RAPPORTO 2011 SULLO STATO DELLE PROVINCE DEL...

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_______________________________________________________________________________________________________ RAPPORTO 2011 SULLO STATO DELLE PROVINCE DEL LAZIO Realizzato dall’EURES Ricerche Economiche e Sociali in collaborazione con l’UPI Lazio SINTESI STAMPA Roma, 16 Dicembre 2011 Camera dei Deputati Sala Conferenze Palazzo Marini Per maggiori informazioni contattare l’Ufficio Stampa dell’EURES 06 87195835 – Fax 06 87197392 – 333 6177207 [email protected] DINAMICHE POLITICHE, DEMOGRAFICHE E SOCIALI p. 2 ECONOMIA E OCCUPAZIONE p. 7 ECONOMIA DELLE FAMIGLIE p. 12 COMPETITIVITÀ E RISORSE DEL TERRITORIO p. 14 LEGALITÀ E SICUREZZA p. 19

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    RAPPORTO 2011 SULLO STATO DELLE PROVINCE DEL LAZIO

    Realizzato dall’EURES Ricerche Economiche e Sociali

    in collaborazione con l’UPI Lazio

    SINTESI STAMPA Roma, 16 Dicembre 2011

    Camera dei Deputati Sala Conferenze Palazzo Marini

    Per maggiori informazioni contattare l’Ufficio Stampa dell’EURES 06 87195835 – Fax 06 87197392 – 333 6177207 [email protected]

    DINAMICHE POLITICHE, DEMOGRAFICHE E SOCIALI p. 2 ECONOMIA E OCCUPAZIONE p. 7 ECONOMIA DELLE FAMIGLIE p. 12 COMPETITIVITÀ E RISORSE DEL TERRITORIO p. 14 LEGALITÀ E SICUREZZA p. 19

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    DINAMICHE POLITICHE, DEMOGRAFICHE E SOCIALI © L’INDAGINE CAMPIONARIA EURES-UPI LAZIO: Indagine realizzata attraverso la somministrazione diretta e telefonica di 2.009 questionari ad un campione casuale di cittadini maggiorenni, rappresentativo della popolazione regionale del Lazio, stratificato per provincia, ampiezza demografica dei comuni, età e sesso della popolazione; periodo di rilevazione giugno-luglio 2011; errore campionario del 2,2% ad un livello di fiducia pari al 95%.

    © Abolire le Province? No, grazie! - Un’ampia maggioranza dei cittadini del Lazio (il 57,1%) considera la Provincia un “ente utile” (il 7,5% “molto” e il 49,6% “abbastanza”), a fronte del 42,9% di opposta opinione (il 29,8% la giudica “poco utile” e il 13,1% “per niente”). Tale positiva valutazione, nonostante la pressione mediatica sui costi della politica e sui “tagli” delle province, risulta peraltro in costante crescita (passando dal 42,9% del 2009 al 55,5% del 2010). Un prevalente riconoscimento dell’utilità della Provincia appare condiviso dalle diverse componenti del campione, con i valori più alti a Roma (59,4%), Frosinone (56,2%) e Latina (52,3%); in controtendenza Viterbo e Rieti, dove la maggioranza degli intervistati (rispettivamente il 58,3% e il 54,2%) giudica “poco” o “per niente utile” la Provincia. Coerentemente, soltanto il 28,5% dei cittadini sarebbe favorevole all’abolizione della propria provincia, a fronte del 44,3% dei “contrari”; una posizione, questa, in crescita rispetto al 2010 (quando i contrari all’abolizione della propria provincia erano il 41,8%). La maggiore opposizione all’ipotesi abrogativa si rileva a Frosinone (47,8%, contro il 25,7% dei favorevoli), Roma (45,5%, contro il 28,2%) e Latina (43,6% contro il 21,6%), così come nei più piccoli comuni (“contrari” nel 49,1% dei casi e favorevoli nel 27,8%); diversamente, tra i cittadini di Rieti e Viterbo prevalgono gli abolizionisti (45,9% e 39,1% i “sì”, a fronte del 32,5% e del 31% dei contrari). © Debole, ma in crescita, la fiducia nelle Istituzioni di prossimità - La fiducia dei cittadini del Lazio nei confronti degli amministratori locali, pur in crescita, resta un sentimento minoritario. Nel 2011 infatti, il 43,8% dei cittadini dichiara di apprezzare il lavoro svolto dal proprio Sindaco, il 34% quello dei Presidenti delle Province ed il 30,5% l’azione della Presidente della Regione (+7 punti rispetto al 23% del 2010); si rafforza al tempo stesso la fiducia verso i Sindaci (+5 punti rispetto al 38,7% del 2010), mentre risulta in leggero calo l’apprezzamento dei Presidenti delle Province (era al 35,8% nel 2010). Sono i residenti nei piccoli comuni (fino a 15 mila abitanti) ad apprezzare maggiormente l’operato del proprio Sindaco (58,9%), a fronte del 35,4% rilevato nel comune di Roma. L’apprezzamento più alto sull’operato del Presidente della Provincia si rileva a Viterbo (40,3%), Roma (34%) e Frosinone (34,7%), il cui Presidente incrementa di 15 punti il gradimento presso i cittadini (era pari al 19,8% nel 2010), mentre la Governatrice Polverini raccoglie i maggiori consensi a Viterbo (40,2%), a fronte del 33,7% a Frosinone, del 31% a Latina, del 29,7% a Roma e del 20,4% a Rieti. Referendum: voglia di democrazia diretta – Se la democrazia rappresentativa e la politica tradizionale sono attraversate da un clima di progressivo distacco, cresce la voglia di “democrazia diretta” tra i cittadini del Lazio, che ai 4 referendum del 12 e 13 giugno 2011 (acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento) hanno ampiamente superato la soglia del quorum per la prima volta dal 1995 (quando si votava su 13 referendum), con una partecipazione del 58,9% (57,8% in Italia), che ha raggiunto il 59,7% nella provincia di Roma, seguita da Viterbo (58,6%), Frosinone (58%), Rieti (56,8%) e Latina (54,9%). Sul fronte della “democrazia rappresentativa” si rileva invece un ulteriore arretramento della partecipazione al voto, scendendo l’affluenza alle elezioni comunali 2011 (che hanno coinvolto 111 comuni del Lazio, pari al 29,4% dell’elettorato della regione), di 1,8 punti percentuali (dal 79,7% delle consultazioni precedenti al 77,9%, a fronte del 71% in Italia). Tra le province Rieti e Viterbo presentano l’affluenza più elevata (con l’81,2% e l’80,9% dei votanti), seguite da Frosinone (78,8%), Latina (78,5%) e Roma (76,2%).

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    Nel 2011 quasi 6 milioni di residenti nel Lazio (+600 mila in 20 anni) – Al 1° Gennaio 2011 risultano 5.728.688 i residenti del Lazio, di cui il 73,2% nella sola provincia di Roma (4.194.068 unità); oltre 1 milione di abitanti si distribuisce tra le province di Latina (555.692 residenti, pari al 9,7% della popolazione regionale) e Frosinone (498.167 pari all’8,7%), mentre altri 500 mila si contano nelle province settentrionali di Viterbo (320.294, pari al 5,6%) e Rieti (160.467, pari al 2,8% del totale regionale). L’aumento della popolazione registrato nel Lazio nell’ultimo anno (+0,8%, pari ad una crescita di 46.820 abitanti rispetto al 2010), si concentra a Roma (+0,9%), Latina (+0,8%) e Viterbo (+0,7%), e soltanto marginalmente a Rieti (+0,3%) e Frosinone (+0,1%). La dinamica degli ultimi venti anni evidenzia una forte crescita dei residenti (+11,7%, pari a 600 mila unità), superiore alla dinamica nazionale (+6,8%). E un quinto della popolazione ha più di 64 anni – Uno dei temi più rilevanti all’interno dell’analisi socio-economica della regione è costituito dal progressivo invecchiamento della popolazione: gli over64 nel Lazio nel 2010 hanno infatti raggiunto 1.123.067 unità, pari al 19,8% della popolazione residente (20,2% in Italia), in crescita di 2,5 punti percentuali in dieci anni (erano il 17,3% nel 2000). A livello provinciale Rieti si conferma la provincia più anziana (con il 22,7% di over64, pari a 36.325 unità), seguita da Viterbo (21,1% e 67.197), da Roma (19,8% e 824.416 anziani) e Frosinone (19,8% e 98.746); Latina registra un valore significativamente inferiore (17,5%, pari a 96.383 over64), pur in presenza dell’incremento maggiore nel decennio considerato (+2,7 punti percentuali). Crisi e precarietà, cattivi genitori: nascite in calo nell’ultimo biennio. In controtendenza il Lazio meridionale – Le nascite nel Lazio risultano in calo sia nel 2010 (-0,8%, da 54.701 a 54.277), sia nel 2009 (rispetto alle 56.755 del 2008), evidenziando come la crisi e la precarietà del lavoro incidano sempre più sulle dinamiche procreative. Il dato regionale è condizionato dal risultato negativo di Roma (-4,9% nel 2009 e -1,1% nel 2010, con 40.389 nati), ma la flessione più marcata si rileva a Rieti (-7,8% nel 2010 e 1.221 nascite) e Viterbo (-1,9% e 2.645 nascite), che confermano le maggiori criticità nella struttura demografica. In aumento le nascite a Frosinone (+2,5% e 4.422 nascite) e a Latina (+1,6% e 5.600 nascite). In termini relativi, il Lazio nel 2010 registra 9,5 nascite ogni mille abitanti (9,3 in Italia), che salgono a 10,1 a Latina, seguita da Roma (9,7), Frosinone (8,9), Viterbo (8,3) e Rieti (7,6). Il tasso di natalità risulta inoltre più elevato tra i comuni della provincia (9,8) rispetto ai Capoluoghi (9,2), seguendo l’andamento di Roma (10,6 in provincia e 9,2 nella Capitale). Il matrimonio può attendere... – L’incertezza e l’impoverimento che investono le nuove generazioni, accanto ai continui mutamenti culturali sulle scelte di coppia, sembrano spiegare il costante decremento dei matrimoni. In primo luogo, infatti, ci si sposa sempre più tardi: nel Lazio nel 2009 l’età media al primo matrimonio è salita a 34,2 anni per gli uomini e a 31,2 anni per le donne (33,1 e 30,1 in Italia), a fronte di valori pari a 31,3 e 28,9 anni nel 1999. Le nuove unioni matrimoniali, sostituite sempre più frequentemente da altre forme di convivenza, scendono nel 2009 a quota 20.888 (il valore più basso degli ultimi 10 anni), registrando un decremento del 6,7% rispetto al 2008 (-6,5% in Italia). Tale flessione coinvolge tutte le province, con la riduzione più consistente a Roma (-7,5%), seguita da Viterbo (-5%), Latina (-4,8%), Rieti (-4,1%) e Frosinone (-4%). In termini relativi la provincia in cui ci si sposa di più risulta Viterbo (con 4,1 matrimoni celebrati ogni 1.000 abitanti), seguita da Latina (4), Frosinone (3,8), Roma (3,6) e Rieti (3,5). Il dato regionale (3,7) risulta peraltro inferiore a quello nazionale (3,8). Negli ultimi dieci anni (1999-2009), a fronte di una dinamica complessivamente negativa (-12,4% nel Lazio e -17,7% in Italia i matrimoni celebrati), più consistente è la contrazione di quelli religiosi, passati nel Lazio dal 71,6% al 58% del totale; tra le province l’incidenza inferiore del rito religioso si registra a Roma (54% a fronte del 46% con rito civile), preceduta da Viterbo (59,4%), Rieti (65,6%), Latina (68,5%) e Frosinone (73,5%). Nello stesso periodo (1999-2009) cresce la percentuale delle seconde nozze, passando nel Lazio dall’8,6% al 12,1% per gli uomini e dal 5,9% al 10% per le donne.

