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RAPPORTO DI RICERCA (Perugini- Ziino) PREMESSA L’esigenza di dare rappresentazione simbolica agli accadimenti economici è antica quanto l’operare economico dell’uomo, con le relative problematiche legate all’accumulazione, all’amministrazione e al consumo della ricchezza si intuisce facilmente, pertanto, che l’attività dedicata a far fronte ad una simile necessità (si parla in proposito di arte contabile) ha origini lontanissime e che il suo evolversi è legato, da una parte, al diverso manifestarsi nel tempo dell’umano agire in campo economico (e, quindi, del differente atteggiarsi del fenomeno aziendale) e, dall’altra, all’affinarsi degli strumenti tecnici e simbolici di cui tale attività si avvale. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) le province che lo costituivano conoscono un’epoca di arretramento che non può certo risparmiare la rigogliosa vita economica del periodo precedente. Occorrono alcuni secoli perché l’immenso patrimonio culturale e organizzativo della civiltà romana si possa fondare con vigore, gettando le basi per una nuova cultura comune europea. È l’inizio di una nuova stagione che vede il nostro Paese come protagonista. È proprio durante questa rinascita, con l’affermarsi di un’economia artigianale e mercantile, che avviene un’invenzione a dir poco rivoluzionaria: l’introduzione del sistema di numerazione di derivazione indo – araba 1 . Indubbiamente, la maggiore semplicità e comodità del nuovo metodo rispetto a quello romano ha l’effetto di favorire lo sviluppo del “pensiero aritmetico” e delle sue applicazioni. Non è un caso che le prime trattazioni di computisteria siano da imputare a studiosi di matematica e non è un caso che sia proprio un matematico ad elaborare la prima esposizione sistematica di quello che passerà alla storia come il metodo contabile della “partita doppia”. Si tratta di Luca Pacioli, itinerante frate francescano originario di Borgo San Sepolcro, che nel 1494 dà alle stampe a Venezia la “Summa de Arithmetica, 1 La prima opera in cui se ne trova il ricorso per una trattazione di computisteria è il “Liber Abaci”, datato 1202, e ne è autore il matematico pisano Leonardo Fibonacci; secondo alcune proposizioni avanzate recentemente la diffusione in Occidente, per altro vivamente contrastata, del nuovo sistema di conteggio è da attribuire, però, innanzitutto all’opera del religioso Gerberto di Aurillac, futuro Papa Silvestro II, vissuto a cavallo tra X e XI secolo.

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RAPPORTO DI RICERCA (Perugini- Ziino)

PREMESSA

L’esigenza di dare rappresentazione simbolica agli accadimenti economici è antica quanto

l’operare economico dell’uomo, con le relative problematiche legate all’accumulazione,

all’amministrazione e al consumo della ricchezza si intuisce facilmente, pertanto, che

l’attività dedicata a far fronte ad una simile necessità (si parla in proposito di arte

contabile) ha origini lontanissime e che il suo evolversi è legato, da una parte, al diverso

manifestarsi nel tempo dell’umano agire in campo economico (e, quindi, del differente

atteggiarsi del fenomeno aziendale) e, dall’altra, all’affinarsi degli strumenti tecnici e

simbolici di cui tale attività si avvale.

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) le province che lo costituivano

conoscono un’epoca di arretramento che non può certo risparmiare la rigogliosa vita

economica del periodo precedente. Occorrono alcuni secoli perché l’immenso patrimonio

culturale e organizzativo della civiltà romana si possa fondare con vigore, gettando le basi

per una nuova cultura comune europea.

È l’inizio di una nuova stagione che vede il nostro Paese come protagonista. È proprio

durante questa rinascita, con l’affermarsi di un’economia artigianale e mercantile, che

avviene un’invenzione a dir poco rivoluzionaria: l’introduzione del sistema di

numerazione di derivazione indo – araba1.

Indubbiamente, la maggiore semplicità e comodità del nuovo metodo rispetto a quello

romano ha l’effetto di favorire lo sviluppo del “pensiero aritmetico” e delle sue

applicazioni. Non è un caso che le prime trattazioni di computisteria siano da imputare a

studiosi di matematica e non è un caso che sia proprio un matematico ad elaborare la

prima esposizione sistematica di quello che passerà alla storia come il metodo contabile

della “partita doppia”. Si tratta di Luca Pacioli, itinerante frate francescano originario di

Borgo San Sepolcro, che nel 1494 dà alle stampe a Venezia la “Summa de Arithmetica,

1 La prima opera in cui se ne trova il ricorso per una trattazione di computisteria è il “Liber Abaci”, datato 1202, e ne è autore il matematico pisano Leonardo Fibonacci; secondo alcune proposizioni avanzate recentemente la diffusione in Occidente, per altro vivamente contrastata, del nuovo sistema di conteggio è da attribuire, però, innanzitutto all’opera del religioso Gerberto di Aurillac, futuro Papa Silvestro II, vissuto a cavallo tra X e XI secolo.

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Geometria, Proportioni et Proportionalità”. La Distinctio IX dell’opera contiene il

Tractatus XI, intitolato “De Computis et Scripturs”, il quale affronta la modalità di tenuta

dei conti dell’azienda mercantile attraverso la doppia scritturazione.

In verità le origini del nuovo metodo sono ancora oscure. Con tutta probabilità sono da

ricondurre alla pratica dei mercanti delle fiorenti città italiane commercialmente attive in

tutto il mondo allora conosciuto; ciò che sappiamo con certezza è che Frà Luca è il primo

a farne una organica trattazione destinata alla divisione e questo ne fa il primo dei moderni

ragionieri.

Se gli anni che vanno dal Cinquecento al Settecento sono di sistemazione, di

assestamento, non si può dire lo stesso per il periodo Ottocentesco. In particolare dalla

metà dell’Ottocento gli studi di contabilità vengono animati da nuovi impulsi. La realtà

economica è mutata, gli effetti della rivoluzione industriale iniziano a sentirsi, seppure

timidamente, anche in Italia e, soprattutto, emergono personalità capaci di intuire che

nuove prospettive per l’antica arte contabile possono essere assicurate solo da una

strutturazione che ne faccia una vera e propria scienza moderna.

Un riferimento temporale importante è il 1840, anno di pubblicazione de “La contabilità

applicata alle amministrazioni private e pubbliche” ad opera di Francesco Villa. L’autore,

che anche nei lavori successivi si segnala per il rigore scientifico e la profondità con cui

affronta la materia, avverte come la ragioneria non possa essere ristretta alle mere regole

di tenuta dei libri mercantili, tentando di introdurre lo studio amministrativo accanto allo

studio contabile.

È l’inizio di un periodo particolarmente florido per gli studi sull’azienda; si assiste al

succedersi di contributi e di animosi dibattiti tra gli studiosi dell’epoca. Antonio Tonzig e

Francesco Marchi, ancora per fare dei nomi, sono tra i protagonisti dello sviluppo della

nuova Ragioneria scientifica. Vengono a costituirsi delle vere e proprie scuole di pensiero

con propri caratteri distintivi.

Il primo movimento capace di dare un nuovo indirizzo agli studi è senz’altro quello

facente capo a Giudeppe Cerboni, ideatore del pensiero logismologico e della

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logismografia, complesso sistema contabile fondato sulla “teoria personalistica dei conti”.

È il primo autore a considerare la scienza contabile distinta dalla Ragioneria e a ritenere

che le aziende obbediscono ad “una legge generale di similarità che la riconduce ad un

tipo unico e universale”2.

Alla scuola cerboniana, si contrappone un’altra corrente capace di prevalere per la sua

maggiore aderenza alla reale fenomenologia delle situazioni aziendali. Si tratta dei

cosiddetti patrimonialisti per il preciso riferimento dottrinale a Fabio Besta, al quale si

deve la nascita del sistema contabile del patrimonio basato sulla sua teoria dei conti a

valore. Il Besta è riconosciuto come il massimo esponente ed il principale artefice della

formazione scientifica della Ragioneria ed a tutt’oggi i suoi tre volumi de “La Ragioneria”

(1881) rappresentano, riprendendo le parole di Egidio Giannessi, “la pietra angolare su cui

è costruito l’edificio delle nostre discipline”3.

Zappa supera le diversità tecnico – operative delle varie tipologie aziendali focalizzando

l’attenzione sull’ordine economico dei fatti di gestione come denominatore comune. Le

sue teorie vengono accolte in un nuovo approccio contabile denominato “sistema del

reddito”.

Si tratta di una nuova e decisiva spinta che traccia il quadro di riferimento per tutti i

successivi passi condotti nel nostro secolo.Il nuovo contesto vede nuovi attori percorrere

con differenti caratterizzazioni le linee di sviluppo che scaturiscono dalle idee zappaine

innestate nelle fondamenta gettate dall’opera del Besta. Vale la pena di ricordare il

contributo di eminenti studiosi come Alberto Ceccherelli, Lorenzo De Minico, Aldo

Amaduzzi e Pietro Onida.

Sono gli anni in cui si consolidano le maggiori scuole locali di pensiero in corrispondenza

alle sedi universitarie in cui i principali protagonisti svolgono la propria attività

accademica.

Lo studio è il risultato del lavoro comune di Paolo Perugini ed Ottavio Ziino. In termini

più specifici, tuttavia, l’Analisi del bilancio dell’anno 1880, gli Aspetti contabili del

2 Fra gli allievi del Cerboni si annoverano Alberico Bonalumi, che ebbe un grande merito nella piena diffusione del metodo logismografico, Giovanni Massa, Vincenzo Gitti, Achille Sanguinetti, Cliofonte Bellini e Giovanni Rossi, ritenuto il più autorevole interprete del pensiero cerboniano.

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Bilancio del periodo 1904-05 e del periodo 1924-25 sono da attribuire ad Ottavio Ziino, la

raccolta degli allegati è stata effettuata da entrambi, mentre la rimanenza parte dello studio

è da attribuire a Paolo Perugini.

3 Tra i suoi numerosi seguaci, quello che è riuscito ad evolvere il pensiero del Maestro e a dar vita ad una nuova impostazxione e Gino Zappa: celebra la nascita dell’Economia Aziendale come sintesi unificante le tre dottrine in cui si era soliti ripartire gli studi aziendali (organizzazione, amministrazione, rilevazione).

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ALCUNI ELEMENTI DI CARATTERE GIURIDICO SUL BILANCIO DELLO STATO NEL PERIODO

1869-1870

L’organizzazione contabile.

Secondo quanto stabilito dalla Legge 22 Aprile 1869 n.5026 all’art. 17 è statuito che ci sia

una Ragioneria Generale ed una Direzione generale del Tesoro alla immediata

dipendenza del Ministro delle Finanze. Compito della Ragioneria è quello di riassumere e

tenere in evidenza, con il metodo della scrittura doppia, i risultati dei conti delle

riscossioni e dei versamenti delle pubbliche entrate, nonché delle spese ordinate e

sostenute in relazione, non solo ai capitoli del bilancio, ma anche ai vari servizi e alla

responsabilità di ciascuna Amministrazione. Inoltre ad essa fa capo la rilevazione delle

variazioni della consistenza del patrimonio mobile ed immobile dello Stato (art.18).

Tra gli altri compiti rientranti nella sfera di competenza della Ragioneria Generale vi è

quello di predisporre, sulla base delle proposte e con gli elementi trasmessi dai singoli

Ministeri a quello delle Finanze, il progetto dei bilanci da sottoporre all’approvazione del

Parlamento; alla stessa fa capo pure la stesura dei bilanci consuntivi dell’amministrazione

dello Stato al termine di ogni anno finanziario (art.19).

La Ragioneria generale è retta da un Ragioniere generale, il quale è ritenuto direttamente

responsabile della veridicità e della tempestività delle registrazioni contabili: i Ragionieri

vengono nominati su proposta del Ministro delle Finanze d’accordo con il Ministro cui la

Ragioneria è addetta. Infatti gli uffici della Ragioneria presso le amministrazioni centrali

devono tenere le loro scritture coordinate con la scrittura della Ragioneria generale: a tale

fine sovrintende il Ragioniere generale (artt. 20-21).

Il Bilancio e l’anno finanziario.

L’anno finanziario inizia il primo gennaio e termina con l’ultimo giorno di dicembre

(art.23). Nel conto dell’anno finanziario sono incluse le riscossioni ed i pagamenti che

hanno effettivamente luogo entro l’anno: è ovvio, quindi, che il termine dell’anno

finanziario non potrà essere protratto oltre il 31 dicembre (art.24).

Il Ministro delle Finanze, nei primi quindici giorni di marzo, dovrà presentare al

Parlamento il bilancio dell’anno seguente, cioè lo stato di prima previsione delle entrate e,

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per ciascun Ministero, lo stato di prima previsione delle spese per lo svolgimento dei suoi

rispettivi servizi. Tali preventivi dovranno successivamente essere approvati per legge

prima del primo gennaio. Tra gli altri compiti fondamentali del Ministero delle Finanze,

rientra anche quello di presentare, ancora nei primi quindici giorni di marzo dell’anno cui

il bilancio si riferisce, il bilancio definitivo di previsione, comprensivo delle rettifiche e

delle aggiunte delle spese relative a ciascun Ministero, in relazione anche ai residui

dell’esercizio dell’anno precedente e con il progetto riassuntivo di pareggio fra le entrate e

le spese. Unitamente al bilancio definitivo di previsione, dovrà essere presentata la

situazione del Tesoro risultante al termine dell’anno finanziario scaduto alla fine

dell’antecedente mese di dicembre, cioè le risultanze di cassa e dei residui attivi e passivi

della gestione dell’anno stesso (art.26).

Dal punto di vista strettamente contabile, le entrate e le spese si distinguono in ordinarie e

straordinarie; le spese ordinarie, a loro volta, si distinguono in fisse e variabili.

