Rassegna stampa del 03/01/2011
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Via Appi» 7401EMas.natra fTA}
099 880.iS 45 099.880.10.23
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA
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IL GIALLO DI POTENZAI RETROSCENA DEL CASO RESTIVO CON EPISODI INQUIETANTI AVVENUTI PRIMA DELLA SCOMPARSA DI ELISA BASILICATA IMPRODUTTIVE, COSTOSE E CON TROPPE MISSIONI
D buono, il vero, il cattivo «Tagliate» Danilo e le sue 3 personalità 7 sedi lucane Messaggi alle ragazze firmati Francesco, Giuseppe e Vittorio U C l l c l K C ^ l O H C
«Un pericoloso delirio sconvolgeva la sua
mente», dicono oggi gli investigatori. E allora?
• Vittorio era cattivo e molesto, Francesco buono e gentile e Giuseppe era il nome che aveva scelto per sé. Sono ì tre «io» di Danilo Restivo, indagato per l'omicidio di Elisa Claps e incriminato in Inghilterra, dove si è trasferito una dee lnadi armi fa, per il delitto della sarta Heather Barnett, la sua dirimpettaìa. Poco prima che Elisa sparisse nel nulla, quel U settembre del 1993. Danilo aveva preso di mira al cune sue vicine di casa, studentesse universitarie e, a Potenza, avevano preso in affitto un appartamento proprio di fronte al palazzo in cui abitavano i Restivo. È nelle lettere che invia alle sue dirimpettaie che Danilo costruisce i tre personaggi.
AMENDOLAAA A PAGINA II »
CAPODANNO
EnSZ3aoroooooi
Cresce l'usura la Finanziaria lo ignora
• Usura in crescita in Basilicata e poste regionali ferme alla cifra già inadeguata dì lOOmila eli ro. La denuncia é dell'associazione Sos Impresa Basilicata (Con-fesercenti) che ha segnalato l'aumento delle vittime (oltre il 1B% fra gli operatori economici attivi in Basilicata), tassi e scommesse.
SERVIZIO A PAGINA III »
Tra il 60 e l'88% dei giorni j di servizio impiegati per «missioni» nelle sedi di
Potenza e Matera
• «Scarsa attività», costano troppo e fanno «troppe missioni», Per questi motivi la Regione ha deciso di chiudere 7sedi lucane. A finire sotto la scure della «razionalizzazione» la metà delle sedi regionali esistenti in Basilicata: sono quelle di Bernalda. MaiTo-nia. Irsina e Tricarico nel Mate-rano e di Moliterno. Muro Lucano e Genzano di Lucania, in provincia di Potenza. Ad essere ((salvate», invece, lesedi di Polìcoro, Villa d'Agri; Lagonegro, Senise, Metaponto e Melfi. La Regione annuncia un risparmio di 470 mila euro su 980 mila. Ma, se erano inutili e dispendiose, ci voleva la crisi per far pensare che i soldi pubblici potessero essere spesi per cose serie e utili ai lucani'
INCISO A PAGINA III «
INCONTRO MULJICTNICO A C A N H L L A R A ; PROTAGONISTI 22 RAGAZZI DELIA REUNION
Fine d'anno esotico con danzatrici creole e lucane La Réunion sbarca a Cancellerà dova si è chiuso con un tocco di bellezza esotica il 2010. Un gruppo di 22 ragazzi, provenienti dall'isola della Réunion (Francia d'oltremare), è stato ospite del centro lucano nell'ambito del programma «Gio
ventù in azione», promosso dall'Unione Europea ed elaborato dalle sezioni di Potenza e Napoli dell'Alitante Frammise. Confronto di culture, cibi, danze e ritmi lucani e creoli.
SERVIZIO A PAGINA I I »
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LE ESEQUIE A SAN CATALDO L'ultimo saluto della gente di San Cataldo al cìcloamatore Francesco
travolto da un'auto
risii» A PAGINA II »
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1 ^ .
EROSIONF La costa ionica
1
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• Il Comitato SOS. Costa .Ionica torna a chiedere risposte ur genti alla Regione e ai suoi precedenti ammitùsiralori sulla tjns-stione dell'arretramento costiero di Metaponto e dell'intera area Ionica lucana. Il Comitato, stanco di un trito gioco delle parti (tra
operatori turistici e amministra-toril che si trascina da tempo, concentra l'attenzione sulle strutture portuali sorte lungo la fascia
MORIZZI A PAGINA IV »
Step One Alito «Ferrosudnon ci interessa più»
• FeiTosud Un altro finale amaro per lo stabilimento di Je-sce Anche fi 2010 si è chiuso con una porta sbattuta. La StepOnedi Tito, che aveva avanzato una proposta per l'acquisizione dello stabilimento di materiale rotabiledi Matera, ha dichiarato «che non sussistono più le condizioni».
SERVIZIO A PAGINA IV »
Contro la crisi via ai saldi a Potenza e a Matera
LAGIMHDIA A PAGINA III »
LAVELLO
Sequestrati 30 kg di botti illegali dai CC: 3 denunciati
SERVIZIO A PAGINA I I I»
MATERA
Cittadini irritati bollette di luce e gas dopo la scadenza
SERVIZIO A PAGINA IV
FUNERALI FRANCESCO SABATO, 52 ANNI. TRAVOLTO DA UN'AUTO METflPONTINO IL COMITATO CHIEDE RISPOSTE URGENTI ALLA REGIONE
L'ultimo saluto di Bella Erosione della costa jonica al cicloamatore investito e le strutture portuali
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POTENZA • 1042466
OGGI IN OMAGGIO LO SPECIALE "2010 IN PRIMA PAGINA" E L'INSERTO "UN ANNO DI SPORT" • RICHIEDETELI AGLI EDICOLANTI
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Far studiare i lucani negli "altri" atenei costa il doppio di quanto otteniamo dalle royalties
Il "patto" dei fuori sede
PIÙ del 70% degli l e v a i
Iscrìtti lucani all'università lasci» la studiare fuori regìone.A PAGINA S
L'allarme di Sos Impresa: sempre più lucani rovinati dalle "macchinette mangiasoldi"
Giochi e scommesse, cresce l'usura Lavello Botti di
Capodanno:
tre giovani
sorpresi
con 30 chili
di esplosivo
A PAGINA 4 s «
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Giocatori lucani sempre più a rìschio usura. A PAGINA 2
Maratea Fiamme in
una soffitta
per colpa
della canna
fumaria:
nessun ferito
A PAGINA 4
Intanto ad Anzi festa lungo il percorso della Natività
Il Presepe delle polemiche Boom di presenze e disservizi: Molerà discute ancora
Area Sud in rivolta. Ieri dibattito sulla Nuova Tv
Didn.rfhHit sulle Comunità loadi, scelta "neo centralista'' della Regione
Le lunghe file di visitatori presenti alla rappresentazione vivente del 29/12 a Matera. Ad Anzi festa grande per il "Presepe Day" in un percorso di grotte e cantine. ALLE PAG. S E 41
LAGONBGRO • Gli effetti della legge regionale che determinerà la soppressione delle Com unità locali e gli effetti sul territorio. Se ne è discusso ieri a LagonegTO con i due presidenti delle comunità montane dall'Area Sud Carlomagno e Trupa. »Si tratta - è stato detto - dell'ennesimo tentativo di accentramento da parte della Regione» .
A PAGINA 3
Nel Ma f erano recapitate 1 x rilette scadute da giorni
A Matera e Pomarìco problemi per l'utenza secondo Adlcomum A PAG. 42
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LA NUOVA UN ANNO DI SPORT fk
IN f | § BASILICATA PJ
Potenza, rione Verderuolo somiglia ad una "favelas"
OGGI IN ABBINAMENTO GRATUITO CON LA NUOVA
STSAOITNIGÌTTT"
L'imam attacca il Papa: perché non ha chiesto protezione per i musulmani?
• pagina 4
OGGI tutti gli eventi del 2010
REGIONI Buoni propositi per il 2011 Politica e sindacato: •Sia l'anno delle riforme»
0 1 ^^^k mt W 1 0 rfe//.i Basilicata
il Quotidiano Anno 10. n.2€ 1.00 www.llquolidianodellabasillcata.lt Lunedi 3 gennaio 2011
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GRUPPO INDUSTRIALE SERRAMENTI
Prima domenica dell'anno tra saracinesche aperte e sconti
E' assalto ai negozi Corsa ai saldi a Potenza. A Matera avvio in polemica POTENZA - Fino al 30, in qualche caso anche aJ 50%. Questi gli aconti tra le boutique di via Pretoria, a Potenza. L'aasalto alle vetrine inizia con cualche ora di ritardo, data l'abitudine di larga parte dei commercianti del centro di posticipare l'apertura oltre le dieci del mattino Davanti ad alcuni negozi di veatìti. comunque, le Ole hanno iniziato a formarsi già dalle prime ore del mattino. Lo shopping è continuato per tutto 11 pomeriggio, complice anche la domenica e un clima insolitamente pocoostile. Affluenza considerevole anche nei nuovi quartieri di interesse commerciale, come via del Gallitello. Amara sorpresa, però, per ohi ha pensato di posteggiare l'auto In centro. 1 vigili urbani hanno consegnato pacchi di m u! te ai trasgressori.
servizio u. pagina 9
Lega Pro
Melfi e Matera: stadi sempre più vuoti
Basket Roberto Miriello analizza l'andata delle più importanti squadre di Basilicata Volley Il Mercato dell'Oro sfrutta la pausa per recuperare gli i i id is pon ibi li
MATERA - Non tutti i commercianti sono d'accordo con L'anticipazione dei saldi al due gennaio. Per esempio gli esercenti di Matera si spaccano in due. C'è chi, richiamando l'onda lunga della crisi, è contento di poter vendere, pure a prezzi scontati, senza doversene restare per altri dieci giorni con le mani in mano. Matc'e anche chi, invece, considera il ribasso dei prezzi della merce, operato cosi in anticipo, addirittura l'indice della «morte del commercio» Opinioni distanti, ma alla fine saracinesche tutte aperte nella prima domenica del 2011. Dopo una settimana di "fermo' post-natalizio, i materani sono tornati a visitare i negozi, a scegliere e comperare spessi} a prezzi così scontati da rasentare il 50%. E non era che il primo giorno.
servizio a pagina 12
Basket Bawer, la vera forza è sugli esterni Publisys condannata anche dai numeri Basket
Enzo Maria lascia la panchina a Senise Potrebbe arrivare Dino De Angelis
• . SANITOPOUn CARO DIRETTORE, AL DOSATORE
SCELGO LA MITRAGLIA DI DI CONSOLI
diPINOSURIANO
Caro direttore, come sai vi vo in Basilicata e ho trent 'anni. Nient'al tro, se non questo, mi da titolo ad esprimere qual-cheopinione. Ho letto lalettera aperta ailucani di Andrea Di Consoli e il tuo editoriale. Li ho pesati e confrontati, e a uncertopuntoniisonachiestoeiodacheparteBto?
segue a pagina 6
ABBIAMO PRESO COSCIENZA ORA PERÙ BISOGNA AGIRE
di ROSARIA SCARA1A
Caro Andrea, hai dato voceatuttelepersoneperbeneche pagano le tasse, indignate dallo strapotere di una decina di persone: i geniali Luongo, Viti. Bubbìco. Pittella, Antezza, De Filippo . e i signori Viceconte, Latronieo. Taddei e Pa-gliuca nsUerizioélapiùgi^naepaura.C'èriscattoinuna
segue a pagina 6
Su QUELL'INDAGINE
LA DIFESA È DIFFICILE
di ANTONIO-BILANCIA
n Giornale conia vicenda dei presunti legami tra alcuni polìtici Lucani e il mondo della droga e della malavita organizzata e Libero con la cosiddetta Sanitopoh lucana, hanno, in negativo, portato alla ribalta nazio
i a pagina 6
Calcio poterti Dodici mesi da dimenticare Intrighi epersonaggi dalla A alla Z
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CONTRO
I PRIVILEGI
SERVE PIÙ CULTURA
di NINO D'AGOSTINO
Clie la cultura, intesa come insieme di conoscenze, abitudini, comportamenti di una comunità, sia alla base di qualsiasi ipotesi di sviluppo economico è ormai concetto aconiti to da parte degli economisti, sociologi, politici, imprenditori. 9u questa base, la questione diventa che tipo di cultura esprime il capitale urna-nodi un dato territorio.
Molte delle cause del sottosviluppo della Basilicata risalgono al basso Livello culturale che permea la società regionale e
segue a pagina 7
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina 3
Foglio "1
Politica e sindacato rilanciano su piano sanitario ed enti sub-regionali, tra tagli e concertazione
Se questo è l'anno delle riforme Invito alla responsabilità: «Meno strutture e più occupazione». Ricordando la ricerca
POTENZA - L'anno appena oomincia-to.perlaRegioneBasilicata, prospetta all'orizzonte un appuntamento ormai inderogabile, la riforma complessiva della governance. Lo chiedono più fronti, lo stesso esecutivo del governatore EU LiÌ!M'I'l n e n a fatto punto di forza chiudendo l'anno con un duro dibattito sulle comunità locali tracciato in consiglio. Per poi cominciare a mettere nero su bianco, sul tanto atteso piano regionale, l'indirizzo di un'altra grande riforma lanciata da tempo, la razionalizzazione (non solo organizzativa) del settore sanitario. Che non è certo semplice questione economica.
E adesso che comincia un nuovo anno di attività amministrativa, la politicae il sindacato non rinunciano al ruolo di indirizzo e sollecitazione su temi tanto caldi. Visto l'invito «a raddoppiare ogni sforzo per raccogliere la pesante sfida che ci attende tutti, senza alcunaesclusione», che il presidente US [ 2 B S ^ n a affidato al messaggio di fine anno, Antonio Flo-villa, coordinatore regionale della HJsSSHSIBsJdellaRosaper l'Italia verso il Partito della Nazione, raccoglie e rilancia. «Questo deve essere l'anno della responsabilità e delle riforme sulla governance territoriale e di settore, portando a termine il percorso già tracciato in occasione della finan-ziariaregionale». Detto in altri termini l'aspettativa è per «meno enti e meno strutture», magari con «più provvedimenti di sviluppo ed occupazione». A patto che la "responsabilità" non generi equivoci: «Serve chiarezza di orientamento sui problemi, sui
rischi realichelasituazionepresenta e le strade da percorrere per avviare un processo per uscire dalla crisi, su quali riforme siano immediate ».
Scendono invecepiù nello specifico gli uomini del Psi. Dalla sezione Per-tini di Rionero in Vulture, la segretaria Angela Bagnoli, non nasconde la preoccupazione per la prospettiva presentata proprio dal piano sanitario: non mandano giù, seguendo così un'accorata levata di scudi dei giorni scorsi, « i tagli alle strutture sanitarie decise dalla giunta regionale». L'incomprensione nasce da una riduzione di risorse di 6,5 milioni di euro per una strut tura come il Crob di Rionero, istituto di ricerca a carattere scientifico».
L'assessore lucano alla Sanità, At-tolio Martorano, aveva spiegato, replicando in particolare ai dissensi che simili tagli avevano sollevato sul fronte dell'azienda ospedaliera del capoluogo San Carlo, che «il riparto del 2011 non fa altro che riportare la quota di finanziamento al livello del 2008 », prime che i bilanci in rosso dovessero essere coperti con fondi aggiuntivi. Così, «in un clima di ristrettezze, con il fondo regionale che era e resta sottodimensionato nel suo complesso rispetto ai reali fabbisogni, tutti sono chiamati a esercitare le virtù di razionalizzazione ».
Ma le preoccupazioni restano. E pure le critiche. «Dalle dichiarazioni espresse nel'ultimo consiglio regionale, basate sul rilancio degli investimenti nella ricerca - prosegue Bagnoli - ci saremmo aspettati una conseguente rivalutazione della funzio
ne dell'unico istituto di ricerca scientifica oncologico . La ricerca, specie se qualificata e riconosciuta a livello internazionale, va sostenuta nei fatti e con gli opportuni finanziamenti». I tagli, allora, meglio dirigerli in altri settori, come «l'improponìbile selva dei carrozzoni politici istituzionali, sempre salvaguardati». Nell'ideache tagliare la ricerca significhi «ipotecare il futuro della regione, sottraendone una fetta alle giovani generazioni per quel poco che è rimasto ».
Ma di governance e strutture parlano anche i sindacati. E' la Cisl a richiamare il destino dei lavoratori, spesso precari, di alcuni enti sub regionali quali l'Alsia, l'Arbea o le soppresse Comunità montane. I recenti provvedimenti regionali «hanno generato - dice il segretario lucano della Pp -Cisl, Giovanni Sarli - forti preoccupazioni trailavoratori, dipendenti e non, poiché non sono stati affronta-ti,neldettaglio,aspettirelativiallarì-collocazione e miglior utilizzo delle risorse umane, tutte meritevoli di grande attenzione». Se da un lato la sigla riconosce che la Regione non si possa sottrarre a tagli economici «per effetto delle drastiche e penalizzanti decisioni del governo nazionale», non possono passare in secondo piano «i diritti dei lavoratori». Certo, «le riforme sono ineludibili, lo sappiamo bene, e noi vogliamo condividere il coraggio delle scelte, eliminando gli sprechi e le diseconomie». Ma cosa diversa è «ignorare il ruolo del sindacato». Riforme sì, ma con concertazione.
sa.lo.
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La Regione sullo sfondo; in alto Flovilla (Rosa per l'Italia) e in basso Giovanni Sarli (Fp-Cisl)
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Se questo è l'anno delle riforme
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In Basilicata
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
il Quotidiano Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina \ f
Foglio 1 / 2
coast to coast JJ
gio interiore con un film di NUNZIO FESTA
E' stato anche l 'anno del marke t ing cinematografico per l'attore lucano Rocco Pa-paleo. Il 2010 a Papaleo h a dato in dono il g rande successo del film di esordio da regista HHEBlSHs!coast to coast".
Una pellicola che ha fatto tanto discutere in quanto, messa t raparentes i temporaneamente la storica "I Basilischi", tanto per cominciare già dal titolo l'acconta u n pezzettino di identità regionale. Tanto da essere, appunto, EE35SB5S??! coast to coast. Un debutto dietro la macchina da presa, quello di Papaleo, che più della Pr ima di u n Pasolini fa ovviamente pensare alla Pr ima di una Paletti, alle prese con la regia.
A 52 ann i compiuti, il lucano Rocco, però, di successo ne ottiene tanto da arr ivare alla tanto agogna ta top ten degli incassi al botteghino per diversi giorni. Superando i 3 milioni di euro.
« Il bello di questo successo tardivo -testi-monierà lo stesso attore e neo regista- è che non ti cambia la testa, anche se certo fa piacere ». r - ^ _ „ ^ _ _
Piacere per u n Papaleo dallaiìStSUIEiMl che si sente sia "artista" che "artigiano". UWHMsHEH coast to coast nato, cresciuto, pasciuto, uscito quale pr ima opera vera di marke t ing cinematografico della BtHBl iilBl altro che le possibilità delle Film Com-mission tanto sospirate, che h a fattopiace-re, insieme, a RegioneBSIiSHSIBUe Total.
Senza dimenticare la gioia di u n a bella fetta di popolazione di questo microbo di Meridione, che h a osannato e si è fatta rapire da u n a Mezzogiorno e/o da u n Alessandro Gassman che gira e si g i ra nelle fettine di u n a striscia di terra, che molto fu di poesia. MaHUIiSIHSsBIH è persino omaggio al lamusica dell 'anima. Nel sensoche fa vedere e intravedere quanto sia importante coltivare la musica preferita che si tiene a livello di passione e si esporta al limite di superare ogni confine varcabile.
Un'opera cinematografia, l'esordio di Papaleo, che a distanza di cinque mesi dalla sua p r ima uscita si faceva ancora segnalare t ra i pr imi dieci film più visti; quindi, non solamente nelle sale ma anche nei cinema all'aperto. Progetto che in breve tempo è passato anche in formato dvd. Un bel viaggio interiore t ra gli scorci suggestivi della U&fcJUmAIBI fino alla piazza del castello baronale di Scanzano Jonico. Tutto racchiuso in u n cofanetto contenente
ben due dischi: uno con il film in versione cinematografia, uno con il film in versione worlwide (e alcuni contributi t ra cui "Post Scriptum": filmato esclusivo della dura te di ventitré minut i g i ra to dallo stesso Papaleo sulla gente dellalSMHMMMI Infine uno speciale "dietro le quinte più "interviste".
E in più, lo stesso cofanetto ha in sé la cart ina Movie Map delle location e u n libretto di 48 pagine con il racconto originale che fece inventare il film stesso. Ma il Papaleo a precisa domajKJaha.risposto: «Più che aver dato alla lìMdiliJM^ mi sembra di aver preso». Questo per confermare quanto lo stesso regista sia consapevole, in realtà, di quello che ha prodotto.
Sulla scia del suo film, poi, Rocco Papaleo arr iva con lo spettacolo teatrale "Eduardo più unico che raro". Interpretato con Giovanni Esposito. Recentemente, Rocco Papaleo ammette al Quotidiano e tornando al film che: «I lucani, quelli della p r ima lettura, sono r imast i delusi, perché non par la diret tamente della UfefdNNkliH e non evidenzia direttamente il modo di vivere lucano e molte cose del film sono quindi sembrate forzate». Inutile, forse, tornare davvero alla t r ama del film. Perché su tut to, Papaleo da Lauria è riuscito nell'impresa principale: Far conoscere maggiormente la UfefcWtftislEI Come e quanto non conta.
Non è u n caso, per esempio, se gli amant i del U>»WimgBSfisono i nordist i che adora-no il Sud, e in special modo la IsfefeUHhkMsl Magari scontenti e scontentati dal Nord. Mentre i meno presi sono coloro che amano sia il Meridione che il Settentrione.
Che, per dire, in quel nome di regione nel titolo non vedono tu t ta questa poesia. Eppure , altre testimonianze raccontano che tant i turist i , anche illustri, sono arr ivat i in U&KUmsttlBi dopo aver visto la pellicola. Per la cronaca, il film h a regis t ra to anche il g rande debutto da at tore del cantante Max Gazze, che non parla perchè sordomuto; oltre alla meravigliosa interpretazione di Alessandro Gassman. Adesso la storia della cinematografia dovrà dire se il ricordo di questo film di esordio di u n attore lucano ha cambiato davvero qualcosa. Intanto, la eco del successo fischia ancora. A questo pun to si attende l 'annuncio della par tenza di u n a nuova esperienza cinematografica, non solamente autoriale, del regista.
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In Basilicata
9 1 Mt^ m 9 1 0 della Basilicata
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REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina \ f
Foglio 2 / 2
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In Basilicata
IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZET1A DI BASILICATA
Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina 3
Foglio "1
POTENZA DENUNCIA DI «SOS IMPRESA D S U f f i l NELLA RETE UN OPERATORE ECONOMICO SU 4
«Crescono usura, scommesse e vittime ma la Finanziaria regionale lo ignora»
# Usura in crescita in IHST3HB ISBH (come denunciato nuovamente dall'Associazione La Pira a Potenza e dal responsabile di Libera per la lifcldimiBSl don Marcello Cozzi). Notizia che «non coglie di sorpresa "SOS Impresa IrfsfcWJAl [EMES (associazione costituita da Confesercenti l'ottobre scorso) che sollecita istituzioni, forze sociali e cittadini a tenere alta l'attenzione» e, tramite il suo presidente Salvatore Groisa - denuncia: «Ci saremmo aspettati, con la Finanziaria 2011, un incremento del Fondo regionale antiusura destinato alle Fondazioni e Associazioni che si occupano degli usurati, specie piccoli operatori economici e famiglie, e invece si è confermata la posta, ampiamente inadeguata, di 400mila euro per il 2011».
