Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

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35 il caffè del weekend SABATO 16 MARZO 2013 IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE Lo spot dei famosi e la rabbia dei fan STRANO PAESE il nostro: se il grande calciatore non paga le tas- se e lo Stato vuol fargliele paga- re, intere città si schierano con il loro idolo contro il Fisco che, con le sue assurde pretese, gli fa- rebbe perdere concentrazione. Ma se un altro tipo di idolo, per esempio un nascente astro televi- sivo, sfrutta subito il successo e si mette a far pubblicità sono in tanti a insorgere. Certamente la reazione non è paragonabile all’indignazione per i “rimbor- si” ai parlamentari, dopo tutto non si tratta di soldi pubblici. Ma a giudicare dalle lettere che giungono ai giornali gli spot pub- blicitari non accrescono simpa- tia per i tanti personaggi della tv e dello spettacolo che li interpre- tano. Il senso delle proteste che toccano Bonolis, Gerry Scotti, Carlo Conti, Mara Venier e altri conduttori è questo: “Sei uno di famiglia, non perdo una puntata, stravedo per te, puoi citare mia nonna che compie 90 anni. Per- chè ti servi della nostra venera- zione per affittare la tua faccia a pannolini, detersivi, divani, ci- tycar? Ma come? Noi ti abbiam portato alle stelle e tu, la prima cosa che fai sulle stelle è girare un remunerativissimo spot?” ERA GIÀ accaduto con Raffaella Carrà: ho conservato un pacchet- to di lettere del tempo: gente che si sentiva defraudata: milioni di mamme dovevano prendere un cardiotonico, dopo aver balbetta- to, pronto, ma sei proprio tu Raf- faella? Milioni di bambini non prendevano l’omogeneizzato se prima non comparivano gli oc- chioni di Raffaella; l’Italia intera che respirava Raffaella e la difen- deva contro il governo che non voleva darle quei miliardi (se li merita e poi son soldi nostri). E lei interrompe la trasmissione per saltare dentro uno spot e in- vitarci a comprare questo e quel- lo… “Raffaella – concludevano le lettere – non ti bastano i mi- liardi e la gloria che ti diamo noi?” Una scenata di gelosia in piena regola.. Ma c’è anche un altro aspetto che oggi viene ritenuto scorret- to: senza uno stacco netto, lo spot sembra una prosecuzione del programma. Con lo stesso to- no di voce, la stessa cravatta o gli stessi orecchini, i conduttori esaltano i pregi di uno spray, di una banca, di un brodo. Dunque appaiono più convincenti, ap- punto perché sembrano legitti- mati dallo spettacolo che stanno conducendo e soltanto un micro- scopico “messaggio promoziona- le” appare sullo schermo. Infatti, la vera, “onesta” interruzione pubblicitaria, con tanto di sigla dichiarata, comincia soltanto do- po la marchetta dei Big. COME IN OGNI altro settore del- la vita pubblica, anche nella pub- blicità esistono regole e codici etici da rispettare. Ma evidente- mente la pubblicità televisiva si ritiene zona franca dove spesso le norme vengono ignorate o ag- girate. Per esempio, la proiezio- ne di un film con interruzioni di spot si è progressivamente ribal- tata in un programma di pubbli- cità con le interruzioni di un film. (E in un Paese famoso per disorganizzazione e approssima- zione, un meccanismo perfetto fa sì che gli stacchi pubblicitari siano simultanei su tutti i canali, così non c’è scampo con il teleco- mando). E non dimentico il più storico e odioso degli sgarbi, coe- taneo della stessa nascita della Tv: la fastidiosa amplificazione del sonoro durante uno spot. Do- po decenni di proteste, la villa- nia prosegue imperterrita su al- cune emittenti. TORNIAMO alla psicologia del consumatore “geloso”. Oggi si è diffuso un più sottile congegno mentale che si può tentare di in- terpretare così: se il personaggio è divenuto tale “senza” il mio contributo determinante, se al- tri prima di me hanno decretato la sua fama, se insomma il suo successo è stagionato, accetto che venda la sua anima anche al diavolo. Ma se io ho contribuito alla sua entrata in orbita, se stravedo per lui, ne adotto il linguaggio e se tutto questo mio sdilinquirmi si traduce per lui in successo e de- naro, mi infastidisce che si butti subito come un falco sullo sfrut- tamento commerciale della sim- patia e dell’affetto che gli ho tri- butato. CHE QUESTA psicologia abbia un fondamento logico o no, è un fatto su cui si può discutere. Quello che è indiscutibile è la comparsa di questo nuovo tipo di reazione. Certi divi sono ama- ti svisceratamente nel loro conte- sto naturale. Quando ne escono possono provocare delusione o risentimento. Di certi personaggi, insomma, gli spettatori si sentono azionisti con diritto di veto. Oppure si considerano parenti stretti: è uno di casa, l’abbiamo tirato su noi, non può andare a vendersi in piazza. Strano Paese, dicevo, un po’ cini- co e un po’ puritano. di Luca Goldoni IL CAFFÈ DI GOLDONI I conduttori tv conquistati dalla pubblicità ma così perdono il loro fascino «Recluso come Moro, per non dimenticare» La provocazione dell’attore Daniele Timpano Beatrice Bertuccioli · ROMA TRENTACINQUE anni fa, il 16 marzo del 1978, Aldo Moro veni- va rapito dalle Brigate Rosse. All’epoca Daniele Timpano, atto- re, regista, autore teatrale, aveva 4 anni. Di quell’evento tragico non ha, quindi, ricordi personali, ma vuol capire cosa hanno lasciato nella memoria collettiva quelle giornate drammatiche. A partire da oggi si rinchiuderà in una cella costruita all’interno del Teatro dell’Orologio. Sul sito (www.aldo- morto54.it) si potrà seguire in di- retta streaming la giornata dell’at- tore-recluso. Uscirà dalla sua pri- gione solo la sera, per fare lo spetta- colo vero e proprio. “Aldo Morto 54 / 54 giorni di reclusione”, termi- nerà il 9 maggio: quel giorno Da- niele uscirà fuori dalla sua prigio- ne e dal teatro, in quel 55esimo giorno che, 35 anni fa, fu tragica- mente segnato dal ritrovamento del cadavere di Moro in via Caeta- ni, strada non lontana da quella dove si trova il Teatro dell’Orolo- gio. Timpano, nello spettacolo ri- costruisce il sequestro Moro? «Non ricostruisco il sequestro, ma affronto l’immaginario sedimenta- tosi nei 35 anni trascorsi da quei fatti. Si tratta di uno spettacolo ge- nerazionale. Io sono nato nel 1974 e la prima volta che ho sentito par- lare di Aldo Moro era il titolo di un film di Giuseppe Ferrara (“Il caso Moro” del 1986 ndr). E la pri- ma volta che ho visto la faccia di Aldo Moro, non era quella di Mo- ro, ma quella di Gian Maria Volon- tè che lo interpretava. Questa è una realtà generazionale che ri- guarda me e tante altre persone della mia età e più giovani di me». Non ne aveva mai sentito parlare, magari dai suoi geni- tori? «Assolutamente no». Ne è rimasto colpito? «Sono rimasto colpito e mi sono interessato a quello che resta: sag- gi, inchieste giornalistiche, inter- viste, documentari televisivi, testi di canzoni militanti degli anni Set- tanta o successive, film. E nello spettacolo queste cose vengono ci- tate, perché è appunto più su tutto quello che c’è stato intorno a que- sta vicenda, che non sulla vicenda stessa». Autorecludersi è anche un modo per calarsi di più nella parte? «C’è il tentativo di una compren- sione intellettuale ma anche di un avvicinamento emotivo a una co- sa che per me è fredda come una cosa successa ai trisavoli, anche se non è accaduta così tanti anni fa». Le aperture verso l’esterno sono solo con la webcam? «Ho anche appuntamenti sui so- cial network e rispondo su Skype. E poi, dal lunedì al venerdì, su pre- notazione, chiunque voglia, dalle 17 alle 18.30, fino a massimo 4 per- sone al giorno, può prenotare una visita in cella». Cosa si aspetta da questa esperienza così insolita? «Insolita e anche abbastanza mas- sacrante. Sono molto preoccupa- to, da tutto. L’intero progetto è ambiziosissimo, per una produzio- ne low budget. Ma la situazione di chi fa spettacolo è questa, avventu- rosa, catacombale, premortifera. La clausura in una tomba-cella ha anche questo senso». Cosa ne pensano i familiari di Moro? «Li ho avvertiti. Ho parlato con due figli, gli ho spiegato il proget- to e, naturalmente, saranno i ben- venuti in qualsiasi momento vor- ranno venire». Daniele Timpano (in alto a sinistra nella locandina del suo spettacolo); in alto a destra, la copertina del libro “Le polaroid di Moro” di Sergio Bianchi e Raffaella Perna (Derive e Approdi editore) da cui sono tratte anche le ricostruzioni della presunta prigione di Moro, opera dell’artista Francesco Arena A ROMA Uno spettacolo dedicato al sequestro: 54 giorni chiuso in una «cella» nel teatro CULTURA & SOCIETÀ

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ALDO MORTO 54 54 giorni di reclusione di Daniele Timpano in live streaming 54 repliche consecutive dello spettacolo "ALDO MORTO - tragedia" di Daniele Timpano Roma - 16 marzo - 9 maggio 2013 Daniele Timpano - Teatro dell’Orologio - Kataklisma - amnesiA vivacE - Fondazione Romaeuropa

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•35il caffè del weekendSABATO 16 MARZO 2013 IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE

Lo spot dei famosie la rabbia dei fanSTRANO PAESE il nostro: se ilgrande calciatore non paga le tas-se e lo Stato vuol fargliele paga-re, intere città si schierano con illoro idolo contro il Fisco che,con le sue assurde pretese, gli fa-rebbe perdere concentrazione.Ma se un altro tipo di idolo, peresempio un nascente astro televi-sivo, sfrutta subito il successo esi mette a far pubblicità sono intanti a insorgere. Certamente lareazione non è paragonabileall’indignazione per i “rimbor-si” ai parlamentari, dopo tuttonon si tratta di soldi pubblici.Ma a giudicare dalle lettere chegiungono ai giornali gli spot pub-blicitari non accrescono simpa-tia per i tanti personaggi della tve dello spettacolo che li interpre-tano. Il senso delle proteste chetoccano Bonolis, Gerry Scotti,Carlo Conti, Mara Venier e altriconduttori è questo: “Sei uno difamiglia, non perdo una puntata,stravedo per te, puoi citare mianonna che compie 90 anni. Per-chè ti servi della nostra venera-zione per affittare la tua faccia apannolini, detersivi, divani, ci-tycar? Ma come? Noi ti abbiamportato alle stelle e tu, la primacosa che fai sulle stelle è girareun remunerativissimo spot?”

ERA GIÀ accaduto con RaffaellaCarrà: ho conservato un pacchet-to di lettere del tempo: gente chesi sentiva defraudata: milioni dimamme dovevano prendere uncardiotonico, dopo aver balbetta-to, pronto, ma sei proprio tu Raf-faella? Milioni di bambini nonprendevano l’omogeneizzato seprima non comparivano gli oc-chioni di Raffaella; l’Italia interache respirava Raffaella e la difen-deva contro il governo che nonvoleva darle quei miliardi (se limerita e poi son soldi nostri). Elei interrompe la trasmissioneper saltare dentro uno spot e in-vitarci a comprare questo e quel-lo… “Raffaella – concludevanole lettere – non ti bastano i mi-liardi e la gloria che ti diamonoi?” Una scenata di gelosia inpiena regola..Ma c’è anche un altro aspettoche oggi viene ritenuto scorret-to: senza uno stacco netto, lospot sembra una prosecuzionedel programma. Con lo stesso to-no di voce, la stessa cravatta o glistessi orecchini, i conduttoriesaltano i pregi di uno spray, diuna banca, di un brodo. Dunqueappaiono più convincenti, ap-punto perché sembrano legitti-mati dallo spettacolo che stannoconducendo e soltanto un micro-scopico “messaggio promoziona-le” appare sullo schermo. Infatti,

la vera, “onesta” interruzionepubblicitaria, con tanto di sigladichiarata, comincia soltanto do-po la marchetta dei Big.

COME IN OGNI altro settore del-la vita pubblica, anche nella pub-blicità esistono regole e codicietici da rispettare. Ma evidente-mente la pubblicità televisiva siritiene zona franca dove spessole norme vengono ignorate o ag-girate. Per esempio, la proiezio-ne di un film con interruzioni dispot si è progressivamente ribal-tata in un programma di pubbli-cità con le interruzioni di unfilm. (E in un Paese famoso perdisorganizzazione e approssima-zione, un meccanismo perfettofa sì che gli stacchi pubblicitarisiano simultanei su tutti i canali,così non c’è scampo con il teleco-mando). E non dimentico il piùstorico e odioso degli sgarbi, coe-taneo della stessa nascita dellaTv: la fastidiosa amplificazionedel sonoro durante uno spot. Do-po decenni di proteste, la villa-nia prosegue imperterrita su al-cune emittenti.

TORNIAMO alla psicologia delconsumatore “geloso”. Oggi si èdiffuso un più sottile congegnomentale che si può tentare di in-terpretare così: se il personaggioè divenuto tale “senza” il miocontributo determinante, se al-tri prima di me hanno decretatola sua fama, se insomma il suosuccesso è stagionato, accettoche venda la sua anima anche aldiavolo.Ma se io ho contribuito alla suaentrata in orbita, se stravedo perlui, ne adotto il linguaggio e setutto questo mio sdilinquirmi sitraduce per lui in successo e de-naro, mi infastidisce che si buttisubito come un falco sullo sfrut-tamento commerciale della sim-patia e dell’affetto che gli ho tri-butato.

CHE QUESTA psicologia abbiaun fondamento logico o no, è unfatto su cui si può discutere.Quello che è indiscutibile è lacomparsa di questo nuovo tipodi reazione. Certi divi sono ama-ti svisceratamente nel loro conte-sto naturale. Quando ne esconopossono provocare delusione orisentimento.Di certi personaggi, insomma,gli spettatori si sentono azionisticon diritto di veto. Oppure siconsiderano parenti stretti: èuno di casa, l’abbiamo tirato sunoi, non può andare a vendersiin piazza.Strano Paese, dicevo, un po’ cini-co e un po’ puritano.

di LucaGoldoni

ILCAFFÈDIGOLDONI I conduttori tvconquistati dalla pubblicitàmacosì perdono il loro fascino

«Recluso come Moro,per non dimenticare»La provocazione dell’attore Daniele TimpanoBeatrice Bertuccioli· ROMA

TRENTACINQUE anni fa, il 16marzo del 1978, Aldo Moro veni-va rapito dalle Brigate Rosse.All’epoca Daniele Timpano, atto-re, regista, autore teatrale, aveva 4anni. Di quell’evento tragico nonha, quindi, ricordi personali, mavuol capire cosa hanno lasciatonella memoria collettiva quellegiornate drammatiche. A partireda oggi si rinchiuderà in una cellacostruita all’interno del Teatrodell’Orologio. Sul sito (www.aldo-morto54.it) si potrà seguire in di-retta streaming la giornata dell’at-tore-recluso. Uscirà dalla sua pri-gione solo la sera, per fare lo spetta-colo vero e proprio. “Aldo Morto54 / 54 giorni di reclusione”, termi-nerà il 9 maggio: quel giorno Da-niele uscirà fuori dalla sua prigio-ne e dal teatro, in quel 55esimogiorno che, 35 anni fa, fu tragica-mente segnato dal ritrovamentodel cadavere di Moro in via Caeta-ni, strada non lontana da quelladove si trova il Teatro dell’Orolo-gio.

Timpano, nello spettacolo ri-costruisce il sequestro Moro?

«Non ricostruisco il sequestro, maaffronto l’immaginario sedimenta-tosi nei 35 anni trascorsi da queifatti. Si tratta di uno spettacolo ge-

nerazionale. Io sono nato nel 1974e la prima volta che ho sentito par-lare di Aldo Moro era il titolo diun film di Giuseppe Ferrara (“Ilcaso Moro” del 1986 ndr). E la pri-ma volta che ho visto la faccia diAldo Moro, non era quella di Mo-ro, ma quella di Gian Maria Volon-tè che lo interpretava. Questa èuna realtà generazionale che ri-guarda me e tante altre personedella mia età e più giovani di me».

Non ne aveva mai sentitoparlare,magaridaisuoigeni-tori?

«Assolutamente no».

Ne è rimasto colpito?«Sono rimasto colpito e mi sonointeressato a quello che resta: sag-gi, inchieste giornalistiche, inter-viste, documentari televisivi, testidi canzoni militanti degli anni Set-tanta o successive, film. E nellospettacolo queste cose vengono ci-tate, perché è appunto più su tuttoquello che c’è stato intorno a que-sta vicenda, che non sulla vicendastessa».

Autorecludersi è anche unmodo per calarsi di più nellaparte?

«C’è il tentativo di una compren-sione intellettuale ma anche di unavvicinamento emotivo a una co-sa che per me è fredda come unacosa successa ai trisavoli, anche senon è accaduta così tanti anni fa».

Le aperture verso l’esternosono solo con la webcam?

«Ho anche appuntamenti sui so-cial network e rispondo su Skype.E poi, dal lunedì al venerdì, su pre-notazione, chiunque voglia, dalle17 alle 18.30, fino a massimo 4 per-sone al giorno, può prenotare unavisita in cella».

Cosa si aspetta da questaesperienza così insolita?

«Insolita e anche abbastanza mas-sacrante. Sono molto preoccupa-to, da tutto. L’intero progetto èambiziosissimo, per una produzio-ne low budget. Ma la situazione dichi fa spettacolo è questa, avventu-rosa, catacombale, premortifera.La clausura in una tomba-cella haanche questo senso».

Cosa ne pensano i familiaridi Moro?

«Li ho avvertiti. Ho parlato condue figli, gli ho spiegato il proget-to e, naturalmente, saranno i ben-venuti in qualsiasi momento vor-ranno venire».

