Rassegna Stampa del 16/12/2010

105

description

Rassegna Stampa del 16/12/2010

Transcript of Rassegna Stampa del 16/12/2010

Page 1: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 2: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 3: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 4: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 5: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 6: Rassegna Stampa del 16/12/2010
Page 7: Rassegna Stampa del 16/12/2010

« G A Z Z E T T A P I B A S I L I C A I A I ~ur~ É É JOIO L A G A Z Z E T T A D E L M E Z Z O G I O R N O • Quotidiano fondato nel 1887 '•!!III,.II.|I!„!HI.!.!'

Babbo Natale è già da noi primo camerino

LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA

• iTiflzrd Mimo Pagana 10 le) 03? 1,418511 • Fax: ÙW55Q236Q -Elmiil: radaranu poiew/: ganniiamemigiu™ ri " " " • I « I « WB Cacpafkiti 4/b- lai (ÌB3VZM311 • Fax O8aS5Q?350 Email mdanaiie MiBlBrwaijBneirBmBCOQtomoit

PtiftMkJtt-fMMÉiinMM. Pnlum piaz/ii Manu Pagana 19 Ini [jaTT'H tSDJK Ffll IB' l 'JiiWs, «alai» vu5 CaypellLili I h Ini 0B1M31MB f-nx 0B35.2SI 315 ahimé» api <vwwgwsnanKnlo||e« l f c«wu»Hin eoo.659.6B9 www.avrauiritiin cmit

8 . . . 0a0.MW430 I l o w » 0H81 779911 I L r . « : 0832,-463911 I Tran» (.- li ur-, 00355,42S 793? I Taranto: 09*4580211 I 40,00, lr»m. Euro Btl.00 Compra Itwtfvl: »n . Ettm J90.0D: WHI. Euro 1B0Q0; } Estera: tìnse tariffe più vpise poitall, sacrando deaUnaiicne Per info. tal. «aillatfagaasuarnsuoglwriu il Copia anatrata: Euro 2.40 Tal OBO<5470213

AMJOPUMENT) tutti I gtornl aului l I fawtlvf Ma Euro ?80,00. Him. Eurn SCI Ll"j Sola «Ultori* rial lun*dl: uni Euro 55,00; M

08f1iB470!05. dal HJIIMJI al venerdì. 00.30 1330 10x0803470227 |

MALTEMPO: DISAGI SOPRATTUTTO NELL'AREA SUD DOVE OGGI LE SCUOLE IN ALCUNI PAESI RESTERANNO CHIUSE

Neve e gelo in Basilicata chiuso il tratto della A3

PERCIANTEAPAGINAVII

REGIONI IL NUOVO PIANO SANITARIO ILLUSTRATO IN UN VERTICE DELLA MAGGIORANZA

Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto» Strutture pOliVSlenti DGr • Nessuna chiusura di ospedali, risliche del nuovo piano sanitario

. . ma programma dì «riconversione» delia Regione Basilicata, che il pre-6rOQ9r6 preSt3ZI0ni di alcuni di essi. 1.934 posti letto sidente della giunta e l'assessore Qnprialktirhp Hav ^f**10 a i 2 2 5 u a t t u a 1 ' t3-62 °eni alla salute, Vito De Filippo e Attilio OfJcLIdlloULnt;, Udy xn^le abitanti rispetto ad un pa- Martorano. hanno presentato alla

hfl^oitrll P fiiflnnn^tipfì rametro nazionale di 3,3 ogni mille maggioranza ili centrosinistra. abitanti): sono due delle caratte- INCISO A PAGINA II » AUTOSTRADA Chiusa la A3 tra gh svìncoli ili Lagonegro nord e Falerno, nel Cosentino

LAMHA (UINDUMENTI INDAGANO SUL RITROVAMENTO DI UN MESSAGGIO IN CHIESA POTENZA LA STORIA DI UN DISOCCUPATO (SENNE, REDUCE DALLA CASSA INTEGRAZIONE

Omicidio Forestieri spunta una scritta

Vince al superenalotto e così paga il mutuo

«Aiutatemi, se potete,

perdonatemi». Chi ha

lasciato questo

messaggio davanti ai

resti del Beato Lentini?

• L'ha scritta l'assassino o qualcuno che sa? «Aiu­tatemi se potete, perdonatemi» Questo messaggio nella chiesa di S. Nicola a Lauria ha destato l'at­tenzione degli inquirenti che indagano sull'omi­cidio di Giuseppe Forestieri, il commerciante 50en-ne ucciso la seradel 13 novembre scorso durante ima rapina nell'iifflcio del suosupermercatoa Pecorone. La frase compare nel quaderno che si trova vicino all'urna contenente i resti del Beato Lentini.

SERVIZIO A PAGINA XI »

La schedina di 2 euro

gliene fruttai Ornila.

«Non mi cambia la vita,

ma mi aiuta a trascorrere

un Natale più sereno»

• Incarna l'archetipo del «nuovo» disoccupato: non più giovanissimo, ma neppure troppo anziano per andare Ln pensione Carmine Inchincoll, 48annì, di Potenza, ex dipendente del consorzio agrario, oggi disoccupato, ha vinto lOm ila euro giocando una sche­dina di due euro al superenalotto. Con questi soldi pagherà diverse rate del mutuo, fermando cosi la corsa degli interessi. «Non mi cambiano la vita marni faranno trascorrere un Natale più sereno.

BflANCATI A PAGINA V »

POTENZA

L'ex agente segreto Nicola Cervone eternato in libertà

AMEND01AM A PAGINA HI »

MATERA

Nuovo «scippo» di fondi pubblici per la città dei Sassi

OLIVA A PAGINA XII •:•

Page 8: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Dal primo febbraio 2010 per vedere La Nuova TV in chiaro e senza abbonamento SKY dovrai sintonizzarti su:

Satellite: Hot Bird 13 Est Fnqgemi: 11.411 Polarizzazione: Orizzontale FEC-. 3/4 Symbol Pale: 27.500 NUOVE FREQUENZE LA NUOVA TV

BANCA POPOLARE DI UARI LA NUO\A

GIOVEDÌ 16 DICEMBRE 2010

BANCA POPOLARE DI B A R I

A n n o V - N . 335

in t andem con II Mat t ino

Potenza vii dell) Chimici. 61 - Tel 09?H7Si$2 . 077I 5M2»3 - hr 0971 9QÌI14 - E-mail redii!one@nuovideliud li - Direttore.' Domenico Pirel l i • Po«e Italiane Sped in A P-DI . 15M3 i™,t- l Wb4\ a/t.l. e I • DCB Potenn-Rer. Trib di Pi N. iìiitì Oli'Ofli'DS - Pubblicità e «min Ini str i l lone -Allea Multimediale Sri - Via dell) Chimica 61 • Petenti • Tel 0971 59«»3 - Fi* QW 901114 - E-mi il Infogahcemultimcdlile com 1

Bocciati nuovamente in commissione gli articoli sulle Comunità locali. Mollica: chieda la fiducia come il premier

Come Berlusconi? No Tremoliti De Filippo paragonato al super ministro: rivolutiona la governarne per questioni finanziarie

3. jS* ìk .

1 ! 1 . . ! te

De Filippo t ra i banchi del Consiglio regionale A PAGINA 5

Calunnie nei confronti di Woodcock, ieri la decisione del Riesame

Scarcerato lo 007 del Sisde POTENZA- n tribunale del riesame di Catanzaro ha annullato rordìnanza di custodia cautelare in carcere emessa nei con­fronti dell'ex agente del Si­sde, Nicola Cervone, arre­stato per calunnia nei con­fronti dell'ex pra di Poten-2a Henry John Woodcock.

A PAGINA 7

m^ f^% •]• ^JL

^ b • • r i Henry John Woodcock

Erosione La Regione

chiede alla Cm Basso Sinni la

revoca del bando

A PAGINA 21

I sindaci immersi nel gioco dei mito cantoni

di DONATO MART.TÌU.0

E ' fuori dubbio che le oelebra-zioni del tren­

tennale del terremoto sono state fatte con la dovuta solennità. Tan­te le cerimonie, le(...J

CONTA PAGINA 11

De Filippo e Martorano auspicano "un ampio confronto e soluzioni bipartisan" I Viabilità critica e scuole chiuse

"Non chiuderò nessun ospedale" Presentato alla maggioranza il nuovo piano sanitario regwnak

Freddo, neve e ghiaccio: la Basilicata batte i denti

POTENZA- Nessuna chiu­sura di ospedali, ma un programma di "riconver­sione" di alcuni di essi. E ancora: 1.934 poeti letto ri­spetto ai 2.250 attuali (3,62 ogni mille abitanti ri­spetto ad un parametro na­zionale di 3,3 ogni mille abitanti). Sono queste due delle caratteristiche del nuovo piano sanitario re­gionale che il presidente della giunta e l'assessore alla salute, De Filippo e Martorano, hanno pre­sentato nllfl maggioranza.

A PAGINA 4

Servizio 118, oggi protesta degli autisti senza contratto

Un'ambulanza del I 18 sot to la Regione. A PAGINA 4

Melfi, la Fìat taglia la cassa integrazione di due giorni

Nucleare Anche le

imprese lucane guardano alla "torta" da 30

miliardi

A PAGINA 3 La Fiat-Sata.A PAGINA 3

S.Severino L. A PAG. 2

Potenza Tubi ghiacciati, cinque palazzi

senz'acqua A PAGINA 13

PER INFORMAZIONI SUOLI EVENTI WWW.PIOTMONTAONCDIEMOZIONI.IT

i Sl i lStUSIi l f t ' »'IL %SL .

C Italia regionale: in finale Tanagro e Angelo Cristofaro

Cristofaro e Tanagro In finale. NELLO SPORT

Q U E S T O NATALE FAI U N R E G A L O I M P O R T A N T E A C H I V U O I B E N E

DONAGLI RELAX

c e n t r o l o r e l e i . i t BELLEZZA BENES HAIR

Page 9: Rassegna Stampa del 16/12/2010

PDtt E' CACCIA Al DELUSI

Via al terzo polo. Bondi di Napolitano contro Fi Sulla giornata violenta di Roma denuncia del Pd 11punto suifiniani in Basilicata, il nioh di Digilit

alle pagine 6, 7, 8 e 9

E ORA IL CENTROSINISTRA AVANZI SUBITO DELLE PROPOSTE

diFRANCESCOCASTELGRANDE

CARO direttore, come sempre legfgo con piacere i tuoi edi­toriali che stimolano riflessioni e analisi critiche all'at­tuale sistema politico italiano e non solo. E1 oon amarezza che tutti i gitimi si legg* di Berlusconi e del fatto che bi-sogna mettere fine al beriusconismo senza pensare

segue a pagina 8

la lampadina

A questo punto serve un fabìmi per slegare Fini hi quella poltrona.

9 1 ^/^L • § • W della Basilicata I ^r y i

il Quotidiano uM I ^ f r GRUPPO BPER I

ttp»¥» P Rnrtajion PT1TFN7A. ufa Nararti ftiim 10? re»,flF,10r) tPi {OTI-ffHH fmiWI-flnKlfid MATFRA PbwaM*«1'i rem TFiim W fKKPWWfl fcwnRKPWWfifi • • " Presone e Redazioni: POTBEA, te Nazarta Sauro 102. cap 85100. tei. 0971-63309, to 0971 1064. MATHF^PIam Miro 15, cap751X.M ve^va i * • ':• Ay-.;>,;.,-

Presentato il piano salute regionale: non chiude nessun ospedale ma ci sarà riconversione sulle nuove esigenze. In gioco (privati

Pochi e sempre più vecchi Come garantire la sanità? I conti in regola della Basilicata rispetto alle altre regioni del Sud?

«Solo perché si utilizzano le royalty del petrolio, ^ ^ ^ ^ cosa che altrove non è possibile

ME 9 ' F^1' questo tesoretto che la Lucania I è solvibile secondo il giudizio di Moodv's

IL CASO sollevato dal ViioticticiiK

Erosione costiera «Sul bando milionario solo un qui prò quo» La Regione smentisce Da Nova Siri nuovo alt

a pagina 34

URBANISTICA

Matera aspetta le case ma è impossibile

dire sì al regolamento per la fine dell'anno

Tanagro e Oppiclo in finale di Coppa Italia Si gioca il 29 a Potenza

-«*»«^B"«EK

fèti Basilischi Intervista esclusiva, parla Carlo Troia

«E ora basta con le verità di questi pentiti la quinta mafia a Potenza non esiste» "Hanno tolto il gratuito patrocinio peri processi a mio carico»

a pagina 10

Potenza E' il terreno svenduto dali'Asi: l'amministrazione temporeggia con la società Retail building

Quel suolo Acta che fa gola ai privati: il Comune aspetta

;OT

1

Q e

III [III II

r Andrisani < Michelet J?

\ i * f V Studio di ln«,«jn«rla \ Prof ritelinnl, Verifiche e Mijure HI Impiantì Elamici \ i Tfir imiflgicl, FntovnIUico. Solala Tarmica

IMPIANTI FOTOVOLTAICI PROGETTAZIONE, INSTALLAZIONE,

GESTIONE PRATICHE PER CONTO ENERGIA

STUDIO DI FATTIBILITÀ GRATOITO

\ Piazza degli Olmi, 30 «100 MATERA \ Tel. 328.4115225 • Fax 0835.382086 \ E-mail: [email protected]

- web: vmw studioandrisani.il

Villa d'Agri Acqua non potabile ma le analisi dicono

•Si può bere-li mistero

della lontana

a pagina 23

uttutómu

CIUUA HA SCELTO ENIOV, LA CAUTA CONTRO COMINTt. CI rraftl* i luol •,(

punii ogni vali.,

itipvriaio. M | * * pr*l»y» l ti|oy •'•opta? (utdaigfi*

UMXBaruCrn»

Page 10: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \ 5

Foglio "1

Bollette ridotte del 10% ed accisa locale completamente eliminata

Gas meno caro per le famiglie LA riduzione del costo delle bollette del gas per il luca­ni, in base ai provvedimen­ti della Regione, è stato del 10.5% per tut te le utenze, arr ivando fino al 30 per cento per le famiglie disa­giate, con «un'aderenza as­soluta t r a le ipotesi formu­late e i risultati consegui­ti»,.

È quanto emerso da uno studio realizzato dai dipar­timenti regionali e diffuso, in u n nota, dall'ufficio s tampa della g iunta regio-nale della,KBÉlMBBIIIIl Oltre allo sconto, è stata anche eliminata l'accisa regiona­le sul gas che «presente in quasi tut te le regioni, in al­cuni casi arr iva anche fino al qua t t ro per cento del co­sto» .

Di parere net tamente

contrario il senatore Fli Egidio Digilio: «Lo studio sul costo della forni tura di energia elettrica e gas na­turale in >SMUNGE! pre­sentato da Unioncamere -dice - conferma in maniera net ta ed autorevole la tesi che sostengo da anni: lo sconto deciso dalla g iunta regionale sul­la bolletta del gas delle fami­glie lucane è semplicemen­te un'elemosi­na, conil risul­tato chea fron-te di 47-137 euro di rispar­mio a nucleo familiare si so­no dissipati 8,4 milioni di euro; la Sei

(Società energetica Luca­na) non è adeguata a svol­gere il suo compito ».

Insomma, per il coordi­natore regionale dei finìa-ni «sia il governatore, E3BS IBBUamBBBlI che il superma-nager della Sei e g rande esperto internazionale di mercato energetico, Rocco Colangelo, dovrebbero spiegare ai lucani le lo­ro scelte ri­spettiva­mente di na-t u r a politi­ca e tecni­ca».

Per il par­lamentare, «c'è u n al tro aspetto che lo studio Unionca­

mere segna­la: a quasi dieci ann i dall'avvio della liberalizza­zione, poco si è fatto per promuovere il funziona­mento del mercato dell 'energia e per diffonde­re gli elementi minimi di conoscenza che creano le condizioni per u n uso co­sciente e informato dello opportuni tà presenti nel li­bero mercato.

E in proposito la Sei - con­t inua Digilio - cosa ha fatto per favorire le modalità di acquisto, per le quali, come segnala Unioncamere, le maggior i criticità si regi­s t rano nell'approvvigiona­mento con i venditori/gros­sisti piuttosto che - h a con­cluso Digilio - servendosi dell 'intermediazione di u n consorzio di acquisto? ».

•**M .i-

Ma Digilio: è un'elemosina Poco si è fatto

per promuovere il mercato

dell'energia

Una centrale del gas

2:4 o r e in Basilicata

Regione nella morsa del gelo

R i t a g l i o stampa ad uso e s c l u s i v o d e l d e s t i n a t a r i o , non r i p r o d u c i b i l e .

In Basilicata

Page 11: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] Q

Foglio "]

Il sottosegretario Viceconte sollecita Matteoli sul collegamento annullato

«Ripristinate l'Eurostar» E Idv azzarda: ecco perché Trenitalia lo ha soppreso

NOVITAsotto il cielodi Trenita­lia. Il sottosegretario alla pub­blica istruzione, Guido Vicecon­te, in una nota inviata al mini­stro dei Trasporti, Altero Mat­teoli, ed ai vertici di Trenitalia, hachiesto «il ripristino in via de­finitiva del collegamento con treno Eurostar della tratta Ta­ranto-Roma e Roma-Taranto». Imediata la reazione della politi­ca. «Dalle notìzie che arrivano da Roma si riaccende la speran­za di poter vedere ripristinatala corsa delI'Eurostar in ISfeljUtNisl BH Adesso è quantomai necessa­rio mantenere alta l'attenzione e continuare ad insistere facendo pressioni per difendere un im­portante servizio di collega-mento da e verso laUJUSBSBÉH

Così il coordinatore dei grup­pi di opposizione in seno al Con­siglio comunale di Potenza, Giu­seppe Molinari ha evidenziato, dopo l'approvazione dell'ordine del giorno per la difesa dell'Eu­rostar da lui proposto durante lo scorso Consiglio comunale, «l'importanza di una incisiva azione di contrasto al taglio im­posto da Trenitalia che potrebbe fare un giusto passo indietro e riattivare il servizio».

«Non abbassare la guardia in questo momento è fondamenta­le - sottolinea Molinari - perché passi chiaro il messaggio che i potentini e tutti i lucani non ac­cetteranno un'altra ingiustizia da parte di Trenitalia, la quale ha già abusato abbastanza della pazienza di un'intera comunità, negli anni costretta a sopporta­re i tagli di servizi fondamenta­li».

« Dopo l'incontro a Roma con i vertici del governo e di Trenita­lia - ha proseguito Molinari - è stata ipotizzata la riattivazione del servizio da gennaio ma se co­sì non sarà è necessario sia chia­ra la presa di posizione del Co­mune di Potenza e di tutti gli al­tri comuni interessati alla vi­cenda che dovranno mettere in campo - conclude Molinari - tut­te le azioni di protesta possibili per contrastare l'eventuale deci­sione negativa di Trenitalia».

Ma un altro retroscena sull'azienda di trasporti su fer-

L'Eurostar

ro, viene svelato da Gaetano Cantisani, del Direttivo nazio­nale di Italia dei valori. «Treni­talia - scrive Cantisani - vince la gara per società delle Ferrovie tedesche. Deutsche Bahn ha scelto infatti Trenitalia come

acquirente delle mmmmmmmmmmmmmm atti vita tede­

sche di Arri va. È quanto ri­

porta Financial Times Deut-schland preci­sando che un consorzio for­mato dalla divi­sione di Fs e da un fondo infra-strutturale lussemburghese ha presentato un'offerta di circa trecento milioni dì euro, supe-

«Un accordo con le ferrovie

tedesche la obbligava*

riore a quello presentato dalla cordata già in gara e formata dalla francese Veolia e dal fondo Antin.

Le Ferrovie tedesche avevano acquisito la britannica Arriva all'inìzio di quest'anno per due _ _ _ _ _ miliardi e ottocen-

tomila euro, ma è stata obbligata dall'Antitrust eu­ropeo a cedere le at­tività ferroviarie e di trasporto bus in Germania.

Questa, che ri­mane una grande ed orgogliosa op­portunità per l'im­

prenditorialità italiana, impone a Trenitalia di dare a Deutsche Bahn la piena disponibilità del

parco macchine entro il primo gennaio del 2011.

Da qui - continua Cantisani -la vergognosa decisione di Tre­nitalia di sopprimere la coppia di Eurostar che ha fatto indi­gnare l'i r\ teralUiWUFtfetilil

Aquestopunto, iparlamenta-ri di destra, oltre che quelli di si­nistra, hannol'obbligodipun ta­re i piedi per terra e di indignar­si, non solo attraverso proclami ma con azioni concrete, per af­frontare e risolvere questioni delicate come questa, che, se ir­risolte, finirebbero per offende­re ulteriormente il Sud e, con es­so, i li velli essenziali di alcuni di-rittiinsopprimibili, come quello della mobilità, per ciascun citta­dino italiano, prima ancora che dellaG

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 12: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 2 2

Foglio "1

Discarica, il sindaco smorza le polemiche: avevamo facoltà di presentarlo fino al 23

Satriano è in tempo: farà ricorso Miglionico: «Da chi ci critica solo inesattezze. E'da luglio che difendiamo il parco»

SATRIANO - Si ricorro al Consiglio di Stato per porre un nuovo "alt" alla questio­ne della discarica satriane-se. Un "alt" che che nei gior­ni scorsi ha alimentato non poche prese di posizione su quel «termine utile di pre­sentazione del ricorso al Consiglio di Stato». Ma l'ul­timo giorno utile era davve­ro quello di Santa Lucia?

«E' una bufala» replica a gran voce l'intera ammini­strazione comunale di Sa­triano di UAtMAÌS Così la giunta Miglionico chiede senza mezzi termini «una difesa del territorio senza strumentalizzazioni e falsa informazione». «160 giorni utili per il ricorso si calcola­no dalla data di notifica - ci dice il legale dell'ente - così come si evince dal plico e fa fede il timbro postale ».

Intanto, il prossimo mar­tedì, alle 10, nel teatro co­munale di Satriano di|

l 'amministrazione ha organizzato una mattinata di riflessione a "Tutela dell'ambiente e contro la di­scarica satriancsc".

«Fatta questa necessaria premessa, squisitamente giuridica e normata dalla legge - si legge in una nota del Comune - ed utilizzando la poco elegante ironia del gruppo Satriano Insieme che si appella alla festività di Santa Lucia, forse è utile che da quel 13 dicembre scorso qualcuno apra bene gli occhi sul futuro e guardi al problema con la massima onestà intellettuale e politi­ca. Non è accettabile e tolle­rabile più un'informazione distorta».

«Per essere più precisi vo­gliamo ricordare, per amor di verità, che innanzitutto la presunta data non era quella del 13 dicembre, ma al massimo quella del 23 di­cembre - prosegue la nota

del Comune - data di sca­denza. Ma la cosa più grave è che il Gruppo Satriano In-siemeavrebbe dovuto pr ima accertare e verificare ciò che ad oggi è stato protocollato agli uffici comunali. E' una comunicazione del Tar del Lazio, non la notìfica giudi­ziaria e per essere più chiari i famosi sessanta giorni non sono nemmeno scatta­ti.

Tant'è che la delibera di Consiglio del 29 novembre scorso, approvata all'una­nimità (anche con il voto fa­vorevole del Gruppo Satria­no Insieme) parla di contra­rietà alla discarica e di oppo­sizione alla sentenza del Tar del Lazio ma non menziona termini e scadenze. In una nota alla stampa del gruppo consiliare Satriano Insieme sembrerebbe siano state ri­portate delle inesattezze o peggio. Quel contenuto -prosegue la nota del Comu­

ne - sembrerebbe una peri­colosa falsa informazione. Sorvolando sulle piccole ed inutili strumentalizzazio­ni, nelle quali non preferia­mo scendere per non inde­bolire l'azione di protesta al­la rìperimetrazione del par­co e alla discarica, preferia­mo dire la verità ai cittadini sulla tempistica per il ricor­so. Nel rinnovare ancora una volta l'appello ad essere uniti per difendere la pro­pria terra dall'inquinamen­to, ricordiamo che l'attuale amministrazione ha fatto fi­no ad oggi quanto poteva per salvaguardare il pro­prio territorio.

L'amministrazione co­munale a luglio 2007 chiese ed ottenne anche l'inseri­mento di Pietra Congolo nel Parco. Copia di tali docu­menti è a disposizione di quanti come San Tommaso -conclude la nota del Comu­ne - vogliano toccare con mano la verità».

Angela Scelzo

Il sindaco Michele Miglionico e a destra una discarica Satriano è in tempo: farà ricorso

Quel centro mai istituito

Un0.rLsiBUc.™lìdale|

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 13: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \

Foglio "]

REGIONE

Legge finanziaria superato primo scoglio • La terza commissione consilia­

re permanente del Consiglio regionale ha espresso parere favorevole a maggioranza sul disegno di legge concernente le «Disposizioni per laforma-zione del Bilancio di previsio­ne annuale e pluriennale della Regione Basilicata-Legge fi­nanziaria 2011». Favorevoli al provvedimento il presidente dell'organismo Romaniello (Sei) ed i consiglieri Braia, Straziuso e Robortella (Pd), Scaglione (Pu) Ruggiero (Udc) e Vita (Psi), contrari i consi­glieri Castelluccio (Peli) e Mol­lica (Mpa), astenuti i consiglie­ri Falotico (Plb) e Navazio (lai).

Omicidio Forestieri, la chiave del mistero scritta in una chiesa 1

li Scuole accorpate, scoppia il caos

La prevenzione vera arma Basilicata-Kenya per sconfiggere il cancro ponte di solidarietà

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 14: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 2 7

Foglio "1

Convegno su fonti alternative allo Scientifico

Energia in REEffflSTEI una scelta professionale per gli studenti del liceo MATERA - "Risorse ener­getiche alternative: quali applicazioni?".

E' stata questa, la traccia sviluppata ieri mattina, presso l'aula magna "Defi­na" dello Scientifico mate-rano "Alighieri".

Grazie a un convegno che il Liceo Scientifico di Matcr a ha realizzato grazio al contributo dell'Enea di Rotondella, la società Tre E di Gravina in Puglia e i Par­chi eolici di Rotondella e Gorgoglione-

Di fronte alle sue classi più avanti nella linea tem­porale degli studi, ovvero quelle composte da studen­tesse e studenti che mag­giormente si avvicinano a incontrare l'Università.

I lavori sono stati aperti dal dirigente scolastico dell'istituto Osvaldo Car­novale.

"Ho voluto questo incon­tro - ha detto fra le altre cose il preside del Liceo Scienti­fico, Osvaldo Carnovale - in continuazione, innanzi­tutto, del percorso formati­vo sulle energie che abbia­mo iniziato questa estate.

Ma soprattutto - ha ag­giunto rivolgendosi sem­pre al giovane pubblico -per farvi capire di più e me­glio sulle energie.

Partendo dal fatto - ha specificato lo stesso Carno­vale - che vi servirà quale preparazioni alla scelta del percorso di studi che prose­guirete".

E, soprattutto, il dirigen­te scolastico Carnovale ag­giunge ancora che bandirà "un concorso aperto agli studenti e che poi titolere­mo insieme, da incentrare e strutturare sull'energia ini

Perché in Iftlfiklitlk^ in­somma, ci sono risorse ep­pure ancora manca l'auto­sufficienza energetica.

Il vicepresidente della Provincia di Matera, Nico­la Bonelli, oltre al saluto istituzionale ha portato un commento che sa di queste precise parole: "per il futu­

ro servono figure qualifi­cate e specializzate in mate­ria, ma oggi anche con la Provincia dobbiamo spie­gare alle comunità per esempio cosa effettivamen­te significa investire per lo sviluppoin virtù dell'utiliz­zo delle biomasse".

Insomma una prima punturina ai soliti ambien­talisti, potrebbe esser letto infatti in questa maniera il messaggio, che fanno na­scere comitati territoriali contrari alle centrali ali­mentate da biomasse e però non è mai spiegato queste cosa siano e quanto serva­no.

Per il centro Enea di Ro­tondella, ha preso la parola il direttore Giuseppe Spa­gna.

Forse proprio perché Osvaldo Carnovale già in apertura dell'appunta­mento aveva sottolineato la necessità di dare informa­zioni persino sull'energia nucleare.

All'incontro, ovviamen­te, hanno preso parte altri esperti, l'ing. Gianluca Ro­spi, per esempio.

Gli interventi specifici di questi relatori, comunque, sono sempre serviti prima di tutto per inquadrare di che tipo di energia è vera-mente molto ricca la regio-neH&sSIIEIKS

Per continuare con l'ana­lisi delle possibilità offerto dall'utilizzo del fotovoltai­co e dell'eolico.

Sicuramente non sarà un puro caso se, infatti, è questo punto è stato evi­denziato anche da Bonelli, già la provincia mater ana è scelta quale luogo di propo­sizione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici in gran quantità.

Proprio per questa ragio­ne, infine, si guarda a una necessaria pianificazione complessiva che stabilisca il livello di peso delle instal­lazioni e informazione alle comunità.

Nunzio Festa [email protected]

Comune, accordo su personale

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 15: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] Q

Foglio "]

TURISMO

Albergo diffuso Così per Folino potremo attrarre

investimenti esteri «L'ALBERGO diffuso è una delle espressioni migliori di un sistema di ospitalità turistica innovativo, basato sul coinvolgimento delle istituzioni e delle popolazioni locali, che offre al tu­rista l'opportunità unica di diventare per alcuni giorni ed a tutti gli effetti, un cittadino onorario di un borgo di mon­tagna, piccolo gioiello scelto per la bel­lezza delle proprie architetture e dell'ambiente che lo circonda dove la vi­ta scorre ancora secondo ritmi ed abitu­dini antiche». Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Foli­no, che insieme al vice presidente Anto­nio Autilio ha presieduto ieri a Potenza _ _ _ _ _ _ _ _ _ una riunione operati­

va sul programma di "valorizzazione delle risorse culturali per lo sviluppo e la promo­zione internazionale della regione Basilica­ta", che punta ad at­trarre investimenti esteri del settore im-mobiliare-turistico (Real Estate), dare ri­sposte concrete alla crescente domanda di turismo culturale,

promuovere il territorio lucano attra­verso azioni che riguardino gli aspetti storico, ambientale, produttivo, indu­striale, stimolare l'intervento di poten­ziali investitori, assistere questi nella ricerca e individuazione delle aree di in­sediamento.

All'incontro, aperto da una comuni­cazione dell'architetto Anna Antonella Cosentino, progettista della Dedalo srl, hanno partecipato sindaci ed ammini­stratori locali dei 33 Comuni della pro­vincia di Potenza che aderiscono al pro­getto, nell'ambito del quale nel mese di febbraio prossimo è prevista una mis­sione a Potenza, coordinata dal World Trade Center di Pescara, networkinter-nazionale fondato nel 1970, che conta più di 300 sedi sparse in 100 Paesi, as­socia oltre 750mila soggetti del com­mercio internazionale, incoraggia l'espansione del commercio mondiale, promuove relazioni commerciali inter­nazionali.

Folino ha sottolineato che «l'Ufficio di Presidenza del Consiglio accompa­gna i sindaci dei Comuni, autentici pro­tagonisti del progetto, nel percorso in­dividuato e che sarà attuato in stretta sintonia e cooperazione con il diparti­mento Attività Produttive della Regio­ne e l'Apt, ciascuno per le proprie com­petenze istituzionali, in quanto si tratta - ha precisato - di un segmento specifico del programma più complessivo dipro-mozione internazionale della EHiUU&l EU L'obiettivo è quello di promuovere

Il visitatore verrebbe accolto eia un intero borgo

gli investimenti esteri in settori essen­ziali per l'economia locale e avviare spe­rimentazioni del progetto di "borgo al­bergo" o "albergo diffuso" favorendo l'utilizzo di immobili pubblici e privati nei nostri centri storie».

Nel sottolineare che l'idea progettua­le nasce dalla valutazione delle attività legate alla fruizione del patrimonio dei beni culturali presenti in UfeEMNisliBI che, pur rappresentando nell'ambito dei molteplici piani regionali di svilup­po la maggiore base delle attività di ca­rattere socio-economico e comunicazio-nale, fa emergere una palese difficoltà territoriale a rispondere alla domanda sempre maggiore di turismo culturale e a quella di at trarre investimenti este­ri, il vicepresidente Autilio ha ribadito «la necessità di fare sistema tra pubbli­co e privato e di dare pieno sostegno al progetto. E' un'azione destinata - ha continuato Autilio - ad avere importan­ti ricadute sull'intera economia dei co­muni interessati ».

L'iniziativa, partita già da diversi me­si, vede coinvolti i Comuni di Abriola, Anzi, Atella, Baragiano, Brienza, Brin­disi Montagna, Calvello, Carbone, Ca-stelluccio Superiore, Castelmezzano, Castelsaraceno, Chiaromonte, Corleto Perticara, Genzano di l imonisi Latro-nico, Laurenzana, Lauria, Lavello, Ma-ratea, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Moliterno, Picerno, Pietragalla, Pietra-pertosa, Rionero in Vulture, Rivello, San Costantino Albanese, San Severino Lucano, Sasso di Castalda, Teana, Trec-china, Viggiano. A questi si affianca inoltre l'Ufficio di Presidenza del Consi­glio regionale. Il partner World Trade Center si occuperà dei rapporti con l'estero in merito alle azioni che si svol­geranno sul territorio regionale.

«Ripristinate l 'Eiirostar»!

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 16: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 3 5

Foglio "1

Previsti interventi urbanistici su 300 ettari con opportunità per tutti i proprietari dei lotti

La rivoluzione del Piano d'ambito Dopo ventanni Scanzanojonico vedrà un nuovo sviluppo dell'area lido

SC ANZ ANO JONICO - Una vera e pro­pria "rivoluzione" è in arrivo sul ver­sante della pianificazione urbanistica dell'area lido di Scanzano Jonico.

Dopo circa ventanni , sarà approva­to il Piano d'Ambito (la zonaa destra ed a sinistra di via Lido torre). Il prossi­mo 20 dicembre, infatti, il gruppo di coordinamento della Regione appro­verà il cosiddetto "Piano d'ambito". L'incontro si terrà nel Dipartimento Ambiente.

Nella città c'era molta attesa per lo sblocco di questo s trumento urbanì­stico. Il provvedimento interessa un'area di 300 ettari, che verrà "spac­chettata a scalare" e prevede che si possa costruire a destra ed a sinistra di via Lido torre per circa 500 metri. Giunge, così, a conclusione l'iter tec­nico-amministrativo iniziato circa due anni fa quando la giunta comuna­le, guidatadal sindaco, Salvatore Iaco-bellis (Pd), confermò ai progettisti Da­vide Dioguardi e Nicolino Tarsia l'in­carico di redigere il Piano e di « render­lo esecutivo nel più breve tempo possi­bile». Entusiasta il primo cittadino, t ra l'altro competente in materia in maniera specifica vista la professione di architetto.

«Hodiviso l'ambito in tre -ha spiega­to al Quotidiano- con indici a scalare, più alto verso il mare e più basso verso il paese». In questo modo -chiediamo-

Salvatore lacobellis

non sono sfavoriti coloro che avranno a disposizione l'indice di volumetria più basso? «No perché potranno fare -ha precisato- a differenza degli altri, l'intervento diretto. Abbiamo scelto la strada della pari dignità e parità di trattamento per tutti i soggetti inte­ressati nell'ambito. Questo ci consen­te di avere un minore impatto ambien­tale, in quanto i soggetti con indice

più basso possono realizzare gli inter­venti sulle fasce stradali già asservite da tutti i servizi e, inoltre, la restante parte di terra sarà destinata a partico­lari colture agrìcole. In proposito -ha preannunciato lacobellis- ho un'idea: quella dell'uva senza semi, che cresce in maniera ornamentale nei terreni argillosi. Questo oltre a essere u n Pia­no urbanistico, è un Piano di fattibilità economica, che consentirà a Scanza­no di svilupparsi velocemente in modo compatibile con la natura. Abbiamo adottato inoltre -ha tenuto a sottoli­neare il sindaco- la scheda s trut tura­le, per quanto r iguarda il turismo e le attività produttive. Riguarda il turi­smo in città e la zona artigianale e commerciale (Paip, ndr). Lo sviluppo di Scanzano passa, dunque, attraver­so il Regolamento urbanistico già ap­provato, le schede strut tural i turisti­che già adottate e l'approvando Piano d'ambito. Con queste tre mosse abbia­mo delineato lo sviluppo, sia urbani­stico che produttivo del nostro Comu­ne. In pratica -ha concluso Iacobellis-una città disegnata sulla direttrice che fa sintesi del turismo, dell'agricol­tu ra e delle attività produttive e com­merciali. La sfida è legare turismo e agricoltura a una sensazione: il no­stro territorio».

Pieraiitonio Lutrelli [email protected]

allinea nella certifica

La rivoluzione del Piano d'ambito

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 17: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3 4

Foglio "]

Tursi «Niente copertura finanziaria». Il caso sollevato dal Quotidiano si chiarisce a termini scaduti

Erosione, bando autogestito La Regione "invita" la Comunità montana a revocare l'appalto non regolare

TURSI - E ' un'iniziativaautonoma della Comunità montana "Basso Siimi", la RegioneUSSSHSsBI! non c'entra, anzi chiede al commissa­rio dell'ente montano la revoca del Bando da 14 milioni di euro, sca­duto venerdì scorso, per interven­ti di ripascimento costiero.

Comincia a farsi luce sul para-dosso denunciato dal Quotidiano, che vedeva la Comunità montana di Tursi stazione appaltante di un bando completamente avulso dal­la mission dell'ente: ovvero lavori di intervento sulla costa, con tan­to ricostruzione dell'ambiente du-nale. Una contraddizione, tanto più alla luce della prossima chiu­sura degli enti montani, prevista per fine anno e allo standby sulla sostituzione con le nuove Comu­nità locali.

A fare chiarezza è la stessa Re­gione, che ieri attraverso l'ufficio stampa spiega l'origine del ban­do, pubblicato nella sezione spe­ciale denominata "Sitar" sul por­tale istituzionalediBasilicatanet.

«In riferimento alle notizie ap­parse sui giornali nei giorni scor­si, in merito al Bando per l'erosio­ne costiera pubblicato dalla Co­munità montana Basso Sinni -re­cita la nota della Regione- c'è da ri­levare come sia basata su presup­posti del tutto errati, sulla scorta dei quali si giunge ad affermazio­ni e commenti f uorvianti da parte di talune forze politiche.

In particolare, è bene precisare che il Bando per "Lavori di riqua­lificazione e lotta all'erosione co­stiera della fascia j onica lucana" è

La sede della CM "Basso Sinni"

stato autonomamente pubblicato dalla Comunità montana Basso Sinni, senza alcuna approvazio­ne, né formale né sostanziale, da parte della Regione, e segnata­mente del Dipartimento Infra­strutture e Mobilità.

Al contrario, la Regione (che è impegnata nell'attuazione della Legge Regionale numero 39/9 su tutela, valorizzazione e razionale utilizzazione della zona costiera e nelle varie fasi di approvazione del progetto preliminare per la realizzazione di opere di contrasto al fenomeno nella zona di Meta­

ponto, nonché al finanziamento della manutenzione dei massi mi­rato alla mitigazione delle conse­guenze negative delle mareggia­te) ha inviato al Commissario del­la Comunità montana formale in­vito a revocare ilBando, in quanto noninserito in un percorso opera­tivo necessariamente complessi­vo e sinergico della problematica, e soprattutto privo della relativa coperturafinanziaria.

Pertanto -concludono dagli uf­fici di via Anzio- è di tutta evidenza che la Regione non ha deliberato alcun atto nel merito, e risulta quindi infondata e falsa la circo­stanza secondo cui la Regione ha "chiamato la CM. Basso Sinni a gestire il Bando milionario di 14 milioni di euro" come riportato in articoli e comunicati stampa, né ha in alcun modo condiviso la ini­ziativa».

Un chiarimento essenziale da parte della Regione, a cui si ecce­pisce soloche le modalità e il sito di pubblicazione del bando si presta­no all'equivoco.

Resta, tuttavia, un dubbio: per­chè la Regione si rende conto solo oggi della irregolarità di un ban­do, pubblicato ai primi di ottobre e già praticamente scaduto, nono­stante l'evidenza per due mesi sul suo sito istituzionale? Cosa sareb­be accaduto se il Quotidiano non avesse sollevato il caso? L'appalto sarebbe stato affidato ugualmen­te e con quale copertura, ma so­prattutto con quale logica?

Antonio Corrado [email protected]

Erosione, bando autogestito

Nuovo oss IH*. Ilo |K I I I |»M l

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 18: Rassegna Stampa del 16/12/2010

ItaliaOggi Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 2 6

Foglio 1

La Legge di Stabilità, approvata nelle settimane scorse dal Parlamento italiano, ha di fatto confermato i tagli già definiti con la manovra correttiva dell'estate scorsa: per il 2011, i sacrifici richiesti alle Autonomie locali (ovvero Regioni, Pro­vince e Comuni con più di 5.000 abitanti) ammonteranno a 6,3 mld di euro Secondo un'analisicondottadall'Ufficiostudidella Cgia di Mestre, ipiù colpiti saranno i citta­dini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Regioni a Statuto Speciale, ad esclusione dei valdostani, risulteranno essere i meno penalizzati. In termini prò capite, itagli più consistenti li subiranno gli Enti dellaUESBESSl (191 euro), della Valle d'Aosta (190 euro) e del Molise

(177 euro). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131 euro) e di seguito tutte le altre In fondo a questa speciale classifica troviamo al terzultimo pósto la Sicilia (con 80 euro di tagli prò capite), al penultimo posto laSardegna (70 euro) e, posizionato nell'ultimo gradino della graduatoria, il Frìuli-V.G(63euro).