Secondo uno studio di Confe-sercenti-SOS Impresa, «l'usura ha un giro d'affari mBEBllHH-J. di 270 milioni (su 20 miliardi complessivi in Italia), ha coinvolto negli
ultimi due anni 3mila commercianti lucani (18,7% degli operatori economici attivi) con tassi d'interesse medi sui prestiti del 10% mensile». Secondo dati del Ministero dell'Interno, fermi al 2009, «sono stati 184 in KETaiirerSl (131 in provincia di Potenza e 53 in quella di Matera), gli episodi relativi al racket estorsioni-usura con 80 incendi dolosi, 56 denunce e 48 danneggiamenti e 2 sequestri per usura».
Cresce il fenomeno delle scommesse (clandestine o legali: Supe-renalotto, Gratta e vinci & e.) e l'uso di «macchinette mangiasol-di»: secondo stime di Agicos (rielaborate da SOS Impresa IKflaill Egra» «la spesa media dei lucani per giochi-scommesse è intorno a 500 euro pro-capite l'anno per un ammontare complessivo di almeno 3milionì di euro». Più un altro milione del «gire clandestino». E gli usurai si sono adeguati lucrando su questi nuovi scenari.
&mt££ Regione, chiuse sette sedi «inutili» Ifenle kìijll.i fui felli orin gli uffici periferici' .Scuffi titflvitó e. noppe. mis fioro»
Potentini a «caccia» .iajujii» = dell'affare migliore I
Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
In Basilicata
IA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IA GAZZETTA DI BASILICATA
Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina 5
Foglio "1
METAPONTO SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO DELL'ASSOCIAZIONE LE STRUTTURE PORTUALI ARGONAUTI E MARIIUAGRI
«Risposte urgenti sull'erosione» lì Comitato Sos chiede interventi e dati alla Regione sul problema dell'arretramento della costa
ANGELO MORIZZI
• BERNALDA. H Comitato S.O.S. Costa Jonica torna a chiedere risposte urgenti alla Regione EEfeUtfafeiE! e ai suoi precedenti amministratori, tra cui l'ex Presidente della Giunta Filippo Bubbico, sulla spinosa questione dell'arretramento costiero di Metaponto e dell'intera area jonica lucana, «n Comitato - spiega il referente locale Pino PassareUi - si è costituito nel febbraio 2010 come gruppo di cittadini, che, stanchi del continuo gioco delle parti tra operatori turistici e amministratori regionali e comunali, hanno deciso di approfondire il fenomeno dell'erosione anomala che ha riguardato, negli ultimi anni, la spiaggia di Metaponto». Al centro dell'attenzione le due strutture portuali sorte lungo la fascia costiera (Argonauti e Marinagri). «Nella variante al piano territoriale paesistico di area vasta del Metapontino per la localizzazione di porti turistici - riferisce il Comitato - si individuarono, cautelativa-
mente, solo due delle quattro infrastrutture portuali ipotizzate, assumendo a parametro un metodo di controllo, monitoraggio e verifica, il più possibile attento alla salvaguardia ecologica e naturale della costa. All'art. 43 bis comma 5, inoltre, prima degli inizi dei lavori, si richiedeva alla società incaricata un'idonea polizza fidejussoria per le eventuali trasformazioni che la spiaggia avesse subito, a causa della realizzazione delle infrastrutture portuali». Quindi, viene segnalata un'altra contraddizione. «Nel 2002 - osserva Passarelli - la Giunta provinciale di Matera aveva dato un parere contrario alla costruzione del Porto degli Argonauti, scrivendo, tra l'altro, che i bracci da realizzare avrebbero determinato un accumulo di sedimenti verso Sud con conseguente erosione a Nord degli stessi, contribuendo alla
demolizione della spiaggia e della duna. Ciononostante, fu formulata una delibera di Giunta regionale n. 526 del 9 Marzo 2004, con la quale si concedeva il nulla osta alla costruzione del Porto degli Argonauti di Pi-sticci. In quella seduta erano assenti gli assessori Restaino, Straziuso e Chiurazzi e la delibera venne approvata a maggioranza con tre voti favorevoli Bubbico, Nigro e Salvatore e l'astensione dell'ass. Collazzo». Sos costa jonica, in attesa di avere la documentazione sul monitoraggio della costa e sulla polizza fideiussoria, fa notare che «la Regione IKEHIEEWa non tenne conto del parere negativo formulato dalla Provincia di Matera, perchè giunto oltre i termini consentiti. Eppure era stato formulato nel 2002, mentre la delibera che ha autorizzato il Porto degli Argonauti fu approvata nel 2004. Come se non bastasse, il massimo Ente locale deliberò che le simulazioni sul comportamento futuro della spiaggia, in presenza di un nuovo porto, quantificavano un contenimento della tendenza evolutiva di arretramento,"prdprio per la presenza delle opere portuali».
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CONTRO
I P R I V I L E G I
SERVE PIÙ CULTURA
di NINO D'AGOSTINO
Che la cultura, intesa come insieme di conoscenze, abitudini, comportamenti di una comunità, sia alla base di qualsiasi ipotesi di sviluppo economico è ormai concetto acquisito da parte degli economisti, sociologi, politici, imprenditori. Su questa base, la questione diventa che tipo di cultura esprime il capitale umano di un dato territorio.
Molte delle cause del sottosviluppo della ìsklAi HBBIlfl risalgono al basso livello culturale che permea la società regionale e
segue a pagina 7
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CONTRO I PRIVILEGI
SERVE PIÙ CULTURA di NINO D'AGOSTINO
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che si estrinseca nella "zavorra cultural" che molti giovani siportano sulle spalle durante il loroprocesso di apprendimento, nello scarso progetto di vita lavorativa che essi si costruiscono, nel contesto che li orienta, nelle modalità di relazione ohe caratterizzano il rapporto tra politicaesocietàecosì via. Ilfamìlismoamorale, lacultu-ra dirigista delle istituzioni, intese nel duplice significato di regole che stannoallabase delle transazioni sociali e di appar atopubblico di regolazione e controllo delle stesse (mi riferisco ai centri di potere politico, alle strutture religiose, al mondo associativo ed ai vincoli formali ed informali che essi impongono alla collettività), sono per molti versi fattori decisivi di impedimento dello sviluppo delle potenzialità, di cui sono portatori i lucani.
Molti studi hanno messo in evidenza che il divario economico tra le regioni italiane è da ricercarsi nella diver-saiterazionetraleistituzionipolitiche, valori individuali e norme sociali di comportamento, esistente nelle singole regioni.
Una volta instaurate le istituzioni culturali e politiche, influenzano direttamente gli equilibri sociali dei periodi successivi, dando luogo a fenomeni di isteresi difficilmente rimuovibili.
In un libro molto noto, Putnam (1993) ha affermato che questa differenza tra le regioni italiane può essere fatta risalire alle loro differenti tradizioni civiche nell'Alto Medio Evo.
All'esperienza del medioevo si può aggiungere un dato storico più recente, quello, cioè, relativo alla resistenza contro il nazi-f ascismo che è stata sostanzialmente assente nel Mezzogiorno e di contro fenomeno di massa in molte aree del centro-nord e dalla quale è scaturita molta energia morale per intraprendere la strada del progresso nelle regioni in cui ha avuto luogo (vedi Emilia e non solo).
Ai fini del nostro ragionamento, ciò che conta è che in hfefjMftWiBUvi è all'interno del capitale umano un basso livello di autostìma, di fiducia nelle proprie capacità, di scarsa voglia di rischiare e di contro persiste la diffusa ricercadiprotezionepolitica,esprimendounadomanda dei diritti al ribasso, utilizzando scorciatoie alientelari.
Come rimuovere questo atteggiamento culturale che frena le potenzialità di crescita individuale e collettiva? Dove agireper un cambiamento, per avviare, come dire, una necessaria rifondazione culturale della società lucana?
Sono domande da un miliardo di euro, alle quali è dunque estremamente difficile rispondere.
Mi sia consentito provare a suggerire qualche idea pragmatica, ben sapendo che i cambiamenti culturali necessitano di politiche di lungo periodo, come la storia insegna.
Partirei dai luoghi terzi e dai soggetti sociali meno compromessi col vigente sistema di regole.
Mi riferisco alla scuola, all'università ed ai giovani. È proprio questa relativa lontananza da assetti rela
zionali consolidati di questi luoghi terzi che mi spinge in questa direzione.
Ma c'è un'altra ovvia ragione che mi suggerisce diprestare attenzione a tali istituzioni e cioè sono i luoghi in cui c'è il capitale umano del futuro, in cui è possibile trovare ancora lo studente che dice «faccio finta di non aver sentito» a suo padre che voleva contattare un suo amico docente universitario per dargli la tesi (fatto realmente accaduto).
Sono contesti in cui dovrebbe essere possibile affrontare senza condizionamenti particolari i temi relativi ai beni relazionali che sono la base della crescita di una comunità, dove si potrebbe e si dovrebbe combattere l'idea molto diffusa secondo la quale una volta acquisito, stor
to o dritto, un titolo di studio spetti agli altri il compito di trovarci un lavoro, dove si dovrebbe maggiormente acquisire senso critico e senso civico.
Affermare una mentalità del genere vale molto di più che costruire cento autostrade.
I giovani sono sbandati, impreparati, vivono la loro stagione di idealità e di innocenza senza grandi supporti, vivendo in un contesto in cui plasticamente hanno rilievo determinante fattori molto distanti dalla meritocrazia.
I giovani percepiscono tale stato di cose e ne subiscono le conseguenze e quando non le accettano spesso emigrano.
Sarebbe straordinario che la scuola e l'università si attrezzassero in un'ottica diversa dalla attuale, fornendo sapere, ma anche saper fare, la voglia di creare impresa, considerando la laurea labase per fare progetti di vita lavorativa gratificanti e non coincidenti necessariamente colposto fisso nellapubblica amministrazione, non considerando uno scandalo la figura del laureato-artigiano.
Diventino incubatori di progetti di cambiamento, di strumento dove incomincia ad avere senso la meritocrazia e non siano diplomifici fini a se stessi.
Certo non si può pretendere che l'università della ISEH SHB51EI possa, registrare tra i suoi studenti i Bill Gates che ad Harvard, in combutta con Steve Ballmer, produsse un nuovo algoritmo o i due studenti di Stanford che inventarono google o che spinga come succede nelle università americane i ragazzi ad essere competitivi e nel contempo solidali, ad andare oltre le convenzioni, in altri termini, «ad essere curiosi e folli», per dirla con Steve Jobs, nell'ottica riassunta nel film The social network, dove il rettore di Harvard ed ex segretario al tesoro, Larry Summers, rampogna due atletici studenti, facendo osservare che ad Harvard «i ragazzi non vengono per trovare lavoro. Vengono per inventarsene uno».
Ma poter contare su una università che faccia, ad esempio, una ricerca sul grado di cultura dei suoi studenti, individuandone le criticità e che predisponga un progetto di orientamento degli stessi che consenta di superarle, preparandoli alle sfide che la modernità richiede, mi sembra una cosa fattibile ed utile (forza, rettore Fiorentino).
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Belisario (Idv): «Il Pd parli con noi
per battere il premier»
POTENZA - Anche il centrosinistra lucano deve tenersi pronto alle elezioni. Perchè, dice il capogruppo dei senatori Idv, Felice Belisario, «il Governo traballante non potrà resistere ancora lungo: l'insofferenza dei cittadini cresce ogni giorno, mentre dallastessamaggioranzaar-rivano segnali di resa». Ma «il centrosinistra si prepari alle nuove elezioni, per rispondere prontamente alla società che chiede a gran voce una nuova guida per il Paese».
Oggi «il centrodestra è giustamentein difficoltà, dopo che Berlusconi l'ha ridotto ai minimi termini, e il terzo polo non è riuscito ad organizzarsi intorno ad una proposta credibile. Il bipolarismo ci impone coesione e p ro-poste programmatiche chiare: è necessario rimediare all'operato di un Governo che ha tagliato ogni risorsa e ha stroncato il futuro del Paese occupandoci di lavoro, equa distribuzione della ricchezza, lotta all'evasione fiscale, sostegno a imprese e famiglie e investimenti per lo sviluppo». Se Berlusconi «è un macigno per la nostra democrazia, il Pd si confronti con Idv per rimuoverlo e offrire insiemeun'al ternati va».
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Invito della De ai consiglieri: «Il gettone alla chiesa d'Egitto»
VIGGI ANO - « La solenne celebrazione eucarìstica di Papa Benedetto XVI alla presenza della sacra effigie della Madonna del Monte di Viggiano, patrona dellaisgri ISIflBSiBi deve caricarci di impegno in difesa della libertà religiosa e dei cristiani perseguitati nel Mondo ». Ma l'occasione, per il segretario lucano della De, è buona anche per lanciare una provocazione-invito ai consiglieri regionali. Perchè non devolvere il gettone della pr ima seduta del consiglio regionale alla Chiesa copta di Alessandria d'Egitto? Meglio istituendo u n fondo per l'adozione a distanza di bambini orfani dopo la strage che nel giorno di Capodanno ha colpito la comunità cattolica d'Egitto.
«E' la profonda ed autentica devozione popolare dei lucani per la Madonna di Viggiano a richiederlo - aggiunge in una nota Giuseppe Potenza - per dare u n significato dì continuità all'evento di fede, quindi
non estemporaneo, che ha visto il Pontefice rivolgere la sua preghiera alla Madonna di Viggiano, la Regione deve avviare iniziative concrete perché i cattolici possano praticare ovunque la propria fede, perché l 'umanità ha bisogno dì valori etici e spirituali, universali e condivìsi, e la religio
ne può offrire u n contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di u n ordine sociale e internazionale giusto e pacifico».
Tornando sulla presenza della Madonna di Viaggiano,
Potenza lancia una critica all 'amministrazione del luogo perchè - dice - l'appuntamento è stato interpretato quasi come un "spot"per il territorio. Questo mentre arriva «l'invito del Pontefice all 'umanità che non può mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell'egoismo e della violenza e non deve fare l'abitudine a conflitti che provocano vìttime e mettono a rischio il futuro dei popoli ».
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SALVATAGGIO RINVIATO
imrxn 04 CHE SI E « La Step One di Tito aveva avanzato una proposta per l'acquisizione dello stabilimento di materiale rotabile
«Non sussistono più le condizioni per insistere, essendo pronte valide alternative in analoghi siti»
Ferrosud, troppi silenzi «Ora non ci interessa più» Delusione tra i possibili nuovi partner dello stabilimento
• Ferrosud. Un altro finale amaro per lo stabilimento di Jesce, l'ennesimo. Anche il 2010 non poteva terminare peggio, si è chiuso con una porta che era aperta e adesso sembra ermeticamente chiusa. La Step One di Tito, che aveva avanzato una proposta per l'acquisizione dello stabilimento di materiale rotabile di Matera, ha dichiarato «con rammarico, che non sussistono più le condizioni per insistere ulteriormente nella iniziativa proposta, essendo pronte valide alternative in analoghi siti». Della serie, arrivederci, grazie e amici come prima.
n ripensamento lo ha comunicato il procuratore dell'azienda, Canio Cerai-di. Lo ha fatto con una nota inviata alla Regione trfìktHhkUjl ai vertici della Ferrosud, al sindaco di Matera, al presidente della Giunta provinciale e ai segretari territoriali di Cgil, Cisl, Uil, Cisal e Ugl. Non ha voluto tenere proprio nessuno all'oscuro circa l'argomento maturato. Alla base della rinuncia, la mancanza di "riscontri" da parte delle istituzioni alla proposta avanzata il 22 novembre scorso dalla Step One. Le istituzioni non si sono espresse, ma anche la società per azioni dì Jesce, più direttamente interessata a dire qualcosa in merito non è sembrata chissà quanto loquace. Aspetto che.qualche problema . di fondo lo solleva, dubbi più che altro. In questi casi, è fin troppo noto, bisogna trovare accordi precisi sul capitolo finanziario, situazione debitoria compresa. Forse sarà possibile saperne di più quando le organizzazioni di categoria capiranno fino in fondo che cosa ha suscitato un così fragoroso silenzio.
«Avevamo creduto - ha scritto a questo proposito Ceraldi nella sua lettera - che la proposta formulata fosse idonea ad assicurare la continuità produttiva e occupazionale dell'azienda nel comparto
FERROSUD Nelle foto l'ingresso e un interno. Una proposta industriale che avrebbe potuto essere almeno discussa, non essendo stata presa neppure in esame i partner industriali hanno deciso di cercare altri siti idonei alle loro iniziative [foto Genovese]
ferroviario, nel mentre si garantiva il pieno soddisfo dei creditori, in primis dei lavoratori. Purtroppo il preoccupante silenzio intorno alla proposta ci ha, invece, convinto che essa non è stata
" • COME E ANDATA Alla base della rinuncia
la mancanza di riscontri rispetto al percorso proposto
trovata interessante e, pertanto, trattandosi di uiia acquisizione che Step One e gli altri partner industriali intendevano seguire nel breve periodo, ci si vede costretti con notevole rammarico, a dichiarare che non sussistono più
le condizioni per insistere ulteriormente nella iniziativa proposta, essendo pronte valide alternative in analoghi siti».
Insomma, per i 150 dipendenti sopravvissuti ad una lontana stagione produttiva in cui le unità erano quasi 800 è una specie di lunga agonia. Eppure, tanto lo stabilimento, quanto le professionalità sono tra quanto di meglio può offrire il territorio. È l'unico sito industriale sul versante murgiano dotato di un tratto di ferrovia privato e a scartamento ordinario collegato direttamente alla rete nazionale. Ma sono le officine il pezzo forte di una realtà che ha fatto la storia del materiale rotabile in Italia, essendo questo sito industriale tra i più importanti a livello nazionale nella realizzazione di carrozza ferroviarie. Un potenziale di tuto rispetto, ma oggi sicuramente sfruttato a bassi regimi.
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Confepi e il 2011 Economia, reagisce meglio
chi è abituato a soffrire • I «Secondo l'opinione prevalente il 2011 non sarà l'anno della ripresa, dal punto di vista produttivo e soprattutto da quello occupazionale. La coda del 2010 ha visto una recrudescenza del ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità. Le imprese che nel 2011 si riprenderanno, difficilmente ripristineranno i livelli occupazionali precedenti, perché la ripresa sarà comunque molto lieve». Sono alcuni dei pensieri ad aita voce da parte di Confapi in merito al nuovo anno appena iniziato. «Il settore più problematico - secondo Confapi - si rivelerà quello dell'edilizia per un motivo molto semplice. L'edilizia sposta nel tempo gli effetti della crisi rispetto al suo insorgere. Finora, infatti, le imprese di costruzione hanno portato avanti i cantieri degli appalti aggiudicati l'anno scorso e hanno, per così dire, vissuto di rendita. Ora, invece, d'un tratto sì troveranno senza lavoro, a causa del calo repentino degli appalti, sia numericamente che nel loro importo». C'è comunque da chiedersi che economìa è quella che pensa di potere campare solamente di mattone. Ad ogni modo, secondo l'organizzazione di categoria, «la ripresa può attendere, quindi. In generale, inoltre, questa recessione differisce dalle altre del passato perché causata da una crisi finanziaria». Espliciti i riferimenti alle banche che «non prestano più denaro anche se il suo costo e molto basso». Per questo la ripresa è più lenta». Secondo Confapi, però, «le imprese lucane hanno un vantaggio, sono abituate a resistere, allenate ad affrontare le crisi, dalle nostre parti frequenti dato che le carenze infrastrut-turali e logistiche hanno sempre compresso il mercato. Esiste, al contempo, un'indomita voglia di lottare, investire, innovarsi per superare le difficoltà». Questa abitudine a lottare viene considerato un vantaggio da Confapi, come dire, siamo nati per soffrire?
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Romaniello (Sei) aderisce a "Lavoro e libertà" Ugl sull'occupazione: «Serve iniziativa condivisa» L'ADESIONE di Giannino Romaniello, consigliere regionale della Sei, all'associazione "LavoroeLibertà"eall'appelloproniossoaso-stegnodellaFiom, segue una «profonda indignazione». Manca, in Italia, spiega richiamando l'appello, «un interesse sui diritti democratici dei lavoratori e delle lavoratrici. Così come nei meccanismi elettorali i cittadini sono stati privati del diritto di scegliere chi eleggere, allo stesso modo ma assai più gravemente ancora un lavoratore e una lavoratrice non hanno il diritto di deci- , „.,. dere, con il proprio voto su op- , , ''$Jc • zioni diverse, di accordi sindacali che decidono del loro reddito, dellelorocondizioni di lavoro edeilorodirittinelluogodi lavoro». Questo mentre «largaparte della politica italiana cerca di ridimensionare la piena libertà di esercizio del conflitto sociale». Un'idea «cara al governo, assieme a Confindustria e Fiat, quella di una società basata sulla sostituzione del conflitto sociale con l'attribuzione aun sistema corporativo di bilanciamenti tra le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sotto l'egida governativa, del potere di prendere, solo in forme consensuali, ogni decisione rilevante sui temi del lavoro, comprese le attuali prestazioni dello stato sociale, è di per sé un incubo autoritario». Ma perchè - si domanda Romaniello con gli altri sottoscrittori dell'appello - su simili scenari non si esercita «una assunzione di responsabilità che coinvolga il numero più alto possibile di forze sociali, politiche e culturali per combattere, fermare e rovesciare questa deriva autoritaria» ? Questo mentre si assiste a una «continua riduzione del lavoro, in tutte
le sue forme, a una condizione che ne nega la possibilità di espressione e di realizzazione di sé», dal precariato, all'aziendalizzazione della regolazione sociale del lavoro. Ecco, in questo elenco, « i tasselli materiali del processo di spoliazione della dignità di chi lavora».
«Bisogna - sottolinea l'appello condiviso da Romaniello - ridare centralitàpolitica al lavoro. Riportare il lavoro, il mondo del lavoro, al centro dell'agenda politica: nell'azione di governo, nei programmi dei partiti, nellabatta-
glia delle idee». Da qui si muove l'associazione.
Sultemadellavoro, seppuresu spunti diversi, riflette anche l'Ugl lucana. Non nasconde le difficoltà il segretario dei metalmeccanici, Giuseppe Giordano, visto che « l'anno appena trascorso ha lasciato in tutte le famiglie i segni di una crisi che ha coinvolto ilmondointeroenonsololano-stra regione. Adesso bisogna fare i conti coi debiti ed il lavoro che manca». Il lavoro e l'occupazione
sono «valori fondamentali che l'Ugl vuole difendere con il massimo impegno a tutti i livelli istituzionali - afferma Giordano - ma ora bisogna fare i conti con le Banche che non aspettano certamente le risoluzioni di drammaticità che le famiglie lucane stanno attraversando» . Il pensierocorre in particolare «ai tanti dipendenti lucani che rischiano seriamente lo stipendio, a tutti i dipendenti della Fiat Sata di Melfi che stanno attraversando un particolare e difficile momento». E' a loro che ri volge l'invito « a non abbandonar si nello sconforto, ma passate le festività, si metta in piedi un'iniziativacomuneperdifendereetu-telare le famiglie ed i lavoratori ».
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Ciò che Napolitano dice sul futuro dei giovani
non si avvererà in Basilicata di MICHELE NAPOLI'
IL discorso di fine anno delpresidente della Re-pubblicaNapolitanoè, senza tema di smentita, un messaggio rivolto in maniera diretta alla politica affinché cominci a pensare seriamente al futuro della nostra nazione. In questo momento ci si trova a dover affrontare scelte importanti attraverso le quali si determineranno gran partedellesortidelpopoloitaliano.Eproprio guardando al futuro che il presidente Napolitano ha chiesto di far leva sui giovani. Noi lucani non possiamo che condividere l'indirizzo che il Capo dello Stato ha voluto suggerire attraverso le sue sagge considerazioni. I giovani denunciano la necessità di avere le giuste opportunità per mettere in evidenza le loro capacità e la loro intelligenza chiedendo alla politica semplicemente labontà di essere ascoltati. Sarebbe il modo giusto affinché si possa fi-nalmente riempire quel vuoto che i-nlMKmMBW la politica ha voluto determinare: l'incapacità di dialogo e la mancanza di confronto tra i vari
stadi della società. E vero quello che dice il presidente Napolitano quando afferma che «se i giovani spno senza futuro la democrazia è in scacco».Evero,edinterralucanaèpropriociò che accadde. Da noii giovani sono lepedine utilizzate per mettere in scacco la democrazia.