Daniele Timpano (in alto asinistra nella locandina del suospettacolo); in alto a destra, lacopertina del libro “Le polaroiddi Moro” di Sergio Bianchi eRaffaella Perna (Derive eApprodi editore) da cui sonotratte anche le ricostruzioni dellapresunta prigione di Moro, operadell’artista Francesco Arena

A ROMAUno spettacolo dedicatoal sequestro: 54 giorni chiusoin una«cella» nel teatro

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08/05/13 Aldo Morto/Tragedia - Teatro dell'Orologio (Roma) | SaltinAria.it - Recensioni, Musica, Teatro, Libri, Concerti, Cultura, News

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ALDO MORTO/TRAGEDIA - TEATRO DELL'OROLOGIO(ROMA)

Dal 16 marzo al 9 maggio. Torna in scena al Teatro dell'Orologio l'ultimo progettodrammaturgico di Daniele Timpano, presentato nella scorsa primavera al Palladium edaccolto entusiasticamente tanto dal pubblico quanto dalla critica, che l'ha insignito delPremio Rete Critica 2012, di una menzione speciale al Premio In - Box 2012, nonchèdella candidatura al Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana (o ricercadrammaturgica)”. La spietata, sarcastica e viscerale indagine condotta sulla drammaticavicenda del rapimento e assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, inprecario equilibrio tra un'impossibile rievocazione della verità sul fatto storico e lostraniamento comportato dalla stratificazione mediatica ormai adagiatasi su di essocome polvere mistificante, viene ad essere ora incastonata in un progetto di più ampiorespiro, denominato "Aldo Morto 54". In occasione del trentacinquesimo anniversariodell'omicidio divenuto simbolo dell'atroce stagione di sangue degli anni di piombo e cheforse più di ogni altro nel secolo scorso ha segnato indelebilmente la memoria collettiva,il drammaturgo ed attore romano ripercorre lo stillicidio dei cinquantaquattro giorni diprigionia attraverso una volontaria reclusione performativa in una cella appositamentericavata in una delle sale del Teatro dell'Orologio; una segregazione seguita

meticolosamente, mediante un canale YouTube dedicato, nei più minuti gesti della quotidianità e nelle riflessioni condotteattraverso analisi storiche, incontri e testimonianze dirette di coloro che abbiano vissuto i fatti in prima persona, accompagnatada un intenso calendario di appuntamenti di approfondimento dedicati a musica, cinema, letteratura, teatro e saggistica. ALDO MORTO/ Tragediauno spettacolo di e con Daniele Timpanocollaborazione artistica Elvira Frosiniaiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lerniaoggetti di scena Francesco Givonedisegno luci Dario Aggioli e Marco Fumarolaediting audio Marzio Venuti Mazzielaborazioni fotografiche Stefano Cenciprogetto grafico Antonello Santarelliproduzione amnesiA vivacEcon il sostegno di Area06in collaborazione con Cité Internationale des Arts, Comune di Parigisi ringrazia Cantinelle Festival di Bielladrammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpanospettacolo vincitore Premio Rete Critica 2012segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012finalista Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)” Progetto indubbiamente ambizioso, coraggioso e pervaso del geniale eclettismo e della lucida capacità di sprofondare tra lepieghe del passato della nostra martoriata Italia che sembrano costituire la cifra stilistica originale di Daniele Timpano, giàconcretizzatasi nelle opere precedenti “Dux in scatola” e “Risorgimento Pop”, che con "Aldo Morto - Tragedia" sono statepubblicate da Titivillus nella trilogia dedicata alla "Storia cadaverica d'Italia".Attraverso un processo di ricerca storiografica complesso ed articolato, capace di sintetizzare fonti giornalistiche e spunti trattidalla letteratura, indagini poliziesche e resoconti biografici, frammenti iconografici, testimonianze e canzoni, viene delineato conprecisione un contesto storico-sociale, apparentemente lontano anni luce dalla nostra attualità, ma dal quale ancora infinitiriflessi ed interrogativi rimasti insoluti si propagano proiettando ombre inquietanti sul nostro presente. Ed ecco che allora ilflusso di coscienza magmatico di questo monologo si coagula attorno ad alcuni ben precisi fotogrammi in un continuoexcursus privo di una cristallizzata consecutio temporum, partendo da ordinari episodi di vita familiare del politicodemocristiano, percorrendo ovviamente l'intera parabola che dai tragici istanti del sequestro arriva all'inconcludente e nebulosoiter investigativo, sino a dipingere degli impietosi ritratti a posteriori dei brigatisti individuati come responsabili dell'efferato attocriminoso. L'unico ed incontrastato protagonista si lancia con sperticata generosità e funambolica presenza scenica, sintomodi una totalizzante adesione al progetto e di invidiabile tecnica attoriale, nell'interpretazione degli innumerevoli personaggi checostellano la narrazione - noncurante della lunghezza considerevole della pièce, sulla quale pure ironizza con intelligentesagacia.

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In un habitat scenografico caratterizzato da un palcoscenico asetticamente spoglio, con un sapiente disegno luci asottolineare dettagli ed espressioni, spiccano solamente alcuni oggetti dalla palese valenza allegorica: una missiva accorataindirizzata da Aldo Moro alla moglie durante il suo periodo di detenzione (che non verrà declamata in scena per rispetto delladelicatezza del sentimento), un capriccioso ed inarrestabile modellino in miniatura telecomandato della Renault 4 rossa in cuifu rinvenuto in via Caetani il corpo senza vita dello statista, l'imponente stella a cinque punte su fondo rosso che campeggiava inuna delle ultime foto che lo ritraeva nella sua cella davanti al manifesto delle Brigate Rosse. Evitati inutili orpelli, accantonataogni esigenza didascalico-naturalistica, a riempire la scena, rendere tangibile e verosimile il racconto, è solo edesclusivamente la solidità interpretativa di Timpano che affronta il monologo con energia e passione apparentementeinesauribili.Dapprima veste i panni del figlio del politico, svelando la dimensione intima ed umana dell' "Aldo vivo", lontano dal clamoredell'agone politico e dalla crudeltà dell'ineluttabile destino che l'ha consegnato poi indelebilmente alla storia, piccoli gestisemplici e quotidiani come sbucciare un'arancia con metodica precisione o trascorrere una serena giornata in spiaggia con lapropria famiglia, che però emozionano lo spettatore in profondità. Subito dopo la prospettiva muta, divenendo quella di unnarratore esterno onnisciente, portavoce dei fatti proposti con scientifico scrupolo documentario, o ancora quella di un reporterprivo di scrupoli giunto in via Fani, teatro del rapimento di Moro e dell'eccidio degli uomini della sua scorta, che pur diaccaparrarsi uno scoop in esclusiva è pronto finanche a calpestare i corpi dei servitori della nostra patria brutalmentemassacrati. Non mancano poi incursioni corrosive nel territorio degli spietati aggressori brigatisti: incontriamo difatti dapprimaun Renato Curcio che, impetuoso ed insolente, si nasconde dietro una variopinta maschera da Mazinga non riuscendo però acamuffare il fatto che i suoi fieri ideali di combattente anti-capitalista si sono ben presto piegati alla tanto avversata logica delprofitto, finendo per riciclarsi come editore e saggista affamato di diritti d'autore; il tempo di indossare una lussureggianteparrucca rosso tiziano ed è subito la volta di una esuberante e decisamente sopra le righe Adriana Faranda che, dimentica delsuo ruolo di postina durante il rapimento di Moro, è ora perfettamente calata nella nuova veste di scrittrice pronta a presentare ilsuo best-seller.In un tourbillon vorticoso si accavallano fatti, citazioni, sferzate di ironia, tentativi di fornire una lettura verosimile - e soprattuttoscevra di retorica o pietismo - della tragedia che ha paralizzato una nazione intera; il tutto dipanato da Timpano con lanecessaria distanza, quella di un cittadino, drammaturgo ed attore appartenente ad una generazione che di quei giorni non puòcustodire ricordi o memorie personali; al fine di perseguire un doveroso obiettivo di autenticità, si cerca pertanto di demolirerigorosamente il sostrato vojeuristico, emotivo, quasi "romanzato" sedimentatosi in questi tre decenni sino quasi adoffuscare l'ottundente crudezza della realtà storica. Viene così a porsi lucidamente in primo piano il conflitto, probabilmenteinsanabile, tra la persistenza dell'immagine imposta dai media come documento da consegnare ai posteri e la verità piùsincera e genuina, seppur per sua stessa essenza fallibile e intrinsecamente soggettiva, scaturita dall'esperienza diretta econcretizzatasi in un'inestricabile groviglio di ricordo personale ed emozione. In questo dualismo bipolare tra "immagine" e"verità" si insinua la ricerca drammaturgica di Timpano, cercando di svelare le sfaccettature di questo dissidio efocalizzandosi in particolare sul tema della morte, percepita come disgregazione dell'essere umano e trasformazione in figuraemblematica ad uso e consumo dei mezzi di comunicazione.Il risultato è un testo teatrale di indiscutibile potenza, che si prefigge di scardinare i canoni classici del teatro di narrazione e,attraverso un linguaggio diretto e lancinante, incarna un'urgenza di impegno civile, politico e sociale che, specialmente infrangenti storici oscuri come quelli che ci troviamo ad attraversare, diviene priorità basilare e irrinunciabile. Lo spettacolo - e definirlo tale probabilmente rappresenta un incasellamento riduttivo in una categoria precostituita - rimarrà inscena al Teatro dell'Orologio sino al 9 maggio, data funesta che segnò l'epilogo del percorso terreno di Aldo Moro, vittima di unabarbarica lotta di rivendicazione e di una sordida ragnatela di connivenze politiche. Un appuntamento imperdibile per tutti coloroi quali conservino un briciolo di senso critico e ritengano ancora il teatro uno strumento per scandagliare con onestà e coraggiogli angoli più torbidi e vergognosi della storia del nostro tormentato paese e, forse, per risvegliare le coscienze sapientementeottenebrate dal sistema. Teatro dell’Orologio - via dei Filippini 17/a, RomaPer informazioni e prenotazioni: telefono 06/6875550, mail [email protected] spettacoli: dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 18Biglietti: intero €13.00, ridotto € 10.00 (+ tessera €2.00) Articolo di: Andrea CovaGrazie a: Ufficio stampa Donatella MarescaSul web: www.teatrorologio.it - www.aldomorto54.it

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Aldo Morto_54. L’auto – reclusione e l’steria.

Al Teatro dell’Orologio di Roma dal 16 marzo al 9 maggio

Page 30: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

07/05/13 Aldo Morto_54. L’auto – reclusione e l’steria. | Teatri Online

www.teatrionline.com/2013/04/aldo-morto_54-lauto-reclusione-e-lsteria/ 2/5

54 giorni di auto – reclusione forzata in teatro, in uno spazio di tre metri per un metro. Daniele Timpano decide, così, di cucirsi addosso una condizione esistenzialeestrema, tentando di vivere sulla propria pelle e intagliare nei propri nervi, la sensazione della prigionia, l’idea concreta dello spazio assente e del movimento negato.

Al Teatro dell’Orologio non si racconta la storia di Aldo Moro basandosi su di una mera ricostruzione teatralizzata dei fatti storici, della loro reinterpretazioneideologizzata o rilettura pateticamente romanzata. Ciò che si presenta in scena è la conseguenza possibile cui l’isterismo della reclusione potrebbe condurre unindividuo. Assenti sono le facili congetture morali, eliminate sono le semplicistiche considerazioni politiche sull’accaduto. Daniele Timpano è “nervi a fior di pelle”, èimmediata espressione del parossismo mentale cui una reclusione forzata può condurre. Come se non esistessero barriere fisiche tra la sua condizione di vita e ilmondo esterno, Timpano rovescia sulla platea un isterismo nato dalla fusione tra il senso di reclusione, una riflessione rabbiosa sulle semplicistiche conclusioni storico– politiche sorte intorno al caso Moro e una potente intolleranza circa la mortifera, continua ridefinizione del sé sociale per il tramite di ideologie pre – costruite eormai obsolete.

Timpano non propone, ma devasta. Scandaglia minuziosamente ogni minima riflessione possibile sul caso Moro, rendendola tritolo per il qualunquismo. Istrionico eisterico rovescia continuamente il teatro sulla vita, la vita sulla politica, la politica sul teatro, creando un buco nero teatrale che assorbe e distrugge.

Trascina i suoi spettatori in una condizione mentale difficilmente esperita dai più e si proietta sul pubblico in una disperata ricerca di confronto che si tramuta insoliloqui dal filo conduttore spesso troppo labile, composto di rimandi e associazioni mentali complesse che viaggiano dall’intimo dell’attore ai più astrusi concetti anti– ideologici.

Aldo Morto_54 è nervi e rabbia, accettazione forzata di una condizione mentale inqualificabile al punto tale da divenire specchio di una situazione sociale e politicainaccettabile, resa attraverso un caso emblema della storia italiana contemporanea. La reclusione e l’uccisione di Moro è, infatti, un evento politico che funge, inrealtà, da centro nevralgico su cui gravitano parallelamente il fallimento delle ideologie, la manipolazione degli eventi storici, il patetismo umanitario che pacifica lecoscienze e l’incapacità di reinvenzione e reale riflessione politico – sociale che coinvolge la comunità.

L’auto – reclusione forzata di Timpano sembra essere lo strumento per creare e figurare, nel concreto, l’auto – reclusione intellettuale cui ci si costringe, spessoinconsapevolmente, perché privi dei reali mezzi necessari per comprendere il panorama socio – politico e culturale imposto.

In questo modo, ciò che si crea in teatro è una dimensione spazio – temporale altra in cui coesistono la reclusione del “caso – emblema” Moro, l’auto – reclusione diuna individualità e l’assenza di spazio vitale socio – culturale della comunità, elementi che, in scena, esplodono in una istrionica, devastante isteria.

Fondazione Romaeuropa – Teatro dell’Orologio – amnesiA vivacE

ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione di e con Daniele Timpano

un progetto di Teatro dell’Orologio e Daniele Timpano

in collaborazione con Fondazione Romaeuropa

media partner Kataklisma, Tamburo di Kattrin, Grapevine Studio

social media partner fattiditeatro

ideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschella

live-streaming Andrea Giansanti

ideazione e realizzazione video teaser Emiliano Martina, Grapevine Studio

progetto grafico Angelo Sindoni

ufficio stampa Donatella Maresca

promozione Bruna Benvegnù, Filippa Piazza

cordinamento sezione Incontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo, Graziano Graziani, Stefano Betti, DarioMorgante

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07/05/13 Aldo Morto_54. L’auto – reclusione e l’steria. | Teatri Online

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organizzazione Katia Caselli

drammaturgia della prigionia di Daniele Timpano

in collaborazione con Elvira Frosini

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Alessandra Capone 30/04/13 | 3:57 | 0

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LUNEDÌ, 15 APRILE 2013

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ALDO MORTO: INTERVISTA A DANIELE TIMPANOSCRITTO DA MASSIMILIANO COCCIA ON 20 MARZO 2013. POSTATO IN MUSICA ARTE & CULTURE

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Abbiamo intervistato Daniele Timpano, più cheun attore e regista, un personaggio che vive unrapporto simbiotico con il teatro, e che inquesti giorni si è rinchiuso in uno stanzino delTeatro Dell'Orologio di Roma per ripercorrereidealmente i giorni della prigionia di AldoMoro. Il progetto "Aldo Morto – 54" è infatti unariproposizione del suo monologo sullaprigionia del presidente della DemocraziaCristiana, uno spettacolo già finalista al PremioUbu, visto con gli occhi di chi non c'era o,come spiega Timpano era troppo piccolo perricordare e "che un certo Moro fosse mortol'ho scoperto alla televisione una decina dianni dopo, grazie a un film con Volontè".

Si legge sul sito del Teatro Dell'Orologio:"Daniele Timpano prigioniero politico del teatro: 54 giorni di prigionia in live-streaming e54 giorni di spettacolo al Teatro dell' Orologio di Roma. Autosequestro o asilo politico?".Massimiliano Coccia ha provato a scoprirlo, parlandone con l'autore.

1.Daniele, come procede la "detenzione"?

Bene. Anche perché siamo ancora ai primi giorni. Francamente non riesco a prevederecome potrà andare. Finora sto bene anche a livello di energie. Mangio abbastanza, e poi infin dei conti, ahimè, faccio un po' quello che facevo prima, almeno in questi primi giorni.Sto al computer tantissimo tempo e sento musica per disperazione, parlo da solo... tutto siacuisce ma un po' mi pare il palesamento, voyeuristicamente esibito in pubblico, dellastessa prigionia di cui prima ero meno consapevole. Ho l'impressione che, sole a parte,non ci sia più un mondo all'aria aperta.

2.Cosa significa rimanere reclusi per 54 giorni in un teatro? Che tipo dimeccanismo interiore si svi luppa?

Mi sento davvero strano. In un certo senso non c'è grande differenza, nel senso che lagiornata di un attore che deve andare in scena, almeno la mia, di solito è tutta un po' unsonnambolico procedere verso la replica serale. Si risparmiano le forze. Ci si pensa ognitanto. Tutto torna lì come ad un fulcro e finché lo spettacolo non è finito non ti rilassi, finoal mattino successivo. O forse sono io che sono ansioso. E forse lo sono perché non sonosolo l'attore ma anche l'autore, il regista, il responsabile intellettuale dei miei spettacoli. Insostanza la prigionia estremizza queste sensazioni. Ieri per esempio, verso le 19, dopo oreche parlavo e facevo cose, mi sentivo addosso una stanchezza assurda e una paura grandedi non aver le forze di sostenere 1 ora e 40 di monologo sfibrante... poi invece è andatotutto bene, molto bene. Assurdamente lo spettacolo non mi ha nemmeno particolarmenteaffaticato. Mi sento solo, però. Molto. Ogni volta che qualcuno viene a trovarmi in cella mifa un bell'effetto, mi rendo conto che gli altri ci sono. Ad essere amplificato è anchel'effetto che mi fa vedere gli spettatori in platea. Quello è il momento di apertura,

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condivisione, incontro che dà un senso a tutto. La cosa più bella, forse l'unica, del teatro, lacosa che lo rende il mestiere che mi sono scelto, è proprio questo incontro, quel che restadi qualcosa di rituale, di un incontro. Bisogna esser qui, con me, tra noi. Questo moltispettatori nemmeno pare lo capiscano. Se no non ci sarebbero persone che scartano lecaramelle mentre parli o persone che fanno le foto e si stupiscono se l'attore dalla scena liguarda male o persone che arrivano in ritardo, a spettacolo iniziato, facendo rumore. Ilteatro è il posto dove si è. Si è lì con chi c'è seduto accanto a te e con chi c'è davanti a te,circondato da odori che non sono quelli di casa tua o del tuo ufficio ma gli odori del luogoaltro, magari polveroso, gli odori delle altre persone. Come l'autobus, in fondo. Non si èchiusi in macchina ad ascoltar la propria autoradio. Si è in un posto con altra gente. Io inquesti giorni questa cosa la sento come non mai, perché è davvero il momento in cui parlocon delle persone. Ho notato infatti di essere molto più suscettibile del solito. L'altra seraho dovuto trattenermi dal tirare una cosa in faccia ad una spettatrice che parlottava. Misento abbastanza forte da gestire queste cose, figuriamoci, ma è la pazienza che – inquesto stato in cui sono, metafora tutto sommato di uno stato generale diffuso anchefuori da questa cella – davvero sta finendo. Parlo troppo da solo, in cella. Devo farlo perforza, ogni tanto. Mi sento dipendente. Mi sento solo. Mi diverto ma sento che la miapercezione della realtà è un po' distorta, in questi giorni. Ed ho molta meno voglia di prima(di quando ero fuori) di saper che succede nel mondo. Il Papa, per esempio, mi è scivolatovia addosso senza peso. Ed anche la questione del governo ancora in faticosacomposizione dopo le elezioni mi pare molto meno interessante. Ho paura che questacella 3x1 diventi un grembo materno, sia pure un poco scomodo.

3."Desolato, io non c'ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza i l mioconforto. Era i l 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro anni . Quando Moro èmorto, non me ne sono accorto" è l' incipit dello spettacolo e cosa è successoquando te ne sei accorto?

Niente di particolare, all'epoca. Non ne comprendevo la relazione con quello che micapitava adesso, col mio paese, col presente. In generale, la grande conquista intellettualedella mia vita penso sia stata capire come tutte le cose siano collegate tra loro, soprattuttoquel che è successo prima di me, quel che hanno fatto o detto persone che sono ancoraqui, vive e scalpitanti. Il mondo non è appiattito davvero sul presente, o meglio lo è, macapire come sia successo, e com'è ad esempio che si è passati da una generazione che –mi raccontano in molti che eran giovani 30 anni fa – sentiva un profondo (o superficiale?)senso di ottimismo per un mondo che sembrava essere in subbuglio e in cambiamento,pieno di speranze, di prospettive, e l'attuale trionfo della repressione/depressionepreventiva di qualunque slancio nel futuro. Gli anni '70 sono diventati un mito, tuttosommato, ed in questo c'è del vero e c'è del falso, come in tutte le mitologie. Non so. Èsuccesso che mi sono convinto sia fondamentale frugare nelle frattaglie di questa identitànazionale in crisi e dismissione. Tutto sommato, anche incarnare l'impossibile, chiudermiin clausura in una condizione simile (ma imparagonabile) a quella descritta dai brigatistinegli atti processuali come la condizione sperimentata da Moro, è un tentativo diavvicinare, sia pure maldestramente, nella carne della mia carne, la carne un tempo vivama irrecuperabilmente morta di una storia che, per quanti sforzi possa fare, non è piùrecuperabile. Siamo in un mondo altro, con evidenti segni di continuità, macompletamente diverso. Un mondo dove, peraltro, quello che un tempo si chiamavaCapitalismo, ha completamente sbaragliato ogni resistenza.