Le entrate e le spese, tanto ordinarie quanto straordinarie, sono ripartite in capitoli.

Nel bilancio definitivo, infine, devono essere indicati i mezzi attraverso i quali giungere al

pareggio dell’entrata con la spesa.

Dopo l’approvazione del bilancio di prima previsione, ogni Ministero ripartirà

definitivamente in articoli la somma stanziata in ciascun capitolo. Rientra nelle facoltà

concesse a ciascun Ministero trasportare, all’interno di ciascun capitolo, da un articolo

all’altro i fondi assegnati. Tanto la ripartizione in articoli, quanto la movimentazione di

fondi da un articolo ad un altro devono, comunque, essere sempre approvati con Decreto

Ministeriale da registrare a sua volta alla Corte dei Conti (art.30).

Da ciò deriva che, una volta approvato il bilancio definitivo, qualunque spesa nuova non

potrà essere autorizzata che tramite una Legge Speciale, nella cui proposta devono essere

indicati i mezzi tramite i quali soddisfare tale nuova spesa (art.31). Qualora si

manifestassero delle deficienze nelle assegnazioni del bilancio, queste saranno inscritte in

due capitoli, l’una sotto la denominazione di “Fondo di riserva” per quanto riguarda le

spese obbligatorie e d’ordine, l’altra sotto la denominazione di “Fondo per le spese

impreviste”. È ovvio, quindi, che nella Legge annuale di bilancio deve essere specificato

l’elenco delle spese obbligatorie e d’ordine. Il prelevamento di somme dal Fondo di

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riserva e la loro iscrizione ai vari capitoli delle spese obbligatorie e d’ordine deve essere

fatta con Decreto del Ministro delle Finanze registrato alla Corte dei Conti; il

prelevamento di somme dal Fondo per le spese impreviste e la loro iscrizione ai vari

capitoli del bilancio, invece, avviene con Decreto Reale promosso dal Ministro delle

Finanze previa deliberazione del Consiglio dei Ministri: tali decreti dovranno essere

presentati al Parlamento alla prima sua convocazione per essere convertiti in Legge

(art.32).

Analisi delle Entrate dello Stato.

Le somme riscosse a qualunque titolo da tutti coloro che ne sono incaricati, sono

integralmente versate nelle casse del Tesoro nei termini stabiliti dalle leggi e regolamenti

vigenti: il denaro è accompagnato da un conto sommario di cassa. Sia tale conto che

l’attività degli Agenti di riscossione sono sottoposti alla vigilanza della Direzione

Generale del Tesoro (artt.36-37).

Analisi delle Spese dello Stato.

Le spese sono ordinate dai Ministri nei limiti dei fondi assegnati in bilancio: tali fondi non

possono in alcun modo essere incrementati con entrate o profitti, qualunque sia la loro

provenienza (art.39).

La procedura in base alla quale viene sostenuta una spesa pubblica si compone di diverse

fasi: innanzitutto, prima che un Ministero emetta una mandato di pagamento, si verifica la

causa legale e la giustificazione della spesa; successivamente si liquida il conto, si verifica

che non sia violata alcuna legge e che la somma da sostenere sia nei limiti del bilancio,

infine si accerta che ne sia fatta la giusta imputazione al relativo capitolo, indicato nel

mandato. Ogni mandato di pagamento deve recare la firma del Ministro nonché del Capo

della Ragioneria istituita presso ciascun Ministero. Tale mandato, successivamente, viene

trasmesso alla Corte dei Conti che, verificato il rispetto dei vincoli legali e di bilancio,

appone il suo visto e lo invia al Direttore Generale del tesoro il quale, a sua volta, lo

ammette a pagamento corredato dalle indicazioni al Tesoriere, al Cassiere o Percettore che

lo deve estinguere.

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La procedura si completa con la comunicazione giornaliera che la Direzione Generale del

Tesoro fa alla Ragioneria generale del complessivo ammontare dei mandati ammessi a

pagamento per ciascun capitolo del bilancio di ogni Ministero (art.40).

Particolare attenzione meritano le spese fisse sostenute dallo Stato, intese come gli

stipendi degli impiegati, le pensioni, gli affitti degli immobili e le spese simili con importo

e scadenza predeterminati. Il pagamento di tali spese avviene tramite prospetti emessi

dalla Direzione generale del Tesoro i quali vengono dapprima firmati dal Direttore

generale e, successivamente, registrati alla Corte dei Conti e trasmessi ai Tesorieri

provinciali. È a questi ultimi che spetta il compito, seguendo le indicazioni imposte dal

Regolamento, di saldare materialmente i creditori.

La giustificazione dei pagamenti delle spese fisse sarà, poi, data alla Corte dei Conti

tramite i conti mensili (art.49).

È evidente che quando la spesa da sostenere eccede la somma stanziata nel relativo

capitolo del bilancio, e ad essa non si può fare fronte tramite il fondo di riserva, il mandato

non può essere registrato alla Corte dei Conti e quindi viene automaticamente annullato.

Lo stesso discorso può essere riproposto nel momento in cui venga presentato alla Corte

dei Conti un mandato riferito ad un capitolo già esaurito del bilancio (art.50).

Da notare, infine, che possono essere sostenute dopo il primo gennaio, anche prima

dell’approvazione del bilancio definitivo dell’anno finanziario, le spese autorizzate nel

bilancio dell’anno precedente, che sono state impegnate ma non pagate prima della sua

chiusura: nel rispetto, però, soltanto della somma rimasta disponibile alla fine di dicembre

e con l’accortezza di effettuarne comunque l’imputazione ai corrispondenti capitoli del

nuovo bilancio. Per quanto riguarda, invece, i mandati che sono stati regolarmente emessi

durante l’esercizio dell’anno finanziario, questi sono pagabili anche dopo la scadenza di

esso, effettuando l’imputazione ai corrispondenti capitoli del nuovo bilancio. Qualora tali

mandati non saranno pagati nemmeno nel corso dell’anno finanziario seguente, alla fine di

tale secondo esercizio essi si considereranno definitivamente annullati, salvo il diritto del

creditore di chiederne il rinnovo qualora esso non sia caduto in prescrizione secondo

quanto previsto dal Codice Civile o dalle Leggi Speciali.

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Rendiconto dell’Amministrazione dello Stato.

Al termine dell’anno finanziario deve essere compilato il conto consuntivo

dell’amministrazione di ciascun Ministero ad opera del capo della Ragioneria addetta al

Ministero stesso. Tale conto, successivamente, deve essere trasmesso alla Ragioneria

generale non più tardi del mese di aprile successivo al termine dell’anno finanziario; non

oltre il mese di luglio, invece, il Ministro delle Finanze, per cura del Ragioniere generale,

deve trasmettere alla Corte dei Conti il rendiconto consuntivo dell’amministrazione di

tutto lo Stato (art.64).

Il rendiconto generale consuntivo si compone del conto delle entrate e delle spese

rappresentanti l’effettivo esercizio finanziario dell’anno: da tale conto risulterà,

confrontando per ogni capitolo del bilancio di previsione le somme in esso previste,

l’effettivo ammontare delle somme riscosse, di quelle pagate e di quelle ancora da pagare

in adempimento degli ordini già spediti dai Ministri. A corredo del rendiconto generale

consuntivo deve essere allegato:

- il conto generale di cassa dal primo gennaio al 31 dicembre;

- lo stato patrimoniale attivo e passivo al primo gennaio dell’anno a cui si riferisce il

rendiconto, con l’indicazione delle variazioni eseguite nell’anno, e lo stato

patrimoniale alla fine di detto anno;

- i conti speciali dell’andamento della liquidazione dell’asse ecclesiastico, del

movimento dei buoni del Tesoro, di tutte le operazioni finanziarie di tesoreria e di

zecca, ed in genere di qualsiasi altra operazione od azienda in cui siano coinvolte le

Finanze del Regno (art.65).

La procedura si conclude con la revisione finale del conto consuntivo generale da parte

della Corte dei Conti, da cui scaturisce una relazione al Parlamento che verrà poi

trasmessa al Ministero delle Finanze, che a sua volta la presenterà alla Camera con il

relativo progetto di Legge della relativa approvazione.

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ANALISI CONTABILE DEL BILANCIO DELL’ANNO

1869 - 1870

Premessa : L’Amministrazione pubblica.

L’amministrazione pubblica è quella che vigila e provvede al regolare andamento dei

servizi pubblici e, per far fronte alle relative spese, lo Stato ha la necessità di

corrispondenti entrate.

In uno Stato retto a sistema costituzionale è il Potere legislativo, che è demandato al

Parlamento Nazionale, quello che determina con apposite leggi la natura e la misura tanto

delle entrate come delle spese occorrenti nel corso di un anno.

Tenere esatte e regolari scritture della cronologia delle entrate e delle spese, dell’aumento

e della diminuzione dei beni immobili e dei beni mobili di proprietà demaniale, è ciò che

costituisce la contabilità dello Stato .

I sistemi di tenuta delle scritture.

Si conoscono due principali sistemi per tenere i conti, il primo, detto delle scritture in

partita semplice, l’altro detto delle scritture in partita doppia, ossia per bilancio.

Col secondo, e più importante, metodo delle scritture per bilancio si tiene conto non solo

del dare dei debitori dello Stato, ma ancora dell’avere dello Stato medesimo, rappresentato

da uno dei suoi conti generali. Cosicché se ci sono più debitori verso lo Stato per un

medesimo oggetto, dal suddetto conto generale risulterà ben evidente il complessivo

credito dello Stato verso i singoli debitori, e così si avrà sempre la maggior garanzia

possibile dell’esattezza delle scritture passate sui libri, in modo che se un errore fosse stato

fatto in qualcuna delle partite di debito o di credito, il totale del dare dei conti debitori non

potrebbe risultare uguale all’avere dei conti creditori.

Lo stesso dicasi delle partite di debito dello Stato verso i suoi creditori.

Quindi il Ministro delle Finanze constatata l’utilità di introdurre nella pubblica

Amministrazione il sistema delle scritture per bilancio, promosse la legge

sull’Amministrazione del Patrimonio dello Stato e sulla Contabilità generale, emanata il

22 aprile 1869 e con la quale venne istituita una Ragioneria generale con lo scopo di

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riassumere i risultati dei conti delle diverse Amministrazioni centrali e tenere le proprie

scritture col sistema della partita doppia.

Le scritture per bilancio.

Principio fondamentale di un razionale e completo sistema di contabilità è quello di tenere

un conto per tutti coloro che hanno un interesse economico od azione nell’azienda alla

quale si riferisce la tenuta dei conti.

Le scritture, in relazione all’epoca nella quale vengono passate sui libri, riflettono tre

distinti periodi di tempo cioè:

Periodo 1°. Impianto dei conti, il quale può aver luogo:

a) per il patrimonio dello Stato, col primo giorno di ciascun esercizio;

b) per le pubbliche entrate e per le spese, dal giorno dell’approvazione del bilancio

preventivo dello Stato.

Periodo 2°. Svolgimento dei conti, che ha luogo in tutte le epoche dell’esercizio, a

seconda che vi sia aumento o diminuzione nei beni del patrimonio dello Stato, o che si

effettuino entrate o spese in base alle previsioni di bilancio; e più precisamente all’inizio

di ogni mese, od in quelle altre epoche prescritte, in cui i contabili ed agenti secondari

trasmettono alle Amministrazioni i loro conti di gestione.

Periodo 3°. Bilancio dei conti che ha luogo al termine dell’esercizio finanziario.

Sarà in seguito esaminata l’applicazione di tali regole sui registri della Ragioneria

generale.

Ragioneria Generale.

Alla Ragioneria generale spetta di riassumere e tenere in evidenza:

a) le variazioni che si verificano nella consistenza del Patrimonio mobile ed immobile

dello Stato;

b) i risultati dei Conti delle riscossioni e dei versamenti delle pubbliche entrate, e delle

spese ordinate e fatte in relazione non solo ai capitoli di bilancio, ma anche ai vari

servizi e alla responsabilità di ciascuna Amministrazione (art. 18 della legge ).

In base alle suddette disposizioni spetta quindi alla Ragioneria generale di impiantare:

- i Conti dei beni immobili e mobili costituenti il Patrimonio dello Stato;

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- i Conti relativi alle entrate previste, accertate, riscosse e versate nelle Tesorerie al fine

di essere in grado di conoscere in qualunque epoca dell’anno, quali e quante siano

l’entrate da riscuotere e l’ammontare di quelle riscosse dai contabili e non ancora

versate nelle Tesorerie;

- i Conti relativi alle spese previste, accertate e soddisfatte al fine di poter conoscere, in

ogni momento, quali e quante siano le spese che rimangono da soddisfare, e di queste,

l’ammontare di quelle per le quali furono emessi mandati di pagamento nonché quelle

per le quali rimane ancora di provvedere.

L’Amministrazione del Patrimonio dello Stato.

Per la parte che riguarda l’Amministrazione del Patrimonio dello Stato, la legge del 22

aprile 1869, prescrive:

“Art.1 – i beni immobili dello Stato tanto pubblici quanto posseduti a titolo di privata

proprietà, fruttiferi o infruttiferi si amministrano per cura del Ministero delle finanze”.

“ I beni immobili assegnati ad un servizio governativo si amministrano per cura del

Ministero da cui il servizio dipende. Tosto che cessino da tale uso passano

nell’Amministrazione delle Finanze”.

“ Ciascun Ministero provvede all’Amministrazione dei beni mobili assegnati ad uso

proprio o di servizi da esso dipendenti”.