Se non emigrano vengono tenuti a guinza-glioper esserebacino elettorale sul quale far leva. Questo si determina attraverso le scellerate scelte di un governo regionale che elargisce contributi apioggia senza creareprospettive.
Questo è quello che è successo con i progetti Gel e Albaper i quali sono stati spesi 12 milioni di euro in quattro anni che non hanno fruttato nemmeno un posto di lavoro, questo è quello che succederà anche con l'iniziativa "Reddito Ponte". Confidiamo nell'assoluta bontà delle parole del presidente Napolitano, ma diffidiamo sulla possibilità che esse si traducano in fatti nella n ostra JBHdmhhlMI
* consigl iere regionale Pdl
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Election dav
La conferma di US LitltMiV Tornano i nostalgici della De
dì SALVATORE SANTORO
E ' stato l 'anno della riconferma d i E l
-•e elezioni amministrat ive per la guida del più grande ente della Ì35EH1EBM1 che si sono svolte il 28 e 29 marzo, sono state ovviamente, l 'appuntamento politico più importante del 2010 lucano segnando e condizionando larga par te dell 'anno. Fino a pr imavera per la campagna elettorale e poi per gli equilibri postelezioni.
Con cambi di casacca e novità assolute. Poi u n a volta che la giostra delle Regionali si è man mano rallentata, e solo a par t i re dall'estate scorsa, la scena e il dibattito si è spostato essenzialmente sul nazionale. Lo s trappo t r a Berlusconi e Fini h a avuto dei focolai anche in kJsUMBBWSI non il senatore Digilio che si è posto a guida dei finiani e con i berlusconiani della pr ima ora che h a n n o fatto incetta di molti ex di An t r a cui l'ex sindaco di MateraBuccico.
Da novembre, poi, si è iniziato a parlare anche del Terzo polo, dove 7 consiglieri regionali e diversi esponenti di pr imo piano della politica nos t rana hanno prontamente rispolverato il vecchio amore per la De che fu. In ogni caso, i l2010ès ta to rappun-tamento con la storia per BIWiilKSjaHUWiMI il 29 aprile, infatti, viene eletto per la secon-da volta consecutiva come presidente della g iun ta regionale. Nessuno pr ima di lui. Eletto nella coalizione di centrosinistra, IEH iiltHUVtW h a raccolto oltre 202mila voti con u n a percentuale del 60,81 per cento che gli ha consentito anche di essere il più eletto in tut te le regioni dove si è votato. Dalle u r n e è anche emerso il secondo posto del candidato del centrodestra, Nicola Pa-gliuca, che si è fermato a 93mila voti con la percentuale del 27,92. Nella corsa alla Regione il "terzo incomodo" è stato l'ex vicedirettore del Corriere della Sera, Magdi Cristiano Allam, con quasi 30mila voti e u n a percentuale dell'8,72. In lizza per la carica di presidente della Regione anche Marco Toscano di "Sui generis" (4.936 voti) e Fiorenzo Doino del Part i to comunista dei lavoratori (3.512).
Per quanto r iguarda i partit i , dopo il fa cne na confermato di essere il pr imo par t i to di ìiklAE l iEH^con poco p iù del 2 7 per cento e 7 consiglieri eletti, nel centrosinis tra c'è stato l'ottimo risultato del-l'Idv di Dipietro, che h a ottenuto quasi il 10 per cento eleggendo 3 consiglieri. Rimanendo al centrosinis t ra l'Udo che per la pr ima volta ha corso
ufficialmente contro il centrodestra ha ottenuto il 7,39 per cento (eleggendo 2 consiglieri e "meritandosi" u n assessorato con Agatino Mancusi) ment re i Popolari uniti h a n n o sfiorato il 6 per cento e rieletto Scaglione. Oltre il 4 per cento i Socialisti ( 1 consigliere) e l'Api di Rutelli che h a eletto u n consigliere più la delega di assessore per Vilma Mazzocco. La SeL di Vendola h a sfiorato solo il 4 per cento, eleggendo però in consiglio u n proprio esponente.
Nell'altra coalizione il Pdl h a r agg iun to il 19,43 per cento confermandosi secondo part i to della Ì5feM>it«fe%iBII eleggendo 7 consiglieri. Uno anche per la lista "Pa-gliuca presidente"", che supe- "" rando il 4,5 per cento ha eletto Roberto Falotico che 5 anni pr ima era u n a delle colonne del centrosinistra lucano. Riesce a tornare (ma questa volta nel centrodestra) in consiglio regionale anche Franco Mollica che ha guidato la lista dell'Mpa. Discorso a par te meri ta Io amo laTBffBBBBsldi Magdi Allam ^ che è s tata la vera novità del panorama politico lucano, destando da subito molta
k curiosità e polemiche. Alfiere di Allam in con
siglio regionale è l'ex sindaco di Melfi, Ernesto Navazio, che solo alcune sett imane pr ima del voto aveva abbandonato il Pdl innescando così la successiva crisi al comune federiciano.
Dopo le elezioni ad aprile è s tata la volta della composizione della g iunta . Non hanno trovato posto quelli della sinistra. Ben 3 dei 6 assessori però sono donne: le due segretarie regionali rispettivamente dell'Idv e di Api (Mar strosimone e Mazzocco) e l 'esterna Rosa Gentile. Ha trovato u n a propr ia colloca-
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zione politica entrando in giunta come esterno anche l'ex presidente di Confin-dustria, Attilio Mar-torano con delega alla Sanità che iniziò, invece, il 2010 come possibile candidato presidente del centrodestra.
Poi le cose hanno preso un'altra piega, con il solo assessore Erminio Restaino (ol
tre alpresidentedel consigliò Vincenzo Forino e
naturalmente alEUMBsSìSS a rappresentare il Partito de
mocratico ai massimi livelli nell'ente Regione. Un'evoluzione stori
ca per la dalla politica alle istituzioni.
sotto tutti gli aspetti
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Ilpresidente ha fatto il pieno di preferenze
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Data 03-01 -201 1 Pagina 3
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LA RAZIONALIZZAZIONE DEGLI UFFICI
La «scure» sugli uffici per i quali si pagava l'affitto e per i quali i costi di gestione erano decisamente elevati
SPESE M f i i S S ì O i i Tra il 60 e l'88 per cento delle giornate dì servizio venivano impiegate per missioni verso Potenza e Matera
Regione, chiuse sette sedi «inutili» lente taglia sul territorio gli uffici periferici: «Scarsa attività e troppe missioni»
ANTONELLA INCISO
• Costano troppo, hanno attività scarse e le missioni rappresentato una percentuale decisamente elevata rispetto ai giorni lavorativi. Per questo devono essere chiuse e gli impiegati destinati ad altra sede.
È il regalo chelianno trovato sotto l'albero di Natale i dipendenti regionali di sette sedi sparse sul territorio lucano. Con una delibera - datata 23 dicembre 2010 -' infatti la Giunta regionale ha approvato il documento dì razionalizzazione delle sedi decentrate regionali. Un documento che nei fatti contiene la decisione di sopprimere ben sette sedi di uffici regionali sparse sul territorio lucano. Esattamente la metà di quelle attualmente esistenti. A finire sotto la «forbice» dei tagli le sedi di Ber-
nalda, Marconia, Irsina e Tri-carico nel Materano e quelle di Moliterno, Muro Lucano e Genzano dimiwmiinl Ad essere «salvate», invece, le sedi di Po-licoro, Villa d'Agri, Lagonegro, Senìse, Metaponto e Melfi. -
Ma con quali criteri sono state scelte le sedi da tagliare ? E soprattutto perché ?
Per la Regione le sedi da sopprimere sono state individuate tra quelle che avevano spese di locazione ossìa che erano hf affitto. Un modo per abbattere i costi, quindi. Sì ma
con una deroga: quella del comune di Melfi dove la struttura regionale è in fitto e vi lavorano 24 dipendenti con una dotazione di 2 automobili.
In questo modo - secondo la Regione - si ottiene «per gli elementi considerati un abbattimento della spesa, rispetto a quella attuale, del 49 per cento al quale devono aggiungersi le
ulteriori economie di spesa derivanti dalle presumibili riduzioni delle giornate di missione, dei fabbisogni delle attrezzature di uffici, dei premi assicurativi, dei minori investimenti necessari per il rinnovo del parco macchine».
In poche parole si passerà da una spesa di 980mila euro ad una spesa di 510mila euro, con un taglio di 470mila euro.
Se il contenimento dei costi è la giustificazione, però, è altrettanto vero che la stessa Regione nella sua relazione paila anche di «scarsa attività». «Le esigenze di sussistenza delle sedi periferiche non appaiono supportate dall'entità e dalla tipologia delle funzioni esercitate - viene spiegato - considerato che dal 2009 sono stati chiusi i conti di credito postale accesi per ciascuna delle sedi di cui si tratta,
che presentavano da tempo nella maggior parte dei casi scarsa o nessuna attività, rimanendo a carico della Regione i soli oneri di gestione dei conti».
Insomma, una «scarsa attività» a cui si aggiunge anche il taglio delle missioni. «In queste sedi c'è un'alta incidenza dei giorni di missione rispetto alle giornate di servizio - precìsa il provvedimento - dal 60 all'88 per cento , con destinazione prevalente verso le sedi principali dì Potenza e di Matera». Il che significa che buona parte del lavoro doveva essere svolto proprio nei due capoluoghi, con costi aggiuntivi di auto e di personale. Ora non sarà più cosi Anche se i tempi non saranno strettissimi, le sette sedi in questione verranno chiuse. E le altre? Finiranno al centro di nuove analisi e ipotesi di razionalizzazione.
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LA SEDE Nella foto una veduta degli uffici della regione a Potenza
GLI UFFICI L'interno di una delle sedi della regione
sparse sul territorio regionale
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Data 02-01 -201 1 Pagina \ 2
Foglio "1
DONATO DISTEFANO Presidente CialliSlMiiJ
Lettera aperta agli agricoltori lucani
,„„,„. , A ,• i-~- ,o -, •, e valorizzare le effettive propensioni e risorse presenti nella 12010 e stato ancora un anno di difficolta per il mondo n o s t o i m e Q ^ l e s M e i e fl s e t t o r e ^ agricolo lucano L imico segno positivo e v e n u ^ ^ ^ ^ (Prodotto Lordo Vendibile) che si chiude apiu 1,6% (più anche d i c o n t e s t o e territoriali 2,2% per l'ortofrutticolopiù 2,5% per il cerealicolo, più T r a l e fe a b r e v e e me( J io t e m i n k r i d e U a
16%perilSettorelatte,piu21%perilflorovivaismo)msieme concertazione attraverso U Tavolo Verde e il Tavolo Agro-ali-ad un incoraggiante segnale di mcrementi m presenze e m e n t a r e prima di tutto per verificare lo stato deUa spesa del coperti nelle aziende agrituristiche con più 2 2%. I segni p g r m 2 0 1 3 e { p re p a r a re ia Conferenza Regionale negativiimvece abbondano: meno;80mrla giornate lavorative d e f f A g r i c o l t u r a ; d a realizzare con le organizzazioni prò-e meno 1.200 addetti; -25mila ha di terreno investiti a cereali: -3% del patrimonio bovino;-14% degli allevamenti suini;-4% della Superficie Agricola Utile.
fessionali agricole, gli enti locali, le Provìnce, Anci e Upi, e forze economiche e sociali della filiera agro-alimentare, quale occasione e strumento per aggiornare la programmazione
E trai "segni in rosso" mettiamo anche il fatto che non c'è , ,, l t t i h aericele regionali tanto nifi necessaria ner stato neanphp un ppntesimn dei fondi del PSP ?nn7-?rrn ohe ponticne agricole regionali tanto più necessaria per auest'aroTeXatS S ^ ^ S ^ f ^ ^ S S S Z ^ ^ ™ f ° sull'agiicolto, Le altre proposte: una norma-dìsfazione del Presidente M i l i e dell'Assessore Maz- t l v a q u a d r o s u U a c o m P e M a d e l s e t t o r e agncolo/alrmem J. J. i- i»- u.- J- M i. ÌÌ 'i tare e rurale, in grado di determinare imprese di qualità sia zocco per aver centrato 1 obiettivo di evitare che scattasse il agronomico che multifunzionale; un program-meccamsmodel disimpegno manonesufncientaBxsogna m a ^ n t a r e che tae p e c u l i a r i t à d ^ e s a ec0no-inoltre rilevare come i finanziamenti abbiano interessao m i c a d i d o f t o cm u s i s f e m a d e U e toi regionale deUa principalmente misure che sostengono 1 agro-ambiente e e t r a s f o r m a z i o n e > p e r r a f f o r z a r e fl. «M a d e m RamEl e le-zone svantaggiate, mentre si è molto in ritardo rispetto agli gando qualità delle produzioni e tecniche di lavorazione al aiuti per gli investimenti aziendali, ai piani integrati di territorio; un grande progetto per l'agricoltura estensiva di filiera e a tutte quelle azioni finalizzate alla competitività; all'innovazione e al reddito degli agricoltori. Tra l'altro, il qualità e multifunzionale, che veda un protagonismo sociale
in grado di cogliere tutte le potenzialità inerenti, a partire eseguimento di queUo che riteniamo r ^^^^ sia pure primo e parziale risultato, e stato possibile grazie in particolare.
. , . ,. , A . , „ Ci attende una nuova impegnativa fase di "sindacato del di assistenza agricola) particolarmente impegnati sul Par. territorio" che abbiamo costruito nel corso del 2010 attraverso • I Vi-i-i-f-i-t v i l l i rtKn i nrvrMrt/Hn+ti n-iii+i rii " n n v i r t i 4 i mr\" n n i T i r l i l ' i
anche alle organizzazioni professionali e ai loro CAA (Centri
Tanto più che i cosiddetti aiuti di "superficie", quindi la maggior parte di quelli erogati rispetto alla spesa generale,
l'autoriforma organizzativa e l'elezione di nuovi dirigenti, , „ . . , . , . r . . . •,,• espressione diretta del mondo agricolo e chiamati pertanto
strettamente connessi al sistema informatizzato, sono andati ^ provadeUareSponsabflità. L'obiettivo è molto ambizioso: m porto, proprio grazie al lavoro dei Caa. E sarebbe rm- ^ ^ ^ c e n t r o d e ] r a g e n d a p o l i t i c a i p r o b l e m i d e ] J a . portante un maggiore impegno sia sul fronte della sem- gricoltura, adeguando l'organizzazione alla nuova impegna-
con la società lucana e senza rinunciare alla prospettiva, purtroppo sempre più lontana (nonostante qualche passo avanti compiuto a livello nazionale con Confagricoltura e
rendere più snelle e veloci le procedure che riguardano i Bandi del PSR, innanzitutto con la completa informatizzazione del sistema delle domande e con un'adeguata assistenza tecnica agli agricoltori, affrontando una volta per . . j. WJ. •! i.i J ? i J-4. J. i J. J n i Copagn), dell unita tra le rappresentanze degli agricoltori e tutte il problema di accesso al credito tenuto conto della quota , £ ? f ,. , . , . -, ,, % •
delle loro forme di autotutela economica della produzione. H mondo agricolo lucano sollecita nel nuovo anno uno
scatto di responsabilità da parte di tutti i soggetti istitu-
a carico degli agricoltori. Se dunque invitiamo la Regione a "non mollare" nell'im
pegno per accelerare e qualificare la spesa del PSR, au- . ,. ,.,. . . v , ,. , „, . ,, • v-t_ -u 'ìnA-nj- i-r- i~ J. i> j i i -r ' zionali, politici e sociali che vogliono bene ali agricoltura per
•nniia CTir\vc*r\ o/vH-irv"» OMO r\ r>\tr\ TiArtvi vtrvi v i v i m i rnnv*-\i rìni vmrvim ° x
nelle scorse settimane e che vedrà, nei primi giorni del nuovo anno, la ripresa della concertazione al Tavolo Verde.
La Cia rilancia, in proposito, il Progetto Economico Cia per definire una norma quadro regionale in materia di competitività del settore agro-alimentare e rurale tesa a garantire, in forma costante e strutturale, ì necessari supporti al settore e alle aziende, recuperando un minimo di programmazione e coerente pianificazione in campo agro-alimentare. Siamo sempre più convinti che per avviare un processo di sviluppo che dia centralità al settore primario ed allo sviluppo rurale, è indispensabile operare coerentemente
[presidente Càg
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CORRIERE DELLA SERA Quotidiano
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Data 03-01 -201 1 Pagina "]
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RISCHI E STRANEZZE PI UNA SCELTA
LE PRIMARIE FANNO MALE AL PD d; GIOVANNI SARTORI
•1 e elezioni prima-j; rie sono una inven-r zione americana. ? .- „ / E negli Stati Uniti
servono specialmente (ma non soltanto) per selezionare i candidati alla presidenza del Paese. In Italia sono state, invece, una invenzione di Prodi e del suo fido Parisi. Dico invenzione e non importazione perché le primarie prodiane non erano una vera contesa, una vera gara; erano piuttosto un modo per rafforzare e legittimare un candidato che era un leader senza partito, che non aveva il sostegno di un suo partito.
Negli Stati Uniti esistono molte varietà di primarie, alcune «aperte» a tutti, altre «chiuse», e cioè riservate agli iscritti o a chi si dichiara tale. Ma non mi addentro in questa casistica, che è varia, cangiante e complessa. D punto è che dopo il fallimento del progetto prodiano le primarie, quelle vere, sono state adottate dalla sinistra.
È una buona idea? In linea di principio, sì. Perché non c'è dubbio che le primarie sono uno strumento e un «aumento di democrazia» molto più efficace del voto di preferenza. Sono le primarie, ben più che le preferenze, a dare voce e peso effettivo all'elettorato nella scelta dei candidati. Inoltre la sinistra italiana soffre oggi di mancanza di idee, di nuove «idee di sinistra». E le primarie diventano una idea di sinistra, visto che Berlusconi ha una concezione padronale del suo partito, e visto, quindi, che per lui le primarie sono inaccettabili.
Ciò detto, non è detto che le primarie funzionino sempre come dovrebbero. Un primo rischio è che le
primarie «estremizzino» la scelta dei candidati. È così, o può essere così, perché chi va a votare nelle primarie è di solito più coinvolto nella politica, e quindi più «intenso», più appassionato dell'elettore medio, dell'elettore normale. In tal caso il candidato scelto dalle primarie è un candidato sbagliato, un candidato perdente. Se, per esempio, Vendola trionfasse nelle primarie della sinistra, la mia previsione è che per il Pd sarebbe una catastrofe.
Un secondo rischio è che le primarie producano, all'interno del partito che le adotta, un forte frazionismo. Per vincere nelle primarie i pretendenti debbono avere una propria organizzazione elettorale interna. La prima volta, o per un paio di volte, le primarie possono essere salutari: immettono aria fresca, svecchiano un partito troppo ingessato e intorpidito. Ma poi la frammentazione in correnti, oggi variamente travestite da «fondazioni», centri studio e simili, diventa inevitabile. Negli Stati Uniti non è così perché lì i partiti sono deboli, non scelgono i candidati ma, piuttosto, sono scelti dai candidati. Inoltre negli Stati Uniti i soldi (elettorali) saltano il partito e vanno direttamente a chi scende in campo. In Italia, invece, i soldi per i partiti vanno ai partiti. E questa differenza fa molta differenza.
Infine, una stranezza (forse). A lume di logica i partiti con primarie dovrebbero piacere agli elettori più dei partiti senza primarie. Ma in Italia non è così. Agli elettori di Berlusconi sembra (dai sondaggi) che delle primarie non importi un fico.
co RipnonuziONt RISERVATA
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Mdffii Quotidiano
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Data 03-01 -201 1 Pagina Q
Foglio "]
Alla Camera un voto per conti rigorosi CAMBIO DI PASSO
/ \ uel rigore che almeno negli ultimi tempi è mancato I | in diversi atteggiamenti di alcuni deputati, la Came-
'*V ,- ra prova a darselo nei conti. Il bilancio di previsione per il 2011 fotografa una situazione di crescita zero: dotazioni uguali a quelle degli ultimi due esercizi (992,8 milioni) e spesa che aumenta di un modesto 0,87%, poco più della metà del tasso di inflazione programmato. In realtà, quando a fine di quest'anno si tireranno le somme, ci si accorgerà che anche i costi di funzionamento di Montecitorio avranno il segno meno, conseguenza dei tagli (60 milioni nel prossimo triennio) voluti dalla manovra della scorsa estate e che colpiranno gli stipendi di parlamentari e dipendenti, nonché alcune spese, tra cui quelle della carta e delle utenze. Soldi che la Camera dovrà restituire al bilancio statale. A Montecitorio, insomma, hanno fatto di conto adeguandosi al senso di responsabilità tanto invocato in questi anni difficili. Ma non perdendo di vista il fatto che alcuni costi non si possono comprimere senza evitare ripercussioni sul funzionamento della democrazia. L'equilibrio - assicurano i contabili - anche per il 2011 è stato trovato. C'è solo da chiedersi perché questo sforzo non sia stato tentato in anni più lontani.
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Dopo le primarie c'è ancora il Pd?
ILVO DIAMANTI
DA QUALCHE tempo, nel Pd, la passione per le primarie sembra in
declino. Nel gruppo dirigente, perlomeno. Lo stesso Bersani, direcente.nehamesso indubbio il ricorso in caso di alleanza con il Terzo Polo (di Centro) . Al quale le primarie—per usare un eufemismo — non piacciono. D'altronde, l'atteggiamento verso le primarie è sempre stato contraddittorio. Basti pensare al caso della Puglia, in vista delle Regionali di un anno fa, quando alcuni dirigenti del Pd (D'Alema e Letta, in particolare) tentarono di bloccarle. Per impedire la ricandidatura di Vendola.
SEGUE A PAGINA 11
SENZA esito. Anzi, con l'effetto opposto: rafforzare Vendola. Trionfato
re delle primarie e ri-eletto Governatore. Tuttavia, non solo in Puglia, ma anche altrove, per esempio a Firenze e, di recente, a Milano, si sono imposti candidati diversi da quelli indicati dal Pd. Da ciò la crescente insofferenza dei suoi dirigenti verso le primarie. Con l'argomento che mobilitano soprattutto i "militanti". E, in questo modo, favoriscono la scelta di candidati maggiormente caratterizzati. Ma, per lo stesso motivo, meno rappresentativi degli orientamenti degli elettori. Soprattutto, di quelli più moderati.