4.Oltre allo spettacolo, alla "morotona" collaterale tu incontri nella tua cellaanche gli spettatori e gli chiedi ricordi , memorie e sensazioni del rapimento edell'uccisione di Aldo Moro, che idea ti sei fatto di queste testimonianze?

Le interviste e gli incontri sono appena cominciati. Sinora son venute prevalentementepersone giovani, che all'epoca non c'erano ed il poco che ne sanno è vago: frammenti didocumentari, sensazioni di angoscia comunicategli dai genitori, poco più. Che poi è più omeno quello che sapevo io prima di decidere di mettermi lì a studiare tutto. L'idea che ho,e che spero le testimonianze smentiscano, è che la memoria di quegli anni sia perduta, chedavvero non passino le cose da una generazione all'altra, passano al limite le persone daun'epoca all'altra: persone che cambiano, tagliano la propria vita in due, revisionano i lororicordi e le proprie appartenenze e prendono il posto degli esponenti della generazioneprecedenti che avevano criticato o avversato. O filtra fino a noi, viceversa, la nostalgia perqueste epoche che non abbiamo vissuto e che, dai racconti, sembrano sempre meglio diquesto roba grigia e morta che viviamo adesso, molto più plumbea di qualunque piombo. Èproprio strana questa nostalgia consolatoria e mitologica di altre epoche, magari giàmorte per chi le ha vissute ma che sono paradossalmente più vive, ma deformatissime,per noi che non c'eravamo.

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COMMENTI

Bombarolo

Non avevo dubbi,Grillo li ha beffati.

Operazione casta:volevanoMontezemolo, siritrovarono Grillo · 2days ago

Elisabetta Mancini

uomo !!! grande!!!!!eheheheehhe

Crozza: la copertina diBallarò su Grillo el'autogol di Bersani · 5days ago

Guest

Vabbè, come vuoi tu.

Quirinale: Grillo lanciala votazione on line,ma bloccata, e boccia

[LETTURECORSARE]

NAZIONALISMI ESINISTRE TRACATALOGNA, SCOZIA EEUSKADI: STORIE DI UNMALINTESO IRRISOLTOin Musica arte & culture

Nazionalismo e sinistra,un binomio perlopiù fontedi tensioni ed…

Page 34: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

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5. Dopo la morte al Teatro dell'Orologio dove avverrà la prossima detenzione euccisione?

Se ti riferisci alla riproposta a un progetto altrettanto ambizioso e irragionevole la rispostaè senz'altro: in nessun luogo. O al limite nel regno dei cieli, dove speriamo ci sia adaccogliermi una luce non elettrica.Se ti riferisci a progetti futuri o repliche dello spettacolo invece ti dico che da metàmaggio ho altre repliche di "Aldo morto", mi pare in Trentino, ma anche in Toscana, comeanche repliche di altri spettacoli. Poi spero di riuscire a fare una vacanza. Come i brigatistidel Sequestro Moro che, un mesetto dopo l'esecuzione, come è normale che fosse, eranogià a Santa Marinella a fare il bagnetto e prendere il sole e rilassarsi. Lo racconta laBraghetti nel suo libro best seller "Il prigioniero", Edizioni Feltrinelli. Dopo la vacanza, sepotrò permettermela, al lavoro per il nuovo spettacolo, questa volta sugli Zombi, questotentativo di resurrezione, questa resurrezione letterale in mancanza di meglio, questaimpossibilità di resurrezione, questa metafora vastissima, popolarissima masottovalutatissima dello Zombi. Ci lavoreremo durante l'estate, io e la mia moglie e collega,Elvira Frosini, che mi manca molto. Ieri ho provato a sentirla su Skype dalla cella, ma nonsi sentiva bene il microfono del portatile...

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Che cos'è questo?ANCHE SU IL CORSARO

Quirinale: Grillo lancia la votazioneon line, ma bloccata, e boccia …66 commenti • 16 giorni fa

Claudio Riccio — quindi l'informazionealternativa o è con grillo oppure èvenduta al potere. tesi interessante...

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Home Musica, arte & Culture Aldo Morto: intervista a Daniele Timpano

Rodotà eZagrebelsky · 1 weekago

George Carpadis

attè, te deveno avèdato la carta der burroda...

Quirinale: Grillo lanciala votazione on line,ma bloccata, e bocciaRodotà eZagrebelsky · 1 weekago

I l Corsaro - l 'altra in formazion e è un sito web di informazione indipendente, impegno sociale e partecipazione politica. Non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge62/2011, in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Le notizie e le immagini inserite in questo sito sono di nostra produzione, e sono quindi distribuite con la licenza di cui sotto,oppure provengono dal web. Qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno subito rimosse.Il corsaro.info non ha alcun scopo di lucro, tutti i ricavi dalla pubblicità presente sono finalizzati al sostegno delle spese tecniche per il mantenimento della struttura

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Page 35: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

Corriere di Bologna

Daniele Timpano ripercorre la prigionia di Moro recludendosi per 54

giorni: in streaming web di Massimo Marino - Controscene

L’anno scorso Daniele Timpano presentò allo Spazio Sì di Bologna in anteprima il suo Aldo morto, una

personalissima, partecipata rievocazione del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro visto da uno che nel 1978 aveva quattro anni. Poi con quello spettacolo ha debuttato a Roma, ha vinto il premio Rete

critica, è arrivato in finale negli Ubu come migliore novità italiana. Qualche giorno fa ha iniziato una

performance che ha destato scalpore e suscitato l’interesse dei media (è stata lanciata, sabato 23, perfino una video Ansa). Si è chiuso in una cella simile per dimensioni a quella che tenne prigioniero

Aldo Moro, nel 35.imo anniversario del rapimento, e ne uscirà l’8 maggio. Aldo Morto 54, come i giorni

di prigionia dello statista, avviene in un sotterraneo del teatro Orologio di Roma, dove giornalmente alle

21 (la domenica alle 18) Timpano rappresenta lo spettacolo. In una lettera, che pubblico qui di

seguito, spiega i motivi dell’iniziativa, che ha suscitato varie reazioni e qualche perplessità. In questo

blog darò conto della la “reclusione”, con un’intervista verso la fine di aprile e qualche altra notizia. Intanto potete rimanere aggiornati, se vi interessa, seguendo in streaming web le giornate dell’attore come se fosse il Grande fratello (con sintesi incluse), collegandovi qui, oppure sulla rivista online “Il Tamburo di Kattrin”.

DANIELE TIMPANO / ALDO MORTO 54 PARLA: 2° LETTERA DAL CARCERE

da Daniele Timpano il Domenica 24 marzo 2013 alle ore 16.35

DANIELE TIMPANO / ALDO MORTO 54 PARLA

24 marzo 2013 - Ciao a tutti, sono il protagonista e la vittima sacrificale di questa avventura

irragionevole: 54 giorni di auto-reclusione al Teatro dell’orologio più 54 giorni di repliche del mio

spettacolo “Aldo morto / tragedia” su Moro, anni ’70, lotta armata e ciò che resta e la palude in cui mi e ci sento, nel trentacinquennale del Sequestro Moro, nei giorni esatti del sequestro (16 marzo – 8 maggio

1978, con giornata speciale conclusiva il 9 maggio).

Beh, il progetto ha raccolto e raccoglie entusiasmi come anche perplessità. Ad una settimana

dall’interramento (il teatro dell’orologio è sottoterra) tento di abbozzare una veloce riflessione, a mo’ di primo bilancio, sul senso dell’operazione, senso che in parte è a monte, progettuale, in parte ancora in corso d’opera e suscettibile di sviluppi e contributi. Dunque. La sostanza di Aldo morto 54 l’ho spiegata più volte in questi giorni in streaming e in interviste (Ansa, Rai News), spero ci sia un video da

recuperare e postare prima o poi. Cos’è Aldo morto 54, questo progetto che a molti pare ambiguo,

costruito intorno a un mio spettacolo? Che roba è? Il teatro che diventa reality? È un gesto estetico?

Narcisistico? Politico? È squallido marketing? Non lo so. Parliamone. E partiamo dal teatro. Il teatro è il

mio mestiere, la mia vita, il mio tempo, il mio amore, il mio respiro; ma il teatro non è niente ed Il

teatro non può diventare niente, purtroppo perché il teatro è morto, è un cadavere incredibilmente

abitato da gente vivissima ma è morto e noi vermi che ci viviamo dentro non riusciamo a farlo

Page 36: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

muovere… Certo che nel progetto c’è l’elemento maketing, anche se mi pare esagerato definirlo tale; direi piuttosto che c’è l’idea 1) di strumentalizzare un poco la mentalità di stampa e tv, che infatti sono

molto curiosi di questa cosa che a lor pare un evento (mentre dello spettacolo non glie ne importa

palesemente molto, come sempre, né molto probabilmente ne capiscono) ed in quanto evento infatti un

certo interesse per il progetto lo stanno dimostrando (i sopracitati Rai News e Ansa che mai si sono

interessati a me in precedenza); direi poi 2) che c’è l’idea di stimolare la curiosità della gente normale non teatrante diversamente alienata (rispetto all’alienazione di chi fa questo mestiere ma pur sempre alienata come tutti); sì, proprio così, la gente c.d. “normale”, ve la ricordate? Sì, proprio loro perché –

prima di tutto – l’intero progetto (non solo la prigionia in streaming ma anche gli approfondimenti di

senso come gli incontri con Miguel Gotor, Lorenzo Pavolini, Francesco Biscione, Christian Raimo,

quello su Baliani, il concerto di Pino Masi, le presentazioni di libri, o i seminari sul cinema di Flavio de

Bernardinis o le interviste in cella o gli incontri con gli studenti) è un progetto che nasce prima di tutto

– ma prima di tutto, ma prima di tutto, ma prima di tutto – intorno ad un progetto semplice ma

ambiziosissimo: realizzare a Roma – finalmente! – la lunga tenitura in scena di uno spettacolo di

drammaturgia contemporanea (italiana) tentando in tutti i modi di creare un pubblico diverso dai

quattro gatti colleghi-operatori-parenti-elite intellighenti da salottino radical chic cui par condannato il

nostro segmento di teatro, specie in questa orrenda capitale cadaverica, questo demimonde di artisti cui

appartengo, non benedetto da luci televisive o altro eppure così pieno di senso, vita, fatica, amore,

sforzi, tensione anche politica, di certo intellettuale. Tutto il progetto tenta in ogni modo, cercando di

creare senso e mantenerne in corso d’opera, di rendere possibile una cosa del genere. Non è poco. Ne ho bisogno io. Ne ha bisogno la città. Ne ha bisogno il teatro forse in generale ma senz’altro il segmento di teatro cui appartengo. Di questo sono convinto. Sto puntando molto su questo progetto e sul suo

senso.Se no, Daniele Timpano lo spettacolo Aldo morto / tragedia se l’era già fatto l’anno scorso a Roma in 3 repliche trionfali nella cornice c.d. “prestigiosa” del Palladium, pagato bene e pieno di tutto quel

pubblico là, di cui sopra, tutto là riunitosi per l’eventino speciale di Timpano con ‘sto spettacolino di cui si parlava tanto bene ospitato chissà perché nella stagione della Fondazione Romaeuropa. Se no, si

accontentava di fare le sue solite repliche in giro per l’Italia, si accontentava di aver vinto il Premio Rete Critica 2012, della segnalazione “alla carriera” al Premio IN-BOX 2012, di essere arrivato per la prima

volta in finale ai PREMI UBU 2012 come “migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”, pazientemente proseguendo la faticata ascesa verticistica del teatrello in estinzione italiano. Insomma,

chi me lo faceva fare di chiudermi sotterra, in una tomba anticipata in cui comunque già ero, come tutto

il teatro, come tutta la cultura, come tutto il paese depressivo in cui viviamo (per questo peraltro, sin

troppo didascalicamente per i miei gusti, la mia tutina è verde, il pavimento rosso e le pareti della cella

bianco sporco-grigette: la mia cella 3 x 1 non solo cita Moro ma è un tricolore depressivo che mi

soffoca). Concludendo, secondo me, ed anche a prescinder da me, vi dico – e faccio questa affermazione

in assoluta buona fede e assoluta convinzione -, vi dico questo: c’è poco da essere perplessi e da storcere

la bocca. Il progetto, per criticabile e fallibile che sia, ha un suo senso “storico”.Se al mio posto ci fosse un Andrea Cosentino, un Fabrizio Arcuri, o Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino, o Massimiliano

Civica, o Daria De Florian e Antonio Tagliarini, o i Tony Clifton Circus, Dario Aggioli, Elvira

Frosini, Fabio Massimo Franceschelli, Alessandra Sini, i Maniaci D’amore (Luciana Maniaci e Francesco d’Amore, Roberto Latini, Teatro Magro, Stefano Cenci, Riccardo

Goretti o Biancofango Compagnia,Gianfranco Berardi e altre compagnie e artisti che stimo (ma forse

anche se al mio posto ci fosse qualcuno che non stimo come xxxxx), questo sarebbe un progetto che

comunque sosterrei. Anche se non portasse benefici a me direttamente (se pur me ne sta portando, cosa

che è ancora tutta da vedere: per ora è ancora una lotta contro i mulini a vento).Il Teatro dell’Orologio –

Page 37: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

nella sua nuova gestione – è stato coraggioso ed incosciente a investire con me in questo progetto soldi

(che non ci sono), energie, tempo, idee, contatti ed io spero tanto che questo irragionevolissimo e

ambizioso “Aldo morto 54″ aiuti anche loro a sfuggire al destino disdicevole di “Affittacamere” (a Roma il 90% dei teatri non fa una programmazione ma affitta la sala a caro prezzo alle compagnie che glie la

chiedono) da cui provengono e a cui speriamo non siano costretti – come quasi tutta la città teatrale

orrenda in cui viviamo noi romani che è losca, spregevole, disordinata, cialtrona e fuorilegge – a

tornare…Anche i nostri buoni e generosi Media Partner condividono con noi queste non piccole

speranze. Il Tamburo Di Kattrin e Fattiditeatro, Andrea Giansanti (cui va il mio ringraziamento speciale

per aver reso possibile tutta la faccenda dello streaming!), ma anche Grapevine studio, anche

Kataklisma, anche – in sostanza – la Fondazione Romaeuropa. Ecco qui. Ho finito. Solo un piccolo

tentativo di lucidità. Mi rendo conto della delicatezza di tutto questo. Ed ho parlato solo delle questioni

di “politica teatrale”. Figuriamoci se affrontavo il problema della delicatezza dei temi che affronta lo

spettacolo!Un bacio, comunque. Un bacio a tutti dal mio lettuccio sottoterra.

Cordiali saluti e baci appassionati,

Daniele Timpano

Page 38: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

15/04/13 CU.SP.I.D.E.magazine: ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione

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MAGAZINE LA REDAZIONE DISCLAIMER RECENSIONI

m e r c o l e d ì 1 3 m a r z o 2 0 1 3

ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusioneTeatro dell’Orologio

16 marzo. 9 maggioFondazione Romaeuropa - Teatro dell’Orologio - amnesiA vivacE

ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione cordinamento sezione Incontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo,

Graziano Graziani, Stefano Betti, Dario Morganteorganizzazione Katia Caselli

drammaturgia della prigionia di Daniele Timpanoin collaborazione con Elvira Frosini

“Un bel mattino ci sveglieremo e capiremo che siamo morti”[Claudio Lolli, 1973]

« Desolato, io non c'ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancoraquattro anni. Quando Moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov'ero io quel 9 maggio? E cosa facevo? A chepensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa? È una cosa importante cosa facevo e che pensavo io a tre anni e mezzo?Aldo è morto, poveraccio. Aldo Moro, lo statista. Che un certo Moro fosse morto l'ho scoperto alla televisione una decinadi anni dopo, grazie a un film con Volontè. Un film con Aldo morto. Ci ho messo un po' a capire fosse tratto da una storiavera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Moro? E quando? E perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagliaio di Renault 4rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso. Oh, mio Dio! Hanno ammazzato Aldo! Brutti bastardi. E vabbè, pazienza.Niente di importante. Cose che capitavano negli anni '70. Bisognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse. Era il 9 maggiodel 1978. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse, sì. Ma rosse in che senso? »

Un attore nato negli anni '70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda deltragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta conl'impatto che questo evento ha avuto nell'immaginario collettivo. In scena, assieme al suo corpo e a pochi oggetti, solo lavolontà di affondare fino al collo in una materia spinosa e delicata senza alcuna retorica o pietismo.

Dopo essere stato in scena nella scorsa stagione al Teatro Palladium, torna “Aldo morto”, lo spettacolo di DanieleTimpano che si interroga sul rimosso storico del delitto Moro e lo affronta contestualizzandolo in quegli anni settanta di cuiil nostro duemila non è che un prodotto.

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Page 39: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

15/04/13 CU.SP.I.D.E.magazine: ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione

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Lo spettacolo torna per ricordare il trentacinquennale dalla morte dello statista, trentacinque anni che hanno lasciato unamemoria non sempre lucida, spesso distorta da racconti di seconda mano, da immagini televisive e fotografiche ormaiiconizzate.

“Aldo morto” diviene ora spunto e fulcro per un evento totale: il Progetto “Aldo Morto 54”, prodotto dal Teatro dell’Orologioin collaborazione con la Fondazione Romaeuropa. Daniele Timpano, autore e interprete dello spettacolo, si auto-recluderàper 54 giorni, dal 16 marzo all'8 maggio, nella celletta costruita appositamente in una delle sale del Teatro dell’Orologio,dalla quale uscirà ogni sera per mettere in scena il suo spettacolo. Per tutto il periodo verrà realizzato un live streamingche permetterà di seguire la vicenda della prigionia da casa. È stato costruito un apposito canale You Tube ed un sitodedicato (www.aldomorto54.it) dove si potranno seguire tutte le vicende del prigioniero: potremo vedere Timpano che leggeil giornale la mattina, Timpano che legge i Quaderni dal carcere di Gramsci, Le avventure di Pinocchio di Collodi e icomunicati scritti dalle Brigate Rosse, Timpano che incontra nella sua celletta persone volontarie disposte a portare lapropria testimonianza su quegli anni, chi li ha vissuti in prima persona, chi ne ha sentito soltanto il racconto, chi haaffrontato l’argomento sui banchi di scuola; ricordi, emozioni e frammenti della propria storia che diverranno pezzi di unpuzzle più grande per offrire un affresco della nostra società.

Lo spettacolo sarà l’unico momento non ripreso dal circuito streaming, un momento unico, intimo che richiede la presenzafisica dello spettatore, la condivisione del punto di vista in una rottura mediatica e catartica del voyerismo.

Una presenza costante su twitter (attraverso un #fdtalk ovvero una chiacchierata con fattiditeatro, social media partner diAldomorto54) e su facebook permetterà a Daniele Timpano di interagire con l’esterno in un costante scambio di memorie eesperienze. Il web 2.0 diventerà un rifugio, una fuga immaginaria, una culla contro la solitudine della detenzione, ma anchesopratutto un urlo - o un cinguettio! - disperato contro la mistificazione, la violenza, la massificazione, il senso diimpotenza, quel vero e proprio compromesso “etico”, non “storico”, che è la base identitaria di questo bel paese.Lo spazio “carcerario” si animerà ulteriormente attraverso occasioni di incontro con le scuole, per attivare un confrontogenerazionale tra genitori e figli, tra chi ha vissuto in prima persona il fatto storico e l’Italia di quegli anni e chi ne haconoscenza solo attraverso l’immaginario.