“Art.2 – a cura del Ministro delle Finanze sarà formato l’inventario di tutti i beni immobili

di pertinenza dello Stato, distinguendo quelli destinati in servizio governativo dagli altri,

ed indicando gli elementi atti a farne conoscere la consistenza ed il valore”.

“ Ciascun Ministro farà compilare l’inventario dei mobili, materiali e mobilie di spettanza

dello Stato a tutto dicembre 1869”.

“ Il regolamento determinerà le norme per la formazione specifica e la conservazione dei

detti inventari”.

Tali inventari (vedi allegato 1) vanno a costituire la parte Attiva del Patrimonio insieme ai

debitori dello stesso Stato. La parte passiva del Patrimonio, invece, è composta dal

cosiddetto “debito pubblico”, con la quale dicitura si intende annoverare quei debiti a

lungo termine rappresentati da rendite consolidate e da debiti iscritti e non iscritti nel

cosiddetto “Gran Libro”.

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LE SCRITTURE CONTABILI IN PARTITA DOPPIA

PER I MINISTERI E PER LE AMMINISTRAZIONI CENTRALI DELLO STATO

In esecuzione della L. 22 Aprile 1869, N. 5026

Premessa.

Al fine di constatare i fatti relativi alla Pubblica Amministrazione, i Ministeri e le

Amministrazioni centrali dello Stato tengono un Giornale e un Libro Mastro in partita

doppia, secondo quanto prescritto dalla legge 22 aprile 1869 N. 5026, nei quali registri

vengono segnate, sommariamente e per ordine di data, tutte le operazioni concernenti le

entrate e le spese dello Stato, nonché le variazioni che si verificano nei beni del

Patrimonio dello Stato.

Le stesse operazioni vengono pure riportate dettagliatamente sopra libri ausiliari e di

sviluppamento, dei quali il numero e la forma varia secondo le circostanze e i cui modelli

possono essere più o meno conformi a quelli attualmente in uso presso i Ministeri.

La teoria del sistema di scritture in “Partita Doppia”.

In ogni Azienda tanto pubblica quanto privata si distinguono tre qualità di persone che vi

hanno interesse ed azione, e sono: il proprietario o colui che fornisce le sostanze, ed a

conto del quale va l’azienda; i consegnatari o coloro i quali prendono in consegna le merci

ed il danaro; i corrispondenti o coloro coi quali si fanno affari a dilazione.

È dal tenere queste tre tipologie di Conti che viene a costituirsi quel sistema completo di

scritture che fu detto a partita doppia derivante dalla doppia scrittura della stessa partita,

cioè l’una a debito di uno di quegli individui, e l’altra a credito di un’altro di essi. Quindi,

la regola fondamentale di tale sistema può riassumersi in questo principio:

addebitare chi riceve un valore o chi di un valore diviene debitore, ed accreditare chi lo

dà o chi ne diviene creditore.

Applicando questo principio generale alla Contabilità dello Stato, troviamo che lo Stato, al

quale appartengono tutti i beni immobili, mobilie e materiali, le rendite derivanti da detti

beni, e le entrate provenienti da imposte e tasse, è il proprietario; che i tesorieri e gli altri

contabili aventi in custodia denaro o beni appartenenti allo Stato, sono i consegnatari; e

che, infine, i contribuenti ed i creditori e debitori diversi dello Stato rappresentano

altrettanti corrispondenti.

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Tenendo Conti ad ognuna di queste tre qualità di persone, si otterrà un sistema di scritture

completo, come si usa molto efficacemente in un ben ordinato sistema di tenuta di conti di

un’azienda commerciale; mentre però in commercio le scritture segnano sempre fatti

compiuti, nell’Amministrazione, invece, deve tenersi conto di dati preventivi in base ai

quali i fatti possono compiersi: questi dati sono i Bilanci attivo e passivo, i quali fissano la

natura ed il limite delle Entrate e delle Spese pubbliche.

Divisione della contabilità generale dello Stato in contabilità distinte per le entrate, per

le spese e per il materiale.

Come l’azione amministrativa si riferisce distintamente alla gestione del Bilancio attivo e

del Bilancio passivo e all’Amministrazione dei beni del Patrimonio delle Stato, così la

Contabilità generale deve anch’essa essere tenuta divisa in tre categorie, cioè:

Contabilità del Bilancio attivo,

Contabilità del Bilancio passivo,

Contabilità del Materiale, ossia dei Beni del Patrimonio dello Stato.

La Contabilità del Bilancio attivo avrà per scopo quello di prendere atto e tenere in

evidenza:

a) le entrate previste con la legge di bilancio e con le leggi speciali;

b) le entrate accertate o con il mezzo dei ruoli o in seguito delle riscossioni;

c) i versamenti di danaro fatti dai Contabili riscossori o dai debitori diretti nelle Tesorerie

dello Stato,

d) le operazioni che sono la conseguenza di quelle sopra indicate.

La Contabilità del Bilancio passivo mirerà a prendere atto e tenere in evidenza:

a) le spese autorizzate con la legge di bilancio e con le leggi successive;

b) le spese accertate;

c) le spese pagate;

d) le altre operazioni che ne sono la conseguenza.

La Contabilità del materiale, infine, avrà come scopo quello di prendere atto e tenere in

evidenza:

a) i beni immobili, mobilie e materiali in essere l’ultimo giorno dell’anno precedente;

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b) i beni di qualunque natura, acquistati o che pervengono per qualsivoglia titolo in

proprietà dello Stato;

c) i beni alienati, consumati, deteriorati o che si cedono ad altri;

d) i beni in essere l’ultimo giorno dell’anno.

È ovvia la necessità di tenere distinta la contabilità del materiale da quella dei bilanci onde

evitare pericolose confusioni.

Le scritture contabili si riferiscono a tre epoche principali, è sono:

Epoca 1 - impianto dei conti, il quale può aver luogo appena promulgata la legge che

approva i Bilanci dello Stato.

Epoca 2 - svolgimento dei conti che ha luogo nel corso dell’esercizio finanziario.

Epoca 3 - assestamento dei conti che ha luogo terminato l’esercizio finanziario.

La contabilità delle Entrate.

Il Bilancio attivo rappresenta lo Stato ossia il Proprietario, ed i singoli capitoli delle

entrate rappresentano i Corrispondenti ossia i contribuenti.

Quindi, perché le scritture siano complete, si deve dar debito a ciascun capitolo delle

Entrate che rappresentano la massa dei contribuenti per quel dato ramo, e credito al

Bilancio che raffigura lo Stato.

Le Entrate si sviluppano in tre distinti periodi di tempo, cioè:

I periodo: quando sono ordinate per Legge in misura presuntiva;

II periodo: quando vengono accertate o per mezzo di ruoli nominativi che ne rendono più

esatta la misura, od in seguito di riscossione eseguita dagli agenti riscossori;

III periodo: quando vengono versate nelle Tesorerie dello Stato.

È quindi ovvio che le relative scritture, per essere efficaci, devono tenere sempre in

evidenza i risultati delle entrate in ognuna di dette fasi: per fare ciò, si dovrebbero

accendere sul libro Mastro tre Conti per ogni capitolo di entrate al fine di segnare, in uno

le entrate previste con la Legge di Bilancio e quelle che si aggiungono o eliminano con le

Leggi speciali; nel secondo le entrate accertate o con il mezzo di ruoli a carico dei

riscossori, o con la riscossione eseguita dagli stessi nonché quelle stornate se considerate

inesigibili; infine nel terzo le entrate versate nelle Tesorerie.

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Ma siccome tale processo sarebbe troppo lungo, soprattutto in relazione alla molteplicità

dei Capitoli, lo stesso risultato può essere ottenuto, molto più brevemente, dividendo il

conto di ciascun Capitolo in tre colonne corrispondenti alle distinzioni sopra indicate.

Per cui, non appena approvato il Bilancio attivo di prima previsione, la Ragioneria

speciale di ciascuna Amministrazione centrale, per la parte che la riguarda, impianta sul

Mastro:

a) Un Conto generale al Bilancio attivo che rappresenta lo Stato, e lo accredita delle

somme che sotto il titolo d’imposte e di tasse diverse, i contribuenti dovranno pagare

allo Stato medesimo sulla base di detto Bilancio, colonna prima;

b) Altrettanti Conti quanti sono i capitoli delle Entrate che rappresentano i

corrispondenti, ossia i contribuenti, i quali verranno addebitati delle somme da essi

dovute allo Stato come sopra indicato, colonna prima.

L’accertamento delle entrate si effettua o prima della loro riscossione a mezzo dei ruoli

delle Imposte dirette, di quadri di classazione, od all’atto della riscossione dei proventi

delle Gabelle, delle Poste, dei Telegrafi ecc.; per cui, come diverso è il modo di

accertamento, diverso risulta essere il modo d’iscrizione sui libri contabili. Ma siccome

tanto delle Entrate accertate a mezzo di ruoli, come di quelle effettivamente riscosse, ne

sono tenuti contabili gli Agenti riscossori, così, tanto delle prime quanto delle altre ne sarà

dato debito ai Contabili stessi e per essi alle Intendenze di Finanza, secondo quanto

previsto dall’Art. 34 della nuova Legge escluse, però, quelle entrate la cui riscossione è

stata ceduta ad imprese, e per qualsiasi titolo, ne è stato autorizzato il versamento

direttamente nelle Tesorerie dello Stato e per le quali, anziché le Intendenze di Finanza,

verranno addebitati gli stessi debitori diretti su di un Conto appositamente aperto sul

Mastro.

Compiuta la formazione dei ruoli delle Imposte dirette, e rimessi questi ruoli alle

Intendenze di Finanza affinché tramite i Contabili ne curino la riscossione, la Ragioneria

speciale aprirà un Conto sul Mastro a ciascuna Intendenza di Finanza alla quale vengono

consegnati i ruoli d’Imposte da riscuotere, e l’addebiterà dell’ammontare di detti ruoli,

secondo quanto disposto dall’art. 34 succitato, e quindi ne darà credito ai Conti dei

corrispondenti capitoli di entrate dirette nella colonna delle somme accertate (colonna

seconda).

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Così, risultando dai Conti e prospetti riassuntivi mensili delle Intendenze di Finanza le

riscossioni fatte dai Contabili per le tasse indirette, la Ragioneria ne darà parallelamente

debito a dette Intendenze di Finanza e credito ai corrispondenti capitoli delle Entrate

indirette, alla colonna delle somme accertate (colonna seconda).

Man mano, quindi, che dalle quietanze o da altri documenti uniti ai Conti e prospetti

mensili risultano versamenti fatti nelle Tesorerie dello Stato, o pagamenti di spese,

estinzioni di abbuoni od assegni per conto dell’Amministrazione centrale, la Ragioneria

speciale darà credito al Conto delle Intendenze di Finanza delle somme come sopra

versate o pagate dai Contabili, e debito al Conto dei relativi capitoli in colonna terza.

Chiuso, infine, l’Esercizio Finanziario e volendo procedere all’assestamento dei Conti

delle Entrate, l’Amministrazione finanziaria desumerà dalle somme accertate a carico dei

Contabili, e per essi delle Intendenze di Finanza, sulla base dei ruoli, le quote che dagli

incombenti praticati senza effetto si devono ritenere come inesigibili, affinché

l’ammontare dei residui attivi non sia illusorio, ma reale. Emanato poi il provvedimento

con il quale viene legalmente autorizzato il depennamento dai ruoli delle quote inesigibili,

la Ragioneria speciale ne darà debito al Conto dei relativi capitoli (colonna seconda) e

credito al Conto delle Intendenze, al fine di stornare dal loro carico l’ammontare delle

quote inesigibili.

Quindi, eseguiti i necessari passaggi tra i Conti dei capitoli d’entrata e quello del Bilancio

di previsione, ed addebitata la Direzione generale del Tesoro, alla quale si aprirà a tal fine

un conto sul Mastro, delle somme versate nelle Tesorerie risultanti dalla colonna terza dei

Conti dei capitali, al fine di bilanciare i conti stessi, la Ragioneria speciale riassumerà i

risultati di ciascun Conto in un Conto finale, che può essere intitolato Bilancio di

Chiusura, e che si apre sul libro Mastro addebitandolo di tutte le rimanenze passive ed

accreditandolo di tutte quelle attive degli altri Conti.

Tale Conto presenterà, quindi, la vera e reale situazione dello Stato per la parte del

Bilancio Attivo che si riferisce al ramo di servizio di cui si tengono le scritture.

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La contabilità delle Spese. L’atto del Bilancio passivo è quella Legge con la quale vengono fissate le spese che i

Ministeri sono autorizzati ad effettuare per i servizi pubblici.

Il Bilancio passivo rappresenta lo Stato, cioè il proprietario, il quale s’impegna nella

fornitura dei fondi necessari per la gestione dell’Azienda, ed i singoli capitoli di spesa

rappresentano i corrispondenti in cui favore sono devoluti i pubblici servizi.

Al fine, però, di rendere le scritture complete, occorre addebitare al Bilancio passivo e

accreditare a ciascun Capitolo di spesa le somme stanziate in Bilancio. Le spese si

sviluppano in diversi periodi che si possono raggruppare in tre principali, cioè: all’atto

della loro preventiva approvazione; all’atto del loro accertamento e all’atto del loro

pagamento. È importante quindi, tenere costantemente distinti i risultati di ciascuna di

queste tre fasi, al fine di poter conoscere tanto nel corso dell’esercizio, quanto alla

scadenza dello stesso, l’entità delle spese autorizzate, accertate e pagate.

Ma per non aprire tre conti per ciascun capitolo di spesa, allo scopo di tenere in evidenza

tali tre fasi, si divideranno (come già si è detto per le Entrate) i Conti dei capitoli in tre

distinte colonne nelle quali, la prima riporta le somme previste, la seconda le somme

accertate e la terza riporta le somme pagate.

