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SOMMARIO Pag. 3 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Da Cdm via libera con polemiche al ddl di riforma sull’ordinamento giudiziario (mondo professionisti) Pag. 5 ORDINAM. GIUDIZ.: Riforma al via. No della Bonino (la repubblica) Pag. 6 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Ecco i punti chiave della riforma (mondo professionisti) Pag. 8 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Cosa prevede il disegno di legge sulla Giustizia (il giornale) Pag.10 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Giustizia, la riforma Mastella parte già azzoppata (il giornale) Pag.11 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Via libera da Palazzo Chigi al Ddl che modifica la riforma dell'ordinamento giudiziario (diritto e giustizia) Pag.13 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Mastella fa la sua mossa (italia oggi) Pag.14 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Buongiorno: «Il guardasigilli con questa legge ci porta nella preistoria del diritto» (il giornale) Pag.15 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Giustizia: Boselli,ci batteremo contro ddl Mastella (www.la repubblica.it) Pag.16 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO:Bonino,ho detto no in Cdm a ddl Mastella (www.la repubblica.it) Pag.17 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Penalisti, al via l'astensione (italia oggi) Pag.18 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Primo passo verso un sistema più efficiente di Donatella Stasio (il sole 24 ore) Pag.19 ORDINAM. GIUDIZ.:Verifiche quadriennali sulla professionalità (il sole 24 ore) Pag.20 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Consigli giudiziari tra passi avanti e non di Marco Patarnello - Componente del C.G. di Roma (italia oggi) Pag.21 CLASS ACTION: Gli avvocati appoggiano il modello Ue (il sole 24 ore) Pag.22 PROFESSIONI: Riforma, si riprende. Ma è polemica (italia oggi) Pag.23 FORMAZIONE: L’Anf denuncia il Cnf all'antitrust (italia oggi) Pag.24 FORMAZIONE: Il regolamento sulla formazione permanente sotto la lente dell'Antitrust (diritto e giustizia) Pag.25 CASSA FORENSE: Cassa forense, corsa alla presidenza (italia oggi) Pag.26 CASSA FORENSE: Il patrimonio della Cassa forense (italia oggi) Pag.27 DIRITTO DI FAMIGLIA: Al senato sono tutti pazzi per i Pacs (italia oggi) Pag.28 DIRITTO DI FAMIGLIA: I dieci disegni di legge all'esame del Senato in pillole (italia oggi) Pag.30 MAGISTRATURA: Sì al rientro in magistratura di Corrado Carnevale. Ma il Plenum si spacca (diritto e giustizia) 08/03/2007

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MONDO PROFESSIONISTI

Da Cdm via libera con polemiche al ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge, presentato dal Guardasigilli, Clemente Mastella, che modifica la riforma dell'ordinamento giudiziario. Nella riforma dell'ordinamento giudiziario approvata dal governo non figura la separazione delle carriere dei magistrati. La riforma prevede la distinzione delle funzioni tra pm e giudici ma non la separazione delle carriere che, come ha detto Mastella, “non è prevista nel programma del governo che io ho sottoscritto”. Non si limita a una semplice bocciatura la presa di posizione delle Camere Penali che hanno deciso tre giorni di sciopero dal 21 al 23 marzo e una manifestazione nazionale che si terrà a Roma il primo giorno di mobilitazione. “Nonostante l'ampia e incisiva attività svolta nei mesi scorsi dall'Ucpi – hanno sottolineato Oreste Dominioni e Renato Borzone, presidente e segretario delle Camere penali italiane - la politica della giustizia, dopo la crisi di governo, continua ad evolversi in modo gravemente negativo e nel senso di un'evidente involuzione dell'ordinamento. È ancora chiarissima la posizione di condizionamento dominante esercitata dall'Anm e subita dalla politica". Un punto centrale della delibera dell'Ucpi con cui si indice il prossimo "sciopero delle toghe" è rappresentato dal "fermo respingimento delle proposte di interventi urgenti sul codice di procedura penale di preannunziata imminente presentazione e contrabbandate dal ministero della Giustizia come misure intese a velocizzare i processi penali". Piuttosto, secondo i penalisti, queste "ne complicano i meccanismi, riducendo le garanzie dell'imputato e dequalificando il processo come strumento di accertamento del fatto, senza contare che in questo modo viene scardinata la struttura del processo di parti". Per l'Unione della Camere penali, inoltre, è "mistificante l'imputazione al rispetto delle garanzie per l'imputato dell'irragionevole durata dei processi legata piuttosto alle inefficienze della macchina giudiziaria": altrettanto "grave", quindi, secondo gli avvocati, "appare il generalizzato ricorso all'incidente probatorio, prova dello spirito restauratore che anima il progetto ministeriale". I penalisti, poi, sottolineando "la carica involutiva del provvedimento", segnalano come "la disciplina dell'impedimento del difensore tocchi il punto più basso quando ritiene che l'impedimento non debba valere nella fase di formazione dibattimentale della prova" e quindi rilevano anche "il declassamento della disciplina delle eccezioni a questione burocratica". Non dimenticano, poi, di ricordare il recente caso della circolare Maddalena, "utile a comprendere – spiega l'Ucpi - la modifica istituzionale dei rapporti tra politica e potere giudiziario che va contrastato per tutelare la legalità del sistema. Tutte queste situazioni – hanno concluso le Camere penali, - concorrono a disegnare un quadro fosco di restaurazione, a mettere gravemente in pericolo gli elementari principi del giusto processo, ad attentare alla struttura accusatoria dello stesso, a tentare di normalizzare l'avvocatura penale attraverso la limitazione dei diritto di astensione". Non ha parole Michelina Grillo, presidente dell’Oua. “Meglio non parlare – ha detto a MP - la settimana prossima riunirò il direttivo e approveremo un documento di critica e proposta”. Il presidente dei Giovani Avvocati (Aiga) Walter Militi criticando, in particolare, la possibilità del passaggio di funzioni tra magistrati requirenti e magistrati giudicanti ha definito il provvedimento . “l'ennesimo provvedimento magistrato-centrico che taglia del tutto fuori l'Avvocatura istituzionale e associata. Il disegno di legge approvato dal Cdm costituisce un chiaro esempio di restaurazione del preesistente assetto dell' ordine. Una netta differenziazione - secondo Militi - assicurerebbe, invece, l'imparzialità e la terzietà dei magistrati, la parità tra pubblica accusa e difesa e contribuirebbe a migliorare la qualità e l efficienza dell’amministrazione della Giustizia. Fino a quando il legislatore farà finta di ignorare che il principio costituzionalmente garantito della terzietà del giudice è irrimediabilmente compromesso dalla interscambiabilità tra magistratura requirente e giudicante, assisteremo impotenti alla negazione del giusto processo”. Critiche anche dai partiti della maggioranza. Bocciatura senza appello dalla Rosa nel

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Pugno che ha deciso di presentare una proposta di legge costituzionale per separare ''una volta per tutte'' le carriere di giudici e Pm. ''L'Italia su questo punto – ha spiegato il leader dello Sdi, Enrico Boselli - è fuori dall'Europa. È l'unico paese dell'Europa occidentale, - ha aggiunto - a non prevedere una separazione delle carriere per magistratura giudicante e inquirente. È un passo indietro rispetto all'accordo raggiunto nell'Unione – ha proseguito - ed è per questo che noi della Rosa nel pugno non lo sosterremo. Contraddice tutta la discussione che c'è stata in questi anni sul tema. Ed è stato un errore – ha concluso Boselli - il modo e le forme in cui è stato presentato''. A sparare a zero contro Mastella anche il ministro per le Politiche Comunitarie, Emma Bonino che, in Consiglio dei ministri, ha votato contro il ddl Mastella di riforma dell'ordinamento giudiziario, sostenendo la separazione delle funzioni dei magistrati. “Avevo cercato fin dall'inizio, con una lettera del 20 febbraio, di contestare questo disegno di legge – ha spiegato - capisco perfettamente il programma dell'Unione, che non prevede la separazione delle carriere ma una separazione rigorosa delle funzioni, anche se per la verità a me pare che non ci sia nemmeno la separazione delle funzioni; ma è chiaro che noi radicali, socialisti, noi Rosa nel pugno, abbiamo una posizione completamente diversa, abbiamo fatto dei referendum su questi temi, e la battaglia sulla giustizia, sullo stato di diritto, è una delle cose qualificanti della nostra storia politica”. Per Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia di Alleanza Nazionale, “è una riforma gattopardesca che fa finta di cambiare, e invece non cambia assolutamente nulla. Mentre la riforma Castelli apriva spiragli alla separazione delle funzioni - sottolinea l'esponente di An – con questa riforma si torna alla preistoria del diritto. Siamo alla solita logica di Mastella di fare modifiche che non servono a nulla. È una logica gattopardesca - conclude Bongiorno – che abbiamo notato anche in occasione dell'indulto". Luigi Berliri

08/03/2007

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LA REPUBBLICA

Giustizia, riforma al via. No della Bonino Stretta sui giudici fannulloni. Di Pietro: stop alla Cirielli. Avvocati in sciopero - Il ministro radicale

vota contro: manca la separazione delle funzioni dei magistrati - Mastella soddisfatto:clima cambiato, è stata deposta l’ascia di guerra

