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rassegna sindacale! Anno XIX - n. 260 22 aprile 1973 L. 150 Sped. in abb. post. G. 11/70% Quindicinale della CGIL TRIBUNA CONGRESSUALE Dittò Ravenna Francisconi Sighinolfi * TORINO Consolidate le conquiste del '69, ma lo scontro è ancora aperto CONTRATTI Una esperienza concreta di lotta articolata JUGOSLAVIA Come funziona e come si sviluppa l'autogestione

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rassegna sindacale! Anno XIX - n. 26022 aprile 1973L. 150Sped. in abb. post.G. 11/70%

Quindicinale della CGIL

TRIBUNACONGRESSUALEDittòRavennaFrancisconiSighinolfi *

TORINOConsolidatele conquiste del '69,ma lo scontroè ancora aperto

CONTRATTIUna esperienzaconcreta di lottaarticolata

JUGOSLAVIACome funzionae comesi sviluppal'autogestione

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UNIPOLASSICURAZIONI

* Proprietà del movimentocooperativo italiano

* Siamo Tunica compagniaassicuratricepromossa dai lavoratori

* I nostri investimentiper lo sviluppodella cooperazione

RAMI ASSICURATIVI ESERCITATI

Aeronautica / Automobili / Cauzioni / Cristalli / Films /Furto / Grandine / Incendio / Infortuni / Responsabilità,pivile / Spese legali e peritali / Malattie / Trasporti /Guasti macchine / Rischi pioggia / Rischi impiego/VITA/ Capitalizzazioni / Responsabilità civile auto (RCA)

AGENZIE IN OGNI CITTÀNelle «Case del Popolo» e nelle sedi periferichedel movimento operaio e democraticoMIGLIAIA di «punti di servizio» UNIPOL

Sede centrale:Bologna - Via Oberdan, 24 - Tei. 233.262/3/4/5/6

sommario3 II governo del disordine (Edito-

riale), di Lionello Bignami - Larisposta dei lavoratori ai criminifascisti - La Federazione CGIL,CISL, UIL, sui fatti di Roma eMilano

4 200 mila edili a Roma per batterela controriforma

5 Quando il padrone si mette la to-ga, di P.R.

6 I contratti consolidano il '69, malo scontro è ancora aperto, di Ri-naldo Scheda

8 II ristrutturatore ridimensionato,di Elio Giovannini

9 L'ipotesi di accordo Montefibre

TRIBUNA CONGRESSUALE

11 Interventi di Mario Didò, Rugge-ro Ravenna, Doro Francisconi eMarcello Sighinolfi

15 II congresso della Federbraccianti.^La costituzione della Federazione

trasporti (a colloquio con SandroStimilli)

16 Torino: una lotta concreta, di Gian-ni Alasia e Fausto Bertinotti

18 Per una politica di distensione ecoesistenza: intervista col compa-gno Warnke

19 « Parla sottovoce e usa il basto-ne », (rubrica commenti), di Mi-chelangelo Tricarico - La farsa delcongresso sindacale franchista.

20 L'autogestione in Parlamento, diGiuseppe D'Aloia

22 I diritti dei lavoratori (Rubrica) acura di Marco Vais e Luciano Ca-sadei

Questo numero è stato chiuso in ti-pografia il 19 aprile.

rassegna sindacaleComitato di redazione:Lionello Bignami, Aldo Amoretti,Gianfranco Bianchi, Anna Ciapero-ni. Alieto Cortesi, Giuseppe D'A-loia, Antonio Giansiracusa, SauroMagnani, Leopoldo Meneghelli, San-te Pedrelli, Sigismondo Pompa, Fau-sto Sabatucci, Sesa Tato, GiacomoTosi, Michelangelo Tricarico, Mar-co Vais, Riccardo Varanini, RenzoZaccardelli.