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    ...ma il divorzio no: nel Lazio si rompe un matrimonio ogni 33 minuti - Al calo dei matrimoni registrato, si contrappone una significativa crescita delle separazioni e dei divorzi. In termini assoluti nel Lazio nel 2009 si contano 10.360 sentenze di separazione (+3,4% rispetto al 2008, a fronte di +2,1% in Italia) e 5.375 divorzi (+4,8%, a fronte di +0,2% nazionale), pari complessivamente a 75,3 separazioni o divorzi ogni 100 matrimoni (60,9 in Italia).

    © Non sorprende, dunque, che i cittadini del Lazio, invitati ad esprimersi su questo tema, si dicano nel 67,6% dei casi favorevoli all’introduzione del “divorzio breve” (un anno anziché i tre attuali dalla separazione), a fronte del 19,8% di opinione contraria (il 12,6% non esprime una posizione in merito). L’adesione più alta si registra tra i giovani (18-35 anni), con il 78,6%, e nella fascia 35-49 anni (72,4%), scendendo al valore minimo del 45,6% tra gli ultrasessantaquattrenni; pur all’interno di una trasversale condivisione, sono le donne (con il 68,6% delle adesioni) più degli uomini (66,5%), a chiedere il divorzio breve. Cambia la famiglia… E i cittadini chiedono nuovi diritti - Nel corso degli ultimi venti anni si rileva un costante aumento del numero di famiglie (+28,4% nel Lazio, da 1,83 milioni nel 1991 a 2,35 milioni nel 2010) contestuale ad una diminuzione del numero medio dei componenti (da 2,8 a 2,4 nel Lazio come in Italia). Si evidenzia inoltre la progressiva contrazione delle nascite all’interno di famiglie “tradizionali”, vale a dire da genitori coniugati (non necessariamente tra loro), pari al 67,1% dei nati totali, a fronte del 69,4% nel 2008 e dell’87,4% nel 1999.

    © Secondo l’opinione dei cittadini del Lazio le trasformazioni della famiglia richiederebbero un “adeguamento” anche da un punto di vista normativo; un’ampia maggioranza degli intervistati (il 52,1%) è infatti favorevole al riconoscimento dei diritti civili alle “coppie di fatto” (a fronte del 33,9% di contrari e del 14% senza una opinione in merito). Sono soprattutto le donne a sostenere tale indicazione, con il 55% delle adesioni a fronte del 49,1% degli uomini; più favorevoli risultano anche gli under 35 (67,9%, a fronte del valore minimo di 25% tra gli ultrasessantaquattrenni) e i laureati (65,7% a fronte del 34% tra i meno scolarizzati). I numeri degli stranieri nel Lazio: 9,5% della popolazione e 11,9% degli occupati – Al 1° Gennaio 2011 sono 542.688 gli stranieri residenti nel Lazio, concentrati per il 54,3% (294.571) nella sola Capitale, con una crescita del 9,5% rispetto al 2010 (+8,5% negli altri comuni della provincia capitolina). In termini relativi gli stranieri rappresentano nel Lazio il 9,5% dei residenti totali (7,5% in Italia), che salgono al 10,6% a Roma, seguita da Viterbo (8,9%), Rieti (7,3%), Latina (6,8%) e Frosinone (4,4%). Anche nell’ultimo anno, nonostante le criticità economiche del territorio, si registra un incremento dei residenti stranieri (+9%), più alto a Latina (+10,4%) e Roma (+9,2%), ma consistente anche a Viterbo (+8,2%), Rieti (+7,9%) e Frosinone (+4,9%). Importante il contributo degli immigrati anche in termini occupazionali, con 270 mila occupati stranieri nel Lazio, pari all’11,9% del totale degli occupati, un dato inferiore solo a quello registrato in Umbria in termini relativi (12,8%) e a quello della Lombardia in valori assoluti (469 mila occupati stranieri). A livello provinciale la quota dei lavoratori stranieri raggiunge il 13,9% a Roma, scendendo significativamente a Rieti (8,3%), Latina (6,6%), Viterbo (6,3%) e Frosinone (3,7%).

    © A fronte di tali cambiamenti i cittadini laziali si dicono favorevoli ad una maggiore integrazione degli stranieri anche sul piano politico: il 44,6% degli intervistati è infatti favorevole al riconoscimento del diritto di voto amministrativo agli immigrati che risiedano regolarmente in Italia da almeno 3 anni (a fronte del 39,2% dei contrari e del 16,2% degli indecisi). Maggiore apertura all’estensione dei diritti si rileva tra le donne (47,6% le favorevoli a fronte del 41,6% degli uomini), i laureati (57,7% contro il 27,5% dei meno scolarizzati) e i più giovani (51,4%, contro il 22,8% degli over64). Le adesioni più numerose si rilevano infine a Rieti (45,8%) e Roma (45,4%), seguite da Viterbo (43,1%), Latina (42,7) e Frosinone (40,2%).

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    Discrimi(nati): 6.747 i nati nel 2009 da genitori entrambi stranieri nel Lazio - Nel corso del 2009 (ultimo dato disponibile) sono stati 9.582 i nati da almeno un genitore straniero nel Lazio (pari al 17,5% delle nascite totali nella regione); di questi, ben 6.747 sono nati da genitori entrambi stranieri, quindi senza il diritto di acquisire la cittadinanza italiana, e 2.835 da coppie miste. A livello provinciale i nati da almeno un genitore straniero costituiscono il 18,9% del totale a Roma, seguita da Viterbo (17,3%), Rieti (16,5%), Latina (12,8%) e Frosinone (11,1%). Nel Lazio il numero dei bambini nati da almeno un genitore straniero risulta peraltro in fortissimo aumento, con una crescita del 37,3% rispetto ai 6.977 del 2005 e del 152,2% rispetto ai 3.799 del 2000. Schola magistra vitae: 65 mila alunni stranieri nelle classi del Lazio – L’inserimento scolastico costituisce il primo e più importante passo nel percorso di integrazione sociale, linguistica e culturale dei migranti: una responsabilità centrale e complessa “delegata” al personale scolastico e, in generale, ad una Istituzione sempre più sola e con risorse sempre più limitate. I numeri indicano infatti che nell’anno scolastico 2009/2010 sono 64.790 gli alunni stranieri inseriti nel sistema dell’istruzione laziale (+5,1% rispetto all’anno precedente e +7,1% in Italia), con una crescita del 9,2% a Latina, dell’8,7% a Viterbo, del 5,2% a Frosinone, del 4,6% a Roma e del 2,3% a Rieti. In termini relativi l’incidenza degli stranieri sul totale degli alunni iscritti passa dal 5,1% dell’anno scolastico 2005/2006 al 7,9% nell’a.s. 2009/2010 nel Lazio (e dal 4,8% al 7,5% in Italia). A livello provinciale l’incidenza più alta si rileva a Viterbo (9 studenti stranieri ogni 100 iscritti) e Roma (8,5%), seguite da Rieti (7,5%), Latina (5,8%) e Frosinone (4,5%). In calo le interruzioni volontarie di gravidanza (-3,2%) - Nel 2010 il numero delle IVG è diminuito nel Lazio del 3,2% (da 13.290 nel 2009 a 12.870), con decrementi più accentuati a Viterbo (-9,8%), seguita da Roma (-4,4%) e Latina (-1,6%), ma in crescita a Rieti (+11,3%) e Frosinone (+4,5%). A livello regionale il decremento del fenomeno risulta più alto tra le donne italiane (-3,7%, da 8.428 a 8.116 aborti) e più contenuto tra le donne con cittadinanza estera (-2,2%, da 4.846 a 4.737 aborti), la cui incidenza raggiunge nel 2010 il 36,9% del totale (era pari al 36,5% nel 2009). A fronte del progressivo calo degli aborti, che pure costituisce un buon risultato per la normativa in essere, si conferma una elevata incidenza degli obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere del Lazio, pari all’80,2% dei ginecologi, al 69,5% degli anestesisti e al 53,6% del personale non medico. Anche il ricorso alla cosiddetta “pillola abortiva” (la RU486, entrata in commercio in Italia ad aprile 2010), che consente l’aborto farmacologico, ovvero una procedura meno invasiva e meno traumatica per la donna (oltre che meno costosa per il sistema sanitario), risulta ancora marginale: a marzo 2011 la RU486 è stata “acquistata” complessivamente in Italia da 6.654 donne (circa in una IVG su 20), concentrandosi per il 47,1% in tre sole regioni (Piemonte, Toscana e Liguria); nel Lazio, il suo utilizzo appare ancora irrilevante (pari all’1,1%). © Ospedali: insoddisfatti del servizio 6 cittadini su 10 (57,4%) – Il giudizio dei cittadini sulla qualità dei servizi ospedalieri (indagine campionaria realizzata dall’Eures Ricerche Economiche e Sociali in collaborazione con Il Diritto alla Salute Onlus) appare caratterizzato da una prevalente insoddisfazione, con il 57,4% dei cittadini insoddisfatti (a fronte del 42,6% di opinione contraria), che salgono al 72,3% nel campione di Frosinone, seguito da Viterbo (57,6%) e Roma (57,2%); più bilanciato il giudizio a Rieti (con il 49% di soddisfatti, contro il 51%) e a Latina, dove i soddisfatti risultano maggioritari (53%). Ad esternare il giudizio più negativo sono i residenti dei piccoli comuni (fino a 5 mila abitanti), meno serviti dall’offerta di strutture ospedaliere (61,5% di insoddisfatti), accanto a quelli della Capitale, colpiti dal sovraffollamento e dalle liste d’attesa (61%); un giudizio prevalentemente positivo si riscontra invece nei comuni della fascia 50-250 mila abitanti. L’insoddisfazione verso i servizi ospedalieri cresce tra le fasce economiche più deboli (62,8%), confermando come sia la componente più vulnerabile del corpo sociale la più esposta alla capacità del sistema sanitario pubblico di realizzare un’offerta universalistica di qualità.