Il lunedì sarà dedicato al cinema, con un seminario curato dal professore Flavio De Bernardinis dal titolo Il cinema e leimmagini negli anni Settanta.

Il sabato sarà l’occasione della musica con alcuni appuntamenti insieme e protagonisti di quegli anni. La domenica invecesarà l’occasione per degli incontri di approfondimento dedicati a letteratura, teatro e saggistica: si comincerà domenica 24marzo con Miguel Gotor e Lorenzo Pavolini, continuando con Marco Baliani e molti altri. Saranno organizzati anche degliincontri e dibattiti con i protagonisti di quella storia coordinati da Tamara Bartolini: in occasione della presentazione delsuo ultimo libro, sarà presente anche Ferdinando Imposimato, giudice istruttore del rapimento Moro, pronto a svelare il suopunto di vista di persona (molto) informata dei fatti.

Molte di queste iniziative sono in progress e verranno definite nel corso della prigionia.

Il 9 maggio, giorno del ritrovamento del corpo di Moro, il progetto si concluderà fuori della cella, presso la sede dellaFondazione Romaeuropa, nell'Opificio Telecom Italia, con una serata speciale, a cura di Christian Raimo, il Moro day: unariflessione ampia su quel cinquantacinquesimo giorno che non è mai appartenuto a Moro ma appartiene a noi italiani chelo abbiamo vissuto, anche in maniera spesso sin troppo voyeuristica.

LE INIZIATIVE DEL PROGETTO

1) LO SPETTACOLO

Dal 16 marzo all'8 maggio – maratona teatrale senza pause

ALDO MORTO/ Tragediauno spettacolo di e con Daniele Timpanocollaborazione artistica Elvira Frosiniaiuto regia, aiuto drammaturgia Alessandra Di Lerniaoggetti di scena Francesco Givonedisegno luci Dario Aggioli e Marco Fumarolaediting audio Marzio Venuti Mazzielaborazioni fotografiche Stefano Cenciprogetto grafico Antonello Santarelliproduzione amnesiA vivacEcon il sostegno di Area06in collaborazione con Cité Internationale des Arts, Comune di Parigisi ringrazia Cantinelle Festival di Bielladrammaturgia, regia, interpretazione Daniele Timpano

spettacolo vincitore Premio Rete Critica 2012segnalazione speciale Premio IN – BOX 2012finalista Premio Ubu 2012 come “Migliore novità italiana (o ricerca drammaturgica)”

Note di regia sullo spettacolo “Aldo morto”

di Daniele Timpano

Lo spettacolo “Aldo morto / Tragedia” non racconta il “Sequestro di Aldo Moro” né tantomeno tenta di ricostruire la fittanebulosa di ipotesi più o meno probabili o improbabili che sono andate ad innalzare, in oltre 30 anni, la discutibile fortezzadenominata “Il caso Moro”. Fortezza inespugnabile fatta di ipotesi, interpretazioni, prove inoppugnabili o oppugnabili,articoli e inchieste giornalistiche, testimonianze attendibili e testimonianze inattendibili, prese di posizione, arroccamenti oaccanimenti ideologici. Tutto ciò non ci interessa, se non come sfondo del problema. Ci interessa non l'evento in sé, mal'impatto che questo evento ha avuto nell'immaginario collettivo di una generazione che non è quella di chi scrive e realizzalo spettacolo: Daniele Timpano è nato nel 1974.

Ci interessa tentare di confrontarci con un'epoca che non abbiamo vissuto personalmente e il cui raffronto con l'epocapresente si impone di continuo. Non fosse altro che perché gli ex giovani di allora (gli ex movimentisti, extraparlamentari,ex terroristi di sinistra e destra, ma anche gli ex fascisti, ex democristiani, ex comunisti e persino gli ex cantautori“impegnati” di una volta e le ex femministe che “non tremate non tremate le streghe son scappate”) sono spesso le stesse

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Page 40: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

15/04/13 CU.SP.I.D.E.magazine: ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione

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persone che ci troviamo davanti oggi nelle redazioni dei giornali, in televisione, sugli scaffali in libreria, nelle direzioniartistiche e organizzative dei teatri, in famiglia e - naturalmente - in Parlamento. Ma ci interessa anche, e forse soprattutto,indagare un filo tematico molto chiaro (e legato più all'immaginario prodotto da questa storia che alla storia in sé): lalacerazione drammatica tra “immagine” e “verità”, viste naturalmente come polarità opposte. In particolare ci interessa lapersistenza dell’immagine a scapito della verità. Per “verità” intendiamo qui quella verità umana che è la propriaesperienza, sempre parziale, imprecisa e soggettiva, sempre destinata a restare nascosta nelle pieghe intime della vita diognuno, la verità fallibile, ma autentica, del ricordo misto all’emozione. In questo caso, ad esempio, i ricordi familiari delMoro privato, che portava i figli al mare a Terracina e sbucciava le arance tutto calmo con cui si apre lo spettacolo. E, allato opposto, ci interessa l’immagine con la sua forza e la sua carica di verità oggettiva, anche se del tutto illusoria (vistoche porta con sé elementi di dubbio e di distorsione del senso: chi ha mai detto infatti che una fotografia, ad esempio,solo perché riproduce fedelmente il reale, non sia in grado di mentire?). Nel caso dello spettacolo il riferimento èall'immagine di Aldo Moro nelle famose polaroid scattate dalle Br durante il Sequestro o alle ancora più famose immaginidel corpo di Moro raggomitolato nel bagagliaio di una Reanault 4 rossa, che sono pressocché le prime (se non le uniche)immagini che si affacciano alla testa di qualunque italiano oggi senta nominare Aldo Moro. Senz'altro sono le prime cheappaiono cercandolo su Google. Il racconto della dimensione intima dell’uomo, si scontra con l’immagine al quale questainconoscibile individualità, l’uomo Aldo Moro, è rimasta legata ormai per sempre: l’Aldo Moro sequestrato e poi uccisodalle Brigate Rosse. Snodo centrale del lavoro è il discorso sulla morte. La morte in generale, non quella specifica diMoro. Questo discorso sull’immagine e la verità è direttamente legato al tema della morte: la distruzione dell’umano nelsuo diventare immagine è il lavoro della morte esibita e indagata dai mass media, la tragedia di una morte pubblica.

Daniele Timpano è autore-attore e regista. Come attore ha lavorato con Michelangelo Ricci, Francesca Romana Coluzzi,Massimiliano Civica. Ha collaborato con diverse compagnie della scena indipendente romana, tra le quali OlivieriRavelliteatro, Circo Bordeaux, Teatro Forsennato, Kataklisma e LABit. Con alcune di queste fonda il “Consorzio Ubusettete” nel2008.

Fondatore di 'amnesiA vivacE', ha scritto e interpretato diverse opere teatrali, tra cui Teneramente Tattico (1999); ProfondoDispari (2000); Oreste da Euripide (2001); caccia 'L drago da J. R. R. Tolkien (2004), vincitore della terza edizione delpremio Le voci dell'anima - incontri teatrali); Gli uccisori del chiaro di luna – cantata non intonata per F. T. Marinetti e V.Majakovskij (2005); dux in scatola. Autobiografia d’oltretomba di Mussolini Benito (2006), finalista al Premio Scenario2005, pubblicato in volume da Coniglio Editore nel 2006 e sulla rivista di teatro Hystrio nel 2008; Ecce robot! Cronaca diun'invasione (2007), ispirato all'opera di Go Nagai (Jeeg Robot, Goldrake, Mazinga) e pubblicato in volume all'internodell'antologia "Senza corpo - voci dalla nuova scena italiana" a cura di Debora Pietrobono [Minimum Fax, 2009]; Negativefilm #1: Teneramente Tattico (2009, in collaborazione con Lorenzo Letizia/Le Chant du Jour); Risorgimento pop - memoriee amnesie conferite ad una gamba (2009, scritto e diretto con Marco Andreoli) e Sì l'ammore no (2009, scritto e direttocon Elvira Frosini e finalista al Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche "Dante Cappelletti" 2008); Aldo morto. Tragedia(segnalazione premio IN-BOX 2012, vincitore Premio RETE CRITICA 2012, finalista Premio Ubu 2012 come "migliorenovità italiana o ricerca drammaturgica).

Due suoi testi, Dux in scatola e Risorgimento pop, sono stati tradotti e presentati a Parigi per “Face à face -paroles d'Italiepour les scènes de France” 2011; insieme ad Aldo Morto, compongono una trilogia pubblicata da Titivillus nel 2012 con iltitolo “Storia Cadaverica d'Italia”.

Coordinatore dei laboratori teatrali, letterari e musicali Oreste ex Machina (2003), Gli uccisori del chiaro di luna (2004) eFiabbe Itagliane (2005), tutti finanziati dall'Università degli studi di Roma "la Sapienza".

È stato redattore (e collaboratore) della rivista on line Amnesiavivace.it e di Ubu Settete, periodico di critica e culturateatrale.

È stato tra gli ideatori e organizzatori della rassegna teatrale romana indipendente Ubu Settete – fiera di alterità teatrali(sei edizioni dal 2003 al 2007).

2) GLI INCONTRI E I CORTOCIRCUITI

Il progetto Aldo Morto 54 prevede una serie di incontri, seminari, cortocircuiti di riflessione e memoria a cadenzesettimanali:

Tutti i lunedì Il cinema e le immagini negli anni Settantaseminario a cura del Prof. Flavio De BernardinisUn excursus storico e critico sul cinema italiano degli anni Settanta tra impegno politico e grida di protesta.

Giovedì 28 marzo_4.11.18.25 aprile_2 maggio h 19Il piombo nelle parole coordinamento a cura di Dario Morgante

Scrittori che hanno raccontato e analizzato l’Italia degli anni di piombo e i suoi protagonisti, incontrano il pubblicopresentando la loro opera: tra gli altri Angela Scarpaio, Fabio Calenda, Ivo Scanner, Carlo Bordini e Andrea Di Consoli,Paolo Grugni, Giorgio Vasta.

Il Memoriale: lettura del racconto in prigione

Alcuni attori - tra cui Valerio Aprea, Cristina Pellegrino, Claudia Campagnola e Norma Martelli –si confrontano con alcuneletture selezionate di estratti dal c.d. “Memoriale”, quella parte cioè degli scritti prodotti da Moro durante la prigionia, cheraccoglie le risposte che il Presidente della DC diede alle Brigate Rosse, durante gli interrogatori ai quali fu sottopostonella c.d. “prigione del popolo”. Le domeniche di Moroa cura di Christian Raimo

Dei veri e propri approfondimenti critici, drammaturgici, generazionali, musicali che ci immergeranno nel decennio deisettanta e nel suo universo. Tra i punti di vista privilegiati quelli di Miguel Gotor e Lorenzo Pavolini (24 marzo), chepartendo dal paradigma interpretativo di Sciascia affronteranno la questione dell'interpretazione degli scritti prodotti daMoro durante la prigionia, e quello di Marco Baliani che al Caso Moro ha dedicato uno spettacolo importante, “Corpo diStato”, in occasione del ventennale del 1998.

Tra gli appuntamenti Piombo su piombo/ Come il teatro ha riletto gli anni '70 a cura di Graziano Graziani: piccola maratonadi letture di alcuni testi drammaturgici trans-generazionali, da quello di Marco Baliani a quello di Magdalena Barile, che

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15/04/13 CU.SP.I.D.E.magazine: ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione

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Pubblicato da Caterina Mirijello a mercoledì, marzo 13, 2013

Etichette: aldo moro, ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione, Fondazione Romaeuropa, TEATRO DELL’OROLOGIO

hanno affrontato il tema degli anni Settanta, la lotta armata, Aldo Moro.

3) EVENTI SPECIALI

Sabato 27 aprile h 23.30Concerto Rosso di Pino Masi

Opificio Telecom Italia _9 maggio / h 18MORO DAYa cura di Christian Raimocon interventi di Daniele Timpano, Miguel Gotor, Marco Belpoliti e molti altri.

4) LA CELLA

Daniele Timpano e i suoi 54 giorni di reclusione performativa, parte strutturale del progetto. La quotidianità della cella saràscandita da appuntamenti fissi, incontri, riprese, letture.Riti di vita quotidiana

La ripresa streaming prosaica e più “umana”: Daniele che si sbarba, che legge il giornale, che beve una spremuta, chepranza; Daniele al pc, vestizioni, svestizioni, Daniele che spegne e va in bagno, Daniele che spegne e va a dormire.Riti di comunicazione quotidiana

Daniele Timpano ogni giorno risponderà a mail, messaggi facebook, messaggi twitter e in più ci saranno degliappuntamenti social in collaborazione con i nostri media partner:

- Appuntamento Twitter con fattiditeatro tutti i giorni alle ore 15 circa. Si potrà seguire la chiacchierata cercando@fattiditeatro e @aldomorto54 e intervenire usando il doppio hashtag #fdtalk e #aldomorto54.

- Aggiornamenti e appuntamenti quotidiani con la redazione de Il Tamburo di Kattrin: rassegna stampa dal 1978, canzonidi quei giorni, commento allo spettacolo di Timpano della sera precedente, riflessione sulla politica teatrale oggi, infine larubrica “Cosa mi sono perso oggi?” in cui Daniele Timpano utilizzerà la rassegna stampa elettronica a cura del Tamburo diKattrin per costruire un percorso critico sugli spettacoli che si è perso recludendosi in teatro, sugli spettacoli che glispettatori si perdono partecipando alle iniziative del progetto Aldo Morto 54, sugli spettacoli a cui rinuncia chi a teatro nonci va mai.

Progetto Amnesia / interviste a spettatori in cella (archivio testimonianze) /

Dal lunedì al venerdì, Daniele Timpano incontrerà, su prenotazione, persone volontarie disposte a portare la propriatestimonianza su quegli anni: chi li ha vissuti in prima persona, chi ne ha sentito soltanto il racconto, chi ha affrontatol’argomento sui banchi di scuola; ricordi, emozioni e frammenti della propria storia che diverranno pezzi di un puzzle piùgrande per offrire un affresco della nostra società.

LettureDaniele Timpano approfitterà del tempo in cella per condividere la lettura di due opere simbolo della letteratura italiana:gramsciana / lettura estratti ragionati gramsci – quaderni dal carcereselezione a cura di Fabio Frosinida apocalittico a integrato / le avventure di pinocchio di Carlo Collodi – lettura integrale a puntate

INFOorario spettacolo+letturadal martedì al sabato h 21domenica h18botteghinodal lunedì al sabato dalle ore 12 tel. 06_6875550

prezzi intero €13.00 + tessera €2.00ridotto € 10.00 + tessera €2.00 Tutte le iniziative collaterali sono riservate ai soci.

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26/04/13 puntobuio: Aldo Morto 54

fabiomasetti.blogspot.it/2013/04/aldo-morto-54.html 1/3

VENERDÌ26

0

Esiste un diritto di prelazione sulla memoria di una persona? E se si chi lo detiene?

Esiste qualcuno che ha il diritto di raccontare una storia più di altri, solo in nome del dolore e del legame con il ricordato?

E se la memoria è totalmente slegata dai fatti perchè questi non sono mai stati ricostruiti, accertati ma, al contrario, sonostati oggetto di falsificazione, mistificazione, depistaggio?

Esiste una memoria possibile, quando l'immagine di una persona è rielaborata a tal punto da farne un feticcio e quindimerce, oggi, più che mai, nell'era della riproducibilità tecnica?

Sulla figura di Aldo Moro, il giorno stesso della suo rapimento è nata una delle più grandi operazioni di narrazionetransmediale che la storia di questo paese conosca con il preciso scopo di occultare una verità e consolidare un potere.

Daniele Timpano in Aldo Morto 54. Tragedia riprende in mano questa operazione e cerca di decostruirla, non per trovareuna verità ormai impossibile da ricostruire e che non esiste ma, semplicemente, per non lasciare a coloro che l'hanno scrittaa vario titolo fino ad oggi, questa storia, il monopolio della memoria.

Se la verità non verrà mai a galla che almeno non affondi l'aspirazione a cercarla o, meglio, la possibilità e la volontà diragionarci sopra.

Lo spettacolo di Timpano è una monumentale riflessione sull'immaginario degli anni '70 e sui meccanismi che lo hannocostruito, il cui pregio principale è quello di metterli a nudo, occultati, fino ad oggi, dalle tante ideologie e dagli interessi chesi sono incrociati in questa vicenda.

I meccanismi del marketing, del mercato, dello storytelling, del potere e dell'ideologia di qualsiasi colore sono gli stessi eproducono gli stessi effetti: la conservazione del potere costituito.

L'attacco che i brigatisti rossi volevano portare allo Stato Italiano, sia sotto il profilo militare che ideologico e mediatico, eraspaventosamente immaturo e ridicolo. La retorica brigatista, radicale, consegnata ai mezzi di comunicazione di massa,telvesione e quotidiani di partito, ha creato il feticcio, decretando la morte di uno statista e allo stesso tempo la suaimmortalità.

La storia di Aldo Moro è mediatica, medianica etransmediale.

Passa per la cronaca, la TV, il cinema, il fumetto, il teatro ecc..Mancano solo i video giochi ma non è detto che anche a lorosi arrivi presto per aggiungere un pezzo di storia falsa alla sua uccisione. Una continua incessante elborazione del lutto ri-mediata.

Eppure Timpano con Aldo Morto 54. Tragedia fa scandalo. Fa scandalo perchè mette in scena l'ipocrisia della retorica sullamorte dello statista, senza ipocrisia; perchè viola i simboli, i segni, i feticci senza ritegno, perchè, addirittura, si avventurasul terreno della blasfemìa e impersona direttamente il simbolo, il totem e lo fa parlare, però non con il simulacro della suavoce ma con la voce dei diversi attori, interpreti e sacerdoti che ne hanno celebrato, negli anni, il culto.

Il processo del popolo celebrato dalle brigate rosse, allebrigate rosse, con le brigate rosse è stato in realtà una messa.

La figura di Aldo Morto rappresenta l'inattacabilità e l'immortalità del potere in questo nostro paese che la mitologia e lamitopoiesi ce l'ha nel DNA.

ALDO MORTO 54

Daniele Timpano in scena

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Page 43: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

26/04/13 puntobuio: Aldo Morto 54

fabiomasetti.blogspot.it/2013/04/aldo-morto-54.html 2/3

Il potere in Italia, complice forse la sua millenaria cultura cattolica, sa usare il Verbo come nessun altro potere al mondo.

Fa scandalo perchè Timpano aveva solo 4 anni e non ha vissuto direttamente e consapevolmente la vicenda eppure, comeracconta Vasta nel suo tempo materiale, in qualche maniera, ha assorbito quella violenza senza filtri, vivendola senzarazionalizzarla.

Rivendica un diritto, Timpano, diritto a raccontare e a chiedere verità e rivendicare diritti si sa, oggi, come ieri, fa scandalo,rompe equilibri e certezze. Rivendica il diritto di appropriarsi della storia e dell'immagine che simboleggia per eccellenzal'inganno del potere in Italia, la sua inattacabilità e lo fa come possono farlo un attore e il suo teatro.

Mettendoci la faccia, il corpo e la voce, anzi di più. Aldo Morto 54. Tragedia infatti non è solo uno 'spettacolo' chè sennò sicadrebbe nel meccanismo della narrazione transemdiale. Aldo Morto 54. Tragedia è anche performance.

