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Rapporto di lavoro MeteoSvizzera no. 239 Su mandato dell‘Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Cantone Ticino Rapporto sul clima Cantone Ticino Dipartimento federale dell’interno DFI Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera

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Rapporto di lavoro MeteoSvizzera no. 239

Su mandato dell‘Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Cantone Ticino

Rapporto sul clima − Cantone Ticino

Dipartimento federale dell’interno DFI

Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera

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Rapporto di lavoro MeteoSvizzera no. 239

Su mandato dell‘Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Cantone Ticino

Rapporto sul clima − Cantone Ticino

Editore

Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera

Servizio climatologico

Via ai Monti 146

6605 Locarno Monti

Committente

Cantone Ticino

Dipartimento del territorio

Sezione della protezione dell’acqua, dell’aria e del suolo

Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili

Via Carlo Salvioni 2a

6500 Bellinzona

Direzione progetto

Thomas Schlegel

Marco Gaia

Autori

Fosco Spinedi

Simon Scherrer

Thomas Schlegel

Michael Begert

Gergely Rigo

Francesco Isotta

Stephan Bader

Marco Gaia

Citazione:

MeteoSvizzera, 2012, Rapporto sul clima – Cantone Ticino 2012, rapporto di lavoro MeteoSvizzera, p. 63

© MeteoSvizzera 2012

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A partire dagli anni ’50 del secolo scorso la comunità scientifica internazionale incominciò a occuparsi

approfonditamente degli aspetti dell’effetto serra, sia naturale, sia indotto dalle attività dell’uomo.

Venticinque anni or sono, la Commissione Svizzera di Ricerca sul Clima e sull’Atmosfera (CCA) dell’allora

Società Elvetica di Scienze Naturali, assieme all’Istituto Svizzero di Meteorologia, pubblicò il libro Il clima – il

nostro futuro? con lo scopo di divulgare presso il vasto pubblico una serie di nozioni e di informazioni riguardanti

il clima e i sui cambiamenti.

Nella premessa, Flavio Cotti, in quegli anni consigliere federale, affermava: “La crescita demografica e lo sviluppo

tecnico odierno sono in procinto di modificare il clima, elemento essenziale del nostro ambiente: il fenomeno

merita di essere meditato seriamente, ed esige un comportamento consapevole”.

Da: Il clima – il nostro futuro? Commissione Svizzera di Ricerca sul Clima e sull’Atmosfera (CCA), 1988. Kümmerly & Frey.

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Prefazione Il clima è sicuramente una caratteristica che qualifica il Cantone Ticino in termini positivi rendendolo una regione

attrattiva. Al pari dell’ambiente e del paesaggio, è da considerare una risorsa da valorizzare e, per quanto

possibile, da preservare. È il compito della politica climatica, che deve far fronte ai cambiamenti dei parametri

climatici, di anno in anno sempre più percettibili, coordinando ed integrando la politica energetica e la politica

ambientale.

Il Cantone Ticino può dare un suo contributo in questo contesto. Infatti, seppur coerenti in quanto a tendenze, i

cambiamenti climatici globali si manifestano in modo differenziato sulle diverse regioni del nostro pianeta e

localmente potranno avere delle conseguenze più o meno importanti sui differenti settori socioeconomici, quali ad

esempio la produzione idroelettrica, il turismo, la gestione del territorio, l’agricoltura e in generale sull’ambiente e

gli ecosistemi.

Proprio in ragione di queste considerazioni si è deciso di approfondire la conoscenza di questo fenomeno a livello

cantonale. La Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo del Dipartimento del territorio ha pertanto

commissionato all’Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera il presente studio sul clima in

Ticino.

Grazie alle approfondite analisi svolte, si è potuto da un lato elaborare lo sviluppo storico dei parametri

meteorologici chiave, quali temperatura e precipitazioni, dall’altro estrapolare degli scenari sulla possibile

evoluzione del clima in Ticino.

Le analisi si sono basate sui dati rilevati da 14 stazioni ticinesi e 2 mesolcinesi della rete di misurazione di

MeteoSvizzera, alle quali si è aggiunta la stazione del Gran San Bernardo per un riferimento in quota, le cui serie

storiche, in alcuni casi, coprono un periodo di più di 100 anni.

Mentre l’evoluzione delle precipitazioni non mostra una tendenza definita, anche se negli ultimi 30 anni esse sono

leggermente diminuite in primavera e leggermente aumentate in estate, negli ultimi 150 anni la temperatura in

Ticino è aumentata di circa 1.5 °C e soprattutto la tendenza al riscaldamento ha subito una netta accelerazione

negli ultimi 50 anni, in particolare in primavera e in estate. Un aumento, da sottolineare, che è quasi il doppio di

quello registrato mediamente a livello mondiale.

Il presente rapporto non si limita però a fornire un’attendibile e solida analisi dello sviluppo storico dei parametri

meteorologici, ma propone pure degli scenari del loro sviluppo futuro che dipendono dalle emissioni globali di gas

a effetto serra. Questi prevedono aumenti di almeno 1-2 °C fino al 2080, le cui conseguenze sono attualmente

difficili da valutare.

Alla luce delle specificità del Ticino poste in evidenza e dei possibili scenari evolutivi, il rapporto potrà quindi

fornire lo spunto ed essere il riferimento di base per effettuare ulteriori approfondimenti specifici sugli effetti attesi,

dovuti a cambiamenti climatici, nei differenti settori socioeconomici del Cantone Ticino, quali ad esempio turismo,

produzione di energia idroelettrica e agricoltura. Tali approfondimenti settoriali potranno inoltre permettere la

definizione di provvedimenti orientati a prevenire, attenuare o valorizzare gli effetti dei cambiamenti climatici sul

sistema socioeconomico e ambientale del Cantone Ticino.

Il presente rapporto sul clima in Ticino è dunque un importante passo verso una politica climatica cantonale,

integrata e sostenibile.

Ing. Giovanni Bernasconi

Capo della Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo del Cantone Ticino

Bellinzona, maggio 2012

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Riassunto I cambiamenti del clima a livello globale si manifestano sulle diverse regioni della Terra in modo differenziato.

Come mostrato dal presente rapporto anche nel Cantone Ticino si notano dei cambiamenti climatici coerenti con

il quadro a livello globale. Le variazioni nel clima del Ticino sono diversificate e si possono mettere in evidenza

analizzando sia grandezze di base quali la temperatura o le precipitazioni, sia considerando l’andamento di

indicatori climatici da esse ricavati.

Sviluppo storico del clima nel Cantone Ticino

La disponibilità di dati meteorologici rilevati sistematicamente risale alla seconda metà del XIX secolo.

In circa 150 anni la temperatura è aumentata da 0.09 a 0.11 °C per decennio (1.3-1.6 °C in totale), con un

aumento sensibile del tasso di riscaldamento negli ultimi 3 decenni (tra 0.3 e 0.5 °C per decennio).

Quest’aumento di temperatura si inserisce in modo coerente con il riscaldamento a basse quote registrato anche

nelle altre regioni della Svizzera ed è statisticamente molto significativo. L’aumento complessivo della

temperatura sul versante sudalpino è quasi il doppio dell’aumento medio della temperatura globale terreste

messo in evidenza dall’ultimo rapporto IPCC (IPCC, 2007), a testimonianza di quanto il versante sudalpino possa

essere maggiormente toccato dai cambiamenti in atto per quel che riguarda gli aspetti termici. Il rialzo di

temperatura è stato particolarmente evidente in estate e in primavera.

L’evoluzione delle precipitazioni non mostra una tendenza così chiara come le temperature: le variazioni

periodiche sono l’elemento tipico messo in evidenza dai dati misurati. In generale negli ultimi 50 anni i quantitativi

hanno subito una variazione inferiore al 5% per decennio. Tendenzialmente le precipitazioni sono leggermente

diminuite in primavera (circa −1.5% per decennio), mentre si è avuto un leggero aumento in estate (attorno al 4%

per decennio) e in inverno (attorno al 3% per decennio). Nessuno dei cambiamenti nelle precipitazioni stagionali è

però significativo.

Diversi indicatori climatici che possono avere conseguenze sui differenti settori socioeconomici ticinesi (turismo,

produzione energetica, gestione del patrimonio boschivo, agricoltura, ecc.) mostrano delle variazioni marcate. In

particolare spiccano gli indicatori legati alla temperatura. In breve, i cambiamenti più importanti per il Cantone

Ticino dal 1961 ad oggi sono: una chiara diminuzione del numero di giorni di gelo; un netto aumento del numero

di giorni estivi e tropicali a bassa e media quota; il rialzo della quota dell’isoterma di zero gradi in tutte le stagioni,

più pronunciato in estate; una netta diminuzione delle nevicate e della lunghezza del periodo con neve al suolo,

particolarmente significativa a media quota. Per quel che riguarda gli indicatori legati alle precipitazioni non è

possibile mettere in evidenza variazioni statisticamente significative.

Sviluppo futuro del clima nel Cantone Ticino

In base ai modelli e alle proiezioni disponibili oggi, nel corso del XXI secolo il clima del Ticino si scosterà

significativamente sia da quello odierno, sia da quello del passato. La temperatura media, verosimilmente,

aumenterà di parecchi gradi in tutte le stagioni e per la fine del secolo le precipitazioni estive dovrebbero

diminuire, contrariamente a quelle invernali che tenderanno ad aumentare.

Ci si può attendere anche un cambiamento del carattere degli eventi estremi: sono previsti periodi caldi più intensi

e prolungati come pure periodi canicolari più frequenti in estate, mentre i periodi freddi invernali dovrebbero

diminuire. Le proiezioni della frequenza e dell’intensità delle precipitazioni sono invece meno sicure ma non si

possono escludere cambiamenti significativi.

Nella seconda metà del XXI secolo il clima del Ticino sarà determinato in maniera sensibile dall’evoluzione che le

emissioni globali di gas a effetto serra avranno nei prossimi decenni (fig. A). I modelli climatici mostrano che, con

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misure di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per limitare il rialzo globale della temperatura entro la fine

del XXI secolo a 2 °C rispetto alla media 1980-2009, il riscaldamento in Ticino sarebbe da due fino a tre volte

inferiore che senza misure di riduzione (i modelli prevedono in questo caso un riscaldamento di 1.4 °C come

valore più probabile). Il riscaldamento, anche di soli 1.4 °C, sarebbe comunque del medesimo ordine di

grandezza del rialzo registrato tra il 1864 e il 2010 (compreso tra 1 e 2 °C) (tab. A).

Fig. A: Tre scenari di emissioni globali di gas a effetto serra e ripercussioni previste sulle temperature e sulle precipitazioni al sud delle Alpi verso la fine del XXI secolo per due stagioni scelte, estate e inverno. Gli scenari considerati sono: senza alcuna misura di intervento ed emissioni in continuo aumento (A2), senza misure di intervento ma emissioni in calo dopo il 2060 (A1B) e misure di intervento attive per una diminuzione delle emissioni (RCP3PD).

1900 1920 1940 1960 1980 2000 2020 2040 2060 21000

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Tab. A: Panoramica delle variazioni della temperatura e delle precipitazioni, così come degli indicatori climatici nel Cantone Ticino (per le definizioni vedi tab. 5.1). Il valore indica il cambiamento per decennio calcolato sul periodo 1961-2011. Le tendenze significative (p ≤0.05) positive sono indicate in rosso, quelle negative in blu, se il periodo di riferimento non copre l’intervallo 1961-2011, il valore è contrassegnato da un asterisco (*).

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Airolo - −0.8 - - - - −3.0 +0.6 −54 −8.0 +0.4 - -

Piotta - - −2.8 +3.3* +0.6* - - - - - - - -

Robiei - - −1.2* +0.1* - - - - - - - - -

Bosco Gurin - +0.9 - - - - - - −36 −7.7 - - -

Acquarossa/Comp. - - −4.7* +7.4* +3.0* - −2.1 +0.4 - - - - -

San Bernardino - −1.0 −6.3* +0.4* −0.0* - −3.7* −0.5* - - +1.0* - -

Grono +0.3 −1.0 −3.9* +11.7* +8.3* - −0.8 +0.1 - - +0.9 - -

Biasca - +1.3 - - - - −1.0 +0.6 - - +1.0 - -

Camedo - +0.2 - - - - −2.5 +0.1 - - +1.5 - -

Cimetta - - −3.3* −0.0* - - - - - - - - -

Locarno-Monti +0.4 +1.5 −3.1 +7.6 +4.1 +2.4 −1.8 +0.3 −4 −1.5 +1.1 −0.3 −0.7

Magadino +0.4 +1.2 −3.6 +6.5 +4.7 - - - - - - - -

Crana-Torricella - +2.1 - - - - −3.5 +0.4 - - +0.9 - -

Lugano +0.4 +1.0 −4.7 +7.5 +4.1 +3.5 −2.6 −0.2 0 −1.2 +1.2 +5.1 −2.6

Stabio - - −2.3 +9.3 +5.7 - - - - - - - -

Coldrerio - +1.1 - - - - −1.6 +0.0 - - +0.0 - -

Gran San Bernardo 0.3 +2.2 - - - - - - - - - - -

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 13

Indice 1  Alcuni appunti di climatologia ................................................................................................................ 15 

1.1  Variabilità climatica ................................................................................................................................ 15 

1.2  L’effetto serra naturale e le emissioni antropiche .................................................................................. 15 

1.3  Clima e uomo ........................................................................................................................................ 16 

1.4  Andamento del clima nel passato .......................................................................................................... 16 

1.5  Dalla fine della glaciazione a oggi ......................................................................................................... 16 

2  Dati e metodi ......................................................................................................................................... 18 

2.1  Stazioni al suolo, disponibilità dei dati ................................................................................................... 18 

2.2  Qualità ed elaborazione dei dati ............................................................................................................ 20 

2.3  Dati per gli scenari climatici ................................................................................................................... 20 

2.4  Metodi statistici ...................................................................................................................................... 21 

3  Il clima del Ticino ................................................................................................................................... 22 

3.1  Gli elementi climatici del Ticino in breve ................................................................................................ 25 

3.1.1  Temperatura .......................................................................................................................................... 25 

3.1.2  Precipitazioni ......................................................................................................................................... 25 

3.1.3  Umidità .................................................................................................................................................. 27 

3.1.4  Radiazione solare .................................................................................................................................. 27 

3.1.5  Soleggiamento ....................................................................................................................................... 27 

3.1.6  Nuvolosità .............................................................................................................................................. 28 

3.1.7  Favonio .................................................................................................................................................. 28 

3.1.8  Neve ...................................................................................................................................................... 28 

3.1.9  Siccità .................................................................................................................................................... 28 

4  Sviluppo storico del clima ...................................................................................................................... 29 

4.1  Introduzione ........................................................................................................................................... 29 

4.2  Andamento della temperatura in Ticino ................................................................................................. 29 

4.2.1  Tendenza della temperatura in Ticino .................................................................................................... 30 

4.3  Andamento delle precipitazioni in Ticino ................................................................................................ 31 

4.4  Tendenza delle precipitazioni in Ticino .................................................................................................. 32 

5  Indicatori climatici .................................................................................................................................. 34 

5.1  Introduzione ........................................................................................................................................... 34 

5.2  Giorni di gelo e giorni di ghiaccio ........................................................................................................... 35 

5.3  Giorni estivi e giorni tropicali .................................................................................................................. 36 

5.4  Giorni afosi ............................................................................................................................................ 38 

5.5  Isoterma di zero gradi ............................................................................................................................ 39 

5.6  Giorni con precipitazioni ........................................................................................................................ 40 

5.7  Giorni con precipitazioni moderate ........................................................................................................ 41 

5.8  Neve ...................................................................................................................................................... 44 

5.9  Durata massima dei periodi asciutti ....................................................................................................... 47 

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14 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

5.10  Giorni chiari / scuri ................................................................................................................................. 49 

5.11  Favonio .................................................................................................................................................. 50 

6  Sviluppo futuro del clima ........................................................................................................................ 52 

6.1  Introduzione ........................................................................................................................................... 52 

6.2  Scenari di emissioni ............................................................................................................................... 53 

6.3  Previsioni dell’evoluzione della temperatura .......................................................................................... 54 

6.4  Previsioni dell’evoluzione delle precipitazioni ........................................................................................ 57 

6.5  Eventi estremi ........................................................................................................................................ 59 

7  Bibliografia ............................................................................................................................................. 61 

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 15

1 Alcuni appunti di climatologia

Le situazioni climatiche e le loro variazioni determinano la vita quotidiana e le attività economiche, locali e globali.

Mentre il “tempo” è rappresentato dall’insieme delle condizioni atmosferiche (stato del cielo, temperatura, umidità

relativa, visibilità, velocità e direzione del vento, ecc.) osservate in un preciso momento, il “clima” consiste nel

comportamento atmosferico mediamente atteso in una data località, sulla base di misure e osservazioni

quotidianamente condotte per un periodo prolungato (di solito almeno un trentennio).

Il clima terrestre è il risultato di un insieme di complesse interazioni tra l’energia in arrivo dal Sole (il “motore” di

tutti i processi climatici), l’atmosfera, gli oceani, le nubi, i suoli, la biosfera e la natura della superficie terrestre

(copertura vegetale, presenza ed estensione dei ghiacci, superfici artificiali create dall’uomo, ecc.). Queste

interazioni concorrono a creare numerosi climi regionali o locali in funzione delle specificità della regione o della

località prese in considerazione.

1.1 Variabilità climatica

Le condizioni climatiche di una località variano naturalmente tra un anno e l’altro, di solito entro un certo margine

intorno ai valori “normali”, ma talora vi si scostano anche in modo più netto, in occasione di fenomeni estremi o

rari: si tratta della variabilità naturale del clima.

Alla variabilità naturale, si sovrappone una variabilità indotta, causata dall’alterazione della composizione chimica

dell’atmosfera da parte dell’uomo. Nella presente fase di cambiamento climatico, nel caso di singoli eventi

importanti quali inondazioni, siccità oppure ondate di calore, è molto difficile riconoscere se essi rientrino ancora

nella naturale variabilità del clima oppure se siano già effetto, almeno in parte, del riscaldamento globale.

