Rassegna Stampa del 16/12/2010
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« G A Z Z E T T A P I B A S I L I C A I A I ~ur~ É É JOIO L A G A Z Z E T T A D E L M E Z Z O G I O R N O • Quotidiano fondato nel 1887 '•!!III,.II.|I!„!HI.!.!'
Babbo Natale è già da noi primo camerino
LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA
• iTiflzrd Mimo Pagana 10 le) 03? 1,418511 • Fax: ÙW55Q236Q -Elmiil: radaranu poiew/: ganniiamemigiu™ ri " " " • I « I « WB Cacpafkiti 4/b- lai (ÌB3VZM311 • Fax O8aS5Q?350 Email mdanaiie MiBlBrwaijBneirBmBCOQtomoit
PtiftMkJtt-fMMÉiinMM. Pnlum piaz/ii Manu Pagana 19 Ini [jaTT'H tSDJK Ffll IB' l 'JiiWs, «alai» vu5 CaypellLili I h Ini 0B1M31MB f-nx 0B35.2SI 315 ahimé» api <vwwgwsnanKnlo||e« l f c«wu»Hin eoo.659.6B9 www.avrauiritiin cmit
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MALTEMPO: DISAGI SOPRATTUTTO NELL'AREA SUD DOVE OGGI LE SCUOLE IN ALCUNI PAESI RESTERANNO CHIUSE
Neve e gelo in Basilicata chiuso il tratto della A3
PERCIANTEAPAGINAVII
REGIONI IL NUOVO PIANO SANITARIO ILLUSTRATO IN UN VERTICE DELLA MAGGIORANZA
Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto» Strutture pOliVSlenti DGr • Nessuna chiusura di ospedali, risliche del nuovo piano sanitario
. . ma programma dì «riconversione» delia Regione Basilicata, che il pre-6rOQ9r6 preSt3ZI0ni di alcuni di essi. 1.934 posti letto sidente della giunta e l'assessore Qnprialktirhp Hav ^f**10 a i 2 2 5 u a t t u a 1 ' t3-62 °eni alla salute, Vito De Filippo e Attilio OfJcLIdlloULnt;, Udy xn^le abitanti rispetto ad un pa- Martorano. hanno presentato alla
hfl^oitrll P fiiflnnn^tipfì rametro nazionale di 3,3 ogni mille maggioranza ili centrosinistra. abitanti): sono due delle caratte- INCISO A PAGINA II » AUTOSTRADA Chiusa la A3 tra gh svìncoli ili Lagonegro nord e Falerno, nel Cosentino
LAMHA (UINDUMENTI INDAGANO SUL RITROVAMENTO DI UN MESSAGGIO IN CHIESA POTENZA LA STORIA DI UN DISOCCUPATO (SENNE, REDUCE DALLA CASSA INTEGRAZIONE
Omicidio Forestieri spunta una scritta
Vince al superenalotto e così paga il mutuo
«Aiutatemi, se potete,
perdonatemi». Chi ha
lasciato questo
messaggio davanti ai
resti del Beato Lentini?
• L'ha scritta l'assassino o qualcuno che sa? «Aiutatemi se potete, perdonatemi» Questo messaggio nella chiesa di S. Nicola a Lauria ha destato l'attenzione degli inquirenti che indagano sull'omicidio di Giuseppe Forestieri, il commerciante 50en-ne ucciso la seradel 13 novembre scorso durante ima rapina nell'iifflcio del suosupermercatoa Pecorone. La frase compare nel quaderno che si trova vicino all'urna contenente i resti del Beato Lentini.
SERVIZIO A PAGINA XI »
La schedina di 2 euro
gliene fruttai Ornila.
«Non mi cambia la vita,
ma mi aiuta a trascorrere
un Natale più sereno»
• Incarna l'archetipo del «nuovo» disoccupato: non più giovanissimo, ma neppure troppo anziano per andare Ln pensione Carmine Inchincoll, 48annì, di Potenza, ex dipendente del consorzio agrario, oggi disoccupato, ha vinto lOm ila euro giocando una schedina di due euro al superenalotto. Con questi soldi pagherà diverse rate del mutuo, fermando cosi la corsa degli interessi. «Non mi cambiano la vita marni faranno trascorrere un Natale più sereno.
BflANCATI A PAGINA V »
POTENZA
L'ex agente segreto Nicola Cervone eternato in libertà
AMEND01AM A PAGINA HI »
MATERA
Nuovo «scippo» di fondi pubblici per la città dei Sassi
OLIVA A PAGINA XII •:•
Dal primo febbraio 2010 per vedere La Nuova TV in chiaro e senza abbonamento SKY dovrai sintonizzarti su:
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Bocciati nuovamente in commissione gli articoli sulle Comunità locali. Mollica: chieda la fiducia come il premier
Come Berlusconi? No Tremoliti De Filippo paragonato al super ministro: rivolutiona la governarne per questioni finanziarie
3. jS* ìk .
1 ! 1 . . ! te
De Filippo t ra i banchi del Consiglio regionale A PAGINA 5
Calunnie nei confronti di Woodcock, ieri la decisione del Riesame
Scarcerato lo 007 del Sisde POTENZA- n tribunale del riesame di Catanzaro ha annullato rordìnanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell'ex agente del Sisde, Nicola Cervone, arrestato per calunnia nei confronti dell'ex pra di Poten-2a Henry John Woodcock.
A PAGINA 7
m^ f^% •]• ^JL
^ b • • r i Henry John Woodcock
Erosione La Regione
chiede alla Cm Basso Sinni la
revoca del bando
A PAGINA 21
I sindaci immersi nel gioco dei mito cantoni
di DONATO MART.TÌU.0
E ' fuori dubbio che le oelebra-zioni del tren
tennale del terremoto sono state fatte con la dovuta solennità. Tante le cerimonie, le(...J
CONTA PAGINA 11
De Filippo e Martorano auspicano "un ampio confronto e soluzioni bipartisan" I Viabilità critica e scuole chiuse
"Non chiuderò nessun ospedale" Presentato alla maggioranza il nuovo piano sanitario regwnak
Freddo, neve e ghiaccio: la Basilicata batte i denti
POTENZA- Nessuna chiusura di ospedali, ma un programma di "riconversione" di alcuni di essi. E ancora: 1.934 poeti letto rispetto ai 2.250 attuali (3,62 ogni mille abitanti rispetto ad un parametro nazionale di 3,3 ogni mille abitanti). Sono queste due delle caratteristiche del nuovo piano sanitario regionale che il presidente della giunta e l'assessore alla salute, De Filippo e Martorano, hanno presentato nllfl maggioranza.
A PAGINA 4
Servizio 118, oggi protesta degli autisti senza contratto
Un'ambulanza del I 18 sot to la Regione. A PAGINA 4
Melfi, la Fìat taglia la cassa integrazione di due giorni
Nucleare Anche le
imprese lucane guardano alla "torta" da 30
miliardi
A PAGINA 3 La Fiat-Sata.A PAGINA 3
S.Severino L. A PAG. 2
Potenza Tubi ghiacciati, cinque palazzi
senz'acqua A PAGINA 13
PER INFORMAZIONI SUOLI EVENTI WWW.PIOTMONTAONCDIEMOZIONI.IT
i Sl i lStUSIi l f t ' »'IL %SL .
C Italia regionale: in finale Tanagro e Angelo Cristofaro
Cristofaro e Tanagro In finale. NELLO SPORT
Q U E S T O NATALE FAI U N R E G A L O I M P O R T A N T E A C H I V U O I B E N E
DONAGLI RELAX
c e n t r o l o r e l e i . i t BELLEZZA BENES HAIR
PDtt E' CACCIA Al DELUSI
Via al terzo polo. Bondi di Napolitano contro Fi Sulla giornata violenta di Roma denuncia del Pd 11punto suifiniani in Basilicata, il nioh di Digilit
alle pagine 6, 7, 8 e 9
E ORA IL CENTROSINISTRA AVANZI SUBITO DELLE PROPOSTE
diFRANCESCOCASTELGRANDE
CARO direttore, come sempre legfgo con piacere i tuoi editoriali che stimolano riflessioni e analisi critiche all'attuale sistema politico italiano e non solo. E1 oon amarezza che tutti i gitimi si legg* di Berlusconi e del fatto che bi-sogna mettere fine al beriusconismo senza pensare
segue a pagina 8
la lampadina
A questo punto serve un fabìmi per slegare Fini hi quella poltrona.
9 1 ^/^L • § • W della Basilicata I ^r y i
il Quotidiano uM I ^ f r GRUPPO BPER I
ttp»¥» P Rnrtajion PT1TFN7A. ufa Nararti ftiim 10? re»,flF,10r) tPi {OTI-ffHH fmiWI-flnKlfid MATFRA PbwaM*«1'i rem TFiim W fKKPWWfl fcwnRKPWWfifi • • " Presone e Redazioni: POTBEA, te Nazarta Sauro 102. cap 85100. tei. 0971-63309, to 0971 1064. MATHF^PIam Miro 15, cap751X.M ve^va i * • ':• Ay-.;>,;.,-
Presentato il piano salute regionale: non chiude nessun ospedale ma ci sarà riconversione sulle nuove esigenze. In gioco (privati
Pochi e sempre più vecchi Come garantire la sanità? I conti in regola della Basilicata rispetto alle altre regioni del Sud?
«Solo perché si utilizzano le royalty del petrolio, ^ ^ ^ ^ cosa che altrove non è possibile
ME 9 ' F^1' questo tesoretto che la Lucania I è solvibile secondo il giudizio di Moodv's
IL CASO sollevato dal ViioticticiiK
Erosione costiera «Sul bando milionario solo un qui prò quo» La Regione smentisce Da Nova Siri nuovo alt
a pagina 34
URBANISTICA
Matera aspetta le case ma è impossibile
dire sì al regolamento per la fine dell'anno
Tanagro e Oppiclo in finale di Coppa Italia Si gioca il 29 a Potenza
-«*»«^B"«EK
fèti Basilischi Intervista esclusiva, parla Carlo Troia
«E ora basta con le verità di questi pentiti la quinta mafia a Potenza non esiste» "Hanno tolto il gratuito patrocinio peri processi a mio carico»
a pagina 10
Potenza E' il terreno svenduto dali'Asi: l'amministrazione temporeggia con la società Retail building
Quel suolo Acta che fa gola ai privati: il Comune aspetta
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1
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Villa d'Agri Acqua non potabile ma le analisi dicono
•Si può bere-li mistero
della lontana
a pagina 23
uttutómu
CIUUA HA SCELTO ENIOV, LA CAUTA CONTRO COMINTt. CI rraftl* i luol •,(
punii ogni vali.,
itipvriaio. M | * * pr*l»y» l ti|oy •'•opta? (utdaigfi*
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9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 16-12-2010 Pagina \ 5
Foglio "1
Bollette ridotte del 10% ed accisa locale completamente eliminata
Gas meno caro per le famiglie LA riduzione del costo delle bollette del gas per il lucani, in base ai provvedimenti della Regione, è stato del 10.5% per tut te le utenze, arr ivando fino al 30 per cento per le famiglie disagiate, con «un'aderenza assoluta t r a le ipotesi formulate e i risultati conseguiti»,.
È quanto emerso da uno studio realizzato dai dipartimenti regionali e diffuso, in u n nota, dall'ufficio s tampa della g iunta regio-nale della,KBÉlMBBIIIIl Oltre allo sconto, è stata anche eliminata l'accisa regionale sul gas che «presente in quasi tut te le regioni, in alcuni casi arr iva anche fino al qua t t ro per cento del costo» .
Di parere net tamente
contrario il senatore Fli Egidio Digilio: «Lo studio sul costo della forni tura di energia elettrica e gas naturale in >SMUNGE! presentato da Unioncamere -dice - conferma in maniera net ta ed autorevole la tesi che sostengo da anni: lo sconto deciso dalla g iunta regionale sulla bolletta del gas delle famiglie lucane è semplicemente un'elemosina, conil risultato chea fron-te di 47-137 euro di risparmio a nucleo familiare si sono dissipati 8,4 milioni di euro; la Sei
(Società energetica Lucana) non è adeguata a svolgere il suo compito ».
Insomma, per il coordinatore regionale dei finìa-ni «sia il governatore, E3BS IBBUamBBBlI che il superma-nager della Sei e g rande esperto internazionale di mercato energetico, Rocco Colangelo, dovrebbero spiegare ai lucani le loro scelte rispettivamente di na-t u r a politica e tecnica».
Per il parlamentare, «c'è u n al tro aspetto che lo studio Unionca
mere segnala: a quasi dieci ann i dall'avvio della liberalizzazione, poco si è fatto per promuovere il funzionamento del mercato dell 'energia e per diffondere gli elementi minimi di conoscenza che creano le condizioni per u n uso cosciente e informato dello opportuni tà presenti nel libero mercato.
E in proposito la Sei - cont inua Digilio - cosa ha fatto per favorire le modalità di acquisto, per le quali, come segnala Unioncamere, le maggior i criticità si regis t rano nell'approvvigionamento con i venditori/grossisti piuttosto che - h a concluso Digilio - servendosi dell 'intermediazione di u n consorzio di acquisto? ».
•**M .i-
Ma Digilio: è un'elemosina Poco si è fatto
per promuovere il mercato
dell'energia
Una centrale del gas
2:4 o r e in Basilicata
Regione nella morsa del gelo
R i t a g l i o stampa ad uso e s c l u s i v o d e l d e s t i n a t a r i o , non r i p r o d u c i b i l e .
In Basilicata
9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] Q
Foglio "]
Il sottosegretario Viceconte sollecita Matteoli sul collegamento annullato
«Ripristinate l'Eurostar» E Idv azzarda: ecco perché Trenitalia lo ha soppreso
NOVITAsotto il cielodi Trenitalia. Il sottosegretario alla pubblica istruzione, Guido Viceconte, in una nota inviata al ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ed ai vertici di Trenitalia, hachiesto «il ripristino in via definitiva del collegamento con treno Eurostar della tratta Taranto-Roma e Roma-Taranto». Imediata la reazione della politica. «Dalle notìzie che arrivano da Roma si riaccende la speranza di poter vedere ripristinatala corsa delI'Eurostar in ISfeljUtNisl BH Adesso è quantomai necessario mantenere alta l'attenzione e continuare ad insistere facendo pressioni per difendere un importante servizio di collega-mento da e verso laUJUSBSBÉH
Così il coordinatore dei gruppi di opposizione in seno al Consiglio comunale di Potenza, Giuseppe Molinari ha evidenziato, dopo l'approvazione dell'ordine del giorno per la difesa dell'Eurostar da lui proposto durante lo scorso Consiglio comunale, «l'importanza di una incisiva azione di contrasto al taglio imposto da Trenitalia che potrebbe fare un giusto passo indietro e riattivare il servizio».
«Non abbassare la guardia in questo momento è fondamentale - sottolinea Molinari - perché passi chiaro il messaggio che i potentini e tutti i lucani non accetteranno un'altra ingiustizia da parte di Trenitalia, la quale ha già abusato abbastanza della pazienza di un'intera comunità, negli anni costretta a sopportare i tagli di servizi fondamentali».
« Dopo l'incontro a Roma con i vertici del governo e di Trenitalia - ha proseguito Molinari - è stata ipotizzata la riattivazione del servizio da gennaio ma se così non sarà è necessario sia chiara la presa di posizione del Comune di Potenza e di tutti gli altri comuni interessati alla vicenda che dovranno mettere in campo - conclude Molinari - tutte le azioni di protesta possibili per contrastare l'eventuale decisione negativa di Trenitalia».
Ma un altro retroscena sull'azienda di trasporti su fer-
L'Eurostar
ro, viene svelato da Gaetano Cantisani, del Direttivo nazionale di Italia dei valori. «Trenitalia - scrive Cantisani - vince la gara per società delle Ferrovie tedesche. Deutsche Bahn ha scelto infatti Trenitalia come
acquirente delle mmmmmmmmmmmmmm atti vita tede
sche di Arri va. È quanto ri
porta Financial Times Deut-schland precisando che un consorzio formato dalla divisione di Fs e da un fondo infra-strutturale lussemburghese ha presentato un'offerta di circa trecento milioni dì euro, supe-
«Un accordo con le ferrovie
tedesche la obbligava*
riore a quello presentato dalla cordata già in gara e formata dalla francese Veolia e dal fondo Antin.
Le Ferrovie tedesche avevano acquisito la britannica Arriva all'inìzio di quest'anno per due _ _ _ _ _ miliardi e ottocen-
tomila euro, ma è stata obbligata dall'Antitrust europeo a cedere le attività ferroviarie e di trasporto bus in Germania.
Questa, che rimane una grande ed orgogliosa opportunità per l'im
prenditorialità italiana, impone a Trenitalia di dare a Deutsche Bahn la piena disponibilità del
parco macchine entro il primo gennaio del 2011.
Da qui - continua Cantisani -la vergognosa decisione di Trenitalia di sopprimere la coppia di Eurostar che ha fatto indignare l'i r\ teralUiWUFtfetilil
Aquestopunto, iparlamenta-ri di destra, oltre che quelli di sinistra, hannol'obbligodipun tare i piedi per terra e di indignarsi, non solo attraverso proclami ma con azioni concrete, per affrontare e risolvere questioni delicate come questa, che, se irrisolte, finirebbero per offendere ulteriormente il Sud e, con esso, i li velli essenziali di alcuni di-rittiinsopprimibili, come quello della mobilità, per ciascun cittadino italiano, prima ancora che dellaG
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In Basilicata
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 16-12-2010 Pagina 2 2
Foglio "1
Discarica, il sindaco smorza le polemiche: avevamo facoltà di presentarlo fino al 23
Satriano è in tempo: farà ricorso Miglionico: «Da chi ci critica solo inesattezze. E'da luglio che difendiamo il parco»
SATRIANO - Si ricorro al Consiglio di Stato per porre un nuovo "alt" alla questione della discarica satriane-se. Un "alt" che che nei giorni scorsi ha alimentato non poche prese di posizione su quel «termine utile di presentazione del ricorso al Consiglio di Stato». Ma l'ultimo giorno utile era davvero quello di Santa Lucia?
«E' una bufala» replica a gran voce l'intera amministrazione comunale di Satriano di UAtMAÌS Così la giunta Miglionico chiede senza mezzi termini «una difesa del territorio senza strumentalizzazioni e falsa informazione». «160 giorni utili per il ricorso si calcolano dalla data di notifica - ci dice il legale dell'ente - così come si evince dal plico e fa fede il timbro postale ».
Intanto, il prossimo martedì, alle 10, nel teatro comunale di Satriano di|
l 'amministrazione ha organizzato una mattinata di riflessione a "Tutela dell'ambiente e contro la discarica satriancsc".
«Fatta questa necessaria premessa, squisitamente giuridica e normata dalla legge - si legge in una nota del Comune - ed utilizzando la poco elegante ironia del gruppo Satriano Insieme che si appella alla festività di Santa Lucia, forse è utile che da quel 13 dicembre scorso qualcuno apra bene gli occhi sul futuro e guardi al problema con la massima onestà intellettuale e politica. Non è accettabile e tollerabile più un'informazione distorta».
«Per essere più precisi vogliamo ricordare, per amor di verità, che innanzitutto la presunta data non era quella del 13 dicembre, ma al massimo quella del 23 dicembre - prosegue la nota
del Comune - data di scadenza. Ma la cosa più grave è che il Gruppo Satriano In-siemeavrebbe dovuto pr ima accertare e verificare ciò che ad oggi è stato protocollato agli uffici comunali. E' una comunicazione del Tar del Lazio, non la notìfica giudiziaria e per essere più chiari i famosi sessanta giorni non sono nemmeno scattati.
Tant'è che la delibera di Consiglio del 29 novembre scorso, approvata all'unanimità (anche con il voto favorevole del Gruppo Satriano Insieme) parla di contrarietà alla discarica e di opposizione alla sentenza del Tar del Lazio ma non menziona termini e scadenze. In una nota alla stampa del gruppo consiliare Satriano Insieme sembrerebbe siano state riportate delle inesattezze o peggio. Quel contenuto -prosegue la nota del Comu
ne - sembrerebbe una pericolosa falsa informazione. Sorvolando sulle piccole ed inutili strumentalizzazioni, nelle quali non preferiamo scendere per non indebolire l'azione di protesta alla rìperimetrazione del parco e alla discarica, preferiamo dire la verità ai cittadini sulla tempistica per il ricorso. Nel rinnovare ancora una volta l'appello ad essere uniti per difendere la propria terra dall'inquinamento, ricordiamo che l'attuale amministrazione ha fatto fino ad oggi quanto poteva per salvaguardare il proprio territorio.
L'amministrazione comunale a luglio 2007 chiese ed ottenne anche l'inserimento di Pietra Congolo nel Parco. Copia di tali documenti è a disposizione di quanti come San Tommaso -conclude la nota del Comune - vogliano toccare con mano la verità».
Angela Scelzo
Il sindaco Michele Miglionico e a destra una discarica Satriano è in tempo: farà ricorso
Quel centro mai istituito
Un0.rLsiBUc.™lìdale|
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In Basilicata
IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\
Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \
Foglio "]
REGIONE
Legge finanziaria superato primo scoglio • La terza commissione consilia
re permanente del Consiglio regionale ha espresso parere favorevole a maggioranza sul disegno di legge concernente le «Disposizioni per laforma-zione del Bilancio di previsione annuale e pluriennale della Regione Basilicata-Legge finanziaria 2011». Favorevoli al provvedimento il presidente dell'organismo Romaniello (Sei) ed i consiglieri Braia, Straziuso e Robortella (Pd), Scaglione (Pu) Ruggiero (Udc) e Vita (Psi), contrari i consiglieri Castelluccio (Peli) e Mollica (Mpa), astenuti i consiglieri Falotico (Plb) e Navazio (lai).
Omicidio Forestieri, la chiave del mistero scritta in una chiesa 1
li Scuole accorpate, scoppia il caos
La prevenzione vera arma Basilicata-Kenya per sconfiggere il cancro ponte di solidarietà
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In Basilicata
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 16-12-2010 Pagina 2 7
Foglio "1
Convegno su fonti alternative allo Scientifico
Energia in REEffflSTEI una scelta professionale per gli studenti del liceo MATERA - "Risorse energetiche alternative: quali applicazioni?".
E' stata questa, la traccia sviluppata ieri mattina, presso l'aula magna "Defina" dello Scientifico mate-rano "Alighieri".
Grazie a un convegno che il Liceo Scientifico di Matcr a ha realizzato grazio al contributo dell'Enea di Rotondella, la società Tre E di Gravina in Puglia e i Parchi eolici di Rotondella e Gorgoglione-
Di fronte alle sue classi più avanti nella linea temporale degli studi, ovvero quelle composte da studentesse e studenti che maggiormente si avvicinano a incontrare l'Università.
I lavori sono stati aperti dal dirigente scolastico dell'istituto Osvaldo Carnovale.
"Ho voluto questo incontro - ha detto fra le altre cose il preside del Liceo Scientifico, Osvaldo Carnovale - in continuazione, innanzitutto, del percorso formativo sulle energie che abbiamo iniziato questa estate.
Ma soprattutto - ha aggiunto rivolgendosi sempre al giovane pubblico -per farvi capire di più e meglio sulle energie.
Partendo dal fatto - ha specificato lo stesso Carnovale - che vi servirà quale preparazioni alla scelta del percorso di studi che proseguirete".
E, soprattutto, il dirigente scolastico Carnovale aggiunge ancora che bandirà "un concorso aperto agli studenti e che poi titoleremo insieme, da incentrare e strutturare sull'energia ini
Perché in Iftlfiklitlk^ insomma, ci sono risorse eppure ancora manca l'autosufficienza energetica.
Il vicepresidente della Provincia di Matera, Nicola Bonelli, oltre al saluto istituzionale ha portato un commento che sa di queste precise parole: "per il futu
ro servono figure qualificate e specializzate in materia, ma oggi anche con la Provincia dobbiamo spiegare alle comunità per esempio cosa effettivamente significa investire per lo sviluppoin virtù dell'utilizzo delle biomasse".
Insomma una prima punturina ai soliti ambientalisti, potrebbe esser letto infatti in questa maniera il messaggio, che fanno nascere comitati territoriali contrari alle centrali alimentate da biomasse e però non è mai spiegato queste cosa siano e quanto servano.
Per il centro Enea di Rotondella, ha preso la parola il direttore Giuseppe Spagna.
Forse proprio perché Osvaldo Carnovale già in apertura dell'appuntamento aveva sottolineato la necessità di dare informazioni persino sull'energia nucleare.
All'incontro, ovviamente, hanno preso parte altri esperti, l'ing. Gianluca Rospi, per esempio.
Gli interventi specifici di questi relatori, comunque, sono sempre serviti prima di tutto per inquadrare di che tipo di energia è vera-mente molto ricca la regio-neH&sSIIEIKS
Per continuare con l'analisi delle possibilità offerto dall'utilizzo del fotovoltaico e dell'eolico.
Sicuramente non sarà un puro caso se, infatti, è questo punto è stato evidenziato anche da Bonelli, già la provincia mater ana è scelta quale luogo di proposizione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici in gran quantità.
Proprio per questa ragione, infine, si guarda a una necessaria pianificazione complessiva che stabilisca il livello di peso delle installazioni e informazione alle comunità.
Nunzio Festa [email protected]
Comune, accordo su personale
Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
In Basilicata
9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] Q
Foglio "]
TURISMO
Albergo diffuso Così per Folino potremo attrarre
investimenti esteri «L'ALBERGO diffuso è una delle espressioni migliori di un sistema di ospitalità turistica innovativo, basato sul coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni locali, che offre al turista l'opportunità unica di diventare per alcuni giorni ed a tutti gli effetti, un cittadino onorario di un borgo di montagna, piccolo gioiello scelto per la bellezza delle proprie architetture e dell'ambiente che lo circonda dove la vita scorre ancora secondo ritmi ed abitudini antiche». Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Folino, che insieme al vice presidente Antonio Autilio ha presieduto ieri a Potenza _ _ _ _ _ _ _ _ _ una riunione operati
va sul programma di "valorizzazione delle risorse culturali per lo sviluppo e la promozione internazionale della regione Basilicata", che punta ad attrarre investimenti esteri del settore im-mobiliare-turistico (Real Estate), dare risposte concrete alla crescente domanda di turismo culturale,
promuovere il territorio lucano attraverso azioni che riguardino gli aspetti storico, ambientale, produttivo, industriale, stimolare l'intervento di potenziali investitori, assistere questi nella ricerca e individuazione delle aree di insediamento.
All'incontro, aperto da una comunicazione dell'architetto Anna Antonella Cosentino, progettista della Dedalo srl, hanno partecipato sindaci ed amministratori locali dei 33 Comuni della provincia di Potenza che aderiscono al progetto, nell'ambito del quale nel mese di febbraio prossimo è prevista una missione a Potenza, coordinata dal World Trade Center di Pescara, networkinter-nazionale fondato nel 1970, che conta più di 300 sedi sparse in 100 Paesi, associa oltre 750mila soggetti del commercio internazionale, incoraggia l'espansione del commercio mondiale, promuove relazioni commerciali internazionali.
Folino ha sottolineato che «l'Ufficio di Presidenza del Consiglio accompagna i sindaci dei Comuni, autentici protagonisti del progetto, nel percorso individuato e che sarà attuato in stretta sintonia e cooperazione con il dipartimento Attività Produttive della Regione e l'Apt, ciascuno per le proprie competenze istituzionali, in quanto si tratta - ha precisato - di un segmento specifico del programma più complessivo dipro-mozione internazionale della EHiUU&l EU L'obiettivo è quello di promuovere
Il visitatore verrebbe accolto eia un intero borgo
gli investimenti esteri in settori essenziali per l'economia locale e avviare sperimentazioni del progetto di "borgo albergo" o "albergo diffuso" favorendo l'utilizzo di immobili pubblici e privati nei nostri centri storie».
Nel sottolineare che l'idea progettuale nasce dalla valutazione delle attività legate alla fruizione del patrimonio dei beni culturali presenti in UfeEMNisliBI che, pur rappresentando nell'ambito dei molteplici piani regionali di sviluppo la maggiore base delle attività di carattere socio-economico e comunicazio-nale, fa emergere una palese difficoltà territoriale a rispondere alla domanda sempre maggiore di turismo culturale e a quella di at trarre investimenti esteri, il vicepresidente Autilio ha ribadito «la necessità di fare sistema tra pubblico e privato e di dare pieno sostegno al progetto. E' un'azione destinata - ha continuato Autilio - ad avere importanti ricadute sull'intera economia dei comuni interessati ».
L'iniziativa, partita già da diversi mesi, vede coinvolti i Comuni di Abriola, Anzi, Atella, Baragiano, Brienza, Brindisi Montagna, Calvello, Carbone, Ca-stelluccio Superiore, Castelmezzano, Castelsaraceno, Chiaromonte, Corleto Perticara, Genzano di l imonisi Latro-nico, Laurenzana, Lauria, Lavello, Ma-ratea, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Moliterno, Picerno, Pietragalla, Pietra-pertosa, Rionero in Vulture, Rivello, San Costantino Albanese, San Severino Lucano, Sasso di Castalda, Teana, Trec-china, Viggiano. A questi si affianca inoltre l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Il partner World Trade Center si occuperà dei rapporti con l'estero in merito alle azioni che si svolgeranno sul territorio regionale.
«Ripristinate l 'Eiirostar»!
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In Basilicata
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 16-12-2010 Pagina 3 5
Foglio "1
Previsti interventi urbanistici su 300 ettari con opportunità per tutti i proprietari dei lotti
La rivoluzione del Piano d'ambito Dopo ventanni Scanzanojonico vedrà un nuovo sviluppo dell'area lido
SC ANZ ANO JONICO - Una vera e propria "rivoluzione" è in arrivo sul versante della pianificazione urbanistica dell'area lido di Scanzano Jonico.
Dopo circa ventanni , sarà approvato il Piano d'Ambito (la zonaa destra ed a sinistra di via Lido torre). Il prossimo 20 dicembre, infatti, il gruppo di coordinamento della Regione approverà il cosiddetto "Piano d'ambito". L'incontro si terrà nel Dipartimento Ambiente.
Nella città c'era molta attesa per lo sblocco di questo s trumento urbanìstico. Il provvedimento interessa un'area di 300 ettari, che verrà "spacchettata a scalare" e prevede che si possa costruire a destra ed a sinistra di via Lido torre per circa 500 metri. Giunge, così, a conclusione l'iter tecnico-amministrativo iniziato circa due anni fa quando la giunta comunale, guidatadal sindaco, Salvatore Iaco-bellis (Pd), confermò ai progettisti Davide Dioguardi e Nicolino Tarsia l'incarico di redigere il Piano e di « renderlo esecutivo nel più breve tempo possibile». Entusiasta il primo cittadino, t ra l'altro competente in materia in maniera specifica vista la professione di architetto.
«Hodiviso l'ambito in tre -ha spiegato al Quotidiano- con indici a scalare, più alto verso il mare e più basso verso il paese». In questo modo -chiediamo-
Salvatore lacobellis
non sono sfavoriti coloro che avranno a disposizione l'indice di volumetria più basso? «No perché potranno fare -ha precisato- a differenza degli altri, l'intervento diretto. Abbiamo scelto la strada della pari dignità e parità di trattamento per tutti i soggetti interessati nell'ambito. Questo ci consente di avere un minore impatto ambientale, in quanto i soggetti con indice
più basso possono realizzare gli interventi sulle fasce stradali già asservite da tutti i servizi e, inoltre, la restante parte di terra sarà destinata a particolari colture agrìcole. In proposito -ha preannunciato lacobellis- ho un'idea: quella dell'uva senza semi, che cresce in maniera ornamentale nei terreni argillosi. Questo oltre a essere u n Piano urbanistico, è un Piano di fattibilità economica, che consentirà a Scanzano di svilupparsi velocemente in modo compatibile con la natura. Abbiamo adottato inoltre -ha tenuto a sottolineare il sindaco- la scheda s trut turale, per quanto r iguarda il turismo e le attività produttive. Riguarda il turismo in città e la zona artigianale e commerciale (Paip, ndr). Lo sviluppo di Scanzano passa, dunque, attraverso il Regolamento urbanistico già approvato, le schede strut tural i turistiche già adottate e l'approvando Piano d'ambito. Con queste tre mosse abbiamo delineato lo sviluppo, sia urbanistico che produttivo del nostro Comune. In pratica -ha concluso Iacobellis-una città disegnata sulla direttrice che fa sintesi del turismo, dell'agricoltu ra e delle attività produttive e commerciali. La sfida è legare turismo e agricoltura a una sensazione: il nostro territorio».
Pieraiitonio Lutrelli [email protected]
allinea nella certifica
La rivoluzione del Piano d'ambito
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9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3 4
Foglio "]
Tursi «Niente copertura finanziaria». Il caso sollevato dal Quotidiano si chiarisce a termini scaduti
Erosione, bando autogestito La Regione "invita" la Comunità montana a revocare l'appalto non regolare
TURSI - E ' un'iniziativaautonoma della Comunità montana "Basso Siimi", la RegioneUSSSHSsBI! non c'entra, anzi chiede al commissario dell'ente montano la revoca del Bando da 14 milioni di euro, scaduto venerdì scorso, per interventi di ripascimento costiero.
Comincia a farsi luce sul para-dosso denunciato dal Quotidiano, che vedeva la Comunità montana di Tursi stazione appaltante di un bando completamente avulso dalla mission dell'ente: ovvero lavori di intervento sulla costa, con tanto ricostruzione dell'ambiente du-nale. Una contraddizione, tanto più alla luce della prossima chiusura degli enti montani, prevista per fine anno e allo standby sulla sostituzione con le nuove Comunità locali.
A fare chiarezza è la stessa Regione, che ieri attraverso l'ufficio stampa spiega l'origine del bando, pubblicato nella sezione speciale denominata "Sitar" sul portale istituzionalediBasilicatanet.
«In riferimento alle notizie apparse sui giornali nei giorni scorsi, in merito al Bando per l'erosione costiera pubblicato dalla Comunità montana Basso Sinni -recita la nota della Regione- c'è da rilevare come sia basata su presupposti del tutto errati, sulla scorta dei quali si giunge ad affermazioni e commenti f uorvianti da parte di talune forze politiche.
In particolare, è bene precisare che il Bando per "Lavori di riqualificazione e lotta all'erosione costiera della fascia j onica lucana" è
La sede della CM "Basso Sinni"
stato autonomamente pubblicato dalla Comunità montana Basso Sinni, senza alcuna approvazione, né formale né sostanziale, da parte della Regione, e segnatamente del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità.
Al contrario, la Regione (che è impegnata nell'attuazione della Legge Regionale numero 39/9 su tutela, valorizzazione e razionale utilizzazione della zona costiera e nelle varie fasi di approvazione del progetto preliminare per la realizzazione di opere di contrasto al fenomeno nella zona di Meta
ponto, nonché al finanziamento della manutenzione dei massi mirato alla mitigazione delle conseguenze negative delle mareggiate) ha inviato al Commissario della Comunità montana formale invito a revocare ilBando, in quanto noninserito in un percorso operativo necessariamente complessivo e sinergico della problematica, e soprattutto privo della relativa coperturafinanziaria.
Pertanto -concludono dagli uffici di via Anzio- è di tutta evidenza che la Regione non ha deliberato alcun atto nel merito, e risulta quindi infondata e falsa la circostanza secondo cui la Regione ha "chiamato la CM. Basso Sinni a gestire il Bando milionario di 14 milioni di euro" come riportato in articoli e comunicati stampa, né ha in alcun modo condiviso la iniziativa».
Un chiarimento essenziale da parte della Regione, a cui si eccepisce soloche le modalità e il sito di pubblicazione del bando si prestano all'equivoco.
Resta, tuttavia, un dubbio: perchè la Regione si rende conto solo oggi della irregolarità di un bando, pubblicato ai primi di ottobre e già praticamente scaduto, nonostante l'evidenza per due mesi sul suo sito istituzionale? Cosa sarebbe accaduto se il Quotidiano non avesse sollevato il caso? L'appalto sarebbe stato affidato ugualmente e con quale copertura, ma soprattutto con quale logica?
Antonio Corrado [email protected]
Erosione, bando autogestito
Nuovo oss IH*. Ilo |K I I I |»M l
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ItaliaOggi Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0
Pagina 2 6
Foglio 1
La Legge di Stabilità, approvata nelle settimane scorse dal Parlamento italiano, ha di fatto confermato i tagli già definiti con la manovra correttiva dell'estate scorsa: per il 2011, i sacrifici richiesti alle Autonomie locali (ovvero Regioni, Province e Comuni con più di 5.000 abitanti) ammonteranno a 6,3 mld di euro Secondo un'analisicondottadall'Ufficiostudidella Cgia di Mestre, ipiù colpiti saranno i cittadini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Regioni a Statuto Speciale, ad esclusione dei valdostani, risulteranno essere i meno penalizzati. In termini prò capite, itagli più consistenti li subiranno gli Enti dellaUESBESSl (191 euro), della Valle d'Aosta (190 euro) e del Molise
(177 euro). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131 euro) e di seguito tutte le altre In fondo a questa speciale classifica troviamo al terzultimo pósto la Sicilia (con 80 euro di tagli prò capite), al penultimo posto laSardegna (70 euro) e, posizionato nell'ultimo gradino della graduatoria, il Frìuli-V.G(63euro).
Ocse: Hai ia terza per pressione fisco
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IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 3
Foglio "]
OGNI LUCAN0191 EURO
La Cgia:peritagli aglientiiocali ogni pugliese perderà 106 euro
• Nel 2011 i tagli di spesa richiesti complessivamente alle autonomie locali ammonteranno a 6,3 miliardi di euro. Le Regioni saranno le più colpite con 4,5 miliardi di euro in meno, seguono i Comuni con 1,5 miliardi ed infine le Province con 300 milioni di euro. A fare i conti della «correzione» imposta con la legge di Stabilità approvata dal Parlamento è la Cgia di Mestre. «Questa manovra colpisce tutti indistintamente. Equità vorrebbe che a pagare i maggiori sacrifici fossero coloro che hanno gestito m maniera disinvolta i propri conti pubblici», spiega Giuseppe Bor-tolussi, segretario della Ggia di Mestre.
