il

40% delle imprese sostiene che <<Ì dipendenti con oltre 50 anni si assentano di più per motivi di salute rispetto a quelli più giovani». Nel resto d'Europa, invece, il tasso si ferma al 33%. In realtà questi umori appar­tengono prevalentemente alle grandi aziende, poiché il cam-

pione di 480 imprese di tutta Europa è, nell'88% dei casi, composto da organizzazioni con più di 2 mila dipendenti.

Tuttavia, secondo il Mana­ging director di Towers Wat­son Fabio Carniol, !'imprepa­razione italiana sta diminuen­do. <<Le aziende più avanzate -sostiene - stanno estendendo alla gestione delle risorse umane alcune tecniche tipiche del marketing, analizzando e segmentando in modo artico­lato i propri dipendenti. In questo modo possono offrire soluzioni flessibili usando piani di welfare ad hoc, am-

bienti di lavoro diversificati, formazione e sistemi pre­mianti pensati per ogni fascia d'età. L'obiettivo è di miglio­rare le performance anche dei più anziani».

Queste imprese "più avan­zate", quelle che hanno in cor­so strategie di "age manage­ment", tuttavia, secondo l'ente pubblico di ricerca sul lavoro e la formazione Isfol, risultano tutte localizzate nel Nord Italia e sono prevalentemente del settore bancario e assicurati­vo.

In agguato c'è però sempre il rischio che qualche azienda

preferisca la scorciatoia del­l'emarginazione e dell'esclu­sione da ulteriori avanzamenti di carriera degli over 50, quan­to meno per risparmiare sulle retribuzioni. Anche se poi so­no coscienti dei pericoli che possono correre: il 38% del

campione italiano di Towers Watson teme i «maggiori ri­schi di rivendicazìonì per di­scriminazioni legate all'età» (nel resto d'Europa la percen­tuale è solo del 22%).

L'aumento del peso dei più anziani in azienda apre co­munque problematiche sani­tarie e previdenziali finora tra­scurate. «I datori di lavoro -conclude Carniol - capiscono di dover svolgere un ruolo so­ciale crescente, soprattutto nel campo dell'assistenza sanita­ria integrativa, ma non posso­no da soli sopportare l'esplo­sione dei costi dei benefit le­gati alla salute». Mentre infatti oggi solo il 16% del campione ritiene che per i dipendenti la tematica più importante sia quella dell'assistenza sanita­ria, entro il 2020 si prevede che quella percentuale salirà al 24%·

Enzo Riboni © RIPRODUZIONE RISERVATA

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