Ocse: Hai ia terza per pressione fisco

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 19: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 3

Foglio "]

OGNI LUCAN0191 EURO

La Cgia:peritagli aglientiiocali ogni pugliese perderà 106 euro

• Nel 2011 i tagli di spesa richiesti complessivamente alle autonomie locali ammon­teranno a 6,3 miliardi di euro. Le Regioni saranno le più colpite con 4,5 miliardi di euro in meno, seguono i Comuni con 1,5 miliardi ed infine le Province con 300 milioni di euro. A fare i conti della «cor­rezione» imposta con la legge di Stabilità approvata dal Par­lamento è la Cgia di Mestre. «Questa manovra colpisce tut­ti indistintamente. Equità vorrebbe che a pagare i mag­giori sacrifici fossero coloro che hanno gestito m maniera disinvolta i propri conti pub­blici», spiega Giuseppe Bor-tolussi, segretario della Ggia di Mestre.

Secondo l'analisi dell'Uffi­cio studi degli artigiani di Mestre, ì più colpiti saranno i cittadini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Regioni a statuto spe­ciale, ad esclusione dei val­dostani, risulteranno essere i meno penalizzati. In termini procapite, infatti, i tagli più consistenti li subiranno gli Enti della iikl-MNWW (191 eu­ro), della Valle d'Aosta (190 euro) e del Molise (177 euro). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131 euro) e di se­guito tutte le altre.n taglio procapite per i pugliesi è di 106 euro. In fondo a questa speciale classifica si trova al terzultimo posto la Sicilia (con 80 euro di tagli proca­pite), al penultimo posto la Sardegna (70 euro) e, posi­zionato nell'ultimo gradino della graduatoria, il Friuli V.G (63 euro).

Nel dettaglio, in Puglia i Comuni oltre, i 5mila abitanti perderanno 101 milioni, le Province 29, la Regione 302: complessivamente 432 milio­ni. In iMiianriMEi i Comuni oltre 5mila abitanti perderan­no 13 milioni, le Province 11, la Regione 88: complessiva­mente 112 milioni.

LSIi:»«RA20!l •—•»•"•"»• ™ . . ™ -

Bilancio, il Pd «avverte» Vendola

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 20: Rassegna Stampa del 16/12/2010

j F ^ la Gazzetta

Economia Settimanale

REGIONE BASILICATA

Data 1 7-1 2-201 0

Pagina y

Foglio 1 / 3

Nel Mezzogiorno richiesti importi medi bossi

Mutuo? Si fa tardi e si rischia poco G li italiani raggiungono l'indipendenza

economica molto tardi, e richiedono il mutuo per l'acquisto della prima casa

dopo aver compiuto almeno 35 anni. A scoprire le carte in tavola è Mutui.it, il comparatore onli­ne che ha analizzato oltre 1.000.000 di richieste di mutuo giunte negli scorsi mesi attraverso le pagine del sito. Chi vuole sottoscrivere un mu­tuo per la sua prima abitazione ha in media 36 anni, richiede un finanziamento pari a 160.000 euro (pari al 75% del valore dell ' immobile che in­tende acquistare), ed è disposto ad impegnarsi per 25 anni con l ' istituto di credito preferendo un tasso fisso (47% del campione) piuttosto che variabile.

L'indagine condotta da Mutui.it ha potuto mettere in evidenza anche le notevoli differen­

ze che si registrano in Italia nella sottoscrizione dei finanziamenti per l'acquisto della prima ca­sa, a cominciare dalla durata media del mutuo, che nelle regioni settentrionali cresce di 10 anni rispetto alla media, arrivando a 35 anni. C'è mag­giore uniformità per quanto riguarda la richiesta di finanziamenti a rata costante (circa il 12% del totale in Italia). È emerso chiaramente, invece, che al Sud si preferisce la prudenza: oltre il 54% di chi richiede un preventivo di mutuo, infatt i , lo fa per un finanziamento a tasso fisso. Sebbe­ne anche ne! Nord Italia la maggiore quantità di richieste si concentri su questa soluzione, è da notare come il tasso variabile raccolga quasi il 36% delle preferenze, l'11% in più rispetto al Sud.

^ ALESSANDRO SCHIRONE

Importi medi richiesti per il mutuo prima casa

neiie venti regioni italiane

"1 Trentino-Alto Adige €191,000

ì Lazio 1185,000

3 Valle d'Aosta € 180.000

4 Toscana € 174.000

5 Liguria € 168.000

6 Lombardia 1167.000

7 Umbria € 163.000

8 Emilia-Romagna € 162.000

9 Campania € 160.000

10 Veneto C 153,000

11 Marche « 151.000

l i Piemonte 1149,000

13 Sicilia € 145.000

14 Puglia €141.000

15 Sardegna €139-0.00

16 Abruzzo €138.000

17 Friuli-Venezia Giulia € 137.000

18 Basilicata € 136.000

19 Calabria '• C1"19 000

?0 Molise f " - > 0 ' ) i

iat i > orniti da Mutuut

Intervista - Tarantini, gestore delia clientela per il gruppo BNL

"Al Sud rate per meno mesi i cittadini qui sono diffidenti"

LJacquisto della prima ca­

sa rappresenta una tap­

pa fondamentale per la vita di

ognuno, e proprio a causa del

cospicuo esborso economico

cui bisogna far f ronte in questi

casi, il conf ronto tra le svariate

proposte dei numerosi ist i tuti di

credito risulta fondamentale. Ne

abbiamo parlato con Aldo Taran­

t ini , gestore clientela privati del

gruppo bancario nazionale BNL.

Come mai si è alzata l'età me­

dia delle persone che chiedono

i l primo mutuo per l'acquisto di

un immobile?

"Per accedere ad una linea di

credito, gli istituti bancari neces­

sitano di una garanzia da parte

del contraente quale il contrat to

a tempo indeterminato, e la crisi

economica in Italia ha determi­

nato questa situazione".

La domanda di mutuo è de­

cisamente variabile da un capo

all'altro del nostro Paese. A cosa

sono dovute queste differenze?

"La causa principale è relati­

va alla valutazione immobi l iare

d i f ferente che evidenzia una

net ta spaccatura t ra il Nord e il

Sud. Comprare casa , ad esem­

pio, a Mi lano, Roma, Bologna e

Firenze è cer tamente più one­

roso r ispet to ad altre ci t tà del

Mezzog io rno" .

Come mai l'acquirente del

Sud è più prudente nel richiede­

re un mutuo?

"Perché il c i t tadino meridiona­

le è più diff idente nell'accollarsi

un debito impegnat ivo e prefe­

risce ammortizzare il pagamento

del l ' immobile in tempi r idott i , an­

t icipando gran parte della cifra in

contanti . Nel Nord Italia, invece,

l'acquirente è maggiormente

predisposto a pagare una rata

più pesante dilazionata in tempi

certamente più lunghi" .

a.s.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 21: Rassegna Stampa del 16/12/2010

WM la Gazzetta

Economia Settimanale

REGIONE BASILICATA

Data 1 7-1 2-201 0 Pagina Q

Foglio 2 / 3

Dati - Tipologia media adottata nella regione

In Puglia 141mila euro e di solito per 25 anni S econdo l'indagine condotta da Mutui,

it in Puglia si giunge all'indipendenza molto tardi, soprattutto a causa del­

la mancanza di lavoro, tanto che si attende la veneranda età di 36 anni per richiedere un mutuo dedicato all'acquisto della prima casa.

Il dato, ricavato analizzando circa 65 mila richieste di mutuo provenienti nell 'ambito re­gionale, è sorprendentemente in linea con la media nazionale.

Il cittadino pugliese che richiede un finan­ziamento per l'acquisto dell ' immobile decide di accollarsi una spesa di circa 141mila euro

(meno dei 160mila richiesti in media a livello nazionale). La domanda di mutuo, invece, è pari al 76% del valore della casa che si intende acquistare e la predisposizione ad estinguere il debito con l ' istituto bancario si registra sui 25 anni.

Il gap fra la regione Puglia, che si colloca al 14° posto della graduatoria nazionale, e la con­finante kmi imfcl (al 18° gradino della classifi­ca) si stima in appena 5mila euro, una fascia che comprende Sardegna, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia.

a.s.

Province -A 33 anni, 3 in meno delle media

Nella Bat più giovani si chiede tasso fisso

L % analisi svolta da Mutui.it sul trend della Puglia ha potuto mettere in evidenza le differenze con le altre

regioni del Sud Italia nella sottoscrizione dei f inanziamenti per l'acquisto della prima casa.

In ambito regionale, ad esempio, ci sono in particolare due fra le province in cui, a livello nazionale, si richiede il mutuo per la prima ca­sa in età più giovane rispetto al resto del Pa­ese. Si t rat ta della BAT (il terr i tor io che com­prende Barletta, Andria e Trani), dove l'età media di chi richiede un finanziamento per la prima casa è di circa 33 anni; e Taranto, dove

si arriva appena sopra ai 34 anni al momento della sottoscrizione di finanziamento presso un istituto di credito.

In Puglia, inol tre, si è registrata una fo r te preferenza per la richiesta di f inanziamen­t i a tasso fisso (più del 52% del tota le) , una scelta che test imonia la maggior prudenza espressa dai ci t tadini meridionali r ispetto a quelli set tentr ional i , a f ronte di quei pochi che scelgono il tasso variabile (27%), una soluzione giudicata t roppo dispendiosa nel lungo termine.

a.s.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 22: Rassegna Stampa del 16/12/2010

j F ^ la Gazzetta

Economia Settimanale

REGIONE BASILICATA

Data 1 7-1 2-201 0 Pagina y

Foglio 3 / 3

La classifica nazionale I

Trentino ' 'ricco" Molise ultimo Dall'indagine effettuata da Mutui.it emergono dati

importanti, che sintetizzano chiaramente le diffe­renze esistenti in Italia tra le regioni settentrionali e

quelle meridionali. Basti pensare ai prestiti richiesti agli istituti finanziatori per l'acquisto dell'immobile, nettamente superio­ri, ad esempio, in Trentino Alto Adige (191mila euro in media), nel Lazio (185mila) e in Valle d'Aosta (180mila). Le altre regioni settentrionali come Toscana, Liguria e Lombardia, mantengo­no comunque una media piuttosto alta, attestandosi rispet­tivamente sui 174mila, 168mila e 167 mila euro. Decisamente più economici, per le Banche, i finanziamenti riservati all'ac­quisto della prima casa in lAUimm Calabria e Molise, dove chj sottoscrive un mutuo richiede in media, rispettivamente, 136mila, 129mila e 124mila euro. In Puglia, invece, l'importo richiesto si allinea con le isole, Sardegna e Sicilia, sfondando il tetto dei 141mila euro.

Mi muli IH liti

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 23: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LiberoMercato Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 2 7

Foglio "]

Studio Ocse

Pressione fiscale al 43,5% del Pil • • • I conti pubblici italiani non traballano. Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna rischiano grosso, mentre e l'Italia, secondo tutti gli osserva­tori internazionali, no. Almeno perora è al sicuro. Ma il rovescio della medaglia piano piano sta uscendo allo scoperto. Uno dei motivi della stabi­lità della finanza pubblica del nostro Paese è di si­curo riconducibile al peso delle impoeste sulle ta -sche dei contribuenti, sia cittadini sia imprese.

Insomma, se il nostro Paese non ha fatto il bot­to il "merito" è delle tasse. E uno studio dell'Ocse pubblicato ieri in qualche modo dice proprio questo. È salita, infatti, nel 2009 la pressione del fi -sco in Italia: lo scorso anno è cresciuta al 43,5% del Prodotlo interno lordo rispetto al 43,3% del 2008. Una performance che consente all'Italia di superare il Belgio (che nel 2009 ha visto il peso del fisco diminuire al 43,2% dal 44,2% del 2008) e sca -lare di un posto la classifica dei paesi dove mag­giore è l'incidenza delle entrate rispetto al Pil. Pri­ma della Penisola nel 2009 si sono collocate solo la Danimarca (48,2%) e la Svezia (46,4%).

Oltre al terzetto di testa, i paesi che n hanno re­gistrato una pressione fiscale sopra il 40%, rispet -to al Pil, sono: Australia, Belgio, Finlandia, Fran­cia e Norvegia. Il Messico con il 17,4% di peso fi­scale rispetto al Pil e il Cile con il 18,2% hanno re­gistrato nel 2009 la più bassa pressione fiscale dell'area, seguite da Stati Uniti (24%) e Turchia (24,6%). Rispetto alla maggior parte dei Paesi che hanno visto dal 2008 al 2009 una diminuzione della pressione, ci sono Paesi, come la stessa Ita­lia, in cui il peso del fisco nell'anno è cresciuto. Gli incrementi più consistenti si registrano in Lus­semburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e in Svizzera (dal 29,1 % al 30,3%).

Non si conoscono ancora, ovviamente, i dati sul 2010. Salvo sorprese, comunque, il trend ita­liano non sembra destinato a invertire la rotta nel 2011. Il prossimo anno, infatti, la pressione fiscale dentro i nostri confini potrebbe crescere ulterior­mente se le regioni, province e comuni decide­ranno in qualche modo di compensare con nuovi tributi locali i tagli imposti dalla legge di stabilità appena approvata dal Parlamento.

E non si tratta proprio di bruscolini. Secondo uno studio della Cgia di Mestre diffuso ieri, i tagli agli enti locali e territoriali toccheranno la quota di 6,3 miliardi di euro. Le regioni saranno le più colpite (4,5 mld), seguite dai comuni con più di 5.000 abitanti (1,5 mld) e dalle province (300 mi­lioni). L'analisi Cgia rivela che i sacrifici maggiori saranno chiesti ai cittadini delle piccole realtà re­gionali, mentre quelli delle regioni a statuto spe­ciale, ad esclusione dei valdostani, saranno meno penalizzati.

In termini procapite, i tagli più consistenti si abbatteranno sugli enti locali dellaIH§IIffi!§ (191 euro in meno prò capite), Valle d'Aosta (-190 eu­ro) e Molise (-177 euro); seguono Umbria (-142 euro), Abruzzo (-131 euro). «Le autonomie locali -sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia -saranno colpite tutte indistintamente. Equità vorrebbe, invece, che a pagare i maggiori sacrifici fossero quegli enti che nel recente passato hanno gestito in maniera disinvolta i propri conti pub­blici».

F.D.D.

ILiberoMercato t furbetti della Bce ci rifilano debiti

#

lì,, _/' 1.

P

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 24: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \

Foglio "]

LAVORO

Annullati 2 giorni di Cig alla Fiat Sata • «La direzione aziendale della

Sata ha comunicato l'annulla­mento della cassa integrazio­ne nei giorni 20 e 21 dicembre, per sopraggiunte esigenze pro­duttive, riducendo il periodo di chiusura previsto dal20 di­cembre al 10 gennaio». Ad af­fermarlo, è ilsegretario regio­nale della Fismic, Marco Rosel-li, per il quale «si tratta di una comunicazione positiva, in un periodo difficile come quello attuale». Non è soddisfatto, pe­rò, l'Ugl regionale. Ieri a Rio­nero in Vulture, nel corso del direttivo, il segretario regiona­le dell'Ugl metalmeccanici, Giuseppe Giordano, ha chiesto «la revoca dell'intero periodo di cassa integrazione», [f.rusj

Omicidio Forestieri, la chiave del mistero scritta in una chiesa 1

% Scuole accorpate, scoppia il caos

La prevenzione vera arma Basilicata-Kenya per sconfiggere il cancro ponte di solidarietà

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 25: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICATA

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 2

Foglio 1 / 2

FONDI PROMESSI E MAI ARRIVATI

LH LETTELA DI S C U O L A Ottobre 2009: «I miei uffici hanno impegna­to l'importo di 1.830.880 euro, quale pri­ma quota dello stanziamento complessivo»

Il Governo cancella 1,8 milioni della Zfu

Sale a 33 milioni il totale dei soldi rastrellati a danno della città

EMILIO OLIVA

© Il Governo Berlusconi è ima sanguisuga per Matera, avendole «succhiato» 33 milioni di euro in meno di due anni. È il sindaco Salvatore Adduce a mettersi al pallottoliere per fare i conti dei soldi «scippati» o addirittura promessi e mai erogati, malgrado tutti gli annunci di investimenti a favore del Sud.

Adduce parla ironicamente dì tre regali ricevuti dalla città. lì «salasso» cominciato con la sot­trazione di 30 milioni destinati a rifinanziare la legge 771 per il re­cupero dei Sassi, «sangue vivo che io avevo strappato - ha ricordato non molto tempo fa Adduce - gra­zie ad un accordo fatto in Com­missione Bilancio», alla vigilia dell'approvazione della Finanzia­ria 2008, si completa con la ridu­zione di un milione e 800mila euro di trasferimenti per il 2011, in con­seguenza dei tagli decisi dal Governo, e con l'az­zeramento dei finanziamenti riservati alle zone franche urbane.

L'ultima sgradita sorpresa è piovuta tra capo e collo martedì quando il Governo con la delibera Cipe (Comitato interministeriale per la program­mazione economica) di riprogrammazione dei Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) 2007-2013 ha can­cellato con un colpo di spugna i 150 milioni di euro promessi per le Zfu. Quanto temuto dal presidente della Camera di commercio, Angelo Tortorelli, e

SINDACO Salvatore Adduce

dall'assessore comunale alle Attività produttive, Silvia Vignola, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi proprio alla Gazzetta, per non parlare delle attese degli imprenditori, si è purtroppo avverato.

«Nei mesi scorsi - commenta il sindaco - si è fatto un gran parlare di "zone a burocrazia zero" evidentemente per edulcorare l'amara realtà che

oggi appare defi­nitivamente: can­cellazione di ogni finanziamento e dunque né Zfu né Zbz.n Mezzogior­no ancora una volta paga un prezzo salatissi­mo e Matera co­me già era acca­duto con i finan­ziamenti dei Sas­si nel 2008 perde l'ennesima occa­

sione costruita dai governi di centrosinistra». Soltanto meno di un anno fa il ministro dello

Sviluppo economico, Claudio Scajola, informava il Comune che il ministero «aveva impegnato l'im­porto di un milione e 830 mila euro» a favore dell'Amministrazione comunale di Matera «quale prima quota dello stanziamento complessivo ri­conosciuto nella delibera Cipe 8 maggio 2009 n. 14». La lettera di Scajola, datata 28 ottobre 2009, viene protocollata dal Comune 111 gennaio scorso. Da allora però i s oidi promessi, metà dei 3 milioni e 660

EX MINISTRO Claudia Scajola

mila euro stanziati dal Cipe, non sono mai arrivati. Sembra di rivedere un film già visto. Scajola è lo stesso ministro ad aver firmato un accordo di programma per il rilancio dell'industria del sa­lotto che non ha mai avuto copertura finanziaria. Un pezzo di carta straccia, insomma.

«Caro sindaco - scrive l'ex ministro in mia let­tera indirizzata ad Emilio Nicola Buccico -, a

seguito del "Contratto di Zona Franca Urbana" che abbiamo sot­toscritto lo scorso 28 ottobre ho il piacere di informarti che i miei uffici hanno impegnato l'importo di 1.830,880 euro afavore della Tua Amministrazione, quale prima quota dello stanziamento com­plessivo riconosciuto dalla Deli­bera Cipe 8 maggio 2009, n.14. Stia­mo procedendo con grande tem­pestività a dare attuazione alle di­sposizioni approvate dal Consiglio dei Ministri il 17 dicembre u.s. e per dare concreto avvio a questa

nuova misura di sostegno che ci vede congiun­tamente impegnati per favorire lo sviluppo eco­nomico e sociale dei quartieri urbani più deboli del Tuo territorio».

Peccato che Scajola sbagli anche destinatario. Quando giunge la lettera del ministro al Comune il sindaco Buccico si è già dimesso da più di due mesi e al suo posto siede un commissario prefettizio. Oggi anche Scajola non è più al Governo e, mal­grado tutta la «tempestività» annunciata, Matera si ritrova in mano un altro pezzo di carta straccia.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 26: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICATA

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina "] 2

Foglio 2 / 2

llilillllll^

mm

fi . ' "' •*i-' ••'.-••. • *» > • , * i > 0"r

VANE ATTESE La zona industriale di Jesce [foto Genovese]

«Siamo tra le prime 5 Ci

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 27: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano | Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 8 / 9

Foglio 1 / 4 REGIONE BASILICATA

Stordimento Mano anche in Basilicata Digilio è di nuovo al lavoro al Senato ma si dice «frastornato» e deluso di quello che è accaduto

dì SALVATORE SANTORO

POTENZA - Il momento è de­licato. Nonc'èdubbio. Dopo il voto alla Camera e la non ca-dutadiBerlusconiperifinia-ni (e ovviamente per Gian­franco Fini) non è tempo di sorrisi.

Egidio Digilio risponde dall'aula del Senato. La vita prosegue verrebbe da dire. Di certo prosegue l'attività parlamentare. Questo è cer­to. Malgrado il tentativo del-lasfiduciaal governo. Tenta­tivo che è andato male. Malis-simoper i f iniani. E cosi Digi­lio risponde franco: «Sono frastornato anche io. Ci sono rimasto male non si può ne­garlo» . Parla così il senatore lucano finiano Egidio Digi­lio che è anche coordinatore regionale di Futuro e libertà per l'Italia diiiWHWs'BSI

Digilio è un politico dal ca­rattere sanguigno. Difficil­mente riesce a nascondere le proprie emozioni. Non ha ancora digerito tutto quello che è accaduto nei giorni

Il senatore lucano di FU Egidio Digilio

scorsi. Ma guarda subito avanti. Così sulle questioni romane anticipa: «Qua ten­teranno di fare un altro polo. Si sono già incontrati Gian-grancoFini, Pierferdinando Casini, Francesco Rutelli e Raffaele Lombardo. Ci sono le agenzie che ne parlano». Insomma il senatore lucano da finiano parla della prossi­me azioni. E cioè dell'incon­

tro che nella mattinata a Ro­ma (all'Hotel Minerva) han­no svolto i leader politici dell'Udo, di Fli, di Api, dell'Mpa, dei Liberaldemo-cratici e dei Repubblicani li­berali. Coloro insomma che hanno tentato la spallata non riuscita al berlusconi-smo.

Al margine della riunione, che è stata definita il primo passo ufficiale verso il Terzo polo, è stato costituito il "Coordinamento parlamen­tare unitario di Camera e Se­nato verso un nuovo polo po­litico". La motivazione dei big: «Per noi è necessario operare per il bene dell'Italia e per un'autentica coesione nazionale». I prossimi passi entro gennaio.

E queste sono le "uniche" certezze anche del senatore finiano lucano. Non ce ne so­no altre. Come ammette egli stesso. Non si parla della Ba-silicataperilmomento. Digi­lio sul voto alla Camera e sul futuro della maggioranza spiega: «Non c'è nessuna va­

lenza politica. Berlusconi ha fatto campagna acquisti e continueràcosì. Alui convie­ne più fare campagna acqui­sti che fare una campagna elettorale».

Dalla taMJIUtftllll comun­que le notizie non sono rassi-ouranti per la tenuta di Fli. Su Facebook le opinioni dei giovani non sono rosee. Gli stessi giovani che più aveva­no mostrato entusiasmo all'iniziativa di Fini negli scorsi mesi. Fabio Lottino, responsabile dell'associazio­ne regionale giovanile finia-na sembra quello che ci crede ancora di più. Non il respon­sabile della stessa associa­zione di Atalia, Ivan De Biase che parla dell'esempio di Moffa (il parlamentare che più ha cercato il dialogo con Berlusconi) e che stigmatiz­za invece il "falco" Italo Boc­chino. Aldilàdeicommentia caldo, è comunque chiaro che il futuro di Fli, almeno in >s4IISmti)ì>i!JI mostra più om­bre che luci. Almenoora. Do­mani si vedrà.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 28: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 8 / 9

Foglio 2 / 4

Le reazioni in [ Le idee di Romaniello (Sei)

«Con Vendola l'Italia migliore»

POTENZA - Sull'esito del voto di martedì alla came­ra dei deputati e degli sce­nari che si aprono inter­viene il consigliere regio­nale di Sinistra ecologia e libertà, Giannino Roma-niello per il quale «il cen­trodestra non esiste più. Il voto ieri in Parlamento fotografa la fine di una stagione».

E quindi aggiunge il rappresen­tante consi­liare della Sei: «Il cen- ,• trosinistra deve racco- & gliere la vo­ce che sta fuori dal ^ : palazzo, la k voce del | | A cambia- | { r ~" mento e de- »•' ve porsi alla — • testa di questo movimento popo­lare, opposizione auten­tica a Berlusconi, perchè fatta di uomini e donne in carne ed ossa, e dunque l'unica in grado di sfrat­tarlo da Palazzo Chigi».

Giannino Romaniello quindi spiega che «l'al­ternativa va costruita mettendo in sintonia la politica con i movimenti di lotta sociale, a difesa del lavoro e dei diritti, l'ampliamento del fronte delle forze che vogliono costruire un futuro mi­gliore per tutti gli italia­ni. Tutti nel centrosini­stra dobbiamo impe­gnarci per costruire la svolta politica e una nuo­va stagione, facendo di­ventare protagonisti i la­voratori, i giovani, le donne. Il voto di ieri in Parlamento di fatto ha aperto un'altra stagione politica e il centrosini­stra dovrebbe di più e me­glio interpretare e dare rappresentanza politica ai bisogni che provengo­no dal Paese e in partico­lare dalle fasce sociali più

_ . . , , - : . * » •

colpite dalle politiche li­beriste del governo».

Per questo aggiunge ancora il consigliere re­gionale Romaniello: «E' evidente che in presenza di u n governo che quoti­dianamente è costretto a cercarsi una risicata maggioranza, pur con­sapevoli che andare al vo­to con questo sistema

elettorale, oggetti­vamente, si rischia di chia­mare gli italiani al­le u rna senza ga-

1 rantire , : \ un'alter-

* nativa m reale di

go verri a-• '; b i l ta ium-

— co scena­rio possi­

bile per il Paese è la fine anticipata di questa legi­slatura. Dunque la candi­datura di Nichi Vendola per le primarie del cen­trosinistra proprio per­chè da mesi sta racco­gliendo sempre maggio­re consenso rappresenta un'alternativa politica che non può essere liqui­data da qualche battuta o ancora peggio da gelosie e particolarismi. Per for­tuna, c'è un'Italia miglio­re».

Le conclusioni di Ro­maniello: «C'è un'Italia migliore sui tetti delle università, nelle fabbri­che e nei posti di lavoro, nelle aule delle scuole pubbliche, in coda a un supermercato, in un la­boratorio di ricerca, in una piazza piena di per­sone e di speranze, in case di fortuna, nelle librerie, nel lavoro quotidiano di tante associazioni di vo­lontari. C'è un'Italia mi­gliore fatta di cittadini che hanno preferito la fa­tica dell'onestà allapoliti-ca di palazzo».

dopo la 'resistenza" di Beriusconi Belisario attacca a testa bassa

«A premier come un locandiere

POTENZA - «Berlusconi si comporta come il gestore diunrìstorante».E'lacriti-ca che il capogruppo dell'Italia dei valori al Se-nato, Felice Belisario rivol­ge al presidente del consi­glio Silvio Berlusconi. Per Belisario, infatti, «il pre­mier si rivolge ai parla­mentari di cui ha bisogno per rimpol­pare la sua SgSWW?, neo-acqui- BSlJCt^ stata mag- Ip l l&t t gioranza; pS&M * per questo <^-y>m i dichiara, Ssgyf < ' ' sfacciata- i t e S } i~~ mente, che ftJspk ' «ét­abbiamo [%à'%* StUSt

diversi pò- St ,- - \MlS sti liberi" ». ^ - ~~'*<Sfflk

E quindi mi~s^^Sf& sempre Be- f*Wjf %j|Si lisario |! ^ « « « J B I I Ì I prendendo '{ ^^K^Sk spunto da Domenico Modugno che cantava "Tre briganti e tre somari sono pochi", attac­ca con le polemiche: «A Berlusconi servono altri voti: non per amministra­re ilPaese, comeèevidente, ma per continuare ad eser­citare il proprio potere. Al­largare la squadra di go­verno, allora, signifìcaam-pliare ancora di più la scol­latura tra ciò che gli italia­ni vogliono e ciò che vedo­no inPar lamento. L'ingag­gio di qualche altro depu­tato o senatore non gioverà ai cittadini che hanno biso­gno di un Governo solido ed efficiente che non rac­conti favole, opeggio li im­brogli come Berlusconi sta facendo da 16 anni a que­sta parte. Soprattutto, ci sono stati troppi sconvol-gimentipoliticipernondo-ver si rivolgere nuovamen­te agli elettori: le urne non spaventano nessuno tran­ne Berlusconi, il quale te­me di doversi trasferire nella sua megavilla di An­tigua e rimanerci per sem­pre».

«L'ostinazione di Berlu-sconi-prosegueilsenatore

»

dipietrista Belisario - ha già comportato il rifiuto di Casini a entrare nella mag­gioranza: farebbe un torto al suo opportunismo, in­fatti, sedendosi sulla stret­ta poltrona del berlusconi-smo quando, invece, si sta per liberare quella più co­moda della leadership di centrodestra. La sconfitta

di ieri co­stringerà anche Fini a riciclarsi come mo­derato alla guida del terzo o quarto po­lo, viste le spaccature che già si sono create prima an­cora che il progetto parta. Il Ca­

valiere deve farpresto: non perché ci sonoproblemi ur­genti da risolvere per il be­ne collettivo, ma perché Bossi si sta innervosendo, visto che dopo 20 anni an­cora aspetta di incassare il federalismo. È chiaro che per ridare speranza e cer­tezza al futuro servono nuove elezioni, nonper cal­coli politici di parte ma per ilbene dei cittadini che non meritano di seguire il tri­ste destino dei briganti e dei somari. Tutta la vicen­da ricorda la storia di Maz-zarò, il protagonista della novella di Verga "La roba", il quale attraverso menzo-gne.prepotenzeeillecitiha trascorso la vita ad accu­mulare ricchezze e pro­prietà che non sopporta di dover abbandonare; anche in punto di morte non si rassegna: "Quando gli dis­sero che era tempo di la­sciare la sua roba, per pen-sareaU'anima, uscìnel cor­tile come un pazzo, barcol­lando, e andava ammaz­zando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, estrillava: "Robamia, vien-teneconme!"».

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 29: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 8 / 9

Foglio 3 / 4

Apre la sede di Viggianello di PeR di Falotico, Potenza e Tosto

Prosegue il viaggio Entro 2 mesi altre 20 sezioni in vari comuni

POTENZA - C'è bisogno di «recuperare quel rapporto virtuoso che i grandi partiti del passato avevano instau­rato con la base elettorale, anche portando avanti quel­la narrazione dello sviluppo che oggi manca completa­mente». Lo sostengono il consigliere regionale Ro­berto Falotico e l'esponente comunale di Matera, Angelo Tosto a margine dell'apertu­ra della sede locale a Viggia­nello del movimento politico Popolari e Riformisti del quale fa parte anche il segre­tario regionale dei Popolari uniti, Antonio Potenza.

Dopo la nascita delle sezio­ni di Potenza e Matera di Per e il pienone della manifesta­zione pubblica che si è svolta una decina di giorni fa nel Due Torri di Potenza, prose­gue il radicamento territo­riale di PeR.

E proprio "battezzando" la sede a Viggiano, Falotico e Tosto hanno rilanciato: «L'apertura programmata nei prossimi due mesi di ol­tre venti sedi del movimento Popolari e Riformisti costi­tuisce una grande occasione di ascolto della comunità re­gionale in relazione ai temi di sviluppo dei territori. Si avverte un grande bisogno di riallacciare il rapporto in­terrotto tra Istituzioni e cit­tadini, acquisendo le propo­ste programmatiche che sal­gono dalle istituzioni locali e, soprattutto, dibattendo su

1

....• C ì j > 'èit Jm&*ìek

jmÉtt'

O"" -J&LA

'•^Wk slSif JÌ

I lPKsf t i É. * H L <k

-.

f i * 4

,yg 1 ~«^BM

Roberto Falotico e Carmine Lombardi alla presentazione della sede di "PeR"a Viggianello

priorità, scelte, strategie di sviluppo locale».

E i promotori di PeR han­no aggiunto: «E'unfattoche da alcuni anni la comunica­zione istituzionale si è dimo­strata più attenta ad infor­mare quello che a livello cen­trale o regionale viene fatto che a captare stati di biso­gni, speranze, attese e pro­poste che salgono dalla co­munità regionale. Un pro­cesso che si sta esasperando al punto che il cittadino si sente non solo escluso dalle

scelte, ma inascoltato e tra­scurato. Bisogna recupera­re quel rapporto virtuoso che i grandi partiti del pas­sato, sia la De che il Pei, ave­vano instaurato con la base elettorale dei rispettivi par­titi, anche portando avanti, paese per paese, quella nar­razione dello sviluppo che oggi manca completamen­te. Venuti meno gli stru­menti classici della pro­grammazione, il cittadino oggi non conosce dove porta e cosa porta per il proprio

territorio l'insieme delle strategie settoriali che si pongono in atto, dall'agri­coltura, all'ambiente, alle in­frastrutture».

E quindi da Viggianello è stata chiarita l'intenzione di «far uscire la programma­zione dalle stanze dei funzio­nari per ricollocarle come fatto di trasparenza nelle piazze di tutti i comuni luca­ni . Oltre un miliardo e mezzo di fondi europei non merita­no di essere materia per po­chi eletti».

In Fli dopo il voto alla Camera ci sono più dubbi che certezze ma si pensa al Terrò polo

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 30: Rassegna Stampa del 16/12/2010

0 1 Mt^ • § M% della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 8 / 9

Foglio 4 / 4

Lapenna esprime perplessità sulle nuove nomine regionali POTENZA - Il segretario regionale di Popolari per il Sud (il nuovo partito di Cle­mente Mastella) interviene il giorno dopo le nuove no­mine regionali effettuate dalla giunta guidata da H I

Per lex consigliere re­gionale Lapenna: «Pur es­sendo state effettuate nei li­miti previsti dalla legge re­gionale, suscitano qualche perplessità. Infatti si conti­nuino a scegliere dirigenti esterni o provenienti da al­tre amministrazioni che, sommati nel totale sono pa­ri a 16 unità, alimentando quella politica clientelare e di favore che da sempre ca­ratterizza l'operato del cen-tro sinistra intsfeMUMSWSI II tema non è discutere sul merito professionale o sul­le competenze dei neo diri­genti, ma è discutibile il metodo che viene adottato. In questo modo il centro si­nistra continua a premiare e a mantenere il consenso su determinate quote del popolo lucano, premiando però una stretta cerchia di privilegiati che, con varie competenze si avvicenda­no, visto che vi sono tanti i dirigenti che passano da un settore all'altro, nell'amministrazione re­gionale. Il tutto va a disca­pito delle professionalità interne alla regione che vengono costantemente non valorizzate e non for­mate per ricoprire un ruolo sicuramente prestigioso, ma anche con grandi re­sponsabilità».

E quindi Sergio Lapenna a nome dei Popolari per il Sud di tsfeKMNkEiEU aggiun­ge: «Auspichiamo che al­meno il sindacato porti avanti una battaglia in tal senso per rappresentare adeguatamente i lavorato-

Sergio Lapenna

ri e difendere i diritti di co­loro che, dipendenti dell'amministrazione re­gionale da diversi anni, hanno sicuramente matu­rato sul campo le compe­tenze professionali per di­rigere al meglio un settore piuttosto che un altro».

«Questo modo di operare - conclude Sergio Lapenna - da sempre intollerabile, diviene ancor di più inac­cettabile in un momento delicato come quello che stiamo vivendo quotidia­namente a livello regiona­le, dove la forte crisi sta mettendo in ginocchio molte famiglie lucane. A questo punto c'è da chie­dersi se in Regione UfeMM S3S!per diventare dirigen­ti occorre avere le compe­tenze professionali, l'espe­rienza o la tessera di parti­to?».

LaDcdiH annuncia le azioni nazionali

Okk Federatone Iibertas POTENZA - E' stato sotto­scritto a Roma l'atto costi­tutivo del Partito naziona­le Federazione De Liber-tas.

Ne ha dato notizia il se-gretario regionale della De di ìslMWìifMm Giuseppe Po­tenza, che è anche compo­nente dell'esecutivo nazio­nale. Giuseppe Potenza ri­ferisce anche che il docu­mento è stato firmato dai segretari regionali dello scudo crociato di limauresa BSI Emilia Romagna. Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto, in attesa che si ag­giungano i segretari delle altre regioni, dove si devo­no ancora svolgere i con­gressi regionali di adesio­ne.

Nella nota a firma del se-gretario regionale della De diteMdttmìffiSlsi legge anche che 1 progetto in attuazio­ne del documento politico del XXI Congresso nazio­nale che ha rieletto Giusep­pe Pizza segretario nazio­nale è quello di dar vita ad un modello regionale «per meglio rispondere alla esi­genza di un più saldo e co­struttivo rapporto con il territorio in una posizione fortemente innovativa nel­la migliore tradizione dei cattolici impegnati in poli­tica perché basata sulla piena autonomia e sul pro­tagonismo».

Non poteva non esserci il passaggio sulla nascita del Terzo polo che proprio ieri ha subito un'accelerazione con il patto tra Fini, Casini, Lombardo e Rutelli.

In tal senso Giuseppe Po­tenza dichiara: «Guardia­mo al Terzo polo come op­zione politica autentica­mente democristiana spe­rimentando alleanze su

Giuseppe Potenza

programmi a livello regio­nale, e sollecitando una modifica all'attuale siste­ma elettorale che di fatto comprime i valori dei catto­lici costringendoli a schie­rarsi in uno dei due poli».

E quindi sempre sulle questioni nazionali il se­gretario regionale della De di tsM IMftHI Giuseppe Po­tenza conclude la propria nota: «Se è lo stesso pre­mier Silvio Berlusconi a ri­cordarsi dei democristiani nell'appello fatto a poche ore dalla striminzita fidu­cia ottenuta alla Camera, ciò vuol dire che il peso elet­torale e di consensi che esprimiamo è determinan­te e pertanto vogliamo spenderlo per una politica del bene comune e non di accodamento - annessione in uno dei due poli tradizio­nali».

" ' • « -35j52B5E5jB

Stordimento M i n o anche itiBasilicata

BPB

.:— s~

llSSPf1?-' j \ , ~<* fwl|

Prosegue ìhiaggiol

=13 ''' i3

Ifjffijl Bi**ygjl

^^^nf^lfniif rafifty PlflfpMlDl !h.afaj ESfcjjg3

-' 1

:& TT

•MFBH

fe^'ìwH

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

In Basilicata

Page 31: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 0

Foglio "]

L'ECONOMISTA

Ma non deve essere il petrolio a tappare i buchi di bilancio

di NINO D'AGOSTINO

SIAMO alle solite: nei { si la regione lUH to la gran cassa, sulla base della valutazione che la società di ra­ting Moody's ha fatto sui conti della sanità lucana.

Moodys ha parlato di "convin­cente gestione della sanità luca­na", un giudizio sul settore in questione che è stato utilizzato dal presidente della giunta regio­nale, Ì3ESÌI!lEÌi53ffl8 come dimo­strazione di una buona qualità del lavoro che la giunta regionale ha fatto e sta facendo.

Nelle dichiarazioni regionali ci sono enfatizzazioni e forzature dell'analisi di Moody's che posso­no prestarsi a non pochi equivo­ci.

In primo luogo, chiariamo un punto: il rat ing è un giudizio, espresso da una società esterna indipendente, che verte sulla ca­pacità di un ente di pagare o meno i suoi debiti. Una società di ra t ing valuta, dunque, la solvibilità di un soggetto.

Moody's ha ritenuto l'ente Re­gione ÌìMHF«k>El come dire, un buon pagatore dei suoi debiti.

Altre regioni meridionali sono state commissariate, perché non si sono messe nella stessa condi­zione de l la | | ^ ! ÌESI3 impegnan­dosi apredisporrepiani di rientro del debito che stanno comportan­do tagli rilevanti dei posti letto de­gli ospedali e della spesa corrente dipropriapertinenza. Latantobi-strattataSicilia, per fare un esem­pio, ha previsto tagli per 2400 po­sti letto ed ha già cominciato nel 2008, facendo leva sul tetto della spesa sanitaria corrente.

LailMaliiEiellia ritenuto di non scegliere la strada del commissa­riamento, pur presentando con­dizioni simili alle altre realtà me­ridionali, come è agevole evincere dal rapporto per singole regioni tra debito e popolazione servita. Scelta discutibile, finché si vuole. Matant'è.

Lo ha potuto fare, perché " be­neficia dei proventi dell'estrazio­ne petrolifera", come segnala la stessa Moody's, cosa a cui eviden­temente non possono ricorrere le altre regioni.

Ma chiariamo un secondo pun­to, perché diversamente ci pren­diamo in giro.

La sanità lucana produce debiti che si aggirano sui 30 milioni di euro ogni anno, ha quindi deficit di gestione che sono strutturali, proprio perché si ripetono da lun­go tempo.

Quando si ricorre a risorse che dovrebbero essere destinate ad investimenti per coprire spese correnti, si sprecano fondi pub­blici, rinviando, ma non risolven­do, il problema di una cattiva am­ministrazione . Non è sana gestio­ne in una famiglia pagare i debiti, attingendo dal" tesoretto" di fa­miglia (l'oro nero della Val d'A­gri), molto più saggio è r idurre gli sprechi che si annidano nella spesa corrente: lasanitàlucanaè, purtroppo, su questo piano, an­cora un terreno inesplorato, co­sta oltre u n miliardo di euro al­l'anno, cifra all'interno della qua­le è possibile fare economie signi­ficative.