Daniele Timpano non fa il recluso, si è recluso per 54 giorni (eh si perchè anche i giorni di reclusione sono diventati unluogo comune, 55 ma la mattina presto dell 55° Aldo era già Morto, quindi a voler la verità, i giorni sono 54), in una cellasimile, o meglio, sembra possa essere simile a quella della detenzione di Aldo Moro (eh si, perchè anche su questoelemento minimo non c'è una certezza ma solo la narrazione di quattro carcerieri, due soli, ahinoi, ancora in vita. Come si fa quindi a cercare la verità se la storiografia, la cronaca sono pura menzogna?

Performando, ripetendo l'esperienza per quanto possibile,facendone il gesto.

Con questo sforzo Daniele Timpano si conquista il diritto sulla memoria di Aldo Moro e una volta appropriatosene come conqualsiasi altro oggetto ne dispone come meglio crede.

E sulla scena è bravissimo, racconta e dileggia vittime e carnefici di questa vicenda che è anche una riflessione sulla morteoltrechè sulla memoria; sulla capacità e possibilità di dare e ricevere la morte e non solo per motivi politici. E' questo un altrogrande rimosso dalla scena non solo teatrale dell'oggi.

La morte non si rappresenta più nonostante sia sempre costantemente in primo piano su schermi pagine e palchi.

Lo spettacolo scivola via veloce e ritmico e regala pezzi indimenticabili: renato curcio mazinga, adriana faranda tronista, larenualt rossa potenziale oggetto di merchandising.

In ultima estrema sintesi Aldo Morto 54. Tragedia spacca.

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Fabio Masetti

>play - ICT is my job since 1997 and informatics has been my playground since I wassixsteen. I'm Intrested in communication and media evolution. Loving writing I was

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Page 44: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

08/05/13 Metropolitain Girl: Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

metropolitaingirl.blogspot.it/2013/04/aldo-morto-54-lo-spettacolo-di-daniele.html?spref=fb 1/8

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MERCOLEDÌ 10 APRILE 2013

Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

Questa non è una storia allegra, ma è una tragedia.

Daniele Timpano avvisa gli spettatori in sala che quello che siapprestano a visionare è uno spettacolo che non fa ridere, èuno spettacolo lungo, sofferto, che narra la vicenda di un uomoucciso, Aldo Moro per l'appunto, in nome di una rivoluzione -maquale rivoluzione alla fine?- ma che è più vivo che mai nellamemoria.

"Aldo Morto", questo il nome dello spettacolo, narra la vicendadell'assassinio di Aldo Moro, a mano delle brigate rosse, nel1978.

Daniele aveva solo 4 anni quando è avvenuto questo crudeleepisodio che ha in qualche modo condizionato la storia delnostro Paese, ma lo affronta in maniera totalmente differente aciò che fino a questo momento avevo potuto leggere o vedere.

Più che della morte, Daniele si concentra sulla figura di Aldo davivo, di come gli altri lo vedevano, di come amava trascorrerele sue giornate. Non mancano di certo momenti che fannosorridere, momenti di follia e momenti di estrema emozione.

Fino a giungere ai quei leggendari 54 giorni di prigionia, in cuiAldo Moro scrive moltissimo, lasciando che le sue ultimeparole siano la sua memoria.

Molti sono anche i lati oscuri in questa vicenda. Daniele loracconta catapultandosi sul luogo dell'accaduto nella figura diun telecronista un pò pasticcione, ed inseguendo una Renault4 Rossa, la stessa auto dove venne rinvenuto il corpo di AldoMoro morto.

Lo spettacolo affronta non solo la vicenda di Aldo Moro ma diuna generazione che si è divisa tra la sinistra e la destra

8

EVENTI

WORK INPROGRESS

A6 FANZINE

Sara Di Carlo su Aggiungi alle cerchie

SADICA ON

Sara Di Carlo

Sara Di Carlo, in arte SaDiCa,nasce a Roma in una caldaestate del 1980.Tra le sue grandi passioni ci sono

la musica, la fotografia, la letteratura, i fumettied il cioccolato.

Scrittrice visionaria col vizio della fotografia,dopo svariate collaborazioni con riviste etestate, fonda la free-press musicale/fumettisticaA6 Fanzine assieme alla disegnatrice IsabellaFerrante, immergendosi di tanto in tanto intrasmissioni radiofoniche, come direttriceartistica.

Intraprende nel 2007 il progetto AlmostFamous,dedicato agli artisti emergenti.

Nel 2011 approda nella redazione di Sul Palco,come collaboratrice ed esperta musicale.

Attualmente si occupa di Ufficio Stampa eComunicazione.

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ME

La nascita di questo blog deriva dall'esigenzaprimaria dell'autrice di comunicare e condividereinteressi comuni e affini. Uno sguardo curioso e creativo, volto allascoperta di un mondo a volte nascostoall'occhio distratto di chi corre veloce senza averil tempo di soffermarsi a guardare le sfumature. Pensieri, approfondimenti, chiacchiere, pillole disaggezza (o di follia), suoni e fotografie per unpercorso multimediale insolito ma unico.

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Page 45: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

08/05/13 Metropolitain Girl: Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

metropolitaingirl.blogspot.it/2013/04/aldo-morto-54-lo-spettacolo-di-daniele.html?spref=fb 2/8

Pubblicato da Sara Di Carlo a 18:14

Etichette: creatività, giovani, roma, teatro

Reazioni: Fun (1) Good (0) Tell Me More (0)

politica, alla ricerca forse di una identificazione, di quellarivoluzione che alla fin fine non c'è stata, di quella libertàapparente e di quella sensazione di poter cambiare la storiacon un gesto eclatante.

Daniele non risparmia moniti e battute sui protagonisti che sisono alternati in questa tragedia. I brigatisti che si riciclano inaltre vesti, raccontando quella che per loro è stata solo unaesperienza dovuta agli entusiasmi della gioventù, all'ebrezza diquell'idea di poter essere parte della storia, seppur sbagliata,forse.

Tra musiche anni '70, passi di danza delirante e un finaleintenso, ove anche la stella a cinque punte fa il suo ingressosulla nuda scena, Daniele chiude il suo spettacolo perrinchiudersi a teatro.

Si. Daniele dal 16 Marzo è chiuso presso il Teatro dell'Orologioe ne uscirà soltanto il 9 Maggio 2013, il giorno in cui fu scopertoil corpo senza vita di Aldo Moro.

Ma non solo. Daniele è ripreso 24 ore su 24 da una webcam. Inquesto momento potete vederlo anche voi sul sito ufficiale edialogare con lui.

Ho scambiato qualche messaggio con Daniele e non è facileper lui restare rinchiuso in 3 metri quadri. L'unico momento incui si sente libero è proprio quando si esibisce, negli orari dellospettacolo.

Il prigionero del teatro però può ricevere visite: potete quindiandare a trovarlo e fargli qualche domande sullo spettacolo orispondere alle sue curiosità. Daniele è una persona curiosa,non vi lascerà andare via facilmente.

Se vi aspettate il solito omaggio alla memoria di Aldo Moro, visbagliate. Il suo è uno spettacolo sentito, veritiero e con unaluce che brilla quanto la sete della verità.

"Aldo Morto 54", il progetto complessivo che racchiude lospettacolo teatrale e la diretta streaming sul web di Daniele, visorprenderà.

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retesti teatrati I Aldo è Morto senza il mio conforto:Daniele Timpano di Raffaella Ilaris

( (lJ" bel mattino ci sveglierem-o e capiremo che siamo morti"- - cantava Claudio Lolli nel 1973.8 certo ce lo chiediamo spesso

anche noi, oggi, se siamo ancora vivi.Daniele Timpanofautore, attore e regista romano, classe 1978, con

re spettacoli 1e tre testi contenuti in "storia cadaverica_d'Italia",eOita titivillui; ha disegnato il cadavere d'Italia, metafora delladecadenza di:questo faese: "Dux in scatola - autobio€rafiad'oltretomba di-Mussolini Benito" (2006), "Risorgimento Pop -memorie e amnesie conferite ad una gamba" (2009)"'Aldo Morto,Tragedia" (2012).La ltoria iadavérica d'Italia di Timpano risponde all'esigenza dirappresentare la Storia, di disseppellirne il cadavere. "La Storia in sé

è iir cadavere e 1o storico uno ó6e rovista tra i cadaveri. I1 passato è

morto, più di quanto sia vivo, perduto per sempre. Per ritrovarlo, per

tentare di farló, non posso chè indossarlo: in questo se'sql nel mioteafro il corpo morto^è stato spesso un vestito". Parole di Timpano.Il sequesfó e l'uccisione di Atdo Moro sono stati raccontati e

interpretati da tanti in questi trent'anni: da Marco Bellocchio a

frnuióo Baliani, dalla straordinaria interpretazione di Gian l{ariaVolontè a qreí1u recente di Ulderico Pesce sino a quella per 1a

televisione di Michele Placido.Mettiamo da parte tutto ciò. E prepariamoci ad un lavoro' ''-\ldoM;;o'; (vinci'tore del premio Retè Critica e finalista al Premio

ubu come migliore novità italiana), politicamente moito scolreftLr

ma di grande"dirompenza. Nessun lieto fine, nessun moralismtr.

nessuna retorica. Nessuna sovrastruttura."Desolato, io non c'ero quando è morto Moro' Aldo è morto senza

il mio confofto. Era il 9 maggio 1978. Non avevo ancora quattro

utrnl. quunOo Moro è morto, non me ne sono accolto' Ma dor-'era

io quelg maggio? E cosg facevo? A che pensavo? E soprattlÍto a

uoiòt" u. n6"i-potta? È una cosa importante cosa facevo e che

pénrurro io a tre ànni e mezzo? Aldo è morto, p-overaccio' Aldoilrfoiò,lo statista. Che un certo Moro fosse morto I'ho scop_e-rto alla

ietevlóione una decina di anni dopo, grazie a un f,lm con Volontè.

un film con Aldo molto. ci ho messo un po' a capire fosse trati_o

da una storia vera. Oh, mio Dio! Hanno ammazzafo Moro? E

quando? Perché? E come? Lo hanno trovato nel bagagiiaic^diÈenu.rtt 4 rossa, undici colpi sparati a bruciapelo addosso'-Oh'mio Diol Hanno ammazzito Moro! Brutti bastardi' E rabbe'p-i"otu. Niente di importante. Cose.che-capitavano negli ami:70. Birognava fare la rivoluzione. Chi? Brigate rosse' Era il 9maggio Oít tqZS. Non avevo ancora quattro anni. Brigate rosse' sì'

Ma rosse in che senso?"Daniele Timpano aveva quattro anni all'epoca dei fatti' non a\ eva

nessun ricorào personale'del sequestro, che rappresentò una feritaepocale nella sioria italiana. Si-confronta così con I'impatto che

q|esto scatenò nell'immaginario collettivo, mettendo le mani inuna materia ancora vicina e bruciante.A Timpano non interessa celcare la verità. Il suo sg-uardo smarrito-goffo,'impacciato, è quello di una generazione televisiva' quella

ii uazinla Zeta e Ufò Robot, che grrarda, anche in modo pop' la

Storia. Díce ad alta voce i nostri pìù cattivi e reconditi pensieri.quelli che tutti pensiamo ma che non osiamo rivelare. E ce ne sono

per tutti, dai reiponsabili degli agguati a Montanelli a Bia-ei. alloStato di allora e a quello di oggi.I piani narrativi si mescolano: Împano è il figlio.di Moro, èAdrianaFàranda, è Mazinga Zeta, è Renato Curcio, è Timpano stesso'

Racconta co-e trulia f.r fatto per salvarlo, ricorda che pianserotutti .

da Cossiga ad Andreotti, daZaccagnini a Berlinguer' Forse Plpseanche qu-alche brigatista rosso come raccontano nei loro libri best

seller ... Anche si questo affonda il coltello Daniele "ma i dirinili percepiscono dai'capitalismo

"Jt"- -uo.lguq1o abbattere"? Uno

,péttu"oio sui 35 anni di cultura e di bla bla blct sul rapimento' ..N)I"ntr" sto scrivendo Daniele Timpano si è autorecluso in una cella

simile per dimensioni a quella chè tenne_.p_'gioniero.Aldo Mcro.ricostruita in una delle sale del Teatro dell'Orologio di Roma dor e

per 54 giorni, sino all'B maggio, nel trentennale dalla morte dello

itatista, è in scena con lo spettacolo.Èéi fur'purtare di sé, sopàttutto in ambito culturale e ancora dipir: iéatiate, bisogna.pariare d'altro; per diventare 'notiziabili' <i

àeve far ricorso alle strategie e agli strumenti della comunicazione

di massa. D'altronde quésto fecero le Brigate Rosse: rapendt'r

D uni.le Ti* p ano tn Al do Mo ro ( " Ald o Mo r t o " ), Tr a g e di a, fotodi Michele Tomaiuoli.

Page 47: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

\foro. gestendo e inviando comunicati e fotopolaroìd. fecero parlare di sé alta stampa. Soloin quel momento la stella a 5 punte diventò un"'brald". Che deve fare il teatio per far parlare{i :e

_rn un paese in cui tutti siamb prigiònieri?

Qui di seguito pubblichiamo uìo- stralciodella prima lettera dalla prigionia, datata 24marzo 2013, in cui l'attore prigioniero spiegai motivi dell'iniziativa.'-I1 ieatro non può diventare niente. purtroppoperché il teatro è morto, è un-cadavereincredibilmente abitato da gente vivissimama è morto e noi vermi che ci viviamo dentronon riusciamo a farlo muovere. Certo che nelpro_setto c'è I'elemento maketing, anche semi parg esagerato definirlo tale; direi piuttostoche c'è f idea 1) di strumentalizzare-unpocola mentalità di stampa e tv, che infatti ionomoito curiosi di questa cosa che a lor pare unerento (mentre dello spettacolo non glieneimporta palesemente molto, come sempre,né molto probabilmente ne capiscono) ed inqu:mto evento infatti un certo interesse per ilprogetto lo stanno dimostrando; direi poi 2)che c'è I'idea di stimolare la curiositf dellagente normale non teatrante diversamentealienata (rispetto all'alienazione di chi fa

questo mestiere Ta pgr sempre alienata come tutti); sì, proprio così, la gente c.d."normale" , ve la ricordate? Si, proprio loroperch é - wim; di iutto - I'interó= pio,n.no(non solo la pligionia in streaming ma ancÉe gh appiofondimenti di senso óom'e eliincontri corr Miguel Gotor, LorenZo pavolini,-Franèrco Biscione, christian R;#;.qu_ello su Baliani, il concerto di Pino Masi, le presentazioni di libri, o i seminarisul cinema di Flavio de Bernardinis o le interviste in cella o gli incontri .;; Slistudenfi) è un progetto che nasce prima di tutto intorno ad un prSgefto semplice àaambiziosissimo: realizzare a Roma - finalmente! - la lunga tenitu"ra in scenà di unospettacolo di drammaturgia contemporanea (italiana) tenta-ndo in tutti i modi di creareun pubblico diverso dai quattro gatti colleghi-operatori-parenti-elite intellighentida salottino radical chic cui par cóndannatoll noitro segmento di teatro. rp.?i" ioquesta onenda capitale cadaverica, questo demimonde diartisti cui appartengo. noilbenedetto da luci televisive o altro èppure così pieno di senso, vita, iatica.'amore-sforzi, tensione anche politica, di certò intellettúale. Tutto il progetto tenta in ognimodo, cercando di creare senso e mantenerne in corso d'operà, dlrendere possib:ileuna cosa-del genere. Non è poco. Ne ho bisogno io. Ne hà bisogno la citt'à. Ne habisogno il teatro forse in generale ma senz'altró il segmento di teaíro cui apparten_eo.Insomma, chi me lo faceva fare di chiudermi sotterrà, in una tomba anticipata in iuicomunque già ero, come tutto il teatro, come tutta ia cultura, come rutà il paesedepressivo in cui viviamo."

(www.aldomono54.ir)

xè-nata-(e vive) a Parma il 15 dicembre l9lr. Lavora dafree lance inambitoculturale e teatrale nazionale occupandosi di ufficio stampa, comunicazionee promozione.

Aldo morto Ah, la verirò! Ah! Ahl Ah! Ah! Ah! Foto di claudia papini

pretesti teatrali / Aldo è Morto senza il mio conforto: Daniele Timpanodi Raffaella Ilari

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“Aldo Morto 54”, Moro è vivo e fa teatro con Daniele Timpano11 04 2013 (Teatro)Fondazione Romaeuropa - Teatro dell’Orologio - amnesiA vivaceALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione, di e con Daniele Timpano un progetto di Teatro dell’Orologio e Daniele Timpano, in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, mediapartner Kataklisma, Tamburo di Kattrin, Grapevine Studio; social media partner fattiditeatroideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschella, live-streaming Andrea Giansanti; ideazione erealizzazione video teaser Emiliano Martina, Grapevine Studio; progetto grafico Angelo Sindoni; ufficio stampaDonatella Maresca; promozione Bruna Benvegnù, Filippa Piazza; foto Michele Tomaiuoli; cordinamento sezioneIncontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo, Graziano Graziani, StefanoBetti, Dario Morgante; organizzazione Katia Caselli, drammaturgia della prigionia di Daniele Timpano, incollaborazione con Elvira Frosini.Roma, Teatro dell’Orologio – fino all’8 maggio

“Aldo Morto 54”. Il caso Moro non è mai stato così reale dal 1978 quando era il presidente della DemocraziaCristiana a interpretare se stesso. Daniele Timpano non gli somiglia affatto: è romano, ha 38 anni, fal’attore-autore; Aldo Moro invece era pugliese, aveva 62 anni, faceva il politico. Sono diversi come i tempiverbali che li indicano: Timpano è al presente, Moro è all’imperfetto. L’idea senza precedenti che li rende ugualiè lo svolgimento di quel paradosso di Corrado Guzzanti per cui "gli anni passano, ma i mesiritornano": dal 16 marzo, giorno di inizio del sequestro con la strage di via Fani, Timpano si è rinchiuso inuna cella costruita negli spazi del Teatro dell’Orologio di Roma. Ci resterà fino all’8 maggio cioè per tutti i 54giorni che Moro ha vissuto nelle mani delle Brigate rosse. Il 9 maggio il presidente Dc morirà e Timpano nonpotrà che lasciarlo andare, abbandonando la sua prigione. Ma per adesso, qui e ora, sono vivi entrambi in unpiano sequenza di luoghi, voci, amore e violenza che fa coincidere il 1978 con il 2013.Ostaggio di “Aldo Morto 54”, Timpano si è scelto per carceriere il “Grande Fratello” Internet che loriprende live 54 giorni su 54: “niente deve essere nascosto al popolo” è il primo comandamento Br. La “realitypièce” si interrompe solo quando il prigioniero dorme o è in palcoscenico con lo spettacolo “Aldo Morto”. L’orad’aria di Timpano è un “confessionale” patchwork che unisce al rigore storico dei documenti l’evasione leggeradelle canzonette, come “Renato Curcio” dedicata da Francesco Baccini al fondatore delle BrigateRosse, ricostruendo a mano libera il sequestro del leader Dc e il suo impatto sul nostro immaginario. Unmonologo che porta avanti una lotta sagace contro l’apatia di questo Paese che uccide perché è nato morto evuole accanto solo morti. Timpano, invece, ci restituisce un Moro vivo e che vuole vivere, nonostante la stellaa cinque punte delle Br indichi, nella “notte della Repubblica”, una cella e un destino preciso. Per entrambi. (Matteo Brighenti)

© 2013 - Recensito Multimedial Information, Cultural Service & Reviews

Page 58: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

08/88 05/55 13 Sul senso di una tumulazione teatrale. Videoprocesso a Daniele Timpano | Risorse

wwww www .klkkpteatro.it/tt sul-senso-di-una-tumulazione-teatrale-vivvdeoprocesso-a-daniele-timpano 1/3

HOME EVEE ENTI RECEE ENSIONI EDITORIAII RISORSRR E OPPPP OPP RTRR UNITÀTT PAPP RTRR NERSRR HIP FORMAMM ZIONE APPPP RORR FONDIMENTI TEAEE TRORR RARR GAZZI OPERARR ESEE TERNANN ZIONI

Timpano nella cella ricavata al TeTT atro dell'Orologio (photo:

facebook.com/mmdaniele.timpano.3)

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Homemm Archivio video Sul senso di una tumulazione teatrale. Videoprocesso a Daniele Timpano

Sul senso di una tumulazione teatrale.Videoprocesso a Daniele Timpano

Trent'anni sono passati, anzi 35, come ci tiene a

puntualizzzz azz re Timpano Daniele nell'ora e mezzzz azz di

pirotecnica creazione teatrale e umana che l'artista

romano compie con "Aldo Morto".