A questo scopo, ciascun Ministero apre sul libro Mastro:

a) un Conto al Bilancio passivo addebitandolo delle somme stanziate in Bilancio per il

ramo di servizio del quale si tengono le scritture;

b) un Conto a ciascun capitolo di spesa accreditandolo, nella colonna prima, delle somme

inscritte in Bilancio.

Le stesse scritture si terranno per quelle spese che venissero autorizzate nel corso

dell’Esercizio con Leggi speciali. Nel caso in cui fosse necessario l’annullamento di

qualcuna delle somme inscritte in Bilancio o di parte delle stesse, si darà credito al Conto

Bilancio passivo e debito al Conto del relativo capitolo del Bilancio, colonna prima, delle

somme annullate con Leggi speciali.

L’accertamento delle spese, potendo effettuarsi prima o all’atto stesso del pagamento,

comporta che le relative scritture contabili saranno diverse secondo che l’accertamento

abbia luogo nell’uno o nell’altro modo.

Trattandosi, però, di spese che tramite distinte di credito dei singoli imprenditori di opere

o di provviste vengono accertate prima del loro pagamento, il Ministero ne darà credito al

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Conto del Creditore che verrà, a tal fine, aperto sul Mastro, e debito al Conto del relativo

capitolo di spesa, che deve già essersi aperto in colonna seconda. Quando poi si tratta di

spese il cui accertamento ha luogo all’atto stesso del pagamento, allora si darà delle stesse

credito al Conto del relativo capitolo in colonna terza (pagamenti) e debito al Conto stesso

in colonna seconda (accertamenti).

Infine quando il Ministero emette mandati di pagamento, darà credito del loro ammontare

al Conto del relativo capitolo, colonna terza, (pagamenti) e debito al creditore che prima

era stato accreditato, se le spese sono di natura tale per cui l’accertamento ha luogo prima

del pagamento, od al credito del capitolo stesso, colonna seconda, (accertamenti) se,

invece, il pagamento riflette quelle tali spese il cui accertamento ha luogo

contemporaneamente al pagamento.

Qualora le distinte di credito, in seguito della liquidazione fattane, abbiano dato luogo ad

aumenti o diminuzioni per rettificazioni di errori sulle stesse riscontrati, si passeranno

analoghe scritture sui libri della Ragioneria: nel caso di rettifiche in aumento, si dà debito

al Conto del capitolo, colonna seconda, e credito al Conto dell’imprenditore di opere o

servizi; nel caso di rettifiche in diminuzione, invece, si dà debito al Conto

dell’imprenditore e credito al Conto del capitolo di spesa, colonna seconda.

Nel caso in cui il realizzatore di opere o servizi venga ritenuto Contabile di qualche partita

per degradazioni o smarrimenti di oggetti affidatigli o per ritardo nella consegna dei

medesimi, il Ministero dà debito al Conto dell’impresa del relativo importo, e credito al

Conto del corrispondente capitolo di spesa, colonna seconda, qualora la relativa somma

non debba essere rimborsata in denaro alla parte danneggiata; oppure al Conto stesso,

colonna terza, se la somma citata viene rimborsata con emissione di apposito mandato.

Trattandosi di apertura di crediti a favore di Ufficiali delegati per spese da sostenere in

economia, la Ragioneria, all’atto dell’apertura del credito, accrediterà il titolare e

addebiterà il Conto del relativo capitolo di spesa, colonna seconda, dell’ammontare

corrispondente al credito autorizzato (art. 41 della Legge). Man mano, quindi, che il

titolare, disponendo del credito assegnatogli emette buoni di pagamento, ovvero trasmette

il conto documentato delle somme erogate, addebiterà il titolare stesso e accrediterà il

relativo capitolo, colonna terza (art. 45 della Legge).

Terminata l’operazione che originò l’apertura del credito si bilancerà il conto del titolare

addebitandolo della somma che è rimasta disponibile ed accreditandone il relativo

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capitolo, colonna seconda, al fine di annullare la somma sopravanzata ai bisogni di quel

servizio.

Una volta chiuso l’Esercizio finanziario, volendosi procedere all’assestamento definitivo

delle spese, la Ragioneria, eseguiti i passaggi occorrenti tra l’uno e l’altro dei Conti dei

capitoli, ed accreditato il Conto della Direzione generale del Tesoro, che a tal fin aprirà

anche sul Mastro, dell’ammontare dei mandati estinti e risultanti dalla differenza tra il dare

e l’avere della colonna terza di ciascun capitolo (al fine di bilanciare i conti degli stessi),

riassume i risultati di ciascun Conto in un Conto finale che può denominarsi Bilancio di

Chiusura che si apre sul libro Mastro, addebitandolo di tutte le rimanenze attive ed

accreditandolo di tutte quelle passive degli altri Conti.

Questo Conto presenta la vera e reale situazione dello Stato per la parte del Bilancio

passivo che si riferisce al ramo di servizio di cui si tengono le scritture.

La contabilità del materiale.

Si è detto in precedenza come talune delle Entrate e delle Spese siano più fittizie che reali

perché, per esse, se da una parte lo Stato riceve o paga denaro, dall’altra dà o riceve

materiali, cosicché non si fa che cambiare un valore con un altro equivalente.

Infatti, le Entrate derivanti da alienazioni di beni costituiscono, da una parte aumento nel

valore di Cassa, e dall’altra diminuzione nel valore del Patrimonio dello Stato; e le spese

causate da acquisto di beni costituiscono una diminuzione nel valore di cassa, ed aumento

nel valore del Patrimonio dello Stato. Quindi un tale movimento in aumento e in

diminuzione nel Patrimonio dello Stato obbliga a tenere una serie di Conti speciali, nei

quali vengono riportati tali movimenti.

Siccome, però, i beni mobili ed immobili di pertinenza dello Stato sono dati in consegna

ad Ufficiali Contabili che devono rispondere della loro integrità e della loro conservazione

in buona condizione si terrà conto per ciascun Consegnatario e per lo Stato stesso

(proprietario), del movimento di beni di qualunque natura che appartengano allo Stato. Da

quanto detto ne deriva la necessità d’istituire su di un apposito libro Mastro in ciascuna

Ragioneria speciale:

a) un Conto a ciascun Contabile consegnatario, al fine di addebitarlo del valore dei beni

che risultavano in sua consegna l’ultimo giorno dell’anno precedente, sulla base

dell’inventario che a tale scopo deve essere stato redatto, e del valore degli altri oggetti

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successivamente affidati alla sua custodia e risultanti da appositi verbali

d’introduzione o di carico; e di accreditarlo del valore di quei beni od effetti che

verranno da lui riconsegnati di volta in volta o dei quali ne venisse altrimenti scaricato

con appositi ordini Ministeriali;

b) un Conto al Demanio dello Stato, come proprietario, al fine di accreditarlo del valore

dei beni in essere all’ultimo giorno dell’anno precedente, e di quelli che per acquisto

od in qualunque altro modo perverranno nel corso dell’anno in proprietà dello Stato;

ed addebitarlo del valore di quelli che per consumo, vendita o deterioramento

cesseranno di appartenere allo Stato.

Gli oggetti che per esigenze di servizio passano da uno ad un altro Contabile, come ad

esempio gli effetti militari che da uno dei diversi magazzini dell’Amministrazione passano

ai Corpi o Stabilimenti militari, saranno portati a debito del Contabile ricevente ed a

credito del Contabile cedente, senza che il Conto del Demanio dello Stato debba per

questo subire variazioni.

Il valore dei materiali che verranno consumati interamente o deteriorati per uso dei

pubblici servizi, sarà addebitato al Conto del Demanio dello Stato al fine di diminuire

l’entità del Patrimonio, oppure riassunto in Conti transitori detti diminuzioni, consumi,

deterioramenti ecc., al fine di tenerne in evidenza l’ammontare, ed accreditato al

Contabile che aveva in consegna detti materiali.

Il valore dei materiali che si acquisteranno o perverranno in qualunque modo in proprietà

dello Stato, invece, sarà accreditato al Conto Demanio oppure riassunto in Conti transitori

detti aumenti, acquisti, espropriazioni, ecc., e addebitato ai Contabili consegnatari che

ricevono i materiali stessi.

Alla scadenza dell’anno si pareggiano detti Conti transitori con il Conto Demanio dello

Stato, al fine di ridurre al suo vero e reale valore il conto stesso che rappresenta il valore

totale del Patrimonio dello Stato. Quindi si procede alla chiusura di tutti i conti portando i

risultati passivi degli stessi nel Dare del Conto Bilancio di Chiusura, che a tal fine verrà

aperto sul Mastro, e portando i risultati attivi nell’Avere dello stesso Conto Bilancio.

Quest’ultimo Conto presenterà, così, la vera e reale situazione del Patrimonio dello Stato

all’ultimo giorno dell’anno.

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Conclusioni.

Le scritture tenute nel modo sopra esposto fanno sì che i Conti di ciascun capitolo del

Bilancio presentino:

- nella prima colonna, da una parte, le somme inscritte nel Bilancio di prima previsione

(art. 25 della nuova Legge), e quelle aggiuntevi con la Legge del Bilancio definitivo di

previsione (art. 26), o con Leggi speciali; dall’altra parte, le somme diminuite od

annullate con la Legge del Bilancio definitivo o con Leggi speciali.

- nella seconda colonna, da una parte le somme accertate, mentre dall’altra le somme

stornate, cioè da diminuirsi dell’ammontare degli accertamenti.

- Nella terza colonna, per le Entrate, le somme versate nelle Tesorerie dello Stato

mentre per le Spese, da una parte le spese soddisfatte e per le quali sono stati emessi

mandati di pagamento; dall’altra l’ammontare dei mandati che alla scadenza

dell’Esercizio, non essendo stati riscossi, dovessero essere annullati.

In questa maniera risulterà di immediata evidenza la differenza tra le somme accertate e

quelle previste, al fine di provocarne la necessaria regolarizzazione con la Legge di

assestamento definitivo dei Bilanci. Inoltre risulterà ben visibile la differenza tra le entrate

riscosse o le spese pagate e quelle accertate, al fine di passarla, sotto forma di residui attivi

o passivi, al Bilancio dell’esercizio successivo.

La colonna esterna è quella che serve, invece, per il controllo numerico delle partite

passate dal Giornale al libro Mastro.

In questa maniera il Ragioniere, avendo sempre bene in evidenza la somma delle

previsioni e dei pagamenti da una parte, e la somma degli accertamenti dall’altra parte,

potrà praticare costantemente la necessaria vigilanza al fine di far rientrare nel limite delle

assegnazioni fatte i pagamenti per i quali viene richiesto di emettere mandati, ma

soprattutto di creare una relazione tra spese da sostenere e fondi disponibili, tenuto conto

delle spese già accertate sebbene non ancora soddisfatte. E questo è quanto forma il

cardine di un buon sistema di contabilità.

Con i conti quindi degli Agenti Contabili delle Imposte Dirette e delle altre Entrate

diverse, e quelli dei debitori diretti, si ha da una parte il rispettivo carico per le Entrate

accertate a mezzo di ruoli, contratti d’appalto o di cessione, ecc., e quelle effettivamente

riscosse; e dall’altra parte lo scarico per i versamenti effettuati nelle Tesorerie dello Stato.

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Con i Conti dei diversi creditori dello Stato si ha, da una parte il credito di questi ultimi

per Spese accertate, e dall’altra parte il debito degli stessi per spese soddisfatte o per le

quali sono stati emessi mandati di pagamento.

Con i Conti della direzione generale del Tesoro si ha con uno le Entrate versate, e con

l’altro le spese pagate nel corso dell’Esercizio.

Infine con i Conti del Bilancio di Chiusura si ha: relativamente alle Entrate, da una parte le

Entrate dell’Esercizio e dall’altra i debiti dei Tesorieri per le Entrate versate, i debiti dei

Contabili e quelli dei debitori diretti per le Entrate non ancora versate, che costituiscono i

residui attivi. Per le Spese, invece, si ha: da una parte le Spese dell’Esercizio, e dall’altra i

crediti dei Tesorieri per le Spese soddisfatte e quelli degli altri creditori per Spese non

ancora soddisfatte, che costituiscono i residui passivi.

Seguono in Allegato modelli di contabilità ad esemplificazione di quanto esposto:

- All. 1 Stato Patrimoniale attivo e passivo dell’anno 1870 – 1871;

- All. 2 Libro Giornale dell’anno 1870;

- All. 3 Libro Mastro dell’anno 1870.

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ALLEGATO 1

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RENDICONTO GENERALE CONSUNTIVO dell’anno 1870

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Stato patrimoniale attivo e passivo alla fine dell’anno 1871 All. 1 1/2

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Stato patrimoniale attivo e passivo alla fine dell’anno 1871 All. 1 2/2

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ALLEGATO 2

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All. 2 1/2

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All. 2 2/2

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ALLEGATO 3

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All. 3 1/3

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All. 3 2/3

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All. 3 3/3

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ANALISI DEL BILANCIO DELL’ANNO 1880

Rivestono particolare valore conoscitivo alcuni prospetti componenti il Rendiconto

generale del Patrimonio dello Stato per l’anno 1880, in quanto riportano, sia in forma

sintetica che disaggregata e secondo modalità nel seguito esposte, i principali cespiti del

patrimonio.

Il primo di questi prospetti, denominato Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno

1880 (All. A), evidenzia per sintesi le attività e le passività che vengono riportate in uno

schema a sezioni contrapposte.

Alla suddetta esposizione delle attività e passività si accompagnano dei rimandi ad altri

prospetti, onde meglio descrivere la formazione delle poste.