In effetti, il dibattito sulle primarie è rivelatore di una questione più ampia. Che riguarda, direttamente, l'identità e il progetto del Centrosinistra in Italia. Oltre che del Pd, che ne costituisce il riferimento. Le primarie, infatti, non hanno un significato semplicemente "tecnico". Assumono, invece, una grande importanza simbolica. Arturo Parisi, che (accanto a Prodi) ne è stato — se non il primo — uno dei primi sostenitori, le ha definite il "mito fondativo" dell'Ulivo. Soggetto politico a vocazione maggioritaria, destinato ad accogliere le istanze e le componenti più diverse del Centrosinistra. In altri termini: il mo
dello dell'Unione, sperimentato alle elezioni del 2006. In vista delle quali si svolsero le primarie, nell'autunno del 2005, che designarono Romano Prodi candidato premier. Si trattò, in effetti, di una investitura. A cui, tuttavia, parteciparono oltre 4 milioni e 300 mila elettori —deidiversip artiti della coalizione. Non solo l'Ulivo, ma anche l'IdV, l'Udeur, i Verdi. Segno di una domanda effettiva e particolarmente ampia nel Centrosinistra. Si tratta, peraltro, dell'unica occasione in cui le primarie siano state utilizzate, in ambito nazionale, per il loro fine naturale (come rammenta spesso Gianfranco Pasquino). Cioè: selezionare il candidato a una carica mono-cratica. In questo caso: il Presidente del Consiglio. Successivamente, nel 2007 e nel 2009, hanno, invece, funzionato da surrogato—o da complemento — ai congressi di partito. Mediante cui eleggere i segretari—egli organismi—delPd. Che, nel frattempo, aveva sostituito l'Ulivo. Seguendo il modello americano del bipartitismo. Non più Unione, ma Partito Unico dei riformisti. Nell'autunno del 2009, in particolare, l'elezione del segretario e degli organismi avvenne attraverso un percorso complesso. Prima i Congressi — a livello di circolo e di provincia — riservati agli iscritti, con il compito di eleggere la Convenzione (e l'Assemblea nazionale) . Poi le primarie, aperte agli elettori (dichiarati). Poi ancora l'Assemblea, a ratificare la scelta delle primarie. Un collage di modelli organizzativi, che riassume — ed enfatizza — l'incertezza progettuale alla base del Pd. In bilico fra "partito di massa" — dunque di "iscritti"—radicato a livello territoriale. E "partito di elettori", in formato maggioritario e americano. Fondato sulle primarie. Un equivoco mai risolto. Cheriemergedicontinuo.E oggi diventa difficile da eludere e da rinviare. Anche perché coinvolge gli stessi elettori. I cui orientamenti riflettono la medesima incertezza dei gruppi dirigenti. Come emerge dal sondaggio di Demos (condotto nelle scorse settimane), lamaggioranzadegli elettori di Centrosinistra continua a ritenere utili le primarie per scegliere i candidati Premier, Sindaci, Governatori e Parlamen
tari. Ma coloro che vorrebbero utilizzare questa procedura "sempre"—e in ogni occasione—costituiscono comunque una minoranza, per quanto ampia: il 30%. Questa posizione, peraltro, èespressa dal 42% degli elettori di Sei, ma da poco più di un quarto di quelli del Pd e dell'Idv. Per contro, è vero che solo una quota limitata (intorno al20%) rifiutale primarie "a prescindere". Tuttavia, fra gli elettori appare evidente un certo grado di confusione. Sulle primarie, sul partito, sul Centrosinistra.
Sulle primarie. Perché, fino ad oggi, sono state utilizzate "à la carte". Per eleggere i candidati alle cariche di governo — centrale e locale. Vi si è fatto ricorso per designare Prodi ma non Veltroni. Né, a Roma, per candidare Rutelli. Per eleggere gli organismi e i segretari di partito: Veltroni e Bersani, ma non Franceschini.
Sul partito. Sul Pd. I suoi segretari, i suoi organismi, la sua identità. La sua memoria. Hanno tratto legittimazione dalle primarie. Senza che, peraltro, questa procedura venisse regolata e istituzionalizzata.
Sul Centrosinistra. Di cui le primarie hanno definito gli incerti confini. In modo estensivo, nel 2006. Da Mastella fino a Bertinotti. In modo selettivo, nel 2007. Quando Veltroni ne hariassunto il perimetro intorno all' asse Pd-Idv. Oggi, nel gruppo dirigente del Pd tutti questi dubbi restano. Irrisolti. E si ripercuotono, evidenti, sulle intese e sulla leadership. Ma con le elezioni che continuano a incombere è meglio scioglierli. Presto. Bersani e il gruppo dirigente del Pd: decidano. Quali intese e quali candidati. E quale metodo di coinvolgimento della base. In altre parole: quale modello di partito. Ma senza reticenze. Le primarie non sono una religione. Restano, tuttavia, il "mito fondativo". Dell'Ulivo, del Pd. Non ultimo: sono la procedura attraverso cui è avvenuta l'elezione di Bersani e degli organi dirigenti del partito. Il rito che garantisce loro legittimazione. Discuterle è utile, perfino necessario. Consapevoli, però, che, nello stesso momento, si rimettono in discussione la leadership e il modello di partito. E anche questo mi pare utile, perfino
necessano. D RIPRODUZIONE RISERVATA
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D Pd e il grande equivoco delle primarie la scelta che cambia il futuro del partito Ma tra gli elettori di sinistra solo un terzo legiudica indispensabili
Le primarie per scegliere il candidato premier Secondo lei, in futuro, con che frequenza il centrosinistra dovrebbe utilizzare le primarie per scegliere il Presidente del Consiglio? (valori %, tra gli elettori dei partiti di centrosinistra)
•Sempre HIQualche volta Ut Mai l i Non sa, non risponde
Elettori Pd
Elettori Idv
Settori Sei
Settori altri partiti di centrosinistra
Totale elettori di centrosinistra
Le primarie "sempre" (valori %, tra gli elettori dei partiti di centrosinistra, di quanti ritengono che le primarie debbano essere utilizzate "sempre", per ogni tipo di elezione)
Elettori Pd
Elettori idv
Elettori Sei
Elettori altri partiti di centrosinistra
Totale elettori di centrosinistra
26,8
28,0
42,3
' 35,0
30,4
Quando ricorrere alle primarie Secondo lei, in futuro, con che frequenza il centrosinistra dovrebbe utilizzare le primarie per scegliere... (valori %, tra gli elettori di centrosinistra)
• S e m p r e SSQualche volta Mai W Non sa, non risponde
Il Presidente del Consiglio
I Presidenti di Regione e i Sindaci
I parlamentari, i consiglieri regionali e comunali
m 5,6
Mota, i»®i©dte»I*Mpca il sondaggio, realizzato da Demos&Pi, è stato condotto nei giorni 18-21 dicembre 2010 da Demetra (metodo Cati). Il campione, di 1200 persone, è rappresentativo per i caratteri socio-demografici e la distribuzione territoriale della popolazione italiana di età superiore ai 18 anni. Materiali suwww.demos.it. Documentazione completa su www.sondaggipoliticoelettorali.it
GAZEBO Fila di gente al gazebo del Partito democratico in Largo Cairoti a Milano
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Federalismo, ultimatum di Bossi " 0 passa a gennaio o allenine" BSemM:iltempodellechiaccMereèfinito,mnvogliosckrzì ROMA —Adesso l'aut aut della Lega a Berlusconi si arricchisce di date e contenuti: se entro il 27 gennaio non avrà incassato il via libera al federalismo fiscale dei municipi, il Carroccio staccherà la spina al governo e non resterà che andare al voto. Con le urne da allestire per il 27 marzo. L'ultimatum al premier Silvio Berlusconi arrivadalleaderdelCarro-cio che ieri sera, da Ponte di Le-gno,haammonito:«Igiomiclou
saranno quelli traill7eil23 gennaio: questa è l'ultima occasione per il federalismo. O l'ultima occasione per votare. Il tempo delle chiacchiere è finito». L'ultimatum a Berlusconi del Se-natùr è in perfetta sintonia con l'esternazione di Roberto Cal-deroii che ha passato gli ultimi giorni alavorare sul federalismo anche con i tecnici di Tremonti. «Se non si fa il federalismo—av-
CalcEevoM ixicfìca la «tata «lei 21 mazzo per il voto. H IMI : um errore dare scawiexize '«egide
PolexxncarGteclisn*» e Napoli* f i iixsÉaxso Umanità: il Carrocci© apra %sxt confronto sa» tatto
verte il ministro della Semplificazione — la legislatura non ha più senso e quindi si va al voto anticipato». Dopo le minacce, tuttavia, Bossi s'è dimostrato ottimista. Dopo aver ribadito di essere «amico» del Cavaliere
(«Scherzi non ne faccio—precisa il leader leghista — ma non voglio che me ne facciano gli altri»), e di non temere "trappole" dal ministro dell'Economia («Tremonti non ha bisogno di fondare un partito politico, che bisogno ha di spaccarsi la testa?»), s'è detto convinto che «il federalismo passeràamarzo». E che dunque «ci sono poche probabilità che ci siano elezioni a marzo».
La Lega presenta quindi il conto al premier che a dicembre aveva ottenuto il sostegno del Senatùr a patto che — appunto entro gennaio — fosse in grado
IN TRINCEA La Lega chiede a Berlusconi garanzie sul percorso parlamentare del federalismo. Nelle foto i tre ministri Calderoli, Bossi e Maroni. In basso, il dg della Rai Mauro Masi e Angela Buttigliene
di trovare quei deputati necessari ad allargare la risicata maggioranza alla Camera. «Come ha ripetuto Bossi la via maestra sarebbe stata il voto—testimonia Calderoli—ma abbiamo voluto ascoltareBerlusconichecihari-petuto che i numeri ci sono».
Uscitaindigesta al Pdl che per bocca del capogruppo alla Camera acchitto, pur notando come sia «sacrosanto sollecitare l'approvazione del federalismo», bacchetta la Lega: «Definire il giorno e l'ora nella quale tutto ciò deve essere fatto può valere come sollecitazione polemica, noncome scadenzario». 11 dubbio che siinsinuatrai ber-lusconiani è che l'uscita di Calderoli non lasci molte alternative alle elezioni anticipate. Come testimoniailnumeroduedelPdl a Montecitorio Osvaldo Napoli:
«L'accelerazione che ogni tanto arriva dagli amici del Carroccio mi dà l'impressione di motivazioni per anticipare le elezioni». Ma Calderoli risponde al Pdl: «Non è la Lega a fissare le date per il federalismo, lo fanno la legge e i regolamenti parlamentari, cheimpongonoilpareresul quarto decreto entro 028».
Partono all'attacco i finiani. Per Carmelo Briguglio Futuro e libertà «non è disponibile agli aut aut del Carroccio a cui interessa solo mettere in sicurezza il federalismo fiscale e fare cassa in termini elettorali per poi tornare ad appiattirsi su Berlusconi». Per l'esponente futurista se la Lega vuol parlare di federalismo prima deve confrontarsi con il terzo polo su tutti gli altri temi. Dal canto suo l'Italia dei valori vede il voto più vicino e esorta il centrosinistra a prepararsi alle urne.
(a. d'a)
Bossi: "Osi faagennaioosì vota
Federalismo la Lega lancia l'ultimatiirn
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Ultimatum sul federalismo " 0 passa a gennaio o si vota" Calàroliattacca, ilPàlojrena: erroredarescadenzerigide
ROMA — Adesso l'aut aut della Lega a Berlusconi si arricchisce di date e contenuti: se entro il 27 gennaio non avrà incassato il via libera al federalismo fiscale dei municipi, il Carroccio staccherà la spina al governo e non resterà che andare al voto. Conle urne da allestireperil27 marzo. L'ultimatum al premier Silvio Berlusconi arriva dal ministro leghista Roberto Calderoli che ha passato gli ultimi giorni a lavorare sul federalismo (anche con i tecnici di Tremonti) e ieri a Ponte di Legno ha incontrato il leader padano Umberto Bossi. Ed è proprio dopo essersi congedato dal Senatùr che Calderoli esterna la nuova ed ultima posizione della Lega.
«Senonsifailfederalismolale-gislaturanonhapiùsensoequin-di si va al voto anticipato», è il messaggio che il ministro della Semplificazione lancia a Berlu-
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sconi. Dunque il Carroccio può aspettare fino a gennaio per veri-ficareresistenza «dei numeri che ci aveva prospettato Berlusconi laddove è chiaro che non basta una maggioranza risicata: per fare le riforme servono numeri forti». La chiave di volta sarà la settimana che si apre il 17 gennaio, quando in Parlamento approderà il quarto decreto federalista (quello sul fisco municipale) : «Lì -tagliacortoCalderoli-sivedràse c'è un Parlamento che vuole fare le riforme, altrimenti tanto vale andare al voto il prima possibile ferma restando la potestà del Capo dello Stato sullo scioglimento delle Camere». Il Carroccio indica anche la data per le elezioni: l'ultimo fine settimana di marzo.
La Legapresenta quindi il conto al premier che a dicembre aveva ottenuto il sostegno del Senatùr a patto che - appunto entro
IN TRINCEA La Lega chiede a Berlusconi garanzie sul percorso parlamentare del federalismo. Nelle foto i tre ministri Calderoli, Bossi e Maroni. In basso, il dg della Rai Mauro Masi e Angela Buttigliene
gennaio - fosse in grado di trovare quei deputati necessari ad allargare la risicata maggioranza alla Camera. «Come ha ripetuto Bossi la via maestra sarebbe stata il voto - testimonia Calderoli - ma abbiamo voluto ascoltare Berlusconi che ci ha ripetuto che i numeri ci sono».
Uscita indigesta al Pdl che per bocca del capogruppo alla Camera Cicchitto, pur notando come sia «sacrosanto sollecitare l'approvazione del federalismo», bacchetta la Lega: «Definire il giornoel'oranellaqualetuttociò deveesserefattopuòvalerecome sollecitazione polemica, non come scadenzario». Il dubbio che si insinua tra i berlusconiani è che l'uscita di Calderoli non lasci molte alternative alle elezioni anticipate. Come testimonia il numero due del Pdl a Montecitorio Osvaldo Napoli: «L'accelerazio
ne che ogni tanto arriva dagli amici del Carroccio mi dà l'impressione di motivazioni per anticipare le elezioni». Ma Calderoli risponde al Pdl: «Non è la Lega a fissare le date per il federalismo, lo fanno la legge e i regolamenti parlamentari, che impongono il parere sul quarto decreto entro il 28».
Partono all'attacco i finiani. PerCarmelo Briguglio Futuro elibertà «non è disponibile agli aut aut del Carroccio a cui interessa solo mettere in sicurezza il federalismo fiscale e fare cassa in termini elettorali per poi tornare ad appiattirsi su Berlusconi». Per l'esponente futurista se la Lega vuol parlare di federalismo prima deve confrontarsi con il terzo polo su tutti gli altri temi. Dal canto suo l'Italia dei valori vede il voto più vicino e esorta il centrosinistra a prepararsi alle urne.
(a.d'a)
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Calderoli: "0 si fa a gennaio o si vota"
Federalismo la Lega lancia rultimatum
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Bocchino avverte il Cavaliere: la Lega vuole il voto,per far guidare poi aTremonti un governo di grande coalizione
"Silvio è in trappola, accetti la nostra offerta tavolo per le riforme e legge elettorale' '
CARMELO LOPAPA
ROMA—Berlusconi in una "trappola". Stretto tra la minaccia di voto anticipato dell'asse Bossi-Tre-monti e «l'inutile accanimento terapeutico» su una maggioranza difficile da allargare. Italo Bocchi-no,capogruppodiFuturoelibertà, è di ritorno dalle vacanze nei mari caldi, prepara la ripresa e il congresso fondativo diFliafebbraio,e il presidente del Consiglio da lon-tanolovedecosì.Alpremieroraifi-niani, depostal' ascia di guerra, offrono «una via d'uscita: sieda al tavolo, accetti l'appello alla responsabilità e me tta a punto un patto di legislatura con tre -quattro riforme fondamentali per il Paese». Diversamente, «faccia pure come creda, se governerà altri due giorni o due anni a noi interessa poco».
Come sarebbe a dire interessa poco, onorevole Bocchino. Adesso volete lasciarlo B a Palazzo Chigi?
«Noi abbiamo rescisso il cordone ombelicale che ci legava a un partito che avevamo co-fondato
per renderlo un grande partito moderato. Ci siamo ritrovati su un vagone estremista, conlaLegaafa-re da locomotiva. Ora siamo oltre, a febbraio lanceremo un grande progetto per l'Italia. Proporremo un patto repubblicano, per chi ha davvero a cuore le sorti di questo Paese che, nonostante l'ottimismo del premier, vede crollare il potere d'acquisto delle famiglie, decrescere l'occupazione, Piazza AffariperderepiùdialtreBorseeu-ropee. Lui vuole andare avanti con trevotidimaggioranza?Facciapu-re».
Il patto voi lo stringete intanto con l'Udc, per il Polo della Nazione. Maalla ripresa sipartirà
, con la riforma federalista. Ca-» sini a differenza vostra ha già votato contro. Rischiate di spaccarvi al primo banco di prova?
«La nuova coalizione voterà sempre unita. Su alcuni provvedimenti ci siamo divisi in passato, ma questo è un falso problema. Il problema vero è che federalismo realizziamo. Se la riforma consentirà di ridurre gli sprechi, bene, ma se rischia di dividere il Paese e la-
Se vogliono un federalismo che rischia di dividere il Paese se lo facciano da soli. Al congresso di febbraio noi lanceremo un grande patto repubblicano
sciarne per strada un pezzo, allora lo facciano da soli, se ne sono capaci. Noi non ci stiamo. E su questo il nuovo Polo sarà compatto».
D'accordo. Chiedete al premier Berlusconi di sedere ad un tavolo per mettere a punto poche riforme. Ma quali?
«Proponiamo al presidente del Consiglio di trasformare una sommatoria di debolezze in un'occasione di rilancio per l'Italia, nell'anno del 150'. Quali riforme? Quella sul mercato del lavoro, tanto per cominciare, la vogliamo affrontare o la lasciamo fare a Mar-chionne? E poi, la riforma fiscale, per ridurre una buona volta le tasse a carico delle famiglie e delle imprese. Sarebbe inevitabile inse-rirenelpacchettolariformaeletto-rale, chiaro. Infine, una grande riforma centrata sui giovani, come sollecitato dal capo dello Stato a fine anno. Berlusconi adesso ha due strade davanti a sé, anzi tre».
Ovvero? «Può proseguire con l'accani
mento terapeutico. Può cedere alla tentazione delle urne, sponso-rizzatadallaLega.Oppureprende-re in considerazione l'unica soluzione che serve al Paese e accoglie-
rel'appello alla responsabilità». Difficile. Il Carroccio già lo in
calza: allargamento della maggioranza e federalismo subito o voto il 27 marzo. Cosa c'è dietro il loro pressing così insistente?
«Alzano il tono per spaventare Berlusconi, ottenere la riforma, l'unica che interessaloro, epoi andare al voto. In questo Bossi fa i suoi interessi, ma ha ragione, leg • gè i numeri, si dimostra più politico del premier: così non si gover • na».
Raccontano di un presidente del Consiglio in rotta con Tremonti. Siamo già alla guerra di successione sul dopo-Berlusco-ni?
«La conflittualità tra il premier e il suo ministro è evidente. La riforma del fisco è nelle mani del solo Tremonti, il quale però ha altri disegni, d'intesaconBossi:vuolean-dare al voto. Perché alle elezioni la Lega vincerebbe, il Pdl uscirebbe a pezzi, e il risultato sarebbe due maggioranze diverse tra Camera e Senato».
E a quel punto? «Andiamo dritti verso una solu
zione alla tedesca. E chi meglio di Tremonti potrà guidare un governo di grande coalizione?»
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CAPOGRUPPI Italo Bocchino capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera
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SE UN SENATORE DICE COSE DI SINISTRA LUCIANO GALLINO
Finalmente. Un senatore ha tenuto un discorso in aula dicendocosedisinistra.Ha descritto in modo severo la
situazione in cui versa il paese, ma sono stati tali e tanti i temi affrontati che impartito consapevole che la destra sta portando tutti al disastro potrebbe ricavarne un programma completo perle prossime elezioni. In questa prospettiva merita soffermarsi sui punti salienti del suo discorso, disponibile nella trascrizione fatta in Senato.
Ampio spazio viene dato ai problemi dell'occupazione e del reddito. Tempo fa, prima che arrivassero l'economia globale, laroboti-ca e i computers, nota il senatore, una persona poteva lavorare 40 ore alla settimana e guadagnare abbastanza da pagare i conti della famiglia. Oggi perpagareiconti bisogna lavorare almeno in due, e se non si sgobba in due - facendo magari tre o quattro lavori - si ri-schiadinonriuscireapagarenem-meno il riscaldamento e il carburante per l'auto. Per vari gruppi di età, in specie i giovani e gli over 50, il reddito reale è addirittura più basso che negli anni 70.
C'è una causa precisa per tale peggioramento.-inpocopiù di dieci anni il paese ha perso milioni di posti di lavoro nell'industria manifatturiera. Il lavoro è andato in Cina, Vietnam, India o Messico, dove costa dieci volte meno. La chiamano competitività. E per i lavoratori rimasti, rileva il senatore, si veda quel che succede alla Chrysler. I media hanno enfatizzato la ripresa delle assunzioni da parte dell'azienda. Ma i nuovi assunti sono pagati 14 dollari l'ora invece di 28, per fare lo stesso lavoro dei compagni più anziani. «Se ci rendiamo conto che l'industria del-
l'auto-sichiedel'oratore-erafor-se lo standard aureo per la manifattura. .. che cosa pensiamo succederà in futuro ai salari degli operai?». Storicamente, in questo paese, nota altrove il senatore, i posti di lavoro nel settore manifatturiero erano laspinadorsaledellaclas-se lavoratrice. L'emigrazione dell'industria verso altre coste non è solo un mutamento del modo di produrre: è un disastro sociale.
La crisi economica, iniziata ben prima di quella finanziaria, sta mutando in peggio la vita non solo degli operai, ma anche delle classi medie. Molti che vi appartengono sono figli di operai, impiegati, contadini, che grazie al lavoro dei genitori hanno potuto andare alle superiorioall'università.Orasono in ansia, piùancora che perse stessi, per i loro figli. E si chiedono se per la prima volta nella storia moderna di questo paese i figli non avranno un livello di vita più basso dei genitori, a cominciare dal livello di istruzione cui riusciranno ad accedere.
Quel che succede, rileva il senatore, rientra in un progetto delle forzepolitiche di destra. Illoro scopo ultimo - cito ancora dal suo discorso -è l'annullamento radicale di quasi tutti i provvedimenti che sono stati introdotti durante parecchi decenni per proteggere i lavoratori, gli anziani, i bambini. Allo scopo di ridurre il deficit di bilancio, stanno discutendo di una brillante idea: innalzare l'età di pensionamento sinversoi70 anni. In questo modo chi per decenni si batte con fatica per sopravvivere, facendo un lavoro duro e soppor-tandomolti sacrifici, dovràlavora-re sino al giorno in cui muore.
Ma agli occhi del nostro senato-rel'ottusità della destra si vede so
prattutto nei tagli effettuati all'istruzione, in tutte le sue forme e livelli, dagli asili alla scuola primaria, dalle superiori all'università. Sempre al fine di ridune la spesa pubblica. Andare in questa direzione «significa semplicemente tagliarsi il naso per far dispetto alla faccia». Come potremo mai diventare una grande economia, egli chiede, se non avremo gli scienziati, gli ingegneri, gli insegnanti che ci vogliono, mentre molti altripae-si nel mondo hanno una maggior percentuale di giovani diplomati che vanno all'università? Ed è mai possibile che sia così scarsa nel paese una buona educazione per i bambini che tutti possano permettersi? I risultati di questa carenza per il prossimo futuro potrebbero essere disastrosi. I bimbi che non hanno una istruzione intellettualmente stimolante fin dalla scuola primaria dieci anni dopo abbandoneranno gli studi e magari finiranno in carcere.
Il discorso del senatore si estende alle infrastrutture. Dappertutto, egli afferma- e di questi giorni è difficile dargli torto - stanno andando in pezzi. Dovremmo investire in modo significativo per ricostruire ponti, strade, acquedotti, reti per la banda larga, trasporti pubblici, sistema ferroviario, dighe. È vero che sindaci e governatori di regione trovano poco attraente un investimento del genere. Ma se non si provvede oggi, ci costerà molto di più domani.
Ho citato quasi alla lettera vari passi del discorso di questo senatore, limitandomi a semplificarli e riordinarli,poichésitrattadiun intervento molto lungo - la trascrizione è di 124 pagine - e ripetitivo. Resta da precisare che il discorso è stato davvero tenuto al Senato l'I 1
dicembre scorso. Purtroppo non era il Senato italiano. Era quello degli Stati Uniti. Dove il senatore Bernie Sanders, che si definisce un «indipendente progressista» e vota per lo più con i democratici, ma non manca di criticarli quando occorre, ha parlato senza interruzione per quasi nove ore. Video e trascrizione sono disponibili sul web. Il suo bersaglio era lo scandaloso compromesso con i repubblicani fatto dal presidente Obama, accettando di estendereper altri due anni riduzioni fiscali che peri contribuenti più ricchi toccano i milioni di dollari a testa, allo scopo di poter mantenere detassazioni da mille dollari l'anno alle classi medie e alla classe operaia. Due giorni prima il Senato aveva bocciato una proposta dello stesso Sanders che avrebbe concesso a milioni di poveri ed ex combattenti disabili un assegno una tantum di 250 dollari.