Secondo l'analisi dell'Ufficio studi degli artigiani di Mestre, ì più colpiti saranno i cittadini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Regioni a statuto speciale, ad esclusione dei valdostani, risulteranno essere i meno penalizzati. In termini procapite, infatti, i tagli più consistenti li subiranno gli Enti della iikl-MNWW (191 euro), della Valle d'Aosta (190 euro) e del Molise (177 euro). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131 euro) e di seguito tutte le altre.n taglio procapite per i pugliesi è di 106 euro. In fondo a questa speciale classifica si trova al terzultimo posto la Sicilia (con 80 euro di tagli procapite), al penultimo posto la Sardegna (70 euro) e, posizionato nell'ultimo gradino della graduatoria, il Friuli V.G (63 euro).
Nel dettaglio, in Puglia i Comuni oltre, i 5mila abitanti perderanno 101 milioni, le Province 29, la Regione 302: complessivamente 432 milioni. In iMiianriMEi i Comuni oltre 5mila abitanti perderanno 13 milioni, le Province 11, la Regione 88: complessivamente 112 milioni.
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Bilancio, il Pd «avverte» Vendola
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j F ^ la Gazzetta
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REGIONE BASILICATA
Data 1 7-1 2-201 0
Pagina y
Foglio 1 / 3
Nel Mezzogiorno richiesti importi medi bossi
Mutuo? Si fa tardi e si rischia poco G li italiani raggiungono l'indipendenza
economica molto tardi, e richiedono il mutuo per l'acquisto della prima casa
dopo aver compiuto almeno 35 anni. A scoprire le carte in tavola è Mutui.it, il comparatore online che ha analizzato oltre 1.000.000 di richieste di mutuo giunte negli scorsi mesi attraverso le pagine del sito. Chi vuole sottoscrivere un mutuo per la sua prima abitazione ha in media 36 anni, richiede un finanziamento pari a 160.000 euro (pari al 75% del valore dell ' immobile che intende acquistare), ed è disposto ad impegnarsi per 25 anni con l ' istituto di credito preferendo un tasso fisso (47% del campione) piuttosto che variabile.
L'indagine condotta da Mutui.it ha potuto mettere in evidenza anche le notevoli differen
ze che si registrano in Italia nella sottoscrizione dei finanziamenti per l'acquisto della prima casa, a cominciare dalla durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni rispetto alla media, arrivando a 35 anni. C'è maggiore uniformità per quanto riguarda la richiesta di finanziamenti a rata costante (circa il 12% del totale in Italia). È emerso chiaramente, invece, che al Sud si preferisce la prudenza: oltre il 54% di chi richiede un preventivo di mutuo, infatt i , lo fa per un finanziamento a tasso fisso. Sebbene anche ne! Nord Italia la maggiore quantità di richieste si concentri su questa soluzione, è da notare come il tasso variabile raccolga quasi il 36% delle preferenze, l'11% in più rispetto al Sud.
^ ALESSANDRO SCHIRONE
Importi medi richiesti per il mutuo prima casa
neiie venti regioni italiane
"1 Trentino-Alto Adige €191,000
ì Lazio 1185,000
3 Valle d'Aosta € 180.000
4 Toscana € 174.000
5 Liguria € 168.000
6 Lombardia 1167.000
7 Umbria € 163.000
8 Emilia-Romagna € 162.000
9 Campania € 160.000
10 Veneto C 153,000
11 Marche « 151.000
l i Piemonte 1149,000
13 Sicilia € 145.000
14 Puglia €141.000
15 Sardegna €139-0.00
16 Abruzzo €138.000
17 Friuli-Venezia Giulia € 137.000
18 Basilicata € 136.000
19 Calabria '• C1"19 000
?0 Molise f " - > 0 ' ) i
iat i > orniti da Mutuut
Intervista - Tarantini, gestore delia clientela per il gruppo BNL
"Al Sud rate per meno mesi i cittadini qui sono diffidenti"
LJacquisto della prima ca
sa rappresenta una tap
pa fondamentale per la vita di
ognuno, e proprio a causa del
cospicuo esborso economico
cui bisogna far f ronte in questi
casi, il conf ronto tra le svariate
proposte dei numerosi ist i tuti di
credito risulta fondamentale. Ne
abbiamo parlato con Aldo Taran
t ini , gestore clientela privati del
gruppo bancario nazionale BNL.
Come mai si è alzata l'età me
dia delle persone che chiedono
i l primo mutuo per l'acquisto di
un immobile?
"Per accedere ad una linea di
credito, gli istituti bancari neces
sitano di una garanzia da parte
del contraente quale il contrat to
a tempo indeterminato, e la crisi
economica in Italia ha determi
nato questa situazione".
La domanda di mutuo è de
cisamente variabile da un capo
all'altro del nostro Paese. A cosa
sono dovute queste differenze?
"La causa principale è relati
va alla valutazione immobi l iare
d i f ferente che evidenzia una
net ta spaccatura t ra il Nord e il
Sud. Comprare casa , ad esem
pio, a Mi lano, Roma, Bologna e
Firenze è cer tamente più one
roso r ispet to ad altre ci t tà del
Mezzog io rno" .
Come mai l'acquirente del
Sud è più prudente nel richiede
re un mutuo?
"Perché il c i t tadino meridiona
le è più diff idente nell'accollarsi
un debito impegnat ivo e prefe
risce ammortizzare il pagamento
del l ' immobile in tempi r idott i , an
t icipando gran parte della cifra in
contanti . Nel Nord Italia, invece,
l'acquirente è maggiormente
predisposto a pagare una rata
più pesante dilazionata in tempi
certamente più lunghi" .
a.s.
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WM la Gazzetta
Economia Settimanale
REGIONE BASILICATA
Data 1 7-1 2-201 0 Pagina Q
Foglio 2 / 3
Dati - Tipologia media adottata nella regione
In Puglia 141mila euro e di solito per 25 anni S econdo l'indagine condotta da Mutui,
it in Puglia si giunge all'indipendenza molto tardi, soprattutto a causa del
la mancanza di lavoro, tanto che si attende la veneranda età di 36 anni per richiedere un mutuo dedicato all'acquisto della prima casa.
Il dato, ricavato analizzando circa 65 mila richieste di mutuo provenienti nell 'ambito regionale, è sorprendentemente in linea con la media nazionale.
Il cittadino pugliese che richiede un finanziamento per l'acquisto dell ' immobile decide di accollarsi una spesa di circa 141mila euro
(meno dei 160mila richiesti in media a livello nazionale). La domanda di mutuo, invece, è pari al 76% del valore della casa che si intende acquistare e la predisposizione ad estinguere il debito con l ' istituto bancario si registra sui 25 anni.
Il gap fra la regione Puglia, che si colloca al 14° posto della graduatoria nazionale, e la confinante kmi imfcl (al 18° gradino della classifica) si stima in appena 5mila euro, una fascia che comprende Sardegna, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia.
a.s.
Province -A 33 anni, 3 in meno delle media
Nella Bat più giovani si chiede tasso fisso
L % analisi svolta da Mutui.it sul trend della Puglia ha potuto mettere in evidenza le differenze con le altre
regioni del Sud Italia nella sottoscrizione dei f inanziamenti per l'acquisto della prima casa.
In ambito regionale, ad esempio, ci sono in particolare due fra le province in cui, a livello nazionale, si richiede il mutuo per la prima casa in età più giovane rispetto al resto del Paese. Si t rat ta della BAT (il terr i tor io che comprende Barletta, Andria e Trani), dove l'età media di chi richiede un finanziamento per la prima casa è di circa 33 anni; e Taranto, dove
si arriva appena sopra ai 34 anni al momento della sottoscrizione di finanziamento presso un istituto di credito.
In Puglia, inol tre, si è registrata una fo r te preferenza per la richiesta di f inanziament i a tasso fisso (più del 52% del tota le) , una scelta che test imonia la maggior prudenza espressa dai ci t tadini meridionali r ispetto a quelli set tentr ional i , a f ronte di quei pochi che scelgono il tasso variabile (27%), una soluzione giudicata t roppo dispendiosa nel lungo termine.
a.s.
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REGIONE BASILICATA
Data 1 7-1 2-201 0 Pagina y
Foglio 3 / 3
La classifica nazionale I
Trentino ' 'ricco" Molise ultimo Dall'indagine effettuata da Mutui.it emergono dati
importanti, che sintetizzano chiaramente le differenze esistenti in Italia tra le regioni settentrionali e
quelle meridionali. Basti pensare ai prestiti richiesti agli istituti finanziatori per l'acquisto dell'immobile, nettamente superiori, ad esempio, in Trentino Alto Adige (191mila euro in media), nel Lazio (185mila) e in Valle d'Aosta (180mila). Le altre regioni settentrionali come Toscana, Liguria e Lombardia, mantengono comunque una media piuttosto alta, attestandosi rispettivamente sui 174mila, 168mila e 167 mila euro. Decisamente più economici, per le Banche, i finanziamenti riservati all'acquisto della prima casa in lAUimm Calabria e Molise, dove chj sottoscrive un mutuo richiede in media, rispettivamente, 136mila, 129mila e 124mila euro. In Puglia, invece, l'importo richiesto si allinea con le isole, Sardegna e Sicilia, sfondando il tetto dei 141mila euro.
Mi muli IH liti
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LiberoMercato Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0
Pagina 2 7
Foglio "]
Studio Ocse
Pressione fiscale al 43,5% del Pil • • • I conti pubblici italiani non traballano. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna rischiano grosso, mentre e l'Italia, secondo tutti gli osservatori internazionali, no. Almeno perora è al sicuro. Ma il rovescio della medaglia piano piano sta uscendo allo scoperto. Uno dei motivi della stabilità della finanza pubblica del nostro Paese è di sicuro riconducibile al peso delle impoeste sulle ta -sche dei contribuenti, sia cittadini sia imprese.
Insomma, se il nostro Paese non ha fatto il botto il "merito" è delle tasse. E uno studio dell'Ocse pubblicato ieri in qualche modo dice proprio questo. È salita, infatti, nel 2009 la pressione del fi -sco in Italia: lo scorso anno è cresciuta al 43,5% del Prodotlo interno lordo rispetto al 43,3% del 2008. Una performance che consente all'Italia di superare il Belgio (che nel 2009 ha visto il peso del fisco diminuire al 43,2% dal 44,2% del 2008) e sca -lare di un posto la classifica dei paesi dove maggiore è l'incidenza delle entrate rispetto al Pil. Prima della Penisola nel 2009 si sono collocate solo la Danimarca (48,2%) e la Svezia (46,4%).
Oltre al terzetto di testa, i paesi che n hanno registrato una pressione fiscale sopra il 40%, rispet -to al Pil, sono: Australia, Belgio, Finlandia, Francia e Norvegia. Il Messico con il 17,4% di peso fiscale rispetto al Pil e il Cile con il 18,2% hanno registrato nel 2009 la più bassa pressione fiscale dell'area, seguite da Stati Uniti (24%) e Turchia (24,6%). Rispetto alla maggior parte dei Paesi che hanno visto dal 2008 al 2009 una diminuzione della pressione, ci sono Paesi, come la stessa Italia, in cui il peso del fisco nell'anno è cresciuto. Gli incrementi più consistenti si registrano in Lussemburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e in Svizzera (dal 29,1 % al 30,3%).
Non si conoscono ancora, ovviamente, i dati sul 2010. Salvo sorprese, comunque, il trend italiano non sembra destinato a invertire la rotta nel 2011. Il prossimo anno, infatti, la pressione fiscale dentro i nostri confini potrebbe crescere ulteriormente se le regioni, province e comuni decideranno in qualche modo di compensare con nuovi tributi locali i tagli imposti dalla legge di stabilità appena approvata dal Parlamento.
E non si tratta proprio di bruscolini. Secondo uno studio della Cgia di Mestre diffuso ieri, i tagli agli enti locali e territoriali toccheranno la quota di 6,3 miliardi di euro. Le regioni saranno le più colpite (4,5 mld), seguite dai comuni con più di 5.000 abitanti (1,5 mld) e dalle province (300 milioni). L'analisi Cgia rivela che i sacrifici maggiori saranno chiesti ai cittadini delle piccole realtà regionali, mentre quelli delle regioni a statuto speciale, ad esclusione dei valdostani, saranno meno penalizzati.
In termini procapite, i tagli più consistenti si abbatteranno sugli enti locali dellaIH§IIffi!§ (191 euro in meno prò capite), Valle d'Aosta (-190 euro) e Molise (-177 euro); seguono Umbria (-142 euro), Abruzzo (-131 euro). «Le autonomie locali -sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia -saranno colpite tutte indistintamente. Equità vorrebbe, invece, che a pagare i maggiori sacrifici fossero quegli enti che nel recente passato hanno gestito in maniera disinvolta i propri conti pubblici».
F.D.D.
ILiberoMercato t furbetti della Bce ci rifilano debiti
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REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \
Foglio "]
LAVORO
Annullati 2 giorni di Cig alla Fiat Sata • «La direzione aziendale della
Sata ha comunicato l'annullamento della cassa integrazione nei giorni 20 e 21 dicembre, per sopraggiunte esigenze produttive, riducendo il periodo di chiusura previsto dal20 dicembre al 10 gennaio». Ad affermarlo, è ilsegretario regionale della Fismic, Marco Rosel-li, per il quale «si tratta di una comunicazione positiva, in un periodo difficile come quello attuale». Non è soddisfatto, però, l'Ugl regionale. Ieri a Rionero in Vulture, nel corso del direttivo, il segretario regionale dell'Ugl metalmeccanici, Giuseppe Giordano, ha chiesto «la revoca dell'intero periodo di cassa integrazione», [f.rusj
Omicidio Forestieri, la chiave del mistero scritta in una chiesa 1
% Scuole accorpate, scoppia il caos
La prevenzione vera arma Basilicata-Kenya per sconfiggere il cancro ponte di solidarietà
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Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 2
Foglio 1 / 2
FONDI PROMESSI E MAI ARRIVATI
LH LETTELA DI S C U O L A Ottobre 2009: «I miei uffici hanno impegnato l'importo di 1.830.880 euro, quale prima quota dello stanziamento complessivo»
Il Governo cancella 1,8 milioni della Zfu
Sale a 33 milioni il totale dei soldi rastrellati a danno della città
EMILIO OLIVA
© Il Governo Berlusconi è ima sanguisuga per Matera, avendole «succhiato» 33 milioni di euro in meno di due anni. È il sindaco Salvatore Adduce a mettersi al pallottoliere per fare i conti dei soldi «scippati» o addirittura promessi e mai erogati, malgrado tutti gli annunci di investimenti a favore del Sud.
Adduce parla ironicamente dì tre regali ricevuti dalla città. lì «salasso» cominciato con la sottrazione di 30 milioni destinati a rifinanziare la legge 771 per il recupero dei Sassi, «sangue vivo che io avevo strappato - ha ricordato non molto tempo fa Adduce - grazie ad un accordo fatto in Commissione Bilancio», alla vigilia dell'approvazione della Finanziaria 2008, si completa con la riduzione di un milione e 800mila euro di trasferimenti per il 2011, in conseguenza dei tagli decisi dal Governo, e con l'azzeramento dei finanziamenti riservati alle zone franche urbane.
L'ultima sgradita sorpresa è piovuta tra capo e collo martedì quando il Governo con la delibera Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di riprogrammazione dei Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) 2007-2013 ha cancellato con un colpo di spugna i 150 milioni di euro promessi per le Zfu. Quanto temuto dal presidente della Camera di commercio, Angelo Tortorelli, e
SINDACO Salvatore Adduce
dall'assessore comunale alle Attività produttive, Silvia Vignola, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi proprio alla Gazzetta, per non parlare delle attese degli imprenditori, si è purtroppo avverato.
«Nei mesi scorsi - commenta il sindaco - si è fatto un gran parlare di "zone a burocrazia zero" evidentemente per edulcorare l'amara realtà che
oggi appare definitivamente: cancellazione di ogni finanziamento e dunque né Zfu né Zbz.n Mezzogiorno ancora una volta paga un prezzo salatissimo e Matera come già era accaduto con i finanziamenti dei Sassi nel 2008 perde l'ennesima occa
sione costruita dai governi di centrosinistra». Soltanto meno di un anno fa il ministro dello
Sviluppo economico, Claudio Scajola, informava il Comune che il ministero «aveva impegnato l'importo di un milione e 830 mila euro» a favore dell'Amministrazione comunale di Matera «quale prima quota dello stanziamento complessivo riconosciuto nella delibera Cipe 8 maggio 2009 n. 14». La lettera di Scajola, datata 28 ottobre 2009, viene protocollata dal Comune 111 gennaio scorso. Da allora però i s oidi promessi, metà dei 3 milioni e 660
EX MINISTRO Claudia Scajola
mila euro stanziati dal Cipe, non sono mai arrivati. Sembra di rivedere un film già visto. Scajola è lo stesso ministro ad aver firmato un accordo di programma per il rilancio dell'industria del salotto che non ha mai avuto copertura finanziaria. Un pezzo di carta straccia, insomma.
«Caro sindaco - scrive l'ex ministro in mia lettera indirizzata ad Emilio Nicola Buccico -, a
seguito del "Contratto di Zona Franca Urbana" che abbiamo sottoscritto lo scorso 28 ottobre ho il piacere di informarti che i miei uffici hanno impegnato l'importo di 1.830,880 euro afavore della Tua Amministrazione, quale prima quota dello stanziamento complessivo riconosciuto dalla Delibera Cipe 8 maggio 2009, n.14. Stiamo procedendo con grande tempestività a dare attuazione alle disposizioni approvate dal Consiglio dei Ministri il 17 dicembre u.s. e per dare concreto avvio a questa
nuova misura di sostegno che ci vede congiuntamente impegnati per favorire lo sviluppo economico e sociale dei quartieri urbani più deboli del Tuo territorio».
Peccato che Scajola sbagli anche destinatario. Quando giunge la lettera del ministro al Comune il sindaco Buccico si è già dimesso da più di due mesi e al suo posto siede un commissario prefettizio. Oggi anche Scajola non è più al Governo e, malgrado tutta la «tempestività» annunciata, Matera si ritrova in mano un altro pezzo di carta straccia.
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VANE ATTESE La zona industriale di Jesce [foto Genovese]
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Stordimento Mano anche in Basilicata Digilio è di nuovo al lavoro al Senato ma si dice «frastornato» e deluso di quello che è accaduto
dì SALVATORE SANTORO
POTENZA - Il momento è delicato. Nonc'èdubbio. Dopo il voto alla Camera e la non ca-dutadiBerlusconiperifinia-ni (e ovviamente per Gianfranco Fini) non è tempo di sorrisi.
Egidio Digilio risponde dall'aula del Senato. La vita prosegue verrebbe da dire. Di certo prosegue l'attività parlamentare. Questo è certo. Malgrado il tentativo del-lasfiduciaal governo. Tentativo che è andato male. Malis-simoper i f iniani. E cosi Digilio risponde franco: «Sono frastornato anche io. Ci sono rimasto male non si può negarlo» . Parla così il senatore lucano finiano Egidio Digilio che è anche coordinatore regionale di Futuro e libertà per l'Italia diiiWHWs'BSI
Digilio è un politico dal carattere sanguigno. Difficilmente riesce a nascondere le proprie emozioni. Non ha ancora digerito tutto quello che è accaduto nei giorni
Il senatore lucano di FU Egidio Digilio
scorsi. Ma guarda subito avanti. Così sulle questioni romane anticipa: «Qua tenteranno di fare un altro polo. Si sono già incontrati Gian-grancoFini, Pierferdinando Casini, Francesco Rutelli e Raffaele Lombardo. Ci sono le agenzie che ne parlano». Insomma il senatore lucano da finiano parla della prossime azioni. E cioè dell'incon
tro che nella mattinata a Roma (all'Hotel Minerva) hanno svolto i leader politici dell'Udo, di Fli, di Api, dell'Mpa, dei Liberaldemo-cratici e dei Repubblicani liberali. Coloro insomma che hanno tentato la spallata non riuscita al berlusconi-smo.
Al margine della riunione, che è stata definita il primo passo ufficiale verso il Terzo polo, è stato costituito il "Coordinamento parlamentare unitario di Camera e Senato verso un nuovo polo politico". La motivazione dei big: «Per noi è necessario operare per il bene dell'Italia e per un'autentica coesione nazionale». I prossimi passi entro gennaio.
E queste sono le "uniche" certezze anche del senatore finiano lucano. Non ce ne sono altre. Come ammette egli stesso. Non si parla della Ba-silicataperilmomento. Digilio sul voto alla Camera e sul futuro della maggioranza spiega: «Non c'è nessuna va
lenza politica. Berlusconi ha fatto campagna acquisti e continueràcosì. Alui conviene più fare campagna acquisti che fare una campagna elettorale».
Dalla taMJIUtftllll comunque le notizie non sono rassi-ouranti per la tenuta di Fli. Su Facebook le opinioni dei giovani non sono rosee. Gli stessi giovani che più avevano mostrato entusiasmo all'iniziativa di Fini negli scorsi mesi. Fabio Lottino, responsabile dell'associazione regionale giovanile finia-na sembra quello che ci crede ancora di più. Non il responsabile della stessa associazione di Atalia, Ivan De Biase che parla dell'esempio di Moffa (il parlamentare che più ha cercato il dialogo con Berlusconi) e che stigmatizza invece il "falco" Italo Bocchino. Aldilàdeicommentia caldo, è comunque chiaro che il futuro di Fli, almeno in >s4IISmti)ì>i!JI mostra più ombre che luci. Almenoora. Domani si vedrà.
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Le reazioni in [ Le idee di Romaniello (Sei)
«Con Vendola l'Italia migliore»
POTENZA - Sull'esito del voto di martedì alla camera dei deputati e degli scenari che si aprono interviene il consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, Giannino Roma-niello per il quale «il centrodestra non esiste più. Il voto ieri in Parlamento fotografa la fine di una stagione».
E quindi aggiunge il rappresentante consiliare della Sei: «Il cen- ,• trosinistra deve racco- & gliere la voce che sta fuori dal ^ : palazzo, la k voce del | | A cambia- | { r ~" mento e de- »•' ve porsi alla — • testa di questo movimento popolare, opposizione autentica a Berlusconi, perchè fatta di uomini e donne in carne ed ossa, e dunque l'unica in grado di sfrattarlo da Palazzo Chigi».
Giannino Romaniello quindi spiega che «l'alternativa va costruita mettendo in sintonia la politica con i movimenti di lotta sociale, a difesa del lavoro e dei diritti, l'ampliamento del fronte delle forze che vogliono costruire un futuro migliore per tutti gli italiani. Tutti nel centrosinistra dobbiamo impegnarci per costruire la svolta politica e una nuova stagione, facendo diventare protagonisti i lavoratori, i giovani, le donne. Il voto di ieri in Parlamento di fatto ha aperto un'altra stagione politica e il centrosinistra dovrebbe di più e meglio interpretare e dare rappresentanza politica ai bisogni che provengono dal Paese e in particolare dalle fasce sociali più
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colpite dalle politiche liberiste del governo».
Per questo aggiunge ancora il consigliere regionale Romaniello: «E' evidente che in presenza di u n governo che quotidianamente è costretto a cercarsi una risicata maggioranza, pur consapevoli che andare al voto con questo sistema
elettorale, oggettivamente, si rischia di chiamare gli italiani alle u rna senza ga-
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bile per il Paese è la fine anticipata di questa legislatura. Dunque la candidatura di Nichi Vendola per le primarie del centrosinistra proprio perchè da mesi sta raccogliendo sempre maggiore consenso rappresenta un'alternativa politica che non può essere liquidata da qualche battuta o ancora peggio da gelosie e particolarismi. Per fortuna, c'è un'Italia migliore».
Le conclusioni di Romaniello: «C'è un'Italia migliore sui tetti delle università, nelle fabbriche e nei posti di lavoro, nelle aule delle scuole pubbliche, in coda a un supermercato, in un laboratorio di ricerca, in una piazza piena di persone e di speranze, in case di fortuna, nelle librerie, nel lavoro quotidiano di tante associazioni di volontari. C'è un'Italia migliore fatta di cittadini che hanno preferito la fatica dell'onestà allapoliti-ca di palazzo».
dopo la 'resistenza" di Beriusconi Belisario attacca a testa bassa
«A premier come un locandiere
POTENZA - «Berlusconi si comporta come il gestore diunrìstorante».E'lacriti-ca che il capogruppo dell'Italia dei valori al Se-nato, Felice Belisario rivolge al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Per Belisario, infatti, «il premier si rivolge ai parlamentari di cui ha bisogno per rimpolpare la sua SgSWW?, neo-acqui- BSlJCt^ stata mag- Ip l l&t t gioranza; pS&M * per questo <^-y>m i dichiara, Ssgyf < ' ' sfacciata- i t e S } i~~ mente, che ftJspk ' «étabbiamo [%à'%* StUSt
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E quindi mi~s^^Sf& sempre Be- f*Wjf %j|Si lisario |! ^ « « « J B I I Ì I prendendo '{ ^^K^Sk spunto da Domenico Modugno che cantava "Tre briganti e tre somari sono pochi", attacca con le polemiche: «A Berlusconi servono altri voti: non per amministrare ilPaese, comeèevidente, ma per continuare ad esercitare il proprio potere. Allargare la squadra di governo, allora, signifìcaam-pliare ancora di più la scollatura tra ciò che gli italiani vogliono e ciò che vedono inPar lamento. L'ingaggio di qualche altro deputato o senatore non gioverà ai cittadini che hanno bisogno di un Governo solido ed efficiente che non racconti favole, opeggio li imbrogli come Berlusconi sta facendo da 16 anni a questa parte. Soprattutto, ci sono stati troppi sconvol-gimentipoliticipernondo-ver si rivolgere nuovamente agli elettori: le urne non spaventano nessuno tranne Berlusconi, il quale teme di doversi trasferire nella sua megavilla di Antigua e rimanerci per sempre».
«L'ostinazione di Berlu-sconi-prosegueilsenatore
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dipietrista Belisario - ha già comportato il rifiuto di Casini a entrare nella maggioranza: farebbe un torto al suo opportunismo, infatti, sedendosi sulla stretta poltrona del berlusconi-smo quando, invece, si sta per liberare quella più comoda della leadership di centrodestra. La sconfitta
di ieri costringerà anche Fini a riciclarsi come moderato alla guida del terzo o quarto polo, viste le spaccature che già si sono create prima ancora che il progetto parta. Il Ca
valiere deve farpresto: non perché ci sonoproblemi urgenti da risolvere per il bene collettivo, ma perché Bossi si sta innervosendo, visto che dopo 20 anni ancora aspetta di incassare il federalismo. È chiaro che per ridare speranza e certezza al futuro servono nuove elezioni, nonper calcoli politici di parte ma per ilbene dei cittadini che non meritano di seguire il triste destino dei briganti e dei somari. Tutta la vicenda ricorda la storia di Maz-zarò, il protagonista della novella di Verga "La roba", il quale attraverso menzo-gne.prepotenzeeillecitiha trascorso la vita ad accumulare ricchezze e proprietà che non sopporta di dover abbandonare; anche in punto di morte non si rassegna: "Quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pen-sareaU'anima, uscìnel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, estrillava: "Robamia, vien-teneconme!"».
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Apre la sede di Viggianello di PeR di Falotico, Potenza e Tosto
Prosegue il viaggio Entro 2 mesi altre 20 sezioni in vari comuni
POTENZA - C'è bisogno di «recuperare quel rapporto virtuoso che i grandi partiti del passato avevano instaurato con la base elettorale, anche portando avanti quella narrazione dello sviluppo che oggi manca completamente». Lo sostengono il consigliere regionale Roberto Falotico e l'esponente comunale di Matera, Angelo Tosto a margine dell'apertura della sede locale a Viggianello del movimento politico Popolari e Riformisti del quale fa parte anche il segretario regionale dei Popolari uniti, Antonio Potenza.
Dopo la nascita delle sezioni di Potenza e Matera di Per e il pienone della manifestazione pubblica che si è svolta una decina di giorni fa nel Due Torri di Potenza, prosegue il radicamento territoriale di PeR.
E proprio "battezzando" la sede a Viggiano, Falotico e Tosto hanno rilanciato: «L'apertura programmata nei prossimi due mesi di oltre venti sedi del movimento Popolari e Riformisti costituisce una grande occasione di ascolto della comunità regionale in relazione ai temi di sviluppo dei territori. Si avverte un grande bisogno di riallacciare il rapporto interrotto tra Istituzioni e cittadini, acquisendo le proposte programmatiche che salgono dalle istituzioni locali e, soprattutto, dibattendo su
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Roberto Falotico e Carmine Lombardi alla presentazione della sede di "PeR"a Viggianello
priorità, scelte, strategie di sviluppo locale».
E i promotori di PeR hanno aggiunto: «E'unfattoche da alcuni anni la comunicazione istituzionale si è dimostrata più attenta ad informare quello che a livello centrale o regionale viene fatto che a captare stati di bisogni, speranze, attese e proposte che salgono dalla comunità regionale. Un processo che si sta esasperando al punto che il cittadino si sente non solo escluso dalle
scelte, ma inascoltato e trascurato. Bisogna recuperare quel rapporto virtuoso che i grandi partiti del passato, sia la De che il Pei, avevano instaurato con la base elettorale dei rispettivi partiti, anche portando avanti, paese per paese, quella narrazione dello sviluppo che oggi manca completamente. Venuti meno gli strumenti classici della programmazione, il cittadino oggi non conosce dove porta e cosa porta per il proprio
territorio l'insieme delle strategie settoriali che si pongono in atto, dall'agricoltura, all'ambiente, alle infrastrutture».
E quindi da Viggianello è stata chiarita l'intenzione di «far uscire la programmazione dalle stanze dei funzionari per ricollocarle come fatto di trasparenza nelle piazze di tutti i comuni lucani . Oltre un miliardo e mezzo di fondi europei non meritano di essere materia per pochi eletti».
In Fli dopo il voto alla Camera ci sono più dubbi che certezze ma si pensa al Terrò polo
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Lapenna esprime perplessità sulle nuove nomine regionali POTENZA - Il segretario regionale di Popolari per il Sud (il nuovo partito di Clemente Mastella) interviene il giorno dopo le nuove nomine regionali effettuate dalla giunta guidata da H I
Per lex consigliere regionale Lapenna: «Pur essendo state effettuate nei limiti previsti dalla legge regionale, suscitano qualche perplessità. Infatti si continuino a scegliere dirigenti esterni o provenienti da altre amministrazioni che, sommati nel totale sono pari a 16 unità, alimentando quella politica clientelare e di favore che da sempre caratterizza l'operato del cen-tro sinistra intsfeMUMSWSI II tema non è discutere sul merito professionale o sulle competenze dei neo dirigenti, ma è discutibile il metodo che viene adottato. In questo modo il centro sinistra continua a premiare e a mantenere il consenso su determinate quote del popolo lucano, premiando però una stretta cerchia di privilegiati che, con varie competenze si avvicendano, visto che vi sono tanti i dirigenti che passano da un settore all'altro, nell'amministrazione regionale. Il tutto va a discapito delle professionalità interne alla regione che vengono costantemente non valorizzate e non formate per ricoprire un ruolo sicuramente prestigioso, ma anche con grandi responsabilità».
E quindi Sergio Lapenna a nome dei Popolari per il Sud di tsfeKMNkEiEU aggiunge: «Auspichiamo che almeno il sindacato porti avanti una battaglia in tal senso per rappresentare adeguatamente i lavorato-
Sergio Lapenna
ri e difendere i diritti di coloro che, dipendenti dell'amministrazione regionale da diversi anni, hanno sicuramente maturato sul campo le competenze professionali per dirigere al meglio un settore piuttosto che un altro».
«Questo modo di operare - conclude Sergio Lapenna - da sempre intollerabile, diviene ancor di più inaccettabile in un momento delicato come quello che stiamo vivendo quotidianamente a livello regionale, dove la forte crisi sta mettendo in ginocchio molte famiglie lucane. A questo punto c'è da chiedersi se in Regione UfeMM S3S!per diventare dirigenti occorre avere le competenze professionali, l'esperienza o la tessera di partito?».
LaDcdiH annuncia le azioni nazionali
Okk Federatone Iibertas POTENZA - E' stato sottoscritto a Roma l'atto costitutivo del Partito nazionale Federazione De Liber-tas.
Ne ha dato notizia il se-gretario regionale della De di ìslMWìifMm Giuseppe Potenza, che è anche componente dell'esecutivo nazionale. Giuseppe Potenza riferisce anche che il documento è stato firmato dai segretari regionali dello scudo crociato di limauresa BSI Emilia Romagna. Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto, in attesa che si aggiungano i segretari delle altre regioni, dove si devono ancora svolgere i congressi regionali di adesione.
Nella nota a firma del se-gretario regionale della De diteMdttmìffiSlsi legge anche che 1 progetto in attuazione del documento politico del XXI Congresso nazionale che ha rieletto Giuseppe Pizza segretario nazionale è quello di dar vita ad un modello regionale «per meglio rispondere alla esigenza di un più saldo e costruttivo rapporto con il territorio in una posizione fortemente innovativa nella migliore tradizione dei cattolici impegnati in politica perché basata sulla piena autonomia e sul protagonismo».
Non poteva non esserci il passaggio sulla nascita del Terzo polo che proprio ieri ha subito un'accelerazione con il patto tra Fini, Casini, Lombardo e Rutelli.
In tal senso Giuseppe Potenza dichiara: «Guardiamo al Terzo polo come opzione politica autenticamente democristiana sperimentando alleanze su
Giuseppe Potenza
programmi a livello regionale, e sollecitando una modifica all'attuale sistema elettorale che di fatto comprime i valori dei cattolici costringendoli a schierarsi in uno dei due poli».
E quindi sempre sulle questioni nazionali il segretario regionale della De di tsM IMftHI Giuseppe Potenza conclude la propria nota: «Se è lo stesso premier Silvio Berlusconi a ricordarsi dei democristiani nell'appello fatto a poche ore dalla striminzita fiducia ottenuta alla Camera, ciò vuol dire che il peso elettorale e di consensi che esprimiamo è determinante e pertanto vogliamo spenderlo per una politica del bene comune e non di accodamento - annessione in uno dei due poli tradizionali».
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L'ECONOMISTA
Ma non deve essere il petrolio a tappare i buchi di bilancio
di NINO D'AGOSTINO
SIAMO alle solite: nei { si la regione lUH to la gran cassa, sulla base della valutazione che la società di rating Moody's ha fatto sui conti della sanità lucana.
Moodys ha parlato di "convincente gestione della sanità lucana", un giudizio sul settore in questione che è stato utilizzato dal presidente della giunta regionale, Ì3ESÌI!lEÌi53ffl8 come dimostrazione di una buona qualità del lavoro che la giunta regionale ha fatto e sta facendo.
Nelle dichiarazioni regionali ci sono enfatizzazioni e forzature dell'analisi di Moody's che possono prestarsi a non pochi equivoci.
In primo luogo, chiariamo un punto: il rat ing è un giudizio, espresso da una società esterna indipendente, che verte sulla capacità di un ente di pagare o meno i suoi debiti. Una società di ra t ing valuta, dunque, la solvibilità di un soggetto.
Moody's ha ritenuto l'ente Regione ÌìMHF«k>El come dire, un buon pagatore dei suoi debiti.
Altre regioni meridionali sono state commissariate, perché non si sono messe nella stessa condizione de l la | | ^ ! ÌESI3 impegnandosi apredisporrepiani di rientro del debito che stanno comportando tagli rilevanti dei posti letto degli ospedali e della spesa corrente dipropriapertinenza. Latantobi-strattataSicilia, per fare un esempio, ha previsto tagli per 2400 posti letto ed ha già cominciato nel 2008, facendo leva sul tetto della spesa sanitaria corrente.
LailMaliiEiellia ritenuto di non scegliere la strada del commissariamento, pur presentando condizioni simili alle altre realtà meridionali, come è agevole evincere dal rapporto per singole regioni tra debito e popolazione servita. Scelta discutibile, finché si vuole. Matant'è.
Lo ha potuto fare, perché " beneficia dei proventi dell'estrazione petrolifera", come segnala la stessa Moody's, cosa a cui evidentemente non possono ricorrere le altre regioni.
Ma chiariamo un secondo punto, perché diversamente ci prendiamo in giro.
La sanità lucana produce debiti che si aggirano sui 30 milioni di euro ogni anno, ha quindi deficit di gestione che sono strutturali, proprio perché si ripetono da lungo tempo.
Quando si ricorre a risorse che dovrebbero essere destinate ad investimenti per coprire spese correnti, si sprecano fondi pubblici, rinviando, ma non risolvendo, il problema di una cattiva amministrazione . Non è sana gestione in una famiglia pagare i debiti, attingendo dal" tesoretto" di famiglia (l'oro nero della Val d'Agri), molto più saggio è r idurre gli sprechi che si annidano nella spesa corrente: lasanitàlucanaè, purtroppo, su questo piano, ancora un terreno inesplorato, costa oltre u n miliardo di euro all'anno, cifra all'interno della quale è possibile fare economie significative.
Capisco il valore mediatico di una notizia, ma se serve per minimizzare ,opeggio nascondere, un problema ineludibile come quello del sistema economicamente de
cotto in cui versa la sanità regionale, allora la questione assume aspetti inquietanti che possono vanificare ciò che di buono sta facendo la stessa giunta regionale in questi mesi di preparazione e predisposizione del piano sanitario regionale.
Gli incontri degli stati generali della sanità hanno consentito analisi puntuali sulla situazione sanitaria in imgglggS siamo di fronte ad un modello superato, con larghe sacche di inefficienza.
Richiede cambiamenti profondi, superando l'impostazione "ospedalicentrica "attuale, chiamando i vari soggetti interessati a collaborare, a cominciare dai medici di base che dovrebbero gestire in modo più efficiente i propri pazienti, evitando i ricoveri impropri che incidono tantissimo sulle casse degli ospedali.