ROMA — Mastella riforma la Controriforma Castelli sull’ordinamento giudiziario. All’insegna di una conquistata certezza politica. Che dopo il Consiglio dei ministri il guardasigilli sintetizza così: «È stata per anni una materia incandescente per la dura e netta contrapposizione tra magistratura e politica. Ormai il clima è diverso. E’ stata deposta l’ascia di guerra. Nella mia riforma non ci saranno più né interferenze né incursioni contro l’indipendenza della magistratura». Il sottosegretario diellino alla Presidenza Enrico Letta annuncia «un testo equilibrato che ripristina un circolo virtuoso tra poteri dello Stato».Accesso in magistratura più severo; verifiche della professionalità ogni quattro anni con la conseguenza che chi non viene giudicato idoneo si vede bloccare lo stipendio o, dopo due verifiche negative, incappa nell’espulsione; netta distinzione delle funzioni tra giudice e pm, ma senza la separazione delle carriere. Sono questi alcuni dei punti qualificanti del ddl che si oppone a quella che le toghe avevano ribattezzato la controriforma” dell’ordinamento del 1941 fatta da Berlusconi. Mastella è soddisfatto anche se ha dovuto affrontare una mezza bufera. Questa volta non è stato il leader dell’ldv Antonio Di Pietro a mettersi per traverso, ma la titolare delle Politiche europee Emma Bonino che, con una dura requisitoria, ha cercato di far recedere Mastella da una distinzione delle funzioni tra giudice e pm considerata troppo morbida e quindi «inaccettabile».Alla fine la Bonino., come ha dichiarato subito a Radio Radicale, ha pronunciato. «il suo primo no» da quando è nato il governo Prodi. A ruota l’hanno seguita i socialisti di Enrico Boselli che hanno promesso «una dura battaglia parlamentare» e hanno presentato subito alla Camera un progetto alternativo sostenendo che «se l’Italia non prevede la separazione delle carriere è fuori dall’Europa». Ma il guardasigilli ha ricondotto il dissenso alla “posizione particolare” che la Rosa nel pugno ha sulla giustizia. Nessun reazione sulle altre rimostranze che pure ci sono state. Di Pietro, che aveva già incassato molte correzioni al testo fatte dopo le proteste di due settimane fa, ha contestato un’innovazione che il vicepremier diellino Francesco Rutelli voleva introdurre sui poteri del ministro della Giustizia nel riassetto degli uffici giudiziari. La procedura abituale che prevede la decisione del Csm e il successivo “concerto” del guardasigilli veniva sbilanciata con un ministro che si limitava a «sentire» il Csm. A Di Pietro si è associato il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Ma pure il Verde Alfonso Pecoraro Scanio ha parlato di «future modifiche». Battaglia sulla Cirielli: Di Pietro “sfida” Mastella e vuole «abrogata in 15 giorni» la prescrizione breve. Mastella replica: «Nuova legge in fretta. Ritardo solo in attesa della Consulta». A dieci mesi dall’insediamento in via Arenula, e dopo aver portato il testo a palazzo Chigi da molte settimane, il ministro della Giustizia spunta un passaggio importante e guarda al determinante appuntamentodel3 lluglioquan- do scadrà la sospensione dell’ordinamento firmato dal leghista Roberto Castelli. E la data che i magistrati temono e che Mastella non deve superare. Per questo chiede «l’appoggio dell’opposizione e un giudizio sereno su un tema istituzionale che deve rivestire un carattere di neutralità’>. Ma dal centrodestra arriva una bordata di critiche con la piena sponsorizzazione della Bonino. Castelli parla cli «spettacolo indegno di un governo diviso su tutto». Il responsabile Giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani critica >‘la mancanza di autonomia dalla magistratura e la subordinazione della politica e dei politici al potere giudiziario’>. Aggiunge che «neppure i magistrati speravano tanto». Giulia Bongiorno, appena scelta da Gianfranco Fini come responsabile Giustizia di An, vede «lo sgretolamento dei passi avanti fatti con la riforma Castelli».Anche Erminia Mazzoni dell’Udc accusa Mastella di aver compiuto un «chiaro passo indietro». Commenti positivi dalla maggioranza: per il diessino Massimo Brutti è «una buona base di partenza», per il diellino Lanfranco Tenaglia «un testo da migliorare ma attento ai principi costituzionali>. Mastella quello che poteva fare lo ha fatto anche scontentando gli avvocati che subito, con le Camere penali, hanno annunciato tre giorni di sciopero tra il 21 e il 23marzo con una manifestazione di protesta a Roma Contro «l’involuzione dell’ordinamento». Nessun commento ufficiale dall’Anm che attende di vedere il testo. Liana Micella 08/03/2007

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MONDO PROFESSIONISTI

Ecco i punti chiave della riforma

a) Nuovi concorsi e procedura per diventare giudici. Gli interventi specifici Modifica del decreto legislativo 5 aprile 2006 n. 160 in materia di accesso alla magistratura: Gli interventi sono stati finalizzati a superare gli inconvenienti legati alla eccessiva lunghezza delle procedure concorsuali, rallentate dall`elevato numero dei partecipanti, e dalla scarsa adeguatezza di prove scritte di taglio prevalentemente teorico, per cui è stata introdotta anche una prova di carattere pratico. Si è ritenuto, fra l’altro, importante potenziare la commissione d’esame per ridurre i tempi delle procedure concorsuali. Si è configurata una tipologia di accesso strutturata in gran parte sulla falsariga di un concorso di secondo grado.

b) La progressione di carriera dei magistrati. Vengono introdotte modifiche anche sul fronte della disciplina in materia di carriera e di conseguenti valutazioni di professionalità. Si è partiti dalla constatazione che il sistema di valutazioni della professionalità anteriore alla legge 150/2005, deve essere considerato non più adeguato, e quindi da riformare, per due prevalenti ragioni: a) la professionalità del magistrato non può più essere affermata per presunzioni e solo in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati o di incarichi specifici; il meccanismo è insufficiente ad attuare un reale vaglio delle specifiche capacità, delle doti e delle attitudini richieste per l`esercizio delle diverse funzioni che possono essere svolte nell’arco della sua vita professionale. Si è dunque prefigurata una nuova struttura delle valutazioni, con verifiche ogni quattro anni. Si è sganciata la progressione economica da quella delle funzioni (prevedendo una progressione economica condizionata esclusivamente dal superamento delle valutazioni di professionalità) perché solo in questo modo si può stimolare la permanenza di magistrati esperti e specializzati nelle funzioni di primo grado. È stata conservata la possibilità di transitare da funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa prevedendo che il cambio di funzioni è possibile solo mutando distretto ed è subordinato ad una reale verifica delle attitudini. Le funzioni di legittimità saranno conferite non solo in base al criterio di anzianità, bensì mediante l`accertata sussistenza di specifiche attitudini ad esercitarle. Sono stati, infine, previsti interventi in caso di riscontrata inadeguatezza professionale del magistrato valutato, modulati in modo differenziato, con ripercussioni, nelle ipotesi più gravi, anche sulla progressione economica. In modo analogo si è prevista una procedura urgente da attivare in caso di revoca dei dirigenti che si rilevano inadeguati.

c) La scuola superiore della magistratura. È stato poi ritenuto necessario un intervento innovativo sulla Scuola Superiore della Magistratura. Il decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, ha istituito una struttura stabile incaricata di occuparsi in maniera continuativa delle esigenze formative e di aggiornamento per il personale di magistratura. È una scelta che si condivide, ma le modalità di realizzazione non appaiono adeguate al raggiungimento di questi obiettivi, anche perché alla scuola sono stati attribuiti funzioni e compiti anche di carattere valutativo, in relazione alla partecipazione dei magistrati 4 ai corsi di aggiornamento, che rischiano di snaturare l`attività della formazione. L’attività della Scuola è stata ricollocata nell’ambito della formazione iniziale, complementare e permanente e di quella di riconversione, a seguito del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante, e viceversa. È stata prevista una ubicazione decentrata, in tre sedi, nord, centro e sud, ove verranno svolte le attività di formazione. È maturata una opzione verso l’obbligatorietà della formazione; il disegno prevede che tutti i magistrati frequentino almeno un corso di formazione ogni quattro anni.

d) I consigli giudiziari e il consiglio direttivo in cassazione. Sono state apportate modifiche anche al sistema dell’autogoverno della magistratura, sistema nel quale sono ormai strutturalmente inseriti i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. Il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, è stato così modificato nella parte che riguarda la composizione dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Quanto ai Consigli giudiziari e al Consiglio direttivo presso la Corte di Cassazione si è ritenuto di operare su questi fronti: il sistema elettorale; la semplificazione delle procedure di funzionamento attraverso l’eliminazione della qualità di collegi perfetti, con la consequenziale eliminazione della figura dei supplenti; l’aumento del 5 numero

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dei componenti; la possibilità di deliberare a maggioranza dei presenti computando anche i membri di diritto; l’introduzione di una percentuale analoga a quella prevista per il C.S.M. nel rapporto laici - togati (2/3 - 1/3), per tutte le tipologie di composizione dei Consigli giudiziari pur numericamente diverse in relazione alla dimensione dei distretti.

e) La riforma dei giudici pace. È stata configurata un’apposita sezione del Consiglio giudiziario preposta alla trattazione dei pareri e dei provvedimenti organizzativi concernenti i giudici di pace e gli uffici dei giudici di pace. Sono stati individuati nuovi criteri di formulazione dei pareri. È stata, tra l’altro, espressamente prevista l’acquisizione di motivate e dettagliate indicazioni oggettive del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Interventi sostanzialmente analoghi sono stati previsti per il Consiglio direttivo presso la Corte di Cassazione.

f) Le novità per il csm. Si è poi intervenuti sulla legge istitutiva del Consiglio superiore della magistratura ricostituendo il numero dei componenti eletti in trenta unità, venti togati e dieci laici, secondo le proporzioni esistenti anteriormente alla data di entrata in vigore della legge 28 marzo 2002, e si è ridisciplinata la composizione della Segreteria e dell’Ufficio studi del Csm prevedendo che il Csm continui ad avvalersi dell’opera di magistrati per la Segreteria e l’Ufficio studi. L’esigenza di procedere all’aumento del numero dei componenti è stata confermata dalla disfunzionalità delle modalità con le quali 6 era stata determinata la composizione della sezione disciplinare con particolare riguardo all’individuazione dei membri supplenti a seguito del meccanismo delle incompatibilità; si sono poi considerate le nuove attribuzioni che dovrà espletare il Csm in relazione alle valutazioni di professionalità quadriennali.

g) Revisione funzioni e compiti capi degli uffici giudiziari. L’intervento sul decreto legislativo 25 luglio 2006 n. 240 sull’individuazione delle competenze dei magistrati capi e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari nonché sul decentramento su base regionale di talune competenze del Ministro della giustizia, nasce dall’esigenza di precisare, con maggiore attenzione, i compiti e le funzioni attribuiti, rispettivamente, al capo dell’ufficio giudiziario e al dirigente amministrativo presso il medesimo ufficio. Particolare importanza ha la fissazione del termine del 30 giugno di ciascun anno entro il quale i titolari degli uffici giudiziari dovranno elaborare, d’intesa con il dirigente preposto all’ufficio delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, il programma delle attività annuali che consentirà al Ministro di quantificare preventivamente gli oneri finanziari relativi agli stanziamenti necessari per ciascun ufficio giudiziario, nell’anno di riferimento della legge finanziaria in corso di approvazione.

h) La delega al governo per riforma ordinamento militare. Il Governo è delegato altresì ad adottare, infine, entro otto mesi dall’entrata in vigore della presente legge, anche uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di ordinamento giudiziario militare.

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IL GIORNALE

Cosa prevede il disegno di legge sulla Giustizia Roma - Il disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia Clemente Mastella sulla riforma del'ordinamento giudiziario interviene sulla legge 25 luglio 2005 (numero 150, la cosiddetta riforma Castelli), modificando profondamente il decreto legislativo, già sospeso con l'appprovazione di un precedente ddl del Guardasigilli, con cui si disciplinava l'accesso in magistratura e la progressione economica e di funzioni dei magistrati. Non solo, il provvedimento approvato oggi in consiglio dei ministri, ha riformato in maniera significativa anche i decreti legislativi già entrati in vigore per affrontare in modo necessariamente sistematico la normativa, vista la non soddisfacente prospettiva di un semplice ritorno allo status quo ante.

Nuovi concorsi e procedura per diventare giudici Gli interventi sono stati finalizzati a superare gli inconvenienti legati alla eccessiva lunghezza delle procedure concorsuali, 2 rallentate dal'elevato numero dei partecipanti, e alla scarsa adeguatezza delle prove scritte - di taglio prevalentemente teorico - per cui è stata introdotta anche una prova di carattere pratico. Si è ritenuto, fra l'altro, importante potenziare la commissione l'esame per ridurre i tempi delle procedure concorsuali. Si è configurata una tipologia di accesso strutturata in gran parte sulla falsariga di un concorso di secondo grado.