Direttore responsabile:Gianfranco Bianchi.Redazione e amministrazione: Ro-ma, Corso d'Italia, 25 - telefono

84.10.21 — Abbonamenti: annuo li-re 2.500, semestrale lire 1.400, soste-nitore L. 10.000 (estero il doppio)cc.p. n. 1/41965 — Pubblicità STA-SIND s.r.l., Via Lucullo 6, Roma -Codice Postale 00187 - Spediz. inabb. post. Gr. 11/70 — Iscritto aln. 4886 del registro delle pubbl. pe-riodiche del Tribunale di Roma il27-10-1955 — Proprietaria EditriceSindacale Italiana s.r.l. Roma —

Stampa Stabilimento Grafico Edito-riale Fratelli Spada-Ciampino-Roma

Associato all'USPlUnione Stampa

Perlodlca Italiana

EDITRICE SINDACALE ITALIANA - Roma corso d'Italia, 25

II primo « fumetto » sindacale opera del noto cartoonistamericano Fred Wright. Pagg. 128 L. 1.500

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Versol'Ulll CongressodellaCGIL

TribunaCongressuale

Mario DittòSegretario confederale C6IL

Rilancio dell'unitàe sviluppodelle lotte socialiobiettivo del dibattito

I

La proposta della CGIL per l'affer-mazione di una programmazione de-mocratica dello sviluppo economiconazionale, secondo le priorità espres-se dal movimento e dai bisogni rea-li dei lavoratori: occupazione, Mezzo-giorno, riforme, esige una forte ini-ziativa politica da parte dell'insiemedella nostra organizzazione, che pun-ti contemporaneamente al rilancio delprocesso unitario e all'organizzazio-ne della lotta sul terreno sociale a li-vello territoriale.

In questi ultimi anni il movimentosindacale è riuscito ad imporre, neiluoghi di lavoro, un nuovo rapportodi forza tra lavoratori e padronato,realizzando importantissime conqui-ste in termini di diritti sindacali e dicontrattazione, di miglioramento so-sostanziale delle condizioni di lavoro,in virtù di una compattezza e di unacombattività operaia senza preceden-ti, che non ha ceduto nemmeno allagrave involuzione del quadro politiconazionale, come dimostra lo stessorisultato contrattuale dei metalmecca-nici.

Non a caso questo dato si accom-pagna alla profonda trasformazionedelle strutture sindacali in fabbrica eal modo d'essere del sindacato stes-so nei suoi rapporti con i lavoratori,attraverso la costituzione dei Consiglidei delegati, quale struttura unitariae unificante dei lavoratori nell'azienda.

Il problema per noi è di riuscire atrasferire fuori dalla fabbrica, questonuovo rapporto di forza, per avanza-re sul terreno delle riforme ed im-porre una nuova politica economica,quale condizione non solo di salva-guardia delle stesse conquiste con-trattuali, ma per migliorare le condi-zioni sociali complessive delle masselavoratrici (a partire da quelle oggidisoccupate) e nel contempo affer-mare nuovi valori di democrazia nel-la società nazionale, tali da sconfig-gere le spinte eversive e neofasciste.

Il governo And reotti e le forze pa-rassitane, così come i grandi gruppifinanziari sperano che la chiusura

della stagione contrattuale crei un cli-ma di «pace sociale» e a tal fine ali-mentano anche le spinte corporativee settoriali le più deteriori, come è di-mostrato dalle manovre attuate nelsettore del pubblico impiego, neltentativo di sconfiggere la linea delleriforme sostenuta dai sindacati.

Alla situazione politica pericolosache si è creata nel Paese, a cui siaccompagna l'aggravarsi del proble-ma dell'occupazione, dei prezzi, de-gli squilibri regionali e settoriali, ilmovimento sindacale deve reagirecon estremo vigore con iniziative dilotta a livello territoriale, ricercandoil confronto con i pubblici poteri e leforze politiche.

Questo tipo di lotta non si può svi-luppare senza l'unità profonda di tut-te le forze sindacali che ne garantiscal'autonomia e senza strumenti di di-rezione del movimento adeguati, alivello di zona, fuori dalla fabbrica.