Nella storia geologica della Terra il clima è cambiato più volte, talora in maniera drastica, per cause naturali: ad

esempio le variazioni periodiche dell’attività solare, della distanza Terra-Sole, dell’inclinazione e dell’orientamento

dell’asse terrestre, dell’eccentricità dell’orbita planetaria, sono tutti fattori che portano a cambiamenti nella

quantità di energia ricevuta dal Sole; in grado, dunque, di dare inizio a una fase di raffreddamento o di

riscaldamento oppure di segnarne la fine. Assieme alle eruzioni vulcaniche o alle modifiche delle correnti marine

questi fattori si sono sovrapposti con modalità diverse portando alla variabilità del clima alpino, ben documentato

ma non ancora compreso in tutti i suoi dettagli (Wanner et al. 2000). Ciò nonostante i risultati delle recenti

ricerche in climatologia, riassunte anche nell’ambito dell’ultimo rapporto IPCC (IPCC, 2007), suggeriscono che

una parte importante del riscaldamento globale a basse quote degli ultimi 100-150 anni, e in particolare il rialzo

termico a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, sia imputabile con alta probabilità all’influsso antropico. In altre

parole, dall’inizio dell’era industriale nel XIX secolo le attività dell’uomo contribuiscono in maniera non trascurabile

al cambiamento del clima.

1.2 L’effetto serra naturale e le emissioni antropiche

L’effetto serra è anzitutto un fenomeno naturale che comporta il trattenimento all’interno dell’atmosfera terrestre di

una parte della radiazione termica solare che è riemessa dal pianeta sotto forma di raggi infrarossi a onda lunga

(6 ÷ 14 µm).

Se la Terra non fosse circondata da un’atmosfera, la sua temperatura media in superficie sarebbe vicina ai −18

°C. Tuttavia, i gas atmosferici a effetto serra, tra i quali, in ordine di importanza tra quelli presenti in natura, il

vapore acqueo (H2O), il biossido di carbonio (CO2), il metano (CH4), l’ozono (O3), il protossido di azoto (N2O),

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16 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

assorbendo parte della radiazione infrarossa a onda lunga riemessa dalla superficie terrestre, consentono un

guadagno termico di una trentina di gradi: infatti, l’effettiva temperatura media del pianeta è attorno ai 15 °C.

Oggi però l’effetto serra sta diventando un grave problema per gli ecosistemi terrestri e per l’umanità, poiché le

attività umane ne stanno aumentando artificialmente l’intensità: la conseguenza più diretta ed evidente è il rialzo

della temperatura globale del pianeta registrato negli ultimi decenni.

1.3 Clima e uomo

Lungo tutto il corso della sua presenza sulla Terra (da circa 2 milioni di anni), l’uomo ha dovuto confrontarsi più

volte con cambiamenti del clima, in passato unicamente legati a cause naturali. Durante le ultime fasi glaciali

l’uomo era già presente come cacciatore-raccoglitore in Europa centro-meridionale, ma il nomadismo e la

semplicità dell’organizzazione sociale favorivano in un certo senso l’adattabilità in caso di mutamenti nell’assetto

ambientale. Nelle Alpi, terminata la glaciazione e dopo aver colonizzato i siti più favorevoli, con l’aumento

demografico le popolazioni iniziarono a occupare luoghi vieppiù marginali e a quote più alte, fino ad arrivare al

picco di popolazione registrato durante il XIX secolo. Malgrado l’ostilità climatica delle fasi finali della Piccola Età

Glaciale (periodo generalmente fresco tra la fine del XIII e la metà del XIX secolo, con maggiore permanenza

della neve, ghiacci più estesi, periodi vegetativi spesso corti ecc.), la pressione demografica spinse allo

sfruttamento, specialmente per il pascolo estivo, di località assolutamente marginali e poco produttive, fino ai

margini dei ghiacciai e in situazioni morfologiche poco felici, non sempre al riparo da piene torrentizie, erosioni e

valanghe.

1.4 Andamento del clima nel passato

Misurazioni strumentali nel senso stretto del termine risalgono alla seconda metà del XVIII secolo, che in Svizzera

è coinciso con la messa in servizio nel 1864 della prima rete di rilevamento sistematico degli elementi

meteorologici da parte dell’allora Società Elvetica di Scienze Naturali. Andando indietro nel tempo, la

ricostruzione dell’andamento del clima si affida invece sempre più a dati di sostituzione (o vicarianti, Proxy data),

in tempi storici sotto forma di cronache, diari, dipinti ecc., e prima ancora a informazioni ricavate da analisi

dendrocronologiche, glaciologiche, palinologiche (esami dei pollini) e da carotaggi glaciali profondi, da cui è

possibile analizzare campioni di aria “fossile”, rimasta intrappolata, ottenendo la concentrazione di gas serra e

l’andamento della temperatura attraverso i rapporti isotopici dell’ossigeno e dell’idrogeno.

In generale, l’andamento climatico su grande scala temporale è normalmente identificato con la temperatura e in

misura molto minore con le precipitazioni, mentre la ricostruzione degli altri elementi meteorologici è effettuata

solo in maniera molto limitata.

1.5 Dalla fine della glaciazione a oggi

I risultati ottenuti dagli studi paleo-climatici per la regione alpina occidentale consentono di tracciare un quadro

approssimativo dell’andamento delle temperature medie degli ultimi 11 mila anni (per es. Hormes 2001, Davis

2003). Tra 11’000 e 10’000 anni or sono la temperatura media aumentò di circa 5 °C, segnando la fine dell’ultima

glaciazione e l’inizio dell’Olocene: i ghiacciai si ritirarono verso le quota alte e il clima si stabilizzò su un assetto

temperato simile a quello odierno, favorendo la colonizzazione umana delle valli alpine (Musées cantonaux

2002), nonché l’affermarsi dell’agricoltura e dell’allevamento verso 6’500-7’000 anni or sono, proprio durante

l’Optimum termico olocenico. La fluttuazione delle temperature medie tra questa fase mite e altre successive più

fresche, come l’episodio neoglaciale “Göschenen l” (3’000-2’500 anni or sono) e la Piccola Età Glaciale (1300-

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 17

1850 d. C.), rimangono contenute entro 2.5 °C circa. L’ultima fase di caldo prima dell’odierna, conosciuta come

Optimum termico medioevale, ha invece avuto luogo tra il 900 e il 1200 d.C. circa (fig. 1.1).

Con l’avvento delle misurazioni sistematiche, e con un accurato controllo di plausibilità dei dati e l’ausilio di

tecniche di omogeneizzazione, è possibile compilare un quadro molto preciso dell’andamento, perlomeno delle

temperature e delle precipitazioni, dei passati 150 anni circa. Il riscaldamento osservato nella seconda metà del

XX secolo mostra un’intensità, una rapidità e un’estensione spaziale inusuale e costituisce la più notevole

caratteristica dell’evoluzione climatica recente, in fase con le massime concentrazioni di gas ad effetto serra in

atmosfera.

Fig. 1.1: Andamento indicativo della temperatura media nelle Alpi occidentali dalla fine dell’ultima glaciazione (Museo Regionale 2008).

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18 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

2 Dati e metodi

La scelta delle stazioni è stata effettuata tenendo conto di diversi criteri. In prima linea si è voluto garantire una

sufficiente rappresentatività climatologica del complesso territorio orografico del Cantone Ticino. Inoltre i dati a

disposizione in formato digitale dovevano coprire un intervallo di tempo sufficientemente lungo per mettere in

evidenza eventuali cambiamenti sopraggiunti. Asserzioni in relazione al clima di una regione necessitano

solitamente di una base di dati di almeno 30 anni: nel nostro caso, essendo interessati a eventuali cambiamenti

del clima del recente passato, abbiamo utilizzato, laddove disponibili, dati su un periodo di almeno 50 anni. Da

ultimo anche la qualità dei dati a disposizione gioca un ruolo decisivo: dati di non sufficiente qualità non sono stati

considerati mentre in altri casi si è proceduto come descritto nel cap. 2.2 a una loro omogeneizzazione, volta a

eliminare eventuali influssi di carattere non meteorologico.

A seconda dell’analisi effettuata, sono stati utilizzati dei periodi di riferimento diversi. In particolare per lo sviluppo

storico del clima (cap. 4), si fa riferimento alla norma 1961-1990, spesso anche utilizzata dai rapporti dell’IPCC, e

ottimale per evidenziare il riscaldamento dell’ultimo quarto di secolo. Negli altri capitoli i valori normali si basano

sul periodo 1981-2010, rispettivamente 1980-2009 se l’analisi è stata eseguita prima della disponibilità di tutti i

dati del periodo standard. In particolare per quel che riguarda l’evoluzione fino alla fine del secolo in atto,

utilizzando la recente norma 1981-2010 (rispettivamente, laddove non era ancora possibile utilizzarla, il periodo

1980-2009), si ottiene un quadro dei cambiamenti rispetto alla situazione odierna.

2.1 Stazioni al suolo, disponibilità dei dati

L’elaborazione del clima del Ticino si basa sui dati rilevati da 14 stazioni ticinesi e 2 mesolcinesi della rete di

misurazione di MeteoSvizzera, alle quali si aggiunge la stazione del Gran San Bernardo per un riferimento in

quota (fig. 2.1, tab. 2.1). A complemento delle stazioni sudalpine, per il calcolo della quota dell’isoterma di zero

gradi sono state utilizzate anche alcune stazioni limitrofe.

In particolare Lugano, messa in funzione nel 1864, è una delle cinque stazioni climatologiche svizzere di

riferimento a livello mondiale e la sua serie di dati è stata verificata e omogeneizzata con particolare attenzione.

Nel corso degli anni la stazione ha subìto importanti cambiamenti di ubicazione e le sue misurazioni riflettono

inevitabilmente anche gli effetti della crescente urbanizzazione dell’agglomerato cittadino.

Locarno-Monti, sede del Centro regionale sud, ha una serie di dati meno lunga (dal 1935) ma la stazione non ha

subìto spostamenti di rilievo. I valori mensili delle precipitazioni e della temperatura antecedenti il 1935 sono stati

estrapolati dall’allora stazione di Locarno-Muralto, permettendo così di ricostruire la serie di dati di queste due

grandezze meteorologiche fino al 1883.

In generale, a parte eventuali spostamenti di stazioni, il cambiamento strutturale più incisivo è avvenuto attorno al

1980 con il passaggio dal rilevamento manuale (tramite strumenti convenzionali) a quello automatico (eseguito

con strumenti elettronici). Alcune grandezze, in particolare la nuvolosità, visibilità e l’innevamento, sono

comunque tuttora rilevati manualmente dagli addetti presso alcune stazioni scelte (tab. 2.2).

La figura 2.1 mostra la distribuzione geografica delle stazioni di misura utilizzate nel presente rapporto. Benché

questo sia dedicato al clima del Ticino, per completezza d’informazione sono state considerate anche due

stazioni localizzate in Mesolcina e quella del Gran San Bernardo, quest’ultima particolarmente rappresentativa

per le condizioni in alta montagna.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 19

Fig. 2.1: Le stazioni della rete di rilevamento di MeteoSvizzera considerate per il presente rapporto.

Tab.2.1: Indicazioni sulle stazioni di rilevamento considerate per il presente rapporto.

Stazione Sigla Zona geografica Altezza (m slm) Coordinate CH Attiva dal

Airolo AIR Ticino settentrionale 1139 688‘910/153‘400 1891

Piotta PIO Ticino settentrionale 990 695‘888/152‘261 1979

Robiei ROE Ticino settentrionale 1895 682‘588/144‘091 1991

Bosco Gurin BOS Ticino settentrionale 1505 681‘160/130‘025 1959

Acquarossa/Comprovasco COM Ticino settentrionale 575 714‘998/146‘440 1900

Gran San Bernardo GSB Alpi 2472 579‘200/079‘720 1865

San Bernardino SBE Mesolcina 1693 734‘112/147‘296 1968

Grono GRO Mesolcina 382 732‘100/123‘700 1901

Biasca BIA Ticino centrale 291 717‘470/134‘870 1900

Camedo CMD Ticino centrale 550 690‘600/112‘185 1901

Cimetta CIM Ticino centrale 1661 704‘433/117‘452 1982

Locarno-Monti OTL Ticino centrale 367 704‘160/114‘350 1935

Magadino MAG Ticino centrale 203 715‘475/113‘162 1958

Crana-Torricella CTO Ticino meridionale 1002 712‘660/103‘750 1901

Lugano LUG Ticino meridionale 273 717‘874/095‘884 1864

Stabio SBO Ticino meridionale 353 716‘034/077‘964 1981

Coldrerio COL Ticino meridionale 345 720‘725/079‘400 1918

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20 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Tab.2.2: Informazioni sui parametri e sugli indicatori climatici (v. tab. 5.1) considerati per il presente rapporto.

Stazione Sigla Indicatori climatici / parametri Periodo di validità

Airolo AIR 6 / 7 / 8 / 9 / 10 1961-2011

Piotta PIO 1 2 / 3

1961-2011 1970-2011

Robiei ROE 1 / 2 1991-2011

Bosco Gurin BOS 8 / 9 1961-2011

Acquarossa/Comprovasco COM 1 2 / 3 6 / 7

1971-2011 1976-2011 1961-2011

San Bernardino SBE 1 / 2 / 3 / 6 / 7 / 10 1968-2011

Grono GRO 1 / 2 / 3 6 / 7 / 10

1971-2011 1961-2011

Biasca BIA 6 / 7 / 10 1961-2011

Camedo CMD 6 / 7 / 10 1961-2011

Cimetta CIM 1 / 2 1982-2011

Locarno-Monti OTL 1 / 2 / 3 / 4 / 6 / 7 / 8 / 9 / 10 / 11 / 12 / 13 Trend temperatura/precipitazioni

1961-2011 1883-2011

Magadino MAG 1 / 2 / 3 / 5 1961-2011

Crana-Torricella CTO 6 / 7 / 10 1961-2011

Lugano LUG 1/ 2 / 3 / 4 / 6 / 7 / 8 / 9 / 10 / 11 / 12 Trend temperatura/precipitazioni

1961-2011 1864-2011

Stabio SBO 1 / 2 / 3 1981-2011

Coldrerio COL 6 / 7 / 10 1961-2011

Gran San Bernardo GSB Trend temperatura/precipitazioni 1901-2011

Sud delle Alpi 5 1961-2011

2.2 Qualità ed elaborazione dei dati

Tutti i dati utilizzati sono stati controllati ed eventualmente completati o corretti. MeteoSvizzera effettua

correntemente la verifica dei dati misurati sia con procedimenti automatici sia manuali, eliminando in questo modo

eventuali valori non plausibili. L’analisi climatica presuppone inoltre che i dati siano omogeneizzati, ciò che tutti i

cambiamenti non climatici siano eliminati dalla serie. Spostamenti della stazione, nuovi sensori, modifica

dell’ambiente circostante, ecc. possono infatti portare a sensibili alterazione dei dati ed eventualmente a errate

conclusioni sull’andamento del clima. MeteoSvizzera ha sviluppato dei metodi automatici per l’omogeneizzazione

dei dati (Begert et al. 2003, 2005) e li applica sistematicamente ai dati rilevati dalle proprie stazioni al suolo.

In relazione al presente rapporto, l’analisi storica della temperatura e delle precipitazioni, come pure degli

indicatori climatici basati sulla temperatura minima e massima, si è potuta avvalere di serie omogenee di dati. Le

analisi degli indicatori che si basano invece sulle precipitazioni, la neve, la visibilità, l’umidità il vento e il

soleggiamento sono state effettuate con dati controllati ma non omogeneizzati.

2.3 Dati per gli scenari climatici

L’unico mezzo oggi a disposizione per elaborare delle previsioni sull’evoluzione futura del clima è costituito dai

modelli numerici. Si tratta di sistemi basati su complesse equazioni che descrivono le interazioni fisiche tra gli

elementi del sistema climatico e consentono di individuare le tendenze future nel suo comportamento.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 21

Concettualmente funzionano come i modelli di previsione meteorologica a breve o medio termine, ma al contrario

di quest’ultimi non possono fornire con precisione le condizioni del tempo in un dato luogo e in un momento

preciso, bensì soltanto una tendenza climatica generale sul lungo periodo. La pubblicazione, avvenuta nel 2011,

degli scenari dell’evoluzione climatica in Svizzera elaborati da CH2011 (CH2011 2011, http://www.ch2011.ch)

permette di ottenere un quadro realistico del clima futuro della regione alpina. Gli scenari della temperatura e

delle precipitazioni per i decenni a venire si basano su un elevato numero di calcoli modellistici a scala globale e

continentale effettuati nell’ambito dell’IPCC, del progetto di ricerca europeo ENSEMBLES, così come su ulteriori

elaborazioni eseguite in seno al consorzio CH2011. I mezzi oggi a disposizione non permettono però ancora un

calcolo ad alta definizione per regioni di piccola estensione come potrebbe essere il Piano di Magadino o la valle

Bedretto. Gli attuali scenari climatici forniscono dunque indicazioni sul futuro sviluppo stagionale della

temperatura e delle precipitazioni per un’area di riferimento che copre il versante sudalpino in generale. La base

di partenza per il calcolo dei cambiamenti futuri utilizza sempre le condizioni del periodo 1980-2009, poiché al

momento dell’inizio del progetto di ricerca che elaborò tali scenari non erano ancora a disposizione i dati del

2010. L’elaborazione degli scenari climatici richiede sempre il ricorso ad approssimazioni più o meno marcate e di

conseguenza i risultati sono affetti da un margine di incertezza che non può essere trascurato. Per questo motivo

la presentazione delle tendenze nella temperatura e nelle precipitazioni è sempre completata dal rispettivo

margine di incertezza. Nel presente rapporto utilizzeremo in modo particolare l‘intervallo di confidenza del 95%.