Il discorso di Sanders merita attenzione per due motivi. In primo luogo mostra che la situazione economica e politica degli Stati Uniti è molto simile a quella dell'Italia. Sotto questo aspetto dagli Usa non c'è proprio più niente da imparare. Se non una cosa. In quel paese circolano in molti ambienti, strati sociali, centri di ricerca, idee forti, definite, fondate su cifre e argomenti solidi, che laggiù si chia-manoliberaloprogressiste.manel lessico nostro sono idee di sinistra. Tanto che un senatore può esprimerle con la massima chiarezza nella Camera alta, facendosi capire davvero da tutti anche fuori, per nove ore di seguito. Restiamo in attesa che un nostro parlamentare -magari delPd,chissà-faccia un discorso simile a quello di Bernie Sanders.
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I IL TRAMONTO DEI "DURI"
IN POLITICA FEDERICO GEREMICCA
A anno appena con-
L / eluso ha di fatto arenato la legisla-
i tura in un panta-' no che ancora po
chi mesi fa era difficile perfino da immaginare. E invece la situazione - sul piano della stabilità politica, certo, ma non solo su questo - è quella che è. L'eredità che il 2010 lascia all'anno che comincia, insomma, è pesante: ma nella lunga crisi politica che ha preceduto i voti di fiducia e di sfiducia del 14 dicembre, almeno un paio di questioni sono emerse con la forza dell'evidenza. E non sarebbe male tenerne conto per cercare di correre finalmente ai ripari.
La prima è certamente il naufragio dell'idea che una politica spiccia e muscolare sia sempre meglio che confrontarsi per poi, se possibile, scendere a patti: o almeno provare a cercarli. Da settembre in poi (mese in cui la crisi ha iniziato ad avvelenarsi) non un solo canale di comunicazione è stato aperto, non una posizione politica è cambiata, nulla si è mosso: «colombe» ed ambasciatori di pace sono stati subito additati come potenziali traditori ed il risultato è stato il finale thrilling cui abbiamo assistito. Una cosa a metà tra il codice penale ed un'amara commedia all'italiana. Da farci un film. Titolo: Il Venduto.
Partiti tutti lancia in resta - i luogotenenti di Berlusconi e i fedelissimi di Fini -e convinti di spuntarla col mero uso del diktat e della forza, hanno finito col mercanteggiare un cambio di campo o il rispetto della fedeltà appena giurata.
CONTINUAAPAGINA25
Comunque lo si guardi, l'epilogo rappresenta una sconfitta per i più duri tra i duri, da La Russa e Cicchitto, da Bocchino a Gasparri, passando per i
colpi da cecchino di Maroni e Calderoli,
poche uscite ma tutte distruttive: una gioiosa macchina da guerra - si sarebbe detto qualche tempo fa - che ora si lecca le ferite, prova a riaggiustare i pezzi e fa i conti con quel che è rimasto e che il mercato ancora offre. Mercato in tutti i sensi, naturalmente.
E' stato - anche - un passaggio terribile per Silvio Berlusconi, avviatosi in battaglia con fanfare e minacce, per poi concluderla - più modestamente - con promesse e blandizie: ma non è che gli altri leader, nelle stesse settimane, se la siano passata granché meglio. Anzi, mai come stavolta, forse, i limiti e le debolezze del «leaderismo all'italiana» sono apparsi nella loro impietosa evidenza. Della rabbia impotente di Silvio Berlusconi abbiamo detto. E che aggiungere dell'incedere via via più barcollante di Gianfranco Fini o delle sentenze sempre più oscure di Umberto Bossi, che ormai parla come la Sibilla cumana e come tale viene interpretato?
E' una difficoltà - una debolezza - che ha riguardato tutti: Bersani, nel suo zigzagare contraddittorio, condizionato ora da Vendola e ora da D'Alema; Casini,
impegnato prima di tutto a evitare altre scissioni ed emorragie, dopo quella (dolorosissima) in terra siciliana; Di Pietro, il più duro dei duri, costretto a scoprire i «traditori» proprio nella sua agguerritissima falange, ed ora oggetto di sberleffi e di contestazioni. Mai come stavolta si è avvertito che il «leaderismo all'italiana» sta forse esaurendo le sue ultime cartucce. Lo spettacolo non regge più: e il potere che segretari e presidenti hanno fondato su risorse economiche illimitate, sul potere di decidere con un cenno chi entra e chi esce dal Parlamento e perfino sul fatto di aver stampato il proprio nome sulle insegne del partito, va inesorabilmente consumandosi, come la cera di una candela.
E' evidente da anni che il sistema avrebbe bisogno di una profonda risistemata; e senza andare troppo indietro nel tempo, lo dimostrano le ultime due legislature: quella di Prodi, naufragata dopo due anni, e la terza di Berlusconi, quella attuale, avviatasi alla deriva appena giunta al giro di boa. Ed è ugualmente chiaro che sarebbe stato anche simbolicamente significativo che alla riscrittura delle regole si riuscisse a metter mano proprio in questo 2011,150° anniversario dell'unità d'Italia. Sperare non costa nulla, naturalmente, ma gli ultimatum di Bossi e Calderoli -puntuali come i botti di fine anno - non paiono un gran viatico. L'ipotesi più probabile - purtroppo - è che leader sempre più deboli e partiti senza più radici, finiranno per continuare a galleggiare sulle loro promesse: nuova legge elettorale, fine del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, abolizione delle province... E' una filastrocca che si potrebbe
mandare a memoria: e che - questo è il timore - continueremo magari a recitare anche in questo anno, che doveva essere di orgoglio e di celebrazione...
IL TRAMONTO DEI "DURI"
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GIORGIA MELONI
«La sinistra tace, che vergogna» L'esponentePdlfuribonda con l'opposizione: «Le critiche delPd?Le rispedisco al mittente, non ha malfatto nulla Battisti non è un terrorista ma un criminale comune che ha ammantato di politica i suoi omicidi fatti per denaro»
Andrea Cuomo
Roma «Lo sa che cosa mi fa rabbia? Mi farabbia subire lezioni di civiltà da altri Paesi, mi fa rabbia sentire dire che noi non garantiamo il diritto, noi che del diritto siamo la culla. Ricordo al signor Lula che il Granducato di Toscana è stato il primo ad abolire la pena di morte». Il ministro Giorgia Meloni è in Scozia, ha freddo e fretta, ma non è per questo che al telefono appare furibonda. Lo è perché segue dai giornali la vicenda Battisti e anche da oltre il vallo di Adriano la storia le appare nella forma e nella sostanza incredibile. Anzi, come dice lei: «Inaccettabile. Anzi, scriva vergognosa».
Addirittura vergognosa? «Vergognosa, vergognosa.
In che altro modo si può definire la concessione dello status di rifugiato politico a un uomo che non ha nulla di politico?».
Battisti militava nei Proletari armati per il comunismo...
«Battisti è un criminale comune. È un ladro e un rapinatore, che per rubare dei soldi ha ucciso. Il fatto che in un se -condo momento abbia ammantato questi misfatti di un significato politico non fa di lui un rivoluzionario. Resta un criminale comune. E un vigliacco, che è scappato per sfuggire alle sue responsabilità e per non pagare il suo conto con la giustizia. Non capi
sco come faccia l'intellighenzia a proteggere un uomo del genere. Bisogna fare di tutto perché questa persona paghi il suo conto con l'Italia».
Fare sì. Ma che cosa? «Intanto dobbiamo mobili
tare l 'opinione pubblica italiana. Lo stiamo già facendo attraverso il comitato di Tor-regiani (intitolato a Pierluigi, il gioielliere ucciso nel 1979 durante una rapina per la quale Battisti è stato condannato e guidato dal figlio Alberto, che nell'occasione rimase paralizzato, ndr). Abbiamo aderito come Giovane Italia alla manifestazione che si svolgerà sotto l 'ambasciata brasiliana a Roma il 4 organizzata da Torregiani e dal Movimento per l'Italia di Daniela Santan -chè,con l'auspicio di fare una successiva mobilitazione più numerosa. Anche bipartisan, perché riteniamo che su questa vicenda si debba mobilitare l'Italia intera anche in modo trasversale. Ho apprezzato il fatto che il Pd abbia mandato un appello a Lula. Anche se...»
Anche se? «Anche se rispediamo al
mittente le accuse del Pd di un silenzio assordante da parte del governo, perché questo si è mosso con grande passione con la sottoscritta, con La Russa, conio stesso presidente Berlusconi. Non ricordiamo invece una mobilitazione della sinistra su questa vicenda. E anche se anche il tono dell'appello democratico tra
disce il complesso di inferiorità del quale loro sono sempre portatori quando si confrontano con un Paese straniero. Ma malgrado ciò ben venga che in extremis anche loro si siano svegliati su questa vicenda».
Secondo lei si può fare ancora qualcosa a livello diplomatico? «Io penso e spero di sì. Cre
do come il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica che si possa impugnare questa decisione alla Alta Corte brasiliana, che già si era detta favorevole all'estradizione. In questo modo potremmo ritardare la decisione di fornire lo status di rifugiato politico e aspettare così che possa intervenire la neoinsediata presidente del Brasile Dilma Rous-seff, che per fortuna non la pensacome il suo predecessore Lula».
Una strada piuttosto stretta, non trova? «Non c'è dubbio. Ma noi
chiediamo soltanto di poter dare seguito a una sentenza emessa, come ha riconosciuto anche Bruxelles, nel pieno rispetto dei principi di legalità su cui si fonda l'Unione europea. E già nel 2006 la Corte europea dei diritti dell 'uomo aveva dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Battisti contro la sua estradizione in Italia».
Ma secondo lei come la pensano i brasiliani? «Ecco, me lo chiedo anche
io. Penso che Lula abbia scelto la strada più comoda. Ha
messo a repentaglio i buoni rapporti tra due Paesi amici come l'Italia e il Brasile per darsi le arie da rivoluzionario, lasciando al suo popolo tutti gli svantaggi di questa crisi e a chi lo sostituisce il compito di ricucire lo strappo».
Lula e l'avvocatura dello Stato sostengono che in Italia c'è un clima da guerra fredda... «Ogni paragone con
un 'epoca tragica come gli anni Settanta mi pare francamente esagerato».
Però è indubbio che, tra contrapposizioni politiche, proteste studentesche, scontri, pacchi bomba e il caso Battisti sembra proprio che l'Italia fatichi a uscire dagli anni Settanta... «Fin quando ci saranno per
sone favorevoli a Battisti nel nostro Paese sarà impossibile chiudere definitivamente con il passato. Lo sa con chi ce l'ho? Ce l'ho con personaggi come Oreste Scalzone, che sono fuggiti dall'Italia in attesa che i propri reati cadessero in prescrizione e che oggi, rientrati nel nostro Paese, vanno nelle università a pontificare ai giovani. E ce l'ho ancora di più con chi li invita. Io penso che sia saggio e giusto a distanza di anni ascoltare tutti, ma che solo chi ha pagato il conto con la giustizia ora abbia il diritto di dire la sua. Non abbiamo nulla da imparare da chi non si è preso le sue responsabilità».
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Vergogna Non capisco perché certa intellighenzia lo protegga
Mobilitazione Ci vuole una manifestazione bipartisan e numerosa
Asilo politico Ci impegneremo per ritardare la concessione dello status
Stagioni d'odio Francamente esagerato ogni accostamento con gli anni '70
Cattivi maestri Chi non ha pagato il conto con la giustizia non parli
L'ex terrorista Cesare Battisti viene arrestato
in Brasile nel marzo del 2007
per ingresso illegale nel Paese
sudamericano e falsificazione di documenti.
Ma dopo il no all'estradizione potrebbe uscire di cella. A destra il ministro della
Gioventu Giorgia Meloni
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Foglio "]
Caro presidente Napolitano, ecco tre proposte sui giovani da una baby eurodeputata di Lara Comi4
"~ aio Presidente Napolitano, mi permetta un'affermazione un po'
es trema, ma mai così vera come nel no-" - sirotempo:lagiovinezzaèunvalorein
se, e di \ alori di questo tipo ce ne sono ben pochi. Li possiamo contare sulle dita di una mano: la pace tra i popoli, il diritto alla salute, la possibilità di studiare e lavorare, il rispetto verso vecchiaia e infine - appunto - la passione e l'apertura verso il futuro che, non a torto, consideriamo caratteristiche della gioventù.
Per questa ragione ho provato un'immediata e sincera contentezza quando, ascoltando il Suo discorso di fine anno, ho capito che lo stava dedicando proprio ai giovani. Non soltanto perché anch'io faccio parte «della categoria», come direbbero i giornalisti, ma anche per il mio impegno politico: tra le fila dei nostri deputati in Ttalia e in Europa risulto infatti essere, senza farne un titolo di merito, la più giovane eletta. Mi sono sentita, dunque, doppiamente chiamata in causa: come chi ha la fortuna di avere davanti a sé la parte più lunga della vita e come chi ha, allo stesso tempo, la responsabilità di dover prendere decisioni che avranno un peso anche al di fuori del proprio percorso individuale. Per usare le Sue parole: «Senza opportunità per i giovani la democrazia è in scacco». Sottoscrivo appieno. E aggiungo: è necessario che queste opportunità vengano coltivate ogni
singolo giorno dell'anno, all'interno dei discorsi istituzionali come all'esterno, nella quotidianità concreta di ogni giorno. Proprio quella che i giovani vivono con più partecipazione.
Mi permetto di aggiungere alle Sue parole, dunque, tre proposte che nei prossimi mesi politica e istituzioni non dovrebbero lasciare in secondo piano.
La prima: un più esteso riconoscimento delle professioni all'interno dell'Unione europea. Vorrei che per un insegnante o un infermiere italiano fosse molto più semplice recarsi in un'altra nazione della nostra Comunità per svolgere
il proprio mestiere e incamerare nuove esperienze, nonché trasmettere le pro-prie. Il mercato del lavoro è sempre meno italiano e
sempre più europeo. Stavo per scrivere: sempre più globale. Non possiamo più prescindere da questa realtà di fatto, ma vedo l'Italia non intraprendere con adeguata convinzione questa sfida.
La seconda proposta: una più dinamica osmosi tra Università e mondo del lavoro. In questo abbiamo già fatto buoni passi avanti. La riforma Gelmini ha promesso, e di certo manterrà, che l'accento cada sempre sui più meritevoli. È a loro che innanzitutto occorre dare speranza, senza per questo dimenticare l'istruzione e la cultura per tutti. È un atto di coraggio e non, come è stato lasciato intendere da alcune parti forse un po' troppo interessate a mantenere lo sterile e dispendiosissimo status quo, un atto di ingiustizia sociale. Lo sviluppo è fatto anche di individui trainanti e competitivi: vogliamo farne a meno? Con quali capacità, allora, ci presenteremo nei prossimi anni sul mercato globale?
Terza proposta: è necessario limitare una flessibilità lavorativa che, sovente, è remunerativa solo per i datori di lavoro. Ci sono aziende che usano ripetutamente la formula dello «stage» per tenersi strette le persone più valide. Ecco che di nuovo torna, allora, il tema della speranza: che tipo di futuro può vedere e costruire un giovane che, conscio (ma non in modo arrogante) delle proprie capacità, si vede «parcheggiato» dall'azienda in quella zona grigia in cui è parecchio più difficile pensare a lungo termine? Per non dire ottenere quel mutuo bancario spesso indispensabile per comprarsi una casa e finalmente «uscire» dalla propria famiglia d'origine. Al Parlamento europeo stiamo lavorando affinché la situazione degli stagisti presso le aziende non rimanga una condizione esistenziale.
Avendola conosciuta personalmente, Signor Presidente, so che lei non spende parole che non abbiano l'effettiva possibilità di tramutarsiin fatti. Prenda queste mie proposte come segno di obiettivi comuni e come il mio personale augurio di buon anno.
*Europarlamentare Pdl
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LE MOSSE DEL CENTRODESTRA
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Governo, ma^oranza divisa. Ultimato d e M ^
Bertoni, il piano per il w m partito IlpKDgettopostrPcBinfaseavanzata, dovi^bechiamaci "Popolari"
di MARCO CONTI T ALega preme per il fedeli—ffalismo? Tremonti annuncia una sua corrente nel Pdl? Il ministro Bondi minaccia di dimettersi per tor
nare a tempo pieno in via dell'Umiltà? Silvio Berlusconi ha in tasca la soluzione per azzerare ogni contenzioso: un'altra casa nuova di zecca dove ospitare tutti
i moderati rottamando quel "Pdl" che gli ha portato certamente meno fortuna di "Forza Italia". Il nome è pronto: "Popolari". Secco e a prova di sigle.
Asciutto e resistente a storpiature e acronimi. "Popolari" per riprendere in maniera diretta la "famiglia" europea nella quale si trovano gli eurodeputati ora Pdl.
Continua a pag. 5
IL P R E D E L L I N O 2 ^^^defe|»ssibielezioriantic^ _ _ ^ _ _ ^ _ _ _ _ _ _ _ ^ ^ _ (ieatirapotitica.Manokrx)lerxi$itionpermincarìcodìvertice
Addio Pdl, arrivano i "Popolari": Berlusconi prepara l'ennesima svolta In fase avanzata il progetto del nuovo partito. In squadra solovoltì giovani
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
di MARCO CONTI
"Popolari" per saldare al centro il nuovo schieramento, e sottrarlo alle derive che gli ex di An rischiano di accentuare ora che nel Pdl riescono a dare le carte in maniera diretta anche grazie al peso di La Russa e Gasparri. Tra gli studi che esperti di marketing hanno sottoposto al Cavaliere, la dizione "Popolari" risulta infatti meno nostalgica di "Italia" (o "Avanti Italia" noto inno fascista composto in occasione della guerra in Etiopia), più diretto di "Libertà" (che comporta la definizione di "libertini" per iscritti e parlamentari) e sicuramente più efficace di un doppio nome. Bloccati i domini su internet, messo a punto un primo spunto grafico, il presidente del Consiglio sta dando seguito a quanto promesso sia nella conferenza stampa di fine anno che il giorno dopo a "Matrix". Per ora niente nuovi predellini, perché «alla mia età devo stare attento ai gradini», ma il progetto di restyling è in fase avanzata e tutto deve essere pronto
qualora la Lega non si accontenti dell'allargamento della maggioranza al quale lavora il Cavaliere, e spinga per il voto anticipato a primavera.
L'intenzione di voler abbandonare al suo destino il nome-Pdl è stata annunciata più volte dal premier, ma i possibili motivi di contenzioso con i finiani rappresentano solo una parte delle motivazioni che spingono il Cavaliere a cambiare. Più concreti gli obiettivi di azzerare le quote tra ex forzisti ed ex An, smontare il complicato triumvirato e, soprattutto, realizzare una "casa dei moderati" attraverso la quale provare a recuperare nuovi spezzo
ni centristi, se non tutta l'Udc di Pier Ferdinando Casini.
Con il nuovo partito tutto tornerà in discussione, tranne, ovviamente, la leadership del Cavaliere. In ballo però finiranno tutti gli azzurri della prima ora, perché Berlusconi, nel nuovo partito di giovani
vuole essere l'unico "grande-vecchio". A dispetto delle voci delle ultime settimane, difficilmente troveranno posto con un ruolo decisivo t r a i "Popolari" nomi pesanti come quello dì Claudio Scajola, Antonio Martino, Romano Comincioli, Enrico La Loggia e Beppe Pisanu.
Spazio ai giovani. A cominciare dal ministro Angelino Alfano, indi- j cato da Berlusconi più volte come ' possibile coordinatore unico , del Pdl, e che in caso ' di vittoria elettorale
potrebbe raccogliere il testimone del Cavaliere qualora per quest'ultimo si spalancassero le porte del Quirinale. Nella pattuglia delle donne spiccano la Gelmini e la De Girolamo, mentre in ombra sono finite la Carfagna e la Prestigiacomo. Emergono la Ravetto, la Ronzulli e la Calabria mentre resistono la Biancofiore e la Loren-zin. In ascesa anche la pattuglia cattolica guidata da Maurizio Lupi e che potrebbe arricchirsi di new entry se Oltretevere si prenderà per buono l'invito fatto di recente da Berlusconi a segnalare «uomini e donne capaci e di buona volontà».
La pattuglia degli ex An rimasti con Berlusconi verranno traghettati nel nuovo partito dagli ex colonnelli La Russa, Gasparri, Matteo-li e Alemanno. A loro sarà riconosciuta una quota nelle liste poco sotto l'attuale trenta per cento anche per evitare di avvantaggiare sul
territorio i futuristi di Fini. Malgrado il progetto stia
in fase avanzata, poiché Berlusconi ha sempre considerato il partito una macchina elettorale, lo
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scossone e rimandato e per essere ufficializzato si dovrà attendere la fine, naturale 0 meno, della legislatura. Ovviamente tutto ciò sta però scatenando
nuove gelosie da parte di coloro che rischiano di non ritrovare nel nuovo contenitore il peso avuto sinora. La tensione di Tremonti con Berlusconi, che riaffiora ormai sempre più frequentemente, ne è una conferma. Così come è stato evidente, e ammesso dallo stesso Cavaliere, che nella guerra con Fini «le
ragioni personali» hanno dato sostanza ad una guerra di leadership che sinora nel centrodestra a guida berlu-sconiana ha fatto già parecchi morti e feriti.
Il Pdl, il «Partito delle Liti», come lo definì ironicamente lo stesso Berlusconi qualche tempo fa, va quindi in pensione. Ma fino ad un certo punto perché, in caso di scioglimento anticipato,
il Pdl dovrà restare ancora in vita per lucrare il finanziamento pubblico che comunque i partiti prenderanno sino al 2013. Un gruzzolo non da poco, visto che il Pdl ha diritto a 41 milioni di euro l'anno per cinque anni che potrebbero sommarsi, così come accade per tutti gli altri partiti, ai soldi della legislatura 2006-2008, già interrotta.
LA PAROLA* CHIAVE PREDELLINO
Il 18 novembre 2007 Berlusconi si presenta a Milano, piazza San Babila, a un gazebo di Forza Italia «per mandare a casa Prodi». E dal predellino dell'auto annuncia: «Oggi nasce ufficialmente un nuovo grande partito, il Popolo della libertà. Anche Forza Italia si scioglierà in questo movimento». Ora, pare, si scioglie pure il Pdl
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IL NODO DEGLI EX AN
Affidato a La Russa Malleoli, Alemanno e Gasparri l'incarico di "traghettatori"
H LE TAPPE h -Forza Italia
Popolo della libertà
Silvio Berlusconi nel 1994 fonda Forza Italia e vince le elezioni
Casa delle libertà
Il 18 novembre 2007 Berlusconi annuncia la fine di FI e la nascita del Pdl Silvio Beriusconi
Il Cavaliere formalizza l'alleanza con Ccd e An dando vita alla Cdl
Voglia di nuovo Silvio Berlusconi in piazza San Babila a Milano, il 18 novembre del 2007, quando annunciò la chiusura di Forza Italia e la nascita del Popolo della libertà
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UN ALTRO CUNEO NELLA COALIZIONE Il pressing leghista su Berlusconi non accenna a diminuire: al contrario si accentua, ed è difficile considerarlo solamente un fatto me-diatico, di bandiera, di visibilità partitica: Anche perché stavolta il Carroccio mette sul tappeto la sua stessa ragione sociale, la riforma federalista. Roberto Calderoli spiega che se nelle seconda metà dì gennaio ì decreti attuativi non avranno il via libera del Parlamento, allora non resterà che andare al voto anticipato. Di più. Secondo il ministro della Semplificazione, bloccato il federalismo occorre aprire le urne al più presto, entro fine marzo. Ragion per cui è necessario sciogliere le Camere entro Questo mese. Insomma la tabella di marcia leghistaprevede-rebbe che in caso di stop entro il 23 gennaio, il Cavaliere dovrebbe dimettersi in tutta fretta e il capo dello Stato firmare in due-tre giorni il decreto di scioglimento. Praticamente senza consultazioni, senza passaggi intermedi, senza alcun tentativo di verificare l'esistenza di una maggioranza alternativa con un incarico anche solo esplorativo, magari anche senza attenersi alla Costituzione che stabilisce che lo scioglimento avviene dopo che il Presidente della Repubblica ha sentito ìpresi-denti di Senato e Camera: e chissà quale sarebbe l'orientamento di Fini rispetto alla richiesta di voto anticipato...
