RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

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RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 1. CORRIERE DELLA SERA.IT Tumore fegato, in aumento fra le donne e in calo fra gli uomini 2. LIBERO QUOTIDIANO MILANO Tumori Pazienti a caccia di terapie alternative 3. GIORNALE DI SICILIA Oncologia, Russo premiato a Washington con il "Niaf Award" 4. GAZZETTINO "La sigaretta" di Piva a convegno contro i tumori 5. QUOTIDIANO SANITÀ Le donne con diabete trascurano gli screening per il cancro 6. AVVENIRE Il nuovo fronte dei tumori rari 7. LA STAMPA.IT Colonscopia, 50 anni di un esame diagnostico salvavita 8. GAZZETTINO PADOVA Prevenire il tumore alla prostata Diagnosi precoce indispensabile9. CORRIERE SALUTE Prostata (e non solo) quello che gli uomini non dicono ... 10. LIBERO QUOTIDIANO.IT Tumore, i semi dell'uva apportano benefici: ricerca tutta italiana 11. GAZZETTINO Una proteina è responsabile della crescita di alcuni tumori 12. AVVENIRE La prevenzione dei tumori al seno ora sperimenta lo "storytelling" 13. IL MESSAGGERO Trapianto di batteri intestinali contro le infezioni 14. HEALTHDESK La diagnosi al tempo dei social? Un sondaggio popolare tra sconosciuti 15. QUOTIDIANO SANITÀ Come “manipolare” i farmaci in compressa. Ministero della Salute 16. HEALTHDESK Addio aghi. Presto anche i farmaci potranno essere presi per bocca 17. ABOUTPHARMA L’immunoterapia cambia tutto, e Big Pharma deve ripensare alla sua R&D 18. IL SOLE 24 ORE Farmaci, imprese in coro: "Cambiare i tetti sulla spesa" 19. REPUBBLICA TORINO E' torinese la start up per produrre l'anticorpo che neutralizza i tumori 20. ANSA Nei Pronto soccorso migliaia di medici a partita Iva 21. REPUBBLICA BARI Al via le vaccinazioni contro l’influenza 22. GIORNALE DI SICILIA Inverno "stress test" dei polmoni 23. GAZZETTINO Allarme fake news sulla salute. Nove su 10 riguardano i vaccini 24. IL FATTO QUOTIDIANO La politica tuteli davvero l'autonomia della ricerca 25. AVVENIRE "Dobbiamo contrastare la fuga dei cervelli all'estero" 26. QUOTIDIANO SANITÀ Patto Salute. Tutti i “no” del Mef . Conferma aumento Fondo sanitario 27. QUOTIDIANO SANITÀ Manovra. Diagnostica di primo livello dal medico di famiglia

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RASSEGNA STAMPA 07-11-2019

1. CORRIERE DELLA SERA.IT Tumore fegato, in aumento fra le donne e in calo fra gli uomini

2. LIBERO QUOTIDIANO MILANO Tumori Pazienti a caccia di terapie alternative

3. GIORNALE DI SICILIA Oncologia, Russo premiato a Washington con il "Niaf Award"

4. GAZZETTINO "La sigaretta" di Piva a convegno contro i tumori

5. QUOTIDIANO SANITÀ Le donne con diabete trascurano gli screening per il cancro

6. AVVENIRE Il nuovo fronte dei tumori rari

7. LA STAMPA.IT Colonscopia, 50 anni di un esame diagnostico salvavita

8. GAZZETTINO PADOVA Prevenire il tumore alla prostata “Diagnosi precoce indispensabile”

9. CORRIERE SALUTE Prostata (e non solo) quello che gli uomini non dicono ...

10. LIBERO QUOTIDIANO.IT Tumore, i semi dell'uva apportano benefici: ricerca tutta italiana

11. GAZZETTINO Una proteina è responsabile della crescita di alcuni tumori

12. AVVENIRE La prevenzione dei tumori al seno ora sperimenta lo "storytelling"

13. IL MESSAGGERO Trapianto di batteri intestinali contro le infezioni

14. HEALTHDESK La diagnosi al tempo dei social? Un sondaggio popolare tra sconosciuti

15. QUOTIDIANO SANITÀ Come “manipolare” i farmaci in compressa. Ministero della Salute

16. HEALTHDESK Addio aghi. Presto anche i farmaci potranno essere presi per bocca

17. ABOUTPHARMA L’immunoterapia cambia tutto, e Big Pharma deve ripensare alla sua R&D

18. IL SOLE 24 ORE Farmaci, imprese in coro: "Cambiare i tetti sulla spesa"

19. REPUBBLICA TORINO E' torinese la start up per produrre l'anticorpo che neutralizza i tumori

20. ANSA Nei Pronto soccorso migliaia di medici a partita Iva

21. REPUBBLICA BARI Al via le vaccinazioni contro l’influenza

22. GIORNALE DI SICILIA Inverno "stress test" dei polmoni

23. GAZZETTINO Allarme fake news sulla salute. Nove su 10 riguardano i vaccini

24. IL FATTO QUOTIDIANO La politica tuteli davvero l'autonomia della ricerca

25. AVVENIRE "Dobbiamo contrastare la fuga dei cervelli all'estero"

26. QUOTIDIANO SANITÀ Patto Salute. Tutti i “no” del Mef. Conferma aumento Fondo sanitario

27. QUOTIDIANO SANITÀ Manovra. Diagnostica di primo livello dal medico di famiglia

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06-11-2019

Lettori 2.227.938

https://www.corriere.it/salute/

PREVENZIONE E TERAPIE

Tumore fegato, big killer in aumento fra le

donne e in calo fra gli uomini Non dà sintomi specifici, così solo il 10 per cento dei casi è diagnosticato in fase iniziale quando

l’intervento chirurgico può essere risolutivo. Per questo le percentuali di guarigione sono ancora

basse, infatti solo un quinto dei pazienti è vivo a cinque anni dalla diagnosi. « In Italia, in più del

90% dei casi, l’epatocarcinoma si sviluppa in pazienti con cirrosi, che dovrebbero essere tenuti

sotto sorveglianza» dice Giordano Beretta, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia

Medica (Aiom). Ecco cosa serve sapere.

di Vera Martinella

1 di 11

I numeri in Italia

Sono circa 12.600 (8mila negli uomini, 4.600 nelle donne) i nuovi casi di tumore del fegato stimati in Italia

nel 2019. Le diagnosi fra le donne sono aumentate del 21% in cinque anni (da 3.800 nel 2014 a 4.600 nel

2019), mentre sono in calo del 7,5% fra gli uomini (da 8.600 a 8mila). Il 90% dei casi è rappresentato

dall’epatocarcinoma e in più del 90% dei casi, l’epatocarcinoma si sviluppa in pazienti con cirrosi. Un terzo

dei casi di tumore del fegato nel Nord Italia è dovuto ad abuso di alcol. Il tumore del fegato è il quinto «big

killer», dopo polmone, colon-retto, mammella e pancreas.

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TUMORI

Oltre il 5% della popolazione italiana è stata colpita da una forma di cancro. C'è un nume­ro sempre crescente di uomini, donne a cui vanno aggiunti pa­renti, amici o semplici cono­scenti che vogliono capire sem­pre di più e soprattutto spera­no di trovare buone notizie in un momento di particolare fra­gilità. Ecco perché le cosiddet­te cure alternative quelle cioè che propongono metodi non supportati da evidenze scienti­fiche sono fra le più gettonate.

Pazienti a caccia di terapie alternative

Due pazienti su tre consultano internet a caccia di metodi non ufficiali che si rivelano soltanto falce news. Per fortuna poi solo una minoranza si rivolge a san­toni e ciarlatani con gravi rischi per la salute. L'allarme viene dall'Associazione Italiana degli Oncologi Medici che avverto­no come non esistono terapie oncologiche miracolose ma bi­sogna invece sempre rivolgersi agli specialisti e seguire terapie avvallate dalle linee guida inter­nazionali. Sono oltre 400 le bufa­

le che si possono leggere online e che riguardano i tumori. Molti di queste propongono terapie "farlocche" che in realtà sono ri­medi inutili, tossici e non in gra­do di contrastare la malattia. Ec­co perché da ormai un anno L'Associazione Italiana degli On­cologi Medici ha aperto un por­tale disponibile a chiarire tutti i dubbi dei pazienti rispetto alle notizie fuorvianti che hanno ac­quisito.