Le royalties del petrolio vanno restituite allo sviluppo della regione, diversamente si capirebbe poco il sacrificio dei paesi della Val d'Agri, in termini di compromissione ambientale, se le risorse in questione dovessero servire permantenerepresidipiùfùnzio-nali a creare situazioni assistenziali che ad apportare benessere ai cittadini lucani.
La Regione Ì&WHF«lstiiai è chiamata a recuperare quello che lo Stato gli dà di meno, in termini di trasferimenti complessivi, facendo leva proprio sulla ottimizzazione del bilancio della sanità.
E chiaro che la riforma sanitaria implica costi politici e sociali notevoli, ma se la si vuole realizzare occorre, come diceva Salvemini, prendere decisioni coraggiose anche contro le contingenti pressioni popolari e corporative.
Non chiudono gli ospedali
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Presentato da KZ§ IBfffBBISl il Piano regionale Martorano: «Strutture pubbliche affidate ai privati»
Non chiudono gli ospedali Si punta a una complessa riorganizzazione con il vanto della virtuosità finanziaria
POTENZA - E' stato presenta-toierialleforzedi maggioran-za dal governatorelEBjflflBQ il Piano Regionale della Saiu-te, ohe punta all'approvazione entro il primo semestre del 2011. mugghila definito il sistema sanitario lucano "il più complicato d'Italia per dati demografici ed epidemiologici", facendo riferimento al forte spopolamento dei paesi interni e alla necessità di una riorganizzazione peculiare. UN OUADRO COMPLESSO "Dal punto di vista demografico - ha puntualizzato t£S[§j£SS^-abbiamo un saldo demografico naturale negativo e un aumento delle prospettive di vita, conunprogressivosposta-mento delle coorti di popolazione, ossia i bacini divisi per età, che segna un aumento della componente anziana. Questa situazione non solo poneilgrandeproblema didover assicurare le prestazioni sanitarie a un basso numero di persone su un territorio troppo ampio, cosa particolarmente complicata col finanziamento della Sanità che a livello nazionale segue la lo-gicadelprocapite, ma impone anche di orientare l'offerta verso servizi più mirati a queste fasce d'età. A questo si aggiunge la tendenza della situazione epidemiologica. Gli stili di vita in hJilJMFiWilSH si stanno man mano omologando a quelli del resto del Paese e
conseguentemente anche le connesse patologie tendono a raggiungere livelli già raggiunti nel Centro-Nord, anche se in questo momento su molti indicatori restiamo al di sotto della media nazionale. Ma anche in questo caso è necessario mettere in campo una programmazione di prospettiva, cosa che questo piano fa, ad esempio superando il vecchio tema della deospedalizzazione per introdurre quello della riospedalizzazione. Attualmente - ha aggiunto-delia rete_dil5ospedali della Regione ISfeWHMiEfe1! ben 12 non sono per acuti, ma si configurano come fornitori di servizi che dobbiamo orientare e qualificare per le nuove esigenze". SALUTE FINANZIARIA Sul piano amministrativo ed economico, DePilippohafatto accenno ad alcune buone pratiche, definendo la sanità lucana "benchmark per gli altri settori di riforma della gover-nance". Il Piano, emerso dal confronto attuato nel corso dei recenti Stati Generali, dovrà essere approvato in Giunta prima del confronto in Consiglio e nelle Commissioni. "L'adozione del nuovo piano -ha concluso il governatore - è un momento importante perchè si inserisce nell'ambito della rinnovata programmazione inaugurata dal ministro Fazio, con il nuovo Piano sanitario nazionale approvato ali unanimità dalle Regioni sulle linee di principio, anche se restano aperte le questioni costi standard e fabbisogno nazionale connesse al federalismo. Per questo auspico un ampio confronto e soluzioni bipartisan nell'esclusivo interesse dei cittadini, con l'obiet
tivo di giungere all'approvazione definitiva in consiglio nel primo semestre del 2011". RICONVERSIONI Sul tema è intervenuto anche l'assessore al ramo, Attilio Martorano. "Un piano sanitario rivolto, da una parte, a rafforzare la sostenibilità del nostro sistema e, dall'altra, a migliorare l'offerta dei servizi rispondendo con maggiore efficienza ai bisogni reali di salute dei cittadini. Per mantenere il rigore dell'analisi - ha spiegato l'assessore - ci siamo rivolti all'Agenas, l'Agenzianazionale per i servizi sanitari regionali, in modo da inserire il quadro regionale in un ambito nazionale". Per Martorano questo piano sanitario ribadisce la centralità della persona, fondato com'è sui principi di "sussidiarietà, sostenibilità e solidarietà, con politiche trasversali come l'umanizzazione e la riprogrammazione dei processi nella ospedalità".
In merito all'organizzazione degli ospedali Martorano ha affermato : "abbiamo un Dea (Dipartimento di Emergenza e di Accettazione) di secondo livello, vale a dire di alta specializzazione, al San Carlo diPotenza, un Dea di primo livello nell'ospedale Madonna delle Grazie di Matera, quattro sedi di Pronto soccorso e accettazione, a Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Melfi. Inoltre, nei diversi ospedali distrettuali avremo strutture polivalenti che erogheranno prestazioni specialistiche, day Hospital, lungo degenze e diagnostica". POSTI LETTO Il numero dei posti letto re-steràpressoehè uguale nel momento in cui si
procederà alla loro riorganizzazione. "Ad oggi - ha continuato Martorano - sono programmati 2250 posti letto, vale a dire 3,62 ogni mille abitanti, numero più alto rispetto al parametro nazionale che si ferma a 3,3. I posti ordinari attualmente istituiti sono 1802 a cui si aggiungono i 261 didayho-spitalperuntotaledi2063". Il nuovo piano ne prevede 193 L'assessore ha ribadito, inoltre , che "non è p revista alcuna chiusura di ospedali, ma saranno programmate riconversioni anche attraverso una sperimentazione gestionale con l'affidamento di alcune strutture pubbliche a privati al fine di migliorare l'offerta dei servizi e di assicurare una maggiore efficienza". Martorano si è soffermato anche sulla "grande attenzione riservata dal piano alla prevenzione, alla salute mentale e ai consultori. Il sindaco avrà il compito di predisporre una relazione annuale sullo stato di salute dei cittadini". La maggioranza di centrosinistra ha espresso apprezza-mentoperillavorosvoltoeper il metodo che ha portato alla elaborazione della bozza annunciando che seguiranno ulteriori momenti di approfondimento sia all'interno dei singoli partiti di maggioranza sia attraverso incontripub-blici. In ragione della valenza strategica del piano, IKSIiilUll'ifl gg] e Martorano hanno an-nuncianto che promuoveranno un confronto anche con le forze politiche di minoranza in Consiglio regionale.
La protesta per evitare la chiusura dell'ospedale di Tinchi. Nei riquadri il presidente US 2 2 2 ^ e l'assessore Martorano
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SANITÀ COME CAMBIEtalL SISTEMA
Rispetto ai 2.250 posti previsti nel 1999, oggi i posti sono 2.063.1 parametri nazionali in 5 anni li vogliono a 1.934
Per le patologìe più diffuse le strutture saranno messe in rete in modo da favorire lo scambio di informazioni
Salvi gli ospedali lucani si riducono solo i posti letto Ma 6 nosocomi dovranno essere riconvertiti in strutture polivalenti
ANTONELLA INCISO
<$ Nessun «taglio» ma nuove mlssion e nuovi servizi da erogare. Nessun ospedale lucano sarà chiuso ma sicuramente le strutture cambieranno volto. In poche parole saranno ricover -tite. E soprattutto se oggi ben 12 su 15 non sono per acuti, d'ora in poi questi dovranno essere orientati alle esigenze di una popolazione che cambia. Una popolazione che invecchia e che omologa i suoi stili di vita a quelli del resto del Paese.
Questa è una delle novità del nuovo Piano della Salute che il governatore lucano, Vito De Filippo, ieri ha presentato in un incontro con le forze della maggioranza regionale.
Un incontro andato avanti per alcune ore, durante il quale è
L'ANNUNCIO Il governatore lucano
presenta il nuovo piano sanitario alla maggioranza
l'intento stata evidenziata la necessità di ridefmire la rete ospedaliera orientando e migliorando i servizi per ridurre i costi. Il tutto mettendo in campo soluzioni innovative.
«n sistema che il nuovo Piano mette in campo - ha precisato il governatore -è una politica delle politiche sanitarie che tenga conto delle prospettive della Basilicata sìa per quanto riguarda gli aspetti demografici che per gli aspetti epidemiologici, delineando un quadro di partenza che non è esagerato definire il più complicato a livello nazionale».
Ma nei fatti quali saranno le novità del piano? E soprattutto come saranno organizzate le diverse strutture?
Innanzitutto, non ci sarà alcuna chiusura di presidi ospedalieri. Tinchi e gli altri ospe-
L'OBIETTIVO Migliorarci servizi e ridurre i costi: questo
dali, le cui voci di chiusura avevano provocato la dura reazione dei cittadini, dunque, sono salvi. Detto questo, però, i nosocomi esistenti non resteranno come sono oggi ma verranno riconvertiti per servire una popolazione che invecchia e che, quindi, ha esigenze diverse. Oltre al «San Carlo» di Potenza, (dea di secondo livello), all'ospedale «Madonna delle Grazie» di Matera (dea di primo livello) ed a quattro sedi di Pronto soccorso e accettazione, a Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Melfi, le altre strutture sanitarie diventeranno strutture polivalenti che erogheranno prestazioni specialistiche, day hospital, lungo degenze e diagnostica.
Se gli ospedali non verranno tagliati, a subire un riduzione in 5 anni, invece, saranno i posti letto. Rispetto ai 2.250 previsti dal piano del 1999, ad oggi i posti letto sono 2063.1 nuovi parametri del Governo nazionale, però, prevedono che i posti letto deb
bono passare a 1934. Con una riduzione complessiva di 129 posti letto. Un'inezia, circa 8 posti letto ad ospedale.
Gli stessi nosocomi, poi, saranno messi in rete soprattutto per alcune patologie come l'emergenza- urgenza, la cardiologia, l'oncologia, gli ictus, la neuropsichiatria infantile, la reumatologia, i punti nascita, i servizi diagnostici e la diagnostica microbattereologica. Il che vorrà dire che il paziente proveniente da un paese, per esempio, effettuerà gli esami diagnostici presso l'ospedale a lui più vicino, poi se sarà necessario un livello intermedio potrà recarsi presso una struttura specialistica senza dover effettuare gli esami di routine perchè i sanitari li troveranno in rete, infine se sarà necessario il ricovero potrà recarsi presso il «San Carlo», unica struttura di secondo livello (ossia di alta specializzazione) presente sul territorio lucano.
Insomma, un piano articolato, un programma preciso che il governo regionale conta di poter approvare entro il primo semestre del 2011.
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L'OPINIONE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE, VITO DE FILIPPO
«In questo piano messe in campo soluzioni innovative »
• «E un piano che non è una pianificazione di rito, ma che si sforza di mettere in campo anche soluzioni innovative per far fronte a quella che è la peculiare situazione della Sanità in Basilicata». È questo il commento del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, al Piano regionale della Salute. «Abbiamo un saldo demografico naturale negativo e un aumento delle prospettive di vita, im _ _ M
con un progressivo spostamento delle coorti di popolazione, ossia i bacini divisi per età, che segna un aumento della componente anziana - aggiunge il governatore -Questa situazione non solo pone il grande problema di dover assicurare le prestazioni sanitarie a un basso numero di persone su un territorio troppo ampio, cosa particolarmente complicata col finanziamento della Sanità che a livello nazionale segue la logica del prò capite, ma impone anche di orientare l'offerta verso servizi più mirati a queste fasce d'età». A questa si-
IL TEMA Dobbiamo passare dalla deospedalizzazione alla
riospedalizzazione
tuazione, poi, a detta del governatore si aggiunge «la tendenza della situazione epidemiologica, gli stili di vita che in Basilicata e in . generale nel Mezzogiorno si stanno man mano omologando a quelli del resto del Paese e conseguentemente anche le connesse patologie tendono a raggiungere livelli già raggiunti nel Centro-Nord, anche se in questo momento su molti indicatori re-_ _ _ _ _ ^ _ stiamo al di sotto
della media nazionale».
«Ma anche in questo caso è necessario mettere in campo una programmazione di prospettiva, cosa che questo piano fa,
ad esempio superando il vecchio tema della deospedalizzazione per introdurre quello della riospedalizzazione. Attualmente - conclude De Filippo - della rete di 15 ospedali della Regione Basilicata ben 12 non sono per acuti, ma si configurano come fornitori di servizi che dobbiamo orientare e qualificare per le nuove esigenze».
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LE NOVITÀ SPIEGATE DALL'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ MARTORANO
«Per ridurre i costi siamo pronti ad un mini piano di rientro»
# La sanità è noto incide moltissimo sui bilanci regionali. In Basilicata tocca punte del 90 per cento. Per questo uno degli obiettivi principali del nuovo piano sanitario è stato quello di ridurre i costi. Ad oggi, infatti, c'è uno sforamento di 2,5 - 3 punti ossia 25-30 milioni di euro sul punto di equilibrio, ma la Regione ha già annunciato proprio nei giorni scorsi di volersi dotare di «un mini piano di rien- ^ ^ ^ ^ ^ ^ _ tro» per raggiungere il pareggio. Coniugare risparmio ed efficienza, dunque, appare l'obiettivo dell'assessore regionale dalla sanità, Attilio Martora™. «Si tratta di un piano sanitario rivolto, da una parte, a rafforzare la sostenibilità del nostro sistema e, dall'altra, a migliorare l'offerta dei servizi rispondendo con maggiore efficienza ai bisogni reali di salute dei cittadini - ha spiegato l'assessore - Uno strumento che parte dall'analisi rigorosa dei dati quantitativi del nostro sistema sanitario per definire i punti di forza e di debolezza in modo da costruire
L'ELEMENTO Al centro del
programma resta la persona ed i suoi bisogni
un modello ancora più equilibrato e sostenibile. Per mantenere il rigore dell'analisi ci siamo rivolti all'Age-nas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in modo da inserire il quadro regionale in un ambito nazionale. E tuttavia abbiamo voluto dare un'anima a questo piano per difendere le specificità del nostro sistema». Per l'assessore al centro del piano c'è la centralità della persona. ^mmmm—^^ «Normalmente i
piani sanitari regionali sono costruiti su buone politiche, ma difficilmente concretizzabili - aggiunge - Invece, noi abbiamo previsto modalità che ci consentiran
no di realizzare quanto previsto dal piano con politiche trasversali come l'umanizzazione e la riprogrammazione dei processi nella ospedalità. Una trasversalità che interesserà ospedali e territori, intesi come comunità. Per questo abbiamo previsto il "distretto di comunità", con il direttore del distretto che coordinerà i percorsi terapeutici tenendo al centro la persona». . [ai]
I tempi L'approvazione prevista
entro giugno 2011 H 11 primo tassello è stato messo. Ora si dovrà continuare a lavorare per arrivare all'approvazione definitiva del piano. È fatto di varie tappe il cronoprogramma.del piano per la salute. Dopo la discussione avviata con la maggioranza che andrà avanti nei prossimi giorni, ci sarà l'approvazione del piano da parte della Giunta e successivamente il confronto in Consiglio regionale e nelle diverse commissioni regionali. Al termine di questi adempimenti, poi, l'approvazione definitiva in consiglio potrà avvenire nel primo semestre del 2011. Insomma, tempi non proprio strettissimi per un piano che arriva ad oltre dieci anni di distanza da quello precedente. Risale al 1999 la precedente pianificazione che ha riguardato tutta l'Italia mentre il piano attuale si inserisce in una nuova stagione programmatoria legata al nuovo Piano sanitario nazionale approvato all'unanmità dalle Regioni sulle linee di principio disposte dal ministro per la salute, Ferruccio Fazio.
[al]
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STRUTTURA Nella foto d'archivio l'interno dell'ospedale «San Carlo» di Potenza
i Salvi gli ospedali lucani ' riducono solo i posti Ietto
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Nessuna chiusura saranno riconvertiti gli ospedali lucani
ANTDNEUA INCISO
• Gli ospedali lucani non sa-rannotagliati. Piuttosto riconvertiti per fronteggiare le esigenze di una popolazione che invecchia.
Questa è una delle novità del nuovo Piano della Salute che il governatore lucano, GH3 OS EH QI523 ieri ha presentato in un incontro con le forze della maggioranza regionale.
Diverse le novità previste: innanzitutto, non ci sarà alcuna chiu-sura dei 15 presidi ospedalieri presenti sul territorio, ma la metà di questi (esclusi gli ospedali di Po
tenza, Matera, Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Melfi) diventeranno strutture polivalenti che erogheranno prestazioni specialistiche, day hospital, lungo degenze e diagnostica.
Ad essere ridotti, invece, saranno i posti letto. Rispetto ai 2.250 previsti dal piano del 1999, ad oggi i posti letto sono 2063.1 nuovi parametri del Governo nazionale, però, prevedono che essi in 5 anni passino a 1934. Con una riduzione complessiva di 129 posti letto (mediamente circa 8 posti per ogni ospedale).
Altra novità riguarda, poi, alcune patologie comel'emergenza-urgenza, la cardiologia, l'oncologia, gli ictus, la neuropsichiatria infantile, la reumatologia, i punti
nascita, i servizi diagnostici e la diagnostica microbattereologica per i quali sarà creata una rete, n che vorrà dire che il paziente proveniente da un paese, per esempio, effettuerà gli esami diagnostici presso l'ospedale a lui più vicino, poi se sarà necessario un livello intermedio potrà recarsi presso una struttura specialistica senza dover effettuare gli esami di routine perché i sanitari li troveranno in rete, infine se sarà necessario il ricovero potrà recarsi presso il «San Carlo», unica struttura di secondo livello (ossia di alta specializzazione) presente sul territorio lucano. «Il sistema che il nuovo Piano mette in campo - precisa il governatore lucano De Filippo - è una politica delle politiche sanitarie che tenga conto delle prospettive della IÌÌLMIÌMS sia per quanto riguarda gli aspetti
demografici che per gli aspetti epidemiologici, delineando un quadro di partenza che non è esagerato definire il più complicato a livello nazionale». Soddisfatto anche l'assessore regionale alla Sanità, Attilio Martorano. «Normalmente i piani sanitari regionali
sono costruiti su buone politiche, ma difficilmente concretizzabili -sostiene - Invece, noi realizzeremo quanto previsto dal piano con politiche trasversali come l'umanizzazione e la riprogrammazione dei processi nella ospedalità».
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REGIONE IL NUOVO PIANO SANITARIO ILLUSTRATO IN UN VERTICE DELLA MAGGIORANZA
Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto» Strutture polivalenti per
erogare prestazioni specialistiche, day
hospital e diagnostica
• Nessuna chiusura di ospedali, ma programma di «riconversione» di alcuni di essi, 1.934 posti letto rispetto ai 2.250 attuali (3,62 ogni mille abitanti rispetto ad un parametro nazionale di 3,3 ogni mille abitanti): sono due delle caratte
ristiche del nuovo piano sanitario della Regione Basilicata, che il presidente della giunta e l'assessore alla salute, Vito De Filippo e Attilio Martorano, hanno presentato alla maggioranza di centrosinistra.
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Neve e gelo in Basilicata chiuso M tratto della A3
Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto»
Omicidio Forestieri Vince al superenalotto spunta una scritta e così paga il mutuo
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NOVA SIRI STOP AD URI INTERVENTO DA 14 MILIONI DI EURO SU 33 CHILOMETRI DI COSTA DELIBERATO DAL COMMISSARIO
La Regione chiede la revoca del bando contro l'erosione Riconosciuta l'anomalia dell'iniziativa della comunità Basso Sinni
ENZO PALAZZO
• NOVA SIRI. Con una nota ufficiale, la Regione informa di aver chiesto la revoca formale del bando della Comunità montana Basso Sinni per la "Progettazione ed esecuzione dei lavori di interventi per la lotta alla erosione costiera della fascia ionica lucana". L'intervento riguardava l'intera fascia costiera metapontina (33 km.) ed aveva un importo complessivo di 14 milioni di euro. Un bando che presentava diverse irregolarità ad iniziare dalla gestione dell'appalto affidata ad un ente soppresso e commissariato che si assomma all'incertezza del finanziamento e all'assenza di una programmazione mai presentata, come da legge, alla Conferenza dei sindaci. Tanto è che la Regione, dopo che i giornali ne hanno denunciato l'irregolarità presunta, in una nota specifica, ne ha chiesto la revoca formale.
Dunque, quello che sembrava un'anomalia già nei termini letterari del bando, una comunità montana che gestisce un progetto contro l'erosione della costa, si è dimostrata un'anomalia anche burocratica, oltre che etica. L'erosione della costa è un problema così delicato per gli ecosistemi naturali alterati a monte del fenomeno erosivo, che occorrerebbe agire in base non ad un bando di gara, dove le società partecipanti avrebbero dovuto anche "progettare" un piano
d'azione, ma in seguito a direttive provenienti da studi geo-marini e geo-terrestri che probabilmente solo una università potrebbe portare a termine con cognizione prima scientifica e poi progettuale.
La Regione dunque recupera i "soldi buttati a mare", come la Gazzetta aveva titolato nei giorni scorsi, optando per la revoca di un bando con vizi di forma e affermando anche, sempre nella stessa una nota ufficiale, che «non risponde al vero il fatto che l'ente comunitario sarebbe stato chiamato dalla Regione a gestire il bando, come pubblicato sui giornali (errore tecnico non commesso dalla Gazzetta, però), sulla scorta di affermazioni e commenti fuorviami di talune forze politiche».
In particolare, la nota dell'ufficio stampa regionale afferma che «è bene precisare che il bando in questione è stato autonomamente pubblicato dalla Comunità montana Basso Sinni senza alcuna approvazione né formale né sostanziale da parte della Regione e segnatamente da parte del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità. Al contrario, la Regione, che è impegnata nell'attuazione della legge regionale n.39/9 su tutela, valorizzazione e razionale utilizzazione della zona costiera, ha inviato al commissario formale invito a revocare il bando in argomento in quanto non inserito in un percorso operativo e sinergico della problematica, oltre che privo della relativa copertura finanziaria».
11 sii iace Giuseppe Santaroangeio riSaocia «Far chiarezza sulla gestione commissariale»
• NOVA SIRI. «La formale revoca del bando da parte della Regione segna un punto a favore del buon senso, della trasparenza e della legittimità. Mentre resta da far chiarezza sulla gestione commissariale della Comunità montana Basso Sinni». Giuseppe San-tarcangelo, il sindaco di Nova Siri che di fatto ha sollevato l'irregolarità del bando, attacca la gestione commissariale del Basso Sinni. «Delle due l'una - si chiede provocatoriamente - o il Commissario straordinario non ha adottato nessun atto di competenza di Giunta e Consiglio Comunitario o tutti gli atti (decreti, delibere e disposizioni) assunti sono nulli perché egli non ha provveduto entro il termine di 5 giorni alla comunicazione alla Regione». [e.p.]
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Foglio 2 / 2
IL UDO IN ACQUA Basta ormai una forte mareggiata per constatare gli effètti devastanti della erosione costiera sul litorale metapontino [foto Gallo]
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ai caduti Ponte dì solidarietà in hit deciso il referendum con il Madagascar
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Foglio "1
Basilicata tra le più colpite dai tagli
KMaiiiHfcWfl tra le regioni più colpite dai tagli del governo. Il reddito prò capite si abbasserà di 200 euro già a partire dal prossimo anno. Regioni, Province e Comuni conpiù di Smila abitanti, infatti, riceveranno dallo Stato centrale 6,3 miliardi di euro in meno rispetto al passato, per effetto della legge di stabilità approvata nelle setti-manescorsedal Parlanti eri -to. Secondo la Cgia di Mestre le Regioni saranno le più colpite: nel complesso subiranno un taglio delle entrate di 4,5 miliardi di euro.
Da un'analisi condotta dall'Ufficio studi dell'associazione degli artigiani, risulta poi che «i più colpiti saranno i cittadini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Regioni a Statuto Speciale, ad esclusione dei valdostani, risulteranno essere i meno penalizzati.In terminipro-capite - spiega la Cgia -, i tagli più consistenti li subiranno gli Enti dellaÈUlSH fflfl](191 euro), della Valle d'Aosta (190) e del Molise (177). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131). In fondo a questa speciale classifica troviamo al terzultimo posto la Sicilia (con 80 euro di tagli procapite), al penultimo la Sardegna (70 euro) e s ull'ultimo gradino il Friuli con 63 euro).
« Ndo'coio coio". E ' lafilo-sofia tremontiana di tagli lineari per settori sociali e rapporto tra territorio ed abitanti». Così il presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza ha commentato la notizia. «Il taglio alla Provincia di Potenza è il più alto se si tiene conto della vastità del territorio - che obbliga alla manutenzioni di 3.300 km di strade - dei 17,5 milioni di km di percorrenze per il trasporto pubblico locale, dell'articolazione delle se-diperiferiche dei centriper l'impiego, della sostituzione dello Stato in alcuni servizi per i disabili e del pluralismo dell'associazionismo culturale».
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Foglio "]
DIRITTO DI REPLICA LA REGIONE SPIEGA LA MANOVRA E LE RIDUZIONI PREVISTE
«Bolletta gas, altro che bluff risparmi fino a 240 euro»
Riceviamo e pubblichiamo dalla Regione Basilicata la seguente nota in seguito agli articoli pubblicati ieri dalla Gazzetta sul bonus gas.
In merito allo studio Unioncamere Basilicata e in particolare alla parte relativa alla riduzione del costo del gas in Basilicata, per effetto dei provvedimenti emanati dalla Regione, gli uffici regionali hanno effettuato un approfondimento concludendo che «lo studio rileva un'assoluta aderenza tra le ipotesi formulate e i risultati conseguiti». In particolare, in relazione alle risorse disponibili si era previsto di ridurre del 10,5 % il costo del gas per le utenze della Regione Basilicata, innalzando al oltre il 30% detto beneficio alle famiglie disagiate. A detta riduzione, applicata tramite un contributo per il tramite delle società di vendita, va però aggiunta quella -non esplicitata in bolletta - ma presente nelle tasche dei cittadini conseguente all'eliminazione dell'accisa regionale che-presente in quasi tutte le altre regioni - in alcuni casi arriva fino al 4 % del costo del
rgas. Alla luce di queste considerazioni si può
concludere che l'iniziativa è stata tutt'altro
che un bluff, anche considerato che: ha raggiunto quasi il 98% della popolazione della Regione (Studio Unioncamere pag. 183); è stata graduata in misura crescente in relazione all'entità dei consumi del metano in modo da risultare una misura razionale e perequativa atteso che i consumi di metano sono crescenti nelle aree più fredde; gran parte della popolazione della Regione, residente nei Comuni più freddi ha beneficiato di una riduzione del costo del gas per l'anno 2008 di oltre 100 euro, pari al risparmio connesso allo sconto gas risultato (pari a 75 euro) e al minor costo dovuto al fatto che la regione ha disapplicato l'addizionale metano che avrebbe potuto incidere per altri ulteriori 30 euro (pag. 183); i cittadini a disagio economico residenti nei comuni più freddi hanno beneficiato di una riduzione dello sconto del gas superiore a 240 euro medio per utente, considerando sia lo sconto del gas che il risparmio per la disapplicazione dell'accisa. Grazie a questo provvedimento la Basilicata è quella che beneficia del costo del gas più basso tra tutte le regioni italiane (pag. 199). Lo studio di Unioncamere conferma le previsioni fatte e gli effetti assolutamente positivi ottenuti dal program-
C0NTATORI Unioncamere e Regione hanno analizzato gli effetti dello sconto sulla bolletta del gas
ma di riduzione dei costi della bolletta del gas. È il caso di evidenziare la razionalità del provvedimento, che punta a favorire i cittadini a maggior disagio economico e quelli costretti a vivere nelle aree più fredde della Regione, non confrontabile con il provvedimento di riduzione dello sconto allapompa che, oltre che per l'esiguità della misura, si caratterizza per il non mirare ad aiutare i cittadini a maggior disagio, che magari non dispongono neppure dell'auto.
Nulla da eccepire. Più si consuma e più è alto lo sconto, infatti. Ma siamo certi che alla Basilicata serva quest'assurda querelle in difesa di bonus gas o carburanti che nulla giova alla crescita della regione? [I.ier.]
Temperature polari la neve manda in tilt 1'A3
Biu seuqhib mlcrallhe nel parai Baiteli Pondi pLr un pcrcoiso aoHdde
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Foglio 1 / 2
E il Pd fa il furbetti) sugli «infiltrati» Anziché condannare i vandali, la Finocchiaro accusa la polizia: ma prende un abbaglio
di Paolo Bel Debbio
Piùipocri t idicosìèquasiimpossibile. Di tutto ciò che è successo a Roma martedì l 'attenzione di molti si è concentrata sul fatto che un finanziere che stava per essere pestato ha preso in mano iapistola. Come è noto, in Italiane forze dell' ordine in caso di manifestazioni, soprattutto organizzate da movimenti di sinistra, gli agenti o i carabinieri possono sparare solo dopo morti. Prima non è data possibilità di legittima difesa. Imanifestanti che sfasciano tutto rappresentano un popolo che va ascoltato, il finanziere che mette mano alla pistola rappresenta qualcuno che va condannato. Che mondo .
E non è finita qui: vediamo nel dettaglio le tre ipocrisie. La prima. L'abbiamo detta. Chi fa casino (...)
(...) ha una schiera di intellettuali che lo protegge. Sono pochi, non rappresentano il pensiero di nessuno ma l'intellighenzia di sinistra nella sostan-zaliprotegge. Chi si occupa dell 'ordine pubblico e della sicurezza rappresenta tutti gli italiani e fa l'interesse di tutti loro ma l'intellighenzia, sempre di sinistra, di loro se ne impipa.
La seconda. Qualche altra anima bella si e indignata e scandalizzata perché ha scoperto che dentro alla manifestazione, tra molti dei delinquenti che manifestavano, c'erano delle forze dell 'ordine infiltrate. Hanno gridato allo scandalo. A parte il fatto che, come poi si è scoperto, quello indicato dal Pd come agente sotto copertura era in realtà un estremista minorenne attualmente ricercato dalle forze dell 'ordine, quale legge avrebbe violato chi si interessa dell 'ordine pubblico inviando eventualmente degli infiltrati? In quale paese che non sia nell'Africa subsaharia-na le forze dell 'ordine non siin-filtrano per svolgere attività di intelligence e per prevenire il peggio? Cosa avrebbero dovuto fare a Roma per giustificare degli infiltrati: tirare giù il Co
losseo? Dare fuoco a San Pietro, cardinali compresi? Ma possibile mai che il furore ideo-logico-demenziale di certa sinistra arrivi a giustificare sempre e comunque tutto quello che fanno i suoi adepti e non voglia digerire mai neanche una virgola di ciò che regge la convivenza civile di tutti? Possibile mai che questo tema elementare della sicurezza non si riesca a farglielo entrare in testanean-che a martellate?
Per un liberale la libertà dalla paura è uno dei principi che stanno all'apice dei diritti fondamentali e il motivo è semplice: in questo caso non conta nulla né il ceto, né la razza, né la religione. Conta il fatto che il liberare la società dalla paura è la premessa di una società nella quale ognuno possa dire la sua. Martedì, a Roma, non tutti hanno potuto dire la loro. In Parlamento ci sono state scene da terzo mondo e fuori dal Parlamento scene da quarto mondo.
Terza e ultima ipocrisia. I danni calcolati martedì a Roma sono di 20 milioni di euro. Grosso modo la cifraperla quale questi sedicenti studentipro-testavano affinché fosse reinserita nella finanziaria a favore dei ricercatori o al diritto allo studio. Qui la soluzione è semplice: è loro offerta la possibilità di dimostrare quanto interesse hanno per la cosa pubblica e per le finanze del nostro Paese. Paghino loro fino all'ultimo centesimo i danni che hanno fatto. Qui i ragionamenti non servono serve conoscere ilprin-cipio della giustizia riparativa. Compie un reato, faccio un danno, pago. Credo che anche un ispirato intellettuale di sinistra possa capirlo. Lo capirebbe certamente nel caso in cui fosse macchiato a lui il cachemirino o gli fosse danneggiata la villetta a Courmayeur o a Capalbio d'estate. Lo pregheremmo di
incaricarsi di spiegarlo a questi quattro delinquentelli. Da noi è difficile che lo accettino. Ci provi lui. Ci provino loro.
Se poi non bastassero queste riflessioni si informino costoro di cosa è successo a quel carabiniere di nome Mario Placanica che per essersi difeso, nei fatti di Genova, e aver provocato la morte di un giovane non si è più ripreso completamente morso dal rimorso. Si difese. Perché di lui non se ne è occupato più nessuno. E se a quel finanziere che ha messo mano alla pistola fosse successo qualcosa di simile, dopo averlo distrutto, chi se ne sarebbe occupato?
Paolo Del Debbio
MENTALITÀ Per un vero liberale la sicurezza è un diritto fondamentale. Non per certi progressisti
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Data 16-12-2010 Pagina \
Foglio 2 / 2
Sinistra complice. Per tre motivi Studenti e black bloc devastano Roma, gli intellettuali schierati li proteggono fingendo di scandalizzarsi per l'arma di un finanziere e per gli agenti in incognito. Ma per loro i vandali non devono pagare i danni
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FERMATO II giovane armato di pala tra i protagonisti degli scontri di mart
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SANDRO BONDI
«Bocchino mi minacciò per avere fondi» Rivelazioni sul colonnello Mi: «Mifece pressioni perchéfinanziassi alcuni film prodotti dalla moglie e intervenne su certe nomine. Una volta mi aggredì al telefono. La mozione di sfiducia contro di me? Solo un gesto di cattiveria»
Paolo Bracalini
Roma Ministro Dondi, vedendo JBaWaròsembracheleivadamol-to più d'accordo con Vendola che con Bocchino, suo ex alleato. Ormai sembra quasi ci sia dell'odio, da parte deiflniani, nei vostri confronti. «Riconosco a Vendola onestàpoli-
tica e intellettuale. Non condivido in nulla le sue posizioni, ma questo non mi impedisce di discutere con lui e di comprendere le sue ragioni. Il caso di Bocchino è diverso. Il suo ruolo è stato nefasto nel Pdl. Ritengo che lo sia anche all'interno del gruppo di Fli, se un galantuomo come Moffa ne ha chiesto le dimissioni dopo aver ascoltato il suo intervento alla Camera. Credo che il discorso sguaiato evolgareche ha pronunciato abbia convinto molti a non seguire le indicazioni del suo gruppo. Credo perciò che renda anche un pessimo servizio a Fini».
Il cavallo di battaglia dei fìnia-ni è che non sono stati loro ad andarsene ma il Pdl a «cacciarli». Ma è veramente così? «Si tratta di una falsità che Bocchi
no diffonde in ogni occasione, per nascondere il fatto che Fini ha ingaggiato fin dal primo momento della nascita del governo e del Pdl una strategia di logoramento e di opposizione nei confronti del governo, del partito e del presidente del Consiglio, per ambizioni personali e di potere, a prescindere dai risultati positivi raggiunti dal governo».
Qual è il suo giudizio su Fli? «All'interno del gruppo convivo
no due mondi profondamente diversi: il primo è quello rappresentato da quei rappresentanti di An che hanno aderito con coscienza al Pdl come un traguardo storico e con i quali abbiano un comune sentire e comuni valori ideali e programmatici; 0 secondo è rappresentato daper-sone come Fini, Bocchino, Brigu-glio e in parte Granata, che nutrono un odio incomprensibile nei confronti di Berlusconi e che nasce da una cultura che dal fascismo passa senza soluzione di continuità verso
una sudditanza culturale nei confronti della sinistra»..
Ministro, scusi ma pare che lei sia uno dei bersagli preferiti dei finiani. Urso la sfotteva dicendo che lei ha frequentato troppo Arcore, Bocchino le dice che lei «sistema la famiglia al ministero». Eppure a sistemazione di parenti Fini e Bocchino non scherzano. «Intanto io non ho sistemato nes
suno della mia famiglia al ministero. Ho già spiegato a sufficienza pubblicamente la questione. Inoltre, sul piano dei comportamenti morali, non credo di poter subire lezioni da parte di persone come Bocchino, il quale mi ha più volte chiamato nel corso di questi due anni di governo con tono arrogante e minaccioso, a lui congeniale, per chiedere che il ministero dei Beni culturali finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società appartenenti alla sua famiglia».
Le chiese finanziamenti per i film della moglie, Gabriella Buontempo? In che modo fu «arrogante»? «Si. Mi ha chiesto finanziamenti a
diversi soggetti cinematografici, anche riguardanti sua moglie. E intervenne per alcune nomine. Non ricordo cosa mi disse esattamente, ma ricordo perfettamente che in alcune occasioni, specie all'inizio del mio incarico, il suo tono fu arrogante, perfino impositivo. Ricordo in particolare che, in una occasione, mi telefonò da New York e giunse ad urlarmi al telefono cercando di intimidirmi. Ne rimasi profondamente colpito e scosso».
Uno dei prossimi step fondamentali per saggiare la tenuta della «nuova» maggioranza riguarderà unamozione di sfiducia nei suoi confronti. Cosa succederà? «Lamozione di sfiducia individua
le presentata contro di me è il segno più eloquente deU'incattivimento della lotta politica in Italia. È un atto abnorme, ingiustificato, pretestuoso e, siccome non sono cinico, umanamente dirompente. Franceschi-
ni lo ha giustificato come una mina per mettere in crisi il governo. Questo dimostra che la cultura non c'entra niente. Casini è invece l'erede di una cultura che rispetta le persone ed è favorevole ad una politica non facinorosa, per cui non credo che possa votare questa mozione».
Ierileiha avuto unbottaerispo-sta con Fini, che avrebbe chiesto in un colloquio le sue dimissioni. Pensa che con la mozione voglia vendicarsi conlei della sconfìtta subita? «Ho semplicemente posto una
questione che non può sfuggire a nessuno, e cioèlo snaturamento del ruolo istituzionale di Presidente della Camera a favore di quello di leader di un gruppo parlamentare. Quando si giunge in una riunione nell'ufficio del Presidente della Camera a parlare da parte dello stesso Presidente, come riferivano le agenzie, delle mie dimissioni, vuol dire che non esiste più la garanzia dell'imparzialità del Presidente della Camera. Se la sinistra fosse politicamente onesta e non sposasse sempre la convenienza del momento, non potrebbe non ammetterlo e denunciarlo».