Insomma è chiaro che c'è un elemento di voluta drammatizzazione da parte leghista, magari nutrita anche dai sondaggi svolti dallo stesso Calderoli nei confronti del Pd ed evidentemente non andati a buon fine. Ciò non toglie sarebbe tuttavia sbaglialo considerare effimero. L'insofferenza e la preoccupazione leghista nonsonodifacciqta, alcontra-rio rappresentano il dato di frizione più netto all'interno della maggioranza. Vero è che Bossi a staccare la spina al governo non ci può arrivare; vero anche che se viene messo a rischio il federalismo la Lega vedrebbe sgretolarsi il patrimonio di affidabilità che il suo elettorato le annette, e peraltro - stando ai sondaggi - in misura crescente.
La sortita di Calderoli, coni 'era inevitabile, provoca risentite reazioni da parte dei futuristi che rifiutano «l'aut aut leghista», e qualche sussulto anche nel Pdl. Schermàglie. Il bersàglio vero è Berlusconi. Che deve dare conto dell'operazione allargamento della maggioranza mentre sul federalismo, nelle attuali condizioni numeriche, non può garantire più di tanto.
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Lega, nuovo avviso: federalismo entro gennaio o a marzo si vota
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REGOLE CONDIVISE NECESSARIO IL
CONCORSO DI TUTTI
Conclusa questa fase, le identità (centrodestra e centrosinistra) torneranno prioritarie nelle scelte programmatiche e nella composizione delle alleanze politico-elettorali e saranno percepite con chiarezza dall'elettorato. In una cornice di regole condivise. E già questo sarebbe gran risultato.*
IL PD E IL DILEMMA DELLE ALLEANZE
luigi Berlinguer EX MINISTRO PUBBLICA ISTRUZIONE
1 Partito democratico sembra tormentato dal nodo da sciogliere in tema di alleanze politico-programmatiche. Per prima cosa, a mio parere, va approfondito il problema dell'identità di questo
nostro partito, ciò che vuole, quale pezzi di società intende rappresentare, attraverso quali priorità. Il primo obiettivo sono le alleanze, per così dire, sociali: l'universo dei lavori, le imprese, i giovani studiosi, coloro che oggi sono più deboli.... Ciò avviene attraverso l'insediamento sociale di un grande partito quale il Pd capace di declinare politiche d'innovazione che facciano perno sul binomio education-la-voro. Le alleanze politiche, importantissime, non sono dunque le sole sulle quali concentrare l'attenzione.
Anche perché, a mio parere, i tempi delle alleanze politico-elettorali (quelle programmatiche attraverso le quali il Pd si candiderà a governare il Paese) si preparano oggi, ma si completeranno in una fase successiva a quella immediatamente più urgente. Nella prospettiva di alleanze in vista di elezioni generali dovrebbe apparire chiaro che Gianfranco Fini e Fli non sono un possibile alleato del Pd, ma una naturale e qualificata alternativa di centrodestra, come dimostrano le esperienze di altre democrazie evolute. Piuttosto, di fronte al nostro elettorato e ai milioni di cittadini che guardano con interesse al Pd (ce ne sono ancora e numerosi) mi concentrerei ora sul messaggio politico immediato. Che altro non è se non quello di ribadire che su regole condivise (legge elettorale) ed emergenze sociali da affrontare oggi (lavoro, ripresa) si deve ricercare il concorso di tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell'Italia. Un futuro che passa dalla liberazione del peso di Berlusconi per il Paese (un peso per la sua concezione del potere, per la sua pratica demolitoria di ogni contrappeso democratico, un peso per la sua manifesta incapacità di governare). Un'alleanza per ristabilire regole condivise e affrontare le emergenze è risposta cristallina alla crisi di sistema. Non è inciucio, non è pratica consociativa. Trova fondamento nella storia italiana (la solidarietà nazionale) e in quella europea (la Grosse Koalition). Le diverse anime di questa alleanza scelgono temporaneamente di compiere un pezzo di strada assieme per consolidare la democrazia. Riscrivono regole che valgano per tutti (non solo per chi è al potere). Si tratta, con ogni evidenza, di un tentativo legittimo ed è doveroso lavorare al suo buon esito.
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Battaglia d'inverno sulle tasse locali la Lega cerca il dialogo con Pd e Idv
ALBERTO D'ARSENIO
ROMA—Bicamerale e commissione bilancio alla Camera. È su questi campi che si giocherà la battaglia finale per il federalismo fiscale e, di conseguenza, dopo l'ultimatum leghista per la sopravvivenza del governo. Il primo scontro sarà sul fisco dei municipi, il quarto decreto at-tuativo del federalismo madc in Lega Nord. Dovrà essere portato a casa entro il 28 gennaio, termine inderogabile. lì poi il treno federalista per i leghisti non si può fermare perché deve arrivare a destinazione entro il 21 maggio (eventualmente anche con le elezioni di mezzo), scadenza della delega per approvare tutti i testi attuativi. Che non sono pochi. Per ora il Carroccio è riuscito a fame approvare in via definitiva tre: Roma Capitale, fabbisogno standard di comuni e province e federalismo demaniale.
All'appello oltre al fisco municipale mancano cinque decreti: fisco regionale e provinciale, i costi standard della sanità, i premi e le sanzioni per gli amministratori, la politica di coesione e l'armonizzazione dei bilanci degli enti territoriali.
Tra questi provvedimenti il primo a dover incassare i pareri del Parlamento sarà appunto il fisco dei comuni. Ma dopo l'uscita dalla maggioranza dei fi-nianilastradapcrlecamicie verdi è tutta in salita. Alla commissione Bicamerale presieduta da Enrico La Loggia l'asse Pdl-Lega non ha più la maggioranza: il pallottoliere indica un 15 pari. «Poco male - assicura un big leghista - coni) pareggio il governo è libero di andare avanti». I problemi arriveranno però dalle commissioni della Camera. Non tanto alla Finanze, dove Peli e I-e-ga hanno numeri confortanti, quanto alla Bilancio, dove l'eventuale asse Pd-Idv-Udc-Fli è in grado di mandare sotto il governo (maggioranza e opposi
zione contano 24 deputati a testa, ma il presidente - il leghista Giancarlo Giorgetti - non vota). Per neutralizzare questo rischio si è già mosso Roberto Calderoli, "il mago" padano di regolamenti e voti a rischio che in autunno sul federalismo è riuscito ad incassare i voti dell'Idv di Antonio Di Pietro. Insieme ai suoi tecnici e a quelli di Tremonti tra Natale e Capodanno ha lavorato pervenire incontro alle richieste dei partiti diopposizionecheincon-trerà singolarmente nei prossimi giorni (in agenda anche un vertice con la maggioranza).
Se il miracolo non dovesse riuscire per la Lega ci sarebbe una sola soluzione: «Il voto». Ma anche se supereranno lo scoglio i padani verificheranno se l'eventuale maggioranza alla Bilancio - fondamentale per i provvedimenti economici di Tremonti - sia stabile. Esempio: nelle prossime settimane la commissione di Montecitorio dovrà esaminare il decreto Mil-leproroghe e se non ci saranno
garanzie che esca intatto (si teme che gli emendamenti dell'opposizione lo stravolgano) per il Carroccio la via d'uscita sarà ancora una sola, il voto. Secondo i vertici leghisti la strada migliore per assicurare federalismo e riforme sarebbe la formazione dei nuovi gruppi parlamentari che sta gestendo Berlusconi. E ancheinquesto caso un insuccesso del premier avrebbe un inevitabile esito, il voto. Con un asso nella manica che per ora ibigdellaLegatengononascosto e che spiega l'ansia di portare a casa subit o quanti più decreti attuativi possibile: il Carroccio è certo di poter andare avanti sui testi anche a Camere sciolte e di potermantenere in vita la delega sul federalismo anche in caso di urne. In caso di vittoria elettorale la Lega cercherebbe di riprendere in mano i dossier e con circa un mese a disposizione tentare di incassare i decreti restanti entro il 21 maggio, coronando così il sogno federalista.
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I decreti legislativi da approvare
Fisco municipale Il decreto assegna ai comuni il gettito dei tributi immobiliari e introduce dai 2011 la cedolare secca al 20% sugli affitti e dal 2014 l'imposta municipale unica. Il parere della commissione bicamerale è atteso entro il 20 gennaio
Fisco regionale e provinciale
> Attribuisce ai governatori ! compartecipazione Iva, | addizionale Irpef e la possibilità j di diminuire Plrap tino a zero. j Ha avuto il sì S della Conferenza, | Stato-Regioni
I d e c r e t i l e g i s l a t i v i g i à a p p r o v a t i o Roma capitale
l e a w t ì at t i iat ìwi a r i s c M o a i a C«K«MÌS5»»©
Bi lanc io dH M«WBÌecito»o
Armonizzazigne
Dal 2014 scattano gli stessi principi contabili per regioni, province e comuni, che dovranno adottare il bilancio per missioni e programmi. Ha avuto il primo via libera dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre scorso
Premi
In attesa di andare in Conferenza unificata il decreto individua forme di premìalìtà per le amministrazioni locali che dimostreranno di avere i conti in ordine e, al contrario sanzioni fino all'ineleggibilità per chi va in rosso
Politica di coesione
Il provvedimento fissa nuovi criteri per la polìtica di coesione e per , l'utilizzo di fondi comunitari e ' risorse Fas. Rientra nel piano per il Mezzogiorno ì e ha avuto finora solo il sì i preliminare di palazzo Chigi ì
Fabbisogni standard di comuni e province Federalismo demaniale
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27 GENNAIO La verifica sulla tenuta della maggioranza chiesta dalla Lega parte il 17 gennaio e si chiude il 28, data ultima per i'ok al fisco municipale
27 MARZO È la data in cui per la Lega si dovrebbe eventualmente votare: il 27 marzo 1994 Berlusconi ottenne la sua prima vittoria elettorale
21 MAGGIO La scadenza dei decreti. Ma la lega vuole incassare il possibile prima de! voto e chiudere il pacchetto dopo l'eventuale vittoria elettorale
6 DECRETI Sono sei i decreti che mancano all'appello per la chiusura dei federalismo fiscale. Tra questi i costi standard della sanità
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LA SFIDA PER L'ITALIA
Serve più coraggio per riawiare un circolo virtuoso di Carlo Bastasin
I a prima metà del 2011 sarà decisiva per l'euro. Tra gennaio e la primavera sarà messa
.ialla prova la capacità di tutti i paesi critici di finanziarsi sul mercato a costi sostenibili. Già nelle prossime quattro settimane bisognerà collocare titoli governativi della zona euro per 80-100 miliardi Gli ultimi giorni del 2010 hanno visto tassi in aumento anche sui titoli italiani. Per tutti nei prossimi mesi ci saranno difficoltà, turbolenze e delusioni. Ma alla fine dovrebbe prevalere la principale lezione del 2009-2010: i costi politici e finanziari di un fallimento della moneta unica sono troppo alti perché i governi -anche quello tedesco - non continuino a intervenire. Lo faranno tuttavia imponendo delle "condizioni" che rendano tollerabili i costi degli aiuti per i paesi finanziatori e che li garantiscano dal non ripetersi di rischi di insolvenza in futuro.
Per l'Italia, che finora è ben riuscita a tenersi al riparo dalla crisi più acuta, le implicazioni del do-po-crisi sono molto impegnative, vanno al cuore della vita pubblica e dovrebbero rappresentare la piattaforma di ogni riflessione politica.
Il cantiere europeo delle "condizioni" a carico dei paesi deboli è aperto e la struttura a cui si lavora può essere completata in pochi mesi. Grecia, Irlanda e Portogallo saranno isolati finanziariamente attraverso le risorse già previste dagli ultimi Consigli europei e da quelle che è in grado di muovere la Banca centrale europea. Entro il 2013 dovranno ridurre gli squilibri e le inefficienze rendendo credibile il finanziamento dei loro debiti. Spagna, Italia e Belgio dovranno rassicurare da sé i mercati, con impegni fiscali stringenti per la riduzione nel medio termine del debito pubblico. I meccanismi di risoluzione della crisi saranno resi permanenti, ma a essi si aggiungeranno sistemi di sorveglianza che terranno d'occhio in ogni paese oltre alla finanza pubblica anche l'andamento dei prezzi, il costo del lavoro, gli indici di produttività e gli squilibri con l'estero. Altri elementi di coordinamento politico riguarderanno il fisco, alcune riforme di struttura e il sistema finanziario.
Dentro questa cornice c'è il quadro attuale dell'Europa con i paesi attorno alla Germania e nel nord che hanno riformato i mercati, aperto i confini, investito in conoscenza e che crescono al 3-4%, e gli altri paesi che invece arrancano. Questi ultimi devono aumentare la produttività e possono farlo in due modi diversi: riforme oppure deflazione.
Perché questi ragionamenti non sembrino astratti, basta consultare l'ultimo rapporto del Fondo monetario sul programma di risanamento dell'economia greca (www.imf.org/ex-
ternal/pubs/ft/scr/20io/cno372.pdf). Nel suo ottimismo è una testimonianza impressionante di quanto occorra per recuperare la competitività perduta. L'economia greca sta rimpicciolendosi, i redditi reali sono erosi dalle tasse dirette e indirette, un secondo round di riforme strutturali è in cantiere e i tagli alla spesa pubblica sono ingenti. Ma il piano prevede che la crescita torni al 4% nel 2015 e il debito scenda al 90% nel 2019. Si dirà che l'Italia è messa molto meglio della Grecia.
Continua • pagina 8
Ed è vero, ma la natura delle sfide non è molto diversa: analoga la perdita di competitività, analoghi i volumi del debito pubblico in rapporto al Pil. Anche se le imprese e le famiglie italiane sono molto più solide di quelle greche, le ricette politiche non sono tanto diverse.
Dall'autunno inoltre sono un po' peggiorate le previsioni di crescita dell'economia italiana e ultimamente è aumentato il costo di finanziamento del debito. Il governo si è impegnato a ridurre il disavanzo dal 5% del Pil al 2,7% entro il 2012 -si tratterebbe del punto di svolta per il debito che dal 2013 tornerebbe a scendere sul Pil -, ma se davvero la crescita dovesse essere più debole del previsto anche le entrate fiscali ne risentiranno. In questo senso i due problemi italiani - alto debito e bassa crescita - si legano: le gravi debolezze strutturali hanno portato a una severa perdita di competitività e a tassi di crescita poco sopra lo zero. Questo rende difficile ridurre il debito.
La capacità di governare-riformare l'economia italiana sarà dunque parte integrante della difesa del paese, oggi dai venti della crisi e domani da un doloroso aggiustamento deflazionistico.
In un certo senso l'aggiustamento interno alla struttura dei prezzi è in corso da dieci anni in Italia: la differenza tra la forte perdita di competitività misurata in termini di costo del lavoro e quella molto minore in termini di prezzi all'export rivela che all'interno della società italiana sono in atto profondi conflitti tra lavoro ufficiale e lavoro non ufficiale, tra settori emersi e sommersi, tra attività domestiche e quelle esposte alla concorrenza internazionale, tra risorse che servono solo a controllare il consenso di oggi e quelle necessarie agli investimenti del domani. Èia via conflittuale alla sopravvivenza italiana nella globalizzazione. Ma il risultato è un paese che non cresce, in cui queste quotidiane guerre di logoramento creano un clima di sospetto e talvolta di abuso che si rispecchia perfettamente nel linguaggio politico e in quello ormai sintonico dei media e infine degli individui ridotti all'incattivi-mento e alla frustrazione.
Come si vede a questa catena dolorosa non mancano anelli: i governi non riformano, il paese non cresce, la lotta per
sopravvivere incattivisce il discorso pubblico e la politica cavalca le divisioni evitando di governare, riawiando nuovamente il circolo vizioso. Quella che è una sensazione di confusione polemica senza respiro, un disegno impressionistico, è in realtà proprio la vera fotografia del paese.
Grecia e Irlanda ne usciranno grazie all'Europa, ma di fatto sospendendo la democrazia rappresentativa e sostituendola - con un gradimento dei cittadini, si badi, molto maggiore del previsto - con organismi tecnici: la Commissione europea, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale. Era in fondo una facile profezia: la crisi finanziaria sarebbe diventata una crisi economica e questa a sua volta avrebbe prodotto una crisi della società che, se non fosse stata affrontata con coraggio, avrebbe infine prodotto una crisi della politica. Il 2011 è l'ultimo anno per evitarlo.
Carlo Bastasin c6nstosin@(3roo((ings.ecfu
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Più coraggio per riawiare il circolo virtuoso
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Le sfide per le Imprese LE PREVISIONI
Eurolandla. Il test decisivo sarà riuscire \ La Cina. Pechino continuerà a essere a ridare credibilità all'area e alla moneta unica uno dei mercati a maggiore crescita
Per le Pmi può iniziare l'anno della svolta Prove di ripresa graduale nel mondo: buone chance dai consumi Usa e dall'export verso la Germania
Chiara Bussi
Nuove prove di ripresa per l'economia mondiale. Qualche segnale positivo non manca, come le buone notizie della scorsa settimana sul mercato del lavoro Usa. Ma quest'anno la marcia sarà «graduale e irregolare» secondo l'Ocse e «a due velocità» a detta del Fmi.
Le ombre all'orizzonte non si sono ancora dissipate, con alcuni rischi che potrebbero irrompere sulla scena. Dai debiti sovrani alle pesanti correzioni di bilancio nella Zona euro, all'incognita del rilancio dei consumi oltre oceano, fino alla corsa del petrolio che si avvicina ai 100 dollari al barile e alla volatilità dei cambi: non sono poche secondo gli economisti le probabili zavorre. È questa la situazione che le oltre 4 milioni di Pmi italiane dovranno aspettarsi per i prossimi dodici mesi.
«Il 2011 ha buone probabilità per essere l'anno del vero punto di svolta», dice Luigi Campiglio, prorettore dell'Università Cattolica di Milano. Questo perchè «le prospettive di breve termine dell'economia mondiale sono diventate più favorevoli -spiega Luca Mezzomo, respon-
GLI ECONOMISTI Mezzomo: restano i rischi ma prospettive più favorevoli Sapelli e Campiglio: premiate la creatività e la ricerca delle nicchie d'eccellenza
sabile delle ricerche macroeconomiche di Intesa Sanpaolo - la crescita globale è però destinata a rallentare rispetto al 2010: prevediamo un ritmo del 4,4% rispetto al 4,6% stimato per l'anno scorso, ma il rischio di una fine prematura della ripresa continua a essere minimo». Al di là del dato medio, il passo cambia a seconda delle aree. Quest'anno - secondo l'istituto - gli Usa cresceranno del 3,1% rispetto al 2,8% stimato nel 2010 e un'accelerazione è prevista anche per l'Europa orientale, mentre la zona euro dovrebbe confermare il livello dello scorso anno con un Pil in crescita deH'1,7%, con l'Italia sotto la media all'i per cento.
Gli sforzi di Eurolandia, che da due giorni ha aperto le porte all'Estonia, saranno rivolti nel 2011 al consolidamento di bilancio. Un'ondata di austerity già in corso in Grecia, Irlanda e Portogallo, con pesanti correzioni fiscali in cantiere anche per il 2011, mentre la Spagna continua a essere una «sorvegliata speciale» da parte dei mercati. Tutte misure necessarie, ma da tenere d'occhio, perché la fase di rigore, sottolinea Mezzomo, «potrebbe colpire la domanda interna di questi paesi con riper
cussioni anche per le esportazioni delle Pmi italiane». Per la zona euro, aggiunge Campiglio, «la vera sfida sarà riuscire a riconquistare la credibilità per far sì che i timori di una dissoluzione della moneta unica tornino a essere impensabili. Per farlo servono però azioni politiche concrete».
L'area euro ha intanto ritrovato la locomotiva tedesca, che resta il primo mercato di sbocco per le esportazioni italiane e a detta degli economisti si metterà in luce anche nel 2011. Le speranze di un'effettiva ripresa di tutta l'area vanno tutte in direzione di Berlino: «Dovrà comportarsi come Anchise con Enea e portare sulle sue spalle tutta l'area. Dalle sue sorti - dice Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica all'Università Statale di Milano - dipendono quelle di tutta l'area. L'altra incognita è l'effettiva ripresa dell'economia mondiale, ma resto convinto che ci sarà e sarà guidata dagli Usa, con India e Brasile al loro fianco».
I consumi saranno la chiave di volta dello scenario economico degli Stati Uniti e sono appesi al filo degli incentivi fiscali del pacchetto Obama approva
to prima delle festività natalizie. Secondo le stime di Intesa Sanpaolo dovrebbero aumentare di oltre il 3% quest'anno, anche alla luce del rialzo strutturale del tasso di risparmio. «La crescita americana, però - precisa Mezzomo - è presa a prestito dal futuro, perché il sentiero dei conti federali diventa sempre più insostenibile».
Sul fronte degli emergenti gli occhi degli economisti sono puntati sul Brasile: «È destinato a diventare la nuova Germania - spiega Sapelli - negli ultimi 20 anni ha creato una borghesia contadina, dando vita a imprese medie e grandi e auna ricchezza diffusa, con opportunità anche per le Pmi italiane».
E la Cina? «Pechino resta uno dei mercati a maggiore crescita - rileva Mezzomo - anche se è possibile che sia soggetta a fasi di boom and bust. Il rischio principale è sul mercato immobiliare, dove è in atto un forte rialzo dei prezzi. Ma questo surriscaldamento dovrebbe avere un effetto limitato sulla crescita».
Inattesa di segnali concreti di svolta, conclude Sapelli, «a fare la differenza sarà la creatività imprenditoriale», alla ricerca, gli fa eco Campiglio, di «nicchie di mercato e nuovi sbocchi».
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I numeri per il 2011
Uno scenario della crescita mondiale a due facce nel 2011. Secondo le stime macroeconomiche più recenti i l dato medio sarà inferiore a quello del 2010. È prevista un'accelerazione negli Usa e nell'Europa centrale e un rallentamento nell'Asia orientale (che viaggerà però ancora sopra i l 7%), mentre l'area euro dovrebbe confermare la performance del 2010 (+1,7%). L'inflazioneappare perora sotto controllo, a eccezione della Cina. Conti pubblici in affanno negli Usa ein alcuni paesi dell'area euro (Irlanda, Spagna e Grecia in testa)
O L A CRESCITA DEL P I ,
Eurozona Stati Uniti
Europa
Orientale Opec
Fonte: elaborazione II Sole 24 Ore su dati Ufficio Studi Intesa Sanpaolo ed Economist Intelligence Unit
0 IL QUADRO DEGLI INDICATORI MACROf CONCIMICI
Dati e variazioni espressi in percentuale
Consumi privati
Export
Import
Deficit/Pil
Debito/Pil
Inflazione
Disoccupazione
Produzione industriale
Eurozona
™ " u "
' 8,6'
7,7
4,4
86,3
1,8
9,8
2,4
Usa Giappone Cina
3,2
7,3
9,5
10,4
99,1
1,7
9,7
5
0,7
6
3,9
7,8
195,6 1
0,5
5,2
0,8
9
14
1,8
17,4
3,5
4,3
8
India
8,9
11,5
16,2
5,3
55,7
5,6
8
8,6
Brasile
4,7
7,4
12,5
2,3
58,6
4,6
7,5
4,8
Cauto ottimismo nonostante le incertezze legate a debiti sovrani, prezzi delle materie prime e tensioni sull'euro
Prove di ripresa per le Pmi Boccia: «Occorre mettersi in rete per crescere e trovare nuovi mercati»
»«s Per le Pmi italiane sarà un 2011 all'insegna della ripresa graduale. I segnali positivi dell'economia mondiale non mancano, ma esistono ancora rischi sul frpnte dei debiti sovrani in Eurolandia, dell'approvvigionamento delle materie prime e degli squilibri di bilancio negli Usa.