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    © Ticket e tempi d’attesa le maggiori criticità. Positivo il giudizio sui medici – Le ragioni dell’insoddisfazione dei cittadini del Lazio verso l’offerta ospedaliera si concentrano su tre principali aspetti: accessibilità e tempi di attesa (75,5% di insoddisfatti), ticket (62,8% di insoddisfatti) e qualità delle strutture (60,3%), spesso poco accoglienti. Positivo, invece il giudizio sulla professionalità e competenza del personale medico (60,3% di soddisfatti) e sulla qualità del rapporto medico-paziente (57,1% di soddisfatti). Bilanciato, infine, il giudizio sulla professionalità e competenza del personale infermieristico (48,8% i soddisfatti a fronte del 51,2% di insoddisfatti), sul quale tuttavia grava l’onere del rapporto diretto e continuativo con l’utenza e l’immagine stessa dell’Istituzione ospedaliera. © Sanità: i cittadini scelgono l’offerta pubblica – In occasione dell’ultima visita o intervento sanitario effettuato, il 54,2% dei cittadini del Lazio intervistati si è rivolto ad una struttura pubblica in regime ordinario, il 12,7% ha optato per l’intramoenia e circa un terzo (il 33,1%), si è recato presso una struttura privata, convenzionata (13,2%) o a pagamento (19,9%). La scelta di ricorrere a strutture a pagamento si correla direttamente alle condizioni economiche degli utenti (salendo al 51,5% nel campione della fascia economica più alta), mentre nella fascia anziana il ricorso a strutture pubbliche in regime ordinario raccoglie percentuali del 69,5%. Le principali ragioni che spingono gli utenti verso le strutture private sono riconducibili agli eccessivi tempi di attesa per le prestazioni pubbliche in regime ordinario (47,1%), alla possibilità di scegliere il professionista (30,1%), alla maggiore attenzione al paziente (15,1%) e, infine, alla disponibilità di una polizza assicurativa privata (7,6%). Nel confronto tra pubblico e privato il secondo vince per i tempi di attesa (in relazione ai quali il 66% del campione considera preferibili le strutture private) e per la qualità delle strutture (percepita migliore nel privato dal 51,1% del campione), mentre le competenze e la professionalità del personale medico-infermieristico sono giudicate sovrapponibili. Tuttavia nel rapporto qualità/prezzo l’offerta pubblica in regime ordinario è considerata ancora preferibile a quella delle altre tipologie di offerta (41,6% a fronte del 21,5% per le strutture private e del 14,7% per l’intramoenia), riconoscendo ancora un vantaggio significativo alla prestazione pubblica universalistica. Cresce il volontariato nel Lazio. Sociale, territorio e ambiente ai primi posti - Nel Lazio, nel 2010, risultano iscritte al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato 1.998 strutture (+5,5% rispetto al 2009, concentrate per il 66% nella provincia di Roma). A livello provinciale si riscontra un aumento più marcato a Rieti (+14,7%, da 68 nel 2009 a 78 nel 2010) e nella provincia capitolina (+8,1%, da 1.219 a 1.318); registrano invece lievi flessioni Frosinone (-0,9%), Viterbo (-0,6%) e Latina (-0,5%). Osservando l’incidenza sulla popolazione residente, è Roma a registrare il valore più basso (31,7 associazioni ogni 100 mila residenti); indici decisamente superiori si rilevano a Rieti (48,8), Viterbo (48,7), Frosinone (46,4) e Latina (39,2). I comparti più attivi risultano quello dei servizi sociali (38,7%), l’associazionismo della protezione civile (20,3%), la salvaguardia dell’ambiente (17,9%), la cultura (10%), la sanità (9%) e la donazione di sangue (4,2%). In aumento i suicidi: 209 casi nel Lazio nel 2009 (+14,8%). Allarme a Latina - Nel 2009 nel Lazio si contano 209 casi di suicidio, in aumento del 14,8% rispetto ai 182 del 2008 (+5,6% in Italia). A livello provinciale la crescita del fenomeno interessa in particolare Latina (+121,4%, da 14 a 31 suicidi), seguita da Frosinone (+33,3%, da 12 a 16) e Roma (+5,5%, da 146 a 154), mentre si segnala una leggera flessione dei casi a Rieti (da 4 a 3 suicidi) e Viterbo (da 6 a 5). In termini relativi il Lazio registra un’incidenza di 3,7 suicidi ogni 100 mila abitanti (inferiore ai 5 rilevati a livello nazionale), che sale a 5,7 a Latina, seguita da Roma (3,7), Frosinone (3,2), Rieti (1,9) e Viterbo (1,6).

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    ECONOMIA, OCCUPAZIONE E STRUTTURA PRODUTTIVA Il bicchiere mezzo pieno… crescono gli occupati e scende il tasso di occupazione – La forte crescita dell’offerta di lavoro e la parziale capacità del sistema di assorbirla, spiega nel Lazio il decremento del tasso di occupazione contestuale all’aumento del numero degli occupati. Nel 2010 si conferma infatti l’andamento negativo del tasso di occupazione, che si attesta nel Lazio sul 59,2% (56,9% in Italia), in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al 59,4% del 2009 e di 1 punto rispetto al 60,2% del 2008 (scendendo addirittura sotto il 59,3% rilevato nel 2006). Tale dinamica è fortemente condizionata dalla provincia di Roma che, nonostante presenti il tasso più alto tra le province laziali (61,3% nel 2010), perde 0,5 punti percentuali rispetto al 2009 (61,8%), e ben 1,3 punti rispetto al 2008. Nelle restanti province, Frosinone conferma un tasso di occupazione pari al 50,9%, Latina passa dal 53,4% del 2009 al 54,2% del 2010, Rieti dal 56,8% al 57,3% e Viterbo dal 54,2% al 54,6%. Se il tasso di occupazione del Lazio presenta valori superiori alla media nazionale, il posizionamento delle sue province nella graduatoria nazionale evidenzia risultati non certo lusinghieri, classificandosi Roma in 57° posizione, seguita da Rieti (65°), Viterbo (69°), Latina (70°) e Frosinone (76°). Nonostante il calo del tasso di occupazione, si rileva una crescita dello 0,7% del numero degli occupati, passati da 2.241.200 nel 2009 a 2.256.600 nel 2010 (+15.400 unità). Tra le province, molto positivo è il dato di Latina, con una crescita di 4.400 occupati nel 2010 (+2,4%), seguita da Rieti e Viterbo (+1,7%, rispettivamente +1.000 e +1.900 unità), Roma (+0,5% e +8.100) e Frosinone (+0,1%). Ma è record disoccupazione: nel 2010 nel Lazio 232 mila i senza lavoro. Ben 112 mila da oltre un anno – Nel 2010 il numero di disoccupati nel Lazio ammonta a 231.661 unità (+11,3% rispetto al 2009). A livello provinciale soltanto Viterbo e Latina registrano una riduzione del numero di disoccupati (rispettivamente -9,2% e -1,2%), invece in forte aumento a Frosinone (+30,4%) e Roma (+13,9%), e più modesto a Rieti (+1,9%). Tale dinamica incide sul tasso di disoccupazione, pari nel 2010 al 9,3% (8,4% in Italia), in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto al 2008. A livello provinciale i valori più elevati si registrano a Latina (tuttavia in calo rispetto al 2009 passando dal 10,9% al 10,6%) e a Viterbo (10,6%, in calo rispetto all’11,7% dell’anno precedente); seguono Frosinone (9,5% contro il 7,4% del 2009) e Roma (9,1% contro l’8,1% del 2009), province nelle quali, come già osservato, si rileva un peggioramento del fenomeno, mentre la provincia di Rieti non registra variazioni rispetto all’anno precedente (8%). All’interno del fenomeno della disoccupazione uno dei dati più preoccupanti è costituito dalla forte presenza della disoccupazione di lunga durata (cioè da oltre un anno), che colpisce nel Lazio nel 2010 ben 112 mila disoccupati (il 48,3% del totale), 8 mila in più rispetto al 2009 (+7,7%). …E le imprese stanno a guardare - A fronte di un aumento dell’offerta di lavoro, la domanda delle imprese appare caratterizzata da una forte contrazione: i risultati dell’indagine sulle previsioni occupazionali Excelsior-Unioncamere relativi al Lazio (ma non solo) evidenziano al riguardo elementi di forte criticità: per il 2011 gli imprenditori laziali hanno infatti previsto di assumere circa 55 mila nuovi addetti, rispetto alle 62.500 unità del 2010 (-12%). Tale riduzione, che interessa il settore dell’industria (-29%) e, in misura inferiore quello dei servizi (-5%), risulta particolarmente marcata a Roma (-16,5%, da 51.690 assunzioni previste per il 2010 a 43.150 per il 2011), seguita da Frosinone (-5,5%, da 4.150 a 3.920) e Rieti (-2,7%, da 1.130 a 1.100); si prevede invece un aumento delle assunzioni a Latina (+27,6%, da 3.620 a 4.620) e Viterbo (+16,1%, da 1.920 a 2.230). Confrontando le previsioni occupazionali con la disoccupazione, che nel 2010 colpisce 231.661 individui, nella regione la capacità di assorbimento del sistema imprenditoriale è pari al 23,7% (28,3% in Italia), in forte calo rispetto a quella dell’anno precedente (27%). Diminuisce al tempo stesso la percentuale delle imprese che prevedono nuove assunzioni nel 2011 (il 19,5% nel Lazio, in calo rispetto al 20% del 2010), con i risultati migliori a Rieti (27%), seguita da Latina (25,5%), Viterbo (25,4%), Roma (18,2%) e Frosinone (17,7%).

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    Più flessibili, ma ancora escluse dal mercato del lavoro – Un ulteriore fattore di debolezza strutturale del sistema lavorativo del Lazio è costituito dall’irrisolta questione di genere, nodo centrale per un’economia che vuole competere sugli scenari globali: nel 2010 nel Lazio lo scarto tra il tassi di occupazione maschile e femminile risulta pari a ben 20,6 punti percentuali (rispettivamente 69,6% e 49%), a fronte di una differenza di 11,8 punti con riferimento alla media dei paesi UE27. Tuttavia, in termini dinamici, se il tasso di occupazione femminile risulta nel Lazio complessivamente in crescita, risultando il più alto dell’ultimo quinquennio, quello maschile appare in forte contrazione (-1,1 punti percentuali rispetto al 2009 e -2,2 rispetto al 2008) per effetto di un processo di “sostituzione” della manodopera maschile dell’industria con lavoratrici flessibili nelle diverse filiere dei servizi. Questo processo è confermato anche dalla diffusione dei contratti atipici, che interessano il 13,8% delle donne occupate (oltre 130 mila lavoratrici) a fronte di una quota inferiore di uomini (l’8,8%, pari a 116 mila unità). Anche analizzando il tasso di disoccupazione la componente femminile della forza lavoro appare fortemente penalizzata, con un tasso pari nel Lazio all’8,4% per gli uomini e al 10,6% per le donne, con gli scarti maggiori a Frosinone (7,7 punti percentuali), seguita da Latina e Rieti (2 punti), Roma (1,9 punti) e Viterbo (1 punto percentuale).

    Giovani e lavoro: condannati all’esilio. A rischio la coesione sociale – L’evoluzione della disoccupazione giovanile, aspetto determinante per il futuro di qualsiasi sistema economico-sociale, rappresenta il fattore forse più preoccupante nell’analisi del mercato del lavoro regionale. Nel Lazio nel 2010, infatti, il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 31,1% (+0,5 punti percentuali rispetto al 2009), salendo al 33,9% per la sola componente femminile (29,2% per quella maschile). A livello provinciale l’incidenza più alta della disoccupazione giovanile si registra a Frosinone (35%, +7,7 punti percentuali solo nell’ultimo anno) e a Latina (34,6%); leggermente inferiore il dato di Roma (30,5%), Rieti (29,9%) e Viterbo (27,9%), peraltro in forte miglioramento rispetto al 2009 (-7,9 punti percentuali). Accanto alla disoccupazione giovanile, un fenomeno in costante crescita negli ultimi anni è quello dei Neet (Not in Employment, Education or Training), ovvero quei giovani con età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non seguono alcun percorso di formazione, entrando di fatto nella schiera dell’emarginazione socio-culturale, primo serbatoio nella formazione di aggregazioni e comportamenti devianti. Nel 2010 nel Lazio la dimensione di questo gruppo sociale ha raggiunto le 174 mila unità (+21.668 rispetto al 2009), risultando costituito per il 55,7% da diplomati, per il 12,1% da laureati e per il 32,2% da giovani con una scolarità inferiore. A spasso con la tesi... Poco lavoro e stipendi bassi per i laureati. Penalizzate le donne - Ad 1 anno dalla laurea (dati Almalaurea riferiti all’Università La Sapienza, principale ateneo della regione) meno della metà dei laureati del Lazio lavora (il 46,9%); tale percentuale sale al 68,3% a 3 anni dal conseguimento del titolo, rimanendo ancora “a spasso” un laureato su tre (tra questi si contano tuttavia anche coloro che seguono percorsi di specializzazione). La percentuale degli occupati a 3 anni dalla laurea sale a 71,5% tra gli uomini, a fronte del 66,5% delle donne, evidenziando una penalizzazione riscontrabile anche nella retribuzione (pari, in media, a 1.214 euro mensili), con stipendi decisamente più alti per i primi (1.402 euro) rispetto alle donne (1.098 euro). Tra le aree professionali in grado di offrire un guadagno più elevato, si segnalano quella medica (1.527 euro) e l’ingegneria (1.495 euro), seguite dalle facoltà economico-statistiche (1.423 euro). Tra le professionalità meno remunerate risultano quelle dell’area psicologica (861 euro), letteraria (892 euro), giuridica (965), architettura (1.107) e sociologica (1.194). Nonostante lo scarso riconoscimento del mondo del lavoro, si rileva nell’a.a. 2009/2010 un incremento dell’1,4% degli iscritti negli atenei del Lazio, che raggiungono le 230 mila unità. Al primo posto tra le scelte dei giovani le facoltà scientifiche (23,7% degli iscritti), seguite dal gruppo letterario (19,5%), medico (17%), politico-sociale (13,8%), economico-statistico (12,8%) e giuridico (12,1%).