Di chi è la vera colpa di Pompei e dello stato di degrado di buona parte del nostro patrimonio storico-artistico? Forse ci vorrebbero dei manager del patrimonio pubblico. «Da anni le nostre principali uni
versità hanno corsi sui beni culturali e preparano giovani manager capaci di valorizzare e gestire il nostro patrimonio culturale. Per quanto riguarda Pompei, al prossimo Consiglio dei ministri porterò un provvedimento che istituisce una sovrintendenza speciale di Pompei, con alla guida un sovrintendente con poteri speciali».
I tagli alla cultura. La cultura italiana è stata troppo «sovvenzionata» dallo Stato finora? «Sì, la nostra cultura è quasi esclu
sivamente finanziata dallo Stato. Questa situazione mortifica l'autonomia della cultura e in qualche modo, come ha ben detto Alessandro Baricco, non consente alla produ-
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zione artistica di mettersi in completa sintonia con i gusti e le aspettative del pubblico. Tutti i provvedimenti che ho proposto vanno nella direzione di favorire il sostegno della cultura non solo da parte dello Stato, ma anche dal mecenatismo della società civile, dei privati e degli enti locali».
Berlusconi si dice sicuro di poter allargare la maggioranza.
Chi convincerete? I cattolici del Pd? I centristi di Casini? Qualche fìniano? «Ci sono molti parlamentari scon
tenti e delusi per ragioni politiche. Ci sono i cattolici delusi dalla deriva estremista e laicista del Pd; ci sono i delusi dell'Udc, come dimostra il nuovo movimento di Saverio Romano; e ci sono i delusi del gruppo di Fini, che sta tradendo ai capisaldi
culturali di tutta la storia della destra italiana».
Ieri è nato il «Polo della nazione». Lei come lo vede? «Trovo che sia quasi una mostruo-
sitàpolitica. Sarà interessante vedere che esiti avrà questo esperimento artificiale, come verrà composto il sì alla riforma dell'università di Fli al no di Casini, e come risolveranno tutte le altre differenze».
Il ruolo di Fini Vuole le mie dimissioni? Ha perso la sua imparzialità
I centristi delusi Allargamento? C'è un disagio crescente di cattolici e laici
LA DENUNCIA DI BONDI
«BOCCHINO MI HA MINACCIATO VOLEVA SOLDI PER LA MOGLIE»
// ministro accusa il capogruppo fintano: «Fa il moralista, ma più volte ha fatto pressioni per ottenere nomine di amici e fondi per ifilm prodotti da società della sua famiglia»
M" Gianfranco Fini non lascia lo scranno di Montecitorio, nonostante le pressioni. E anzi ha individuato il suo prossimo obiettivo: la testa di Sandro Bondi, sul quale pende la mozione di sfiducia. Ma quest'ultimo, in un'intervista al Giornale, attacca: «Sul piano dei comportamenti morali non credo di poter subire lezioni da parte di persone come Bocchino», dice il ministro. «Nel corso di questi due anni di governo mi ha chiamato più volte con tono minaccioso per chiedere che il ministero finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società della sua famiglia».
a pagina 3 Borgia, Bracalini, Cesaretti, Chiocci,
Cramer, De Francesco, Mascheroni, Signore e Signorini da pagina 2 a pagina ?
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PAOLA BINETTI
«Berlusconi potrà contare su ben più di tre deputati» La parlamentare Udc: «Sui temi etici e sulle proposte di qualità garantiamo l'appoggio al governo. Anche se FU non è d'accordo»
Emanuela Fontana
Roma «Berlusconi potrà contare su un appoggio maggiore di tre deputati se porterà in aula progetti di legge di qualità. In questo caso, noi li sosterremo». Paola Binetti, deputata dell'Udc, già ex Pd, è appena arrivata in Transatlantico dalla commissione affari sociali, il luogo dove più di altri il nuo -vo «terzo polo» potrebbe presentarsi disunito già sul nascere.
Onorevole Binetti, è vero che lei starebbe facendo pressing su Casini per dire sì a Berlusconi? «No, assolutamente, non
faccio pressing». L'Udc potrebbe offrire appoggio esterno al governo? «Non mi faccia dire quello
che non ho detto. Noi dell'Udc siamo all'opposizione. Ma saremo un'opposizione illuminata».
Si illumineranno anche i fi-niani? Lei, da cattolica militante, crede nella fusione tra Udc e Fli per creare un nuovo polo di centro? «Con Fli metteremo in cam
po convergenze su alcuni ob
biettivi, ma ognuno deve mantenere la propria identità».
Nel partito di Fini sono molte le voci laiche, conopinioni divergenti dalle vostre sui temi etici. «Entrambi, sia Fli che Udc,
hanno interesse a mantenere la loro identità, non conviene a nessuno fare diversamente. Altrimenti si ripete lo stesso errore della Margherita con i Ds, se avesse mantenuto le proprio radici, le cose forse sarebbero andate diversamente».
Ma proprio poco fa, nella riunione in corso del terzo polo, è stato deciso di creare un coordinamento dei gruppi e soprattutto di trovare un nome comune. «Di questo, tra di noi del
l'Udc non abbiamo proprio parlato. Forse si sta pensando a un nome diverso per non chiamarlo «polo». I nostri elettori non ci perdonerebbero mai una perdita di identità che per noi ha un esplicito, chiaro e diretto riferimento al-leradici cristiane: queste radici sono per noi un valore forte e determinante».
E se anche il simbolo dovesse diventare uno solo?
«Non è immaginabile. Non si può ipotizzare una realtà politica in cui l'Udc perda il filo diretto con la sua storia e i suoi valori».
E in caso di elezioni? «Sipuò immaginare un'alle
anza ma bisogna valutare. Nessuno di noi, comunque, in questo momento vuole andare al voto».
Parliamo proprio dei temi etici: come affronterete le divergenze con i finianinel-la commissione di cui lei fa parte, ma anche in aula? «Nel Fli ci sono posizioni dif
ferenti. Alcuni sono cattolici, altri, come Benedetto della Vedova, sul testamento biologico hanno posizioni molto diverse dalla mia...».
E come troverete un compromesso? «Noi dell'Udc andremo di
ritti per la nostra strada, anche se qualcuno nel terzo polo non dovesse essere d'accordo. Oggi ho chiesto che sia ca-lendarizzata la dichiarazione anticipata di trattamento (il testamento biologico, ndr)».
La prima richiesta a Berlusconi? «Ho chiesto la calendarizza-
zione perché noi vogliamo davvero che su questo tema
in particolare, e sui temi etici in generale, questo governo faccia chiarezza al più presto. Da parte nostra siamo pronti ad assicurare tutto l'appoggio possibile in aula».
Anche se qualcuno del terzo polo non lo dovesse votare? «Assolutamente sì». Siete pronti ad appoggiare il governo sui temi etici, e su altri provvedimenti come vi comporterete? «Daremo appoggio anche
su altri temi, se la qualità dei disegni di legge sarà coerente con le linee valoriali dell'Udc. Berlusconi potrà contare su un sostegno molto maggiore di tre deputati, ma dipenderà dalla qualità di ciò che porterà in aula. Non avrà tre deputati in più, ma 85».
Difficile che i fini ani appoggino tutti i disegni di legge che appoggerete voi. «Ho detto quella cifra per in
tendere un numero ampio. Noi comunque appoggeremo compattamente il governo su proposte per noi meritevoli nel campo del sociale, del lavoro, dei giovani, del sostegno alla famiglia. Se Berlusconi risponderà con i fatti su certi temi sensibili, ci saranno convergenze».
Identità Unico simbolo? Non lasciamo le nostre radici cattoliche
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Foglio 2 / 3
DOPO LA FIDUCIA COM'È CAMBIATA LA MAGGIORANZA
INIZIO DELLA LEGISLATURA
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DOPO IL VOTO DEL 14 DICEMBRE
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L'ALLARGAMENIO DELLA MAGGIORANZA
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Il governo sta contattando i parlamentari che vogliono partecipare al progetto della f '.'.' ' ' ',' ' '. • . . maggioranza / ;' ',•••'• , «' ,.
Futuristi \ • • • che non si ^ - ^ ^ . ^ riconoscono nei partito di Finì, ormai passato all'opposizione
Possibilità di una ersi pilotata per un accordo
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\ Ul ) Casiniè ' , V \ | / / indisponìbiie
'"• — ' alla trattativa
'• Ex popolari e cattolici \ : ANSA-GENTÌMETRÌ
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Foglio 3 / 3
L'intervista
«Su molte leggi Berlusconi avrà i voti Ude» Emanuela Fontana
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' ./fc^3 sterremo». Paola Binetti, deputata
dell'Udc, già ex Pd è considerata tra gli esponenti vicini a Casini una delle meglio disposte verso la maggioranza di governo. «Noi siamo all'opposizione. Ma saremo un'opposizione illuminata». E quanto alla fusione tra Udc e Fli per creare un nuovo polo di centro? «Con Fli metteremo in campo convergenze su alcuni obiettivi, ma ognuno deve mantenere la propria identità. Altrimenti si ripete lo stesso errore della Margherita con i Ds».
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Foglio 1
CAMPAGNA ACQUISI
Undici poltrone: il tesoretto del Cavaliere per attirare
ì delusi" di centro e destra di MARIO AJELLO
APER1
ROMA - ha un «umilio rimpasto» Obama, potrebbe farlo anche Alemanno, e non dovrebbe farlo il Cavaliere anche se ha sempre delta: «La parola rimpasto non mi piace?», infatti, lo avremo il rimpasto bcrlusconiano. Undici poltrone inpalio, per cinque partiti pretendenti (o almeno quattro: visto che l'Udc non chiede poltrone ma una nuova stagione). 1beneficiati saranno i fintemi fuoiiscitì (Moffa al posto di sottosegretario che fu di Viespoli?). I transfughi cuffariani-manniniani ex Udc diventatiPid (Popolariidi'Italia Domani), che incasserebbero una poltrona di sottosegretario con fòrte delega per il Mezzogiorno per Saverio Romano (il quale dice: «Se le condizioni politiche lo richiedono, ci assumeremo le nostre responsabilità». 'Traduzione dal politichese: arriviamo subito!). 1 Finiani Buoni, cioè gli altri eventuali e futuri "traditori" di Futuro e Libertà, ammesso che ci saranno e che la t strini u nuova campagna acquisti berlusconiana sia fruttuosa come quella che s'è appena conclusa (ma dovrebbe esserlo: al Senato, per esempio, a parie l'alditara e Saia molli altri di Idi sono sulla linea Molla) I Magnifici (si fa pei due) Ire del Movimento di Responsabilità Nazionale, ovvero Scilipott, Cesano e Calcara (quest'ultimoai'postodi Ronchi allePolliti he Comunitarie'') h infine l'I'dc, che - m caso di una sena disionlinuilà nella politica del governo - potrebbero avere uno dei due possibili vice-pre mie rati o il ministero degli listai (Berlusconi l'ha più volte proposto a Casini, invano) e, grande paradosso, il ministero che è nato per il forzalcghista lirancher, non è stato occupato per le note vicende giudiziarie di quest'ultimo e comunque resta a disposizione. Si chiama Ministero per il federalismo: gli si cambia nome (Ministero dell 'anti-federalismo) e lo si dà a un centrista meridionale anche non Udc? Un Lionati («Va ricompensato», ha dello Berlusconi, «per il grande lavoro fatto»: ovvero ha sfilalo all'opposizione il lib-dem Grassa no e lo ha portato in palio al Cavaliere) ci si tufferebbe subito su questa poltrona. A nche se orafa lo spiritoso: « Voglio un posto comodo, che non mi faccia viaggiare troppo». Osserva il ministro Rotondi: «Data l'esiguità dei nuovi partitini (fella maggioranza, abbiamo più poltrone da (fare che persone da metterci sopra». Però, aggiunge l'ottimo Rotondi, «consiglio a lutti noi di fare il gioco che io faccio per addormentare le mie figlie: il gioco del silenzio. Vince la poltrona chi sta più zitto». Ma ovviamente i nuovi arrivali della micro-pari ilinocrazia si riveleranno più lagnosi delle mini Rotondi.
C" RIPRODUZIONE- RISERVATA
Calcara al posto di Ronchi L'ex Udc Romano con delega ai Sud
Camera, Borali scrive al Colle H É P ^ j l Ma Fini esclude le dimissioni R S s É i n É
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Adesso Berlusconi vuole iso
DI MARCO BERTONCINI
La via scelta da Silvio Berlusconi per tener vivo il governo è, per parafrase un istituto del diritto pubblico romano, la provocatio ad singulos: l'appello ai singoli. Singoli parlamentari, in attesa di t ra t tare coi titolari di pacchetti di voti, soprattutto a Montecitorio: Casini, Rutelli, Lombardo, ma non Fini. Si vedrà se il Cav riuscirà nell ' intento (come è riuscito per la fiducia) e se il suo esecutivo vivrà bene oppure sopravviverà, in stile Prodi. In quest'ultimo caso, la Lega chiederebbe pressantemente le urne.
Berlusconi sa che, con gli equilibri raggiunti, il governo potrebbe mantenersi in vita, ma con estrema difficoltà. I numeri sono implacabili. Con le elezioni del 2008, la maggioranza disponeva di 344 deputati; alle opposizioni ne andavano 286. La differenza, tenuto conto del non voto del presidente della Camera, era di 57 deputati. Un margine lontano da quello di cento seggi di differenza, che circola ancora quale leggenda metro-
lare Fini polìtana, ma anche dai 70 di cui ieri l'altro parlava Pier : Luigi Bersani.
Con 57 deputati di margine, poi ridottisi per defezioni, il governo è andato sotto decine di volte.
Con tre voti di differenza, la maggioranza sarebbe impotente di fronte a qualsiasi imboscata delle opposizioni, se coordinate e coalizzate.
Nel centro-destra sono sempre troppe le assenze istituzionali (membri del governo, vertici del partito ecc.) e troppi gli assenti di comodo. Conseguenza: bisogna rafforzarsi. Poiché il gruppo misto è già stato spompato, t re sono le direzioni per recuperare singoli: un pugno di finiani insoddisfatti dell'andazzo assunto da Fli, qualche subacqueo di Pd e Idv, forse un paio di Udc recuperabili dai vari Romano, Cuffàro, Mannino, Pionati. Quand'anche, però, fossero dieci i recuperabili, sarebbero sempre pochi per garantire tranquillità. La strada per la fine naturale della legislatura passerà attraverso Casini.
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L'ANALISI
Le strategie di Berlusconi per avere u n a maggioranza
B erlusconi, in uno dei suo i p r o verbiali colpi di
DI PIERLUIGI MAGNASCHI
coda, è riuscito a sconfiggere la mozione di sfiducia che gli era stata lanciata da tutti i gruppi parlamentari ad eccezione del suo e della Lega. Al Senato ha superato alla grande questa offensiva politica a più testate. Alla Camera invece ce l'ha fatta solo per il rotto della cuffia, cioè con soltanto tre voti di vantaggio che sono sicuramente serviti per mandare ko il suo antagonista, Gianfranco, Fini ma che non sono certo sufficienti per poter governare.
Da qui la necessità, per Berlusconi, di allargare la base del suo consenso politico in parlamento. L'operazione più semplice e più solida (anche se non la più facile) sarebbe quella di portare dalla sua parte, lTJdc di Pierferdinando Casini. Con un'alleanza di questo tipo, infatti, il governo potrebbe finire la legislatura. Ma, contro questa ipotesi, ci sono due difficoltà: la prima è quella del leader della Lega, Bossi, che è la spina dorsale della coalizione di centro destra, e che continua a dire che lui, con Casini, non si alleerà mai, anche se aveva approvato il discorso con il quale Berlusconi, in ' Parlamento, aveva aperto alle forze moderate (e rUdc è la prima di queste). La seconda difficoltà è costituita dal fatto che Casini, anche senza crederci troppo, aveva costruito un fronte comune con i futuristi per costruire il "Terzo polo".
1 tre voti in più non bastano
per governare
E siccome Berlusconi vuole con sé i moderati (ma non certo Fini con
il quale c'è stata una rottura irrimediabile; anche se in politica, "mai, non significa mai mai") ciò significherebbe, per Casini, lasciar perdere Fini. Il che non è molto praticabile, né molto elegante ma pur sempre possibile, magari non immediatamente.
L'altra ipotesi è costruire un Fli potabile, chiamiamolo così, al netto cioè dei vari Bocchino, Briguglio e Granata, che sono considerati, dai moderati, degli estremisti irredimibili (e senza Fini, ovviamente). Questo partito sa
rebbe successivamente destinato a federarsi o a collaborare, con il Pdl. A questa ipotesi sta lavorando, a t tualmente , Andrea Augello, ex Msi
, ed ex An, grande elettore di Gianni Alemanno
nella sua corsa a sindaco di Roma. Augello, restando nel Pdl, aveva resistito alla sirene di Fini ed ora sta cucendo una rete politica di salvataggio per i futuristi che, a fianco di Fini, adesso non vedono più chiaro nel loro futuro. Costoro non rientrerebbero nel Pdl, evitando così di fare la figura dei figliuoli prodighi, ma, costituendosi in un gruppo a parte, non si connoterebbero come dei pentiti. E' un po' l'operazione che ha già fatto, singolarmente, Silvano Mof-fa, uscito dal Fli ed entrato nel gruppo misto della Camera.
©Riproduzione riservata B
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Foglio 1
DI DIEGO GABUTTI
Mentre la Camera votava la fiducia a Silvio Berlusconi, mai così beato come quando Gianfranco Fini ha dovuto
annunciare in diretta televisiva la propria sconfitta, la piazza studentesca, viola e, senza offesa, anche un po' tardosinda-calista e dipietrista manifestava la sua sfiducia non tan to nel governo quanto nel capital ismo, o meglio «nel mercato», anzi «nel mercantilismo», come si è pomposamente espresso in serata Nichi Vendola a Ballarò.
È tornata, insieme ai vecchi tempi, anche la meglio gioventù, di nuovo intenta al suo gioco preferito: la distruzione dei simboli del capitale {bancomat, automobili parcheggiate, cassonetti, vetrine, turisti, insegne dei negozi e, meglio di tutto, finanzieri isolati). Come allora, negli anni detti poi di piombo, anche oggi c'è chi, mentre prende le distanze dagli eccessi della guerriglia urbana, non manca d'abbracciare
le ragioni della protesta: la santa causa dei precari oppressi e, in buona sostanza, del partito della spesa pubblica. Intendiamoci: come i leader dell'opposizione e i giornalisti dediti al culto dell'ovvio ripetono da martedì sera in tutti i talk show e telegiornali, c'è una bella differenza t ra i commando dei block block che hanno devastato il
/ nuovi violenti mirano a distruggere i simboli del ca
pitale: bancomat, automobili parcheggiate, cassonetti, vetriiw. turisti, insigne, dei
negozi e. meglio di lutti.' finanziari rimanti isolati.
Come, allora, negli anni poi delti di piombo, anche oggi.
c'è. chi, mentre, prende, le disianze dagli eccessi della
guerrìglia urbana, non manca di abbracciare le ragioni della protesta che. in buona
sostanza, consistono nelle idee, del partito della spesa pubblica
centro della capitale e gli studenti universitari e medi che, insieme ai partiti di sinistra e di centrosinistra, protestano da settimane contro la riforma Gelmini (gli studenti sa il diavolo perché, i partiti d'opposizione perché speravano, e continuano a sperarlo persino dopo la batosta del voto di sfiducia, in una spal lata che abbatta l'odiato Cavaliere e innalzi qualcuno di loro, anche solo un compagno di strada e fìnanco un utile idiota qualunque, a Palazzo Chigi, ma campacavallo). Sono calcoli pericolosi, come abbiamo imparato a nostre spese negli anni settanta, quando le bande estremiste, con la copertura dell'intellighenzia e per un lungo periodo anche dei partiti d'opposizione, dettavano legge nelle strade. Qualcuno ricorderà che anche dopo il sessantotto, per un po', e sempre invano, s'era fatta la stessa distinzione: da un lato i contestatori buoni e pacifici, dall'altro gli autonomi con le loro P38 e le loro manifestazioni selvagge del sabato pomeriggio. Ma alla fine s'era capito che la piazza è per sua natura ingovernabile. Black block e studenti non sono la stessa cosa, così come c'è differenza t r a l'Italia dei valori oppure il Partito democratico e gli anarchici insurrezionalisti, ma il rischio, allora
\egli unni Settanta, quando le bande estremiste, con la copt'rluru dvll'iiil<;lli-ghentia v, per un lungo pe
riodo, anche dei partiti d'opposizione, dettavano legge nelle, strade, si era fatta la-
stessa distinzione: da un lato c'erano i contestatori buoni e. pacifici, mentre dall'altro
gli autonomi con le loro P3fi e le chiavi inglesi. Ma, alla fine, si è capito che gli uni
serrano agli altri, i violenti, per avere un mare
nel quale nuotare senza essere individuali
come oggi, è che gli uni si servano degli altri, i violenti per avere un mare nel quale nuotare senza essere individuati e i leader dell'opposizione legale per mostrare che cosa potrebbe succedere se loro non vegliassero e i governi non venissero incontro alle legittime richieste della piazza, a cominciare dalle dimissioni dell'odiato Cavaliere. Martedì sera, proprio come negli anni Settanta, c'era di nuovo nell'aria l'idea che la piazza, estremismo a parte, sia una specie d'istituzione, praticamente una Terza Camera. Rosy Bindi invocava la voxpupuli, idem i futuristi e YexPci prudentemente ribattezzato partito democratico, per non parlare dei vendoliani. Sono passati quarantanni e ra ramente la storia si ripete. Ma a volte capita anche questo e, se i politici non mostreranno maggiore prudenza, il paese potrebbe finire per ritrovarsi in pieno revival degli anni set tanta , con esiti un'altra volta catastrofici. Ci sono già troppi segnali: gli assalti alle librerie dove si presentano saggi «reazionari», il Duomo di Milano t i rato in faccia al premier, lacrimogeni sparati ai sindacalisti scomodi e ora anche il grande ritorno
della guerriglia urbana. Qualcuno si è ormai calato il passamontagna sul viso per sentire «il calore della comunità operaia», come si favoleggiava ai tempi. Evitino, i politici, d'esprimere comprensione per simili imbecilli.
-©Riproduzione riservata-
NON A CASO ESSA SI E SCATENATA VIOLENTEMENTE DOPO AVER SAPUTO CHE LA SFIDUCIA NON ERA PASSATA
C'è ancora chi crede che la piazza sia una Terza Camera E tornata, assieme ai vecchi tempi, anche la nuova gioventù che incendia e saccheggia
Ronchi & co. alla porta di Silvio LwiHli ut „ni«:„„„:r» i fintini che gli /««»*«• votalo coni.»
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Foglio "1
11 congiurato
Il Pdl si adegua: dal «metodo Boffo» al «metodo Moffa»
D obbiamo convincere Moffa e la Siliquini promettendo tutto quello che possiamo promettere», politicamente parlando ov
viamente. È la notte della vigilia del voto di fiducia, a Palazzo Grazioli si tiene l'ultimo vertice prima della conta. A parlare così è (racconta chi era presente) Ignazio la Russa.
Quella frase, riletta oggi, aiuta a capire qual è la strategia che il Cavaliere intende adottare con la parte ancora titubante di Futuro e Libertà e soprattutto con i parlamentari dell'Udo. Non è possibile allargare la maggioranza ai centristi i quali, tra l'altro, si sono subito ricompattati nel Polo della Nazione? E allora si prendano, uno a uno, i «singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono più la linea». La Lega ha subordinato la sopravvivenza del governo a un suo rafforzamento? Bene, in tempi rapidi, entro il 7 gennaio, si raccolga un numero sufficiente di parlamentari. D'altra parte, se si considera che per far cambiare casacca a tre fininiani sono bastate le ultime 12 ore, e che la stessa impresa è stata portata a termine in tempi rapidi anche nei confronti dei due dipietristi Scilipoti e Razzi, più di
venti giorni sono più che sufficienti per sperare. Gli uomini incaricati di convincere i parlamen
tari indecisi sono Saverio Romano e Totò Cuffaro per l'Udc (ieri mattina alle nove l'ex governatore siciliano ha visto i suoi in un locale vicino al Pantheon ), mentre per i finiani, a dar man forte a La Russa, lo stratega dell'operazione Moffa-Siliqui-ni, si è trasferito ormai in pianta stabile a Montecitorio il senatore alemanniano Andrea Augello.
Ma chi sono i candidati? Tra i futuristi incerti i "reclutatoti" ritengono di aver individuato nientemeno che l'ex ministro Andrea Ronchi. Quanto ai centristi, il Cavaliere aveva inizialmente pensato di poter contare sulla sponda interna del segretario Lorenzo Cesa (fanno capo a lui una decina di deputati) considerato meno ostile di quanto possa essere in questo momento Pierferdinando Casini, ma ha dovuto riscontrare l'impossibilità di separare i due. Meglio puntare dunque sui siciliani del Pid (sigla coniata da Romano e Cuffaro) e sugli ex An per provare a tirare a campare qualche altro mese. Per il Pdl, insomma, si è aperta una nuova fase politica: dal metodo Boffo al metodo Moffa.*
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Foglio 1 / 2
al centro come in periferìa il Pd è paralizzato
Un partito ucciso dalle primarie DI STEFANO CAPPELLINI
ARoma sfuma di giorno in giorno la possibilità di stringere alleanza
col neonato Terzo Polo. Nel resto d'Italia si ingarbuglia sempre più la partita per scegliere i candidati sindaci per la importante tornata elettorale di primavera. Ovunque si giri, il Pd vede solo primarie.
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Eprimarie delle più pericolose. Quelle nazionali per la pre-miership portano con sé l'insidia Nichi Vendola, che corre per vincere e non per testimonianza o bandiera, come altri
outsider del passato. Ma l'eventuale sfida Bersani-Vendola è considerata da buona parte del gruppo dirigente una sconfitta a prescindere, per il significato che assumerebbe in un fase politica come quella attuale. La linea ufficiale del Pd in tema di alleanze continua infatti a essere quella del cartello costituzionale con Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Una soluzione che, per ovvie ragioni, esclude lo svolgimento di primarie. Fallita questa opzione, come al momento appare molto probabile, una consultazione tutta interna alla sinistra, e magari con Antonio Di Pietro a fare da terzo incomodo, assumerebbe le sembianze di un ripiegamento, di un ritorno - più che al «nuovo Ulivo», come lo definisce Pier Luigi Bersani - a una vecchia «mini-Unione».
Con Vendola c'è solo un patto d'area. Ma programmi e orizzonti divergono profondamente. Non sarà una sfida a singoiar tenzone a rendere credibile come coalizione di governo un'alleanza Pd-Sel. Le primarie hanno senso quando si svolgono all'interno di un partito e dunque garantiscono che, chiuse le urne e stabilita la linea, tra vinti e vincitori si torna a una naturale unità di intenti. Nel centrosinistra italiano sono solo una misurazione matematica priva di valore politico. Prodi e Veltroni sono stati plebiscitati. L'unica competizione che ha avuto un reale valore dirimente sulla linea politica è stata quella tra Bersani e Franceschini. Due compagni di partito, appunto. Ammesso che Bersani batta Vendola e diventi il candidato per Palazzo Chigi, il leader democratico si troverà nella scomoda posizione di spiegare perché, una volta al governo del paese, l'intesa con la sinistra vendoliana dovrebbe procedere meglio che con quella bertinottiana. E le primarie non gli saranno d'aiuto in questo. Casomai, d'impaccio.
Quanto a Di Pietro, dopo i casi Razzi e Scilipoti le sue credenziali di alleato affidabile sono al minimo storico, intaccate proprio sull'unico terreno che in teoria non avrebbe mai dovuto cedere, quello dell'affidabilità anti-berlusconiana. Ma non è certo questo il vero problema. C'è da scommettere che l'ex pm non lascerà campo libero a Vendola, scenderà a sua volta in campo per la pre-miership portando nella campagna per la scelta del candidato tutto il carico della sua demagogia e del suo populismo a buon mercato, probabilmente regalando a Berlusconi materiale a sufficienza per impostare l'intera campagna elettorale.
Questo il quadro nazionale. A livello locale non va meglio. Un po' per l'equivoco di cui si diceva - anche nelle città vanno in sce
na primarie di coalizione - un po' perché lo stato di convivenza civile dentro il Pd rende comunque tutto complicato. Le disfide locali si sono già trasformate, o stanno per farlo, in guerre per bande. A Torino, dove è in corso da anni una delle faide interne più sanguinose, la candidatura di Piero Fassino, non ancora ufficializzata, rischia già di partire a handicap: si stanno moltiplicando le scese in campo, ultima ieri quella del vicepresidente del Consiglio regionale Roberto Placido, ed è ben chiaro a tutti, Fassino in testa, che le primarie sono diventate l'occasione per una resa dei conti tra potentati cittadini. A Bologna nessuno considera certa - come numeri e tradizioni imporrebbero - la vittoria di Virgino Merola, insidiato da una sfidante, Amelia Frascaroli, che non ha né il curriculum né le popolarità di un Pisapia, ma sta incassando sostegni pesanti, da Vendola a Flavia Franzoni, e raccogliendo il consenso del partito degli scontenti, le cui file a Bologna sono ormai ben nutrite. A Napoli le consultazioni per trovare un successore a Rosa Russo Iervolino sono già state rinviate una volta. Anche qui il Pd si presenta in ordine sparso, sulla scia delle divisioni degli anni passati, né la mossa di Umberto Ranieri, il più noto e accreditato degli aspiranti sindaco, è servita a creare convergenze: per come si sono messe, le primarie napoletane si presentano soprattutto come il primo atto di una annunciata disfatta elettorale, che priverebbe il centrosinistra dell'ultimo baluardo di governo in regione.
STEFANO CAPPELLINI
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Ricominciano da 3 ™~
La solitudine del Pd | appeso alle primarie
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REGIONE BASILICATA
Data 16-12-2010 Pagina \
Foglio 2 / 2
CORSA A HANDICAP. DA PALAZZO CHIGI A TORINO, DA NAPOLI A BOLOGNA, LA PARTITA S'INGARBUGLIA
La solitudine del Pd appeso alle primarie DEMOCRATICA. Sia a livello nazionale che locale, le consultazioni per la scelta dei candidati si stan
no trasformando in un una condanna. Se fallisce l'opzione Santa Alleanza con Fini e Casini, la sfi
da con Vendola assumerà le sembianze di un ripiegamento. E anche ammesso che Bersani la vin
ca, non servirà a rendere credibile un'alleanza di governo con il presidente della Regione Puglia.
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Data 16-12-2010 Pagina Q
Foglio "1
M A M B O
DI PEPPINO CALDAROLA
Impariamo dai giornali di destra
C ontro Berlusconi le abbiamo provate tutte, dalle strategie più intransigenti a quelle più aperturiste strappando so
lo qualche fragile vittoria, e dopo l'ennesima sconfitta le divisioni di sempre tornano a far da padrone nel nostro campo. Questa volta la contrapposizione è fra chi insegue una larghissima alleanza e chi propone di investire tutto su un leader carismatico di un Ulivo piccolo piccolo. A tutti sfuggono due dati politici di fondo che sono costituiti da quella che Vendola, con una citazione colta, chiamerebbe la connessione sentimentale fra Berlusconi e il suo popolo e dalla forza di persuasione di quella straordinaria armatura ideologica costituita dai giornali di destra. Mentre l'intellettualità di sinistra si divideva anche con
contese ispirate a rivalità personali, queste singolari figure di intellettuali dei nuovi tempi che sono i bravi giornalisti della destra lavoravano alacremente nella vigna del Cavaliere, Sono stati spesso descritti come servi di Berlusconi con un insulto gratuito e volgare, mentre mi pare che siano il frutto selezionato di un lungo lavorio teso a creare una cultura e i suoi interpreti. Sono iper-militanti perché conoscono e guidano il loro popolo e spesso danno indicazioni alla politica di riferimento. A sinistra non e 'è niente di simile. La capacità mediatica del fronte antìberlusco-niano è appariscente ma ininfluente. Ci siamo divisi e contrapposti senza proporre cultura popolare. La crisi di molti giornali di centro-sinistra nasce anche da qui.
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Data 16-12-2010 Pagina \
Foglio "1
Lettera aperta
CARI STUDENTI GIÙ LA MASCHERA FLAVIA AMABILE
C aro studente del 2010, perdonami, ma ho alcune domande
da farti. Ti ho seguito in queste proteste, mi è molto chiaro contro chi e per che cosa lotti.
CONTINUA A PAQINA47
Ti leggo su «Facebook» e sui siti dei movimenti studenteschi. So che sei uno studente moderno, aggiornato, usi i social network e la rete, riesci a organizzare in
tempo reale e a costi ridottissimi blitz spettacolari come quelli di dieci giorni fa quando occupasti in simultanea i più grandi monumenti d'Italia. Ne abbiamo scritto in tanti allora, la tua sembrava una protesta nuova, diversa. So anche che ti consideri lontano dalla politica e dai partiti e che vuoi essere ricordato come uno dei hook bloc, i giovani scesi in piazza armati di scudi di gommapiuma decorati come copertine di libri. Perché è la cultura che vuoi, e perché solo la cultura è la garanzia di un futuro migliore per tutti. Come non darti ragione?
Le mie domande sono altre, e dopo quello che è avvenuto ieri a Roma non posso tenerle per me. Il governo aveva ottenuto la fiducia anche alla Camera da una decina di minuti quando eri su corso Vittorio Emanuele, eri una folla. A un certo punto da questa folla si sono staccati due giovani, le
spranghe in mano: a turno hanno sfondato un bancomat. Stavano affossando anche la tua protesta e il tuo desiderio di cultura, e qualcuno deve essersene reso conto: ho sentito dal corteo salire alcune voci. Dicevano: «No». Dicevano: «Ma che fanno?». Solo questo. Poi avete proseguito in un crescendo di violenza e orrore senza senso.
Caro studente del 2010, ho visto solo io le spranghe nelle mani di quelli che sfilavano con te? Ero solo io al corrente delle intercettazioni sulla violenza annunciata durante la manifestazione di ieri? Sapevo solo io che erano in arrivo gruppi con una voglia di menare le mani un po' imbarazzante per un movimento che usa la cultura come scudo?
Non eri in piazza trent 'anni fa ma, da esperto della rete, saprai come trovare un filmato del 12 marzo del 1977 girato a piazza del Popolo. Identico il fumo nero, il terrore, lo smarrimento, la distruzione. Qualcuno più grande di te ti ha spiegato di portare una sciarpa per coprirti il viso senza dare nell'occhio con un passamontagna o un casco. Ti hanno avvertito an
che di non avere sempre in tasca un limone. Due gocce negli occhi e il bruciore dei lacrimogeni scompare in un istante. Uno
spruzzo sulla sciarpa, si annusa, e si ricomincia a respirare.
Chissà se ti hanno raccontato anche dei servizi d'ordine organizzati, compatti, degli sbandati con passamontagna lasciati fuori, delle minacce con pollice e indice a mo' di pistola contro gli studenti che volevano solo manifestare. Se l'hanno fatto mi sembra che tu abbia preferito non ascoltare il consiglio: in questi giorni non ho visto alcun servizio d'ordine, solo molti capi che davano ordini alla folla.
Di sicuro hai sentito parlare di strategia della tensione, di infiltrati. Solo due anni fa Francesco Cossiga, in quegli anni ministro dell'Interno, aveva spiegato la ricetta ideale: un gruppetto di provocatori, auto incendiate, violenze, ferite, possibilmente anche tra i civili, e il gioco è fatto. «La gente deve odiare i manifestanti», precisò l'ex capo dello Stato. E' quello che sta avvenendo. E allora non ci sono social network e tecnologìe che tengano. Caro studente del 2010, ti stai trasformando nel protagonista di un film già visto, di cui non stai inventando né l'inizio, né lo svolgimento. Spero almeno che sia diverso il finale.
www.lastampa.it/amabile Blog Diritto di Cronaca
L A S T A M P A -Scontri d RODI.) %P-^ nessun ' infiltrato ! A * } , eilf i f i i ioi l iunex Br 5 JÉpkjfe
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COMPLOTTO •••IL VECCHIO VIZIO ? DELLA SINISTRA
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Data 16-12-2010 Pagina 4 5
Foglio "1
Nomai e genitori unica risorsa per i giovani
SE IL WELFARE NONBASTA
Gabbia
La rete di protezione "casalinga "si rivela indispensabile tutte le volte che lo stato non offre l'assistenza necessaria. Ma può anche diventare una gabbia per gli individui e per la società intera
CHIARA SARACENO
Ametà degli anni Cinquanta del novecento l'antropologo statunitense Edward C. Banfield avanzò la tesi che alla base del mancato sviluppo del Mezzogiorno vi fosse un atteggiamento cul
turale da lui definito "familismo amorale". Esso sarebbe caratterizzato dall'attitudine a «massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo». La tesi ebbe moltafortuna, fino adiventare, soprattutto all'estero, la spiegazione semplificata di tutti i mali e le arretratezze italiane: di una società in cui il "tengo famiglia" è la fonte di legittimazione di ogni piccolo e grande abuso. E dove l'egoismo familiare può allargarsi a comprendere rapporti clientelati, quindi fondati sul particolarismo degli interessi e delle alleanze, ma sempre a scapito della individuazione di un bene comune per il quale operare.
La tesi del familismo amorale come spiegazione sia della arretratezza economica e sociale che della mancanza di civismo è stata periodicamente oggetto di critiche. Tra le più importanti, e di maggiore attualità, quella che inverte il rapporto causa-effetto. Il familismo amorale è la conseguenza, nonla causa, dellamancanza di condizioni materiali e politiche che limitino la necessità di affidarsi solo alla propria famiglia come unico ambito su cui si può contare. È l'assenza di uno stato e di sistemi di regolazione sociale ed economica funzionanti sulla base di regole non idiosincrasiche, particolaristiche, clientelari, che genera familismo amorale e rafforza i rapporti e atteggiamenti clientelari, non viceversa.