Alessandro Bovicelli e.mail

ONCOLOGIA 1

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Riconoscimento al professore ordinario

Oncologia, Russo premiato a Washington con il «Niaf Award»

Salvatore Fazio

Riconoscimento internazionale per Antonio Russo, professore ordinario di Oncologia medica dell'università: gli è stato conferito a Washington il Niaf Award for Ethics and Creativity in Medicai Research, prestigioso pre­mio per la ricerca medica attribuito dalla fondazione italo-americana Niaf. «Si tratta di un importante rico­noscimento per la nostra università -commenta Russo - e per la facoltà di Medicina che rappresento». Russo, che è anche membro del consiglio di­rettivo Aiom, l'associazione italiana di Oncologia medica, è stato l'unico italiano ad aver ricevuto tale ricono­scimento in ambito medico. Nella sua presentazione ha parlato dell'inno­vazione in Oncologia. Con il gruppo del professor Antonio Giordano della Tempie University di Philadelphia c'è una significativa e proficua collabora­zione scientifica con scambio di per­sonale che effettua stage presso lo Sbarro Institute di Philadelphia. Una

specializzanda in oncologia medica ha iniziato uno stage di 6 mesi per mettere a punto nuove collaborazio­ni su diversi tumori solidi quali neo­plasie polmonari non a piccole cellu­le, tumori renali e pancreatici relati­vamente alla possibilità di identifica­re con biopsia liquida biomarcatori predittivi di risposta alla immunote­rapia. Russo, in qualità di coordinato­re del dottorato di Oncologia e chirur­gie sperimentali, ha proposto di isti­tuire un dottorato internazionale con

il doppio titolo americano e italiano. E nella conferenza ha parlato di biop­sie liquide in cui «il nostro gruppo ha forte esperienza a livello internazio­nale» ha sottolineato. La Niaf, Natio­nal italian american foundation, è una fondazione con sede a Washin­gton che rappresenta oltre 20 milioni di cittadini italo-americani che vivo­no negli Stati Uniti. Le sue due più im­portanti finalità sono quelle di far sì che gli italo-americani continuino a mantenere sempre vivo e presente il ricchissimo patrimonio dei propri va­

lori e delle proprie tradizioni cultura­li, e quella di assicurarsi che l'intera comunità non dimentichi mai il gran­de contributo che gli italiani hanno apportato alla storia ed al progresso degli Usa. A tal fine, la Fondazione col­labora attivamente con il Congresso e con la Casa Bianca su tutte le maggiori questioni che riguardano gli ita­lo-americani. Ogni anno la Niaf orga­nizza a Washington una grande sera­ta di gala alla quale intervengono an­che il presidente degli Stati Uniti, im­portanti esponenti del mondo politi­co, della cultura e della finanza, illu­stri italo-americani. In questa occa­sione, la Fondazione conferisce ono­rificenze ad eminenti personalità ita­liane ed italo-americane che si sono particolarmente distinte nel loro ruo­lo professionale e civico. In passato la Niaf ha premiato Antonino Scalia, primo giudice italo-americano della Corte Suprema degli Stati Uniti, Frank Sinatra, Joe Di Maggio, Lee la-cocca, Liza Minnelli, Luciano Pavarot-ti e Sofia Loren. (*SAFAZ*)

ONCOLOGIA 1

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Tiratura: 0 - Diffusione: 9928 - Lettori: 126000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 14foglio 1

Superficie: 12 %Dir. Resp.: Giuseppe De Tomaso

1256

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06-11-2019

Lettori 45.000

http://www.quotidianosanita.it/

Le donne con diabete trascurano gli screening per il cancro

Le donne affette da diabete hanno maggiori possibilità delle altre di trascurare gli screening per il

cancro. Questa evidenza emerge da un’analisi condotta da ricercatori canadesi, che ha preso in

considerazione una serie di studi condotti tra il 1997 e il 2018 su questo argomento

06 NOV - (Reuters Health) – Uno studio condotto dal Women’s College Hospital dell’Università di Toronto sostiene che il peso della gestione di una malattia cronica come il diabete potrebbe distrarre le donne dagli screening raccomandati per il cancro. “Sappiamo che le persone con diabete hanno un piccolo, ma significativo rischio aumentato di certi tipi di cancro. Con il nostro studio abbiamo voluto capire se un minor numero di controlli per il cancro contribuisce ad aumentare i rischi in questo senso”, dice Lorraine Lipscombe, ricercatrice principale dello studio ed endocrinologa presso il Women’s College Hospital. Lo studio Gli autori hanno preso in considerazione studi condotti tra il 1997 e il 2018 sui tassi di esami di screening raccomandati in adulti con diabete: mammografia per tumore al seno e test Papanicolaou (Pap) per tumore della cervice nelle donne e test per sangue nelle feci o colonscopia per tumore colorettale nei soggetti di entrambi i sessi. Dei 37 studi inclusi nell’analisi, 21 provenivano dagli Stati Uniti, tre dal Canada e il resto da Europa, Medio Oriente e Asia. I campioni variavano in termini di dimensioni da 129 a 732.687 persone.

Complessivamente le donne diabetiche avevano il 24% in meno delle probabilità delle controparti senza diabete di sottoporsi a screening per tumore della cervice e il 17% in meno delle probabilità di screening per tumore al seno. Quando il team ha analizzato i tassi di screening per cancro colorettale, le donne diabetiche avevano il 14% in meno delle probabilità di essere controllate, mentre gli uomini con e senza diabete presentavano tassi di adesione agli screening simili. “La complessità e il tempo impiegato per gestire il diabete potrebbe implicare che medici e pazienti dimentichino o trascurino servizi preventivi di routine come gli screening per il cancro”, osserva Lipscombe. Non è chiaro, però, perché i tassi di screening per tumore del colon sono differenti solo per le donne, “Ci chiediamo se vi sia una percezione che il tumore colorettale è più comune negli uomini che nelle donne”. Fonte: Diabetologia 2019 Vishwadha Chander (Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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I «GIORNI DELLA RICERCA»

Il nuovo fronte dei tumori rari

IGOR TRABONI

Per informare e sensibilizzare l'opinione pubblica sui progressi della ricerca oncologica e per raccogliere nuove risorse da destinare al lavoro dei ricercatori (sa­

bato 9 novembre in migliaia di piazze italiane altrettanti vo­lontari distribuiranno «I cioccolatini della ricerca») torna l'i­niziativa della Fondazione Aire «I Giorni della Ricerca», pa­rafrasando la quale si potrebbe dire che tutti questi giorni portano ad anni e anni di studi. E a risultati sempre più evi­denti per quella che potrebbe sembrare una battaglia impa­ri: a fronte del fatto che ogni giorno in Italia vengono dia­gnosticati oltre 1.000 casi di tumore, la sopravvivenza a cin­que anni è aumentata, sia per gli uomini (dal 51 al 54%) che per le donne (dal 60 al 63%), rispetto al quinquennio prece­dente. E così ora in Italia quasi 3,5 milioni di persone hanno superato una diagnosi di cancro. I ricercatori Aire da qualche tempo hanno iniziato una bat­taglia nella battaglia: quella contro i tumori rari. «Diciamo su­bito che "rari" non sta per "incurabili" ma per tumori "poco comuni" - esordisce Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro -. L'Aire sta ora concentrando gli sforzi su questo tipo di tu­mori. Man mano che si va avanti la ricerca ottiene infatti ri­sultati sui tumori più comuni, dove si è arrivati prima e si rie­

sce a trasferire determinati risultati sui pazienti. Dai buoni e talora ottimi risultati sui tumori più comuni, siamo passati a quelli rari perché non restino indietro. Certo, c'è la proble­matica dei cosiddetti tumori "orfani", laddove questo ter­mine si riferisce più che altro ai farmaci, con le grandi aziende poco interessate a investire sui tumori meno frequenti. Dal punto di vista della ricerca, quindi, è importante arrivare a capire determinati meccanismi, così da poter arrivare a far­maci efficaci. Grazie alla ricerca si è anche capito che farmaci già esistenti possono servire per varianti tumorali, come nel­l'ambito di tumori pediatrici o del sangue». È quanto è successo per esempio con la leucemia a cellule capellute, rara forma di tumore ematologico, grazie a una ri­cerca in gran parte sostenuta daAirc: «Nel 2011 abbiamo sco­perto che una sola specifica mutazione del gene "Braf " cau­sa la malattia - spiega Enrico Tiacci, ematologo e professore all'Università di Perugia-. Abbiamo quindi testato per boc­ca il Vemurafenib e ora ne stiamo sperimentando l'utilizzo insieme a un farmaco già disponibile, il Rituximab, che agi­sce rafforzando la risposta del sistema immunitario. In Ita­lia ci sono circa 180 nuove diagnosi ogni anno di questa ma­lattia, che insorge intorno alla mezza età e di cui si continua a morire. Ecco dunque l'importanza di sostenere l'Aire, in un Paese che alla ricerca, per i tumori in generale e per quelli ra­ri in particolare, destina la minore quota di fondi in Europa».

ONCOLOGIA 1

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06-11-2019

LETTORI

1.029.083

https://www.lastampa.it/

Colonscopia, 50 anni di un esame diagnostico

salvavita. Barcellona gli dedica una mostra

Il test vive una fase di rinnovamento anche grazie all’uso di applicazioni come l’alta definizione, le colorazioni elettroniche e la realtà aumentata. Con l’azione di prevenzione è possibile ridurre in modo significativo l’incidenza del tumore del colon

FABIO DI TODARO

Era il giugno del 1969 quando William Wolff, assieme al collega Hiromi Shinya, praticò al Beth Israel Medical Center di Manhattan la prima colonscopia, perfezionando quella tecnica che oggi è riconosciuta come la più efficace non solo nella diagnosi precoce dei tumori del colon-retto, ma anche per la cura di malattie gravi e invalidanti come quelle infiammatorie intestinali: il Crohn e la rettocolite ulcerosa. Un’intuizione che ha segnato la storia della medicina e che nei giorni scorsi è stata celebrata con una mostra a Barcellona, dove si è tenuto il congresso europeo di gastroenterologia.