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    Quando studiare non basta. Necessaria la formazione aziendale per 3 nuovi assunti su 4 – Tra le 55 mila nuove assunzioni previste dalle imprese del Lazio nel 2011, secondo lo studio Excelsior-Unioncamere, nel 74% dei casi è richiesta una ulteriore formazione aziendale, aggiuntiva a quella scolastica o universitaria. A livello provinciale l’esigenza di una specifica formazione professionale/aziendale è indicata per il 77,7% dei nuovi assunti previsti dalle imprese della provincia di Roma, per il 69,9% a Rieti, per il 63,6% a Latina, per il 59,1% a Viterbo e per il 54,4% a Frosinone. Cassa integrazione (+25,5% nel 2010)… niente di straordinario per i lavoratori - Nel 2010 le ore totali di CIG autorizzate nel Lazio sono state 68,1 milioni (+25,5% rispetto al 2009), a conferma dell’importanza di questo strumento nel contenimento degli effetti della crisi, nonostante la crescente inefficacia, in termini di riassorbimento occupazionale, in una condizione di debolezza strutturale del sistema. Non a caso la crescita più alta ha riguardato la cassa in deroga (+297,4%, 16,5 milioni di ore nel 2010) e la cassa integrazione straordinaria (+31,1%, 38,9 milioni di ore nel 2010), mentre la cassa ordinaria è diminuita del 37,9%. Il maggiore aumento del ricorso alla cassa in deroga si rileva a Latina e Roma (rispettivamente +361,8% e 347,5%), seguite da Viterbo (+253,3%), Frosinone (+251,6%) e Rieti (+129,5%). Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria, ad eccezione di Roma (-17,5%), si registra nel 2010 un forte aumento, in particolare a Frosinone (+312,9%) e Latina (+158,8%), seguite da Rieti e Viterbo (rispettivamente +68,5% e +63,8%). Il paradosso della frammentazione: frena il PIL e aumentano le imprese - Nonostante la dinamica negativa del PIL, dell’occupazione e della produttività, confrontando i dati del 2010 relativi al numero delle imprese registrate (600.816), con quelli dell’anno precedente, si rileva nel Lazio un incremento dell’1,6% (+0,4% in Italia), con i valori più alti a Roma (+1,9%) e Frosinone (+1,7%), seguite da Rieti (+0,9%), Latina (+0,3%) e Viterbo (+0,1%). Anche in termini relativi il Lazio nel 2010 presenta risultati più alti della media nazionale (10,6 imprese ogni 100 abitanti tra i 18 e i 64 anni, a fronte di 10,1 in Italia), con il valore più elevato nella provincia di Viterbo (12) seguita da Roma (10,7), Latina (10,5), Rieti (9,6) e Frosinone (9,3). La costante espansione del sistema imprenditoriale laziale (+8,5% le registrate tra il 2005 e il 2010) non sembra tuttavia configurarsi come la positiva conseguenza dell’espansione del mercato, ma come un’ulteriore frammentazione di un sistema produttivo già sottodimensionato (talvolta legata ad iniziative improvvisate, come ben dimostrano i dati relativi alla elevatissima mortalità delle nuove imprese nei primi tre anni di vita). Si tratta quindi di un processo non necessariamente positivo, considerando che già oggi, mentre la competizione è divenuta globale, il 95,3% delle imprese (unità locali) laziali è una “microimpresa” (1-9 addetti) con una media di 1,8 occupati, mentre le imprese medie e grandi (50 o più addetti) costituiscono un limitato 0,6% del totale (occupando tuttavia il 30,8% degli addetti della regione). La crisi liquida le imprese marginali degli stranieri - Sono oltre 25 mila nel Lazio gli imprenditori stranieri (5,1 ogni 100 residenti stranieri a fronte di 5,4 in Italia), in forte ridimensionamento rispetto all’anno precedente (-18,1% nel Lazio e -29,6% in Italia tra il 2008 e il 2009). Il numero più elevato di imprenditori stranieri si registra a Roma (22.508), che presenta altresì il calo più contenuto tra le cinque province (-9,1% rispetto al 2008), a fronte del -74% a Frosinone, del -62,4% a Viterbo, del -39,9% a Latina e del -25,3% a Rieti. In termini relativi la più alta vocazione imprenditoriale dei residenti stranieri si rileva nella provincia capitolina (con 5,5 imprenditori stranieri ogni 100 residenti stranieri), seguita da Rieti (3,9%), Latina (3,4%), Frosinone (2,5%) e Viterbo (2,2%).

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    Agricoltura e industria ancora in frenata… Prosegue la crescita dei servizi – Analizzando la dinamica del valore aggiunto riferito ai diversi settori economici si conferma anche nel 2009 il processo di terziarizzazione dell’economia in atto nella regione (così come in Italia), accompagnato da una riduzione del peso dell’agricoltura e dell’industria in senso stretto. In particolare nell’ultimo anno il contributo del settore dei servizi in termini di valore aggiunto aumenta, passando dall’83,7% del 2008 all’84,5% del 2009; al contrario il settore industriale (in senso stretto) conferma la dinamica negativa del contributo al valore aggiunto (dal 10,2% al 9,1%), così come l’agricoltura (dall’1,1% all’1%), mentre in leggera ripresa è il comparto delle costruzioni (dal 5,1% al 5,4% del valore aggiunto regionale). Anche i dati relativi agli occupati evidenziano come il settore agricolo continui a presentare una dinamica negativa, assorbendo nel 2010 l’1,8% degli occupati totali del Lazio (40,9 mila lavoratori), in calo del 4,2% rispetto al 2009 (-1.800 lavoratori), a fronte del 78,5% del terziario (-0,1% rispetto al 2009) e del 19,7% dell’industria, in forte crescita rispetto all’anno precedente (+4,4%). A livello provinciale il più importante incremento degli occupati nel settore agricolo si registra a Viterbo (+13,3%, passando dall’1,3% all’1,5% del totale), seguita da Frosinone (+11,8%, dal 2% al 2,2%) e Roma (+4,7%, da 17 mila a 17,8 mila occupati). Sul fronte opposto Latina registra un decremento del 15,1% (pur mantenendo la quota più alta di occupati nel settore, pari al 7,4% e 15,2 mila unità); negativa la dinamica anche a Rieti (-13,7%). In banca solo per necessità: fermi gli investimenti delle imprese… e aumentano i fallimenti - A fronte del cambiamento positivo registrato sul territorio nazionale (+1,6% nel 2010), nel Lazio prosegue la contrazione del credito alle imprese (-7,3% nel 2009 e -2,7% nel 2010). Tale dinamica appare determinata principalmente dalla provincia di Roma, che registra una contrazione dei prestiti vivi alle imprese in entrambi gli anni osservati (-8% nel 2009 e -3,4% nel 2010); diversa è la situazione nelle altre province: in particolare si osserva nell’ultimo anno un sensibile incremento dei finanziamenti a Viterbo (+5,7%) e Rieti (+5,5%), realtà caratterizzate da un sistema produttivo altamente frammentato, e un aumento più contenuto a Frosinone (+3,8%) e Latina (+3%). Contestualmente al calo del credito alle imprese, nel Lazio nel 2010 aumenta del 14,9% il numero delle procedure fallimentari avviate (+20% in Italia), raggiungendo le 11 mila unità (fonte Cerved). Diminuisce invece del 9,3% il numero delle imprese protestate (per cambiali, tratte o assegni), passando dalle 251.839 del 2009 a 228.346 del 2010: ciò nonostante il numero dei protesti levati nel Lazio ogni mille abitanti (40,2) resta il più alto tra le regioni italiane. L’export laziale oltre la crisi: + 25,2% nel 2010. - Nel 2010, dopo la brusca caduta del 2009 (-17,5%), le esportazioni del Lazio ripartono con un aumento del 25,2%, grazie all’ottimo risultato di Frosinone (+54,5%), seguita da Roma (+27,1%) e Viterbo (+17,8%); stabile il dato di Latina (+0,8%), mentre prosegue la flessione a Rieti (-4%). In valori assoluti, le esportazioni nella provincia romana ammontano complessivamente a 7,8 miliardi di euro; seguono le due province meridionali (3,6 miliardi a Frosinone e poco più di 3 miliardi a Latina), mentre decisamente più contenute sono le esportazioni delle province di Viterbo (277 milioni di euro) e Rieti (154 milioni di euro). L’ammontare delle esportazioni registrato nel 2010 (15 miliardi di euro), supera i valori massimi raggiunti nella fase pre-crisi (14,5 miliardi di euro nel 2008, e 13,5 miliardi nel 2007). Nel 2010 le esportazioni laziali ammontano all’8,7% del Pil (21,8% in Italia), il valore più alto degli ultimi cinque anni, ancorché inferiore a quello del 2000 (9,7%). Il contributo più alto dell’export al PIL si rileva nella provincia di Frosinone (30,3% del Pil nel 2010) e Latina (24,8%), a fronte di valori decisamente più contenuti a Roma (5,7%), Rieti (4,5%) e Viterbo (3,7%). Negli ultimi dieci anni si segnala un decremento consistente delle esportazioni sul PIL nella provincia di Rieti, scese dal 31,7% del 2000 al 4,5% del 2010.

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    L’Europa primo mercato nell’interscambio commerciale del Lazio - Osservando la composizione dell’export regionale, si conferma la più alta incidenza dei prodotti farmaceutici e medicinali (il 28,9% delle esportazioni totali), prioritari per ammontare delle vendite all’estero nelle province di Frosinone (45,2%), Latina (60,7%) e Rieti (39,5%). Seguono i mezzi di trasporto (11,9%), il comparto della chimica (11,8%) e quello dei prodotti petroliferi raffinati (10,5%). Relativamente ai mercati di sbocco, si conferma il ruolo centrale dell’Unione Europea e dell’America settentrionale (che nel 2010 assorbono rispettivamente il 60% e il 10,1% delle esportazioni complessive); seguono l’Asia Orientale (7,7%) grazie a economie consolidate (come il Giappone) e in forte espansione (Cina e India in primis), gli altri paesi europei (7,3%) e il Medio Oriente (4,7%). Marginale il peso dell’Africa del Nord (3,1%), dell’America centro-meridionale (2,5%), degli altri Paesi Africani (1,6%), dell’Asia Centrale (1,4%), e dell’Oceania (1,6%). Anche sul fronte delle importazioni l’Unione Europea rappresenta la principale area riferimento delle imprese laziali, con il 61,3% delle importazioni complessive, seguita dall’Asia (13,5%), dall’Africa (8,3%), e dall’America (8,2%).