Vale a dire che le variazioni indicate si troveranno con un 95% di probabilità all’interno dell’intervallo indicato.

2.4 Metodi statistici

Le elaborazioni effettuate per il presente rapporto si basano su diversi metodi statistici. L’analisi della temperatura

e delle precipitazioni per periodi molto lunghi è completata da un filtro gaussiano su 20 anni che liscia i singoli

valori e permette di evidenziare meglio la variabilità a lungo termine. Le tendenze lineari dei dati continui (per

esempio valori stagionali o annuali della temperatura, delle precipitazioni e della neve) sono state calcolate con

l’aiuto del metodo dei minimi quadrati (Wilks 2006). Il calcolo della tendenza dei dati discontinui (per esempio

giorni di gelo, estivi, ecc.) è stato effettuato con una regressione logica, in quanto la tendenza di questo tipo di

dati non dovrebbe essere effettuato con il metodo del trend lineare (Dobson 1990, Mc Cullag e Nelder 1989). La

significatività dell’analisi della tendenza è determinata tramite il valore p della regressione. Sono state definite tre

classi di significatività: molto significativo, significativo e non significativo (vedi tab. 2.1). L’incertezza è espressa

con il cosiddetto intervallo di confidenza, indicando di volta in volta l’intervallo del 95%.

La quota dell’isoterma di zero gradi è invece stata calcolata per ogni intervallo considerato (per esempio l’inverno

1968 o l’estate 1996) con l’aiuto di una regressione lineare tra i dati termometrici omogeneizzati e l’altitudine di 12

stazioni scelte del versante sudalpino e dell’area alpina limitrofa, stabilendo inoltre l’incertezza della quota così

calcolata. Questi due parametri sono stati determinati con la funzione predict() del pacchetto R per l’analisi

statistica (http://www.r-project.org). Ai valori stagionali della quota dell’isoterma di zero gradi è poi stata applicata

una regressione lineare per quantificare la variazione della quota dell’isoterma di zero gradi (tendenza in metri al

decennio) così come la sua significatività con il valore p (tab. 2.3).

Tab.2.3: Rappresentazione e descrizione dei livelli di significatività utilizzati nel rapporto.

Valore p Significatività Descrizione

≤ 0.01 molto significativo si può affermare con attendibilità molto elevata che una tendenza è presente.

> 0.01 e ≤ 0.05 significativo si può affermare con attendibilità elevata che una tendenza è presente.

> 0.05 non significativo nonostante la presenza di un orientamento nella serie dei dati, non si può stabilire se si tratta di una tendenza chiara e univoca.

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22 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

3 Il clima del Ticino

La presenza della catena alpina influenza sensibilmente qualsiasi processo meteorologico (e di conseguenza

climatico) attenuandone o rafforzandone gli effetti. Gli effetti delle principali correnti atmosferiche che toccano il

Ticino sono così alterati in maniera più o meno marcata (Spinedi e Isotta 2004).

Le correnti occidentali, spesso umide, calde d'estate e fresche d'inverno, sono perlopiù deviate verso nord. Le

invasioni di aria polare o subpolare provenienti da latitudini settentrionali, dovendo superare le Alpi, sono invece

modificate in una corrente favonica secca, a volte mite o calda. Le masse d'aria in arrivo dal settore sudovest fino

a sud, in generale calde e umide, possono raggiungere il versante sudalpino abbastanza direttamente e senza

sostanziali modifiche ma sono poi sottoposte a una destabilizzazione più o meno forte per sollevamento

orografico. Le correnti orientali, di provenienza continentale e perciò piuttosto secche, apportano tipicamente aria

fredda o molto fredda d'inverno e aria calda d'estate. Un altro influsso non trascurabile sul clima in particolare

delle regioni meridionali del Cantone è quello della Valpadana. Ciò si manifesta principalmente con la formazione

o l'avvezione di nebbia, foschia e di sostanze inquinanti.

A questi influssi su vasta scala si sovrappongono gli effetti della circolazione locale determinata dalla topografia e

dalla presenza dei laghi. Questo fatto determina per esempio brezze regolari o un certo smussamento degli

estremi di temperatura in prossimità dei laghi. Al clima della regione dei grandi laghi prealpini del versante

sudalpino, comprendente così anche la fascia a basse quote del Ticino centrale e meridionale, è stato dato il

nome di insubrico, nome che deriva dall'antico popolo celtico che nel V secolo a.C. abitava la Gallia Transpadana

(Amministrazione 1995).

Il clima insubrico è caratterizzato da inverni normalmente secchi e soleggiati, con periodi di favonio da nord ma

anche con nevicate a volte abbondanti, da precipitazioni soprattutto nelle stagioni di transizione (primavera e

autunno) e da estati soleggiate interrotte da acquazzoni anche violenti. Esso permette la crescita nei luoghi più

riparati di molte specie di piante subtropicali o persino tropicali (figg. 3.1, 3.2, 3.3 e 3.4).

Uno degli aspetti più tipici del clima sudalpino è la variabilità dei singoli elementi meteorologici. L'esempio più

vistoso è dato dalle precipitazioni: è possibile avere due mesi consecutivi quasi senza precipitazioni, oppure due

mesi il cui totale si avvicina alla media annuale. I mesi del semestre estivo (aprile-settembre) presentano dei

minimi assoluti che non superano i 20 mm, mentre nel semestre invernale (ottobre-marzo) i minimi mensili sono

vicini a 0 mm. I massimi mensili d'estate superano invece 500 mm, in inverno 250 mm.

La presenza di molte valli che si aprono verso la Pianura Padana determina sovente una dissociazione dei venti a

basse quote dalle correnti in quota. La direzione e la velocità dei venti nel Ticino sono così spesso legate al ciclo

diurno dei venti termici (vento di monte e di valle, brezza di terra e di lago). Le differenze di pressione tra il nord e

il sud delle Alpi possono causare dei venti meridionali (che risalgono le valli) o venti settentrionali (che scendono

verso il piano). La velocità media del vento a basse e medie quote è però piuttosto ridotta, ciò che limita

l’attrattività degli impianti eolici al di fuori dalle zone delle creste. I venti legati ai temporali, in generale molto

variabili, rendono ulteriormente complesso il regime dei venti del Cantone. Le velocità massime a basse quote si

registrano in occasione di favonio da nord o con i temporali.

L'inquinamento atmosferico e del suolo si aggiunge ai fattori climatici determinando la qualità della vita a livello

locale. Determinate situazioni meteorologiche possono portare alla formazione di persistenti inversioni e

provocare un ristagno dell'aria negli strati più bassi dell'atmosfera favorendo l’accumulo di sostanze inquinanti.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 23

Fig. 3.1: Scheda climatologica riassuntiva per la stazione di Locarno-Monti. Valori mensili, periodo di riferimento 1981-2010.

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24 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Fig. 3.2: Distribuzione della temperatura ( °C) al sud delle Alpi, valori medi annuali (periodo di riferimento 1981-2010).

Fig. 3.3: Distribuzione della precipitazioni (mm) al sud delle Alpi, valori medi annuali (periodo di riferimento 1981-2010).

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 25

Fig. 3.4: Distribuzione della soleggiamento relativo (%) al sud delle Alpi, valori medi annuali (periodo di riferimento 1981-2010).

3.1 Gli elementi climatici del Ticino in breve

3.1.1 Temperatura

La temperatura media annuale in Ticino, per quanto concerne le zone a basse quote, è compresa tra 11 e 12 °C,

con valori estremi che possono andare in casi eccezionali da −10/−18 °C a 35/38 °C. Le fasce collinari sono le

regioni che godono di un regime di temperatura più equilibrato, grazie a un frequente rimescolamento dell'aria in

tutte le stagioni. Le zone pianeggianti presentano invece minimi di temperatura favoriti dal ristagno di aria fredda

nella stagione invernale e i massimi di temperatura in occasione di situazioni di tempo stabile estivo con scarsa

ventilazione. La temperatura cala mediamente di 0.5 °C ogni 100 metri verso l'alto nei mesi invernali e di 0.7 °C

ogni 100 metri nei mesi estivi.

Le temperature più alte e i relativi massimi storici sono sempre stati misurati in situazioni di tempo soleggiato con

favonio da nord, mentre le temperature minime più basse sono state riscontrate in occasione di massicce

invasioni di aria fredda continentale e con cielo sereno o poco nuvoloso per più giorni.

3.1.2 Precipitazioni

In Ticino i quantitativi maggiori di precipitazioni cadono in primavera (aprile-maggio) e alla fine dell'estate-inizio

dell'autunno (settembre-ottobre), mentre i minimi si verificano nei mesi invernali. Il mese con il maggior numero di

giorni con precipitazioni risulta maggio, a causa dell'alta frequenza di situazioni di sbarramento; il minimo è

registrato in dicembre o gennaio, grazie alla presenza normalmente prolungata di situazioni anticicloniche. Le

intensità più forti sono rilevate d'estate o d'autunno in occasione di forti temporali e possono superare in casi

estremi 30 mm in 10 minuti, 90 mm in 1 ora e 300-400 mm in 24 ore. In casi estremi, i massimi mensili più elevati

possono rappresentare fino a metà dei quantitativi annuali medi.

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26 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

La tabella 3.1 riassume un tentativo di classificazione delle precipitazioni in base ai quantitativi giornalieri e alla

loro frequenza. La serie di dati (giornalieri) utilizzata come base per la definizione delle classi è quella di Locarno-

Monti del periodo 1960-2009 (50 anni), comprende 5076 giorni con precipitazioni (giorni con almeno 1.0 mm). Le

classi sono state definite arbitrariamente in base a 1’000 casi e, vista la distribuzione approssimativamente

esponenziale delle frequenze delle precipitazioni, con 1 caso nella classe di partenza (quantitativo massimo) e

con il numero di casi di ogni classe di circa il doppio di quello della classe precedente. La formula matematica che

meglio riproduce le frequenze è: f = 2.2n, con n = 0-8 (Blazevic et al. 2011).

Le definizioni qualitative delle classi (per le frequenze e per i quantitativi) sono state scelte soggettivamente tra i

termini usati più comunemente e che meglio sembrano rappresentare le rispettive classi (tabb. 3.1, 3.2 e 3.3).

Soltanto “abbondante” è un termine generalmente usato (anche se non sistematicamente) per definire le

precipitazioni giornaliere a partire da circa 70 mm e che appare in pubblicazioni di MeteoSvizzera (Courvoisier

1998) e sull’Atlante della Svizzera (Swisstopo 2010).

Tab. 3.1: Definizioni delle classi di delle precipitazioni giornaliere in base alla loro frequenza e ai loro quantitativi.

Rango Frequenza Quantitativo

Frequenza teoretica per

1000 eventi f=2.2 (n=0-8)

Frequenza annua indicativa

(arrotondata)

0 Estremamente rara Eccezionale f=1 0.1

1 Molto rara Straordinario f=2.2 0.2

2 Rara Ingente f=4.8 0.5

3 Abbastanza rara Molto abbondante f=10.6 1

4 Sporadica Abbondante f=23.4 2

5 Poco frequente Considerevole f=51.4 5

6 Abbastanza frequente Moderato f=112.9 11

7 Frequente (normale) Normale f=24.8.2 25

8 Molto frequente Modesto f=546.6 55

Tab. 3.2: Classificazione delle precipitazioni giornaliere in base alla loro frequenza e ai loro quantitativi per stazioni scelte al sud delle Alpi.

Airolo Comprovasco Bosco Gurin San Bernardino Biasca

Rango mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni

0 >140 >131 >194 >146 >175

1 120-140 103-131 140-194 121-145 144-175

2 97-120 83-103 111-140 95-121 116-144

3 78-97 65-83 85-111 74-95 88-116

4 53-78 49-65 58-85 54-74 62-88

5 36-53 33-49 38-58 37-54 43-62

6 20-36 19-33 23-38 21-37 24-43

7 8-20 8-19 9-23 9-21 10-24

8 1-8 1-8 1-9 1-9 1-10

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 27

Tab. 3.3: Classificazione delle precipitazioni giornaliere in base alla loro frequenza e ai loro quantitativi per stazioni scelte al sud delle Alpi..

Camedo Locarno-Monti Grono Lugano Coldreroio

Rango mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni mm/1giorni

0 >318 >195 >131 >139 >163

1 231-318 155-195 105-131 105-139 115-163

2 194-231 120-155 87-105 91-105 91-115

3 141-194 90-120 68-87 69-91 70-91

4 98-141 67-90 51-68 54-69 56-70

5 58-98 46-67 36-51 39-54 40-56

6 30-58 27-46 20-36 25-39 26-40

7 10-30 11-27 9-20 11-25 11-26

8 1-10 1-11 1-9 1-11 1-11

3.1.3 Umidità

L'umidità relativa (cioè il rapporto tra il vapore acqueo presente nell’aria e il valore massimo possibile con aria

satura alla stessa temperatura) presenta una grande variabilità nel corso della giornata e a dipendenza della

situazione meteorologica. Il tasso di umidità relativa in Ticino può variare dal 100%, normalmente in presenza di

precipitazioni o di nebbia, a minimi del 4-8% durante qualche ora in occasione di favonio estremamente secco. Le

medie mensili variano tra il 60 e il 75%, con i valori più elevati nei periodi più piovosi (primavera/autunno). Vi sono

inoltre delle differenze determinate dalla geografia (presenza di laghi/fiumi, esposizione, quota) ma non esistono

rilevamenti sistematici in merito.

3.1.4 Radiazione solare

La radiazione solare e il soleggiamento rilevati in una stazione dipendono in primo luogo dalla copertura nuvolosa

e dalla presenza di nebbia e foschia, oltre che dall'altezza dell'orizzonte, dall'esposizione e naturalmente dalla

stagione. Le nebbie o le foschie invernali interessano principalmente le zone del Ticino centrale e meridionale fino

a 500-1’000 m di altitudine, mentre le foschie estive si spingono pure nelle valli raggiungendo una quota di 1’000-

2’000 metri. Prendendo Locarno-Monti come riferimento, la radiazione annua su una superficie orizzontale

raggiunge in media 110 kWh/m2, passando come valore mensile da circa 40 kWh/m2 in dicembre a circa 190

kWh/m2 in luglio. A Cimetta si registra circa il 110% dei valori di Locarno-Monti, a Piotta l’80% e a Lugano il 93%.

3.1.5 Soleggiamento

Il Ticino gode in generale di un abbondante soleggiamento (definito come presenza del sole con una radiazione

di almeno 200 W/m2), raggiungendo su base annua circa il 55% del massimo possibile (cioè se il cielo fosse

sempre sereno) e con valori mensili che variano da un minimo di ca. il 30% a un massimo di ca. l’80%. In media

si registrano da 1’800 a 2’200 ore di sole all’anno, il soleggiamento più abbondante ha luogo d’estate con valori

medi mensili oltre 200 ore. In questa stagione le stazioni di montagna, nonostante l’orizzonte più ampio, risentono

maggiormente della formazione di nuvolosità locale che spesso riduce il soleggiamento anche nelle giornate di

bel tempo. I valori massimi di soleggiamento in estate sono così appannaggio di alcune stazioni a basse quote

come Locarno-Monti o Lugano. D'inverno però, a causa della posizione geografica e della bassa elevazione del

sole, alcune regioni restano senza sole anche per più settimane, mentre le zone pianeggianti sono più interessate

da nebbie e foschie che le montagne. Nella stagione invernale il soleggiamento mensile massimo si registra

presso le stazioni di montagna, che dispongono di un orizzonte più aperto rispetto ai fondovalle. La fama del

Cantone Ticino di “Sonnenstube” della Svizzera è confermata anche dai rilevamenti strumentali: a basse quote

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28 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

sul versante nordalpino si misurano fra 1’300 e 1’600 ore di sole all’anno, rispetto alle 1800-2200 del versante

sudalpino e la differenza è particolarmente marcata durante la stagione invernale.

Nonostante le limitazioni locali dovute all’orografia, la gran parte del territorio ticinese risulta idoneo per

l'installazione di sistemi a energia solare, sia attivi (collettori e pannelli solari), sia passivi (finestre o verande).

3.1.6 Nuvolosità

In Ticino, la nuvolosità media annuale (cioè della parte di cielo occupato da nubi) è di circa 50-60%, con i valori

più alti lungo l'arco alpino. La copertura nuvolosa viene stimata visivamente in ottavi di volta celeste occupata da

nubi e il valore giornaliero rappresenta la media di tre osservazioni effettuate il mattino, a mezzogiorno e alla

sera. La componente soggettiva di questo rilevamento è grande e i risultati sono perciò da valutare con cautela.

3.1.7 Favonio

Con il nome di favonio si definisce il vento da nord catabatico (discendente) che raggiunge il Ticino quando sulle

Alpi si instaurano correnti settentrionali. Nel corso della sua discesa sul versante sudalpino, l'aria è sottoposta a

compressione ciò che ne provoca un rialzo della temperatura e a dipendenza della provenienza geografica delle

masse d'aria, il favonio può essere da caldo fino a gelido. Il numero di giorni con favonio diminuisce leggermente

andando da nord verso sud, le velocità massime sono però rilevate a basse quote. All’anno si registrano da 30 a

50 giorni con favonio e il periodo dell’anno più soggetto a questo fenomeno va da novembre ad aprile. In media, il

mese più ventoso è marzo, con circa 6 giorni favonici, il meno ventoso settembre, con circa 2.5 giorni.

3.1.8 Neve

Le nevicate in pianura rappresentano probabilmente l’elemento più variabile del clima ticinese, sia per la

frequenza, sia per i quantitativi. Infatti, anche d'inverno le masse d'aria sono spesso miti e solo sopra 1’000-1’500

m le precipitazioni sono prevalentemente in forma nevosa. A Locarno-Monti, a partire dal 1935, la nevicata più

precoce ha avuto luogo il 27 ottobre 1981 (2 cm) e la più tardiva il 2 maggio 1945 (2 cm), mentre la nevicata più

abbondante in 24 ore ha avuto luogo nel gennaio 1978 (85 cm).