Capisco il valore mediatico di una notizia, ma se serve per mini­mizzare ,opeggio nascondere, un problema ineludibile come quello del sistema economicamente de­

cotto in cui versa la sanità regio­nale, allora la questione assume aspetti inquietanti che possono vanificare ciò che di buono sta fa­cendo la stessa giunta regionale in questi mesi di preparazione e predisposizione del piano sanita­rio regionale.

Gli incontri degli stati generali della sanità hanno consentito analisi puntuali sulla situazione sanitaria in imgglggS siamo di fronte ad un modello superato, con larghe sacche di inefficien­za.

Richiede cambiamenti profon­di, superando l'impostazione "ospedalicentrica "attuale, chia­mando i vari soggetti interessati a collaborare, a cominciare dai medici di base che dovrebbero ge­stire in modo più efficiente i pro­pri pazienti, evitando i ricoveri impropri che incidono tantissi­mo sulle casse degli ospedali.

Le royalties del petrolio vanno restituite allo sviluppo della re­gione, diversamente si capirebbe poco il sacrificio dei paesi della Val d'Agri, in termini di compro­missione ambientale, se le risorse in questione dovessero servire permantenerepresidipiùfùnzio-nali a creare situazioni assisten­ziali che ad apportare benessere ai cittadini lucani.

La Regione Ì&WHF«lstiiai è chia­mata a recuperare quello che lo Stato gli dà di meno, in termini di trasferimenti complessivi, facen­do leva proprio sulla ottimizza­zione del bilancio della sanità.

E chiaro che la riforma sanita­ria implica costi politici e sociali notevoli, ma se la si vuole realiz­zare occorre, come diceva Salve­mini, prendere decisioni corag­giose anche contro le contingenti pressioni popolari e corporative.

Non chiudono gli ospedali

^ s g j s ^ s p s s s ^

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 32: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 4t^ • § MQ della Basilicata il Quotidiane Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "] 0

Foglio "]

Presentato da KZ§ IBfffBBISl il Piano regionale Martorano: «Strutture pubbliche affidate ai privati»

Non chiudono gli ospedali Si punta a una complessa riorganizzazione con il vanto della virtuosità finanziaria

POTENZA - E' stato presenta-toierialleforzedi maggioran-za dal governatorelEBjflflBQ il Piano Regionale della Saiu-te, ohe punta all'approvazio­ne entro il primo semestre del 2011. mugghila definito il sistema sanitario lucano "il più complicato d'Italia per da­ti demografici ed epidemiolo­gici", facendo riferimento al forte spopola­mento dei pae­si interni e alla necessità di una riorganiz­zazione pecu­liare. UN OUADRO COMPLESSO "Dal punto di vista demo­grafico - ha puntualizzato t£S[§j£SS^-ab­biamo un sal­do demografi­co naturale negativo e un au­mento delle prospettive di vi­ta, conunprogressivosposta-mento delle coorti di popola­zione, ossia i bacini divisi per età, che segna un aumento della componente anziana. Questa situazione non solo poneilgrandeproblema dido­ver assicurare le prestazioni sanitarie a un basso numero di persone su un territorio troppo ampio, cosa partico­larmente complicata col fi­nanziamento della Sanità che a livello nazionale segue la lo-gicadelprocapite, ma impone anche di orientare l'offerta verso servizi più mirati a que­ste fasce d'età. A questo si ag­giunge la tendenza della si­tuazione epidemiologica. Gli stili di vita in hJilJMFiWilSH si stanno man mano omologan­do a quelli del resto del Paese e

conseguentemente anche le connesse patologie tendono a raggiungere livelli già rag­giunti nel Centro-Nord, an­che se in questo momento su molti indicatori restiamo al di sotto della media nazionale. Ma anche in questo caso è ne­cessario mettere in campo una programmazione di pro­spettiva, cosa che questo pia­no fa, ad esempio superando il vecchio tema della deospeda­lizzazione per introdurre quello della riospedalizzazio­ne. Attualmente - ha aggiun­to-delia rete_dil5ospedali del­la Regione ISfeWHMiEfe1! ben 12 non sono per acuti, ma si con­figurano come fornitori di servizi che dobbiamo orienta­re e qualificare per le nuove esigenze". SALUTE FINANZIARIA Sul piano amministrativo ed eco­nomico, DePilippohafatto ac­cenno ad alcune buone prati­che, definendo la sanità luca­na "benchmark per gli altri settori di riforma della gover-nance". Il Piano, emerso dal confronto attuato nel corso dei recenti Stati Generali, do­vrà essere approvato in Giun­ta prima del confronto in Con­siglio e nelle Commissioni. "L'adozione del nuovo piano -ha concluso il governatore - è un momento importante per­chè si inserisce nell'ambito della rinnovata programma­zione inaugurata dal mini­stro Fazio, con il nuovo Piano sanitario nazionale approva­to ali unanimità dalle Regioni sulle linee di principio, anche se restano aperte le questioni costi standard e fabbisogno nazionale connesse al federa­lismo. Per questo auspico un ampio confronto e soluzioni bipartisan nell'esclusivo inte­resse dei cittadini, con l'obiet­

tivo di giungere all'approva­zione definitiva in consiglio nel primo semestre del 2011". RICONVERSIONI Sul tema è intervenuto anche l'assesso­re al ramo, Attilio Martorano. "Un piano sanitario rivolto, da una parte, a rafforzare la sostenibilità del nostro siste­ma e, dall'altra, a migliorare l'offerta dei servizi rispon­dendo con maggiore efficien­za ai bisogni reali di salute dei cittadini. Per mantenere il ri­gore dell'analisi - ha spiegato l'assessore - ci siamo rivolti al­l'Agenas, l'Agenzianazionale per i servizi sanitari regiona­li, in modo da inserire il qua­dro regionale in un ambito na­zionale". Per Martorano que­sto piano sanitario ribadisce la centralità della persona, fondato com'è sui principi di "sussidiarietà, sostenibilità e solidarietà, con politiche tra­sversali come l'umanizzazio­ne e la riprogrammazione dei processi nella ospedalità".

In merito all'organizzazio­ne degli ospedali Martorano ha affermato : "abbiamo un Dea (Dipartimento di Emer­genza e di Accettazione) di se­condo livello, vale a dire di alta specializzazione, al San Carlo diPotenza, un Dea di primo li­vello nell'ospedale Madonna delle Grazie di Matera, quat­tro sedi di Pronto soccorso e accettazione, a Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Melfi. Inoltre, nei diversi ospedali distrettuali avremo strutture polivalenti che erogheranno prestazioni specialistiche, day Hospital, lungo degenze e diagnostica". POSTI LETTO Il numero dei posti letto re-steràpressoehè uguale nel mo­mento in cui si

procederà alla loro riorganiz­zazione. "Ad oggi - ha conti­nuato Martora­no - sono pro­grammati 2250 posti let­to, vale a dire 3,62 ogni mille abitanti, nume­ro più alto ri­spetto al para­metro nazionale che si ferma a 3,3. I posti ordinari attual­mente istituiti sono 1802 a cui si aggiungono i 261 didayho-spitalperuntotaledi2063". Il nuovo piano ne prevede 193 L'assessore ha ribadito, inol­tre , che "non è p revista alcuna chiusura di ospedali, ma sa­ranno programmate ricon­versioni anche attraverso una sperimentazione gestio­nale con l'affidamento di alcu­ne strutture pubbliche a pri­vati al fine di migliorare l'of­ferta dei servizi e di assicura­re una maggiore efficienza". Martorano si è soffermato an­che sulla "grande attenzione riservata dal piano alla pre­venzione, alla salute mentale e ai consultori. Il sindaco avrà il compito di predisporre una relazione annuale sullo stato di salute dei cittadini". La maggioranza di centrosini­stra ha espresso apprezza-mentoperillavorosvoltoeper il metodo che ha portato alla elaborazione della bozza an­nunciando che seguiranno ulteriori momenti di appro­fondimento sia all'interno dei singoli partiti di maggioran­za sia attraverso incontripub-blici. In ragione della valenza strategica del piano, IKSIiilUll'ifl gg] e Martorano hanno an-nuncianto che promuoveran­no un confronto anche con le forze politiche di minoranza in Consiglio regionale.

La protesta per evitare la chiusura dell'ospedale di Tinchi. Nei riquadri il presidente US 2 2 2 ^ e l'assessore Martorano

v/ k s«*..U5ù. Svi

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 33: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 2

Foglio 1 / 3

SANITÀ COME CAMBIEtalL SISTEMA

Rispetto ai 2.250 posti previsti nel 1999, oggi i posti sono 2.063.1 parametri nazionali in 5 anni li vogliono a 1.934

Per le patologìe più diffuse le strutture saranno messe in rete in modo da favorire lo scambio di informazioni

Salvi gli ospedali lucani si riducono solo i posti letto Ma 6 nosocomi dovranno essere riconvertiti in strutture polivalenti

ANTONELLA INCISO

<$ Nessun «taglio» ma nuove mlssion e nuovi servizi da ero­gare. Nessun ospedale lucano sarà chiuso ma sicuramente le strutture cambieranno volto. In poche parole saranno ricover -tite. E soprattutto se oggi ben 12 su 15 non sono per acuti, d'ora in poi questi dovranno essere orientati alle esigenze di una po­polazione che cambia. Una po­polazione che invecchia e che omologa i suoi stili di vita a quel­li del resto del Paese.

Questa è una delle novità del nuovo Piano della Salute che il governatore lucano, Vito De Fi­lippo, ieri ha presentato in un incontro con le forze della mag­gioranza regionale.

Un incontro andato avanti per alcune ore, durante il quale è

L'ANNUNCIO Il governatore lucano

presenta il nuovo piano sanitario alla maggioranza

l'intento stata evidenziata la necessità di ridefmire la rete ospedaliera orientando e migliorando i ser­vizi per ridurre i costi. Il tutto mettendo in campo soluzioni in­novative.

«n sistema che il nuovo Piano mette in campo - ha precisato il governatore -è una politica del­le politiche sanitarie che tenga conto delle prospettive della Ba­silicata sìa per quanto riguarda gli aspetti demografici che per gli aspetti epidemiologici, deli­neando un quadro di partenza che non è esagerato definire il più complicato a livello nazio­nale».

Ma nei fatti quali saranno le novità del piano? E soprattutto come saranno organizzate le di­verse strutture?

Innanzitutto, non ci sarà al­cuna chiusura di presidi ospe­dalieri. Tinchi e gli altri ospe-

L'OBIETTIVO Migliorarci servizi e ridurre i costi: questo

dali, le cui voci di chiusura ave­vano provocato la dura reazione dei cittadini, dunque, sono sal­vi. Detto questo, però, i noso­comi esistenti non resteranno come sono oggi ma verranno ri­convertiti per servire una po­polazione che invecchia e che, quindi, ha esigenze diverse. Ol­tre al «San Carlo» di Potenza, (dea di secondo livello), all'ospe­dale «Madonna delle Grazie» di Matera (dea di primo livello) ed a quattro sedi di Pronto soccor­so e accettazione, a Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Melfi, le altre strutture sanitarie diven­teranno strutture polivalenti che erogheranno prestazioni specialistiche, day hospital, lun­go degenze e diagnostica.

Se gli ospedali non verranno tagliati, a subire un riduzione in 5 anni, invece, saranno i posti letto. Rispetto ai 2.250 previsti dal piano del 1999, ad oggi i posti letto sono 2063.1 nuovi parame­tri del Governo nazionale, però, prevedono che i posti letto deb­

bono passare a 1934. Con una riduzione complessiva di 129 po­sti letto. Un'inezia, circa 8 posti letto ad ospedale.

Gli stessi nosocomi, poi, sa­ranno messi in rete soprattutto per alcune patologie come l'emergenza- urgenza, la cardio­logia, l'oncologia, gli ictus, la neuropsichiatria infantile, la reumatologia, i punti nascita, i servizi diagnostici e la diagno­stica microbattereologica. Il che vorrà dire che il paziente pro­veniente da un paese, per esem­pio, effettuerà gli esami diagno­stici presso l'ospedale a lui più vicino, poi se sarà necessario un livello intermedio potrà recarsi presso una struttura specialisti­ca senza dover effettuare gli esa­mi di routine perchè i sanitari li troveranno in rete, infine se sa­rà necessario il ricovero potrà recarsi presso il «San Carlo», unica struttura di secondo livel­lo (ossia di alta specializzazione) presente sul territorio lucano.

Insomma, un piano articola­to, un programma preciso che il governo regionale conta di po­ter approvare entro il primo se­mestre del 2011.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 34: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 2

Foglio 2 / 3

L'OPINIONE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE, VITO DE FILIPPO

«In questo piano messe in campo soluzioni innovative »

• «E un piano che non è una pianificazione di rito, ma che si sforza di mettere in campo anche soluzioni innovative per far fronte a quella che è la peculiare situazione della Sanità in Basilicata». È questo il commento del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, al Piano regionale della Salute. «Ab­biamo un saldo demografico na­turale negativo e un aumento delle prospettive di vita, im _ _ M

con un progressivo spostamento delle coorti di popolazio­ne, ossia i bacini divisi per età, che segna un aumento della componente anziana - aggiunge il governatore -Questa situazione non solo pone il grande problema di dover assicu­rare le prestazioni sanitarie a un basso numero di persone su un territorio troppo ampio, cosa par­ticolarmente complicata col finan­ziamento della Sanità che a livello nazionale segue la logica del prò capite, ma impone anche di orien­tare l'offerta verso servizi più mirati a queste fasce d'età». A questa si-

IL TEMA Dobbiamo passare dalla deospedalizzazione alla

riospedalizzazione

tuazione, poi, a detta del gover­natore si aggiunge «la tendenza del­la situazione epidemiologica, gli sti­li di vita che in Basilicata e in . generale nel Mezzogiorno si stanno man mano omologando a quelli del resto del Paese e conseguentemente anche le connesse patologie tendono a raggiungere livelli già raggiunti nel Centro-Nord, anche se in questo momento su molti indicatori re-_ _ _ _ _ ^ _ stiamo al di sotto

della media nazio­nale».

«Ma anche in questo caso è ne­cessario mettere in campo una pro­grammazione di prospettiva, cosa che questo piano fa,

ad esempio superando il vecchio tema della deospedalizzazione per introdurre quello della riospedaliz­zazione. Attualmente - conclude De Filippo - della rete di 15 ospedali della Regione Basilicata ben 12 non sono per acuti, ma si configurano come fornitori di servizi che dob­biamo orientare e qualificare per le nuove esigenze».

[a-i.1

LE NOVITÀ SPIEGATE DALL'ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ MARTORANO

«Per ridurre i costi siamo pronti ad un mini piano di rientro»

# La sanità è noto incide mol­tissimo sui bilanci regionali. In Ba­silicata tocca punte del 90 per cento. Per questo uno degli obiettivi prin­cipali del nuovo piano sanitario è stato quello di ridurre i costi. Ad oggi, infatti, c'è uno sforamento di 2,5 - 3 punti ossia 25-30 milioni di euro sul punto di equilibrio, ma la Re­gione ha già annunciato proprio nei giorni scorsi di volersi dotare di «un mini piano di rien- ^ ^ ^ ^ ^ ^ _ tro» per raggiunge­re il pareggio. Co­niugare risparmio ed efficienza, dun­que, appare l'obiet­tivo dell'assessore regionale dalla sa­nità, Attilio Marto­ra™. «Si tratta di un piano sanitario rivolto, da una parte, a rafforzare la sostenibilità del nostro sistema e, dall'altra, a mi­gliorare l'offerta dei servizi rispon­dendo con maggiore efficienza ai bi­sogni reali di salute dei cittadini - ha spiegato l'assessore - Uno strumento che parte dall'analisi rigorosa dei dati quantitativi del nostro sistema sanitario per definire i punti di forza e di debolezza in modo da costruire

L'ELEMENTO Al centro del

programma resta la persona ed i suoi bisogni

un modello ancora più equilibrato e sostenibile. Per mantenere il rigore dell'analisi ci siamo rivolti all'Age-nas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in modo da in­serire il quadro regionale in un am­bito nazionale. E tuttavia abbiamo voluto dare un'anima a questo piano per difendere le specificità del nostro sistema». Per l'assessore al centro del piano c'è la centralità della persona. ^mmmm—^^ «Normalmente i

piani sanitari re­gionali sono co­struiti su buone po­litiche, ma difficil­mente concretizza­bili - aggiunge - In­vece, noi abbiamo previsto modalità che ci consentiran­

no di realizzare quanto previsto dal piano con politiche trasversali come l'umanizzazione e la riprogramma­zione dei processi nella ospedalità. Una trasversalità che interesserà ospedali e territori, intesi come co­munità. Per questo abbiamo previsto il "distretto di comunità", con il di­rettore del distretto che coordinerà i percorsi terapeutici tenendo al cen­tro la persona». . [ai]

I tempi L'approvazione prevista

entro giugno 2011 H 11 primo tassello è stato messo. Ora si dovrà continuare a lavorare per arrivare all'approvazio­ne definitiva del piano. È fatto di varie tappe il cronoprogramma.del pia­no per la salute. Dopo la discussione avviata con la maggioranza che andrà avanti nei prossimi giorni, ci sarà l'ap­provazione del piano da parte della Giunta e suc­cessivamente il confronto in Consiglio regionale e nelle diverse commissioni regionali. Al termine di questi adempimenti, poi, l'approvazione defi­nitiva in consiglio potrà avvenire nel primo seme­stre del 2011. Insomma, tempi non proprio stret­tissimi per un piano che arriva ad oltre dieci anni di distanza da quello precedente. Risale al 1999 la precedente pianificazione che ha riguardato tutta l'Italia mentre il piano attuale si inserisce in una nuova stagione programmatoria legata al nuovo Piano sanitario nazionale approvato all'unanmità dalle Regioni sulle linee di principio disposte dal ministro per la salute, Ferruccio Fazio.

[al]

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 35: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 2

Foglio 3 / 3

STRUTTURA Nella foto d'archivio l'interno dell'ospedale «San Carlo» di Potenza

i Salvi gli ospedali lucani ' riducono solo i posti Ietto

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 36: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ (

Foglio "]

'Ém^Mmio^^u^^Mm^mm

Nessuna chiusura saranno riconvertiti gli ospedali lucani

ANTDNEUA INCISO

• Gli ospedali lucani non sa-rannotagliati. Piuttosto riconver­titi per fronteggiare le esigenze di una popolazione che invecchia.

Questa è una delle novità del nuovo Piano della Salute che il governatore lucano, GH3 OS EH QI523 ieri ha presentato in un incontro con le forze della mag­gioranza regionale.

Diverse le novità previ­ste: innanzi­tutto, non ci sa­rà alcuna chiu-sura dei 15 pre­sidi ospedalie­ri presenti sul territorio, ma la metà di que­sti (esclusi gli ospedali di Po­

tenza, Matera, Lagonegro, Villa d'Agri, Policoro e Mel­fi) diventeran­no strutture polivalenti che ero­gheranno prestazioni specialisti­che, day hospital, lungo degenze e diagnostica.

Ad essere ridotti, invece, saran­no i posti letto. Rispetto ai 2.250 previsti dal piano del 1999, ad oggi i posti letto sono 2063.1 nuovi pa­rametri del Governo nazionale, però, prevedono che essi in 5 anni passino a 1934. Con una riduzione complessiva di 129 posti letto (me­diamente circa 8 posti per ogni ospedale).

Altra novità riguarda, poi, al­cune patologie comel'emergenza-urgenza, la cardiologia, l'oncolo­gia, gli ictus, la neuropsichiatria infantile, la reumatologia, i punti

nascita, i servizi diagnostici e la diagnostica microbattereologica per i quali sarà creata una rete, n che vorrà dire che il paziente pro­veniente da un paese, per esem­pio, effettuerà gli esami diagno­stici presso l'ospedale a lui più vicino, poi se sarà necessario un livello intermedio potrà recarsi presso una struttura specialistica senza dover effettuare gli esami di routine perché i sanitari li tro­veranno in rete, infine se sarà ne­cessario il ricovero potrà recarsi presso il «San Carlo», unica strut­tura di secondo livello (ossia di alta specializzazione) presente sul territorio lucano. «Il sistema che il nuovo Piano mette in campo - precisa il governatore lucano De Filippo - è una politica delle po­litiche sanitarie che tenga conto delle prospettive della IÌÌLMIÌMS sia per quanto riguarda gli aspetti

demografici che per gli aspetti epidemiologi­ci, delineando un quadro di partenza che non è esagera­to definire il più complicato a livello nazio­nale». Soddi­sfatto anche l'assessore re­gionale alla Sa­nità, Attilio Martorano. «Normalmen­te i piani sani­tari regionali

sono costruiti su buone politiche, ma difficilmente concretizzabili -sostiene - Invece, noi realizzere­mo quanto previsto dal piano con politiche trasversali come l'uma­nizzazione e la riprogrammazio­ne dei processi nella ospedalità».

'ci ": [- i Il governatore lucano

" • "Mìr*" MiNiLhinel2005bucud\ n i t i d a

I e \ e le\ i iiiment n e ì jx_ sti letto

^M Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata - Nazionali

Page 37: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICATA

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "]

Foglio "]

REGIONE IL NUOVO PIANO SANITARIO ILLUSTRATO IN UN VERTICE DELLA MAGGIORANZA

Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto» Strutture polivalenti per

erogare prestazioni specialistiche, day

hospital e diagnostica

• Nessuna chiusura di ospedali, ma programma di «riconversione» di alcuni di essi, 1.934 posti letto rispetto ai 2.250 attuali (3,62 ogni mille abitanti rispetto ad un pa­rametro nazionale di 3,3 ogni mille abitanti): sono due delle caratte­

ristiche del nuovo piano sanitario della Regione Basilicata, che il pre­sidente della giunta e l'assessore alla salute, Vito De Filippo e Attilio Martorano, hanno presentato alla maggioranza di centrosinistra.

EIHMIIBSÌBSlIiaii

Neve e gelo in Basilicata chiuso M tratto della A3

Salvi gli ospedali saranno ridotti solo i «posti letto»

Omicidio Forestieri Vince al superenalotto spunta una scritta e così paga il mutuo

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 38: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICATA

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ t\

Foglio 1 / 2

NOVA SIRI STOP AD URI INTERVENTO DA 14 MILIONI DI EURO SU 33 CHILOMETRI DI COSTA DELIBERATO DAL COMMISSARIO

La Regione chiede la revoca del bando contro l'erosione Riconosciuta l'anomalia dell'iniziativa della comunità Basso Sinni

ENZO PALAZZO

• NOVA SIRI. Con una nota ufficiale, la Regione informa di aver chiesto la revoca formale del bando della Comunità montana Basso Sinni per la "Pro­gettazione ed esecuzione dei lavori di interventi per la lotta alla erosione costiera della fascia ionica lucana". L'intervento riguardava l'intera fascia co­stiera metapontina (33 km.) ed aveva un importo complessivo di 14 milioni di euro. Un bando che presentava diverse irregolarità ad iniziare dalla ge­stione dell'appalto affidata ad un ente soppresso e commissariato che si assomma all'incertezza del finanziamento e all'assenza di una programmazione mai presentata, come da legge, alla Conferenza dei sindaci. Tanto è che la Regione, dopo che i giornali ne hanno denunciato l'irregolarità presunta, in una nota specifica, ne ha chiesto la revoca formale.

Dunque, quello che sembrava un'anomalia già nei termini letterari del bando, una comunità montana che gestisce un progetto contro l'erosione della costa, si è dimostrata un'anomalia anche burocratica, oltre che etica. L'erosione della costa è un problema così delicato per gli ecosistemi naturali alterati a monte del fenomeno erosivo, che occorrerebbe agire in base non ad un bando di gara, dove le società partecipanti avrebbero dovuto anche "progettare" un piano

d'azione, ma in seguito a direttive provenienti da studi geo-marini e geo-terrestri che probabilmente solo una università potrebbe portare a termine con cognizione prima scientifica e poi progettuale.

La Regione dunque recupera i "soldi buttati a mare", come la Gazzetta aveva titolato nei giorni scorsi, optando per la revoca di un bando con vizi di forma e affermando anche, sempre nella stessa una nota ufficiale, che «non risponde al vero il fatto che l'ente comunitario sarebbe stato chiamato dalla Re­gione a gestire il bando, come pubblicato sui giornali (errore tecnico non commesso dalla Gazzetta, però), sulla scorta di affermazioni e commenti fuorviami di talune forze politiche».

In particolare, la nota dell'ufficio stampa regio­nale afferma che «è bene precisare che il bando in questione è stato autonomamente pubblicato dalla Comunità montana Basso Sinni senza alcuna ap­provazione né formale né sostanziale da parte della Regione e segnatamente da parte del Dipartimento Infrastrutture e Mobilità. Al contrario, la Regione, che è impegnata nell'attuazione della legge regio­nale n.39/9 su tutela, valorizzazione e razionale uti­lizzazione della zona costiera, ha inviato al com­missario formale invito a revocare il bando in ar­gomento in quanto non inserito in un percorso ope­rativo e sinergico della problematica, oltre che privo della relativa copertura finanziaria».

11 sii iace Giuseppe Santaroangeio riSaocia «Far chiarezza sulla gestione commissariale»

• NOVA SIRI. «La formale revoca del bando da parte della Re­gione segna un punto a favore del buon senso, della trasparenza e della legittimità. Mentre resta da far chiarezza sulla gestione com­missariale della Comunità montana Basso Sinni». Giuseppe San-tarcangelo, il sindaco di Nova Siri che di fatto ha sollevato l'irrego­larità del bando, attacca la gestione commissariale del Basso Sinni. «Delle due l'una - si chiede provocatoriamente - o il Commissario straordinario non ha adottato nessun atto di competenza di Giunta e Consiglio Comunitario o tutti gli atti (decreti, delibere e disposi­zioni) assunti sono nulli perché egli non ha provveduto entro il ter­mine di 5 giorni alla comunicazione alla Regione». [e.p.]

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 39: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICATA

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ t\

Foglio 2 / 2

IL UDO IN ACQUA Basta ormai una forte mareggiata per con­statare gli ef­fètti deva­stanti della erosione costiera sul litorale metapontino [foto Gallo]

IIIÉP®^

ai caduti Ponte dì solidarietà in hit deciso il referendum con il Madagascar

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 40: Rassegna Stampa del 16/12/2010

9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata

il Quotidiano Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \ 5

Foglio "1

Basilicata tra le più colpite dai tagli

KMaiiiHfcWfl tra le regio­ni più colpite dai tagli del governo. Il reddito prò ca­pite si abbasserà di 200 eu­ro già a partire dal prossi­mo anno. Regioni, Provin­ce e Comuni conpiù di Smi­la abitanti, infatti, riceve­ranno dallo Stato centrale 6,3 miliardi di euro in me­no rispetto al passato, per effetto della legge di stabi­lità approvata nelle setti-manescorsedal Parlanti eri -to. Secondo la Cgia di Me­stre le Regioni saranno le più colpite: nel complesso subiranno un taglio delle entrate di 4,5 miliardi di euro.

Da un'analisi condotta dall'Ufficio studi dell'asso­ciazione degli artigiani, ri­sulta poi che «i più colpiti saranno i cittadini delle piccole realtà regionali, mentre i cittadini delle Re­gioni a Statuto Speciale, ad esclusione dei valdostani, risulteranno essere i meno penalizzati.In terminipro-capite - spiega la Cgia -, i ta­gli più consistenti li subi­ranno gli Enti dellaÈUlSH fflfl](191 euro), della Valle d'Aosta (190) e del Molise (177). Seguono l'Umbria (142 euro), l'Abruzzo (131). In fondo a questa speciale classifica trovia­mo al terzultimo posto la Sicilia (con 80 euro di tagli procapite), al penultimo la Sardegna (70 euro) e s ull'ultimo gradino il Friu­li con 63 euro).

« Ndo'coio coio". E ' lafilo-sofia tremontiana di tagli lineari per settori sociali e rapporto tra territorio ed abitanti». Così il presiden­te della Provincia di Poten­za Piero Lacorazza ha com­mentato la notizia. «Il ta­glio alla Provincia di Po­tenza è il più alto se si tiene conto della vastità del ter­ritorio - che obbliga alla manutenzioni di 3.300 km di strade - dei 17,5 milioni di km di percorrenze per il trasporto pubblico locale, dell'articolazione delle se-diperiferiche dei centriper l'impiego, della sostituzio­ne dello Stato in alcuni ser­vizi per i disabili e del plu­ralismo dell'associazioni­smo culturale».

111 11 ISllK It t

Kcgionc ne Ha morsa de 1 gelo

•ìvMi.-Ahm

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 41: Rassegna Stampa del 16/12/2010

IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICAD\

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina {

Foglio "]

DIRITTO DI REPLICA LA REGIONE SPIEGA LA MANOVRA E LE RIDUZIONI PREVISTE

«Bolletta gas, altro che bluff risparmi fino a 240 euro»

Riceviamo e pubblichiamo dalla Re­gione Basilicata la seguente nota in seguito agli articoli pubblicati ieri dalla Gazzetta sul bonus gas.

In merito allo studio Unioncamere Ba­silicata e in particolare alla parte relativa alla riduzione del costo del gas in Basi­licata, per effetto dei provvedimenti ema­nati dalla Regione, gli uffici regionali han­no effettuato un approfondimento conclu­dendo che «lo studio rileva un'assoluta ade­renza tra le ipotesi formulate e i risultati conseguiti». In particolare, in relazione al­le risorse disponibili si era previsto di ri­durre del 10,5 % il costo del gas per le utenze della Regione Basilicata, innalzando al ol­tre il 30% detto beneficio alle famiglie di­sagiate. A detta riduzione, applicata tra­mite un contributo per il tramite delle so­cietà di vendita, va però aggiunta quella -non esplicitata in bolletta - ma presente nelle tasche dei cittadini conseguente all'eliminazione dell'accisa regionale che-presente in quasi tutte le altre regioni - in alcuni casi arriva fino al 4 % del costo del

rgas. Alla luce di queste considerazioni si può

concludere che l'iniziativa è stata tutt'altro

che un bluff, anche considerato che: ha raggiunto quasi il 98% della popolazione della Regione (Studio Unioncamere pag. 183); è stata graduata in misura crescente in relazione all'entità dei consumi del me­tano in modo da risultare una misura ra­zionale e perequativa atteso che i consumi di metano sono crescenti nelle aree più fredde; gran parte della popolazione della Regione, residente nei Comuni più freddi ha beneficiato di una riduzione del costo del gas per l'anno 2008 di oltre 100 euro, pari al risparmio connesso allo sconto gas ri­sultato (pari a 75 euro) e al minor costo dovuto al fatto che la regione ha disap­plicato l'addizionale metano che avrebbe potuto incidere per altri ulteriori 30 euro (pag. 183); i cittadini a disagio economico residenti nei comuni più freddi hanno be­neficiato di una riduzione dello sconto del gas superiore a 240 euro medio per utente, considerando sia lo sconto del gas che il risparmio per la disapplicazione dell'ac­cisa. Grazie a questo provvedimento la Ba­silicata è quella che beneficia del costo del gas più basso tra tutte le regioni italiane (pag. 199). Lo studio di Unioncamere con­ferma le previsioni fatte e gli effetti as­solutamente positivi ottenuti dal program-

C0NTATORI Unioncamere e Regione hanno analizzato gli effetti dello sconto sulla bolletta del gas

ma di riduzione dei costi della bolletta del gas. È il caso di evidenziare la razionalità del provvedimento, che punta a favorire i cittadini a maggior disagio economico e quelli costretti a vivere nelle aree più fred­de della Regione, non confrontabile con il provvedimento di riduzione dello sconto allapompa che, oltre che per l'esiguità della misura, si caratterizza per il non mirare ad aiutare i cittadini a maggior disagio, che magari non dispongono neppure dell'auto.

Nulla da eccepire. Più si consuma e più è alto lo sconto, infatti. Ma siamo certi che alla Basilicata serva quest'assurda querelle in difesa di bonus gas o carburanti che nulla giova alla crescita della regione? [I.ier.]

Temperature polari la neve manda in tilt 1'A3

Biu seuqhib mlcrallhe nel parai Baiteli Pondi pLr un pcrcoiso aoHdde

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

In Basilicata

Page 42: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 1 / 2

E il Pd fa il furbetti) sugli «infiltrati» Anziché condannare i vandali, la Finocchiaro accusa la polizia: ma prende un abbaglio

di Paolo Bel Debbio

Piùipocri t idicosìèquasiimpossibile. Di tutto ciò che è successo a Roma martedì l 'attenzione di molti si è con­centrata sul fatto che un finanziere che stava per essere pestato ha preso in mano iapistola. Come è noto, in Ita­liane forze dell' ordine in caso di mani­festazioni, soprattutto organizzate da movimenti di sinistra, gli agenti o i ca­rabinieri possono sparare solo dopo morti. Prima non è data possibilità di legittima difesa. Imanifestanti che sfa­sciano tutto rappresentano un popo­lo che va ascoltato, il finanziere che mette mano alla pistola rappresenta qualcuno che va condannato. Che mondo .

E non è finita qui: vediamo nel detta­glio le tre ipocrisie. La prima. L'abbia­mo detta. Chi fa casino (...)

(...) ha una schiera di intellet­tuali che lo protegge. Sono po­chi, non rappresentano il pen­siero di nessuno ma l'intelli­ghenzia di sinistra nella sostan-zaliprotegge. Chi si occupa del­l 'ordine pubblico e della sicu­rezza rappresenta tutti gli italia­ni e fa l'interesse di tutti loro ma l'intellighenzia, sempre di sinistra, di loro se ne impipa.

La seconda. Qualche altra anima bella si e indignata e scandalizzata perché ha sco­perto che dentro alla manifesta­zione, tra molti dei delinquenti che manifestavano, c'erano delle forze dell 'ordine infiltra­te. Hanno gridato allo scanda­lo. A parte il fatto che, come poi si è scoperto, quello indicato dal Pd come agente sotto coper­tura era in realtà un estremista minorenne attualmente ricer­cato dalle forze dell 'ordine, quale legge avrebbe violato chi si interessa dell 'ordine pubbli­co inviando eventualmente de­gli infiltrati? In quale paese che non sia nell'Africa subsaharia-na le forze dell 'ordine non siin-filtrano per svolgere attività di intelligence e per prevenire il peggio? Cosa avrebbero dovu­to fare a Roma per giustificare degli infiltrati: tirare giù il Co­

losseo? Dare fuoco a San Pie­tro, cardinali compresi? Ma possibile mai che il furore ideo-logico-demenziale di certa sini­stra arrivi a giustificare sempre e comunque tutto quello che fanno i suoi adepti e non voglia digerire mai neanche una vir­gola di ciò che regge la convi­venza civile di tutti? Possibile mai che questo tema elementa­re della sicurezza non si riesca a farglielo entrare in testanean-che a martellate?

Per un liberale la libertà dalla paura è uno dei principi che stanno all'apice dei diritti fon­damentali e il motivo è sempli­ce: in questo caso non conta nulla né il ceto, né la razza, né la religione. Conta il fatto che il liberare la società dalla paura è la premessa di una società nel­la quale ognuno possa dire la sua. Martedì, a Roma, non tutti hanno potuto dire la loro. In Parlamento ci sono state scene da terzo mondo e fuori dal Par­lamento scene da quarto mon­do.

Terza e ultima ipocrisia. I danni calcolati martedì a Ro­ma sono di 20 milioni di euro. Grosso modo la cifraperla qua­le questi sedicenti studentipro-testavano affinché fosse reinse­rita nella finanziaria a favore dei ricercatori o al diritto allo studio. Qui la soluzione è sem­plice: è loro offerta la possibili­tà di dimostrare quanto interes­se hanno per la cosa pubblica e per le finanze del nostro Paese. Paghino loro fino all'ultimo centesimo i danni che hanno fatto. Qui i ragionamenti non servono serve conoscere ilprin-cipio della giustizia riparativa. Compie un reato, faccio un dan­no, pago. Credo che anche un ispirato intellettuale di sinistra possa capirlo. Lo capirebbe cer­tamente nel caso in cui fosse macchiato a lui il cachemirino o gli fosse danneggiata la villet­ta a Courmayeur o a Capalbio d'estate. Lo pregheremmo di

incaricarsi di spiegarlo a questi quattro delinquentelli. Da noi è difficile che lo accettino. Ci provi lui. Ci provino loro.

Se poi non bastassero queste riflessioni si informino costoro di cosa è successo a quel carabi­niere di nome Mario Placanica che per essersi difeso, nei fatti di Genova, e aver provocato la morte di un giovane non si è più ripreso completamente morso dal rimorso. Si difese. Perché di lui non se ne è occu­pato più nessuno. E se a quel fi­nanziere che ha messo mano al­la pistola fosse successo qual­cosa di simile, dopo averlo di­strutto, chi se ne sarebbe occu­pato?

Paolo Del Debbio

MENTALITÀ Per un vero liberale la sicurezza è un diritto fondamentale. Non per certi progressisti

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 43: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 2 / 2

Sinistra complice. Per tre motivi Studenti e black bloc devastano Roma, gli intellettuali schierati li proteggono fingendo di scandalizzarsi per l'arma di un finanziere e per gli agenti in incognito. Ma per loro i vandali non devono pagare i danni

f

• •

"'vfcV'.w •*

~l «a» % -

FERMATO II giovane armato di pala tra i protagonisti degli scontri di mart

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 44: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 3

Foglio 1 / 2

SANDRO BONDI

«Bocchino mi minacciò per avere fondi» Rivelazioni sul colonnello Mi: «Mifece pressioni perchéfinanziassi alcuni film prodotti dalla moglie e intervenne su certe nomine. Una volta mi aggredì al telefono. La mozione di sfiducia contro di me? Solo un gesto di cattiveria»

Paolo Bracalini

Roma Ministro Dondi, vedendo JBaWaròsembracheleivadamol-to più d'accordo con Vendola che con Bocchino, suo ex allea­to. Ormai sembra quasi ci sia del­l'odio, da parte deiflniani, nei vo­stri confronti. «Riconosco a Vendola onestàpoli-

tica e intellettuale. Non condivido in nulla le sue posizioni, ma questo non mi impedisce di discutere con lui e di comprendere le sue ragioni. Il caso di Bocchino è diverso. Il suo ruolo è stato nefasto nel Pdl. Riten­go che lo sia anche all'interno del gruppo di Fli, se un galantuomo co­me Moffa ne ha chiesto le dimissio­ni dopo aver ascoltato il suo inter­vento alla Camera. Credo che il di­scorso sguaiato evolgareche ha pro­nunciato abbia convinto molti a non seguire le indicazioni del suo gruppo. Credo perciò che renda an­che un pessimo servizio a Fini».

Il cavallo di battaglia dei fìnia-ni è che non sono stati loro ad andarsene ma il Pdl a «cacciar­li». Ma è veramente così? «Si tratta di una falsità che Bocchi­

no diffonde in ogni occasione, per nascondere il fatto che Fini ha ingag­giato fin dal primo momento della nascita del governo e del Pdl una strategia di logoramento e di opposi­zione nei confronti del governo, del partito e del presidente del Consi­glio, per ambizioni personali e di po­tere, a prescindere dai risultati posi­tivi raggiunti dal governo».

Qual è il suo giudizio su Fli? «All'interno del gruppo convivo­

no due mondi profondamente di­versi: il primo è quello rappresenta­to da quei rappresentanti di An che hanno aderito con coscienza al Pdl come un traguardo storico e con i quali abbiano un comune sentire e comuni valori ideali e programmati­ci; 0 secondo è rappresentato daper-sone come Fini, Bocchino, Brigu-glio e in parte Granata, che nutrono un odio incomprensibile nei con­fronti di Berlusconi e che nasce da una cultura che dal fascismo passa senza soluzione di continuità verso

una sudditanza culturale nei con­fronti della sinistra»..

Ministro, scusi ma pare che lei sia uno dei bersagli preferiti dei finiani. Urso la sfotteva di­cendo che lei ha frequentato troppo Arcore, Bocchino le di­ce che lei «sistema la famiglia al ministero». Eppure a siste­mazione di parenti Fini e Boc­chino non scherzano. «Intanto io non ho sistemato nes­

suno della mia famiglia al ministe­ro. Ho già spiegato a sufficienza pub­blicamente la questione. Inoltre, sul piano dei comportamenti morali, non credo di poter subire lezioni da parte di persone come Bocchino, il quale mi ha più volte chiamato nel corso di questi due anni di governo con tono arrogante e minaccioso, a lui congeniale, per chiedere che il ministero dei Beni culturali finan­ziasse soggetti cinematografici, al­cuni dei quali prodotti da società ap­partenenti alla sua famiglia».

Le chiese finanziamenti per i film della moglie, Gabriella Buontempo? In che modo fu «arrogante»? «Si. Mi ha chiesto finanziamenti a

diversi soggetti cinematografici, an­che riguardanti sua moglie. E inter­venne per alcune nomine. Non ri­cordo cosa mi disse esattamente, ma ricordo perfettamente che in al­cune occasioni, specie all'inizio del mio incarico, il suo tono fu arrogan­te, perfino impositivo. Ricordo in particolare che, in una occasione, mi telefonò da New York e giunse ad urlarmi al telefono cercando di inti­midirmi. Ne rimasi profondamente colpito e scosso».