    Dal farmaceutico all’agricoltura, in rosso la bilancia commerciale – Nel 2010 il saldo della bilancia commerciale delle province del Lazio risulta positivo soltanto a Frosinone che, grazie alla forte vocazione industriale, registra un avanzo di 1,2 miliardi di euro. Nel complesso la regione presenta un deficit di 14 miliardi di euro, con un tasso di copertura (rapporto tra esportazioni e importazioni) superiore a 100 soltanto a Frosinone (152,5%), scendendo al 90,5% a Latina, all’86,2% a Viterbo, al 72,1% a Rieti ed al 34,7% a Roma. Nel Lazio, tra il 2000 e il 2010 il tasso di copertura è sceso dal 55,5% al 51,7%, con decrementi rilevanti soprattutto a Rieti (da 188 a 72,1) e Viterbo (da 165,1 a 86,2). Più in dettaglio, il saldo della bilancia commerciale del Lazio risulta negativo per quasi tutti i settori, coinvolgendo anche i più dinamici come il farmaceutico (con un deficit di oltre 188 milioni di euro) o quello dei mezzi di trasporto (-4 miliardi di euro), estendendosi anche a settori ad alto potenziale di crescita quale l’agricoltura (-423 milioni di euro). Aumenta l’attrattività e l’apertura del sistema economico laziale – Tra gli indicatori di carattere positivo si segnala nel Lazio una consistente crescita degli investimenti diretti esteri, passati da 3,567 miliardi di euro annui (nel periodo 2000-2004) a 8,087 miliardi (nel periodo 2005-2009). Sempre considerando i due intervalli quinquennali, a Roma gli investimenti esteri raddoppiano (+123,7%, pari a + 4,3 miliardi di euro,), crescendo in misura esponenziale a Rieti (+2.168,7%, pari a circa +5 milioni di euro,), Frosinone (+692,3% e +26,1 milioni) e Latina (+321,2% e +141,8 milioni); in controtendenza Viterbo, che presenta una lieve diminuzione (-8% e -241 mila euro). Relativamente all’ultimo quinquennio Roma, con 7,9 miliardi di euro, assorbe il 97,2% degli investimenti diretti esteri della regione; gli investimenti residui interessano Latina (2,3%, pari a 186 milioni di euro), Frosinone (0,4% e 30 milioni), Rieti (0,1% e 5,2 milioni) e Viterbo (0,03 e 2,8 milioni). Ancora più consistente la crescita degli investimenti diretti esteri in uscita, indice della crescente propensione delle imprese laziali ad entrare nei mercati esteri, trainati dalle imprese di Roma; queste realizzano infatti il 98,9% degli investimenti esteri (pari a 12,4 miliardi di euro), a fronte dei valori “residuali” di espressi dalle imprese di Latina (111 milioni), Frosinone (12 milioni), Rieti (4,9 milioni) e Viterbo (4,4 milioni). Al tempo stesso aumentano le imprese del Lazio che presentano partecipazioni all’estero (+46% tra il 2003 e il 2009), passando da 1.379 a 2.013. Le partecipazioni delle imprese del Lazio si dirigono prevalentemente verso le economie avanzate (con il 48,5% nell’Unione Europea ed il 14,1% nell’America Settentrionale, interessando tuttavia anche l’America Centro-Meridionale (15,4%), l’Asia (7,6%), l’Africa (6,9%) e i Paesi europei extra UE (6,8%).

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    L’ECONOMIA DELLE FAMIGLIE Famiglie sempre più povere... e i consumi dicono “recessione” (-3% nel 2010) – I dati relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2010 delle famiglie laziali, registrano un decremento del reddito medio dello 0,2% in valori correnti (dopo la contrazione dello 0,9% del 2009). Al tempo stesso tra il 2005 e il 2010 la quota di contribuenti con meno di 5 mila euro sale dal 3,5% al 5,4%, evidenziando un ulteriore aumento della marginalità economica. Nel 2010, sulla base della linea di povertà stimata dall’Istat (992,46 euro per una famiglia di due persone), crescono le famiglie povere, attestandosi nel Lazio sulle 155 mila unità a fronte delle 139 mila del 2009 (+11,6% nel Lazio e +2,9% in Italia). L’impatto della crisi e della minore disponibilità di reddito trova pieno riscontro sui consumi familiari del Lazio, che nel 2010 diminuiscono del 3% in valori correnti. Negli ultimi dieci anni si rileva inoltre una crescita progressiva del peso dei consumi destinati ai beni e servizi primari (alimentari, spese per l’abitazione, utenze, combustibili e sanità), la cui incidenza è passata dal 49,6% del 2000 al 60,6% del 2010, comprimendo, conseguentemente, la quota degli altri consumi (comunicazioni, tempo libero, cultura, giochi, ecc.). Crescono l’indebitamento e le sofferenze bancarie delle famiglie – Nel 2010 il tasso di indebitamento delle famiglie del Lazio presso il sistema bancario arriva a rappresentare il 75,9% del reddito (il 73,6% in Italia), con i valori più elevati a Viterbo (77,9%), Roma (77,5%) e Latina (75,2%), e più contenuti a Rieti (63,1%) e Frosinone (58,5%). Tra il 2008 e il 2010 l’indebitamento delle famiglie del Lazio cresce del 17,9%, trainato soprattutto da Roma, raggiungendo il valore medio per famiglia i 26.600 euro (23,1 mila in Italia), che salgono a 29.900 euro nella provincia di Roma (dove il più alto valore del mercato immobiliare impone investimenti più elevati); nelle altre province il valore medio dell’indebitamento per famiglia scende a 20.500 euro a Viterbo, a 19.100 a Latina, a 16.900 a Rieti e a 14.400 a Frosinone. Tra le voci di finanziamento, l’acquisto di una casa rappresenta nella regione il 61,8% del totale (65,7% a Roma, a fronte del 39,4% a Frosinone, 47,8% a Latina, 41,9% a Rieti e 42,2% a Viterbo). Negli ultimi tre anni, accanto alla crescita dell’indebitamento, si registra un forte aumento delle sofferenze bancarie delle famiglie, salite nel Lazio da 438 euro per famiglia nel 2008 a 828 nel 2010 (+89%). L’ammontare medio delle sofferenze nelle cinque province laziali, risulta decisamente più alto a Roma (915 euro in media a famiglia) rispetto a Latina (669 euro), Frosinone (570 euro), Viterbo (555 euro) e Rieti (454 euro). A livello provinciale il tasso di insolvenza (3,3% nel Lazio e 3,6% in Italia) risulta inferiore a Roma e Rieti (3,2%) e a Viterbo (3,4%), salendo al 4,2% a Latina (4,2%) ed al 4,6% a Frosinone, più vulnerabili alle oscillazioni del ciclo economico. © “Inflazione percepita” al 10,6%: sale a 2.927 euro la soglia familiare della dignità economica (2.647 euro nel 2010) – Le famiglie del Lazio indicano per il 2011 un ammontare di 2.927 euro quale disponibilità economica necessaria per una vita dignitosa, con una crescita del 10,6% rispetto a quanto dichiarato nel 2010 (2.647 euro). Sono i nuclei composti da genitori con figli a indicare l’importo più elevato (3.495 euro), seguite dai nuclei composti da un solo genitore con figli (2.985 euro), dalle coppie senza figli (2.603) e dalle persone sole (1.947). Relativamente alla dimensione demografica, la soglia inferiore (2.569 euro) è indicata dal campione dei piccoli comuni (fino a 15.000 abitanti), mentre il valore più elevato si registra nel comune di Roma (3.000 euro). A livello provinciale è Latina, dove un’ampia maggioranza dei nuclei intervistati (il 54,8%) è composta da coppie con figli, a indicare la soglia più elevata (3.340 euro); seguono Roma (2.970), Viterbo (2.664), Rieti (2.605) e Frosinone (2.407). Non a caso tra le famiglie che hanno visto diminuire il proprio livello di benessere, l’aumento del costo della vita ne rappresenta la principale causa (70,8% delle citazioni, peraltro in forte crescita rispetto al 61,5% del 2010); seguono (con il 27,8% delle citazioni) le minori opportunità lavorative, la riduzione del reddito (23,6%), gli eventi privati o familiari (16,5%) e i forti ritardi negli incassi (13,6%).

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    © E il ceto medio scivola nella povertà – Nel Lazio (anno 2011) soltanto il 3,3% delle famiglie intervistate dispone di un reddito superiore a quello considerato necessario per una vita dignitosa (collocandosi dunque nella “fascia del benessere”), mentre il ceto medio (quanti dispongono di un reddito in linea o “leggermente inferiore” alla soglia della dignità economica) raccoglie il 49,1% delle famiglie, ed il restante 47,6% si trova nel “rischio povertà”, disponendo di un reddito “molto inferiore” al necessario. Rispetto al 2010 si riduce la quota delle famiglie benestanti (era del 7,8%), scende l’incidenza del ceto medio (-6,1 punti percentuali rispetto al 55,2% del 2010) e cresce significativamente la percentuale delle famiglie “a rischio povertà” (+10,6 punti rispetto al 37% nel 2010). Particolarmente critica appare la situazione delle famiglie “monoreddito” e delle persone sole, collocate rispettivamente nel “rischio di povertà” nel 64,4% e nel 54,6% dei casi. Coerentemente con tale tendenza, il 46,2% del campione (+6,8 punti percentuali rispetto al 2010), rileva un peggioramento delle condizioni economiche del proprio nucleo familiare nell’ultimo anno, a fronte del 10,1% che ne indica il miglioramento e del 42,7% che non rileva particolari cambiamenti. A rilevare un peggioramento delle proprie condizioni di benessere sono soprattutto gli anziani (56,6%), i residenti dei piccoli comuni (55,9%), i meno scolarizzati (55,8%), i nuclei monoreddito (54,8%) e le persone sole (53,7%). © Rassegnati al declino - Il crollo dei tre capisaldi (il lavoro, la famiglia e il welfare) che regolavano la vita delle generazioni precedenti, genera tra gli intervistati un diffuso clima di sfiducia. Il 61,1% del campione è infatti convinto che le nuove generazioni raggiungeranno nei prossimi decenni un livello di benessere economico inferiore a quello delle generazioni precedenti, mentre il 19,9% prevede un’analoga condizione economica ed il 18,9% una condizione migliore. Sono ancora una volta i residenti dei piccoli comuni (fino a 15 mila abitanti) i più pessimisti, prevedendo nel 75,1% dei casi un peggioramento delle condizioni economiche per le generazioni future; a livello provinciale sono soprattutto gli intervistati di Frosinone a condividere tale “previsione” (71,4% delle indicazioni), seguiti dal campione di Rieti (70%), di Roma (61%), di Latina (58,4%) e di Viterbo (46,5%), dove sembra risiedere la percentuale più elevata di “ottimisti” (30,5%). © ... in attesa di un grigio 2012 – Anche prefigurando la condizione economica della propria famiglia nel 2012, le indicazioni del campione risultano prevalentemente pessimistiche: sebbene un’ampia maggioranza degli intervistati (il 54,2%) pensa infatti che queste rimarranno sostanzialmente inalterate, quanti prevedono un arretramento del proprio livello di benessere (30,8%) risultano pari al doppio di quanti attendono un loro miglioramento (15%). Rispetto alla rilevazione precedente, aumenta di 10 punti percentuali la quota degli intervistati che prefigurano un peggioramento delle proprie condizioni economiche, mentre diminuiscono gli ottimisti (-1,4 punti percentuali) e quanti prevedono condizioni inalterate (-8,6 punti). A livello provinciale le aspettative più nere si raccolgono a Frosinone, dove ben il 45% del campione prevede un arretramento delle proprie condizioni economiche, seguita da Rieti (37,7%), Viterbo (33,4%), Roma (29%) e Latina (28,6%). © La dignità del lavoro e del reddito per la qualità della vita - Negli ultimi anni aumenta costantemente la percentuale del campione che giudica insoddisfacente la qualità della vita del proprio comune, passando dal 55,1% del 2009 al 56,6% del 2011 (a fronte del 43,4% di opposta opinione). In tutte le province, ad eccezione di Rieti, prevale una valutazione negativa sulla qualità della vita, mentre maggiori criticità si osservano nei piccoli comuni, dove i cittadini si dicono “insoddisfatti” nel 65,2% dei casi; seguono i residenti dei comuni di 15-50 mila abitanti (60%) e quelli della Capitale (55,5%). Tra le richieste formulate dal campione per migliorare la qualità della vita nel proprio territorio, la più pressante è la lotta alla precarietà del lavoro (58,2% delle indicazioni), seguita dal contrasto all’inflazione (31,8% delle citazioni, in crescita di 2,9 punti percentuali rispetto al 2010), auspicando quindi un intervento volto a sostenere i salari ed il potere d’acquisto; seguono le politiche sociali e per la famiglia (il 25,3%) e la sicurezza (22%), questione fortemente ridimensionata rispetto al vissuto allarmistico del 2009 (quando raccoglieva il 32,8% delle citazioni).