Non vi è dubbio che in Italia la famiglia (allargata verticalmente a comprendere tre generazioni) è per molte persone l'unica risorsa certa in assenza di un sistema di welfare universalistico. Lo è per i giovani dai rapporti di lavoro incerti, privi di una rete di protezione decente quando perdono il lavoro. Lo è per le giovani mamme, che senza l'aiuto delle nonne difficilmente possono rimanere nel mercato del lavoro, stante la scarsità dei servizi per la primissima infanzia e le troppe scuole che funzionano part time. Lo è per le persone non autosufficienti, che possono spesso contare solo sulla disponibilità di un (spesso una) famigliare. È una risorsa preziosa la solidarietà familiare. Ma può diventare una gabbia. Per chi non può rifiutare di prestare solidarietà, perche sa che non ci sono alternative, ma al prezzo di essere dilaniato da conflitti di lealtà o di non farcela a reggere tutto, o di dover rinunciare a legittime aspirazioni. Per chi soffre una dipendenza coatta che toglie dignità e autonomia. E, naturalmente, non tutti possono contare su una famiglia che ha risorse e voglia per fornire la solida-rietànecessaria.Ecomunquelasolidarietàfamiliarenon è una risorsa infinita. Tuttavia, in Italia si discute molto del ruolo principe della solidarietà famigliare come alternativa al welfare state e dei rischi dell'egoismo individualistico che porrebbe limiti a quella solidarietà. Si discute meno dei costi individuali e familiari di tale affidamento esclusivo e sui rischi di rafforzamento delle disuguaglianze sociali che comporta. Ancor meno ci si interroga sui rischi che tale affidamento esclusivo costituisca
un terreno fertile per lo sviluppo del familismo amorale. Salvo poi sorprendersi quando la solidarietà familiare si traduce in usoprivatodirisorsepubblicheabeneficiodei propri famigliari (e di quelli dei propri "clienti" e alleati).
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Data 16-12-2010 Pagina 6 / 7
Foglio 1 / 2
Pdl-Lega: subito le dimissioni di Fini Berlusconi: è una questione di dignità Bondi scrive al Quirinale. Il leader Fli: "Nonlascio"
ALBERTO D'ARGENIO
ROMA — Dopo la vittoria in Parlamento Silvio Berlusconi va all'attacco. Chiede le dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera e per tutto il giorno l'asse Pdl-Lega lo segue a tambur battente. Come ariete viene usato il ministro della Cultura Sandro Bondi, che da accusato per i crolli di Pompei si tramuta in accusatore di Fini chiedendo al Quirinale di verificarne la neutralità nella gestione del suo caso. Maper il secondo giorno consecutivo il presidente della Camera assicura di non mettere nemmeno in conto le sue dimissioni: «Non ci penso».
Berlusconi lància intanto l'opa ostile sugli «scontenti» di Fli e Udc per puntellare la raccogliticcia maggioranza che l'altro ieri lo ha salvato dal tracollo politico. Intanto, in vista del vertice Uè di oggi, pranza con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano che insiste sulla difesa dell'euro dalla specu
l a SCO»tt« «topo i l s i «tei capo-di
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lazione e sulla tenuta dell'unità europea.
Inmattinatailpremiertelefona alla trasmissione di Belpietro su Canale 5. In seguito al no dei centristi ad entrare al governo senza passare da una crisi al buio e la fuga in avanti di Fli, Udc, Mpa e Api picchia duro: «Dopo il voto di fiducia l'ipotesi del terzo polo non ha più grandi prospettive». Ritira l'offerta di accordo con Casini quando dice «non penso di aprire in blocco all'Udc». Piuttosto punta «a singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea». Insomma, all'indomani delB-dayriparte la compravendita degli onorevoli per permettere alla maggioranza di sopravvivere alla Camera dove ogni voto è ormai unamissione impossibile: già ieri per non andare sotto sugli emendamenti al decreto rifiuti in aula si è dovuto presentare mezzo governo e settimana prossima le votazioni in bilico si moltiplicheranno. Cosìil Cavaliere punta a onorevoli di Futuro e li
bertà e dell'Unione di centro, ma i suoi allargano l'offerta fino ai moderati del Pd. Cesa e Urso rispondono «auguri» ai corteggiamenti del premier garantendo la compattezza dei loro gruppi («non c'è trippa per gatti», «la nostra risposta politica è il Polo della nazione»).
Berlusconi non si lascia impressionare e garantisce che già l'altro ieri sera «i voti erano di più» rispetto a quelli incassati a Montecitorio: molti deputati realizzato «che l'attacco di palazzo era fallito» — assicura — sono andati a bussare alla sua porta «per offrire la loro collaborazione». Ecco perché a chi «è in sofferenza» nel proprio partito «offriremo la possibilità di lavorare con noi anche in ruoli di governo». Ma sia chiaro, puntualizza il Cavaliere, «non offriamo posti per convincere qualcuno».
Il premier lancia anche la corsa alla richiesta di dimissioni di Fini: «Metàassembleale ha già chieste, ora lasciare dipende dalla sua di
gnità». Aperta la breccia il Pdl torna a invocare apertamente il passo indietro del presidente della Camera. La Lega segue a ruota con il capogruppo Reguzzoni («non è soprale parti»). Il salto di qualità arriva quando Bondi si rivolge al Quirinale. Oggetto di una delicata mozione di sfiducia personale per i crolli di Pompei che sarà votata da Montecitorio settimana prossima, il ministro contrattacca. Cita alcune frasi attribuite a Fini dai media nelle quali auspica un suo passo indietro e scrive a Napolitano per chiedere di verificare se il presidente della Camera stia mantenendo il suo «ruolo di garanzia» e la sua «imparzialità». Un attacco frontale al quale risponde il portavoce di Fini ricordando che la mozione contro Bondi «è in calendario già da tempo» e che comunque Fini quelle frasinon le hapronunciate. Ilfedelissimo Fabio Granatalo invita a stare «sereno sull'equilibrio e la terzietà del presidente Fini».
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"Nulla dariinproverarmi * ilpremieroragalleggerà
e ilFliè davvero unito"
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Data 16-12-2010 Pagina 6 / 7
Foglio 2 / 2
LO SCONTRO Il ministro Sandro Bondi con il presidente delta Camera Fini. Sopra Berlusconi, Tremonti e Bossi
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Data 16-12-2010 Pagina 4 5
Foglio "1
Perché il favoritismo si diffonde senza limiti
GLI INTERESSI PRMADI TUTTO
Cambiamento È sbagliato credere che questa pratica sia talmente radicata da risultare immodificabile. Ma dalla società provengono parecchi segni di insofferenza. Eia storia insegna che i cambiamenti sono spesso inevitabili
PAULGINSBORG
Con impressionante ostinazione il tema del familismo si ripropone a intervalli regolari nella storia della Repubblica, non importa se la Prima, la Seconda o addirittura la Terza, co
me l'etichettano con disinvoltura i politici, i giornalisti e i politologi. I meccanismi di fondo sono rimasti sostanzialmente gli stessi da più di sessantacinque anni.
Nel lontano febbraio del 1945 l'allora Governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, annotò nel suo diario l'esistenza di «parecchi clan» nella Banca e «numerose interferenze di parentela tra gli impiegati, con diramazioni varie». Più recentemente, nel 2008, le attività varie del clan di Clemente Mastellanellasferapub -blica campana, regolarmente denunciate dalla magistratura, portarono alle sue dimissioni dalla carica di Ministro della Giustizia (in ogni caso non la poltrona più adatta a lui) e addirittura alle dimissioni del Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Adesso scopriamo un'estesa e numerosissima rete di favoritismi parentali e clientelati nel governo municipale di Roma. Si vede da questi e tanti altri esempi che il delicato rap -porto tra famiglia e stato è luogo di fortissime tensioni nella storia della nostra Repubblica.
Cos ' è il familismo? Il termine è alquanto controverso ma vorrei suggerire una definizione che mette l'accento sui rapporti che esistono tra famiglia, società (e dove esiste, società civile) e lo stato. Il familismo è una forma squilibrata di questi rapporti in cui i valori e gli interessi della famiglia prendono il sopravvento su tutti gli altri. Il familismo esiste quando trionfano forme esasperate di privatismo familiare, di perseguimento esclusivo degli interessi familiari, di cecità o sordità verso i bisogni di gruppi più estesi della ristretta cerchia familiare e amicale, di rifiuto di un rapporto con lo Stato democratico basato sull'uguaglianza dei cittadini e sull'obbligo reciproco. Male responsabilità non sono solo delle famiglie. Lo stato, invece di costituirsi storicamentecomeunasferapubblicaforte, con le sue regole e codici di comportamento, coni suoi servizi efficienti e il suo comportamento trasparente, ha delegato alle famiglie tutta una serie di responsabilità e di oneri che avrebbe dovuto assumersi in proprio. Stato inefficiente e famiglie prepotenti vengono così a legarsi in un patto scellerato di lunga durata.
Nei lunghi anni del Berlusconismo nulla è stato fatto per mitigare gli effetti del familismo. Al contrario, le forme squilibrate di rapporti tra famiglia, società e stato sono state rafforzate: dal trash televisivo, dall'incoraggiamento alla passività e al consumismo delle famiglie, dal miscuglio micidiale tra privato e pubblico, con un presidente del consiglio "Papi" che non esita a ricompensare le sue amichette con cariche nel partito e nello Stato. Viene la tentazione di concludere che il familismo è talmente radicato da risultare immodificabile. Sarebbe un errore perché se la storia ci insegna qualcosa, è proprio la possibilità, anzi l'inevitabilità del cambiamento nel tempo. Nulla è fisso, nulla è predeterminato. Già dalla società civile vengono molti segnali di insofferenza. Per invertire la tendenza però, ci vorrebbe un riconoscimento teorico e pratico del pro
blema, un'analisi approfondita dei gemelli terribili- il familismo eilclientelismo-e soprattutto unaforzapo-litica lungimirante, decisa ad agire in modo diverso.
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Data 16-12-2010 Pagina 2 / 3
Foglio 1 / 3
Il battesimo del Terzo polo "Abbiamo già 100 parlamentari" Fini-Casmi-Rulelli, eccoilpartitodeimoderati
CARMELO LOPAPA
ROMA — Cento parlamentari per condizionare il governo. Per fare da oggi «opposizione, ma responsabile, costruttiva». Per mettere al bando l'antiberlusco nismo da scontro frontale, offrire al premier la disponsibilità a votare provvedimenti e riforme «nell'interesse del Paese», per ricompattare il nuovo «Polo di responsabilità» all'indomani della sconfitta alla Camera e difendersi dal secondo tempo della campagna acquisti annunciata dal premier.
All'Hotel Minerva si ritrovano Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e i Libdem Tanoni e Melchiorre, Pi-storio dell'Mpa e poi Giorgio La Malfae Paolo Guzzanti e Luciana Sbarbati, tra una decina di altri dirigenti di Fli, Udc, Api. Nasce così, inunaserataromanabattu-ta dal gelo, una coalizione (per il momento solo un coordinamento parlamentare, come dicono loro) checontasu82deputatie20 senatori. Alla Camera sarà un
UStes Camera
pesa più della ILegau
"Ussit i © iastpìccafcti*' "O stiamo uniti o ci impiccano uno per uno". Rocco Burtiglione, con una citazione di una esortazione di Benjamin Franklin agli altri padri dell'indipendenza americana, ha invitato il vertice del Terzo ad andare avanti compatti
"gruppone" che peserà più della Lega. Le linee guida le hanno messe a punto in mattinata Casini, Fini e Bocchino, nel pre-vertice in Presidenza durato più di un'ora. Negli stessi istanti in cui il premier annuncia da Canale 5 l'avvio di un nuovo «shopping» parlamentare in concomitanza con la pausa natalizia, i due leader confermano il patto di ferro, quello stesso cheilpresidente del Consiglio sogna tuttora di spezzare. «Ma ora basta con i toni an-tiberlusconiani — è stato il suggerimento di Casini all'alleato— Non pagano. Non diamogli più alcun alibi di trascinare il Paese al voto. Anzi, offriamo la disponibilità a discutere, a trattare. Vediamo con che scusa poi Berlusconi chiederà ancora le elezioni». E la strategia verrà subito messa in pratica in aula con i decreti sui rifiuti e sicurezza in discussione in questi giorni prima della pausa. Porte aperte—e ci tiene soprattutto il leader Udc—a chi nel Pd non dovesse più trovare una collocazione ideale, segnatamente ai popolari di Fioroni. I quali per
adesso però restano dove sono. In ogni caso, setuttodovessepre-cipitare — questo è stato detto poi da tutti nella riunione del pomeriggio —alle elezioni il «Polo» si presenterà unito.
È il partito dei grandi sconfitti dal voto di due giorni fa. Ma comunque convinti di essere in grado di condizionare il governo, pur restandone fuori. «La data del 14segna uno spartiacque—è stato il ragionamento di Fini al vertice—èia datadi nascita di un polo che qualcuno voleva morto e che invece apre una nuova stagione politica, all'insegna della responsabilità nazionale». Qualcuno vorrebbe chiamarlo Polo dellaNazione.altriPoloperl'Ita-lia. Rutelli su questo un po' si intestardisce, preferirebbe ragionarci meglio. E la disputa sul nome, che assorbe parte della riunione, viene infine rinviata a gennaio. Per ora non nasce un gruppo unitario, ma un semplice coordinamento parlamentare. Alla ripresa post-natalizia si terrà la prima assemblea di tutti i 102 deputati e senatori. Ma coordi
namento, spiegano, vorrà dire che ogni inizio settimana i capigruppo delle cinque sigle si riuniranno per decidere come votare su ogni ddl. E, subito alla ripresa, sulla mozione di sfiducia a Bon-di, per esempio. Un secondo tavolo si occuperà del voto alle amministrative di primavera. Ma i terzopolisti già ieri sera hanno concordato che, in caso di voto anticipato, allora potrebbero presentarsi con un'unica lista al Senato, con due invece alla Camera. Una di ispirazione più laica, composta da Fli, Mpa, liberali e repubblicani. La seconda di
area cattolico-moderata, formata da Udc e Api.
Mala parola d'ordine per ora è «nessun pregiudizio contro il governo», che resta «conl'acqua alla gola e dunque condizionabile», sostiene Tanoni. Il più ottimista di tutti appare Rutelli. «Altro che morto».replica al premier a proposito del soggetto politico nascente: «Oggi nasce un nuovo polo e sembra robusto. È Berlusconi che ha più problemi di prima».
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Data 16-12-2010 Pagina 2 / 3
Foglio 2 / 3
Le sigle e i numeri in Parlamento
Camera 35 32 6
Senato 4
Fondato nel 2002 da Casini, l'Udc
è il partito erede di Ccd
e Cdu, a loro volta frutto dello
scioglimento della Democrazia
Cristiana
10 1 "futuristi' sono nati
nei iugiio 2010 dalla scissione
dei fedelissimi di Fini dal Popolo delle libertà.
In gennaio il congresso di fondazione
Al Terzo Polo hanno aderito anche La Malfa (Pri) e Guzzanti (Pli)
3 Alleanza per l'Italia
è stata fondata nel novembre
2009 da Rutelli,
dopo la scelta di quest'ultimo di uscire dai Pd
3 Movimento
per l'autonomia è la formazione di Lombardo,
governatore della Sicilia, che alle elezioni 2008
era apparentata con il Pdl
1 Liberaldemocratici sono una
formazione nata nel 2007
da una scissione della Margherita.
1 suoi parlamentari sono stati eletti
nelle liste del Pdl
le Monde -QUANTO VUOI? Le Monde pubblica una vignetta con Berlusconi che chiede a una prostituta e a un deputato: "Quanto vuoi?"
PREMIER DEBOLE El Mundo pubblica un articolo nel quale sottolinea che "Berlusconi ha vinto ma rimane comunque debole"
LUI SOPRAVVIVE ROMA BRUCIA Il Wall Street Journal pubblica in prima pagina un servizio sotto il titolo "Berlusconi sopravvive, Roma brucia"
£L#MUNDO
Il battesimo del Tera) polo "Abbiamo già lOOparlamcntari"
* BcdusconiUqiridaHereGianftanco "Spariranno, sembrano De Mita e Forlani"
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Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0
Pagina 2 / 3
Foglio 3 / 3
Il coordinamento traFli, Udc, Api e Mpa si chiamerà "Polo della nazione". Il presidente del Consiglio: ho posti liberi nel governo
NasceflTei2Drx)lo,sfi(kalpreriiier Beduscom: spcm^
ROMA — All'indomani della fiducia strappata dal governo pertre voti, il quadro politico registralaprimaim-portante novità. Fini, Casini e Rutelli danno vita al Terzo polo e nell'area di centrodestra si pongono come alternativa all'alleanza tra Berlusconi e Bossi. Intanto il premier lancia messaggi: "Ho posti liberi nel governo".
SERVIZI DAPAGINA2 A PAGINA 9
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Data 16-12-2010 Pagina 5
Foglio "1
Dopo la fiducia al governo LA STRATEGIA DEL PREMIER
Il presidente della Camera. «La mozione contro il responsabile della cultura era già in calendario»
Terzo polo? Per ora l'intesa evita la paralisi del Parlamento
?/ PUNTO
DI Stefano Folli
La risposta a Berlusconi di Casini-Fini potrebbe aiutare la governabilità
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Sarebbe strano se ieri avesse davvero preso forma il «terzo polo». In tal caso si tratterebbe, per la rapidità fulminea
della svolta, di una sorta di «predellino di centro» soprattutto mediatico. Con tutti i rischi connessi. In realtà l'operazione avviata da Casini, Fini, Rutelli e altri all'indomani della sconfitta sulle mozioni è una mossa tattica piuttosto abile, benché quasi obbligata dalle circostanze. Siamo lontani dal «polo della nazione», secondo certe definizioni in parte già smentite. Sul piano formale non si va oltre un coordinamento parlamentare, escludendo però la fusione dei gruppi esistenti.
In termini politici, l'alleanza è una rispo
sta a Berlusconi nel momento in cui il premier annuncia l'intenzione di voler risucchiare nel Pdl singoli parlamentari delusi o incerti appartenenti a «Futuro e Libertà», alla stessa Udc e persino all'ala centrista del Pd. È chiaro che attraverso questa via sarebbe arduo restituire stabilità a una maggioranza in bilico, uscita dal dibattito alla Camera con appena tre voti di margine. Tuttavia quel che conta è il messaggio di Berlusconi.
Il presidente del Consiglio sa di dover puntellare la sua coalizione sfibrata. Materne di trovarsi a negoziare con Casini da posizioni di relativa debolezza. Con il pericolo di dover accettare prima o poi quella «crisi pilotata», comprensiva di dimissioni, che egli considera una medicina amara da evitare per quanto possibile. Così cerca di aggirare il problema.
A sua volta Casini e Fini hanno bisogno di voltare pagina dopo l'ordalia parlamentare. Il secondo più del primo, essendo il vero sconfitto della vicenda. Ma anche il leader dell'Udc sa di non poter attendere gli eventi con le mani in mano. Come ha detto ieri Rocco Buttiglione, «o ci uniamo o ci impiccano uno per uno». Brutale, ma rende l'idea. Di conseguenza Casini ha tutto da guadagnare se riesce ad allineare dietro di sé alcune decine di deputati (ottanta, forse cento) desiderosi di una strategia e una direzione di marcia. Anche per non sentirsi isolati ed esposti alla tormenta berlusconiana. Molto più di Fini, da oggi è Casini il naturale porta
voce del cosiddetto «terzo polo». Gli servirà per confrontarsi con Berlusconi, senza troppa fretta, da posizioni più solide.
Nel frattempo l'operazione prevede una piccola rivoluzione culturale. Basta con gli scontri all'arma bianca in stile Granata o Bocchino. Sotterriamo l'ascia di guerra, dice Casini. E sullo sfondo si sente l'eco delle parole del cardinale Bagnasco, presidente della Cei: «Il voto del Parlamento ha espresso un desiderio di governabilità in modo chiaro e democratico». È un auspicio che rispecchia il sentimento dell'Italia profonda, o meglio dell'Italia produttiva e di tutti coloro che temono l'instabilità. Senza dubbio il leader dell'Udc è sensibile a questi argomenti. E a sua volta Fini ha compreso che non può essere lui, il presidente della Camera, a favorire l'ostruzionismo nei lavori parlamentari.
Sta di fatto che ieri è stato approvato senza traumi il decreto sicurezza. Ed è in vista il «sì» anche per il decreto sui rifiuti di Napoli. La paventata paralisi del Parlamento per ora non c'è. La governabilità ha fatto un piccolo passo avanti. Poi si vedrà. Il negoziato con Berlusconi per allargare la maggioranza prima o poi dovrà acquistare un contorno preciso. E allora si giocherà l'ultima partita della legislatura.
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Berlusconi corteggia i moderati delusi
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Data 16-12-2010 Pagina \
Foglio 1
LABASTIGLIA DEL CAVALIERE
MASSIMO GIANNINI
SONO bastate appena ventiquattrore, per capire quanto sia posticcio lo «straordi
nario trionfo» ottenuto l'altroieri da Silvio Berlusconi ai danni del suo nemico Gianfranco Fini. Ap -pena ventiquattrore, per toccare con mano quanto sia fragile la Bastiglia forzaleghista nella quale il premier si trincera, fingendo di voler governare il Paese «fino alla fine della legislatura». Nel dolceamaro «day after» dell'ordalia del 14 dicembre, il presi-dentedelConsigliodeveprende-re atto che quella prova di forza (che pure c'è stata e che pure ha superato di strettissima misura) non solo non serve ad annienta-rel'opposizionedisarticolatadel centrosinistra, ma produce come reazione immediata la nascita di un'opposizione strutturata di centrodestra.
Il battesimo ufficiale del Terzo Polo tra FU, Udc, Api e Mpa cambia profondamente il panorama politico dimetàlegislatura. Èuna risposta politica dell'area moderata anti-berlusconiana alla vittoria aritmetica della destra radicale berlusconiana. Ed è significativo che quella risposta arrivi immediatamente dopo che il Cavaliere ha riaperto il borsino della compravendita dei parlamentari, rivelando una transumanza collettiva di numerosi esponenti di FU e annunciando un «porta a porta» individuale con singoU esponenti deU'Udc.
Lo slogan sul quale poggia la pubblicità ingannevole del premier,cheperquestaviasi spaccia agli italiani come un
«leader rafforzato», è «allargare la maggioranza». Obiettivo facile, asuo dire, per chi ha appena sconfitto i traditori e per questo diventa una calamita che attrae i pentiti, invece di respingere i transfughi. Laveritàèesat-tamente l'opposto. L'allargamento della maggioranza, per il premier, non è il test della sua ritrovata forza, malaprovadellasuamoltiplicatade-bolezza. Non è un atto di generosità, ma di necessità. Con tre voti di scarto, il governo Berlusconi-Scilipoti non va da nessuna parte. Per questo, econlasolastampelladellaLega,get-ta un ponte verso il centro.
Ma la novità è che il centro ha già mollato gli ormeggi. La nascita del Polo della Nazione è un altro effetto della vittoria di Pirro berlusconiana.
Piuttostocheterremotareilcampodi Futuro e Libertà, raccogliendo le macerie a suo vantaggio, Berlusconi ha spinto definitivamente Fini nella fa-gliainmovimentodelNuovoCentro. Ha gettato cioè l'ex co-fondatore del Pdl nelle braccia di Casini, che insie-meaRutettieLombardopossonoan-nunciare oggi la nascita di un coordinamento tra i parlamentari, domani il varo di un unico gruppo parlamentare, emagari dopodomanilaforma-zione di una lista unitaria e più in là, chissà, di un vero e proprio partito.
Il PdN si configura dunque non come«costola», macome alternativa assoluta al Pdl. E con q uestaprospet-tiva, non più teorica ma pratica, il Terzo Polo si blinda: la sua costi-tuency parlamentare appare oggettivamente meno permeabile alle lusinghe del Cavaliere. In qualunque forma si materializzino: mutui o poltrone. Così muta la geo-politica del Paese, che assume un assetto tendenzialmente tripolare. Anche questo è un esito della battaglia di martedì scorso, oltre che della più generale deriva populista e tecnicamente eversivadeìberlusconismo.Pessimo risultato, anche dal punto di vista del Cavaliere: da alfiere irriducibile del bipolarismo, diventali maieuta involontario del tripolarismo.
Vuole allargare la maggioranza. Per ora è riuscito ad allargare l'opposizione. Dopo il 13 aprile 2008, alla Camera aveva «contro» 276 parlamentari. Ora ne ha contro 311. Questa è la dura realtà di una maggioranza che si pretende tuttora autosufficiente. Il PdN potrà anche sembrare l'ultimo «fortino degli sconfitti». Potrà anche apparire velleitario in unT-taliaincui, dalla virata maggioritaria indotta dai referendum deiprimi anni '90, le terze forze non hanno mai goduto di particolari fortune. Potrà persino risultare nefasto, per chi ricorda la sciagurata politica andreot-
tiana dei due forni all'epoca dellaPri-ma Repubblica. Ma resta il fatto che dietro ai sacchi di sabbia della trincea appena costruita, l'artiglieria terzo-polista può fare danni incalcolabiU, nei confronti di Berlusconi e di quel che resta della sua coalizione.
Li può fare a legislatura vigente. Molto più di quanto non dimostri la rigida ed eccezionale aritmetica del voto di fiducia dell' altroieri. Quel 314 a311 a favore della maggioranza è infatti una situazione unica e irripetibile. Un esempio: nell'attuale perimetro Pdl -Lega ci sono almeno 30parla-mentari che sono anche ministri e sottosegretari, e che dunque sono spesso assenti daU' aula per impegni istituzionali e intemazionali. Nella fisiologia dei lavori parlamentari, la maggioranzanonsaràmaterialmen-te in grado di schierare stabilmente i suoi 314 effettivi alla Camera, e ì suoi
162 al Senato, per questo la neonata opposizione di centrodestra, insieme all'opposizione di centrosinistra, ha sulla carta i numeri sufficienti per mandare sotto il governo sulla mozione di sfiducia a Bondi o su quella per il pluralismo radiotelevisivo, sul disegno di legge Gelmini per l'università o sul decreto legge s per i rifiuti.
MailPdNpuò fare danni irreparabili anche nella prospettiva delle elezioni anticipate. Con l'attuale legge elettorale il Terzo Polo sarebbe ininfluente alla Camera, dove non potrebbe arrivare comunque primo ri-spettoalPdlealPd.edunquenonpo-trebbe in alcun modo incassare il colossale premio di maggioranza garantito dal Porcellum. Ma sarebbe decisivo al Senato, dove il premio di maggioranzaèsu baseregionale, dove non gioca il fattore «voto utile» e dove la soglia di sbarramento per i partiti coalizzati è solo del 3%. Dunque in questo caso, almeno a Palazzo Madama, il Terzo Polo sarebbe decisivo. Una Usta unitaria Fini-Casini-Rutelli-Lombardo raggiungerebbe un risultato sicuro: farebbe perdere Berlusconi, che con la sola maggioranza alla Camera non potrebbe tornare al governo del Paese.
Non sappiamo quanto filo da tessere avrà la Cosa Bianca, che è forse ancora informe, ma che certo è già conformeall'ideadiun«altrocentro-destra». Una formazione davvero moderata e finalmente costituzionale, ormai avversaria conclamata della destra estremista di Berlusconi e Bossi, che può avere a cuore l'interesse nazionale, e non più quello di un singolo. E con la quale persino il Pd può dialogare senza pregiudizi, per provare almeno a riscrivere un modello di legge elettorale e un programma dimessainsicurezza dell 'e-conomia del Paese. Una cosa è certa: questo Cavaliere, con U suo «governo del Cepu», non può farcela.
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INTERVISTA I Roberto Formigoni | Pdl
Tutti i moderati in un solo partito Giorgio Santillì su* Presidente Formigoni, è possibile un allargamento della maggioranza all'Udc?
L'appello di Berlusconi ai moderati, intesi come singoli esponenti e come partiti, mi sembra la linea giusta, l'unicapercorribi-le. È rivolto, in prima battuta, a singoli esponenti di Fli e all'Udc, ma anche a tutti coloro che si riconoscono nel Partito popolare europeo. Penso, per esempio, ai cattolici del Pd, sempre più a disagio con la deriva a sinistra di quel partito.
Dove dovrebbe portare questo allargamento?
Il primo obiettivo è ovviamente allargare la maggioranza
di governo e salvare la legislatura, confermando l'alleanza con la Lega, ovviamente. Io vedo però anche un orizzonte più strategico, quello di riorganizzare l'area dei moderati, per tappe penso si possa immaginare anche di arrivare alla riunificazione in un partito unico.
Formigoni guarda più avanti di Berlusconi, mi pare.
Non parlo per il presidente Berlusconi. Diciamo che questa è la proposta Formigoni e che contiene una possibilità in più.
È necessaria la crisi pilotata o basta un rimpasto?
Penso che se c'è la convergenza strategica, si trova la strada per realizzarla.
Se fallisce l'allargamento all'Udc, si va avanti con questi
numeri o torna l'ipotesi delle elezioni anticipate?
Credo che l'obiettivo principale sia l'allargamento all'Udc. Se questo non dovesse avvenire bisogna capire quanto sia consistente la subordinata, cioè l'ingresso nella maggioranza di singoli esponenti dell'area amoderata. Quanto alle elezioni anticipate, mi pare sia un'ipotesi di cui in questo momento meno si parla, meglio è, per i rischi che graverebbero sulla nostra economia.
Ufficialmente il terzo polo va avanti. Lei pensa sia un progetto politico morto?
Personalmente non ho creduto al terzo polo neanche prima del 14 dicembre perché il bipolarismo è stato fatto ormai pro
prio dai cittadini italiani e per questo il terzo polo sarebbe destinato ad avere meno voti di quello che generosi sondaggi gli attribuiscono. Dopo il voto di fiducia verrà fuori più chiaramente quello che a me è già chiaro, che il primo a non credere al ter-zo polo è proprio Casini.
Le sue dichiarazioni ufficiali vanno in altra direzione.
È stato costretto a farlo nel 2008, poi l'ha cavalcato bene. Ammetto che si sta muovendo molto bene, ma Casini è un moderato e quel che mi pare definitivo è il suo no a un'alleanza con il Partito democratico. Certamente poi sta a noi imparare la lezione degli errori del passato e far sì che il Pdl abbia comportamenti più politici che in passato.
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Governatore. Roberto Formigoni
Nasce il «Polo della nazione»
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DOPO BARBERA, PARISI E SEGNI
Non fermiamoci al bipolarismo imperfetto ALUIGICOVATTA
»**« aro direttore, sul Corriere del io i dicembre Augusto Barbera, Artu
ro Parisi e Mario Segni rivolgono un caloroso appello all'opinione pubblica perché sappia distingue
re fra berlusconismo e bipolarismo ed eviti di gettare il bambino con l'acqua sporca. Uno dei principali argomenti da essi portato a sostegno della loro tesi — l'essere stato Berlusconi estraneo alla campagna referendaria dei primi anni Novanta — per la verità non è molto consistente, anche perché si fonda su un errore storico e su uno concettuale. Per restare alla nostra storia recente Nenni, che volle più di ogni altro la Repubblica e la Costituente, non si sognò mai di non riconoscere il ruolo di De Gasperi, molto più tiepido nella fede repubblicana, nella formazione del nuovo sistema politico. E così Nenni evitò anche l'errore concettuale di identificare la riforma istituzionale da lui promossa con le ragioni della sua parte politica: si coprì anzi del «velo d'ignoranza» che Rawls consiglia ad ogni costituente.
Dello stesso «velo d'ignoranza», del resto, correttamente si coprirono anche Barbera, Parisi e Segni quando promossero i referendum: tanto che, quando poi si votò col maggioritario da essi voluto, si collocarono in tre posizioni differenti. Ora dovrebbero quindi prendere atto, con la stessa onestà intellettuale di allora, del fallimento di un sistema politico che principalmente sul bipolarismo si è fondato, e che è andato definitivamente in pezzi quando ha imboccato l'ultimo chilometro della strada che dal bipolarismo doveva portare al bipartitismo.
Questa eterogenesi dei fini non si è verificata a causa del «destino, cinico baro» già evocato in occasione del fallimento di altri
esperimenti di ingegneria elettorale. Si è verificata innanzitutto perché il bipolarismo, dove funziona, si fonda sulle radici secolari di forze politiche non improvvisate. E forse anche perché ormai in tutto l'Occidente la tradizionale dialettica destra-sinistra si interseca con quella, nuova e inquietante, fra universalismo e particolarismo. Senza dimenticare che le scelte impopolari che la crisi mondiale impone consigliano di guardare con minore diffidenza alle grandi coalizioni, che fra l'altro in Germania funzionano piuttosto bene.
Questo non significa, ovviamente, manifestare nostalgia perla gran bontà de' cavalieri antiqui della Prima Repubblica: quel sistema politico è finito e non tornerà. Significa invece non identificare i mali della Prima Repubblica con un sistema elettorale, e prendere atto che essi non sono stati sanati con un altro sistema" elettorale. Non significa neanche ignorare le novità prodotte dalla Seconda Repubblica, che recentemente Biagio de Giovanni (A destra tutta, edizioni Marsilio) ha individuato nel superamento del paradigma antifascista a cui si era conformata la Prima: per cui la destra, precedentemente sussunta nel complesso sistema di mediazioni della De, ha trovato una rappresentanza autonoma; e la sinistra ha dovuto prendere atto della sterilità della tradizione comunista una volta espunta dal sistema politico in cui si era formata. È giusto quindi pensare a una Terza Repubblica senza accontentarsi di avere sostituito il «bipartitismo imperfetto» della Prima con il bipolarismo altrettanto imperfetto della Seconda. E c'è da augurarsi che a questa prospettiva non manchi il contributo di Barbera, Parisi e Segni. .
direttore del mensile «Mondoperaio»
La Prima Repubblica è finita e non tornerà, ma non dobbiamo identificare i suoi mal con un sistema elettoi
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i # ' L'intervista II ministro La Russa; allargamento necessario. Il capogruppo fli al Senato può frenare chi potrebbe scivolare verso l'opposizione
«Ora ripartire da Molla. E Viespoli può aiutarci» ROMA — Ignazio La Russa guarda con
interesse ai movimenti che avvengono dalle parti dei Futuristi. In quel gruppo, sostiene, c'è «un forte disagio».
Secondo lei che cosa succederà dopo il voto della Camera?
«Fini ha perso non solo i tre che se ne sono andati martedì: a Silvano Moffa, Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori bisogna aggiungere Souad Sbai e Giuseppe Angeli. Non è un fatto marginale. Moffa, assieme al capogruppo del Fli al Senato Pasquale Vie-spoli che ha avuto un atteggiamento non conflittuale, può giocare un ruolo di riferimento per modificare l'atteggiamento di chi potrebbe scivolare verso le opposizioni...».
In che senso? «Nel senso che possono dare una mano
per fare proseguire l'esperienza dell'attuale governo di centrodestra».
L'Udc che è un possibile oggetto del desiderio politico si è vista con gli altri aspiranti fondatori del terzo polo...
«In questo momento Casini vuole tenere aperte tutte le opzioni: quella che non confesserà mai, e cioè di essere in teoria un candidato alla guida del centrosinistra, diventare il leader del centro oppure essere un alleato importante dell'attuale governo. Ma a un certo momento dovrà decidere. Se dicesse di essere disposto a rafforzare il centrode-
Lo scranno
Fini resterà abbarbicato ai suo scranno II voto? Avremmo la maggioranza anche a Palazzo Madama
stra lui dovrebbe, però, lasciar cadere la richiesta di dimissioni del premier».
E se non si riuscite ad allargare la base parlamentare?
«Se tutto questo non funziona non restano che le elezioni. Sbocco preferito per noi ma non per l'Italia a causa della crisi internazionale. Il clima attorno a noi è cambiato. Ora c'è un grande entusiasmo, al di là di
ogni aspettativa. E quindi se dovessimo fare prevalere il nostro tornaconto, elezioni domani».
Ne è davvero convinto? «In base a uno studio commissionato da
Denis Verdini anche al Senato, secondo i sondaggi attuali, avremmo la maggioranza. Meno ampia di oggi, ma l'avremmo. C'è poi il cosiddetto "sondaggio del politico", quello che intercetta gli umori dei cittadini. Ebbene quest'ultimo ci dice che è altissimo l'indice di mobilitazione dei nostri elettori
opinion leader». E come valuta l'intera vicen
da? «C'è soddisfazione per l'esito
delle votazioni sì, ma anche una vena di rimpianto. Non ho veramente ancora capito perché sottoporre il Parlamento, Roma, l'Italia a questa incredibile vicenda. Roma sotto assedio, il governo intento a contarsi invece
di fare delle cose, per poi non avere neanche i numeri».
Gianfranco Fini ha fatto sapere che non intende dimettersi.
«Non ne ho mai dubitato. Resterà abbarbicato allo scranno di Montecitorio. Si deve però chiedere perché la maggioranza dei parlamentari che lo aveva votato alla presidenza della Camera ne abbia invocato in aula le dimissioni».
Adesso che cosa succede? «Diciamo che non succederanno due co
se: che Berlusconi si dimetta e che noi si accetti la cancellazione del premio di maggioranza. Richieste che ci riportano indietro nel tempo, ovvero postulano il ritorno dello strapotere dei partiti che decidono tutto, sostituendo l'investitura popolare con le manovre di palazzo: sono contro la modernizzazione introdotta da Berlusconi».
Parliamo di che cosa succederà «Mi auguro che si realizzi l'allargamento
della maggioranza senza ambiguità e nella chiarezza. E c'è anche un altro tipo di allargamento verso quanti hanno avuto una storia con An, cioè occorre cogliere i segnali di disagio dei finiani».
Chi tiene i contatti?
«Fino al voto dell'altro giorno sono stati Verdini e Daniela Santanché che hanno monitorato la situazione. Altro che compravendita...».