La progressione di carriera dei magistrati Vengono introdotte modifiche anche sul fronte della disciplina in materia di "carriera" e di conseguenti valutazioni di professionalità. Si è partiti dalla constatazione che il sistema di valutazioni della professionalità anteriore alla legge 150/2005, deve essere considerato non più adeguato, e quindi da riformare, per due prevalenti ragioni: a) la professionalità del magistrato non può più essere affermata per presunzioni e solo in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati o di incarichi specifici; b) il meccanismo è insufficiente ad attuare un reale vaglio delle cifiche capacità, delle doti e delle attitudini richieste per l'esercizio delle diverse funzioni che possono essere svolte nel'arco della sua vita professionale. Si è dunque prefigurata: a1) una nuova struttura delle valutazioni, con verifiche ogni quattro anni. Si è sganciata la progressione economica da quella delle funzioni (prevedendo una progressione economica condizionata esclusivamente dal superamento delle valutazioni di 3 professionalità) perché solo in questo modo si può stimolare la permanenza di magistrati esperti e specializzati nelle funzioni di primo grado. a2) E` stata conservata la possibilità di transitare da funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa prevedendo che il cambio di funzioni è possibile solo mutando distretto ed è subordinato ad una reale verifica delle attitudini. a3) Le funzioni di legittimità saranno conferite non solo in base al criterio di anzianità, bensì mediante l`accertata sussistenza di specifiche attitudini ad esercitarle. a4) Sono stati, infine, previsti interventi in caso di riscontrata inadeguatezza professionale del magistrato valutato, modulati in modo differenziato, con ripercussioni, nelle ipotesi più gravi, anche sulla progressione economica. In modo analogo si è prevista una procedura urgente da attivare in caso di revoca dei dirigenti che si rilevano inadeguati.

La Scuola Superiore della Magistratura E`stato poi ritenuto necessario un intervento innovativo sulla Scuola Superiore della Magistratura. Il decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, ha istituito una struttura stabile incaricata di occuparsi in maniera continuativa delle esigenze formative e di aggiornamento per il personale di magistratura. E`una scelta che si condivide, ma le modalità di realizzazione non appaiono adeguate al raggiungimento di questi obiettivi, anche perché alla scuola sono stati attribuiti funzioni e compiti anche di carattere valutativo, in relazione alla partecipazione dei magistrati 4 ai corsi di aggiornamento, che rischiano di snaturare l`attività della formazione. L'attività della Scuola è stata ricollocata nell`ambito della formazione iniziale, complementare e permanente e di quella di riconversione, a seguito del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante, e viceversa. E`stata prevista una ubicazione decentrata, in tre sedi, nord, centro e sud, ove verranno svolte le attività di formazione. E` maturata una opzione verso l'obbligatorietà della formazione; il disegno prevede che tutti i magistrati frequentino almeno un corso di formazione ogni quattro anni.

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I Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo in Cassazione Sono state apportate modifiche anche al sistema dell`autogoverno della magistratura, sistema nel quale sono ormai strutturalmente inseriti i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione. Il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, è stato così modificato nella parte che riguarda la composizione dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Quanto ai Consigli giudiziari e al Consiglio direttivo presso la Corte di Cassazione si è ritenuto di operare su questi fronti: a) il sistema elettorale; la semplificazione delle procedure di funzionamento attraverso l`eliminazione della qualità di collegi perfetti, con la consequenziale eliminazione della figura dei supplenti; l`aumento del 5 numero dei componenti; la possibilità di deliberare a maggioranza dei presenti computando anche i membri di diritto; l`introduzione di una percentuale analoga a quella prevista per il C.S.M. nel rapporto laici - togati (2/3 - 1/3), per tutte le tipologie di composizione dei Consigli giudiziari pur numericamente diverse in relazione alla dimensione dei distretti.

La riforma dei giudici di pace b) E` stata configurata un`apposita sezione del Consiglio giudiziario preposta alla trattazione dei pareri e dei provvedimenti organizzativi concernenti i giudici di pace e gli uffici dei giudici di pace. c) Sono stati individuati nuovi criteri di formulazione dei pareri. E` stata, tra l`altro, espressamente prevista l`acquisizione di motivate e dettagliate indicazioni oggettive del Consiglio dell`Ordine degli Avvocati. Interventi sostanzialmente analoghi sono stati previsti per il Consiglio direttivo presso la Corte di cassazione.

Le novita per il Csm Si è poi intervenuti sulla legge istitutiva del Consiglio superiore della magistratura ricostituendo il numero dei componenti eletti in trenta unità, venti togati e dieci laici, secondo le proporzioni esistenti anteriormente alla data di entrata in vigore della legge 28 marzo 2002, e si è ridisciplinata la composizione della Segreteria e dell`Ufficio studi del C.S.M prevedendo che il C.S.M. continui ad avvalersi dell`opera di magistrati per la Segreteria e l`Ufficio studi. 'esigenza di procedere all`aumento del numero dei componenti è stata confermata dalla disfunzionalità delle modalità con le quali 6 era stata determinata la composizione della sezione disciplinare con particolare riguardo all`individuazione dei membri supplenti a seguito del meccanismo delle incompatibilità; si sono poi considerate le nuove attribuzioni che dovrà espletare il CSM in relazione alle valutazioni di professionalità quadriennali.

Revisione, funzioni e compiti dei capi uffici giudiziari L'intervento sul decreto legislativo 25 luglio 2006 n. 240 sull`individuazione delle competenze dei magistrati capi e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari nonché sul decentramento su base regionale di talune competenze del Ministro della giustizia, nasce dall`esigenza di precisare, con maggiore attenzione, i compiti e le funzioni attribuiti, rispettivamente, al capo dell`ufficio giudiziario ed al dirigente amministrativo presso il medesimo ufficio. Particolare importanza ha la fissazione del termine del 30 giugno di ciascun anno entro il quale i titolari degli uffici giudiziari dovranno elaborare, d`intesa con il dirigente preposto all`ufficio delle cancellerie e delle segreterie giudiziarie, il programma delle attività annuali che consentirà al Ministro di quantificare preventivamente gli oneri finanziari relativi agli stanziamenti necessari per ciascun ufficio giudiziario, nell`anno di riferimento della legge finanziaria in corso di approvazione.

La delega al governo per riforma ordinamento militare Il Governo è delegato altresì ad adottare, infine, entro otto mesi dall`entrata in vigore della presente legge, anche uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di ordinamento giudiziario militare.

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IL GIORNALE

Giustizia, la riforma Mastella parte già azzoppata Roma - La radicale Emma Bonino vota contro il ddl Mastella. Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei valori, ne critica un passaggio sul Csm. Paolo Ferrero di Prc è perplesso sullo stesso punto. E il Verde Alfonso Pecoraro Scanio annuncia modifiche in parlamento.L’ordinamento giudiziario con il quale il Guardasigilli modifica la riforma Castelli viene approvato dal Consiglio dei ministri tra le polemiche. E la sua strada non si preannuncia facile. La riforma vuole riconciliare governo e magistrati: l'«ascia di guerra» è stata deposta, dice Clemente Mastella, e dal governo Prodi non verrà «nessuna incursione piratesca» nei confronti di magistratura e Csm. Tra le novità: verifiche di professionalità ogni quattro anni, con conseguenze sugli stipendi o addirittura rimozione; cambio di regione per i giudici che passano a fare i pm o viceversa; controlli ogni due anni per i capi degli uffici che, se inadeguati, perdono l’incarico; ingresso in magistratura con concorso di secondo grado; ritorno a 30 consiglieri nel Csm. La separazione delle funzioni tra giudici e pm, tanto avversata dalle toghe, viene annacquata invece di avvicinarsi alla netta separazione che chiedono gli avvocati e molti nella Cdl. Soprattutto per questo c’è il «no» della titolare per le Politiche comunitarie. È la prima volta in nove mesi che la Bonino vota contro: per lei è «inaccettabile» l’impostazione globale del provvedimento, «agli antipodi dalle posizioni che appartengono alla Rnp e alla tradizione laica, liberale, socialista e radicale». Neppure si rispetta il programma dell’Unione, attacca, che prevede «un’efficace e rigorosa separazione di funzioni» per garantire parità tra accusa e difesa.Non solo la Bonino, ma anche Di Pietro, Ferrero e Pecoraro Scanio promettono che faranno di tutto perché alle Camere il ddl sia corretto. E questo potrebbe allungare i tempi, anche se Mastella spera in un’approvazione entro luglio nei due rami del parlamento. Chiede anche il sostegno dell’opposizione che, invece, attacca duramente la riforma («una a incondizionata ai magistrati» per l’azzurra Jole Santelli), applaude la Bonino e deride il governo «diviso su tutto», come dice l’ex-Guardasigilli leghista Claudio Castelli. In Consiglio dei ministri Di Pietro pretendeva una riforma entro 15 giorni dell’ex-Cirielli e Mastella assicura che «tra non molto» si interverrà sulla legge della Cdl per la prescrizione. Ma all’ex pm di Mani Pulite, titolare delle Infrastrutture in perenne attrito con il Guardasigilli, nell’ordinamento giudiziario non piace la modifica dell’ultim’ora che sul riassetto degli uffici giudiziari non parla di «concerto» tra ministro e Csm, ma dice solo che il Guardasigilli decide «sentito» Palazzo de’ Marescialli. Il ministro della Solidarietà sociale Ferrero è d’accordo con lui. E Pecoraro Scanio spinge perché il Parlamento corregga il testo. Se dietro ognuno dei ministri c’è un partito dell’Unione, alle Camere se ne vedranno delle belle. Mentre si vara il ddl, alla Camera si presenta u na proposta di legge costituzionale che rilancia la separazione delle carriere di Rnp (da Boselli alla Berardini), esponenti del Nuovo Psi e dei repubblicani e il Ds Peppino Caldarola. Tutti annunciano «guerra parlamentare» al testo del Guardasigilli. Meno male che c’è Massimo Brutti dell’Ulivo a dire che è «una buona base di partenza», augurandosi un «confronto costruttivo» su un testo che non sarà blindato.La bocciatura dell’opposizione è netta. Dice Giuseppe Gargani di Fi: «Il ddl rappresenta la volontà non di garantire l’indipendenza della magistratura ma la subordinazione della politica e dei politici al potere giudiziario. È una proposta che non fa onore al governo». L’Anm, che voleva modifiche sull’organizzazione delle Procure, per ora tace. Sono gli avvocati a farsi sentire: i penalisti annunciano tre giorni di sciopero, dal 21 al 23 marzo e una manifestazione di protesta e l’associazione dei giovani avvocati, Aiga, denuncia «l’ennesimo provvedimento magistrato-centrico». Anna Maria Greco

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DIRITTO E GIUSTIZIA

Via libera da Palazzo Chigi al Ddl che modifica la riforma dell'ordinamento giudiziario

Il Consiglio dei ministri, ieri, ha dato il via libera al disegno di legge che modifica la riforma dell'ordinamento giudiziario approvata dal centrodestra nella scorsa legislatura. Il provvedimento, messo a punto dal Guardasigilli Clemente Mastella, contiene nuove norme sulla carriera e sulla progressione economica dei magistrati e ha cambiato profondamente il vecchio decreto legislativo, già sospeso con l'approvazione di un precedente Ddl del ministro della Giustizia, con cui si disciplinava l'accesso in magistratura e la progressione economica e di funzioni dei magistrati.