«La colonscopia ha cambiato la prassi diagnostica e di intervento per i tumori del colon-retto - spiega Elisabetta Buscarini, direttore dell’unità operativa complessa di gastroenterologia dell’ospedale di Crema e presidente della Federazione italiana delle Società Malattie dell’Apparato Digerente (Fismad) -. Nei tre percorsi di screening oncologico diffusi a livello nazionale, questo è l’unico realmente in grado di interrompere la storia naturale della malattia».

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La «svolta» della colonscopia

La colonscopia (1.2 milioni gli esami effettuati ogni anno nel nostro Paese) vive oggi una fase di rinnovamento anche grazie all’uso di applicazioni sempre più avanzate come l’alta definizione, le colorazioni elettroniche (che consentono di caratterizzare subito le lesioni osservate) e la realtà aumentata (aiuta il medico a individuare i polipi). La loro rimozione rappresenta un’azione di prevenzione primaria, perché permette di ridurre l’incidenza del tumore del colon: di cui nel 2019 si ammaleranno 49mila italiani. La sua introduzione nella pratica clinica, assieme alle modifiche degli stili di vita, ha determinato negli anni un aumento della sopravvivenza dei pazienti affetti da quello che è il secondo tumore più frequente. «Grazie alla colonscopia, oggi siamo in grado di anticipare l’insorgenza dei tumori del colon-retto - afferma Cristiano Crosta, direttore della divisione di endoscopia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Occorre però ampliare l’adesione alle campagne di screening per limitare la mortalità legata a questa malattia e ridurre gli interventi chirurgici su tumori già invasivi».

Screening a macchia di leopardo

L’Italia, nell’ambito delle iniziative di screening oncologico, è uno dei Paesi più all’avanguardia del mondo. Ma le percentuali di adesione ai progetti di screening, nel nostro Paese, non sono omogenee. Anzi: il divario è significativo, al momento si va dal 70 per cento delle regioni del Nord a poco più del 50 per cento nel Mezzogiorno. Una forbice che determina una differenza nei tassi di sopravvivenza alla malattia: inferiori dell’8 per cento nelle regioni meridionali. Deficit organizzativi a livello locale, scarsa conoscenza dell’importanza della diagnosi precoce e timore dell’accertamento sono i principali motivi che frenano l’adesione agli screening. Ma la colonscopia, in questo caso, non è soltanto un'opportunità per fare diagnosi. «Con questo esame oggi possiamo rimuovere lesioni precancerose e contribuire direttamente a ridurre la mortalità determinata dal tumore del colon», aggiunge Enzo Masci, direttore della struttura complessa di endoscopia diagnostica e chirurgia endoscopica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Una mostra dedicata alla colonscopia

Proprio allo scopo di diffondere una corretta conoscenza delle prassi diagnostiche, a Barcellona è stata presentata una mostra (sostenuta dalla multinazionale Norgine) che ha avuto come protagonisti alcuni pazienti affetti da tumori del colon-retto, morbo di Crohn e altre malattie intestinali che, grazie alla colonscopia, hanno recuperato una qualità di vita eccellente. A comporre il percorso diversi quadri realizzati dall’artista Fabric Lenny che ha tratto ispirazione dalle storie raccolte da uomini e donne che hanno accettato di aderire al progetto per testimoniare l'importanza di sottoporsi (quando previsto) a un esame non particolarmente invasivo e salvavita.

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Prevenire il tumore alla prostata: «Diagnosi precoce indispensabile

LA SALUTE „È II PANPDfl t u t t i § H uomin il 'esamePsama da LA SALUTE

PADOVA Un incontro legato all'in­formazione su un tumore che an­cor oggi vede i maschi refrattari alla prevenzione, unica strada pe­rò in grado di ottenere risultati in chi fosse affetto dalla patologia. Prevenzione come unica via per poter ottenere risultati nella cura di una malattia che risulta essere ancora mortale in tantissimi casi ma che se diagnosticata in tempo può essere curata. "Il tumore alla prostata: come riconoscerlo, co­me prevenirlo" è il tema discusso ieri nella sala conferenze del Mu­seo della Terza Armata. L'appun­tamento, organizzato dal Coman­do Forze Operative Nord, ha visto relatori Francesco Pagano, presi­dente della Fondazione Ricerca Biomedica Avanzata, Andrea Ali-monti dell'Istituto Veneto di Me­dicina Molecolare e il colonnello Sergio Garofalo, direttore del Di­partimento militare di Medicina Legale di Padova.

LA MENTALITÀ Occorre investire di più nella

sensibilizzazione e nella preven­zione per combattere una menta­lità, quella del maschio, poco at­tenta a questo tipo di approccio. «L'uomo non è propenso a recepì-

IL PROFESSOR PAGANO:

«E IL CANCRO PIÙ FREQUENTE NELLA POPOLAZIONE MASCHILE E MOLTO TEMIBILE» re il concetto di diagnosi precoce come lo è la donna per quanto ri­guarda la mammografia per il tu­more al seno - ha spiegato Pagano - invece la prevenzione è fonda­mentale perché quando si avver­tono i sintomi del cancro alla pro­stata, questo è già sviluppato. È il tipo di cancro più frequente nei maschi. È quindi della massima importanza intercettarlo al più presto. Abbiamo la capacità di utilizzare l'esame Psa, il test che individua l'antigene prostatico specifico, che va fatto una volta l'anno a partire dai 50 anni ma se c'è familiarità l'accertamento va retrodatato a partire dai 40 an­ni».

L'INFORMAZIONE I relatori hanno più volte sotto­

lineato l'importanza della preven­zione. In ambito militare lo scree-

a9dd7e7718292f379l ning per il cancro alla prostata è sempre stato eseguito. «Preven­zione è parola d'ordine per il ser­vizio sanitario militare - ha affer­mato il colonnello Garofalo - Fino a pochi mesi fa si effettuava su

tutti gli uomini l'esame Psa ma da qualche mese viene eseguito solo su coloro che presentano familia­rità, in quanto l'esame ha delle ca­ratteristiche specifiche per que­sto tipo di paziente». Alimonti, uno dei più grandi esperti mon­diali del settore, ha messo a pun­to una metodologia innovativa. «Quello alla prostata è il primo tu­more per incidenza nei maschi, il 90% ha una sopravvivenza a cin­que anni - ha affermato - Ci poi i pazienti resistenti alle terapie or­monali, nei quali il tumore pro­gredisce fino alla morte quasi im­mediata». Ci sono accorgimenti in base ai quali intervenire. «Si

>6fe4fda006b883 deve cercare di evitare che pa­zienti sensibili alle terapie ormo­nali non sviluppino la resistenza alla cura mettendo in campo di­versi accorgimenti - ha continua­to Alimonti - Si deve intervenire con combinazioni di farmaci che riattivino il sistema immunitario compromesso».

Luisa Morbiato

L'ESPERTO ALIMONTI: «TERAPIE ORMONALI E FARMACI PER RIATTIVARE IL SISTEMA IMMUNITARIO»

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Dall'ipertrofia prostatica, ai disturbi della sfera sessuale, alla prevenzione in vista della fertilità. I maschi sono ancora restii a occuparsi di sé stessi

Prostata (e non solo) QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO E QUELLO CHE NON SANNO Dossier a cura di Uera Martinella a pagina 04

Che cosa si può fare per l'ipertrofia prostatica

ONCOLOGIA 1

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Slimolo frequente, minzione dolorosa, risvegli notturni sono alcuni dei faslidi collegati a questa patologia molto diffusa. Gli uomini tendono a considerare i disturbi come «normale invecchiamento», ma è sbagliato sottovalutarli perché spesso possono essere risolti o sono una spia di problemi da indagare

Una visita dall'urologo ai primi sintomi evita terapie invasive

i Vera Marinella

Convincere gli uomini a fare una visita urologica resta un'impresa titanica. Nonostante le molte sol­lecitazioni da parte della comu­nità medica il messaggio fatica a passare: la maggior parte dei ma­

schi non vuole farsi vedere da un medico, se non in presenza di sintomi allarmanti o di un problema che perdura da molto tempo, peg­giora ed è ormai diventato insostenibile.

«Così spesso si condannano a convivere con disturbi che pottebbero essere alleviati e arriva­no a curarsi quando la situazione è compro-messaela terapia dev'esserepiù invasiva—sot­tolinea Luca Carmignani, presidente di Fonda­zione Siu (Società italiana urologia), che si è impegnata a fianco di Fondazione Umberto Ve­ronesi nel progetto dedicato alla Salute al Ma­schile (Sam) nato nel 2015 per sensibilizzare gli uomini di tutte le età a prendersi cura della pro­pria salute —. Lo abbiamo appurato anche du­rante il tour appena concluso, che ha girato 13 città italiane per sensibilizzare il pubblico ma­schile di tutte le età sull'importanza della pre­venzione. Gli interessati, soprattutto se giovani, venivano fascinati dalle compagne a parlare con i medici che erano a disposizione gratuita­mente. Ad occuparsi del loro benessere, in­somma, sono ancora spesso le donne». La prevenzione Da maggio a novembre due «Ducato», messi a disposizione da Fiat Chrysler hanno girato 13 piazze italiane con abordo materiale informati­vo e, grazie alla collaborazione degli urologi di Fondazione Siu, era possibile ricevere un con­sulto specialistico. «Vogliamo diffondere la cultura della prevenzione declinata al maschile

— dice Monica Ramaioli, direttore generale di Fondazione Umberto Veronesi —. Ancora oggi in Italia meno del 5% dei ragazzi sotto i 20 anni ha fatto una visita dall'urologo, mentre più del 4096 delle ragazze coetanee è stata almeno una volta dal ginecologo, n progetto Sam è nato per incentivare concretamente gli uomini a "farsi vedere", promuovere la prevenzione delle pato­logie tipicamente maschili e sostenere, tramite borse di ricerca, medici e scienziati che lavora­no per combattere le malattie che colpiscono maggiormente gli uomini».

n problema più diffuso è certamente l'iper­trofia prostatica benigna, che interessa pratica­mente tutti i maschi a partire dai 40 anni circa, quando la ghiandola prostatica inizia per natu­ra a ingrossarsi. Si calcola che colpisca il 5-10 per cento degli uomini prima dei 40 anni, la metà dei soenni e fino all'8o per cento dei ma-

di italiani soffrono di ingrossamento della ghiandola prostatica e non ne conoscono i sintomi

seni dopo i 70 anni. A oggi ne soffrono ben sei milioni di connazionali.