Un elemento rilevante del prospetto in argomento e, peraltro, anche dei successivi, attiene

al fatto che vengono distintamente esposte (senza quindi compensi di partite) le

consistenze delle varie voci ad inizio esercizio (01.01), le variazioni in diminuzione e

quelle in aumento, nonché la loro consistenza a fine periodo (31.12).

La sezione Attività del prospetto Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno 1880

riporta due macrovoci Attività disponibili e Attività non disponibili per destinazione

classificate, come meglio descritto in seguito, sulla base del loro differente grado di

“esigibilità”.

La prima delle macrovoci in questione (Attività disponibili) sintetizza, come si evince dal

successivo prospetto denominato Dimostrazione del movimento delle Attività e Passività

finanziarie nell’anno 1880 (V. All. B), le disponibilità presenti in bilancio sotto forma di

“fondo di cassa”, “crediti di tesoreria” e “resti attivi di bilancio”.

Il secondo macroaggregato del prospetto Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno

1880, Attività non disponibili per destinazione riporta invece per sintesi la valorizzazione

dei beni immobili e mobili dello Stato che trovano maggiori dettagli in un successivo

schema chiamato Dimostrazione del movimento delle attività diverse non disponibili per

destinazione e delle passività consolidate, redimibili coi fondi propri del bilancio e

vitalizie nell’anno 1880, (V. ALL. C1 e C2).

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Tale circostanza assume particolare valore conoscitivo, in quanto dà evidenza del fatto che

il bilancio dello Stato era fatto per contrapposizione fra attività e passività non meramente

finanziarie ma includeva, fra le prime, anche attività immobiliari e materiali,

Da ciò si deduce che:

• i saldi del bilancio erano il frutto di variazioni di consistenze di diversa natura

(finanziarie e patrimoniali) e, per forza di cose, finivano con il ricomprendere le

permutazioni tra elementi del patrimonio;

• era possibile seguire la variazione delle voci costituenti anche il patrimonio

immobiliare e mobile dello Stato il quale era quindi oggetto di monitoraggi e

valorizzazioni puntuali in sede di consuntivo.

Il prospetto Dimostrazione del movimento delle attività diverse non disponibili … (All C1

e C2) evidenzia, sempre nella sezione attività, le singole voci costituenti il patrimonio dei

beni immobili e mobili dello Stato che sono suddivisi anche per Amministrazione che ne

ha la disponibilità e per loro tipologia, sicché è possibile comprendere i diversi consumi di

risorse e l’entità del loro reintegro (colonne variazioni in diminuzione e in aumento).

Unitamente a ciò appare utile notare che la suddivisione dei beni mobili tra quelli che

potremmo definire legati all’attività dell’Amministrazione (chiamati Fondi e dotazioni

amministrative e comprendenti, ad es., carta filigranata – Ministero delle Finanze) e quelli

detti di utilità nazionale (es. oggetti di antichità) dà conto in maniera immediata delle loro

diverse finalità, utilizzi, etc (V. anche ALL D).

Tornando al prospetto Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno 1880 (All. A) è

anche di interesse particolare la sezione passività che riporta due macrovoci Passività

effettive e Passività consolidate redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie. Tale

sezione presenta logiche di formazione simili alla sezione attività.

La prima macrovoce, denominata Passività effettive, riporta debiti che potremmo definire

a breve termine (tesoreria e resti passivi di bilancio) o, comunque, connessi alla gestione

monetaria e al connesso corso forzoso (V. prospetti Dimostrazione del movimenti delle

Attività e Passività finanziarie nell’anno 1880 e Dimostrazione del movimento delle

attività diverse non disponibili …. ALL B, C1 e C)

La macrovoce Passività consolidate redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie

evidenzia, invece (V. ALL C1 e C2), debiti a più lungo termine o senza scadenza.

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L’utilità del descritto metodo di rendicontazione è anche dovuta alla circostanza che è

possibile comprendere le variazioni di tutte le essenze del patrimonio dello Stato

(immobili, mobili, finanziarie, a breve termine, etc.) unitamente al loro consumo

complessivo e suddiviso, ove utile, per Amministrazione responsabile.

Il Bilancio consuntivo era quindi strumento di controllo dell’operato delle parti in cui si

componeva l’Amministrazione e di spiegazione dell’utilizzo delle risorse (beni di

consumo, immobili, etc.), onde potere meglio indagare sulle ragioni della variazione della

posizione finanziaria netta dello Stato (sia complessiva che, volendo, per durata delle

scadenze), dovuta, come è evidente, a diversi possibili motivi: il finanziamento delle

esigenze correnti, l’acquisto di beni immobili o mobili, etc..

Sempre relativamente al consuntivo appare utile riportare due ulteriori prospetti

rispettivamente denominati Conto Consuntivo dell’Entrata e Conti Consuntivi della

Spesa. Il primo schema evidenzia, secondo il tipo di entrata, la sua evoluzione da inizio a

fine periodo, mentre il secondo pone in luce l’evoluzione delle diverse spese per ciascuna

amministrazione.

Il congiunto esame di tutti i prospetti appena richiamati consente, come è ovvio, ulteriori

considerazioni che si tralasciano in questa sede per evidenti ragioni espositive.

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ALLEGATO A

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RENDICONTO GENERALE

DEL PATRIMONIO DELLO STATO per l’anno 1880

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All. A 1/2 Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno 1880

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All. A 2/2 Movimento del patrimonio dello Stato nell’anno 1880

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ALLEGATO B

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All. B 1/2 Dimostrazione del movimento delle Attività e Passività finanziarie nell’anno 1880

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All. B 2/2 Dimostrazione del movimento delle Attività e Passività finanziarie nell’anno 1880

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ALLEGATO C

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All. C1 1/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse non disponibili per destinazione e delle Passività consolidate, redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie nell’anno 1880

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All. C1 2/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse non disponibili per destinazione e delle Passività consolidate, redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie nell’anno 1880

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All. C2 1/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse non disponibili per destinazione e delle Passività consolidate, redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie nell’anno 1880

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All. C2 2/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse non disponibili per destinazione e delle Passività consolidate, redimibili coi fondi propri del bilancio e vitalizie nell’anno 1880

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ALLEGATO D

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All. D 1/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse disponibili e delle Passività effettive nell’anno 1880

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All. D 2/2 Dimostrazione del movimento delle Attività diverse disponibili e delle Passività effettive nell’anno 1880

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ALLEGATO E

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CONTO CONSUNTIVO ELL’ENTRATA per l’anno 1880

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Entrata

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Entrata

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Entrata

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CONTI CONSUNTIVI DELLA SPESA dei diversi Ministeri per l’anno 1880

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All. F

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All. F

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GLI ASPETTI LEGISLATIVI DEL BILANCIO DEL PERIODO 1904-1905

Si prende ora in esame il bilancio relativo agli anni 1904 – 1905 che evidenzia modifiche

rispetto agli schemi di bilancio degli anni precedenti che risultano redatti sulla base delle

disposizioni riportate nella Legge 22.04.1869 n° 5026. Si è infatti già visto come il

bilancio dell’anno 1870 abbia recepito, in larga misura, le disposizioni sancite dalla

suddetta legge e che anche il bilancio dell’anno 1880 sia redatto sulla base dei medesimi

schemi di quello del 1870.

Sempre con riguardo alle disposizioni legislative in materia di bilancio appare utile notare

come la prima rilevante legge di modifica alla già citata legge 22 aprile 1869 n.5026

sull’Amministrazione della contabilità dello Stato, è rappresentata dalla legge 8 luglio

1883: tale ultima legge presenta aspetti che appare utile riportare per meglio inquadrare la

struttura del bilancio dello Stato durante il periodo in esame.

L’anno finanziario comincia con il 1° luglio e termina con il 30 giugno dell’anno seguente

(art.1). Tale bilancio (identificato nel corpo della legge con i termini “anno finanziario”)

comprende:

a) il conto del bilancio;

b) il conto generale del patrimonio dello Stato (art.2).

Il conto del bilancio si compone:

- delle entrate accertate e scadute dal 1° luglio a tutto giugno;

- delle spese ordinate e liquidate e di quelle impegnate nello stesso periodo di tempo in

virtù di decreti registrati alla Corte dei Conti, le quali spese saranno imputate nei modi

stabiliti dal regolamento;

- delle riscossioni degli agenti, dei versamenti nelle casse del Tesoro e dei pagamenti

effettuati nel periodo di tempo considerato (art.3).

Fanno parte, invece, del conto generale del patrimonio, oltre le variazioni che apporta in

esso l’esercizio del bilancio, anche tutte quelle che si manifestano nelle consistenze

patrimoniali (art.4).

Di un certo interesse è il contenuto dell’art. 5 che sancisce la netta separazione tra il conto

dei residui e quello della competenza, unitamente alla perenzione dei residui non pagati

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dopo il trascorrere di un quinquennio. La previsione di perenzione quinquennale non

significa, tuttavia, anche una previsione di prescrizione in quanto i residui passivi possono

riproporsi in bilancio anche dopo la loro perenzione.

È stabilito che nel mese di novembre1 il Ministro del Tesoro presenta al Parlamento, il

bilancio di previsione dell’esercizio seguente, un progetto di legge per l’assestamento del

bilancio preventivo dell’esercizio in corso e il rendiconto generale dell’esercizio terminato

il 30 giugno precedente (art.6). In particolare il bilancio di previsione si compone dello

stato di previsione dell’entrata e di quello della spesa distinti, questi ultimi, per ministeri2.

Tali stati di previsione saranno accompagnati da un riepilogo da cui emergono i risultati

complessivi e saranno approvati con apposite leggi specifiche: il riepilogo, invece, sarà

approvato con la stessa legge relativa allo stato di previsione dell’entrata (art.7). Il sistema

di approvazione, come si può notare, presenta notevoli similitudini con le odierne

modalità di approvazione del bilancio dello Stato.

Relativamente ai conti dello Stato, infine, è stabilito che questi abbiano a corredo la

dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella

patrimoniale, nonché di tutti quei conti speciali che saranno necessari a dimostrare ed

illustrare le risultanze dei singoli servizi. Fanno parte di tali conti speciali i conti per

l’Amministrazione dell’Asse Ecclesiastico, i conti per le operazioni di credito i conti delle

casse di risparmio postali e di qualsiasi altra azienda ed operazione in cui sia impiegata la

sostanza erariale (art.11).

È stabilito che, entro il mese di dicembre il Ministro del Tesoro faccia l’esposizione

finanziaria. È altresì ovvio che restano valide tutte le disposizioni precedenti non

modificate da tale legge.

Un’altra legge molto importante di modifica della contabilità generale dello Stato è la

legge 11 luglio 1889. Essa, innanzitutto, stabilisce che il progetto di legge per

l’assestamento del bilancio dell’esercizio si componga del prospetto dei capitoli di

bilancio da variarsi, delle variazioni che occorrano nelle previsioni delle entrate e delle

1 Si ricorda, per inciso, che l’anno finanziario inizia il primo Luglio. 2 Tale ultima previsione, come è noto, è rimasta in vigore fino ai nostri giorni.

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spese obbligatorie e d’ordine e del riepilogo del bilancio di previsione, rettificato con le

modifiche risultanti dalle suddette variazioni (art.1).

Relativamente alle spese iscritte nella parte ordinaria del bilancio, le somme non

impegnate alla chiusura dell’esercizio devono andare in economia. Si considerano come

impegnate le somme che lo Stato abbia assunto obbligo di pagare, o per contratto, o come

compenso di opere prestate o di forniture effettuate nel corso dell’esercizio: è ovvio che

l’impegno legale di ogni somma deve essere accertato dalla Corte dei Conti e nel

Rendiconto consuntivo devono essere specificate le cause di ogni singolo impegno.

Per eventuali maggiori spese occorrenti oltre gli stanziamenti di bilancio, è possibile

presentare, contemporaneamente al rendiconto consuntivo, un separato disegno di legge

complessivo relativamente alle spese obbligatorie e d’ordine. Maggiori spese di altra

natura, invece, dovranno essere proposte con un disegno di legge speciale per ogni

capitolo del bilancio al quale si riferiscono e saranno comprese nel rendiconto

dell’esercizio, quando i relativi disegni di legge siano proposti anteriormente o

contemporaneamente alla presentazione del consuntivo. Nel caso in cui, invece, il

consuntivo fosse stato approvato, le ulteriori variazioni che fossero necessarie a causa di

un aumento delle spese, saranno iscritte in appositi capitoli del bilancio di competenza

dell’esercizio in corso (art.3).

Un’ultima significativa legge di modifica è rappresentata dalla legge del 4 giugno 1893

che modifica/integra in alcuni punti la legge appena analizzata del 1889. I punti salienti

possono essere così sintetizzati:

- nel caso in cui il rendiconto consuntivo fosse già stato parificato dalla Corte dei Conti,

eventuali variazioni conseguenti ad aumenti di spesa occorrenti nei residui dell’ultimo

esercizio o dei precedenti, saranno iscritte in appositi capitoli di bilancio di

competenza dell’esercizio successivo a quello cui si riferisce il rendiconto stesso;

- nel caso in cui, invece, il rendiconto non fosse ancora stato parificato dalla Corte dei

Conti, le ulteriori variazioni in seguito ad un aumento di spesa eventualmente

occorrenti nei residui dell’ultimo esercizio, saranno iscritte in appositi capitoli del

bilancio di competenza dell’esercizio che si considera, chiedendone l’approvazione

con separati disegni di legge, come accade nel caso delle eccedenze sulle assegnazioni

di competenza dell’esercizio stesso.

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ASPETTI CONTABILI DEL BILANCIO DEL PERIODO 1904 - 1905

Come già visto, le disposizioni in materia prevedevano un esercizio diverso dall’anno

solare e coincidente con il periodo 01.07.x1-30.06.x2.