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    COMPETITIVITÀ E RISORSE DEL TERRITORIO Una regione piccola piccola… Il PIL del Lazio nel salotto europeo – Tra le grandi Regioni-Capitali europee (Regione di Atene, Berlino, Madrid, Parigi, Londra, Amsterdam e Bruxelles), il valore del PIL pro capite (anno 2008, ultimo disponibile) risulta particolarmente elevato tra i cittadini della Regione di Bruxelles (60.600 euro), di Londra (50.600 euro), di Parigi (47.800 euro) e di Amsterdam (41.300), scendendo significativamente tra le altre. Vicino a quello del Lazio (31.100 euro) il valore del PIL pro capite nella Comunidad de Madrid (30.900), mentre molto inferiore è quello dell’Attica (25,4 mila euro) e della regione di Berlino (25,7 mila). In termini dinamici il Lazio conferma e acuisce lo scarto segnalato, con una crescita del PIL pro capite del 7,2% tra il 2004 e il 2008, pari a meno della metà di quella complessiva dell’area UE (+15,7%). Roma sempre più ricca tra le province del Lazio. Cresce lo squilibrio territoriale – Nel 2010 nel Lazio si rileva una leggera crescita del Pil a prezzi correnti, cioè comprensivi della dinamica inflativa (+1,7%), dopo il decremento dell’1,5% del 2009 (+1,8% e -3% in Italia). Tra le province del Lazio, Viterbo presenta nell’ultimo anno la crescita più marcata del PIL (+5% a prezzi correnti), seguita da Frosinone (+2,8%) Latina (+2,3%) e Roma (+1,5%); del tutto negativo il risultato di Rieti (-1,6% nel 2010 e -3,3% nel 2009). Considerando i dati relativi al Pil procapite (Fonte: Istituto Tagliacarne), è forte la distanza tra Roma e le altre realtà provinciali del Lazio: con 32.689 euro (anno 2010) Roma si colloca infatti al quinto posto tra le province italiane (dopo Milano, Bolzano, Bologna e Aosta), con ampi scarti su Frosinone (24 mila euro e 60° posto nella graduatoria italiana), Viterbo (62°, con 23,6 mila euro pro capite), Latina (68°, con 22,4 mila euro) e Rieti (70° e 21,3 mila euro). In altri termini, per ogni 100 euro disponibili in media tra i residenti della provincia capitolina, uno di Frosinone dispone di 73 euro, uno di Viterbo di 72, uno di Latina di 68,4 e uno di Rieti di 65,3 euro. Il forte squilibrio economico tra Roma e le altre province rilevato nel 2010, sembra peraltro essersi accentuato nel corso degli anni: fatto 100,0 il valore indice del Lazio al 2005, il valore di Roma passa infatti da 107,8 euro nel 2005 a 108,6 nel 2010; nell’intervallo considerato il valore di Frosinone appare in leggera crescita (da 79,3 a 79,7), Latina e Rieti registrano un calo significativo (rispettivamente da 88 a 74,3 e da 73,1 a 70,9), mentre Viterbo balza da 69 nel 2005 a 78,4 nel 2010. Lo scarto economico tra le province è confermato anche dai dati relativi alle dimensioni del patrimonio (mobiliare e immobiliare) delle famiglie: a fronte di un valore regionale pari a 383.500 euro (377.200 in Italia), le famiglie di Roma dispongono infatti di un patrimonio medio di 408.200 euro, a fronte di valori pari a 331.300 euro a Viterbo, 315.700 a Latina, 311.600 a Frosinone e 306.800 a Rieti. Europa a due velocità: il Lazio agli ultimi posti per accesso a internet... – L’accesso alle reti dell’innovazione, la banda larga, gli investimenti sui nuovi canali della conoscenza, appaiono presupposti essenziali per affrontare il futuro: eppure i dati relativi all’accesso delle famiglie a internet (65% nel Lazio contro il 94% della regione di Amsterdam, l’87% di Londra o l’86% di Parigi) e, tra le famiglie “connesse”, i numeri dell’accesso alla banda larga (82% nel Lazio contro il 99% della regione di Madrid, il 95% di Bruxelles, il 92% di Parigi o il 90% di Berlino e Amsterdam), posizionano la nostra regione agli ultimi posti nelle graduatorie europee. Non stupisce, in tale contesto, che le domande di brevetto presentate all’European Patent Office pongano il Lazio insieme alla regione di Atene (rispettivamente 18,5 e 6,8 per milione di abitanti), come anelli deboli tra le Regioni-Capitali, con valori molto lontani rispetto alle eccellenze espresse dalle regioni di Parigi (162,6), Berlino (129,7), Bruxelles (71,9) o Amsterdam (65,6). …Ma è prima nel trasporto privato – Il Lazio nel 2009, con 759 veicoli per 1.000 abitanti (pari a quasi 5 milioni di veicoli) registra il tasso di motorizzazione più elevato tra le Regioni-Capitali europee, seguita dall’Attica con 635 auto per mille abitanti. Sul fronte

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    opposto, le regioni Nord-europee, grazie a politiche volte a disincentivare l’uso delle auto private (come la tassa di ingresso nella Regione di Londra), registrano indici di motorizzazione sensibilmente inferiori, pari a 343 veicoli ogni mille abitanti a Berlino, 364 a Londra, 475 nel Noord Holland e 483 nell’Île de France. Conseguentemente la sicurezza stradale nel Lazio, nonostante la positiva dinamica decrescente, continua a rappresentare una criticità, presentando la nostra regione il più alto numero di vittime da incidente stradale, pari a 494 nel 2009, rispetto a valori compresi tra 327 morti nell’Île de France e 48 nella Regione di Berlino. Il 73,6% dei veicoli del Lazio (3,7 milioni) si concentra nella provincia capitolina, seguita da Latina (470,8 mila veicoli, pari al 9,4%), Frosinone (428,3 mila veicoli, pari all’8,6%), Viterbo (282,9 mila e il 5,7%) e Rieti (139,8 mila e 2,8%). Nel 2010 il parco veicolare risulta peraltro in aumento sia a livello regionale (+0,9%), sia nazionale (+1,3%), con gli incrementi più elevati a Latina e Viterbo (+2%), seguite da Frosinone e Rieti (+1,6%) e, in ultimo, da Roma (+0,6%). Più marcato l’incremento del numero dei motocicli (+1,5% nel Lazio e +2% in Italia nel 2010), che raggiungono nella regione le 677.284 unità, concentrate per il 78,1% nella sola Capitale (dove circolano ben 527.632 “due ruote”), dove rappresenta una valida alternativa al crescente traffico automobilistico. Strade del Lazio più sicure nel 2010: in calo incidenti (-1,3%), morti (-8,9%) e feriti (-1,7%) - Nel 2010 si sono registrati nel Lazio 27.810 incidenti stradali, che hanno causato 450 morti e 38.932 feriti. L’82,7% degli incidenti si è verificato nella provincia capitolina (22.999 in valori assoluti); quest’ultima registra anche il più alto numero di morti (291), seguita da Latina (68), Frosinone (42), Viterbo (35), e Rieti (14). Rispetto al 2009 il fenomeno risulta in calo (-1,3%, a fronte di -1,9% in Italia). I risultati migliori si registrano a Rieti, dove gli incidenti diminuiscono del 16,2% (da 563 a 472), seguita da Frosinone (-3,5%), Latina (-2,2%) e Roma (-0,9%). In controtendenza il dato di Viterbo (+3,2% nel 2010), passando da 840 a 867 incidenti. Per quanto riguarda, infine, il numero di morti e feriti, il Lazio presenta un significativo decremento (rispettivamente -8,9% e -1,7%, a fronte del -3,5% e -1,5% in Italia), con riduzioni rilevanti dei decessi a Latina (-26,1%, da 92 a 68), Frosinone (-22,2%, da 54 a 42) e Roma (-7%, da 313 a 291). Stabile il dato a Rieti (14 negli ultimi 2 anni), mentre preoccupa il forte incremento dei decessi nella provincia di Viterbo (+66,7%, da 21 a 35). In termini di rischio migliora la situazione relativa alle strade statali, regionali, provinciali e comunali (non è disponibile il dato disaggregato), dove avviene il 14,2% degli incidenti totali e dove i decessi passano da 5 ogni 100 incidenti nel 2009 a 4,6 nel 2010; stabile il rischio nelle strade urbane (dove avviene il 78,9% degli incidenti) con un calo dello 0,6% rispetto al 2009 e con un indice di rischio pari a 1,1 decessi ogni 100 incidenti; negativo è invece il bilancio delle autostrade (dove avviene il 6,9% degli incidenti), con un indice di rischio salito a 2,7 decessi ogni 100 incidenti stradali, rispetto a 2,2 nel 2009. Sicurezza sul lavoro: meno infortuni a Frosinone e Latina, ma stabili i decessi - Nel 2010 il dato relativo agli infortuni sul lavoro nel Lazio risulta in leggero calo rispetto all’anno precedente (-0,5%, da 55.585 a 55.329 incidenti). Significative differenze si rilevano disaggregando il dato a livello provinciale, con una importante riduzione del fenomeno a Latina (-10,4%, da 4.872 a 4.367 infortuni) e Frosinone (-6%, da 4.892 a 4.598); più contenuta la riduzione a Viterbo (-0,7%, da 2.323 a 2.306), mentre risultano in aumento a Rieti (+1,7%, da 1.580 a 1.607) e Roma (+1,3%, da 41.918 a 42.541). Al contrario non si rilevano decrementi significativi negli infortuni mortali nel Lazio, passando da 88 nel 2009 a 87 nel 2010 (-1,1% a fronte del -6,4% in Italia); a livello provinciale aumentano i decessi a Viterbo (da 5 a 9), Latina (da 11 a 12) e Frosinone (da 13 a 14). In controtendenza Roma (da 54 a 51 infortuni mortali) e, soprattutto, a Rieti (da 5 a 1). In termini relativi è Viterbo la provincia più “a rischio” (con 4,7 decessi ogni mille infortuni, a fronte di 1,7 nel Lazio e 1,2 in Italia), seguita da Frosinone (3,5), Latina (3,8), Roma (1,3) e Rieti (0,8).