«Si manifesta con difficoltà a iniziare la min­zione, bruciore durante la stessa, aumentata frequenza, anche notturna, senso di urgenza e di vescica non vuota e dolore al basso ventre — spiega Alberto Lapini, presidente della Società italiana di urologia oncologica (SlUrO) e re­sponsabile della Prostate Cancer Unit all'ospe­dale Careggi di Firenze —. Alcuni pazienti la-

ONCOLOGIA 2

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mentano, inoltre, presenza di sangue nello sperma ed eiaculazione dolorosa. In alcuni ca­si, può esser presente febbre con brivido. Sono due i buoni motivi per non trascurare queste avvisaglie: il primo è che con una diagnosi pre­coce è possibile impostare un regime terapeu­tico su misura del paziente e ridurre l'impatto della patologia sulla qualità di vita. In pratica, una volta individuato il problema e avviata la cura, si vive meglio, mentre moltissimi uomini si condannano a vivere situazioni di disagio per anni, convinti che siano disturbi tipici dell'età che avanza e che non si possa fare altro che sop­portare, n secondo motivo è che questi sintomi non vanno sottovalutati perché in alcuni casi possono indicare la presenza di un tumore del­la prostata». Una volta appurata la presenza di ipertrofia prostatica (nota anche come adeno­ma), che cosa si fa? «Si personalizza la cura — risponde Carmignani, responsabile dell'Urolo­gia all'Irccs Policlinico San Donato milanese—. Oggi l'approccio è "sartoriale", ritagliato su tipo di malattia ed esigenze individuali di ciascun paziente: si punta a proteggere e migliorare la qualità di vita, con grande attenzione per la sfe­ra sessuale, lavorativa e sociale. In ogni caso pri­ma di iniziare una terapia, si può fare molto per arginare i sintomi anche solo cambiando il pro­prio stile di vita. Basta, ad esempio, bere in mo­do più "intelligente": non più di un litro e mez­zo d'acqua al giorno, evitare l'assunzione di li­quidi prima di mettersi in viaggio e due ore pri­ma di andare a letto. Sempre per evitare i disturbi urinari tipici di chi soffre di ipertrofia sono sconsigliati di sera cibi liquidi (tipo mine­stre), alcolici e caffè, onde evitare di alzarsi per andare in bagno di notte». Le terapie iniziano solo quando i sintomi influenzano la normale attività quotidiana. Le prime cure sono a base di

Il ruolo delle donne è ancora fondamentale Sono ancora loro, in molti casi, a portare i maschi dal medico

farmaci e quando la situazione è più complessa si passa all'intervento di disostruzione della ghiandola.

«Il medico espone le possibili cure in base al tipo e grado di ipertrofia, il paziente sceglie va­lutando le possibili conseguenze indesiderate e le proprie priorità — prosegue Lapini —. I far­maci a disposizione sono molti, possono essere prescritti anche in combinazione fra loro, non hanno effetti collaterali pesanti, ma il loro sco­

po è quello di arginare i sintomi, per cui vanno presi avita. Gli integratori hanno un effetto an­tinfiammatorio blando, gli alf alitici rilassano la muscolatura, inibitori della 5-alfa reduttasi so­no utili per ridurre il volume della ghiandola. Operare elimina il disturbo alla radice, fra le conseguenze indesiderate da valutare, oltte ai normali rischi connessi a un intervento, c'è pe­rò l'eiaculazione retrograda permanente (il li-

dei maschi europei interpellati dalla European Association of Urology sa a cosa serve la ghiandola prostatica

quido seminale anziché uscire dall'uretra risa­le indietro nella vescica urinaria per poi essere espulso con le urine, ndr), un problema molto sentito dagli uomini anche anziani e che richie­de una corretta informazione».

Le possibili terapie «Sempre più pazienti, specie giovani, chiedono di poter mantenere l'eiaculazione e grazie a tec­niche innovative e dedicate può essere conser­vata sempre più spesso. Mentre nei malati an­ziani occorre valutare la malattia in un possibile quadro di complessità dovuto alla presenza di altre problematiche, (ad esempio cardiovasco­lari) che richiedono l'assunzione di cure antico­agulanti e antiaggreganti o la presenza di cate­tere vescicale — aggiunge Carmignani —. Di fronte a queste specifiche situazioni una chi­rurgia mininvasiva (con laser o in endoscopia, tramite la resezione prostatica ttans uretrale o Turp) è fondamentale per riuscire a bilanciare i benefici e le complicanze postoperatorie».

E la terapia termica con vapore acqueo? «È l'ultima arrivata — conclude Lapini — con ri­sultati interessanti che tuttavia richiedono con­ferme nei numeri e nel tempo. È disponibile anche nel nostro Paese e consiste nel disostrui­re la ghiandola tramite vaporizzazione. Può mi­gliorare i sintomi e mantenere integra l'anato­mia, ma come ogni cura può avere controindi­cazioni e effetti collaterali. Consente, insom­ma, di recuperare il corretto modo di urinare e preserva la normale funzione erettile ed eiacu-latoria. Può essere utile solo in casi selezionati, come alternativa ai farmaci, in pazienti che non hanno un grande adenoma. Un'opzione in più per ritardare l'intervento chirurgico».

ONCOLOGIA 3

Page 14: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

38% 17%

%J Da sapere

Autopalpazione È consigliato eseguire regolarmente (circa una volta al mese) l'autopalpazione dei testicoli per verificare che non ci siano anomalie. Meglio fare una visita in caso di rigonfiamenti, aumento di consistenza, dolore, arrossamenti

Danni da fumo Il fumo fa salire il rischio di tumore della vescica (diagnosticato in 24mila italiani nel 2019) e può causare infertilità e impotenza. I danni che provoca ai vasi sanguigni, con riduzione di afflusso di sangue, si ripercuotono sulla capacità di erezione

Disfunzione erettile È un problema che colpisce oltre 3 milioni di italiani. Molte sono le opzioni terapeutiche oggi disponibili, ma solo un terzo dei maschi con disturbi erettili si rivolge al medico e la percentuale di chi riceve un trattamento è ancora inferiore (meno del 20%)

Le età della prevenzione

Una visita urologica durante la pubertà (12 anni ) consente di verificare che non esistano problemi legati allo sviluppo degli organi genitali ed eventuali patologie che possono compromettere la fertilità. Dall'adolescenza è utile l'autopalpazione dei genitali (anche una volta al mese), verso i 18 anni una visita urologica serve a controllare che lo sviluppo sia completo, che non siano presenti alterazioni del pene 0

varicocele, che insorge solitamente tra i 15 e 25 anni e colpisce circa il i5%dei giovani. Dai 40 anni in poi è consigliato un controllo annuale dall'urologo.

ONCOLOGIA 4

Page 15: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

Vero/0 «TTalso

Fare sport aiuta Nuoto e cammino «decongestionano»

Non sempre gli uomini hanno le idee chiare sul tema. Ai dubbi più comuni risponde Marco Carini, Ordinario di Urologia all'Università degli Studi di Firenze e direttore dell'Urologia 1 all'Azienda ospedaliero universitaria Careggi di Firenze. L'ingrossamento della prostata si può prevenire.

© «Non si può impedire l'ingrossamento perché è un fenomeno naturale.

Per godere di buona salute, non

solo prostatica, aiuta una dieta bilanciata, ricca di frutta, verdura, pesce e povera di grassi». I cibi afrodisiaci fanno male. ^ ^ ^ ^ ^ v «Meglio non f V 1 I F J eccedere nel ^ ^ ^ ^ consumo di spezie (pepe, peperoncino e simili), caffè, crostacei e alcolici, specie per chi già soffre di irritazioni alla prostata: queste sostanze infiammano semplicemente l'area creando un artificiale impulso al coito. Da limitare anche i grassi saturi che

provengono da carni rosse cotte alla griglia, formaggi e fritti perché emerge, come per altri tumori, una correlazione tra dieta ricca di grassi e cancro». L'intestino non c'entra niente.

© «Vista la loro contiguità intestino e prostata si influenzano in negativo

quando uno dei due è infiammato. Soprattutto per i pazienti con prostatite cronica, è importante la puntualità del proprio intestino». Fare sport aiuta.