Da qui il legame strettissimo cheesiste nelle « tesi » congressuali traproposta politica, processo unitario ecostituzione dei Consigli di zona.

Non c'è da illudersi di riuscire avincere la nostra battaglia, se rima-ne l'attuale vuoto tra Consigli dei de-legati unitari in fabbrica e una Fede-razione CGIL-CISL-UIL quale merostrumento di mediazione per l'unitàd'azione. Vi sono nelle « tesi » preci-se proposte per rilanciare l'unità or-ganica, sia pure passando dalla Fe-derazione CGIL, CISL, UIL, ma at-tuando concrete misure che consento-no di avanzare verso l'unità: su questeproposte (alcune delle quali con tesialternative) la discussione deve esserenon solo approfondita al nostro inter-no, ma deve essere intrecciata conil dibattito in atto nella CISL, coinvol-gendo gli stessi amici della UIL.

Contemporaneamente bisogna riu-scire a porre in discussione, nelleassemblee dei lavoratori e nei Consi-gli di fabbrica, il problema della crea-zione dei Consigli di zona, la cui co-stituzione diventa un obiettivo con-creto del dibattito congressuale, su-perando le stesse Camere comunalidel lavoro, laddove esistono, perquanto ci riguarda. Le C.d.L. comu-nali devono infatti diventare il più im-pegnato centi o di iniziativa per là co-stituzione dei Consigli di zona.

I « Consigli di zona » devono es-sere unitari e devono unificare i la-voratori di tutte le categorie attornoagli obiettivi di riforma e di nuovapolitica economica. Devono cioè es-sere strumenti di organizzazione delconsenso, innanzitutto dei lavoratoridipendenti di ogni settore, alla lineaunitaria del sindacato e devono es-sere strumenti di direzione del movi-mento a livello territoriale, superan-do le caratteristiche che spesso han-no acquisito le C.d.L. comunali, diistanze assistenziali o di semplice

coordinamento delle diverse catego-rie. Il modo di costituzione dei « Con-sigli di zona» deve essere il menoschematico possibile, tenendo contodella estrema differenza delle situa-zioni territoriali e delle diversità esi-stenti anche nel grado di unità rea-lizzata nelle varie zone e diverse ca-tegorie. L'importante è che il Con-siglio di zona sia fortemente ancora-to ai Consigli di fabbrica e compren-da l'insieme delle strutture sindacaliunitarie o differenziate che esistononel territorio e nelle categorie dellezone interessate. Sarà lo sviluppo delmovimento che suggerirà, assiemealle capacità creative degli stessi la-voratori, i successivi affinamenti or-ganizzativi, sempre tenendo fermol'obiettivo di un giusto equilibrio trademocrazia e unità nella definizionedegli organismi dirigenti. Tanti Consi-gli di zona per lo sviluppo del movi-mento a sostegno della piattaformagenerale unitaria: ecco l'obiettivoprincipale del nostro congresso.

Ruggero RavennaSegretario confederaledella UIL

L'unità dal basso

A Rimini, l'assemblea dei delegatiha approvato la linea che era stataportata avanti unitariamente dal grup-po dirigente, e, quindi, anche dallacomponente a cui appartengo. Que-sta linea unitaria si fonda sulla esi-genza di far svolgere alla UIL un ruo-lo attivo nella costruzione di una con-duzione unitaria del movimento sin-dacale italiano. Tale unità è indispen-sabile per realizzare gli obiettivi dirinnovamento delle strutture econo-miche, sociali e civili che il movimen-to sindacale persegue.

Certo, non tutte le divergenze sonosuperate, ma son divergenze che nonriguardano solamente le varie compo-nenti della UIL ma investono diretta-mente l'intero movimento. Noi siamopartiti dalla convinzione che l'espe-rienza ci ha dettato: una nuova ini-ziativa del sindacato per l'unità deilavoratori deve realizzarsi attraverso

una spinta unitaria che parta dal bas-so, capace di mobilitare le masse la-voratrici intorno ad obiettivi comu-ni ma al tempo stesso deve prevede-re l'unità delle tre Confederazioni edelle componenti storiche del movi-mento sindacale.