Nuovi concorsi. Quanto all'accesso in magistratura, gli interventi del Guardasigilli sono stati finalizzati a superare gli inconvenienti legati all'eccessiva lunghezza delle procedure concorsuali, rallentate dall'elevato numero dei partecipanti, e alla scarsa adeguatezza di prove scritte di taglio prevalentemente teorico, per cui è stata introdotta anche una prova di carattere pratico. È stata potenziata anche la commissione d'esame per ridurre i tempi delle procedure concorsuali. Pertanto, è stata configurata una tipologia di accesso strutturata in gran parte sulla falsariga di un concorso di secondo grado.

Progressione in carriera. Sul fronte della progressione in carriera e delle valutazioni di professionalità via Arenula ha considerato il sistema di valutazioni anteriore alla legge 150/05 non più adeguato e quindi da riformare. Del resto, la professionalità del magistrato non può più essere affermata per presunzioni e solo in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati o di incarichi specifici. Il meccanismo, inoltre, non è in grado di porre al vaglio le specifiche capacità, doti e attitudini richieste per l'esercizio delle diverse funzioni che possono essere svolte nell'arco della sua vita professionale. Per questo motivo si è prefigurata una nuova struttura delle valutazioni, con verifiche ogni quattro anni. Si è sganciata la progressione economica da quelle delle funzioni, condizionata esclusivamente al superamento delle valutazioni di professionalità, perché, secondo il Ministro, solo in questo modo si può stimolare la permanenza di magistrati esperti e specializzati nelle funzioni di primo grado.È stata conservata anche la possibilità di transitare da funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa prevedendo che tale cambio sia possibile solo mutando distretto ed è subordinato ad una reale verifica delle attitudini.Le funzioni di legittimità saranno conferite non solo in base al criterio di anzianità, bensì mediante l'accertata sussistenza di specifiche attitudini ad esercitarle. Previsti anche interventi in caso di riscontrata inadeguatezza professionale del magistrato valutato, modulati in modo differenziato, con ripercussioni, nelle ipotesi più gravi, anche sulla progressione economica. Procedura urgente anche nel caso di revoca dei dirigenti che si rivelano inadeguati.

La Scuola superiore della magistratura. È stato poi ritenuto necessario un intervento innovativo sulla Scuola superiore della magistratura. Il decreto legislativo 26/2006, ha istituito una struttura stabile incaricata di occuparsi in maniera continuativa delle esigenze formative e di aggiornamento per il personale di magistratura. È una scelta che si condivide, ma le modalità di realizzazione non appaiono adeguate al raggiungimento di questi obiettivi, anche perché alla scuola sono stati attribuiti funzioni e compiti anche di carattere valutativo, in relazione alla partecipazione dei magistrati ai corsi di aggiornamento, che rischiano di snaturare l'attività della formazione. L'attività della Scuola è stata ricollocata nell'ambito della formazione iniziale, complementare e permanente e di quella di riconversione, a seguito del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante, e viceversa. È stata prevista una ubicazione decentrata, in tre sedi, nord, centro e sud, ove verranno svolte le attività di

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formazione. Il disegno di legge prevede, inoltre, che tutti i magistrati frequentino almeno un corso di formazione ogni quattro anni.

Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di cassazione. Sono state apportate modifiche anche al sistema dell'autogoverno della magistratura, sistema nel quale sono ormai strutturalmente inseriti i Consigli giudiziari e il Consiglio direttivo della Corte di cassazione. Il decreto legislativo 25/2006, è stato modificato nella parte che riguarda la composizione dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Quanto ai Consigli giudiziari e al Consiglio direttivo presso la Corte di cassazione il Ministro ha operato su questi fronti: il sistema elettorale; la semplificazione delle procedure di funzionamento attraverso l'eliminazione della qualità di collegi perfetti, con la consequenziale eliminazione della figura dei supplenti; l'aumento del numero dei componenti; la possibilità di deliberare a maggioranza dei presenti computando anche i membri di diritto; l'introduzione di una percentuale analoga a quella prevista per il Csm nel rapporto laici- togati (2/3 - 1/3), per tutte le tipologie di composizione dei Consigli giudiziari pur numericamente diverse in relazione alla dimensione dei distretti.

I tempi dell'iter parlamentare. Il Guardasigilli, durante la conferenza stampa, ha auspicato che entro luglio il Ddl sulla riforma dell'ordinamento giudiziario sia approvato dai due rami del Parlamento. (cri.cap)

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ITALIA OGGI Dopo due ore di discussione il consiglio dei ministri ha approvato il ddl che riforma la magistratura

Giustizia, Mastella fa la sua mossa

Sì alla distinzione delle funzioni e verifiche di professionalità

Sull'ordinamento giudiziario pesa l'incognita parlamento (e maggioranza). Ieri finalmente il consiglio dei ministri ha approvato lo schema di disegno di legge che modifica la legge Castelli sull'accesso in magistratura, la progressione in carriera e sostituisce alla rigida separazione di carriere una soft distinzione delle funzioni tra giudici e pm. La parola adesso passa al parlamento, che ha tempo fino al 31 luglio per approvare il poderoso provvedimento. Il 31 luglio è una data capestro, perché è solo fino a quella data che l'ordinamento Castelli è stato sospeso in attesa di questa riforma che se non dovesse arrivare in tempo, farebbe rivivere la versione tanto avversata dai magistrati. Il ministro della giustizia Clemente Mastella sa che la posta in gioco è alta e ieri, in conferenza stampa, ha invitato la opposizione a collaborare. Evenienza piuttosto difficile, visto che la filosofia Mastella si scontra con quella che ha improntato la legge Castelli e contro la quale i magistrati si sono schierati compatti. E ieri il guardasigilli lo ha sottolineato. ´Ho deposto l'ascia di guerra della politica nei confronti della magistratura. Non c'è stata nessuna incursione piratesca. L'equilibrio tra magistrati, Csm e politica è intatto', ha dichiarato ieri. Il testo, dopo una discussione di due ore in cdm in cui non sono mancate osservazioni da parte dei colleghi Antonio Di Pietro, Emma Bonino e altri, sarà modificato in alcuni passaggi.Le novità più significative rispetto alla legge 150/2005 riguardano l'accesso in magistratura, anche se nella ultima versione è scomparso il doppio canale del corso concorso per i laureati più meritevoli sul quale si erano attestate diverse critiche anche dei colleghi di governo. Il concorso è di secondo grado e si riducono i tempi delle prove concorsuali. Scompare anche la rigida distinzione tra le carriere, sostituita da quelle delle funzioni. Si potrà transitare da quelle requirenti a quelle giudicanti e viceversa ma sarà necessario cambiare distretto e superare una verifica delle attitudini. Il passo indietro su questo punto, previsto dal programma dell'Unione. è stato difeso da Mastella che in consiglio dei ministri ha dovuto fare i conti con il dissenso del ministro per le politiche comunitarie. Emma Bonino, che ha votato no al provvedimento, ha spiegato che ritiene il testo insufficiente a garantire efficienza. ´È stata una giornata difficile dal punto di vista politico, ma è chiaro che il problema della giustizia, delle regole, dei tempi, sia centrale per noi radicali. E non mi pare che il disegno di legge risolva questi problemi in modo accettabile'. Modiche sono state introdotte anche con riferimento alla disciplina della carriera e di valutazioni di professionalità. Queste avverranno ogni quattro anni, ma la progressione economica è stata sganciata da quella delle funzioni. La prima è condizionata al superamento delle valutazioni di professionalità. In caso di inadeguatezza professionale è previsto il blocco degli aumenti stipendiali. In ogni caso, il mancato superamento della valutazione comporta che il magistrato non potrà ricoprire incarichi extra giudiziari prima della successiva valutazione l'anno successivo. Anche la scuola per la magistratura cambia perché perde la fase valutativa originariamente voluta da Castelli. La formazione sarà obbligatoria: i magistrati dovranno frequentare almeno un corso di formazione ogni quattro anni. I componenti del Csm tornano ad essere trenta, venti togati e dieci laici ma il sistema elettorale non cambia. La modifica del sistema elettorale è demandata a un altro intervento. Il ddl apporta alcune modifiche anche al decreto delegato sul decentramento. Entro il 30 giugno di ogni anno i titolari degli uffici giudiziari dovranno predisporre il programma delle attività annuali su cui pianificare le risorse finanziarie . Ieri Mastella ha garantito che l'intervento sulla ex- Cirielli, arriverà presto ma Antonio Di Pietro ha fatto sapere di aver chiesto in cdm un provvedimento in 15 giorni. Claudia Morelli 08/03/2007

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IL GIORNALE

«Il guardasigilli con questa legge ci porta nella preistoria del diritto»

È una riforma gattopardesca, nel senso che fa finta di cambiare e invece non cambia proprio nulla». Come principessa del Foro, ma anche come parlamentare e responsabile Giustizia di Alleanza Nazionale, Giulia Bongiorno ha letto con attenzione la riforma presentata da Clemente Mastella. Il verdetto è una dura sentenza di condanna.

Onorevole Bongiorno, perché parla di soluzione gattopardesca?«Non è la prima volta che Mastella fa questo tipo di operazioni. Già di fronte alla congestione della popolazione carceraria deluse tutti coloro che si aspettavano una soluzione reale. Invece la scelta è stata quella di far fare un “tour” ai detenuti, in buona parte rientrati in carcere da lì a poco».E ora con la riforma della giustizia qual è la scelta del ministro?«L’adozione di una riforma tampone che come unica soluzione propone quella di non risolvere. È un metodo già adottato che prevede una finzione di cambiamento, una legge illusione-ottica. Si è sospesa la riforma Castelli per procedere a un salto nella preistoria del diritto. Eppure ormai da tempo il dibattito si era avviato verso un principio elementare come la separazione delle carriere». In verità neppure Castelli era riuscito a superare le resistenze e a procedere alla separazione delle carriere. «La separazione delle carriere presuppone una rigida separazione delle funzioni e la riforma Castelli aveva posto rigidi paletti che avrebbero costituito il passaggio preliminare per giungere alla separazione. Ora Mastella fa un passo indietro prevedendo soltanto un mutamento di distretto nel momento in cui avviene il passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti». Perché in Italia è così difficile mettere mano all’anomalia delle carriere unificate? «C’è un equivoco di fondo, anche a livello comunicativo. Essere a favore o contro la separazione delle carriere non significa essere a favore o contro i giudici. Sul banco degli imputati c’è il giudizio e la sua credibilità. Qui si pensa a creare il partito di quelli che si autodefiniscono amici dei giudici e quelli che vengono fatti passare come nemici. Io sono amica di molti giudici, in primis Valentina Forleo e sarei pronta a farmi giudicare da chi è stato prima pm perché conosco le persone. Ma questo non può valere per i clienti che pretendono una rappresentazione limpida dell’indipendenza di giudizio». Cosa accadrà in Parlamento? «Noi come An presenteremo emendamenti per la separazione delle funzioni. E se non si sceglierà la via ideologica alcuni parlamentari e senatori potrebbero essere intenzionati a chiedere più rigidità e serietà».Fabrizio De Feo

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Giustizia: Boselli,ci batteremo contro ddl Mastella

"I socialisti hanno sempre considerato la separazione delle carriere dei magistrati come una garanzia di liberta' e di imparzialita' per tutti gli italiani: su questo punto l'Italia e' fuori dall'Europa e dalla civilta' giuridica". E' partendo da questa convinzione che Enrico Boselli, a nome dello Sdi e della Rnp, 'boccia' senza appello al ddl Mastella cioe' la riforma dell'ordinamento giudiziario appena uscito dal Consiglio dei Ministri. In occasione della presentazione del testo di una proposta di legge in cui si ribadisce la necessita' di separare nettamente le carriere tra magistrati giudicanti ed inquirenti, Boselli dichiara 'guerra' in Parlamento alla riforma del Guardasigilli che non risolve il problema. "Cambia il colore dei governi - ricorda Boselli - ma non si riesce a vincere questa battaglia, non si fanno passi avanti e a volte, come nel caso del ddl Mastella, si fanno passi indietro anche rispetto al programma dell'Unione" che prevedeva la separazione delle funzioni. "Un passo indietro che contraddice tutta la riflessione e le scelte in questi anni" insiste Boselli che, riferendosi al testo Mastella, aggiunge: "non lo condividiamo, non lo sosterremo anzi lo consideriamo un errore, per questo ci impegneremo a contrastarlo dove possiamo farlo, cioe' alla Camera, sperando che al Senato altri raccolgano questa bandiera". "Mi auguro che tra le forze che si richiamano alla tradizione riformista - conclude Boselli - non ci si chiuda nell'ipocrisia e nel silenzio come ho visto fare in passato su questi temi sui quali, semplicemente, non se ne parla. I socialisti, insieme alle forze laiche, ai repubblicani, ai liberali, sono una minoranza ma si impegneranno in questa battaglia".