Uno dei prossimi step fonda­mentali per saggiare la tenuta della «nuova» maggioranza ri­guarderà unamozione di sfidu­cia nei suoi confronti. Cosa suc­cederà? «Lamozione di sfiducia individua­

le presentata contro di me è il segno più eloquente deU'incattivimento della lotta politica in Italia. È un atto abnorme, ingiustificato, pretestuo­so e, siccome non sono cinico, uma­namente dirompente. Franceschi-

ni lo ha giustificato come una mina per mettere in crisi il governo. Que­sto dimostra che la cultura non c'en­tra niente. Casini è invece l'erede di una cultura che rispetta le persone ed è favorevole ad una politica non facinorosa, per cui non credo che possa votare questa mozione».

Ierileiha avuto unbottaerispo-sta con Fini, che avrebbe chie­sto in un colloquio le sue dimis­sioni. Pensa che con la mozio­ne voglia vendicarsi conlei del­la sconfìtta subita? «Ho semplicemente posto una

questione che non può sfuggire a nessuno, e cioèlo snaturamento del ruolo istituzionale di Presidente del­la Camera a favore di quello di lea­der di un gruppo parlamentare. Quando si giunge in una riunione nell'ufficio del Presidente della Ca­mera a parlare da parte dello stesso Presidente, come riferivano le agen­zie, delle mie dimissioni, vuol dire che non esiste più la garanzia del­l'imparzialità del Presidente della Camera. Se la sinistra fosse politica­mente onesta e non sposasse sem­pre la convenienza del momento, non potrebbe non ammetterlo e de­nunciarlo».

Di chi è la vera colpa di Pompei e dello stato di degrado di buo­na parte del nostro patrimonio storico-artistico? Forse ci vor­rebbero dei manager del patri­monio pubblico. «Da anni le nostre principali uni­

versità hanno corsi sui beni cultura­li e preparano giovani manager ca­paci di valorizzare e gestire il nostro patrimonio culturale. Per quanto ri­guarda Pompei, al prossimo Consi­glio dei ministri porterò un provve­dimento che istituisce una sovrin­tendenza speciale di Pompei, con al­la guida un sovrintendente con po­teri speciali».

I tagli alla cultura. La cultura italiana è stata troppo «sovven­zionata» dallo Stato finora? «Sì, la nostra cultura è quasi esclu­

sivamente finanziata dallo Stato. Questa situazione mortifica l'auto­nomia della cultura e in qualche mo­do, come ha ben detto Alessandro Baricco, non consente alla produ-

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 45: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 3

Foglio 2 / 2

zione artistica di mettersi in comple­ta sintonia con i gusti e le aspettative del pubblico. Tutti i provvedimenti che ho proposto vanno nella direzio­ne di favorire il sostegno della cultu­ra non solo da parte dello Stato, ma anche dal mecenatismo della socie­tà civile, dei privati e degli enti loca­li».

Berlusconi si dice sicuro di po­ter allargare la maggioranza.

Chi convincerete? I cattolici del Pd? I centristi di Casini? Qualche fìniano? «Ci sono molti parlamentari scon­

tenti e delusi per ragioni politiche. Ci sono i cattolici delusi dalla deriva estremista e laicista del Pd; ci sono i delusi dell'Udc, come dimostra il nuovo movimento di Saverio Roma­no; e ci sono i delusi del gruppo di Fini, che sta tradendo ai capisaldi

culturali di tutta la storia della de­stra italiana».

Ieri è nato il «Polo della nazio­ne». Lei come lo vede? «Trovo che sia quasi una mostruo-

sitàpolitica. Sarà interessante vede­re che esiti avrà questo esperimento artificiale, come verrà composto il sì alla riforma dell'università di Fli al no di Casini, e come risolveranno tutte le altre differenze».

Il ruolo di Fini Vuole le mie dimissioni? Ha perso la sua imparzialità

I centristi delusi Allargamento? C'è un disagio crescente di cattolici e laici

LA DENUNCIA DI BONDI

«BOCCHINO MI HA MINACCIATO VOLEVA SOLDI PER LA MOGLIE»

// ministro accusa il capogruppo fintano: «Fa il moralista, ma più volte ha fatto pressioni per ottenere nomine di amici e fondi per ifilm prodotti da società della sua famiglia»

M" Gianfranco Fini non lascia lo scranno di Montecitorio, nonostante le pressioni. E anzi ha individuato il suo prossimo obiettivo: la testa di Sandro Bondi, sul qua­le pende la mozione di sfiducia. Ma quest'ul­timo, in un'intervista al Giornale, attacca: «Sul piano dei comportamenti morali non credo di poter subire lezioni da parte di per­sone come Bocchino», dice il ministro. «Nel corso di questi due anni di governo mi ha chiamato più volte con tono minaccioso per chiedere che il ministero finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società della sua famiglia».

a pagina 3 Borgia, Bracalini, Cesaretti, Chiocci,

Cramer, De Francesco, Mascheroni, Signore e Signorini da pagina 2 a pagina ?

'•# • •

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 46: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina Q

Foglio 1 / 3

PAOLA BINETTI

«Berlusconi potrà contare su ben più di tre deputati» La parlamentare Udc: «Sui temi etici e sulle proposte di qualità garantiamo l'appoggio al governo. Anche se FU non è d'accordo»

Emanuela Fontana

Roma «Berlusconi potrà con­tare su un appoggio maggiore di tre deputati se porterà in au­la progetti di legge di qualità. In questo caso, noi li sosterre­mo». Paola Binetti, deputata dell'Udc, già ex Pd, è appena arrivata in Transatlantico dal­la commissione affari sociali, il luogo dove più di altri il nuo -vo «terzo polo» potrebbe pre­sentarsi disunito già sul nasce­re.

Onorevole Binetti, è vero che lei starebbe facendo pressing su Casini per dire sì a Berlusconi? «No, assolutamente, non

faccio pressing». L'Udc potrebbe offrire ap­poggio esterno al governo? «Non mi faccia dire quello

che non ho detto. Noi del­l'Udc siamo all'opposizione. Ma saremo un'opposizione il­luminata».

Si illumineranno anche i fi-niani? Lei, da cattolica mili­tante, crede nella fusione tra Udc e Fli per creare un nuovo polo di centro? «Con Fli metteremo in cam­

po convergenze su alcuni ob­

biettivi, ma ognuno deve man­tenere la propria identità».

Nel partito di Fini sono mol­te le voci laiche, conopinio­ni divergenti dalle vostre sui temi etici. «Entrambi, sia Fli che Udc,

hanno interesse a mantenere la loro identità, non conviene a nessuno fare diversamente. Altrimenti si ripete lo stesso er­rore della Margherita con i Ds, se avesse mantenuto le proprio radici, le cose forse sa­rebbero andate diversamen­te».

Ma proprio poco fa, nella riunione in corso del terzo polo, è stato deciso di crea­re un coordinamento dei gruppi e soprattutto di tro­vare un nome comune. «Di questo, tra di noi del­

l'Udc non abbiamo proprio parlato. Forse si sta pensando a un nome diverso per non chiamarlo «polo». I nostri elet­tori non ci perdonerebbero mai una perdita di identità che per noi ha un esplicito, chiaro e diretto riferimento al-leradici cristiane: queste radi­ci sono per noi un valore forte e determinante».

E se anche il simbolo doves­se diventare uno solo?

«Non è immaginabile. Non si può ipotizzare una realtà po­litica in cui l'Udc perda il filo diretto con la sua storia e i suoi valori».

E in caso di elezioni? «Sipuò immaginare un'alle­

anza ma bisogna valutare. Nessuno di noi, comunque, in questo momento vuole an­dare al voto».

Parliamo proprio dei temi etici: come affronterete le divergenze con i finianinel-la commissione di cui lei fa parte, ma anche in aula? «Nel Fli ci sono posizioni dif­

ferenti. Alcuni sono cattolici, altri, come Benedetto della Vedova, sul testamento biolo­gico hanno posizioni molto di­verse dalla mia...».

E come troverete un com­promesso? «Noi dell'Udc andremo di­

ritti per la nostra strada, an­che se qualcuno nel terzo po­lo non dovesse essere d'accor­do. Oggi ho chiesto che sia ca-lendarizzata la dichiarazione anticipata di trattamento (il te­stamento biologico, ndr)».

La prima richiesta a Berlu­sconi? «Ho chiesto la calendarizza-

zione perché noi vogliamo davvero che su questo tema

in particolare, e sui temi etici in generale, questo governo faccia chiarezza al più presto. Da parte nostra siamo pronti ad assicurare tutto l'appoggio possibile in aula».

Anche se qualcuno del ter­zo polo non lo dovesse vota­re? «Assolutamente sì». Siete pronti ad appoggiare il governo sui temi etici, e su altri provvedimenti co­me vi comporterete? «Daremo appoggio anche

su altri temi, se la qualità dei disegni di legge sarà coerente con le linee valoriali dell'Udc. Berlusconi potrà contare su un sostegno molto maggiore di tre deputati, ma dipenderà dalla qualità di ciò che porte­rà in aula. Non avrà tre deputa­ti in più, ma 85».

Difficile che i fini ani appog­gino tutti i disegni di legge che appoggerete voi. «Ho detto quella cifra per in­

tendere un numero ampio. Noi comunque appoggeremo compattamente il governo su proposte per noi meritevoli nel campo del sociale, del la­voro, dei giovani, del soste­gno alla famiglia. Se Berlusco­ni risponderà con i fatti su cer­ti temi sensibili, ci saranno convergenze».

Identità Unico simbolo? Non lasciamo le nostre radici cattoliche

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 47: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina Q

Foglio 2 / 3

DOPO LA FIDUCIA COM'È CAMBIATA LA MAGGIORANZA

INIZIO DELLA LEGISLATURA

Legal\iOid 60 — —

MiMo i l *

s«;l:'i. : :;- r. -M. l P .-A[. Pli

DOPO IL VOTO DEL 14 DICEMBRE

Lega iVOld 59

Misto 2 0 * * -

Pdl 23<5

Ptìl.: 235

u NuiSiifJ,?Aiic'PM3ex Fh, 1 Uh Oein, 3 mov irsp (w

L'ALLARGAMENIO DELLA MAGGIORANZA

. fiUL-ÌL.,!. .-_l.L:li-..i.L.,,.;.:..!_.

Il governo sta contattando i parlamentari che vogliono partecipare al progetto della f '.'.' ' ' ',' ' '. • . . maggioranza / ;' ',•••'• , «' ,.

Futuristi \ • • • che non si ^ - ^ ^ . ^ riconoscono nei partito di Finì, ormai passato all'opposizione

Possibilità di una ersi pilotata per un accordo

MmUeMMìm.. Ma perora

\ Ul ) Casiniè ' , V \ | / / indisponìbiie

'"• — ' alla trattativa

'• Ex popolari e cattolici \ : ANSA-GENTÌMETRÌ

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 48: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010

Pagina Q

Foglio 3 / 3

L'intervista

«Su molte leggi Berlusconi avrà i voti Ude» Emanuela Fontana

pF"" M «Berlusconi potrà f *. contare su un ap-| i poggio maggiore 1 À ^ t r e deputati se B fl porterà in aula B | ' " progetti di legge ^ ' di qualità. In que-/' /*' J s t o caso> n ° i li so~

' ./fc^3 sterremo». Paola Binetti, deputata

dell'Udc, già ex Pd è considerata tra gli esponenti vicini a Casini una delle meglio disposte verso la maggioranza di governo. «Noi siamo all'opposizione. Ma sare­mo un'opposizione illuminata». E quanto alla fusione tra Udc e Fli per creare un nuovo polo di cen­tro? «Con Fli metteremo in cam­po convergenze su alcuni obietti­vi, ma ognuno deve mantenere la propria identità. Altrimenti si ri­pete lo stesso errore della Mar­gherita con i Ds».

a pagina 6

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 49: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Siatesaagrnr Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina f

Foglio 1

CAMPAGNA ACQUISI

Undici poltrone: il tesoretto del Cavaliere per attirare

ì delusi" di centro e destra di MARIO AJELLO

APER1

ROMA - ha un «umilio rimpasto» Obama, potrebbe farlo anche Alemanno, e non dovrebbe farlo il Cavaliere anche se ha sempre delta: «La parola rimpasto non mi piace?», infatti, lo avremo il rimpasto bcrlusconiano. Undici poltrone inpalio, per cinque partiti pretendenti (o almeno quattro: visto che l'Udc non chiede poltrone ma una nuova stagione). 1beneficia­ti saranno i fintemi fuoiiscitì (Moffa al posto di sottosegretario che fu di Viespoli?). I transfughi cuffariani-manniniani ex Udc diventatiPid (Popolariidi'Italia Domani), che incassereb­bero una poltrona di sottosegretario con fòrte delega per il Mezzogiorno per Saverio Romano (il quale dice: «Se le condizioni politiche lo richiedono, ci assumeremo le nostre responsabilità». 'Traduzione dal politichese: arriviamo subi­to!). 1 Finiani Buoni, cioè gli altri even­tuali e futuri "traditori" di Futuro e Libertà, ammesso che ci saranno e che la t strini u nuova campagna acquisti berlusconiana sia fruttuosa come quella che s'è appena conclusa (ma dovrebbe esserlo: al Sena­to, per esempio, a parie l'alditara e Saia molli altri di Idi sono sulla linea Molla) I Magnifici (si fa pei due) Ire del Movi­mento di Responsabilità Nazionale, ov­vero Scilipott, Cesano e Calcara (que­st'ultimoai'postodi Ronchi allePolliti he Comunitarie'') h infine l'I'dc, che - m caso di una sena disionlinuilà nella politica del governo - potrebbero avere uno dei due possibili vice-pre mie rati o il ministero degli listai (Berlusconi l'ha più volte proposto a Casini, invano) e, grande paradosso, il ministero che è nato per il forzalcghista lirancher, non è stato occupato per le note vicende giudiziarie di quest'ultimo e comunque resta a disposizione. Si chiama Ministero per il federalismo: gli si cambia nome (Ministero dell 'anti-federalismo) e lo si dà a un centrista meridionale anche non Udc? Un Lionati («Va ricompensato», ha dello Berlusconi, «per il grande lavoro fatto»: ovvero ha sfilalo all'opposizione il lib-dem Grassa no e lo ha portato in palio al Cavaliere) ci si tufferebbe subito su questa poltrona. A nche se orafa lo spiritoso: « Voglio un posto comodo, che non mi faccia viaggiare troppo». Osserva il ministro Rotondi: «Data l'esiguità dei nuovi partitini (fella maggioranza, abbiamo più poltrone da (fare che persone da metterci sopra». Però, aggiunge l'ottimo Rotondi, «consiglio a lutti noi di fare il gioco che io faccio per addormentare le mie figlie: il gioco del silenzio. Vince la poltrona chi sta più zitto». Ma ovviamente i nuovi arrivali della micro-pari ilinocrazia si riveleranno più lagnosi delle mini Rotondi.

C" RIPRODUZIONE- RISERVATA

Calcara al posto di Ronchi L'ex Udc Romano con delega ai Sud

Camera, Borali scrive al Colle H É P ^ j l Ma Fini esclude le dimissioni R S s É i n É

m ^ I Dopo Moffa, altri 7 futuristi verso l'uscita g

pPl

iiisiiiii

Ti

4

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 50: Rassegna Stampa del 16/12/2010

ItaliaOggi Quotidiano

REGIONE BASILICATA

^ ^ ^ T L A N O T A POLITICA ^ ^ ^ ^ ^ ^ H |

Adesso Berlusconi vuole iso

DI MARCO BERTONCINI

La via scelta da Silvio Ber­lusconi per tener vivo il gover­no è, per parafrase un istituto del diritto pubblico romano, la provocatio ad singulos: l'appel­lo ai singoli. Singoli parlamen­tari, in attesa di t ra t tare coi titolari di pacchetti di voti, soprattutto a Montecitorio: Casini, Rutelli, Lombardo, ma non Fini. Si vedrà se il Cav ri­uscirà nell ' intento (come è riuscito per la fiducia) e se il suo esecutivo vivrà bene oppu­re sopravviverà, in stile Prodi. In quest'ultimo caso, la Lega chiederebbe pressantemente le urne.

Berlusconi sa che, con gli equilibri raggiunti, il governo potrebbe mantenersi in vita, ma con estrema difficoltà. I numeri sono implacabili. Con le elezioni del 2008, la mag­gioranza disponeva di 344 deputati; alle opposizioni ne andavano 286. La differenza, tenuto conto del non voto del presidente della Camera, era di 57 deputati. Un margine lontano da quello di cento seggi di differenza, che circola ancora quale leggenda metro-

lare Fini polìtana, ma anche dai 70 di cui ieri l'altro parlava Pier : Luigi Bersani.

Con 57 deputati di margine, poi ridottisi per defezioni, il governo è andato sotto decine di volte.

Con tre voti di differenza, la maggioranza sarebbe im­potente di fronte a qualsiasi imboscata delle opposizioni, se coordinate e coalizzate.

Nel centro-destra sono sem­pre troppe le assenze istitu­zionali (membri del governo, vertici del partito ecc.) e troppi gli assenti di comodo. Conse­guenza: bisogna rafforzarsi. Poiché il gruppo misto è già stato spompato, t re sono le direzioni per recuperare sin­goli: un pugno di finiani insod­disfatti dell'andazzo assunto da Fli, qualche subacqueo di Pd e Idv, forse un paio di Udc recuperabili dai vari Romano, Cuffàro, Mannino, Pionati. Quand'anche, però, fossero dieci i recuperabili, sarebbero sempre pochi per garantire tranquillità. La strada per la fine naturale della legislatura passerà attraverso Casini.

© Riproduzione riservata—£H

Data 16 -12 -2010 Pagina 2

Foglio "1

tìr

— * "" -,.

1 f

B

-

- ( ri I II

— — * •

~ Eia IH •1 • I T

^B^EI^&Èt f e li Fi ri

— »

1 • » | „ .

-_ n .

Hfanin innIIH

Iffwrf^^ EpMJiffi:iM|M|||lj iftffl ffljifcltyMTWII |ÌP|l|ftr^ PwflffflfiWM lo'iffM^XCTl Kf^lHH^ttffl I^HwiiiM ° ^ ^

mmm 1 l/lBV I littori r

\f li*Ir H 1 Un « t

L - 1"-

- -- ~ - ** iEr"

_¥^Ml Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 51: Rassegna Stampa del 16/12/2010

ItaliaOggi Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 2

Foglio "1

L'ANALISI

Le strategie di Berlusconi per avere u n a maggioranza

B erlusconi, in uno dei suo i p r o ­verbiali colpi di

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

coda, è riuscito a sconfiggere la mozione di sfiducia che gli era stata lanciata da tutti i gruppi parlamentari ad eccezione del suo e della Lega. Al Senato ha superato alla grande questa offensiva politica a più testate. Alla Ca­mera invece ce l'ha fatta solo per il rotto della cuffia, cioè con soltanto tre voti di vantaggio che sono sicuramente servi­ti per mandare ko il suo antagonista, Gianfranco, Fini ma che non sono certo sufficienti per poter governare.

Da qui la necessità, per Berlusconi, di allargare la base del suo consenso politico in parlamento. L'operazione più semplice e più solida (anche se non la più faci­le) sarebbe quella di por­tare dalla sua parte, lTJdc di Pierferdinando Casini. Con un'alleanza di questo tipo, infatti, il governo potrebbe finire la legislatura. Ma, contro questa ipotesi, ci sono due difficoltà: la prima è quella del leader della Lega, Bossi, che è la spina dorsale della coalizione di centro destra, e che continua a dire che lui, con Casini, non si alleerà mai, anche se aveva approva­to il discorso con il quale Berlusconi, in ' Parlamento, aveva aperto alle forze mo­derate (e rUdc è la prima di queste). La seconda difficoltà è costituita dal fatto che Casini, anche senza crederci troppo, aveva costruito un fronte comune con i futuristi per costruire il "Terzo polo".

1 tre voti in più non bastano

per governare

E siccome Berlusconi vuole con sé i moderati (ma non certo Fini con

il quale c'è stata una rottura irrime­diabile; anche se in politica, "mai, non significa mai mai") ciò significherebbe, per Casini, lasciar perdere Fini. Il che non è molto praticabile, né molto ele­gante ma pur sempre possibile, magari non immediatamente.

L'altra ipotesi è costruire un Fli po­tabile, chiamiamolo così, al netto cioè dei vari Bocchino, Briguglio e Grana­ta, che sono considerati, dai moderati, degli estremisti irredimibili (e senza Fini, ovviamente). Questo partito sa­

rebbe successivamente destinato a federarsi o a collaborare, con il Pdl. A questa ipotesi sta la­vorando, a t tualmente , Andrea Augello, ex Msi

, ed ex An, grande eletto­re di Gianni Alemanno

nella sua corsa a sindaco di Roma. Au­gello, restando nel Pdl, aveva resistito alla sirene di Fini ed ora sta cucendo una rete politica di salvataggio per i futuristi che, a fianco di Fini, adesso non vedono più chiaro nel loro futuro. Costoro non rientrerebbero nel Pdl, evi­tando così di fare la figura dei figliuoli prodighi, ma, costituendosi in un grup­po a parte, non si connoterebbero come dei pentiti. E' un po' l'operazione che ha già fatto, singolarmente, Silvano Mof-fa, uscito dal Fli ed entrato nel gruppo misto della Camera.

©Riproduzione riservata B

,,lll,mi,,ZiD'M,nmid<\

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 52: Rassegna Stampa del 16/12/2010

ItaliaOggi Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina t\

Foglio 1

DI DIEGO GABUTTI

Mentre la Camera votava la fi­ducia a Silvio Berlusconi, mai così beato come quando Gianfranco Fini ha dovuto

annunciare in diretta televisiva la propria sconfitta, la piazza studentesca, viola e, senza offesa, anche un po' tardosinda-calista e dipietrista manifestava la sua sfiducia non tan to nel governo quanto nel capital ismo, o meglio «nel mercato», anzi «nel mercantili­smo», come si è pom­posamente espresso in serata Nichi Ven­dola a Ballarò.

È tornata, insieme ai vecchi tempi, an­che la meglio gioven­tù, di nuovo intenta al suo gioco preferi­to: la distruzione dei simboli del capitale {bancomat, automobili parcheggiate, cassonetti, vetrine, turisti, insegne dei negozi e, meglio di tutto, finan­zieri isolati). Come allora, negli anni detti poi di piombo, anche oggi c'è chi, mentre prende le distanze dagli eccessi della guer­riglia urbana, non manca d'abbracciare

le ragioni della protesta: la santa causa dei precari oppressi e, in buona sostanza, del partito della spesa pubblica. Inten­diamoci: come i leader dell'opposizione e i giornalisti dediti al culto dell'ovvio ripe­tono da martedì sera in tutti i talk show e telegiornali, c'è una bella differen­za t ra i commando dei block block che hanno devastato il

/ nuovi violenti mirano a distruggere i simboli del ca­

pitale: bancomat, automobi­li parcheggiate, cassonetti, vetriiw. turisti, insigne, dei

negozi e. meglio di lutti.' finanziari rimanti isolati.

Come, allora, negli anni poi delti di piombo, anche oggi.

c'è. chi, mentre, prende, le disianze dagli eccessi della

guerrìglia urbana, non man­ca di abbracciare le ragioni della protesta che. in buona

sostanza, consistono nelle idee, del partito della spesa pubblica

centro della capita­le e gli studenti uni­versitari e medi che, insieme ai partiti di sinistra e di centro­sinistra, protestano da settimane contro la riforma Gelmini (gli studenti sa il diavolo perché, i partiti d'opposizio­ne perché spera­vano, e continuano a sperarlo persino dopo la batosta del voto di sfiducia, in una spal lata che abbatta l'odiato Ca­valiere e innalzi qualcuno di loro, anche solo un compagno di strada e fìnanco un utile idiota qualunque, a Palazzo Chigi, ma campacavallo). Sono calcoli pericolosi, come abbiamo imparato a nostre spese ne­gli anni settanta, quando le bande estre­miste, con la copertura dell'intellighenzia e per un lungo periodo anche dei partiti d'opposizione, dettavano legge nelle stra­de. Qualcuno ricorderà che anche dopo il sessantotto, per un po', e sempre invano, s'era fatta la stessa distinzione: da un lato i contestatori buoni e pacifici, dall'altro gli autonomi con le loro P38 e le loro manife­stazioni selvagge del sabato pomeriggio. Ma alla fine s'era capito che la piazza è per sua natura in­governabile. Black block e studenti non sono la stessa cosa, così come c'è diffe­renza t r a l'Italia dei valori oppure il Partito democra­tico e gli anarchici insurrezionalisti, ma il rischio, allora

\egli unni Settanta, quando le bande estremiste, con la copt'rluru dvll'iiil<;lli-ghentia v, per un lungo pe­

riodo, anche dei partiti d'op­posizione, dettavano legge nelle, strade, si era fatta la-

stessa distinzione: da un lato c'erano i contestatori buoni e. pacifici, mentre dall'altro

gli autonomi con le loro P3fi e le chiavi inglesi. Ma, alla fine, si è capito che gli uni

serrano agli altri, i violenti, per avere un mare

nel quale nuotare senza essere individuali

come oggi, è che gli uni si servano degli altri, i violenti per avere un mare nel quale nuotare senza essere individuati e i leader dell'opposizione legale per mostra­re che cosa potrebbe succedere se loro non vegliassero e i governi non venissero in­contro alle legittime richieste della piazza, a cominciare dalle dimissioni dell'odiato Cavaliere. Martedì sera, proprio come ne­gli anni Settanta, c'era di nuovo nell'aria l'idea che la piazza, estremismo a parte, sia una specie d'istituzione, praticamente una Terza Camera. Rosy Bindi invocava la voxpupuli, idem i futuristi e YexPci pru­dentemente ribattezzato partito democra­tico, per non parlare dei vendoliani. Sono passati quarantan­ni e ra ramente la storia si ripete. Ma a volte capita anche questo e, se i politi­ci non mostreranno maggiore prudenza, il paese potrebbe fi­nire per ritrovarsi in pieno revival degli anni set tanta , con esiti un'altra volta catastrofici. Ci sono già troppi segnali: gli assalti alle librerie dove si presentano saggi «reazionari», il Duomo di Milano t i rato in faccia al premier, lacrimogeni sparati ai sindacali­sti scomodi e ora an­che il grande ritorno

della guerriglia urbana. Qualcuno si è or­mai calato il passamontagna sul viso per sentire «il calore della comunità operaia», come si favoleggiava ai tempi. Evitino, i politici, d'esprimere comprensione per simili imbecilli.

-©Riproduzione riservata-

NON A CASO ESSA SI E SCATENATA VIOLENTEMENTE DOPO AVER SAPUTO CHE LA SFIDUCIA NON ERA PASSATA

C'è ancora chi crede che la piazza sia una Terza Camera E tornata, assieme ai vecchi tempi, anche la nuova gioventù che incendia e saccheggia

Ronchi & co. alla porta di Silvio LwiHli ut „ni«:„„„:r» i fintini che gli /««»*«• votalo coni.»

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 53: Rassegna Stampa del 16/12/2010

l'Unità Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 3

Foglio "1

11 congiurato

Il Pdl si adegua: dal «metodo Boffo» al «metodo Moffa»

D obbiamo convincere Moffa e la Siliquini promettendo tutto quello che possiamo promettere», politicamente parlando ov­

viamente. È la notte della vigilia del voto di fidu­cia, a Palazzo Grazioli si tiene l'ultimo vertice pri­ma della conta. A parlare così è (racconta chi era presente) Ignazio la Russa.

Quella frase, riletta oggi, aiuta a capire qual è la strategia che il Cavaliere intende adottare con la parte ancora titubante di Futuro e Libertà e soprattutto con i parlamentari dell'Udo. Non è possibile allargare la maggioranza ai centristi i quali, tra l'altro, si sono subito ricompattati nel Polo della Nazione? E allora si prendano, uno a uno, i «singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono più la linea». La Lega ha su­bordinato la sopravvivenza del governo a un suo rafforzamento? Bene, in tempi rapidi, entro il 7 gennaio, si raccolga un numero sufficiente di par­lamentari. D'altra parte, se si considera che per far cambiare casacca a tre fininiani sono bastate le ultime 12 ore, e che la stessa impresa è stata portata a termine in tempi rapidi anche nei con­fronti dei due dipietristi Scilipoti e Razzi, più di

venti giorni sono più che sufficienti per sperare. Gli uomini incaricati di convincere i parlamen­

tari indecisi sono Saverio Romano e Totò Cuffaro per l'Udc (ieri mattina alle nove l'ex governatore siciliano ha visto i suoi in un locale vicino al Pan­theon ), mentre per i finiani, a dar man forte a La Russa, lo stratega dell'operazione Moffa-Siliqui-ni, si è trasferito ormai in pianta stabile a Monteci­torio il senatore alemanniano Andrea Augello.

Ma chi sono i candidati? Tra i futuristi incerti i "reclutatoti" ritengono di aver individuato nien­temeno che l'ex ministro Andrea Ronchi. Quanto ai centristi, il Cavaliere aveva inizialmente pensa­to di poter contare sulla sponda interna del segre­tario Lorenzo Cesa (fanno capo a lui una decina di deputati) considerato meno ostile di quanto possa essere in questo momento Pierferdinando Casini, ma ha dovuto riscontrare l'impossibilità di separare i due. Meglio puntare dunque sui sici­liani del Pid (sigla coniata da Romano e Cuffaro) e sugli ex An per provare a tirare a campare qual­che altro mese. Per il Pdl, insomma, si è aperta una nuova fase politica: dal metodo Boffo al me­todo Moffa.*

&'

V sfeV

^S ^ » -T ".t *Jv S "• _ *"

*v

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 54: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Riformista Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 1 / 2

al centro come in periferìa il Pd è paralizzato

Un partito ucciso dalle primarie DI STEFANO CAPPELLINI

ARoma sfuma di giorno in giorno la possibilità di stringere alleanza

col neonato Terzo Polo. Nel resto d'Italia si ingarbuglia sempre più la partita per sce­gliere i candidati sindaci per la importante tornata elettorale di primavera. Ovunque si giri, il Pd vede solo primarie.

• SEGUE A PAGINA 4

• SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Eprimarie delle più pericolose. Quelle nazionali per la pre-miership portano con sé l'insidia Nichi Vendola, che corre per vincere e non per testimonianza o bandiera, come altri

outsider del passato. Ma l'eventuale sfida Bersani-Vendola è con­siderata da buona parte del gruppo dirigente una sconfitta a pre­scindere, per il significato che assumerebbe in un fase politica co­me quella attuale. La linea ufficiale del Pd in tema di alleanze con­tinua infatti a essere quella del cartello costituzionale con Pier Fer­dinando Casini e Gianfranco Fini. Una soluzione che, per ovvie ra­gioni, esclude lo svolgimento di primarie. Fallita questa opzione, come al momento appare molto probabile, una consultazione tut­ta interna alla sinistra, e magari con Antonio Di Pietro a fare da ter­zo incomodo, assumerebbe le sembianze di un ripiegamento, di un ritorno - più che al «nuovo Ulivo», come lo definisce Pier Luigi Bersani - a una vecchia «mini-Unione».

Con Vendola c'è solo un patto d'area. Ma programmi e oriz­zonti divergono profondamente. Non sarà una sfida a singoiar ten­zone a rendere credibile come coalizione di governo un'alleanza Pd-Sel. Le primarie hanno senso quando si svolgono all'interno di un partito e dunque garantiscono che, chiuse le urne e stabilita la linea, tra vinti e vincitori si torna a una naturale unità di intenti. Nel centrosinistra italiano sono solo una misurazione matematica pri­va di valore politico. Prodi e Veltroni sono stati plebiscitati. L'u­nica competizione che ha avuto un reale valore dirimente sulla li­nea politica è stata quella tra Bersani e Franceschini. Due compa­gni di partito, appunto. Ammesso che Bersani batta Vendola e di­venti il candidato per Palazzo Chigi, il leader democratico si tro­verà nella scomoda posizione di spiegare perché, una volta al go­verno del paese, l'intesa con la sinistra vendoliana dovrebbe pro­cedere meglio che con quella bertinottiana. E le primarie non gli saranno d'aiuto in questo. Casomai, d'impaccio.

Quanto a Di Pietro, dopo i casi Razzi e Scilipoti le sue creden­ziali di alleato affidabile sono al minimo storico, intaccate proprio sull'unico terreno che in teoria non avrebbe mai dovuto cedere, quello dell'affidabilità anti-berlusconiana. Ma non è certo questo il vero problema. C'è da scommettere che l'ex pm non lascerà campo libero a Vendola, scenderà a sua volta in campo per la pre-miership portando nella campagna per la scelta del candidato tut­to il carico della sua demagogia e del suo populismo a buon mer­cato, probabilmente regalando a Berlusconi materiale a sufficien­za per impostare l'intera campagna elettorale.

Questo il quadro nazionale. A livello locale non va meglio. Un po' per l'equivoco di cui si diceva - anche nelle città vanno in sce­

na primarie di coalizione - un po' perché lo stato di convivenza ci­vile dentro il Pd rende comunque tutto complicato. Le disfide lo­cali si sono già trasformate, o stanno per farlo, in guerre per ban­de. A Torino, dove è in corso da anni una delle faide interne più sanguinose, la candidatura di Piero Fassino, non ancora ufficia­lizzata, rischia già di partire a handicap: si stanno moltiplicando le scese in campo, ultima ieri quella del vicepresidente del Con­siglio regionale Roberto Placido, ed è ben chiaro a tutti, Fassino in testa, che le primarie sono diventate l'occasione per una resa dei conti tra potentati cittadini. A Bologna nessuno considera cer­ta - come numeri e tradizioni imporrebbero - la vittoria di Virgino Merola, insidiato da una sfidante, Amelia Frascaroli, che non ha né il curriculum né le popolarità di un Pisapia, ma sta incassan­do sostegni pesanti, da Vendola a Flavia Franzoni, e raccogliendo il consenso del partito degli scontenti, le cui file a Bologna sono ormai ben nutrite. A Napoli le consultazioni per trovare un suc­cessore a Rosa Russo Iervolino sono già state rinviate una volta. Anche qui il Pd si presenta in ordine sparso, sulla scia delle divi­sioni degli anni passati, né la mossa di Umberto Ranieri, il più no­to e accreditato degli aspiranti sindaco, è servita a creare conver­genze: per come si sono messe, le primarie napoletane si presen­tano soprattutto come il primo atto di una annunciata disfatta elet­torale, che priverebbe il centrosinistra dell'ultimo baluardo di go­verno in regione.

STEFANO CAPPELLINI

"^Riformisi

Ricominciano da 3 ™~

La solitudine del Pd | appeso alle primarie

v*5«

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 55: Rassegna Stampa del 16/12/2010

i Riformista Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 2 / 2

CORSA A HANDICAP. DA PALAZZO CHIGI A TORINO, DA NAPOLI A BOLOGNA, LA PARTITA S'INGARBUGLIA

La solitudine del Pd appeso alle primarie DEMOCRATICA. Sia a livello nazionale che locale, le consultazioni per la scelta dei candidati si stan­

no trasformando in un una condanna. Se fallisce l'opzione Santa Alleanza con Fini e Casini, la sfi­

da con Vendola assumerà le sembianze di un ripiegamento. E anche ammesso che Bersani la vin­

ca, non servirà a rendere credibile un'alleanza di governo con il presidente della Regione Puglia.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 56: Rassegna Stampa del 16/12/2010

ilÉliformista Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina Q

Foglio "1

M A M B O

DI PEPPINO CALDAROLA

Impariamo dai giornali di destra

C ontro Berlusconi le abbiamo provate tutte, dalle strategie più intransigenti a quelle più aperturiste strappando so­

lo qualche fragile vittoria, e dopo l'ennesima sconfitta le divisioni di sempre tornano a far da padrone nel nostro campo. Questa volta la contrapposizione è fra chi insegue una lar­ghissima alleanza e chi propone di investire tutto su un leader carismatico di un Ulivo pic­colo piccolo. A tutti sfuggono due dati politi­ci di fondo che sono costituiti da quella che Vendola, con una citazione colta, chiamereb­be la connessione sentimentale fra Berlusco­ni e il suo popolo e dalla forza di persuasione di quella straordinaria armatura ideologica costituita dai giornali di destra. Mentre l'in­tellettualità di sinistra si divideva anche con

contese ispirate a rivalità personali, queste singolari figure di intellettuali dei nuovi tem­pi che sono i bravi giornalisti della destra la­voravano alacremente nella vigna del Cava­liere, Sono stati spesso descritti come servi di Berlusconi con un insulto gratuito e volgare, mentre mi pare che siano il frutto seleziona­to di un lungo lavorio teso a creare una cul­tura e i suoi interpreti. Sono iper-militanti perché conoscono e guidano il loro popolo e spesso danno indicazioni alla politica di rife­rimento. A sinistra non e 'è niente di simile. La capacità mediatica del fronte antìberlusco-niano è appariscente ma ininfluente. Ci sia­mo divisi e contrapposti senza proporre cul­tura popolare. La crisi di molti giornali di centro-sinistra nasce anche da qui.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 57: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio "1

Lettera aperta

CARI STUDENTI GIÙ LA MASCHERA FLAVIA AMABILE

C aro studente del 2010, perdonami, ma ho alcune domande

da farti. Ti ho seguito in queste proteste, mi è molto chiaro contro chi e per che cosa lotti.

CONTINUA A PAQINA47

Ti leggo su «Facebook» e sui siti dei movimenti studenteschi. So che sei uno studente moderno, aggiornato, usi i social network e la rete, riesci a organizzare in

tempo reale e a costi ridottissimi blitz spet­tacolari come quelli di dieci giorni fa quan­do occupasti in simultanea i più grandi mo­numenti d'Italia. Ne abbiamo scritto in tan­ti allora, la tua sembrava una protesta nuo­va, diversa. So anche che ti consideri lonta­no dalla politica e dai partiti e che vuoi es­sere ricordato come uno dei hook bloc, i gio­vani scesi in piazza armati di scudi di gom­mapiuma decorati come copertine di libri. Perché è la cultura che vuoi, e perché solo la cultura è la garanzia di un futuro miglio­re per tutti. Come non darti ragione?

Le mie domande sono altre, e dopo quel­lo che è avvenuto ieri a Roma non posso te­nerle per me. Il governo aveva ottenuto la fiducia anche alla Camera da una decina di minuti quando eri su corso Vittorio Ema­nuele, eri una folla. A un certo punto da questa folla si sono staccati due giovani, le

spranghe in mano: a turno hanno sfondato un bancomat. Stavano affossando anche la tua protesta e il tuo desiderio di cultura, e qualcuno deve essersene reso conto: ho sentito dal corteo salire alcune voci. Dice­vano: «No». Dicevano: «Ma che fanno?». Solo questo. Poi avete proseguito in un cre­scendo di violenza e orrore senza senso.

Caro studente del 2010, ho visto solo io le spranghe nelle mani di quelli che sfila­vano con te? Ero solo io al corrente delle intercettazioni sulla violenza annunciata durante la manifestazione di ieri? Sapevo solo io che erano in arrivo gruppi con una voglia di menare le mani un po' imbaraz­zante per un movimento che usa la cultu­ra come scudo?

Non eri in piazza trent 'anni fa ma, da esperto della rete, saprai come trovare un filmato del 12 marzo del 1977 girato a piazza del Popolo. Identico il fumo nero, il terrore, lo smarrimento, la distruzione. Qualcuno più grande di te ti ha spiegato di portare una sciarpa per coprirti il viso senza dare nell'occhio con un passamon­tagna o un casco. Ti hanno avvertito an­

che di non avere sempre in tasca un limo­ne. Due gocce negli occhi e il bruciore dei lacrimogeni scompare in un istante. Uno

spruzzo sulla sciarpa, si annusa, e si rico­mincia a respirare.

Chissà se ti hanno raccontato anche dei servizi d'ordine organizzati, compatti, de­gli sbandati con passamontagna lasciati fuori, delle minacce con pollice e indice a mo' di pistola contro gli studenti che vole­vano solo manifestare. Se l'hanno fatto mi sembra che tu abbia preferito non ascolta­re il consiglio: in questi giorni non ho visto alcun servizio d'ordine, solo molti capi che davano ordini alla folla.

Di sicuro hai sentito parlare di strate­gia della tensione, di infiltrati. Solo due an­ni fa Francesco Cossiga, in quegli anni mi­nistro dell'Interno, aveva spiegato la ricet­ta ideale: un gruppetto di provocatori, au­to incendiate, violenze, ferite, possibilmen­te anche tra i civili, e il gioco è fatto. «La gente deve odiare i manifestanti», precisò l'ex capo dello Stato. E' quello che sta avve­nendo. E allora non ci sono social network e tecnologìe che tengano. Caro studente del 2010, ti stai trasformando nel protago­nista di un film già visto, di cui non stai in­ventando né l'inizio, né lo svolgimento. Spero almeno che sia diverso il finale.

www.lastampa.it/amabile Blog Diritto di Cronaca

L A S T A M P A -Scontri d RODI.) %P-^ nessun ' infiltrato ! A * } , eilf i f i i ioi l iunex Br 5 JÉpkjfe

IFini-Casiiii, patto antì-premicr ,

*;"

P C P 1

« * • • #

COMPLOTTO •••IL VECCHIO VIZIO ? DELLA SINISTRA

(J-

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 58: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 4 5

Foglio "1

Nomai e genitori unica risorsa per i giovani

SE IL WELFARE NONBASTA

Gabbia

La rete di protezione "casalinga "si rivela indispensabile tutte le volte che lo stato non offre l'assistenza necessaria. Ma può anche diventare una gabbia per gli individui e per la società intera

CHIARA SARACENO

Ametà degli anni Cinquanta del novecento l'an­tropologo statunitense Edward C. Banfield avanzò la tesi che alla base del mancato sviluppo del Mezzogiorno vi fosse un atteggiamento cul­

turale da lui definito "familismo amorale". Esso sarebbe caratterizzato dall'attitudine a «massimizzare unicamen­te i vantaggi materiali di breve termine della propria fami­glia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo». La tesi ebbe moltafortuna, fino adiven­tare, soprattutto all'estero, la spiegazione semplificata di tutti i mali e le arretratezze italiane: di una società in cui il "tengo famiglia" è la fonte di legittimazione di ogni picco­lo e grande abuso. E dove l'egoismo familiare può allar­garsi a comprendere rapporti clientelati, quindi fondati sul particolarismo degli interessi e delle alleanze, ma sem­pre a scapito della individuazione di un bene comune per il quale operare.