3.1.9 Siccità

Sul versante subalpino, il periodo durante il quale si verificano le siccità più importanti va da metà dicembre a

metà marzo. Pure nei mesi estivi sono possibili prolungate siccità, acutizzate dalle temperature elevate, ma

poiché fenomeni di instabilità locale si verificano anche in fasi di tempo anticiclonico, i periodi siccitosi estivi sono

nettamente più corti di quelli invernali. Le conseguenze sulle piante possono però essere più pesanti che

d’inverno, quando la vegetazione è a riposo

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 29

4 Sviluppo storico del clima

I dati provenienti dalle serie di misurazioni delle due principali stazioni situate a basse quote nel Cantone

Ticino testimoniano un chiaro aumento della temperatura da quando si sono iniziati i rilevamenti

sistematici. Quest’aumento di temperatura si inserisce in modo coerente con il riscaldamento a basse

quote registrato anche nelle altre regioni della Svizzera. Per quel che riguarda le precipitazioni medie

annuali le variazioni periodiche sono l’elemento tipico messo in evidenza dai dati misurati. I principali

risultati dell’analisi possono essere così riassunti:

Dal 1900 si registra in tutte le stagioni una tendenza positiva molto significativa compresa fra 0.1 °C e 0.2 °C per decennio.

Dal 1961 la tendenza positiva è andata rinforzandosi in tutte le stagioni. In particolare risalta l’aumento molto significativo della tendenza in primavera e in estate, pari a 0.5 °C per decennio.

Sia partendo dal 1900, sia dal 1961, non è possibile mettere in evidenza una tendenza significativa per quel che riguarda le precipitazioni medie annuali.

4.1 Introduzione

Per dare uno sguardo storico di ampio respiro sull’evoluzione del clima in Ticino si sono analizzati i dati delle due

stazioni a basse quote di Lugano e di Locarno-Monti, le uniche due che dispongono di una serie di misurazioni di

sufficiente qualità e risalenti alla seconda metà del XIX secolo. Per completare le informazioni fornite dalle

stazioni a basse quote, sono stati analizzati anche i dati rilevati dalla stazione del Gran San Bernardo (2’472 m

slm). Pur non essendo situata in senso stretto sul versante sudalpino, essa è l’unica stazione di misurazione in

quota che ha a disposizione dati utilizzabili per un’analisi climatica come quella effettuata in questo rapporto

(MeteoSvizzera 1864-2011).

4.2 Andamento della temperatura in Ticino

Il rialzo della temperatura dopo la Piccola Età Glaciale si è fatto sentire anche in Ticino: fino al 1980 circa in

maniera irregolare con importanti oscillazioni, mentre dopo questa data il regime termico sembra essere cambiato

con un rialzo massiccio e pressocché costante della temperatura. Negli ultimi 25 anni circa si sono così registrati i

10 anni più caldi dall’inizio delle misurazioni sistematiche come pure numerosi primati mensili e stagionali. La

primavera e l’estate sono le stagioni con il rialzo più significativo e continuo della temperatura; per l’inverno e

l’autunno il rialzo è stato consistente ma meno continuo. Anche tra il 1940 e 1950 in primavera e in estate si era

avuta una fase calda, alla quale in generale si riferiscono i primati precedenti. In quell’occasione l’ampiezza della

fase calda e la sua intensità sono però state nettamente inferiori rispetto agli ultimi 25 anni. Il riscaldamento in

montagna è stato solo leggermente meno pronunciato che in pianura, in particolare in autunno e in inverno (fig.

4.1).

I grafici del capitolo 4, contrariamente al resto del rapporto, utilizzano come riferimento i valori normali 1961-1990.

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30 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Inverno Primavera

Estate

Autunno

Fig. 4.1: Deviazione dalla norma (periodo 1961-1990) delle temperature stagionali a partire dal 1883 a Locarno-Monti. Gli scarti positivi sono riportati in rosso, quelli negativi in blu, mentre la curva nera rappresenta il filtro gaussiano su 20 anni.

4.2.1 Tendenza della temperatura in Ticino

Le serie di dati di Locarno-Monti, Lugano e Gran San Bernardo sono di lunghezza differente. Affinché sia

possibile paragonare fra loro i risultati delle analisi delle tendenze nell’evoluzione della temperatura, sono stati

scelti due periodi per l’elaborazione: il 1900-2011, che fornisce uno sguardo temporale lungo, e il 1961-2011 che

permette di mettere in evidenza le variazione più recenti.

Le due stazioni a basse quote di Locarno-Monti e Lugano mostrano tendenze molto significative dell’aumento

delle temperature in tutte le stagioni. Anche la stazione del Gran San Bernardo mostra una tendenza al

riscaldamento, anche se per alcune stagioni essa non è statisticamente significativa.

Il paragone fra i due periodi (1900-2011 e 1961-2011) evidenzia chiaramente come la tendenza al riscaldamento

abbia subìto un accelerazione negli ultimi 50 anni. In particolare in primavera e in estate, stagioni nelle quali il

riscaldamento è decisamente maggiore rispetto ad autunno e inverno (tabb. 4.1 e 4.2).

Si tenga presente che i dati riportati nelle tabelle sono riferiti alle variazioni per decenni. A prima vista questa

variazione può apparire di poca entità, essendo in valore assoluto dell’ordine di pochi decimi di grado. Ma se si

considera l’intero periodo preso in esame, si ottengono valori complessivi ben superiori, compresi ad esempio fra

il 1900 e il 2011 fra +1.0 °C e +2.0 °C.

devi

azio

ne °

C

−4.0

−3.0

−2.0

−1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

devi

azio

ne °

C

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

devi

azio

ne °

C

−2.0

−1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

devi

azio

ne °

C

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

devi

azio

ne °

C

−3.0

−2.0

−1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

devi

azio

ne °

C

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

devi

azio

ne °

C

−4.0

−3.0

−2.0

−1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

devi

azio

ne °

C

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 31

Tab. 4.1: Tendenza stagionale della temperatura per decennio durante il periodo 1900 - 2011. Tendenze significative sono evidenziate in grassetto, in rosso se positive, in blu se negative.

Stazione Primavera

(mar. – mag.)

Estate

(giu. – ago.)

Autunno

(set. – nov.)

Inverno

(dic. – feb.)

Locarno-Monti + 0.2 °C

(molto significativo)

+ 0.2 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

Lugano + 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

Gran San Bernardo + 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.2 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(non significativo)

Tab. 4.2: Tendenza stagionale della temperatura per decennio durante il periodo 1961 - 2011. Tendenze significative sono evidenziate in grassetto, in rosso se positive, in blu se negative.

Stazione Primavera

(mar. – mag)

Estate

(giu. – ago.)

Autunno

(set. – nov.)

Inverno

(dic. – feb.)

LocarnoMonti + 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.3 °C

(molto significativo)

+ 0.3 °C

(molto significativo)

Lugano + 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.2 °C

(molto significativo)

+ 0.3 °C

(molto significativo)

Gran San Bernardo + 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.5 °C

(molto significativo)

+ 0.1 °C

(non significativo)

+ 0.2 °C

(non significativo)

Sul sito web di MeteoSvizzera si possono visualizzare mappe della Svizzera con indicate le tendenze per

decennio delle temperature per diversi periodi (ad esempio 1900-2000 oppure gli ultimi 10, 30 o 50 anni). Si veda

il link:

http://www.meteosvizzera.ch/web/it/clima/clima_oggi/Trend_climatici_nelle_stazioni.html

4.3 Andamento delle precipitazioni in Ticino

L’evoluzione delle precipitazioni non mostra una tendenza definita ma piuttosto sembra contrassegnata da

oscillazioni marcate nel corso degli anni e più o meno importante a seconda della stagione. L’inverno e l’autunno

presentano le oscillazioni più regolari, per la primavera si è avuto un periodo di magra tra il 1950 e il 1970,

seguito da un ventennio umido mentre negli ultimi due decenni la tendenza è nuovamente verso delle stagioni più

asciutte (fig. 4.2).

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32 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Inverno Primavera

Estate

Autunno

Fig. 4.2: Deviazione dalla norma (periodo 1961-1990) delle precipitazioni stagionali a partire dal 1883 a Locarno-Monti. Gli scarti positivi sono riportati in verde, quelli negativi in marrone, mentre la curva nera rappresenta il filtro gaussiano su 20 anni.

4.4 Tendenza delle precipitazioni in Ticino

Come per l’analisi storica dell’evoluzione della temperatura, anche per l’analisi della tendenza delle precipitazioni

sono stati elaborati i dati provenienti dalle stazioni di Locarno-Monti, Lugano e Gran San Bernardo. Anche in

questo caso sono stati scelti due periodi per l’elaborazione: il 1900-2011, che fornisce uno sguardo temporale

lungo, e il 1961-2011 che permette di mettere in evidenza le variazione più recenti.

Coerentemente con le conclusioni del capitolo precedente, la tendenza stagionale delle precipitazioni per

decennio non mette in risalto delle tendenze significative da un punto di vista statistico. L’unica tendenza

significativa appare essere quella per la stagione invernale della stazione del Gran San Bernardo sul periodo

1900 – 2011, che mostra un aumento del 2.3%. Questa informazione deve essere considerata comunque con la

dovuta prudenza, tenendo conto delle difficoltà intrinseche alla misurazione della precipitazione in montagna, in

particolare d’inverno. Sulla base delle serie di misurazioni delle due stazioni di basse quote, non è possibile

mettere in evidenza nessun cambiamento statisticamente significativo delle precipitazioni stagionali medie in

Ticino.

In generale, negli ultimi 50 anni a Lugano e Locarno-Monti i quantitativi di precipitazione hanno subito una

variazione inferiore al 5% per decennio. Tendenzialmente le precipitazioni sono leggermente diminuite in

primavera (circa −1.5% per decennio), mentre in estate (attorno a +4.0% per decennio) e inverno (attorno a

+3.0% per decennio) si è avuto un leggero aumento. Sul lungo periodo (1900-2011) le variazioni sono inferiori

rapp

orto

0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

3.5

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

rapp

orto

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

rapp

orto

0

0.2

0.4

0.6

0.8

1

1.2

1.4

1.6

1.8

2

2.2

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

rapp

orto

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

rapp

orto

0

0.5

1

1.5

2

2.5

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

rapp

orto

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

rapp

orto

0

0.5

1

1.5

2

2.5

3

1880 1900 1920 1940 1960 1980 2000

rapp

orto

Anni sopra la media 1961−1990Anni sotto la media 1961−1990Media ponderata su 20 anni (filtro gaussiano a banda passante bassa)

© MeteoSvizzera

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 33

rispetto al corto periodo (1961-2011). Come detto però nessuno di questi cambiamenti è statisticamente

significativo (tabb. 4.3 e 4.4).

Tab. 4.3: Tendenza stagionale delle precipitazioni per decennio durante il periodo 1900 - 2011. Tendenze significative sono evidenziate in grassetto, in rosso se positive, in blu se negative.

Stazione Primavera

(mar. – mag)

Estate

(giu. – ago.)

Autunno

(set. – nov.)

Inverno

(dic. – feb.)

Locarno-Monti − 1.3%

(non significativo)

− 1.1%

(non significativo)

− 0.4%

(non significativo)

+ 0.8%

(non significativo)

Lugano − 1.3%

(non significativo)

− 0.9%

(non significativo)

− 0.6%

(non significativo)

+ 1.2%

(non significativo)

Gran San Bernardo + 0.2%

(non significativo)

+ 0.3%

(non significativo)

+ 0.3%

(non significativo)

+ 2.3%

(significativo)

Tab. 4.4: Tendenza stagionale delle precipitazioni per decennio durante il periodo 1961 - 2011. Tendenze significative sono evidenziate in grassetto, in rosso se positive, in blu se negative.

Stazione Primavera

(mar. – mag)

Estate

(giu. – ago.)

Autunno

(set. – nov.)

Inverno

(dic. – feb.)

Locarno − 1.2%

(non significativo)

+ 3.7%

(non significativo)

+ 0.1%

(non significativo)

+ 3.5%

(non significativo)

Lugano − 1.7%

(non significativo)

+ 4.6%

(non significativo)

+ 1.2%

(non significativo)

+ 2.8%

(non significativo)

Gran San Bernardo + 1.2%

(non significativo)

+ 0.3%

(non significativo)

− 0.2%

(non significativo)

+ 3.1%

(non significativo)

Sul sito web di MeteoSvizzera si possono visualizzare mappe della Svizzera con indicate le tendenze per

decennio delle precipitazioni per diversi periodi (ad esempio 1900-2000 oppure gli ultimi 10, 30 o 50 anni). Si

veda il link:

http://www.meteosvizzera.ch/web/it/clima/clima_oggi/Trend_climatici_nelle_stazioni.html

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34 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

5 Indicatori climatici

Diversi indicatori climatici che possono avere conseguenze sui differenti settori socioeconomici ticinesi

(turismo, produzione energetica, gestione del patrimonio boschivo, agricoltura, ecc.) mostrano delle

variazioni marcate. In particolare spiccano gli indicatori legati alla temperatura, quali il numero di giorni di

gelo o di quelli estivi, oppure dell’innevamento. In breve, i cambiamenti più importanti per il Cantone

Ticino dal 1961 ad oggi sono:

Chiara diminuzione del numero di giorni di gelo.

Netto aumento del numero di giorni estivi (e tropicali), a bassa e media quota.

Aumento dei giorni afosi.

Rialzo della quota dell’isoterma di zero gradi in tutte le stagioni, più pronunciato in estate.

Orientamento alla diminuzione del numero di giorni con precipitazioni, anche se statisticamente

non significativo sull’insieme del territorio cantonale.

Nessuna variazione statisticamente significativa nel numero di giorni con precipitazioni

moderate.

Netta diminuzione delle nevicate e della lunghezza del periodo con neve al suolo, particolarmente

significativa a media quota.

5.1 Introduzione

L’evoluzione storica di alcuni indicatori climatici scelti permette di mettere in evidenza possibili effetti dei

cambiamenti climatici. Sulla base dei rilevamenti delle grandezze meteorologiche classiche è possibile definire

svariati indicatori climatici, in funzione delle esigenze specifiche di una regione o dell’interesse dei ricercatori.

L’elenco degli indicatori climatici in questo senso potrebbe essere molto lungo. Sulla base dei dati omogenizzati a

disposizione sono stati scelti una serie di indicatori climatici che ci sembrano essere significativi per comprendere

l’evoluzione climatica del Cantone Ticino, degli ultimi 50 anni (1961-2011). Oltre alle stazioni di Lugano e

Locarno-Monti, già utilizzate nelle analisi del capitolo 4, nell’analisi degli indicatori climatici sono utilizzate ulteriori

stazioni, i cui dati non dovevano necessariamente risalire fino all’inizio dello scorso secolo, come era il caso per le

esigenze del capitolo precedente. Questo ci permette di ottenere una migliore visione spaziale dei cambiamenti

sull’intero territorio cantonale. L’elenco delle stazioni usate per l’analisi degli indicatori climatici si trova nella

tabella 2.1.

La tabella 5.1 elenca gli indicatori climatici analizzati nel presente rapporto, come pure la loro definizione. Gli

indicatori 1/2/3/6/7/10 sono indicatori definiti secondo il gruppo di esperti ETCCDI dell’Organizzazione

Meteorologica Mondiale (Expert Team on Climate Change Detection and Indices,

http://cccma.seos.uvic.ca/ETCCDMI/). Questi indicatori sono calcolati seguendo le regole e il software ufficiale di

questo gruppo di esperti. Come base di calcolo sono stati utilizzati le serie omogenizzate delle temperature

minime e massime, come pure delle somme giornaliere delle precipitazioni. Gli altri indicatori sono stati definiti da

MeteoSvizzera (tab. 5.1).

Nella tabella 2.2 del capitolo “Dati e metodi” sono invece elencati per ogni stazione gli indicatori climatici utilizzati

e la lunghezza del periodo di disponibilità dei dati. Non per tutte le stazioni sono presenti 50 anni di dati per ogni

indicatore climatico, ciò che non permette sempre di paragonare direttamente le variazioni e il valore p di un

determinato indicatore fra le varie stazioni analizzate.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 35

I grafici delle figure riportano l’andamento dell’indicatore climatico per ogni anno dal 1961, rispettivamente dalla

data di disponibilità dei dati (linea nera), e il corrispondente trend (riga rossa), calcolato con il metodo dei minimi

quadrati con una regressione logica (vedi cap. 2.4). I grafici delle stazioni riportati nella parte principale di questo

rapporto sono stati scelti in base a criteri di distribuzione geografica o altitudinale, mentre l’insieme dei grafici di

tutte le stazioni è riportato nell’allegato. Inoltre ogni indicatore è completato da una tabella delle variazioni

decennali, variazioni relative su 50 anni (rispettivamente per il periodo di disponibilità dei dati) e il valore p di ogni

stazione considerata.

Tab. 5.1: Lista degli indicatori climatici analizzati nel presente rapporto.