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Giustizia: Bonino,ho detto no in Cdm a ddl Mastella

"Per la prima volta in nove mesi di vita del Governo ho votato no all'adozione di un provvedimento, la riforma dell'ordinamento giudiziario proposta dal collega Mastella". Lo afferma il ministro per gli Affari Europei, Emma Bonino. "Come ho fatto presente ai colleghi per iscritto, fin dal 20 febbraio scorso - aggiunge Bonino - vale a dire da quando la bozza del testo e' circolata nel pre-consiglio, l'impostazione globale del disegno di legge era per me inaccettabile. Il testo approvato, nonostante che, anche su mia richiesta, sia stata tolta la parte riguardante il sistema di elezione del CSM e siano stati adottati alcuni emendamenti da me presentati, e' agli antipodi dalle posizioni che appartengono alla Rosa del Pugno, e alla tradizione laica, liberale, socialista e radicale, che rappresento al governo. Sul punto che piu' mi sta a cuore, e cioe' una netta differenziazione delle funzioni, senza nemmeno parlare di quella delle carriere, contiene scelte che si discostano persino dal programma dell'Unione, ove, pur essendo previsto 'un accesso regolato, senza rigidita', fra funzione giudicante ed inquirente', si era evidenziata la volonta' di 'realizzare un'efficace e rigorosa separazione di funzioni fra magistratura giudicante e magistratura inquirente, e contribuire a realizzare nel processo penale una effettiva terzieta' del giudice ed una effettiva parita' tra accusa e difesa'. Mi auguro ora che l'iter parlamentare possa consentire una diversa valutazione dell'impianto complessivo della riforma".

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ITALIA OGGI

Penalisti, al via l'astensione I magistrati aspettano il testo definitivo del disegno di legge Mastella per esprimere il loro giudizio su una riforma che li coinvolge direttamente. Mentre i penalisti hanno già proclamato tre giornate di astensione, dal 21 al 23 marzo e una manifestazione nazionale di protesta a Roma nel primo giorno di mobilitazione, proprio contro il ddl. È stato accolto così il disegno di legge che revisiona a 360 gradi l'ordinamento giudiziario. Ieri l'Associazione nazionale magistrati non ha voluto prendere una posizione in attesa di conoscere il testo definitivo visto che nel pomeriggio neanche al ministero della giustizia si aveva piena contezza delle modifiche accolte in sede di cdm. Comunque il 17 marzo si terrà il comitato direttivo centrale che esprimerà un giudizio. Altra musica quella dei penalisti, che hanno bocciato il ddl e hanno lamentato la ´deriva giustizialista' del governo. ´ La politica della giustizia, dopo la crisi di governo, continua ad evolversi in modo gravemente negativo e nel senso di un'evidente involuzione dell'ordinamento.

E' ancora chiarissima la posizione di condizionamento dominante esercitata dall'Anm e subita dalla politica', recita una nota del presidente Oreste Dominioni e del segretario Renato Borzone dell'Unione delle camere penali. Sotto giudizio non solo l'ordinamento ma anche le proposte di interventi urgenti sul codice di procedura penale di preannunziata imminente presentazione e ´contrabbandate dal ministero della giustizia come misure intese a velocizzare i processi penali'. Usano parole dure l'Ucpi, per la quale ´è mistificante l'imputazione al rispetto delle garanzie dell'imputato dell'irragionevole durata dei processi legata piuttosto che alle inefficienze della macchina giudiziaria, mentre altrettanto grave appare il generalizzato ricorso all'incidente probatorio'. ´Quadro fosco di restaurazione', che mette ´gravemente in pericolo gli elementari principii del giusto processo, denunciano i penalisti.

Duro anche il giudizio dell'Aiga, l'associazione dei giovani avvocati: ´è l'ennesimo provvedimento magistrato-centrico che taglia del tutto fuori l'avvocatura istituzionale e associata'. Per il presidente Valter Militi, il ddl ´costituisce un chiaro esempio di restaurazione del preesistente assetto dell' ordine' mentre stigmatizza la possibilità del passaggio di funzioni tra magistrati requirenti e magistrati giudicanti. ´Una netta differenziazione assicurerebbe, invece, l'imparzialità e la terzietà dei magistrati, la parità tra pubblica accusa e difesa e contribuirebbe a migliorare la qualità e l efficienza dell' amministrazione della giustizia'. Per ora unica voce a favore è quella dei giudici di pace dell'associazione nazionale.

Il presidente dell'Angdp, Francesco Cersosimo, esprime ´viva soddisfazione per la costituzione della sezione ad hoc per i gdp nei consigli giudiziari. Èun importante passo avanti sulla strada dell'autogoverno dei giudici di pace'.

Ma i magistrati onorari di tribunale aspettavano al varco Mastella per proclamare altri cinque giorni di astensione dalle udienze civili e penali, dal 26 al 30 marzo 2007 per protestare contro il mancato riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria di tribunale, fa sapere la Federmot.

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IL SOLE 24 ORE

ANALISI Primo passo verso un sistema più efficiente

di Donatella Stasio

E adesso il Parlamento ha cinque mesi — anche meno — per licenziare la riforma dell’ordinamento giudiziario varata ieri dal Governo Prodi. Se entro cinque mesi le Camere non riusciranno a licenziare il provvedimento, sarà il caos. Il 3l luglio scade infatti la sospensione della riforma Castelli ed è difficile immaginare che il Governo — che naviga in acque politiche agitatissime — possa metterci una pezza con un decreto legge di proroga della sospensione. Saranno quindi cinque mesi di passione, di scontri, di polemiche, di tentativi disperati di mediazione con l’opposizione, e dentro la maggioranza, durante i quali sarà impossibile discutere di altre riforme importanti (processuali e organizzative) mirate al recupero dell’efficienza del servizio giustizia. Un obiettivo prioritario, che la riscrittura dell’ordinamento giudiziario — senz’altro necessaria dopo mezzo secolo di vita— contribuisce solo in parte a realizzare. Ma che non va trascurato. Perché costringerà i magistrati a cambiare passo sul fronte della professionalità e della produttività, imporrà ai capi degli uffici di dimostrare un’effettiva capacità organizzativa e toglierà alibi al Consiglio superiore della magistratura. Il primo contributo all’efficienza che viene dal Ddl presentato dal ministro della Giustizia Clemente Mastella sta nell’aver cancellato il meccanismo dei corsi-concorsi costruito dalla legge n. 150/05, nota come Legge Castelli. Un meccanismo ingestibile e anacronistico, destinato a rendere ancora più inefficiente il sistema A questo meccanismo il Governo Prodi ne ha preferito un altro, ripescandolo dagli archivi dell’Ulivo: quello ‘delle valutazioni periodiche (ogni4 anni) della professionalità dei magistrati. Su questa base viene impostata la progressione della carriera e degli stipendi delle toghe: niente più scatti automatici in funzione dell’anzianità, ma aumenti di stipendi legati all’esito positivo delle valutazioni di professionalità affidate al Csm. Ce ne saranno 7 nell’arco della carriera di ogni magistrato, sulla base di diversi parametri, come la competenza tecnico-giuridica, la produttività, la diligenza, la capacità organizzativa e di utilizzare il lavoro di gruppo. Chi non supera “l’esame” perde il diritto allo scatto disti- pendio, che può recuperare al giro successivo. Ma dopo due valutazioni negative, è “dispensato” dal sèrvizio. Insomma, i fannulloni verranno snidati più facilménte. Ma anche i dirigenti degli uffici non avranno vita facile. Anzitutto perché la riforma cancella gli incarichi direttivi “eterni”, prevedendo una durata di4 anni, prorogabile, ma non automaticamente: ci sani un vero e proprio concorso aperto ad altri candidati e tutti verranno valutati sulla base delle capacità organizzative, delle attitudini a utilizzare al meglio le tecnologie più avanzate nonché le risorse umane e materiali. Il capo, quindi, dovrà dimostrare di saper tenere sotto controllo il suo ufficio e sarà sottoposto a un «controllo di gestione» affidato, ogni due anni, al Csm, che nei casi più gravi può sfociare nella revoca dell’incarico. Insomma, almeno sulla carta, la riforma elimina alcuni gravi fattori di immobilismo dell’attuale sistema: valutazioni di professionalità a lunga scadenza; sostanziale inamovibilità dei capi degli uffici; genericità dei criteri di valutazione gestiti dal Csm. Se l’Organo di autogoverno della magistratura sarà consapevole del suo ruolo e saprà usare gli strumenti che gli vengono dati, la riforma avrà fatto fare alla giustizia un passo avanti sulla strada dell’efficienza. Rispetto a quest’obiettivo è del tutto irrilevante la separazione delle finzioni tra giudici e Pm. Il Ddl Mastella, fedele al programma dell’unione, non propone una separazione delle carriere, peraltro non prevista neppure dalla legge Castelli. Tuttavia, pone una serie di paletti al passaggio da una funzione all’altra, che potrà essere chiesto solo dopo 6 anni di servizio come giudice o Pm, dopo un corso di qualificazione e un giudizio di idoneità. Il passaggio, inoltre, non potrà aver luogo nello stesso distretto di partenza. E se a chiederlo è il dirigente di un ufficio, nemmeno nel capoluogo del distretto in cui si è giudicati (il capo della Procura di Roma, ad esempio, non potrebbe andare a fare il presidente di Corte d’appello a Perugia perché il distretto di Perugia è competente a giudicare i magistrati del distretto di Roma). E un ulteriore paletto inserito ieri su pressione della Rosa nel pugno, contraria alla riforma (come la Cdl) perché non prevede la separazione delle carriere. Un motivo in più per prevedere cinque mesi di fuoco.