La UIL, per la sua composizione,per lo spazio politico e sindacale cheoccupa nel Paese, può svolgere unruolo determinante in questa dire-zione. Lo hanno confermato i dele-gati presenti al Congresso di Rimini.Delegati che in gran parte erano gio-vani provenienti dalla esperienza del-le lotte di questi ultimi anni.

Doro FrancisconiPresidente dell'INCA-CGIL

L'articolazioneun problemanon risolto

Come è stato ben detto, il com-plesso dei temi fondamentali propo-sti alla discussione dell'8" Congresso,costituiscono una proposta politica ri-volta ai lavoratori, al Paese, alla clas-se dirigente, in alternativa all'attualeindirizzo, che « prospetti una fase si-cura di ripresa non più costruita sulsacrificio e sul supersfruttamento del-le masse ».

A mio parere il miglior contributoche si possa recare al dibattito incorso è che i temi proposti sianotrattati globalmente e al tempo stes-so riferiti alle reali condizioni nellequali le assemblee congressuali sisvolgono. Voglio dire che è necesssa-rio realizzare una effettiva parteci-pazione dei lavoratori alle scelte dinatura strategica, il che significa di-scutere, in tutte le sue implicazioni,dei problemi di ordine generale edelle scelte che essi presuppongono,ma che contemporaneamente biso-gna garantire questa partecipazioneanche con la elaborazione di obiettiviriferiti alla situazione di quelle deter-minate organizzazioni in cui il con-gresso si svolge (azienda, categoria,comune, provincia e congresso nazio-nale) in modo che assieme a quelloche si « vuole » sia possibile stabili-

rassegna sindacale 11

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30.000 in sciopero generalenelle Marche

La federazione regionale CGIL-CISL UIL ha dichiarato uno sciopero generaleper protestare contro la gravissima crisi che investe l'economia delle Marchee provoca un gravissimo disagio in tutta la società.

Lo sciopero ha visto riuniti per la prima volta 30.000 lavoratori marchigianici tutte le categorie, gli operai ed i contadini ed è culminata in una manifesta-zione regionale Ancona, con un comizio unitario.

Lo sciopero è occasione per il lancio della piattaforma regionale espressadai sindacati. La proposta si articola in due punti essenziali. Aumento dei postidi lavoro, qualificazione e stabilità del posto. Rinnovamento del settore agricoloper garantire ai contadini e a tutti i lavoratori della terra condizioni di vita piùcivili.

re anche « che cosa fare per poterloavere ».

Si tratta, cioè, di riproporre il pro-blema dell'articolazione delle inizia-tive — che non è certamente un te-ma nuovo — ma che pur tuttavia nonsiamo riusciti a risolvere a fondo, con-siderando le discussioni e le contrap-posizioni che ne sono derivate anchea proposito delle forme di lotta. Credodi poter affermare che la carenza cheal riguardo lamentiamo sia da far ri-salire non tanto ad una generica in-capacità di mobilitazione, ma ancorpiù ad una insufficiente elaborazionerivendicativa ai diversi livelli settoria-li e territoriali.

Penso, ad esempio, al problemadella riforma sanitaria e al rapporto daistituire tra piattaforma generale e ini-ziativa articolata in termini di elabora-zione di obiettivi parziali e di azionesindacale. E' lecito chiedersi, a que-sto riguardo, se si è fatto tutto il pos-sibile perché la tematica aziendalepotesse trovare i necessari riferimentinel territorio e, soprattutto, che cosa èstato fatto per dirigere e coordinarel'iniziativa allo scopo di evitare ma-nifestazioni di disarticolazione dellelotte e un ritorno a posizioni non de-finitivamente superate come quelledella monetizzazione del rischio e deldanno alla salute.