ONCOLOGIA 5

Page 16: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

© «Praticare attività fisica, anche solo camminare 30 minuti al giorno, è un

toccasana. Gli sport con prevalente movimento delle gambe (come corsa e nuoto) hanno effetto decongestionante. Solo, per chi soffre di prostatite, meglio limitare la bici perché favorisce microtraumi Derineali che

possono accentuare l'infiammazione prostatica». L'attività sessuale è nociva.

© «No, anzi, praticata con regolarità ha effetti benefici. L'astinenza

prolungata, invece, provoca il ristagno delle secrezioni nella ghiandola prostatica favorendone

la congestione e la possibile infezione 0 infiammazione. Perlo stesso motivo sarebbe meglio evitare il coitus interruptus, perché lo stimolo all'eiaculazione va assecondato, mentre interromperlo frequentemente può causare congestione prostatica».

ONCOLOGIA 6

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06-11-2019

Lettori

345.977

https://www.liberoquotidiano.it/news/salute/

Tumore, i semi dell'uva apportano benefici: la clamorosa ricerca tutta italiana

Mangiare l'uva fa bene alla salute. Secondo lo studio di Enea, Cnr e Università Federico II di Napoli

(Unina), il seme di questo frutto apporta grandi benefici contro il mesotelioma maligno, una

forma rara e aggressiva di tumore che colpisce il mesotelio, tessuto che riveste gran parte degli

organi interni. La ricerca, rivela Italia Oggi, dimostra come alcune molecole contenute nei

vinaccioli delle uve di Aglianico e Falanghina siano capaci di bloccare la crescita di cellule di

mesotelioma e potrebbero essere in grado di aumentare l'efficacia delle terapie farmacologiche

standard, come la chemioterapia.

I semi di Aglianico - secondo lo studio - sono molto ricchi in proantocianine (speciali molecole

dalle spiccate proprietà antiossidanti), che sono in grado di indurre nel mesotelioma meccanismi

di apoptosi, cioè di morte cellulare, anche nei casi di linee tumorali, che mostrano resistenza ai

farmaci.

Page 18: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

Gazzettino - Salute&benessere

Tiratura: 0 - Diffusione: 0 - Lettori: 0: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 15foglio 1

Superficie: 6 %Dir. Resp.: Roberto Papetti

1256

Page 19: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

La prevenzione dei tumori al seno

ora sperimenta lo «storytelling»

Un racconto inedito in cinque momenti, dall'attesa del­la diagnosi al futuro: è l'opera che Ester Viola, avvo­cata e scrittrice, ha firmato per Fujifilm con l'obiettivo di affrontare un argomento delicato e complesso co­me il cancro. Con la voce dell'attrice Mariella Valenti-ni, il racconto è fruibile tramite podcast sulla piat­taforma Storytel e sul sito della divisione Medicai Sy­stems di Fujifilm. Le storie si potranno inoltre ascolta­re nelle sale d'attesa degli ambulatori dei senologi che

aderiscono al progetto. La proposta, che punta a diffon­dere con un approccio innovativo la cultura della pre­venzione, si inserisce nel più ampio fenomeno del cam­biamento di approccio alla malattia per effetto della maggiore tempestività e precisione della diagnosi, con cure che si fanno sempre più spesso risolutive. La part­nership del progetto porta su un piano narrativo l'e­sperienza tecnologica nel settore medicale e in parti­colare nella mammografia digitale.

ONCOLOGIA 1

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Tiratura: 116308 - Diffusione: 91913 - Lettori: 998000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 23foglio 1

Superficie: 9 %Dir. Resp.: Virman Cusenza

1256

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06-11-2019

LETTORI 18.000

http://www.healthdesk.it/

Il fenomeno

La diagnosi al tempo dei social? Un

sondaggio popolare tra folle di

sconosciuti

Il quesito sulle proprie condizioni di salute viene lanciato all’universo-mondo del Web e raccolto da una folla di “gentili sconosciuti” che nel giro di pochi minuti arriva in

soccorso del paziente mischiando messaggi di solidarietà a proposte di diagnosi

“Ciao a tutti sono una ragazza di 25 anni. Ho avuto un rapporto sessuale non protetto,

temo di avere contratto una malattia sessualmente trasmissibile. Per favore, aiutatemi

gentili sconosciuti. Che dovrei fare?” Seguono 59 commenti, ognuno dice la sua.

Qualcuno suggerisce possa trattarsi di clamidia, ma l’herpes è la diagnosi che va per la

maggiore. Siamo su Reddit, la piattaforma social che fa la concorrenza a Twitter con

330 milioni di utenti attivi, al sesto posto nella classifica dei siti più visitati dagli

americani. L’appello della ragazza preoccupata per la serie di sintomi appena

comparsi è solamente uno di una lunga lista di quesiti dello stesso tipo. A una folla di

perfetti sconosciuti dalle ignote competenze si chiede il parere su macchie rosse,

prurito, bolle e altre anomalie apparse sulle parti intime, allegando tanto di

documentazione fotografica. L’autodiagnosi via Google è stata superata da questo

nuovo tipo di consulto popolare che i ricercatori dell’Università della California di San

Diego hanno definito “crowd diagnosis”, una diagnosi fatta a mo’ di sondaggio.

Il quesito sulle proprie condizioni di salute viene lanciato all’universo-mondo del Web

e raccolto da una folla di “gentili sconosciuti” che nel giro di pochi minuti arriva in

Page 22: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

soccorso del paziente mischiando messaggi di solidarietà a proposte di diagnosi e

consigli sulle terapie.

I ricercatori californiani hanno analizzato per la prima volta il fenomeno delle

diagnosi popolari sui social network concentrando l’attenzione sulle richieste di aiuto

per le infezioni sessualmente trasmissibili (Ist). I risultati dell’indagine sono stati

pubblicati su Jama Network.

Gli scienziati hanno monitorato tutti i post apparsi su Reddit tra novembre del 2010 e

febbraio del 2019 che affrontassero il tema delle malattie a trasmissione sessuale. In

questo arco di tempo il numero di interventi sull’argomento è raddoppiato. Nel 58 per

cento dei casi l’autore del post richiede esplicitamente una diagnosi alla folla di utenti

allegando il 31 per cento delle volte una foto della zona interessata dal disturbo. Ed

ecco la prima stranezza: migliaia di persone preferiscono mostrare a perfetti

sconosciuti dettagli delle loro parti intime piuttosto che rivolgersi a un medico.

"Cos'ha che non va il mio pene". Ecco una delle centinaia di conversazioni su Reddit in cui gli utenti interrogano la comunità su un

problema di salute che li sta affliggendo. In tal caso le "diagnosi" vanno dall'Herpes alla sifilide passando per gli esiti di una

masturbazione troppo intensa.

Proseguendo con l’analisi del fenomeno, i ricercatori hanno osservato che le richieste

di aiuto non cadono quasi mai nel vuoto. Il popolo del Web a domanda risponde e lo

fa anche in fretta: l’87 per cento dei quesiti riceve un commento in media entro 3 ore

con punte di solerzia da record di meno di 1 minuto.

Page 23: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

«Le diagnosi popolari stanno diventando popolari perché gli sconosciuti sono tanto

desiderosi di fornire aiuto. Il 79 per cento delle richieste di diagnosi riceve una

risposta in meno di un giorno. Provate a ottenere il parere di un medico con la stessa

velocità. Peccato però che veloce non significhi accurato», ha dichiarato John Ayers,

coautore dello studio.

I ricercatori hanno poi scoperto una seconda stranezza: il 20 per cento delle richieste

arriva da persone che hanno già in mano un responso medico. C’è da fidarsi? Il

paradosso è lampante: la diagnosi dell’esperto viene sottoposta “per sicurezza” al

sondaggio popolare.

C’è stato chi, per esempio, dopo aver ricevuto una diagnosi di HIV da un

professionista con camicie bianco, laurea, specializzazione ed esperienza clinica sul

campo, si è rivolto alla folla dei social media nella speranza di scoprire che il medico si

era sbagliato.

Dall’indagine delle conversazioni su Reddit è emerso che i “soccorritori” sono più

realisti del re: in pochi si fermano alla diagnosi e una volta entrati nella parte gli

improvvisati dottori da tastiera vanno fino in fondo e propongono terapie risolutive

“stranamente” ignorate dalla medicina ufficiale. Quasi tutte a base di aceto di mele.

L’anonimato, la rapidità e la varietà di opinioni rendono le crowd diagnosis via Web

molto appetibili. «Ma l’accuratezza di fondo delle diagnosi di massa non è nota dato

che chi risponde potrebbe avere con informazioni limitate sul paziente e non avere

una formazione medica. La diagnosi errata potrebbe favorire la trasmissione di

malattie in corso, e indurre altri utenti che visualizzano un post a proporre

un’autodiagnosi errata delle proprie condizioni», concludono gli autori dello studio.