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IL SOLE 24 ORE

Verifiche quadriennali sulla professionalità

La carriera dei magistrati sarà scandita da periodiche verifiche di professionalità. Ogni quattro anni giudici e pubblici ministeri saranno sottoposti a una valutazione da parte del Csm (su parere motivato dei consigli giudiziari). Il disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri per correggere la riforma Castelli innova profondamente il sistema della progressione economica, dell’affidamento degli incarichi direttivi e del passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti (e viceversa). Lo scopo è quello di giungere a un modello di selezione interno della magistratura che valorizzi le capacità professionali senza spingere a una corsa verso le funzioni di appello e di legittimità. Della riforma Castelli si condivide perciò il ridimensionamento dell’anzianità quale prevalente criterio per determinare l’avanzamento (il numero di anni passati in magistratura viene ridotto a mero criterio di legittimazione per concorrere a posti direttivi o semidirettivi). Tuttavia, il Guardasigilli, Clemente Mastella, punta a “disinnescare” il meccanismo definito dalla legge 150/05 e dal decreto legislativo 160/06 che lega le promozioni soprattutto ai concorsi per esami (i quali rischiano di “distrarre” i magistrati dal lavoro quotidiano) e la progressione degli stipendi a quella delle funzioni (la quale finirebbe per allontanare dai tribunali di primo grado i magistrati più esperti e specializzati). Il perno dell’ordinamento giudiziario targato centrosinistra diventa così la professionalità del magistrato. Per questo la valutazione della stessa — come si legge nella relazione che accompagna il provvedimento — «non può essere più affermata per presunzioni e solo in occasione dei passaggi di qualifica troppo distanziati o di incarichi specifici». La nuova struttura delle valutazioni deve piuttosto attuare «un reale vaglio delle specifiche capacità, delle doti e delle attitudini richieste per l’esercizio delle diverse funzioni che possono essere svolte». A tal fine il “rendimento” del magistrato sarà oggetto di un esame quadriennale che consentirà di avere un fascicolo costantemente aggiornato al quale fare riferimento per sia per aumenti di stipendio — la progressione economica, infatti, dipenderà dal numero di verifiche superate positivamente. — che per procedere all’assegnazione di incarichi direttivi. Oggetto del riscontro saranno tra l’altro,la competenza tecnico-giuridica, la produttività, la capacità organizzativa e quella di utilizzazione delle risorse a disposizione. Spetterà comunque al Csm il compito di individuare nel dettaglio gli standard di riferimento e le modalità di raccolta degli elementi — dalle sentenze ai verbali d’udienza ai rapporti dei capi degli uffici — sulla base dei quali dovrà essere espressa la valutazione dì professionalità. In caso di bocciatura invece, il magistrato potrà subire ripercussioni di varia natura (anche sullo stipendio nei casi più gravi). Marco Bellinazzo

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ITALIA OGGI

Consigli giudiziari tra passi avanti e non di Marco Patarnello - Componente del C.G. di Roma I consigli giudiziari sono stati già attinti dalla riforma Castelli, formalmente entrata in vigore per tale segmento, ma in concreto non attuata per mancanza di un regolamento attuativo che consentisse lo svolgimento di nuove elezioni. Tali organi stanno, dunque, ancora funzionando con la vecchia disciplina. Il disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario propone diverse modifiche anche in materia e pertanto appare urgentissimo il varo dell'annunziato decreto legge che rinvii la durata degli attuali C.G., che scadrebbero i primi di aprile. Molti e importanti gli aspetti positivi della proposta Mastella in materia. Innanzitutto verrebbe introdotto un sistema elettorale proporzionale, molto più rispondente alle esigenze di rappresentatività della magistratura. Inoltre il numero dei componenti laici nel rapporto con il numero dei togati verrebbe ricondotto al dettato costituzionale previsto per il Csm. Verrebbe, quindi, eliminata la distinzione fra componenti titolari e supplenti ed introdotta una maggiore agilità nel quorum deliberativo, con eliminazione della natura di collegio perfetto di tali organi e considerevole aumento di funzionalità degli stessi. Verrebbe, poi, reintrodotta una competenza tabellare sugli uffici requirenti ed introdotta una innovativa sezione specifica per i giudici di pace (peraltro con un rapporto laici/togati sbilanciato in favore dei primi). Restano alcuni aspetti negativi della riforma Castelli ed in particolare l'inserimento dei rappresentanti dei consigli regionali, sembra che la versione definitiva del disegno di legge in discussione nel consiglio dei ministri non lo contempli più. Non trascurabili, tuttavia, anche taluni aspetti peggiorativi del testo Castelli, che pur presentava alcuni spunti innovativi: il ruolo dei laici viene inutilmente ridimensionato, eliminando la necessaria acquisizione di motivate valutazioni scritte da parte dei Consigli dell'Ordine degli avvocati in tema di valutazioni di professionalità dei magistrati, anche se tale acquisizione non è comunque vietata e quindi resta possibile; inoltre le competenze dei C.G. sono ridimensionate con l'eliminazione del potere di vigilanza e di rapporto sui magistrati, nonché del potere di vigilanza e segnalazione sul funzionamento degli uffici giudiziari. Alcune non trascurabili occasioni perse. Il testo Castelli aveva avuto la positiva intuizione di introdurre una potestà deliberativa in capo ai C.G., sebbene le modalità con cui aveva realizzato tale obiettivo presentassero significativi dubbi di legittimità costituzionale e la materia individuata apparisse poco incisiva e per certi versi inopportuna. Il progetto Mastella elimina tout court la potestà deliberativa dei C.G., laddove invece le esigenze di funzionalità del servizio e la necessità di un decentramento dell'attività del Csm avrebbero reso necessario maggiore coraggio, ampliando le competenze sostanzialmente deliberative per lo meno alla materia tabellare e di organizzazione degli uffici giudiziari. I dubbi di legittimità costituzionale avrebbero potuto essere superati strutturando la potestà deliberativa dei C.G. mediante provvedimenti suscettibili di ricorso al Csm o che consolidassero i loro effetti trascorso un lasso di tempo senza che il Csm che provvedesse a revocarli o modificarli. Anche la scelta di aumentare assai considerevolmente il numero di componenti dei C.G. (divisi in tre fascie dimensionali) in concreto può rendere meno funzionali tali organismi laddove divengano pletorici (è il caso di quelli di maggiori dimensioni): l'esigenza di aumentare la capacità di lavoro sarebbe stata meglio fronteggiabile avallando ed eventualmente ampliando la possibilità di un esonero dal lavoro giudiziario per i magistrati eletti, oggi prevista con circolare dal Csm; tale scelta avrebbe meglio assicurato anche l'esigenza di garantire una elevata competenza tecnica dei componenti, necessaria in una materia indubbiamente molto specialistica quale quella che caratterizza l'attività dei C.G. 08/03/2007

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IL SOLE 24 ORE

Professionisti. Audizioni in corso a Montecitorio

Class action, gli avvocati appoggiano il modello Ue

Un’azione collettiva per la difesa di diritti soggettivi più conforme al modello Ue che a quello a “stelle e strisce’. Ovvero, una doppia fase di giudizio, che tuteli nel Codice civile — e non nella disciplina dei consumatori — interessi rilevanti, preliminarmente rappresentati da enti, associazioni e gruppi “locali” di cittadini. Sono queste le linee essenziali che dovrebbe seguire, secondo il Consiglio nazionale forense, il cosiddetto disegno di legge sulla class action. Ieri mattina, infatti, l’appuntamento in commissione Giustizia della Camera — dove sono in corso le audizioni sul provvedimento, coordinate dal relatore Alessandro Malan (Ulivo) — ha visto protagonisti proprio i vertici della professione forense, con il presidente del Cnf, Guida Alpa, e Nello Rossi, il segretario dell’Anm (l’Associazione nazionale magistrati). Contrario all’importazione” del sistema di class action statunitense «il Cnf— ha spiegato Alpa — propende per un modello di azioni collettive attraverso l’attività di enti, associazioni riconosciute o “gruppi locali” di difesa del cittadino». Obiettivo, prosegue Alpa, «la difesa di diritti soggettivi fondamentali, come la salute oil patrimonio, che devono avere rilievo nel Codice civile. Per evitare abusi — ha concluso Alpa — serve un doppio livello: una fase in cui il giudice ordinario individui titolarità, legittimità ad agire e ne verifichi i presupposti. Una seconda fase in cui ogni soggetto legittimato avvii un’azione individuale di risarcimento. Con meccanismi di controllo che evitino abusi sugli accordi di transazione e non diano ulteriori occasioni per il patto di quota lite». Uscirà invece a breve con rilievi ufficiali l’Associazione nazionale magistrati. Come ha spiegato il segretario, Nello Rossi, «l’incontro a Montecitorio è stato interlocutorio sui differenti modelli sul tappeto». In particolare, l’Anm ha sottolineato «l’opportunità di trovare un buon “campione rappresentativo” di interessi collettivi, per prevenire abusi», ma soprattutto la necessità di dare “forza” all’azione della magistratura «cbn la previsione di aspetti inibitori di certi comportamenti che, nella tutela della salute e dell’ambiente, sono necessari a dare efficacia alle decisioni dei giudici». Laura Cavestri

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ITALIA OGGI

Indagine conoscitiva alla camera. Attesi nel pomeriggio anche gli interventi di Censis e Antitrust

Riforma, si riprende. Ma è polemica

Al via le audizioni. Cnel spaccato sul giudizio al ddl Mastella

La riforma delle professioni riprende il suo iter. Archiviata la crisi di governo, i parlamentari delle commissioni congiunte Giustizia e attività produttive della camera inizieranno oggi le prime audizioni al fine di realizzare una indagine conoscitiva sulla materia. Si parte, quindi, con Cnel, Censis e Antitrust. E non sarà un avvio di lavori semplice. Soprattutto per la posizione sempre più intransigente degli ordini. Che su più fronti hanno creato già qualche polemica. Solo la scorsa settimana (si veda ItaliaOggi del 2 marzo) uno dei relatori alla riforma, Pierluigi Mantini (Margherita), ha bollato come ´ambigua' l'iniziativa di raccolta delle firme da parte del Cup guidato dall'architetto Raffaele Sirica al fine di presentare in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per ´dire no' al ddl Mastella e alle sue molteplici deleghe e, invece, ´dire sì' a un ddl quadro che entri nei dettagli della materia. Ma il fronte ordinistico in questo ultimo periodo ha avuto anche altre occasioni per manifestare il proprio dissenso al disegno di legge di iniziativa governativa, che costituirà il testo base su cui innestare possibili miglioramenti durante il passaggio alle camere. Come all'interno del Cnel. Fra il presidente della seconda commissione, Giuseppe Casadio, e il consigliere Cnel ma anche vicepresidente del Cup, Roberto Orlandi, è in atto un vero e proprio braccio di ferro (si veda ItaliaOggi del 7 e dell'8 febbraio). E l'occasione di oggi potrebbe essere solo l'ultimo pretesto per creare altre polemiche. Orlandi è, infatti, sul piede di guerra, avendo chiesto di partecipare all'audizione e incassato un diniego. Il problema è il giudizio del Cnel sulla riforma ideata da Mastella. La seconda commissione, infatti, ha già espresso parere positivo. Una posizione non condivisa dal numero uno degli agrotecnici e altri esponenti di ordini componenti proprio della II commissione. I quali hanno scritto un apposito documento dal quale emerge una netta contrarietà al ddl del guardasigilli. Allora, Orlandi si chiede: ´I due documenti in commissione come saranno esposti? Noi vigileremo. E se sarà il caso scriveremo a tutti i parlamentari della commissione per far sentire la nostra voce'. Positivi, invece, si annunciano i pareri di Censis e Antitrust. L'istituto di ricerca socioeconomica non porterà a Montecitorio un documento ufficiale, che però sarà messo a punto a breve. Anche se la posizione sulla riforma delle professioni è comunque chiara. E cioè di appoggio totale a un percorso che porti al rinnovamento delle funzioni delle categorie. Allo scopo di valorizzare la qualità delle prestazioni e di creare un nuovo mercato competitivo. Attraverso anche un graduale accorpamento degli ordini. Parere favorevole del Censis anche sull'istituzione di un soggetto che coordini il mondo delle associazioni, guidandole verso il riconoscimento. ´Gli ordini vanno cambiati', ha dichiarato Maria Pia Camusi, direttore di ricerca del Censis, ´e adeguati alle funzioni che, d'altronde, già attualmente svolgono. Ma saremo sempre contrari laddove si parla di abbattimento degli ordini. Mentre, invece, siamo favorevoli alla definizione di un graduale accorpamento, che del resto è già in atto in alcune categorie professionali, come quelle tecniche. Ci sono poi da risolvere i problemi delle libere associazioni, che sono strutture ancora emergenti. E per questo hanno bisogno di forme di incoraggiamento, come può essere l'istituzione di un soggetto che si occupi del loro coordinamento'. Per quanto riguarda, infine, l'Antitrust il parere positivo sembra scontato. Dato che dal 1997 chiede una disciplina più moderna per le professioni. (riproduzione riservata) Ignazio Marino e Gabriele Ventura