Del resto, sul piano dell'insufficien-te articolazione delle iniziative, biso-gna onestamente riconoscere che siè perduta più di una occasione. Lamancata attuazione delle decisionidella Conferenza di Rimini dello scor-so anno, ad esempio, è stata unadelle occasioni più importanti chesono andate perdute. Ben poche del-le decisioni operative assunte a Ri-mini sono state attuate. Il documentoconclusivo della conferenza partivadalla constatazione di una carenza,« la discontinuità dell'impegno, lascarsa unificazione e generalizzazio-ne delle esperienze » e aggiungevache, per superare questi limiti e ga-rantire un metodo comune nell'affron-tare la tematica dell'ambiente era ne-cessario « un impegno straordinariodelle Confederazioni per tradurre lescelte generali in momenti di costru-zione delle vertenze a livello territo-riale e aziendale ». E nel documentosi individuavano persino gli strumen-ti atti a garantire la socializzazionedelle esperienze e la generalizzazionedelle iniziative.

Veniva indicata, fra l'altro, l'esigen-za di istituire un Centro di documen-tazione nazionale e di attuare, a livel-li territoriali, centri unitari contro lanocività allo scopo di realizzare laraccolta e lo scambio delle esperien-ze e di favorire lo sviluppo di ini-ziative sul piano della formazione edella documentazione; veniva altresì

rilevata l'esigenza del coordinamen-to, l'unificazione e la generalizzazio-ne dei temi della salute e la creazio-ne di un rapporto nuovo con i « tecni-ci della salute » ai fini di un colle-gamento delle iniziative di fabbricacon l'azione per le riforme di strut-tura.

Ebbene; noi siamo profondamenteconvinti che se si vuole rafforzare ve-ramente l'azione sindacale in questocampo e contrastare le tendenze allamonetizzazione del rischio, ciò checonta per la rimozione delle causeche sono all'origine del danno allasalute del lavoratore, è l'esatta cono-scenza del rischio a cui il lavoratoreè esposto. E se così è, occorre sot-tolineare il compito specifico dei grup-pi omogenei dei delegati e dei Consi-gli di fabbrica, attraverso i quali sirealizza su tutti i problemi, compresoquello della tutela della salute, il prin-cipio fondamentale della partecipazio-ne dei lavoratori, con l'avvertenza pe-rò, che l'iniziativa non si esauriscanell'ambito della fabbrica, ma si col-leghi, beninteso, con tutte le forze chesi riconoscono nelle nostre scelte po-litiche.

Anche per quanto riguarda i pro-blemi della previdenza ritengo che icongressi, a tutti i livelli, abbiano dadire alcune cose nuove-e interessan-ti. Possiamo dire, intanto, che nei la-voratori è venuta rafforzandosi la con-sapevolezza che la prestazione pre-videnziale — pensione, rendita perinfortunio, indennità per malattia odisoccupazione, assegni familiari, ecc.— non è altro che una forma di sala-rio differito, e perciò un preciso dirit-to da migliorare con l'azione sindaca-le, cosi come si fa per il salario di-retto.

Se, perciò, un ulteriore approfon-dimento deve e può essere chiestonel corso del dibattito precongressua-le in materia di previdenza questodeve riguardare proprio la definizionedi un impegno più incisivo e comples-sivo del sindacato di questa parte disalario che al lavoratore non vienesubito pagata, ma accantonata peressergli poi restituita sotto forma diprestazione previdenziale. E' un impe-gno che non è ancora pari alla ne-cessità e le cui insufficienze si ma-nifestano: sul piano della lotta alleevasioni contributive che raggiungo-no cifre astronomiche di 1500-2000miliardi, sul piano della gestione deifondi previdenziali, sul piano della di-fesa e del miglioramento del salarioprevidenziale.