Tra opportunità e incognite saranno cinque i nodi da sciogliere per le Pmi. Sul fronte dell'accesso alla liquidità gli esperti prevedono un anno di svolta nei rapporti tra banche e imprese, anche se il credito continuerà a essere selettivo. Per le commodi-
•• -"UBIU" ' *^ J>% ties sono in vista nuove accelerazioni dei
Obiettivo crescita. Le Pmi dovranno andare alia ricerca di nuove nicchie e di nuovi sbocchi {neh fulu. un addetto delta Philips HeullhwreuBest, in Olanda}
prezzi. E se bollette di luce e gas subiranno ritocchi all'insii non troppo violenti, tormentato rimarràinvece il fronte delle valute, con l'area euro ancora in tensione. Infine, i mercati emergenti porranno nuove sfide alle Pmi che vogliono internazionalizzarsi: Egitto, Vietnam, Brasile, Turchia, Corea del Sud e Polonia saranno le sei stelle su cuipuntare l'attenzione. E per crescere trovando nuovi sbocchi il presidente della Piccola industria di Conflndustria, Vincenzo Boccia, invitale imprese a mettersi in rete e a creare una business community.
Senni • pagine 2-5
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Foglio "]
Federalismo difficile «contro» i comuni NUMERI NON CONDIVISI
W a politica, i numeri non hanno mai la solida certezza I che acquistano quando sono stampati in un libro di i . matematica. Sul federalismo, però, l'assenza di numeri condivisi rischia di far impazzire la maionese della riforma più importante di questo tormentato scorcio di legislatura. Alle critiche sollevate la scorsa settimana dallo studio del Pd sugli effetti disomogenei nelle città, la maggioranza ha risposto (con qualche ragione) che i meccanismi di riequilibrio, pensati nella riforma, servono proprio a evitare che alcuni sindaci restino in braghe di tela.
La questione sollevata oggi dalPIfel, cioè l'istituto degli enti locali nominato «partner scientifico» dai decreti attuativi, è più pesante: il problema, dicono le tabelle, è che ì fondi assegnati ai comuni sono troppo scarsi e troppo incerti, le stime del governo (sull'emersione del nero negli affitti e sulle dinamiche del mattone) sono troppo ottimistiche, la perequazione è ancora troppo confusa.
Sono critiche «di parte»? Può darsi, ma, come mostra l'esperienza recentissima della trattativa fra governo e regioni, senza basi condivise non si va avanti, e il gioco dei sospetti incrociati può essere letale: è difficile pensare di fare il federalismo contro i diretti interessati.
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IL CONTROLLO BELLA FINANZA PUBBLICA
Manovre Uè per l'instabilità Le recenti modifiche al trattato rischiano di ampliare il contagio
di Hans Werner Sinn
1«i Europa era destinata a diven-* tare, entro il 2010, «la socie
tà basata sulla conoscenza ...J più competitiva e dinamica
a livello mondiale». Così, almeno, aveva proclamato ufficialmente la Commissione europea nel 2000 nel contesto dell'Agenda di Lisbona. La scadenza è passata e ormai è ufficiale: l'Europa ha il record di crescita più lenta a livello mondiale. Se infatti i membri della Uè sono cresciuti del 14% negli ultimi dieci anni, il Nord America è cresciuto del 18%, l'America latina del 39%, l'Africa del 63%, il Medio Oriente del 60%, la Russia del 59%, Singapore, la Corea del Sud, l'Indonesia e Taiwan del 52%, l'India del 104% e la Cina del 171 per cento.
Gli europei avevano pensato di raggiungere i propri obiettivi attraversò, tra le varie cose, una migliore protezione ambientale e una coesione sociale più forte. Obiettivi ammirabili, ma che non rappresentano delle strategie di crescita. L'Agenda di Lisbona si è rive^ lata, infatti, una farsa.
Il patto europeo di stabilità e crescita del 1995 non ha avuto un percorso migliore. I paesi Uè hanno concordato di limitare i loro deficit fiscali al 3% del Pil per assicurare un contenimento del debito in euro, in modo tale che nessun paese potesse utilizzare la nuova valuta per rendere ostaggi i suoi vicini forzandoli a compiere operazioni di salvataggio. Nella realtà dei fatti i paesi Uè sono andati ben oltre il 3% stabilito per 97 volte. In 29 casi le violazioni sono state concesse dalla dicitura originale del patto, visto il contesto di recessione in cui si trovavano i paesi. Ciononostante, gli altri 68 casi di eccedenza del 3% del Pil hanno rappresentato un'evidente violazione del patto ai quali l'Ecofin avrebbe dovuto rispondere con l'imposizione di sanzioni. Ma nessun paese è
mai stato penalizzato. Le restrizioni legate al debito politi
co che i membri dell'eurozona si sono autoimposte non sono mai state prese sul serio in seguito a quel contesto, in
quanto i peccatori e i giudici si sono sempre trovati dalla stessa parte della barricata. Un soggetto degno di Kafka.
Nel 2010 poi due paesi, la Grecia e l'Irlanda, sono stati salvati dal resto dell'Europa anche se, in base all'articolo 125 del trattato Uè, nessuno stato membro può prendersi carico del debito di un altro stato membro. Questa dottrina di dura disciplina è stata abolita con un sol colpo nel maggio del 2010 quando ci si è trovati di fronte a un collasso mondiale che non si sarebbe potuto evitaresenza l'intervento diretto della Germania.
Il fatto che sia stata data la possibilità alla Grecia di unirsi all'euro con una semplice frode, ovvero dichiarando un rapporto deficit/Pil al di sotto del 3% quando in realtà era ben al di sopra, rende emblematico il lassismo con il quale è stato definito il patto di stabilità e crescita.
La Germania, da parte sua, ha deciso di aprire il suo portafogli ed è stato il primo paese a intervenire per salvare la Grecia. Inoltre, al vertice che si è tenuto prima di Natale, i capi di stato europei hanno deciso di modificare il trattato Uè legittimando lo strumento europeo per la stabilità finanziaria, ora ribattezzato strumento per la stabilità europea, e trasformandolo in un'istituzione permanente. Una volta tornata a casa, Angela Merkel, che per mesi aveva insistito per chiudere questa struttura, ha considerato questo passo come una vittoria sul resto dell'Europa. Si è trattato, infatti, di una concessione necessaria alla Corte costituzionale tedesca che aveva sollevato la questione della mancanza di basi legali nelle misure di salvataggio. La partecipazione delle banche creditrici, che da lungo tempo
sono state la conditio sine qua non per la Merkel, è stata ora relegata allo status di opzione.
Anche la Bce ha perso la sua credibilità. Un anno fa ha promesso di non accettare più titoli di stato con rating BBB come garanzia collaterale per le sue operazioni monetarie. Ma anche questa promessa è stata messa da parte a maggio, quando la Banca ha iniziato a comprare anche le obbligazioni greche ad alto rischio annunciando, nel frattempo, la duplicazione del proprio capitale.
Le manovre della Uè potrebbero stabilizzare l'Europa a breve termine e aiutarla ad affrontare in modo migliore gli attuali attacchi speculativi su alcuni titoli di stato, ma potrebbero comunque rischiare di portarla alla destabilizzazione a lungo termine. Se da un lato il contagio finanziario è oggi limitato alle interazioni bancarie, dall'altro le misure europee hanno ampliato i canali di contagio arrivando a intaccare i budget pubblici.
È pur vero che il primo passo verso una catena potenziale di insolvenze pubbliche in Europa è stato fatto. Ma sebbene il rischio sia oggi limitato, sarebbe sempre più grande nel caso in cui lo strumento europeo per la stabilità finanziaria diventasse un'assicurazione a piena copertura contro le insolvenze, senza la condivisione di alcun peso tra i creditori. In vista dei prevedibili rischi demografici derivati dal diritto alla pensione, potrebbe essere stata innescata una bomba a orologeria.
Ogni volta che i politici tentano di contrastare le regoleferree dell'economia, perdono. E anche in questo caso è andata così. Hans- Werner Sinn è professore di economia e finanza
pubblica presso l'Università di Monaco e Presidente
dell'lfo Institute
(traduzione di Marzia Pecorari)
Copyright: Project Syndicate, 2010.
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Cambio. Prima di Natale i capi di stato Uè hanno varato lo strumento per la stabilità europea. Angela Merkel {nella foto), che per mesi aveva insistito per chiudere questa struttura, ha considerato questo passo come una vittoria sul resto dell'Europa
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Sono in bilico contratti
per 10 miliardi E spunta il giallo della commessa militare bloccate
Retroscena ALESSANDRO BARBERA
ROMA
In ballo ci sono almeno dieci miliardi di commesse pubbliche: a tanto ammonta l'accordo di cooperazione strategica fra Italia e Brasile che il governo ita
liano minaccia di congelare. Per questo alla Farnesina, al ministero della Difesa e a Palazzo Chigi sperano ancora in un ripensamento. Una speranza alla quale il governo si aggrappa ricordando l'intervista con la quale la stessa Dilma Rousseff, lo scorso 24 giugno, disse al quotidiano Metro Campinas che «su Battisti si dovrà applicare la decisione del Supremo tribunale federale». Pochi mesi prima, a novembre 2009, quel collegio, con 5 voti a 4, disse sì alla richiesta di estradizione avanzata dall'Italia. Da allora sembra passato un secolo. Ieri, mentre da Brasilia rimbalzavano a Roma voci su una Rousseff «incerta», il neoministro della Giustizia confermava la decisione di Lula. Ora, a meno di colpi di scena, al governo non resta che far presentare all'ambasciatore italiano ricorso di fronte alla stessa Corte fe-lusconi e Lula. Il voto doveva arrivare
nei primi giorni di gennaio, un sì scontato ad un accordo in sedici punti. Una decisione rischiosa perché quell'intesa riguarda soprattutto commesse civili per imprese italiane, e in particolare di Fincantieri e Finmeccanica.
Fs e Ansaldo Sts sono interessate alla costruzione della linea ad alta velocità fra Rio, San Paolo e Campinas, Ansaldo Sts all'installazione dei sistemi di segnalamento ferroviario, Sai-pem, già partner della Petrobras, sta lavorando a nuovi contratti per la costruzione di infrastrutture per l'estrazione del gas. La partita più grossa scaturita dall'accordo commerciale è però quella in materia di Difesa: da Iveco, che sta trattando una commessa per la fornitura di mezzi Lince all'esercito brasiliano, ma soprattutto Fincantieri che attraverso il governo ha chiuso un accordo con la marina brasiliana per la vendita di pattugliatori, fregate e navi da rifornimento. L'anno scorso il sottosegretario Guido Cro-setto è volato due volte in Brasile per mettere a punto i dettagli dell'intesa. Fra Fincantieri - che costruirà le navi -e Finmeccanica - che fornirà i sistemi d'arma - ci sono in ballo sei miliardi di commesse.
Proprio attorno alla vicenda di Fin-cantieri nel governo c'è chi avanza letture maliziose: dopo mesi di trattative, a dicembre mancava l'ultimo sì del governo brasiliano. A Roma in
molti si sono chiesti il perché del ritardo; la settimana prima di Natale le prime voci sul diniego alla estradizione di Battisti hanno fatto crescere i sospetti. Poiché l'Italia ha vinto la mega-com-derale. L'altra mossa, più rischiosa per gli interessi italiani, è quella di congelare la ratifica parlamentare dell'accordo strategico firmato ad aprile dell'anno scorso da Silvio Ber-messa lasciando di stucco i concorrenti francesi, c'è chi si è convinto che dietro la decisione di Lula ci sia stata una pressione diplomatica da parte di Parigi per far saltare gli accordi con l'Italia. Voci, per ora niente di più, che però testimoniano la tensione che in questi giorni si respira sull'asse Roma-Brasilia.
E'anche per questo se nelle ultime ore, a fronte della conferma al no all'estradizione, il governo brasiliano insiste nel sottolineare i rapporti di amicizia con l'Italia. Una tensione diplomatica, come sempre accade quando ci sono di mezzo importanti interessi economici, non conviene a nessuno: l'anno scorso l'Italia ha superato la Francia come partner commerciale, diventando l'ottavo Paese esportatore in Brasile con quasi il 3% delle quote. Nel 2009 il Brasile ha importato dall'Italia prodotti per tre miliardi e 664 miliardi di dollari, ne ha esportati per tre miliardi e 16 milioni. In Brasile la prima azienda ita-
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liana per fatturato è la Fiat, presente con due stabilimenti e ora impegnata a costruirne un terzo nell'area di Recife. Fra gli altri hanno interessi consolidati in Brasile Pirelli, Impregilo, Telecom Italia: non a caso sabato, alla cerimonia di insediamento della nuova presidente, è stato intravisto il presi
dente di Telecom e Tim Brasil Gabriele Galateri. Da quando, con una crescita a due cifre, il Brasile si è imposto come prima lettera di «Bric», gli interessi delle imprese italiane si sono moltiplicati: da 120, quali erano meno di dieci anni fa, le imprese in terra carioca oggi sono più di trecento. Nell'accordo dell'anno scorso fra Lula e Berlusconi c'è l'impegno a rafforzare gli investimenti in vista dei mondiali
di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016, entrambe in programma in Brasile. Se il primo italiano a sbarcare sulle coste brasiliane fu Amerigo Ve-spucci, oggi laggiù vivono 25 milioni di persone di origine italiana, il 15% della popolazione. L'ultima cartuccia del governo italiano per convincere la Rousseff a ripensarci potrebbe arrivare da qui: «Credo che l'opinione pubblica brasiliana ci aiuterà», diceva ieri, non a caso, Franco Frattini.
Crosetto Il sottosegretario
del governo Berlusconi
è volato due volte durante l'anno
scorso in Brasile per perfezionare
l'intesa di fornitura tra la
marina brasiliana, Fincantieri
e Finmeccanica
Interscambio commerciale Interscambio Italia - Brasile Trend 2007-2008-2009 • fu
2007 valore in €
2008 valore in €
2009 valore in €
Esportazioni
2.560.629.030 3.341.891.305 2.693.428.788
1 " • 3.783.478.161 3.844.117.493 2.415.696.355
Importazioni N -1.222.849.131 -502.226.188 277.732.433
< !
I contratti siglati con l'accordo di giugno valgono oltre 10 miliardi di euro
II più importante è con Finmeccanica: in ballo ci sono 5 miliardi di euro per quattro fregate e cinque pattugliatori
Centimetri - LA STAMPA
Il record dei Pil Un Continente che
cresce a due cifre • m II Brasile ha già lanciato la sua sfida al mondo: diventare entro il 2016, se non prima, la quinta potenza economia mondiale. L'economia carioca continua a dare numeri da capogiro: secondo gli analisti nel 2010 il prodotto interno lordo (pil) è cresciuto del 7,7%, un tasso che si avvicina a quello della Cina. Ma non c'è solo il Brasile, tutto il Sud America sta vivendo un periodo di grazia, con la sola eccezione del Venezuela. Le stime per gii altri Paesi dell'America Latina mostrano un'economia da record in Paraguay, dove il pil 2010 segna un +14,5%, seguito da Uruguay (+9%) e Perù (+8,6%). Molto forte è anche la crescita dell'Argentina (+8,4%), mentre Messico e Cile si devono accontentare entrambi (si fa per dire) di un +5,3%. L'unica nota dolente, il Venezuela, terza economia dell'America Latina, che chiude il 2010 con un pil in calo dell'I,9%. È l'unico paese sudamericano a terminare l'anno in recessione, colpa della battuta d'arresto del-''attività petrolifera (-2,2%), della politica di forte controllo sui cambi e delle nazionalizzazioni che scoraggiano gli investimenti.
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CONTRATTO CONGELATO Fincantieri doveva fornire
navi per 6 miliardi: l'ordine fa gola anche ai francesi
LE FERROVÌE DELLO STATO Con Ansaldo Sts puntano
all'Alta velocità tra Rio e San Paolo
1 CUGINI DJ PARIGI Il sorpasso nell'export risale all'anno scorso
L'Italia è all'ottavo posto
LO SPORT Nell'accordo con Berlusconi
investimenti per i mondiali 2014 e le Olimpiadi del 2016
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Fìat Pirelli
Più di quattro miliardi in nuovi investimenti
La Fiat è il primo costruttore di automobili in Brasile e punta a produrre più di un milione di veicoli all'anno entro il
2014. Lo stabilimento principale è a Betim nel Minas Gerais. Ma a fine anno il Lingotto ha posato la prima pietra di una nuova fabbrica nel polo industriale di Suape, nella regione di Re-cife. Gli investimenti ammonteranno a 3 miliardi di reais (1,35 miliardi di euro) mentre la capacità di produzione arriverà a 200 mila veicoli/anno dal 2014. Il polo industriale a pieno regime creerà 3.500 posti di lavoro. 13 miliardi di reais fanno parte di un totale di 10 miliardi di reais che Fiat investirà in Brasile tra 2011 e 2014, di cui 7 miliardi sono destinati ad aumentare di 150 mila veicoli la capacità annuale dello stabilimento di Betim, che arriverà a produrre 950 mila unità/anno, oltre allo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie.
Un terzo dei ricavi grazie agli pneumatici
Pirelli è presente in Brasile dal 1929. Lo stabilimento di pneumatici di Santo André rappresenta il cuore industriale e hi-tech
di Pirelli nel Paese sudamericano. Il Brasile è un mercato cruciale per Pirelli Tyre che rappresentato oltre il 30% del fatturato complessivo (oltre i 4 miliardi di euro). In questo Paese la Bicocca è leader nel primo equipaggiamento dei ricambi, in particolare, il gruppo conta su una rete di distribuzione di 600 punti vendita in esclusiva. Dei 23 stabilimenti di Pirelli Tyre, sette sono nel Sud America, di cui cinque in Brasile. Qui si concentra circa il 90% della produzione sudamericana di Pirelli Tyre, di cui oltre il 35% è destinato all'esportazione. Anche in Brasile, la ricerca del gruppo, guidato da Marco Tronchetti Provera, è impegnata a favore dello sviluppo sostenibile, per esempio con l'utilizzo della gomma naturale, prodotta in modo eco-sostenibile.
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lekmm Italia
Tim Brasil supera i 47 milioni di clienti
Il punto di forza all'estero di Telecom Italia è rappresentato dal Brasile. La consociata Tim Brasi], con oltre 47 milioni di abbona
ti, è fra i principali operatori del Paese con servizi di telefonia mobile Umts e Gsm. Dal 2009 Tim Brasil ha avviato un piano convergente in cui la telefonia mobile, fissa e i servizi di banda larga sono inclusi in un'unica fattura. Tim ha una posizione di leadership nel mercato brasiliano nelle vendite dell'iPhone, il telefonino della Apple. Nei primi nove mesi del 2010, mentre il giro d'affari italiano di Telecom è sceso a 15 miliardi (contro i 16,2 miliardi del 2009), i ricavi in Brasile sono esplosi, balzando da 3,4 miliardi a 4,5 miliardi con un aumento superiore al 30%. Solo nel terzo trimestre, Tim Brasil ha totalizzato profitti netti in aumento del 6,3%, grazie a quasi 47 milioni di clienti (+18,5% rispetto al 2009).
il tremi
Corre sul business delle autostrade
Anche per Impregno, il primo gruppo italiano delle costruzioni, il Brasile si conferma come un motore di crescita. La
società, guidata dall'ad Albero Rubegni, è molto attiva nel Sud America nel settore delle autostrade. Nel 2010 Impregilo ha valorizzato la sua controllata Bcorodovias, che opera nelle concessioni autostradali e nella logistica, con la quotazione alla Borsa di San Paolo (Bove-spa). A seguito dello sbarco in Borsa, la quota di Impregilo in Ecorodovias si è diluita attorno al 29% per un valore di capitalizzazione iniziale di 642 milioni. Dagli anni Novanta, Impregilo ha ottenuto molte commesse importanti (raddoppi, sistemi di automazione, ecc) sulle principali autostrade in Brasile: dalla San Paolo-Santos, alla Caminho do Mar, che unisce la città di Curitiba con Paranaguà, uno dei porti principali della costa sud-atlantica.
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Tasse, pensioni e prove antistress Il lavoro cambia Dalla stretta sui controlli fiscali all'età per andare a riposo Uffici e fabbriche dovranno certificare il livello di disagio
LUIGI GRASSIA
Il 2011 porta molte novità per le aziende, e ovviamente anche per le persone nei loro rapporti con le imprese stesse (in quanto consumatori o fruitori di servizi oppure lavoratori).
Adeguandosi con due anni di ritardo - come al solito -alle richieste europee, anche l'Italia nel 2011 fa diventare legge le norme per misurare e combattere lo stress in azienda. Tutti gli uffici e le fabbriche dovranno mettersi in regola entro l'estate, e c'è chi ha già cominciato a mobilitare psicologi, sociologi eccetera. In Italia gli stressati dal lavoro sono calcolati in circa 4 milioni. Le procedure per valutare la situazione in ogni azienda sono definite dall'Agenzia europea per la salute e recepite in Italia dalla Commissione consultiva
per la salute e la sicurezza sul lavoro. In pratica si usano schede di valutazione e sopralluoghi da parte di tecnici per verificare le condizioni di stress secondo parametri prefissati: per esempio ripetitività dei compiti, possibilità di carriera eccetera. Staremo a vedere che cosa ne verrà fuori.
Dal punto di vista fiscale una delle innovazioni più notevoli del 2011 riguarda il cosiddetto «spesometro», cioè lo strumento con cui si valuta la capacità di spesa (e quindi il reddito presuntivo) dei contri
buenti attraverso gli acquisti che fanno. Da gennaio l'Agenzia delle Entrate ha abbassato da 25.000 a 3.600 euro, Iva compresa, il tetto sopra il quale scatta l'obbligo di comunicazione telematica al Fisco delle operazioni rilevanti ai fini Iva (il tetto è di 3.000 euro al netto dell'Iva nei casi di regimi minimi speciali). La stretta interessa imprese, professionisti e consumatori finali. L'obbligo di registrare queste operazioni è già scattato il 1° gennaio per le operazioni fra aziende, mentre per quelle che riguardano i consumatori individuali scatterà dal 1° maggio. In pratica chi vorrà comprare qualcosa che costa più di 3.600 euro (per esempio un'automobile, o un televisore sofisticato, o un bel gioiello) dovrà portarsi dietro il codice fiscale, che il venditore registrerà e comunicherà poi all'Agenzia delle Entrate. La trasmissione telematica dei dati al fisco dovrà avvenire, a cura del commerciante o del professionista, entro il 30 aprile dell'anno successivo, quindi a partire dal 2012.
Il Fisco ricorre anche ad altri mezzi per combattere l'evasione e aumentare gli introiti. Tutte le riduzioni previste, come quella di un quarto del minimo per gli accertamenti con adesione o l'acquiescenza, dal primo gennaio 2011 saliranno a un terzo. E sarà meno a buon mercato anche ricorrere al ravvedimento operoso, la
scappatoia per chi paga le tasse ma lo fa in ritardo. Vengono aumentate (sempre a un terzo) anche le multe in caso di rinuncia a impugnare l'avviso di accertamento o liquidazione o di formulare istanza di accertamento con adesione. Altre novità sono in arrivo per migliorare l'attività di controllo. Viene rivisto lo strumento dell'accertamento parziale in materia di Iva e redditi personali. Il bottino che l'esecutivo attende dalle norme del pacchetto fiscale è di 610 milioni l'anno a partire dal 2011. Dalla sola diminuzione dello sconto per il ravvedimento operoso e le adesioni nelle procedure di contenzioso arriveranno 490 milioni, altri 120 milioni sono attesi dal rafforzamento dell'accertamento parziale.