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    In calo la sicurezza nelle scuole - Nell’anno scolastico 2009/2010 sono oltre 6 mila gli incidenti occorsi agli studenti delle scuole pubbliche del Lazio (+8% rispetto all’anno precedente, a fronte del +9,8% in Italia). A livello provinciale, la crescita più sostenuta si osserva a Rieti (+48,7%, da 156 a 232 incidenti); seguono Roma (+8,6%), Frosinone (+4,1%) e Latina (+3,9%). In controtendenza Viterbo, dove gli infortuni scolastici scendono del 3,4% (-10 episodi). In termini relativi si contano nel Lazio 9,3 incidenti ogni mille studenti, inferiori al dato nazionale (13,1). Tra le province, sono le scuole di Rieti le più “pericolose” (12,8 incidenti ogni 1.000 iscritti), seguite da Frosinone (11,9), Latina (9,9), Roma (8,8) e Viterbo (8,3). Rimbalzo immobiliare... per le nuove imposte - Dopo un quinquennio di costante flessione, il mercato immobiliare laziale mostra nel 2010 una sensibile ripresa, con il numero delle compravendite che passa da 61.539 del 2009 a 66.145 del 2010 (+7,5%, rispetto al +0,4% in Italia), pur non ritornando ai valori registrati nel 2005 quando le compravendite immobiliari avevano raggiunto le 84.679 unità. La crescita del 2010 si deve esclusivamente alla provincia di Roma (+9,8%) e Latina (+3,6%); in calo le compravendite immobiliari a Rieti (-0,7%), Frosinone (-1%) e, soprattutto, a Viterbo (-3,2%) che protraggono la tendenza negativa degli ultimi cinque anni. In crescita, al tempo stesso, il numero degli sfratti eseguiti, pari nel Lazio nel 2010 a 3.098 (+6,5% rispetto al 2009), con un forte incremento a Roma (+13%, da 2.216 a 2.505) e Viterbo (+4,3%), cui si contrappone il calo rilevato a Rieti (-38,5%), Frosinone (-18,1%) e Latina (-13,8%). In forte crescita nel 2010 l’attrattività turistica del Lazio. Roma traina la ripresa - Tra le dinamiche più positive che hanno investito il territorio del Lazio nel 2010, particolare importanza riveste il tema del turismo. Complessivamente, infatti, nel 2010 (fonte APT-EBTL Lazio), si registra un aumento del 7,4% per le presenze, che raggiungono i 36,4 milioni (+8,3% gli arrivi, che raggungono i 14,1 milioni). A livello provinciale è Roma (che concentra nel proprio territorio il 91,1% degli arrivi e l’86,4% delle presenze regionali), a determinare la ripresa del settore, recuperando, dopo la flessione del 2009, importanti quote di mercato, con un incremento dell’8,8% per gli arrivi (che salgono a 12,9 milioni) e del 7,9% delle presenze (31,4 milioni), i valori più alti degli ultimi anni. Se Viterbo conferma nel 2010 la buona performance dell’anno precedente, con un aumento del 35% per gli arrivi e del 58,4% per le presenze, Rieti, dopo un positivo 2009, evidenzia nel 2010 forti decrementi (-12,4% e -28,5%); anche Frosinone, in crisi dal 2007, presenta un calo dei flussi turistici (-3,3% e -4,3%), mentre Latina registra un dato sostanzialmente stabile per gli arrivi (+0,4%) ma una leggera flessione delle presenze (-2,8%). Gli stranieri premiano Roma, Latina e Frosinone. Gli italiani Viterbo - L’incremento dei flussi turistici del 2010 interessa soprattutto la componente straniera, le cui presenze sono salite del 9,1% nel 2010 rispetto a quella degli italiani (+5,6%), raggiungendo i 19 milioni. La provincia di Roma, che raccoglie il 95% della domanda estera (con 18 milioni di presenze), registra un forte aumento di quelle straniere (+9%) superiore alla dinamica nazionale (+6,3%); a Viterbo è invece la componente nazionale a registrare l’incremento più elevato (+67% le presenze a fronte del +28,6% per gli stranieri), mentre Frosinone presenta un significativo calo dei turisti italiani (-9,4%), cui si contrappone un incremento degli stranieri (+6,2%); anche Latina esercita una più forte capacità attrattiva verso la clientela straniera (+6,9%), rispetto alla flessione degli italiani (-4,5%), mentre Rieti conferma la dinamica più negativa, con un calo sia della componente italiana (-28,6%), sia di quella straniera (-28%).

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    A Roma positive le prospettive di crescita per il 2011 - L’analisi dei flussi turistici relativi al primo semestre 2011 nella provincia di Roma sembra confermare la dinamica positiva del settore. Rispetto al primo semestre del 2010 si registra infatti un aumento del 9,1% per gli arrivi e del 7,7% per le presenze (15,6 milioni in termini assoluti), con una crescita omogenea nella Capitale e negli altri comuni della provincia. Tali risultati consentono peraltro di stimare in 72 milioni di euro l’introito garantito dalla tassa di soggiorno. Turismo: il Lazio sul podio nella competizione europea, dopo Parigi e Londra – Complessivamente positivi, nonostante gli immensi margini di crescita della nostra regione, appaiono i risultati turistici del Lazio nel confronto con le Regioni-Capitali europee, dove si concentra una quota consistente della domanda turistica dei rispettivi Paesi: la regione di Amsterdam raccoglie infatti il 22,3% delle presenze turistiche nazionali, quella di Parigi il 21,6%, Londra il 18,5% e Bruxelles il 17,8%; inferiore la capacità attrattiva della regione di Atene (10,7%), del Lazio (8,2%) e di Berlino (6%). In valori assoluti (anno 2009) la competizione sul mercato turistico è vinta dalla regione di Parigi, con 63,6 milioni di presenze, seguita da quella di Londra, con 48,5 milioni; inferiori i risultati del Lazio (30,5 milioni), che tuttavia precede con scarti consistenti le Regioni-Capitali di Amsterdam (18,9 milioni di presenze), Berlino (18,8 milioni), Madrid (18,3 milioni) ed Atene (7,1). Nei musei del Lazio il 41,3% della domanda nazionale: oltre 15 milioni di visitatori nel 2010 – Anche i musei e le strutture archeologiche del Lazio (limitatamente alle strutture censite dal Ministero dei Beni Culturali), in linea con l’aumento dei flussi turistici, registrano una tendenza positiva, con una crescita del 32,3% del numero dei visitatori, che salgono nel 2010 a 15,4 milioni (il 41,3% dei 37,3 milioni censiti complessivamente in Italia), concentrati nella provincia capitolina (13,6 milioni), seguita da Frosinone (1,3 milioni), Viterbo (434,3 mila) e Latina (100 mila), mentre non si dispone di dati relativi al reatino. A livello provinciale i musei romani registrano un incremento del 37,6% (con una crescita netta di 700 mila visitatori, che salgono a quasi 4 milioni includendo gli oltre 3 milioni “emersi” attraverso il nuovo sistema di rilevazione del Pantheon); in aumento i visitatori anche nei musei di Viterbo (+5,5%) e di Frosinone (+2,2%), mentre i musei pontini perdono circa 3 mila visitatori in un anno (-2,9%). Per quanto riguarda gli introiti, il Lazio nel 2010, con 45,4 milioni di euro, contribuisce per il 43,4% alle entrate complessive registrate in Italia (104,5 milioni di euro); è Roma ad incassare la quasi totalità degli introiti laziali (44,9 milioni di euro), registrando da sola un incremento di 3,8 milioni di euro (+9,3%) rispetto al 2009. Molto positivo il dato di Viterbo (+21,8%) e di Latina (+14,4%) dove al decremento dei visitatori sopra rilevato corrisponde tuttavia una contestuale crescita degli introiti. La dinamica opposta si registra a Frosinone, dove alla crescita dei visitatori corrisponde un calo degli introiti (-12,5%). Non ci resta che evadere... In forte aumento la spesa per cinema e spettacoli - La spesa per il cinema nel Lazio (110,7 milioni di euro, secondo i dati Cinetel), registra nel 2010 una crescita del 20,1% (+17,9% in Italia), pari a +18 milioni di euro in valori assoluti. Tale positiva dinamica interessa tutte le province laziali, evidenziando una riscoperta del “grande schermo” nelle scelte dei consumatori: tra il 2009 e il 2010 i cinema di Roma incrementano i propri introiti del 17,2% (+15,5 milioni) anche se, in termini relativi il risultato migliore è quello di Frosinone (+125,5%), dove gli incassi balzano da 1,8 a oltre 4 milioni di euro (grazie ad un forte consolidamento dell’offerta); è forte l’incremento della spesa cinematografica anche a Viterbo (+61%), a Rieti (+24,5%) e a Latina (+23,1%). Per quanto riguarda la totalità degli spettacoli (cinema, musica, ballo, teatro, sport, ecc.), nel Lazio, nel 2010, la spesa del pubblico (dati SIAE) ammonta a circa 431 milioni di euro, pari a 76 euro per abitante, in crescita del 3,9% rispetto all’anno precedente.

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    Gestione dei rifiuti: ultimo atto – Nel 2009 il quantitativo di rifiuti smaltito in discarica nel Lazio (2,7 milioni di tonnellate in valori assoluti) rappresenta ancora il 69,6% dei rifiuti (gestiti), di cui oltre 2 milioni di tonnellate provenienti dalla provincia di Roma. Tale valore appare particolarmente critico in previsione della chiusura “annunciata” della discarica di Malagrotta (ad oggi al 31 marzo 2012) e della praticabilità dei siti alternativi individuati dal Prefetto (Quadro Alto, a Riano, e Corcolle nell’VIII Municipio di Roma), sui cui ricadono vincoli paesaggistici e archeologici, oltre ad una prevedibile avversione da parte delle popolazioni locali. Ancora carenti nel Lazio le altre forme di gestione dei rifiuti (indifferenziati), incidendo il trattamento meccanico biologico per 21% (pari a 809 mila tonnellate di rifiuti) il compostaggio da matrici selezionate per il 5,1% (197 mila tonnellate) e l’incenerimento per il 4,3% (167,5 mila tonnellate). Aumenta la raccolta differenziata nel Lazio nel 2009 (+16,9%), ma i risultati sono ancora lontani dalla media nazionale e dagli obiettivi europei - La raccolta differenziata raggiunge in Italia nel 2009 una percentuale pari al 33,6% della produzione complessiva di rifiuti urbani, superando per la prima volta quota 10 milioni di tonnellate (10,8 milioni). Rispetto al 2008, anno in cui la percentuale di differenziata si attestava al 30,6% si registra, quindi, una ulteriore crescita sebbene non vengano ancora conseguiti né l’obiettivo fissato dalla normativa per il 31 dicembre 2008 (45%), né quelli previsti per il 2007 e per il 2006 (rispettivamente 40% e 35%). A livello regionale, nel 2009 la raccolta differenziata si attesta a 503,5 mila tonnellate, con una forte crescita rispetto all’anno precedente (+16,9%); tuttavia l’incidenza sul totale dei rifiuti prodotti risulta ferma al 15,1%, ovvero un risultato ancora molto lontano sia dalla media nazionale sia dagli obiettivi normativi. È la provincia di Latina a registrare la percentuale maggiore (16,9%), seguita da Roma (16,2%), Viterbo (11,2%), Rieti (6,1%) e Frosinone con soltanto il 4,9% dei rifiuti raccolti in modo differenziato. In crescita il ricorso alle fonti rinnovabili - Nel Lazio, nonostante il lieve aumento dei consumi elettrici coperti da fonti rinnovabili (rappresentavano il 3,9% nel 2008 e i 5,8% nel 2009), i risultati raggiunti appaiono ancora insufficienti (7% nel 2010). Tra le regioni italiane il Lazio si colloca in terzultima posizione per incidenza delle fonti “alternative”, precedendo la Liguria e l’Emilia Romagna, a fronte dei valori più alti registrati in Valle d’Aosta (309,6% dei consumi elettrici totali) e in Trentino Alto Adige (163,5%). Per un miglioramento della capacità regionale occorrerà quindi attendere le rilevazioni successive al completamento della centrale fotovoltaica di Montalto di Castro (febbraio 2011). Imprese più sensibili all’ambiente: nel Lazio +37,8% le certificazioni ambientali - Nel 2010 nel Lazio si registra una crescita del 37,8% delle imprese certificate ISO 14001 (certificazione ambientale), passate da 637 nel 2009 a 878 (+10,8% in Italia, dove le imprese regolarmente certificate risultano 14.790). Ancora più significativa la crescita, ampliando l’osservazione agli ultimi 5 anni, pari nel Lazio a +138,6% (+89,3% in Italia), con una dinamica più accentuata nella provincia di Roma (+179,2%) con 592 aziende certificate nel 2010 rispetto alle 212 del 2006, e in quella di Viterbo (+288,9%), passando da 18 a 70 imprese certificate. Considerando l’incidenza delle imprese che utilizzano strumenti di gestione ambientale, il Lazio, con 279 imprese certificate ogni 10.000 imprese industriali attive, supera nel 2010 la media nazionale (271). A livello provinciale è Viterbo a presentare l’indice più alto (341), seguita da Roma (288), Frosinone (276), Latina (221) e Rieti (209).