La tesi del familismo amorale come spiegazione sia del­la arretratezza economica e sociale che della mancanza di civismo è stata periodicamente oggetto di critiche. Tra le più importanti, e di maggiore attualità, quella che inverte il rapporto causa-effetto. Il familismo amorale è la conse­guenza, nonla causa, dellamancanza di condizioni mate­riali e politiche che limitino la necessità di affidarsi solo al­la propria famiglia come unico ambito su cui si può conta­re. È l'assenza di uno stato e di sistemi di regolazione so­ciale ed economica funzionanti sulla base di regole non idiosincrasiche, particolaristiche, clientelari, che genera familismo amorale e rafforza i rapporti e atteggiamenti clientelari, non viceversa.

Non vi è dubbio che in Italia la famiglia (allargata ver­ticalmente a comprendere tre generazioni) è per molte persone l'unica risorsa certa in assenza di un sistema di welfare universalistico. Lo è per i giovani dai rapporti di lavoro incerti, privi di una rete di protezione decente quando perdono il lavoro. Lo è per le giovani mamme, che senza l'aiuto delle nonne difficilmente possono ri­manere nel mercato del lavoro, stante la scarsità dei ser­vizi per la primissima infanzia e le troppe scuole che fun­zionano part time. Lo è per le persone non autosuffi­cienti, che possono spesso contare solo sulla disponibi­lità di un (spesso una) famigliare. È una risorsa preziosa la solidarietà familiare. Ma può diventare una gabbia. Per chi non può rifiutare di prestare solidarietà, perche sa che non ci sono alternative, ma al prezzo di essere di­laniato da conflitti di lealtà o di non farcela a reggere tut­to, o di dover rinunciare a legittime aspirazioni. Per chi soffre una dipendenza coatta che toglie dignità e auto­nomia. E, naturalmente, non tutti possono contare su una famiglia che ha risorse e voglia per fornire la solida-rietànecessaria.Ecomunquelasolidarietàfamiliarenon è una risorsa infinita. Tuttavia, in Italia si discute molto del ruolo principe della solidarietà famigliare come al­ternativa al welfare state e dei rischi dell'egoismo indivi­dualistico che porrebbe limiti a quella solidarietà. Si di­scute meno dei costi individuali e familiari di tale affida­mento esclusivo e sui rischi di rafforzamento delle disu­guaglianze sociali che comporta. Ancor meno ci si inter­roga sui rischi che tale affidamento esclusivo costituisca

un terreno fertile per lo sviluppo del familismo amorale. Salvo poi sorprendersi quando la solidarietà familiare si traduce in usoprivatodirisorsepubblicheabeneficiodei propri famigliari (e di quelli dei propri "clienti" e alleati).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

lì*. V' Mfflimii

»1 ( 1 UNII Klssl PBMADITITro

e

:

:

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 59: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 6 / 7

Foglio 1 / 2

Pdl-Lega: subito le dimissioni di Fini Berlusconi: è una questione di dignità Bondi scrive al Quirinale. Il leader Fli: "Nonlascio"

ALBERTO D'ARGENIO

ROMA — Dopo la vittoria in Par­lamento Silvio Berlusconi va al­l'attacco. Chiede le dimissioni di Gianfranco Fini da presidente della Camera e per tutto il giorno l'asse Pdl-Lega lo segue a tambur battente. Come ariete viene usato il ministro della Cultura Sandro Bondi, che da accusato per i crolli di Pompei si tramuta in accusato­re di Fini chiedendo al Quirinale di verificarne la neutralità nella gestione del suo caso. Maper il se­condo giorno consecutivo il pre­sidente della Camera assicura di non mettere nemmeno in conto le sue dimissioni: «Non ci penso».

Berlusconi lància intanto l'opa ostile sugli «scontenti» di Fli e Udc per puntellare la raccogliticcia maggioranza che l'altro ieri lo ha salvato dal tracollo politico. In­tanto, in vista del vertice Uè di og­gi, pranza con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano che insiste sulla difesa dell'euro dalla specu­

l a SCO»tt« «topo i l s i «tei capo-di

a l la sf iducia versa M«àHÌsfc0

lazione e sulla tenuta dell'unità europea.

Inmattinatailpremiertelefona alla trasmissione di Belpietro su Canale 5. In seguito al no dei cen­tristi ad entrare al governo senza passare da una crisi al buio e la fu­ga in avanti di Fli, Udc, Mpa e Api picchia duro: «Dopo il voto di fi­ducia l'ipotesi del terzo polo non ha più grandi prospettive». Ritira l'offerta di accordo con Casini quando dice «non penso di aprire in blocco all'Udc». Piuttosto pun­ta «a singoli deputati che militano in partiti di cui non condividono più la linea». Insomma, all'indo­mani delB-dayriparte la compra­vendita degli onorevoli per per­mettere alla maggioranza di so­pravvivere alla Camera dove ogni voto è ormai unamissione impos­sibile: già ieri per non andare sot­to sugli emendamenti al decreto rifiuti in aula si è dovuto presenta­re mezzo governo e settimana prossima le votazioni in bilico si moltiplicheranno. Cosìil Cavalie­re punta a onorevoli di Futuro e li­

bertà e dell'Unione di centro, ma i suoi allargano l'offerta fino ai moderati del Pd. Cesa e Urso ri­spondono «auguri» ai corteggia­menti del premier garantendo la compattezza dei loro gruppi («non c'è trippa per gatti», «la no­stra risposta politica è il Polo della nazione»).

Berlusconi non si lascia im­pressionare e garantisce che già l'altro ieri sera «i voti erano di più» rispetto a quelli incassati a Mon­tecitorio: molti deputati realizza­to «che l'attacco di palazzo era fal­lito» — assicura — sono andati a bussare alla sua porta «per offrire la loro collaborazione». Ecco per­ché a chi «è in sofferenza» nel pro­prio partito «offriremo la possibi­lità di lavorare con noi anche in ruoli di governo». Ma sia chiaro, puntualizza il Cavaliere, «non of­friamo posti per convincere qual­cuno».

Il premier lancia anche la corsa alla richiesta di dimissioni di Fini: «Metàassembleale ha già chieste, ora lasciare dipende dalla sua di­

gnità». Aperta la breccia il Pdl tor­na a invocare apertamente il pas­so indietro del presidente della Camera. La Lega segue a ruota con il capogruppo Reguzzoni («non è soprale parti»). Il salto di qualità arriva quando Bondi si ri­volge al Quirinale. Oggetto di una delicata mozione di sfiducia per­sonale per i crolli di Pompei che sarà votata da Montecitorio setti­mana prossima, il ministro con­trattacca. Cita alcune frasi attri­buite a Fini dai media nelle quali auspica un suo passo indietro e scrive a Napolitano per chiedere di verificare se il presidente della Camera stia mantenendo il suo «ruolo di garanzia» e la sua «im­parzialità». Un attacco frontale al quale risponde il portavoce di Fi­ni ricordando che la mozione contro Bondi «è in calendario già da tempo» e che comunque Fini quelle frasinon le hapronunciate. Ilfedelissimo Fabio Granatalo in­vita a stare «sereno sull'equilibrio e la terzietà del presidente Fini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ii%

"Nulla dariinproverarmi * ilpremieroragalleggerà

e ilFliè davvero unito"

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 60: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 6 / 7

Foglio 2 / 2

LO SCONTRO Il ministro Sandro Bondi con il presidente delta Camera Fini. Sopra Berlusconi, Tremonti e Bossi

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 61: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 4 5

Foglio "1

Perché il favoritismo si diffonde senza limiti

GLI INTERESSI PRMADI TUTTO

Cambiamento È sbagliato credere che questa pratica sia talmente radicata da risultare immodificabile. Ma dalla società provengono parecchi segni di insofferenza. Eia storia insegna che i cambiamenti sono spesso inevitabili

PAULGINSBORG

Con impressionante ostinazione il tema del fa­milismo si ripropone a intervalli regolari nel­la storia della Repubblica, non importa se la Prima, la Seconda o addirittura la Terza, co­

me l'etichettano con disinvoltura i politici, i giornali­sti e i politologi. I meccanismi di fondo sono rimasti so­stanzialmente gli stessi da più di sessantacinque anni.

Nel lontano febbraio del 1945 l'allora Governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, annotò nel suo dia­rio l'esistenza di «parecchi clan» nella Banca e «nume­rose interferenze di parentela tra gli impiegati, con di­ramazioni varie». Più recentemente, nel 2008, le atti­vità varie del clan di Clemente Mastellanellasferapub -blica campana, regolarmente denunciate dalla magi­stratura, portarono alle sue dimissioni dalla carica di Ministro della Giustizia (in ogni caso non la poltrona più adatta a lui) e addirittura alle dimissioni del Presi­dente del Consiglio, Romano Prodi. Adesso scopria­mo un'estesa e numerosissima rete di favoritismi pa­rentali e clientelati nel governo municipale di Roma. Si vede da questi e tanti altri esempi che il delicato rap -porto tra famiglia e stato è luogo di fortissime tensioni nella storia della nostra Repubblica.

Cos ' è il familismo? Il termine è alquanto controver­so ma vorrei suggerire una definizione che mette l'ac­cento sui rapporti che esistono tra famiglia, società (e dove esiste, società civile) e lo stato. Il familismo è una forma squilibrata di questi rapporti in cui i valori e gli interessi della famiglia prendono il sopravvento su tutti gli altri. Il familismo esiste quando trionfano for­me esasperate di privatismo familiare, di persegui­mento esclusivo degli interessi familiari, di cecità o sordità verso i bisogni di gruppi più estesi della ristret­ta cerchia familiare e amicale, di rifiuto di un rapporto con lo Stato democratico basato sull'uguaglianza dei cittadini e sull'obbligo reciproco. Male responsabilità non sono solo delle famiglie. Lo stato, invece di costi­tuirsi storicamentecomeunasferapubblicaforte, con le sue regole e codici di comportamento, coni suoi ser­vizi efficienti e il suo comportamento trasparente, ha delegato alle famiglie tutta una serie di responsabilità e di oneri che avrebbe dovuto assumersi in proprio. Stato inefficiente e famiglie prepotenti vengono così a legarsi in un patto scellerato di lunga durata.

Nei lunghi anni del Berlusconismo nulla è stato fat­to per mitigare gli effetti del familismo. Al contrario, le forme squilibrate di rapporti tra famiglia, società e sta­to sono state rafforzate: dal trash televisivo, dall'inco­raggiamento alla passività e al consumismo delle fa­miglie, dal miscuglio micidiale tra privato e pubblico, con un presidente del consiglio "Papi" che non esita a ricompensare le sue amichette con cariche nel partito e nello Stato. Viene la tentazione di concludere che il familismo è talmente radicato da risultare immodifi­cabile. Sarebbe un errore perché se la storia ci insegna qualcosa, è proprio la possibilità, anzi l'inevitabilità del cambiamento nel tempo. Nulla è fisso, nulla è pre­determinato. Già dalla società civile vengono molti se­gnali di insofferenza. Per invertire la tendenza però, ci vorrebbe un riconoscimento teorico e pratico del pro­

blema, un'analisi approfondita dei gemelli terribili- il familismo eilclientelismo-e soprattutto unaforzapo-litica lungimirante, decisa ad agire in modo diverso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

'*** à'*l àiìlfui!»

f \0NBASTA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 62: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 2 / 3

Foglio 1 / 3

Il battesimo del Terzo polo "Abbiamo già 100 parlamentari" Fini-Casmi-Rulelli, eccoilpartitodeimoderati

CARMELO LOPAPA

ROMA — Cento parlamentari per condizionare il governo. Per fare da oggi «opposizione, ma re­sponsabile, costruttiva». Per mettere al bando l'antiberlusco nismo da scontro frontale, offri­re al premier la disponsibilità a votare provvedimenti e riforme «nell'interesse del Paese», per ri­compattare il nuovo «Polo di re­sponsabilità» all'indomani della sconfitta alla Camera e difender­si dal secondo tempo della cam­pagna acquisti annunciata dal premier.

All'Hotel Minerva si ritrovano Gianfranco Fini e Pier Ferdinan­do Casini, Francesco Rutelli e i Libdem Tanoni e Melchiorre, Pi-storio dell'Mpa e poi Giorgio La Malfae Paolo Guzzanti e Luciana Sbarbati, tra una decina di altri dirigenti di Fli, Udc, Api. Nasce così, inunaserataromanabattu-ta dal gelo, una coalizione (per il momento solo un coordinamen­to parlamentare, come dicono loro) checontasu82deputatie20 senatori. Alla Camera sarà un

UStes Camera

pesa più della ILegau

"Ussit i © iastpìccafcti*' "O stiamo uniti o ci impiccano uno per uno". Rocco Burtiglione, con una citazione di una esortazione di Benjamin Franklin agli altri padri dell'indipendenza americana, ha invitato il vertice del Terzo ad andare avanti compatti

"gruppone" che peserà più della Lega. Le linee guida le hanno messe a punto in mattinata Casi­ni, Fini e Bocchino, nel pre-verti­ce in Presidenza durato più di un'ora. Negli stessi istanti in cui il premier annuncia da Canale 5 l'avvio di un nuovo «shopping» parlamentare in concomitanza con la pausa natalizia, i due lea­der confermano il patto di ferro, quello stesso cheilpresidente del Consiglio sogna tuttora di spez­zare. «Ma ora basta con i toni an-tiberlusconiani — è stato il sug­gerimento di Casini all'alleato— Non pagano. Non diamogli più alcun alibi di trascinare il Paese al voto. Anzi, offriamo la disponibi­lità a discutere, a trattare. Vedia­mo con che scusa poi Berlusconi chiederà ancora le elezioni». E la strategia verrà subito messa in pratica in aula con i decreti sui ri­fiuti e sicurezza in discussione in questi giorni prima della pausa. Porte aperte—e ci tiene soprat­tutto il leader Udc—a chi nel Pd non dovesse più trovare una col­locazione ideale, segnatamente ai popolari di Fioroni. I quali per

adesso però restano dove sono. In ogni caso, setuttodovessepre-cipitare — questo è stato detto poi da tutti nella riunione del po­meriggio —alle elezioni il «Polo» si presenterà unito.

È il partito dei grandi sconfitti dal voto di due giorni fa. Ma co­munque convinti di essere in grado di condizionare il governo, pur restandone fuori. «La data del 14segna uno spartiacque—è stato il ragionamento di Fini al vertice—èia datadi nascita di un polo che qualcuno voleva morto e che invece apre una nuova sta­gione politica, all'insegna della responsabilità nazionale». Qual­cuno vorrebbe chiamarlo Polo dellaNazione.altriPoloperl'Ita-lia. Rutelli su questo un po' si in­testardisce, preferirebbe ragio­narci meglio. E la disputa sul no­me, che assorbe parte della riu­nione, viene infine rinviata a gennaio. Per ora non nasce un gruppo unitario, ma un semplice coordinamento parlamentare. Alla ripresa post-natalizia si terrà la prima assemblea di tutti i 102 deputati e senatori. Ma coordi­

namento, spiegano, vorrà dire che ogni inizio settimana i capi­gruppo delle cinque sigle si riuni­ranno per decidere come votare su ogni ddl. E, subito alla ripresa, sulla mozione di sfiducia a Bon-di, per esempio. Un secondo ta­volo si occuperà del voto alle am­ministrative di primavera. Ma i terzopolisti già ieri sera hanno concordato che, in caso di voto anticipato, allora potrebbero presentarsi con un'unica lista al Senato, con due invece alla Ca­mera. Una di ispirazione più lai­ca, composta da Fli, Mpa, libera­li e repubblicani. La seconda di

area cattolico-moderata, forma­ta da Udc e Api.

Mala parola d'ordine per ora è «nessun pregiudizio contro il go­verno», che resta «conl'acqua al­la gola e dunque condizionabi­le», sostiene Tanoni. Il più otti­mista di tutti appare Rutelli. «Al­tro che morto».replica al premier a proposito del soggetto politico nascente: «Oggi nasce un nuovo polo e sembra robusto. È Berlu­sconi che ha più problemi di pri­ma».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 63: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 2 / 3

Foglio 2 / 3

Le sigle e i numeri in Parlamento

Camera 35 32 6

Senato 4

Fondato nel 2002 da Casini, l'Udc

è il partito erede di Ccd

e Cdu, a loro volta frutto dello

scioglimento della Democrazia

Cristiana

10 1 "futuristi' sono nati

nei iugiio 2010 dalla scissione

dei fedelissimi di Fini dal Popolo delle libertà.

In gennaio il congresso di fondazione

Al Terzo Polo hanno aderito anche La Malfa (Pri) e Guzzanti (Pli)

3 Alleanza per l'Italia

è stata fondata nel novembre

2009 da Rutelli,

dopo la scelta di quest'ultimo di uscire dai Pd

3 Movimento

per l'autonomia è la formazione di Lombardo,

governatore della Sicilia, che alle elezioni 2008

era apparentata con il Pdl

1 Liberaldemocratici sono una

formazione nata nel 2007

da una scissione della Margherita.

1 suoi parlamentari sono stati eletti

nelle liste del Pdl

le Monde -QUANTO VUOI? Le Monde pubblica una vignetta con Berlusconi che chiede a una prostituta e a un deputato: "Quanto vuoi?"

PREMIER DEBOLE El Mundo pubblica un articolo nel quale sottolinea che "Berlusconi ha vinto ma rimane comunque debole"

LUI SOPRAVVIVE ROMA BRUCIA Il Wall Street Journal pubblica in prima pagina un servizio sotto il titolo "Berlusconi sopravvive, Roma brucia"

£L#MUNDO

Il battesimo del Tera) polo "Abbiamo già lOOparlamcntari"

* BcdusconiUqiridaHereGianftanco "Spariranno, sembrano De Mita e Forlani"

li&ii

«ATfiX

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 64: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 2 / 3

Foglio 3 / 3

Il coordinamento traFli, Udc, Api e Mpa si chiamerà "Polo della nazione". Il presidente del Consiglio: ho posti liberi nel governo

NasceflTei2Drx)lo,sfi(kalpreriiier Beduscom: spcm^

ROMA — All'indomani della fiducia strappata dal go­verno pertre voti, il quadro politico registralaprimaim-portante novità. Fini, Casini e Rutelli danno vita al Terzo polo e nell'area di centrodestra si pongono come alter­nativa all'alleanza tra Berlusconi e Bossi. Intanto il pre­mier lancia messaggi: "Ho posti liberi nel governo".

SERVIZI DAPAGINA2 A PAGINA 9

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 65: Rassegna Stampa del 16/12/2010

"M M^ Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 5

Foglio "1

Dopo la fiducia al governo LA STRATEGIA DEL PREMIER

Il presidente della Camera. «La mozione contro il responsabile della cultura era già in calendario»

Terzo polo? Per ora l'intesa evita la paralisi del Parlamento

?/ PUNTO

DI Stefano Folli

La risposta a Berlusconi di Casini-Fini potrebbe aiutare la governabilità

( QifMirpyyn r i fìnti ì \ OJLV- %A-JL %^JLtiiLit€&} 1 1 1 1 V » 1,1 /

Sarebbe strano se ieri avesse davvero preso forma il «terzo polo». In tal caso si tratterebbe, per la rapidità fulminea

della svolta, di una sorta di «predellino di centro» soprattutto mediatico. Con tutti i rischi connessi. In realtà l'operazione av­viata da Casini, Fini, Rutelli e altri all'indo­mani della sconfitta sulle mozioni è una mossa tattica piuttosto abile, benché quasi obbligata dalle circostanze. Siamo lontani dal «polo della nazione», secondo certe de­finizioni in parte già smentite. Sul piano for­male non si va oltre un coordinamento par­lamentare, escludendo però la fusione dei gruppi esistenti.

In termini politici, l'alleanza è una rispo­

sta a Berlusconi nel momento in cui il pre­mier annuncia l'intenzione di voler risuc­chiare nel Pdl singoli parlamentari delusi o incerti appartenenti a «Futuro e Libertà», alla stessa Udc e persino all'ala centrista del Pd. È chiaro che attraverso questa via sarebbe arduo restituire stabilità a una maggioranza in bilico, uscita dal dibattito alla Camera con appena tre voti di margi­ne. Tuttavia quel che conta è il messaggio di Berlusconi.

Il presidente del Consiglio sa di dover puntellare la sua coalizione sfibrata. Mate­rne di trovarsi a negoziare con Casini da po­sizioni di relativa debolezza. Con il pericolo di dover accettare prima o poi quella «crisi pilotata», comprensiva di dimissioni, che egli considera una medicina amara da evita­re per quanto possibile. Così cerca di aggira­re il problema.

A sua volta Casini e Fini hanno bisogno di voltare pagina dopo l'ordalia parlamentare. Il secondo più del primo, essendo il vero sconfitto della vicenda. Ma anche il leader dell'Udc sa di non poter attendere gli eventi con le mani in mano. Come ha detto ieri Roc­co Buttiglione, «o ci uniamo o ci impiccano uno per uno». Brutale, ma rende l'idea. Di conseguenza Casini ha tutto da guadagnare se riesce ad allineare dietro di sé alcune de­cine di deputati (ottanta, forse cento) desi­derosi di una strategia e una direzione di marcia. Anche per non sentirsi isolati ed esposti alla tormenta berlusconiana. Molto più di Fini, da oggi è Casini il naturale porta­

voce del cosiddetto «terzo polo». Gli servi­rà per confrontarsi con Berlusconi, senza troppa fretta, da posizioni più solide.

Nel frattempo l'operazione prevede una piccola rivoluzione culturale. Basta con gli scontri all'arma bianca in stile Granata o Bocchino. Sotterriamo l'ascia di guerra, di­ce Casini. E sullo sfondo si sente l'eco delle parole del cardinale Bagnasco, presidente della Cei: «Il voto del Parlamento ha espresso un desiderio di governabilità in modo chiaro e democratico». È un auspi­cio che rispecchia il sentimento dell'Italia profonda, o meglio dell'Italia produttiva e di tutti coloro che temono l'instabilità. Sen­za dubbio il leader dell'Udc è sensibile a questi argomenti. E a sua volta Fini ha com­preso che non può essere lui, il presidente della Camera, a favorire l'ostruzionismo nei lavori parlamentari.

Sta di fatto che ieri è stato approvato sen­za traumi il decreto sicurezza. Ed è in vista il «sì» anche per il decreto sui rifiuti di Napo­li. La paventata paralisi del Parlamento per ora non c'è. La governabilità ha fatto un pic­colo passo avanti. Poi si vedrà. Il negoziato con Berlusconi per allargare la maggioran­za prima o poi dovrà acquistare un contor­no preciso. E allora si giocherà l'ultima parti­ta della legislatura.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

,com www.ilsole24ore.com Online «il Punto» di Stefano Fotli

Berlusconi corteggia i moderati delusi

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 66: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 1

LABASTIGLIA DEL CAVALIERE

MASSIMO GIANNINI

SONO bastate appena venti­quattrore, per capire quan­to sia posticcio lo «straordi­

nario trionfo» ottenuto l'altroieri da Silvio Berlusconi ai danni del suo nemico Gianfranco Fini. Ap -pena ventiquattrore, per toccare con mano quanto sia fragile la Bastiglia forzaleghista nella qua­le il premier si trincera, fingendo di voler governare il Paese «fino alla fine della legislatura». Nel dolceamaro «day after» dell'or­dalia del 14 dicembre, il presi-dentedelConsigliodeveprende-re atto che quella prova di forza (che pure c'è stata e che pure ha superato di strettissima misura) non solo non serve ad annienta-rel'opposizionedisarticolatadel centrosinistra, ma produce co­me reazione immediata la nasci­ta di un'opposizione strutturata di centrodestra.

Il battesimo ufficiale del Terzo Polo tra FU, Udc, Api e Mpa cam­bia profondamente il panorama politico dimetàlegislatura. Èuna risposta politica dell'area mode­rata anti-berlusconiana alla vit­toria aritmetica della destra radi­cale berlusconiana. Ed è signifi­cativo che quella risposta arrivi immediatamente dopo che il Ca­valiere ha riaperto il borsino del­la compravendita dei parlamen­tari, rivelando una transumanza collettiva di numerosi esponenti di FU e annunciando un «porta a porta» individuale con singoU esponenti deU'Udc.

Lo slogan sul quale poggia la pubblicità ingannevole del premier,cheperquestaviasi spaccia agli italiani come un

«leader rafforzato», è «allargare la maggioranza». Obiettivo facile, asuo dire, per chi ha appena sconfitto i tra­ditori e per questo diventa una cala­mita che attrae i pentiti, invece di re­spingere i transfughi. Laveritàèesat-tamente l'opposto. L'allargamento della maggioranza, per il premier, non è il test della sua ritrovata forza, malaprovadellasuamoltiplicatade-bolezza. Non è un atto di generosità, ma di necessità. Con tre voti di scar­to, il governo Berlusconi-Scilipoti non va da nessuna parte. Per questo, econlasolastampelladellaLega,get-ta un ponte verso il centro.

Ma la novità è che il centro ha già mollato gli ormeggi. La nascita del Polo della Nazione è un altro effetto della vittoria di Pirro berlusconiana.

Piuttostocheterremotareilcampodi Futuro e Libertà, raccogliendo le ma­cerie a suo vantaggio, Berlusconi ha spinto definitivamente Fini nella fa-gliainmovimentodelNuovoCentro. Ha gettato cioè l'ex co-fondatore del Pdl nelle braccia di Casini, che insie-meaRutettieLombardopossonoan-nunciare oggi la nascita di un coordi­namento tra i parlamentari, domani il varo di un unico gruppo parlamen­tare, emagari dopodomanilaforma-zione di una lista unitaria e più in là, chissà, di un vero e proprio partito.

Il PdN si configura dunque non come«costola», macome alternativa assoluta al Pdl. E con q uestaprospet-tiva, non più teorica ma pratica, il Terzo Polo si blinda: la sua costi-tuency parlamentare appare ogget­tivamente meno permeabile alle lu­singhe del Cavaliere. In qualunque forma si materializzino: mutui o pol­trone. Così muta la geo-politica del Paese, che assume un assetto ten­denzialmente tripolare. Anche que­sto è un esito della battaglia di mar­tedì scorso, oltre che della più gene­rale deriva populista e tecnicamente eversivadeìberlusconismo.Pessimo risultato, anche dal punto di vista del Cavaliere: da alfiere irriducibile del bipolarismo, diventali maieuta invo­lontario del tripolarismo.

Vuole allargare la maggioranza. Per ora è riuscito ad allargare l'oppo­sizione. Dopo il 13 aprile 2008, alla Camera aveva «contro» 276 parla­mentari. Ora ne ha contro 311. Que­sta è la dura realtà di una maggioran­za che si pretende tuttora autosuffi­ciente. Il PdN potrà anche sembrare l'ultimo «fortino degli sconfitti». Po­trà anche apparire velleitario in unT-taliaincui, dalla virata maggioritaria indotta dai referendum deiprimi an­ni '90, le terze forze non hanno mai goduto di particolari fortune. Potrà persino risultare nefasto, per chi ri­corda la sciagurata politica andreot-

tiana dei due forni all'epoca dellaPri-ma Repubblica. Ma resta il fatto che dietro ai sacchi di sabbia della trincea appena costruita, l'artiglieria terzo-polista può fare danni incalcolabiU, nei confronti di Berlusconi e di quel che resta della sua coalizione.

Li può fare a legislatura vigente. Molto più di quanto non dimostri la rigida ed eccezionale aritmetica del voto di fiducia dell' altroieri. Quel 314 a311 a favore della maggioranza è in­fatti una situazione unica e irripetibi­le. Un esempio: nell'attuale perime­tro Pdl -Lega ci sono almeno 30parla-mentari che sono anche ministri e sottosegretari, e che dunque sono spesso assenti daU' aula per impegni istituzionali e intemazionali. Nella fisiologia dei lavori parlamentari, la maggioranzanonsaràmaterialmen-te in grado di schierare stabilmente i suoi 314 effettivi alla Camera, e ì suoi

162 al Senato, per questo la neonata opposizione di centrodestra, insie­me all'opposizione di centrosinistra, ha sulla carta i numeri sufficienti per mandare sotto il governo sulla mo­zione di sfiducia a Bondi o su quella per il pluralismo radiotelevisivo, sul disegno di legge Gelmini per l'uni­versità o sul decreto legge s per i rifiu­ti.

MailPdNpuò fare danni irrepara­bili anche nella prospettiva delle ele­zioni anticipate. Con l'attuale legge elettorale il Terzo Polo sarebbe inin­fluente alla Camera, dove non po­trebbe arrivare comunque primo ri-spettoalPdlealPd.edunquenonpo-trebbe in alcun modo incassare il co­lossale premio di maggioranza ga­rantito dal Porcellum. Ma sarebbe decisivo al Senato, dove il premio di maggioranzaèsu baseregionale, do­ve non gioca il fattore «voto utile» e dove la soglia di sbarramento per i partiti coalizzati è solo del 3%. Dun­que in questo caso, almeno a Palazzo Madama, il Terzo Polo sarebbe deci­sivo. Una Usta unitaria Fini-Casini-Rutelli-Lombardo raggiungerebbe un risultato sicuro: farebbe perdere Berlusconi, che con la sola maggio­ranza alla Camera non potrebbe tor­nare al governo del Paese.

Non sappiamo quanto filo da tes­sere avrà la Cosa Bianca, che è forse ancora informe, ma che certo è già conformeall'ideadiun«altrocentro-destra». Una formazione davvero moderata e finalmente costituziona­le, ormai avversaria conclamata del­la destra estremista di Berlusconi e Bossi, che può avere a cuore l'inte­resse nazionale, e non più quello di un singolo. E con la quale persino il Pd può dialogare senza pregiudizi, per provare almeno a riscrivere un modello di legge elettorale e un pro­gramma dimessainsicurezza dell 'e-conomia del Paese. Una cosa è certa: questo Cavaliere, con U suo «governo del Cepu», non può farcela.

[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA

ai* la Repubblica UT ut , --, , jF , „ a - limili un

Nasce ilTeiTo polo, sfidaal premier ^ r x BefMa)i±qKmà.ìdiétimnm\llPdhiliipàtimo;FMdiw(kx'tfà'si Mila™

33393 f*Ssa] tesasi ** :

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 67: Rassegna Stampa del 16/12/2010

"M M^ Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina £\

Foglio "1

INTERVISTA I Roberto Formigoni | Pdl

Tutti i moderati in un solo partito Giorgio Santillì su* Presidente Formigoni, è possibile un allargamento del­la maggioranza all'Udc?

L'appello di Berlusconi ai mo­derati, intesi come singoli espo­nenti e come partiti, mi sembra la linea giusta, l'unicapercorribi-le. È rivolto, in prima battuta, a singoli esponenti di Fli e all'Udc, ma anche a tutti coloro che si riconoscono nel Partito popolare europeo. Penso, per esempio, ai cattolici del Pd, sem­pre più a disagio con la deriva a sinistra di quel partito.

Dove dovrebbe portare que­sto allargamento?

Il primo obiettivo è ovvia­mente allargare la maggioranza

di governo e salvare la legislatu­ra, confermando l'alleanza con la Lega, ovviamente. Io vedo pe­rò anche un orizzonte più strate­gico, quello di riorganizzare l'area dei moderati, per tappe penso si possa immaginare an­che di arrivare alla riunificazio­ne in un partito unico.

Formigoni guarda più avan­ti di Berlusconi, mi pare.

Non parlo per il presidente Berlusconi. Diciamo che questa è la proposta Formigoni e che contiene una possibilità in più.

È necessaria la crisi pilotata o basta un rimpasto?

Penso che se c'è la conver­genza strategica, si trova la strada per realizzarla.

Se fallisce l'allargamento all'Udc, si va avanti con questi

numeri o torna l'ipotesi delle elezioni anticipate?

Credo che l'obiettivo princi­pale sia l'allargamento all'Udc. Se questo non dovesse avveni­re bisogna capire quanto sia consistente la subordinata, cioè l'ingresso nella maggio­ranza di singoli esponenti dell'area amoderata. Quanto al­le elezioni anticipate, mi pare sia un'ipotesi di cui in questo momento meno si parla, me­glio è, per i rischi che gravereb­bero sulla nostra economia.

Ufficialmente il terzo polo va avanti. Lei pensa sia un pro­getto politico morto?

Personalmente non ho credu­to al terzo polo neanche prima del 14 dicembre perché il bipola­rismo è stato fatto ormai pro­

prio dai cittadini italiani e per questo il terzo polo sarebbe de­stinato ad avere meno voti di quello che generosi sondaggi gli attribuiscono. Dopo il voto di fi­ducia verrà fuori più chiaramen­te quello che a me è già chiaro, che il primo a non credere al ter-zo polo è proprio Casini.

Le sue dichiarazioni ufficia­li vanno in altra direzione.

È stato costretto a farlo nel 2008, poi l'ha cavalcato bene. Ammetto che si sta muovendo molto bene, ma Casini è un mo­derato e quel che mi pare defini­tivo è il suo no a un'alleanza con il Partito democratico. Certa­mente poi sta a noi imparare la lezione degli errori del passato e far sì che il Pdl abbia comporta­menti più politici che in passato.

©R1PR0DUZIONC RISERVATA

Governatore. Roberto Formigoni

Nasce il «Polo della nazione»

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 68: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina 5 3

Foglio 1

DOPO BARBERA, PARISI E SEGNI

Non fermiamoci al bipolarismo imperfetto ALUIGICOVATTA

»**« aro direttore, sul Corriere del io i dicembre Augusto Barbera, Artu­

ro Parisi e Mario Segni rivolgono un caloroso appello all'opinione pubblica perché sappia distingue­

re fra berlusconismo e bipolarismo ed eviti di gettare il bambino con l'acqua sporca. Uno dei principali argomenti da essi portato a sostegno della loro tesi — l'essere stato Berlusconi estraneo alla campagna referen­daria dei primi anni Novanta — per la verità non è molto consistente, anche perché si fonda su un errore storico e su uno concet­tuale. Per restare alla nostra storia recente Nenni, che volle più di ogni altro la Repub­blica e la Costituente, non si sognò mai di non riconoscere il ruolo di De Gasperi, mol­to più tiepido nella fede repubblicana, nella formazione del nuovo sistema politico. E co­sì Nenni evitò anche l'errore concettuale di identificare la riforma istituzionale da lui promossa con le ragioni della sua parte poli­tica: si coprì anzi del «velo d'ignoranza» che Rawls consiglia ad ogni costituente.

Dello stesso «velo d'ignoranza», del resto, correttamente si coprirono anche Barbera, Parisi e Segni quando promossero i referen­dum: tanto che, quando poi si votò col mag­gioritario da essi voluto, si collocarono in tre posizioni differenti. Ora dovrebbero quin­di prendere atto, con la stessa onestà intellet­tuale di allora, del fallimento di un sistema politico che principalmente sul bipolarismo si è fondato, e che è andato definitivamente in pezzi quando ha imboccato l'ultimo chilo­metro della strada che dal bipolarismo dove­va portare al bipartitismo.

Questa eterogenesi dei fini non si è verifi­cata a causa del «destino, cinico baro» già evocato in occasione del fallimento di altri

esperimenti di ingegneria elettorale. Si è ve­rificata innanzitutto perché il bipolarismo, dove funziona, si fonda sulle radici secolari di forze politiche non improvvisate. E forse anche perché ormai in tutto l'Occidente la tradizionale dialettica destra-sinistra si inter­seca con quella, nuova e inquietante, fra uni­versalismo e particolarismo. Senza dimenti­care che le scelte impopolari che la crisi mondiale impone consigliano di guardare con minore diffidenza alle grandi coalizioni, che fra l'altro in Germania funzionano piut­tosto bene.

Questo non significa, ovviamente, manife­stare nostalgia perla gran bontà de' cavalieri antiqui della Prima Repubblica: quel siste­ma politico è finito e non tornerà. Significa invece non identificare i mali della Prima Re­pubblica con un sistema elettorale, e prende­re atto che essi non sono stati sanati con un altro sistema" elettorale. Non significa nean­che ignorare le novità prodotte dalla Secon­da Repubblica, che recentemente Biagio de Giovanni (A destra tutta, edizioni Marsilio) ha individuato nel superamento del paradig­ma antifascista a cui si era conformata la Pri­ma: per cui la destra, precedentemente sus­sunta nel complesso sistema di mediazioni della De, ha trovato una rappresentanza auto­noma; e la sinistra ha dovuto prendere atto della sterilità della tradizione comunista una volta espunta dal sistema politico in cui si era formata. È giusto quindi pensare a una Terza Repubblica senza accontentarsi di ave­re sostituito il «bipartitismo imperfetto» del­la Prima con il bipolarismo altrettanto im­perfetto della Seconda. E c'è da augurarsi che a questa prospettiva non manchi il con­tributo di Barbera, Parisi e Segni. .

direttore del mensile «Mondoperaio»

La Prima Repubblica è finita e non tornerà, ma non dobbiamo identificare i suoi mal con un sistema elettoi

g> RIPRODUZIONE RISERVATA

$ $ $ $

# • * •'

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 69: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina Q

Foglio "1

i # ' L'intervista II ministro La Russa; allargamento necessario. Il capogruppo fli al Senato può frenare chi potrebbe scivolare verso l'opposizione

«Ora ripartire da Molla. E Viespoli può aiutarci» ROMA — Ignazio La Russa guarda con

interesse ai movimenti che avvengono dal­le parti dei Futuristi. In quel gruppo, sostie­ne, c'è «un forte disagio».

Secondo lei che cosa succederà dopo il voto della Camera?

«Fini ha perso non solo i tre che se ne sono andati martedì: a Silvano Moffa, Ma­ria Grazia Siliquini e Catia Polidori bisogna aggiungere Souad Sbai e Giuseppe Angeli. Non è un fatto marginale. Moffa, assieme al capogruppo del Fli al Senato Pasquale Vie-spoli che ha avuto un atteggiamento non conflittuale, può giocare un ruolo di riferi­mento per modificare l'atteggiamento di chi potrebbe scivolare verso le opposizio­ni...».

In che senso? «Nel senso che possono dare una mano

per fare proseguire l'esperienza dell'attuale governo di centrodestra».

L'Udc che è un possibile oggetto del de­siderio politico si è vista con gli altri aspi­ranti fondatori del terzo polo...

«In questo momento Casini vuole tenere aperte tutte le opzioni: quella che non con­fesserà mai, e cioè di essere in teoria un can­didato alla guida del centrosinistra, diventa­re il leader del centro oppure essere un alle­ato importante dell'attuale governo. Ma a un certo momento dovrà decidere. Se dices­se di essere disposto a rafforzare il centrode-

Lo scranno

Fini resterà abbarbicato ai suo scranno II voto? Avremmo la maggioranza anche a Palazzo Madama

stra lui dovrebbe, però, lasciar cadere la ri­chiesta di dimissioni del premier».

E se non si riuscite ad allargare la base parlamentare?

«Se tutto questo non funziona non resta­no che le elezioni. Sbocco preferito per noi ma non per l'Italia a causa della crisi inter­nazionale. Il clima attorno a noi è cambiato. Ora c'è un grande entusiasmo, al di là di

ogni aspettativa. E quindi se dovessimo fa­re prevalere il nostro tornaconto, elezioni domani».

Ne è davvero convinto? «In base a uno studio commissionato da

Denis Verdini anche al Senato, secondo i sondaggi attuali, avremmo la maggioranza. Meno ampia di oggi, ma l'avremmo. C'è poi il cosiddetto "sondaggio del politico", quel­lo che intercetta gli umori dei cittadini. Eb­bene quest'ultimo ci dice che è altissimo l'indice di mobilitazione dei nostri elettori

opinion leader». E come valuta l'intera vicen­

da? «C'è soddisfazione per l'esito

delle votazioni sì, ma anche una vena di rimpianto. Non ho vera­mente ancora capito perché sot­toporre il Parlamento, Roma, l'Italia a questa incredibile vi­cenda. Roma sotto assedio, il go­verno intento a contarsi invece

di fare delle cose, per poi non avere neanche i numeri».

Gianfranco Fini ha fatto sa­pere che non intende dimetter­si.

«Non ne ho mai dubitato. Re­sterà abbarbicato allo scranno di Montecito­rio. Si deve però chiedere perché la maggio­ranza dei parlamentari che lo aveva votato alla presidenza della Camera ne abbia invo­cato in aula le dimissioni».

Adesso che cosa succede? «Diciamo che non succederanno due co­

se: che Berlusconi si dimetta e che noi si ac­cetti la cancellazione del premio di maggio­ranza. Richieste che ci riportano indietro nel tempo, ovvero postulano il ritorno del­lo strapotere dei partiti che decidono tutto, sostituendo l'investitura popolare con le manovre di palazzo: sono contro la moder­nizzazione introdotta da Berlusconi».