Lorenzo Fuccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
Malumori tra i finiani per Casini protagonista
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Foglio 1 / 2
Il governo II Cavaliere
Berlusconi: nel governo c'è posto Ora voglio rafforzare la squadra «Diversi parlamentari pronti a passare con noi Fini? Sparirà»
ROMA — Gongola perché martedì con il voto del Parlamento «sono stati sconfitti Gianfranco Fini e la sinistra che con una manovra di Palazzo, che durava da almeno due anni, si proponevano di rovesciare il governo scelto dagli elettori». La fiducia «è stata chiesta non per andare a elezioni, ma per governare. In questo momento votare è da irresponsabili». Ma ora a Silvio Berlusconi si presenta il problema di allargare la base parlamentare che regge il suo gabinetto, perché tre deputati in più non bastano. Ma con chi? «Con l'U-dc?», gli domanda Maurizio Bel-pietro, nel corso di Mattino 5, sottolineando i ripetuti no di Pier Ferdinando Casini opposti allo stesso Berlusconi. «No—risponde Berlusconi — io sto pensando a singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono più la linea, che non vogliono giocare allo sfascio sulla pelle degli italiani e che si sono resi conto che un'opposizione pregiudiziale, ideologica e direi personalistica non serve a lo
ro né al Paese». Ritiene, quindi, che altri futuristi possano avere dei ripensamenti? «Sì, non solo qualcuno ma diversi che hanno pagato ormai il loro debito di riconoscenza a Fini che li aveva messi in lista e che sentono come innaturale la loro permanenza dentro un partito che è all'opposizione. Alcuni di loro sono già venuti da noi e già ieri sera (martedì; ndr) mi hanno espresso solidarietà e hanno offerto la loro collaborazione». E tra questi ci sarebbero — l'argomento è stato affrontato nel vertice serale del Pdl assieme a Berlusconi — anche alcuni scontenti del Pd, in particolare gli ex popolari in difficoltà per la deriva a sinistra del partito.
Del resto, fa notare il Cavaliere, «ci sono diversi posti nel governo perché sono usciti quelli che si sono uniti a Fini». C'è, insomma, la possibilità di «rafforzare la squadra in vista del lavoro che abbiamo di fronte», n premier, comunque, rimarca che «non offriamo posti per convincere qualcuno perché l'attuale squadra è la migliore messa in
campo negli anni della Repubblica». L'offerta è rivolta a quanti
daranno la loro «disponibilità» e vorranno «condividere il nostro progetto e arricchirlo». A costoro, fa balenare Berlusconi, proporremo «di lavorare con noi anche in ruoli di governo». D'altronde, sostiene, «mi stupirebbe molto che deputati e senatori, anche quelli finiani, da domani votassero contro le stesse leggi sulle quali fino a ieri hanno votato». Tutto, è sbottato, «ha un limite, anche in politica. E se non la coerenza ci deve essere almeno la decenza».
Con il voto di martedì, argomenta il Cavaliere, «è stata sconfitta definitivamente l'idea di rovesciare il governo». Non solo. È tramontata anche «l'ipotesi del terzo polo che non ha più grandi prospettive». E così si creano le condizioni «per inaugurare un rapporto nuovo con tutti a partire proprio dai parlamentari con i quali tra l'altro noi condividiamo la comune appartenenza al Ppe». Insomma, ripe-
Patto con Rutelli e Lombardo. Trattano con il Cavaliere anche due dell'area cattolica del Pd
Nasce il polo di Fini e Casini Berlusconi: inesistente. Il Pdl: altri 6-7pronti a passare con noi
Berlusconi corteggia centristi e finiani «delusi» per allargare la maggioranza, Fini e Casini lo sfidano ufficializzando la nascita del Polo della nazione, subito definito dal premier «inesistente». Nella nuova alleanza, oltre a Udc e FU, anche Api di Rutelli, il Mpa di Raffaele Lombar
do, i Libdem, La Malfa, Guzzanti e Sbarbati. Il Pdl: altri sei-sette sono pronti a passare con noi. Trattano con il Cavaliere anche due parlamentari dell'area cattolica del Pd.
DA PAGINA 2 A PAGINA 11 Arachi, M. Cremonesi
De Rosa, Di Caro, Fuccàro Garibaldi, Martirano
Roncone, Trocino, Vecchi
terà in serata nel meeting a Palazzo Grazioli: il Polo della nazione non ha futuro e Fini è destinato a scomparire lentamente.
Già, Fini. Gli viene chiesto ancora, che cosa deve fare? Può rimanere presidente della Camera? «Metà assemblea gli ha chiesto di dimettersi. Questa è una scelta sua che riguarda la sua dignità». Ma lei che cosa si aspetta? «Non lo so, non saprei cosa dire, non mi faccia dire niente al riguardo. Non ho mai detto nulla e vorrei mantenere la stessa posizione».
Se non si pronuncia sul futuro del presidente della Camera, Berlusconi non esita a replicare a quanto detto dallo stesso Fini sul voto di martedì, definito solo una vittoria numerica e non politica: «Ognuno si consola come può. Alla Camera è stato portato un attacco alla nostra maggioranza. Ma questo attacco è fallito. Il governo va avanti a lavorare per il Paese come ha sempre fatto e il ribaltone di Fini e della sinistra è stato sconfitto».
Lorenzo Fuccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Data 16-12-2010
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Foglio 2 / 2
I nomi
Giuseppe Consolo P I
Il deputato fli smentisce ripensamenti, ma ammette un'insofferenza verso Italo Bocchino: «Ne servirebbe uno più moderato»
F. Proietti Cosimi (FEi)
Nell'elenco dei «soggetti sensibili» che è filtrato dal Transatlantico figura anche il deputato di Fli Francesco Proietti Cosimi
Carmine Patariite (Fli)
Carmine Patarino, deputato di Futuro e libertà, sarebbe tra quelli che, alla luce dei fatti, potrebbero avere un ripensamento
intaniteli Baio {Pd}
L'area di disagio dei democratici coinvolge diversi parlamentari, tra i quali la senatrice Emanuela Baio Dossi
Paolo Giaretta(PdJ
Tra gli esponenti del Pd «inquieti», vicini a Fioroni, ci sono anche Paolo Giaretta (foto), Lucio D'Ubaldo e Daniele Bosone
Domenico Zinzi (Udo)
In base alla strategia attivata da Pionati (Ade), potrebbe tornare al Pdl anche Domenico Zinzi, deputato dell'Udc
Arte Silvio
Berlusconi ieri
all'inaugurazione della
mostra «Palazzo Farnese,
dalle collezioni
rinascimentali ad
Ambasciata di Francia»
{Ansa)
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Data 16 -12-2010 Pagina \
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UN COPIONE DA NON RIPETERE di DARIO DI VICO
"jjf a novità degli scontri che 1 hanno devastato martedì 2 pomeriggio il centro di
JL »J Roma è che dopo tanto tempo si è rivista all'opera una vera «macchina della violenza». Per il livello di organizzazione, per la preparazione allo scontro, per l'assoluta determinazione mostrata dagli attaccanti, abbiamo assistito (sgomenti) a un salto di qualità.
E vero che in Italia si ripetono ormai con preoccupante frequenza le performance dei centri sociali e dell'area antagonista che per lo più hanno preso come bersaglio Raffaele Bonanni, ma martedì nella Capitale è accaduto qualcosa di diverso. Si è visto all'opera in piazza un professionismo della guerriglia che per massa critica e «competenze» non si improvvisa e che si era dato come obiettivo esplicito l'attacco ai luoghi simbolo delle nostre istituzioni repubblicane. Tocca agli inquirenti accertare se e come sia in atto un'ibridazione tra l'area antagonista dei centri sociali e gli addestratissimi ultras del calcio, ma intanto non dobbiamo farci illusioni. È più che probabile che la macchina della violenza non si fermi al prototipo, che abbia voglia di stare in campo anche nei prossimi difficili mesi. Perché oltre al livello militare dello scontro colpisce come i facinorosi abbiano saputo modulare la loro azione in stretta relazione con ciò che via via avveniva a Montecitorio (la Scilipoti comedy). E mentre i soggetti politici, dopo l'esito del braccio di ferro parlamentare, stavano ricalibrando le rispettive strategie, la macchina della violenza ha rubato la scena a tutti e l'ha occupata per ore. tanto che sui giornali di ieri le cronache degli scontri competevano in spazi con i resoconti sulla fiducia accordata dalle Camere al premier in carica.
Nel day after la domanda da farsi è che cosa possono fare le forze
democratiche perché non si ripeta il drammatico copione degli anni 70 che insanguinò le nostre strade e le nostre vite. La risposta è netta: bisogna evitare che questa macchina si trasformi in un partito, che all'efficienza distruttiva dimostrata sul campo si cumuli una soggettività politica, una capacità di leggere l'evoluzione della crisi italiana e di trovare di volta in volta la chiave per ordire (e
legittimare) nuovi assalti al cuore delle istituzioni. Per dirla chiara e tonda bisogna evitare che il Caimano prenda il posto del Sim, lo Stato imperialista delle multinazionali di quaranta anni fa, diventi il teorema, la giustificazione teorico-politica di un nuovo partiti-no armato. La sinistra che, con più 0 meno fortuna, si oppone a Silvio Berlusconi è quella che meno ha da guadagnare da un clima impastato di violenza politica e disordini di piazza. La storia recente lo dimostra ampiamente, quando lo scontro politico ha ceduto il passo a quello militare l'aggettivo che ha preso il sopravvento è stato sempre «torbido», un modo per segnalare strane connivenze e alleanze indicibili.
Si offre involontariamente una sponda alla macchina della violenza anche quando si finisce per confondere sociologia e politica. Conoscere la società italiana e le sue mille pieghe è uno sforzo continuo, i cambiamenti sono veloci, le contraddizioni sempre dietro l'angolo e la reductio ad unum in Italia non funziona. Nel dibattito mediatico invece spesso si compie il percorso opposto. Si semplifica, si prefigura a tavolino che a un contrasto di tipo sociale equivalga immediatamente a un cambio di preferenza/schieramento politico, che un pugno di persone che manifesta esplicitamente il suo orientamento rappresenti au-tomaticamente l'universo.
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Basta invece leggere le cronache minute di una qualsiasi giornata italiana per capire come sia difficile anche solo aggiornare la mappa sociale. I cinesi comprano un banco del pesce a Venezia e il governatore Luca Zaia protesta, un artigiano del Varesotto è morto per una disattenzione mentre lavorava al tornio di sabato per una commessa urgente, l'immigrazione straniera che tanto ci preoccupa sta invece ral lentando il suo flusso, le coop rosse si fondono con quelle bianche. Come si fa a sintetizzare questa complessità dentro la facile formula «la società è contro il Tiranno»? Come si fa a pensare che i
facinorosi di Roma siano la proiezione politica di una generazione anch'essa attraversata da mille contraddizioni e tutt'altro che orientata a sinistra? La verità, scomoda da pronunciare, è che non esiste un Paese reale che abbia già scelto compattamente di andare oltre Berlusconi.
La linea di frattura (che esiste) tra le speranze degli italiani e le risposte che vengono dall'alto riguarda per ora l ' intero mondo politico e non solo il Caimano. Quando gli imprenditori del Nord dichiarano che proveranno ad andare in Cina «nonostante l'assenza del governo», non stanno annunciando che non voteranno più per Berlusconi, così come i giovani italiani che appena possono vanno a vivere all'estero (oggi a Berlino più che altrove) se ne andrebbero anche se governasse il terzo polo, Pier Luigi Bersani o Nichi Vendola.
Conosco l'obiezione che a queste riflessioni può venire da chi milita a sinistra: negare le ragioni dell'indignazione contro il tiranno vuol dire depotenziarci, toglierci argomenti e favorire così il perdurare del regime. Ma pur coltivando un sacrosanto rispetto dei valori dell 'etica pubblica penso che non possano essere sostitutivi di una buona piattaforma politica orientata ad allargare il consenso. La crisi italiana n o n si sb locche rà fin quando agli elettori non verrà proposta un'alternativa competitiva. Per costruirla l'opposizione deve, intanto, smetterla di amare solo gli italiani che vanno in piazza.
Dario Di Vico [email protected]
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La linea di frattura La linea di frattura tra le speranze degli italiani e le risposte che vengono dall'alto riguarda l'intero mondo politico
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Data 16-12-2010 Pagina \
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TRA IL TIMORE E LA NECESSITÀ AMASSIMO FRANCO
L a nascita del «Poto della nazione» sembra rispondere
ad un riflesso difensivo: impedire che Silvio Berlusconi applichi al FU, e magari anche all'Udc, la «strategia del carciofo», ingrossando la maggioranza senza dimettersi. Rocco Buttiglione, presidente dei centristi, lo ha detto con candore: «0 stiamo insieme, o Berlusconi ci impicca uno ad uno». L'accelerazione conferma una decisione presa in affanno; e frutto di un compromesso che prevede una leadership sbilanciata a favore dell'Udc: una sorta di «Polo Casini».
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D'altronde, dopo la sconfitta bruciante del Fli, si delineava il rischio di una piccola diaspora finiana. Per il presidente della Camera il «Polo della nazione» è dunque una scelta di sopravvivenza; per Pier Ferdinando Casini un investimento, seppure azzardato, sul futuro. La leadership dell'Udc è un fatto. Si intuisce dall'annuncio di una strategia che corregge quella seguita dal Fli contro Berlusconi. Niente muro contro muro ma opposizione «responsabile»; esame pragmatico di ógni misura, decidendo volta per volta: basta vedere il «sì» al decreto sui rifiuti approvato ieri. La figura di Fini esce ammaccata dallo scontro, come il suo profilo istituzionale. Ormai, Pdl e Lega insistono ogni giorno Sulla mancanza di credibilità del presidente della Camera, chiedendone le dimissioni. E a queste accuse si uniscono giudizi liquidatori sul «Polo della nazione» nascente. La mossa di Casini, dello stesso Fini, di Francesco Rutelli, dell'Mpa del siciliano Raffaele Lombardo e dei «liberali» serve ad arginare le tentazioni di fuga dal Fli; e a replicare alle offerte di tregua arrivate dal premier nelle ultime ore. LTFdc potrebbe incassare un dividendo immediato; e in parallelo rispondere agli inviti delle gerarchie cattoliche che chiedono stabilità. Ma la scelta sembra un'altra, più difficile: amalgamare cento parlamentari figli di esperienze diverse. Per questo non si può sfuggire ad un'impressione: che la decisione presa ieri sottolinei più la portata politica del successo ottenuto da Berlusconi al Senato e alla Camera, che il nuovo progetto. È come se i protagonisti blindassero le loro truppe per impedire che siano risucchiate dal Pdl, soldato dopo soldato. Ma l'iniziativa può avere l'effetto di complicare quel rafforzamento del centrodestra, ritenuto l'unico antidoto alle elezioni anticipate. Se Berlusconi voleva davvero offrire alla Lega l'inserimento dell'Udc in un nuovo governo, da ieri il progetto diventa meno decifrabile. Casini e Fini non escludono il voto, e probabilmente sperano in un dopoelezioni col bipolarismo in crisi. L'idea di riunire i parlamentari a metà gennaio evoca la coincidenza con quella che
potrebbe essere la data di scioglimento delle Camere. E l'ambizione dichiarata di essere «la vera casa dei moderati», pronta a prendere i voti in libera uscita dei delusi del berlusconismo, apre una competizione aspra, n «Polo della nazione» nasce in evidente contrasto con l'«asse del Nord». Deve sterilizzare l'antiberlusconismo viscerale maturato in questo mesi nelle file finiane. Ma soprattutto, ha il limite di essere percepito come una formazione spuntata in Parlamento prima che nel Paese; e costretta a gareggiare in un sistema elettorale che non premia le posizioni intermedie, n Pd di Pier Luigi Bersani già corteggia il «Polo Casini» come possibile alleato in vista delle urne. La Lega lo bolla come «ruota di scorta» delle sinistre. Ma nell'offensiva in atto da parte della maggioranza si indovina una miscela di sarcasmo e di inquietudine.
Massimo Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA
Strategie Capovoltala strategia del Fli nei confronti di Berlusconi
TRA IL TIMORE E LA NECESSITÀ
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L'EDITORIALE
DAL RIBALTONE AL CENTRINO di Alessandro Saltasti
'V&V al tentato, e falli-<(% ' ^ to, ribaltone par-{ì lù lamentare a quel-ii'"«-•• lo mediatico. Ri
baltare la realtà è ormai il segno distintivo di Gianfranco Fini e dei suoi compagni di strada, da Casini a Bersani. A leggere la maggior parte dei comment i apparsi sui giornali di ieri sembrava che Berlusconi e la maggioranza avessero di fatto perso e che a vincere fossero stati loro. «Governo Scilipoti», hanno definito in molti l'esecutivo uscito indenne dalla conta ironizzando sul deputato transfuga dell'Idv che sarebbe stato decisivo nella votazione. Ovviamente non è vero. Semmai, decisiva è stata la crisi di coscienza di tre deputati finiani che non se la sono sentita di tradire elettori e ideali (da soli hanno spostato sei voti). Decisiva è stata la compattezza dell'asse Pdl-Lega. La verità viene ribaltata anche sul ruolo e sulla forza del Fli, partito che si è dimostrato inutile alla maggioranza quanto all 'opposizione che aveva scommesso di abbattere Berlusconi usando Fini come Cavallo di Troia.
La verità è che i ribalto-nisti sono usciti dal voto a pezzi (ieri, per la pr ima volta dall'inizio crisi, un emendamento del Fli non è passato in aula). Tanto che a poche ore dalla sconfitta, Fini, Casini e Rutelli hanno annunciato di voler unire i cocci. Costituiranno un unico gruppo parlamentare, prova generale di una coalizione da mettere in campo in caso di elezio
ne. Un gruppo di centro che non guarda a sinistra, giurano. E mentono. Tutti e tre (Fli,Udc e Api) sono già alleati del Pd nel governo della Sicilia. Un gruppo unito come un sol uomo, giurano. E rimentono. La prova è che martedì, uno tra Fini e Ca -sini dovrà rimangiarsi al Senato il voto già dato sulla riforma universitaria. Alla Camera, infatti, il Fli votò a favore e l'Udc contro. Prima prova, quindi, e primo rospo che uno dei centristi dovrà ingoiare. Ne seguiranno altri, perché i cattolici di Casini e i laicisti di Fini non saranno d'accordo (...)
(...) su nessun tema etico, su come e dove indirizzare le poche risorse economiche che ci sono, su dove tagliare. Per la verità, e siamo alle comiche, non c'è accordo neppure sul nome da dare a questo schieramento: Alleanza per la Nazione, propongono dal Fli evocando An; Unione dei Centristi, ribattono dall' Udc cercando di sdoganare la propria sigla.
Insomma, la grande novità della politica italiana nasce sotto i peggiori auspici e secondo i vecchi riti. Nasce per salvare il soldato Fini dalla sconfitta totale, dargli un po ' di ossigeno perché possa illudere i suoi, molti dei qualipro-pensi al ritorno in casa Pdl, che ci sia un futuro politico dopo la batosta di martedì. In sostanza è Casini che sta cercando di inghiottire i traditori di Berlusconi per traghettarli, insieme all'ex candidato premier dell'Ulivo Rutelli, nella pancia della sinistra, senza la quale, fuori dal Pdl, è impossibile pensare di vincere non dico le elezioni politiche ma neppure quelle di un consiglio comunale.
Questa descritta non è un'ipotesi di fantapolitica ma il progetto neppure tanto segreto di Massimo D'Ale-ma, l 'eterno sconfitto che non sia rassegna a uscire di scena. Proprio D'Alema vede in Casini il nuovo Prodi, cioè il pres tanome ideale per ri
portare gli ex comunisti alla vittoria elettorale e quindi a palazzo Chigi. Il centrino dovrebbe quindi essere l'embrione di un centrone fascio-catto-comunista da contrapporre all'asse Pdl-Lega. Che facciano. Quattro leader sconfitti non ne fanno uno vincente. Quattro idee sommate non ne fanno una buona. Lo si è visto in tutte le elezioni, così come nella votazione sulla sfiducia. Un'operazione di questo genere non farà che accelerare la fuga dei loro parlamentari (ed elettori) verso schieramenti con idee chiare e univoche. Berlusconi e Bossi aspettano a braccia aperte.
Dal tentato ribaltone alla nascita del centrino
FIDUCIA La maggioranza esulta
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LE STRATEGIE
Governo debole in Europa I timori del Colle Pranzo al Quirinale tra Napolitano e Berlusconi "Garantire al massimo livello il nostro Paese in Uè"
PAOLO PASSARINI ROMA
Il giorno dopo si torna al lavoro. Se martedì Giorgio Napolitano aveva sollecitato Silvio Berlusconi a mettere il governo in condizione di «affrontare le questioni più urgenti», ieri è passato dalla teoria alla pratica raccomandandogli di garantire una presenza al massimo livello dell'Italia nelle sedi europee. Lo ha fatto durante il pranzo di lavoro tenutosi al Quirinale alla vigilia di un'importante riunione del Consiglio d'Europa. Al tavolo, oltre a Napolitano e Berlusconi, sedevano i ministri Giulio Tramonti (Economia) e Franco Frattini (Esteri), assieme ai due bracci destri dei due presidenti, Gianni Letta e Donato Marra.
Il Capo dello Stato prepara l'atteso discorso di lunedì sulla situazione politica
Le fonti ufficiali negano risolutamente che, durante l'incontro, siano stati fatti riferimenti significativi alla situazione politica attuale, alla sua precarietà e ai suoi possibili sviluppi. Forse, l'elemento dell'incontro che può maggiormente incuriosire i notisti è che il pranzo di ieri, previsto da molto tempo, è stato annunciato solo martedì dopo il voto della Camera, perchè il governo avrebbe potuto non esserci più.
La raccomandazione di Napolitano a proposito di un forte impegno sul fronte europeo discende dalla sua estrema preoccupazione per il futuro dell'Unione, per quello dell'euro e, soprattutto, per le ricadute che tutto questo potrebbe avere sull'Italia. Nel breve e medio periodo, poi, ad allarmare il presidente è soprattutto la possibilità di una va
sta operazione speculativa internazionale sul debito italiano, incoraggiata dalla situazione di pronunciata instabilità politica e da una certa distrazione del governo.
In uno dei suoi interventi, infatti, il capo dello Stato ha richiamato il contenuto della lettera da lui inviata il 27 novembre scorso ai presidenti del Gruppo degli Otto, nella quale chiedeva che, «dinnanzi alle tensioni in atto nei mercati finanziari si esprima pubblicamente piena fiducia nell'euro» e «una chiara comune determinazione a contrastare contagiose speculazioni contro la moneta unica, frustrando ogni tentativo di provocare un default di stati sovrani del-l'eurozona».
Punto centrale della prossima riunione del Consiglio d'Europa sarà la definizione di nuove regole per riformare la governance economica. Entro
All'incontro anche Tremorrti, Frattini e Letta: attenti alle speculazioni sull'euro
aprile anche l'Italia dovrà offrire i suoi suggerimenti definitivi per la messa a punto di un sistema di controlli più stretti sulle economie nazionali da parte degli organismi dell'Unione. E' una materia calda per una maggioranza in cui la Lega ha un ruolo determinante e la discussione al riguardo è allo stato iniziale.
Tremonti ha spiegato perchè, anche a giudizio dei responsabili dell'Unione, per ora non c'è alcuna ragione di pensare a una manovra finanziaria aggiuntiva e quindi il tema è stato velocemente accontonato.
Nel frattempo il presidente sta preparando il discorso che rivolgerà lunedì alle Alte Magistrature dello Stato e tutto induce a pensare che sarà un discorso ragionevolmente allarmato, ma anche attento a sfruttare tutti gli spazi offerti dalla nuova situazione per ristabilire una maggiore armonia tra le istituzioni dello Stato in una situazione particolarmente delicata.
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Data 16-12-2010
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Foglio 2 / 2
Edicola Così i giornali
di tutto il mondo
guardian
The Guardian M B II quotidiano di sinistra britannico titola «Disordini a Roma mentre Berlusconi ottiene una vittoria di Pirro», mentre il conservatore Daily Thelegraph dice al premier di «uscire con gli applausi prima che le fortune politiche del teatro italiano passino da commedia a tragedia».
^jc&Urfjorkgmnes
The New York Times • • B II New York Times dedica alla fiducia la pagina d'apertura della sezione esteri del giornale. Qui pubblica una foto degli scontri di Piazza del Popolo e il titolo «Berlusconi sopravvive al voto di fiducia, ma a Roma esplode la protesta». In foto anche il finanziere con la pistola.
The Washington Post • • * Il Washington Post dedica agli incidenti di Roma una grandissima foto in prima pagina, proprio sotto la testata. L'immagine scelta è sempre quella dell'agente Finanza. Il titolo sopra la foto: «Scontri di contestatori dopo il voto a favore di Berlusconi».
Wall Street Journal HBK Sempre in prima pagina, in grande evidenza, il
riassunto della giornata. Sopra la rissa a Montecitorio, sotto Piazza del Popolo che brucia e in mezzo un tondino con Silvio Berlusconi che sorride a mani giunte. Sopra la foto il titolo: «Berlusconi sopravvive, ma Roma brucia».
El Pais H II quotidiano progressista spagnolo titola «Proroga di Natale», convinto che «la risicata vittoria parlamentare di Silvio Berlusconi, un professionista della sopravvivenza, evita il collasso immediato del suo debole governo, ma non fa che prolungarne l'agonia politica».
Liberation •sai «Sempre lui», scrive in prima pagina il giornale della sinistra francese sullo sfondo di un Berlusconi in posa da Napoleone. E nelle successive pagine parla di «Vittoria strappata» del Cavaliere, «soprassalto del Caimano», «Corteo che si trasforma in sacco di Roma».
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la recente visita a Vienna. Ieri ha
ricevuto il premier Silvio Berlusconi con alcuni ministri
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Foglio 1 / 2
COMPLOTTO I L VECCHIO VIZIO
DELLA SINISTRA MICHELE BRAMBILLA
C ^ erano infiltrati tra i ragazzi che l'altro ieri hanno manifestato
per le vie di Roma, con i risultati che sappiamo?
Tutto è possibile, per carità.
CONTINUAAPAGINA47
Per affermarlo occorrerebbero però, se non delle prove, perlomeno degli indizi seri. Invece ieri, sulla base di alcune foto fatte girare su Internet - e rivelatesi poi
in alcuni casi tutt'altro che chiare, e in altri delle autentiche patacche - è partito il tragicomico déjà vu di accuse alla polizia cattiva e complottista al servizio della Reazione.
Tutto è cominciato perché in alcune immagini scattate durante la guerriglia si vede un ragazzo con un giubbotto beige e il volto coperto da una sciarpa bianca che impugna un manganello e tiene, nell'altra mano, un paio di manette. E chi può avere un paio di manette, se non un questurino? Altre foto, poi, evidenziano che alcuni teppisti calzano scarponi identici a quelli in dotazione alla polizia. Tanto è bastato per dare il via al tam tam: ecco le prove, i violenti sono in realtà poliziotti travestiti e manovrati da un governo che ha interesse a dare, di chi protesta pacificamente, l'immagine degli estremisti pericolosi.
Se tutto questo veleno fosse stato messo in circolo da, che so, esponenti di alcuni centri sociali, o comunque dal cosiddetto «mondo antagonista», non meriterebbe neppure di essere commentato. Purtroppo i sospetti, le illazioni, la consueta patologica caccia a registi occulti sono venuti da pulpiti che godono di grande autorevolezza. Giornalisti e politici dell'opposizione hanno chiesto spiegazioni al ministro degli Interni e perfino una persona solitamente assennata come il capogruppo del Pd al Senato, Anna Pinocchiaro, ha detto: «Vogliamo sapere chi erano questi che evidentemente erano infiltrati, chi li ha mandati, chi li paga e che cosa devono provocare».
Siccome anche gli avverbi a volte sono pietre, queU'«evidentemente» uscito dalla bocca della Finocchiaro è una cosa che fa male. «Evidentemente», e quindi senza dubbi. Sarebbe bastato che la senatrice, e con lei molti altri (l'ex ministro della Giustizia Diliberto, ad esempio) avessero fatto ricorso alla prima delle virtù cardinali, che è la prudenza. O almeno alla pazienza: avessero aspettato un paio d'ore, avrebbero visto altri filmati, ad esempio quello in cui si vede che il misterioso «infiltrato» viene poi
fermato dalla polizia, e che mentre implora clemenza ripetendo più volte «sono minorenne» non si cura della telecamera che lo riprende. Fosse stato uno sbirro in missione segreta, avrebbe permesso (e avrebbero permesso i suoi «colleghi» poliziotti) quelle riprese? Con un po' di pazienza, poi, i sostenitori del complotto avrebbero appurato che le fotografie in cui si vedono manifestanti con gli stessi scarponi dei poliziotti non sono state scattate a Roma martedì, ma a Toronto quattro mesi fa. Infine, un po' di paziente attesa avrebbe permesso la lettura del comunicato con il quale la questura ha fatto sapere che ieri sera ha identificato e arrestato il ragazzo, che è un estremista di sinistra, e non un brigadiere.
Purtroppo questo ricorso al complotti-smo e al vittimismo è un vizio antico della nostra sinistra. Già negli Anni Settanta si cercò goffamente, e per anni, di negare la vera matrice delle Brigate Rosse; e anche allora, negli scontri di piazza, secondo una certa vulgata c'erano da una parte i giovanotti inermi, e dall'altra la polizia assassina. È un vizio che forse ha origine nella pretesa di una immacolata concezione, per cui è impossibile che «qualcuno dei nostri» possa anche comportarsi male; e nella tentazione di cercare sempre un alibi ai propri insuccessi, per cui se non si vince è perché qualcuno rema contro in modo sporco.
E invece uno dei - non il solo: ma uno dei - motivi per cui la sinistra italiana non ha vinto è anche questo suo ahimè ricorrente atteggiamento, che l'ha resa agli occhi di molti poco simpatica e ancor meno credibile. Ne ha sicuramente, la sinistra, di argomenti per fare opposizione. Lasci perdere i complotti della polizia.
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Foglio 2 / 2
COMPLOTTO IL VECCHIO VIZIO
DELLA SINISTRA
Illustrazione di Gianni Chiostri
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Pagina 3 7
Foglio "]
Fisco Superato il Belgio, pagano più tasse solo Svezia e Danimarca
Pressione fiscale a quota 43,5% Roma al terzo posto nell'Ocse
ROMA - Sarà anche per colpa della crisi che ha fatto contrarre il Pil ma l'Italia sta accumulando due trend negativi. Da una parte, nel 2009, ha visto aumentare la pressione fiscale al 43,5% rispetto al prodotto interno lordo, mentre era al 43,3% nel 2008, raggiungendo il terzo posto tra i Paesi più tartassati dell'area Ocse. Dall'altra scende al penultimo posto per l'occupazione giovanile, facendo meglio solo dell'Ungheria, con una preoccupante quota del 21,7%. Lo rilevano gli economisti dell'organizzazione dei Paesi più avanzati (Ocse)
precisando che i giovani occupati per il 44,4% hanno un impiego precario e il 18,8% lavora solo part-time. Le cifre sulle imposte raccontano un'Italia superata per pressione fiscale complessiva solo dalla Svezia (46,4%) e dalla Danimarca (48,2%) con alcuni andamenti singolari. Il gettito fiscale rispetto all'intera ricchezza, l'anno scorso, ha mediamente visto un calo rispetto al 2008 in 17 stati Ocse, mentre soltanto in 7 Paesi - tra cui l'Italia - si ha un incremento. Altre tabelle dimostrano il forte aumento delle tasse locali: nel 1990, cioè
vent'anni fa, erano pari al 2,6% della tassazione totale mentre oggi sono salite al 16,1%. Per quanto riguarda la tassazione sui redditi, quella dell'Italia è mediamente più elevata e cioè del 26,8% della tassazione generale contro il 25% della media Ocse mentre è sceso il prelievo fiscale sulle società passando al 3,7% del Pil dal 3,8% del 2007. Disponibili per 28 sul totale di 33 dei paesi Ocse, i dati preliminari 2009 «confermano che si è interrotto l'aumento della percentuale del gettito rispetto al Pil nella media degli stati membri», si legge nello
La classifica delle tasse 1 © Danimarca
2 Q Svezia
3 O. 4 O Belgio
5 © Finlandia
6 0 Austria
7 CD Francia
8 © Norvegia
9 © Ungheria
10 O 0|anda
"2008 Fonte: Ocse - Revenue Statlstics
I 48,2%
| 46,4%
| 43,5%
| 43,2%
| 43,1%
| 42,8%
| 41,9%
| 41,0%
| 39,1%
I 39,1%*
D'ARCO
studio di oltre 300 pagine che esamina la dinamica delle entrate dei paesi più industrializzati da 44 anni a questa parte.
Un'altra tabella relativa alla percentuale delle imposte sul reddito e sugli utili mostra invece l'Italia a quota 14,2% sempre rispetto al Pil, su livelli identici al Canada ma inferiore al 29,5% della Danimarca, 18,4% della Norvegia, 16,3% della Svezia, 15% in Belgio e in Finlandia. La Cisl ha denunciato l'urgenza della riforma fiscale per abbattere una «intollerabile» evasione pari a 120 miliardi di euro.
Roberto Bagnoli ©FÌIPFÌODU7IONE RISERVATA
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Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0
Pagina 4 3
Foglio 1 / 2
La storia , Al vertice dei top manager alla Casa Bianca solo due istituzioni finanziarie, Ubs e American Express
Il bonus? Resta tutto d'oro ma Wall Street prova la frugalità Compensi saliti del 5%. Obama convoca i big dell'industria
DALNOSTRO INVIATO
NEW YORK — Alla vacanza nel paradiso caraibico di St. Barth non si rinuncia, ma magari si va con un aereo di linea anziché col jet privato. Oppure si affitta il sohìo bireattore dalla società di charter, ma si vola con qualcun altro, per dividere le spese. Meglio rinunciare al megayacht da 60 metri: dà troppo nell'occhio. Ma la villa sull'oceano per le vacanze estive agli Hamptons non può essere sacrificata sull'altare della crisi. Gli agenti immobiliari delle località più «in» di Long Island sono già pieni di richieste per l'estate 2011. E il clima di «austerity» che si respira nel Paese? Magari si può sforbiciare la superficie calpestarle: piscina e campo da tennis non si toccano, ma, invece dei soli 1200 metri quadro coperti, ne possono bastare anche 6-800 per ospitare comodamente la famiglia e qualche ospite.
Nell'America dell'economia che ristagna e dell'elevata disoccupazione, Wall Street interpreta a suo modo il nuovo clima di frugalità: meno ostentazione, meno eccessi, ma anche ritorno ad alcuni consumi di lusso che, subito dopo il crollo dei mercati, nel 2008, erano stati tagliati.
La finanza non è più la miniera d'oro di qualche anno fa. Probabilmente non lo sarà mai più. «Penthouse» su tre piani in cima ai grattacieli, panfili da so-
• gno, Porsche e Bentley tornano ad essere consumi per pochi «tycoon», non per un intero esercito di «trader» che si era arricchito con le «bolle». Ma molti manager e «broker» che l'anno scorso erano sembrati più orientati a tener conto dei comportamenti di una nazione che sta «tirando la cinghia», incerti sul futuro della loro banca 0 del loro po
sto di lavoro, adesso vivono in un clima da «scampato pericolo»: anche se l'economia continua a stentare, la bufera è ormai alle spalle.
Si può, insomma, tornare a spendere, anche se con un po' più di giudizio rispetto al passato: i grandi ristoranti di New York sono di nuovo pieni, il calendario delle feste di fine d'anno offerte dai protagonisti della finanza è fittissimo. Christie's, la celebre casa d'aste, sta facendo affari d'oro e sostiene che i clienti di Wall Street hanno ricominciato a contribuire in buona misura al loro giro d'affari.
Chi sceglie la linea della prudenza lo fa perché c'è ancora incertezza sull'entità del «bonus» di fine anno e per non dare nell'occhio: la crisi che sta impoverendo l'America è pur sempre nata a Wall Street. Il risentimento popolare nei confronti dei banchieri rimane palpabile, così come quello di Obama che, pure, ieri ha ricevuto alla Casa Bianca i capi di venti tra i maggiori gruppi industriali americani — da Boeing a Google a General Electric—per cercare di ripristinare un «feeling» con le imprese dopo le asprezze della campagna elettorale e chiedere il loro contributo per la creazione di nuovi posti di lavoro. La finanza era rappresentata solo da UBS e American Express.
Quello dei «bonus» 2010 è un passaggio cruciale per Wall Street. Alcuni esperti di politiche retributive nella finanza sostengono che, complessivamente, le società del settore quest'anno erogheranno compensi superiori del 5% a quelli del 2009. Ma le grandi banche — soprattutto Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup, Bank of America e JP Morgan Chase, le «top five» sulle quali sono sempre puntati i riflettori —
hanno effettuato fin qui accantonamenti che fanno pensare a una riduzione dei «bonus» del 20-25%. Ieri sono state pubblicate le prime anticipazioni secondo le quali Lloyd Blankfein, il capo di Goldman Sachs, per il 2010 incasserà un «premio» di 24 milioni di dollari: una cifra enorme agli occhi di chiunque non operi nell'alta finanza e che probabilmente susciterà nuove polemiche. Dal punto di vista di Goldman, però, è poco più di un terzo di quanto incassato dal banchiere nel 2007 e molto meno di quello che si mettono in tasca i grandi nomi della finanza in altri settori, come gli «hedge fund».
Nessuno saprà veramente come sono andate le cose ancora per qualche mese perché i «bonus» natalizi in realtà vengono pagati quando il nuovo anno è già iniziato da un pezzo, in genere alla fine di gennaio. Ma è evidente fin d'ora che Wall Street non è più una locomotiva che traina tutti: le grandi banche, più direttamente toccate dalla riforma della finanza che impone loro di non usare i risparmi dei cittadini per finanziare operazioni troppo rischiose (anche se potenzialmente molto remunerative) difficilmente torneranno ai profitti «stellari» di qualche anno fa. E settori come il cosiddetto «proprietary trading», finito nel mirino del Congresso, devono essere sostanzialmente smantellati 0, almeno, ripensati. Per i «tradeD> di questo comparto i «bonus» risulteranno probabilmente più che dimezzati. Ma in altri campi, come la gestione dei patrimoni, le cose stanno andando bene e i compensi saranno ricchi. I panfili che quest'anno rimarranno attraccati nei porti caraibici, ben presto potrebbero riprendere il mare.