# Indicatore Tipo Definizione

1 Giorni di gelo Temperatura Giorno di calendario con temperatura minima Tmin < 0 °C

2 Giorni estivi Temperatura Giorno di calendario con temperatura massima Tmax ≥ 25 °C

3 Giorni tropicali Temperatura Giorno di calendario con temperatura massima Tmax ≥ 30 °C

4 Giorni afosi Temperatura Umidità

Giorno di calendario con pressione parziale del vapore acqueo H2Opar > 18.7 hPa

5 Isoterma di zero gradi Temperatura Altitudine in m slm dell’isoterma di zero gradi

6 Giorni con precipitazioni Precipitazioni Giorno di calendario con precipitazioni P ≥ 1 mm

7 Giorni con precipitazioni moderate

Precipitazioni Giorno di calendario con precipitazioni P ≥ 30 mm

8 Neve fresca Neve Altezza della neve fresca giornaliera, misurazione ore 07

9 Giorni con neve totale ≥ 5 cm

Neve Giorno con almeno 5 cm di neve sul terreno, misurazione ore 07

10 Giorni asciutti Precipitazioni Giorni di calendario consecutivi con precipitazioni P < 1 mm

11 Giorni chiari Soleggiamento Giorno di calendario con soleggiamento realtivo Solrel > 80%

12 Giorni scuri Soleggiamento Giorno di calendario con soleggiamento realtivo Solrel < 20%

13 Giorni favonici Vento Giorno di calendario con favonio a Locarno-Monti

5.2 Giorni di gelo e giorni di ghiaccio

Un giorno di gelo è definito tale quando la temperatura minima scende sotto zero. Quando anche la temperatura

massima resta sotto zero tutta la giornata, si ha invece un giorno di ghiaccio. Anche se saltuariamente si possono

verificare più giorni di ghiaccio nello stesso inverno, come per esempio nel 1956, 1985 o 2012, a basse quote i

valori medi sono talmente ridotti che risultano poco significativi per stabilire una tendenza. I giorni con gelo sono

invece più numerosi e si prestano meglio all’analisi statistica.

Il numero di giorni di gelo all’anno varia, in particolare, in funzione della quota e della posizione della stazione

(posizione di fondovalle o di pendio). Il numero medio di giorni di gelo all’anno passa dai 30/50 per le stazioni a

bassa quota di pendio o in vicinanza di un lago (Lugano, Locarno-Monti o Grono) agli 80/100 delle stazioni situate

a bassa quota ma in un fondovalle (Magadino, Stabio) o a media quota (Piotta, Acquarossa/Comprovasco) fino a

superare i 150 giorni per le stazioni di montagna (San Bernardino, Robiei, Cimetta).

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36 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

I risultati dell’elaborazione mostrano come il numero di giorni di gelo abbia subìto una visibile riduzione presso

tutte le stazioni analizzate. Tralasciando le stazioni poco significative per la corta lunghezza della serie di misura,

la tendenza varia da un minimo di −2.80 giorni/decennio (Piotta) fino a −6.28 giorni/decennio (San Bernardino).

Questa tendenza è coerente con il trend generale all’aumento delle temperature, registrato negli ultimi 50 anni. Il

valore della tendenza fra le varie stazioni non mostra nessuna differenziazione regionale oppure in funzione della

quota o della localizzazione della stazione (stazione di fondovalle o di pendio). La variazione è statisticamente

molto significativa nelle stazioni di Lugano, Magadino, Piotta, Acquarossa/Comprovasco e San Bernardino (tutte

stazioni con serie di misura risalenti ad almeno il 1970), mentre per Stabio, Cimetta e Robiei la variazione non è

statisticamente significativa (queste tre stazioni sono anche quelle con le serie di dati più corte). Considerando

solo le stazioni per le quali la variazione è significativa o molto significativa, la diminuzione percentuale nel

numero di giorni di gelo varia da un minimo di −12.0% a Piotta a un massimo di −73.3 % a Lugano. In queste

stazioni la diminuzione relativa mostra una dipendenza con la quota: nelle stazioni a bassa quota la diminuzione

è maggiore rispetto alle stazioni di montagna, con l’eccezione della stazione di Magadino (fig. 5.1).

Locarno-Monti Piotta

San Bernardino

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

LUG -4.69 -73.3 0.000

OTL -3.09 -46.8 0.022

MAG -3.56 -18.6 0.002

CIM -3.26 -7.4 0.276

SBO -5.86 -17.5 0.014

PIO -2.80 -12.0 0.007

ROE -1.21 -1.5 0.754

COM -4.67 -22.9 0.004

SBE -6.28 -15.1 0.000

GRO -3.87 -37.5 0.039

Fig. 5.1: Andamento del numero annuale di giorni di gelo a Locarno-Monti, Piotta e San Bernardino, a partire dal 1961, risp. 1966 per San Bernardino. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

5.3 Giorni estivi e giorni tropicali

Un giorno estivo è definito come tale quando la temperatura massima eguaglia o supera 25 gradi, mentre quando

eguaglia o supera 30 gradi si ha per definizione un giorno tropicale. Alcuni giorni estivi si verificano in un numero

statisticamente significativo all’anno fino a circa 1’500 m di quota, mentre i giorni tropicali si verificano in modo più

sporadico fino a circa 1’000 m. Nel 2003, con la torrida estate rimasta impressa nella memoria collettiva, a basse

quote sono stati contati circa 110 giorni con temperatura massima uguale o superiore a 25 gradi, di cui 50-60 con

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 37

massima uguale o superiore a 30. In quell’anno alcuni giorni estivi sono stati rilevati anche tra 1’500 e 2’000 m di

quota e qualche giorno tropicale perfino sopra 1’000 metri.

Delle 10 stazioni analizzate, tre si trovano a quote troppe elevate per permettere delle asserzioni statisticamente

significative in relazione al numero di giorni estivi, vale a dire le stazioni di Cimetta, Robiei e di San Bernardino.

Fra le altre stazioni situate a bassa o media quota, i risultati per quel che riguarda i giorni estivi sono tutti

statisticamente significativi o molto significativi. Considerando le serie di misura iniziate nel 1961, l’aumento

decennale è attorno ai 7 giorni/decennio: a Lugano, Locarno-Monti e Magadino si registrano oggigiorno in media

35 giorni in più estivi rispetto a mezzo secolo fa. Anche le altre stazioni mostrano delle chiare tendenze al rialzo,

con il valore più alto a Grono (circa 11 giorni/decennio, con misure disponibili dal 1971) e quello più basso a

Piotta (circa 3 giorni/decennio, con misure disponibili pure dal 1971) (fig. 5.2).

Locarno-Monti Acquarossa/Comprovasco

Piotta

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

LUG 7.47 65.4 0.000

OTL 7.64 62.3 0.000

MAG 6.47 45.4 0.000

CIM -0.03 -151.9 0.585

SBO 9.30 37.4 0.000

PIO 3.30 63.2 0.014

ROE 0.05 209.8 0.610

COM 7.35 53.0 0.001

SBE 0.36 291.4 0.203

GRO 11.68 64.6 0.000

Fig. 5.2: Andamento del numero annuale di giorni estivi a Locarno-Monti, Piotta e Acquarossa/Comprovasco, a partire dal 1961, risp. 1975 per Acquarossa/Comprovasco. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate. Da notare il picco di giorni estivi del 2003.

Anche il numero di giorni tropicali a bassa e media quota è aumentato in modo significativo (Stabio e

Comprovasco) o molto significativo (Lugano, Locarno-Monti, Magadino e Grono), mentre per Piotta non è

significativo.

Il numero di giorni tropicali ha subito un aumento molto marcato, in particolare a partire dalla fine degli anni ’80

del secolo scorso. A basse quote si è così passati da pochi casi per estate a 10-20 giornate dopo il 2000 in cui la

temperatura massima sale sopra i 30 °C. Per Lugano, Locarno-Monti e Magadino, le tre stazioni con le serie di

misura più lunghe, il numero di tali giornate è praticamente triplicato rispetto ai decenni prima degli anni ’80 del

secolo scorso (fig. 5.3).

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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38 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Locarno-Monti Acquarossa/Comprovasco

Piotta

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

LUG 4.14 393.2 0.000

OTL 4.05 282.3 0.000

MAG 4.66 292.6 0.000

SBO 5.70 126.9 0.026

PIO 0.63 225.0 0.136

COM 2.97 209.2 0.036

SBE -0.01 -209.9 0.601

GRO 8.33 263.1 0.000

Fig. 5.3: Andamento del numero annuale di giorni tropicali a Locarno-Monti, Acquarossa/Comprovasco e Piotta, a partire dal 1961, risp. 1975 per Acquarossa/Comprovasco e 1970 per Piotta. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate. Da notare il picco di giorni tropicali del 2003.

5.4 Giorni afosi

Il senso di afa subentra quando la temperatura e l'umidità relativa dell'aria superano una soglia critica, che può

essere espressa con il tasso di umidità assoluta, oppure con la pressione parziale del vapore acqueo nell’aria.

Non tutte le persone sono egualmente sensibili all'umidità ma è stato accertato che la sensazione di afa

generalmente subentra quando il contenuto di vapore d'acqua nell'aria supera 14 g/m3, rispettivamente quando la

pressione del vapore d'acqua supera 18.7 hPa. A livello epidermico, la sensazione di afa è causata dalla

diminuzione della capacità raffreddante del corpo dovuta all’aumento della temperatura e del tasso di umidità). Il

vento è per contro un fattore mitigante perché accelera la dispersione dell’energia termica corporea.

In 50 anni il numero di giorni afosi è praticamente raddoppiato in entrambe le stazioni prese in esame, con una

variazione statisticamente significativa: a Locarno-Monti si è passati da 10 giorni in media all’anno negli anni ‘60

del secolo scorso ai 20 giorni odierni, a Lugano da 20 a 40 giorni. Da notare che a Locarno-Monti l’aumento è

stato abbastanza regolare, mentre a Lugano le variazioni interannuali risultano più marcate, dovute

probabilmente al maggiore influsso del clima padanico a Lugano che non a Locarno-Monti. Nonostante la

distanza ridotta tra le due località, Locarno-Monti beneficia maggiormente di Lugano delle correnti locali legate

alle valli alpine, che limitano l’accumulo di aria afosa, spesso legata allo strato limite sulla Valpadana (fig. 5.4).

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 39

Locarno - Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

LUG 2.39 71.9 0.002

OTL 3.45 55.8 0.006

Fig. 5.4: Andamento del numero di giorni afosi (secondo Thams, pressione parziale del vapore acqueo >18.7 hPa) a Locarno-Monti, a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p per Locarno-Monti e Lugano.

5.5 Isoterma di zero gradi

L’isoterma di zero gradi definisce la quota nell’atmosfera libera dove avviene il passaggio da temperature positive

a negative. Esso caratterizza la massa d’aria presente sulla regione, indipendentemente dalle variazioni locali e di

breve durata in vicinanza del terreno dovute al riscaldamento diurno, risp. al raffreddamento notturno. L’isoterma

di zero gradi non è un indicatore ufficiale dell’OMM, ma ciò nonostante è stato analizzato in questo rapporto

poiché molto significativo per le regioni di montagna.

Vi sono diversi metodi per stabilire la quota dell’isoterma di zero gradi, tra i quali l’analisi dei dati dei sondaggi

atmosferici. Per il presente rapporto è stato però preferito un metodo basato sui dati delle stazioni al suolo ubicate

a differenti altitudini, ritenuto più rappresentativo della situazione regionale che non l’analisi di radiosondaggi

lanciati nell’atmosfera libera da stazioni a una certa distanza dal Ticino. Come indicato nel cap. 2.4 il calcolo della

quota è stato effettuato con una regressione lineare tra 12 stazioni del versante sudalpino o che si trovano nelle

zone limitrofe (Lugano, Locarno, Magadino, Grono, Piotta, Robbia, Acquarossa/Comprovasco, San Bernardino,

rispettivamente Segl-Maria, Bernina Ospizio, Gran San Bernardo e Jungfraujoch).

In Ticino l’escursione annuale tipica dell’isoterma di zero gradi è di 2’500 m circa, con la sua quota che può

variare da una media di 600 m slm in inverno a oltre 3’500 m slm in estate, passando per i 2’000/2’500 m tipici

della primavera e dell’autunno. Negli ultimi 50 anni circa, nonostante le notevoli variazioni di anno in anno, la

quota dell’isoterma di zero gradi è aumentata in modo visibile in tutte le stagioni. In primavera e in estate

l’incremento è statisticamente molto significativo, in inverno significativo, mentre in autunno tale incremento non è

statisticamente significativo. L’aumento della quota dell’isoterma di zero gradi varia fra i 30.6 m/decennio in

autunno ai 77.7 m/decennio in estate. Tali incrementi decennali fanno sì che negli ultimi 50 anni l’aumento medio

della quota dell’isoterma di zero gradi è compreso fra i 150 m in autunno fino a più di 350 m in estate. In inverno il

rialzo è stato di poco più di 200 m e di conseguenza in prima approssimazione anche il limite delle nevicate ha

subito un rialzo di quota simile. Tenendo conto dell’aumento della temperatura registrato dalle stazioni al suolo

del Ticino, la quota dell’isoterma di zero gradi è aumentata negli ultimi 50 anni di circa 150m per ogni grado di

aumento della temperatura media (fig. 5.5).

Si tenga presente nell’analisi dei grafici sottostanti la variazione fra le stagioni del possibile errore: in primavera e

in autunno l’intervallo di confidenza è migliore che non in estate o in inverno. In queste due stagioni la relazione

fra temperatura e quota è maggiormente lineare, mentre l’isoterma di zero gradi si trova a una quota in cui

tipicamente sono presenti ancora diverse stazioni usate per l’analisi in questo rapporto. Nella stagione invernale

la relazione lineare fra temperatura e quota è invece meno forte a causa dell’influenza della presenza di laghi di

aria fredda in prossimità del suolo, mentre in estate l’isoterma di zero gradi si trova a una quota tale dove le

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40 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

stazioni di misura iniziano a scarseggiare, causando così un aumento dell’incertezza nel metodo di calcolo

utilizzato.

Inverno Primavera

Estate

Autunno

Fig. 5.5: Andamento della quota dell’isoterma di zero gradi al sud delle Alpi, per stagione, a partire dal 1959. Sono rappresentati i valori calcolati per ogni anno (linea nera), l’intervallo di confidenza per ogni anno (barre verticali), ai quali si aggiungono un filtro gaussiano su 20 anni (linea rossa continua) e il trend (riga rossa punteggiata). Il grafico è completato dalla variazione media per decenni (in m) e il valore p.

5.6 Giorni con precipitazioni

Un giorno con precipitazioni è definito come tale quando è raccolto almeno 1 mm di acqua, rispettivamente di

acqua fusa da precipitazioni solide.

Nonostante le forti differenze dovute alla conformazione del territorio il numero di giorni con precipitazioni varia

relativamente poco da una regione all’altra del Ticino. Oggigiorno all’anno si registrano in media 90-100 giorni con

precipitazioni nel Ticino centrale e meridionale e circa 110 nel Ticino settentrionale, dove si manifesta ancora

l’influsso delle situazioni meteorologiche con precipitazioni provenienti da nord. Cinquant’anni fa questo valore

era leggermente superiore: 100-110 nel Ticino centro-meridionale e fino a 120-125 lungo le Alpi (fig. 5.6).

I grafici con l’andamento temporale del numero di giorni di precipitazioni mostrano, come è logico tenendo conto

dell’ampia variabilità del tempo del versante sudalpino, una marcata variabilità di anno in anno, compresa in

genere fra 80 e 150 giorni di precipitazione.

Fra tutte le stazioni analizzate solo in quattro di esse (Airolo, San Bernardino, Lugano, Crana-Torricella) la

diminuzione è statisticamente significativa, mentre nelle altre non lo è. In altre parole pur in presenza di un

orientamento generale nella serie dei dati alla diminuzione del numero di giorni di precipitazioni all’anno, non si

può (ancora) stabilire statisticamente se si tratta di una tendenza chiara e univoca valida per l’intero territorio

cantonale.

aumento: 42.6m/10anni; p−valore: 0.023

1960 1970 1980 1990 2000 2010

250

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1500 inverno

© MeteoSvizzera aumento: 57.2m/10anni; p−valore: 0

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1250

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1750

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2250

2500

primavera

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aumento: 77.7m/10anni; p−valore: 0

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3000

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4000

4250estate

© MeteoSvizzera aumento: 30.6m/10anni; p−valore: 0.061

1960 1970 1980 1990 2000 2010

1750

2000

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2500

2750

3000

3250

autunno

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 41

Nelle quattro stazioni in cui la diminuzione è statisticamente significativa, che sono equamente suddivise fra

stazioni di montagna e stazioni di pianura, tale diminuzione è attorno ai 3 giorni/decennio (da 2.64 di Lugano ai

3.73 di San Bernardino). La variazione relativa nei 50 anni di dati considerati è compresa fra il −13.4% di San

Bernardino e i −16.2% di Crana-Torricella.

Nelle altre stazioni, in cui la variazione non è statisticamente significativa, la diminuzione è inferiore, attorno a soli

1 o 2 giorni/decennio.

Crana-Torricella Lugano

Airolo

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR -3.04 -13.8 0.028

BIA -1.02 -5.5 0.367

COM -2.13 -11.4 0.095

CMD -2.53 -12.5 0.067

OTL -1.82 -9.4 0.150

LUG -2.64 -13.5 0.040

CTO -3.53 -16.2 0.012

COL -1.25 -6.5 0.348

SBE -3.73 -13.4 0.021

GRO -0.79 -4.1 0.456

Fig. 5.6: Andamento del numero di giorni con precipitazioni (>0.9 mm) a Crana-Torricella, Lugano e Airolo, a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

5.7 Giorni con precipitazioni moderate

Come indicato nella tabella 5.1, la soglia di 30 mm/giorno è stata scelta per definire un giorno con precipitazioni

“moderate”, ciò che si verifica in media circa 10 volte all’anno, ossia nel 10% circa dei giorni con precipitazioni. La

soglia di 70 mm/giorno, indicativa per esempio per le precipitazioni abbondanti, è invece superata solo circa 2

volte all’anno, ciò che la rende meno adatta quale base per delle elaborazioni statistiche.

L’analisi effettuata nel presente rapporto ha preso in considerazione sia la somma annuale complessiva dei giorni

con precipitazioni moderate, sia la somma sul semestre invernale rispettivamente quello estivo. In tutti e tre i casi

l’analisi non mette in evidenza, per i passati 50 anni, nessuna tendenza significativa di questa classe di

precipitazioni e questo indipendentemente dall’ubicazione della stazione, sia in funzione della regione, sia della

posizione specifica rispetto alla valle (fondovalle, pendio o stazione di montagna) (figg. 5.7, 5.8 e 5.9).