Il bilancio consuntivo risulta composto di numerosi prospetti e per un elenco degli stessi si

rimanda all’All. I.

Ai nostri fini appare opportuna una breve analisi dei seguenti schemi:

• il Riassunto generale del conto patrimoniale basato sulla consistenza (All. II);

• il Riassunto della consistenza e del movimento delle attività (All. III);

• il Riassunto della consistenza e del movimento delle passività (All. IV);

• il Riassunto del conto generale delle rendite e delle spese e di altri aumenti e

diminuzioni patrimoniali (All. V);

Il Riassunto generale del conto patrimoniale basato sulla consistenza è così

schematizzabile (ultima colonna ns aggiunta):

Riassunto generale del conto patrimoniale basato sulla consistenza

A B C (A-B) Parte attiva Parte passiva nostra aggiunta

1

Consistenza attiva al

01.07.1904 8.390.227.170,17

Consistenza passiva al

01.07.1904 17.601.204.310,57 -9.210.977.140,40

2 Aumenti di beni e crediti 13.316.239.661,07

Diminuzione di beni e di

crediti 13.334.272.747,22 - 18.033.086,15

3 Diminuzione di debiti 5.040.897.712,45

Aumenti di debiti 5.130.228.341,67 - 89.330.629,22

4

Consistenza passiva al

30.06.1905 17.690.534.939,79

(A1 + A2 - B2)

Consistenza attiva al

30.06.1905 8.372.194.084,02

(B3-A3+B1) - 107.363.715,37

Come è evidente esso sintetizza distintamente le variazioni avvenute nei beni e crediti e

nei debiti.

Tali variazioni se “impieghi” trovano espressione nella sezione attività e se “fonti” in

quella passività: la differenza evidenzia quindi un miglioramento (aumento beni e crediti +

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diminuzione debiti > diminuzione beni e crediti + aumento debiti) o un peggioramento

(aumento debiti + diminuzione beni e crediti > diminuzione debiti + aumento beni e

crediti) patrimoniale.

La descritta rappresentazione assomiglia molto agli schemi iniziali utilizzati per pervenire

ad un prospetto fonti - impieghi aziendale.

I successivi due prospetti (Riassunto della consistenza e del movimento delle attività ALL

III e Riassunto della consistenza e del movimento delle passività ALL IV), richiamati

peraltro dallo schema prima analizzato, mostrano le variazioni intervenute distinte per loro

causale e cespite.

Infine il Riassunto del conto generale delle rendite e delle spese e di altri aumenti e

diminuzioni patrimoniali (All V) riporta i totali grezzi più significativi delle sezioni dei tre

schemi prima visti, la gestione dei residui di bilancio e, quindi, a pareggio, il

“peggioramento patrimoniale” come calcolato nello schema Riassunto generale del conto

patrimoniale basato sulla consistenza.

Un ulteriore spiegazione del risultato patrimoniale e un raccordo tra tale risultato e le altre

gestioni del bilancio viene esposta nella Nota preliminare sul rendiconto patrimoniale

laddove viene riportato

<<1°) Gestione del bilancio di competenza: Le entrate del bilancio, depurate da tutti i movimenti patrimoniali, (vedasi Sezione III del rendiconto) han dato una rendita netta di

L.1,826,442,686.52

mentre le spese, pure depurate dai movimenti patrimoniali, è stata di

L.1,652,149,440.50

quindi una differenza attiva di L. 174,293,246.02

2°) Gestione dei residui: L’aumento dei residui attivi, più l’importo degli acquisti fatti coi residui passivi è stato di

L. 45,627,469.48

da cui dedotta la diminuzione verificatasi nei residui attivi, per rettificazioni ed altre cause, e l’aumento accertato nei residui passivi in

L. 7,227,978.88

si ha pure una differenza attiva di Totale miglioramento

L. 38,399,481.60 L.212,692,727.62

3°) Gestione fuori bilancio: In questa parte di gestione si ebbero:

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diminuzioni di attività e aumento di passività, di aumenti di attività e diminuzioni di passività per

L.494,816,146.0 L.174,759,703.0

quindi un peggioramento di L. 320,056,442.99 da cui dedotto il miglioramento suddetto, si ha una differenza complessiva di

L. 107,363,715.37

che rappresenta appunto il peggioramento patrimoniale avuto nell’esercizio 1904-905.>> Come risulta evidente il consuntivo in parola presenta quelle stesse caratteristiche

conoscitive già riscontrate in sede di analisi del rendiconto 1880 unitamente ad una

maggiore spiegazione dei nessi tra la gestione patrimoniale, quella finanziaria e quella,

distinta, dei residui di bilancio che trovano raccordo logico e quantitativo.

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ALLEGATO I

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All. I 1/3

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All. I 2/3

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All. I 3/3

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ALLEGATO II

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All. II 1/2 Riassunto Generale del Conto Patrimoniale basato sulla consistenza

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All. II 2/2 Riassunto Generale del Conto Patrimoniale basato sulla consistenza

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ALLEGATO III

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All. III 1/2 Riassunto della consistenza e del movimento delle attività

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All. III 2/2 Riassunto della consistenza e del movimento delle attività

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ALLEGATO IV

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All. IV 1/2 Riassunto della consistenza e del movimento delle passività

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All. IV 2/2 Riassunto della consistenza e del movimento delle passività

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ALLEGATO V

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All. V 1/2 Riassunto del Conto generale delle rendite e delle spese e di altri aumenti e diminuzioni patrimoniali

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All. V 2/2 Riassunto del Conto generale delle rendite e delle spese e di altri aumenti e diminuzioni patrimoniali

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ASPETTI LEGISLATIVI DEL BILANCIO

DEL PERIODO 1924 – 1925

In relazione al periodo in esame, la più importante normativa cui fare riferimento è

rappresentata dal Regio Decreto n. 2440 del 18 Novembre 1923 – Nuove disposizioni

sull’amministrazione del patrimonio e contabilità generale dello Stato. Tale decreto,

emanato in virtù della legge di delegazione di poteri 3 Dicembre 1922 n. 1601, sostituisce

il Regio Decreto 17 Febbraio 1884, n. 2016.

Organizzazione Amministrativo – Contabile.

A questo decreto sono da ricondurre alcune importanti modifiche alle norme di

amministrazione del patrimonio dello Stato e ai sistemi di tenuta della contabilità.

Dal punto di vista organizzativo il decreto ripropone l’impostazione secondo la quale la

Ragioneria generale dello Stato e la Direzione generale del Tesoro sono alla dipendenza

del Ministro delle Finanze (attuale Ministero del tesoro, del bilancio e della

programmazione economica, per effetto del D.Lgs. n.430 del 5 Dicembre 1997), e a loro

volta le ragionerie delle amministrazioni centrali dipendono dalla Ragioneria generale.

Il Direttore generale del Tesoro assomma, tra le sue funzioni, quella di sovrintedere al

servizio di Tesoreria dello Stato, di provvedere al movimento di fondi ed eseguire le

operazioni finanziarie di tesoreria che sono a lui ordinate dal Ministero delle Finanze (art.

23). La Ragioneria generale dello Stato, invece, riassume i risultati dei conti delle entrate

accertate, riscosse e versate, nonché delle spese impegnate e pagate; riassume, inoltre, le

modifiche che si verificano nella consistenza del patrimonio mobile ed immobile dello

Stato: è proprio in virtù di queste importantissime funzioni che le ragionerie delle

amministrazioni centrali devono tenere le loro scritture nelle forme prescritte dalla

ragioneria generale e devono trasmettere alla stessa i conti periodici, nonché tutti gli altri

elementi e notizie, necessari allo svolgimento delle sue funzioni (art. 24).

Tra le funzioni che rientrano nelle competenze della Ragioneria generale, inoltre, sono

sicuramente di rilievo quelle svolte in tema di bilancio: essa infatti, sulla base delle

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proposte e sugli elementi trasmessi dai singoli ministeri a quello delle Finanze, predispone

il progetto del bilancio di previsione, i provvedimenti di variazioni al bilancio ed il

rendiconto generale consuntivo da presentare al Parlamento (art. 25). È ovvio che la

Ragioneria generale, nello svolgimento delle proprie funzioni, si avvale del supporto

indispensabile delle ragionerie centrali le quali, ciascuna sull’attività di ogni Ministero,

vigilano affinché siano osservate le leggi e tutte le disposizioni impartite dal Ministero

delle Finanze per la conservazione del patrimonio dello Stato, per l’esatto accertamento

delle entrate e per la regolare gestione dei fondi di bilancio. Ciascuna ragioneria delle

amministrazioni centrali, quindi, compila gli schemi degli stati di previsione dell’entrata e

della spesa ed il rendiconto consuntivo che verranno poi trasmessi al Ministero delle

Finanze per il tramite rappresentato dalla Ragioneria generale (art. 27-28): è il Ministro

delle Finanze, infatti, che esercita il riscontro finanziario e contabile su tutte le

amministrazioni dello Stato e sulle aziende autonome che ne dipendono.

Anno finanziario e Bilancio di previsione.

L’anno finanziario ha una durata che va dal 1° gennaio al 31 dicembre dello stesso anno,

anche se per gli incassi ed i versamenti delle entrate accertate e per i pagamenti delle spese

impegnate entro il 31 dicembre, la chiusura dei conti può essere protratta al 31 gennaio

successivo (art. 30).

I risultati della gestione dell’anno finanziario sono riassunti e dimostrati:

- nel conto del bilancio;

- nel conto generale del patrimonio dello Stato.

Il conto del bilancio comprende:

- le entrate accertate e scadute durante l’anno finanziario;

- le spese ordinate e liquidate e quelle impegnate nello stesso periodo di tempo;

- le riscossioni degli agenti, i versamenti nelle casse del tesoro ed i pagamenti

riguardanti lo stesso esercizio finanziario e quelle anteriori effettuate entro il 31

dicembre.

Il conto generale del patrimonio riassume, invece, oltre le variazioni che apporta in esso la

gestione del bilancio, anche tutte quelle che, per qualsiasi causa, si verifichino durante

l’esercizio nelle attività e passività patrimoniali (artt. 30/33).

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La procedura di stesura e approvazione del bilancio si apre con la presentazione al

Parlamento da parte del Ministro del tesoro di concerto con il Ministro per il bilancio e la

programmazione economica:

- nel mese di luglio, del rendiconto generale dell’esercizio finanziario scaduto il 31

dicembre precedente;

- nel mese di settembre, del bilancio di previsione per l’anno finanziario che inizia il 1°

gennaio successivo. Esso si compone dello stato di previsione dell’entrata, dello stato

di previsione della spesa (entrambi illustrati da note preliminari) distinto per Ministeri

e del quadro generale riassuntivo, che include una sezione indicante le variazioni

analitiche rispetto alle previsioni dell’anno precedente (art. 34).

Il tutto costituisce oggetto di un unico disegno di legge.

Le entrate dello Stato sono ripartite:

- in titoli, secondo che siano tributarie, extratributarie o provengano dall’alienazione e

dall’ammortamento di beni patrimoniali e dal rimborso di crediti;

- in categorie, secondo la loro natura;

- in rubriche, secondo l’organo al quale ne è affidato l’accertamento;

- in capitoli, secondo il rispettivo oggetto.

Le spese dello Stato, invece, sono ripartite:

- in titoli, secondo che siano di pertinenza della parte corrente (che comprende le altre

spese e l’onere degli ammortamenti) ovvero della parte in conto capitale (che

comprende le partite relative agli investimenti diretti e indiretti, nonché le operazioni

per la concessione di crediti);

- in sezioni, secondo l’analisi funzionale;

- in rubriche, secondo l’organo che amministra la spesa od ai cui servizi si riferiscono

gli oneri relativi;

- in categorie, secondo l’analisi economica;

- in capitoli, secondo il rispettivo oggetto.

Distinta esposizione rispetto alle precedenti entrate e spese trovano, invece, le entrate e le

spese connesse alle operazioni di accensione e rimborso di prestiti.

Nel quadro generale riassuntivo, in particolare, è data distinta indicazione:

- del risultato differenziale tra il totale delle entrate tributarie ed extratributarie ed il

totale delle spese correnti;

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- del risultato differenziale tra il totale complessivo delle entrate e delle spese di

qualsiasi natura, incluse quelle connesse ad operazioni di accensione e rimborso di

prestiti (art. 37).

Prima dell’inizio di ogni esercizio, ciascun ministero, d’accordo con il Ministero del

Tesoro, provvede a ripartire nei succitati articoli la somma stanziata sui singoli capitoli, in

relazione alla natura delle spese ed all’orientamento dei servizi: non è consentito il

trasporto di fondi da un capitolo all’altro; è invece ammesso il passaggio di fondi da un

articolo all’altro dello stesso capitolo (artt. 38-38 bis).

Nello stato di previsione della spesa del ministero delle Finanze, nello specifico, è istituito

un “fondo di riserva per le spese obbligatorie e d’ordine”; da tale fondo possono essere

prelevate ed iscritte ai competenti capitoli, le somme occorrenti:

- per il pagamento di residui passivi eliminati negli esercizi precedenti per perenzione

amministrativa, in caso di richiesta da parte degli aventi diritto;

- per aumento di stanziamento a capitoli di spesa aventi carattere obbligatorio od in

connessione con l’accertamento e la riscossione delle entrate (art. 40).

Eventuali deficienze delle assegnazioni di bilancio possono essere compensate tramite un

“fondo di riserva per le spese impreviste” istituito nello stato di previsione della spesa del

Ministero delle Finanze: a tale fondo si può “accedere” solo ed esclusivamente tramite

decreti reali promossi dal Ministero delle finanze (art. 42). Le spese per le quali, invece,

non si può provvedere nei modi appena indicati, debbono essere autorizzate per legge (art.