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06-11-2019

Lettori 45.000

http://www.quotidianosanita.it/

Come “manipolare” i farmaci in compressa. Ecco le indicazioni del Ministero della Salute

Rivolta a Regioni, Asl, ospedali, Ircss, Rsa, medici, farmacisti e caregiver il documento fornisce

indicazioni per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide (e quindi per la corretta

gestione della terapia farmacologica orale) nei casi in cui non sia possibile somministrarle

integre. LA RACCOMANDAZIONE

06 NOV - Nuova Raccomandazione del Ministero della Salute per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide. In un documento appena pubblicato da Lungotevere Ripa si forniscono indicazioni per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide (e quindi per la corretta gestione della terapia farmacologica orale) nei casi in cui non sia possibile somministrarle integre e quando le attività di allestimento non siano effettuate dalla Farmacia. Sono esclusi dal campo di applicazione della presente Raccomandazione i farmaci antineoplastici. La Raccomandazione considera alcuni aspetti tecnici della gestione delle preparazioni magistrali pediatriche e della manipolazione dei farmaci a domicilio del paziente, 5 argomenti che saranno approfonditi in altri documenti in tema di sicurezza delle cure, così come lo sconfezionamento primario dei medicinali al fine di utilizzare le relative dosi unitarie. Per una corretta manipolazione delle compresse la Raccomandazione prevede le seguenti procedure: l’accertamento della indisponibilità di una forma farmaceutica orale alternativa che non richieda manipolazione (ad esempio, gocce orali, sciroppo, compressa effervescente, compressa oro-dispersibile, granulato per sospensione orale);

- le indicazioni da seguire nel corso della manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide;

- le modalità per effettuare una preliminare valutazione dei rischi che tale intervento può comportare;

- gli operatori sanitari coinvolti e i livelli di responsabilità.

La Raccomandazione prevede inoltre che la procedura dovrà fornire anche ogni informazione utile a garantire

la sicurezza delle cure a domicilio del paziente quando non possono essere utilizzate le forme farmaceutiche

integre.

In particolare:

- porre in evidenza, tramite apposita lista e all’interno del Prontuario terapeutico (laddove presente), le forme

Page 25: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

farmaceutiche orali solide, che possono essere manipolate, con le informazioni scaturite dalle valutazioni

effettuate dal Farmacista;

- ricorrere ad una preparazione magistrale allestita dalla Farmacia o ad un farmaco a dosaggio corrispondente

a quello prescritto, prima di utilizzare un medicinale per il quale si renda necessaria la manipolazione;

- contattare il Farmacista se la manipolazione di forme farmaceutiche orali solide non sia stata

precedentemente “validata”;

- procedere alla manipolazione subito prima della somministrazione di ogni singola dose;

- spezzare le compresse divisibili lungo la linea di divisione (dove presente) e prestare attenzione nei casi di

compresse senza linea di divisione in quanto il taglio può determinare angoli vivi o facce ruvide. Al riguardo,

controllare visivamente che le porzioni siano delle stesse dimensioni;

- non dividere le compresse in meno di ¼ (un quarto), se non specificato dal produttore;

- garantire l’igiene delle mani durante la manipolazione (e somministrazione della terapia) nonché

l’igienizzazione degli ambienti e delle attrezzature;

- disporre di uno spazio adeguato ed isolato dove effettuare la manipolazione al fine di prevenire la

contaminazione conseguente allo spargimento di polvere;

- prestare attenzione alla inalazione e/o al contatto con i principi attivi (aerosolizzazione);

- rendere disponibile un dispositivo per la manipolazione dedicato ad ogni paziente e provvedere alla sua

igienizzazione dopo ogni utilizzo al fine di rimuovere eventuali tracce residue;

- riportare, nella documentazione sanitaria, l’avvenuta somministrazione del farmaco sottoposto a

manipolazione annotando la data e l’ora; allegare, anche, la richiesta del Medico prescrittore;

- effettuare (secondo normativa) lo smaltimento delle compresse divise e non somministrate a meno che non vi

siano specifiche indicazioni nella procedura aziendale che ne consentano la conservazione e l’utilizzo in

sicurezza (aspetti igienici, corretta identificazione e conservazione).

La raccomandazione è rivolta alle Regioni e Province Autonome, alle Direzioni aziendali e agli operatori

sanitari, coinvolti nel processo di cura del paziente e nella gestione dei farmaci, delle Aziende Sanitarie Locali

(ASL), delle Aziende Ospedaliere (AO), degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), delle

Strutture Sanitarie private accreditate, delle Case Residenze per Anziani non autosufficienti (CRA), delle

Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), delle Case di riposo nonché ai Responsabili della funzione aziendale

dedicata alla gestione del Rischio clinico.

E’ rivolta altresì ai Medici di Medicina Generale (MMG) e ai Pediatri di Libera Scelta (PLS), agli operatori

sanitari del Servizio di emergenza/urgenza territoriale 118, ai Medici del servizio di continuità assistenziale, ai

Farmacisti di comunità, ai pazienti e ai caregiver

Allegati:

La raccomandazione

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06-11-2019

LETTORI 18.000

http://www.healthdesk.it/

Innovazione

Addio aghi. Presto anche i farmaci che

hanno bisogno dell'iniezione potranno

essere presi per bocca

Le nuove capsule quando giungono nell’intestino tenue si dissolvono in micrscopici aghi che si attaccano alle pareti dell’intestino e rilasciano il farmaco che viene catturato

dal sistema sanguigno.

Addio siringhe, capsule innovative permetteranno di assumere oralmente la terapia

che finora doveva essere iniettata. Il primo pensiero va all’insulina, ma i farmaci che

perdono la loro efficacia quando passano per il tratto gastrointestinale sono molti.

Attaccati dagli acidi dello stomaco, molti medicinali, soprattutto a base di proteine,

non hanno altra possibilità di venire assorbiti se non con la puntura.

Ora un gruppo di ingegneri del Massachusetts Institute of Technology (Mit) in

collaborazione con la farmaceutica Novo Nordisk ha progettato nuove capsule che

possono trasportare insulina e altri medicinali permettendogli di superare indenni la

prima parte del percorso all’interno dell’organismo arrivando integri all’intestino

dove possono svolgere la loro azione.

Quando le capsule giungono nell’intestino tenue infatti si dissolvono in micrscopici

aghi che si attaccano alle pareti dell’intestino e rilasciano il farmaco che viene

catturato dal sistema sanguigno. La procedura è indolore perché le pareti

Page 27: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

dell’intestino tenue sono prive dei recettori del dolore.

Il nuovo ingegnoso sistema di somministrazione dei farmaci è stato testato sui maiali

dimostrando di essere una valida alternativa alle iniezioni. Le capsule possono essere

caricate con una quantità di insulina comparabile con quella assunta dagli esseri

umani tramite le punture e il rilascio nel sistema sanguigno avviene in tempi

rapidi. La nuova tecnologia è stata descritta su Nature Medicine. Per

sopravvivere agli attacchi dei corrosivi acidi dello stomaco, le capsule sono state

rivestite di materiale polimerico resistente ad ambienti dal pH acido (tra 1,5 e 3,5).

Quando le capsule raggiungono l’intestino tenue, il pH più elevato (introno a 6) le

spinge ad aprirsi e a tirare fuori il loro contenuto: una struttura microscopica a tre

braccia, che possiede su ogni braccio fascette di microaghi lunghi 1 millimetro che

trasportano insulina o altri farmaci. Quando i bracci della struttura si dispiegano gli

aghi sono spinti verso le pareti dell’intestino tenue con una forza tale da poter

penetrare solamente lo strato più superficiale. Una volta inseriti, gli aghi rilasciano il

prodotto e si dissolvono insieme alla struttura a tre braccia per evitare ostruzioni

intestinali. «Abbiamo eseguito numerosi test di sicurezza sui tessuti animali e umani

per assicurarci che la puntura consentisse l'erogazione del farmaco senza causare una

perforazione più profonda o altri eventi avversi gravi», affermano i ricercatori.

Quando le capsule raggiungono l’intestino tenue, il pH più elevato (introno a 6) le spinge ad aprirsi e a tirare fuori il loro contenuto:

una struttura microscopica a tre braccia, che possiede su ogni braccio fascette di microaghi lunghi 1 millimetro che trasportano

insulina o altri farmaci. Immagine: MIT (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

Nei test sui maiali, gli scienziati hanno verificato che una capsula lunga 30mm può

Page 28: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

rilasciare in maniera efficace dosi di insulina e generare come risposta un

abbassamento immediato del glucosio nel sangue.

Negli esperimenti è stata utilizzata insulina, ma il nuovo sistema potrebbe essere

usato per rilasciare qualunque altro farmaco a base di proteine come ormoni, enzimi,

anticorpi e farmaci a base di Rna.

«Possiamo rilasciare insulina, ma intravediamo applicazioni in altri ambiti terapeutici

e potenzialemente anche nei vaccini. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri

collaboratori per individuare i prossimi passi e le possibili applicazioni con il

maggiore impatto».

Page 29: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

06-11-2019

https://www.aboutpharma.com/

Medicina scienza e ricerca

L’immunoterapia cambia tutto, e Big Pharma deve

ripensare alla sua R&D

Intervista al premio Nobel per la medicina 2018 James Allison durante l’evento milanese “The Healthcare

to come”. Dal numero 173 del magazine

di Giulio Zuanetti e Alessio Chiodi

Il senso dell’ironia non gli manca di certo. Un esempio? Vincere un premio Nobel per la

medicina (nel 2018 col collega giapponese Tasuku Honjo) per i suoi studi sui checkpoint

immunitari e suonare l’armonica in una band blues chiamata, per l’appunto, “Checkpoints”.

L’aneddoto è solo indicativo di come la vita di James P. Allison sia stata segnata dalle ricerche

nel campo del sistema immunitario. Con il suo team all’Università di Berkeley in California, negli

anni ’90, ha individuato il ruolo rivestito dalla proteina CTLA-4 nel bloccare la risposta

immunitaria dei linfociti T contro autoantigeni e ha poi sviluppato un anticorpo anti-CTLA-4 che

determina l’attivazione delle cellule T, in grado di fornire una adeguata risposta antitumorale.