Parliamo di che cosa succederà «Mi auguro che si realizzi l'allargamento

della maggioranza senza ambiguità e nella chiarezza. E c'è anche un altro tipo di allar­gamento verso quanti hanno avuto una sto­ria con An, cioè occorre cogliere i segnali di disagio dei finiani».

Chi tiene i contatti?

«Fino al voto dell'altro giorno sono stati Verdini e Daniela Santanché che hanno mo­nitorato la situazione. Altro che compraven­dita...».

Lorenzo Fuccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Malumori tra i finiani per Casini protagonista

" •= .99. 99. ,399. 499.

Ritaglio stampa ad. uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 70: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010

Pagina 2 / 3

Foglio 1 / 2

Il governo II Cavaliere

Berlusconi: nel governo c'è posto Ora voglio rafforzare la squadra «Diversi parlamentari pronti a passare con noi Fini? Sparirà»

ROMA — Gongola perché martedì con il voto del Parla­mento «sono stati sconfitti Gian­franco Fini e la sinistra che con una manovra di Palazzo, che du­rava da almeno due anni, si pro­ponevano di rovesciare il gover­no scelto dagli elettori». La fidu­cia «è stata chiesta non per anda­re a elezioni, ma per governare. In questo momento votare è da irresponsabili». Ma ora a Silvio Berlusconi si presenta il proble­ma di allargare la base parlamen­tare che regge il suo gabinetto, perché tre deputati in più non bastano. Ma con chi? «Con l'U-dc?», gli domanda Maurizio Bel-pietro, nel corso di Mattino 5, sottolineando i ripetuti no di Pier Ferdinando Casini opposti allo stesso Berlusconi. «No—ri­sponde Berlusconi — io sto pen­sando a singoli deputati che mi­litano nei partiti di cui non con­dividono più la linea, che non vogliono giocare allo sfascio sul­la pelle degli italiani e che si so­no resi conto che un'opposizio­ne pregiudiziale, ideologica e di­rei personalistica non serve a lo­

ro né al Paese». Ritiene, quindi, che altri futuristi possano avere dei ripensamenti? «Sì, non solo qualcuno ma diversi che hanno pagato ormai il loro debito di ri­conoscenza a Fini che li aveva messi in lista e che sentono co­me innaturale la loro permanen­za dentro un partito che è all'op­posizione. Alcuni di loro sono già venuti da noi e già ieri sera (martedì; ndr) mi hanno espres­so solidarietà e hanno offerto la loro collaborazione». E tra que­sti ci sarebbero — l'argomento è stato affrontato nel vertice se­rale del Pdl assieme a Berlusco­ni — anche alcuni scontenti del Pd, in particolare gli ex popolari in difficoltà per la deriva a sini­stra del partito.

Del resto, fa notare il Cavalie­re, «ci sono diversi posti nel go­verno perché sono usciti quelli che si sono uniti a Fini». C'è, in­somma, la possibilità di «raffor­zare la squadra in vista del lavo­ro che abbiamo di fronte», n pre­mier, comunque, rimarca che «non offriamo posti per convin­cere qualcuno perché l'attuale squadra è la migliore messa in

campo negli anni della Repubbli­ca». L'offerta è rivolta a quanti

daranno la loro «disponibilità» e vorranno «condividere il no­stro progetto e arricchirlo». A co­storo, fa balenare Berlusconi, proporremo «di lavorare con noi anche in ruoli di governo». D'altronde, sostiene, «mi stupi­rebbe molto che deputati e sena­tori, anche quelli finiani, da do­mani votassero contro le stesse leggi sulle quali fino a ieri han­no votato». Tutto, è sbottato, «ha un limite, anche in politica. E se non la coerenza ci deve esse­re almeno la decenza».

Con il voto di martedì, argo­menta il Cavaliere, «è stata scon­fitta definitivamente l'idea di ro­vesciare il governo». Non solo. È tramontata anche «l'ipotesi del terzo polo che non ha più grandi prospettive». E così si creano le condizioni «per inau­gurare un rapporto nuovo con tutti a partire proprio dai parla­mentari con i quali tra l'altro noi condividiamo la comune appar­tenenza al Ppe». Insomma, ripe-

Patto con Rutelli e Lombardo. Trattano con il Cavaliere anche due dell'area cattolica del Pd

Nasce il polo di Fini e Casini Berlusconi: inesistente. Il Pdl: altri 6-7pronti a passare con noi

Berlusconi corteggia centristi e finiani «delusi» per allargare la maggioran­za, Fini e Casini lo sfidano ufficializzando la nascita del Polo della nazione, su­bito definito dal premier «inesistente». Nella nuova alleanza, oltre a Udc e FU, anche Api di Rutelli, il Mpa di Raffaele Lombar­

do, i Libdem, La Malfa, Guzzanti e Sbarbati. Il Pdl: altri sei-sette sono pronti a passare con noi. Tratta­no con il Cavaliere anche due parlamentari dell'area cattolica del Pd.

DA PAGINA 2 A PAGINA 11 Arachi, M. Cremonesi

De Rosa, Di Caro, Fuccàro Garibaldi, Martirano

Roncone, Trocino, Vecchi

terà in serata nel meeting a Pa­lazzo Grazioli: il Polo della nazio­ne non ha futuro e Fini è destina­to a scomparire lentamente.

Già, Fini. Gli viene chiesto an­cora, che cosa deve fare? Può ri­manere presidente della Came­ra? «Metà assemblea gli ha chie­sto di dimettersi. Questa è una scelta sua che riguarda la sua di­gnità». Ma lei che cosa si aspet­ta? «Non lo so, non saprei cosa dire, non mi faccia dire niente al riguardo. Non ho mai detto nul­la e vorrei mantenere la stessa posizione».

Se non si pronuncia sul futu­ro del presidente della Camera, Berlusconi non esita a replicare a quanto detto dallo stesso Fini sul voto di martedì, definito so­lo una vittoria numerica e non politica: «Ognuno si consola co­me può. Alla Camera è stato por­tato un attacco alla nostra mag­gioranza. Ma questo attacco è fallito. Il governo va avanti a la­vorare per il Paese come ha sem­pre fatto e il ribaltone di Fini e della sinistra è stato sconfitto».

Lorenzo Fuccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 71: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010

Pagina 2/3

Foglio 2 / 2

I nomi

Giuseppe Consolo P I

Il deputato fli smentisce ripensamenti, ma ammette un'insofferenza verso Italo Bocchino: «Ne servirebbe uno più moderato»

F. Proietti Cosimi (FEi)

Nell'elenco dei «soggetti sensibili» che è filtrato dal Transatlantico figura anche il deputato di Fli Francesco Proietti Cosimi

Carmine Patariite (Fli)

Carmine Patarino, deputato di Futuro e libertà, sarebbe tra quelli che, alla luce dei fatti, potrebbero avere un ripensamento

intaniteli Baio {Pd}

L'area di disagio dei democratici coinvolge diversi parlamentari, tra i quali la senatrice Emanuela Baio Dossi

Paolo Giaretta(PdJ

Tra gli esponenti del Pd «inquieti», vicini a Fioroni, ci sono anche Paolo Giaretta (foto), Lucio D'Ubaldo e Daniele Bosone

Domenico Zinzi (Udo)

In base alla strategia attivata da Pionati (Ade), potrebbe tornare al Pdl anche Domenico Zinzi, deputato dell'Udc

Arte Silvio

Berlusconi ieri

all'inaugura­zione della

mostra «Palazzo Farnese,

dalle collezioni

rinascimen­tali ad

Ambasciata di Francia»

{Ansa)

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 72: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16 -12-2010 Pagina \

Foglio "1

UN COPIONE DA NON RIPETERE di DARIO DI VICO

"jjf a novità degli scontri che 1 hanno devastato martedì 2 pomeriggio il centro di

JL »J Roma è che dopo tanto tempo si è rivista all'opera una ve­ra «macchina della violenza». Per il livello di organizzazione, per la preparazione allo scontro, per l'as­soluta determinazione mostrata dagli attaccanti, abbiamo assistito (sgomenti) a un salto di qualità.

E vero che in Italia si ripetono ormai con preoccupante frequen­za le performance dei centri sociali e dell'area antagonista che per lo più hanno preso come bersaglio Raffaele Bonanni, ma martedì nel­la Capitale è accaduto qualcosa di diverso. Si è visto all'opera in piaz­za un professionismo della guerri­glia che per massa critica e «com­petenze» non si improvvisa e che si era dato come obiettivo esplici­to l'attacco ai luoghi simbolo del­le nostre istituzioni repubblicane. Tocca agli inquirenti accertare se e come sia in atto un'ibridazione tra l'area antagonista dei centri so­ciali e gli addestratissimi ultras del calcio, ma intanto non dobbia­mo farci illusioni. È più che proba­bile che la macchina della violen­za non si fermi al prototipo, che abbia voglia di stare in campo an­che nei prossimi difficili mesi. Perché oltre al livello militare del­lo scontro colpisce come i facino­rosi abbiano saputo modulare la loro azione in stretta relazione con ciò che via via avveniva a Mon­tecitorio (la Scilipoti comedy). E mentre i soggetti politici, dopo l'esito del braccio di ferro parla­mentare, stavano ricalibrando le rispettive strategie, la macchina della violenza ha rubato la scena a tutti e l'ha occupata per ore. tan­to che sui giornali di ieri le crona­che degli scontri competevano in spazi con i resoconti sulla fiducia accordata dalle Camere al pre­mier in carica.

Nel day after la domanda da far­si è che cosa possono fare le forze

democratiche perché non si ripe­ta il drammatico copione degli an­ni 70 che insanguinò le nostre strade e le nostre vite. La risposta è netta: bisogna evitare che que­sta macchina si trasformi in un partito, che all'efficienza distrutti­va dimostrata sul campo si cumu­li una soggettività politica, una ca­pacità di leggere l'evoluzione del­la crisi italiana e di trovare di vol­ta in volta la chiave per ordire (e

legittimare) nuovi assalti al cuore delle istituzioni. Per dirla chiara e tonda bisogna evitare che il Cai­mano prenda il posto del Sim, lo Stato imperialista delle multina­zionali di quaranta anni fa, diven­ti il teorema, la giustificazione teo­rico-politica di un nuovo partiti-no armato. La sinistra che, con più 0 meno fortuna, si oppone a Silvio Berlusconi è quella che me­no ha da guadagnare da un clima impastato di violenza politica e di­sordini di piazza. La storia recen­te lo dimostra ampiamente, quan­do lo scontro politico ha ceduto il passo a quello militare l'aggettivo che ha preso il sopravvento è sta­to sempre «torbido», un modo per segnalare strane connivenze e alleanze indicibili.

Si offre involontariamente una sponda alla macchina della violen­za anche quando si finisce per confondere sociologia e politica. Conoscere la società italiana e le sue mille pieghe è uno sforzo con­tinuo, i cambiamenti sono veloci, le contraddizioni sempre dietro l'angolo e la reductio ad unum in Italia non funziona. Nel dibattito mediatico invece spesso si com­pie il percorso opposto. Si sempli­fica, si prefigura a tavolino che a un contrasto di tipo sociale equi­valga immediatamente a un cam­bio di preferenza/schieramento politico, che un pugno di persone che manifesta esplicitamente il suo orientamento rappresenti au-tomaticamente l'universo.

CONTINUA A PAGINA 15

Basta invece leggere le cronache minute di una qualsiasi giornata italiana per capire come sia diffici­le anche solo aggiornare la mappa sociale. I cinesi comprano un banco del pesce a Venezia e il gover­natore Luca Zaia protesta, un artigiano del Varesotto è morto per una disatten­zione mentre lavorava al tornio di sabato per una commessa urgente, l'im­migrazione straniera che tanto ci preoccupa sta in­vece ral lentando il suo flusso, le coop rosse si fon­dono con quelle bianche. Come si fa a sintetizzare questa complessità den­tro la facile formula «la so­cietà è contro il Tiranno»? Come si fa a pensare che i

facinorosi di Roma siano la proiezione politica di una generazione anch'es­sa attraversata da mille contraddizioni e tutt'altro che orientata a sinistra? La verità, scomoda da pro­nunciare, è che non esiste un Paese reale che abbia già scelto compattamente di andare oltre Berlusco­ni.

La linea di frattura (che esiste) tra le speranze de­gli italiani e le risposte che vengono dall'alto ri­guarda per ora l ' intero mondo politico e non solo il Caimano. Quando gli im­prenditori del Nord dichia­rano che proveranno ad andare in Cina «nonostan­te l'assenza del governo», non stanno annunciando che non voteranno più per Berlusconi, così come i giovani italiani che appe­na possono vanno a vive­re all'estero (oggi a Berli­no più che altrove) se ne andrebbero anche se go­vernasse il terzo polo, Pier Luigi Bersani o Nichi Ven­dola.

Conosco l'obiezione che a queste riflessioni può venire da chi milita a sinistra: ne­gare le ragioni del­l'indignazione con­tro il tiranno vuol dire depotenziarci, toglierci argomen­ti e favorire così il perdurare del regi­me. Ma pur coltivando un sacrosanto rispetto dei va­lori dell 'etica pubblica penso che non possano es­sere sostitutivi di una buo­na piattaforma politica orientata ad allargare il consenso. La crisi italiana n o n si sb locche rà fin quando agli elettori non verrà proposta un'alterna­tiva competitiva. Per co­struirla l'opposizione de­ve, intanto, smetterla di amare solo gli italiani che vanno in piazza.

Dario Di Vico [email protected]

© RIPRODUZIONI-. RISLRVA1A

La linea di frattura La linea di frattura tra le speranze degli italiani e le risposte che vengono dall'alto riguarda l'intero mondo politico

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 73: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio "1

TRA IL TIMORE E LA NECESSITÀ AMASSIMO FRANCO

L a nascita del «Poto della nazione» sembra rispondere

ad un riflesso difensivo: impedire che Silvio Berlusconi applichi al FU, e magari anche all'Udc, la «strategia del carciofo», ingrossando la maggioranza senza dimettersi. Rocco Buttiglione, presidente dei centristi, lo ha detto con candore: «0 stiamo insieme, o Berlusconi ci impicca uno ad uno». L'accelerazione conferma una decisione presa in affanno; e frutto di un compromesso che prevede una leadership sbilanciata a favore dell'Udc: una sorta di «Polo Casini».

CONTINUA A PAGINA 11

D'altronde, dopo la sconfitta bruciante del Fli, si delineava il rischio di una piccola diaspora finiana. Per il presidente della Camera il «Polo della nazione» è dunque una scelta di sopravvivenza; per Pier Ferdinando Casini un investimento, seppure azzardato, sul futuro. La leadership dell'Udc è un fatto. Si intuisce dall'annuncio di una strategia che corregge quella seguita dal Fli contro Berlusconi. Niente muro contro muro ma opposizione «responsabile»; esame pragmatico di ógni misura, decidendo volta per volta: basta vedere il «sì» al decreto sui rifiuti approvato ieri. La figura di Fini esce ammaccata dallo scontro, come il suo profilo istituzionale. Ormai, Pdl e Lega insistono ogni giorno Sulla mancanza di credibilità del presidente della Camera, chiedendone le dimissioni. E a queste accuse si uniscono giudizi liquidatori sul «Polo della nazione» nascente. La mossa di Casini, dello stesso Fini, di Francesco Rutelli, dell'Mpa del siciliano Raffaele Lombardo e dei «liberali» serve ad arginare le tentazioni di fuga dal Fli; e a replicare alle offerte di tregua arrivate dal premier nelle ultime ore. LTFdc potrebbe incassare un dividendo immediato; e in parallelo rispondere agli inviti delle gerarchie cattoliche che chiedono stabilità. Ma la scelta sembra un'altra, più difficile: amalgamare cento parlamentari figli di esperienze diverse. Per questo non si può sfuggire ad un'impressione: che la decisione presa ieri sottolinei più la portata politica del successo ottenuto da Berlusconi al Senato e alla Camera, che il nuovo progetto. È come se i protagonisti blindassero le loro truppe per impedire che siano risucchiate dal Pdl, soldato dopo soldato. Ma l'iniziativa può avere l'effetto di complicare quel rafforzamento del centrodestra, ritenuto l'unico antidoto alle elezioni anticipate. Se Berlusconi voleva davvero offrire alla Lega l'inserimento dell'Udc in un nuovo governo, da ieri il progetto diventa meno decifrabile. Casini e Fini non escludono il voto, e probabilmente sperano in un dopoelezioni col bipolarismo in crisi. L'idea di riunire i parlamentari a metà gennaio evoca la coincidenza con quella che

potrebbe essere la data di scioglimento delle Camere. E l'ambizione dichiarata di essere «la vera casa dei moderati», pronta a prendere i voti in libera uscita dei delusi del berlusconismo, apre una competizione aspra, n «Polo della nazione» nasce in evidente contrasto con l'«asse del Nord». Deve sterilizzare l'antiberlusconismo viscerale maturato in questo mesi nelle file finiane. Ma soprattutto, ha il limite di essere percepito come una formazione spuntata in Parlamento prima che nel Paese; e costretta a gareggiare in un sistema elettorale che non premia le posizioni intermedie, n Pd di Pier Luigi Bersani già corteggia il «Polo Casini» come possibile alleato in vista delle urne. La Lega lo bolla come «ruota di scorta» delle sinistre. Ma nell'offensiva in atto da parte della maggioranza si indovina una miscela di sarcasmo e di inquietudine.

Massimo Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA

Strategie Capovoltala strategia del Fli nei confronti di Berlusconi

TRA IL TIMORE E LA NECESSITÀ

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 74: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio "1

L'EDITORIALE

DAL RIBALTONE AL CENTRINO di Alessandro Saltasti

'V&V al tentato, e falli-<(% ' ^ to, ribaltone par-{ì lù lamentare a quel-ii'"«-•• lo mediatico. Ri­

baltare la realtà è ormai il segno distintivo di Gian­franco Fini e dei suoi com­pagni di strada, da Casini a Bersani. A leggere la maggior parte dei com­ment i apparsi sui giorna­li di ieri sembrava che Ber­lusconi e la maggioranza avessero di fatto perso e che a vincere fossero stati loro. «Governo Scilipoti», hanno definito in molti l'esecutivo uscito inden­ne dalla conta ironizzan­do sul deputato transfu­ga dell'Idv che sarebbe stato decisivo nella vota­zione. Ovviamente non è vero. Semmai, decisiva è stata la crisi di coscienza di tre deputati finiani che non se la sono sentita di tradire elettori e ideali (da soli hanno spostato sei voti). Decisiva è stata la compattezza dell'asse Pdl-Lega. La verità viene ribaltata anche sul ruolo e sulla forza del Fli, parti­to che si è dimostrato inu­tile alla maggioranza quanto all 'opposizione che aveva scommesso di abbattere Berlusconi usando Fini come Caval­lo di Troia.

La verità è che i ribalto-nisti sono usciti dal voto a pezzi (ieri, per la pr ima volta dall'inizio crisi, un emendamento del Fli non è passato in aula). Tanto che a poche ore dal­la sconfitta, Fini, Casini e Rutelli hanno annuncia­to di voler unire i cocci. Costituiranno un unico gruppo parlamentare, prova generale di una co­alizione da mettere in campo in caso di elezio­

ne. Un gruppo di centro che non guarda a sini­stra, giurano. E mentono. Tutti e tre (Fli,Udc e Api) sono già alleati del Pd nel governo della Sicilia. Un gruppo unito come un sol uomo, giurano. E ri­mentono. La prova è che martedì, uno tra Fini e Ca -sini dovrà rimangiarsi al Senato il voto già dato sul­la riforma universitaria. Alla Camera, infatti, il Fli votò a favore e l'Udc con­tro. Prima prova, quindi, e primo rospo che uno dei centristi dovrà ingoia­re. Ne seguiranno altri, perché i cattolici di Casi­ni e i laicisti di Fini non sa­ranno d'accordo (...)

(...) su nessun tema etico, su come e dove indirizzare le poche risorse economiche che ci sono, su dove tagliare. Per la verità, e siamo alle co­miche, non c'è accordo nep­pure sul nome da dare a que­sto schieramento: Alleanza per la Nazione, propongono dal Fli evocando An; Unione dei Centristi, ribattono dall' Udc cercando di sdoganare la propria sigla.

Insomma, la grande novità della politica italiana nasce sotto i peggiori auspici e se­condo i vecchi riti. Nasce per salvare il soldato Fini dalla sconfitta totale, dargli un po ' di ossigeno perché possa illu­dere i suoi, molti dei qualipro-pensi al ritorno in casa Pdl, che ci sia un futuro politico dopo la batosta di martedì. In sostanza è Casini che sta cer­cando di inghiottire i tradito­ri di Berlusconi per traghet­tarli, insieme all'ex candida­to premier dell'Ulivo Rutelli, nella pancia della sinistra, senza la quale, fuori dal Pdl, è impossibile pensare di vince­re non dico le elezioni politi­che ma neppure quelle di un consiglio comunale.

Questa descritta non è un'ipotesi di fantapolitica ma il progetto neppure tanto segreto di Massimo D'Ale-ma, l 'eterno sconfitto che non sia rassegna a uscire di scena. Proprio D'Alema vede in Casini il nuovo Prodi, cioè il pres tanome ideale per ri­

portare gli ex comunisti alla vittoria elettorale e quindi a palazzo Chigi. Il centrino do­vrebbe quindi essere l'em­brione di un centrone fascio-catto-comunista da contrap­porre all'asse Pdl-Lega. Che facciano. Quattro leader sconfitti non ne fanno uno vincente. Quattro idee som­mate non ne fanno una buo­na. Lo si è visto in tutte le ele­zioni, così come nella votazio­ne sulla sfiducia. Un'opera­zione di questo genere non fa­rà che accelerare la fuga dei loro parlamentari (ed eletto­ri) verso schieramenti con idee chiare e univoche. Berlu­sconi e Bossi aspettano a braccia aperte.

Dal tentato ribaltone alla nascita del centrino

FIDUCIA La maggioranza esulta

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 75: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 4 / 5

Foglio 1 / 2

LE STRATEGIE

Governo debole in Europa I timori del Colle Pranzo al Quirinale tra Napolitano e Berlusconi "Garantire al massimo livello il nostro Paese in Uè"

PAOLO PASSARINI ROMA

Il giorno dopo si torna al lavo­ro. Se martedì Giorgio Napo­litano aveva sollecitato Silvio Berlusconi a mettere il go­verno in condizione di «af­frontare le questioni più ur­genti», ieri è passato dalla te­oria alla pratica raccoman­dandogli di garantire una presenza al massimo livello dell'Italia nelle sedi europee. Lo ha fatto durante il pranzo di lavoro tenutosi al Quirina­le alla vigilia di un'importan­te riunione del Consiglio d'Europa. Al tavolo, oltre a Napolitano e Berlusconi, se­devano i ministri Giulio Tra­monti (Economia) e Franco Frattini (Esteri), assieme ai due bracci destri dei due pre­sidenti, Gianni Letta e Dona­to Marra.

Il Capo dello Stato prepara l'atteso discorso di lunedì sulla situazione politica

Le fonti ufficiali negano ri­solutamente che, durante l'incontro, siano stati fatti ri­ferimenti significativi alla si­tuazione politica attuale, alla sua precarietà e ai suoi possi­bili sviluppi. Forse, l'elemen­to dell'incontro che può mag­giormente incuriosire i noti­sti è che il pranzo di ieri, pre­visto da molto tempo, è stato annunciato solo martedì do­po il voto della Camera, per­chè il governo avrebbe potu­to non esserci più.

La raccomandazione di Napolitano a proposito di un forte impegno sul fronte eu­ropeo discende dalla sua estrema preoccupazione per il futuro dell'Unione, per quello dell'euro e, so­prattutto, per le ricadute che tutto questo potrebbe avere sull'Italia. Nel breve e medio periodo, poi, ad allar­mare il presidente è soprat­tutto la possibilità di una va­

sta operazione speculativa internazionale sul debito ita­liano, incoraggiata dalla si­tuazione di pronunciata insta­bilità politica e da una certa distrazione del governo.

In uno dei suoi interventi, infatti, il capo dello Stato ha ri­chiamato il contenuto della lettera da lui inviata il 27 no­vembre scorso ai presidenti del Gruppo degli Otto, nella quale chiedeva che, «dinnanzi alle tensioni in atto nei merca­ti finanziari si esprima pubbli­camente piena fiducia nell'eu­ro» e «una chiara comune de­terminazione a contrastare contagiose speculazioni con­tro la moneta unica, frustran­do ogni tentativo di provocare un default di stati sovrani del-l'eurozona».

Punto centrale della prossi­ma riunione del Consiglio d'Europa sarà la definizione di nuove regole per riformare la governance economica. Entro

All'incontro anche Tremorrti, Frattini e Letta: attenti alle speculazioni sull'euro

aprile anche l'Italia dovrà offri­re i suoi suggerimenti definiti­vi per la messa a punto di un si­stema di controlli più stretti sulle economie nazionali da parte degli organismi del­l'Unione. E' una materia calda per una maggioranza in cui la Lega ha un ruolo determinan­te e la discussione al riguardo è allo stato iniziale.

Tremonti ha spiegato per­chè, anche a giudizio dei re­sponsabili dell'Unione, per ora non c'è alcuna ragione di pensa­re a una manovra finanziaria aggiuntiva e quindi il tema è sta­to velocemente accontonato.

Nel frattempo il presidente sta preparando il discorso che rivolgerà lunedì alle Alte Magi­strature dello Stato e tutto in­duce a pensare che sarà un di­scorso ragionevolmente allar­mato, ma anche attento a sfruttare tutti gli spazi offerti dalla nuova situazione per ri­stabilire una maggiore armo­nia tra le istituzioni dello Stato in una situazione particolar­mente delicata.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 76: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010

Pagina 4 / 5

Foglio 2 / 2

Edicola Così i giornali

di tutto il mondo

guardian

The Guardian M B II quotidiano di sinistra britannico titola «Disordini a Roma mentre Berlusconi ot­tiene una vittoria di Pirro», mentre il conservatore Daily Thelegraph dice al premier di «uscire con gli applausi prima che le fortune politi­che del teatro italiano passi­no da commedia a tragedia».

^jc&Urfjorkgmnes

The New York Times • • B II New York Times dedi­ca alla fiducia la pagina d'apertura della sezione este­ri del giornale. Qui pubblica una foto degli scontri di Piaz­za del Popolo e il titolo «Ber­lusconi sopravvive al voto di fiducia, ma a Roma esplode la protesta». In foto anche il finanziere con la pistola.

The Washington Post • • * Il Washington Post dedi­ca agli incidenti di Roma una grandissima foto in prima pa­gina, proprio sotto la testata. L'immagine scelta è sempre quella dell'agente Finanza. Il titolo sopra la foto: «Scontri di contestatori dopo il voto a favore di Berlusconi».

Wall Street Journal HBK Sempre in prima pagi­na, in grande evidenza, il

riassunto della giornata. So­pra la rissa a Montecitorio, sotto Piazza del Popolo che brucia e in mezzo un tondino con Silvio Berlusconi che sor­ride a mani giunte. Sopra la foto il titolo: «Berlusconi so­pravvive, ma Roma brucia».

El Pais H II quotidiano progressi­sta spagnolo titola «Proroga di Natale», convinto che «la risicata vittoria parlamenta­re di Silvio Berlusconi, un professionista della sopravvi­venza, evita il collasso imme­diato del suo debole governo, ma non fa che prolungarne l'agonia politica».

Liberation •sai «Sempre lui», scrive in prima pagina il giornale del­la sinistra francese sullo sfondo di un Berlusconi in po­sa da Napoleone. E nelle suc­cessive pagine parla di «Vit­toria strappata» del Cavalie­re, «soprassalto del Caima­no», «Corteo che si trasfor­ma in sacco di Roma».

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la recente visita a Vienna. Ieri ha

ricevuto il premier Silvio Berlusconi con alcuni ministri

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 77: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 1 / 2

COMPLOTTO I L VECCHIO VIZIO

DELLA SINISTRA MICHELE BRAMBILLA

C ^ erano infiltrati tra i ragazzi che l'altro ie­ri hanno manifestato

per le vie di Roma, con i risul­tati che sappiamo?

Tutto è possibile, per cari­tà.

CONTINUAAPAGINA47

Per affermarlo occorrerebbero pe­rò, se non delle prove, perlome­no degli indizi seri. Invece ieri, sulla base di alcune foto fatte gi­rare su Internet - e rivelatesi poi

in alcuni casi tutt'altro che chiare, e in altri delle autentiche patacche - è partito il tragi­comico déjà vu di accuse alla polizia cattiva e complottista al servizio della Reazione.

Tutto è cominciato perché in alcune im­magini scattate durante la guerriglia si ve­de un ragazzo con un giubbotto beige e il volto coperto da una sciarpa bianca che im­pugna un manganello e tiene, nell'altra ma­no, un paio di manette. E chi può avere un paio di manette, se non un questurino? Al­tre foto, poi, evidenziano che alcuni teppi­sti calzano scarponi identici a quelli in do­tazione alla polizia. Tanto è bastato per da­re il via al tam tam: ecco le prove, i violenti sono in realtà poliziotti travestiti e mano­vrati da un governo che ha interesse a da­re, di chi protesta pacificamente, l'immagi­ne degli estremisti pericolosi.

Se tutto questo veleno fosse stato mes­so in circolo da, che so, esponenti di alcuni centri sociali, o comunque dal cosiddetto «mondo antagonista», non meriterebbe neppure di essere commentato. Purtroppo i sospetti, le illazioni, la consueta patologi­ca caccia a registi occulti sono venuti da pulpiti che godono di grande autorevolez­za. Giornalisti e politici dell'opposizione hanno chiesto spiegazioni al ministro degli Interni e perfino una persona solitamente assennata come il capogruppo del Pd al Se­nato, Anna Pinocchiaro, ha detto: «Voglia­mo sapere chi erano questi che evidente­mente erano infiltrati, chi li ha mandati, chi li paga e che cosa devono provocare».

Siccome anche gli avverbi a volte sono pietre, queU'«evidentemente» uscito dalla bocca della Finocchiaro è una cosa che fa male. «Evidentemente», e quindi senza dubbi. Sarebbe bastato che la senatrice, e con lei molti altri (l'ex ministro della Giusti­zia Diliberto, ad esempio) avessero fatto ri­corso alla prima delle virtù cardinali, che è la prudenza. O almeno alla pazienza: aves­sero aspettato un paio d'ore, avrebbero vi­sto altri filmati, ad esempio quello in cui si vede che il misterioso «infiltrato» viene poi

fermato dalla polizia, e che mentre implora clemenza ripetendo più volte «sono mino­renne» non si cura della telecamera che lo riprende. Fosse stato uno sbirro in missio­ne segreta, avrebbe permesso (e avrebbe­ro permesso i suoi «colleghi» poliziotti) quelle riprese? Con un po' di pazienza, poi, i sostenitori del complotto avrebbero appu­rato che le fotografie in cui si vedono mani­festanti con gli stessi scarponi dei poliziot­ti non sono state scattate a Roma martedì, ma a Toronto quattro mesi fa. Infine, un po' di paziente attesa avrebbe permesso la lettura del comunicato con il quale la que­stura ha fatto sapere che ieri sera ha iden­tificato e arrestato il ragazzo, che è un estremista di sinistra, e non un brigadiere.

Purtroppo questo ricorso al complotti-smo e al vittimismo è un vizio antico della nostra sinistra. Già negli Anni Settanta si cercò goffamente, e per anni, di negare la vera matrice delle Brigate Rosse; e anche allora, negli scontri di piazza, secondo una certa vulgata c'erano da una parte i giova­notti inermi, e dall'altra la polizia assassi­na. È un vizio che forse ha origine nella pre­tesa di una immacolata concezione, per cui è impossibile che «qualcuno dei nostri» possa anche comportarsi male; e nella ten­tazione di cercare sempre un alibi ai pro­pri insuccessi, per cui se non si vince è per­ché qualcuno rema contro in modo sporco.

E invece uno dei - non il solo: ma uno dei - motivi per cui la sinistra italiana non ha vinto è anche questo suo ahimè ricorrente atteggiamento, che l'ha resa agli occhi di molti poco simpatica e ancor meno credibi­le. Ne ha sicuramente, la sinistra, di argo­menti per fare opposizione. Lasci perdere i complotti della polizia.

L A STAMPA scoiiin d Ho]»,) W J 3 B j S B B i "" " T nessun infiltrati» 5 ft' tt YgBUÈìt eil figlio di un e \ Hi s JlpWtgis fflffiHWWll

I Fini-Casini, patto anti-premier i, w |< , \t MI •* r n m -, M ;•" " ™ _

N .:.. - . . . _. LMJ "* \L Ir iln l u- i l l i it i 1 l i i J "

M --*'- -;' -sa

T -.--

MB

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 78: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 16-12-2010 Pagina \

Foglio 2 / 2

COMPLOTTO IL VECCHIO VIZIO

DELLA SINISTRA

Illustrazione di Gianni Chiostri

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Politica e Istituzioni

Page 79: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 3 7

Foglio "]

Fisco Superato il Belgio, pagano più tasse solo Svezia e Danimarca

Pressione fiscale a quota 43,5% Roma al terzo posto nell'Ocse

ROMA - Sarà anche per col­pa della crisi che ha fatto con­trarre il Pil ma l'Italia sta accu­mulando due trend negativi. Da una parte, nel 2009, ha visto aumentare la pressione fiscale al 43,5% rispetto al prodotto in­terno lordo, mentre era al 43,3% nel 2008, raggiungendo il terzo posto tra i Paesi più tar­tassati dell'area Ocse. Dall'altra scende al penultimo posto per l'occupazione giovanile, facen­do meglio solo dell'Ungheria, con una preoccupante quota del 21,7%. Lo rilevano gli eco­nomisti dell'organizzazione dei Paesi più avanzati (Ocse)

precisando che i giovani occu­pati per il 44,4% hanno un im­piego precario e il 18,8% lavora solo part-time. Le cifre sulle im­poste raccontano un'Italia supe­rata per pressione fiscale com­plessiva solo dalla Svezia (46,4%) e dalla Danimarca (48,2%) con alcuni andamenti singolari. Il gettito fiscale ri­spetto all'intera ricchezza, l'an­no scorso, ha mediamente vi­sto un calo rispetto al 2008 in 17 stati Ocse, mentre soltanto in 7 Paesi - tra cui l'Italia - si ha un incremento. Altre tabelle di­mostrano il forte aumento del­le tasse locali: nel 1990, cioè

vent'anni fa, erano pari al 2,6% della tassazione totale mentre oggi sono salite al 16,1%. Per quanto riguarda la tassazione sui redditi, quella dell'Italia è mediamente più elevata e cioè del 26,8% della tassazione gene­rale contro il 25% della media Ocse mentre è sceso il prelievo fiscale sulle società passando al 3,7% del Pil dal 3,8% del 2007. Disponibili per 28 sul to­tale di 33 dei paesi Ocse, i dati preliminari 2009 «confermano che si è interrotto l'aumento della percentuale del gettito ri­spetto al Pil nella media degli stati membri», si legge nello

La classifica delle tasse 1 © Danimarca

2 Q Svezia

3 O. 4 O Belgio

5 © Finlandia

6 0 Austria

7 CD Francia

8 © Norvegia

9 © Ungheria

10 O 0|anda

"2008 Fonte: Ocse - Revenue Statlstics

I 48,2%

| 46,4%

| 43,5%

| 43,2%

| 43,1%

| 42,8%

| 41,9%

| 41,0%

| 39,1%

I 39,1%*

D'ARCO

studio di oltre 300 pagine che esamina la dinamica delle en­trate dei paesi più industrializ­zati da 44 anni a questa parte.

Un'altra tabella relativa alla percentuale delle imposte sul reddito e sugli utili mostra in­vece l'Italia a quota 14,2% sem­pre rispetto al Pil, su livelli identici al Canada ma inferiore al 29,5% della Danimarca, 18,4% della Norvegia, 16,3% della Svezia, 15% in Belgio e in Finlandia. La Cisl ha denuncia­to l'urgenza della riforma fisca­le per abbattere una «intollera­bile» evasione pari a 120 miliar­di di euro.

Roberto Bagnoli ©FÌIPFÌODU7IONE RISERVATA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 80: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 4 3

Foglio 1 / 2

La storia , Al vertice dei top manager alla Casa Bianca solo due istituzioni finanziarie, Ubs e American Express

Il bonus? Resta tutto d'oro ma Wall Street prova la frugalità Compensi saliti del 5%. Obama convoca i big dell'industria

DALNOSTRO INVIATO

NEW YORK — Alla vacanza nel para­diso caraibico di St. Barth non si rinun­cia, ma magari si va con un aereo di li­nea anziché col jet privato. Oppure si af­fitta il sohìo bireattore dalla società di charter, ma si vola con qualcun altro, per dividere le spese. Meglio rinunciare al megayacht da 60 metri: dà troppo nel­l'occhio. Ma la villa sull'oceano per le va­canze estive agli Hamptons non può es­sere sacrificata sull'altare della crisi. Gli agenti immobiliari delle località più «in» di Long Island sono già pieni di ri­chieste per l'estate 2011. E il clima di «austerity» che si respira nel Paese? Ma­gari si può sforbiciare la superficie cal­pestarle: piscina e campo da tennis non si toccano, ma, invece dei soli 1200 metri quadro coperti, ne possono basta­re anche 6-800 per ospitare comoda­mente la famiglia e qualche ospite.

Nell'America dell'economia che rista­gna e dell'elevata disoccupazione, Wall Street interpreta a suo modo il nuovo clima di frugalità: meno ostentazione, meno eccessi, ma anche ritorno ad alcu­ni consumi di lusso che, subito dopo il crollo dei mercati, nel 2008, erano stati tagliati.

La finanza non è più la miniera d'oro di qualche anno fa. Probabilmente non lo sarà mai più. «Penthouse» su tre pia­ni in cima ai grattacieli, panfili da so-

• gno, Porsche e Bentley tornano ad esse­re consumi per pochi «tycoon», non per un intero esercito di «trader» che si era arricchito con le «bolle». Ma molti manager e «broker» che l'anno scorso erano sembrati più orientati a tener conto dei comportamenti di una nazio­ne che sta «tirando la cinghia», incerti sul futuro della loro banca 0 del loro po­

sto di lavoro, adesso vivono in un clima da «scampato pericolo»: anche se l'eco­nomia continua a stentare, la bufera è ormai alle spalle.

Si può, insomma, tornare a spende­re, anche se con un po' più di giudizio rispetto al passato: i grandi ristoranti di New York sono di nuovo pieni, il calen­dario delle feste di fine d'anno offerte dai protagonisti della finanza è fittissi­mo. Christie's, la celebre casa d'aste, sta facendo affari d'oro e sostiene che i clienti di Wall Street hanno ricomincia­to a contribuire in buona misura al loro giro d'affari.

Chi sceglie la linea della prudenza lo fa perché c'è ancora incertezza sull'enti­tà del «bonus» di fine anno e per non dare nell'occhio: la crisi che sta impove­rendo l'America è pur sempre nata a Wall Street. Il risentimento popolare nei confronti dei banchieri rimane pal­pabile, così come quello di Obama che, pure, ieri ha ricevuto alla Casa Bianca i capi di venti tra i maggiori gruppi indu­striali americani — da Boeing a Google a General Electric—per cercare di ripri­stinare un «feeling» con le imprese do­po le asprezze della campagna elettora­le e chiedere il loro contributo per la cre­azione di nuovi posti di lavoro. La finan­za era rappresentata solo da UBS e Ame­rican Express.

Quello dei «bonus» 2010 è un passag­gio cruciale per Wall Street. Alcuni esperti di politiche retributive nella fi­nanza sostengono che, complessiva­mente, le società del settore quest'anno erogheranno compensi superiori del 5% a quelli del 2009. Ma le grandi ban­che — soprattutto Goldman Sachs, Mor­gan Stanley, Citigroup, Bank of America e JP Morgan Chase, le «top five» sulle quali sono sempre puntati i riflettori —

hanno effettuato fin qui accantonamen­ti che fanno pensare a una riduzione dei «bonus» del 20-25%. Ieri sono state pubblicate le prime anticipazioni secon­do le quali Lloyd Blankfein, il capo di Goldman Sachs, per il 2010 incasserà un «premio» di 24 milioni di dollari: una cifra enorme agli occhi di chiunque non operi nell'alta finanza e che proba­bilmente susciterà nuove polemiche. Dal punto di vista di Goldman, però, è poco più di un terzo di quanto incassa­to dal banchiere nel 2007 e molto meno di quello che si mettono in tasca i gran­di nomi della finanza in altri settori, co­me gli «hedge fund».

Nessuno saprà veramente come so­no andate le cose ancora per qualche mese perché i «bonus» natalizi in realtà vengono pagati quando il nuovo anno è già iniziato da un pezzo, in genere alla fine di gennaio. Ma è evidente fin d'ora che Wall Street non è più una locomoti­va che traina tutti: le grandi banche, più direttamente toccate dalla riforma della finanza che impone loro di non usare i risparmi dei cittadini per finanziare ope­razioni troppo rischiose (anche se po­tenzialmente molto remunerative) diffi­cilmente torneranno ai profitti «stella­ri» di qualche anno fa. E settori come il cosiddetto «proprietary trading», finito nel mirino del Congresso, devono esse­re sostanzialmente smantellati 0, alme­no, ripensati. Per i «tradeD> di questo comparto i «bonus» risulteranno proba­bilmente più che dimezzati. Ma in altri campi, come la gestione dei patrimoni, le cose stanno andando bene e i com­pensi saranno ricchi. I panfili che que­st'anno rimarranno attraccati nei porti caraibici, ben presto potrebbero ripren­dere il mare.