43).

Entrate dello Stato.

Le somme di spettanza dello Stato incassate a qualsiasi titolo da parte degli incaricati della

riscossione vengono integralmente versate nelle casse dello Stato, nei termini stabiliti

dalle leggi e dai regolamenti (art. 46): a tal proposito, i tesorieri trasmettono mensilmente

al direttore generale del tesoro il conto dei versamenti effettuati nelle loro casse e gli

agenti della riscossione, da parte loro, comunicano alle amministrazioni da cui dipendono,

ogni due mesi o periodo diverso stabilito dai regolamenti, i conti degli accertamenti, delle

riscossioni e dei versamenti eseguiti (artt. 45-46).

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Spese dello Stato.

I Ministri possono impegnare ed ordinare le spese solo ed esclusivamente nei limiti dei

fondi assegnati in bilancio.

Relativamente alle spese straordinarie, ripartite per legge in più esercizi finanziari,

l’impegno può estendersi a più anni anche se, comunque, i pagamenti devono essere

contenuti nei limiti dei fondi assegnati per ogni esercizio; per quanto riguarda le spese

ordinarie, invece, possono essere assunti impegni a carico dell’esercizio successivo solo

quando ciò sia indispensabile per assicurare la continuità dei servizi.

È ovvio che, stando alle disposizioni di legge, nessun Ministro ha la facoltà di avvalersi di

entrate e profitti, qualunque sia la loro provenienza, per accrescere le assegnazioni fatte in

bilancio per le spese dei rispettivi servizi (art. 49).

L’effettivo pagamento delle spese dello Stato si può effettuare, secondo le disposizioni di

legge:

- tramite assegni a favore dei creditori, tratti sull’istituto bancario incaricato del servizio

di tesoreria;

- con aperture di credito a favore di funzionari delegati, i quali provvedono sia tramite

assegni, sia mediante prelevamento di fondi;

- in base a ruoli, per le spese fisse aventi scadenze determinate;

- tramite ordinativi diretti sulle tesorerie dello Stato (art. 54).

Per quanto riguarda, invece, le spese fisse in importo e da estinguersi a scadenze

determinate (come ad esempio gli stipendi, le pensioni, i fitti), possono essere pagate in

base a ruoli emessi dalle amministrazioni centrali, riconosciuti regolari dalla ragioneria e

dalla Corte dei Conti: per tali spese, il mese è calcolato sempre di trenta giorni (art. 62).

Come detto in precedenza, incombe sul capo della Ragioneria l’onere di apposizione del

visto su titoli di pagamento o su atti di impegno di spesa. Qualora egli non reputi

opportuno l’apposizione di tale visto, il succitato onere ricade direttamente sul Ministro:

sarà lui ad assumersi la totale responsabilità dell’approvazione o meno di tale ordine di

spesa. Rimane inteso che l’ordine di pagamento non può mai essere concesso per spese

che eccedono la somma stanziata nel relativo capitolo di bilancio o che sia da imputare ad

un capitolo diverso da quello indicato, oppure che sia riferibile ai residui anziché alla

competenza (art. 64).

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Rendimento dei conti dell’amministrazione dello Stato.

Al termine dell’anno finanziario ciascun Ministero, per cura del capo della ragioneria,

compila il conto consuntivo del bilancio ed il conto patrimoniale relativo alla propria

amministrazione. Questi conti sono trasmessi alla ragioneria generale non più tardi del

giorno 30 del mese di novembre successivo al termine dell’anno finanziario e, non più

tardi del 31 dicembre, il Ministro delle Finanze, per cura del ragioniere generale, trasmette

alla Corte dei Conti il rendiconto generale dell’esercizio scaduto.

Il rendiconto generale dello Stato è diviso in due parti.

La prima parte riguarda il conto consuntivo del bilancio in relazione alla classificazione

del preventivo e comprende:

- le entrate di competenza dell’anno, accertate, riscosse o rimaste da riscuotere;

- le spese di competenza dell’anno, accertate, pagate o rimaste da pagare;

- la gestione dei residui attivi e passivi degli esercizi anteriori;

- le somme versate in tesoreria e quelle pagate per ciascun capitolo del bilancio

complessivamente in conto competenza e in conto residui;

- il conto totale dei residui attivi e passivi che si tramandano all’esercizio successivo.

La seconda parte, invece, riguarda il conto generale a valore del patrimonio dello Stato,

con le variazioni che hanno subito:

- le attività e le passività finanziarie proprie del conto del Tesoro;

- i beni mobili ed immobili, i crediti, i titoli di credito, i beni di natura industriale e le

altre attività disponibili;

- i materiali militari, i beni destinati ai servizi dello Stato, il materiale artistico e

scientifico e le altre attività non disponibili;

- le passività consolidate e le passività diverse.

Il conto del patrimonio deve inoltre contenere la dimostrazione dei vari punti di

concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale ed essere corredato dei

conti speciali dimostrativi dei risultati dei singoli servizi (art. 78).

Il rendiconto generale, in seguito, viene parificato dalla Corte dei Conti la quale ne fa

relazione motivata e la trasmette al Ministero delle Finanze, affinché questi possa

presentarla al Parlamento. Entro il primo giorno festivo del mese di ottobre, infine, il

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Ministro per il bilancio fa l’esposizione economico – finanziaria e il Ministro per il tesoro

l’esposizione relativa al bilancio di previsione (artt. 79-80).

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ASPETTI CONTABILI DEL BILANCIO DEL PERIODO 1924 - 1925

Il rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato (relativamente a tale rendiconto si

premette come lo stesso non rispecchia le disposizioni introdotte con il Regio Decreto

n.2440 infatti, ad esempio, l’esercizio è dall’1/07 al 30/06) per l’esercizio finanziario 1924

- 25 si compone del Conto consuntivo del bilancio e del Conto generale del Patrimonio

dello Stato.

I prospetti contenuti nel primo documento in questione (ALL a) mirano ad evidenziare,

secondo diversi profili (funzione, capitoli, etc), la gestione di competenza, di cassa e dei

residui delle entrate ed uscite di bilancio.

Vengono inoltre esposti appositi distinti prospetti sulla attività poste in essere dai singoli

Ministeri e sugli Enti ed Aziende gestite dallo Stato

Con riferimento ai singoli capitoli di spesa (similari notizie riguardano comunque anche i

capitoli dell’entrata) il dettaglio delle informazioni è assai vasto. Vengono infatti riportati

per Ministero:

• il numero del capitolo dell’esercizio rendicontato e quello dei due precedenti;

• la denominazione;

• gli importi previsti;

• la rendicontazione degli importi di competenza: le somme pagate, rimaste da

pagare, il loro totale e le economie o le maggiori spese;

• la rendicontazione dei residui degli esercizi precedenti: gli importi iniziali, i

pagamenti, gli importi rimasti da pagare, il loro totale e le economie o eccedenze

per assegnazioni speciali;

• i pagamenti complessivi;

• i residui passivi a fine esercizio.

Il Conto Generale del Patrimonio dello Stato riporta invece la documentazione atta a

comprendere le variazioni delle attività e passività dello Stato e il raccordo tra queste e il

conto del Bilancio (come d’altronde già visto per l’esercizio 1880).

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Il documento in questione contiene prospetti (All. b) coordinati fra loro e volti ad

evidenziare la situazione patrimoniale dello Stato e le variazioni dei singoli cespiti sulla

base di successivi approfondimenti e differenziate metodologie.

Il capo I contiene sei prospetti volti alla rappresentazione dei risultati generali della

situazione patrimoniale, le variazioni intervenute nelle attività e passività, gli elementi

costituenti il risultato economico dell’esercizio, la situazione del tesoro e la concordanza

del conto del bilancio con quello del patrimonio.

Fra i tanti altri prospetti contenuti nel Rendiconto generale della Amministrazione dello

Stato appare utile un breve commento relativamente al prospetto denominato Riassunto

dei conti generali del patrimonio dello stato per l’esercizio finanziario 1924-25 (All c). Il

prospetto in discussione è così sintetizzabile:

PARTE I - ATTIVITA'

CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITA'

Riferimento ai conti

consistenza 01.07.24

Variazioni in aumento

variazioni in diminuzione

consistenza 30.06.25

attività finanziarie proprie del Tesoro x Xxxx xxxx xxxx xxxx

attività disponibili … x Xxxx xxxx xxxx xxxx … x Xxxx xxxx xxxx xxxx attività non disponibili … x Xxxx xxxx xxxx xxxx … x Xxxx xxxx xxxx xxxx Totale Xxxx xxxx xxxx xxxx aumento/riduzione della consistenza delle attività xxxx

eccedenza delle passività al 01.07.24 Xxxx al 30.06.25 xxxx miglioramento/peggiora-mento patrimoniale xxxx

totali a pareggio complessivo Xxxx xxxx xxxx xxxx PARTE II - PASSIVITA'

CLASSIFICAZIONE DELLE PASSIVITA'

Riferimento ai conti

consistenza 01.07.24

variazioni in aumento

variazioni in diminuzione

consistenza 30.06.25

Passività finanziarie passività proprie del conto del tesoro x Xxxx xxxx xxxx xxxx

biglietti di Stato a corso legale Xxxx xxxx xxxx xxxx

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passività consolidate -perpetue e redimibili - e passività diverse

x Xxxx xxxx xxxx xxxx

Totale Xxxx xxxx xxxx xxxx aumento/riduzione della consistenza delle passività xxxx

totali a pareggio complessivo Xxxx xxxx xxxx xxxx

Tale prospetto riporta quindi le attività, comprensive anche della valorizzazione dei beni

immobili e mobili, e le passività distinte, rispettivamente, sulla base della loro

disponibilità oppure della loro scadenza. Esso inoltre sintetizza specificatamente le

variazioni avvenute nei beni e crediti e nei debiti.

Tali variazioni, diversamente da altri prospetti prima visti con riferimento a precedenti

esercizi, non vengono riportate se “impieghi” nella sezione attività e se “fonti” in quella

passività ma, invece, in corrispondenza del cespite interessato dalla variazione.

La descritta rappresentazione mira quindi ad una rappresentazione complessiva delle

attività e passività e dell’ammontare delle loro variazioni: il raccordo tra il

miglioramento/peggioramento patrimoniale e i risultati dei conti accesi alle variazioni

dovute alla gestione accresce ulteriormente il valore informativo del bilancio consuntivo

in discussione.

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ALLEGATO A

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All. a 1/6

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All. a 2/6

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All. a 3/6

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All. a 4/6

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ALLEGATO B

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All. b 1/6

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All. b 2/6

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All. b 3/6

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All. b 4/6

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All. b 5/6

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All. b 6/6

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ALLEGATO C

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All. c 1/3

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All. c 2/3 Riassunto dei conti generali del patrimonio dello Stato per l’esercizio finanziario 1924-1925

Parte I. - ATTIVITA’

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All. c 3/3 Riassunto dei conti generali del patrimonio dello Stato per l’esercizio finanziario 1924-1925

Parte II - PASSIVITA’

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ASPETTI LEGISLATIVI DEL BILANCIO DEL PERIODO 1943 – 1944

Una prima modifica relativamente al bilancio del periodo 1943 – 1944 è dettata dalla

Legge n. 2783 del 9 dicembre 1928 intitolata “modificazioni alla legge per la contabilità

generale dello Stato”.

Dal punto di vista organizzativo la legge stabilisce che durante l’esercizio finanziario il

Ragioniere generale dello Stato comunica al direttore generale del tesoro le variazioni di

bilancio disposte mediante decreti Ministeriali in dipendenza di autorizzazioni legislative;

il direttore generale del tesoro, a sua volta, comunica al Ragioniere generale le situazioni

di cassa. Per tutte le operazioni finanziarie, di tesoreria o di portafoglio dalle quali

derivino, o possono derivare, effetti sul bilancio, il direttore generale del Tesoro e il

contabile del portafoglio sono tenuti, sotto la propria personale responsabilità e prima che

le operazioni abbiano corso, a darne comunicazione al ragioniere generale dello Stato, il

quale ha il compito di comunicare le proprie eventuali osservazioni al Ministro per le

Finanze, il quale è colui che vista e approva ogni movimento monetario (art. 3).

La Direzione generale del Tesoro invia, entro il giorno 10 di ogni mese, alla Ragioneria

generale dello Stato la situazione delle attività e delle passività della gestione del

portafoglio con gli opportuni allegati illustrativi.

Organizzazione contabile.

Entro il mese di dicembre la Direzione generale del tesoro compila il preventivo di cassa

dell’esercizio finanziario successivo, ripartito in periodi semestrali. Tale preventivo, oltre

il presunto fondo di cassa iniziale, comprende gli incassi ed i pagamenti di cui è prevista la

realizzazione, sia in conto della gestione del bilancio, per competenza e residui, sia in

conto dei debiti e crediti di tesoreria.

Alla fine di ciascun trimestre il suddetto preventivo viene riveduto al fine di tener conto

degli elementi che determinano eventuali variazioni nelle valutazioni effettuate. Al fine di

formare il preventivo di cassa, la Ragioneria generale dello Stato raccoglie dalle

Amministrazioni centrali, tramite le rispettive ragionerie, ed entro il giorno 10 dei mesi di

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giugno, settembre, dicembre e marzo, i dati occorrenti per stabilire le previsioni degli

incassi e dei pagamenti che si riferiscono alla gestione del bilancio. Sulla base di tali dati,

la Ragioneria generale dello Stato riassume le previsioni di cassa relative alla suddetta

gestione e le comunica, non più tardi del giorno 20 di ciascuno dei mesi sopra citati, alla

Direzione generale del Tesoro. Una volta realizzato, compilato e riveduto, il preventivo di

cassa è, in ogni trimestre, sottoposto dal direttore generale del Tesoro al Ministro delle

Finanze e successivamente trasmesso in copia alla Ragioneria Generale.