AdAA essere morto, dopo 54 giorni di agonia reclusoria,

sua e d'Italia, fu Moro AlAAdo, segretario del maggiore

partito di allora, della Prima Repubblica Italiana, la

Democrazia Cristiana. Trentacinque anni corsi dal 16

marzozz 1978, in cui fu rapito dalle Brigate Rosse; dal 9

maggio 1978, in cui fu ritrovavv to, come corpo esanime, in

quella Renault 4 rossa, che anima da allora, per chi

continua ad avevv rne memoria, l'immaginifico di un'epoca.

Rinchiuso nella sua cella, a partire proprio dalla stessa

data del rapimento dello statista, così pericoloso per quel

processo di riavvvv ivv cinamento definito "compromesso

storico" che stavavv compiendo con Enrico Berlinguer,

segretario del Partito Comunista Italiano, Timpano vivv vevv

sulla sua pelle la sotttt razione allo spazio, che fu allora di

Moro, ma traslato nel bunker del Teatro dell'Orologio di Roma, che si è faff tttt o carico di questo progetttt o

ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Romaeuropa.

Posto spalle al muro, sotttt o processo dal Tribunale del Popolo (teatrale o del web, o come si prefeff risce che sia,

a seconda dei gusti e delle ambizioni di chi legge, vevv de e ascolta...), e sotttt o la faff mosa stella a cinque punte

delle Br di allora, assiso (s)comodamente su un water closet (wc) rivovv luzionario, interroghiamo Timpano

Daniele sul senso della sua condanna a morte vovv lontaria, per tumulazione teatrale, di cui si snocciolano i giorni,

vevv rso la conclusione che si compirà all'alba del 9 maggio.

Tags: AlAAdo Morto AlAAdo Morto 54 Daniele Timpano ViVVdeo 2013

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15/04/13 Aldo Morto 54. Due mesi intorno al sequestro Moro

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Aldo Morto 54. Due mesi intorno al sequestro Moro

di Andrea Pocosgnich 13 marzo 2013 One Comment

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Ogni progetto ha bisogno di una casa, più folle e utopistico è l’obiettivo e più ricettivo deve essere lo spazioche lo accoglie: la capacità di guardare oltre gli ostacoli e oltre l’attuale momento di stagnazione economica eculturale deve essere prerogativa non solo di intellettuali e artisti, ma anche (o forse soprattutto) di chi con gliartisti condivide il tempo nel quale la creazione deve formalizzarsi nel momento pubblico. E qui ci tocca

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15/04/13 Aldo Morto 54. Due mesi intorno al sequestro Moro

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ribadirlo ancora, nella nostra bella Roma è ormai più facile trovare un nuovo Papa che un impresario teatraledegno di questo nome. Impresario, che parola vecchia, certo e anche inadatta, ma che sia una società, unafondazione o un Teatro Stabile, il soggetto mancante è sempre lo stesso: la produzione. Hanno tentato conpuntualità Sergio Lo Gatto e Graziano Graziani di fotografare proprio questa tendenza nell’ultimo decenniodel teatro d’arte romano in un libro voluto dalla Provincia di Roma intitolato La scena contemporanea aRoma. Strategie di produzione e supporto nel teatro e nella danza e a cui la nostra redazione hacontribuito. Ma esiste un territorio di confronto e come spesso è accaduto nei territori più sperimentali delteatro romano alcune voci sono destinate a incontrarsi, nonostante gli onnipresenti problemi delsistema. Accadrà al Teatro Orologio, lo spazio gestito da un paio di anni dalla compagnia Ck Teatro,equipe capitanata da Fabio Morgan che sta dimostrando apertura e voglia di rischiare. Forse proprio le duecaratteristiche principali di cui aveva bisogno il progetto di Daniele Timpano: Aldo Morto 54, prodotto dalTeatro Orologio in collaborazione con la Fondazione Romaeuropa.

Spettacoli, performance, incontri, dibattiti animeranno per quasi due mesi i sotterranei di Via de Filippini conl’obiettivo di focalizzare l’attenzione da una parte sull’immaginario relativo alla tragedia del Presidente dellaDemocrazia Cristiana catturato e giustiziato dalle Br trentacinque anni fa e dall’altra alla percezione diquell’immaginario da parte non solo di chi ha vissuto i tragici momenti, ma anzi soprattutto con un particolareascolto verso chi non c’era. Questo filtro è stato messo in evidenza da Timpano durante la conferenza stampadi presentazione: il punto di vista è quello di un trentacinquenne che ha iniziato a conoscere l’uomo e lavicenda avvicinandosi all’età adulta. Questo approccio è d’altronde anche il cuore dello spettacolo.

Per chi non lo sapesse la questione Aldo Morto perl’artista romano è stata prima un spettacolo di successo, Aldo Morto Tragedia (che verrà replicato tutte le

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15/04/13 Aldo Morto 54. Due mesi intorno al sequestro Moro

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sere fino al 8 maggio) e poi un progetto di auto-detenzione. Timpano catturato, detenuto 24 ore al giorno(idealmente si intende), osservato in streaming con tanto di possibilità di visita durante le ore d’aria, momentiin cui chi vorrà potrà testimoniare la propria esperienza rispetto all’assassinio Moro. Per un totale di 54 giorninon 55, lasciando così fuori dall’esperienza proprio il giorno della morte. Dal testo dello spettacolo:«Desolato, io non c’ero quando è morto Moro. Aldo è morto senza il mio conforto. Era il 9 maggio 1978.Non avevo ancora quattro anni. Quando moro è morto, non me ne sono accorto. Ma dov’ero io quel 9maggio? E cosa facevo? A che pensavo? E soprattutto a voi che ve ne importa?».

Numerosi gli eventi correlati al progetto: durante lo streaming lo spettatore avrà la possibilità di spiare gliincontri del pubblico con Timpano, le sue letture delle Avventure di Pinocchio di Collodi, dei Quaderni dalcarcere di Gramsci, dei comunicati delle Br. Flavio De Bernardinis animerà invece i lunedì cinematograficicon un seminario intitolato Il cinema e le immagini degli anni Settanta. Musica, letteratura, saggisticasaranno protagonisti grazie a incontri coordinati da Christian Raimo alla presenza di autori come LorenzoPavolini e Marco Baliani. A Graziano Graziani il compito di riannodare i fili di un teatro che peschi neglianni del riflusso con la maratona di letture Piombo su piombo/Come il teatro ha riletto gli anni ’70. Tra lepartnership ci teniamo a segnalare quella delle colleghe del Tamburo di Kattrin, con la loro consueta rassegnastampa dal web terranno aggiornato il “detenuto”.

Andrea Pocosgnich

Ascolta il podcast

info su: www.aldomorto54.it

Teatro dell’Orologio16 marzo. 9 maggioALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusioneun progetto di Teatro dell’Orologio e Daniele Timpanoin collaborazione con Fondazione Romaeuropamedia partner Kataklisma, Tamburo di Kattrin, Grapevine Studiosocial media partner fattiditeatroideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschellalive-streaming Andrea Giansantiideazione e realizzazione video teaser Emiliano Martina, Grapevine Studioprogetto grafico Angelo Sindoniufficio stampa Donatella Marescapromozione Bruna Benvegnù, Filippa Piazzacordinamento sezione Incontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo,Graziano Graziani, Stefano Betti, Dario Morganteorganizzazione Katia Casellidrammaturgia della prigionia di Daniele Timpanoin collaborazione con Elvira Frosini

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31/05/13 Quello che resta: dal Tamburo a Aldomorto 54

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Quello che resta: dal Tamburo a Aldomorto 54Redazione | 13/05/2013 | 0 Comments

Aldomorto 54: un progetto performativo e civile, a partiredalla vicenda del rapimento Moro da cui Daniele Timpano ha creato uno spettacolo. In occasione deltrentacinquesimo anniversario dai fatti, l’attore-autore romano ha deciso di rinchiudersi, per 54 giorni, in unapiccola stanza del Teatro dell’Orologio (filmato 24 ore su 24 e diffuso in streaming su internet), dove ogni seraandava in scena la replica dello spettacolo Aldo morto. Il progetto ha in parte segnato anche la vita quotidiana delTamburo di Kattrin, che ha voluto seguire a modo proprio, ogni giorno, questo lungo viaggio nel teatro e nella storia,nell’immaginario e nell’attualità. Quello che ne è venuto fuori è una sorta di diario caleidoscopico, che risente tantodegli eventi nella “cella” del Teatro dell’Orologio e della vita quotidiana di Daniele Timpano, che dell’attualità(teatrale, politica) che ci è accaduta intorno in questo ultimo mese e mezzo – un periodo, come si vede,inquietantemente legato, più di altri, alle tematiche storiche toccate dal lavoro di Timpano. C’è il radicalismo sulcrinale fra anni Settanta e Ottanta di chi, come noi, non c’era, con l’avvento della società massmediologica nei suoiesiti più attuali; la storia di oggi e quella di ieri, i maestri che hanno travolto quel piccolo mondo che è il teatro e legrandi conquiste che hanno cambiato, invece, tutta la società, non solo italiana. C’è la strategia della tensione e ilcompromesso storico, ma anche film, canzoni, immagini che tessono fili, a volte prevedibili, altre meno, fra ieri eoggi.Cosa resta da dire, al termine di un’esperienza di critica e cronaca come questa? È quello che i redattori ecollaboratori del Tamburo che hanno partecipato al progetto (Elena Conti, Roberta Ferraresi, Margherita Gallo,Emilio Nigro, Maddalena Peluso, Rossella Porcheddu, Carlotta Tringali) si sono chiesti, man mano chel’esperienza si avvicinava alla conclusione. Parlando con Daniele Timpano, negli ultimi giorni di auto-prigionia, sirifletteva su quello che manca e quello che resta, ovvero sulle larghe porzioni del progetto che non è stato possibiledocumentare e trasmettere attraverso i pur sempre presenti mezzi a disposizione: quello che la telecamera non havisto e quello che si è cancellato, quello che non è stato scritto ed è stato solo pensato; tutto quello che, insomma,resta non-detto, nella testa di ogni persona che ha in qualche modo (dal vivo a teatro, via streaming, sui social)fruito di Aldomorto 54. Diceva Ferdinando Taviani che le zone di silenzio, in un documento, sono tanto importantiquanto quelle invece espresse con chiarezza; lo stesso vale per la soggettività dell’autore che riporta queldocumento. Sono due fra le conquiste più cruciali della storiografia (teatrale e non solo) del Novecento. Il Tamburodi Kattrin, su questa scia, ha voluto concludere l’esperienza con una serie di appunti e riflessioni – una per ogniredattore – intorno a questo percorso che, lo stiamo vedendo già in questi giorni, ha in qualche modo segnato ilnostro modo di fare critica e informazione. Sono sguardi assolutamente personali, non mediati e accostati da unsemplice montaggio che, presi nell’insieme, restituiscono un’ulteriore immagine, immancabilmente concreta emossa, di quello che resta, a noi, di Aldomorto 54.Ma resta anche, naturalmente, per chi ne avesse tempo, voglia, curiosità, quella specie di diario intermittente frastoria e spettacolo, finzione e realtà, fra Aldo Moro e Aldomorto, 1978 e 2013 che è stato 7 rubriche per 7 settimane |Il Tamburo di Kattrin per Aldomorto 54, la pagina che, giorno per giorno, la webzine ha voluto dedicare al progettodi Daniele Timpano.

Il Tamburo di Kattrin per Aldomorto 54

siamo qualcosa che non restafrasi vuote nella testa

e il cuore di simboli pieno

Il potere – come libertà e palcoscenico – logora chi non ce l’ha…

9 maggio: si chiude Aldomorto54. 54 giorni di reclusione volontaria di Daniele Timpano nella cella del Teatrodell’Orologio, 54 giorni in cui il Tamburo di Kattrin ha seguito il progetto tramite il web. E anche in questa ultimagiornata è incisiva l’impossibilità di vivere (fisicamente) l’evento teatrale. Un nuovo e ambiguo immaginario si

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31/05/13 Quello che resta: dal Tamburo a Aldomorto 54

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Pagine di diario da Primavera dei Teatri2013

A Primavera dei Teatri: tra dialettica collettiva, Perrotta eLatini

Continuano gli aggiornamenti da Primavera dei Teatri:Emilio Nigro ci parla dei nuovi spettacoli di Mario Perrotta

insinua nel divario tra presenza e assenza: quello di un performer che ha provato a non “tenere le mani in tasca”,utilizzando e alimentando, in un vero e proprio corto circuito, quel materiale di cui si nutre il suo lavoro.

Parole. Schegge di memoria, tra percezione privata e dimensione pubblica. Silenzi. Quelli consegnati dalla storia diieri e quelli che la storia di oggi sta scrivendo.

Riguardando il percorso cominciato 54 giorni fa, la prima cosa che salta agli occhi è che abbiamo cominciato con IlDivo. Scorrendo con il mouse verso l’alto, alla fine lo s i incontra ancora, disegnato in una copertina del Male daltitolo beffardo La misura è colma. Accantonate le coincidenze, i rimandi e le sovrapposizioni temporali, rimane undato: il progetto Aldo Morto – Tamburo di Kattrin, senza saperlo e senza volerlo, mi dice che abbiamo voglia dipolitica.

La tutina verde di Daniele, le foto tipo “apparizione della Madonna”, i video su youtube, la sua resistenza fisica ementale, l’ostinazione e un progetto che continua a incrociare la storia di un teatrante con la grande Storia. Dopo 35anni dal rapimento di Moro, i due partiti rivali arrivano a un compromesso, il 7 volte premier della Dc muore e in tv siripropone Il Divo – video che ha anche aperto le rubriche di Kattrin, di cui restano tracce pubbliche e mail private,sms, tabelle di coordinamento, calendari, memo, problemi tecnici, nottate passate a leggere articoli del ’78 e aguardare film/programmi/riviste che potessero trovare una qualche corrispondenza con il progetto di un folle genio.

Quello che resta, a me, ancora una volta, è che a fare critica te lo insegnano soprattutto gli artisti.

Consiglia Daniele Timpano e altri 17 lo consigliano.

Tags: aldomorto 54 timpano, aldomorto54 kattrin, aldomorto54 progetto timpano, featured, tamburo kattrin danieletimpano, timpano kattrin aldomorto

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08/05/13 Metropolitain Girl: Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

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MERCOLEDÌ 10 APRILE 2013

Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

Questa non è una storia allegra, ma è una tragedia.

Daniele Timpano avvisa gli spettatori in sala che quello che siapprestano a visionare è uno spettacolo che non fa ridere, èuno spettacolo lungo, sofferto, che narra la vicenda di un uomoucciso, Aldo Moro per l'appunto, in nome di una rivoluzione -maquale rivoluzione alla fine?- ma che è più vivo che mai nellamemoria.

"Aldo Morto", questo il nome dello spettacolo, narra la vicendadell'assassinio di Aldo Moro, a mano delle brigate rosse, nel1978.

Daniele aveva solo 4 anni quando è avvenuto questo crudeleepisodio che ha in qualche modo condizionato la storia delnostro Paese, ma lo affronta in maniera totalmente differente aciò che fino a questo momento avevo potuto leggere o vedere.

Più che della morte, Daniele si concentra sulla figura di Aldo davivo, di come gli altri lo vedevano, di come amava trascorrerele sue giornate. Non mancano di certo momenti che fannosorridere, momenti di follia e momenti di estrema emozione.

Fino a giungere ai quei leggendari 54 giorni di prigionia, in cuiAldo Moro scrive moltissimo, lasciando che le sue ultimeparole siano la sua memoria.

Molti sono anche i lati oscuri in questa vicenda. Daniele loracconta catapultandosi sul luogo dell'accaduto nella figura diun telecronista un pò pasticcione, ed inseguendo una Renault4 Rossa, la stessa auto dove venne rinvenuto il corpo di AldoMoro morto.

Lo spettacolo affronta non solo la vicenda di Aldo Moro ma diuna generazione che si è divisa tra la sinistra e la destra

8

EVENTI

WORK INPROGRESS

A6 FANZINE

Sara Di Carlo su Aggiungi alle cerchie

SADICA ON

Sara Di Carlo

Sara Di Carlo, in arte SaDiCa,nasce a Roma in una caldaestate del 1980.Tra le sue grandi passioni ci sono

la musica, la fotografia, la letteratura, i fumettied il cioccolato.

Scrittrice visionaria col vizio della fotografia,dopo svariate collaborazioni con riviste etestate, fonda la free-press musicale/fumettisticaA6 Fanzine assieme alla disegnatrice IsabellaFerrante, immergendosi di tanto in tanto intrasmissioni radiofoniche, come direttriceartistica.

Intraprende nel 2007 il progetto AlmostFamous,dedicato agli artisti emergenti.

Nel 2011 approda nella redazione di Sul Palco,come collaboratrice ed esperta musicale.

Attualmente si occupa di Ufficio Stampa eComunicazione.

Visualizza il mio profilo completo

ME

La nascita di questo blog deriva dall'esigenzaprimaria dell'autrice di comunicare e condividereinteressi comuni e affini. Uno sguardo curioso e creativo, volto allascoperta di un mondo a volte nascostoall'occhio distratto di chi corre veloce senza averil tempo di soffermarsi a guardare le sfumature. Pensieri, approfondimenti, chiacchiere, pillole disaggezza (o di follia), suoni e fotografie per unpercorso multimediale insolito ma unico.

MISSION

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08/05/13 Metropolitain Girl: Aldo Morto, lo spettacolo di Daniele Timpano

metropolitaingirl.blogspot.it/2013/04/aldo-morto-54-lo-spettacolo-di-daniele.html?spref=fb 2/8

Pubblicato da Sara Di Carlo a 18:14

Etichette: creatività, giovani, roma, teatro

Reazioni: Fun (1) Good (0) Tell Me More (0)

politica, alla ricerca forse di una identificazione, di quellarivoluzione che alla fin fine non c'è stata, di quella libertàapparente e di quella sensazione di poter cambiare la storiacon un gesto eclatante.

Daniele non risparmia moniti e battute sui protagonisti che sisono alternati in questa tragedia. I brigatisti che si riciclano inaltre vesti, raccontando quella che per loro è stata solo unaesperienza dovuta agli entusiasmi della gioventù, all'ebrezza diquell'idea di poter essere parte della storia, seppur sbagliata,forse.

Tra musiche anni '70, passi di danza delirante e un finaleintenso, ove anche la stella a cinque punte fa il suo ingressosulla nuda scena, Daniele chiude il suo spettacolo perrinchiudersi a teatro.