Massimo Gaggi © R1PRDDUZIONL RISERVAI A

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Economia

Page 81: Rassegna Stampa del 16/12/2010

CORRIERE DELLA SERA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 4 3

Foglio 2 / 2

i m i t m

u v i * ah ^

Si meeting Il presidente Barack Obama attraversa a piedi Pennsylvania Avenue, la strada che separa la Casa Bianca dalla Blair House, la sede dell'incontro con i venti ceo dei principali gruppi industriali e finanziari Usa.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 82: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3

Foglio 1 / 3

Eurozona sotto stress LE TENSIONI SUI MERCATI

Le criticità. Dubbi sulle scadenze 2011, su banche e conti delle Regioni autonome

Le valute. L'euro toma a 1,32 sui dollaro ed è ai minimi storici sul franco svizzero

Madrid nel mirino di Moody's L'agenzia minaccia

Michele Calcaterra MADRID. Dal nostro corrispondente

Maximilian Cellino MILANO

Kit» La Spagna rimane nell'oc­chio del ciclone dei mercati. Ie­ri Moody's ha infatti lanciato un nuovo avvertimento che suona già come una condanna: la minaccia di un eventuale «downgrade» del rating Aai a causa del suo «elevato fabbiso­gno nel 20ii, che rende il paese suscettibile a ulteriori periodi di tensione per finanziarsi sul mercato». Quanto basta per­ché ieri la Borsa di Madrid ab­bia subito un importante scivo­lone (-1,5%) e perché i tassi dei titoli di stato spagnoli fossero nuovamente intensione (il dif­ferenziale col bund tedesco è ri-salito fino a 260 punti base, pri­ma di attestarsi a quota 246). Il tutto in attesa dell'asta del Teso­ro di oggi di bond a 10 e 30 anni, che a questo punto prevede sen­sibili aumenti dei tassi (tra il 25% e il 30%) rispetto al prece­dente collocamento.

A preoccupare Moody's, do­po il taglio della tripla A avvenu­to lo scorso settembre, sono sì le scadenze di rinnovo relative al 2011 (110-120 miliardi di euro), ma anche i dubbi sulle capacità del governo centrale di control­lare i conti delle Regioni auto­nome, e la precarietà della situa­zione del sistema bancario che necessiterebbe di 17 miliardi di euro di capitale per far fronte al-

un nuovo taglio del la situazione, e per tamponare perdite potenziali per 176 mi­liardi di euro.

Immediata la reazione del Mi­nistro dell'Economia, Elena Sal-gado, che ha dichiarato che Ma­drid sta lavorando per accelera­re le riforme di carattere struttu­rale, ma anche la ripresa dell'economia e per controllare il disavanzo delle comunità au­tonome. Tanto che nel giro di qualche mese, gli effetti di que­sta politica, dovrebbero essere evidenti a tutti. Insomma, la Spa­gna rinvia i rilievi al mittente, ag­giungendo che oltretutto l'agen­zia di rating «non mette in dub­bio la solvibilità dell'economia e del debito spagnolo».

In effetti il richiamo di ieri di Moody's nasconde una seconda lettura (favorevole), se si consi­dera che la stessa agenzia crede che la Spagna sia «un paese mol­to più forte in materia creditizia, rispetto ad altri con problemi nella zona euro», che la sua solvi­bilità «non sia in pericolo». Non si prevede inoltre un ricorso «a un salvataggio dell'Unione Eu­ropea, come accaduto per Gre­cia e Irlanda», a maggior ragio­ne perché, come aggiunge l'agenzia, la Spagna è avviata a «centrare a fine anno i target fi­scali prefissati e a ridurre il disa­vanzo pubblico al 6% del Pil».

Le tensioni si sono rapida­mente estese al resto d'Europa, secondo il tema del «contagio» cavalcato nelle scorse settima-

t£ CONSEGUENZE Si allargano gli spread con il Bund tedesco La Borsa cede 11,5% Deboli anche Milano (-1,4%) e Wall Street (-0,51%)

rating dopo quello ne dagli operatori: dopo Grecia e Irlanda, Portogallo e Spagna sono le principali tessere indi­ziate a cadere nel domino del de­bito sovrano. Detto della Borsa spagnola, anche gli altri listini del Continente.hanno trascor­so una giornata all'insegna della debolezza: nel mirino, come da copione, sono finiti soprattutto ititolibancari (-1,8% l'indice eu­ropeo di settore) e di conse-

•guenza le Borse più esposte al comparto finanziario. Oltre a Madrid, Piazza Affari ha ceduto l'i,44%, mentre Parigi (-0,58%), Francoforte (-0,16%) e Londra (-0,15%) sono riuscite a limitare le perdite.

La situazione è rimasta relati­vamente tranquilla sul debito so­vrano: lo spread greco sul bund si è attestato a 892 punti base, quello irlandese a 536 punti, quello portoghese a 351 punti e

quello dei BTp italiani a quota 157. Una reazione per certi versi paradossale, che si spiega con la scarsa volontà degli investitori di prendere posizione su titoli che continuano a essere oggetto di riacquisti da parte della Ban­ca centrale europea (Bce).

Non altrettanto si può dire dell'euro, che ha perso posizio­ne su posizione rispetto al dolla­ro scivolando di nuovo poco so­pra quota 1,32. Ma se nel confron­to con il biglietto verde occorre mettere in conto una serie di da­ti macro Usa favorevoli - come la crescita oltre le previsioni del-

di settembre la produzione industriale a no­vembre e il balzo superiore alle attese dell'indice delle attività manifatturiere nella regione di New Yorka dicembre - è soprat­tutto rispetto al franco svizzero che si è mostrata tutta le debo­lezza della moneta europea. L'euro ha infatti raggiunto i nuo­vi minimi storici sulla moneta el­vetica a 1,2756, a testimonianza della tensione che si respira in at­tesa del doppio appuntamento di oggi con il consiglio della Bce e quello dell'Unione europea.

L'avanzata del dollaro, da par­te sua, ha finito per condiziona­re l'andamento di Wall Street. Partiti in rialzo sulla scia dei dati macro, i listini diNew York han­no perso progressivamente slan­cio finendo per chiudere addirit­tura in rosso: -0,51% l'S&P 500 e -04% ilNasdaq. Ancora una vol­ta, se si guarda Oltreatlantico, il movimento più vistoso è stato quello dei Treasury, venduti a piene mani dagli operatori sull'attesa di una ripresa econo­mica (e di un'inflazione) più vi­gorosa. Passo dopo passo, il tas­so del decennale ha raggiunto il 3,5%, cioè i massimi degli ultimi 7 mesi. Anche il differenziale nei confronti del bund pari sca­denza si è ulteriormente allarga­to sfiorando i 50 punti base: un ulteriore elemento che pesa sull'andamento dell'euro.

D ApaginaB? L'Europa riforma le agenzie di rating

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Economia

Page 83: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3 Foglio 2 / 3

La giornata in pillole

L'ANDAMENTO DELLE PIAZZE FINANZIARIE Variazioni percentuali di ieri

MADRID IBEX 35

3HH&

HÌS& -1,50 MILANO FTSE M1B - 1 , 4 4 PARIGI CACAO •0,58

NEW YORK S&P 500 - 0 , 5 1 FRANCOFORTE DAX - 0 , 1 6 LONDRA FTSE 100 - 0 , 1 5

BANCARI SCWTO PRESSIONE

Performance di ieri. In '%

Società

UniCredit

Mps

Barclays

Banco Popolare

Intesa Sanpaolo

Ubi Banca

Banco Santander

Crédit Agricole

Bnp Paribas

Bbva

I Variazione %

4.18

-3.73

-3.68

-3,28

-2.K3

-2,76

- 2.64

2.58

2.22

-1.V8

Il CAMBIO Dollari per un euro

15/11 1,37

( 1,35

1,33

1,31

1,29

t

15/12

/h

CU SMIAO Differenza tra i rendimenti dei titoli di stato e i Bund a 10 anni

««-Italia —Grecia Irlanda —Portogallo Spagna

10 15/11 15/12

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 84: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3

Foglio 3 / 3

Sotto attacco. Il premier spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero ieri all'uscita dal Parlamento

Moody's minaccia un altro declassamento, salgono i tassi a Madrid e Lisbona - Atene in rivolta per l'austerity

Debito spagnolo a rìschio Al vertice Uè l'aumento del fondo salvastati e del capitale Bce M Spagna di nuovo al centro delle tur­bolenze finanziarie. Ieri l'agenzia Moo­dy's ha annunciato che potrebbe rive­dere al ribassò il rating di Madrid (at­tualmente Aai), appena tre mesi dopo l'ultimo downgrading, a causa «del suo elevato fabbisogno nel 2011, che rende il paese suscettibile di ulteriori periodi di tensione per finanziarsi sul merca­to». La notizia ha affossato la Borsa ibe­rica, che ha terminato le contrattazioni in calo dell'1,5%. Male anche Milano (-1,4%) cali più contenuti per gli altri li­stini europei e Wall Street. Si è poi allar­

gato ulteriormente lo spread tra i titoli di stato decennali spagnoli e quelli te­deschi. Domanda soddisfacente ma con aumento dei rendimenti all'asta dei titoli pubblici in Portogallo, mentre in Grecia la gente è scesa in piazza con­tro le misure di austerità.

A Bruxelles si apre oggi il vertice dei leader Uè. All'ordine del giorno la di­scussione sul potenziamento del fon­do salva-stati e sull'aumento di capita­le della Banca centrale europea.

Servizi • pagine 2 e 3 Commento • pagina 20

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 85: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina {

Foglio "]

Governo-Regioni

Trattative su tagli e trasporto locale

ROMA

HMR Resta aperta fino all'ulti­mo oggi la trattativa a palaz­zo Chigi sui minori tagli alle regioni nel 2011-2012. Nel ver­tice di ieri il governo ha dato la sua disponibilità alle regio­ni sulla concessione nel 2011 di trasferimenti per circa 900 milioni al trasporto pubblico locale. Offerta che però non basta ai governatori, che og­gi, in caso di risposte positive sui minori tagli imposti dalla manovra estiva, sono pronti a dare il lasciapassare al decre­to legislativo sul federalismo fiscale riguardante l'autono­mia impositiva regionale e i costi standard sanitari.

La risposta dei governatori arriverà nella conferenza uni­ficata del pomeriggio, ma so­lo dopo che il ministro dell'Economia avrà sciolto le riserve. Per il 2011 il governo, con Fitto e Calderoli, ha accol­to l'ammorbidimento alla ma­novra sul trasporto pubblico locale, lasciando però intatti gli altri tagli per circa 3 miliar­di. Posta più alta chiedono in­vece le regioni per il 2012 su cui pesa un'ipoteca da 4,5 mi­liardi: fiscalizzazione dell'in­tera somma, incluso il tra­sporto pubblico locale, per poter finanziare interamente il federalismo fiscale. Una ri­chiesta che solo Tremonti po­trà dire se accogliere 0 meno.

©RIPR0DUZ10NER1SERVATA

Sui rifiuti apertura alTUde ur reitTc

M;m(jvtite hi-tedi gli articoli più letti

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 86: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina Q

Foglio 1 / 2

ANALISI

La Fed accende i prezzi dei paesi emergenti di Riccardo Sorrentino

Poche storie. Impolitica ultra­espansiva della Fed funzio­na. Sta stimolando l'econo­

mia: non quella degli Usa - non a sufficienza, almeno - ma sicura­mente quella dei paesi asiatici (e non solo) legati al dollaro con un cambio fisso o quasi. Si sa che i mercati, e soprattutto quelli finan­ziari, non conoscono confini...

Il risultato è, in quelle econo­mie emergenti, un'inflazione tena­ce, difficilmente controllabile, che potrebbe diabolicamente ri­verberarsi sui paesi ricchi. Non -come si teme - sotto forma di un aumento deiprezzi, ma sotto quel­lo di un forte freno alla ripresa.

Le statistiche parlano da tem­po di economie asiatiche surri­scaldate, e di banche centrali che intervengono con gli strumenti più diversi per frenare i prezzi, spesso molto rapidi soprattutto per i prodotti alimentari che co­stituiscono ancora, in quei paesi, una larga fetta dei consumi. Gli in­dici di inflazione salgono a ritmi dell'8,6% in India (all'ingrosso), del 6,3% in Indonesia, del 5,1% in Corca e in Cina, del 3% nelle Filip­pine, cifre che diventano ben più alte se si passa al cibo, sotto la spinta della domanda (0 alle ca­se, verso le quali si dirige la liqui­dità generata in occidente). «I tas­si reali sono negativi 0 molto bas­si, anche dove la crescita è stata forte», spiega Chetan Anya di Morgan Stanley.

L'Asia non è sola a dominare questa classifica: l'inflazione rag­giunge P8% in Russia, il 5,6% in Brasile, il 5,3% in Arabia Saudita, il 5,1% in Kuwait, il 4,2% in Messico. Sale soprattutto in quelle econo­mie che fanno parte di Dollarolan-

dia, un'area valutaria informale - a differenza di quella formalizzata di Eurolandia - chiamata anche Bretton Woods II. In presenza di cambi fissi, e di una libera circola­zione dei capitali, controllare i prezzi è infatti costoso e difficile. Alcune economie stanno così in­troducendo controlli sui capitali e altre, come i paesi del Golfo, stan­no ripensando i loro cambi fissi.

Per Ben Bemanke è una vitto­ria e una sconfitta. Una vittoria ac­cademica, perché le sue proposte risultano valide,nna sconfitta po­litica perché non sono certo la Ci­na, l'India e l'Indonesia al centro dei suoi pensieri. L'inflazione ne-

EFFETTO BOOMERANG La politica espansiva stimola i mercati asiatici Ma gli aumenti delle commodities pesano sulle economie avanzate

gli Usa, che oggi segnala la lentez­za della ripresa, è davvero molto bassa. Apeggiorarc le cose è il fat­to che quell'aumento dei prezzi, in paesi così lontani, è il suo Ce il nostro) prossimo problema. Per le economie ricche, quell'inflazio­ne può manifestarsi come un au­mento dei prezzi delle materie prime e degli alimentari, in grado anche di frenare la ripresa.

Al tema ha dedicato un'analisi interessante - Ler batìk commen-ce - Stephen King della Hsbc. Lo stimolo della Fed, spiega, rilancia economie per le quali cibo e mate­rie prime sono ancora importan­tissimi. La maggior domanda ne aumenta i prezzi, in tutto il mon­do. «Il successo delle nazioni

emergenti, insieme alla crescente incertezza sul vero valore degli as-set "di carta", stanno spingendo i prezzi delle materie prime a livel­li sempre più alti», spiega King.

Conesitinon certo positivi.Nei paesi emergenti «i consumatori a basso reddito sono enormemente vulnerabili, la diseguaglianza nei redditi tende ad aumentare»: qui l'inflazione è davvero una "tassa sui poveri". Nei paesi ricchi il peri­colo è che ogni rialzo temporaneo dell'inflazione sulle commodities «porti non all'iperinflazione» per­ché i consumi - tra debolezza dei sindacati, disoccupazione, austeri­tà e Poutsourcing delle imprese -sono sotto tono, «ma aun collasso dell'attività economica».

Uno scenario troppo fosco? È quello già visto nel 2008, quando alimentari e materie prime diven­nero sempre più costose, forse an­che perché furono considerate sempre più asset reali, come le ca­se, con un effetto-bolla che può sempre ripetersi. Le ricadute allo­ra furono dirompenti e si aggiun­sero al peso della crisi finanziaria. Come spiega da tempo James Ha­milton della California Universi­ty, il petrolio a livelli elevati - a lu­glio di due anni fa era a 148 dollari -è da solo sufficiente a mandare in recessione gli Stati Uniti. Oggi il greggio è a 90 dollari e il Fondo monetario internazionale resta cauto sull'aumento delle commo­dities, ma quale potrà essere l'ef­fetto di un loro rincaro generaliz­zato? Negli Usa i prezzi all'impor­tazione delle materie prime ali­mentari sono già aumentati del 12,4% annuo, quelli del petrolio del 74%, quelli di altre materie pri­me del 9%, e l'inflazione resta allì%... Qualcosa non va?

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 87: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina Q

Foglio 2 / 2

La fiammata

Prezzi al consumo, variazione percentuale annua

[«—] Cina ' [~-.i India EZl Brasile

giugno luglio agosto settembre ottobre novembre

2,9 13,5 4,8 3,3 11,2 4,6 3,5 9,9 4,5 3,6 9,8 4,7 4,4 9,7 5,2 5,1 5,6

1

L. gif»-! F W^' Sài

§ L'inflazione ora spaventa S sei cinesi su dieci ,

bis

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 88: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 1 Q

Foglio 1

OMettW attergati

La cooperazione risolverà molti dei conflitti globali diNematShafik

Gli aiuti allo sviluppo sono a una rivo­luzione tripla: nuovi attori, nuovi obiettivi, nuovi strumenti. La geo­

grafia della povertà sta cambiando. Oggi la proporzione di popolazione povera è so­prattutto elevata nell'Africa subsahariana: il 51% vive con meno di 1,25 dollari al gior­no. Eppure, se guardiamo ai numeri assolu­ti, la maggioranza dei poveri vive in paesi a reddito medio. Solo in India ce ne sono 456 milioni, più dei 387 milioni in Africa. Que­sto significa che, se i grandi paesi emergen­ti continueranno a crescere ai tassi attuali, solo le popolazioni africane continueran­no a essere in gran parte povere. Il resto del mondo ridurrà la sua dipendenza dagli aiu­ti allo sviluppo.

In parallelo, le caratteristiche dei dona­tori cambiano. Un numero crescente dipa­esi e istituzioni hanno programmi di coope­razione allo sviluppo. Negli anni 70, Usa, Francia e Gran Bretagna stanziavano i tre quarti degli aiuti globali. Oggi i paesi dona­tori sono oltre cinquanta e gli aiuti sono cre­sciuti del 35% dal 2004, nonostante la reces­sione. I paesi emergenti e soprattutto la Ci­na hanno un ruolo crescente.

Ai nuovi paesi si aggiunge un'infinità di istituzioni non governative e un insieme crescente di nuovi organismi multilaterali, come il Fondo globale contro l'Aids, la Tbc e la malaria. Questo "minilateralismo", per cui pochi paesi uniscono le forze per un obiettivo specifico, non è il risultato di un intelligent design, ma una naturale evolu­zione che riflette la frustrazione per l'ineffi­cienza e l'incapacità diprodurre risultati di molte grandi agenzie multilaterali.

Si modifica la geografia della povertà e dei donatori e allo stesso tempo cambiano gli obiettivi delle politiche. Come? Focaliz­zandosi su due assi principali: la solidarie­tà ai più indigenti, per aiutarli a raggiunge­re standard di vita minimi; la soluzione di problemi che richiedono interventi globali come il mutamento climatico, i conflitti, le malattie infettive.

Nel perseguire questi obiettivi l'agenda degli aiuti sta già cambiando. L'approccio sta diventando più ecumenico, meno gui­dato da una filosofia unitaria, come nei de­cenni scorsi è stato il Washington consen-sus, per cui le risorse venivano in genere vincolate all'adozione di un programma di liberalizzazione dei mercati e di rigore ma­

croeconomico. I nuovi donatori hanno allo stesso tempo un approccio "old fashio-ned" (l'aiuto olia la politica estera e il com­mercio) e molto progressista (unapartner­ship sud-sud tra simili, non appesantita dal retaggio coloniale e priva di condizionali-tà). In altri termini, continuano a mescola' re aiuti à obiettivi commerciali, ma in una cornice meno mercantilista e più fondata sull'idea di beneficio reciproco. Molti in Africa, per esempio, sono attratti dal mo­dello cinese di capitalismo statale. Il gover­no dell'Etiopia dà più importanza alla rapi­da crescita che alla democrazia liberale o allo sviluppo della società civile. L'India vuole costruire una democrazia sociale e un welfare simile al modello nordico, dan­do grande enfasi ai diritti universali (lavo­ro, cibo, educazione e così via). La Cina ha iniziato a costruire un sistema di sanità pubblicautilizzando le proposte e i suggeri­menti di sette organizzazioni assai eteroge­nee: la Banca mondiale, l'Organizzazione mondiale della sanità, McKinsey e quattro think tank locali.

Allo stesso tempo, gli aiuti stanno diven­tando la principale moneta di scambio per

risolvere i problemi globali. L'instabilità finanziaria, conflitti e malattie possono diffondersi rapidamente attraverso le frontiere, spinti dalla mobilità di lavoro, merci, denaro e informazioni. La coopera­zione allo sviluppo è diventata uno stru­mento fondamentale per risolvere i pro­blemi da azione collettiva, quando solo un intervento congiunto di tutti i paesi può essere una soluzione. Gli aiuti permetto­no di trasferire risorse da chi beneficia maggiormente degli accordi globali a chi deve sostenere costi più elevati per attua­re le politiche concordate. Questo mecca­nismo di scambio vale su molti tavoli di trattativa, dai conflitti, alle pandemie glo­bali fino al cambiamento climatico.

La frammentazione e l'allargamento de­gli obiettivi degli aiuti, determina una com­plessa ragnatela di network e alleanze. Ri­chiede nuove regole e strumenti, che vada­no nella direzione di una maggiore traspa­renza e che permettano processi di valuta­zione efficienti: coordinare un insieme co­sì ampio di politiche e attori è impossibile.

Per evitare una duplicazione inefficien­te degli sforzi e una dissipazione delle risor­se, il coordinamento può essere sostituito da maggiore competizione. Che deve favo­

rire test rigorosi di nuove idee e proposte, la possibilità di sperimentare, imparare e anche sbagliare e fallire. Questo processo dinamico può portare a "mercati collabora­tivi", secondo la definizione di Owen Bar-der, dove la proliferazione di iniziative de­termina nei fatti una maggiore e migliore specializzazione dei donatori.

©RIPRODUZIONI; RISERVATA

$,ìmtmmttmm I nuovi donatori mescoleranno aiuti e strategie commerciali in un'ottica meno mercantilista In Africa vince il modello cinese di capitalismo statale

» NematShafiksarà relatrice dell'ottava lezione Luca d'Agliano, finanziata dalla Compagnia di San Paolo (www.dagliano.unimi.it). Il suo intervento, dal titolo «Ilfuturo degli aiuti allo sviluppo», si svolge domani alle ore 17, a Torino (Fondazione Einaudi, via Principe Amedeo 34). L'ingresso è libero. » Nata ad Alessandria d'Egitto e cresciuta negli Stati Uniti, Nemat Shafikdal 2008 è Permanent secretary del Department for international development (Dfid), l'agenzia per gli aiuti allo sviluppo delgoverno britannico.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 89: Rassegna Stampa del 16/12/2010

Mdffii Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 2 5

Foglio "]

Ocse. Con un dato 2009 pari al 43,9% siamo superati solo da Danimarca e Svezia

Italia sul podio per pressione fiscale Marco Moussanet PARIGI. Dal nostro corrispondente

sii» La crisi ha colpito duro, con un doppio impatto sul calo delle entrate fiscali, dovuto al rallenta­mento dell'economia, e sulla disoc­cupazione giovanile, che aumenta a ritmi doppi rispetto a quella me­dia. In due rapporti, presentati ieri a Parigi e Bruxelles, l'Ocse ha fatto il punto sul duplice aspetto della recessione, avanzando alcune rac­comandazioni.

In quota percentuale sul pil le en­trate fiscali nei paesi membri dell'organizzazione sono passate dal 35,4% del 2007 al 34,8% del 2008 e al 33,7% del 2009, tornando sui li­velli dei primi anni 90. In Spagna e Islanda, due dei paesi economica­mente più in difficoltà, la flessione tra il 2007 e il 2009 è stata superiore a cinque punti: dal 37,3% al 30,7% nel primo caso; dal 40,6% al 34,1% nel secondo. Grecia e Irlanda han­no fatto segnare un arretramento

superiore al 3 per cento. Sui 28 paesi i cui dati 2009 sono

definitivi e quindi utilizzabili, 19 hanno fatto segnare un calo e nove una progressione. Tra questi c'è l'Italia, che fa parte del ristretto gruppo con una pressione fiscale superiore al 40%, dove la quota del­le entrate sul pil è passata dal 43,3% al 43,5 per cento. Aumento che por­ta il nostro paese dal quarto al terzo posto della classifica, superando il Belgio (che dal 44,2% è sceso al 43,2%). Davanti all'Italia ci sono Da­nimarca (48,2%) e Svezia (46,4%).

In cifra assoluta le entrate fiscali calano in quasi tutti i paesi, con l'ec­cezione di Lussemburgo, Svizzera e Turchia. In termini di quota sul pil l'incremento maggiore è di Lus­semburgo (dal 35,5% del 2008 al 37,5% del 2009) e Svizzera (dal 29,1% al 30,3%).

L'Ocse si raccomanda, qualora al­cuni paesi dovessero decidere un inasprimento fiscale per risanare i conti pubblici, di fare attenzione a

non prendere decisioni che potreb­bero frenare una ripresa già lenta e debole, intervenendo sulla fiscalità relativa a consumi e immobiliare e non su quella diretta che colpisce persone fisiche e società.

Tra il secondo trimestre 2009 e

lo stesso periodo 2010 la disoccupa­zione giovanile (15-24 anni) nell'area Ocse è salita di sei punti, oltre il doppio rispetto a quella me­dia (+2,5%). Solola Germaniaha fat­to segnare un lieve calo. L'aumento maggiore è stato registrato in Spa­gna, seguita da Irlanda, Slovacchia, Grecia e Islanda.

E se la Spagna veleggia alla testa di questa classifica in negativo ( con più del 40% di giovani disoccupati) altri sei paesi dell'Ocse sono oltre quota 25%: Finlandia, Irlanda, Sve­zia, Grecia, Slovacchia e Italia. In ot­to paesi (Austria, Germania, Corea, Giappone, Norvegia, Messico, Olanda e Svizzera) i giovani disoc­cupati sono sotto il 10 per cento.

L'Italia è lontana dalla media Oc-se. Pur in calo rispetto a quello di 10 anni fa, il tasso di disoccupazione giovanile è al 25,4% (la media è del 18%), mentre il tasso dì occupazio­ne, sceso di quasi sei punti in dieci anni, è del 21,7%, rispetto a una me­dia del 40,2 per cento. E la quota di lavoro temporaneo e precario sul totale è salita in dieci anni dal 26,2% al 44,4%, mentre la media Ocse è passata dal 31,9% al 35,8 per cento.

L'Ocse, preoccupato che una par­te importante di un'intera genera­zione rimanga ai margini del merca­to del lavoro, sollecita politiche proattive, con un rafforzamento dei meccanismi di apprendistato e formazione, anche in alternanza, e agevolazioni fiscali alle assunzioni di giovani, più forti in caso di mino­re qualificazione.

L'Ilo, l'ufficio internazionale del lavoro, ha dal canto suo segnalato la crescente incidenza dei salari bas­si in due terzi del mondo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

ECONOMIA E IMPRESE

Imprese «in coda» per l'atomo L p "lnh f

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 90: Rassegna Stampa del 16/12/2010

la Repubblica Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3 1

Foglio "]

Nucleare, il governo sceglie la terzagenerazione PimtofldecretostdrequM

LUCAIEZZI

ROMA—Ilprogrammanucleare italiano fa un passo avanti sce­gliendo ufficialmente i reattori di terza generazione avanzata. Og­gi verrà sottoposto al parere della conferenza Stato-Regioni lo schema della delibera Cipe sulle tecnologie ammesse in Italia. Si tratta di un passaggio cruciale previsto dalla legge 99 del 2009. Lasettirnanaprossima,poi,il Co­mitato interministeriale per la Programmazione economica adotterà lo schema in via defini­tiva. La bozza di decreto, consul­tata da Repubblica, imponel'uti-lizzo di tecnologie avanzate con sette requisiti precisi. Un iden­tikit che taglia fuori quasi tutti i reattori esistenti in giro per il mondo per concentrarsi sui mo-delliEprdiArevaeAPlOOOdiWe-

stinghouse (espressamente cita­ti nel documento di accompa­gnamento predisposto dai tecni­ci del ministero dello sviluppo economico).

Inuovireattoriitalianidovran-no avere «sistemi di controllo e protezione in grado di migliora­re, rispetto a quelli in esercìzio nei Paesi industrializzati, la pre­venzione di possibili eventi inci­dentali». In particolare dovrà es­sere garantita «la protezione del­l'isola nucleare (il luogo dove c'è il reattore) e la prevenzione di ri­lasci di radioattività verso l'am­biente in caso di eventi inciden­tali esterni di origine antropica e naturale». Sotto l'oscuro gergo burocratico c'è l'obbligo della creazione intorno al reattore di una cupola di protezione contro attacchi terroristici (come far precipitare unaereo) ediunami-gliore dotazione antisismica.

Tutte caratteristiche applicate ai reattori Epr che la francese Areva sta costruendo inFinlandia, Cina e in patria e che l'Enel vuole im­portare in Italia. Altre richieste, tagliate su misura per i reattori di terza generazione, sono l'uso di minor uranio rispetto agli stan­dard attuali e un ciclo di attività di almeno 60 anni. Infine è ohbliga-toria la partnership con aziende italiane da parte dei costruttori internazionali.

Il governo accelera di nuovo sul nucleare, nonostante i conti­nui incidenti di percorso. L'A­genzia per la Sicurezza nucleare, guidata da Umberto Veronesi, non si è ancora insediata e ha già perso un componente, bocciato dalle commissioniparlamentari. Ilministro per lo Sviluppo econo­mico, Paolo Romani, ha assicu­rato ieri che «a giorni sarà com­pletata con il quinto componen­

te, in uno dei prossimi consigli dei ministri». Altranominapossi-bile, già venerdì, quella del magi­strato della Corte dei conti Raf­faele Squitieri come nuovo presi­dente dell'Autorità dell'Energia.

Tutti gli altri progressi per il ri­torno delle centrali nel 2011 pas­sano perl'Agenziachenonhaan-cora organico, sede e direttore generale e che già a marzo do­vrebbe definire le zone adatte al-lacostruzione.L'addiEnelFulvio Conti e la presidente di Confin-dustria, Emma Marcegaglia, ieri hanno chiesto al governo la fine dei ritardi: «Il Paese non può più permettersi ritardi sulla strategia energetica»,hadettolaMarcega-glia. I due hanno incontrato le ol­tre 600 aziende italiane che pun­tano a diventare fornitori di Enel con Edf nei cantieri e ad aggiudi­carsi una parte dei 18-20 miliardi di commesse previste per i quat­tro reattori programmati.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

L'evoluzione delle centrali nucleari 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030

geni

Prototipi di reattore Prime dimostrazioni di reattori nucleari

gen II

Reattori commerciali Molteplici costruttori Customizzazione Ottimizzazione taglie, costi, tempi per la licenza

Fonte: The European House- Ambrosetti, 2010

, geniti-.

> Reattori avanzati Sicurezza

Standardizzazione Licenze condivise Evoluzione

Sicurezza passiva e/ o ridondante

Economicità crescente

-*• Reattori rivoluzionari Maggiore economicità Diminuzione rifiuti Incremento della sicurezza

Haf iaefc S«piMe« aJFJtatesità Esterffia pcsssitoiie g i à ssel p ross imo €«t8»

La centrale di Flamanville

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 91: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina 3 0

Foglio 1

SCAVALCATO IL BELGIO NELLA CLASSIFICA DELLA PRESSIONE FISCALE, MA IL DATO COMPRENDE LE MISURE UNA TANTUM

L'Italia è terza al mondo per le tasse Allarme Ocse: boom di precari, emergenza lavoro per i giovani del Belpaese

ALESSANDRO BARBERA ROMA

Tasse sempre alte e disoccu­pazione giovanile in costante crescita. Gli ultimi dati del-l'Ocse, l'organizzazione di studi finanziata dai Paesi più industrializzati del mondo, conferma i tristi primati del Belpaese. Le tasse anzitutto: secondo gli esperti di Parigi la pressione fiscale italiana nel 2009 è salita dello 0,2%, ha superato in classifica il Belgio ed è ora il terzo su trentatré con il 43,5%. Svetta­no in cima alla lista, con il

48,2% e 46,4%, i regni del wel-fare nordico, Danimarca e Svezia. Con una pressione su­periore al 40% in Europa ci sono anche Finlandia, Au­stria, Francia e Norvegia. Il fi­sco più basso del Vecchio Continente resta quello del-l'indebitatissima Irlanda la quale - c'è da scommetterlo -l'anno prossimo si troverà co­stretta a scalare la classifica. Fra i Paesi industrializzati si

confermano con le tasse più basse la Turchia (24,6), gli Stati Uniti (24%), il Cile (18,2%) e il Messico^l7,5%).

Il dato italiano - è impor­tante ricordarlo - riflette la pre­senza di una tantum: se infatti nel 2009 è venuto meno l'Ici sulla prima casa, nel conteggio rientra lo scudo fiscale, il prov­vedimento per il rientro agevo­lato dei capitali all'estero, e i maggiori introiti da lotta al­l'evasione. E' bene dunque guardare i dati scomposti: ad esempio le tasse su redditi e profitti sono scese dal 14,9% del 2008 al 14,2% dell'anno scorso. Il peso del prelievo sul­le società è sceso dello 0,1%, ed è pari al 3,7%, due decimi in più dell'area Ocse. Sale invece il peso delle tasse sui redditi per­sonali: nel 2009 valevano Pll,6% del prodotto interno lor­do italiano, mezzo punto per­centuale in più del 2008, due punti in più della media dei 33 Paesi. Sale di mezzo punto -dal 13 al 13,5% - il peso dei con­tributi previdenziali sul totale

del prodotto interno lordo. Contributi che - spiega l'Ocse -ormai valgono il 31% dell'intera pressione fiscale italiana. Gra­zie all'abolizione dell'Ici sulla prima casa, le imposte sui beni immobili l'anno scorso sono scese all'1,9% del Pil, in linea con la media Ocse (1,8%) e ben al di sotto del 2,1% del 2007. Sul totale della tasse valgono il 4,3% contro il 5,4% della media Ocse. Le immagini dell'altro ie­ri del centro di Roma e i nume­ri ci dicono che più preoccu­pante della pressione fiscale è la crescita della disoccupazio­ne giovanile: nella fascia di età fra i 15 e i 24 anni l'Italia occu­pa solo il 21,7% delle persone. Fa peggio di noi la sola Unghe­ria, ferma al 18,1%, e siamo al di sotto della media dei Paesi Oc-se, dove sono impegnati alme­no quattro giovani su dieci. Tra i giovani occupati italiani il 44,4% ha un lavoro precario, il 18,8% lavora part-time. Oltre il 40% dei disoccupati lo è da lun­go tempo, il 15,9% sono «Neet», l'acronimo che sta per «Not in

education, employment or trai­ning»: chi non studia, né lavo­ra, né è impegnato in corsi pro­fessionali.

Durante la fase più acuta della crisi - fra marzo del 2008 e giugno di quest'anno - la di­soccupazione fra i giovani è sa­lita di 8 punti, il triplo di quan­to accaduto fra gli adulti. II tas­so di disoccupazione degli un­der 24 è al 25,4%, mentre i di­soccupati nella fascia 25-54 an­ni non superano il 7,4%. Il re­sponsabile della divisione poli­tiche occupazione dell'Ocse Stefano Scarpetta dice che «i dati non colgono pienamente il disagio»: basti pensare che nel­le statistiche non ci sono ad esempio coloro che hanno ap­pena terminato gli studi. D «da­to più preoccupante» è quello sui cosiddetti «scoraggiati»; co­loro che, dopo aver inutilmen­te cercato lavoro, si rinchiudo­no nel disagio. In Europa in questa condizione ci sono dieci milioni di giovani, in Italia due su dieci: è più di quanto non ac­cada nella media di tutti i Paesi industrializzati.

La disoccupazione nell'area Ocse ss» settembre 2010 »;. ottobre 2010

OCCUPAZIONE GIOVANILE

I dieci Paesi con la maggior Tra gli under 25 pressione del fisco «• -• *

Totale Ocse , Danimarca

I* ITALIA

.••--. .,.". -V- .-.fc«'vv».-vl(),l Francia Q q

Germania „ _ ' 6,7

21,7%

cfflmsianB&QcM

Giappone '

USA m

£ 0 Media

tHHf foce 4 0 3 0

ti Ungheria

184%

con un'occupazione la metà è precaria e un quinto part-time

Nella fascia d'età bassa due su dieci non cercano un impiego più della media Uè

38,0 Fonte: Ocse

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Economia

Page 92: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 3 3

Foglio 1 / 2

I DATI SULLE I M M A T R I C O L A Z I O N I D I N O V E M B R E

L'auto in Europa frena ancora Italia in sofferenza Vendite a -6,5%, ma c'è un recupero su ottobre Fiat Group: in calo volumi e quota, corre l'Alfa

FABIO POZZO TORINO

Il mercato dell'auto in Europa continua a segnare il passo, fa­cendo registrare a novembre l'ottavo risultato negativo con­secutivo, anche se il calo è più contenuto rispetto agli ultimi mesi: nei Ventisette più Efta le nuove targhe hanno perso il 6,5% su novembre 2009 (1.106.598 vetture), contro il -16,1% di ottobre. Negli undici mesi le immatricolazioni sono scese del 5,1% (12.736.102 uni­tà). Fiat Group lascia sul cam­po vendite (-23,7%) e quota (-1,5% a 6,7%) rispetto ai risul­tati di un anno fa.

Si tratta di mettersi d'ac­cordo se si vuol vedere il bic­chiere mezzo pieno o mezzo vuoto, pur nel calo complessi­vo e inevitabile che deriva dal confronto con i dati 2009, so­stenuti dagli incentivi. «La fles­sione un po' più contenuta di novembre riflette i orimi se­

gnali di ripresa, ma anche la scadenza di fine anno dei pro­grammi di incentivi mantenuti da alcuni Paesi, tra cui la Fran­cia», dice il presidente dell'An-fia, Eugenio Razelli, che preve­de una tendenza analoga per di­cembre, con una chiusura 2010 a 13,5 milioni di nuove auto, il 6,7% in meno sul 2009.

Più o meno sulla stessa lun­ghezza d'onda anche il centro studi Promotor, che stima la chiusura 2010 a 13,7 milioni di nuove targhe, con un calo del 4,8% sul 2009 e che prevede nel 2011 il ritorno in positivo del mercato europeo (+5,9% sul 2010). Questo, perché l'effetto negativo dovuto alla fine-incenti­vi sta finalmente rallentando e si esaurirà, secondo questa ana­lisi, il prossimo anno («ad aprile in Italia»). E di politica degli in­centivi parla anche Gianni Filip-poni, il direttore generale dell' Unrae, che stigmatizza «la man­cata impostazione di tali soste­

gni sul lungo periodo». Andando poi a vedere come

si sono comportati i principali mercati a novembre, alla Spa­gna va la maglia nera con un ca­lo del 25,5% d'immatricolazioni su novembre 2009. L'Italia se­gue con un -21% (-8,2% negli un­dici mesi); poi il Regno Unito (-11,5%) e la Francia (-10,8%). Tra i gruppi automobilistici, chiudono il mese in positivo nei Ventisette più Efta General Mo­tors (+4,2%), Bmw (+18,8%) e

Daimler (+2,5%). Fiat Group in classifica è sesto: ha perso il 23,7% nelle immatricolazioni e l'l,5% nella quota, scesa al 6,7% (negli 11 mesi volumi a 46,9% e quota al 7,6% dall'8,7% dello stesso periodo 2009). Calo a due cifre nel mese anche per Toyota (-20,4%), Ford (-14,7%) e Re­nault (-12,1%); a una cifra per Psa Peugeot-Citroén (-9,5%) e Volkswagen (-5,2%).

Fiat Group risente della man-

Promotor: «Flessione per la fine incentivi Il mercato tornerà in positivo nel 2011 »

canza di incentivi nel confronto col 2009 e della frenata dei prin­cipali mercati (cresce però in quelli minori, come Olanda, Por­togallo, Irlanda, Svezia, Finlan­dia). Il brand più condizionato dall'assenza dei bonus è Fiat, che aveva beneficiato delle age­volazioni grazie alla sua gamma ecologica: chiude novembre a -23,7% in volumi e con una quota al 5,2% dal 6,6% di un anno fa (ri­spettivamente -18,5% e -1% al 6,1% negli 11 mesi). Lancia chiu­de il mese a -35,6% di nuove tar­ghe e con una quota allo 0,6% in flessione dello 0,3% (-17,5% e -01% a 0,7% nel progressivo an­nuo). In controtendenza Alfa Ro­meo, a +25,6% di nuove targhe e una quota che cresce dello 0,2% a 0,9% (-3% i volumi e quota sta­bile allo 0,8% negli 11 mesi). Il Bi­scione corre a novembre, grazie a Giulietta, in tutti i principali mercati: Italia +16,3%, Germa­nia +23,8%, Francia +25,4%, Re­gno Unito+26,3%.