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ITALIA OGGI

Il Caso

L’Anf denuncia il Cnf all'antitrust L'Antitrust accende i riflettori sul regolamento sulla formazione del Consiglio nazionale forense, accogliendo la segnalazione effettuata in questo senso dall'Associazione nazionale forense. Con comunicazione inviata all'Anf il 26 febbraio l'Agcm, fa sapere l'Anf, ha comunicato di aver inserito tra gli argomenti oggetto dell'indagine conoscitiva riguardante il settore dei servizi professionali, con particolare riferimento all'adeguamento dei codici deontologici delle professioni ai principi della concorrenza (provvedimento n. 16369 del 18/1/2007), anche l'esame del regolamento sulla formazione permanente approvato dal Cnf. Soddisfazione è stata espressa dal segretario generale dell'associazione, Bruno Sazzini di Bologna, il quale precisa: ´Anf da tempo è impegnata a favorire una maggiore qualificazione professionale dei propri iscritti e degli avvocati in genere, ma intende continuare a perseguire questo fine nel pieno rispetto della libertà e dell'autonomia di ciascuno, senza ingiustificati vincoli di alcun genere. Non esistono (e non potranno esistere) esclusive: ciò che interessa è garantire un elevato livello di professionalizzazione che non si ottiene, certamente, attraverso la creazione di potenziali monopoli o la legittimazione di funzioni sostanzialmente in conflitto tra loro.

Auspichiamo, dunque, un confronto serio e costruttivo, senza autoritarismi, tra le diverse componenti, istituzionali e associative, dell'avvocatura e l'incontro già programmato su iniziativa del Cnf per l'8 marzo, da interpretarsi anche come conseguenza della nostra sollecitazione, rappresenta un inizio in questa direzione'.

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DIRITTO E GIUSTIZIA

Il regolamento sulla formazione permanente sotto la lente dell'Antitrust

L’Antitrust interviene sulla formazione permanente e accoglie l’invito proveniente dall’Associazione nazionale forense. Con comunicazione inviata all’Anf lo scorso 26 febbraio l’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha comunicato di aver inserito tra gli argomenti oggetto dell’indagine conoscitiva riguardante il settore dei servizi professionali, con particolare riferimento all’adeguamento dei codici deontologici delle professioni ai principi della concorrenza (provvedimento n. 16369 del 18/1/2007), anche l’esame del Regolamento sulla Formazione permanente approvato dal Cnf. Accolta, dunque, la segnalazione effettuata dall’Associazione nazionale forense il 15 febbraio scorso (si veda in proposito il quotidiano dello scorso 6 febbraio). Soddisfazione viene espressa dal segretario generale dell’Associazione, Bruno Sazzini di Bologna, il quale ha precisato che: «l’Anf da tempo è impegnata a favorire una maggiore qualificazione professionale dei propri iscritti e degli avvocati in genere, ma intende continuare a perseguire questo fine nel pieno rispetto della libertà e della autonomia di ciascuno, senza ingiustificati vincoli di alcun genere. Non esistono (e non potranno esistere) esclusive: ciò che interessa è garantire un elevato livello di professionalizzazione che non si ottiene, certamente, attraverso la creazione di potenziali monopoli o la legittimazione di funzioni sostanzialmente in conflitto tra loro. Auspichiamo, dunque, un confronto serio e costruttivo, senza autoritarismi, tra le diverse componenti, istituzionali ed associative, dell’Avvocatura e l’incontro già programmato su iniziativa del Cnf per l’8 marzo (oggi per chi legge – ndr), da interpretarsi anche come conseguenza della nostra sollecitazione, rappresenta un inizio in questa direzione».

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ITALIA OGGI

Dopo dieci anni di guida di De Tilla il 15 marzo il comitato dei delegati eleggerà il successore

Cassa forense, corsa alla presidenza

Quattro i candidati ma due sono i favoriti: Colloca e Scocozza Una poltrona per due. Anzi per quattro. Però con un risultato che potrebbe essere a sorpresa. Tempo di rinnovamento dei vertici alla Cassa di previdenza forense. Il 15 marzo il comitato dei delegati sarà chiamato a eleggere il presidente dell'ente di previdenza degli avvocati e cinque (su dieci) consiglieri di amministrazione. Il presidente dovrà prendere il posto di Maurizio De Tilla, presidente da tre mandati, che ha saputo ´sdoganare' la cassa dalla rilevanza esclusivamente interna alla categoria. Il passaggio è delicato perché tutti ammettono che, nonostante la presidenza De Tilla sia stata anche discussa, in questi anni la cassa ha conquistato visibilità, ha difeso le sue prerogative di autonomia e quella della categoria forense e ha accresciuto il suo patrimonio. E ora si tratta di far tesoro di questa eredità. I giochi sono quanto mai aperti per la guida di un istituto che, in termini di valore, tra le casse professionali viene dopo Enpam e Inarcassa e somma 130 mila iscritti, 3 miliardi di euro del suo patrimonio. Due i candidati favoriti: Marcello Colloca, attuale vicepresidente vicario, e Riccardo Scocozza, che è già stato presidente dell'ente di via Quirino Visconti nel '93 per sei mesi. Ma hanno formalizzato la loro candidatura anche Ignazio Li Gotti, che ha già corso due anni fa, e Dario Donella. Come sempre avviene in queste circostanze, le voci di corridoio parlano di appoggi e cordate. D'altra parte il quorum per essere eletti è la maggioranza più uno e dunque ben 41 voti. Una cifra su cui, al momento, nessuno dei candidati ufficiali può contare. Il clima sarà noto solo al momento delle prime votazioni, dalle quali si potrà capire se alla fine ad averla vinta sarà qualche outsider. Colloca conta sul sostegno del presidente uscente e di quanti hanno apprezzato nel tempo la gestione di De Tilla. Una candidatura nel segno della continuità, insomma, soprattutto perché lo stesso De Tilla mirerebbe alla poltrona di vicepresidente. Colloca riconosce questa eredità, ma è fermo nel rivendicare la sua indipendenza. ´Per il futuro è necessario portare avanti iniziative per garantire maggiore autonomia della cassa in materia normativa e regolamentare. E anche mettere mano alla riforma previdenziale, questa volta in maniera strutturale per arginare i negativi effetti che la legge Bersani ha sulla contribuzione alla cassa. Infine, bisogna pensare in sede Adepp alla previdenza complementare'. Scocozza, che da tempo ha preparato la sua candidatura, mette sul piatto una annunciata inversione di tendenza soprattutto nell'equilibrio interno tra gli organi. Componente nel comitato dei delegati, infatti, si è esplicitamente candidato contro il ´dirigismo' della passata gestione e per dare centralità proprio al parlamentino della cassa. Nella lettera inviata ai colleghi per presentare la sua candidatura, Scocozza (che ha preferito non rilasciare dichiarazioni limitandosi a dire che le ´prossime elezioni dovranno svolgersi in un clima di serenità e senza condizionamenti') sottolinea proprio questo aspetto. Tra i punti del programma, Scocozza indica tra le priorità la riforma della previdenza, nonostante le nuove regole parametriche siano state appena approvate dal ministero del welfare (ma non l'aumento del contributo integrativo dal 2 al 4%, per il quale pende una causa davanti al Tar). Altri progetti in cantiere sono la redazione della carta dei diritti degli iscritti alla cassa, la formazione e l'aggiornamento permanente dei delegati, la creazione dell'ufficio stampa e comunicazione. Secondo quanto è dato sapere, per Scocozza voterà anche Vincenzo La Russa, il grande sfidante di De Tilla due anni fa, che ambirebbe alla poltrona di vicepresidente. Li Gotti punta alla modifica dello statuto per rafforzare il comitato facendolo presiedere da delegati diversi dal presidente della cassa, per rafforzare la trasparenza del consiglio di amministrazione prevedendo come obbligatoria la trasmissione dei verbali ai delegati. La candidatura di Donella, che peraltro ha predisposto il testo di riforma della professione di avvocato presentato da Guido Calvi al senato, ha fatto parlare, visto che è stata l'ultima in ordine di tempo a uscire fuori, e i rumor riferiscono che, nonostante la preparazione indiscussa dell'interessato, sia destinata a svolgere ´azione di disturbo'. Lo stesso Donella spiega di ritenere la sua nomination ´difficile'. Per ora nessuno può essere certo dell'elezione. E oltre tutto non sono escluse sorprese dell'ultima ora. Se nessuno dei designati dovesse farcela potrebbero spuntare nomi nuovi come quelli di Alberti o Vassarri. (riproduzione riservata) Claudia Morelli 08/03/2007

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ITALIA OGGI Poco spazio per i Dico del governo. La commissione giustizia costituirà un comitato ristretto

Al senato sono tutti pazzi per i Pacs

Modello para-matrimoniale per sette proposte di legge su nove

Il riconoscimento soft dei diritti e doveri dei conviventi varato dal governo si scontra con la voglia di pacs, nel senso ormai comune di unioni che pur non essendo un matrimonio ne ricalchino molte prerogative, che soffia in queste ore nelle aule del senato. E rischia di esserne travolto. Tanto che ieri la commissione giustizia di palazzo Madama, che ha all'esame il provvedimento insieme ad altre nove proposte di legge alternative, dopo l'ufficio di presidenza ha deciso di andare avanti con la discussione generale su tutti i disegni di legge, per poi eventualmente elaborarne uno nuovo in seno a un comitato ristretto. Ma la prima batosta il disegno di legge governativo battezzato Dico (diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi) dalle due ministre firmatarie, Rosy Bindi e Barbara Pollastrini, l'aveva già ricevuta martedì pomeriggio, quando Cesare Salvi, presidente della commissione giustizia del senato, nella sua relazione alla presenza della stessa Bindi ha definito il ddl ´privo di un impianto giuridico valido per poter essere adottato come testo base'.