Per quanto riguarda la durata dell’anno finanziario, in modifica della legge n.2440 del 18

novembre 1923, è stabilito che esso abbia inizio con il 1° luglio e termine con il 30 giugno

dell’anno seguente: in particolare per gli incassi e i versamenti delle entrate accertate e per

i pagamenti delle spese impegnate entro il 30 giugno la chiusura dei conti è protratta al 31

luglio successivo (art. 30).

Nel conto del bilancio sono comprese:

- le entrate accertate e scadute durante l’anno finanziario;

- le spese ordinate e liquidate e quelle impegnate nello stesso periodo di tempo;

- le riscossioni degli agenti, i versamenti nelle casse del tesoro e i pagamenti riguardanti

lo stesso esercizio finanziario e quelli anteriori, ma comunque effettuati entro il già

citato termine del 31 luglio (art. 32).

Nel successivo mese di gennaio il ministro delle finanze presenta al parlamento.

- il rendiconto generale dell’esercizio scaduto al 30 giugno;

- il bilancio di previsione dell’esercizio futuro, costituito dallo stato di previsione

dell'entrata e da quelli delle spese distinti per ministeri (art. 34).

Le altre modifiche apportate alla legge del 1923 sono per lo più modifiche contabili. In

particolare è stabilito che il conto dei residui del bilancio sia tenuto distinto da quello della

competenza, in modo tale che nessuna spesa riguardante i residui possa essere imputata

sui fondi della competenza e viceversa: nello specifico i residui passivi della parte

ordinaria del bilancio, non pagati entro il secondo esercizio successivo a quello cui si

riferiscono possono riprodursi in uno speciale capitolo dei bilanci successivi; i residui

passivi della parte straordinaria, invece, si possono mantenere in bilancio fino a che

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sussiste la necessità delle spese per cui gli stanziamenti sono stati istituiti, ma in ogni caso

non oltre il terzo esercizio successivo a quello in cui è stato iscritto l’ultimo stanziamento.

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ASPETTI FINANZIARI DEL BILANCIO DEL PERIODO 1943 - 1944

L’esercizio in discussione è coincidente, come prima detto, con il periodo 01.07.19XX-

30.06.19XX+1.

Dall’analisi dell’indice del documento (All. A1) il rendiconto riporta, oltre alla Nota

preliminare, oggetto peraltro di successiva breve analisi (All. A2), il Conto generale del

patrimonio dello Stato suddiviso nelle seguenti sezioni:

• Sezione I - Conti generali;

• Sezione II - Dimostrazione dei punti di concordanza tra gli accertamenti di

competenza del bilancio ed il conto del patrimonio;

• Sezione III - Conto generale delle rendite e delle spese e di altri aumenti e

diminuzioni patrimoniali;

• Sezione IV - Attività e passività classificate secondo i vari ministeri che le hanno

in gestione.

Alle suddette sezioni si accompagnano i Conti speciali dimostrativi suddivisi per

Ministeri.

La Nota preliminare riporta chiarimenti di vario genere sull’esercizio. Da tale documento

è possibile comprendere:

1. le ragioni del peggioramento patrimoniale (differenza tra attività e passività

calcolate ad inizio e fine esercizio) esposte con riguardo alle singole voci del

bilancio (es. variazioni delle attività finanziarie, di quelle disponibili, etc.), ai

differenti ministeri e al loro totale;

2. le connessioni tra il conto del bilancio e quello del patrimonio, con espressa

dimostrazione delle variazioni della consistenza patrimoniale e delle influenze

dell’esercizio del bilancio sul patrimonio;

3. quanto le singole gestioni (del bilancio di competenza, dei residui di bilancio e del

patrimonio non finanziario) abbiano influito sul risultato economico dell’esercizio.

Alla nota preliminare seguono una serie di prospetti riportati nelle sezioni prima descritte

e volti a rendicontare l’esercizio in discussione. Il primo di questi, ossia il Riassunto dei

conti generali per l’esercizio finanziario 1943-44 (All. A3) rispecchia il prospetto

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denominato Riassunto dei conti generali del patrimonio dello stato per l’esercizio

finanziario 1924-25 (All. c) prima visto, come d’altronde molti dei successivi, sicché non

saranno oggetto di successiva analisi.

Sempre al fine di descrivere l’informativa presente nel rendiconto in argomento appare

utile fare menzione della presenza (All. A4) di prospetti volti a comprendere l’attività

posta in essere dai singoli Ministeri.

Da tali schemi, presenti peraltro nei rendiconti di precedenti esercizi, è possibile

comprendere, per la parte ordinaria, per quella straordinaria nonché nel totale, le

previsioni iniziali la gestione dei residui e i saldi di fine anno.

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ALLEGATO A/1

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All. A1 1/3

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All. A1 2/3

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All. A1 3/3

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ALLEGATO A/2

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All. A2 1/9

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All. A2 2/9

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All. A2 3/9

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All. A2 4/9

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All. A2 5/9

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All. A2 6/9

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All. A2 7/9

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All. A2 8/9

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All. A2 9/9

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ALLEGATO A/3

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All. A3 1/2 Riassunto dei conti generali per l’esercizio finanziario 1943-44

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All. A3 2/2 Riassunto dei conti generali per l’esercizio finanziario 1943-44

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ALLEGATO A/4

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All. A4 1/9

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All. A4 2/9

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All. A4 3/9

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All. A4 4/9

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All. A4 5/9

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All. A4 6/9

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All. A4 7/9

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All. A4 8/9

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All. A4 9/9

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ANALISI DEL BILANCIO DELL’ANNO 1957 – 1958

Il Rendiconto generale dell’amministrazione dello Stato per l’esercizio finanziario 1957 –

58 si compone di numerosi prospetti (si veda in proposito l’Allegato I) ed è suddiviso

nelle seguenti principali sezioni:

- Conti generali. Essi evidenziano la consistenza al principio e alla fine dell’esercizio,

nonché le variazioni in aumento e in diminuzione per le singole specie di beni, crediti

e debiti;

- Dimostrazione dei punti di concordanza tra gli accertamenti di competenze del

bilancio e il conto del patrimonio. Tale prospetto riassume i movimenti patrimoniali

derivanti dagli accertamenti di competenza del bilancio e determina l’ammontare

dell’entrata netta e della spesa netta, corrispondenti al beneficio od alla perdita

apportati dalla gestione di competenza del bilancio al patrimonio finanziario;

- Conto generale delle rendite e delle spese. Questo è il prospetto economico del

rendiconto dal quale risultano i profitti e le perdite dovuti tanto alla gestione del

bilancio, quanto alla gestione del patrimonio;

- Attività e passività classificate in relazione ai Ministeri che le hanno in gestione. In

tale schema le attività e le passività vengono classificate in tabelle separate, ognuna

per ciascun Ministero, ed il relativo ammontare viene riepilogato in un prospetto

riassuntivo le cui risultanze concordano con quelle del conto sintetico della sezione dei

conti generali.

Risultati della Gestione Patrimoniale.

Un primo prospetto, denominato Riassunto dei conti generali per l’esercizio finanziario

1957 – 58, si compone di due parti aventi il fine di sintetizzare le attività e le passività.

Tale prospetto risulta così sintetizzabile (vedasi Allegato II):

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CONSISTENZA AL

1 LUGLIO 1957 (milioni di lire)

CONSISTENZA AL

30 GIUGNO 1958 (milioni di lire)

DIFFERENZE

ATTIVITA’

Attività

finanziarie

1.461.573 1.930.055 + 468.482

Attività

disponibili

Immobili, mobili,

crediti e titoli cred.

1.219.429 1.262.666 + 43.237

Beni di natura industriale

181.570 187.867 + 6.297

Attività non disponibili

Materiali

militari

1.806.282 1.893.890 + 87.608

Beni destinati ai servizi dello

Stato

705.397 771.928 + 66.531

Materiale scientifico ed

artistico

16.534 21.508 + 4.974

TOTALE ATTIVITA’

5.390.785 6.067.914 + 677.129

PASSIVITA’

Passività finanziarie

5.577.861 6.247.310 + 669.449

Passività consolidate,

perpetue, redimibilie

diverse

2.488.174 2.507.663 + 19.489

TOTALE PASSIVITA’

8.066.035 8.754.973 + 688.938

ECCEDENZA PASSIVA

2.675.250 2.687.059 + 11.809

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Dallo schema che precede si rileva, quindi, che mentre al 1° luglio 1957 :

- le attività ammontavano a milioni 5.390.785

- le passività ammontavano a milioni 8.066.035

con un’eccedenza passiva pari a milioni 2.675.250

al 30 giugno 1958

- le attività ammontavano a milioni 6.067.914

- le passività ammontavano a milioni 8.754.973

con un’eccedenza passiva pari a milioni 2.687.059

con un conseguente peggioramento pari a milioni 11.809

Come detto precedentemente, una sezione molto importante del rendiconto è rappresentata

dalla Dimostrazione di concordanza del conto del bilancio con quello del patrimonio. In

esso viene messo in evidenza l’ammontare degli elementi patrimoniali non finanziari che

hanno influito negli accertamenti del bilancio.

Risulta:

che concorsero a formare entrate di bilancio: diminuzioni di attività, per vendite di beni ed esazioni di crediti

Mil. 32.753

aumenti di passività per accensione di debiti Mil. 333.198

con un peggioramento patrimoniale di --------------- Mil. 365.951

che derivano da spese di bilancio: aumenti di attività per nuovi acquisti di beni

Mil. 233.395

diminuzioni di passività per estinzioni di debiti Mil. 274.771

con un miglioramento di --------------- Mil. 508.166

----------------

la consistenza patrimoniale non finanziaria si trova, quindi, migliorata di

Mil. 142.215

se il detto miglioramento di Mil. 142.215

si detrae dal disavanzo risultante dal bilancio di competenza in

Mil. 263.442

----------------

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si ha che l’esercizio del bilancio ha arrecato al patrimonio un peggioramento di

Mil. 121.227

L’ammontare dei fatti di gestione modificativi, come rendite, spese, sopravvenienze,

cessioni di attività, consumi ecc. che hanno determinato il peggioramento patrimoniale di

milioni 11.809 viene riepilogato nel conto generale riassuntivo delle rendite e delle spese

che presenta i seguenti valori:

1°) Gestione del bilancio di competenza: Le entrate del bilancio di competenza, depurate dai movimenti patrimoniali, hanno una rendita netta di mentre le spese di bilancio, pure depurate dai movimenti patrimoniali, sono state di

Mil. 3.085.700 Mil. 3.206.927

con una differenza passiva di ------------------- Mil. 121.227

2°) Gestione dei residui di bilancio L’ammontare dei residui passivi eliminati per rettificazioni e quello delle somme erogate in conto residui per acquisto di beni o per estinzione di passività ammontavano a Contrapponendovi la diminuzione per cessazione di partite verificatesi nei residui attivi e l’importo per vendite di beni e rate di crediti scadute comprese nei residui stessi in

Mil. 151.854 Mil. 184

si ha una differenza attiva di ------------------- Mil. 151.670

3°) Gestione della tesoreria In tale gestione si sono avute: diminuzioni di attività nella Cassa in seguito a cessazione di partite per decreti ministeriali di scarico

Mil. 2

4°) Gestione del patrimonio non finanziario In tale sezione si sono avute: aumenti di atività: - nei beni immobili, mobili, creduti e titoli di credito - nei beni di natura industriale - nei materiali militari di terra, di mare e di aria - nei beni destinati ai servizi dello Stato - nel materiale scientifico ed artistico

Mil. 21.551 Mil. 6.630 Mil. 274.665 Mil. 54.164 Mil. 4.054

------------------- Mil. 361.064 diminuzione di passività: nelle passività consolidate, perpetue, redimibili e nelle passività diverse

Mil. 6.905

------------------- Mil. 367.969

diminuzioni di attività: - nei beni immobili, mobili, crediti e titoli di credito - nei beni di natura industriale - nei materiali militari di terra, di mare e di aria - nei beni destinati ai servizi dello Stato - nel materiale scientifico ed artistico

Mil. 31.587 Mil. 7.719 Mil. 339.350 Mil. 20.039 Mil. 73

------------------- Mil. 398.768

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aumenti di passività: nelle passività consolidate, perpetue, redimibili e nelle passività diverse

Mil. 11.451

Totale peggioramenti ------------------- Mil. 410.219 Differenza passiva ------------------- Mil. 42.250

----------------Peggioramento patrimoniale determinato dalle tre gestioni Mil. 11.809

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ALLEGATO I

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All. I 1/4

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All. I 2/4

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All. I 3/4

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All. I 4/4

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ALLEGATO II

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All. II 1/6 Riassunto dei conti generali per l’esercizio finanziario 1957-58

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All. II 2/6 Riassunto dei conti generali per l’esercizio finanziario 1957-58

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All. II 3/6

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All. II 4/6

CAMERA DEI DEPUTATI

IV LEGISLATURA

N. 598

RENDICONTO GENERALE DELLA

AMMINISTRAZIONE DELLO STATO per l’esercizio finanziario 1957-58

PRESENTATO DAL MINISTRO DEL TESORO

(COLOMBO EMILIO)

DI CONCERTO COL MINISTRO DEL BILANCIO (MEDICI)

il 16 ottobre 1963

PARTE I

CONTO BEL BILANCIO

VOLUME SECONDO

Entrata - Tesoro - Finanze - Grazia e giustizia - Affari esteri – Pubblica istruzione

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TIPOGRAFIA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

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All. II 5/6 Entrata

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All. II 6/6