L’analisi dei singoli valori mostra come sull’arco dei 50 anni nella maggior parte delle stazioni vi sia stato un

leggero aumento del numero dei giorni, in genere dell’ordine di grandezza di soli 1 o 2 giorni. Solo Lugano e San

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42 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Bernardino mostrano una leggera diminuzione, del medesimo ordine di grandezza. Come detto però la variazione

non è statisticamente significativa e di conseguenza non si può prestare a ulteriori considerazioni specifiche.

Questo risultato è paragonabile a quanto ottenuto nell’ambito di un simile studio climatologico per il Cantone dei

Grigioni (MeteoSchweiz 2009).

Si tenga comunque presente come l’assenza di una variazione significativa nel numero di giorni con precipitazioni

moderate sia coerente con i risultati indicati nel capitolo 4, laddove si giungeva alla conclusione che l’andamento

storico delle precipitazioni annuali non metteva in evidenza nessuna tendenza significativa da un punto di vista

statistico. Anche l’escursione interannuale sembra restare costante, variando da 5 a 20 giorni, a seconda delle

stazioni considerate.

Locarno-Monti Airolo

Lugano

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.59 21.5 0.152

BIA 0.59 19.3 0.226

COM 0.36 17.1 0.397

CMD 0.11 2.6 0.849

OTL 0.29 7.9 0.556

LUG -0.20 -6.6 0.632

CTO 0.41 9.6 0.464

COL 0.00 0.1 0.996

SBE -0.47 -12.6 0.413

GRO 0.11 4.4 0.817

Fig. 5.7: Andamento del numero di giorni all’anno con precipitazioni moderate (>30.0 mm) a Locarno-Monti, Airolo e Lugano, a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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0

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50© MeteoSvizzera

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

0

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0

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50© MeteoSvizzera

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 43

Locarno-Monti Airolo

Lugano

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.15 12.7 0.661

BIA 0.39 32.0 0.336

COM 0.37 46.1 0.190

CMD -0.02 -0.9 0.972

OTL 0.14 10.6 0.690

LUG -0.14 -13.2 0.624

CTO 0.30 19.6 0.461

COL 0.20 14.5 0.590

SBE 0.00 0.1 0.998

GRO 0.04 4.1 0.899

Fig. 5.8: Andamento del numero di giorni nel semestre invernale (ottobre-marzo) con precipitazioni moderate (>30.0 mm) a Locarno-Monti, Airolo e Lugano, a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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0

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0

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1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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50© MeteoSvizzera

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44 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Locarno-Monti Airolo

Lugano

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.41 25.7 0.191

BIA 0.23 12.2 0.467

COM 0.08 6.1 0.787

CMD 0.14 5.8 0.717

OTL 0.18 7.8 0.635

LUG -0.06 -3.0 0.842

CTO 0.14 5.0 0.731

COL -0.18 -9.6 0.594

SBE -0.37 -16.0 0.418

GRO 0.07 4.2 0.848

Fig. 5.9: Andamento del numero di giorni nel semestre estivo (aprile-settembre) con precipitazioni moderate (>30.0 mm) a Locarno-Monti, Airolo e Lugano, a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

5.8 Neve

Il rilevamento della neve è sempre stato ed è tuttora eseguito manualmente. In Ticino vi sono 4 stazioni con

misurazioni regolari e di qualità accettabile: Locarno-Monti, Lugano, Airolo e Bosco Gurin. Locarno-Monti dispone

della serie più lunga, eseguita professionalmente e con criteri uniformi nel corso degli anni. Per l’analisi del

presente rapporto per tutte e quattro le stazioni disponiamo della serie completa di misure degli ultimi 50 anni. Le

grandezze misurate sono la neve nuova accumulata in 24 ore e la neve totale presente sul terreno. La

misurazione è effettuata ogni giorno attorno alle ore 07:00 ora locale. Nelle stazioni di montagna la misurazione

rappresentativa della neve non è sempre facile, a causa dell’effetto del vento sulla coltre nevosa. A livello

internazionale non esistono delle definizioni univoche di quali indicatori utilizzare per analisi climatologiche della

neve. Nel presente rapporto sono stati utilizzati i tre seguenti indicatori:

la somma dell’altezza della neve nuova, ottenuta sommando per il mese, rispettivamente per la stagione

invernale il valore della neve nuova misurato giornalmente. Da questo indicatore ci si può fare un’idea

della quantità complessiva di neve fresca caduta durante una stagione invernale (definita come

l’intervallo tra la prima e l’ultima nevicata, avvenute fra l’inizio dell’autunno e la fine della primavera).

il numero di giorni con neve nuova, inteso come numero di giorni in cui al mattino al suolo si è misurato

almeno 1 cm di neve fresca. Questo indicatore dà una visione se le nevicate sono state frequenti oppure

rare sull’arco di una stagione invernale.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 45

il numero di giorni con neve sul terreno (almeno 5 cm), inteso come numero di giorni in cui al mattino è

presente uno strato di almeno 5 cm al suolo. Questo indicatore dà informazioni relative alla durata

complessiva dell’innevamento durante la stagione. La presenza di neve al suolo dipende non solo dalla

quantità di neve fresca caduta, bensì anche dalle condizioni meteorologiche susseguenti la nevicata

(rialzo delle temperature, arrivo del favonio ecc.).

L’analisi “visiva” di tutti i grafici elaborati nel presente rapporto mette immediatamente in evidenza come sia

presente una variazione interannuale molto forte: a conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come la

neve sia una delle grandezze meteorologiche più variabile sul versante sudalpino. E questo in particolare nelle

stazioni a basse quote dove le nevicate sono si presenti con una certa frequenza, ma più irregolari rispetto alle

stazioni lungo l’arco alpino.

L’analisi dei valori e dei grafici della figura 5.10 permette di notare come, salvo per la stazione di Lugano, dove la

variazione è praticamente nulla, nelle altre tre stazioni si è assistito negli ultimi 50 anni a una diminuzione della

somma della neve nuova, diminuzione particolarmente marcata presso le stazioni di montagna di Airolo e di

Bosco Gurin. Ad Airolo la diminuzione è stata molto significativa e pari a 54 cm/decennio. Ciò significa che se 50

anni fa la somma delle nevicate accumulava attorno ai 4 metri di neve a stagione, oggigiorno l’accumulo

complessivo è ridotto a circa la metà. Una simile tendenza, anche se leggermente meno marcata, è visibile nei

dati di Bosco Gurin. Qui la diminuzione è significativa da un punto di vista statistico e pari a 36 cm/decennio (fig.

5.10).

È interessante notare come l’andamento temporale suggerisce un cambio del regime della somma della neve

nuova attorno alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, sia per Airolo sia per Bosco Gurin. Per Locarno-Monti e

per Lugano l’orientamento che esce dall’analisi dei dati non è statisticamente significativo.

Locarno-Monti Airolo

Boco Gurin

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR -54.26 -77.1 0.000

BOS -36.11 -33.8 0.081

LUG 0.09 1.9 0.976

OTL -3.89 -38.3 0.418

Fig. 5.10: Andamento della somma (in centimetri) della neve nuova dell’anno idrologico (ottobre-settembre), a partire dall’inverno 1961-1962 a Locarno-Monti, Airolo e Bosco Gurin. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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1200© MeteoSvizzera

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46 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

La figura 5.11 illustra l’andamento del numero di giorni con neve nuova a partire dall’inverno 1961/1962. Anche

per questo indicatore asserzioni statisticamente significative sono possibili solo per le stazioni di montagna, vale a

dire per Airolo e per Bosco Gurin.

Tutte e quattro le stazioni mostrano una tendenza alla diminuzione del numero stagionale di giorni con neve

nuova. Ad Airolo la diminuzione è attorno alle 5 giornate/decennio, che su mezzo secolo significa una

diminuzione di 20-25 giorni di nevicate, passando da 40-45 a circa 20. Anche a Bosco Gurin, con una

diminuzione attorno alle 4 giornate/decennio si è passati in media da 45 a 25 giornate con neve nuova (fig. 5.11).

I grafici della figura 5.11 mettono in risalto ancora maggiore, rispetto a quelli della figura precedente, il netto

cambio di regime avvenuto attorno alla fine degli anni ’80 del secolo scorso e questo sia per le stazioni di

montagna che per le stazioni a basse quote (Scherrer 2005). Questo risultato è in accordo con l’andamento

messo in evidenza nelle temperature stagionali invernali (fig. 4.1) con il rialzo delle temperature a partire da

quegli anni. Ciò ha portato con sé un rialzo del limite delle nevicate che, tenuto conto della quota relativamente

bassa delle stazioni del versante sudalpino, significa una diminuzione dei giorni con neve nuova. In altre parole in

inverno sono aumentate le giornate di pioggia e diminuite quelle con nevicate.

Locarno-Monti Airolo

Boco Gurin

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR -5.04 -74.1 0.000

BOS -3.85 -46.2 0.001

LUG -0.21 -26.8 0.474

OTL -0.59 -38.1 0.156

Fig. 5.11: Numero di giorni con neve nuova dell’anno idrologico (ottobre-settembre), a partire dall’inverno 1961-1962 a Locarno-Monti, Airolo e Bosco Gurin. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

Considerazioni analoghe alle precedenti si possono fare per il numero complessivo di giornate con neve al suolo

(almeno 5 cm): diminuzione generalizzata in tutte le stazioni e significativa da un punto di vista statistico

soprattutto per le stazioni di montagna di Airolo e di Bosco Gurin.

Come è da aspettarsi la variazione interannuale negli ultimi 50 anni è stata decisamente più forte presso le

stazioni di basse quote, soggette a temperature giornaliere invernali sovente superiori agli zero gradi, mentre il

grafico è più regolare per le stazioni in quota, dove le temperature in inverno tendono più facilmente ad essere

vicine o sotto gli zero gradi.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 47

La tendenza messa in evidenza presso Airolo e Bosco Gurin, importante ad esempio per l’attività delle stazioni

sciistiche, è quella di un accorciamento della lunghezza del periodo con neve al suolo. Se 50 anni fa ad Airolo vi

era neve al suolo per poco meno di 150 giorni a stagione (circa 5 mesi), la diminuzione di quasi 8 giorni/decennio

fa sì che oggi abbiamo in media solo in 100 giorni a stagione ancora neve al suolo (poco più di 3 mesi).

Conclusione simile per Bosco Gurin, dove si è passati da 180 giorni (circa 6 mesi) a 130-140 giorni (circa 4 mesi

e mezzo), con pure una riduzione di poco meno di 8 giorni/decennio (fig. 5.12).

Qusti risultati sono coerenti con i risultati ottenuti dall’analisi dei dati delle stazioni di misura del Cantone Grigioni

(MeteoSchweiz 2009), a testimonianza che non ci troviamo di fronte a un fenomeno ticinese, ma di più ampio

respiro.

Locarno-Monti Airolo

Boco Gurin

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR -7.97 -33.5 0.006

BOS -7.70 -24.5 0.002

LUG -1.18 -77.1 0.342

OTL -1.52 -63.4 0.253

Fig. 5.12: Numero di giorni con neve sul terreno (almeno 5 cm) dell’anno idrologico (ottobre-settembre), a partire dall’inverno 1961-1962 a Locarno-Monti, Airolo e Bosco Gurin. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

5.9 Durata massima dei periodi asciutti

La variabilità climatica del Ticino, oltre che con un vasto spettro di intensità delle precipitazioni, si manifesta

anche con prolungati periodi di siccità. I grafici riportano il numero massimo di giorni consecutivi asciutti per ogni

anno (un giorno è considerato asciutto se le precipitazioni sono state inferiori a 1.0 mm).

L’indicatore scelto per descrivere i periodi asciutti non è a prima vista l’indicatore ideale per una regione come il

Ticino, in quanto non dà nessuna informazione sulla distribuzione effettiva dei periodi asciutti durante l’anno. Ciò

nonostante è stato preso in considerazione in quanto è uno degli indicatori concordato su scala internazionale

nell’ambito dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e in questo senso può essere utilizzato per

paragoni con altre regioni.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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48 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

L’analisi effettuata nel presente rapporto ha preso in considerazione l’intero anno (fig. 5.13), come pure il

semestre invernale rispettivamente quello estivo (figg. 5.14 e 5.15).

Una prima indicazione che emerge dall’analisi comparata “visiva” di tutti i grafici è la forte variabilità da un anno

all’altro, che si registra soprattutto durante il semestre invernale (ottobre-marzo). Mentre durante il semestre

estivo (aprile-settembre), la variabilità interannuale è inferiore. Ciò è comprensibile se si pensa come il periodo

invernale sul versante sudalpino sia per certi versi la “stagione asciutta”, nella quale si possono verificare

prolungate situazioni di stabilità anticiclonica, con conseguente assenza di precipitazioni. Durante il semestre

estivo, lo sviluppo di situazioni temporalesche o il passaggio di fronti perturbati, avviene con sufficiente regolarità

da interrompere più facilmente i periodi con scarsità di precipitazione.

Dal punto di vista numerico la durata massima dei periodi asciutti nel semestre invernale si aggira oggigiorno sui

25-30 giorni, mentre nel semestre estivo è compresa fra 15 e 20 giorni. Fra le diverse stazioni ticinesi e

mesolcinesi prese in considerazione non emergono particolari variazioni né regionali, né in funzione della quota o

della posizione relativa alla vallata (stazione di fondovalle o pendio).

Negli ultimi 50 anni si possono notare delle variazioni che però in nessuna delle stazioni prese in esame sono

statisticamente significative, né sull’arco dell’intero anno, né su ognuno dei due semestri analizzati. Queste

variazioni, in valori assoluti dal 1961 ad oggi, sono di poche unità: nel semestre invernale tutte le stazioni

mostrano un leggero aumento compreso fra 0 e 6 giorni; nel semestre estivo le stazioni di Airolo, Lugano e

Coldrerio mostrano pure un leggero aumento compreso fra 0 e 3 giorni, mentre nelle altre stazioni si è registrata

una leggera diminuzione, compresa fra 0 e 2 giorni.

Locarno-Monti Airolo

Lugano

Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.41 8.3 0.604

BIA 1.00 15.7 0.330

CMD 1.51 26.2 0.072

OTL 1.06 17.4 0.347

LUG 1.21 18.8 0.317

CTO 0.94 15.6 0.448

COL 0.03 0.5 0.979

SBE 1.03 18.7 0.358

GRO 0.85 13.8 0.465

Fig. 5.13: Andamento del numero massimo annuale di giorni consecutivi asciutti (precipitazioni <1.0 mm/giorno) a Locarno-Monti, Airolo e Lugano a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 49

Locarno-Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.73 16.0 0.409

BIA 0.67 10.8 0.540

CMD 1.53 27.0 0.081

OTL 1.11 18.3 0.341

LUG 1.41 22.3 0.282

CTO 1.18 19.7 0.357

COL 0.66 10.5 0.567

SBE 1.29 24.4 0.262

GRO 0.85 13.8 0.475

Fig. 5.14: Andamento del numero massimo di giorni consecutivi asciutti (precipitazioni <1.0 mm/giorno) nel semestre invernale (ottobre-marzo) a Locarno-Monti a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

Locarno-Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

AIR 0.49 15.1 0.402

BIA -0.15 -4.2 0.802

CMD -0.15 -4.3 0.813

OTL -0.18 -5.3 0.741

LUG 0.63 18.1 0.308

CTO -0.21 -7.0 0.692

COL -0.15 -4.1 0.833

SBE 0.10 2.9 0.898

GRO -0.46 -12.9 0.463

Fig. 5.15: Andamento del numero massimo di giorni consecutivi asciutti (precipitazioni <1.0 mm/giorno) nel semestre estivo (aprile-settembre) a Locarno-Monti a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p di tutte le stazioni analizzate.

5.10 Giorni chiari / scuri

Con giorni chiari, rispettivamente scuri, sono definiti quei giorni in cui il soleggiamento relativo è stato superiore

all’ 80%, rispettivamente inferiore al 20%. La loro analisi permette di fare delle asserzioni generali sull’eventuale

andamento pluriennale della presenza di giornate poco nuvolose, rispettivamente delle giornate con estesa

nuvolosità.

Prendendo come riferimento le due stazioni a basse quote più rappresentative per gli agglomerati ticinesi il

risultato che emerge dall’analisi dei dati è in “chiaro-scuro”, nel senso che emergono disparità regionali notevoli.

Per il Sottoceneri, a Lugano il numero di giorni chiari è aumentato notevolmente e in modo significante,

accompagnato da una diminuzione dei giorni scuri, anche se non altrettanto significante. I giorni chiari sono

passati da 120 a 140 all’anno in media, mentre quelli scuri da 110 a 95 circa. Per il Sopraceneri, a Locarno il loro

numero è rimasto tendenzialmente costante, sui 140 giorni annui chiari e sui 100 giorni annui scuri (figg. 5.16 e

5.17).

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

0

20

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1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

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0

20

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50 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Se mezzo secolo fa sussistevano delle marcate differenze fra luganese e locarnese, oggigiorno queste differenze

sono andate attenuandosi.

Locarno-Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

OTL -0.33 -1.2 0.821

LUG 5.11 20.2 0.004

Fig. 5.16: Andamento del numero di giorni chiari all’anno a Locarno-Monti a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p per Locarno-Monti e Lugano.

Locarno-Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Stazione Var/10anni Var % Valore P

OTL -0.66 -3.4 0.651

LUG -2.56 -12.6 0.058

Fig. 5.17: Andamento del numero di giorni scuri all’anno a Locarno-Monti a partire dal 1961. Tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p per Locarno-Monti e Lugano.