Massimo Gaggi © R1PRDDUZIONL RISERVAI A
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Si meeting Il presidente Barack Obama attraversa a piedi Pennsylvania Avenue, la strada che separa la Casa Bianca dalla Blair House, la sede dell'incontro con i venti ceo dei principali gruppi industriali e finanziari Usa.
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Eurozona sotto stress LE TENSIONI SUI MERCATI
Le criticità. Dubbi sulle scadenze 2011, su banche e conti delle Regioni autonome
Le valute. L'euro toma a 1,32 sui dollaro ed è ai minimi storici sul franco svizzero
Madrid nel mirino di Moody's L'agenzia minaccia
Michele Calcaterra MADRID. Dal nostro corrispondente
Maximilian Cellino MILANO
Kit» La Spagna rimane nell'occhio del ciclone dei mercati. Ieri Moody's ha infatti lanciato un nuovo avvertimento che suona già come una condanna: la minaccia di un eventuale «downgrade» del rating Aai a causa del suo «elevato fabbisogno nel 20ii, che rende il paese suscettibile a ulteriori periodi di tensione per finanziarsi sul mercato». Quanto basta perché ieri la Borsa di Madrid abbia subito un importante scivolone (-1,5%) e perché i tassi dei titoli di stato spagnoli fossero nuovamente intensione (il differenziale col bund tedesco è ri-salito fino a 260 punti base, prima di attestarsi a quota 246). Il tutto in attesa dell'asta del Tesoro di oggi di bond a 10 e 30 anni, che a questo punto prevede sensibili aumenti dei tassi (tra il 25% e il 30%) rispetto al precedente collocamento.
A preoccupare Moody's, dopo il taglio della tripla A avvenuto lo scorso settembre, sono sì le scadenze di rinnovo relative al 2011 (110-120 miliardi di euro), ma anche i dubbi sulle capacità del governo centrale di controllare i conti delle Regioni autonome, e la precarietà della situazione del sistema bancario che necessiterebbe di 17 miliardi di euro di capitale per far fronte al-
un nuovo taglio del la situazione, e per tamponare perdite potenziali per 176 miliardi di euro.
Immediata la reazione del Ministro dell'Economia, Elena Sal-gado, che ha dichiarato che Madrid sta lavorando per accelerare le riforme di carattere strutturale, ma anche la ripresa dell'economia e per controllare il disavanzo delle comunità autonome. Tanto che nel giro di qualche mese, gli effetti di questa politica, dovrebbero essere evidenti a tutti. Insomma, la Spagna rinvia i rilievi al mittente, aggiungendo che oltretutto l'agenzia di rating «non mette in dubbio la solvibilità dell'economia e del debito spagnolo».
In effetti il richiamo di ieri di Moody's nasconde una seconda lettura (favorevole), se si considera che la stessa agenzia crede che la Spagna sia «un paese molto più forte in materia creditizia, rispetto ad altri con problemi nella zona euro», che la sua solvibilità «non sia in pericolo». Non si prevede inoltre un ricorso «a un salvataggio dell'Unione Europea, come accaduto per Grecia e Irlanda», a maggior ragione perché, come aggiunge l'agenzia, la Spagna è avviata a «centrare a fine anno i target fiscali prefissati e a ridurre il disavanzo pubblico al 6% del Pil».
Le tensioni si sono rapidamente estese al resto d'Europa, secondo il tema del «contagio» cavalcato nelle scorse settima-
t£ CONSEGUENZE Si allargano gli spread con il Bund tedesco La Borsa cede 11,5% Deboli anche Milano (-1,4%) e Wall Street (-0,51%)
rating dopo quello ne dagli operatori: dopo Grecia e Irlanda, Portogallo e Spagna sono le principali tessere indiziate a cadere nel domino del debito sovrano. Detto della Borsa spagnola, anche gli altri listini del Continente.hanno trascorso una giornata all'insegna della debolezza: nel mirino, come da copione, sono finiti soprattutto ititolibancari (-1,8% l'indice europeo di settore) e di conse-
•guenza le Borse più esposte al comparto finanziario. Oltre a Madrid, Piazza Affari ha ceduto l'i,44%, mentre Parigi (-0,58%), Francoforte (-0,16%) e Londra (-0,15%) sono riuscite a limitare le perdite.
La situazione è rimasta relativamente tranquilla sul debito sovrano: lo spread greco sul bund si è attestato a 892 punti base, quello irlandese a 536 punti, quello portoghese a 351 punti e
quello dei BTp italiani a quota 157. Una reazione per certi versi paradossale, che si spiega con la scarsa volontà degli investitori di prendere posizione su titoli che continuano a essere oggetto di riacquisti da parte della Banca centrale europea (Bce).
Non altrettanto si può dire dell'euro, che ha perso posizione su posizione rispetto al dollaro scivolando di nuovo poco sopra quota 1,32. Ma se nel confronto con il biglietto verde occorre mettere in conto una serie di dati macro Usa favorevoli - come la crescita oltre le previsioni del-
di settembre la produzione industriale a novembre e il balzo superiore alle attese dell'indice delle attività manifatturiere nella regione di New Yorka dicembre - è soprattutto rispetto al franco svizzero che si è mostrata tutta le debolezza della moneta europea. L'euro ha infatti raggiunto i nuovi minimi storici sulla moneta elvetica a 1,2756, a testimonianza della tensione che si respira in attesa del doppio appuntamento di oggi con il consiglio della Bce e quello dell'Unione europea.
L'avanzata del dollaro, da parte sua, ha finito per condizionare l'andamento di Wall Street. Partiti in rialzo sulla scia dei dati macro, i listini diNew York hanno perso progressivamente slancio finendo per chiudere addirittura in rosso: -0,51% l'S&P 500 e -04% ilNasdaq. Ancora una volta, se si guarda Oltreatlantico, il movimento più vistoso è stato quello dei Treasury, venduti a piene mani dagli operatori sull'attesa di una ripresa economica (e di un'inflazione) più vigorosa. Passo dopo passo, il tasso del decennale ha raggiunto il 3,5%, cioè i massimi degli ultimi 7 mesi. Anche il differenziale nei confronti del bund pari scadenza si è ulteriormente allargato sfiorando i 50 punti base: un ulteriore elemento che pesa sull'andamento dell'euro.
D ApaginaB? L'Europa riforma le agenzie di rating
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La giornata in pillole
L'ANDAMENTO DELLE PIAZZE FINANZIARIE Variazioni percentuali di ieri
MADRID IBEX 35
3HH&
HÌS& -1,50 MILANO FTSE M1B - 1 , 4 4 PARIGI CACAO •0,58
NEW YORK S&P 500 - 0 , 5 1 FRANCOFORTE DAX - 0 , 1 6 LONDRA FTSE 100 - 0 , 1 5
BANCARI SCWTO PRESSIONE
Performance di ieri. In '%
Società
UniCredit
Mps
Barclays
Banco Popolare
Intesa Sanpaolo
Ubi Banca
Banco Santander
Crédit Agricole
Bnp Paribas
Bbva
I Variazione %
4.18
-3.73
-3.68
-3,28
-2.K3
-2,76
- 2.64
2.58
2.22
-1.V8
Il CAMBIO Dollari per un euro
15/11 1,37
( 1,35
1,33
1,31
1,29
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15/12
/h
CU SMIAO Differenza tra i rendimenti dei titoli di stato e i Bund a 10 anni
««-Italia —Grecia Irlanda —Portogallo Spagna
10 15/11 15/12
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Sotto attacco. Il premier spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero ieri all'uscita dal Parlamento
Moody's minaccia un altro declassamento, salgono i tassi a Madrid e Lisbona - Atene in rivolta per l'austerity
Debito spagnolo a rìschio Al vertice Uè l'aumento del fondo salvastati e del capitale Bce M Spagna di nuovo al centro delle turbolenze finanziarie. Ieri l'agenzia Moody's ha annunciato che potrebbe rivedere al ribassò il rating di Madrid (attualmente Aai), appena tre mesi dopo l'ultimo downgrading, a causa «del suo elevato fabbisogno nel 2011, che rende il paese suscettibile di ulteriori periodi di tensione per finanziarsi sul mercato». La notizia ha affossato la Borsa iberica, che ha terminato le contrattazioni in calo dell'1,5%. Male anche Milano (-1,4%) cali più contenuti per gli altri listini europei e Wall Street. Si è poi allar
gato ulteriormente lo spread tra i titoli di stato decennali spagnoli e quelli tedeschi. Domanda soddisfacente ma con aumento dei rendimenti all'asta dei titoli pubblici in Portogallo, mentre in Grecia la gente è scesa in piazza contro le misure di austerità.
A Bruxelles si apre oggi il vertice dei leader Uè. All'ordine del giorno la discussione sul potenziamento del fondo salva-stati e sull'aumento di capitale della Banca centrale europea.
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Governo-Regioni
Trattative su tagli e trasporto locale
ROMA
HMR Resta aperta fino all'ultimo oggi la trattativa a palazzo Chigi sui minori tagli alle regioni nel 2011-2012. Nel vertice di ieri il governo ha dato la sua disponibilità alle regioni sulla concessione nel 2011 di trasferimenti per circa 900 milioni al trasporto pubblico locale. Offerta che però non basta ai governatori, che oggi, in caso di risposte positive sui minori tagli imposti dalla manovra estiva, sono pronti a dare il lasciapassare al decreto legislativo sul federalismo fiscale riguardante l'autonomia impositiva regionale e i costi standard sanitari.
La risposta dei governatori arriverà nella conferenza unificata del pomeriggio, ma solo dopo che il ministro dell'Economia avrà sciolto le riserve. Per il 2011 il governo, con Fitto e Calderoli, ha accolto l'ammorbidimento alla manovra sul trasporto pubblico locale, lasciando però intatti gli altri tagli per circa 3 miliardi. Posta più alta chiedono invece le regioni per il 2012 su cui pesa un'ipoteca da 4,5 miliardi: fiscalizzazione dell'intera somma, incluso il trasporto pubblico locale, per poter finanziare interamente il federalismo fiscale. Una richiesta che solo Tremonti potrà dire se accogliere 0 meno.
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ANALISI
La Fed accende i prezzi dei paesi emergenti di Riccardo Sorrentino
Poche storie. Impolitica ultraespansiva della Fed funziona. Sta stimolando l'econo
mia: non quella degli Usa - non a sufficienza, almeno - ma sicuramente quella dei paesi asiatici (e non solo) legati al dollaro con un cambio fisso o quasi. Si sa che i mercati, e soprattutto quelli finanziari, non conoscono confini...
Il risultato è, in quelle economie emergenti, un'inflazione tenace, difficilmente controllabile, che potrebbe diabolicamente riverberarsi sui paesi ricchi. Non -come si teme - sotto forma di un aumento deiprezzi, ma sotto quello di un forte freno alla ripresa.
Le statistiche parlano da tempo di economie asiatiche surriscaldate, e di banche centrali che intervengono con gli strumenti più diversi per frenare i prezzi, spesso molto rapidi soprattutto per i prodotti alimentari che costituiscono ancora, in quei paesi, una larga fetta dei consumi. Gli indici di inflazione salgono a ritmi dell'8,6% in India (all'ingrosso), del 6,3% in Indonesia, del 5,1% in Corca e in Cina, del 3% nelle Filippine, cifre che diventano ben più alte se si passa al cibo, sotto la spinta della domanda (0 alle case, verso le quali si dirige la liquidità generata in occidente). «I tassi reali sono negativi 0 molto bassi, anche dove la crescita è stata forte», spiega Chetan Anya di Morgan Stanley.
L'Asia non è sola a dominare questa classifica: l'inflazione raggiunge P8% in Russia, il 5,6% in Brasile, il 5,3% in Arabia Saudita, il 5,1% in Kuwait, il 4,2% in Messico. Sale soprattutto in quelle economie che fanno parte di Dollarolan-
dia, un'area valutaria informale - a differenza di quella formalizzata di Eurolandia - chiamata anche Bretton Woods II. In presenza di cambi fissi, e di una libera circolazione dei capitali, controllare i prezzi è infatti costoso e difficile. Alcune economie stanno così introducendo controlli sui capitali e altre, come i paesi del Golfo, stanno ripensando i loro cambi fissi.
Per Ben Bemanke è una vittoria e una sconfitta. Una vittoria accademica, perché le sue proposte risultano valide,nna sconfitta politica perché non sono certo la Cina, l'India e l'Indonesia al centro dei suoi pensieri. L'inflazione ne-
EFFETTO BOOMERANG La politica espansiva stimola i mercati asiatici Ma gli aumenti delle commodities pesano sulle economie avanzate
gli Usa, che oggi segnala la lentezza della ripresa, è davvero molto bassa. Apeggiorarc le cose è il fatto che quell'aumento dei prezzi, in paesi così lontani, è il suo Ce il nostro) prossimo problema. Per le economie ricche, quell'inflazione può manifestarsi come un aumento dei prezzi delle materie prime e degli alimentari, in grado anche di frenare la ripresa.
Al tema ha dedicato un'analisi interessante - Ler batìk commen-ce - Stephen King della Hsbc. Lo stimolo della Fed, spiega, rilancia economie per le quali cibo e materie prime sono ancora importantissimi. La maggior domanda ne aumenta i prezzi, in tutto il mondo. «Il successo delle nazioni
emergenti, insieme alla crescente incertezza sul vero valore degli as-set "di carta", stanno spingendo i prezzi delle materie prime a livelli sempre più alti», spiega King.
Conesitinon certo positivi.Nei paesi emergenti «i consumatori a basso reddito sono enormemente vulnerabili, la diseguaglianza nei redditi tende ad aumentare»: qui l'inflazione è davvero una "tassa sui poveri". Nei paesi ricchi il pericolo è che ogni rialzo temporaneo dell'inflazione sulle commodities «porti non all'iperinflazione» perché i consumi - tra debolezza dei sindacati, disoccupazione, austerità e Poutsourcing delle imprese -sono sotto tono, «ma aun collasso dell'attività economica».
Uno scenario troppo fosco? È quello già visto nel 2008, quando alimentari e materie prime divennero sempre più costose, forse anche perché furono considerate sempre più asset reali, come le case, con un effetto-bolla che può sempre ripetersi. Le ricadute allora furono dirompenti e si aggiunsero al peso della crisi finanziaria. Come spiega da tempo James Hamilton della California University, il petrolio a livelli elevati - a luglio di due anni fa era a 148 dollari -è da solo sufficiente a mandare in recessione gli Stati Uniti. Oggi il greggio è a 90 dollari e il Fondo monetario internazionale resta cauto sull'aumento delle commodities, ma quale potrà essere l'effetto di un loro rincaro generalizzato? Negli Usa i prezzi all'importazione delle materie prime alimentari sono già aumentati del 12,4% annuo, quelli del petrolio del 74%, quelli di altre materie prime del 9%, e l'inflazione resta allì%... Qualcosa non va?
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La fiammata
Prezzi al consumo, variazione percentuale annua
[«—] Cina ' [~-.i India EZl Brasile
giugno luglio agosto settembre ottobre novembre
2,9 13,5 4,8 3,3 11,2 4,6 3,5 9,9 4,5 3,6 9,8 4,7 4,4 9,7 5,2 5,1 5,6
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§ L'inflazione ora spaventa S sei cinesi su dieci ,
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OMettW attergati
La cooperazione risolverà molti dei conflitti globali diNematShafik
Gli aiuti allo sviluppo sono a una rivoluzione tripla: nuovi attori, nuovi obiettivi, nuovi strumenti. La geo
grafia della povertà sta cambiando. Oggi la proporzione di popolazione povera è soprattutto elevata nell'Africa subsahariana: il 51% vive con meno di 1,25 dollari al giorno. Eppure, se guardiamo ai numeri assoluti, la maggioranza dei poveri vive in paesi a reddito medio. Solo in India ce ne sono 456 milioni, più dei 387 milioni in Africa. Questo significa che, se i grandi paesi emergenti continueranno a crescere ai tassi attuali, solo le popolazioni africane continueranno a essere in gran parte povere. Il resto del mondo ridurrà la sua dipendenza dagli aiuti allo sviluppo.
In parallelo, le caratteristiche dei donatori cambiano. Un numero crescente dipaesi e istituzioni hanno programmi di cooperazione allo sviluppo. Negli anni 70, Usa, Francia e Gran Bretagna stanziavano i tre quarti degli aiuti globali. Oggi i paesi donatori sono oltre cinquanta e gli aiuti sono cresciuti del 35% dal 2004, nonostante la recessione. I paesi emergenti e soprattutto la Cina hanno un ruolo crescente.
Ai nuovi paesi si aggiunge un'infinità di istituzioni non governative e un insieme crescente di nuovi organismi multilaterali, come il Fondo globale contro l'Aids, la Tbc e la malaria. Questo "minilateralismo", per cui pochi paesi uniscono le forze per un obiettivo specifico, non è il risultato di un intelligent design, ma una naturale evoluzione che riflette la frustrazione per l'inefficienza e l'incapacità diprodurre risultati di molte grandi agenzie multilaterali.
Si modifica la geografia della povertà e dei donatori e allo stesso tempo cambiano gli obiettivi delle politiche. Come? Focalizzandosi su due assi principali: la solidarietà ai più indigenti, per aiutarli a raggiungere standard di vita minimi; la soluzione di problemi che richiedono interventi globali come il mutamento climatico, i conflitti, le malattie infettive.
Nel perseguire questi obiettivi l'agenda degli aiuti sta già cambiando. L'approccio sta diventando più ecumenico, meno guidato da una filosofia unitaria, come nei decenni scorsi è stato il Washington consen-sus, per cui le risorse venivano in genere vincolate all'adozione di un programma di liberalizzazione dei mercati e di rigore ma
croeconomico. I nuovi donatori hanno allo stesso tempo un approccio "old fashio-ned" (l'aiuto olia la politica estera e il commercio) e molto progressista (unapartnership sud-sud tra simili, non appesantita dal retaggio coloniale e priva di condizionali-tà). In altri termini, continuano a mescola' re aiuti à obiettivi commerciali, ma in una cornice meno mercantilista e più fondata sull'idea di beneficio reciproco. Molti in Africa, per esempio, sono attratti dal modello cinese di capitalismo statale. Il governo dell'Etiopia dà più importanza alla rapida crescita che alla democrazia liberale o allo sviluppo della società civile. L'India vuole costruire una democrazia sociale e un welfare simile al modello nordico, dando grande enfasi ai diritti universali (lavoro, cibo, educazione e così via). La Cina ha iniziato a costruire un sistema di sanità pubblicautilizzando le proposte e i suggerimenti di sette organizzazioni assai eterogenee: la Banca mondiale, l'Organizzazione mondiale della sanità, McKinsey e quattro think tank locali.
Allo stesso tempo, gli aiuti stanno diventando la principale moneta di scambio per
risolvere i problemi globali. L'instabilità finanziaria, conflitti e malattie possono diffondersi rapidamente attraverso le frontiere, spinti dalla mobilità di lavoro, merci, denaro e informazioni. La cooperazione allo sviluppo è diventata uno strumento fondamentale per risolvere i problemi da azione collettiva, quando solo un intervento congiunto di tutti i paesi può essere una soluzione. Gli aiuti permettono di trasferire risorse da chi beneficia maggiormente degli accordi globali a chi deve sostenere costi più elevati per attuare le politiche concordate. Questo meccanismo di scambio vale su molti tavoli di trattativa, dai conflitti, alle pandemie globali fino al cambiamento climatico.
La frammentazione e l'allargamento degli obiettivi degli aiuti, determina una complessa ragnatela di network e alleanze. Richiede nuove regole e strumenti, che vadano nella direzione di una maggiore trasparenza e che permettano processi di valutazione efficienti: coordinare un insieme così ampio di politiche e attori è impossibile.
Per evitare una duplicazione inefficiente degli sforzi e una dissipazione delle risorse, il coordinamento può essere sostituito da maggiore competizione. Che deve favo
rire test rigorosi di nuove idee e proposte, la possibilità di sperimentare, imparare e anche sbagliare e fallire. Questo processo dinamico può portare a "mercati collaborativi", secondo la definizione di Owen Bar-der, dove la proliferazione di iniziative determina nei fatti una maggiore e migliore specializzazione dei donatori.
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$,ìmtmmttmm I nuovi donatori mescoleranno aiuti e strategie commerciali in un'ottica meno mercantilista In Africa vince il modello cinese di capitalismo statale
» NematShafiksarà relatrice dell'ottava lezione Luca d'Agliano, finanziata dalla Compagnia di San Paolo (www.dagliano.unimi.it). Il suo intervento, dal titolo «Ilfuturo degli aiuti allo sviluppo», si svolge domani alle ore 17, a Torino (Fondazione Einaudi, via Principe Amedeo 34). L'ingresso è libero. » Nata ad Alessandria d'Egitto e cresciuta negli Stati Uniti, Nemat Shafikdal 2008 è Permanent secretary del Department for international development (Dfid), l'agenzia per gli aiuti allo sviluppo delgoverno britannico.
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Ocse. Con un dato 2009 pari al 43,9% siamo superati solo da Danimarca e Svezia
Italia sul podio per pressione fiscale Marco Moussanet PARIGI. Dal nostro corrispondente
sii» La crisi ha colpito duro, con un doppio impatto sul calo delle entrate fiscali, dovuto al rallentamento dell'economia, e sulla disoccupazione giovanile, che aumenta a ritmi doppi rispetto a quella media. In due rapporti, presentati ieri a Parigi e Bruxelles, l'Ocse ha fatto il punto sul duplice aspetto della recessione, avanzando alcune raccomandazioni.
In quota percentuale sul pil le entrate fiscali nei paesi membri dell'organizzazione sono passate dal 35,4% del 2007 al 34,8% del 2008 e al 33,7% del 2009, tornando sui livelli dei primi anni 90. In Spagna e Islanda, due dei paesi economicamente più in difficoltà, la flessione tra il 2007 e il 2009 è stata superiore a cinque punti: dal 37,3% al 30,7% nel primo caso; dal 40,6% al 34,1% nel secondo. Grecia e Irlanda hanno fatto segnare un arretramento
superiore al 3 per cento. Sui 28 paesi i cui dati 2009 sono
definitivi e quindi utilizzabili, 19 hanno fatto segnare un calo e nove una progressione. Tra questi c'è l'Italia, che fa parte del ristretto gruppo con una pressione fiscale superiore al 40%, dove la quota delle entrate sul pil è passata dal 43,3% al 43,5 per cento. Aumento che porta il nostro paese dal quarto al terzo posto della classifica, superando il Belgio (che dal 44,2% è sceso al 43,2%). Davanti all'Italia ci sono Danimarca (48,2%) e Svezia (46,4%).
In cifra assoluta le entrate fiscali calano in quasi tutti i paesi, con l'eccezione di Lussemburgo, Svizzera e Turchia. In termini di quota sul pil l'incremento maggiore è di Lussemburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e Svizzera (dal 29,1% al 30,3%).
L'Ocse si raccomanda, qualora alcuni paesi dovessero decidere un inasprimento fiscale per risanare i conti pubblici, di fare attenzione a
non prendere decisioni che potrebbero frenare una ripresa già lenta e debole, intervenendo sulla fiscalità relativa a consumi e immobiliare e non su quella diretta che colpisce persone fisiche e società.
Tra il secondo trimestre 2009 e
lo stesso periodo 2010 la disoccupazione giovanile (15-24 anni) nell'area Ocse è salita di sei punti, oltre il doppio rispetto a quella media (+2,5%). Solola Germaniaha fatto segnare un lieve calo. L'aumento maggiore è stato registrato in Spagna, seguita da Irlanda, Slovacchia, Grecia e Islanda.
E se la Spagna veleggia alla testa di questa classifica in negativo ( con più del 40% di giovani disoccupati) altri sei paesi dell'Ocse sono oltre quota 25%: Finlandia, Irlanda, Svezia, Grecia, Slovacchia e Italia. In otto paesi (Austria, Germania, Corea, Giappone, Norvegia, Messico, Olanda e Svizzera) i giovani disoccupati sono sotto il 10 per cento.
L'Italia è lontana dalla media Oc-se. Pur in calo rispetto a quello di 10 anni fa, il tasso di disoccupazione giovanile è al 25,4% (la media è del 18%), mentre il tasso dì occupazione, sceso di quasi sei punti in dieci anni, è del 21,7%, rispetto a una media del 40,2 per cento. E la quota di lavoro temporaneo e precario sul totale è salita in dieci anni dal 26,2% al 44,4%, mentre la media Ocse è passata dal 31,9% al 35,8 per cento.
L'Ocse, preoccupato che una parte importante di un'intera generazione rimanga ai margini del mercato del lavoro, sollecita politiche proattive, con un rafforzamento dei meccanismi di apprendistato e formazione, anche in alternanza, e agevolazioni fiscali alle assunzioni di giovani, più forti in caso di minore qualificazione.
L'Ilo, l'ufficio internazionale del lavoro, ha dal canto suo segnalato la crescente incidenza dei salari bassi in due terzi del mondo.
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Imprese «in coda» per l'atomo L p "lnh f
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Nucleare, il governo sceglie la terzagenerazione PimtofldecretostdrequM
LUCAIEZZI
ROMA—Ilprogrammanucleare italiano fa un passo avanti scegliendo ufficialmente i reattori di terza generazione avanzata. Oggi verrà sottoposto al parere della conferenza Stato-Regioni lo schema della delibera Cipe sulle tecnologie ammesse in Italia. Si tratta di un passaggio cruciale previsto dalla legge 99 del 2009. Lasettirnanaprossima,poi,il Comitato interministeriale per la Programmazione economica adotterà lo schema in via definitiva. La bozza di decreto, consultata da Repubblica, imponel'uti-lizzo di tecnologie avanzate con sette requisiti precisi. Un identikit che taglia fuori quasi tutti i reattori esistenti in giro per il mondo per concentrarsi sui mo-delliEprdiArevaeAPlOOOdiWe-
stinghouse (espressamente citati nel documento di accompagnamento predisposto dai tecnici del ministero dello sviluppo economico).
Inuovireattoriitalianidovran-no avere «sistemi di controllo e protezione in grado di migliorare, rispetto a quelli in esercìzio nei Paesi industrializzati, la prevenzione di possibili eventi incidentali». In particolare dovrà essere garantita «la protezione dell'isola nucleare (il luogo dove c'è il reattore) e la prevenzione di rilasci di radioattività verso l'ambiente in caso di eventi incidentali esterni di origine antropica e naturale». Sotto l'oscuro gergo burocratico c'è l'obbligo della creazione intorno al reattore di una cupola di protezione contro attacchi terroristici (come far precipitare unaereo) ediunami-gliore dotazione antisismica.
Tutte caratteristiche applicate ai reattori Epr che la francese Areva sta costruendo inFinlandia, Cina e in patria e che l'Enel vuole importare in Italia. Altre richieste, tagliate su misura per i reattori di terza generazione, sono l'uso di minor uranio rispetto agli standard attuali e un ciclo di attività di almeno 60 anni. Infine è ohbliga-toria la partnership con aziende italiane da parte dei costruttori internazionali.
Il governo accelera di nuovo sul nucleare, nonostante i continui incidenti di percorso. L'Agenzia per la Sicurezza nucleare, guidata da Umberto Veronesi, non si è ancora insediata e ha già perso un componente, bocciato dalle commissioniparlamentari. Ilministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, ha assicurato ieri che «a giorni sarà completata con il quinto componen
te, in uno dei prossimi consigli dei ministri». Altranominapossi-bile, già venerdì, quella del magistrato della Corte dei conti Raffaele Squitieri come nuovo presidente dell'Autorità dell'Energia.
Tutti gli altri progressi per il ritorno delle centrali nel 2011 passano perl'Agenziachenonhaan-cora organico, sede e direttore generale e che già a marzo dovrebbe definire le zone adatte al-lacostruzione.L'addiEnelFulvio Conti e la presidente di Confin-dustria, Emma Marcegaglia, ieri hanno chiesto al governo la fine dei ritardi: «Il Paese non può più permettersi ritardi sulla strategia energetica»,hadettolaMarcega-glia. I due hanno incontrato le oltre 600 aziende italiane che puntano a diventare fornitori di Enel con Edf nei cantieri e ad aggiudicarsi una parte dei 18-20 miliardi di commesse previste per i quattro reattori programmati.
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L'evoluzione delle centrali nucleari 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030
geni
Prototipi di reattore Prime dimostrazioni di reattori nucleari
gen II
Reattori commerciali Molteplici costruttori Customizzazione Ottimizzazione taglie, costi, tempi per la licenza
Fonte: The European House- Ambrosetti, 2010
, geniti-.
> Reattori avanzati Sicurezza
Standardizzazione Licenze condivise Evoluzione
Sicurezza passiva e/ o ridondante
Economicità crescente
-*• Reattori rivoluzionari Maggiore economicità Diminuzione rifiuti Incremento della sicurezza
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La centrale di Flamanville
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Foglio 1
SCAVALCATO IL BELGIO NELLA CLASSIFICA DELLA PRESSIONE FISCALE, MA IL DATO COMPRENDE LE MISURE UNA TANTUM
L'Italia è terza al mondo per le tasse Allarme Ocse: boom di precari, emergenza lavoro per i giovani del Belpaese
ALESSANDRO BARBERA ROMA
Tasse sempre alte e disoccupazione giovanile in costante crescita. Gli ultimi dati del-l'Ocse, l'organizzazione di studi finanziata dai Paesi più industrializzati del mondo, conferma i tristi primati del Belpaese. Le tasse anzitutto: secondo gli esperti di Parigi la pressione fiscale italiana nel 2009 è salita dello 0,2%, ha superato in classifica il Belgio ed è ora il terzo su trentatré con il 43,5%. Svettano in cima alla lista, con il
48,2% e 46,4%, i regni del wel-fare nordico, Danimarca e Svezia. Con una pressione superiore al 40% in Europa ci sono anche Finlandia, Austria, Francia e Norvegia. Il fisco più basso del Vecchio Continente resta quello del-l'indebitatissima Irlanda la quale - c'è da scommetterlo -l'anno prossimo si troverà costretta a scalare la classifica. Fra i Paesi industrializzati si
confermano con le tasse più basse la Turchia (24,6), gli Stati Uniti (24%), il Cile (18,2%) e il Messico^l7,5%).
Il dato italiano - è importante ricordarlo - riflette la presenza di una tantum: se infatti nel 2009 è venuto meno l'Ici sulla prima casa, nel conteggio rientra lo scudo fiscale, il provvedimento per il rientro agevolato dei capitali all'estero, e i maggiori introiti da lotta all'evasione. E' bene dunque guardare i dati scomposti: ad esempio le tasse su redditi e profitti sono scese dal 14,9% del 2008 al 14,2% dell'anno scorso. Il peso del prelievo sulle società è sceso dello 0,1%, ed è pari al 3,7%, due decimi in più dell'area Ocse. Sale invece il peso delle tasse sui redditi personali: nel 2009 valevano Pll,6% del prodotto interno lordo italiano, mezzo punto percentuale in più del 2008, due punti in più della media dei 33 Paesi. Sale di mezzo punto -dal 13 al 13,5% - il peso dei contributi previdenziali sul totale
del prodotto interno lordo. Contributi che - spiega l'Ocse -ormai valgono il 31% dell'intera pressione fiscale italiana. Grazie all'abolizione dell'Ici sulla prima casa, le imposte sui beni immobili l'anno scorso sono scese all'1,9% del Pil, in linea con la media Ocse (1,8%) e ben al di sotto del 2,1% del 2007. Sul totale della tasse valgono il 4,3% contro il 5,4% della media Ocse. Le immagini dell'altro ieri del centro di Roma e i numeri ci dicono che più preoccupante della pressione fiscale è la crescita della disoccupazione giovanile: nella fascia di età fra i 15 e i 24 anni l'Italia occupa solo il 21,7% delle persone. Fa peggio di noi la sola Ungheria, ferma al 18,1%, e siamo al di sotto della media dei Paesi Oc-se, dove sono impegnati almeno quattro giovani su dieci. Tra i giovani occupati italiani il 44,4% ha un lavoro precario, il 18,8% lavora part-time. Oltre il 40% dei disoccupati lo è da lungo tempo, il 15,9% sono «Neet», l'acronimo che sta per «Not in
education, employment or training»: chi non studia, né lavora, né è impegnato in corsi professionali.
Durante la fase più acuta della crisi - fra marzo del 2008 e giugno di quest'anno - la disoccupazione fra i giovani è salita di 8 punti, il triplo di quanto accaduto fra gli adulti. II tasso di disoccupazione degli under 24 è al 25,4%, mentre i disoccupati nella fascia 25-54 anni non superano il 7,4%. Il responsabile della divisione politiche occupazione dell'Ocse Stefano Scarpetta dice che «i dati non colgono pienamente il disagio»: basti pensare che nelle statistiche non ci sono ad esempio coloro che hanno appena terminato gli studi. D «dato più preoccupante» è quello sui cosiddetti «scoraggiati»; coloro che, dopo aver inutilmente cercato lavoro, si rinchiudono nel disagio. In Europa in questa condizione ci sono dieci milioni di giovani, in Italia due su dieci: è più di quanto non accada nella media di tutti i Paesi industrializzati.
La disoccupazione nell'area Ocse ss» settembre 2010 »;. ottobre 2010
OCCUPAZIONE GIOVANILE
I dieci Paesi con la maggior Tra gli under 25 pressione del fisco «• -• *
Totale Ocse , Danimarca
I* ITALIA
.••--. .,.". -V- .-.fc«'vv».-vl(),l Francia Q q
Germania „ _ ' 6,7
21,7%
cfflmsianB&QcM
Giappone '
USA m
£ 0 Media
tHHf foce 4 0 3 0
ti Ungheria
184%
con un'occupazione la metà è precaria e un quinto part-time
Nella fascia d'età bassa due su dieci non cercano un impiego più della media Uè
38,0 Fonte: Ocse
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I DATI SULLE I M M A T R I C O L A Z I O N I D I N O V E M B R E
L'auto in Europa frena ancora Italia in sofferenza Vendite a -6,5%, ma c'è un recupero su ottobre Fiat Group: in calo volumi e quota, corre l'Alfa
FABIO POZZO TORINO
Il mercato dell'auto in Europa continua a segnare il passo, facendo registrare a novembre l'ottavo risultato negativo consecutivo, anche se il calo è più contenuto rispetto agli ultimi mesi: nei Ventisette più Efta le nuove targhe hanno perso il 6,5% su novembre 2009 (1.106.598 vetture), contro il -16,1% di ottobre. Negli undici mesi le immatricolazioni sono scese del 5,1% (12.736.102 unità). Fiat Group lascia sul campo vendite (-23,7%) e quota (-1,5% a 6,7%) rispetto ai risultati di un anno fa.
Si tratta di mettersi d'accordo se si vuol vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, pur nel calo complessivo e inevitabile che deriva dal confronto con i dati 2009, sostenuti dagli incentivi. «La flessione un po' più contenuta di novembre riflette i orimi se
gnali di ripresa, ma anche la scadenza di fine anno dei programmi di incentivi mantenuti da alcuni Paesi, tra cui la Francia», dice il presidente dell'An-fia, Eugenio Razelli, che prevede una tendenza analoga per dicembre, con una chiusura 2010 a 13,5 milioni di nuove auto, il 6,7% in meno sul 2009.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda anche il centro studi Promotor, che stima la chiusura 2010 a 13,7 milioni di nuove targhe, con un calo del 4,8% sul 2009 e che prevede nel 2011 il ritorno in positivo del mercato europeo (+5,9% sul 2010). Questo, perché l'effetto negativo dovuto alla fine-incentivi sta finalmente rallentando e si esaurirà, secondo questa analisi, il prossimo anno («ad aprile in Italia»). E di politica degli incentivi parla anche Gianni Filip-poni, il direttore generale dell' Unrae, che stigmatizza «la mancata impostazione di tali soste
gni sul lungo periodo». Andando poi a vedere come
si sono comportati i principali mercati a novembre, alla Spagna va la maglia nera con un calo del 25,5% d'immatricolazioni su novembre 2009. L'Italia segue con un -21% (-8,2% negli undici mesi); poi il Regno Unito (-11,5%) e la Francia (-10,8%). Tra i gruppi automobilistici, chiudono il mese in positivo nei Ventisette più Efta General Motors (+4,2%), Bmw (+18,8%) e
Daimler (+2,5%). Fiat Group in classifica è sesto: ha perso il 23,7% nelle immatricolazioni e l'l,5% nella quota, scesa al 6,7% (negli 11 mesi volumi a 46,9% e quota al 7,6% dall'8,7% dello stesso periodo 2009). Calo a due cifre nel mese anche per Toyota (-20,4%), Ford (-14,7%) e Renault (-12,1%); a una cifra per Psa Peugeot-Citroén (-9,5%) e Volkswagen (-5,2%).
Fiat Group risente della man-
Promotor: «Flessione per la fine incentivi Il mercato tornerà in positivo nel 2011 »
canza di incentivi nel confronto col 2009 e della frenata dei principali mercati (cresce però in quelli minori, come Olanda, Portogallo, Irlanda, Svezia, Finlandia). Il brand più condizionato dall'assenza dei bonus è Fiat, che aveva beneficiato delle agevolazioni grazie alla sua gamma ecologica: chiude novembre a -23,7% in volumi e con una quota al 5,2% dal 6,6% di un anno fa (rispettivamente -18,5% e -1% al 6,1% negli 11 mesi). Lancia chiude il mese a -35,6% di nuove targhe e con una quota allo 0,6% in flessione dello 0,3% (-17,5% e -01% a 0,7% nel progressivo annuo). In controtendenza Alfa Romeo, a +25,6% di nuove targhe e una quota che cresce dello 0,2% a 0,9% (-3% i volumi e quota stabile allo 0,8% negli 11 mesi). Il Biscione corre a novembre, grazie a Giulietta, in tutti i principali mercati: Italia +16,3%, Germania +23,8%, Francia +25,4%, Regno Unito+26,3%.