Per quanto riguarda TINCA, il patro»nato della CGIL, il nostro impegno èvolto ad assolvere il nuovo ruolo dipatronato sindacale, così come lostiamo definendo: un patronato chefa appllicare la legge e la norma ma

che contribuisce anche alla modificadella legge e della norma proprioperché opera come parte del sinda-cato e in funzione di una piattaformacomplessiva. I ritardi che ancora siriscontrano nella pratica all'afferma-zione definitiva di una concezione delpatronato così delineata, le stesseresistenze che qua e là ancora simanifestano per una totale integra-zione dell'attività del patronato nelsindacato — ciò che appare eviden-te nelle difficoltà che si rivelano nel-l'estendere la presenza dei patronatinei luoghi di lavoro nell'ambito del-le strutture sindacali esistenti — sonotutte superabili se la lotta in difesadella salute e del salario previden-ziale sarà assunta dal sindacato intutta la sua interezza e in tutte le sueespressioni, in modo che l'azione pertutelare e individuare il danno e pergarantire il pieno godimento delleprestazioni, diventi un momento dellaazione per prevenire il danno, miglio-rare i trattamenti previdenziali, attua-re le riforme, collocando l'iniziativadel patronato in questo quadro ecome un momento importante dellepiù generali iniziative del sindacato.

Marcello SighinolfiSegretario regionale CGILEmilia Romagna

Le piattaforme zonalie i nuovi strumentidi organizzazione i

I Consigli di zona, nel loro rappor-to di interdipendenza con la artico-lazione, l'avanzata delle lotte, dellastrategia sindacale attuale e della uni-tà, sono uno dei temi e degli impegnifondamentali delle organizzazioni del-la C.C.d.L ed anche di forze dellaCISL e UIL a Bologna e da un certotempo sono oggetto di dibattito a li-vello di massa. Di recente si è tenutoun convegno apposito promosso dal-la C.C.d.L. La maturazione del pro-blema « Consigli di zona » sta avve-nendo proprio perché c'è stato tut-to uno sviluppo di questi ultimi anninella provincia di Bologna così co-me in tutto il paese. Sviluppo rap-presentato dalle grandi battaglie con-trattuali e per le riforme e con esse

il processo di unità; cioè un insiemedi fatti di enorme portata che hannoavuto soprattutto un significato: pienatenuta della strategia e del potenzialedi lotta, affermazione dell'esperienzaunitaria alla base con la generalizza-zione dei Consigli di azienda. Nel con-testo richiamato, l'articolazione, inte-sa come piattaforma e come azioneha avuto il suo decollo concreto ne-gli ultimi mesi del 1971 e nei primidel 1972 in modo vario circa i modi egli strumenti di direzione.

In zone omogenee da molto tempodelineate dal punto di vista economi-co-sociale comprendenti l'Imolese, ilPersicetano e Budrio-Molinella-Medi-cina, si è giunti al varo di piattafor-me zonali tutte a carattere compren-soriale intercomunale, con conse-guenti azioni di scioperi unitari e ma-nifestazioni pubbliche decise e diret-te dalle strutture tradizionali e preci-samente le C.d.L. zonali e comunalie le Unioni CISL con qualche presen-za UIL solo categoriale, ma in strettocollegamento e con la partecipazionedei Consigli di azienda. Nella città ca-poluogo e nei comuni della « cintu-ra » confinante ove sono concentratii due-terzi dei lavoratori della provin-cia, sempre nello stesso periodo —anche per effetto del ruolo coordina-tore-direzionale della C.C.d.L. — siè arrivati, sia al varo di piattaformeconcrete articolate zonali e di quar-tieri che hanno investito nel capo-luogo i quartieri fortemente industrialidi Borgo Panigale, S. Viola, Bologni-na, S. Donato, S. Vitale, e nella Cintu-ra, Casalecchio-Zola Predosa-Sasso,Anzola e S. Lazzaro; sia ad azioni disciopero con cortei e manifestazionipubbliche. In tutte queste località siè avuta una esperienza che mentreha visto impegnate le strutture tradi-zionali zonali categoriali e le C.d.L.zonali e comunali ha determinato ilsorgere dei primi Consigli categoria-li di zona, e di Consigli — seppurenon uguali per presenza e capacitàdi iniziativa — di carattere zonale chehanno agito autonomamente nei quar-tieri del capoluogo — privi di struttu-re orizzontali tradizionali.