5.11 Favonio

Il rilevamento dei giorni con favonio è effettuato ancora in modo manuale, poiché fra i criteri utilizzati per definire

se una giornata è favonica o meno figura anche la visibilità orizzontale che è, appunto, ancora rilevata

visivamente. Una giornata favonica è definita come tale quando le seguenti condizioni sono

contemporaneamente soddisfatte in almeno uno dei termini in cui si eseguono le osservazioni sinottiche: visibilità

orizzontale di almeno 50 km, umidità relativa inferiore a 35% e vento presente alla stazione. Vista la situazione

orografica della stazione di Locarno-Monti, su un pendio esposto a sud, il favonio arriva principalmente dal settore

ovest, come diramazione dalla Valle Maggia o dal settore est (dalla Riviera/Valle Mesolcina), e la direzione del

vento volutamente non è stata definita. In assenza di vento, ma con i primi due criteri soddisfatti, il termine di

osservazione non è definito come favonico.

Solo la stazione di Locarno-Monti dispone di misure di sufficiente qualità per poter essere analizzate

statisticamente e nonostante ciò si è ritenuto di considerare solo le osservazioni a partire dal 1989, tralasciando

quelle precedenti a causa dell’insicurezza sui criteri di osservazioni applicati. Il numero di giorni con favonio resta

essenzialmente stabile, parallelamente al numero di giorni caratterizzati da correnti generali in quota provenienti

dal quadrante nordovest, nord o nordest. La provenienza dal settore nord delle correnti in quota è il fattore

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

60

80

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1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

60

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60

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 51

principale che determina la formazione del favonio al sud delle Alpi. Il numero di casi all’anno con correnti

settentrionali è perlopiù costante a partire dal 1961, per deduzione si può assumere che anche per il numero di

giorni con favonio prima del 1989 non vi sia stata una tendenza definita (5.18).

Locarno-Monti Variazioni decennali e relative, valore p

Situazione N-N-NE

Var/10anni Var % Valore p

0.51 3.6 0.691

Indicatore Favonio

Stazione Var/10anni Var % Valore p

OTL 0.46 6.2 0.862

Fig. 5.18: Andamento del numero di giorni all’anno con correnti dal settore nord (NO, N, NE) sulle Alpi a partire dal 1961, nonché di giorni con favonio a Locarno-Monti a partire dal 1989 e tabella delle variazioni decennali (giorni/10 anni), variazioni relative e valore p.

1960 1970 1980 1990 2000 20101960 1970 1980 1990 2000 2010

20

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20

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52 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

6 Sviluppo futuro del clima

Sulla base delle attuali proiezioni e calcoli modellistici il clima in futuro cambierà notevolmente sia su

scala globale sia su quella regionale. Anche se non è ancora possibile elaborare delle proiezioni affidabili

su scala locale, su una scala regionale come quella costituita dal versante sudalpino iniziano a essere a

disposizione i primi dati. Nell’ipotesi che a livello globale l’evoluzione delle emissioni di gas a effetto

serra segua lo scenario A1B (nessuna misura di intervento, con aumento delle emissioni di gas a effetto

serra fino al 2060, ma poi lenta diminuzione) per il Cantone Ticino vi sono da aspettarsi i seguenti

cambiamenti principali, rispetto a oggi (periodo di riferimento 1980-2009):

le temperature medie invernali aumenteranno di 1.3 °C attorno al 2035, di 2.4 °C attorno al 2060 e

di 3.3 °C attorno al 2085. Il limite delle nevicate tenderà quindi a salire di quota durante la

stagione invernale.

le temperature medie estive aumenteranno di 1.4 °C attorno al 2035, di 2.9 °C attorno al 2060 e di

4.1 °C attorno al 2085.

fino al 2035 non sono attesi dei sensibili cambiamenti nel regime delle precipitazioni.

nella seconda metà del XXI secolo le precipitazioni estive dovrebbero diminuire dall’8 al 13%

entro il 2060 e dal 10 al 27% entro il 2085.

nella seconda metà del XXI secolo le precipitazioni invernali dovrebbero aumentare dal 6 al 10%

entro il 2060 e dall’8 al 23% entro il 2085.

Nota: a differenza del capitolo 4 (Sviluppo storico del clima), come periodo di riferimento è stato utilizzato in

questo capitolo il trentennio 1980-2009. In questo modo ci si allinea con la prassi della comunità climatologica

internazionale che ha aggiornato il periodo di riferimento, sulla base dei dati degli ultimi decenni. Il periodo non

coincide con il nuovo periodo trentennale “normale”, in quanto l’elaborazione degli scenari nell’ambito del progetto

CH2011 è stata effettuata prima della fine del trentennio ”normale”. Le differenze rispetto ai valori che si

sarebbero ottenuti con il trentennio ”normale” non dovrebbero però essere significative.

6.1 Introduzione

Le proiezioni degli odierni modelli climatici prevedono un ulteriore riscaldamento globale durante tutto il XXI

secolo. L’aumento tra il 1990 e il 2100 della temperatura media terrestre è stimato da un minimo di 1.4 °C fino a

5.8 °C (IPCC, 2007). Questa gamma di valori è il risultato di diversi modelli e di differenti scenari di emissione che

tengono conto di varie ipotesi sulla probabile evoluzione della popolazione, dell’economia e della tecnologia.

Questo riscaldamento ulteriore va ad aggiungersi al riscaldamento già registrato nel passato: le temperature

globali odierne (1980-2009) sono infatti già superiori a quelle preindustriali del XIX secolo di circa 1 °C.

Dopo la pubblicazione del rapporto IPCC 2007, con le prospettive a livello globale, diversi progetti di ricerca

hanno elaborato le prospettive su scala regionale (il così detto downscaling). A livello svizzero nell’autunno 2011

sono state pubblicate le elaborazioni degli scenari dei cambiamenti climatici in Svizzera (CH2011 2011,

www.ch2011.ch). Gli scenari si basano su un elevato numero di differenti modelli climatici dell’IPCC, del progetto

di ricerca ENSEMBLES dell’EU, così come su analisi e rielaborazioni da parte del consorzio CH2011.

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 53

Come nel passato, l’evoluzione climatica del sud delle Alpi non è necessariamente identica a quella dell’Europa o

della regione alpina (Fischer 2011) e anche in futuro vi saranno delle differenze tra il Ticino e il resto della

Svizzera. La figura 6.1 che riporta i cambiamenti attesi su scala europea permette di contestualizzare i risultati

descritti nei capitoli seguenti.

Fig. 6.1: Scarto della temperatura e delle precipitazioni in estate, rispettivamente in inverno, previsto per il periodo 2070-2099 rispetto alla media 1980-2009, per lo scenario A1B (nessuna misura di intervento ma diminuzione delle emissioni nella seconda metà del secolo). La figura mostra la media dei cambiamenti calcolati da più modelli.

6.2 Scenari di emissioni

L’ampiezza del cambiamento del clima globale entro la fine del secolo, e quindi anche del clima del Ticino,

dipenderà in primo luogo dalle emissioni future di gas a effetto serra. Influssi naturali che cambiano su scala

temporale millenaria, come i parametri orbitali della Terra, non sono considerati nei calcoli modellistici, mentre

fenomeni come le eruzioni vulcaniche, il cui impatto sul clima può essere importante, sono a tutt’oggi imprevedibili

e di conseguenza non è pure possibile tenerne conto.

estate

invernoinverno

estate

Cambiamento della temperatura (°C)

1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 -36 -28 -20 -12 -4 4 12 20 28 36

Cambiamento delle precipitazioni (%)

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54 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Le elaborazioni del clima futuro sono ancora forzatamente influenzate da incertezze: oltre alle difficoltà di

modellizzare accuratamente l’insieme delle interazioni fra atmosfera, criosfera e biosfera, vi è l’incognita sulle

emissioni globali future dei gas a effetto serra, che a loro volta dipendono da fattori solo difficilmente prevedibili

come l’evoluzione della popolazione, dell’economia e delle tecnologie e dagli indirizzi politici e dalla sensibilità

della popolazione. Un elevato numero di diversi scenari di emissione sono stati elaborati per i rapporti IPCC

(Nakicenovic e Swart 2000, Moss et al. 2010). Fra tutti gli scenari elaborati, il presente rapporto considera i

seguenti tre:

A2: nessuna misura di intervento, continuo aumento delle emissioni di gas a effetto serra fino al 2100 (in

viola nella fig. 6.2).

A1B: nessuna misura di intervento, con aumento delle emissioni di gas a effetto serra fino al 2060, ma

poi lenta diminuzione (in grigio nella fig. 6.2).

RCP3PD: con misure di intervento. Le emissioni sono ridotte a circa il 50% entro il 2050 (in giallo nella

fig. 6.2).

Fig. 6.2: Emissioni totali globali di gas a effetto serra di origine antropica per alcuni scenari IPCC scelti. L’equivalente di biossido di carbonio (CO2eq) è un’unità di riferimento con la quale tutti i gas a effetto serra possono essere espressi in unità di CO2. I tre scenari considerati dal presente rapporto sono rappresentati in grassetto.

I risultati proposti qui di seguito rappresentano una proiezione e si basano sui tre scenari di emissione citati,

influenzati a loro volta − come tutti gli scenari del rapporto IPCC − dal possibile sviluppo mondiale della

popolazione, dell’economia e della tecnologia. Quale fra questi scenari si realizzerà effettivamente dipenderà

completamente dagli indirizzi presi oggi e nel futuro per limitare o meno le emissioni. Di conseguenza gli scenari

devono venir considerati come possibilità di accadimento nel caso determinate premesse saranno adempiute.

6.3 Previsioni dell’evoluzione della temperatura

La tabella 6.1 mostra l’evoluzione della temperatura in Ticino prevista dagli odierni modelli climatici. In tutti gli

scenari di emissione considerati vi è da aspettarsi un riscaldamento, più marcato nella seconda metà del XXI

secolo. Così per esempio, con lo scenario A1B e a dipendenza della stagione, nella Svizzera sudalpina il

riscaldamento rispetto a oggi (1980-2009) dovrebbe essere di 1.0-1.4 °C attorno al 2035, 2.3-2.9 °C attorno al

2060 e di 3.1-4.1 °C verso il 2085. A causa delle naturali fluttuazioni del clima e di approssimazioni di calcolo nei

modelli, bisogna però considerare possibili anche valori sensibilmente più alti o più bassi. Per l’anno 2085, per

esempio, un riscaldamento moderato di 2.2-3.1 °C (stima bassa) è, secondo le simulazioni disponibili, altrettanto

possibile come un riscaldamento forte di 4.0-5.3 °C (stima alta). Fino al 2035 il tipo di scenario di emissione ha un

influsso relativamente modesto sui risultati e sul valore della temperatura previsto: l’influsso predominante è dato

1900 1920 1940 1960 1980 2000 2020 2040 2060 2080 21000

20

40

60

80

100

120

140

A1FI

A2

A1B

B2

A1T

B1

RCP3PDEm

issi

one

antro

pica

glo

bale

tota

le d

ei

gas

ad e

ffetto

ser

ra (G

tCO

2eq/

anno

)

Anno

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 55

dalle fluttuazioni climatiche e dalla qualità del modello. Vale a dire: l’aumento di temperatura previsto attorno al

2035 è praticamente uguale fra tutti e tre gli scenari considerati. In seguito però le differenze a seconda dello

scenario utilizzato diventano sempre più rilevanti: se nel 2085 il riscaldamento medio dello scenario A2 comporta

da 3.8 a 4.8 °C a seconda della stagione, lo scenario RCP3PD non prevede che 1.3-1.8 °C (tab. 6.1).

Le differenze stagionali, dapprima piuttosto contenute, aumentano sensibilmente verso la fine del XXI secolo. I

modelli climatici mostrano in generale un rialzo della temperatura più marcato in estate che in inverno. Il

riscaldamento medio dello scenario A1B per il 2085 prevede per esempio 4.1 °C per l’estate e solo 3.3 °C per

l’inverno. I valori delle temperature autunnali sono simili a quelli dell’inverno, mentre quelli delle temperature

primaverili sono ancora leggermente più bassi.

Tab. 6.1: Previsioni dell’entità del riscaldamento (in °C) a seconda della stagione e dello scenario considerato. I valori per il 2035, 2060 e 2085 rappresentano la media rispettivamente dei periodi 2020-2049, 2045-2074 e 2070-2099. Inverno: dicembre-febbraio, primavera: marzo-maggio, estate: giugno-settembre, autunno: ottobre-novembre. I colori delimitano le classi fino a 1.4 °C, da 1.5 a 2.9 °C e 3.0 °C e oltre.

Stagione Scenario 2035 2060 2085

basso medio alto basso medio alto basso medio alto

Inverno

A2 0.6 1.2 1.8 1.5 2.4 3.2 2.6 3.8 5.1

A1B 0.7 1.3 1.9 1.6 2.4 3.3 2.2 3.3 4.4

RCP3PD 0.6 1.2 1.9 0.8 1.5 2.1 0.8 1.4 2.0

Primavera

A2 0.3 0.9 1.6 1.5 2.2 3.0 2.7 3.7 4.7

A1B 0.3 1.0 1.7 1.5 2.3 3.1 2.3 3.1 4.0

RCP3PD 0.3 1.0 1.6 0.8 1.4 1.9 0.8 1.3 1.9

Estate

A2 0.7 1.3 1.9 2.0 2.8 3.7 3.5 4.8 6.2

A1B 0.8 1.4 2.1 2.1 2.9 3.7 3.0 4.1 5.3

RCP3PD 0.8 1.4 2.0 1.2 1.7 2.3 1.2 1.8 2.4

Autunno

A2 0.7 1.2 1.7 1.4 2.3 3.1 2.6 3.8 5.1

A1B 0.8 1.4 1.9 1.5 2.3 3.1 2.2 3.3 4.4

RCP3PD 0.7 1.3 1.8 0.8 1.4 1.9 0.9 1.4 1.9

La figura 6.3 mostra la prevista evoluzione futura della temperatura in Ticino assieme alla serie storica di Lugano

per permettere una visualizzazione immediata dell’entità del cambiamento riportato nella tabella 6.1. Sono

rappresentate le temperature invernali, primaverili, estive e autunnali rilevate tra il 1864 e il 2011 come deviazione

dalla media 1980-2009 assieme ai relativi scenari di evoluzione fino al 2100. La fascia grigia indica la deviazione

per ogni anno dei valori calcolati dal modello climatico per lo scenario A1B dal 1950 al 2100 (percentile 5-95), su

tutta la serie di dati utilizzata. Nei primi 50 anni si può rilevare una buona corrispondenza tra il calcolo del modello

e le variazioni misurate da un anno all’altro così come con le tendenze finora registrate. Le colonne viola, grigio e

giallo riportano l’ampiezza dell’oscillazione dei tre scenari di emissioni A1B, A2 e RCP3PD per i rispettivi periodi

trentennali 2020-2049, 2045-2074 e 2070-2099. Appare chiaramente un rialzo sensibile della temperatura e, per

esempio, nella seconda metà del XXI secolo, estati calde come quella del 2003 potrebbero diventare più frequenti

e gli estremi ancora nettamente più caldi. Per contro, temperature fredde come quelle registrate nel XIX e XX

secolo praticamente non si verificherebbero più (vedi cap. “Eventi estremi”). Dalla figura 6.3 si può pure rilevare

chiaramente la differenza di riscaldamento a seconda dello scenario di emissione per il periodo 2045-2074 e

soprattutto per il 2070-2099: l’impatto termico globale è sensibilmente maggiore con un ulteriore aumento delle

emissioni di gas a effetto serra (A1B o A2) rispetto allo scenario con una drastica riduzione delle emissioni

(RCP3PD).

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56 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

Fig. 6.3: Variazioni passate e future delle temperature stagionali di Lugano. I dati misurati coprono il periodo 1864-2011, mentre la media di riferimento è calcolata in base ai valori del periodo 1980-2009. Le colonne rosse, rispettivamente blu indicano lo scarto dalla media dei dati rilevati, la linea nera la media mobile su 30 anni, mentre la fascia grigia indica l’intervallo per ogni anno dei valori calcolati dai modelli climatici per lo scenario A1B (dato dal percentile 5-95 per ogni anno). Le colonne viola, grigio e giallo (con il valore centrale visualizzato dalla barretta nera) rappresentano le stime più probabili dei tre scenari di emissioni A1B, A2 e RCP3PD per i rispettivi periodi trentennali scelti.

Finora sono stati illustrati solo gli scarti rispetto a oggi previsti per i tre periodi trentennali di riferimento nel futuro.

A complemento e per una migliore definizione a livello locale, la tabella 6.2 riporta una panoramica delle

temperature medie invernali ed estive odierne e previste dello scenario A1B per diverse stazioni ticinesi.

Tab. 6.2: Temperature odierne e stime più probabili per lo scenario A1B (in °C) per stazioni scelte del Ticino. Inverno: media dicembre-febbraio, estate: media giugno-agosto. Valori odierni: media 1980-2009 (* 1982-2009, ** 1989-2009, *** 1991-2009). I valori di temperatura sotto 0 °C sono riportate in blu, sopra 20 °C in rosso.