Stretta in arrivo anche per chi vuole andare in pensione: da gennaio ai dipendenti sono necessari 61 anni per uscire dal lavoro, a causa dello scatto del terzo «scalino» previsto dalla riforma del 2007 (l'età minima per l'assegno di anzianità passa da 59 a 60 anni a fronte di almeno 36 anni di contributi) e della contemporanea entrata in vigore delle nuove regole sulla «finestra mobile» (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi) varate quest'estate. Per gli autonomi i tempi sono ancora più lunghi, perché l'età minima è di 61 anni e la finestra mobile di 18 me
si. Perciò l'età minima di pensionamento effettivo di anzianità è di 61 anni per i dipendenti e di 62 e mezzo per gli autonomi. La finestra mobile si applica anche alla pensione di vecchiaia (65 anni gli uomini, 60 le donne): di fatto quindi si andrà in pensione di vecchiaia con almeno 61 anni le donne e 66 gli uomini. Le nuove regole di fatto cancellano la pensione di anzianità per le lavoratrici del settore privato che potranno uscire dal lavoro dopo i 60 anni, età già prevista per la pensione di vecchiaia.
La crisi economica impone di rifinanziare nel 2011 gli ammortizzatori sociali, cioè la cassa integrazione nelle sue varie forme (ordinaria, straordinaria e in deroga): è in arrivo più di un miliardo. Inoltre la legge Finanziaria ha detassato il salario di produttività: l'aliquota relativa viene abbassata al 10%, in modo che i lavoratori che hanno conservato il posto in questo periodo difficile possano godere di un sollievo economico per le esigenze loro e delle loro famiglie.
Fra le disposizioni della Finanziaria relative a vari settori, va segnalato che l'agricoltura potrà godere della proroga delle agevolazioni contributive per le imprese delle aree sottoutilizzate e di montagna; confermate le agevolazioni fiscali per i coltivatori diretti. E l'autotrasporto riceverà nel 2011 fondi supplementari per 400 milioni di euro da destina-
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re a interventi vari a sostegno delle aziende.
Inoltre le imprese che, nonostante la crisi, avranno bisogno di lavoratori stranieri, in base al decreto sui flussi potranno assumerne 98.080.
Cagliari Un immigrato
indiano sul posto di lavoro nel porto
del capoluogo sardo.
Quest'anno si riaprono
i flussi in entrata per gli
stranieri: l'Italia farà
entrare 100 mila persone
la Rete Pmi Giorgio Guerrini alla presidenza
MK Cambio della guardia al vertice di Rete Imprese Italia, la holding delle Pmi che Confcommercio, Con-fesercenti, Cna, Confarti-gianato e Casartigiani. Il testimone è passato a Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato, che per 6 mesi svolgerà la funzione di presidente pro-tempore. È il secondo incarico dalla nascita ufficiale della super-organizzazione: è stato infatti Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, a guidare Rete Imprese Italia dal 10 maggio 2010, con una piccola proroga di quasi 2 mesi.
Le agevolazioni in arrivo
milioni perìcMiiton
È la cifra stanziata dal governo con la Finanziaria
licenziata a dicembre in favore
dell'autotrasporto: il settore, vitale per
l'economia italiana, attende da anni una
riorganizzazione che procede con grande fatica
miliario alla Cassa
La cassa integrazione, insieme con gli altri
ammortizzatori sociali, ha ottenuto un miliardo dal governo (sempre con la
Finanziaria): servirà a sostenere i periodi di cassa
integrazione straordinaria e quelli in deroga, resi più
frequenti dalla crisi
lo sconto ftecale stilb produttività
Il salario di produttività, ovvero le cifre corrisposte ai
lavoratori per raggiungere obiettivi specifici di
aumento della produzione all'interno delle singole
aziende, sarà tassato solo al 10%. Un modo per dare
fiato anche alle tasche delle famiglie. E ai consumi
Gli stranieri
Partite Iva Boom di cinesi
e marocchini
mmm Aumentano ancora le imprese individuali guidate da cittadini extracomunitari, con i marocchini e i cinesi a trainare la crescita. Nei primi nove mesi del 2010 - secondo i dati di Infocamere, la società informatica delle Camere di commercio - le aziende con titolare straniero sono salite a quota 262.934, con un +4,5% rispetto alla fine dell'anno scorso (251.562). Nello stesso periodo, invece, tutte le imprese individuali in Italia si sono ridotte di 2.287 unità. Gli imprenditori stranieri rappresentano il 7,8% del totale (3.373.513), il settore principale di attività è il commercio e il 18,4% è concentrato in Lombardia. E per un'impresa su cinque (il 20,1%) il titolare è una donna: nei primi nove mesi dell' anno scorso, le aziende al femminile hanno superato quota 50mila (52.932), con un incremento del 6,5%. I più numerosi tra gli imprenditori extracomunitari sono i marocchini, una delle comunità da più tempo presenti in Italia: sono 49.958 (+4%) e le regioni in cui sono più numerosi sono il Piemonte (6.840) e la Lombardia (6.673). Subito dopo ci sono i cinesi, in totale 36.788 (+6,3%), diffusi su tut to il territorio e soprattutto in Toscana (8.086) e Lombardia (6.702).
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LA STAMPA Quotidiano
REGIONE BASILICATA
Data 03-01 -201 1 Pagina 8 / 9
Foglio 3 / 4
Pensioni
A riposo dodici mesi più tardi
Lavoratori dipendenti
Lavoratori autonomi
61 0 anni ì\\\\)i
Età minima effettiva del ritiro
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ale 61 anni l'età minima . •— per la pensione di an-Kjr zianità. Scatta infatti il terzo «scalino» previsto dalla riforma del 2007 (l'età minima per l'assegno di anzianità passa da 59 a 60 anni a fronte di almeno 36 anni di contributi) e al contempo entrano in vigore le nuove regole sulla «finestra mobile» (12 mesi di attesa una volta raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi). Per gli autonomi i tempi sono ancora più lunghi, perché l'età minima è di 61 anni e la finestra mobile di 18 mesi. Perciò l'età minima di pensionamento effettivo di anzianità diventa di 61 anni per i lavoratori dipendenti e di 62 e mezzo per gli autonomi. La finestra mobile si applica anche alla pensione di vecchiaia (65 anni gli uomini, 60 le donne): di fatto quindi si andrà in pensione di vecchiaia con almeno 61 anni le donne e 66 gli uomini.
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Rifinanziati gli interventi anti-crisi
C i sono novità (legate alla crisi che continua a mordere) anche per i
rapporti di lavoro, sia nella loro fase per così dire ordinaria, sia in quelle di allarme rosso che scattano con le crisi aziendali. Con la legge Finanziaria il governo ha rifinanziato per il 2011 gli ammortizzatori sociali, cioè la cassa integrazione nelle sue varie forme (ordinaria, straordinaria e in deroga) mettendo sul piatto più di un miliardo di euro. Era un provvedimento necessario, perché pur essendosi in parte attenuate nel 2010 le situazioni di crisi aziendale grazie alla ripresa economica cui si è assistito lo scorso anno, le imprese a rischio restano troppe, con centinaia di migliaia di lavoratori tuttora in bilico. Il riassorbimento della Cig è lento e non è neanche da escludere per il 2011 una ricaduta nella recessione. Con una diverso intendimento, la Finanziaria ha anche provveduto alla detassazione del salario di produttività: l'aliquota relativa viene abbassata al 10%, in modo che i lavoratori che hanno conservato il posto in questo periodo difficile possano godere di un sollievo economico per le esigenze loro e delle loro famiglie.
iG
Ammortizzatori Fìsco/1
lovita Fondi pubblici
Lo spesometro per gli acquisti da 3.60G euro
Somme recuperate dal Fisco, in miliardi di euro nel 2009 8 *10
2009 ÌÌOIO Dal 2011 lo Stato dovrebbe
incassare 610 min di euro in più
E ntra in piena operatività il cosiddetto «speso-metro», cioè lo stru
mento con cui il Fisco valuta la capacità di spesa (e quindi il reddito presuntivo) dei contribuenti attraverso gli acquisti che fanno. L'Agenzia delle Entrate ha abbassato dai 25.000 che erano a 3.600 euro, Iva compresa, il tetto sopra il quale scatta l'obbligo di comunicazione telematica al Fisco delle operazioni rilevanti ai fini dell'Iva (il tetto è di 3.000 euro al netto dell'Iva nei casi di regimi minimi speciali). L'obbligo di registrare queste operazioni è già scattato il 1° gennaio per le operazioni fra aziende, mentre per quelle che riguardano i consumatori individuali scatterà dal 1° maggio. La trasmissione telematica dei dati al fisco dovrà avvenire, a cura del commerciante o del professionista, entro il 30 aprile dell'anno successivo.
Più soldi all'agricoltura e ai trasporti
L a legge Finanziaria contiene una serie di provvedimenti che pos
sono interessare sia le aziende (di qualunque settore) sia i privati. Per quanto riguarda il ramo immobiliare, viene prorogata di un anno l'esenzione dall'Iva per gli immobili invenduti. Invece le imposte vengono anticipate per chi acquista un immobile in leasing. Un'imposta sostitutiva relativa ai contratti in essere dovrebbe portare maggior gettito per 173 milioni. Viene anche rifinanziato l'eco-bonus (nella misura del 55%) per le ristrutturazioni edilizie che portano vantaggio all'ambiente, spalmando le detrazioni fiscali su 10 anni. In base a disposizioni della Finanziaria relative a vari settori, l'autotrasporto riceverà nel corso del 2011 fondi supplementari per 400 milioni di euro da destinare a interventi vari a sostegno delle aziende. L'agricoltura potrà godere della proroga delle agevolazioni contributive per le imprese delle aree sottoutilizzate e di montagna; confermate le agevolazioni fiscali per i coltivatori diretti. Per il sostegno all'editoria arrivano nel 2011 oltre 100 milioni di euro e altri 45 milioni andranno alle tv locali.
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Foglio 4 / 4
Fmmil Immigrazione
Le multe saranno più salate
Obbligo di registrare le operazioni sopra i 3.600 euro
Dal 1° gennaio nei rapporti tra imprese
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Dal V maggio per i consumatori finali, che dovranno fornire il codice fiscale
Tutte le riduzioni previste, come quella di un quarto del minimo per
gli accertamenti con adesione o l'acquiescenza, dal primo gennaio 2011 saliranno a un terzo. E sarà meno a buon mercato anche ricorrere al ravvedimento operoso, la scappatoia per chi paga le tasse ma lo fa in ritardo. Vengono aumentate a un terzo anche le multe in caso di rinuncia all'impugnazione. Novità in arrivo per migliorare i controlli: cambia lo strumento dell'accertamento parziale in materia di Iva e redditi personali. Il bottino che l'esecutivo attende dalle norme del pacchetto fiscale è di 610 milioni l'anno a partire dal 2011. Dalla sola diminuzione dello sconto per il ravvedimento operoso e le adesioni nelle procedure di contenzioso arriveranno 490 milioni, altri 120 milioni sono attesi dal rafforzamento dell'accertamento parziale.
Consentiti 100 mila nuovi ingressi
Dopo due anni di stop, arriva un decreto flussi migratori che auto
rizza quasi 100 mila nuovi ingressi per lavoratori stranieri. Circa 50 mila ingressi sono riservati a lavoratori subordinati, di tutti i settori, cittadini di Paesi che hanno accordi con l'Italia (cioè Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Sri Lanka, Tunisia, India, Perù, Ucraina, Niger, Gambia). 30 mila ingressi sono riservati ai lavoratori domestici di altre nazionalità, e 4 mila a lavoratori che hanno partecipato a programmi di formazione nei Paesi di origine, e 500 a discendenti di italiani in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile inseriti negli elenchi dei consolati. Infine, via libera a 11 mila conversioni di permessi per studio, tirocinio, stagionali e lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi dell'Ue) in permessi per lavoro subordinato, e a 500 permessi per lungo soggiornanti in permessi per lavoro autonomo. I datori di lavoro potranno presentare le domande di assunzione solo via Internet e gli ingressi verranno assegnati fino a esaurimento in base all'ordine di presentazione.
lasse, pensioni e prove antistress Il lavoro cambia
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Foglio "]
TRA BERLUSCONI E TREMONTI C'È IL FISCO DI MEZZO di Nicola Porro
rjtìfc crlusconi e Tre-p monti sarebbero ai
^ ferri corti. Non è la : * li* prima volta che tra
il premier e ilministro (il più filoleghista tra i suoi uomini) ci sono scintille. E non sarà probabilmente l'ultima. Il punto è ovviamente un altro. Per quale motivo all'interno del governo avvengono attriti di questa portata?
La prima secca ipotesi riguarda la situazione politica nel suo complesso. Il governo ha un problema: non ha opposizione. Il gabinet-todi Berlusconi èinciampa-to sempre e solo per cause interne. Il centrosinistra non sembra proprio avere un progetto alternativo; non ha una parola d'ordine vincente e utilizza sempre l'antiberlusconismo come suo collante. Troppo poco per rappresentare un pericolo. L'inesistenza dell'opposizione amplifica le differenze di posizioni all'interno della maggioranza. Conviene sempre ricordare che lo stesso Pdl è un melting pot di origini politiche: in cui convivono liberali, socialisti e democristiani. Le differenze con gli ex An e con i leghisti, arricchiscono il quadro. E il leaderismo della struttura regge meglio, quandoilnemicoèalle porte. Non quando le truppe nemiche sono allo sbando.
Vi è però un secondo aspetto, che riguardai rapporti tra Governo e Tremon-ti. Il ministro dell'Economia conunamano dispone delle risorse da spendere (Tesoro) e con l'altra delle leve per raccattare quattrini (Finanze): viste le dimensioni del bilancio pubblico, si tratta di unpotere nonindif-ferente. Tremonti ha saputo con grande abilità dosare
le uscite e ha spinto sulrecu-pero di gettito fiscale. Avrà pure un «caratteraccio» come molti suoi colleghi lamentano, ma andate a parlare di carattere a greci, irlandesi, portoghesi e spagnoli che oggi debbono subire i simpatici errori dei loro governi spendaccioni. Berlusconi riconosce evidentemente questo grande merito al suo ministro, ma non può bastare.
L'economia italiana è almeno da quindici anni in convalescenza, ed è chiaro che per uscire dall'Impasse si debba osare. Le strade all'orizzonte sono due. Quella abbozzata da Amato, confusamente tratteggiata nelle note di un documento governativo inviato allaUe e filosoficamente avallata dal Quirinale: una misura tributaria straordinaria, una sorta di patrimonialeperabbat-tere il debito pubblico. Sarebbe un disastro. In alternativa unariformafiscalera-dicale che riduca il gettito per le casse dello Stato, ma nel contempo preveda un taglio della spesa pubblica in Italia. Non intacca subito il debito, ma sradica la malattia del biggovernment.
Si ha l'impressione che forte del suo successo, anche internazionale, e della sponda leghista Tremonti sia più preoccupato della tenuta del sistema, qui e subito . Mentre Berlusconi vo-glia uscire dall'imbarazzante condizione di essere ricordato come il premier che è riuscito a «vivacchiare» durante gli anni della grande crisi economica.
Ecco perché conviene guardare con grande attenzione agli attriti di queste ore: di mezzo non c'è solo la durata della legislatura, ma ci sono anche i nostri quattrini.
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Il 2011 delle monete
L'EURO STA MEGLIO
DEI SUOI RIVALI
di MARIO MARGIOCCO
LO "zio Miltie" non credeva nell'euro e pensava che non sareb
be mai nato. E quando nacque, nel gennaio del 1999, pronosticò che non sarebbe sopravvissuto alla prima seria recessione economica. Pef-ché economie troppo diverse non potevano prosperare all'ombra della stessa moneta.
L'euro è nato, ha superato il decennio e smentito così la prima parte della profezia di Milton Fried-man ( 1912-2006), faro del neoliberismo e, fino alla Grande Recessione del 2008, l'economista più influente del secondo 900. Poi gli eccessi dei mercati hanno in parte offuscato la sua stella, che non sempre era stata una supernova. Fried-man aveva assicurato al presidente Richard Nixon, nel 1971, che abolendo i cambi fissi del dollaro i conti con l'estero si sarebbero automaticamente stabilizzati, e non è affatto andata così.
Sarà il 2011 probabilmente a dirci se la seconda e assai più circostanziata profezia di Friedman, l'impossibile coesistenza di moneta unica ed economie diverse, è, nel caso dell'euro, una legge inevitabile. Intanto è diventata la bandiera di chi prevede la fine dell'euro, giudicando non realistica la convivenza monetaria di Germania e Grecia, o anche Germania e Italia. Questo soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, Paesi dove l'euro può contare da sempre su pochi autorevoli amici, un'infinità di scettici tra benevoli e malevoli, e moltissimi tenaci avversari.
Nel 2011 varie nazioni europee dovranno convincere i mercati della propria capacità di far fronte al debito pubblico, con l'aiuto a volte dei partner e del Fondo monetario. E di saper mettere i conti nazionali su una rotta compatibile con la disciplina della moneta unica.
Leggere tuttavia qualcuno dei necrologi anticipati sulla moneta unica europea, e riflettere sulla realtà dei conti dei Paesi dai quali provengono, può far sorgere un dubbio: siamo sicuri che sarà l'Eu
ropa della moneta unica il grande malato del 2011, e non altri?
Non ha dubbi l'americano di origini sudafricane Desmond Lacrimali, lunga carriera al Fondo monetario e a Wall Street, ora all'American Enterprise Institute, pensatoio conservatore di Washington.
CONTINUA A PAG. 16
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
di MARIO MARGIOCCO
A settembre pronosticava il probabile rapido disfacimento dell'euro, adesso dice che i problemi europei sono "molto peggiori" di quelli americani, e si chiede "Può sopravvivere l'euro?" Probabilmente no sostiene, cautelandosi però nel finale dicendo che se l'euro soprawiverà sarà... una sorpresa. Il 12 gennaio il Legatum institute di Londra, votato alla difesa di libertà e mercato, braccio intellettuale di un gruppo finanziario, ospiterà in una serata di gala Lachman e le sue teorie sull'euro.
Londra è sensibilissima, come noto, alle vicende della moneta unica perché guai seri per l'euro potrebbero evitare, o diminuire, guai ancora più seri per la sterlina ed è stato fra i tanti il sindaco conservatore di Londra, Boris Johnson, strenuo difensore della City, a scendere in campo. Boris era un simpaticissimo giovanotto quando 20 anni fa faceva il corrispondente del Daily Telegraph da Bruxelles. Adesso domanda perentoriamente a chi, fra gli inglesi, era ed è a favore deL-l'euro di chiedere scusa, perché solo grazie all'aver mantenuto la vecchia sterlina la Gran Bretagna può salvarsi. Nel senso che può decidere da sola, questo quello che Johnson non dice, misure forti di austerità come il raddoppio e oltre delle tasse universitarie e tagli del 30% nella legislatura agli enti locali, per dare un piccolo esempio, senza doverle contrattare con Bruxelles e con Francoforte. Quanto alla sterlina, e al sistema finanziario inglese, il 2011 è da incubo, se è vero quanto dice un recentissimo rapporto della Banca d'Inghilterra. Il 20 Ì0, sostiene, è stato miracoloso per le banche che sono riuscite a rifi-
nanziare 130 miliardi di sterline di titoli in scadenza. Nel 2011 le scadenze saranno a quota 350-400 miliardi.
Dagli Stati Uniti si potrebbero aggiungere vari esempi autorevoli, a partire da Martin Feldstein di Harvard, da sempre convinto che l'euro sia destinato a fallire. Ma va più dritta al punto una penna meno togata come quella di Diana Furchtgott-Roth dell'Hudson institute, la compagine sempre ottimista sui destini americani fondata negli anni Settanta dal futurista Herman Kahn. La ripresa americana in atto, dice la Furchtgott-Roth, "potrebbe essere risucchiata dall'incombente cataclisma europeo".
C'è negli Stati Uniti una ripresa trainata da qualcosa che non siano gli stimoli pubblici, in esaurimento nel corso del 2011, e la ricostituzione delle scorte? Non sembra, in un sistema che sta ancora digerendo, e ne avrà per parecchi altri mesi, l'eccesso di debito. E da dove viene una spinta duratura in un'economia trainata dai consumi se le famiglie americane, nonostante i progressi degli ultimi due trimestri, hanno ancora quasi 11 mila miliardi in meno di risorse finanziarie (valori immobiliari compresi) rispetto ai 66 mila miliardi di due anni e mezzo fa? E che cosa succede, anche ai bilanci delle grandi banche piene di titoli legati all'immobiliare, se ha ragione anche solo in parte un recentissimo stu-. dio della Federai reserve di Dallas secondo cui i trend storici indicano che i valori immobiliari 'scesi già circa del 30% in tre anni potrebbero perdere un altro 23 per cento?
È ragionevole prevedere che, in un 2011 difficile per tutti, i guai possano venire anche da altri, e non dalla sola Europa. Ma John Bol-ton,Tex ambasciatore di Bush Jr. all'Onu, neocon senza tentennamenti, è perentorio: gli Stati Uniti devono pensare ai propri interessi, "e il fatto che l'euro sia stato fin dall'inizio un progetto politico e non economico giustifica l'indifferenza degli Stati Uniti di fronte al suo desti
no". Stando attenti che non rovini la ripresa americana. Ripresa che Jim O'Neill, l'ex capo economista e ora capo operativo di Goldman Sachs, prevede smagliante, più 3,4 nel 2011 "anno degli Stati Uniti" dice, e più 3,8 nel 2012. Tutti i 49 analisti, di Wall Street sentiti in questi giorni dal settimanale Bar-ron's sono ottimisti: un bell'esempio di group thinking che già altre volte ha sbagliato mira. E del resto, le previsioni di Wall Street e di Goldman Sachs, visto che nel 2008 gli è crollato il mondo addosso senza che se ne accorgessero (ufficialmente), non sono più quelle di una volta.
Nessun europeo ragione-, vole sottovaluta le difficoltà di convincere i mercati finanziari a investire nel debito pubblico di Paesi già fortemente indebitati. Etantomeno la difficoltà di mantenere l'equilibrio dei conti nazionali con una moneta forte, non svalutabile, che non consente più di scaricare sul cambio le proprie debolezze, da affrontare in altro modo, politicamente difficile. Ma gli europei sanno anche che la credibilità monetaria, in un mondo dove ildebito pubblico di quasi tutti è esploso, e dove gli Stati Uniti hanno un debito, reale, secondo solo a quello del Giappone, è la base irrinunciabile della credibilità complessiva di un sistema. E allora, chi può abbandonare l'euro?
I cinesi, che da qualche tempo sulla finanza globale dicono sempre la loro, non hanno parlato solo nei giorni scorsi per bocca del vice premier Wang Qishan, ampiamente ripreso da tutti i giornali italiani quando ha detto che Pechino aiuterà l'Europa nel far fronte ai debiti sovrani.
Pochi giorni prima David Daokui Li, direttore del Centro per la Cina nell'economia mondiale della Banca centrale cinese, è stato più esplicito. E ha detto che la situazione del dollaro e dei titoli del Tesoro americano è al momento in secondo piano perché i mercati sono fissati sul debito sovrano euro-
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Foglio 2 / 2
peo. Ma quando la situazione europea si stabilizzerà, ha detto Daokui Li economista formato a Harvard ed ex docente negli Stati Uniti, apparirà chiaro che la situazione dei conti pubblici americani è "assai peggiore di quella europea". Se Pechino ha ragione, che senso ha anticipare il funerale dell'euro?
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IL 2011 DELLE MONETE
L'euro sta meglio dei suoi rivali
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