Si. Daniele dal 16 Marzo è chiuso presso il Teatro dell'Orologioe ne uscirà soltanto il 9 Maggio 2013, il giorno in cui fu scopertoil corpo senza vita di Aldo Moro.

Ma non solo. Daniele è ripreso 24 ore su 24 da una webcam. Inquesto momento potete vederlo anche voi sul sito ufficiale edialogare con lui.

Ho scambiato qualche messaggio con Daniele e non è facileper lui restare rinchiuso in 3 metri quadri. L'unico momento incui si sente libero è proprio quando si esibisce, negli orari dellospettacolo.

Il prigionero del teatro però può ricevere visite: potete quindiandare a trovarlo e fargli qualche domande sullo spettacolo orispondere alle sue curiosità. Daniele è una persona curiosa,non vi lascerà andare via facilmente.

Se vi aspettate il solito omaggio alla memoria di Aldo Moro, visbagliate. Il suo è uno spettacolo sentito, veritiero e con unaluce che brilla quanto la sete della verità.

"Aldo Morto 54", il progetto complessivo che racchiude lospettacolo teatrale e la diretta streaming sul web di Daniele, visorprenderà.

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08/05/13 Prigioniero Politico del Teatro dell’Orologio: intervista a Daniele Timpano | Ghigliottina.it | Un nuovo taglio all'informazione

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Prigioniero Politico del Teatro

dell’Orologio: intervista a

Daniele Timpano

Posted on 11 aprile 2013

Non è solo per ricordare. È un’esperienza corporale e mentale, quella che Daniele

Timpano sta effettuando rinchiuso nella cella, al Teatro dell’Orologio di Roma

di Caterina Mirijello

A 35 anni dalla morte di Aldo Moro, Timpano si rinchiude fisicamente fuori dal mondo per

54 giorni, proprio come lo statista, e esce dal suo rifugio solo per regalare agli spettatori il

suo spettacolo ALDOMORTO54. Ogni giorno, per 54 giorni, perpetua il suo momento

scenico che ne rappresenta la sua liberazione, da una routine di reclusione, e la sua

condanna mentale giornaliera.

Le sue riflessioni su questo spettacolo, sul )momento storico visto con gli occhi di oggi e

sulle modalità insolite che caratterizzano quest’opera.

GALLERIA

Fonte immagine:

incertezzacreativ a.wordpress.com

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08/05/13 Prigioniero Politico del Teatro dell’Orologio: intervista a Daniele Timpano | Ghigliottina.it | Un nuovo taglio all'informazione

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Qual è il vero spettacolo: quello che accade ogni giorno sullo stage del teatro o la

tua quotidianità dietro le quinte del teatro? Perché la scelta di recluderti sotto lo

sguardo di tutti?

Lo spettacolo vero non saprei dirti, sicuramente quello che avviene in scena è un

concentrato, una sintesi, un attraversamento sia fisico sia intellettuale d 35 anni di

materiali intorno al c.d. “Caso Moro”, visti senz’altro dal punto di vista, personale e

generazionale, di chi guarda, un adulto di oggi che all’epoca era un bimbo e nulla si

ricorda ma che ha ereditato lo stesso un corpus mitico sugli anni ’70, Moro, la lotta

armata, l’estremismo di sinistra, che è stato elaborato dalle generazioni precedenti. La

prigionia in diretta streaming è sia un allargamento di senso sia un attraversamento di

quegli stessi 35 anni di immaginario fatto da me “fisicamente”, “corporalmente”, è una

esperienza simbolica. Una condizione estremamente falsa, io auto-recluso allegramente

dentro una cella falsa scenografata sul fondo della scena di un teatro che “gioca” a citare la

cella di Aldo Moro così come l’abbiamo conosciuta dai racconti dei brigatisti-carcerieri e

dai film sul caso Moro, ma anche uno stato estremamente reale di disagio. Tutto il

giorno con la luce elettrica negli occhi, uno spazio limitato, condizioni igieniche non

ottimali, il rischio di anchilosarmi, atrofizzarmi i muscoli per lo star troppo seduto,

l’incredibile noia, il senso di solitudine, l’aspettativa che si crea durante il giorno del

momento spettacolare serale o delle poche visite concesse in cella; e poi naturalmente lo

spettacolo da fare, che è uno one-man-show di 1 ora e 40 molto impegnativo e stancante

da fare tutti i giorni, dopo giornate trascorse davanti al computer a passeggiare senza sole

e senza aria aperta in una sala un po’ umida e un po’ fredda a 10-15 metri sotto il livello

della strada. Ed infatti le mie occhiaie e le rughe sulla fronte stanno progressivamente

peggiorando.

Non pensi che essere recluso ma rimanere a contatto con il mondo esterno sia, di

base, un controsenso?

Senz’altro è un paradosso. Che però mi pare fertile. Siamo già reclusi e sorvegliati e

prigionieri nel nostro quotidiano, mi pare consequenziale esserlo nello stesso modo

anche all’interno della cella. Oltretutto tutto ciò vuol avere anche un senso di

ribaltamento e di critica (nel mentre lo incoraggia) al voyeurismo dello spettatore, che è

entrato sempre più nelle abitudini di tutti.

Gli italiani hanno rovistato per 35 anni nella cella di Aldo Moro, una cella che non hanno

mai visto ma sempre immaginato più o meno come gliela faccio vedere, con una

familiarità e una curiosità e un interesse e un dolore tutti polarizzati intorno ad uno spazio

immaginario che forse nemmeno è mai esistito per come ce lo siamo immaginati (noi

non sappiamo niente, c’è da dirlo: né l’esatto gruppo di fuoco di Via Fani, né se Moro

davvero sia stato prigioniero per davvero a Via Montalcini tutto il tempo… noi anzi ne

sappiamo troppo, di tutte queste cose ed è durissima capircene qualcosa di definitivo).

Quello che abbiamo fatto è stato ricostruire, con Alessandra Muschella, uno spazio

immaginario, poi mi ci sono messo dentro io, un attore-autore; con Andrea Giansanti

abbiamo organizzato la possibilità del live-streaming, ed eccoci qui, eccomi qui: offerto

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08/05/13 Prigioniero Politico del Teatro dell’Orologio: intervista a Daniele Timpano | Ghigliottina.it | Un nuovo taglio all'informazione

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alla bulimia visiva dello spettatore.

Partendo da quest’affermazione presente nel comunicato stampa esponici le tue

considerazioni: Prigioniero Politico Del Teatro : teatro=mezzo politico Daniele

Timpano = Prigioniero Politico quindi mezzo politico= prigioniero politico

In realtà è il teatro ad essere un prigioniero, in questa società in cui viviamo in cui

stenta ad avere un ruolo riconoscibile, angolino marginale (specie il teatro contemporaneo)

di una “cultura” che nel nostro paese è da tanto, da sempre e sempre più, l’estrema

periferia della coscienza nazionale. Per non parlare delle difficoltà, ad esempio in una città

come Roma, che invece avrebbe un bacino di utenza immenso, di convincere il pubblico

ad andare a teatro. L’idea di teatro che tuttora ha il nostro paese è quella del teatro

polveroso negli stabili, fatto dagli stessi protagonisti di 30-40 fa, o al più dai loro figli, che

invecchiano e spariscono via via di Pirandello in Pirandello. L’idea che il teatro prenda

posizione sul presente, parli del presente, o dal presente, non è passata mai, nonostante

decenni di sforzi. Il teatro in sé, farlo, è un piccolo gesto politico. O di fuga dal

mainstream? Non lo so nemmeno più, in questa fase di carriera. Senz’altro dubito che

possa essere un “mezzo politico”. Il prigioniero è lui. Io sono prigioniero politico del

teatro anche nel senso che sono proprio prigioniero all’interno di un edificio teatrale, come

di un mestiere. Ma in questa marginalità, che stenta a partecipare (anzi: ad essere

legittimata) nel già marginale dibattito culturale italiano, è possibile fare cose che

tuttora – nonostante l’addormentamento generale, morale e intellettuale – se fossero fatte

o dette in televisione, al cinema o sul palco del primo maggio, comporterebbero polemiche

e denunce. E invece rimangono grida che – il più delle volte – si spengono sotterra.

La tragedia Moro è avvenuta quando tu eri abbastanza piccolo da non poterla

vivere con profondità e dovuta consapevolezza. Quando hai preso coscienza

dell’accaduto? Che impatto ha avuto sulla tua vita?

Nessuno. L’ho appresa dal film di Giuseppe Ferara con Volonté. Nessun genitore o

parente mi ha mai raccontato nulla di significativo o interessante, di quegli anni o di quel

clima, fino a che non me ne son interessato per preparare lo spettacolo. Questa

incommensurabile distanza da un fatto “storico” di cui mi sento pur figlio anch’io (e non sto

parlando solo del Sequestro Moro ma di tutti i fermenti, anche positivi, che fino ai primi

anni ’80 ancora animavano il nostro paese) è stato uno degli stimoli di partenza del lavoro.

In che situazione ti senti di interpretare maggiormente Moro: nell’Autoreclusione o

in Scena?

Io non interpreto Moro, né in cella né in scena. In scena ci sono io, in cella anche.

Sono io prigioniero del c.d. “Caso Moro”, se vogliamo dirla così, in questa cella 3 x 1, ma

sono pur sempre io, un autore-attore quasi quarantenne che rivive “corporalmente” l’unica

cosa che di quella esperienza si possa realmente rivivere su di sé: l’esperienza appunto

corporale. In scena poi Moro lo incarno fugacemente in alcune immagini che il mio corpo

compone sulla scena, ad esempio proprio nel finale del lavoro, ed incarno punti di vista

anche contrastanti sulla vicenda e la riflessione pubblica che l’ha circondata. Ma non

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08/05/13 Prigioniero Politico del Teatro dell’Orologio: intervista a Daniele Timpano | Ghigliottina.it | Un nuovo taglio all'informazione

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sono lui. Sono io che guardo il 1978 da questo punto scomodo e stagnate dove sono ora,

nel 2013.

35 anni di notizie, libri, inchieste, film e quant’altro sul caso Moro. Che novità

apporta la tua opera? Che verità nuove svela? E che sentimenti rimossi rimette in

circolo?

Questo non me lo posso dir da solo. Sicuramente segnala un’esigenza di metter mano in

prima persona su dei materiali, ancora tiepidi ma presto freddi, gelidi, morti per il venir

meno progressivo dei vivi di allora, da parte di una generazione di “figli” che per anni – e

tuttora – si è vista imporre una versione dei fatti, delle emozioni, un immaginario da

parte degli adesso padri, se non nonni, se non morti. La verità non dipende da me, sarebbe

dovuta dipendere dai 5 processi che si sono fatti e dalle 2 commissioni parlamentari. Non

spetta ad uno spettacolo. Ad uno spettacolo, come a qualsiasi opera che sia degna di

portar questo nome, spetta solo – nel momento in cui si confronta con un argomento vasto

e delicato ed ambizioso come questo – il dovere 1) di avere cognizione di causa e

conoscenza della materia, 2) di scansare le trappole della retorica e della pigrizia

intellettuale, come anche le scorciatoie della furberia e del populismo che in scena sono

sempre delle pericolose tentazioni, 3) di fare le domande giuste per il momento

storico che si sta attraversando, che è inevitabilmente sempre quello da cui si guarda al

passato, e di riuscire a far riecheggiare quelle domande anche nella testa degli spettatori,

sperando si trasformino in rovelli, dubbi, curiosità ulteriori, pensieri che siano fertili e

non consolatori od ottundenti.

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dellorologio-intervista-a-daniele-timpano/] ai segnalibri.

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Page 70: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

DI ALDO GAMBA

Dopo A Sud di nessun Nord, dopoPassepartout, l’estate dei festivalastigiani è giunta ad uno dei suoimomenti culminanti con Asti Teatro, chedebutterà venerdì di questa settimana esi protrarrà sino al 6 luglio. Asti Teatro è giunto alla sua 35° edizione,una bella età per un festival teatrale,soprattutto per un festival che vede nelladrammaturgia contemporanea uno deisuoi punti di forza. Proprio per celebrarei suoi sette lustri di vita, Asti Teatro siaprirà con una mostra, venerdì alle18.30 nella Sala delle colonne alCollegio, dove saranno esposti materialifotograie e materiali d’archivio relativi atutte le edizioni passate del festivalastigiano. Il percorso espositivo è stato

progettato daMaurizioAgostinetto e heaDellavalle.Come sempre, le sedidel festival sonodiverse, perché unadelle dichiarateintenzioni degliorganizzatori èquella di portare ilpubblico in giro perla città, alla scopertadi luoghi noti e meno noti che siprestano magniicamente a diventareluoghi di spettacolo. E c’è anche ungradito ritorno al cortile del Collegio,proprio dove, 35 anni fa, Asti Teatroaveva mosso i suoi primi passi.Vedremo, nei nove giorni del festival,

tanto teatro, di tuttele tendenze, conattori conosciuti datempo sulla scenanazionale e giovaniemergenti. Cisaranno omaggi aigrandi del Novecentocome Strehler,Eduardo De Filippo,Modugno e Dario Fo,a cui è dedicata laserata inale, ma

sfogliando il cartellone si trova ancheuna sezione of, e poi “Erbacce in città”,laboratori di armonia e di scenograia, lasezione Transcodex e i Mondi Fragili diAntonio Catalano. E naturalmenteritorna anche “Scintille”, progetti dispettacoli proposti da giovani

compagnie il cui lavoro sarà giudicatodal pubblico e, per i vincitori, sviluppatoe fatto circuitare proprio grazie ad AstiTeatro. Numerosi gli attori di primo piano, comePippo Del Bono, Umberto Orsini (untesto da “I fratelli Karamazov”),Massimo Popolizio, Stefano Benni,Lucilla Giagnoni, Antonio Rezza,Giancarlo Dettori (suo l’omaggio aStrehler). Ma sarà interessante andarealla scoperta di attori meno noti algrande pubblico, e di testi che proprioqui afrontano il loro debutto.I biglietti costano 6 euro (è previsto unabbonamento per 10 spettacoli a 50euro), tranne che per gli spettacoli alCollegio, che costano 15 euro (12 per gliabbonati, con possibilità di un ulterioreabbonamento per 5 serate a 50 euro).

la Piazza [culture&spettacoli]

UNA MOSTRA PER I 35 ANNI Proprio per celebrare i suoi settelustri di vita, Asti Teatro si aprirà con una mostra, venerdì alle

18.30 nella Sala delle colonne al Collegio, dove saranno espostimateriali fotografie e materiali d’archivio relativi a tutte le

edizioni passate del festival astigiano. Il percorso espositivo èstato progettato da Maurizio Agostinetto e Thea Dellavalle.

ASTITEATRO. DANIELE TIMPANO E UNA PERSONALISSIMA “STORIA CADAVERICA D’ITALIA”

«Così Aldo è morto

senza il mio conforto»Al festival l’attore e autore romano propone per intero una delle letturepiù scabrose e complesse che il teatro abbia tentato negli ultimi anni.

DI STEFANO LABATE

Se Astiteatro pare essersi votato adivenire un ampio contenitore dispettacoli perlopiù di repertorio edi momenti di ritrovo cittadino pertutti i gusti rinunciando allavocazione del contemporaneo dicui pure in passato il festival erastato avamposto in Italia, èpossibile comunque rintracciarealcune operazioni legate alladimensione del rischio e dellaricerca sui linguaggi e sul presente.In questo senso la storiacadaverica d’Italia di DanieleTimpano- che va in scena davenerdì a domenica al PiccoloTeatro Giraudi - è una delle letturepiù scabrose, complesse econtraddittorie che il teatro abbiatentato negli ultimi anni.Daniele Timpano, romano, classe1974, è un attore-marionetta(nell’uso sapiente e disarticolatoche sa fare del suo corpo) e alcontempo drammaturgo e regista,una delle coscienze piùappassionate e proliiche tra igiovani artisti. Al suo Ecce Robot!,in cui tracciava un autoritratto(anche generazionale) attraverso icartoni animati giapponesi, hafatto seguire una serie di lavori chene hanno decretato la statura. Lastoria cadaverica d’Italia (è il titololibro uscito da Titivillus nel 2012)raccoglie tre spettacoli (Dux inscatola, Risorgimento Pop e AldoMorto / Tragedia) centrati sualtrettanti personaggi: BenitoMussolini, Giuseppe Mazzini eAldo Moro.Anche per la vicinanza temporaledi fatti che ancora bruciano e chehanno segnato in manieraindelebile l’immaginariopersonale insieme a quellocollettivo degli italiani dedichiamoqualche riga in più all’ultimospettacolo della trilogia: Aldo

Morto / Tragedia.Essendo nato negli anni ‘70,Timpano non può avere alcunricordo dello statistademocristiano sequestrato e poiucciso dalle Brigate Rosse nel 1978.Sceglie la strada più diretta, piùsincera. In scena c’è lui, il suocorpo, pochi oggetti e brandelli dimemoria feticcia, passataattraverso i media, i ilm, un blobdi cultura pop, documenti storici,rilessioni. La Renault 4 rossa in cuiquel 9 maggio il corpo di Moro furitrovato a Roma in via Caetani èdiventata una macchinina.Non c’è retorica, pietismo,commiato di Stato, rito rispettoso.Timpano si butta dentro unamateria magmatica e consegna

una prospettiva non ideologica,anche anagraicamente ineditarispetto ad altre riletture, non soloa teatro (per tutte Corpo di Stato, die con Marco Baliani, 1998,produzione Casa degli Alieri).L’operazione è senza rete per chi lafa e per chi assiste. E chi aveva unpunto di vista, un ruolo, unaposizione sarà comunque toccato.Timpano si prende a inespettacolo in egual misura delcomunista e dell’anticomunista, siprende le accuse di blasfemia dellaiglia primogenita di Moro, MariaFida (che in una lettera sul Corrieredella Sera gli scrive “Vergogna!”) earriva a chiudersi per 54 giorni inuna cella - gli stessi che lo statistapassò nella “prigione del popolo”-condividendo quella sua auto-reclusione via streaming suinternet, chattando con chiinteragisce (www.aldomorto54.it).Scrive: «Desolato, io non c’eroquando è morto Moro. Aldo èmorto senza il mio conforto. Era il9 maggio 1978. Non avevo ancoraquattro anni. Quando Moro è

morto, non me ne sono accorto.Ma dov’ero io quel 9 maggio? Ecosa facevo? A che pensavo? Esoprattutto a voi che ve neimporta? È una cosa importantecosa facevo e che pensavo io a treanni e mezzo? Aldo è morto,poveraccio. Aldo Moro, lo statista.Che un certo Moro fosse mortol’ho scoperto alla televisione unadecina di anni dopo, grazie a unilm con Volontè. Un ilm con Aldomorto. Ci ho messo un po’ a capirefosse tratto da una storia vera. Oh,mio Dio! Hanno ammazzatoMoro? E quando? E perché? Ecome? Lo hanno trovato nelbagagliaio di Renault 4 rossa,undici colpi sparati a bruciapeloaddosso. Oh, mio Dio! Hannoammazzato Aldo! Brutti bastardi. Evabbè, pazienza. Niente diimportante. Cose che capitavanonegli anni ‘70. Bisognava fare larivoluzione. Chi? Brigate rosse. Erail 9 maggio del 1978. Non avevoancora quattro anni. Brigate rosse,sì. Ma rosse in che senso?»Da vedere.

Da venerdìla 35° edizione

di AstiteatroUna mostra, omaggioai grandi e spettacoli

di ogni tipo

DANIELE TIMPANO Nato a Romail 18 maggio 1974, è drammaturgo,regista e attore teatrale.Qui due immagini tratte da “AldoMorto-Tragedia” (2012), adAstiteatro domenica alle 20 alPiccolo Teatro Giraudi.