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 93: Rassegna Stampa del 16/12/2010

LA STAMPA Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 3 3

Foglio 2 / 2

Il mercato dell'auto Immatricolate in Europa 1.106.598 vetture a novembre, 12.736.102 da inizio 2010 Variazioni sul 2009 nei principali Paesi • Novembre 2010 • Gennaio - Novembre 2010

Europa*

#Gran Bretagna

Fonte: ACEA - *27 Paesi Uè + Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda) ANSA-CENTIMETRI

H0*t Nd boìirl I i,ir [nrìusnial lmipieiidlloH ( ine^p dciiunipiitn IAIMKO

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 94: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina "]

Foglio 1 / 2

IL RECORD NEGATIVO

MA ORA È IL MOMENTO DI TAGLIARE LE TASSE di Nicola Porro

MISURE Occorre ridurre RISORSE Nel 2009 di 70 miliardi le uscite i contribuenti hanno statali per finanziare un alleggerimento fiscale

versato 700 miliardi, il 50°/o di quanto prodotto

aro presidente del I, Consiglio, accetti

una critica. Essa non si fonda su un

pregiudizio politico. E tanto meno ignora le re­gole spesso assurde con cui è costretto a governa­re e l 'eredità pesantissi­m a che arriva dal passa­to. Ieril 'Ocse ha certifica­to ciò che tutti sappiamo: l'Italia è salita al terzo po­sto tra i paesi più tassati de lmondo sviluppato. Ci siamo presi la briga di an­dare oltre e fare due con­ti, grazie all'Istat. Eccoli. Negli ultimi dieci anni, dal 2000 al 2009, lo Stato italiano ha speso a più non posso come se fosse u n ricco miliardario e di conseguenza ha raschia­to anche il fondo del bari­le delle imposte. Eppure il suo fatturato (si chia­ma Pil) è andato così co­sì.

Mettiamo giù qualche numero . E par t iamo dal­la spesa. In nove anni le spese correnti (mica quelle per costruire stra­de od ospedali) sono au­mentate di 220 miliardi di euro: si tratta per lo più degli aument i della spe-sapensionistica, dei con­sumi della pubblica (...)

se folli, continuava nella sua e alla crisi che har idot toisag-opera di ipertassazione. In so- gi di sconto a zero) di 9 miliar-li dieci anni i cittadini italiani di l 'anno. Insomma dal pun­iranno incrementato il loro to divista puramente aritme-contributo fiscale di circa tico non ci sono scuse: il ber-170 miliardi di euro. Cerchia- lusconismo haprobabi lmen-mo di essere più chiari: nel te tenuto in efficienza la mac-2009 abbiamo pagato più im- china. Ma il punto è che sia-poste rispetto al 2000, per la mo arrivati al punto di dover-bellezzadi 170 miliardi di eu- larot tamare,questabenedet-ro. ta macchina.

Gentile presidente, in dieci Scrivere è piuttosto sempli-anni non si è affatto invertita ce; governare no. Ma chi aspi­la tendenza tipica dello Stato ra a lasciare u n segno in que-italiano. La strada è sempre sto paese, deve pensare alla la solita: si spende e si tassa. E grande, alla grandissima. Il si cresce poco. Rispetto a soli governo Berlusconi, grazie dieci anni fa i contribuenti ita- anche al ministro Giulio Tre-liani si sono visti sottrarre monti, nonpotevagestireme-una montagna di quattrini. Il glio la crisi economica mon-numero complessivo di diale. E i numer i lo dimostra-quanto paghiamo per tenere no. Abbiamo tenuto la feb-in piedi questo Stato è stato bre a bada. Ma così facendo il nel 2009 pari a 700 miliardi, governo regala ai propri figli quasi la metà della ricchezza un problema e non una solu-che i lavoratori e le imprese zione. In un paese in cui i ta-producono in un anno. Roba gli si contestano per princi-da capogiro. È proprio que- pio, non è facile agire. Ma è sta la cifra che ci ha fatto scala- necessario sottoscrivere un re la classifica dell'Ocse. nuovo contratto con gli italia-

In un'intervista fatta alla ni. Altro che tagli tremontia-Bbc, Keynes, agli inizi degli ni. Il presidente del Consiglio anni '30 diceva: «Cerchiamo dovrebbe riuscire a imporre di non sminuire questi ma- un piano molto semplice, ma gnifici esperimenti e di non ri- coraggioso. Un taglio brutale fiutarci di imparare da essi... d e l 1 0 P e r c e n t o d e l l a s P e s a

I lpianoquinquennaleinRus- pubblica (70 miliardi) con il sia, lo Stato corporativo in Ita- quale finanziare una riduzio-lia... Speriamo che abbiano ne fiscale di pari importo. Un tutti successo». Perfortunafa- gigantesco travaso di risorse.

seismo e comunismo sono Sia chiaro, si tratta di un 'ope-(...) amministrazione e de- morti, purtroppo l 'invaden- razione dolorose,, dolorosissi­

mi stipendi dei nostri dipen- ™ dello Stato nell 'economia ma. Tagliare il 10 per cento di denti pubblici. Mica poco, ha vinto: soprattutto da noi. spesa pubblica, significa ta-Nelfrattempolanostracresci- In molti ritengono che sia tut- gliare prestazioni e stipendi. . e „ f . . . ta colpa del debito pubblico e Ma venire tassati al 50 per ta (quella che m genere si m- ...^ ., . *1„ ... , , .. ,. .. . , ,. ( " ,. , „ agli interessi (circa 70 mihar- cento non lo e altrettanto?

dica con percentuali dello ze- ,?., , , v , . U ! , « J - I W . » . ro virgola) è stata modesta. d l l anno) che paghiamo per Nicola Porro Negli stessi anni in cui incre- onorarlo Essi sono solo ami-

. , .. ,. „„„ sura delia nostra malattia, mentavamo le uscite di 220 Una misura peraltro che è te-miliardi per apparecchiare la n u t a a b a d a dall 'antibiotico tavola e per pagare il servizio, d e i t a s s i d i i r i teresse bassi. Pa­ri fatturato italiano cresceva r a d o s s o d e i paradossi, nel di 330 miliardi. Ma ciò che 2 009enel2010, lanos t raspe-piùcontaècheloStatoesat to- s a p e r i n t e r e s s i è m a g i c a m e n _ reperstaredietroal lesuespe- fe d i m i n u i t a ( i e a l F e u r o

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Economia

Page 95: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il Giornale Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "]

Foglio 2 / 2

Stiamo morendo di tasse: è arrivata l'ora di tagliarle L'Ocse certifica l'insostenibilità della nostra pressione fiscale: L'Italia sale al terzo posto nella classifica mondiale dei tartassati

IL PESO DEL FISCO % sul pil—

Danimarca

Svezia

ITALIA

Belgio

Finlandia

Austria

Francia

Norvegia

Ungheria

Slovenia

Lussemburgo ,( „

Germania É I B i

Rep. Ceca Jay

mm.

EH f i l i l i

BEI (•Ufi

imi MÉM m/m EEE mmà wmm

i » INCUBO

L'appuntamento con la dichiarazione dei redditi è spesso un incubo per i milioni di italiani spremuti dal Fisco

Regno Unito SJ#S

Islanda

Svizzera

USA

Fonte; Ocse ANSA-CENTIMETRI

R i t a g l i o stampa ad uso e s c l u s i v o d e l d e s t i n a t a r i o , non r i p r o d u c i b i l e .

Economia

Page 96: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmutw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \

Foglio "]

DAI

Effetto Pil, sale la pressione fiscale Italia al terzo posto nell'area Ocse

E per prodotto prò capite il nostro Paese è dodicesimo nella Uè

GIOVANI

Penultimi nella classifica

dell'occupazione trai 15 ei 24 anni

ROMA - 11 gettito delle imposte diminuisce, ma la pressione fiscale aumenta, portando l'Ita­lia al terzo posto della classifica Ocse. È un dato un po' paradossale quello diffuso ieri dall'orga­nizzazione per la coopcrazione e lo sviluppo economico, nella versione provvisoria della sua analisi sulle entrate pubbliche nei Paesi del­l'arca. In un altro rapporto, la stessa Ocse ha ricordato la preoccupante situazione dell'occu­pazione giovanile, che vede il nostro Paese al penultimo posto tra i 33 aderenti all'orga­nizzazione, con appe­na 21,7 giovani tra i 15 e i 24 che lavorano anni, su cento.

In entrambi i casi, le cifre riguardano il 2009. Sul fronte del fisco, si tratta del tota­le delle entrate fiscali ,._,_»,„.,„,..»»«,«»«„,»»,,,., dei vari Paesi in rap­porto al prodotto interno lordo: il rapporto è espresso in percentuale. La graduatoria vede al primo posto la Danimarca con il 48,2 per cento, al secondo la Svezia con il 46,4 e al terzo appunto il nostro Paese con il 43,5. Rispetto all'anno precedente, l'Italia avanza di una posi­zione superando il Belgio, mentre ad esempio la Francia, che era quinta, scivola indietro di due posizioni, con il 41,9. A livello di area Ocse, la pressione fiscale complessiva è diminuita di oltre un punto, scendendo al di sotto del 34 per cento.

Le entrate in questione sono quelle tributa­rie (imposte dirette, indirette e straordinarie) e i contributi sociali. E interessante notare che in Italia tra 2008 e 2009 le prime sono calate in cifra assoluta di oltre 14 miliardi (e i contributi di quasi un miliardo) per effetto della erisi. Come si spiega allora l'aumento della pressione fiscale? Il fatto e che il Pi], cioè il denominatore del rapporto, è calato ancora di più, determinan­do quindi un valore più alto della frazione. Insomma imposte e contributi sono calati ma pesano di più su un'economia "dimagrita".

Altri numeri sono arrivati ieri da Eurostat, e

Il Pil procapite nel 2009 Lussemburgo Olanda Irlanda ^ Austria Danimarca Svezia Germania

AV0R0 Belgio Finlandia Regno Unito AREA EURO " Francia ITALIA Spagna UÉ27 " Cipro Grecia Slovenia Rei Portogallo Malta Slovacchia

• Ungheria Estonia Polonia Lituania Lettonia Romania Bulgaria

Fonte Eurostat ANSA-CENTIMETRI

riguardano il Pil prò capite, ossia il prodotto interno lordo diviso il numero degli abitanti di un Paese. Nel 2009 l'Italia era al dodicesimo posto eal di sotto della media dell'area euro, ma saldamente al di sopra della Spagna che l'aveva superata due anni prima. In cima alla graduato­ria il Lussemburgo e l'Olanda.

L Ci.

•; RIPRODUZIONE RISERVATA

RUbmia ilei Palladi stabilità, j i paletti dell'Italia sul debito

|CJLUSPIO. (rj

Facoltà di Economia

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Copie in nostro possesso di cattiva qualità

Economia

Page 97: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmtw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \

Foglio 1 / 2

i#Asw»\n mm wwH^^wwtfw^wwm^ >«w$>w»fi «wwra<w*?

Oggi a Bruxelles atteso il via libera al meccanismo permanente di gestione della crisi. Merkel: «Nessun Paese sarà lasciato solo»

Riforma del Patto di stabilità, i paletti dell'Italia sul debito

Frattini: «Calcolare anche quello privato. Bozza Ecofin coerente» di CRISTINA MARCONI

BRUXELLES -1 punii sa­lienti all'ordine del giorno sono solo due, e apparentemente pri­vi di controversie, ma il vertice europeo dei capi di Stalo e di governo che si apre oggi a Bru­xelles sarà inevitabilmente se­de di discussione per molti argo­menti sensibili legati alla gestio­ne della crisi. A partire da quel­lo sulla governanec economica, su cui l'Italia si prepara a dare batta­glia: se nella riforma del Patto di stabi­lità non verrà dato il giusto spazio ai "fat­tori mitigan­ti" del debito pubblico, co­me la valuta­zione del debi­to privato, il governo "po­trebbe oppor­si, poiché è una decisione che richiede l'unanimità". E' quanto ha di­chiarato il ministro degli Esteri

Franco Frattini, sottolineando come l'Italia, che ha il debito più alto della zona euro dopo la Grecia, abbia per il resto "i conti assolutamente in ordi­ne". Il ministro ha poi precisalo come la bozza di proposta circo­lata fino ad ora sia "perfetta­mente coerente con la posizio­ne espressa dall'Italia" e come "i criteri per il rientro del debi­to varranno in ogni caso a parti­re dal 2014". Bruxelles vuole infatti che in futuro venga data più importanza al parametro del debito, su cui fino ad ora pesa solo l'indicazione, non vin­colante a differenza di quella sul deficit al 3%, che venga mantenuto al di sotto del 60%, ma deve ancora precisare in che misura la riduzione del de­bito potrà essere considerata soddisfacente ed evitare l'aper­tura di una procedura. Il tema non è però ancora sul tavolo e l'obiettivo e di arrivare ad un accordo nel giugno prossimo. Anche la proposta di curobond avanzata dal ministro del Teso­ro Giulio Trcmonti e dal presi­dente dcll'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, sebbene si sia già scontrata con il 'no'

della Germania, non è sul tavo­lo di oggi e domani, ma potreb­be essere discussa. "Se me ne sarà data l'occasione, ne parle­rò", ha dichiarato Juncker, ag­giungendo di essere "sufficien­temente realista per sapere che domani e venerdì questa que­stione non occuperà la scena". Formalmente i leader dei Venti*„ sette saranno chiamali ad ap^ provare una revisione 'chirurgi­ca' del Trattato di Lisbona per consentire la creazione di un meccanismopcrmanentc di ge­stione della crisi, che dal 2013 prenderà il posto della Europc-an Financial Stability Facility messa a punto nel maggio scor­so sulla scia della crisi greca. La modifica del Trattalo avverrà aggiungendo un paragrafo al­l'articolo 136 sul buon funzio­namento dell'unione moneta­ria, aprendola strada alla possi­bilità di creare "un meccani­smo di stabilità per salvaguar­dare la stabilità dell'area nel suo insieme", da attivare con rigide condizioni. Inoltre, ri­prendendo punto per punto le conclusioni raggiunte dall'Eu-'rcfgruppo, la partecipazione dei creditori del settore privato sa­rà valutata "caso per caso".

Spetterà poi ai ministri econo­mici definire al più presto i dettagli tecnici del meccani­smo, a partire dalla sua dotazio­ne finanziaria, che in molti vor­rebbero superiorcai 750miliar-di attualmente a disposizione. La cancelliere tedesca Angela McrkcI, che ieri ha garantito che "nessuno in Europa sarà lasciato solo o sarà lasciato ca­dere", ha voluto ribadire la sua posizione rigorista secondo cui il meccanismo dovrà essere at­tuato solo come "ultima ratio". Ieri a Strasburgo è stato final­mente approvato il bilancio comuni­tario per il 2011, con un aumento li­mitato al 2,9%, co­me chiesto dagli Stati membri. Vie­ne così evitato per un pelo il rischio dell'esercizio prov­visorio che avreb­be messo a repenta­glio progetti impor­tanti come la crea­zione del servizio diplomatico Uè. Moody's, infine, ha minacciato di declassare il rating della Spa­gna. Salgono gli sprcad di Ma­drid e Lisbona.

R i t a g l i o stampa ad uso e s c l u s i v o d e l d e s t i n a t a r i o , non r i p r o d u c i b i l e .

Copie in nostro possesso di cattiva qualità

Economia

Page 98: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmutw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ \

Foglio 2 / 2

IL PARLAMENTO EUROPEO

Approvato il bilancio comunitario

Evitato per il 2011 l'esercizio provvisorio

II debito aggregato Dati in percentuale rispetto al PIL

LA PAROLA «CHIAVE pur OISìARfltM"

Il Patto di Stabilità firmato dai 12 paesi inizialmente aderenti all'Euro stabilisce le regole comuni sui bilanci pubblici ed in particolare fissa un tetto - il famoso 3% - nel rapporto fra deficit e Pil. Il Patto prevede anche che il debito degli Stati non superi il 60% del Pil. Parametro, questo, non rispettato da nessun Paese.

Portogallo Q )

Irlanda f ")

Gran Bretagna ( ^

Spagna Q

Francia ( j )

Grecia Qj)

ITALIA (ty

Germania (%i

Fonte: Eurostat

Famiglie

96,0

104,6

100,1

83,5

50,7

49,7

39,3

61,0

Imprese non finanziarie

157,3

138,4

114,4

135,0

104,5

61,8

79,9

69,0

Pubblica Amministrazione

84,6

82,9

80,3

66,3

82,5

124,9

116,7

76,7

Totale

337,9

325,9

294,8

1284,8

1237.7

236,4

! 235,8

1206.8

Moody's potrebbe declassare il rating diMadrid Salgono gli spread

I ministri Tramonti e Frattini

181 Effetto PiL «ile la pnssùine fismk. Italia i l t e™ fusto nelTan'ii O a t

i i

"ili™ *S : ::;;"

jipiiii

; ~ LUSPIO.f]

Facoltà di Economia

as™.:':..;;--;ai:^i'teSì

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 99: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6 - 1 2 - 2 0 1 0

Pagina 2 3

Foglio 1 / 2

Tra le deicisioni dell'Associazione anche lo stop alle commissioni su un piccolo "rosso" in conto corrente

Abi, via libera alla proroga per il congelamento dei mutui Sei mesi in più per la moratoria alle famiglie in difficoltà

di ROBERTA AMORUSO

ROMA -L'.<\bi con l'erma la ma­no tesa allo Pini in \ istà della scadenza della monitoria sili prestili (il 31 gennaio). Maintan-to, fa slittare di sci mesi la sca­denza per chiedere il congela­mento alle rate dei imitili "diffi­cili". Sul fronte imprese, e anco­ra aperto il tavolo con Confindu-stria:unappuntamentocruciaIc è fissato per il 22 dicembre, subito dopo il passaggio necessa­rio con Bank italia per definire il trattamento di quei crediti alle Pmi dopo la scadenza dell'avvi­so comune. Ma in attesa di arri­vare a una soluzione entro gen­naio, l'Associa/ione bancaria mette agli atti tre mosse impor­tanti per andare incontro alle famiglie, soprattutto a ciucile in difficoltà. n"ló fa «nel pieno rispetto della concorrenza».

La prima mossa, ciucila più significativi, riguarda appunto la decisione, N arala ieri dal comi­tato esecutivo dell'Associazio­ne, di prorogare di ulteriori sei mesi la moratoria sui mutui del-le famigli in affanno (anche que­sta in scadenza a gennaio). Un modo «persia re vicino.'illc fami­glie italiane», spiega Giuseppe

Mussari, presidente dcll'Abi, nel corso della tradizionale con­ferenza stampa di fine anno. Certo, aggiunge lo stesso M ussa­ri, rimane da superare un limite normativo che riguarda i mutui cartolarizzati, «Ma speriamo di superare questa nonna con l'in­serimento di un paragrafo ad hoc nel decreto millcproroghc», chiarisce il presidente. Si tratta, infatti, di permettere la proroga della garanzia anche per que­st'ultimo tipo di mutui (normalmen­te limitata ad un de­terminato perio­do).

L'accordo tra l'Abi e l'associazio­ne dei consumatori risale esattamente a un anno fa. E ha permesso finora di sospendere le rate di pagamento di mutui per un valo­re complessivo di 4 miliardi di euro. Vale a dire di congelare il mutuo di circa 31 mi­la famiglie (in base ai dati di fine settembre). I numeri sono im­portanti, ma «la qualità del cre­dito delle famiglie», assicura

Mussari, «è buona». Basta dire che se in Italia viene mediamen­te finanziato il 65% del valore dell'immobile. E che la media europea è ben oltre il 70%, con la Germania al 79%, la Francia al 72,5%, la Francia al 91% e l'Olanda al 101%. Infine, la ri­schiosità delle famiglie italiane risulta del 50% inferiore rispet­to a quella del '92-'93.

Sempre sul fronte famiglie, si sono altri due capitoli altret­tanto importanti affrontati ieri dal Comitato esecutivo dell'A-bi. La prima riguarda le commis­sioni previste per il superamen­to del fido o il "rosso in conto corrente". L'indicazione emer­sa dalle banche è che di fronte a episodio di saldo negativo sul conto corrente o di superamen­to del fido, purché non ricorren­te e per piccoli importi, non si proceda all'addebito di alcuna commissione. Le modalità di interpretazionedi questa indica­zione sono lasciate alla libertà dei singoli istituti, praji^a^t^-sari. Ma il messaggio''* 'chiaro: «Ancora una volta le banche fanno fronte comune per anda­re incontro ai clienti» e rinuncia­no al recupero anche di quel

Mussari: «Ancora una voltale banche

fanno fronte comune per sostenerci clienti»

LA PAROLA» CHIAVE

MORATORIA MUTUI E' l'accordo firmato a dicembre 2009 tra Abi.e associazioni dei consumatori per sostenere le famiglie in difficoltà nel pagamento regolare delle rate del mutuo. I pagamenti sono sospesi per almeno 12 mesi. E prima della proroga di sei mesi appena varata la scadenza per le richieste era fissata per il 31 gennaio 2011

FAMIGLI

costo medio che sostengono per richiamare un correntista anche di fronte a "un rosso" minimo, sottolinea ancora il presidente.

Altro terreno sul quale gli istituti di credito si impegnano a «garantire più elevati livelli di trasparenza» è quello delle poliz­ze assicurative legate ai mutui. «L'impegno è quello di indicare con maggiore chiarezza quando una polizza è obbligatoria o fa­coltativa per ottenere un credi­to», oltre alla previsione di «tem­pi massimi entro cui chiarire se la propria polizza è conforme o meno» agli standard richiesti dalla banca.

Quanto, infine, al tavolo aperto sui finanziamenti alle Pini, «pensiamo ad un pacchet­to di misure che vada incontro alle esigenze delle aziende che presentano ancora problemi: ri­modulazione delle scadenze, im­pegno in termini di capitale e impiego del fondo di garanzia», spiega Mussari, ricordando che è tecnicamente impossibile una proroga dell'avviso comune. «Mi auguro che prima del 31 gennaio si arrivi a una soluzio­ne», conclude il numero uno di Palazzo Altieri, «perchè ci sta a cuore il ciclo economico e la crescita del Paese»,

E', in miliardi, l'importo

dei mutui sospesi in un anno

E", hi miliardi, la liquidità in più per le Pmi grazie alla

moratoria sui prestiti

ECONOMIA

•HSHiIBSR

L,

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Copie in nostro possesso di cattiva qualità

Economia

Page 100: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 2 3

Foglio 1 / 2

Tra le deicisioni dell'Associazione anche lo stop alle commissioni su un piccolo "rosso" in conto corrente

Abi, via libera alla proroga per il congelamento dei mutui Sei mesi in più per la moratoria alle famiglie in difficoltà

di ROBERTA AMORUSO ROMA -L'/\bi conlermalama-no tesa alle Pini in \ istà della scadenza della moratoria sui prestili (il 31 gennaio). Maintan-to, fa slittare di sci mesi la sca­denza per chiedere il congela­mento alle rate dei mutui "diffi­cili". Sul fronte imprese, e anco­ra aperto il tavolo con Confindu-strìa:unappuntamentocruciale è fissato per il 22 dicembre, subito dopo il passaggio necessa­rio con Bank italia per definire il trattamento di quei crediti alle Pmi dopo la scadenza dell'avvi­so comune. Ma in attesa di arri­vare a una soluzione entro gen­naio, l'Associa/ione bancaria mette agli atti tre mosse impor­tanti per andare incontro alle famiglie, soprattutto a quelle in difficoltà. n"ló fa «nel pieno rispetto della concorrenza».

La prima mossa, quella più significati\a. riguarda appunto la decisione, N arala ieri dal comi­tato esecutivo dell'Associazio­ne, di prorogare di ulteriori sei mesi la moratoria sui mutui del-lefamigli in affanno (anche que­sta in scadenza a gennaio). Un modo «persia re vicinoallc fami­glie italiane», spiega Giuseppe

Mussari, presidente dcll'Abi, nel corso della tradizionale con­ferenza stampa di fine anno. Certo, aggiunge lo stesso M ussa­ri, rimane da superare un limite normativo che riguarda i mutui cartoJarizzati. «Ma speriamo di superare questa norma con l'in­serimento di un paragrafo ad hoc nel decreto mille-proroghe», chiarisce il presidente. Si tratta, infatti, di permettere la proroga della garanzia anche per que­st'ultimo tipo di mutui (normalmen­te limitata ad un de­terminato perio­do).

L'accordo tra l'Abi e l'associazio­ne dei consumatori risale esattamente a un anno fa. E ha permesso finora di sospendere le rate di pagamento di mutui per un valo­re complessivo di 4 miliardi di euro. Vale a dire di congelare il mutuo di circa 31 mi­la famiglie (in base ai dati di fine settembre). I numeri sono im­portanti, ma «la qualità del cre­dito delle famiglie», assicura

Mussari, «è buona». Basta dire che se in Italia viene mediamen­te finanziato il 65% del valore dell'immobile. E che la media europea è ben oltre il 70%, con la Germania al 79%, la Francia al 72,5%, la Francia al 91% e l'Olanda al 101%. Infine, la ri­schiosità delle famiglie italiane risulta del 50% inferiore rispet­to a quella del '92-'93.

Sempre sul fronte famiglie, si sono altri due capitoli altret­tanto importanti affrontati ieri dal Comitato esecutivo dell'A-bi. La prima riguarda le commis­sioni previste per il superamen­to del fido o il "rosso in conto corrente". L'indicazione emer­sa dalle banche è che di fronte a episodio di saldo negativo sul conto corrente o di superamen­to del fido, purché non ricorren­te e per piccoli importi, non si proceda all'addebito di alcuna commissione. Le modalità di interpretazione-di questa indica­zione sono lasciate alla libertà dei singoli istituti, prosila i s ­savi. Ma il messaggio''* chiaro: «Ancora una volta le banche fanno fronte comune per anda­re incontro ai clienti» e rinuncia­no al recupero anche di quel

Mussari: «Ancora una volta le banche

fanno fronte comune per sostenere i clienti»

LA PAROLA» CHIAVE

MORATORIA MUTUI E' l'accordo firmato a dicembre 2009 tra Abi.e associazioni dei consumatori per sostenere le famiglie in difficoltà nel pagamento regolare delle rate del mutuo. I pagamenti sono sospesi per almeno 12 mesi. E prima della proroga di sei mesi appena varata la scadenza per le richieste era fissata per il 31 gennaio 2011

FAMIGLI

costo medio che sostengono per richiamare un correntista anche di fronte a "un rosso" minimo, sottolinea ancora il presidente.

Altro terreno sul quale gli istituti di credito si impegnano a «garantire più elevati livelli di trasparenza» è quello delle poliz­ze assicurative legate ai mutui. «L'impegno è quello di indicare con maggiore chiarezza quando una polizza è obbligatoria o fa­coltativa per ottenere un credi­to», oltre alla previsione di «tem­pi massimi entro cui chiarire se la propria polizza è conforme o meno» agli standard richiesti dalla banca.

Quanto, infine, al tavolo aperto sui finanziamenti alle Pmi, «pensiamo ad un pacchet­to di misure che vada incontro alle esigenze delle aziende che presentano ancora problemi: ri­modulazione delle scadenze, im­pegno in termini di capitale e impiego del fondo di garanzia», spiega Mussari, ricordando che è tecnicamente impossibile una proroga dell'avviso comune. «Mi auguro che prima del 31 gennaio si arrivi a una soluzio­ne», conclude il numero uno di Palazzo Altieri, «perchè ci sta a cuore il ciclo economico e la crescita del Paese»,

E', in miliardi, l'importo

dei mutui sospesi in un anno

E', in minatila liquidità in più per le Pmi grazie alla

moratoria sui presi

ECONOMIA

•HSHiIBSR

L,

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, riproducibile.

Copie in nostro possesso di cattiva qualità Economia

Page 101: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 2 3

Foglio 2 / 2

Il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 102: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 2 3

Foglio 2 / 2

Il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 103: Rassegna Stampa del 16/12/2010

MMtmmw Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0

Pagina 2 4

Foglio "]

In Europa le vendite sono calate del 6,5%. Il Lingotto scende del 23,7%, Alfa Romeo in rialzo del 25,6%

Auto, novembre nero. In Italia -21,1% Padoa-Schioppa, Perissinotto e Bombassei nel cda di Fiat Industriai

ROMA - Non si ferma il calo de) mercato dell'auto: a novem­bre in Europa le vendite si sono ridotte del 6,5% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Le immatricolazioni hanno rag­giunto le 1.069.268 unità che fissano, in undici mesi, un calo complessivo del 5,7% per un totaledi 12.349.743veicoli regi­strati. Tutti in arretramento, a novembre, i mercati principali: Spagna -25,5%, Italia -21,1%, Gran Bretagna -11,5%, Francia -10,8, Germania - 6,2%. Nei primi undici mesi dell'anno, invece, la classifica vede il Re­gno Unito a +3,4%, Spagna a +5,9% mentre la Francia è a -2,4%, Italia a -8,2% e Germa­nia a -25,2%. Caduta complessi­va a-5,7%.

Le nuove immatricolazioni di Fiat Group Automobiles hanno subito in Europa (Uc a 27 + Efta) un crollo del 23,7%, attestandosi a 74.194 vetture, contro le 97.301 registrate a novembre 2009. Ad ottobre le

vendite di FGA in Europa ave­vano registrato un calo del 32,7% a 73.774 unità. Nei pri­mi 11 mesi dell'annoia flessio­ne del gruppo torinese si è atte­stata in Euro­pa al 16,9%, a fronte di 971.201 nuo­ve immatrico­lazioni, con­tro le 1.169.084 del­lo stesso perio­do del 2009.

Riguardo ai singoli brand del gruppo torine­se, l'unico con vendite in pro­gresso in Europa risulta l'Alfa Romeo che, con 10.023 nuove immatricolazioni, segnami rial­zo del 25,6% rispetto alle 7.983 vetture vendute a novembre 2009. In calo del 27,3% Fiat, che ha immatricolato 57.208 nuove vetture contro le 78.640

di un anno fa, mentre i volumi Lancia scendono del 35,6% a 6.619 unità, contro le 10.278 di novembre 2009. Nel consunti­vo dei primi 11 mesi, Fiat scen­de del 18,5% a 771.458 unità, Lancia va giù del 17,5% a 92.886 unità e Alfa Romeo con­tiene il calo al 3%, con 100.759 immatricolazioni.

Secondo Eugenio Razelli, presidente Anfia (associazione nazionale industrie automobili­stiche), «la flessione (di novem­bre) è un po' più contenuta rispetto ai mesi scorsi e riflette sì i primi segnali di ripresa della fiducia dei consumatori, ma deriva anche dalla ormai prossi­ma scadenza, a fine anno, dei programmi di incentivi mante­nuti da alcuni Paesi, primo tra tutti la Francia». Secondo Ra­zelli, quindi, «è probabile che anche a dicembre l'andamento del mercato venga influenzato da questi fattori, portando a una chiusura del 2010 stimata

intorno a oltre 13.500.000 uni­tà (-6,7% sul 2009)».

Intanto Fiat annuncia che con Sergio Marchionnc, presi­dente, siederanno nel cda di Fiat Industriale Alberto Bom­bassei, Gianni Coda, John Elkann, Robert Liberatore, Li­bero Milonc, Tommaso Pa­doa-Schioppa, Giovanni Peris­sinotto e John Zhao, vicepresi­dente della Lcnovo, la società che ha acquisito la divisione Personal Computer di Ibm. Nel comunicato l'azienda e Fiat Industriai affermano inol­tre che Borsa Italiana ha emes­so il provvedimento di ammis­sione a quotazione delle azioni ordinarie, privilegiate e di ri­sparmio di Fiat Industriai sul Mercato Telematico Aziona­rio. 11 nuovo consiglio diverrà operativo con effetto dalla data di efficacia della scissione ed avrà scadenza in concomitanza dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio del­l'esercizio 2011.

Cos. "> RIPRODU?IONC WSLRVA1A

WMiFSWl m BSiHSA

Le azioni ordinarie, privilegiate e risparmio di Industriai ammesse al mercato telematico

Un operaio alla catena di montaggio

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 104: Rassegna Stampa del 16/12/2010

l'Unità Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina \ (

Foglio "]

Intervista a Giacomo Vaciago

Un'ingiustizia sociale che pregiudica lo sviluppo del Paese L'economista dell' Università Cattolica sostiene che «purtroppo ci è toccata la destra peggiore» che impoverisce le famiglie e frena le imprese

Fiducia casuale «I tagli lineari ai servizi pubblici sono frutto di una politica casuale, come ha dimostrato anche il voto sulla fiducia»

LAURA MATTEUCCI

MILANO [email protected]

Gli studenti vanno in piazza e hanno ragio­ne. La necessità dei ta­gli ai servizi pubblici si può anche capire, ma

che siano lineari, e quindi frutto di una politica casuale, è invece incom­prensibile. Anche in Inghilterra ta­gliano, così come in Francia e in Ger­mania, tutti paesi governati, come il nostro, dalla destra: perchè a noi do­veva toccare la destra peggiore?». Il giorno dopo la fiducia incassata, a sconfessare il governo Berlusconi so­no gli ultimi dati Ocse, quelli che parlano di una pressione fiscale in aumento nel 2009 rispetto al 2008, nonostante le reiterate promesse di riduzione. Adesso quanto a volume di tasse da pagare siamo al terzo po­sto tra i paesi avanzati, dopo Dani­marca e Svezia che in compenso, co­me offerta di servizi, ci distanziano da sempre anni luce. Così la pensa anche Giacomo Vaciago, direttore dell'Istituto di economia e finanza all'Università Cattolica di Milano: «Il problema delle tasse è chi le pa­ga, e che cosa riceve in cambio». In Italia pagano sempre i soliti noti. «In Italia la storia non cambia mai: alcuni pagano troppo, altri troppo poco o niente del tutto, e in cambio i servizi non offrono, è un eufemi­

smo, una qualità eccelsa. Non si trat­ta solo di un'enorme ingiustizia so­ciale: il fatto è che finiamo anche per non attirare alcun tipo di investi­mento dall'estero, a parte quelli che vanno a ingrassare l'economia som­mersa. Arriva solo l'economia nera, che entra per strade traverse, certo non quella in chiaro, definita dagli accordi tra governi. Il principale no­do politico delle democrazie moder­ne è sempre lo stesso: tassare i citta­dini in cambio di servizi pubblici, che si presumono sufficienti ed effi­cienti». Ma da noi è il contrario: più tasse, me­no servizi, visto che sono stati ogget­to di consistenti tagli. «Il problema di tagliare i servizi è co­mune, la necessità c'è, il punto è co­me farlo: un conto è scegliere, un al­tro procedere con riduzioni linea­ri, frutto di una politica casuale. Del resto, anche il voto di fiducia al governo è stato del tutto casua­le, un prodotto della sorte che non ha a che fare con ragionamenti po­litici, ma con personalismi e que­stioni contingenti che avrebbero benissimo potuto dare il risultato opposto».

Della promessa di ridurre le tasse Berlusconi ha fatto uno dei cardini della sua campagna elettorale. «Promesse elettorali, appunto. Un governo di destra come quello te­desco ha aumentato l'Iva e ridotto

le tasse sulle imprese, ma la nostra destra è peggiore e non è in grado di fare nemmeno questo». Però la situazione economica neces­siterebbe di un governo forte, capa­ce di scelte e decisioni. «Ma non è così. Non drammatizzia­mo, non credo a un precipitare del­la situazione: la nostra sarà una lenta decadenza da mancata cre­scita, durante la quale ci mangere­mo le grandi ricchezze che abbia­mo. L'Ocse ci spiega quello che già sappiamo: è calato il reddito più della pressione fiscale, siamo più poveri».

Soprattutto, i figli di oggi saranno più poveri dei loro genitori. Tra l'al­tro, i dati sull'occupazione giovanile dell'Ocse sono preoccupanti, nel 2009 solo 1 ragazzo su 5 risultava occupato. «Dati drammatici, direi. Abbiamo protetto i vecchi, non per decisio­ne politica, ma perchè a questo ten­dono il nostro welfare, la mancan­za di meritocrazia, le tutele che ai precari non si applicano. In questa società immobile i cognomi sono tornati ad essere importanti: tra gli anni '50 e '70 chi nasceva pove­ro poteva sperare di diventare ric­co, che poi è il grande sogno del capitalismo. Adesso è il contrario. E i giovani migliori vanno all'este­ro, e finiscono per non tornare più. Anche questa è una tassa per il Pae­se». •

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia

Page 105: Rassegna Stampa del 16/12/2010

il manifesto Quotidiano

REGIONE BASILICATA

Data 1 6-1 2-201 0 Pagina "]

Foglio "]

LA CRISI EUROPEA

Bruxelles, non c'è lavoro Galapagos

E un'Europa a pezzi quella che si riunisce oggi a Bruxelles. I capi di stato e di governo riuniti nel Con­

siglio d'Europa si trovano di fronte a una situazione che si sta deteriorando: il prossimo anno è atteso un forte rallen­tamento del tasso di crescita; l'occupa­zione non aumenterà e nuovi focolai di crisi finanziaria esploderanno, coinvol­gendo non solo paesi marginali, come Grecia e Irlanda, ma anche grandi co­me la Spagna che da ieri è sotto osserva­zione per una possibile riduzione del ra­ting che inevitabilmente porterà Ma­drid a dover pagare tassi di interesse più alti sul debito.

O leri l'Ocse ha segnalato che nei paesi dell'Orga­nizzazione la disoccu­

pazione ha ripreso a crescere toccando - nella media -1'8,6% in ottobre. Stiamo parlando dei paesi maggiormente sviluppa­ti. Non a caso l'Ilo, l'Organizza­zione intemazionale del lavo­ro, nel rapporto annuale sulle retribuzioni ha sottolineato co­me la crisi globale ha avuto ef­fetti devastanti per il mercato del lavoro, creando quasi 29 mi­lioni di nuovi disoccupati, di­mezzando il tasso di crescita globale dei salari e ampliando l'incidenza delle retribuzioni basse sul totale. In cifre assolu­te il numero totale dei disoccu­pati era salito alla fine del 2009 a circa 207 milioni. «Lo studio mostra un'altra faccia della cri­si occupazionale. La recessione non è stata drammatica solo per i milioni di persone che hanno perso il lavoro, ma ha avuto ricadute anche per colo­ro che lo hanno conservato, ri­ducendo il loro potere d'acqui­sto e benessere generale», ha commentato il direttore del­l'Ilo Juan Somavia. Che sottoli­nea come la stagnazione dei sa­lari dopo essere stato uno dei fattori che ha innescato la crisi, continui a indebolire l'econo­mia di molti paesi.

Lo studio dell'Ilo evidenzia un altro aspetto rilevante: nei Paesi avanzati è stato un decen­nio di moderazione salariale, considerando che l'incremen­to delle retribuzioni reali è sta­to solo del 5% tra il 1990 e il

2009. Il rapporto rileva come la maggior parte dei paesi che hanno registrato un calo dei sa­lari reali ha anche segnato un calo della produttività. Insom­ma, come dimostrò magistral­mente Paolo Sylos Labini parec­chi anni fa, la spinta alla ricerca e all'innovazione (quello che potremmo definire «progresso tecnico») nasce proprio dagli al­ti salari. Al contrario i paesi do­ve la dinamica salariale rista­gna - o peggio ancora diminui­sce - vedono inevitabilmente ri­stagnare anche la crescita del Pil. Senza contare i problemi che ne conseguono, di finanzia­mento del welfare, o sui para­metri di deficit e debito pubbli­co rispetto al Pil. E l'Italia ne è il «migliore» esempio.

La crisi scoppiata nel 2009 per cause finanziarie era in real­tà una crisi delle economie rea­li che covava da tempo: un'in­sufficiente domanda provocata da una indecente distribuzione dei redditi nettamente peggio­rata a danno del lavoro dipen­dente negli ultimi 20 anni. Ma i potenti della terra (e le loro or­ganizzazioni, tipo la Bce e il Fondo monetario ) hanno fatto finta di non accorgersene. Cer­to, sono stati abbastanza tem­pestivi nell'allargaie i cordoni della borsa, ma i soldi (migliaia di miliardi di dollari e euro) hanno preso la strada sbaglia­ta: il salvataggio del sistema fi­nanziàrio, e di conseguenza dei redditi e dei rentier che campano sulla finanza. Il siste­ma produttivo invece non ha avuto bailout, cioè cinture di salvataggio. Al contrario è stato chiamato in maniera determi­nante al salvataggio altrui.

A Grecia e Irlanda sono state imposte politiche restrittive ter­ribili per poter salvare il loro si­stema finanziario frantumato dalla speculazione e dalla fuga di capitali. Una sola cifra: negli ultimi due mesi dall'Irlanda c'è stata una fuga di oltre 20 miliar­di di euro. Grecia e Irlanda han­no una struttura produttiva dia­metralmente opposta. Eppure ora sono uniti da un medesimo disagio sociale. Disagio che col­pisce anche il Portogallo e la Spagna, ma anche la Gran Bre­

tagna e l'Italia. Disagio che vie­ne accresciuto dallo smatella-mento dello stato sociale e che provoca sacrosante rivolte so­ciali che scatenano i benpen­santi contro la violenza. Ma chi è veramente violento? Chi di­fende la propria vita o chi pre­tende ulteriori sacrifici da chi da una vita si sacrifica?

La risposta dovrebbe darla oggi a Bruxelles il Consiglio d'Europa. Ma non c'è da farsi il­lusioni: l'obiettivo comune non è la costruzione di un mon­do diverso e migliore, ma la conservazione di «questo» mondo classista e pieno di con­traddizioni. Al massimo si liti­gherà su punti marginali come la creazione degli euro bond, mentre tutti saranno d'accordo a rifinanziare la Bce per consen­tire ai banchieri centrali di in­tervenire con più munizioni per 0 salvataggio del sistema creditizio. E al lavoro, cioè alla vita di milioni di donne e di uo­mini, non penserà nessuno.

Oggi a Bruxelles la cecità della Uè

1 il manifesto

nellArma ; Grecia ferma, : Atene brucia

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Economia