Una premessa dalle conseguenze giuridiche e politiche potenzialmente pesanti, dal momento che il premier, Romano Prodi, ha lasciato carta bianca al parlamento nella scelta tra i diversi disegni di legge presentati, che hanno già raggiunto quota nove oltre al ddl governativo, e che come può osservarsi in tabella mostrano nella stragrande maggioranza aperture all'equiparazione tra lo status di conviventi e quello dei coniugi ben più sostanziose di quelle prospettate dal ddl Bindi-Pollastrini. Quest'ultimo rappresenta piuttosto il frutto di una mediazione del governo con i cattolici dell'Unione. Il senato potrebbe ora utilizzare come testo base una delle proposte alternative presentate dai parlamentari di sinistra, anche se Salvi ha sottolineato di apprezzare pure la proposta del senatore di Forza Italia Alfredo Biondi, che sembra molto più avanzato del Bindi-Pollastrini sul piano dell'espressione della volontà di ´unione', che deve svolgersi davanti al notaio.

Secondo la relazione Salvi, proprio l'espressione della volontà di usufruire dei diritti e dei doveri della convivenza stabile è uno dei punti più deboli del ddl del governo. Il mero rinvio al regolamento sulle dichiarazioni all'anagrafe dello stato di convivenza, con l'onere di spedire una lettera raccomandata all'altro convivente nel caso di dichiarazione non contestuale, sembra infatti il risultato farraginoso di un compromesso volto a evitare di dare spazio a un'espressione del consenso che ricordi troppo il matrimonio. La preoccupazione di non creare un nuovo istituto giuridico, però, lascia nell'ambiguità gli effetti legali nei confronti del convivente che potrebbe ricevere la raccomandata ma non esserne a conoscenza, o non desiderare la produzione di quegli effetti. Altrettanto indeterminata risulterebbe, proprio perché non è chiaro il negozio o il fatto giuridico che dà vita al rapporto, anche la sua cessazione. Mentre l'insieme dei diritti attribuiti ai conviventi dai Dico (tra gli altri il diritto di visita e assistenza in ospedale, la reversibilità della pensione, la successione nel contratto di affitto dopo tre anni di convivenza, la pensione ai superstiti, il concorso alla successione legittima dopo nove anni), pur apprezzabili, presentano qua e là alcune incongruenze. Questi i limiti dei Dico evidenziati dal relatore. Limiti che, dal punto di vista strettamente giuridico, non si riscontrano nelle altre proposte di legge, molte delle quali sono più chiare circa il tipo di dichiarazione che da vita alle unioni e ai conseguenti effetti giuridici. Delle altre nove all'esame del senato, otto (eccetto quella di Biondi) assimilano in vario modo le convivenze al matrimonio. Teresa Pittelli

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ITALIA OGGI

La scheda

I dieci disegni di legge all'esame del Senato in pillole

DICO Il testo del governo prevede una dichiarazione all'anagrafe da fare insieme o separati che attesti una convivenza stabile, dalla quale scaturiscono diritti e doveri come quello agli alimenti e all'eredità trascorsi nove anni di convivenza; la possibilità di subentrare nell'affitto della casa dopo tre anni di convivenza; assistere il partner in ospedale e prendere decisioni in tema di salute e donazioni di organi; ottenere la pensione di reversibilità e superstiti.

CONTRATTO D'UNIONE SOLIDALE

Lo propone il senatore di Forza Italia Alfredo Biondi. Il riconoscimento dell'unione deve avvenire davanti al notaio, è sempre modificabile e non attribuisce lo status di familiare. Dal contratto non potranno, quindi, derivare diritti e doveri riservati alla famiglia come l'adozione o affidamento di minori. Si può chiedere la comunione dei beni.

PATTO DI SOLIDARIETÀ

A suggerirlo è il senatore della Margherita Roberto Manzione. Si può contrarre tra persone anche dello stesso sesso e davanti al giudice di pace.

Le parti potranno assistersi in caso di malattia e di morte, donazione di organi compresa, sentiti però gli ascendenti e i discendenti. Per la successione ci sono gli stessi diritti del coniuge. C'è la reversibilità della pensione, ma solo dopo sette anni di convivenza e se non ci sono ex coniugi, figli o genitori anziani non titolari di pensione. Si scioglie automaticamente se uno dei due si sposa o se si fa esplicita richiesta all'ufficiale di stato civile.

UNIONI REGISTRATE E UNIONI CIVILI

A proporle in due testi diversi sono i senatori del Prc. Primo firmatario il capogruppo Giovanni Russo Spena. Le unioni registrate possono avvenire tra persone dello stesso sesso e sono equiparabili al rapporto tra i coniugi quanto alle prerogative, comprese adozione e affido di minori. Le unioni civili, invece, possono essere contratte anche da persone di sesso diverso. C'è un registro ad hoc e si propone una dichiarazione congiunta, che costituisce titolo equiparabile a quello di familiare e che come tale termina con la morte o la richiesta di separazione. Si è equiparati al coniuge anche per quanto riguarda la successione e la reversibilità della pensione.Lo straniero può diventare residente nel momento in cui certifica la sua unione civile. I figli che nascono nell'unione hanno gli stessi diritti di quelli nati nel matrimonio.

UNIONI CIVILI E DI MUTUO AIUTO

Le propongono sempre senatori del Prc. Prima firmataria Maria Luisa Boccia. Per le unioni civili lo schema è analogo a quello della pdl firmata da Russo Spena, ma in questo testo si aggiungono le ´unioni di mutuo aiuto', che possono riguardare studenti che dividono lo stesso tetto o persone che

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convivono aldilà di una relazione sessuale. Per questo tipo di unione si istituisce apposito registro con tanto di certificazione. Per chiederla non si deve essere già sposati, né essere parte di un'unione civile. Chi sceglie il mutuo aiuto stabilisce, al momento dell'iscrizione nel registro, le regole patrimoniali per la convivenza. Se l'unione finisce su richiesta di uno o entrambe le parti, il convivente non titolare della casa ha tre mesi di tempo per andar via. Se il titolare muore, l'altro ha non meno di sei mesi per lasciare l'abitazione.

CONVIVENZA DI FATTO E UNIONI REGISTRATE

L'ex senatore del Prc Luigi Malabarba (ha lasciato il seggio ad Heidi Giuliani) ha presentato un testo che distingue tra unioni civili, unioni registrate e convivenze di fatto. Le prime estendono in sostanza alle parti diritti e doveri dei coniugi; le seconde riguardano essenzialmente coppie di uno stesso sesso; le convivenze prevedono una tutela giuridica e patrimoniale per chi vive sotto lo stesso tetto a prescindere da una relazione sessuale.

UNIONI CIVILI, MA DA ALMENO UN ANNO

Sì all'iscrizione nel registro, ma dopo almeno un anno di convivenza. A proporlo è il senatore dei Verdi Natale Ripamonti che estende la disciplina anche ai diciassettenni. Se l'unione finisce, le parti entro sei mesi possono ricorrere all'autorità giudiziaria che dovrà stabilire la cifra del mantenimento sulla base della durata e del tenore di vita della coppia. Lo straniero dovrà risiedere in Italia da almeno due anni. Anche in questo testo si prevede l'equiparazione non solo del convivente al coniuge per quanto riguarda la successione, ma anche del figlio nato nell'unione a quello nato nel matrimonio.

PACS

I Verdi, primo firmatario Giampaolo Silvestri, propongono il patto civile di solidarietà sul modello francese per le convivenze anche dello stesso sesso. Pensione reversibile dopo almeno due anni.

UNIONI CIVILI MODELLO PACS

Le unioni civili proposte dai senatori Ds, prima firmataria Vittoria Franco, ricalcano in qualche modo lo schema proposto per i Pacs. Con tutele per i conviventi analoghe a quelle dei coniugi. Compresa la disciplina per gli stranieri: si può ottenere la cittadinanza, ma solo dopo cinque anni dall'iscrizione nei registri dello stato civile.

08/03/2007

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DIRITTO E GIUSTIZIA

Sì al rientro in magistratura di Corrado Carnevale. Ma il Plenum si spacca

Via libera al rientro in magistratura di Corrado Carnevale. A deciderlo è stato ieri il plenum del Csm con 11 voti a favore, tra cui quello del vicepresidente di Palazzo dei Marescialli Nicola Mancino, 10 contrari e 4 astenuti.

La vicenda. Corrado Carnevale, noto alla cronache come il “giudice ammazza-sentenze”, aveva chiesto da tempo di tornare a indossare la toga, dopo essere risultato innocente in relazione alle vicende che lo avevano coinvolto negli anni Novanta. Malgrado tutto, però, il Csm aveva respinto la sua istanza. In seguito, la delibera di Palazzo dei Marescialli era stata annullata dalla giustizia amministrativa: il Tar Lazio e il Consiglio di Stato avevano riconosciuto il diritto di Carnevale ad ottenere il prolungamento e il ripristino del rapporto di lavoro, in applicazione della legge 350/03 che ha stabilito il diritto al reintegro dei pubblici dipendenti che siano stati sospesi in conseguenza di un procedimento penale concluso con l’assoluzione.

La decisione del Consiglio di Stato. Tuttavia, Palazzo Spada con la decisione 7210/06 (pubblicata sul quotidiano dello scorso 13 dicembre) pur accogliendo il ricorso del Consiglio superiore della magistratura non aveva potuto decidere in merito alla riammissione in servizio di Carnevale, poiché l’organo di autogoverno della magistratura ordinaria ha “dimenticato” di censurare la parte della sentenza del Tar Lazio che riguardava il ripristino e il prolungamento del rapporto di lavoro del presidente di sezione della Suprema corte.I giudici di piazza Capo di Ferro, infine, avevano respinto il ricorso con il quale Carnevale chiedeva di poter esercitare la funzione di presidente aggiunto di piazza Cavour. In effetti, concludeva il supremo organo di giustizia amministrativa, «se è vero che il venir meno della sospensione cautelare dà luogo alla piena reintegrazione anche relativamente a tale periodo, non può attribuirsi allo stesso, di per sé, un valore tale da renderlo rilevante ai fini di una positiva valutazione di funzioni che, di fatto, non sono state svolte».

La decisione del plenum. La decisione, tuttavia, ha spaccato l’assemblea di Palazzo dei Marescialli che è passata con un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari. A favore della proposta deliberata dalla quarta commissione i voti, oltre a quello di Mancino, di Letizia Vacca (laico del centrosinistra e relatrice della delibera), dei togati di Magistratura Indipendente e dei laici della Casa delle libertà, nonché di tre esponenti di Unicost (Roberto Maria Carrelli Palombi, Luisa Napolitano e Giuseppe Maria Berruti). Contrari, invece, il Pg di Cassazione Mario Delli Priscoli, le correnti di Md e Movimento per la Giustizia e i laici dell’Unione Mauro Volpi e Celestina Tinelli. Le astensioni, poi, sono giunte dai togati Francesco Saverio Maria Mannino, Fabio Roia e Alfredo Pompeo Viola (tutti di Unicost) e dal laico Ds Vincenzo Maria Siniscalchi.

Ora gli atti su Carnevale, già presidente di sezione della Cassazione, dovranno essere esaminati dalla quinta commissione, competente per gli incarichi direttivi, per l’assegnazione della sede al magistrato. (cri.cap)

08/03/2007