CALENDARIO

La prima metà del festivalVENERDÌ 28 GIUGNO18,00 Hotel PalioPRIVATE EYEIraa Theatre - Cuocolo/Boset-ti18,30 Palazzo del CollegioInaugurazione mostra ASTI TEATRO: UN FESTIVALLUNGO 35 ANNI19,00 Piccolo Teatro Girau-diDUX IN SCATOLA Daniele TimpanoCasa del Teatro via ScarampiANCORA ALTRE STORIE C. Cristoferone e P. Russo20,00 Palco Teatro AlfieriPETITOBLOCK Punta Corsara21,00 Piazza San SecondoPERSTRADAL’Arcoscenico22,30 Casa del Teatro viaScarampiANCORA ALTRE STORIEC. Cristoferone e P. Russo(replica)23,00 Palco Teatro AlfieriPETITOBLOK Punta Corsara (replica)Piccolo Teatro GiraudiDUX IN SCATOLA Daniele Timpano (replica)

SABATO 29 GIUGNO18,00 Hotel PalioPRIVATE EYE Iraa Theatre - Cuocolo/Boset-ti19,00 Palco Teatro AlfieriPINOSSO Compagnia Prese Fuoco Casa del Teatro via ScarampiLA CONFESSIONE I Demoni20,00 Piccolo Teatro Girau-diRISORGIMENTO POP Daniele TimpanoSala Pastrone (T. Alfieri) ECCE HOMOLucilla Giagnoni21,30 Palazzo del CollegioCI MANCA TOTÒBenni-MesolellaCasa del Teatro via GoltieriLOOKING FOR RICHARDLiceo Classico V. Alfieri22,00 CortiliSCINTILLE22,30 Casa del Teatro viaScarampiLA CONFESSIONE I Demoni (replica)23,00 Palco Teatro AlfieriPINOSSO Compagnia Prese Fuoco (re-plica)Piccolo Teatro GiraudiRISORGIMENTO POP Daniele Timpano (replica)

DOMENICA 30 GIUGNO18,00 Hotel PalioPRIVATE EYE

Iraa Theatre - Cuocolo/Boset-ti18,30 Palco Teatro AlfieriIN FONDO AGLI OCCHI Berardi-Casolari19,00 Casa del Teatro viaScarampiVUOTI A RENDERE L’Arcoscenico20,00 Piccolo Teatro Girau-diALDO MORTO Daniele Timpano21,30 Palazzo del CollegioENEIDE-LIBRO II, Massimo Popolizio21,45 CortiliSCINTILLE22,00 Palco Teatro AlfieriIN FONDO AGLI OCCHI Berardi-Casolari (replica)22,30 Casa del Teatro viaScarampiVUOTI A RENDERE L’Arcoscenico (replica)

LUNEDÌ 1 LUGLIO14,30 Casa degli AlfieriLABORATORIO. NOMADISMOPERFORMATIVO URBANO Naturalmente arte18,00 Hotel PalioPRIVATE EYE Iraa Theatre - Cuocolo/Boset-ti19,00 Casa del Teatro viaScarampiANGELO DELLA GRAVITÀ NoveTeatro20,00 Piccolo Teatro Girau-diFEROCEMADREGUERRA Michele Di MauroTeatro AlfieriSIK SIKL’ARTEFICE MAGICO Benedetto Casillo21,30 Palazzo OttolenghiIO PROVO A VOLAREBerardi-CasolariCà del MiclassFIGLI DEL ‘68G. Pugliese e J. PerosinoCasa del Teatro via GoltieriTRILOGIA PINTERIANA: IL GUARDIANOCasa del Teatro22,30 Casa del Teatro viaScarampiANGELO DELLA GRAVITÀ NoveTeatro (replica)23,00 Piccolo Teatro Girau-diFEROCEMADREGUERRA Michele Di Mauro (replica)Cà del MiclassFIGLI DEL ‘68G. Pugliese e J. Perosino (re-plica)

Il festival prosegue fino a lu-nedì 8 luglio.Sul giornale di martedì pros-simo la seconda parte delcartellone.

“Non avevo ancora 4 anni. QuandoMoro è morto, non me ne sono

accorto. Ma dov’ero io quel 9 maggio?E cosa facevo? A che pensavo? E

soprattutto a voi che ve ne importa?”

LA NUOVA PROVINCIAMARTEDÌ 25 GIUGNO 2013 21

Page 71: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

aldomorto54fra corpo teatrale e narrazıone

transmedıale lau

ra g

em

ını

Page 72: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

?

Ciao a tutti, sono il protagonista e la vittima

sacrificale di questa avventura irragionevole:

54 giorni di auto-reclusione al Teatro dell’oro-

logio più 54 giorni di repliche del mio spetta-

colo Aldo morto / tragedia su Moro, anni ’70,

lotta armata e ciò che resta e la palude in cui

mi e ci sento, nel trentacinquennale del Se-

questro Moro, nei giorni esatti del sequestro

(16 marzo – 8 maggio 1978, con giornata spe-

ciale conclusiva il 9 maggio). Sono queste le

parole della Prima lettera dalla prigionia che

possiamo leggere fra le note del profilo Face-

book di Daniele Timpano – nato nel 1974 ed

esponente di punta del teatro indipendente

romano – oppure ascoltarle mentre vengono

lette nel video dello streaming del 24 marzo

2013, poi caricato sul sito del Progetto Aldo

Morto 54. Siamo di fronte a un esperimento

che mette insieme il teatro, con la sua natura

situata e dal vivo, e le potenzialità espressive,

relazionali e comunicative del web secondo

una logica che potremmo definire, in prima

battuta, di storytelling trans mediale. La storia

principale è quella dello spettacolo del 2012

Aldo Morto/Tragedia1 che ripercorre la vicen-

da Moro attraverso lo sguardo di chi, troppo

piccolo per avere ricordi di prima mano, si

affida alla memoria sociale cioè ai media, alle

loro rappresentazioni e distorsioni. Un lavoro

meritevole di delineare uno spaccato sulla

storia d’Italia che ha prodotto e ancora influ-

isce sul nostro presente. Questa storia viene

esplosa e diffusa attraverso il live streaming

che permette di seguire da casa la prigionia

auto-indotta di Timpano che riempie il tem-

po della reclusione componendo un palinse-

sto ricco e complesso di eventi programmati

con la complicità di docenti, scrittori, attori

che insieme definiscono il contesto storico

e culturale in cui la vicenda Moro si inscrive.

La sezione incontri e cortocircuiti prevede

seminari e dibattiti a cadenza settimanale, il

lunedì il cinema e le immagini degli anni ’70,

il giovedì è la volta de Il piombo nelle parole,

incontro nel teatro fra scrittori che si sono

occupati degli anni di piombo e il pubblico;

segue il Memoriale: lettura del racconto in

prigione dove alcuni attori leggono alcuni

estratti dal documento che raccoglie le rispo-

ste fornite da Aldo Moro alle BR durante la

prigionia; Le domeniche di Moro che com-

prende altri approfondimenti critici e appun-

[1] Cfr. http://incertezzacreativa.wordpress.com/2013

/02/18/la-storia-che-serve-oggi-aldo-mortotrage-

dia-e-il-teatro-saggistico-di-daniele-timpano/

D. Timpano, Storia cadaverica d’Italia. Dux in scatola,

Risorgimento pop, Aldo Morto, Graziani G. (a cura

di), Titivillus, Corazzano (PI), 2012.

Page 73: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

38D’ARS214 » laura gemını aldomorto54

tamenti incentrati sul modo in cui il teatro

ha trattato gli anni ’70, come nel caso, ad

esempio di Marco Baliani e il suo Corpo di

Stato. Infine gli eventi speciali tra cui il Moro

Day del 9 maggio, a conclusione dell’intero

progetto. Il carattere performativo – centrale

nella definizione di tutto il lavoro – alterna la

dimensione dello spettacolo che va in scena

tutte le sere, e che è il vero movente di tut-

to da intendersi come un’accorata chiamata

a teatro degli spettatori, con la quotidianità

della vita in cella di Timpano costantemente

in vista come nel più normale dei reality o,

in ottica mediologica più complessa, come

esempio dell’accoppiamento fra media e vis-

suto. Prima di tutto quello di Timpano di cui

possiamo condividere in diretta streaming

l’intimità: mentre si fa la barba, va in bagno,

mangia, legge, dorme, si prepara per anda-

re in scena… ma anche i momenti in cui

davanti al computer scrive, legge, interagisce

con gli altri. Risponde alle mail, è online su

Facebook e disponibile alla chat, connesso in

pubblico e con i pubblici connessi. Come di-

mostrano anche gli appuntamenti quotidiani

con i social media partner: quello su twitter

con @fattiditeatro da seguire e interagire

con il doppio hashtag #fdtalk e #aldomor-

to54 e quello con la webzine Il tamburo di

Kattrin che a sua volta pubblica lo storify e

la rassegna stampa che Timpano usa per

costruire un percorso critico sugli spettacoli

che non può andare a vedere. Sempre nella

celletta tre metri per uno ricavata dalle sale

del teatro riceve incursioni e ospiti come nel

“Progetto Amnesia” in cui Timpano intervi-

sta le persone che su prenotazione vanno a

trovarlo per raccontare i loro ricordi di quel

periodo, di quei fatti, ecc. Ci sono infine le

letture di due opere simbolo della letteratura

italiana. La prima è Gramsciana, selezione

ragionata da I quaderni dal carcere di Anto-

nio Gramsci, la seconda è Da apocalittico a

integrato, lettura integrale a puntate de Le

avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Tutti

momenti che poi rivedremo nei video carica-

ti sul canale YouTube aperto per l’occasione

e sul sito, coerentemente con la logica del-

?

Page 74: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

39 D’ARS214 » laura gemını aldomorto54

la rete – l’architettura dei pubblici connessi

e delle audience performative – che mette

a disposizione dei contenuti ricercabili e

scalabili da ognuno in vista di un processo

sempre più attivo di ricezione. Fra gli aspetti

più interessanti di questa operazione di “re-

altà teatrale accresciuta” possiamo indicare,

in primo luogo, il modo in cui pone la que-

stione teatrale e performativa in relazione

con la scrittura della rete, delle sue logiche

e sui suoi dispositivi. In seconda istanza la

chiamata del pubblico – in presenza e in re-

moto – come elemento indispensabile della

relazione comunicativa. Infine la messa al

centro del corpo dell’attore che solo così può

parlare del corpo morto di Aldo Moro e forse

per estensione metaforica, come possiamo

cogliere dalle dichiarazioni dello stesso Tim-

pano, del corpo morto del teatro e della cul-

tura italiani verso cui tutto il progetto prova a

lanciare il suo grido di speranza.

[LAURA GEMINI È RICERCATORE DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DISCIPLINE UMANISTICHE DELL’UNIVERSITÀ DI URBINO “CARLO BO” DOVE INSEGNA FOR-ME E LINGUAGGI DEL TEATRO E DELLO SPETTACOLO E TEO-RIE E PRATICHE DELL’IMMAGINARIO. È MEMBRO DEL DIPAR-TIMENTO DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E DISCIPLINE UMANISTICHE E DEL LARICA (LABORATORIO DI RICERCA SUL-LA COMUNICAZIONE AVANZATA) DELLA STESSA UNIVERSITÀ.][incertezzacreativa.wordpress.com | @Lulla su Twitter]

?

Page 75: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

16

Sono andato a trovare Daniele Timpano nella sua cella. Da ormai venti giorni

l’autore di “Aldo Morto/Tragedia” si è autorecluso in uno spazio ricavato den-

tro il teatro dell’Orologio che è una imitatio o una parodia (il confine è sottile) della

cosiddetta prigione del popolo in cui le Brigate Rosse rinchiusero Aldo Moro trenta-

cinque anni fa. Dalla sua prigione teatrale Timpano invia lettere e proclami, indice

incontri e conferenze, riceve ospiti con cui parla. Ai più vecchi chiede dove erano, chi

erano e cosa pensavano in quel lontano marzo del 1978, mentre ad altri, che non

erano neanche nati, o che come lui avevano appena quattro anni all’epoca del delitto

Moro («Aldo è morto / e non me ne sono neanche accorto»), domanda attraverso quali

mediazioni abbiano incontrato quell’evento. Ogni sera fa il suo spettacolo. Ma soprat-

tutto ogni giorno, per alcune ore, è visibile in streaming, mentre si muove nei suoi

pochi metri quadri, sdraiato sulla brandina a leggere o ad ascoltare musica dal pc o

seduto che scrive su un piccolo ripiano: più che la malinconia del prigioniero, a tutti

invisibile nella sua segregazione, tranne che all’occhio insonne e totalitario del carce-

riere che lo sorveglia, ispira la tenerezza della cavia da laboratorio. Siamo, infatti, nel

campo letterale (e anche un po’ letterario) della sperimentazione. Ciò che ieri non

doveva esser visto (la nuda vita del prigioniero), ora è oggetto di una sovraesposizio-

ne, offerto allo sguardo di tutti, restituito all’olocausto del visibile in cui ciascuno può,

se vuole, applicare l’occhio allo spioncino di una finta cella per spiare una condizione

biologica almeno parzialmente vera. A differenza di quanto accadeva in un’installazio-

ne di Francesco Arena del 2004, dove la cella di Moro era stata ricostruita in legno,

nell’esattezza delle sue presunte dimensioni, lo spettatore che dal suo schermo si

affaccia nell’angusto cubicolo di “Aldo Morto 54” vede qualcuno. Qualcuno che da

una parte non può essere scambiato per nessun altro, è un uomo di trentanove anni

vestito con una squallida (ma “originale”) tutina verde anni Settanta, Daniele

Timpano. Dall’altra è un sostituto, un attore (Daniele Timpano), che con il suo corpo

riempie il vuoto di un’esperienza – quel luogo vuoto dell’oggetto che è la croce e la deli-

zia dell’arte contemporanea: Timpano è un’interpolazione apocrifa in una cronaca

quasi esclusivamente immaginaria, lui, che non pretende di essere Moro…

Kierkegaard diceva che non c’erano giornalisti attorno alla croce, rivendicando l’im-

possibilità di un’esperienza che poteva essere testimoniata soltanto attraverso gli

occhi della fede (per cui beato è chi crede senza aver bisogno di vedere). Il performer

romano si rivolge a una società di voyeur e la convoca con tutti i suoi apparati di

amplificazione e di riproduzione (conferenza stampa, spot pubblicitari, dibattiti pub-

blici, streaming tv via web) sulla soglia di un evento dove la presenza del corpo corto-

circuita con l’assenza della storia, i vuoti della memoria, i dispositivi di rimozione del-

l’immaginario. Prolunga il suo spettacolo in un evento mediatico, in operazione di

marketing addirittura, al centro della quale c’è il cadavere del teatro (un ostaggio della

cultura) che, come scrive lui stesso in una delle sue lettere pubbliche, è «un cadavere

incredibilmente abitato da gente vivissima, ma morto e noi vermi che ci viviamo den-

tro non riusciamo a farlo muovere». Per l’autore della “Storia cadaverica d’Italia” (a

cura di Graziano Graziani, Titivillus, 2012) l’ammissione non ha nulla di scontato: il

“morto che parla”, interrato nel cuore di una “cantina romana”, gesticola attraverso

la comunicazione più viva e postmoderna, sogna di uscire dal ghetto del teatro per

intercettare il mitico Pubblico («la gente cosiddetta normale, ve la ricordate?»), ma

piega tutto questo a un solo obiettivo dichiarato: la lunga tenitura sulla scena di uno

DI ATTILIO SCARPELLINIO

54, MORTO CHE PARLALA RECLUSIONE DI DANIELE TIMPANO IN DIRETTA WEB

Cinquantaquattro giorni chiuso in cella, come Aldo Moro trentacinque anni fa.

Così Daniele Timpano si lascia imprigionare al Teatro dell’Orologio di Roma.

Un atto di “moltiplicazione” della realtà. O, forse, il suo totale annullamento

TEATRO/PUBBLICO

In teatro

Aldo Morto

di e con DanieleTimpano

al Teatro

dell’Orolologio,

Roma

fino al 9 maggio

* * *

In libreria

Storia

cadaverica

d’Italia

i testi teatrali diDaniele Timpano

(a cura diGrazianoGraziani)

TITIVILLUS

PISA, 2012

Page 76: Rassegna stampa aldo morto 54 luglio 2013

17TEATRO/PUBBLICO

spettacolo di drammaturgia contemporanea italiana. Il Timpano mediatico dell’ambi-

zioso progetto “Aldo Morto 54”, insomma, non si discosta di un grammo dalla sua poe-

tica originaria, la rilancia con un’iperbole. La cella, il loculo, la tomba e la culla, sono,

fin dalle “Operine splendide”, tra i luoghi privilegiati della sua estetica teatrale: la

squallida stanzetta 3x1 con il pavimento rosso, le pareti grigie, il cesso in fondo, è lo

spazio ideale per proseguire quella sua opera di miniaturizzazione della grande Storia

che ne spappola la prosopopea, riducendola in oggetti inorganici, gergali, infantili –

feticci messi all’altezza di uno sguardo (che è anzitutto uno sguardo morale e pre-poli-

tico) per cui la storia non è mai stata un oggetto diretto d’esperienza. Come i morali-

sti classici, Timpano odia la Storia e non parla che di essa, vive immerso nei detriti del

suo immaginario, si addormenta nel rimbombo delle sue parole d’ordine. Andatelo a

trovare nella sua cella, lo troverete intento, come una pasoliniana «forza del passato»,

a riorganizzare parole e musiche di una lingua morta e sepolta nel controcanto di

un’attualità nata dal suo svuotamento. E lo streaming, questa magica rottura dell’opa-

cità in cui ogni scena si ritira, il tribunale in cui la democrazia diretta dello sguardo

smaschera e punisce le false rappresentazioni del teatrino della politica? Beh, non vor-

rei deludere nessuno: lo streaming è solo la prosecuzione della messa in scena con altri

mezzi, finzione che si dissimula nei panni sbiaditi della vita. Ho rivisto su YouTube

la sequenza del mio incontro con Timpano: si vede poco e si sente ancora meno. Un

giovane in tuta interroga un uomo di mezza età infilato in un cappotto, ma quest’ul-

timo risponde con la testa china, come se si confessasse, delle sue risposte non resta

che un vago mormorio e gli oggetti astratti che le sue mani disegnano nell’aria. La

gesticolazione di un dialogo segreto. Fossi stato in Pierluigi Bersani, è così che avrei

parlato agli emissari di Beppe Grillo – a bassa voce.

Un tempo erano i poteri a internare i dissidenti e gli esclusi, sottraendoli agli occhi del

mondo; oggi ci si chiude da soli nella ricostruzione di quegli stessi spazi che da segreti,

opachi, sono diventati aperti e sovraesposti grazie alla trasparenza della comunicazione.

La casa e la prigione, la cella e la teca, sono tra i campi di forza prediletti della biopoliti-

ca spettacolare, ben prima del Grande Fratello. Gli ibridi umani di Francis Bacon appa-

iono spesso isolati nello spazio e schermati da un vetro, figure ingabbiate, come scrive

John Berger, “in arene di puro colore, in stanze anonime, o addirittura semplicemente in

se stesse”. Ma il loro isolamento è la condizione stessa della loro esposizione allo sguar-

do. Sono sole, ma senza alcuna privacy, non c’è privacy possibile nella nuda vita, ma una

perenne e non protetta assenza di scena, una letterale e lancinante “oscenità”. Timpano,

però, è tanto un autore quanto un personaggio: questo suo iscriversi un po’ tardivo, se

non volutamente attardato, nel campo dell’arte autoreferenziale è in realtà l’ennesima,

vitalistica risposta della finzione teatrale alla mortifera simulazione dei media.

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