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Il mercato dell'auto Immatricolate in Europa 1.106.598 vetture a novembre, 12.736.102 da inizio 2010 Variazioni sul 2009 nei principali Paesi • Novembre 2010 • Gennaio - Novembre 2010
Europa*
#Gran Bretagna
Fonte: ACEA - *27 Paesi Uè + Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda) ANSA-CENTIMETRI
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IL RECORD NEGATIVO
MA ORA È IL MOMENTO DI TAGLIARE LE TASSE di Nicola Porro
MISURE Occorre ridurre RISORSE Nel 2009 di 70 miliardi le uscite i contribuenti hanno statali per finanziare un alleggerimento fiscale
versato 700 miliardi, il 50°/o di quanto prodotto
aro presidente del I, Consiglio, accetti
una critica. Essa non si fonda su un
pregiudizio politico. E tanto meno ignora le regole spesso assurde con cui è costretto a governare e l 'eredità pesantissim a che arriva dal passato. Ieril 'Ocse ha certificato ciò che tutti sappiamo: l'Italia è salita al terzo posto tra i paesi più tassati de lmondo sviluppato. Ci siamo presi la briga di andare oltre e fare due conti, grazie all'Istat. Eccoli. Negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2009, lo Stato italiano ha speso a più non posso come se fosse u n ricco miliardario e di conseguenza ha raschiato anche il fondo del barile delle imposte. Eppure il suo fatturato (si chiama Pil) è andato così così.
Mettiamo giù qualche numero . E par t iamo dalla spesa. In nove anni le spese correnti (mica quelle per costruire strade od ospedali) sono aumentate di 220 miliardi di euro: si tratta per lo più degli aument i della spe-sapensionistica, dei consumi della pubblica (...)
se folli, continuava nella sua e alla crisi che har idot toisag-opera di ipertassazione. In so- gi di sconto a zero) di 9 miliar-li dieci anni i cittadini italiani di l 'anno. Insomma dal puniranno incrementato il loro to divista puramente aritme-contributo fiscale di circa tico non ci sono scuse: il ber-170 miliardi di euro. Cerchia- lusconismo haprobabi lmen-mo di essere più chiari: nel te tenuto in efficienza la mac-2009 abbiamo pagato più im- china. Ma il punto è che sia-poste rispetto al 2000, per la mo arrivati al punto di dover-bellezzadi 170 miliardi di eu- larot tamare,questabenedet-ro. ta macchina.
Gentile presidente, in dieci Scrivere è piuttosto sempli-anni non si è affatto invertita ce; governare no. Ma chi aspila tendenza tipica dello Stato ra a lasciare u n segno in que-italiano. La strada è sempre sto paese, deve pensare alla la solita: si spende e si tassa. E grande, alla grandissima. Il si cresce poco. Rispetto a soli governo Berlusconi, grazie dieci anni fa i contribuenti ita- anche al ministro Giulio Tre-liani si sono visti sottrarre monti, nonpotevagestireme-una montagna di quattrini. Il glio la crisi economica mon-numero complessivo di diale. E i numer i lo dimostra-quanto paghiamo per tenere no. Abbiamo tenuto la feb-in piedi questo Stato è stato bre a bada. Ma così facendo il nel 2009 pari a 700 miliardi, governo regala ai propri figli quasi la metà della ricchezza un problema e non una solu-che i lavoratori e le imprese zione. In un paese in cui i ta-producono in un anno. Roba gli si contestano per princi-da capogiro. È proprio que- pio, non è facile agire. Ma è sta la cifra che ci ha fatto scala- necessario sottoscrivere un re la classifica dell'Ocse. nuovo contratto con gli italia-
In un'intervista fatta alla ni. Altro che tagli tremontia-Bbc, Keynes, agli inizi degli ni. Il presidente del Consiglio anni '30 diceva: «Cerchiamo dovrebbe riuscire a imporre di non sminuire questi ma- un piano molto semplice, ma gnifici esperimenti e di non ri- coraggioso. Un taglio brutale fiutarci di imparare da essi... d e l 1 0 P e r c e n t o d e l l a s P e s a
I lpianoquinquennaleinRus- pubblica (70 miliardi) con il sia, lo Stato corporativo in Ita- quale finanziare una riduzio-lia... Speriamo che abbiano ne fiscale di pari importo. Un tutti successo». Perfortunafa- gigantesco travaso di risorse.
seismo e comunismo sono Sia chiaro, si tratta di un 'ope-(...) amministrazione e de- morti, purtroppo l 'invaden- razione dolorose,, dolorosissi
mi stipendi dei nostri dipen- ™ dello Stato nell 'economia ma. Tagliare il 10 per cento di denti pubblici. Mica poco, ha vinto: soprattutto da noi. spesa pubblica, significa ta-Nelfrattempolanostracresci- In molti ritengono che sia tut- gliare prestazioni e stipendi. . e „ f . . . ta colpa del debito pubblico e Ma venire tassati al 50 per ta (quella che m genere si m- ...^ ., . *1„ ... , , .. ,. .. . , ,. ( " ,. , „ agli interessi (circa 70 mihar- cento non lo e altrettanto?
dica con percentuali dello ze- ,?., , , v , . U ! , « J - I W . » . ro virgola) è stata modesta. d l l anno) che paghiamo per Nicola Porro Negli stessi anni in cui incre- onorarlo Essi sono solo ami-
. , .. ,. „„„ sura delia nostra malattia, mentavamo le uscite di 220 Una misura peraltro che è te-miliardi per apparecchiare la n u t a a b a d a dall 'antibiotico tavola e per pagare il servizio, d e i t a s s i d i i r i teresse bassi. Pari fatturato italiano cresceva r a d o s s o d e i paradossi, nel di 330 miliardi. Ma ciò che 2 009enel2010, lanos t raspe-piùcontaècheloStatoesat to- s a p e r i n t e r e s s i è m a g i c a m e n _ reperstaredietroal lesuespe- fe d i m i n u i t a ( i e a l F e u r o
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Foglio 2 / 2
Stiamo morendo di tasse: è arrivata l'ora di tagliarle L'Ocse certifica l'insostenibilità della nostra pressione fiscale: L'Italia sale al terzo posto nella classifica mondiale dei tartassati
IL PESO DEL FISCO % sul pil—
Danimarca
Svezia
ITALIA
Belgio
Finlandia
Austria
Francia
Norvegia
Ungheria
Slovenia
Lussemburgo ,( „
Germania É I B i
Rep. Ceca Jay
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L'appuntamento con la dichiarazione dei redditi è spesso un incubo per i milioni di italiani spremuti dal Fisco
Regno Unito SJ#S
Islanda
Svizzera
USA
Fonte; Ocse ANSA-CENTIMETRI
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Foglio "]
DAI
Effetto Pil, sale la pressione fiscale Italia al terzo posto nell'area Ocse
E per prodotto prò capite il nostro Paese è dodicesimo nella Uè
GIOVANI
Penultimi nella classifica
dell'occupazione trai 15 ei 24 anni
ROMA - 11 gettito delle imposte diminuisce, ma la pressione fiscale aumenta, portando l'Italia al terzo posto della classifica Ocse. È un dato un po' paradossale quello diffuso ieri dall'organizzazione per la coopcrazione e lo sviluppo economico, nella versione provvisoria della sua analisi sulle entrate pubbliche nei Paesi dell'arca. In un altro rapporto, la stessa Ocse ha ricordato la preoccupante situazione dell'occupazione giovanile, che vede il nostro Paese al penultimo posto tra i 33 aderenti all'organizzazione, con appena 21,7 giovani tra i 15 e i 24 che lavorano anni, su cento.
In entrambi i casi, le cifre riguardano il 2009. Sul fronte del fisco, si tratta del totale delle entrate fiscali ,._,_»,„.,„,..»»«,«»«„,»»,,,., dei vari Paesi in rapporto al prodotto interno lordo: il rapporto è espresso in percentuale. La graduatoria vede al primo posto la Danimarca con il 48,2 per cento, al secondo la Svezia con il 46,4 e al terzo appunto il nostro Paese con il 43,5. Rispetto all'anno precedente, l'Italia avanza di una posizione superando il Belgio, mentre ad esempio la Francia, che era quinta, scivola indietro di due posizioni, con il 41,9. A livello di area Ocse, la pressione fiscale complessiva è diminuita di oltre un punto, scendendo al di sotto del 34 per cento.
Le entrate in questione sono quelle tributarie (imposte dirette, indirette e straordinarie) e i contributi sociali. E interessante notare che in Italia tra 2008 e 2009 le prime sono calate in cifra assoluta di oltre 14 miliardi (e i contributi di quasi un miliardo) per effetto della erisi. Come si spiega allora l'aumento della pressione fiscale? Il fatto e che il Pi], cioè il denominatore del rapporto, è calato ancora di più, determinando quindi un valore più alto della frazione. Insomma imposte e contributi sono calati ma pesano di più su un'economia "dimagrita".
Altri numeri sono arrivati ieri da Eurostat, e
Il Pil procapite nel 2009 Lussemburgo Olanda Irlanda ^ Austria Danimarca Svezia Germania
AV0R0 Belgio Finlandia Regno Unito AREA EURO " Francia ITALIA Spagna UÉ27 " Cipro Grecia Slovenia Rei Portogallo Malta Slovacchia
• Ungheria Estonia Polonia Lituania Lettonia Romania Bulgaria
Fonte Eurostat ANSA-CENTIMETRI
riguardano il Pil prò capite, ossia il prodotto interno lordo diviso il numero degli abitanti di un Paese. Nel 2009 l'Italia era al dodicesimo posto eal di sotto della media dell'area euro, ma saldamente al di sopra della Spagna che l'aveva superata due anni prima. In cima alla graduatoria il Lussemburgo e l'Olanda.
L Ci.
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RUbmia ilei Palladi stabilità, j i paletti dell'Italia sul debito
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Oggi a Bruxelles atteso il via libera al meccanismo permanente di gestione della crisi. Merkel: «Nessun Paese sarà lasciato solo»
Riforma del Patto di stabilità, i paletti dell'Italia sul debito
Frattini: «Calcolare anche quello privato. Bozza Ecofin coerente» di CRISTINA MARCONI
BRUXELLES -1 punii salienti all'ordine del giorno sono solo due, e apparentemente privi di controversie, ma il vertice europeo dei capi di Stalo e di governo che si apre oggi a Bruxelles sarà inevitabilmente sede di discussione per molti argomenti sensibili legati alla gestione della crisi. A partire da quello sulla governanec economica, su cui l'Italia si prepara a dare battaglia: se nella riforma del Patto di stabilità non verrà dato il giusto spazio ai "fattori mitiganti" del debito pubblico, come la valutazione del debito privato, il governo "potrebbe opporsi, poiché è una decisione che richiede l'unanimità". E' quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri
Franco Frattini, sottolineando come l'Italia, che ha il debito più alto della zona euro dopo la Grecia, abbia per il resto "i conti assolutamente in ordine". Il ministro ha poi precisalo come la bozza di proposta circolata fino ad ora sia "perfettamente coerente con la posizione espressa dall'Italia" e come "i criteri per il rientro del debito varranno in ogni caso a partire dal 2014". Bruxelles vuole infatti che in futuro venga data più importanza al parametro del debito, su cui fino ad ora pesa solo l'indicazione, non vincolante a differenza di quella sul deficit al 3%, che venga mantenuto al di sotto del 60%, ma deve ancora precisare in che misura la riduzione del debito potrà essere considerata soddisfacente ed evitare l'apertura di una procedura. Il tema non è però ancora sul tavolo e l'obiettivo e di arrivare ad un accordo nel giugno prossimo. Anche la proposta di curobond avanzata dal ministro del Tesoro Giulio Trcmonti e dal presidente dcll'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, sebbene si sia già scontrata con il 'no'
della Germania, non è sul tavolo di oggi e domani, ma potrebbe essere discussa. "Se me ne sarà data l'occasione, ne parlerò", ha dichiarato Juncker, aggiungendo di essere "sufficientemente realista per sapere che domani e venerdì questa questione non occuperà la scena". Formalmente i leader dei Venti*„ sette saranno chiamali ad ap^ provare una revisione 'chirurgica' del Trattato di Lisbona per consentire la creazione di un meccanismopcrmanentc di gestione della crisi, che dal 2013 prenderà il posto della Europc-an Financial Stability Facility messa a punto nel maggio scorso sulla scia della crisi greca. La modifica del Trattalo avverrà aggiungendo un paragrafo all'articolo 136 sul buon funzionamento dell'unione monetaria, aprendola strada alla possibilità di creare "un meccanismo di stabilità per salvaguardare la stabilità dell'area nel suo insieme", da attivare con rigide condizioni. Inoltre, riprendendo punto per punto le conclusioni raggiunte dall'Eu-'rcfgruppo, la partecipazione dei creditori del settore privato sarà valutata "caso per caso".
Spetterà poi ai ministri economici definire al più presto i dettagli tecnici del meccanismo, a partire dalla sua dotazione finanziaria, che in molti vorrebbero superiorcai 750miliar-di attualmente a disposizione. La cancelliere tedesca Angela McrkcI, che ieri ha garantito che "nessuno in Europa sarà lasciato solo o sarà lasciato cadere", ha voluto ribadire la sua posizione rigorista secondo cui il meccanismo dovrà essere attuato solo come "ultima ratio". Ieri a Strasburgo è stato finalmente approvato il bilancio comunitario per il 2011, con un aumento limitato al 2,9%, come chiesto dagli Stati membri. Viene così evitato per un pelo il rischio dell'esercizio provvisorio che avrebbe messo a repentaglio progetti importanti come la creazione del servizio diplomatico Uè. Moody's, infine, ha minacciato di declassare il rating della Spagna. Salgono gli sprcad di Madrid e Lisbona.
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Foglio 2 / 2
IL PARLAMENTO EUROPEO
Approvato il bilancio comunitario
Evitato per il 2011 l'esercizio provvisorio
II debito aggregato Dati in percentuale rispetto al PIL
LA PAROLA «CHIAVE pur OISìARfltM"
Il Patto di Stabilità firmato dai 12 paesi inizialmente aderenti all'Euro stabilisce le regole comuni sui bilanci pubblici ed in particolare fissa un tetto - il famoso 3% - nel rapporto fra deficit e Pil. Il Patto prevede anche che il debito degli Stati non superi il 60% del Pil. Parametro, questo, non rispettato da nessun Paese.
Portogallo Q )
Irlanda f ")
Gran Bretagna ( ^
Spagna Q
Francia ( j )
Grecia Qj)
ITALIA (ty
Germania (%i
Fonte: Eurostat
Famiglie
96,0
104,6
100,1
83,5
50,7
49,7
39,3
61,0
Imprese non finanziarie
157,3
138,4
114,4
135,0
104,5
61,8
79,9
69,0
Pubblica Amministrazione
84,6
82,9
80,3
66,3
82,5
124,9
116,7
76,7
Totale
337,9
325,9
294,8
1284,8
1237.7
236,4
! 235,8
1206.8
Moody's potrebbe declassare il rating diMadrid Salgono gli spread
I ministri Tramonti e Frattini
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Foglio 1 / 2
Tra le deicisioni dell'Associazione anche lo stop alle commissioni su un piccolo "rosso" in conto corrente
Abi, via libera alla proroga per il congelamento dei mutui Sei mesi in più per la moratoria alle famiglie in difficoltà
di ROBERTA AMORUSO
ROMA -L'.<\bi con l'erma la mano tesa allo Pini in \ istà della scadenza della monitoria sili prestili (il 31 gennaio). Maintan-to, fa slittare di sci mesi la scadenza per chiedere il congelamento alle rate dei imitili "difficili". Sul fronte imprese, e ancora aperto il tavolo con Confindu-stria:unappuntamentocruciaIc è fissato per il 22 dicembre, subito dopo il passaggio necessario con Bank italia per definire il trattamento di quei crediti alle Pmi dopo la scadenza dell'avviso comune. Ma in attesa di arrivare a una soluzione entro gennaio, l'Associa/ione bancaria mette agli atti tre mosse importanti per andare incontro alle famiglie, soprattutto a ciucile in difficoltà. n"ló fa «nel pieno rispetto della concorrenza».
La prima mossa, ciucila più significativi, riguarda appunto la decisione, N arala ieri dal comitato esecutivo dell'Associazione, di prorogare di ulteriori sei mesi la moratoria sui mutui del-le famigli in affanno (anche questa in scadenza a gennaio). Un modo «persia re vicino.'illc famiglie italiane», spiega Giuseppe
Mussari, presidente dcll'Abi, nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno. Certo, aggiunge lo stesso M ussari, rimane da superare un limite normativo che riguarda i mutui cartolarizzati, «Ma speriamo di superare questa nonna con l'inserimento di un paragrafo ad hoc nel decreto millcproroghc», chiarisce il presidente. Si tratta, infatti, di permettere la proroga della garanzia anche per quest'ultimo tipo di mutui (normalmente limitata ad un determinato periodo).
L'accordo tra l'Abi e l'associazione dei consumatori risale esattamente a un anno fa. E ha permesso finora di sospendere le rate di pagamento di mutui per un valore complessivo di 4 miliardi di euro. Vale a dire di congelare il mutuo di circa 31 mila famiglie (in base ai dati di fine settembre). I numeri sono importanti, ma «la qualità del credito delle famiglie», assicura
Mussari, «è buona». Basta dire che se in Italia viene mediamente finanziato il 65% del valore dell'immobile. E che la media europea è ben oltre il 70%, con la Germania al 79%, la Francia al 72,5%, la Francia al 91% e l'Olanda al 101%. Infine, la rischiosità delle famiglie italiane risulta del 50% inferiore rispetto a quella del '92-'93.
Sempre sul fronte famiglie, si sono altri due capitoli altrettanto importanti affrontati ieri dal Comitato esecutivo dell'A-bi. La prima riguarda le commissioni previste per il superamento del fido o il "rosso in conto corrente". L'indicazione emersa dalle banche è che di fronte a episodio di saldo negativo sul conto corrente o di superamento del fido, purché non ricorrente e per piccoli importi, non si proceda all'addebito di alcuna commissione. Le modalità di interpretazionedi questa indicazione sono lasciate alla libertà dei singoli istituti, praji^a^t^-sari. Ma il messaggio''* 'chiaro: «Ancora una volta le banche fanno fronte comune per andare incontro ai clienti» e rinunciano al recupero anche di quel
Mussari: «Ancora una voltale banche
fanno fronte comune per sostenerci clienti»
LA PAROLA» CHIAVE
MORATORIA MUTUI E' l'accordo firmato a dicembre 2009 tra Abi.e associazioni dei consumatori per sostenere le famiglie in difficoltà nel pagamento regolare delle rate del mutuo. I pagamenti sono sospesi per almeno 12 mesi. E prima della proroga di sei mesi appena varata la scadenza per le richieste era fissata per il 31 gennaio 2011
FAMIGLI
costo medio che sostengono per richiamare un correntista anche di fronte a "un rosso" minimo, sottolinea ancora il presidente.
Altro terreno sul quale gli istituti di credito si impegnano a «garantire più elevati livelli di trasparenza» è quello delle polizze assicurative legate ai mutui. «L'impegno è quello di indicare con maggiore chiarezza quando una polizza è obbligatoria o facoltativa per ottenere un credito», oltre alla previsione di «tempi massimi entro cui chiarire se la propria polizza è conforme o meno» agli standard richiesti dalla banca.
Quanto, infine, al tavolo aperto sui finanziamenti alle Pini, «pensiamo ad un pacchetto di misure che vada incontro alle esigenze delle aziende che presentano ancora problemi: rimodulazione delle scadenze, impegno in termini di capitale e impiego del fondo di garanzia», spiega Mussari, ricordando che è tecnicamente impossibile una proroga dell'avviso comune. «Mi auguro che prima del 31 gennaio si arrivi a una soluzione», conclude il numero uno di Palazzo Altieri, «perchè ci sta a cuore il ciclo economico e la crescita del Paese»,
E', in miliardi, l'importo
dei mutui sospesi in un anno
E", hi miliardi, la liquidità in più per le Pmi grazie alla
moratoria sui prestiti
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Tra le deicisioni dell'Associazione anche lo stop alle commissioni su un piccolo "rosso" in conto corrente
Abi, via libera alla proroga per il congelamento dei mutui Sei mesi in più per la moratoria alle famiglie in difficoltà
di ROBERTA AMORUSO ROMA -L'/\bi conlermalama-no tesa alle Pini in \ istà della scadenza della moratoria sui prestili (il 31 gennaio). Maintan-to, fa slittare di sci mesi la scadenza per chiedere il congelamento alle rate dei mutui "difficili". Sul fronte imprese, e ancora aperto il tavolo con Confindu-strìa:unappuntamentocruciale è fissato per il 22 dicembre, subito dopo il passaggio necessario con Bank italia per definire il trattamento di quei crediti alle Pmi dopo la scadenza dell'avviso comune. Ma in attesa di arrivare a una soluzione entro gennaio, l'Associa/ione bancaria mette agli atti tre mosse importanti per andare incontro alle famiglie, soprattutto a quelle in difficoltà. n"ló fa «nel pieno rispetto della concorrenza».
La prima mossa, quella più significati\a. riguarda appunto la decisione, N arala ieri dal comitato esecutivo dell'Associazione, di prorogare di ulteriori sei mesi la moratoria sui mutui del-lefamigli in affanno (anche questa in scadenza a gennaio). Un modo «persia re vicinoallc famiglie italiane», spiega Giuseppe
Mussari, presidente dcll'Abi, nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno. Certo, aggiunge lo stesso M ussari, rimane da superare un limite normativo che riguarda i mutui cartoJarizzati. «Ma speriamo di superare questa norma con l'inserimento di un paragrafo ad hoc nel decreto mille-proroghe», chiarisce il presidente. Si tratta, infatti, di permettere la proroga della garanzia anche per quest'ultimo tipo di mutui (normalmente limitata ad un determinato periodo).
L'accordo tra l'Abi e l'associazione dei consumatori risale esattamente a un anno fa. E ha permesso finora di sospendere le rate di pagamento di mutui per un valore complessivo di 4 miliardi di euro. Vale a dire di congelare il mutuo di circa 31 mila famiglie (in base ai dati di fine settembre). I numeri sono importanti, ma «la qualità del credito delle famiglie», assicura
Mussari, «è buona». Basta dire che se in Italia viene mediamente finanziato il 65% del valore dell'immobile. E che la media europea è ben oltre il 70%, con la Germania al 79%, la Francia al 72,5%, la Francia al 91% e l'Olanda al 101%. Infine, la rischiosità delle famiglie italiane risulta del 50% inferiore rispetto a quella del '92-'93.
Sempre sul fronte famiglie, si sono altri due capitoli altrettanto importanti affrontati ieri dal Comitato esecutivo dell'A-bi. La prima riguarda le commissioni previste per il superamento del fido o il "rosso in conto corrente". L'indicazione emersa dalle banche è che di fronte a episodio di saldo negativo sul conto corrente o di superamento del fido, purché non ricorrente e per piccoli importi, non si proceda all'addebito di alcuna commissione. Le modalità di interpretazione-di questa indicazione sono lasciate alla libertà dei singoli istituti, prosila i s savi. Ma il messaggio''* chiaro: «Ancora una volta le banche fanno fronte comune per andare incontro ai clienti» e rinunciano al recupero anche di quel
Mussari: «Ancora una volta le banche
fanno fronte comune per sostenere i clienti»
LA PAROLA» CHIAVE
MORATORIA MUTUI E' l'accordo firmato a dicembre 2009 tra Abi.e associazioni dei consumatori per sostenere le famiglie in difficoltà nel pagamento regolare delle rate del mutuo. I pagamenti sono sospesi per almeno 12 mesi. E prima della proroga di sei mesi appena varata la scadenza per le richieste era fissata per il 31 gennaio 2011
FAMIGLI
costo medio che sostengono per richiamare un correntista anche di fronte a "un rosso" minimo, sottolinea ancora il presidente.
Altro terreno sul quale gli istituti di credito si impegnano a «garantire più elevati livelli di trasparenza» è quello delle polizze assicurative legate ai mutui. «L'impegno è quello di indicare con maggiore chiarezza quando una polizza è obbligatoria o facoltativa per ottenere un credito», oltre alla previsione di «tempi massimi entro cui chiarire se la propria polizza è conforme o meno» agli standard richiesti dalla banca.
Quanto, infine, al tavolo aperto sui finanziamenti alle Pmi, «pensiamo ad un pacchetto di misure che vada incontro alle esigenze delle aziende che presentano ancora problemi: rimodulazione delle scadenze, impegno in termini di capitale e impiego del fondo di garanzia», spiega Mussari, ricordando che è tecnicamente impossibile una proroga dell'avviso comune. «Mi auguro che prima del 31 gennaio si arrivi a una soluzione», conclude il numero uno di Palazzo Altieri, «perchè ci sta a cuore il ciclo economico e la crescita del Paese»,
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dei mutui sospesi in un anno
E', in minatila liquidità in più per le Pmi grazie alla
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In Europa le vendite sono calate del 6,5%. Il Lingotto scende del 23,7%, Alfa Romeo in rialzo del 25,6%
Auto, novembre nero. In Italia -21,1% Padoa-Schioppa, Perissinotto e Bombassei nel cda di Fiat Industriai
ROMA - Non si ferma il calo de) mercato dell'auto: a novembre in Europa le vendite si sono ridotte del 6,5% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Le immatricolazioni hanno raggiunto le 1.069.268 unità che fissano, in undici mesi, un calo complessivo del 5,7% per un totaledi 12.349.743veicoli registrati. Tutti in arretramento, a novembre, i mercati principali: Spagna -25,5%, Italia -21,1%, Gran Bretagna -11,5%, Francia -10,8, Germania - 6,2%. Nei primi undici mesi dell'anno, invece, la classifica vede il Regno Unito a +3,4%, Spagna a +5,9% mentre la Francia è a -2,4%, Italia a -8,2% e Germania a -25,2%. Caduta complessiva a-5,7%.
Le nuove immatricolazioni di Fiat Group Automobiles hanno subito in Europa (Uc a 27 + Efta) un crollo del 23,7%, attestandosi a 74.194 vetture, contro le 97.301 registrate a novembre 2009. Ad ottobre le
vendite di FGA in Europa avevano registrato un calo del 32,7% a 73.774 unità. Nei primi 11 mesi dell'annoia flessione del gruppo torinese si è attestata in Europa al 16,9%, a fronte di 971.201 nuove immatricolazioni, contro le 1.169.084 dello stesso periodo del 2009.
Riguardo ai singoli brand del gruppo torinese, l'unico con vendite in progresso in Europa risulta l'Alfa Romeo che, con 10.023 nuove immatricolazioni, segnami rialzo del 25,6% rispetto alle 7.983 vetture vendute a novembre 2009. In calo del 27,3% Fiat, che ha immatricolato 57.208 nuove vetture contro le 78.640
di un anno fa, mentre i volumi Lancia scendono del 35,6% a 6.619 unità, contro le 10.278 di novembre 2009. Nel consuntivo dei primi 11 mesi, Fiat scende del 18,5% a 771.458 unità, Lancia va giù del 17,5% a 92.886 unità e Alfa Romeo contiene il calo al 3%, con 100.759 immatricolazioni.
Secondo Eugenio Razelli, presidente Anfia (associazione nazionale industrie automobilistiche), «la flessione (di novembre) è un po' più contenuta rispetto ai mesi scorsi e riflette sì i primi segnali di ripresa della fiducia dei consumatori, ma deriva anche dalla ormai prossima scadenza, a fine anno, dei programmi di incentivi mantenuti da alcuni Paesi, primo tra tutti la Francia». Secondo Razelli, quindi, «è probabile che anche a dicembre l'andamento del mercato venga influenzato da questi fattori, portando a una chiusura del 2010 stimata
intorno a oltre 13.500.000 unità (-6,7% sul 2009)».
Intanto Fiat annuncia che con Sergio Marchionnc, presidente, siederanno nel cda di Fiat Industriale Alberto Bombassei, Gianni Coda, John Elkann, Robert Liberatore, Libero Milonc, Tommaso Padoa-Schioppa, Giovanni Perissinotto e John Zhao, vicepresidente della Lcnovo, la società che ha acquisito la divisione Personal Computer di Ibm. Nel comunicato l'azienda e Fiat Industriai affermano inoltre che Borsa Italiana ha emesso il provvedimento di ammissione a quotazione delle azioni ordinarie, privilegiate e di risparmio di Fiat Industriai sul Mercato Telematico Azionario. 11 nuovo consiglio diverrà operativo con effetto dalla data di efficacia della scissione ed avrà scadenza in concomitanza dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio dell'esercizio 2011.
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Le azioni ordinarie, privilegiate e risparmio di Industriai ammesse al mercato telematico
Un operaio alla catena di montaggio
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Intervista a Giacomo Vaciago
Un'ingiustizia sociale che pregiudica lo sviluppo del Paese L'economista dell' Università Cattolica sostiene che «purtroppo ci è toccata la destra peggiore» che impoverisce le famiglie e frena le imprese
Fiducia casuale «I tagli lineari ai servizi pubblici sono frutto di una politica casuale, come ha dimostrato anche il voto sulla fiducia»
LAURA MATTEUCCI
MILANO [email protected]
Gli studenti vanno in piazza e hanno ragione. La necessità dei tagli ai servizi pubblici si può anche capire, ma
che siano lineari, e quindi frutto di una politica casuale, è invece incomprensibile. Anche in Inghilterra tagliano, così come in Francia e in Germania, tutti paesi governati, come il nostro, dalla destra: perchè a noi doveva toccare la destra peggiore?». Il giorno dopo la fiducia incassata, a sconfessare il governo Berlusconi sono gli ultimi dati Ocse, quelli che parlano di una pressione fiscale in aumento nel 2009 rispetto al 2008, nonostante le reiterate promesse di riduzione. Adesso quanto a volume di tasse da pagare siamo al terzo posto tra i paesi avanzati, dopo Danimarca e Svezia che in compenso, come offerta di servizi, ci distanziano da sempre anni luce. Così la pensa anche Giacomo Vaciago, direttore dell'Istituto di economia e finanza all'Università Cattolica di Milano: «Il problema delle tasse è chi le paga, e che cosa riceve in cambio». In Italia pagano sempre i soliti noti. «In Italia la storia non cambia mai: alcuni pagano troppo, altri troppo poco o niente del tutto, e in cambio i servizi non offrono, è un eufemi
smo, una qualità eccelsa. Non si tratta solo di un'enorme ingiustizia sociale: il fatto è che finiamo anche per non attirare alcun tipo di investimento dall'estero, a parte quelli che vanno a ingrassare l'economia sommersa. Arriva solo l'economia nera, che entra per strade traverse, certo non quella in chiaro, definita dagli accordi tra governi. Il principale nodo politico delle democrazie moderne è sempre lo stesso: tassare i cittadini in cambio di servizi pubblici, che si presumono sufficienti ed efficienti». Ma da noi è il contrario: più tasse, meno servizi, visto che sono stati oggetto di consistenti tagli. «Il problema di tagliare i servizi è comune, la necessità c'è, il punto è come farlo: un conto è scegliere, un altro procedere con riduzioni lineari, frutto di una politica casuale. Del resto, anche il voto di fiducia al governo è stato del tutto casuale, un prodotto della sorte che non ha a che fare con ragionamenti politici, ma con personalismi e questioni contingenti che avrebbero benissimo potuto dare il risultato opposto».
Della promessa di ridurre le tasse Berlusconi ha fatto uno dei cardini della sua campagna elettorale. «Promesse elettorali, appunto. Un governo di destra come quello tedesco ha aumentato l'Iva e ridotto
le tasse sulle imprese, ma la nostra destra è peggiore e non è in grado di fare nemmeno questo». Però la situazione economica necessiterebbe di un governo forte, capace di scelte e decisioni. «Ma non è così. Non drammatizziamo, non credo a un precipitare della situazione: la nostra sarà una lenta decadenza da mancata crescita, durante la quale ci mangeremo le grandi ricchezze che abbiamo. L'Ocse ci spiega quello che già sappiamo: è calato il reddito più della pressione fiscale, siamo più poveri».
Soprattutto, i figli di oggi saranno più poveri dei loro genitori. Tra l'altro, i dati sull'occupazione giovanile dell'Ocse sono preoccupanti, nel 2009 solo 1 ragazzo su 5 risultava occupato. «Dati drammatici, direi. Abbiamo protetto i vecchi, non per decisione politica, ma perchè a questo tendono il nostro welfare, la mancanza di meritocrazia, le tutele che ai precari non si applicano. In questa società immobile i cognomi sono tornati ad essere importanti: tra gli anni '50 e '70 chi nasceva povero poteva sperare di diventare ricco, che poi è il grande sogno del capitalismo. Adesso è il contrario. E i giovani migliori vanno all'estero, e finiscono per non tornare più. Anche questa è una tassa per il Paese». •
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LA CRISI EUROPEA
Bruxelles, non c'è lavoro Galapagos
E un'Europa a pezzi quella che si riunisce oggi a Bruxelles. I capi di stato e di governo riuniti nel Con
siglio d'Europa si trovano di fronte a una situazione che si sta deteriorando: il prossimo anno è atteso un forte rallentamento del tasso di crescita; l'occupazione non aumenterà e nuovi focolai di crisi finanziaria esploderanno, coinvolgendo non solo paesi marginali, come Grecia e Irlanda, ma anche grandi come la Spagna che da ieri è sotto osservazione per una possibile riduzione del rating che inevitabilmente porterà Madrid a dover pagare tassi di interesse più alti sul debito.
O leri l'Ocse ha segnalato che nei paesi dell'Organizzazione la disoccu
pazione ha ripreso a crescere toccando - nella media -1'8,6% in ottobre. Stiamo parlando dei paesi maggiormente sviluppati. Non a caso l'Ilo, l'Organizzazione intemazionale del lavoro, nel rapporto annuale sulle retribuzioni ha sottolineato come la crisi globale ha avuto effetti devastanti per il mercato del lavoro, creando quasi 29 milioni di nuovi disoccupati, dimezzando il tasso di crescita globale dei salari e ampliando l'incidenza delle retribuzioni basse sul totale. In cifre assolute il numero totale dei disoccupati era salito alla fine del 2009 a circa 207 milioni. «Lo studio mostra un'altra faccia della crisi occupazionale. La recessione non è stata drammatica solo per i milioni di persone che hanno perso il lavoro, ma ha avuto ricadute anche per coloro che lo hanno conservato, riducendo il loro potere d'acquisto e benessere generale», ha commentato il direttore dell'Ilo Juan Somavia. Che sottolinea come la stagnazione dei salari dopo essere stato uno dei fattori che ha innescato la crisi, continui a indebolire l'economia di molti paesi.
Lo studio dell'Ilo evidenzia un altro aspetto rilevante: nei Paesi avanzati è stato un decennio di moderazione salariale, considerando che l'incremento delle retribuzioni reali è stato solo del 5% tra il 1990 e il
2009. Il rapporto rileva come la maggior parte dei paesi che hanno registrato un calo dei salari reali ha anche segnato un calo della produttività. Insomma, come dimostrò magistralmente Paolo Sylos Labini parecchi anni fa, la spinta alla ricerca e all'innovazione (quello che potremmo definire «progresso tecnico») nasce proprio dagli alti salari. Al contrario i paesi dove la dinamica salariale ristagna - o peggio ancora diminuisce - vedono inevitabilmente ristagnare anche la crescita del Pil. Senza contare i problemi che ne conseguono, di finanziamento del welfare, o sui parametri di deficit e debito pubblico rispetto al Pil. E l'Italia ne è il «migliore» esempio.
La crisi scoppiata nel 2009 per cause finanziarie era in realtà una crisi delle economie reali che covava da tempo: un'insufficiente domanda provocata da una indecente distribuzione dei redditi nettamente peggiorata a danno del lavoro dipendente negli ultimi 20 anni. Ma i potenti della terra (e le loro organizzazioni, tipo la Bce e il Fondo monetario ) hanno fatto finta di non accorgersene. Certo, sono stati abbastanza tempestivi nell'allargaie i cordoni della borsa, ma i soldi (migliaia di miliardi di dollari e euro) hanno preso la strada sbagliata: il salvataggio del sistema finanziàrio, e di conseguenza dei redditi e dei rentier che campano sulla finanza. Il sistema produttivo invece non ha avuto bailout, cioè cinture di salvataggio. Al contrario è stato chiamato in maniera determinante al salvataggio altrui.
A Grecia e Irlanda sono state imposte politiche restrittive terribili per poter salvare il loro sistema finanziario frantumato dalla speculazione e dalla fuga di capitali. Una sola cifra: negli ultimi due mesi dall'Irlanda c'è stata una fuga di oltre 20 miliardi di euro. Grecia e Irlanda hanno una struttura produttiva diametralmente opposta. Eppure ora sono uniti da un medesimo disagio sociale. Disagio che colpisce anche il Portogallo e la Spagna, ma anche la Gran Bre
tagna e l'Italia. Disagio che viene accresciuto dallo smatella-mento dello stato sociale e che provoca sacrosante rivolte sociali che scatenano i benpensanti contro la violenza. Ma chi è veramente violento? Chi difende la propria vita o chi pretende ulteriori sacrifici da chi da una vita si sacrifica?
La risposta dovrebbe darla oggi a Bruxelles il Consiglio d'Europa. Ma non c'è da farsi illusioni: l'obiettivo comune non è la costruzione di un mondo diverso e migliore, ma la conservazione di «questo» mondo classista e pieno di contraddizioni. Al massimo si litigherà su punti marginali come la creazione degli euro bond, mentre tutti saranno d'accordo a rifinanziare la Bce per consentire ai banchieri centrali di intervenire con più munizioni per 0 salvataggio del sistema creditizio. E al lavoro, cioè alla vita di milioni di donne e di uomini, non penserà nessuno.
Oggi a Bruxelles la cecità della Uè
1 il manifesto
nellArma ; Grecia ferma, : Atene brucia
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