Nei comuni invece ciò è avvenutoin collegamento con le C.d.L. e lestrutture categoriali.

I risultati di questa complessa e-sperienza sono stati stimolanti e po-sitivi anche se hanno risentito di duelimiti: 1) L'assenza dell'impegno nellalinea e nell'azione, delle strutture con-federali provinciali CISL e UIL ancheper i riflessi della involuzione politicaavutasi ed in atto nel paese; 2) Lamessa in crisi di Firenze 3 e l'allen-tamento dell'impegno complessivo u-nitario causato dalle crisi interne del-la UIL prima e della CISL dopo, nono-stante l'approdo al Patto federativo

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ed i congressi straordinari delle no-stre organizzazioni CGIL con tutta laloro positività.

Apprezzabile è da considerare laelevazione del ruolo direzionale poli-tico della CCdL in questa intensa ecomplessa vicenda, di elaborazionearticolata e di movimento, che è stataaccompagnata da una crescita — inordine alle politiche — degli stessisindacati di categoria — dell'industriae non solo — con una presenza delleanaloghe organizzazioni categorialidella CISL ed in minor misura dellaUIL. In una parola con lo schieramen-to richiamato, si è « tirato » insieme u-nitariamente per le piattaforme, perl'azione dei lavoratori e per l'indivi-duazione delle parti e controparti alfine di ricercare sbocchi per gli obiet-tivi posti; vale a dire l'occupazione eil Mezzogiorno, la casa, la scuola, lasanità, i trasporti i prezzi, ecc. Obietti-vi sostanzialmente omogenei anchese rapportati a situazioni ed a biso-gni ovviamente non identici. Non si èavuto l'apporto della CISL e della UILconfederali causa un loro disimpegnodi linea e certi dissensi che hannoimpedito sinora anche il Patto Fede-rativo provinciale.

Tutta la spinta unitaria ne ha trattogiovamento nel senso soprattutto difissare una unità articolata sulle rifor-me gestita dal basso, coinvolgendofinalmente i Consigli dei delegati diazienda con un rapporto vivo fra ini-ziative rivendicative e problemi gene-rali della condizione di vita esterna.Ma l'aspetto più importante della e-

sperienza sta negli sbocchi di solu-zione avviati. Infatti, con le azioniarticolate zonali e di quartiere e natu-ralmente con la pressione generaleespressasi fortemente con i momentinazionali positivi, ultimi fra questi losciopero generale del 12 gennaio e losciopero industriale-agricolo del 27febbraio, si è arrivati ad alcune con-quiste sui problemi sociali su una li-nea di riforma. Proprio in questi gior-ni fra la C.C.d.L. e i suoi sindacati del-la industria, i sindacati dell'industriaCISL, la FLM, la Giunta della Ammini-strazione Provinciale e la Giunta delComune di Bologna, si è portato avan-ti un laborioso e positivo confronto-negoziale sulla base di precedenticonfronti avutisi negli ultimi due annisulle linee programmatiche degli Enti-locali citati, ed ancora più concreta-mente sulla base delle piattaformegenerali provinciali categoriali e zo-nali scaturite nel periodo richiamato.E, più recentemente, ci si sta accor-dando su un protocollo di intesa che— fermo restando il ruolo autonomodi ciascuna delle forze del confron-to negoziale in ordine alla strategiagenerale, delle riforme — fissa alcuneprime misure sociali nell'ambito dellasfera di competenza degli enti locali.Eccole in sintesi: — gratuità del tra-sporto pubblico nella città capoluogo,estesa ad alcuni comuni della cin-tura interna, per i lavoratori, i pensio-nati e gli studenti; — estensione e po-tenziamento del Centro di medicinapreventiva e dell'ambiente a tutti i po-sti di lavoro con iniziative congiunte

fra Centro (Comune e Provincia) Con-sigli d'azienda e Consigli di zona; —un piano preciso di asili nido, di men-se territoriali e di servizi sociali con-nessi, anche in funzione culturale. Ilprotocollo inoltre, fissa gli impegni abreve termine per misure e soluzioniin ordine ai problemi della scuola, deiprezzi, della casa e dell'agricoltura.Il tutto naturalmente in una visione u-nificante rispetto alle impostazioni edalle proposte definite su scala nazio-nale e regionale.