Allison è stato ospite d’onore all’evento “The Healthcare to come” organizzato a Milano

dalla Fondazione Umberto Veronesi e dalla Fondazione Silvio Tronchetti Provera, con la media

partnership di AboutPharma. Che l’ha intervistato.

Professore, durante la sua lecture, lei ha enfatizzato il concetto secondo cui la

combinazione dei farmaci immunoterapici che agiscono in diversi punti spesso non ha

una funzione additiva o sinergica, ma può determinare risposte inaspettate. Questo è

sicuramente affascinante ma anche potenzialmente rischioso. Come è possibile

analizzare al meglio questo tipo di risposte massimizzando l’efficacia e minimizzando i

rischi per il paziente?

L’elemento decisivo è di inserire nel processo di ricerca clinica quella che viene definita reverse

Page 30: RASSEGNA STAMPA 07-11-2019 - AIOM

translation, ovvero la possibilità durante uno studio clinico di andare ad analizzare il profilo

molecolare e cellulare del paziente trattato per capire come sta agendo esattamente il

farmaco in studio, soprattutto quando utilizzato in combinazione, per comprenderne appieno i

potenziali effetti. Se trattiamo un paziente e non riusciamo a prelevare campioni di tessuto da

analizzare facciamo un grave errore perché abbiamo sempre da imparare dall’uso di queste

terapie innovative e possiamo avere fenomeni di tossicità o altri effetti inaspettati proprio per

l’interazione tra due composti differenti che l’approccio di reverse translation ci consente di

studiare.

Quindi le stesse aziende farmaceutiche devono rivedere il proprio modo di fare

ricerca?

Non c’è dubbio che debbano ripensare il loro approccio perché le fasi I, II e III sono dal punto

di vista dell’immunoterapia assolutamente obsolete e non molto utili. Il farmaco PD-1 della

Merck (MSD in Italia n.d.r.) è stato approvato sulla base di risultati ottenuti durante un trial di

fase I e non è mai entrato in una fase II o in una fase III. Questo perché normalmente nella fase

I si guarda non tanto all’efficacia quanto alla sicurezza e durante questa fase si aumenta la

dose fino ad arrivare a una dose massima tollerata. In realtà nell’immunoterapia non c’è una

dose massima tollerata. Questo concetto è totalmente irrilevante. Se nell’immunoterapia non

vedi una risposta in venti pazienti, probabilmente non funzionerà comunque e quindi la fase I

diventa già una fase I-II avanzata. Si sta assistendo a un cambio significativo nello sviluppo

della ricerca e di questo le aziende devono tenerne conto.

La strada da lei indicata può portare a un approccio simile e quindi trasversale anche

in altri tipi di tumore?

Non c’è dubbio che diversi tipi di tumore (vescica, prostata etc.) potranno beneficiare della

terapia ma soprattutto si assisterà a un utilizzo in fasi più precoci, dalla forma metastatica a

forme localizzate, come sta succedendo per il melanoma.

La robustezza dei dati ha fugato molti dubbi inizialmente diffusi tra i suoi stessi colleghi,

giusto?

Ciò che ho scoperto analizzando i dati era qualcosa di assolutamente incontrovertibile.

Quando ho cercato di accelerare il passaggio dalla sperimentazione animale a quella umana

alcuni mi dicevano ‘questi sono topi, non persone’ e io rispondevo ‘proviamo’ e loro ‘oh no,

questo approccio non funzionerà sulle persone, è folle’. Bisogna tuttavia guardare ai dati e

soprattutto tenersi lontani da quelli che definisco bias emozionali e pregiudizi. Io sono uno

scienziato e per me i dati sono la realtà. Se la gente non li accetta, hanno problemi loro, non i

dati.

Le stesse aziende, tra l’altro, hanno mostrato inizialmente un grande scetticismo nei

confronti di tecniche come quella da lei proposta…

Non c’è dubbio. Quando ho mostrato i miei dati, a fianco di ricercatori molto scettici, ce ne

erano di entusiasti e ho cominciato a contattare le società più importanti. Lì ho trovato

interesse, ma poi il management ha deciso che il tutto fosse troppo rischioso. Spesso per loro è

più facile uccidere un progetto che portarlo avanti e le big company non se la sentono di

prendere rischi e in questo caso i costi di sviluppo erano sicuramente molto elevati. Dopo

questo insuccesso iniziale, ho cominciato a contattare company sempre più piccole, fino a

che ho trovato in Medarex l’interlocutore giusto. Avevano la tecnologia per inserire un

anticorpo umano nel topo e questo ha consentito di ridurre drasticamente i costi di sviluppo

dell’anticorpo umano. A quel punto i costi di sviluppo erano diventati sostenibili ed eravamo

pronti a partire.

Improvvisamente i “big guys” hanno visto l’opportunità e allora tutto è potuto procedere in

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modo rapido. Ma per mettere le cose in prospettiva, la mia prima elaborazione concettuale è

stata nel 1994 e il primo lavoro fondamentale è stato pubblicato nel 1996. C’è voluto fino al

2011 per tradurre questo in un successo clinico, quindi sono passati quindici anni. A posteriori,

posso dire di essere stato fortunato ad aver trovato un paio di persone nella società giusta che

hanno creduto nel progetto.

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Tiratura: 113072 - Diffusione: 157191 - Lettori: 713000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 6foglio 1

Superficie: 11 %Dir. Resp.: Fabio Tamburini

1256

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Tiratura: 0 - Diffusione: 7648 - Lettori: 85000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 9foglio 1

Superficie: 26 %Dir. Resp.: Carlo Verdelli

1256

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06-11-2019

780.455

http://www.ansa.it/

Nei Pronto soccorso migliaia di medici a

partita Iva Per tamponare la carenza, soprattutto in Lazio, Piemonte, Veneto

Sono oltre 2.000 i medici che mancano nei Pronto Soccorso in Italia, un numero destinato a raddoppiare

entro il 2025. E per tamponare l'emergenza, aumenta il ricorso alle partite Iva.

"Non esiste un censimento nazionale - spiega il segretario del sindacato Anaao, Carlo Palermo - ma sono

migliaia in tutta Italia, soprattutto in Piemonte, Lazio, Veneto, Campania e Sicilia. Il loro numero è

cresciuto molto negli ultimi anni, perché in questo modo le aziende sanitarie aggirano il blocco delle

assunzioni". Secondo i dati Anaao, entro il 2025 è prevista la mancanza di 4.422 medici dell'area

dell'Emergenza e Urgenza, di cui 800 solo in Campania e 550 nel Lazio. Per tamponare la situazione nei

momenti critici, come quelli estivi, le aziende hanno cercato ogni possibile risorsa. Tra queste, il ricorso a

medici libero professionisti a partita Iva, chiamati a gettone per svolgere turni in strutture di volta in volta

diverse.

Tra i pochi dati disponibili, quelli del Lazio, dove è "una realtà molto importante nelle provincie (Latina

20%, Frosinone 20%, Viterbo 42%) e nella provincia romana", spiega Guido Coen Tirelli, segretario

regionale Anaao Assomed Lazio. Una situazione che però comporta delle criticità. "In primis - precisa

Palermo - non hanno una qualifica specifica per svolgere la funzione. Inoltre, visto il rapporto di lavoro

non stabile è impossibile controllarne i turni accumulati, cosa che si traduce in una mancanza di sicurezza

per se stessi e per gli altri. Infine, proprio perché chiamati di giorno in giorno in posti diversi, hanno più

difficoltà a conoscere in modo approfondito l'ambiente di lavoro e le procedure".

uelli che lavorano a partita IVA nei pronto soccorso, inoltre, sono medici che spesso hanno accumulato

anni e anni di esperienza nell'area Emergenza-Urgenza, ma che non possono accedere ai concorsi per la

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stabilizzazione perché non sono specialisti. "Per questo - conclude il segretario dell'Anaao Palermo -

rilanciamo al Governo la proposta di trovare per loro delle forme di assunzione a tempo determinato, con

iscrizione alla scuola di specializzazione, nell'ambito delle quote di contratti aggiuntivi finanziati dalle

regioni".

Quelli che lavorano a partita IVA nei pronto soccorso, inoltre, sono medici che spesso hanno accumulato

anni e anni di esperienza nell'area Emergenza-Urgenza, ma che non possono accedere ai concorsi per la

stabilizzazione perché non sono specialisti. "Per questo - conclude il segretario dell'Anaao Palermo -

rilanciamo al Governo la proposta di trovare per loro delle forme di assunzione a tempo determinato, con

iscrizione alla scuola di specializzazione, nell'ambito delle quote di contratti aggiuntivi finanziati dalle

regioni".