Stagione Stazione oggi 2035 2060 2085

Inverno

Magadino (203 m) 1.9 3.1 4.3 5.2

Lugano (273 m) 4.1 5.4 6.5 7.4

Stabio (353 m)* 1.7 3.0 4.1 5.0

Locarno (367 m) 4.1 5.4 6.5 7.4

Comprovasco (575 m)** 2.4 3.7 4.8 5.7

Piotta (990 m) −0.5 0.8 1.9 2.8

Cimetta (1661 m)* −1.1 0.2 1.3 2.2

Robiei (1895 m)*** −3.1 −1.8 −0.7 0.2

Estate

Magadino (203 m) 20.6 22.0 23.5 24.7

Lugano (273 m) 21.0 22.4 23.9 25.1

Stabio (353 m) 19.8 21.2 22.7 23.9

Locarno (367 m) 20.8 22.2 23.7 24.9

Comprovasco (575 m)* 18.4 19.8 21.3 22.5

Piotta (990 m) 16.3 17.7 19.2 20.4

Cimetta (1661 m)* 12.6 14.0 15.5 16.7

Robiei (1895 m)*** 11.0 12.4 13.9 15.1

2020−2049

2045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100−4

−2

0

2

4

6

8inverno (DGF)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [°

C]

© CH2011 16.01.2012 2020−2049

2045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100−4

−2

0

2

4

6

8primavera (MAM)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [°

C]

© CH2011 16.01.2012

2020−2049

2045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100−4

−2

0

2

4

6

8estate (GLA)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [°

C]

© CH2011 16.01.2012 2020−2049

2045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D

A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100−4

−2

0

2

4

6

8autunno (SON)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [°

C]

© CH2011 16.01.2012

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 57

In base alle proiezioni dei valori medi si può per esempio constatare come il riscaldamento porti a un progressivo

scomparire delle temperature medie invernali sottozero e a un aumento delle temperature medie estive sopra 20

°C, inoltre:

Magadino e Stabio nel 2060 dovrebbero avere una temperatura come oggi Locarno o Lugano

Piotta (990 m slm) nel 2060 potrebbe raggiungere dei valori come oggi Magadino (203 m slm)

Cimetta (1’661 m slm) nel 2085 sarà paragonabile a Piotta (990 m slm) oggi

Robiei (1’985 m slm) nel 2060 potrebbe avere temperatura simili a Piotta (990 mslm) oggi

Nel semestre estivo l’evoluzione potrebbe essere:

Cimetta (1’661 m slm) nel 2060 caldo come oggi a Piotta (990 m slm)

Comprovasco (575 m slm) caldo come oggi a Lugano (273 m slm)

Locarno e Lugano con temperature come oggi a Firenze e Roma

6.4 Previsioni dell’evoluzione delle precipitazioni

La tabella 6.3 mostra l’evoluzione delle precipitazioni in Ticino prevista dagli odierni modelli climatici con

un’indicazione della variazione percentuale dei cambiamenti dei valori annui di precipitazione previsti rispetto a

oggi (1980-2009).

Tab. 6.3: Stima delle variazioni delle precipitazioni (in %) rispetto al periodo di riferimento 1980-2009. I valori riportati per il 2035, 2060 e 2085 rappresentano la media della variazione delle precipitazioni calcolate dai modelli per il rispettivo trentennio 2020-2049, 2045-2074 e 2070-2099. Diminuzioni di oltre il 20% sono rappresentate in marrone, aumenti di oltre il 20% in verde.

Stagione Scenario 2035 2060 2085

basso medio alto basso medio alto basso medio alto

Inverno

A2 −12 5 22 −12 10 32 −3 23 50

A1B −12 5 23 −12 10 32 −4 20 44

RCP3PD −12 5 22 −11 6 23 −7 8 24

Primavera

A2 −19 −2 16 −24 −6 11 −29 −10 9

A1B −20 −2 16 −24 −7 11 −27 −9 10

RCP3PD −19 −2 16 −20 −4 12 −20 −4 13

Estate

A2 −13 −2 10 −24 −13 −2 −42 −27 −12

A1B −14 −2 10 −24 −13 −2 −36 −23 −10

RCP3PD −14 −2 10 −17 −8 2 −20 −10 0

Autunno

A2 −17 −3 11 −20 −4 13 −30 −9 13

A1B −18 −3 11 −21 −4 13 −26 −9 12

RCP3PD −17 −3 11 −16 −2 11 −16 −3 10

In generale i cambiamenti futuri del regime delle precipitazioni non sono definiti così chiaramente come quelli

della temperatura. Per i prossimi 10-30 anni in particolare non è quasi possibile mettere in evidenza una tendenza

particolare. In tutti gli scenari considerati il valore medio è molto vicino a zero (vale a dire nessuna variazione

percentuale) e l’incertezza del risultato è relativamente grande comportando il 10-20% in più o in meno rispetto al

valore medio di stima. Questi scarti sono nell’ordine di grandezza della variabilità decennale che nei prossimi 10-

30 anni maschererà un’eventuale tendenza generale del regime pluviometrico.

In base alle odierne simulazioni è invece possibile individuare delle tendenze più chiare nella seconda parte del

secolo. L’estate dovrebbe risultare nettamente più asciutta rispetto a oggi con un calo dei quantitativi di pioggia

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58 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

dall’8 al 13% entro il 2060 e dal 10 al 27% per il 2085, secondo le proiezioni dello scenario A1B. Di conseguenza

vi potrà anche essere una diminuzione dei giorni con precipitazioni (vedi cap. “Eventi estremi”). In Ticino, sempre

nella seconda metà del XXI secolo, si delineano dei cambiamenti significativi anche nel regime delle precipitazioni

invernali che secondo la proiezione media dello scenario A1B dovrebbero aumentare del 6-10% entro il 2060 e

dell’8-23% entro il 2085. Nelle altre stagioni l’incertezza è talmente elevata che potrebbero essere possibili sia

aumenti, sia diminuzioni dei quantitativi; la stima del loro cambiamento medio è comunque sotto il 10% e perciò

relativamente modesto.

Per tutti gli scenari e per tutti i tre periodi presi in considerazione, i risultati ottenuti variano molto da stagione a

stagione. Per capire meglio questa variazione stagionale bisogna considerare ciò che succede a scala europea.

A livello continentale si presentano, infatti, spiccate differenze regionali che si rafforzano verso la fine del XXI

secolo: sul nord dell’Europa i modelli prevedono un aumento delle precipitazioni, mentre nelle regioni meridionali

una diminuzione, in particolare in estate. Per la primavera e l’autunno la Svizzera si trova nella zona di transizione

tra le aree di aumento e quelle di diminuzione delle precipitazioni e per le stagioni intermedie i modelli hanno

difficoltà a definire non solo l’entità del cambiamento, ma anche la tendenza. In estate la zona di transizione si

trova nettamente più a nord e in particolare sul versante sudalpino si profila una decisa diminuzione delle

precipitazioni. D’inverno invece si prospetta un leggero aumento dei quantitativi (tab. 6.3). La figura 6.4 mostra la

prevista evoluzione futura delle precipitazioni in Ticino con l’aiuto della serie storica di Lugano per permettere una

visualizzazione immediata dell’entità dei cambiamenti riportati nella tabella 6.3. Sono rappresentate le

precipitazioni invernali, primaverili, estive e autunnali rilevate tra il 1864 e il 2011 come deviazione dalla media

1980-2009 assieme ai relativi scenari di evoluzione fino al 2100. Analogamente alla temperatura, il modello

riproduce bene le forti variazioni dei quantitativi misurati, le tendenze del passato sono però di entità troppo

piccola per permettere dei confronti precisi. Appare evidente che le precipitazioni future si differenziano meno dai

valori misurati rispetto a ciò che avviene con le temperature, ma anche per questo elemento meteorologico verso

la fine del XXI secolo si delineano delle sensibili differenze a seconda dello scenario di emissione considerato, in

particolare per le stagioni dell’estate e dell’inverno.

Fig. 6.4: Variazioni passate e future delle precipitazioni stagionali di Lugano. I dati misurati coprono il periodo 1864-2011, mentre la media di riferimento è calcolata in base ai valori del periodo 1980-2009. Le colonne di colore verde, rispettivamente marrone indicano lo scarto dalla media dei dati rilevati, la linea nera la media mobile su 30 anni, mentre la fascia grigia indica l’intervallo per ogni anno dei valori calcolati dai modelli climatici per lo scenario A1B (dato dal percentile 5-95 per ogni anno). Le colonne viola, grigio e giallo (con il valore centrale visualizzato dalla barretta nera) rappresentano le stime più probabili dei tre scenari di emissioni A1B, A2 e RCP3PD per i rispettivi periodi trentennali scelti.

2020−20492045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100

−75

−50

−25

0

25

50

75

100

125

150 inverno (DGF)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [%

]

© CH2011 16.01.2012 2020−20492045−2074

2070−2099

A2

A1B

RC

P3P

D

A2

A1B RC

P3P

D

A2 A1B RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100

−75

−50

−25

0

25

50

75

100

125

150 primavera (MAM)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [%

]

© CH2011 16.01.2012

2020−20492045−2074

2070−2099

A2 A1B

RC

P3P

D

A2

A1B RC

P3P

D

A2 A1B R

CP

3PD

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100

−75

−50

−25

0

25

50

75

100

125

150 estate (GLA)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [%

]

© CH2011 16.01.2012 2020−20492045−2074

2070−2099

A2

A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

A2

A1B

RC

P3P

D

1875 1900 1925 1950 1975 2000 2025 2050 2075 2100

−75

−50

−25

0

25

50

75

100

125

150 autunno (SON)

devi

azio

ne/c

ambi

amen

to [%

]

© CH2011 16.01.2012

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 59

6.5 Eventi estremi

I cambiamenti climatici del XXI secolo non toccheranno soltanto le temperature e le precipitazioni medie, ma si

avrà un cambiamento anche nel regime degli estremi. La tabella 6.4 riporta una panoramica dei cambiamenti

attesi per i diversi tipi di eventi estremi in Svizzera. La stima dell’entità del cambiamento è relativamente sicura

per alcuni degli elementi (in questo caso i processi sono ben conosciuti e riprodotti dai modelli) mentre è molto

meno sicura per altri (in quei casi nei quali i fenomeni sono mal parametrizzati dai modelli o la loro scala è troppo

piccola). Di conseguenza per ogni tipo di evento estremo è indicato il grado di comprensione del fenomeno.

Inoltre sono elencati gli sviluppi futuri attesi e i cambiamenti osservati negli ultimi decenni.

Lo sviluppo degli estremi della temperatura è l’evoluzione meglio compresa e più chiaramente delineata degli

elementi meteorologici (comprensione da alta fino a molto alta). Già oggi si può riconoscere una chiara tendenza

all’aumento dei giorni caldi e delle notti miti, ciò che potrebbe rappresentare un grosso rischio per la salute (vedi

per es. Fischer e Schär 2010). Verso la fine del XXI secolo ogni seconda estate potrebbe essere così calda come

quella del 2003, o persino più calda (Schär et al. 2004). Altre ricerche indicano una chiara tendenza a periodi

canicolari più numerosi e più lunghi, assieme a una variabilità più accentuata della temperatura (Fischer e Schär

2009, Giorgi et al. 2004, Seneviratne et al. 2006, Scherrer 2006). Contemporaneamente si dovrà tener conto di

una diminuzione della frequenza dei periodi freddi e del numero di giorni con gelo e con ghiaccio (Meehl et al.

2004). Nella Svizzera sudalpina il numero delle notti fredde invernali come conosciute finora dovrebbe diminuire

del 40-80% entro il 2050 e persino del 70-90% per la fine del secolo (cfr. CH2011, fig. A7). In generale, per il sud

delle Alpi bisogna considerare un segnale di riscaldamento più marcato che per il resto della Svizzera.

La frequenza, l’intensità e la durata degli estremi delle precipitazioni potrebbero cambiare con l’aumento della

concentrazione dei gas a effetto serra. I cambiamenti degli estremi sono però complessi e dipendenti da

meccanismi in parte contrastanti tra di loro, di conseguenza le proiezioni sono molto insicure e possono avere

una tendenza diversa a seconda della stagione. L’inverno non mostra una panoramica consistente di

cambiamenti riferiti alle precipitazioni estreme (somme su 1-5 giorni). Comunque il rialzo della temperatura

porterà a un rialzo del limite delle nevicate e di conseguenza un aumento delle precipitazioni sotto forma di

pioggia al posto di neve. Sebbene in estate i quantitativi totali di precipitazioni dovrebbero diminuire, ci sono

ricerche che postulano un aumento delle precipitazioni estreme (per es. Christensen e Christensen 2007, Frei et

al. 2006). Esistono ancora grandi incertezze sull’entità dei cambiamenti e non tutti i modelli concordano sulla

direzione della tendenza.

In associazione con gli estremi delle precipitazioni, sono rilevanti i periodi di siccità: per l’estate i risultati dei

calcoli modellistici mostrano una chiara tendenza a fasi più lunghe senza precipitazioni. Tuttavia anche per

questo parametro l’incertezza è grande e a seconda del modello la durata delle fasi asciutte varia da un

cambiamento non significativo fino a un allungamento medio del 60% per la fine del XXI secolo. Fasi più lunghe

di tempo asciutto, unite a precipitazioni in diminuzione e temperature in aumento potrebbero innescare siccità

rilevanti per l’agricoltura. Indicazioni quantitative attendibile oggi non sono però ancora possibili.

Un potenziale importante di danni è rappresentato dalle tempeste di vento: in questo campo è di importanza

determinante la conoscenza del regime delle raffiche, i modelli climatici purtroppo non sono ancora in grado di

simulare esplicitamente le raffiche e la proiezione delle tempeste future ha un’attendibilità bassa (cfr. tab. 6.4).

Inoltre non sono disponibili proiezioni solide per tempeste violente, anche se non si possono escludere

cambiamenti di regime. Se per il nord delle Alpi si potrebbero considerare tempeste più violente per il futuro

(Donat et al. 2010, Leckebusch et al. 2006, Schwierz et al. 2010), per l’area mediterranea ci sono tendenze che

indicano una diminuzione dell’intensità delle tempeste invernali. Non è comunque possibile formulare delle

indicazioni quantitative sui cambiamenti dell’intensità delle tempeste (Raible et al 2008), mentre per fenomeni

estremi e complessi come la grandine, tornado o nevicate intense, la direzione e l’entità delle variazioni future

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60 Rapporto sul clima – Cantone Ticino

sono ancora del tutto sconosciute. Per questi eventi non esiste un’aspettativa in base al tipo di processo

meteorologico, né una tendenza nei modelli in quanto la loro dimensione è troppo piccola per poter essere

considerata nei calcoli modellistici (tab 6.4).

Tab. 6.4: Panoramica riassuntiva dei cambiamenti degli eventi estremi in Svizzera.

Tipo di

evento

Aspettative in base

al tipo di processo

Cambiamenti osservati

negli ultimi decenni Cambiamenti futuri

Comprensione

del fenomeno

Canicola /

estremi di

caldo

aumento della frequenza e

intensità con l’aumento del

riscaldamento globale e

accresciuta variabilità / intensità a

causa del suolo più asciutto

aumento della

frequenza, intensità e

durata

aumento della frequenza,

intensità e durata

alta fino a

molto alta

Gelo / estremi

di freddo

generale calo con l’aumento del

riscaldamento globale,

probabilmente rinforzato dalla

diminuzione della riflettività

(albedo) con minore innevamento

modesta diminuzione

della frequenza e della

durata

diminuzione della frequenza e

della durata

media fino

ad alta

Precipitazioni

intense

intensificazione come

conseguenza di un aumento del

contenuto di acqua nell’aria più

calda

aumento della frequenza

di forti precipitazioni

invernali

debole tendenza a

un’intensificazione delle

precipitazioni autunnali,

potenziale intensificazione in

estate e in inverno, non si

possono escludere grandi

cambiamenti

media

Periodi

siccitosi

aumento del rischio di siccità estive

a causa di una maggiore

evaporazione, anticipata fusione

della neve e conseguente

essicamento del suolo

nessun orientamento

robusto, debole

tendenza all’aumento

della frequenza sul

versante sudalpino

tendenza ad maggiore rischio

di siccità e periodi asciutti più

lunghi, assieme alle minori

precipitazioni estive.

media

Tempeste

invernali

aumento delle depressioni a causa

di una maggiore disponibilità di

calore latente, la variazione del

gradiente di temperatura

(dipendente dalla latitudine)

influisce sulla traiettoria delle

tempeste.

nessun orientamento

robusto

nessun segnale coerente di

una variazione, alcuni modelli

indicano una diminuzione della

frequenza ma un aumento

dell’intensità.

bassa

Grandine non chiaro nessun segnale per una

variazione nelle

osservazioni

nessun segnale per una

variazione nei modelli (scala

spaziale troppo piccola)

molto bassa

Tornado indicazione non chiara, la

diminuzione del taglio di vento e

l’umidificazione/riscaldamento dello

strato limite sono contrapposti.

solo pochi casi ben

documentati, nessun

segnale di una

variazione

nessun segnale di una

variazione nei modelli (scala

spaziale troppo piccola)

molto bassa

Nevicate

intense

(pianura)

indicazione non chiara,

riscaldamento invernale e aumento

delle precipitazioni sono

contrapposti (soprattutto a basse

quote)

nessun segnale di una

variazione nelle

osservazioni

nessun segnale di una

variazione nei modelli

bassa

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Rapporto sul clima – Cantone Ticino 61

7 Bibliografia

Nota

Le seguenti pubblicazioni possono servire come complemento al rapporto, in particolare per le tematiche clima

del Ticino, clima delle Alpi occidentali, cambiamento climatico generale e clima del Cantone dei Grigioni:

Spinedi F. e Isotta F. 2004: Il clima del Ticino negli ultimi 50 anni. In: Dati, statistiche e società,

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http://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/allegati/articolo/1138dss_2004-2_1.pdf

Regione Piemonte e Società Meteorologica Subalpina 2008: Cambiamenti climatici sulla montagna

piemontese. Società Meteorologica Subalpina, Castello Borello, Bussoleno.

http://www.naturaweb.net/pdf/181.pdf Da questa ricerca è stato tratto gran parte del primo capitolo del

presente rapporto.

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Regionale di Scienze Naturali, Torino. http://www.bafu.admin.ch/klimaanpassung/index.html?lang=it

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Klimamessreihen der Schweiz und Bestimmung der Normwerte 1961-1990. Schlussbericht des Projekts

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Begert M., Schlegel T. e Kirchhofer W. 2005: Homogeneous temperature and precipitation series of Switzerland

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Climate e OcCC, Zurigo, 88 pp. ISBN: 978-3-033-03065-7.

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Frey.

Courvoisier H. 1998: Statistik der 24-stündigen Starkniederschläge in der Schweiz 1901-1966. Rapporto di lavoro

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