Da tutto questo, che rappresentauna prima tappa, ne discende unaforte esigenza di verifica di massache si farà nelle zone e nelle fab-briche, chiamando i Consigli di azien-da, ma soprattutto stimolando i Con-sigli di zona, anche quelli embrionalio solo categoriali, insieme alle strut-ture camerali ed ai sindacati di ca-tegoria, sia ad una valutazione criticadi questa complessa esperienza e de-gli approdi a cui è giunta, e sia so-prattutto nel ricercare la continuitàdella iniziativa politica e di movimen-to. Del resto l'insegnamento fonda-mentale di questa prima esperienzadella articolazione e del decollo deiConsigli territoriali nel contesto di tra-dizioni e peculiarità ben note e preci-se come quelle di Bologna dice an-zitutto una cosa: solo con la chiarez-za sulla strategia e sulla iniziativapolitica e con l'azione concreta si dacorpo alla articolazione in modo vivoe solo in un contesto del genere econ l'unità i Consigli cresceranno ediverranno a tutto ciò rispondenti, al

di fuori di visioni precostituite e dimiti, senza un « prima » e un « dopo »fra strumenti e politica e con unaconcezione che comprenda gli inte-ressi di tutti i lavoratori e cioè dellaindustria, del commercio, dei servizie della agricoltura, del pubblico im-piego, dei trasporti, ecc. cioè di « tut-ti » e della collettività socialmentepossibile di convergenze ampie.

La conclusione che deriva da que-sto quadro di prime esperienze pro-vinciali è che il cammino sarà arduo— almeno a Bologna — ma ci potràessere l'intero movimento a contribui-re, quindi con l'apporto creativo dellemasse dei lavoratori si avanzerà an-cora verso nuovi traguardi. Tanto perricordare alcuni grossi problemi a-perti occorre: — raggiungere, pertutto il sindacato e per l'intero movi-mento dalla base ai vertici, maggioree completa identità di vedute sullastrategia generale, sulle politiche ri-vendicative e sugli strumenti di baseaziendali e territoriali, e quindi svilup-po della unità. — Incalzare nel con-fronto e nelle individuazioni delle par-ti e controparti locali complessive,coinvolgere concretamente forze poli-tiche (parititi) e sociali — anche se sisono smosse molte posizioni per con-tribuire al superamento di concezionie schemi vecchi e precostituiti — perricondurre alla strategia delle riformee della alternativa il più largo schie-ramento possibile. Il dibattito per l'8"Congresso della CGIL darà sicura-mente un grande contributo in direzio-ne di questi importanti problemi.

bCUQLftCOMPITO

SPECIftLliìftTO

Per unascuolapubblicada 3 a 14 anni

Una grande manifestazione ha vistoriunite a Roma migliaia di donne pro-venienti da ogni parte d'Italia per af-fermare che il diritto allo studio co-mincia a 3 anni. Sui cartelli, suglistriscioni inalberati veniva espressal'esigenza di emancipazione femminileaccanto ai diritti dell'infanzia. La man-canza di asili-nido, di scuola a tempopieno ribadisce di fatto la divisionedei ruoli tra uomo e donna e condan-na la donna all'emarginazione. Per lelavoratrici tali carenze comportano undoppio carico di lavoro; l'adattamentoa condizioni di supersfruttamento co-me il lavoro a domicilio; ad accettareuna collocazione che non offre pro-spettive di carriera.

Nel ribadire che la scuola, per l'In-fanzia è un'esigenza del bambino, ledonne a Roma, hanno riaffermato il lo-ro diritto all'emancipazione ed allascuola pubblica gestita socialmenteche garantisca a tutti il diritto all'edu-cazione ed alla cultura.

rassegna sindacale 13