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Tiratura: 0 - Diffusione: 3665 - Lettori: 37000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 8foglio 1 / 2

Superficie: 46 %Dir. Resp.: Carlo Verdelli

1256

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Tiratura: 0 - Diffusione: 3665 - Lettori: 37000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 8foglio 2 / 2

Superficie: 46 %Dir. Resp.: Carlo Verdelli

1256

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Tiratura: 18624 - Diffusione: 13209 - Lettori: 242000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 39foglio 1 / 2

Superficie: 40 %Dir. Resp.: Antonio Ardizzone

1256

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Gazzettino - Salute&benessere

Tiratura: 0 - Diffusione: 0 - Lettori: 0: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 8foglio 1

Superficie: 16 %Dir. Resp.: Roberto Papetti

1256

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Tiratura: 70591 - Diffusione: 41884 - Lettori: 370000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 18foglio 1 / 2

Superficie: 38 %Dir. Resp.: Marco Travaglio

1256

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Tiratura: 70591 - Diffusione: 41884 - Lettori: 370000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 18foglio 2 / 2

Superficie: 38 %Dir. Resp.: Marco Travaglio

1256

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Tiratura: 135435 - Diffusione: 115356 - Lettori: 246000: da enti certificatori o autocertificatiwww.datastampa.it

06-NOV-2019da pag. 11foglio 1

Superficie: 12 %Dir. Resp.: Marco Tarquinio

1256

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Lettori 45.000

http://www.quotidianosanita.it/

Patto Salute. Tutti i “no” del Mef: no a stop incompatibilità per i presidenti-commissari, no ai tetti flessibili e ad altre norme sul personale. Conferma invece per aumento Fondo sanitario

Più in particolare, dall'Economia hanno bocciato la proposta che prevedeva, per le Regioni in

equilibrio economico o che abbiano migliorato i loro conti negli ultimi 3 anni, di mettere a

disposizione delle aziende risorse aggiuntive per valorizzare la professionalità dei dirigenti medici,

veterinari e sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche, ostetriche e tecniche della

riabilitazione e della prevenzione. Altra riserva da parte del Mef riguarda la possibilità per gli

specialisti di rimanere a lavoro oltre i 40 anni di servizio. Riserve anche su fondi integrativi. LA

NUOVA BOZZA

06 NOV - Pronta la nuova bozza di Patto per la Salute che integra quella già anticipata da Quotidiano Sanità lo scorso 25 settembre. Diverse le conferme, ma anche le novità inserite nel nuovo testo composto non più da 15 ma da 14 schede. Salta infatti, nella nuova versione, la scheda sul sistema comune di controlli di appropriatezza degli erogatori accreditati. Innanzitutto, vengono confermati gli aumenti da 3,5 mld al Fondo sanitario per il 2020-2021: in particolare: 114.474.000.000 euro per l'anno 2019, 116.474.000.000 euro per l'anno 2020 e in 117.974.000.000 euro per l'anno 2021, come previsto dall'articolo 1, comma 514, della legge di Bilancio dell'anno scorso. Così come la cancellazione della clausola di salvaguardia finanziaria, la maggiore flessibilità ai tetti di spesa per il personale, il commissariamento solo per le Regioni in gravi difficoltà e l'abolizione del superticket. Non mancano, però, in questa nuova bozza, diversi pareri negativi e riserve da parte del Ministero dell'Economia su molte proposte. A partire dalla scheda 2 sulla garanzia dei Lea, dove il Mef pone il suo veto sulla proposta di stop ad ogni forma di incompatibilità tra il ruolo di presidente di Regione e quello di Commissario ad acta del Ssr.

In tema di risorse umane poi, alla scheda 3, viene bocciata la possibilità di rendere flessibili i tetti di spesa per il personale rimodulati dal recente "Decreto Calabria". Sempre qui, troviamo la riserva del Mef sulla possibilità di prevedere, fino al 2022, la permanenza in servizio su base volontaria di medici specialisti anche oltre i 40 anni di servizio in modo da far fronte al problema della carenza di medici. Stop del Mef anche al possibile ricorso a

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contratti di lavoro autonomo per svolgere attività ordinaria nei casi in cui risulti impossibile procedere tempestivamente al reclutamento di nuovi specialisti. Ancora alla scheda 3 troviamo poi il parere negativo alla proposta, per quelle Regioni in equilibrio economico o che abbiano migliorato i loro conti negli ultimi 3 anni, di mettere a disposizione delle aziende risorse aggiuntive per valorizzare la professionalità dei dirigenti medici, veterinari e sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche, ostetriche e tecniche della riabilitazione e della prevenzione sulla base di criteri definiti da linee di indirizzo regionali; remunerare i dirigenti medici, veterinari e sanitari che effettuano attività di lavoro per guardia medica e/o in pronta disponibilità con un'adeguata maggiorazione dei compensi e delle indennità previste dai contratti di lavoro; riconoscere ai dirigenti medici, veterinari e sanitari e agli operatori delle professioni infermieristiche, ostetriche e tecniche della riabilitazione e della prevenzione del comparto che operano in zone disagiate e in servizi disagiati specifiche indennità volte a ristorare il relativo disagio, sulla base di linee di indirizzo regionali. Infine, alla scheda 9, troviamo un'ultima riserva del Mef circa le misure previste per il riordino dei fondi sanitari integrativi. Quanto alle novità, troviamo, ad esempio, nella prima scheda sul fabbisogno del Ssn la proposta di ricondurre le quote vincolate del riparto del fabbisogno sanitario standard all'interno del riparto riguardante la quota indistinta per una più tempestiva assegnazione delle risorse. Presente anche l'impegno da parte di Governo e Regioni a semplificare la procedura di attribuzione degli obiettivi di piano. Si fa poi riferimento alla necessità di portare a termine il decreto che fissa le tariffe per le prestazioni di assistenza specialisitica ambulatoriale e di assistenza protesica previsto dall'aggiornamento dei Lea. Qui tutte le novità delle 14 schede contenute nella nuova bozza di Patto per la Salute. Giovanni Rodriquez

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Lettori 45.000

http://www.quotidianosanita.it/

Manovra. Diagnostica di primo livello dal medico di famiglia. Ecco come funzionerà e come saranno suddivisi i 235 milioni

Per i medici di famiglia che lavorano da soli nel proprio studio (circa 13 mila) la dotazione

finanziaria per l’acquisto dei dispositivi diagnostici sarà di 10 mila euro mentre per gli studi

aggregati (circa 8 mila) di medici di famiglia (dove convivono più di 32 mila professionisti) avranno

una dotazione finanziaria di 12 mila euro. Ecco cosa prevedono la relazione tecnica allegata

alla Legge di Bilancio.

06 NOV - ECG, holter, spirometro, dermoscan, servizi di tele-care e tele-Health e telemonitoraggio, teledermatologia, retinografia, polisonnografia. Sono questi alcuni degli strumenti di diagnostica di primo livello che la Legge di Bilancio con uno stanziamento di 235,8 mln a valere sulle risorse per l’edilizia sanitaria ha deciso di affidare ai medici di famiglia. A disciplinare il tutto, ricordiamo, dovrà essere un decreto del Ministero della Salute da attuare entro il 31 gennaio 2020 previa intesa in Stato-Regioni. L’obiettivo, secondo la misura è che “i medici di medicina generale, assumono una valenza centrale ed erogano una definita gamma di servizi ai cittadini (prestazioni di primo livello: servizi di tele-care e tele-Health e telemonitoraggio, ecg, holter, holter pressorio, teledermatologia, retinografia, polisonnografia, ecc.) in grado di concorrere alla sostenibilità del Servizio Sanitario Pubblico, realizzando una più forte presa in carico degli utenti, migliorando la gestione delle cronicità, decongestionando le liste di attesa, favorendo un minore ricorso al Pronto Soccorso e garantendo in buona sostanza più elevati livelli di appropriatezza delle cure”.

In questi giorni, dal momento della presentazione del Ddl Bilancio, si è molto discusso sul funzionamento di questa misura e sull’entità delle risorse dove per esempio lo Smi stima un investimento di 4 mila euro a medico di base. Ma i conti, non rappresentano una semplice divisione tra numero di medici e risorse e a metterli nero su bianco è proprio la relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio. La stima dell’onere derivante dal fabbisogno di apparecchiature sanitarie da destinare per le prestazioni di competenza dei medici di medicina generale ammonta come abbiamo visto a circa 235,834 mln di euro. “L'importo – si legge nei documenti tecnici - è stato stimato considerando distribuiti sul territorio nazionale circa 46.243 medici di medicina generale (valore fornito da annuario statistico ENPAM anno 2017) e tenendo in considerazione che sull'intero territorio i medici sono distribuiti in modo disomogeneo”.

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In questo quadro la relazione tecnica al ddl Bilancio ipotizza quanto segue: 1. circa 13.873 medici di medicina generale, corrispondenti al 30% operano in ambiti isolati. Si ipotizza un investimento unitario pari a €. 10.000,00, finalizzato all'acquisto di dispositivi diagnostici digitali di primo livello (ECG, holter, spirometro, dermoscan, etc), per un costo totale pari a €. 138.730.000,00 2. circa 8.092 ambiti aggregati di medici di medicina generale, in cui i rimanenti 32.370 medici, corrispondenti al 70% del totale, operano in aggregazioni mediamente composte da 4 unità. Si ipotizza un investimento unitario pari a €. 12.000,00, finalizzato all'acquisto di dispositivi diagnostici digitali di primo livello (ECG, holter, spirometro, dermoscan, etc), per un costo totale pari a €. 97.104.000,00. In sostanza i medici che sono soli nel loro studio vedranno assegnarsi 10 mila euro, mentre gli studi aggregati di medici di famiglia avranno una dotazione finanziaria di 12 mila euro. Luciano Fassari