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    LEGALITÀ, SICUREZZA E CONTROLLO DEL TERRITORIO 2010 anno nero per la sicurezza: +20 mila reati rispetto al 2009 (+7,2%) – Dopo la flessione dei reati registrata nel Lazio nel 2009 (-6,3%, passando da 289,7 mila nel 2008 a 271,6 mila), nel 2010 aumentano significativamente i reati denunciati (+7,2%), raggiungendo le 291 mila unità, con una crescita di 20 mila reati sull’anno precedente (in controtendenza rispetto al -0,3% in Italia). A livello provinciale sono Latina (+11,3%, con 24.216 reati nel 2010) e Roma (+7,8%, con 237.935 reati) a presentare gli incrementi più elevati (+2.451 e +17.171 in valori assoluti), seguite da Viterbo (+2,1% e 10.747 reati); diversamente diminuiscono le denunce a Frosinone (-0,9% e 13.423 reati) e soprattutto a Rieti (-4,3% e 4.557 reati). In termini relativi Roma conferma il primato di provincia meno sicura (con 57 reati ogni 1.000 abitanti, a fronte dei 53,4 del 2009), seguita da Latina (43,8 nel 2010, in forte crescita rispetto al 39,7 dell’anno precedente), Viterbo (33,7) e Rieti (28,4). A Frosinone l’incidenza inferiore dei reati denunciati (27 ogni 1.000 abitanti). Ed è allarme criminalità comune: a Roma un furto ogni 3,6 minuti – Nel 2010 i furti aumentano nel Lazio del 10,8% (+0,5% in Italia), attestandosi a 168,6 mila (rispetto ai 152,2 mila del 2009), di cui l’86% (pari a 145.533) commessi nella sola provincia di Roma. Anche in termini relativi Roma risulta la provincia più a rischio, con 34,9 furti ogni 1.000 abitanti, seguita da Latina (20,5, con 11,3 mila furti), Viterbo (14,8 e 4,7 mila denunce), Rieti (11,4, e 1,8 mila furti) e Frosinone (con un indice di 10,4 e 5,2 mila furti). Rispetto al 2009 sono invece Latina (+14,3%) e Rieti (+13,6%) a presentare gli incrementi più elevati, seguite da Roma (+10,7%), Viterbo (+9,7%) e Frosinone (+4,9%). Ancora più rilevante risulta nel 2010 l’incremento di scippi e borseggi (+25,5%, a fronte di +0,3% in Italia), che raggiungono le 19.770 unità, di cui 18.298 nella sola provincia di Roma; a registrare l’incremento più elevato è tuttavia la provincia di Viterbo (+52,9%), seguita da Frosinone (+41,5%), Roma (+26,2%), Rieti (+14,9%) e Latina (+1,6%). Nel Lazio gli oltre 168 mila furti censiti nel 2010 si traducono in 462 furti al giorno, ovvero 19,2 ogni ora e uno ogni 3,1 minuti. A Roma la frequenza dei furti scende a 398,7 al giorno (16,6 ogni ora pari ad uno ogni 3,6 minuti), mentre valori notevolmente inferiori si rilevano nelle altre province: 31 furti al giorno a Latina, 14,2 a Frosinone, 12,9 a Viterbo e 5 a Rieti. In crescita anche le rapine (+18,3%) – Nel Lazio anche le rapine registrano nel 2010 un forte incremento (+18,3%), in controtendenza rispetto al dato nazionale (-5,8%), attestandosi a 4.283 (erano 3.620 nel 2009). La provincia di Roma (+20,3% nel 2010), dove si consuma oltre il 90% delle rapine (3.895 in valori assoluti), determina la crescita regionale, ma significativi aumenti si riscontrano anche a Frosinone (+21,5%), con 113 rapine in valori assoluti, e Latina (+10,3%, con 204 rapine); Viterbo (-35,1% e 50 rapine) e Rieti (-19,2% e 21 rapine) presentano invece una flessione del fenomeno. Anche in termini relativi Roma si conferma la provincia più a rischio, con 9,3 rapine ogni 10.000 abitanti (a fronte di 7,5 nel Lazio e 5,6 in Italia), precedendo Latina (3,7), Frosinone (2,3), Viterbo (1,6) e Rieti (1,3). …e le violenze sessuali (+15,9%). Allarme minori – Sono state 488 le violenze sessuali denunciate nel Lazio nel 2010 (+15,9% rispetto alle 421 del 2009). La crescita risulta particolarmente elevata a Viterbo (+175%, passando da 8 a 22) e a Rieti (da 10 a 26 violenze sessuali, pari a +160%), anche se è Roma, dove le violenze sessuali passano da 332 a 378 (+13,9%), a determinare l’incremento regionale. In controtendenza soltanto Frosinone, con 17 casi nel 2010 (-22,7% rispetto ai 22 del 2009) e Latina (-10,2%, da 49 a 44). All’interno del fenomeno colpisce l’incremento delle violenze sessuali a danno di minori di 14 anni che, nel Lazio, passano da 14 nel 2009 a 38 del 2010 (+171,4%), in presenza di una forte crescita in provincia di Roma (+150%, da 12 a 30 casi) e di Latina (nessun caso nel 2009 e 6 nel 2010). Assente o marginale il fenomeno nelle altre province.

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    Sull’orlo di una crisi di nervi... in forte crescita la litigiosità e la violenza quotidiana – Negli ultimi anni i reati di lesioni dolose, ingiuria, percosse e minacce registrano nel Lazio una continua crescita, passando da 16.264 nel 2008 a 16.531 nel 2009 a 16.953 nel 2010, attestandosi a 46 reati al giorno (circa 2 ogni ora), trainati dalla forte crescita degli episodi nella provincia di Roma (+7,7% nel 2010, passando da 9.982 a 10.748), ma anche da quella di Latina (+5,5% nel 2010); forte, invece, la riduzione del fenomeno a Viterbo (-14,7%), Rieti (-10,6%, dopo la crescita del 15,5% nel 2009) e Frosinone (-10,5%). In termini relativi è tuttavia proprio la provincia Capitolina a registrare l’indice di litigiosità più basso (25,7 episodi ogni 10 mila abitanti nel 2010, pur in forte crescita rispetto ai 23,9 del 2008), posizionandosi in questo caso al di sotto della media regionale (29,7 episodi per 10.000 abitanti) e, ancor più, di quella nazionale (36,8). Sul fronte opposto l’indice più alto si registra a Latina (47,7 nel 2010, in crescita di 2 punti rispetto al 2008), seguita da Frosinone (38,5), Viterbo (35,5) e Rieti (32). Nel 2010 omicidi volontari al minimo storico. Male il 2011 – A fronte di un aumento generale dei reati, il 2010 registra il numero minimo di omicidi volontari dell’ultimo decennio, pari a 32 casi (rispetto ad una media di 50 negli ultimi anni), con un decremento del 33,3% sul 2009 (-10,2% in Italia). È ancora una volta Roma a determinare tale flessione, con 21 casi nel 2010, a fronte dei 40 censiti nel 2008 e nel 2009 (-47,5%); tuttavia il 2011 segna una netta inversione di tendenza, con 30 omicidi consumati a Roma nei primi 10 mesi. Sul fronte opposto, un incremento si evidenzia a Rieti, con 3 omicidi (a fronte di nessuno negli ultimi anni), così come a Frosinone (da 1 a 3 casi), mentre il fenomeno appare stabile a Latina (4 omicidi nel 2009 e nel 2010) e in diminuzione a Viterbo (1 omicidio nel 2010 a fronte dei 3 del 2008 e del 2009). 41.588 abusi edilizi nel Lazio tra il 2004 e il 2009, è allarme sul litorale – Gli abusi edilizi rilevati tra il 2004 e il 2009 nei comuni laziali sono stati 41.588; il 65,9% dei quali si registra nella Provincia di Roma (27.386), seguita da Latina (7.193 abusi, pari al 17,3%), Frosinone (3.935 e 9,5%), Viterbo (1.804 e 4,3%) e Rieti (1.270 abusi, pari al 3,1%). Sul litorale del Lazio, tra il 2004 e il 2009, si concentra il 22% degli abusi dell’intera regione, testimoniando una forte esposizione delle aree costiere a questo fenomeno illegale. Nel solo Comune di Roma tra il 2004 e il 2009 sono stati censiti 14.399 abusi, con una media annua di 2.321 casi; seguono il comune di Terracina (1.340), Latina (1.106), Fiumicino (1.016), Fondi (662), Ardea (657), Nettuno (591), Rieti (564), Marino (517) e Frosinone (515). Una risata che ci seppellirà... Sommerso ed evasione fiscale senza limiti – Sono 325 mila gli occupati irregolari nel Lazio nel 2009 (secondo le stime UIL), con un tasso di irregolarità pari al 14,6% (15,6% in Italia). A livello provinciale Frosinone, con 3.800 lavoratori irregolari nel 2009, presenta il tasso più elevato (21,4%), seguita da Latina (19,5% e 39.000 lavoratori irregolari), Rieti (18,4% e 10.800), Viterbo (18,2% e 20.800) e Roma (12,9% e 217.600 lavoratori in nero). Ammonta invece a 14,9 miliardi di euro il fatturato dell’economia sommersa (pari al 9,3% del Pil regionale, a fronte del 10,3% in Italia), con l’incidenza più alta a Frosinone (17,2%), seguita da Rieti (14,9%), Latina (14,8%), Viterbo (14,4%) e Roma (7,9%, con un sommerso economico pari a 1,7 miliardi di euro). In tale contesto un forte rilievo assume l’azione di contrasto della Guardia di Finanza, che nel 2010 ha portato alla scoperta nel Lazio di 1.117 evasori totali e paratotali (+11,7% rispetto al 2009); in termini relativi nel 2010 Latina, con 27,6 evasori totali e paratotali scoperti ogni 100 mila abitanti (153 in valori assoluti), presenta il valore più alto, seguita da Viterbo (21,6), Rieti (21,4), Frosinone (20,1) e Roma (17,6, pari a 724). Anche i controlli sugli esercenti in materia di scontrini e ricevute fiscali (riguardanti nel 59,8% dei casi il mancato rilascio di scontrini e ricevute, nello 0,1% importi inferiori e nel restante 40,1% altre violazioni) sono aumentati negli ultimi sei anni del 35,1%, rilevando un forte incremento delle irregolarità, salite a 37,8 ogni 100 controlli effettuati a fronte di 26,4 nel 2009. Tra le province, Roma presenta l’incremento più elevato (da 44,7 rilievi ogni

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    100 controlli a 75), evidenziando l’indice di illegalità più alto; tra le altre province soltanto Rieti presenta un incremento dell’indice di irregolarità (passato da 9 a 12,9), mentre gli altri territori registrano una flessione: Latina passa da 19,4 rilievi ogni 100 controlli nel 2009 a 13,8 nel 2010; Frosinone da 9,1 a 8,4 e Viterbo da 4,9 a 3,8. © Scende la percezione di sicurezza... “meno sicuri” soprattutto a Roma - Sebbene il 70,5% dei cittadini dichiari di sentirsi sicuro (il 60,5% “abbastanza” e il 10% “molto”) nel proprio comune/territorio (a fronte del 29,5% di opposta opinione), la percezione di sicurezza registra nel 2011 una flessione di 6,4 punti percentuali rispetto al 2010, quando si attestava sul 76,9%). Coerentemente sale (dal 20,4% al 28%) la quota del campione che si sente “meno sicuro” rispetto all’anno precedente (il 65,2% si sente “ugualmente sicuro” e soltanto il 6,8% “più sicuro”). A sentirsi “meno sicuri” sono soprattutto i residenti della Capitale (il 32,2%) a fronte del valore minimo tra quelli dei piccoli comuni (19,9%), dove la percezione di sicurezza raggiunge il valore più alto (l’84,7% si sente sicuro), a fronte del valore minimo nel comune di Roma (65,7%). A livello provinciale, sono i cittadini di Rieti a sentirsi più diffusamente sicuri (88,5%), seguiti da quelli di Frosinone (78,7%), di Roma (69,9%) di Latina (65,6%) e di Viterbo (64,7%). Analogamente, secondo la percezione dei cittadini i reati sarebbero in aumento: se, infatti, il 56,9% non rileva particolari variazioni e il 9,1% ne avverte la diminuzione, ben il 34% ritiene che i reati siano aumentati (+6 punti percentuali rispetto al 24,2% del 2010). La criminalità comune (57,9% delle citazioni) e i reati commessi di stranieri (42,4%) risultano i due fenomeni maggiormente avvertiti in aumento.